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CHIUSURE VERTICALI (lezione 06)

CHIUSURE: Insieme delle unità tecnologiche e degli elementi tecnici del sistema edilizio
aventi funzione di separare e di conformare gli spazi interni del sistemi edilizio stesso
rispetto all’esterno (UNI 8290).

CHIUSURE VERTICALI: Insieme degli elementi tecnici verticali del sistema edilizio aventi
funzione di separare gli spazi interni del sistema edilizio stesso rispetto all’esterno (UNI
8290).

In generale si definisce chiusura l’insieme delle unità tecnologiche e degli elementi del
sistema edilizio aventi funzione di separare e di conformare gli spazi interni del sistema
edilizio stesso rispetto all’esterno (UNI 8290).
Nello specifico la chiusura verticale è un elemento di fabbrica che ha il compito di separare
lo spazio interno da quello esterno, individuando il perimetro dell’edificio, e deve:
▪ assicurare il comfort all’interno dell’edificio
▪ garantire la sicurezza statica (nel caso in cui abbi anche valore strutturale) ▪
dell’intero organismo edilizio (struttura a setti)
▪ relativamente a condizioni di carico particolari
▪ consentire o impedire la comunicazione interno-esterno per il passaggio di persone
o cose

Può essere considerata al tempo stesso come filtro e come delimitazione fisica.
In qualità di filtro contribuisce a produrre il microclima interno e regola:
▪ lo scambio termico
▪ lo scambio dell’aria
▪ l’irraggiamento solare
▪ i flussi di umidità
▪ i flussi luminosi
▪ i flussi sonori

Come delimitazione fisica dell’organismo edilizio, garantisce requisiti di sicurezza e di


protezione dall’esterno, ed ha finalità di carattere funzionale e implicazioni di carattere
formale.

Dal punto di vista funzionale è una barriera:


• garantisce le condizioni di sicurezza
• protegge l’ambiente interno dagli agenti esterni
• consentire o meno il passaggio di persone o cose

Dal punto di vista formale:


• relazione col contesto
• elemento percettivo dell’intero organismo edilizio
Indipendente dalla connotazione morfologica e strutturale delle Pareti Perimetrali Verticali
il criterio fondamentale di progettazione di ogni singola soluzione è dunque sempre la sua
rispondenza prestazionale al sistema di requisiti propri del sistema ambientale che
caratterizza l’edificio.
La Norma UNI 7959:1988 «Edilizia. Pareti perimetrali verticali. Analisi dei requisiti» definisce
i criteri di valutazione ed il sistema di requisiti di base per la progettazione delle pareti
perimetrali verticali, in funzione di cinque classi di esigenze:
1. SICUREZZA
2. BENESSERE
3. GESTIONE
4. ASPETTO
5. FRUIBILITA

1. SICUREZZA
• Statica:
• resistenza al peso proprio
• resistenza meccanica ai carichi verticali trasmessi dagli impalcati
• resistenza meccanica a eventuali carichi orizzontali trasmessi dagli impalcati
• resistenza meccanica ai carichi orizzontali (vento, sisma, spinta delle terre)
• resistenza meccanica ai sovraccarichi permanenti direttamente applicati (finiture
superficiali, carichi appesi)
• resistenza meccanica ai sovraccarichi accidentali direttamente applicati (spinta
della folla, urti)
• Relativa ad eventi che possono pregiudicare la stabilità dell’elemento costruttivo e/o la
sicurezza degli occupanti:
• comportamento in caso d’incendio (REI 60, REI 90, REI 120, ecc.)
• resistenza alle deformazioni
• resistenza alle intrusioni • sicurezza alle esplosioni
• sicurezza al contatto

2. Benessere
Requisiti relativi al benessere igrotermico, acustico e alla non emissione di sostanze nocive.
Sono requisiti strettamente legati alla destinazione d’uso dell’edificio.

• Permeabilità all’aria:
• Consentire la traspirazione e il passaggio del vapore acqueo
• Tenuta all’acqua: • Impedire infiltrazioni di acqua dall’esterno
• Non rumorosità:
• La parete, sotto l’azione di fenomeni naturali quali pioggia, grandine, vento o
variazioni igrometriche, non deve generare rumori fastidiosi per gli occupanti, quali
sibili, vibrazioni o scricchiolii.
• Non emissione di sostanze nocive:
• La CV non deve, in condizioni normali di esercizio, emettere gas, polveri o
radiazioni nocive, o anche solo odori fastidiosi per gli occupanti. Utilizzare materiali
da costruzione che non contengano fibre d’amianto, e schiume isolanti che non
liberino formaldeide al momento della loro messa in opera
• Isolamento termico e controllo delle condensazioni superficiali:
• Capacità della parete di conservare la superficie interna a temperature vicine a
quelle dell’aria ambiente. Evitare l’effetto di "parete fredda" e il rischio di
condensazioni superficiali. • Strato di isolamento termico, il più possibile continuo per
garantire l’uniformità delle temperature.
• L’eterogeneità della temperatura superficiale (ponte termico) attiva localmente i
rischi di condensa superficiale e di conseguente formazione di muffe.
3. Gestione
• resistenza agli agenti chimici
• resistenza agli attacchi biologici
• resistenza al gelo • resistenza ai carichi sospesi
• resistenza agli urti
• resistenza a strappo
• resistenza all’acqua
4. Aspetto
• regolarità delle finiture
• controllo della regolarità geometrica
5. Fruibilità
• attrezzabilità
Convenzionalmente le CV possono essere classificate secondo diverse chiavi di
lettura:
▪ Classificazione relativa alla complessità morfologia
▪ Classificazione relazionale
▪ Classificazione relativa alla morfologia degli elementi ▪ Classificazione
funzionale

Classificazione relativa alla complessità


morfologica:
▪ Pareti integrate: sono quelle in cui l’elemento
tecnico, prefabbricato, comprende tutti i
componenti necessari allo svolgimento delle loro
funzioni.

▪ Pareti complesse: sono formate dall’unione di


più elementi tecnici che vengono uniti e, in alcuni
casi, gettati in opera.
▪ Pareti semplici: l’elemento tecnico è costituito da uno strato principale
Classificazione relativa alla complessità relazionale e in riferimento alla posizione
rispetto alla struttura portante verticale ed orizzontale le CV si identificano in:
▪ Parete inserita
▪ Parete semi-inserita
▪ Pareti a cortina

Classificazione relativa alla morfologia degli elementi


▪ CV composta da piccoli elementi definiti
▪ Composta da pannelli autoportanti
▪ CV gettata o a concrezione
▪ CV a struttura ausiliaria/integrata

Classificazione relativa alla morfologia degli elementi


▪ CV composta da piccoli elementi definiti
▪ PPV in pietra naturale
▪ PPV in elementi artificiali (mattoni o blocchi)
▪ PPV in materiali misti
▪ Composta da pannelli autoportanti
▪ CV gettata o a concrezione
▪ CV a struttura ausiliaria/integrata
Classificazione relativa alla morfologia degli elementi

▪ CV composta da piccoli elementi definiti


▪ PPV in pietra naturale - Si tratta di murature lapidee, realizzate con elementi in
pietra naturale. La muratura in pietra si mette in opera accostando conci più o meno
regolari posati a secco o con l’impiego di malta. La malta costituisce un cuscinetto di
ripartizione dei carichi e giunto di tenuta all’aria e all’acqua

Muratura omogenea
▪ Composta da elementi lapidei di grande dimensione può presentarsi con
apparecchiatura con malta di calce inerte e terra, con inseriti elementi di minor
dimensione per ridurre la
presenza di vuoti - rincocciatura -
(a)
▪ presenza di maggiore regolarità
dei conci con giunti costituiti
sempre da calce inerte e terra con
ridotta presenza di rincocciatura
(b),
▪ corsi con materiale lapideo
disposto in maniera
prevalentemente orizzontale. Per
paramenti di grande spessore
possono essere presenti
paramenti esterni con riempimenti
di schegge e abbondante ricorso a
malta
Muratura disomogenea
Muratura disomogenea: presenza di pochi elementi lapidei di grande pezzatura,
disposti prevalentemente nei cantonali, ampia presenza di malta con capacità
strutturali discrete solo in presenza di grandi spessori 80 - 100 cm. Presenza di
muratura a cassetta e riempimenti con presenza abbondante di malta

Muratura listata o mista Muratura listata o mista:


Murature in pietrame di varia pezzatura e dimensione, con presenza di giunti di malta
più o meno consistenti. Ad
intervalli regolari di circa 70 - 80
cm, sono presenti corsi in
laterizio che attraversano
completamente lo spessore del
muro (corsi di ripianamento)
conferendo grande qualità
strutturale alla muratura

Muratura a secco Murature a


secco:
murature a varia pezzatura dei
blocchi, prive di malta e
aggregazione in relazione
all’ingranamento dei conci. Nel caso
di costruzioni vengono utilizzati conci
di grande dimensione per fori porta
finestra, soglie, gradini, cantonali
Le regole d’arte
La manualistica storica dava “regole
d’arte” tali da raggiungere risultati
accettabili. L’attuale normativa
sostituisce alla regola d’arte il concetto
di “prestazione”. Le pietre devono
essere disposte in modo che la loro
maggiore dimensione risulti
perpendicolare al paramento del muro
(ovvero di piano o di punta o di testa o
in chiave) Negli incroci, negli angoli e
negli stipiti dei vani si utilizzano le
pietre più grosse e più regolari La
muratura si costruisce a strati
orizzontali; ciascuno strato viene
superiormente spianato formando dei
ricorsi orizzontali, ottenuti usando
pietre scelte.
Nel caso in cui il muro è formato nello
spessore da più elementi dovrà essere
prevista sia nelle murature in pietrame informe che in quelle con conci una
ammorsatura trasversale, cioè nel senso dello spessore, al fine di non costruire due
mezzi muri.
Le regole d’arte Per ambedue i tipi sono le “soluzioni d’angolo”, cioè i raccordi tra i
setti murari in cui è necessario assicurare maggiori capacità di resistenza in quanto
si può avere una maggiore concentrazione di sollecitazioni.

Murature con conci di pietra squadrata o in pietra da taglio:


Sono murature di grande resistenza e durevolezza, ma di elevato costo, tanto da
essere impiegate dai più famosi monumenti dell’antichità classica fino ai primi del
novecento. Sono formate con pezzi parallelepipedi (conci), ottenuti lavorando gli
elementi lapidei al fine di poterli accostare accuratamente. I conci vengono disposti a
strati successivi orizzontali sovrapposti detti filari o corsi, e sfalsati verticalmente in
modo da non far coincidere i giunti. Nella maggior parte dei casi un sottile strato di
malta si interponeva tra i filari per una migliore ripartizione dei carichi verticali.
Talvolta i conci venivano posti in opera senza malta ovvero a secco. In un concio si
distinguono:
▪ i letti, ovvero le superfici piane orizzontali
▪ i giunti che sono le due superfici interne verticali di combaciamento
▪ le facce, che sono le due superficie esterne verticali di paramento o di fronte
Un concio si dice disposto di fascia quando la sua maggiore dimensione è parallela
al paramento e di punta o di testa o in chiave quando questa è perpendicolare al
paramento
a. Conci disposti tutti di fascia
b. Conci disposti tutti di punta
c. Conci alternativamente disposti di fascia e di
punta nei filari
d. Conci di fascia e di punta in ciascun filare

I conci bugnati, hanno particolare lavorazione della faccia anteriore che viene
sagomata anche negli spigoli. Questa faccia viene tetta bugna, e il suo aggetto crea
dei pianetti di varia larghezza chiamati stradelle. I tipi di bugna possono essere
quella piana, a cuscino, rustica, a punta di diamante

Murature con paramento di pietra squadrata:


Tenendo conto dell’elevato costo e difficoltà di lavorazione nonché di reperimento dei
materiali nelle murature eseguite in pietra interamente squadrata, spesso l’impiego
dei conci squadrati viene limitata alla parte visibile (paramento), mentre la parte
interna del muro (ossatura), destinata ad essere intonacata, veniva realizzata in
materiali meno pregiati. In realtà questo tipo è una muratura mista, che sarà trattata
in seguito.

Classificazione relativa alla morfologia degli elementi


▪ CV composta da piccoli elementi definiti
▪ PPV in elementi artificiali (mattoni o blocchi)- In questa categoria
rientrano le pareti realizzate con elementi preformati, ottenuti con stampi o
per trafilatura (mattoni in laterizio, blocchi di laterizio e di conglomerato
cementizio), disposti in strati regolari collegati tramite giunti di malta.
Distinguiamo:
▪ Pareti con elementi in laterizio (semplice o porizzato)
▪ Pareti con elementi in conglomerato cementizio (semplice o alleggerito)
Tipologie di blocchi:

● Il laterizio porizzato (nome commerciale POROTON) è un mattone il cui


impasto cotto risulta alleggerito con alveoli ottenuti aggiungendo all'argilla
cruda, prima della fase di formatura, una determinata quantità di
«alleggerenti». Si possono avere macroporizzazioni ottenute additivando
polistirolo appositamente espanso in forma di piccole sfere che, durante la
successiva fase di cottura, brucia scindendosi in CO2 ed acqua, o
microporizzazioni ottenute additivando farine fossili, farine di cellulosa, farine
di legno ed altri dimagranti e/o alleggerenti di natura organica e non. In
entrambi i casi l'impasto rimane disseminato di alveoli tra loro non
comunicanti, contenenti solo aria
● Queste tipologie di elementi (nome commerciale Lecablocco) sono manufatti
in calcestruzzo di argilla espansa, in cui densità (compresa tra 1200 e 1400
kg/m3), composizione granulometrica dell’impasto, forma e disposizione delle
camere, nonché percentuale di foratura sono state studiate per garantire
elevate caratteristiche di isolamento termico e acustico.
● I blocchi in calcestruzzo aerato autoclavato (nome commerciale
GASBETON), sono caratterizzati da un aspetto bianco, simile al polistirolo
espanso. I componenti principali sono: sabbia silicea, cemento Portland,
ossido di calcio e acqua. In funzione della densità, il prodotto finale è
composto per circa il 20-30 % del volume di materiale solido mentre per il
restante 70-80% del volume è composto da macroporosità visibili a occhio
nudo e microporosità visibili al microscopio responsabili delle proprietà fisiche
e meccaniche che lo caratterizzano.
● Questi blocchi in fibra di legno e cemento (nome commerciale ISOTEX) sono
in realtà dei casseri a perdere entro cui andrà gettato del calcestruzzo.
Permette di sfruttare le capacità meccaniche del calcestruzzo, unendole alle
proprietà termo-acustiche dei pannelli in fibra di legno.

Classificazione relativa alla morfologia degli elementi: Composta da pannelli


autoportanti
Classificazione relativa alla morfologia degli elementi: CV gettata o a concrezione

Classificazione relativa alla morfologia degli elementi:


CV a struttura ausiliaria/integrata
CLASSIFICAZIONE DELLE CHIUSURE VERTICALI | metalliche

Classificazione funzionale relativa


alle prestazioni fornite:
▪ Parete doppia
▪ Parete isolata
▪ Parete ventilata

La norma UNI 8979:1987 «Edilizia. Pareti perimetrali verticali. Analisi degli strati funzionali»
descrive inoltre gli strati funzionali che compongono le pareti perimetrali verticali, mettendole
in relazione con i predetti requisiti a cui devono rispondere.
STRATI FUNZIONALI PRINCIPALI

▪ strato di elemento resistente portante


▪ strato di tenuta all’acqua
▪ strato di tenuta all’aria
▪ strato di termoisolante
▪ strato di isolamento acustico
▪ strato di barriera al vapore
▪ strato di diffusione del vapore
▪ strato di irrigidimento
▪ strato di collegamento
▪ strato di regolarizzazione
▪ strato di rivestimento (esterno ed interno)
▪ strato di protezione al fuoco

Lo strato portante sopporta i carichi statici divenendo una vera e propria struttura
portante, oltre a svolgere le funzioni dello strato di supporto. Questo a sua volta sopporta i
carichi degli strati o elementi ad esso collegati, i carichi dovuti ad urti accidentali che
possono prodursi all'interno o all'esterno della parete. Solitamente si realizza con mattoni o
pannelli di vario materiale.

Lo strato di tenuta all’acqua rende impermeabile all'acqua meteorica. Può essere


realizzato con intonaci, vernici o con elementi di rivestimento di vario genere (litici, ceramici,
metallici, plastici, ecc.) o giunti al silicone.

Lo strato di tenuta all’aria garantisce una prefissata tenuta all'aria e alla pressione del
vento. Sotto forma di strato si identifica con altri strati aventi altre funzioni (intonaci,
membrane, etc.). Nei giunti viene realizzato con elementi sigillanti

Lo strato di isolamento termico riduce la trasmissione del calore tra gli ambienti interno
ed esterno. Si identifica con altri strati aventi la funzione di isolamento acustico, di
ventilazione, etc. Può essere realizzato in pannelli o materassini coibenti ben accostati l’uno
all’altro, applicati alla muratura a colla oppure attraverso tasselli meccanici o con elementi
granulari in intercapedine. Lo spessore è variabile a seconda del materiale impiegato. I
pannelli isolanti sono realizzati in materiali di varia origine: vegetale, minerale, materie
sintetiche cellulari
Il modello che meglio risponde al soddisfacimento del requisito è quello della parete isolata
esternamente, che presenta una maggiore facilità di correzione dei ponti termici dovuti agli
elementi dello scheletro portante.
L’inerzia termica è una caratteristica fisica che contribuisce ad assicurare il benessere
termico degli ambienti interni. Rispetto all’uso degli spazi interni si identifica il livello di
prestazione richiesto alla parete, nello specifico:
▪ Inerzia ridotta - riscaldamento discontinuo di uffici, locali di spettacolo ecc. con (possibilità
di riscaldamento più rapido)
▪ Inerzia più elevata - evita l’abbassamento rapido della temperatura in locali di abitazione
con riscaldamento ad attenuazione notturna
In genere:
▪ Con l’aumento della massa della CV, si assiste ad un aumento dell’inerzia termica
dell’edificio.
▪ Le pareti leggere sono quelle che offrono l’inerzia termica più ridotta.

Vantaggi dell’involucro massivo nei climi caldi


Una parete massiva (grazie all’elevata capacità e inerzia termica) riesce a smorzare e
sfasare il flusso termico entrante nelle ore più calde. Lo sfasamento ottimale si aggira
intorno alle 12-16 ore, si tenga conto che il flusso termico di picco estivo (ore 14:00 circa)
giunge all’interno nelle ore più fresche (ore 2:00-6:00 circa).

L’isolamento termico delle superfici dell’involucro deve essere valutato anche in


corrispondenza dei punti di raccordo delle parti strutturali dell’edificio. Se questi potenziali
punti di raccordo non vengono studiati con la dovuta attenzione possono rappresentare “vie
di fuga” preferenziali per il calore. Quando due elementi edilizi con strato di coibente termico
si intersecano, per evitare ponti termici è necessario che tra i due strati isolanti si verifichi
continuità
L’applicazione di uno strato isolante sulle pareti esterne di un edificio, al di sopra del quale
viene posato, tramite una rete di ancoraggio, uno strato di intonaco è anche detto
isolamento a cappotto.

Vantaggi:
• eliminazione dei ponti termici;
• sfruttamento dell’inerzia termica della parete attraverso l’accumulo del calore prodotto
all’interno, aumentando l’effetto di volano termico;
• riduzione dei movimenti relativi tra strutture e tamponamenti, poiché meno esposti a
fenomeni di dilatazione termica.
Svantaggi:
• ridotta durabilità e frequenti interventi manutentivi;
• impedimento della dissipazione notturna del calore accumulato nella muratura durante la
giornata nel periodo estivo;
• diseconomicità del sistema ad assecondare le forme geometriche più articolate.

La creazione di una camera d’aria fra l’isolante e il rivestimento esterno costituisce


un’ulteriore evoluzione del sistema a cappotto.
Svantaggi:
• rigidità del sistema imposta dalla modularità
dei pannelli di rivestimento;
• antieconomicità.

Questo tipo di applicazione è particolarmente indicata


per ambienti o edifici adibiti a un utilizzo discontinuo o
saltuario, per la rapidità con la quale si riesce a
portarli a una temperatura
ottimale in breve tempo.
L’isolamento dall’interno
viene scelto soprattutto in
caso di ristrutturazione di
edifici o appartamenti per
la velocità di posa.

Questa applicazione si
trova in una posizione
intermedia fra l’isolamento a cappotto e l’isolamento dall’interno.
Rispetto a questi, anche pregi e difetti si collocano in una
posizione mediana.

Questa soluzione è destinata esclusivamente a pareti “a


cassetta”
Lo strato di isolamento acustico attenua la trasmissione di onde sonore attraverso la
parete. Si può identificare con altri strati aventi la funzione di isolamento termico, di
ventilazione, etc. Viene realizzato con materiali analoghi allo strato di isolamento termico. La
CV deve proteggere gli ambienti interni dai rumori prodotti all’esterno dell’edificio o in locali
contigui (rumori aerei, cioè trasmessi tramite l’aria messa in vibrazione e rumori d’impatto,
cioè trasmessi attraverso un solido). Il livello d’isolamento richiesto varia in funzione del tipo
di attività svolta nei locali interni e della zona di esposizione. Tutti gli strati costituenti la
parete collaborano con la loro massa nel soddisfare questo requisito. Le pareti leggere e
trasparenti hanno una peggiore
risposta a questo requisito.
La parete deve evitare la
riflessione e l’amplificazione dei
rumori interni, quindi essere
caratterizzata da un buon
assorbimento acustico. Le
caratteristiche fonoassorbenti
possono essere determinate dalla
geometria superficiale o dalla
natura dei materiali costituenti il
rivestimento interno della parete,
dove le funzioni dell’isolante
termico possono integrare quelle
dello strato di assorbimento
acustico.

Lo strato di barriera al vapore


serve a controllare fenomeni di condensa all'interno della parete o sugli strati superficiali, in
particolar modo protegge lo strato l’isolante da questo tipo di infiltrazione (che perdono quasi
totalmente la loro capacità termoisolante quando vengono a contatto con l’acqua). La
posizione della barriera al vapore dipende sempre dal flusso del calore e deve esser messa
a ridosso dell’isolante dalla parte da cui arriva
l’aria calda dell’ambiente interno riscaldato.
Viene solitamente realizzato con lamine
metalliche o bituminose e fogli a base di
polimeri posti senza soluzione di continuità.
Si ha la formazione della condensa nelle
zone in cui la Pressione effettiva del vapore
(corrispondente alla quantità di vapore
contenuta nell’aria ad una temperatura-Pd)
raggiunge o supera il valore della Ps. La
funzione della barriera al vapore è quella di
ridurre drasticamente la traspirabilità del
materiale isolante per abbattere il valore
della Pd del vapore in modo tale che il
valore di quest’ultima si mantenga sempre
al di sotto di quello della Ps per tutto lo
spessore dell’elemento costruttivo
interessato.
La membrana traspirante, che
solitamente viene applicata nella
parte superiore (estradosso) a
diretto contatto dell’isolante, ha la
caratteristica di essere molto
permeabile al passaggio del vapore
acqueo. Questa proprietà permette
il passaggio verso l’esterno del
vapore acqueo residuo, garantendo
l’assenza totale di eventuali
condense interstiziali nella parte
superiore (estradosso) dell’isolante.
L’alta traspirabilità permette anche
lo smaltimento durante i periodi più
caldi e asciutti di eventuale
condensazione accumulata nei
periodi umidi e invernali,
consentendo così “l’asciugatura” di
tutto il sistema tetto o parete.
Possiamo bene immaginare come
questa proprietà di traspirabilità sia
garanzia di salubrità e funzionalità
del sistema.

La funzione principale degli schermi freno al vapore è quella di controllo del passaggio del
vapore acqueo dall’interno verso l’esterno delle costruzioni. Si può quindi immaginare che
tale prodotto si renda indispensabile per regolare il passaggio di umidità evitando la
formazione di condensa interstiziale all’interno del pacchetto coibente, nonché per
mantenere l’isolante asciutto garantendo l’efficienza al massimo delle sue prestazioni
isolanti nel tempo. Lo schermo freno al vapore viene applicato generalmente su un supporto
continuo sotto (intradosso) del materiale isolante.

Lo schermo barriera al vapore viene utilizzato negli edifici con un’alta presenza di vapore
acqueo all’interno. Solitamente, queste costruzioni sono individuabili nelle piscine coperte,
lavanderie industriali o qualsiasi edificio avente destinazione d’uso con produzione di un’ alta
concentrazione di vapore acqueo. In questi casi risulta opportuno impedire totalmente il
passaggio di vapore acqueo verso
gli strati superiori del tetto
provvedendo alla sua espulsione,
ad esempio tramite una corretta
aerazione dei locali o sistemi di
ventilazione meccanica controllata.
Lo schermo barriera al vapore,
viene applicato all’interno o al di
sotto (intradosso) del materiale
isolante.
Lo strato di collegamento collega uno strato portato ad un elemento portante garantendo,
anche, resistenza meccanica e alle dilatazioni termiche. Può essere realizzato con malte o
pannelli o con elementi lineari o puntuali.

Lo strato di regolarizzazione riduce le irregolarità superficiali di uno strato a contatto per


rendere continua l'adesione tra due strati contigui. Vengono realizzati con riporti di intonaco
o malte e con strutture metalliche o lignee

Lo strato di rivestimento protegge gli strati che lo precedono. Soddisfa esigenze di


aspetto. Si identifica con altri strati aventi diverse funzioni come la tenuta all'acqua e all'aria.
Può essere realizzato con intonaci, vernici, laminati, ecc.

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