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Piera Valenti

Prof Ordinario di Microbiologia


Università di Roma La Sapienza
Membro del Comitato Internazionale sulla Lattoferrina

NOTIZIE GENERALI

Dal 1993 ogni due anni si tiene l’International Conference on Lactoferrin che vede la
partecipazione di scienziati da tutto il mondo che per 5 giorni discutono sulla struttura, sulle
funzioni e sulle possibili applicazioni di questa proteina.
I temi del Convegno e le relative relazioni che vengono poi pubblicate su riviste internazionali sono
decisi da un Comitato Internazionale di Esperti di cui Piera Valenti, prof Ordinario di Microbiologia
presso l’Università di Roma La Sapienza fa parte.

Che cos’è la lattoferrina?

La lattoferrina è stata isolata negli anni 60 dal latte umano e bovino ed è, pertanto, una molecola
naturale, presente in tutte le secrezioni umane compreso il latte materno. È anche sintetizzata dai
neutrofili nei siti d’infezione e d’infiammazione. La lattoferrina umana e bovina condividono le
medesime funzioni tanto che la lattoferrina estratta dal latte bovino viene utilizzata in tutti gli studi
in vitro ed in vivo. È importante sottolineare che la Food and Drug Administration (FDA, USA) già
dal 2012 ha riconosciuto la lattoferrina bovina priva di effetti avversi (Generally Recognized as
Safe-GRAS) e l’ha classificata come un integratore alimentare. Pertanto, ribadisco, per chi lo
ignorasse, che la lattoferrina è un integratore alimentare privo di effetti avversi, riconosciuta da anni
utile per la salute umana e che non è un farmaco né sostituisce alcun farmaco.
Ma qual’ è il meccanismo d’azione della lattoferrina?
La ringrazio per avermi fatto questa domanda in quanto i detrattori della lattoferrina hanno ignorato
completamente diversi punti fondamentali del suo meccanismo d’azione. Ad esempio avrebbero
dovuto sapere che la lattoferrina è una proteina multifunzionale che non è solo in grado di
sequestrare 2 ioni ferrici per molecola ma che svolge contemporaneamente anche un’azione anti-
infiammatoria.
Esistono farmaci in grado di chelare gli ioni ferrici e la lattoferrina che vantaggio offre
rispetto a questi farmaci?
Esistono medicinali, conosciuti come agenti chelanti, utilizzati per rimuovere dall’organismo il
dannoso eccesso di ferro libero che induce la produzione di superossidi (specie reattive
dell’ossigeno) che danneggiano le cellule, gli organi e le loro funzioni. Inoltre, quest’eccesso
aumenta la suscettibilità dell’ospite alle infezioni. Tuttavia, anche se gli agenti chelanti sequestrano
il ferro diminuendone l’eccesso, essi provocano effetti avversi e, soprattutto non svolgono
un’azione anti-infiammatoria come la lattoferrina.
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Può spiegare meglio perché l’eccesso di ferro nell’organismo è associato all’infiammazione?
In condizioni fisiologiche, il ferro è legato a proteine e composti organici e non è libero mentre in
condizioni patologiche si osserva un eccesso di ferro libero nelle cellule e nelle secrezioni ed una
carenza di ferro in circolo (anemia da infiammazione). Infatti, durante i processi infiammatori il
metabolismo della cellula cambia anche in riferimento alla localizzazione del ferro. Infatti, il ferro
resta sequestrato nelle cellule e non può essere riversato nel circolo da parte di proteine specifiche
che vengono inibite dall’infiammazione. La lattoferrina risolve questo disordine metabolico perché
sia sequestra il ferro in eccesso e sia perché diminuisce l’infiammazione permettendo al ferro la sua
fisiologica collocazione nel circolo e non nell’interno delle cellule.
Ora è chiara la correlazione tra eccesso di ferro, infiammazione e lattoferrina ma qual è il
nesso tra la lattoferrina e l’infezione da SARS-CoV-2?
Come tutti sanno, l’infezione da SARS-CoV-2 provoca “una tempesta infiammatoria”. Come ho
detto prima, l’infiammazione induce disordini nel metabolismo del ferro come ha anche dimostrato
Nai et al del San Raffaele, Milano (2020) in riferimento al COVID-19. La replicazione del virus è
favorita dall’eccesso di ferro libero intracellulare. Pertanto, la somministrazione della lattoferrina
per via intranasale e orale sia sottraendo direttamente il ferro sia svolgendo una significativa attività
antiinfiammatoria, diminuisce la replicazione virale (Campione et al BioRxiv 2020).
Ma Lei ha anche dichiarato che la lattoferrina inibisce o diminuisce l’entrata di SARS-CoV-2
nelle cellule.

Si, certamente, lo confermo e qui entra in gioco la natura multifunzionale della lattoferrina. Infatti,
la lattoferrina oltre a sequestrare il ferro e a svolgere un potente attività anti-infiammatoria, grazie
alla sua natura fortemente positiva, è in grado di legarsi ai componenti superficiali negativi delle
cellule e dei virus, svolgendo così un’attività antivirale. In altre parole, la lattoferrina protegge le
cellule impedendo l’entrata del virus.

L’attività antivirale della lattoferrina era già nota prima dei vostri studi su SARS-CoV-2?

Si, certamente! In sintesi, è noto da tempo come la lattoferrina bovina sia efficace nell’inibire le
infezioni da virus a DNA o RNA con un meccanismo d’azione identico a quello che abbiamo
osservato con SARS-CoV-2.

Questo è ciò che si conosce su questa molecola, ma come si è svolto il vostro studio che ha
suscitato così numerose critiche? Può sintetizzarci i risultati?

Sono molto contenta di questa domanda perché mi permette di chiarire un punto molto importante
che per gli integratori non viene mai preso in considerazione: l’analisi di qualità dell’integratore

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(lattoferrina) che si somministra. Il nostro Gruppo, prima di iniziare la sperimentazione in
laboratorio e nei pazienti, ha approfonditamente analizzato la lattoferrina che avremmo utilizzato
nello studio, al fine di verificarne la purezza e funzionalità. Queste analisi, anche se non richieste
dalla normativa degli integratori, sono, tuttavia, fondamentali per noi, perché garantiscono l’
attendibilità, ripetitività ed affidabilità dei risultati ottenuti. Stabilita la purezza e l’integrità della
proteina, abbiamo proceduto ai test di laboratorio per stabilire l’attività antivirale utilizzando due
linee cellulari. Abbiamo così osservato che la lattoferrina può inibire le fasi precoci dell’infezione
da SARS-CoV-2 grazie al suo legame con le cellule e con spike come dimostrato in silico dal Prof.
Falconi dell’Università di Tor Vergata. In sintesi la lattoferrina legandosi ai virus e alle cellule
svolge un’azione di contrasto all’ infezione virale e di protezione cellulare dall’ingiuria del virus.
Dopo questi dati, il Gruppo della profssa Campione e del prof Bianchi ha disegnato un trial clinico
prima su 32 pazienti positivi a SARS-CoV-2 divenuti ora 92 (25 asintomatici e 67 sintomatici) a cui
la lattoferrina veniva somministrata per via intranasale ed orale (Campione et al Luglio 2020 e
Dicembre 2020, rispettivamente)

La vostra ricerca ha tuttavia originato critiche nella comunità scientifica come, ad esempio,
che non ci sono evidenze cliniche sull’efficacia contro SARS-CoV-2. Che cosa risponde a
queste obiezioni?

Le prove di laboratorio ottenute hanno creato un valido presupposto per proseguire la ricerca
disegnando uno studio pilota su pazienti affetti da COVID-19. Si sottolinea ancora che lo studio
pilota in questione non aveva, pertanto, lo scopo di evidenziare l’efficacia di un farmaco, ma solo di
verificare, preliminarmente, l’attività protettiva di questo integratore alimentare nei confronti
dell’ingiuria virale. Tengo anche a precisare che lo studio su integratori alimentari viene
normalmente condotto per dimostrare gli effetti sulla salute o sulla riduzione di un fattore di rischio
di malattia ai sensi del Regolamento (CE) 1924/2006; o per confermare la validità dell’indicazione
d’uso come ad esempio nel caso di alimenti a fini medici speciali di cui alla direttiva 99/21/CE,
attuata dal DPR 57/2002. Anche se il numero dei pazienti, pur se aumentati, è ancora esiguo,
l’arruolamento proseguirà. In ogni caso, anche i nuovi pazienti trattati mostrano una diminuzione
dei fenomeni infiammatori e tempi di negativizzazione dei tamponi molecolari più brevi rispetto ai
pazienti non trattati o trattati con la classica terapia.

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