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IL SISTEMA EDILIZIO

L’organismo edilizio è un sistema composto da parti riconoscibili legate tra loro da relazioni
morfologiche e funzionali. È composto dal sistema ambientale e dal sistema tecnologico.

Il sistema ambientale è l’aggregazione delle unità ambientali UA, le quali sono spazi che
identificano un raggruppamento di attività compatibili spazialmente e temporalmente, definite dai
modelli di utenza UNI 7867.

Il sistema tecnologico è diviso in sub-sistemi elencati nella norma UNI 8290.


1- Sub-sistema delle strutture portanti: fondazioni, strutture in elevazione, strutture di contenimento.
2- Sub-sistema dell’involucro esterno: pareti perimetrali verticali PPV, solai a terra, coperture.
3- Sub-sistema delle partizioni interne: tramezzature, solai e soppalchi, scale.
4- Sub-sistema degli impianti: idrosanitario, riscaldamento/raffrescamento, ventilazione, impianti
speciali.
5- Sub-sistema delle protezioni e delle finiture: pavimentazioni, impermeabilizzazioni,
controsoffitti, isolamento acustico e termico.

I sub-sistemi a loro volta sono formati da componenti, sub-componenti e materiali.


I sistemi costruttivi utilizzati per i sub-sistemi si differenziano per materiali, manodopera e
attrezzature utilizzate per la loro stessa realizzazione. Possono essere il prodotto di procedimenti
costruttivi tradizionali, industrializzati o prefabbricati.

Analizziamo di seguito i vari sub-sistemi e vediamo le soluzioni tecnologiche più frequentemente


utilizzate.

Sub-sistema delle strutture:


> Le fondazioni sono le opere strutturali a diretto contatto con il terreno. Hanno la funzione di
trasmettere il carico dell’intera struttura al suolo evitando fenomeni di rottura e cedimenti
differenziali nello stesso. Ne esistono varie tipologie, che trovano applicazione in base all’entità dei
carichi e alla loro distribuzione e alle caratteristiche del terreno.
Si distinguono le fondazioni Superficiali (Dirette) che vengono utilizzate in caso di terreni senza
particolari problematiche e carichi non eccezionali: queste possono essere continue (a trave rovescia
o a platea), oppure discontinue (plinti).
Le fondazioni Profonde (Indirette) sono utilizzate quando la prestanza del terreno non è sufficiente
a sostenere l’entità dei carichi, e comprendono: pozzi, diaframmi e pali (prefabbricati o gettati in
opera). La capacità portante di questo tipo di fondazione è data dalla somma della capacità portante
di punta e in maggior misura da quella portante laterale di attrito terreno-palo.
> Le strutture portanti in elevazione si distinguono in continue e puntuali, a seconda che
trasmettano i carichi in modo diffuso o concentrato.
Quelle continue sono le murature portanti o gli elementi verticali di irrigidimento (pareti di taglio o
blocchi scala), utilizzate nelle strutture “a massa” (che si differenziano da quelle a telaio).
Possono essere realizzate secondo i tre procedimenti costruttivi ed essere in muratura armata oppure
in calcestruzzo armato.
Le strutture portanti in elevazione puntuali sono i pilastri, che solitamente sostengono
orizzontamenti costituiti da travi e solai nelle strutture a telaio. Anche in questo caso la
realizzazione può avvenire secondo metodi diversi: tradizionale, semi-prefabbricato o prefabbricato.
La scelta del tipo di realizzazione in questo caso comporta differenze per lo schema statico, poiché
col getto in opera il nodo pilastro-trave è un incastro mentre negli altri casi è un appoggio.
Le strutture a telaio sono “leggere” e per alcune tipologie strutturali richiedono elementi di
irrigidimento con la funzione di controvento (blocco scala). L’elasticità di queste strutture permette
una miglio risposta alle azioni sismiche.
Sub-sistema dell’involucro esterno:
> Le pareti perimetrali verticali PPV.
La UNI 8290 definisce chiusura l’insieme delle unità tecnologiche e degli elementi del sistema
edilizio che hanno la funzione di separare e conformare gli spazi interni.
Oggi l’involucro esterno è anche un filtro dinamico in grado di rispondere alle esigenze di
benessere risparmio energetico e sostenibilità ambientale.
Sono richieste quindi prestazioni minime di sicurezza, permeabilità all’aria, tenuta all’acqua,
isolamento acustico e termico, di inerzia termica, capacità di controllo dei fenomeni di condensa.
La normativa fornisce un elenco di tutti i possibili agenti che possono interessare le PPV, in modo
da poter verificarne la capacità di farvi fronte della parete.
Tra i requisiti relativi alla sicurezza ci sono:
- Stabilità,
- Resistenza al vento e agli urti,
- Resistenza al fuoco - seguendo le direttive dei DM in materia, si deve assicurare che le PPV
abbiano una resistenza al fuoco proporzionale al rischio presente nell'edificio classificata REI (in
base a criteri di stabilità,tenuta al fuoco, isolamento termico)-
- Reazione al fuoco, contenimento della tossicità dei fumi in caso di combustione
- Sicurezza verso intrusioni
- Sicurezza verso fenomeni elettrici ed elettromagnetici, generalmente collegando la PPV
all'impianto di messa a terra
Tra i requisiti relativi all'esigenza di prestazione di carattere igrometrico abbiamo:
– Permeabilità all'aria: requisito molto importante per le PPV ed in particolare per alcuni suoi
strati funzionali. Si deve garantire una certa permeabilità all’aria dell’involucro, ma in certi
casi è necessario inserire strati funzionali con una minor permeabilità (barriera al vapore).
– Tenuta all'acqua
– Controllo della condensa interstiziale, assicurandosi che all’interno della PPV, in ogni punto
la pressione di vapore sia inferiore alla pressione di saturazione. La posizione e la continuità
del coibente sono un fattore chiave e per la soluzione a “cappotto” esterno si hanno grossi
vantaggi, mentre per le pareti con isolante interno è necessario un elemento apposito che
funga da barriera a vapore per evitare fenomeni di condensa.
– Isolamento termico, che deve rispettare i requisiti richiesti dai tre DM 26/6/2015. In questi
decreti sono prescritti, tra le altre cose, i limiti di trasmittanza U per le chiusure verticali ed
orizzontali, in funzione della zona climatica.

E’ necessario inoltre garantire una adeguata purezza dell’aria, evitando di utilizzare materiali che
rilascino odori, sostanze nocive in ambiente (gas, polveri, fibre e radiazoni; anche in caso
d’incendio). Con l’utilizzo di tecnologie e materiali sempre nuovi non è sempre facile ed è
necessario una continua analisi.
Per quanto riguarda l’isolamento acustico una PPV deve principalmente riuscire ad isolare
l’ambiente dai rumori aereo esterni. Il parametro di riferimento per il calcolo di questa capacità di
isolamento è l’indice di isolamento acustico standardizzato di facciata. La normativa di riferimento
a riguardo è il DPCM del5/12/1997.
Altro fattore importante per l’isolamento acustico, soprattutto in presenza di PPV che prevedano
camere d’aria (facciate ventilate e pareti doppie), è l’isolamento laterale o verticale da rumori
interni. Per garantire un efficace isolamento acustico si deve prevedere un apposito collegamento
della PPV alle strutture orizzontali ed alle partizioni interne.
Adeguato isolamento acustico è richiesto per i rumori dovuti a pioggia, grandine e vento.
Inoltre alle PPV è richiesto anche un certo target di aspetto, riconducibile alla planarità e la
regolarità delle finiture degli elementi che la compongono ed alla omogeneità di insudiciamento.
Insieme a questi requisiti è necessario anche che la PPV risulti pulibile e riparabile in tutta
sicurezza, permettendone un’adeguata manutenzione.
Non meno importante è il benessere tattile, infatti la PPV deve presentare una superficie che non
sia in alcun modo pericolosa per l’utenza e che non si surriscaldi oltre i 60° sotto le più dure
condizioni d’esercizio.
L’attrezzabilità di una PPV è la capacità di sostenere carichi appesi, sia sul lato esterno che interno.
Si richiede che la PPV possieda una resistenza ai carichi sospesi >1kN ed ai carichi distribuiti di
2kN/m2 .
Altro requisito richiesto ad una PPV è la durabilità per adeguate condizioni d’uso e manutenzione.
Questa è data da una resistenza agli urti, agli effetti dell’irraggiamento solare, della pioggia, del
ciclo gelo/disgelo, alla sabbia, alla polvere ed agli agenti chimici aggressivi.
Per quanto riguarda l’installazione di una PPV, è necessario che una serie di informazioni, atte ad
eseguire un lavoro a regola d’arte in tempi e costi congrui, arrivino dal fornitore in cantiere. È
necessario che questo fornisca informazioni sull’immagazzinamento, sui tempi di montaggio e sulle
attrezzature e la manodopera necessari.

Gli strati funzionali delle PPV.


Al fine di riuscire a soddisfare determinate caratteristiche è possibile associare ad elementi che la
compongono specifici compiti: si individuano in questo modo gli strati funzionali.
Questi strati possono essere divisi in otto famiglie:
- Strati di tenuta (barriera al vapore, tenuta all’acqua, tenuta all’aria):
La barriera a vapore è in ogni caso posta, scorrendo gli strati dall’esterno verso l’interno,
immediatamente dopo lo strato di isolante termico. Questo perché in genere l’umidità in ambiente è
maggiore e si deve bloccare il flusso del vapor d’acqua che va dall’interno verso l’esterno (per
gradiente di concentrazione). Fanno eccezione i climi caldo-umidi per i quali la situazione può
essere ribaltata.
Lo strato di tenuta all’acqua è sempre presente è può coincidere con il rivestimento esterno.
Lo strato di tenuta all’aria garantisce una corretta ventilazione dei locali ed evita dispersioni
energetiche tramite l’involucro. Può coincidere con lo strato isolante o con quello di barriera a
vapore.
- Strati di isolamento (termico, acustico)
Lo strato di isolamento termico è fondamentale per minimizzare le dispersioni energetiche
dell’edificio ma anche per evitare i fenomeni di condensa interstiziale. Può essere disposto sia sul
lato esterno (in genere preferibilmente, poiché si elimina i ponti termici) che su quello interno.
Il tipo di isolamento acustico che si installa in una PPV è funzione della frequenza dei suoni che la
interessano. In ogni caso è auspicabile un sistema massa-molla-massa per avere un buon potere
fonoisolante su un ampio spettro.
- Strato di ventilazione:
coincide con un’intercapedine d’aria all’interno della quale di ha un modo d’aria. Per le facciate
ventilate è posto, dall’esterno verso l’interno, subito dopo il rivestimento della parete e comunque
prima dell’isolante termico. Questo strato funzionale consente di evitare surriscaldamenti estivi
grazie al moto convettivo dell’aria e di asciugare la parete proteggendola dall’umidità.
- Strati di diffusione del vapore:
è uno strato molto importante che coincide con un’intercapedine d’aria che permette
l’abbassamento della pressione del vapor d’acqua che nel flusso dall’interno all’esterno
dell’involucro. Quindi deve essere posizionata sul lato caldo della barriera a vapore, ottenendo la
stratigrafia (dall’esterno all’interno) coibente-barriera al vapore- strato di diffusione del vapore.
- Strati di rivestimento (interno, esterno)
- Strati resistenti (strato di protezione, elemento portante, strato di irrigidimento)
- Strati di collegamento
- Strati di protezione al fuoco: questo strato è necessario ogni qual volta siano richieste
esplicitamente determinate prestazioni di resistenza al fuoco.
- Strati di accumulazione termica: che servono per attenuare le variazioni termiche in ambiente,
sono costituite da uno strato massivo ed in genere sono poste sul lato interno a diretto contatto con
l’ambiente.

Classificazione delle PPV.


Le PPV possono essere classificate in base all’impiego strutturale, dividendole in portanti e non
portanti; in base alla loro complessità morfologica oppure alla loro funzionalità.
La classificazione funzionale distingue le PPV in: vetrata, opaca, ventilata e isolata.
Le PPV inoltre possono essere classificate in base alla relazione con la struttura portante, e si
individuano in questo modo le pareti inserite, semi inserite e a cortina.
Infine la classificazione morfologica le divide in base agli elementi costruttivi che le compongono.
E’ possibile definire modelli funzionali contraddistinti da particolari caratteristiche prestazionali,
ma per ognuno di questi si hanno molteplici alternative tecniche.
I modelli funzionali sono: parete isolata all’esterno, ventilata, ventilante, con isolamento
nell’intercapedine, parete leggera, parete omogenea, parete trasparente.
Prima di approfondire i modelli funzionali due parole sulle murature.
Queste possono essere classificate per tipo di componenti, per tipo di lavorazione o per funzione
costruttiva. Hanno una elevata resistenza a compressione ma non a trazione, pertanto se soggette a
sforzi orizzontali richiedono elevati spessori.
Le strutture in muratura hanno un funzionamento scatolare e sono costituite da muri portanti, muri
di controvento e cordoli. La NTC18 prescrive i requisiti progettuali di questi elementi.
Le murature possono essere di tipo tradizionale, con blocchi evoluti (cls cellulare o laterizio
alveolato) i quali hanno appositi elementi che permettono di eseguire elementi di irrigidimento e
architravi.

I modelli funzionali delle PPV.


Descriviamo di seguito i modelli funzionali e le soluzioni tecniche più comuni per le PPV.
- Parete isolata all’esterno: è formata da uno strato strutturale ed uno isolante esterno (EPS o lana di
roccia) incollato con collanti o fissaggi meccanici e rifinito con intonaco con rete e di finitura.
Permette l’eliminazione di ponti termici e se accuratamente dimensionata impedisce la formazione
di condensa superficiale ed interstiziale. Inoltre contribuisce all’isolamento acustico ed ha un costo
relativamente basso.
Una soluzione tecnica alternativa è quella della Veture costituita da panelli prefabbricati isolanti
dotati di rivestimento (di varia natura). Questi pannelli sono fissati allo strato resistente con collanti
o fissaggi meccanici.
- Parete ventilata: è una soluzione costruttiva che prevede la presenza di una camera d’aria di
spessore variabile adiacente alla struttura, posta subito dopo il rivestimento esterno e prima
dell’isolamento termico. In questo spazio il moto dell’aria (di convezione naturale o forzata)
permette di regolare il flusso termico che attraversa la parete, evitandone il surriscaldamento estivo
e impedendo elevate escursioni termiche in ambiente.
Inoltre lo schermo esterno protegge la muratura da agenti atmosferici permettendole comunque di
respirare.
I sistemi di fissaggio tra sottostruttura e muratura e tra rivestimento e sottostruttura sono di varie
tipologie e variano a seconda dei materiali e delle geometrie del rivestimento.
- Parete trasparente:
in generale questo modello funzionale è costituito da un unico strato (l’elemento trasparente) che
assolve sia alla funzione strutturale che a quella di isolamento termico. Le principali problematiche
di questo modello funzionale sono legate alla difficoltà di ottenere elevati livelli di isolamento
termico ed acustico. Per questo si deve porre molta attenzione alle caratteristiche ottiche dei vetri,
all’orientamento dell’edificio e all’utilizzo di sistemi di schermatura.
Le soluzioni tecniche possibili sono: facciate continue; facciate sospese; tamponamenti trasparenti.
Le facciate continue sono composte da elementi in vetro strutturale (vetro float) accoppiati e dotati
di vetrocamera per l’isolamento termico. Questi sono fissati ad un telaio portante generalmente in
alluminio, costituito da montanti e traversi, fissato a sua volta alla struttura muraria. La struttura
della facciata è autoportante ed è fissata alla struttura dell’edificio alla quale trasmette i carichi. La
normativa UNI 7959 e UNI 13830 ne prescrivono le caratteristiche.
Non hanno buone prestazioni in termini energetici se paragonate alle pareti opache, ma nel caso di
pareti ‘a doppia pelle’ questa differenza di prestazioni è ridotta. Questi sistemi prevedono
l’installazione di una doppia parete vetrata che vada a formare una camera d’aria per poter gestire in
modo favorevole gli scambi energetici, mediante la ventilazione della stessa (e permettendo di
riutilizzare l’energia eventualmente raccolta). (Active Wall).
- Parete leggera: sono pareti con un peso <100kg/m2, dotate di ridotta resistenza al fuoco e bassa
inerzia termica. In genere sono utilizzate nell’edilizia prefabbricata.
Le soluzioni tecniche sono: pannelli leggeri monoblocco (composti da strati esterni di metallo che
racchiudono il materiale isolante all’interno) e facciate multistrato leggere.

> Le chiusure orizzontali


Le chiusure orizzontali possono essere classificate in base alla loro funzione, dividendole in:
chiusure orizzontali ‘di base’ che hanno la funzione di distaccare l’edificio dal terreno, ‘intermedie’
che dividono orizzontalmente lo spazio interno dell’edificio e ‘di copertura’ che separano l’edificio
dall’esterno.
Ognuna di queste, in generale, è composta da una struttura resistente, un completamento di
intradosso ed uno di estradosso. Inoltre sono caratterizzate da resistenza, leggerezza, elasticità
contenuta, spessore ridotto, capacità di mantenimento del microclima, isolamento acustico,
resistenza al fuoco, possibilità di installare impianti, economia.
Il tipo di struttura dipende dai carichi in gioco, dalle luci dagli spazi di lavoro e dal tipo di
manodopera disponibile.
- Le chiusure orizzontali di base
La loro funzione è quella di proteggere la struttura dall’umidità e di isolarla termicamente. Possono
essere realizzate come un solaio intermedio (quindi risultando strutture inflesse) oppure come un
vespaio (con appoggio a terra).In ogni caso la zona areata deve essere collegata mediante aperture
laterali all’esterno, in modo da permettere il ricircolo d’aria.
Uno dei modi utilizzati per creare un solaio a terra è quello di utilizzare delle casseforme a perdere
(sistema igloo), in questo modo si ottiene una struttura a pilastrini capace di sostenere anche carichi
importanti. Al di sopra della struttura si ha una guaina impermeabilizzante ed il pacchetto
tecnologico necessario per lo specifico caso.
In genere una stratigrafia tipo dall’interno verso il terreno è: strato di finitura; massetto porta
impianti; isolamento termico; barriera a vapore; struttura del solaio a terra; camera d’aria ventilata.

- Le chiusure orizzontali intermedie: i solai


Il solaio è la parte resistente di una chiusura orizzontale inflessa, quindi con questo termine ci
riferiamo alle chiusure orizzontali intermedie ma anche alle coperture ed alcuni tipi di chiusure
orizzontali di base (i solai a terra appunto).
I solai possono essere divisi in:
- solai ad impalcato autoportante
- solai ad ordito più impalcato
inoltre l’impalcato può essere collaborante o non collaborante, a seconda che contribuisca o meno
alla resistenza meccanica del solaio alle sollecitazioni.
I solai ad impalcato autoportante sono utilizzati per luci ridotte e sono costituiti da elementi
piuttosto grandi che gravano direttamente sui sostegni laterali dell’edificio (lastre predalles).
Per luci più grandi, in genere, si utilizza il solaio composto da una componente portante principale
(ordito) ed una portata (impalcato). Rendendo solidali queste due componenti anche l’impalcato
diventa portante (e si dice collaborante).
Vediamo di seguito le varie tipologie di solaio che possiamo riscontrare, e le principali
caratteristiche:
* Solaio tradizionale con ordito in acciaio ed impalcato in laterizio
Costituiti da travi in acciaio (IPE) tra le quali si dispongono i laterizi (voltine in mattoni o
volterrane) sui quali si getta il riempimento in cls alleggerito. L’impalcato non è collaborante.
* Chiusure orizzontali in cemento armato gettato in opera
* Solaio in cemento armato monolitico: sono utilizzati per luci ridotte, possono o meno presentare
nervature.
* Solai a nervature e solette: sono solai prefabbricati in c.a., caratterizzati da nervature
all’intradosso molto accentuate. Sono ideali per grandi luci, ma non si prestano ad ambienti che non
siano industriali
* Solai di tipo misto da gettarsi in opera con travetti gettati, prefabbricati e semi-prefabbricati: sono
solai composti da c.a. e laterizio. La sezione resistente è quella caratteristica a ‘T’, che si viene a
formare al momento del getto riempiendo gli spazi tra i laterizi. In questo caso chiaramente, la
soletta è collaborante, facendo parte della sezione resistente. Sono la soluzione ideale quando si ha
scarsa possibilità di movimentazione di grossi ingombri e permettono di avere un intradosso
uniforme sul quale intonacare. Occorre preparare un impalcato prima del getto, costituito da un
tavolato di legno sorretto da una doppia orditura puntellata.
Gli elementi di alleggerimento possono essere pignatte o blocchi con alette. I travetti possono essere
completamente gettati in opera, semi-prefabbricati (a traliccio, tipo BAUSTA) oppure prefabbricati
o prefabbricati precompressi.
* Solai a pannelli in latero-cemento
* Solai a pannelli prefabbricati in C. A. (lastre predalles): sono vere e proprie lastre tralicciate di
dimensioni standardizzate, che permettono di ottenere un intradosso liscio, adatto ai locali di
servizio dell’edilizia residenziale (autorimesse). Sono solai molto leggeri dato che permettono
l’utilizzo di elementi di alleggerimento in polistirolo. Inoltre sono di facile messa in opera.
* Solai in lamiera grecata e cls: sono costituiti da elementi d’ordito (travi d’acciaio) sulle quali
poggia l’impalcato. Questo è costituito da una lamiera grecata saldata all’ordito, sulla quale è posta
una rete els e gettato il cls. La soletta è resa collaborante dalla presenza di perni sull’ordito, che
vengono affogati nel getto di cls evitando lo scorrimento relativo con la soletta.
La lamiera grecata in fase di getto ha solo la funzione di cassaforma, ma nella fase di indurimento
diventa a tutti gli effetti una armatura longitudinale (tesa in mezzeria per l’inflessione).
Questo tipo di solaio è molto leggero e permette spessori contenuti, è velocemente realizzabile ed
ha una buona flessibilità costruttiva e impiantistica.

- Le coperture
I requisiti richiesti alle coperture sono di impermeabilità, isolamento termico e acustico, di
resistenza statica, di sicurezza (parapetti, linee vita) e architettonici (in particolar modo in presenza
di vincoli paesaggistici).
La normativa di riferimento è fornita dalle NTC18 e dalle UNI (8178; 8627; 9307; 11442) che
contengono i criteri di progettazione ed esecuzione, gli schemi funzionali, le soluzioni tecnologiche
e l'analisi degli strati che le compongono.
Sono costituite da elementi principali (struttura portante e strato di tenuta all’acqua) ed elementi
secondari (necessari per il benessere termoigrometrico in ambiente).
Le coperture possono essere classificate come “continue” o “discontinue” a seconda che la tenuta
all'acqua sia garantita indipendentemente dalla inclinazione della copertura oppure che sia
necessaria una inclinazione minima per garantirla.
Per la resistenza al vento della copertura si fa riferimento alle NTC18 per calcolare l'entità
dell'azione, ed alla normativa UNI per progettare i sistemi di vincolo che possono essere di diverso
tipo: meccanico, zavorramento, adesione, induzione.
È possibile classificare le coperture in base alla pendenza dell'elemento di tenuta distinguendole in
orizzontali (<1%), sub-orizzontali (1-5%)ed inclinate (>5%);
in base alla posizione dello strato di tenuta, distinguendo tra tetto rovescio e tetto tradizionale. La
prima tipologia lo strato di tenuta è posto sopra l'isolante termico, mentre nel secondo caso sotto.
Inoltre è possibile classificarle in base alla praticabilità distinguendole in coperture praticabili; semi
praticabili; praticabili e tetti verdi.
Esiste una terza classificazione che individua tetti ventilati, non ventilati; isolati e non isolati.
Un tetto non ventilato e non isolato è utilizzato come chiusura per ambienti che non necessitano di
particolari necessità di comfort ambientale, come garages e fabbricati agricoli. È costituito da una
struttura portante e dallo strato di tenuta.
Un tetto ventilato e non isolato è provvisto di una camera d’aria posto tra lo strato portante e quello
di schermatura. Si ha un ricircolo di aria per convezione naturale, che evita la formazione di muffe e
in estate riduce l’accumulo di calore.
Un tetto non ventilato isolato è detto “tetto caldo”, e consente di ridurre le dispersioni energetiche
introducendo uno strato di isolante termico.
È fondamentale il corretto dimensionamento dell’isolante per evitare la formazione di condensa
interstiziale ed interna all’ambiente. Inoltre, come per le pareti perimetrali verticali, è necessario
disporre sul lato caldo dello strato di coibente una barriera a vapore, che riduca la pressione del
vapor d’acqua negli strati più freddi esterni, durante il flusso dello stesso dall’interno verso
l’esterno.
Un tetto ventilato ed isolato rappresenta la tipologia dalle migliori prestazioni in termini di gestione
del comfort ambientale e di risparmio energetico. È costituito da una struttura principale sulla quale
sono posti barriera a vapore, coibente, guaina bitumosa, sottostruttura per il sistema di ventilazione
e strato di ventilazione, schermatura.
Generalmente, per le zone del centro Italia, il pacchetto tecnologico posto al di sopra della struttura
di una copertura è costituito dal massetto delle pendenze, una barriera al vapore, uno strato di
isolante termico (dimensionato secondo il DM 192/05 e 311/06), una guaina impermeabilizzante
(elemento di tenuta all'acqua), uno strato di TNT a protezione della guaina ed uno strato di finitura
scelto in base alla praticabilità (ghiaia, soletta+pavimentazione, pavimentazione galleggiante).
La scelta della tipologia di copertura si basa sulle prestazioni richieste in ambiente, sulla latitudine
del luogo, sull contesto urbano in cui andrà a collocarsi la copertura e chiaramente sui carichi a cui
sarà soggetta e il grado di praticabilità richiesta.
Dal punto di vista dell’ecosostenibilità va sottolineato che per le nuove costruzioni le coperture
devono essere provviste di pannelli fotovoltaici in grado di soddisfare almeno il 50% del fabbisogno
energetico per la produzione di acqua calda sanitaria.
Per quanto riguarda la raccolta delle acque meteoriche, questa è a carico di un sistema di pluviali
accuratamente progettato in base all’inclinazione della copertura, della sua superficie e della zona in
cui si trova.

Sub-sistema delle partizioni interne:


> Le tramezzature
> Le scale

Abbattimento delle barriere architettoniche


La normativa vigente in materia di abbattimento delle barriere architettoniche è quella del
DM 236/89. Questa normativa si applica agli edifici residenziali e non, di vecchia e di nuova
costruzione.
Essendo una materia di competenza concorrente con l’autorità del territorio, si deve far riferimento
anche ai regolamenti Regionali e per la toscana al DPGR 41/R 2009.
S’intendono per “barriere architettoniche” gli ostacoli alla mobilità in ambiente di chiunque (in
particolar modo dei portatori di handicap), quelli che impediscono la comoda utilizzazione di spazi
e attrezzature, e la mancanza di accorgimenti e segnali per l’orientamento e il riconoscimento di
fonti di pericolo.
La norma nazionale per fornire i criteri generali di progettazione definisce tre livelli di qualità dello
spazio costruito: Accessibilità, Visitabilità, Adattabilità.
Un edificio si dice Accessibile, se un portatore di handicap ha la possibilità di raggiungere fruire di
ogni sua unità immobiliare e in questa di ogni unità ambientale in perfetta sicurezza e autonomia.
Un edificio si dice Visitabile se in ogni unità immobiliare un portatore di handicap può usufruire di
tutti gli spazi relazionali ed almeno un servizio igenico.
Un edificio si dice Adattabile se può essere agevolmente reso Accessibile.
L’accessibilità deve essere sempre garantita per gli spazi esterni e quelli comuni, per gli edifici
destinati alle attività sociali e per le aziende soggette alla normativa di collocamento obbligatorio.
In generale deve essere Visitabile ogni unità immobiliare, qualsiasi sia la sua destinazione.
In deroga a questa linea generale però ci sono alcuni casi, nei quali la visitabilità è riconosciuta
secondo specifiche condizioni.
All’interno della normativa troviamo esplicitati i criteri di progettazione per l’Accessibilità di unità
ambientali (cucine, balconi, servizi igenici, scale, ascensore, autorimesse), loro componenti (porte,
finestre, arredi fissi, pavimenti) e spazi esterni (percorsi, rampe, pendenze, pavimentazioni), e per la
Visitabilità di residenze edifici pubblici a cui seguono le specifiche funzionali e dimensionali.
Tutti questi criteri devono essere integrati alla normativa antincendio, quindi ove possibile
mantenere la suddivisione dell’edificio in compartimenti antincendio (luoghi sicuri statici)
rendendoli accessibili.
Prendendo come riferimento lo spazio di manovra di una sedia a rotelle, si prescrivono le
dimensioni minime dei percorsi, degli spazi di manovra e delle distanze tra questi, delle pendenze.
Sono prescritte inoltre le dimensioni di un servizio igenico accessibile, di un ascensore, delle scale,
dei parcheggi e le caratteristiche delle pavimentazioni.
Infine la normativa esprime la necessità di redigere elaborati tecnici appositi che evidenzino le
soluzioni progettuali utilizzate per garantire l’accessibilità la visitabilità e l’adattabilità degli edifici.
Nell’ultimo caso sono richiesti anche elaborati progettuali che riportino l’eliminazione delle
barriere architettoniche per rendere accessibile l’edificio.

Tipi edilizi e Tipologie edilizie


Per Tipo edilizio non si intende meramente un modello di classificazione ma un insieme di caratteri
fisici, organizzativi, materici e strutturali che delineano un insieme di regole di progetto atte a
soddisfare determinati bisogni.
Semplificando può essere ritenuto un riferimento di determinati requisiti organizzativi e
prestazionali.
Per Tipologia edilizia s’intende una forma ricorrente di un Tipo edilizio, legata ad un particolare
contesto storico.
I fattori che definiscono il Tipo edilizio sono di tipo Ambientale e Tecnologico-costruttivi.
Si individuano le invarianti del Tipo edilizio, cioè fattori che li individuano e li legano al contesto in
cui nascono, e sono:
- Morfologia tipologica (con la quale si intende le regole di aggregazione delle unità ambientali, il
rapporto di queste con l’esterno, con gli impianti e con la struttura)
- Sistema costruttivo (con il quale s’intende i materiali utilizzati, la tipologia dei componenti
utilizzati).
Le principali tipologie che riscontriamo oggi per l’edilizia residenziale sono: case a schiera, edifici
in linea a blocco scala/ascensore, edifici a torre, case a ballatoio e a galleria.
Le case a schiera sono organismi edilizi monopiano o bipiano aggregate linearmente lungo un asse
prevalente. Le caratteristiche tipiche della pianta sono: forma allungata rettangolare, disposta
ortogonalmente all’asse di aggregazione tra le diverse unità immobiliari. E’ in genere divisa in 3
fasce funzionali (4 nel caso sia bipiano): 2 principali sui fronti e 1 interna per i servizi e 1 eventuale
per la scala interna. La struttura può essere in muratura portante oppure a telaio ed in genere è ben
nascosta nelle murature.
Gli edifici in linea con blocco scala/ascensore sono pluripiano e plurialloggio. Le caratteristiche
tipiche sono quelle di una pianta rettangolare con due fronti maggiori, un blocco scala/ascensore in
posizione centrale simmetrica, l’eventuale piano interrato è destinato alle autorimesse il pian terreno
alla zona d’ingresso e vani comuni. La struttura è a telaio, in modo da garantire una certa flessibilità
per distribuire gli alloggi con il blocco scala/ascensore che contribuisce all’irrigidimento della
struttura.
Gli edifici a torre sono pluripiano e plurialloggio. La struttura tipica è formata da una struttura a
telaio e da un corpo centrale, costituito dal blocco scala/ascensore, che funge da controvento.
Idealmente la pianta ha forma circolare (determinando una struttura “tubo in tubo”), in questo modo
si ottimizza dal punto di vista energetico l’edifico e si facilita la distribuzione degli spazi interni.
La pianta del piano tipo è divisa tipicamente in 3 fasce funzionali che si sviluppano ad anello
attorno al blocco centrale: una destinata ai percorsi per raggiungere gli alloggi, una per i percorsi
interni agli alloggi ed i vani di servizio e la terza per i vani principali degli alloggi (posti sull’unico
fronte).
Le case a ballatoio fanno parte di edifici seriali pluripiano e plurialloggio. Sono allineate lungo un
asse prevalente e le fasce funzionali sono ad esso ortogonali. Gli alloggi sono serviti dal ballatoio
comune, che si ripete per ogni piano (o ogni due se gli alloggi sono duplex) ed è solitamente
esposto a nord. La struttura può essere in muratura in c.a., prefabbricata, a telaio sfruttando
comunque il blocco scala del ballatoio per conferire rigidezza.

Progettazione sostenibile
La crescente riduzione di fonti energetiche non rinnovabili e l’aumento esponenziale
dell’inquinamento ambientale hanno portato all’introduzione di nuovi concetti per una produzione
edilizia più sostenibile, ecologica, incentrata sul risparmio energetico e che massimizza l’utilizzo di
fonti di energia rinnovabile ricercandone la maggior efficienza.
A partire dalla fine degli anni ‘60 la sensibilità verso la tematica ambientale è cominciata a crescere
e sono state fatte le prime regolamentazioni. Con il D.Lgs 152/2006 si delinea un sistema di
prevenzione e protezione del territorio, che nella sua ampiezza investe anche il settore edilizio.
Sono introdotte:
la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), che è una procedura tecnico-amministrativa
utilizzata dalla P. A., atta a valutare la compatibilità ambientale di un progetto;
la VAS (Valutazione Ambientale Strategica) che si applica ad interventi più complessi ed estesi e
tiene conto dell’impatto ambientale su larga scala.
Successivamente con il Dlgs 4/08 si sono risolte alcune problematiche nella ricezione delle
procedure di VIA e VAS.
Lo sviluppo sostenibile è quello che permette ad una generazione di soddisfare i propri bisogni
senza compromettere la possibilità di soddisfare i propri alle generazioni future.
La sostenibilità della produzione edilizia deve essere valutata sotto tre aspetti fondamentali:
ambientale, economico e sociale.
L’architettura sostenibile, come abbiamo detto, nasce intorno agli anni 70’ e si è sviluppata fino ad
oggi incentrandosi su:
sostenibilità ambientale, risparmio energetico e delle risorse, biocompatibilità (compatibilità del
costruito con gli aspetti psicofisici del benessere sensoriale umano), ecocompatibilità (compatibilità
del costruito con l’ambiente fisico).
Questa evoluzione ha portato alla differenziazione degli approcci progettuali ed oggi abbiamo:
Architettura bio-climatica; Bioarchitettura; Edilizia sostenibile; Architettura eco-sostenibile;
Architettuta ecologica; Architettura bioecologica; Bioedilizia.
Questi approcci gettano le basi sulla sostenibilità ambientale e sul raggiungimento del benessere
ambientale per l’utenza, ma quando leggiamo il prefisso “eco-” il focus è sul primo tra questi
aspetti, mentre col prefisso “bio-” sul secondo.
Gli edifici ad alte prestazioni energetiche sono classificati in:
Edifici a basso consumo energetico, < 50kWh/m2a
Edifici passivi che necessitano di < 15kWh/m2a di energia per riscaldamento/raffrescamento
Edifici ad energia quasi zero (NZEB) che utilizzano in modo massiccio energie rinnovabili, ed
eventualmente acquistano/vendono energia prodotta in questo modo.

Il quadro normativo di riferimento è dato dalle direttive UE:


2002/91 e 2006/32 che hanno stabilito i criteri per il calcolo dei rendimenti energetici degli edifici
ed i relativi requisiti minimi obbligatori, il sistema di certificazione, l’obbligo di effettuare ispezioni
costanti sulle caldaie e soprattutto obiettivi, meccanismi ed incentivi per eliminare le barriere che
ostacolano un efficiente uso dell’energia e lo sviluppo delle rinnovabili in edilizia;
2010/31 con la quale i nuovi edifici pubblici (dal 2019) e privati (dal 2021) costruiti in Paesi
dell’Unione Europea dovranno essere neutrali dal punto di vista energetico.
L’Italia ha recepito queste direttive con il D.lgs 192/2005 introducendo riferimenti per favorire lo
sviluppo, la valorizzazione e l’integrazione delle fonti rinnovabili;
con il D.lgs 115/2008 introducendo scomputi volumetrici per edifici con spessori dell’involucro
esterno maggiori;
con il DPR 50/2009 definendo i criteri, i metodi di calcolo, i requisiti minimi per l’efficienza
energetica degli edifici. Fissava requisiti minimi della prestazione energetica degli impianti e di
edifici nuovi ed esistenti;
con il DL 28/2011 “Decreto rinnovabili”, con il quale diventa obbligatorio per i nuovi edifici e per
quelli soggetti a ristrutturazione, far ricorso almeno per il 50% a fonti rinnovabili per la produzione
di acqua calda sanitaria; e sempre da fonti rinnovabili la somma di parte dei consumi di acqua calda
sanitaria, riscaldamento e raffrescamento;
con il DPR del 15/2/2013 si è colmato in parte il ritardo nella ricezione della direttiva 202/91.
Infatti tale decreto prevede che in caso di costruzione, ristrutturazione e compravendita di un
immobile sia allegato il certificato di prestazione energetica. Con tale documento si vuol dare un
quadro chiaro delle prestazioni energetiche di un edificio.
Con il DL 63/2013 divenuto L90/2013, nasce l’APE (attestato di prestazione energetica), e se ne
definisce in modo univoco i contenuti in modo da uniformarne la redazione a livello nazionale.
Con i TRE decreti 26/6/2015 entrano in vigore le NUOVE REGOLE sui requisiti minimi di
prestazione energetica degli edifici e per la redazione dell’APE. Una delle novità più importanti è
quella che lega la prestazione energetica di un immobile all’indice di prestazione energetica globale
dell’edificio per tutti i servizi presenti: climatizzazione invernale, estiva, acqua calda sanitaria,
ventilazione, illuminazione e trasporto. Per il calcolo occorre far riferimento alle UNI TS 11300.
DECRETO 1: “Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e
definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici”
DECRETO 2: “Schemi e modalità di riferimento per la compilazione della relazione tecnica di
progetto ai fini dell’applicazione delle prescrizioni e dei requisiti minimi di prestazione energetica
negli edifici”
DECRETO 3: “Adeguamento del decreto del Ministro dello sviluppo economico – Linee guida
nazionali per la certificazione energetica degli edifici”, tale decreto fornisce anche gli strumenti di
raccordo tra Stato e Regioni per gestire la materia.
Per quanto riguarda il ruolo delle Regioni, queste hanno il dovere di legiferare per garantire i
controlli e applicare sanzioni, come previsto dalla L 90/2013 (che recepisce la direttiva UE
2010/31). In verità si riscontrano forti ritardi a riguardo con Regioni che si sono limitate a dare
semplici indicazioni o Linee Guida non prescrittive (è il caso della Toscana).
Altre invece hanno legiferato, obbligando ad interventi di efficienza energetica, utilizzo di fonti
rinnovabili, e certificazioni energetiche (Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia, Piemonte, Valle
d’Aosta e le Province autonome di Trento e Bolzano). Chiaramente le regioni stesse si occupano di
svolgere i controlli in fase di progettazione e cantiere, per garantire il rispetto degli standard fissati e
per applicare eventuali sanzioni.
Anche i Comuni hanno possibilità di intervenire in materia, sempre senza entrare in conflitto con la
normativa Nazionale e Regionale. Infatti mediante la modifica del Regolamento Edilizio Comunale
possono promuovere politiche volte al risparmio energetico ed idrico.

Alla base della progettazione sostenibile c’è la progettazione integrata: questa consiste nello
sviluppo di un progetto in modo complessivo e organico considerando fin da subito tutti i diversi
aspetti della progettazione (architettura, struttura, impianti e energetica dell’edificio).
Quindi si deve tener presente come il funzionamento energetico dell’edificio sia influenzato da
materiali, tecnologie impiegate, morfologia dell’edificio, ubicazione, orientamento e condizioni al
contorno. E’ fondamentale quindi anche il contesto in cui sorge l’edificio.
Nella pratica si ha una fase di analisi del sito, nella quale si individuano i fattori ambientali da
sfruttare e quelli da cui salvaguardarsi; si passa poi alla progettazione ciclica del complesso edilizio
(forma, orientamento, localizzazione) e del singolo edificio (organizzazione funzionale degli spazi,
soluzioni tecniche, sistemi tecnologici, materiali).
Progettazione del complesso edilizio:
- L’orientamento ottimale dell’edificio ha come finalità quello di massimizzare gli apporti solari in
inverno e di minimizzarli in estate. È influenzato dal microclima e dalle caratteristiche
morfologiche della zona, dal tipo di edificio, dalla sua distribuzione interna e dalle scelte
tecnologiche adottate.
- La forma ottimale limita le dispersioni nel periodo invernale e le massimizza mediante
ventilazione in quello estivo. Nei climi più freddi sono da preferire le forme compatte, nei climi
caldo-umidi edifici con piante strette ed allungate.
- E’ importante anche la disposizione degli edifici su un lotto, infatti da questa dipenderanno
ombreggiamenti, ventilazione e protezione dai venti freddi.
Progettazione del singolo edificio:
- L’organizzazione funzionale interna è fondamentale e nell’ottica dell’efficienza energetica deve
basarsi sui quattro punti cardinali.
Si dispongono a Nord i vani di supporto, occupati occasionalmente o ad alto calore endogeno.
Infatti è l’esposizione più sfavorevole. In genere il vano scala è orientato a Nord, e si trova
addirittura fuori dalla zona riscaldata (permettendo il free-cooling).
Ad Ovest si ha la peggior esposizione estiva, pertanto vi si collocano vani prevalentemente utilizzati
durante il giorno o a basso calore endogeno.
Ad Est si collocano i vani prevalentemente utilizzati durante la notte o ad alto calore endogeno.
A Sud si ha la miglior esposizione pertanto si collocano gli spazi utilizzati nella maggior parte della
giornata e a basso calore endogeno.
- Anche il dimensionamento delle aperture è influenzato dall’esposizione. Si devono prevedere
grandi aperture esposte a Sud e piccole esposte a Nord (Est e Ovest modeste).
- Di grande importanza sono i sistemi di schermatura (specie in zone dai climi caldi), da utilizzare
sul lato esposto a Sud, ma anche Est ed Ovest.
- E’ possibile l’utilizzo di sistemi solari passivi come il muro di Trombe e le Serre solari.
- Si utilizzano pareti perimetrali isolate e infissi a taglio termico.
- Gli impianti utilizzati sono quelli di ventilazione meccanica, quelli di produzione di energia da
fonti rinnovabili.

Tra le tipologie esistenti che si prestano meglio all’edilizia sostenibile abbiamo gli edifici in linea,
quelli a ballatoio e quelli a schiera.

La riduzione del consumo energetico di un edificio passa attraverso lo sfruttamento di sistemi solari
attivi/passivi e della ventilazione naturale.
Tra i sistemi solari passivi abbiamo:
Serra solare; muro di Trombe; Camino solare; Roof pond.
Tra i sistemi solari attivi: Collettori solari; Pannelli fotovoltaici.

Gli interventi di riqualificazione energetica sul patrimonio edilizio esistente comprendono:


- sostituzione degli infissi,
- coibentazione dell’involucro esterno,
- costruzione di serre solari o in generale di sistemi solari attivi/passivi,
- installazione di frangisole o vegetazione in grado di ombreggiare in modo corretto l’edificio,
- ottimizzazione/inserimento di un sistema di ventilazione naturale o un impianto di ventilazione
forzata
- Installazione di impianti ad alta efficienza energetica, come le caldaie a condensazione
- Contabilizzazione individuale del calore

Alcuni prodotti innovativi impiegabili per incrementare la prestazione energetica sono:


- I vetri fotovoltaici, che sono impiegabili per facciate, coperture ed altre strutture in vetro.
Consentono di avere una trasparenza regolabile garantendo un certo isolamento termico grazie alla
vetrocamera.
- Pannelli solari termici calpestabili, utilizzabile per la produzione di acqua calda sanitaria.
- Serramenti a tagli termico ad alta prestazione energetica
- Utilizzo di tetti verdi che permettono di riutilizzare l’acqua meteorica per usi non sanitari.

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