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FORO DI TRAIANO

l nome forum indica uno spazio aperto, centrale, destinato a riunioni popolari. Nel Foro romano la piazza, di
forma irregolare, veniva circondata da edifici e portici. Nei Fori imperiali la forma si regolarizzò nella piazza e
nei portici, e così in quello di Traiano, ma la sua piazza porticata fu la più grande mai costruita: un rettangolo
di 120 m. x 60, mentre la Basilica Ulpia copriva uno spazio di 120 metri per 90. Il tutto su di un'area
rettangolare lunga circa 300 metri e larga 180, un vero record. Dopo la conquista della Dacia nel 107 d.c., coi
ricchi proventi del bottino, Traiano ordinò la costruzione del nuovo Foro che viene inaugurato solo 5 anni più
tardi insieme alla Basilica Ulpia, l'anno seguente inaugurò la Colonna Traiana. Architetto del foro fu
Apollodoro da Damasco, ingegnere militare che aveva accompagnato l’imperatore nella guerra dacica. L’idea
concepita da Apollodoro richiedeva grandi capacità ingegneristiche che dimostrò in pieno ricavando una
nuova area pianeggiante dallo sbancamento della sella che collegava il Campidoglio col Quirinale. Tale
ciclopica operazione è ricordata nell’iscrizione sulla base della Colonna dove si legge che questa è tanto alta
quanto il monte sbancato per l’occasione.

L’USO

Le attività principali nel foro furono di


svolgimenti di uffici giudiziari,
amministrativi e legislativi, ma non
solo. A capo della sua organizzazione
c'era un procurator Fori Divi Traiani,
che sorvegliava le varie attività. Ad
esempio sappiamo dalla Forma Urbis
Severiana che una delle absidi della
Basilica Ulpia svolgeva le funzioni
dell'Atrium Libertatis, per le cerimonie
di liberazione degli schiavi, e che nelle
biblioteche si conservavano importanti
archivi di stato.

DESCRIZIONE

Il Foro si disponeva parallelamente al Foro di Cesare (a


nord-ovest di questo) e perpendicolare al Foro di
Augusto, con la basilica sopraelevata di alcuni gradini.
Misurava complessivamente 300 m di lunghezza e 185
di larghezza. Comprendeva la grande piazza del foro, la
basilica Ulpia, un cortile porticato con la famosa
colonna Traiana e le due biblioteche. Il Foro aveva
come fulcro una vasta piazza rettangolare con portici
sui due lati e una grande statua equestre di Traiano,
chiusa sul fondo dalla Basilica Ulpia e pavimentata con
lastre rettangolari di marmo bianco. Sul lato del Foro
di Augusto la piazza era chiusa da una struttura con
due ali oblique, con colonne in marmo giallo antico e
cipollino sostenenti la trabeazione con fregio di
amorini tra cespi d'acanto che versano da bere a
grifoni. È probabile che la struttura fosse sormontata
da un attico con Daci, simile a quello della Basilica sul
lato opposto della piazza, visto le due statue acefale e
la testa di Dace in marmo bianco ritrovate negli scavi. Alle spalle di questa facciata si apre una vasta sala che
accede ad un cortile, circondato su tre lati da portici rialzati e pavimentati a lastre rettangoli in marmo
cipollino e marmo portasanta con fusti in marmo cipollino. La funzione di questo cortile è tuttora incerta. Il
muro di fondo in blocchi di peperino era rivestito all'interno di marmi con una fila di lesene che
rispecchiavano le colonne della facciata. Vi si aprivano due ampie esedre semicircolari coperte, separate dai
portici con una fila di pilastri rettangolari. La pavimentazione era un disegno di quadrati con iscritti
alternativamente quadrati più piccoli o cerchi, in marmo giallo antico e pavonazzetto. Nelle esedre il muro di
fondo presentava lesene su due ordini; al centro una nicchia, inquadrata da colonne in granito del Foro.
Anche nelle esedre ci dovevano essere opere d'arte, dato il rinvenimento di tre grandi statue acefale nel
pregiato marmo tasio, cioè un loricato (unico pezzo pertinente al Foro esposto nel Museo dei Fori Imperiali),
un togato e un personaggio seduto, sicuramente personaggi di rango imperiale. Sulla facciata verso la piazza,
sopraelevata con due gradini, le colonne corinzie del portico avevano fusti in marmo pavonazzetto. Al di
sopra del colonnato un attico con sculture di Daci prigionieri, in marmo bianco e pavonazzetto, alternati a
clipei (scudi) ornati da teste ritratto: tra queste ci sono giunte quella di Agrippina Minore e quella di Nerva.

APPROFONDIMENTO

Era il cuore pulsante di tutte le città romane. Aveva una basilica e un tempio ai lati. Il foro di Traiano era
grande quanto tutti i fori messi insieme, lo costruì anche per convincere il popolo della sua italianità, lui era
spagnolo. Fu scelto per le sue doti e non perché figlio adottivo. Scelse come architetto un altro non italiano.
Il denaro derivante dalla battaglia in dacia permise la costruzione senza limiti di prezzo. Il foro era anche un
luogo dove amministrare la giustizia. Il romano medio, entrando nel foro era quasi come un sogno. Il foro di
traiano non era una sola e unica piazza, voleva dare al popolo un posto adatto al commercio, da qui l’idea del
mercato di traiano, avendo anche delle terrazze. Il centro era diviso in sale, 5 piani, divisi da scale e corridoi,
che conteneva 150 negozi. Ogni negozio aveva l’apertura sul corridoio e sul piazzale. La costruzione della
struttura era innovativa, era eretta in calcestruzzo per 5 piani e le facciate erano in laterizio. Da quel
momento il laterizio giocò un ruolo molto importante nelle facciate delle costruzioni romane. Il quinto piano
del mercato era dedicato alle bancarelle più povere dove si dava da mangiare ai più poveri. Invece al di sotto
erano presenti negozi di tutti i tipi, si poteva mangiare, fare la spesa e comprare oggetti esotici.

LA COLONNA TRAIANA

La Colonna isolata era in realtà un’antica forma di celebrazione di grandi personaggi, di cui nessun esempio
precedente è però giunto fino a noi. Sappiamo che spesso i Romani usavano colonne singole che si
ripetevano ad adornare i viali più importanti, con sopra bronzi dorati, colonne non collegate, svettanti al
cielo un simbolo o una divinità dorata. Ma nulla a che vedere, né le colonne decorative, né quelle
celebrative, con le inaudite dimensioni e la decorazione del fusto della colonna traiana. Inoltre, come tutte le
statue e i bassorilievi romani, era dipinta a colori vivaci di cui restano poche tracce. La Colonna oltre ad
illustrare, in una convessa spirale, le campagne dell'imperatore spagnolo in Dacia, fu anche la sua tomba. Le
sue ceneri furono riposte in un'urna d'oro situata nella base. Alcuni calchi di questo monumento, collocati
nel Museo della Civiltà Romana, consentono di guardare da vicino tutta la bellezza delle raffigurazioni. Anche
se a Roma vigevano già le colonne onorarie, l'esecuzione di una con un fascio figurato di rilievi è senza
precedenti. L'autore non si sa chi sia ma se ne conosce il valore artistico, anche dai fregi inseriti nell'arco di
Costantino.

CARATTERISTICHE: Costruita in blocchi di marmo di Carrara, la Colonna è alta complessivamente 40 metri


circa (quindi il colle fu sbancato per ben 40 m. d'altezza); il solo fusto è alto 100 piedi romani (columna
centenaria) cioè 29,78 m. Sulla sommità, raggiungibile da una scala interna, stava la statua in bronzo dorato
dell’imperatore, oggi sostituita da quella di S. Pietro. È il primo caso di colonna coclide (con scala a chiocciola
interna) figurata, che servirà poi come modello per altri monumenti, tra cui la Colonna Antonina di piazza
Colonna, a Roma. La striscia figurata, dai margini rilevati e irregolari, sembra riprodurre un rotolo scrittorio,
simile a quelli conservati nelle biblioteche adiacenti. Una sorta di nastro lungo 200 m., interamente coperto
di rilievi, che dobbiamo immaginare dipinti e integrati con elementi e fregi metallici. L’imperatore compare
una sessantina di volte, in azioni militari e mentre arringa i soldati, oppure mentre presenzia i sacrifici o
riceve l’omaggio dei nemici vinti. Il suo atteggiamento è quello dell’uomo investito del comando, mai quello
dell’imperatore dotato di potere e natura divini, quale sarà in seguito nell’iconografia imperiale romana. La
narrazione delle due guerre daciche ha inizio con l’illustrazione delle fortificazioni romane lungo il Danubio e
il passaggio del fiume da parte dell’esercito, e si conclude con la deportazione dei vinti e dei loro armenti. Le
scene, che si susseguono l’una all’altra in sequenza narrativa continua, mostrano numerosi episodi di guerra
ma con una straordinaria ricchezza descrittiva di personaggi, ambienti naturali, fortificazioni e architetture
urbane che non ha precedenti nella scultura romana. L'opera è di un unico unico artista, designato come
Maestro delle Imprese di Traiano, realizzata però con l’aiuto di numerosi collaboratori. A lui si deve infatti il
tono unitario del ciclo figurato, elaborato però con infinite variazioni. Ogni singola scena è arricchita di
particolari drammatici, ma anche teneri o prodigiosi, di gesti e volti che comunicano tra loro, opere di
costruzione alacre e di combattimento. Su tutto domina la figura di Traiano come un instancabile direttore
d'orchestra.

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