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CORSO ECM Terapia parodontale e aspetti interdisciplinari

Modulo didattico 3

Decision making in chirurgia


mucogengivale
Fattori e scelte legati al successo clinico e alla stabilità
a lungo termine
Decision making in mucogingival surgery
Factors and choices related to clinical success and long-term stability

Raffaele Acunzo 1. Prevalenza ed eziologia della recessione gengivale


Laureato a pieni voti in Odontoiatria e Protesi dentaria nel 2009 presso l’Università degli Studi di
Milano. Attualmente riveste il ruolo di professore a contratto presso la Scuola di specializzazione 2. Sistemi classificativi
in Chirurgia odontostomatologica della stessa Università. Svolge con regolarità attività di 3. Rischio di progressione della lesione
ricerca orientata alla risoluzione di problematiche cliniche nell’ambito della parodontologia e
dell’implantologia insieme al team di ricerca del professor Giulio Rasperini. Revisore ad hoc per il 4. Indicazioni alle procedure chirurgiche e principi
Clinical Advances in Periodontics (online Journal of The American Accademy of Periodontology) e biologici
per il Journal of Periodontology. Autore di pubblicazioni scientifiche nazionali e internazionali.
5. Fattori predittivi legati alla copertura radicolare
Enrico Limiroli
Laureato in Odontoiatria e Protesi dentaria nel 2005 presso l’Università degli Studi di Milano; dal 5a. Fattori legati al paziente
2008 al 2015 è professore a contratto in Abitudini viziate e in Parodontologia presso la Scuola di 5b. Fattori legati al sito
specializzazione in Ortodonzia. Dal 2005 è tutor nel corso di Odontoiatria e Protesi dentaria presso 5c. Fattori legati alla procedura chirurgica
il Reparto di Parodontologia della Clinica odontoiatrica dell’Università degli Studi di Milano. Autore
di pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali. Dal 2005 svolge attività privata presso i propri
6. Strategie di trattamento delle recessioni gengivali
studi di Fara Gera d’Adda (BG) e Borgo San Giacomo (BS). singole
Angelina Gorbunkova 6a. Lembo avanzato coronalmente
Laureata in Odontoiatria presso l’Università di Medicina e Odontoiatria di Mosca nel 2009, si è 6b. Lembo bipapillare
specializzata in Odontoiatria generale e in Odontoiatria conservativa presso la stessa Università. 6c. Lembo scivolato laterale
Tutor nel corso di Odontoiatria e Protesi dentaria presso il Reparto di Parodontologia della Clinica
odontoiatrica dell’Università degli Studi di Milano. Tutor nel corso di Igiene orale dell’Università 7. Strategie di trattamento delle recessioni gengivali
degli Studi di Milano. Autore di pubblicazioni su riviste scientifiche. Dottorato di ricerca presso multiple
l’Università degli Studi di Milano (2016-2019).
7a. Lembo avanzato coronalmente
Michele Codari 7b. Tecnica a tunnel
Laureato in Odontoiatria e Protesi dentaria nel 2017 presso l’Università degli Studi di Milano. È
professore a contratto per il corso di Parodontologia (Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria) 7c. Soft tissue wall technique
dello stesso Ateneo e membro del team di ricerca del professor Giulio Rasperini. Tutor e medico 8. Utilizzo di innesti connettivali e biomateriali in
frequentatore presso il reparto di Parodontologia della Clinica odontoiatrica dell’Ospedale Policlinico di
Milano. Autore di pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali nell’ambito della parodontologia.
chirurgica plastica parodontale
8a. Innesto connettivale
8b. Rigenerazione tessutale guidata
Corrispondenza: 8c. Amelogenine
raffa.acunzo@gmail.com 8d. Matrici in collagene
9. Fattori legati alla stabilità a lungo termine del
PAROLE CHIAVE margine gengivale
n recessione gengivale n innesto connettivale n chirurgia 9a. Trauma da spazzolamento
mucogengivale n fenotipo parodontale 9b. Lesioni cervicali non cariose
10. Il ruolo delle suture in chirurgia plastica parodontale
KEY WORDS 10a. Reazione dei tessuti alla presenza delle suture
n gingival recession n connective tissue graft n mucogingival 11. Valutazione estetica
plastic surgery n periodontal phenotype 12. Decision making
13. Bibliografia

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egli ultimi vent’anni, clinici e ricercatori hanno dimo- anni, del 90% negli individui a 30 anni e del 100% dei sog-
strato un sempre crescente interesse nei confronti getti a 40 anni di età. La localizzazione preferenziale del
delle metodiche chirurgiche finalizzate alla ricostru- difetto mucogengivale era questa volta rappresentata dal-
zione dei tessuti molli tanto intorno ai denti naturali le aree interprossimali. Da simili osservazioni è pertanto
quanto intorno agli impianti dentali. Negli anni 60-70 la chi- possibile ipotizzare che, mentre nella popolazione norvege-
rurgia mucogengivale si concentrava prevalentemente sulla se l’eziologia della recessione era prevalentemente legata
risoluzione dei cosiddetti difetti mucogengivali, intesi come al traumatismo meccanico da spazzolamento (recessione
condizioni legate alla mancanza di un’adeguata quota di tes- gengivale di natura non infiammatoria), nello Sri Lanka la
suto cheratinizzato in senso sia verticale (altezza) che oriz- comparsa del difetto mucogengivale era associato alla pre-
zontale (spessore). L’innesto connettivale libero ha rappre- senza della malattia parodontale (recessione gengivale di
sentato per diverso tempo l’approccio chirurgico di elezione, natura infiammatoria).
anche sulla base delle conclusioni di Lang e Löe1 in merito Goldman e Cohen9, negli anni 70, hanno enfatizzato il ruolo
alla necessità di possedere una quota sufficiente di tessu- dell’infiammazione nella genesi della recessione gengivale,
to cheratinizzato al fine di poter mantenere la salute paro- sottolineando come il processo infiammatorio possa deter-
dontale. Quando studi successivi2 hanno infine dimostrato minare la crescita e l’anastomosi delle cosiddette «rete pe-
come il mantenimento della salute parodontale sia in realtà gs» dell’epitelio orale, favorendo la formazione di cleft gengi-
legato a un adeguato controllo microbiologico della placca vali. Uno studio su modello animale ha, inoltre, dimostrato
batterica, anche in assenza di una sufficiente quota di tes- come l’infiammazione gengivale localizzata possa determi-
suto cheratinizzato, anche le procedure chirurgiche muco- nare la proliferazione delle cellule epiteliali nel contesto del
gengivali hanno subìto una profonda evoluzione, raffinando- tessuto connettivo, inducendo il collasso dello strato epite-
si per garantire, come obiettivo, la copertura delle superfici liale stesso e la conseguente formazione di una recessione
radicolari esposte. Quando poi anche la percezione del risul- gengivale10. In senso più generale, l’accumulo di placca bat-
tato estetico da parte del paziente è divenuta un parametro terica, probabilmente a prescindere dallo stato di salute pa-
fondamentale per la valutazione del successo clinico della rodontale del paziente, può causare recessione gengivale,
terapia, la definizione di “chirurgia mucogengivale” è stata ri- specialmente nei soggetti con biotipo parodontale sottile o in
vista dall’Accademia Americana di Parodontologia in “chirur- circostanze di difficoltosa detersione degli elementi dentari.
gia plastica parodontale”3. Sebbene il processo infiammatorio sia storicamente ritenu-
to il fattore cardine nella genesi della recessione gengivale,
quest’ultima deve essere ritenuta oggi una manifestazione
1. Prevalenza ed eziologia della clinica a eziologia multifattoriale. Di seguito vengono elenca-
recessione gengivale ti altri possibili fattori predisponenti:
La recessione gengivale, definita come spostamento in di- ■■quota ridotta o assente di tessuto cheratinizzato11;
rezione apicale del margine gengivale in relazione alla giun- ■■movimento ortodontico che porta alla vestibolarizzazione
zione smalto-cemento (Cemento-Enamel Junction, CEJ)4, ri- degli elementi dentari12;
sulta essere di ampio riscontro nella popolazione5-7, sia in ■■trauma diretto associato a malocclusione di classe II13;
presenza che in assenza di mantenimento igienico ottima- ■■infezione acuta da herpes simplex virus14;
le8. Come dimostrato da uno studio longitudinale di coorte ■■piercing15.
in parallelo (Norvegia e Sri Lanka) condotto da Löe e colla-
boratori8, la prevalenza e la possibile eziologia della stessa
manifestazione clinica (la recessione gengivale) dipendono 2. Sistemi classificativi
strettamente dalla popolazione oggetto di studio. Nella po- In letteratura si possono rinvenire tre metodiche di classifi-
polazione norvegese, infatti, la prevalenza della recessione cazione delle recessioni gengivali che tengono in considera-
gengivale era del 60% in soggetti di 20 anni di età, per poi zione rispettivamente:
aumentare fino al 90% dopo i 50 anni, con la tendenza a lo- ■■la prognosi del trattamento;
calizzarsi preferenzialmente a livello delle superfici vestibo- ■■la relazione tra la perdita di attacco clinico a livello vesti-
lari. Nello Sri Lanka, la prevalenza della recessione gengiva- bolare e a livello interprossimale;
le era invece maggiore del 30% nei soggetti prima dei 20 ■■la presenza di abrasioni cervicali.

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Miller nel 198516 ha proposto per primo quattro Classi di Sulla base della propria esperienza clinica, Miller16 suggeri-
recessione gengivale sulla base del livello del margine sce che la copertura radicolare completa (Complete Root Co-
gengivale in relazione alla giunzione mucogengivale (Mu- verage, CRC) può essere ottenuta nel trattamento chirurgico
co-Gingival Junction, MGJ) e al livello dell’osseo alveolare delle recessioni di Classe I e II, mentre una copertura radi-
sottostante (Figura 1): colare parziale (Partial Root Coverage, PRC) deve essere at-
■■Classe I: la recessione non raggiunge la giunzione muco- tesa nella risoluzione dei difetti di Classe III. Infine, nessu-
gengivale; na copertura radicolare poteva essere ottenuta nei casi di
■■Classe II: il margine gengivale raggiunge la giunzione mu- recessione gengivale di Classe IV.
cogengivale, ma senza perdita di osso a livello interpros- Cairo e collaboratori17 hanno proposto più di recente un siste-
simale; ma di classificazione che identifica tre tipi di recessione gen-
■■Classe III: il margine gengivale si trova in corrispondenza givale, in relazione al rapporto esistente tra la perdita di at-
o in posizione più apicale rispetto alla linea mucogengiva- tacco clinico a livello vestibolare e a livello interdentale.
le, in associazione a perdita ossea interprossimale e/o a La recessione gengivale di Tipo 1 non si associa a perdita di
malposizione dentale; attacco clinico interprossimale; la recessione di Tipo 2 è as-
■■Classe IV: le recessioni sono caratterizzate da una grave sociata a perdita di attacco clinico interprossimale minore o
perdita ossea a livello interprossimale e/o da un grave uguale alla perdita di attacco intercorsa sul versante vestibo-
malposizionamento dentale. lare dello stesso dente; infine, la recessione gengivale di Tipo
3 presenta una perdita di attacco clinico a livello interprossi-
male maggiore di quella verificatasi a livello vestibolare. Tale
Classe I Classe II
sistema classificativo si è inoltre dimostrato in grado di pre-
vedere la riduzione finale della recessione dopo trattamen-
to chirurgico con un elevato livello di confidenza (p<0,0001),
supportando così l’importanza di analizzare in fase preope-
ratoria la perdita di attacco clinico a livello interdentale co-
me fattore prognostico.
In maniera complementare alla valutazione del livello dei
Classe III Classe IV tessuti molli, Cairo e collaboratori18 hanno poi sviluppato un
sistema di classificazione che prendesse in considerazione
anche i difetti del tessuto dentale mineralizzato nelle aree col-
pite dalla recessione gengivale. Questo sistema classificativo
tiene in considerazione la presenza (A) o l’assenza (B) della
giunzione cemento-smalto, così come la presenza (+) o l’as-
senza (-) di discrepanze superficiali del tessuto dentale cau-
sate da fenomeni di abrasione (Figura 2).
1
1. Classificazione delle recessioni gengivali secondo Miller.
Classe I: la recessione non raggiunge la giunzione mucogengivale
e l’outcome chirurgico finale risulta essere positivo (copertura
3. Rischio di progressione della lesione
Pur essendo universalmente riconosciuto il ruolo del biofilm
radicolare completa); Classe II: il margine gengivale raggiunge
la giunzione mucogengivale, ma senza perdita di osso a livello batterico nella genesi della recessione gengivale, un ottima-
interprossimale con prognosi totalmente favorevole del trattamento le controllo microbiologico del cavo orale non sembra esse-
come nella Classe I; Classe III: il margine gengivale si trova re sufficiente a prevenire una progressione sul piano clinico
in corrispondenza o in posizione più apicale rispetto alla linea di simili difetti mucogengivali. Matas e collaboratori19 han-
mucogengivale, in associazione a perdita ossea interprossimale no, infatti, osservato che, in un gruppo di studenti di odon-
e/o malposizione dentale. La copertura radicolare risulterà
toiatria, l’85% dei soggetti analizzati presentavano almeno
essere parziale; Classe IV: le recessioni sono caratterizzate da
una grave perdita ossea a livello interprossimale e/o un grave una recessione gengivale e che, a distanza di 10 anni, lo
malposizionamento dentale con prognosi del trattamento sempre stesso pool di soggetti mostrava un significativo aumento
negativa del numero di siti affetti con un incremento anche della se-

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ticolarmente complessi, soprattutto se si considera che
buona parte della superficie di contatto per il lembo/inne-
sto è rappresentata dalla superficie radicolare che, per de-
finizione, è un’interfaccia del tutto avascolare. Wildeman e
Wentz21 hanno suddiviso il processo di guarigione dopo alle-
stimento di un lembo peduncolato in quattro fasi.
■■Fase di adattamento (0-4 giorni): il lembo chirurgico risulta
essere separato dalla radice da uno strato sottile di fibri-
na e le cellule epiteliali in fase di proliferazione iniziano a
entrare in contatto con la superficie radicolare.
2 ■■Fase di proliferazione (4-21 giorni): il tessuto connettivale
2. Classificazione delle recessioni gengivali secondo Cairo inizia a invadere il sottile strato di fibrina partendo dalla
e collaboratori. 1: la giunzione smalto-cemento (CEJ) risulta
base del lembo, mentre fibroblasti sono rilevabili in pros-
conservata in assenza di discrepanze orizzontali dei tessuti duri
del dente; 2: CEJ conservata in presenza di abrasione dei tessuti simità della superficie radicolare in corso di differenzia-
duri dentali; 3: CEJ non più visibile clinicamente, ma assenza di zione in cementoblasti. La superficie della radice risulta
discrepanza orizzontale dei tessuti duri dentali; 4: CEJ non visibile in essere rivestita da uno strato epiteliale nella porzione più
associazione ad abrasione dei tessuti duri dentali con discrepanza coronale della ferita, mentre a livello apicale si rileva un
sul piano orizzontale sottile strato di tessuto connettivale anche se, in questa
fase, le fibre connettivali non sono ancora inserite funzio-
verità della condizione (in termini di aumento della profon- nalmente lungo la superficie radicolare.
dità media), nonostante un eccellente controllo della plac- ■■Fase di stabilizzazione (21-28 giorni): le fibre connettivali si
ca batterica. Inoltre, una recente revisione sistematica della inseriscono lungo uno strato di cemento neodeposto nel-
letteratura ha evidenziato un elevato rischio di progressio- la parte apicale del difetto.
ne della recessione gengivale in assenza di trattamento chi- ■■Fase di maturazione (1-6 mesi): questa fase è caratteriz-
rurgico: il 78,1% dei siti affetti da recessione gengivale alla zata da un’importante proliferazione delle fibre collage-
baseline ha registrato un aumento della gravità della reces- ne, che determina la formazione di una quota variabile di
sione durante un periodo di follow-up di 2 anni e il 79,3% tessuto connettivale compreso tra il limite coronale della
dei pazienti ha mostrato un aumento del numero di difetti cresta ossea e quello apicale dell’epitelio giunzionale for-
di recessione20. In conclusione, dai dati derivanti dalla let- matosi nella porzione più coronale del difetto.
teratura possiamo supporre un’elevata tendenza alla pro- Nel caso in cui la procedura chirurgica preveda l’utilizzo di
gressione delle recessioni gengivale non sottoposte a trat- un innesto posizionato al di sotto di un lembo peduncolato,
tamento chirurgico, anche in presenza di mantenimento il fenomeno di guarigione risulta di gran lunga più comples-
igienico ineccepibile. so. Bisogna infatti considerare che la sopravvivenza dell’in-
nesto dipende strettamente dall’apporto vascolare fornito
dal lembo peduncolato che lo ricopre e dal letto ricevente
4. Indicazioni alle procedure chirurgiche sul quale viene adagiato. Caffesse e collaboratori22 hanno
e principi biologici dimostrato come, in uno studio condotto su modello anima-
Le principali indicazioni all’esecuzione di procedure chirur- le, a distanza di 7 giorni dal posizionamento di un innesto
giche di ricopertura radicolare sono le seguenti: motiva- connettivale al di sotto di un lembo peduncolato si realiz-
zioni estetiche, risoluzione dell’ipersensibilità dentinale, in- zi la formazione di un coagulo ematico a livello dell’interfac-
cremento della quota di tessuto cheratinizzato per ridurre il cia lembo-innesto. La rivascolarizzazione del lembo è qua-
rischio di progressione della lesione stessa. Indipendente- si del tutto completata in questa fase, grazie all’intervento
mente dall’approccio chirurgico selezionato, le metodiche di dei plessi capillari parodontale e sopraperiostale che, cre-
ricopertura radicolare prevedono il posizionamento di un lem- ando anastomosi con la rete capillare preesistente nel con-
bo, associato o meno a un innesto connettivale/matrice, sul- testo dell’innesto connettivale, garantiscono l’apporto ema-
la superficie radicolare esposta in cavità orale. tico a quest’ultimo e al lembo stesso. La rivascolarizzazione
Gli eventi biologici che ne conseguono risultano essere par- dell’area di intervento risulta perfettamente completata do-

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po 14 giorni; dopo 28 giorni dalla chirurgia anche la for- Tabella 1 – Effetti del fumo come fattore predittivo negativo
mazione dell’epitelio giunzionale a ridosso della superficie per la ricopertura radicolare
radicolare risulta ultimata, senza alcuna separazione tra il EFFETTI DELLA NICOTINA
lembo e l’innesto di connettivo. Simili osservazioni hanno Riduzione dell’apporto vascolare
quindi portato all’ipotesi che l’utilizzo di innesti connettiva-
Riduzione della proliferazione dei fibroblasti gengivali
li in associazione a lembi peduncolati rappresenti una stra-
tegia chirurgica valida nella ricopertura radicolare, grazie al- Riduzione della produzione di fibre collagene

la rapidità e all’efficacia nel processo di rivascolarizzazione Aumento dell’attività collagenasica dei fibroblasti gengivali
dell’area di intervento. Inibizione della migrazione e della adesione dei fibroblasti gengiva
EFFETTI DELLA FRAZIONE VOLATILE DEL FUMO DI TABACCO

5. Fattori predittivi legati alla copertura Azione citotossica nei confronti dei fibroblasti gengivali

radicolare Inibizione dell’adesione dei fibroblasti gengivali

Tabella 2 – Metodiche di valutazione dello spessore dei tessuti


5a. Fattori legati al paziente
Il fumo, potenziale fattore predittivo negativo per la ricoper- VALUTAZIONE QUANTITATIVA VANTAGGI E SVANTAGGI
tura radicolare, è strettamente associato a un’alterazione Misurazione con file • semplice da eseguire
endodontico/ago • poco costosa
del normale processo di guarigione della ferita parodonta- e stop in silicone • non richiede strumentazione particolare
le inducendo vasocostrizione, occlusione microvascolare, • può essere eseguita preoperatoriamente
ischemia tessutale e un più elevato rischio di infezione po- • deve essere eseguita sotto anestesia
stoperatoria23 (Tabella 1). Una revisione sistematica della Ultrasuoni • non invasiva
• richiede strumentazione particolare
letteratura ha dimostrato come dopo innesto connettivale • può essere eseguita preoperatoriamente
per ricopertura radicolare i soggetti fumatori presentasse-
CBCT • invasiva (costo biologico per il paziente)
ro una minore riduzione della profondità della recessione, • richiede strumentazione particolare
un guadagno di attacco clinico inferiore e una maggiore • può essere eseguita preoperatoriamente
frequenza di copertura radicolare parziale rispetto ai sog- Spessimetro • non invasiva
getti non fumatori. Tuttavia, la stessa revisione ha dimostra- • poco costosa
• deve essere eseguita in fase intraoperatoria
to come l’effetto negativo del fumo incida in maniera inferio-
re nella prognosi del trattamento se si utilizza il solo lembo VALUTAZIONE QUALITATIVA VANTAGGI E SVANTAGGI
avanzato coronalmente senza innesto connettivale24. Valutazione visiva • non invasiva
• può essere eseguita preoperatoriamente
• misurazione non oggettiva
5b. Fattori legati al sito Sonda parodontale in • non invasiva
Tra i fattori da valutare in fase di programmazione chirurgica trasparenza • non richiede strumentazione particolare
ritroviamo sicuramente la quota (spessore e altezza) di tessu- • può essere eseguita preoperatoriamente
to cheratinizzato apicale alla recessione da trattare. Lo spes- Sonda per il biotipo • non invasiva
(Figura 3) • può essere eseguita preoperatoriamente
sore del tessuto cheratinizzato può rappresentare un fattore • misurazione oggettiva ripetibile
critico per il successo clinico della ricopertura radicolare con
lembo avanzato coronalmente25. Secondo i risultati di un ca-
se series, esiste un’associazione positiva statisticamente nico della procedura chirurgica27. Nella tabella 2 sono elen-
significativa tra lo spessore del lembo e la frequenza di co- cate le possibili metodiche di valutazione dello spessore dei
pertura radicolare completa: uno spessore del lembo di al- tessuti molli. Nella figura 3 viene presentato un caso clinico
meno 0,8 mm sembra essere necessario per poter ottene- che illustra l’utilizzo di una sonda per la valutazione del bio-
re una condizione di ricopertura radicolare completa26. In tipo per valutare lo spessore dei tessuti molli.
maniera analoga, anche la revisione sistematica della lette- Non risulta ancora ben chiaro il ruolo nell’esito chirurgico
ratura pubblicata da Hwang e collaboratori ha messo in luce delle procedure di ricopertura radicolare della dimensione
il forte valore predittivo dello spessore del tessuto cherati- apico-coronale (altezza) del tessuto cheratinizzato alla ba-
nizzato apicale alla recessione in relazione al successo cli- seline. L’unica osservazione che possiamo riportare fa rife-

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supporto a livello interdentale è stata storicamente consi-
derata una grande limitazione al trattamento chirurgico del-
la recessione gengivale. Tuttavia, secondo Cairo e collabo-
ratori, una condizione di CRC è comunque ottenibile nel
25% dei casi anche per recessioni singole in associazio-
ne a perdita di supporto osseo a livello interdentale ugua-
le o inferiore alla perdita intercorsa a livello vestibolare17.
Lo stesso gruppo di ricerca ha poi ottenuto una frequenza di
copertura radicolare completa pari al 28% a seguito del trat-
tamento di recessioni singole mascellari con lembo avanza-
to coronalmente, frequenza che ha raggiunto il 52% nei casi
in cui è stato utilizzato un innesto connettivale in associazio-
ne alla tecnica CAF32. Nei casi di recessione gengivale asso-
ciata a perdita di attacco a livello interdentale, l’uso dell’in-
3 nesto di connettivo concorre anche nella maggiore stabilità
3. Caso clinico di esempio di valutazione qualitativa del fenotipo a lungo termine del risultato chirurgico33.
parodontale. Come illustrato nelle immagini, è possibile percepire
in trasparenza attraverso il tessuto gengivale tutti e tre i colori: di 5c. Fattori legati alla procedura chirurgica
conseguenza, il biotipo parodontale è classificato come sottile Un momento cruciale della fase chirurgica è rappresentato
sicuramente dalla decontaminazione della superficie radi-
rimento a un case series con follow-up a 8 anni su pazienti colare inizialmente esposta in cavità orale. Tale decontami-
trattati per recessioni singole, le cui conclusioni hanno mes- nazione ha il fine ultimo di ripristinare una biocompatibilità
so in luce che tanto maggiore è la profondità della reces- elevata tra il lembo/innesto e la superficie radicolare stes-
sione alla baseline tanto minore risulta essere la quantità sa durante la fase di guarigione della ferita. Le metodiche
di tessuto cheratinizzato in senso apico-coronale, con con- descritte in letteratura possono essere di natura meccanica
seguente riduzione della frequenza di copertura radicolare oppure chimica (Tabella 3). Pini-Prato e collaboratori34 non
completa nei casi trattati e minore stabilità del margine gen- hanno rilevato alcuna differenza statisticamente significati-
givale nel lungo termine28. va nell’outcome chirurgico dopo condizionamento radicolare
La dimensione della papilla interdentale può rappresenta- mediante polishing (coppetta in gomma e pasta da profilassi)
re un ulteriore fattore in grado di influenzare l’efficacia del- oppure mediante levigatura radicolare. Anche il rischio di re-
le procedure di ricopertura radicolare per recessioni singole cidiva post-trattamento sembra non essere influenzato dalla
con lembo avanzato coronalmente. Saletta e collaboratori29 metodica di decontaminazione utilizzata, come dimostra uno
hanno evidenziato una correlazione inversa tra altezza della studio clinico con follow-up a 14 anni34.
papilla e frequenza di copertura radicolare completa: mino-
re è l’altezza della papilla maggiore è la frequenza di CRC. Tabella 3 – Metodiche per il condizionamento della superficie
Tale osservazione deve essere contestualizzata con l’analisi radicolare
morfologica del biotipo parodontale secondo Olsson e Lin- CONDIZIONAMENTO MECCANICO
dhe: soggetti con papilla di altezza ridotta e base di impian- Levigatura radicolare
to ampia sono classificanti come aventi un biotipo parodon- Strumenti sonici/ultrasonici
tale spesso, e viceversa30. Al contrario, uno studio clinico
Strumenti rotanti
controllato randomizzato che confrontava l’utilizzo dell’inne-
sto connettivale verso una matrice dermica acellulare per la Polishing
ricopertura radicolare ha rilevato una relazione positiva tra CONDIZIONAMENTO CHIMICO
altezza e base di impianto della papilla interdentale. Infatti, EDTA
solamente i siti con altezza della papilla ≥5 mm presentava- Tetracicline
no una copertura radicolare completa31.
Acido citrico
Partendo dalle osservazioni di Miller del 1985, la perdita di

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Il confronto tra strumentazione manuale o con ultrasuoni al-
lo stesso modo ha fallito nel trovare differenze significative
nel lungo termine tra le due metodiche di condizionamen-
to radicolare dopo il trattamento di recessioni singole con
lembo avanzato coronalmente35. L’utilizzo di decontaminan-
ti chimici, come acido citrico o tetraciclina-HCl, sembra non
aggiungere un beneficio sostanziale nelle procedure di rico-
pertura radicolare36. L’uso delle tetracicline deve essere co-
munque attentamente valutato su denti vitali in quanto, in ca-
so di recidiva post-trattamento della recessione, è possibile il
verificarsi di una accentuata ipersensibilità dentinale dell’ele-
mento dentale. Possiamo quindi concludere che dai dati del-
la letteratura non giungono con chiarezza indicazioni circa la
reale necessità delle metodiche di decontaminazione radico-
lare, così come non è possibile identificarne con chiarezza la
superiorità di una rispetto a un’altra.
La tensione residua del lembo può rappresentare un altro
fattore critico per il successo della terapia chirurgica delle re-
cessioni gengivali. Una eccessiva tensione in seno al lem-
bo, infatti, può interferire durante la guarigione determinan-
do una riduzione dell’apporto ematico proveniente dal plesso
sopra-periostale alterando la sopravvivenza del lembo stes-
so al di sopra della superficie avascolare rappresentata dalla
radice del dente37. Una tensione residua del lembo inferiore
ai 4 g si è dimostrata associata a una frequenza di CRC del
100%; valori di tensione residua superiori ai 4 g si associa-
no a copertura radicolare parziale38. Infine, la posizione del
margine gengivale in relazione alla giunzione smalto-cemen-
4
to al termine della procedura chirurgica è un altro importan-
te fattore prognostico per la copertura delle superfici radi- 4. A: realizzazione di un lembo trapezoidale (secondo Allen e Miller,
colari esposte. Pini Prato e collaboratori39 hanno dimostrato 1985) con incisioni verticali di rilascio poco divergenti tra loro. Le
incisioni verticali si estendono oltre la linea mucogengivale, per
come una condizione di copertura radicolare completa pos-
poter permettere un adeguato avanzamento coronale del lembo;
sa essere ottenuta solo nei casi in cui il margine gengivale un’incisione intrasulculare intorno alla recessione gengivale permette
venga riposizionato con la sutura almeno 2 mm in posizione di raccordare le due incisioni verticali; lo scollamento del lembo è a
più coronale rispetto alla giunzione smalto-cemento. mezzo spessore per tutta la sua estensione. B: realizzazione di un
lembo trapezoidale (secondo Pini-Prato, 1992) con incisioni verticali
di rilascio divergenti tra loro per realizzare una base di impianto del

6. Strategie di trattamento lembo di maggiori dimensioni; due incisioni orizzontali raccordano le


due incisioni verticali; lo scollamento del lembo è a tutto spessore
delle recessioni gengivali singole fino alla linea mucogengivale, mentre diventa a mezzo spessore oltre
la linea mucogengivale; l’estensione delle incisioni verticali è sempre
6a. Lembo avanzato coronalmente oltre la MGJ. C: realizzazione di un lembo trapezoidale (secondo
Il lembo avanzato coronalmente (Coronally Advance Flap, Zucchelli, 2007). Due incisioni orizzontali vengono realizzate a
CAF) è una procedura di ricopertura radicolare che, per una distanza dalla sommità della papilla anatomica uguale alla
profondità della recessione + 1 mm. Lo scollamento del lembo segue
definizione, prevede lo spostamento chirurgico del tessu-
un approccio di tipo “split-full-split”: a mezzo spessore a livello
to molle apicale alla recessione in posizione più coronale. delle papille chirurgiche e delle incisioni verticali di rilascio, a tutto
Nel 1926, Norberg40 delineò alcuni aspetti della procedu- spessore nella porzione centrale del lembo e nuovamente a mezzo
ra chirurgica, ma Bernimoulin e collaboratori41, nel 1975, fu- spessore oltre la linea mucogengivale

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rono i primi a descrivere la tecnica del lembo avanzato co-
ronalmente per il trattamento delle recessioni sia singole
che multiple, in casi che necessitavano di un successivo au-
mento del tessuto gengivale mediante «free gingival graft».
Una successiva modifica alla tecnica chirurgica fu proposta
nel 1989 da Allen e Miller42: la metodica prevedeva la rea-
lizzazione di un lembo trapezoidale a spessore parziale con
due incisioni verticali di rilascio, il suo successivo scollamen-
to oltre la giunzione mucogengivale per garantire un corretto
riposizionamento coronale del tessuto cheratinizzato residuo
in sede apicale alla recessione da trattare (Figura 4A).
Pini Prato e collaboratori43, nel 1992, proposero la realizza-
zione di un lembo trapezoidale con incisioni verticali di rila-
scio leggermente divergenti tra loro, che si estendevano an-
che in mucosa alveolare (Figura 4B). Questo accorgimento
permette di ottenere un lembo peduncolato con un ampia
base di impianto e, di conseguenza, una maggiore vascolariz-
zazione residua nel contesto del lembo, migliorandone la so-
pravvivenza sulla superficie avascolare della radice. Un’altra
peculiarità della modifica alla tecnica proposta nel 1992 era
la dissezione a spessore differenziato del lembo trapezoida- 5
le: scollamento a tutto spessore fino alla linea mucogengiva- 5. A: recessione gengivale di 3 mm sull’elemento 13; B: realizzazione
le, a mezzo spessore oltre questo repere anatomico. dell’incisione orizzontale e delle incisioni verticali di rilascio per
L’ultima modifica alla tecnica CAF è stata poi proposta da allestimento del lembo trapezoidale; C: fase iniziale di sollevamento
De Sanctis e Zucchelli nel 200744 (Figura 4C). Nella figura 5 del lembo con approccio a mezzo spessore a livello delle papille
chirurgiche; D: scollamento del lembo a spessore totale fino a
è esemplificato un caso con questo disegno di lembo. La re-
esporre per almeno 2 mm la cresta ossea sottostante; lo scollamento
alizzazione del lembo ha inizio con due incisioni orizzontali bi- continua poi a mezzo spessore oltre la linea mucogengivale;
sellate (3 mm di lunghezza circa) eseguite sul lato mesiale e E: riduzione della prominenza radicolare del canino mediante utilizzo
distale rispetto alla recessione e situate a una distanza dalla di fresa diamantata a grana fine; F: decontaminazione iniziale
sommità delle papille anatomiche che è uguale alla profon- della superficie radicolare con mini curette; G: rifinitura della
dità della recessione più 1 mm. Seguono due incisioni verti- superficie radicolare con coppetta di gomma e pasta da profilassi a
granulometria fine; H: il lembo viene stabilizzato con suture interrotte
cali di rilascio bisellate e leggermente divergenti tra loro, che
lungo le incisioni di rilascio e con una sutura sospesa per garantirne
originano dalla fine delle due incisioni orizzontali e si esten- l’avanzamento coronale; I: follow-up a 1 anno dalla chirurgia;
dono fino a raggiungere la mucosa alveolare19. Così facendo L: Follow-up a 3 anni dalla chirurgia
si realizza un lembo trapezoidale che viene poi sollevato uti-
lizzando un approccio “split-full-split” procedendo in direzio- La dissezione del lembo continua poi a mezzo spessore in
ne coronale-apicale. Le papille chirurgiche vengono, infatti, mucosa alveolare fino a quando non è possibile eseguire una
scollate a mezzo spessore (mantenendo la lama del bistu- mobilizzazione coronale (oltre la giunzione smalto-cemento)
ri quasi parallela al piano osseo), mentre la porzione centra- del lembo in assenza di tensione residua. In questa fase è di
le del lembo (soprattutto la porzione apicale alla recessione grande importanza concentrarsi sull’eliminazione accurata di
che quindi ricoprirà in seguito la superficie radicolare) è scol- ogni inserzione muscolare in seno al lembo stesso, utilizzan-
lata a tutto spessore fino a esporre almeno 3 mm di tessu- do la lama del bisturi mantenuta parallela al piano del lembo.
to osseo apicale alla deiscenza ossea. Le incisioni verticali In seguito, le papille anatomiche vengono private dello strato
di rilascio vengono ribadite a mezzo spessore, preservan- epiteliale, al fine di creare due letti vascolari connettivali che
do così uno strato di periostio a protezione del tessuto os- serviranno per l’ancoraggio della sutura e per un corretto ap-
seo sottostante nelle aree più periferiche della zona di in- porto vascolare del lembo stesso. La stabilizzazione del lem-
tervento. bo viene eseguita con punti staccati a livello delle incisioni di

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Modulo didattico 3
6. A-D: visione preoperatoria della
recessione di 1,5 mm sull’elemento 22
che risulta essere fortemente ipersensibile
nonostante la piccola area di superficie
radicolare esposta in cavità orale;
E, F: esecuzione di incisioni paramarginali
oblique a livello degli spazi interdentali
per realizzazione del lembo a busta senza
incisioni verticali di rilascio; le incisioni
vengono realizzate a una distanza dalla
sommità della papilla uguale alla profondità
della recessione e si estendono fino al solco
del dente adiacente; G scollamento iniziale
a mezzo spessore delle papille chirurgiche;
H: controllo della tensione residua del
lembo, che deve risultare perfettamente
passivo e raggiungere una posizione più
coronale rispetto alla giunzione smalto-
cemento; I: disepitelizzazione delle papille
anatomiche; L: visione dell’area di prelievo
palatale dell’innesto epitelio-connettivale;
M: innesto connettivale disepitelizzato
in posizione sulla superficie radicolare;
N: stabilizzazione del lembo con sutura
sospesa; O: visione frontale della sutura in
posizione; P: follow-up

proccio chirurgico sfruttando le papille


interdentali come sito donatore di tessu-
to cheratinizzato per la ricopertura di su-
perfici radicolari esposte. Nella figura 7
è esemplificato un caso con la tecnica
del lembo bipapillare.
Più di recente è stata pubblicata una
modifica al disegno del lembo papilla-
6
re, finalizzata al miglioramento del risul-
rilascio, mentre una sutura sospesa a fionda intorno al den- tato estetico finale46. Un limite del disegno di lembo propo-
te garantisce la mobilizzazione coronale del margine gengiva- sto da Cohen e Ross, infatti, è l’anatomia inversa del nuovo
le e la sua compressione sulla convessità coronale del den- margine gengivale creato chirurgicamente dopo che le due
te. Nel caso in cui la recessione sia localizzata nel settore papille sono state suturate insieme. Il lembo bipapillare mo-
estetico della bocca, è possibile eseguire un lembo a busta dificato permette, invece, di anticipare la morfologia corret-
in assenza di incisioni verticali di rilascio, riducendo il rischio ta del margine gengivale, velocizzando il processo di guari-
di esiti cicatriziali durante la fase di guarigione (Figura 6). gione ed evitando eventuali rientri chirurgici di correzione46.

6b. Lembo bipapillare 6c. Lembo scivolato laterale


Nei casi in cui la quota di tessuto cheratinizzato apicale Grupe e Warren47 hanno descritto la possibilità di utilizzare
alla recessione sia insufficiente alla realizzazione di un il tessuto cheratinizzato adiacente alla recessione gengiva-
lembo avanzato coronalmente, l’alternativa di trattamen- le come sito donatore alternativo. Questa metodica chirur-
to può essere rappresentata dal lembo cosiddetto bipa- gica ha tra i suoi eventi avversi più frequenti la comparsa
pillare. Cohen e Ross45 hanno per primi descritto tale ap- di recessione gengivale a livello del sito donatore accom-

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7. A: visione al baseline di
7
una recessione di 5 mm 7. Strategie di trattamento
sull’elemento 33. Da notare delle recessioni gengivali multiple
la ridotta quota di tessuto
cheratinizzato in sede apicale
alla recessione gengivale. Le
7a. Lembo avanzato coronalmente
due papille interdentali risultano,
Il lembo avanzato coronalmente può essere utilizzato an-
di contro, ben rappresentate che nel trattamento delle recessioni multiple, nella sua va-
e di dimensioni adeguate per riante di lembo a busta proposto da Zucchelli nel 200049.
poter essere utilizzate come siti Il disegno del lembo prevede l’esecuzione di un numero
donatori alternativi di tessuto variabile di incisioni submarginali a livello degli spazi in-
cheratinizzato; B: realizzazione
terdentali che vanno così a delineare, insieme alle inci-
del lembo bipapillare cha ha inizio
con una incisione intrasulculare
sioni intrasulculari intorno alle recessioni gengivali, le pa-
intorno alla recessione gengivale, pille chirurgiche del lembo.
per poi estendersi in senso L’estensione mesio-distale
mesio-distale fino a raggiungere del lembo a busta deve in- L’estensione
quasi la sommità delle due cludere almeno un dente in mesio-distale
papille interdentali; queste ultime
più rispetto all’area di inter- del lembo a busta deve
vengono incluse completamente
all’interno del lembo al fine di
vento, sia sul lato mesiale includere almeno
prelevare l’intera quota di tessuto che su quello distale, per fa- un dente in più
cheratinizzato che andrà a cilitare il successivo avanza-
ricoprire la superficie radicolare mento coronale dello stesso
rispetto all’area
esposta; vengono poi realizzate le in assenza di incisioni verti- di intervento
due incisioni verticali di rilascio,
cali di rilascio. Il lembo vie-
leggermente divergenti tra loro;
C: le due papille chirurgiche
ne successivamente scollato servendosi di un approccio
vengono sollevate a mezzo split-full-split, così come descritto per il trattamento del-
spessore, lasciando in situ uno le recessioni singole. La stabilizzazione finale del lem-
strato di periostio che andrà bo è poi garantita da una serie di suture sospese a fion-
a proteggere il tessuto osseo da intorno ai denti, suture che vengono ancorate al letto
che resterà esposto nelle aree
connettivale ottenuto disepitelizzando le papille anatomi-
più periferiche della zona di
intervento; successivamente
che (Figura 8).
le due papille vengono suturate insieme con punti staccati,
per facilitarne la gestione chirurgica; solo dopo questa fase lo 7b. Tecnica a tunnel
scollamento a mezzo spessore procede oltre la linea mucogengivale,
Questa metodica, descritta per la prima volta da Zabale-
per poter rendere passivo il lembo; D: sebbene questa tipologia di
approccio chirurgico non necessiti di un particolare avanzamento
gui50, prevede la realizzazione di incisioni intrasulculari intor-
coronale, è preferibile stabilizzare il lembo bipapillare comunque in no alle recessioni gengivali, che vengono successivamen-
una posizione più coronale rispetto alla giunzione smalto-cemento; per te raccordate tra loro attraverso uno scollamento a mezzo
fare ciò, il lembo deve essere privo di tensione residua e quindi devono spessore che si estende oltre la linea mucogengivale. In
essere rimosse tutte le inserzioni muscolari in seno al lembo stesso; questo modo viene così creato un tunnel all’interno del qua-
le incisioni verticali di rilascio vengono suturate con punti staccati,
le verrà poi posizionato un innesto connettivale/matrice,
mentre il margine chirurgico del lembo viene riposizionato a mezzo di
una sutura a fionda sospesa; E: follow-up a 5 anni dalla chirurgia
che sarà stabilizzato con delle suture. Le papille interden-
tali non vengono interessate dalle incisioni, ma sono sola-
pagnata da perdita di supporto osseo. Successivamente è mente sottominate alla loro base per poterne consentire la
stato introdotto il cosiddetto “laterally advanced flap”48, una mobilizzazione insieme al lembo.
modifica alla tecnica chirurgica originale i cui risultati clinici Successivamente è stata proposta una modifica alla tecni-
sembrano rendere questo approccio di ricopertura radicola- ca originale che prevedeva di lasciare esposto l’innesto nel-
re più predicibile e sicuro rispetto a quello proposto da Gru- la porzione più coronale delle aree di recessione gengiva-
pe e Warren. le, introducendo una mobilizzazione in senso coronale del

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Modulo didattico 3

9
9. A: recessioni multiple a carico degli elementi 13,14 e 15;
B: vengono eseguite inizialmente delle incisioni intrasulculari
8 intorno alle singole recessioni, che saranno successivamente
raccordate tra loro attraverso uno scollamento a mezzo
8. A,B: visione preoperatoria delle recessioni multiple a carico spessore che si estende tanto in direzione mesio-distale che
degli elementi 21, 22 e 23; notare la prominenza del canino in direzione apicale oltre la linea mucogengivale; in questo
rispetto all’arco dentale e alla rotazione dell’incisivo centrale modo è possibile realizzare un tunnel sufficientemente capace
di sinistra; C: schematizzazione del disegno del lembo, che
di contenere l’innesto connettivale e in grado di avanzare
prevede l’esecuzione di incisioni paramarginali oblique a livello
coronalmente; le papille anatomiche non vengono sezionate,
degli spazi interdentali; queste incisioni vengono tracciate
ma solamente sottominate alla base, in modo da poter essere
partendo da un punto sul lato del dente identificato, riportando
dislocate in direzione coronale insieme al tunnel; C: viene
il valore di profondità dalla recessione dalla sommità dalla
successivamente prelevato un innesto epitelio-connettivale
papilla; D: realizzazione del lembo a busta; E,F: lo scollamento
dalla volta palatina, di dimensioni adeguata all’area di
del lembo avviene con approccio “split-full-split”, quindi le
intervento; l’innesto è poi disepitelizzato e posizionato
papille chirurgiche vengo elevate a mezzo spessore, la parte
all’interno del tunnel mediante l’ausilio di una sutura;
del lembo apicale alle recessioni a tutto spessore e infine lo
D: lembo primario e innesto vengono stabilizzati al di
scollamento oltre la linea mucogengivale nuovamente a mezzo
sopra delle superfici radicolari esposte con una sutura a
spessore; le papille anatomiche sono state poi disepitelizzate
e in corrispondenza del canino è stato posizionato un innesto materassaio incrociata modificata, che sfrutta la presenza
connettivale prelevato dalla volta palatina e stabilizzato con di resina composita a livello degli spazi interdentali per
punti staccati riassorbibili; G,H: stabilizzazione del lembo esercitare la trazione in senso coronale del margine chirurgico;
mediante suture sospese multiple che hanno la funzione di E: follow-up a 2 anni dalla chirurgia
avanzare coronalmente il lembo e di esercitare una azione
di compressione sul margine chirurgico al di sopra delle tunnel attraverso una serie di suture a materassaio incro-
convessità coronali dei denti; è di fondamentale importanza il ciato modificato, che sfruttano la presenza di spot di resina
controllo della tensione residua del lembo, che deve risultare
composita a livello interdentale come punti di ancoraggio. In
perfettamente passivo e raggiungere una posizione più coronale
rispetto alla giunzione smalto-cemento; I: follow-up a 3 anni
questo modo l’intera superficie dell’innesto viene ricoperta
dalla chirurgia; notare la presenza di una lieve recessione sul dal lembo primario51-52. Nella figura 9 è esemplificato un ca-
lato distale del 21, come conseguenza della rotazione del dente so di recessioni multiple nel settore estetico.

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10. A: valutazione
preoperatoria di un
caso di recessione
gengivale con perdita di
tessuto molle a livello
interdentale associato a
perdita di attacco clinico
mesiale all’elemento 23;
B: viene realizzato un
lembo trapezoidale con
incisioni verticali
di rilascio divergenti
tra loro, che si
raccordano per mezzo
di una incisione
orizzontale tracciata a
livello della base della
papilla sovrastante il
difetto osseo;
C: il lembo viene scollato
a tutto spessore per
esporre il difetto osseo
interdentale, che deve
essere correttamente
degranulato; notare la
componente infraossea
di circa 9 mm di
profondità;
D: il lembo deve essere
privato di ogni tensione
residua attraverso
l’eliminazione delle
inserzioni muscolari;
in questo modo sarà
possibile permetterne
l’avanzamento coronale
e la successiva
stabilizzazione;
E: le papille anatomiche
devono essere
accuratamente
10
disepitelizzate, creando
così un letto connettivale in grado di garantire un ulteriore apporto
7c. Soft tissue wall technique vascolare alla porzione più coronale del lembo, e sul quale verranno
anche stabilizzate le suture; F,G: il difetto osseo viene riempito
La Soft Tissue Wall Technique (STW) è stata proposta da
con osso bovino deproteinizzato e ricoperto con una membrana
Rasperini e collaboratori53 per il trattamento di reces- riassorbibile; H,I: il lembo viene avanzato coronalmente e stabilizzato
sioni gengivali associate a perdita di attacco clinico e con suture a fionda sospesa; in questo modo è possibile ricreare
di tessuto molle a livello interdentale (Figura 10). Un’in- una parete di tessuto molle estremamente stabile che contribuirà
cisione orizzontale viene realizzata alla base delle papil- alla stabilizzazione del coagulo e quindi alla rigenerazione del difetto
le interdentali, estendendosi di almeno un dente sul la- osseo; le incisioni verticali di rilascio sono suturate con punti
staccati, mentre la papilla al di sopra del difetto osseo viene chiusa
to sia mesiale che distale rispetto al difetto infraosseo.
con un doppio materassaio (orizzontale alla base e verticale sulla
Vengono poi realizzate due incisioni verticali di rilascio sommità della papilla); L: follow-up a 1 anno; M-O: radiografia
divergenti tra loro, completando così il lembo trapezoida- pre- e postoperatoria e di follow-up a 1 anno

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le che verrà successivamente scollato a tutto spessore. una volta sollevato lo strato epiteliale superficiale del pa-
Le papille anatomiche ancora in posizione devono esse- lato. La metodica trap door di prelievo dell’innesto con-
re disepitelizzate per creare dei letti di tessuto connetti- nettivale richiede senza dubbio un’elevata abilità chirur-
vale utili alla vascolarizzazione della porzione più corona- gica dell’operatore, risulta maggiormente dispendiosa in
le del lembo e alla stabilizzazione di quest’ultimo con le termini di tempo e, sebbene sia stata ideata per garan-
suture. La papilla interden- tire una guarigione per prima intenzione del sito donato-
tale localizzata al di sopra re, spesso si associa a fenomeni di necrosi della boto-
La stabilizzazione del difetto infraosseo viene la stessa. Questa metodica trova quindi indicazione in
del lembo è garantita sottominata alla base e ri- presenza di volte palatine caratterizzate da uno spesso-
da suture sospese baltata sul lato palatino/lin- re importante della mucosa, riducendo così il rischio di
a fionda e da punti guale per garantire un ade- guarigione alterata dopo il prelievo.
staccati lungo guato accesso al difetto La seconda metodica di prelievo che è possibile utiliz-
sottostante. zare prevede, invece, la rimozione di un innesto epite-
le incisioni di rilascio Nessun lembo viene allesti- lio-connettivale che viene successivamente privato dello
verticali to sul lato palatino/linguale. strato epiteliale con l’ausilio di una lama da bisturi55. La
Una volta degranulato il di- fase di disepitelizzazione dell’innesto deve essere ese-
fetto osseo e reso il lembo passivo attraverso l’accurata guita in maniera estremamente accurata, al fine di evi-
eliminazione di tutte le inserzioni muscolari, si procede tare la presenza di isole epiteliali che potrebbero inter-
all’avanzamento coronale del lembo. La stabilizzazione ferire con il normale processo di guarigione del lembo
del lembo è garantita da suture sospese a fionda e da primario, alterando anche il risultato estetico.
punti staccati lungo le incisioni di rilascio verticali. La pa- Sebbene non esistano dati in letteratura che suggeri-
pilla al di sopra del difetto osseo viene suturata con un scano la superiorità di una metodica sull’altra, possiamo
materassaio orizzontale alla base e con un materassaio ver- trarre alcune conclusioni che oggi fanno prevalere l’uso
ticale nella porzione più coronale, garantendo così una dell’innesto epitelio-connettivale:
perfetta chiusura del tessuto molle e una guarigione del ■■minore rischio di necrosi nell’area di prelievo con l’in-
sito per prima intenzione. nesto epitelio-connettivale, sebbene il tempo di guari-
gione del sito donatore risulterà essere più lungo (gua-
rigione per seconda intenzione);
8. Utilizzo di innesti connettivali ■■nessuna differenza tra le due tecniche in termini di as-
e di biomateriali in chirurgica plastica sunzione di antidolorifici, sanguinamento e disagio po-
parodontale stoperatorio per il paziente55;
■■maggiore distanza dal piano osseo con riduzione del
8a. Innesto connettivale dolore postoperatorio per l’innesto epitelio-connetti-
L’aggiunta di un innesto di tessuto connettivale (Connecti- vale.
ve Tissue Graft, CTG) al di sotto di un lembo peduncolato Indipendentemente dalla metodica utilizzata, l’innesto
è stata suggerita come metodica chirurgica predicibile deve avere delle dimensioni commisurate al sito riceven-
e sicura nelle procedure di ricopertura radicolare. Se- te, meglio se leggermente più esteso in senso mesio-di-
condo la revisione della letteratura pubblicata da Cairo stale rispetto all’area di recessione. In questo modo può
e collaboratori, l’uso di un innesto connettivale in asso- essere più facilmente stabilizzato attraverso punti stac-
ciazione con un lembo avanzato coronalmente permet- cati o suture incrociate al periostio circostante e può
te di ottenere la più alta probabilità di copertura radico- trarre un adeguato apporto vascolare da quest’ultimo
lare completa54. migliorando la sua sopravvivenza sulla superficie ava-
Il prelievo dell’innesto dalla volta palatina può essere di scolare della radice.
tipo connettivale puro, oppure può essere un innesto di Un altro aspetto importante da considerare durante il
tipo epitelio-connettivale. Nel primo caso viene preleva- prelievo dell’innesto è il rispetto di strutture vascolari
to utilizzando un accesso a botola, o “trap door”, meto- importanti come l’arteria palatina: è estremamente im-
dica che permette di raggiungere il tessuto connettivale portante confinare l’area di prelievo in senso mesio-di-

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stale tra primo premolare e primo molare, e mantener- Tabella 4 – Percentuali di copertura radicolare media e di
si molto vicini ai margini gengivali palatini. Diversamente copertura radicolare completa per il trattamento di recessioni
gengivali singole
dal passato, la tendenza odierna è quella di prelevare
innesti di piccole dimensioni e poco spessi, miglioran- TECNICA CHIRURGICA NUMERO DI STUDI MRC (%) CRC (%)
do la loro successiva vascolarizzazione al di sotto del CAF + CTG 28 84,7 51,8
lembo primario e riducendo così condizioni di deiscen- CAF 19 71,2 38,6
za di quest’ultimo con possibile conseguente sovrainfe-
zione del sito operatorio. Come dimostrato da Zucchelli CAF + EMD 9 86,9 58,6
e collaboratori56, la ridotta dimensione apico-coronale e CAF + GTR 16 64,7 24,2
lo spessore dell’innesto si associano a migliori risultati
CAF + AMD 10 75,4 37,1
estetici e a ridotta morbilità postoperatoria, senza alte-
razione del grado di predicibilità della procedura di rico- MRC: copertura radicolare media; CRC: copertura radicolare completa; CAF: lembo avanzato
coronalmente; CTG: innesto connettivale; EMD: derivato della matrice dello smalto; GTR: rigenerazione
pertura radicolare. tessutale guidata; AMD: matrici dermiche acellulari

8b. Rigenerazione tessutale guidata


L’applicabilità dei principi della rigenerazione tessuta- portato a considerare come alternativa al connettivo au-
le guidata (Guided Tissue Regeneration, GTR) alla chi- tologo l’uso di matrici eterologhe in collagene. Uno stu-
rurgia plastica parodontale è stata indagata negli ul- dio istologico su modello animale ha dimostrato come
timi decenni, nel tentavo di poter rigenerare l’attacco una matrice in collagene suino fosse in grado di promuo-
clinico andato perso nelle aree di recessione gengiva- vere la rigenerazione dei tessuti molli e un nuovo attacco
le57. Secondo i dati presenti in letteratura, la ricopertu- parodontale dopo ricopertura di superfici radicolari espo-
ra radicolare media può essere estremamente variabile ste61. Mentre i dati della letteratura supportano un van-
(48-87%), tanto per le membrane riassorbibili che per taggio clinico nell’utilizzo di simili matrici in associazione
quelle non riassorbibili58. Tuttavia, la frequente esposi- al lembo avanzato coronalmente rispetto alla sola tecni-
zione e la conseguente infezione delle membrane ne ri- ca CAF62, non sussistono evidenze che rendano tali ma-
ducono il beneficio clinico e l’applicabilità nelle attuali trici superiori al connettivo autologo sia in termini di ridu-
metodiche di chirurgia plastica parodontale. zione della profondità della recessione che di guadagno
di tessuto cheratinizzato63.
8c. Amelogenine Alle matrici eterologhe si affiancano anche matrici dermi-
L’utilizzo delle amelogenine in associazione con il lembo che acellulari allogeniche. L’uso di queste ultime ha de-
avanzato coronalmente nel trattamento delle recessioni terminato in media una ricopertura radicolare compresa
gengivali ha evidenziato, mediante analisi istologica, la tra il 50% e il 97%54, tuttavia una revisione critica della
formazione di nuovo cemento radicolare nella porzione letteratura ne suggerisce un uso cauto nel trattamento del-
più apicale del difetto con fibre collagene inserite funzio- le recessioni gengivali58.
nalmente in esso59. Secondo i dati di diversi studi clinici,
l’impiego delle amelogenine determina una ricopertura
radicolare media compresa tra l’84% e il 94%58. L’as- 9. Fattori legati alla stabilità a lungo
sociazione tra amelogenine e innesto connettivale al di termine del margine gengivale
sotto di un lembo avanzato coronalmente non ha deter- Come altre procedure chirurgiche, anche le tecniche di co-
minato un vantaggio clinico significativo in termini di ri- pertura radicolare hanno un costo biologico per il paziente,
copertura radicolare, se confrontato al solo innesto con- che deve essere giustificato da una soddisfacente stabili-
nettivale60. tà a lungo termine del risultato clinico ottenuto nell’imme-
diato postoperatorio.
8d. Matrici in collagene Nella tabella 4 sono riassunte le percentuali di copertu-
La possibilità di evitare il secondo sito operatorio e, di ra radicolare media (MRC) e di copertura radicolare com-
conseguenza, il discomfort postoperatorio per il pazien- pleta (CRC) per il trattamento di recessioni gengivali sin-
te conseguente al prelievo di un innesto dal palato ha gole. Considerato che solo l’8% degli studi randomizzati

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Modulo didattico 3
duri e molli per lo più a una tecnica scorretta di spazzo-
lamento piuttosto che al dispositivo utilizzato.
La metanalisi di Heasman e collaboratori67 ha, inoltre,
suggerito che, nei pazienti con recessione gengivale di
origine non infiammatoria, l’uso corretto di uno spazzoli-
no roto-oscillante o manuale può potenzialmente impe-
dire la progressione della recessione stessa. L’impor-
tanza della tecnica di spazzolamento è stata messa in
evidenza anche dagli studi di Dorfer68,69.
Emerge, quindi, una stretta correlazione tra la sicurezza
del dispositivo utilizzato e la correttezza di applicazione
della tecnica di spazzolamento.
Si può quindi supporre che l’utilizzo di uno spazzolino
con un movimento preimpostato garantisca minori dan-
ni ai tessuti dentali e gengivali eliminando le variabili le-
gate alla manualità del paziente, così come dimostrato
da Dentino e collaboratori70. Inoltre, la possibilità di con-
trollare la forza applicata durante la sessione di spazzo-
lamento rappresenta un altro fattore determinante per
la preservazione dei tessuti gengivali71.
L’uso di spazzolini con tecnologia roto-oscillante e dota-
ti di un sensore di pressione si è dimostrato associato,
rispetto agli spazzolini manuali, a una forza media appli-
cata inferiore72,73.
Due studi pubblicati recentemente hanno suggerito, in-
11
fine, come l’uso dello spazzolino roto-oscillante possa
11. Esempi di lesioni cervicali non cariose associate a difetti
contribuire alla stabilità del margine dopo chirurgia mu-
mucogengivali multipli
cogengivale sia nel breve termine che nel lungo termi-
ne74,75.
controllati riporta un follow-up uguale o superiore a 5 an-
ni58, è difficile trarre conclusioni certe su quelli che pos- 9b. Lesioni cervicali non cariose
sono rappresentare i fattori predittivi della stabilità a Quando si valuta il successo clinico di una procedura di
lungo termine del margine gengivale. Tuttavia, il trauma ricopertura radicolare, è universalmente riconosciuto il
da spazzolamento e la presenza di lesioni cervicali non ruolo del nuovo livello del margine gengivale che deve
cariose (Non-Carious Cervical Lesions, NCCL) sembrano essere riposizionato in maniera stabile coronalmente al-
avere un ruolo importante nella genesi di una recidiva la giunzione smalto-cemento.
del problema. Pertanto, quest’ultimo repere anatomico rappresenta
un importante punto di riferimento non solo nella dia-
9a. Trauma da spazzolamento gnosi e nella programmazione preoperatoria del caso
Lo spazzolamento traumatico è uno dei fattori di rischio clinico, ma anche nella valutazione post-trattamento. Bi-
noti per potenziali danni a carico sia dei tessuti du- sogna però considerare che le recessioni gengivali sono
ri dentali64 che dei tessuti molli (comparsa di recessio- spesso associate ad abrasioni dei tessuti duri dentali a
ne gengivale65). Una recente revisione sistematica della livello del terzo cervicale della corona, determinando la
letteratura non ha rilevato differenze statisticamente si- perdita totale o parziale della giunzione smalto-cemen-
gnificative, in termini di sicurezza ed efficacia, tra la me- to (Figura 11).
todica di spazzolamento manuale e quella roto-oscillan- Questo tipo di lesioni è generalmente causato da diver-
te66, associando quindi alterazioni a carico dei tessuti si fattori (eziologia multifattoriale), ovvero potrebbe sus-

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12. A: gli elementi 11 e 12 presentano una
recessione gengivale e un incongruo restauro
cervicale in composito; B: isolamento del campo
con diga di gomma ed esposizione delle aree da
restaurare con due uncini addizionali (modello 212
modificato); B1-B5: fasi operative dell’adesione
che hanno inizio con la mordenzatura con acido
ortofosforico al 37%, successivamente vengono
passati una soluzione acquosa di clorexidina, il
primer dentinale e l’adesivo; infine si esegue la
polimerizzazione; C: restauri in composito ultimati e
sui quali è stata eseguita una rifinitura e lucidatura
iniziale; D: bisogna assicurarsi che la superficie in
composito sia estremamente lucidata, in modo da
ridurre l’adesione del biofilm batterico; il restauro
conservativo va eseguito preferibilmente prima della
procedura chirurgica o, alternativamente, durante
la stessa (se è possibile garantire un adeguato
isolamento del campo anche dopo l’allestimento
del lembo) in modo da poter rifinire accuratamente
anche il margine più cervicale del restauro

sistere una coesistenza di due o più delle


seguenti condizioni:
■■abfrazione: dovuta allo stress occlusale/
masticatorio, che provoca dei crack cer-
vicali (che predispongono a erosione e
abrasione), tipici dei pazienti bruxisti;
■■attrito: perdita di smalto, dentina o mate-
riale da restauro per contatto dente-den-
te;
■■erosione: perdita di smalto e dentina per 12
azione di agenti chimici (non batterici);
possono essere acidi di origine estrinseca (bibite aci- dente controlaterale76 o dei denti adiacenti77. La presen-
de, frutta, succhi di frutta), o intrinseca (anoressia, bu- za di NCCL non trattate è stata recentemente identifica-
limia, reflusso esofageo, rigurgito); ta come fattore prognostico negativo nel raggiungimen-
■■abrasione: perdita di sostanza dentale per motivi diver- to di una copertura radicolare completa dopo chirurgia
si dal contatto dentale; tipica lesione da abrasione è plastica parodontale78.
quella da spazzolamento eccessivo e/o errato. I risultati di questo studio retrospettivo hanno mostrato
Nei casi di assenza della CEJ, il clinico potrebbe avere un Odd-Ratio (OR) pari a 0,28 (p<0,0001) per il raggiun-
difficolta nella stabilizzazione del lembo durante la fase gimento della copertura radicolare completa nei siti con
di sutura, non avere un repere per il corretto riposiziona- presenza di NCCL rispetto ai siti senza NCCL.
mento coronale del margine gengivale e rischiare un’e- In modo analogo, Rasperini e collaboratori75 hanno sot-
ventuale ipersensibilità residua post-trattamento nei casi tolineato il ruolo di fattore prognostico negativo delle
di copertura radicolare parziale39. lesioni cervicali non cariose sia per la riduzione della
Per queste ragioni, le metodiche mucogengivali di fre- profondità della recessione (p = 0,003; OR = 0,45; IC
quente si associano a procedure restaurative (Figu- 95% [0,15; 0,74]) sia per il mantenimento della coper-
ra 12), finalizzate alla ricreazione della giunzione smal- tura radicolare completa (p = 0,022; OR = 0,12; IC 95%
to-cemento, utilizzando come riferimento la CEJ di un [0,02; 0,74]) a lungo termine.

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Tabella 5 – Differenti tipologie di materiali da sutura


TIPOLOGIA FILAMENTO MATERIALE VANTAGGI E SVANTAGGI
DI SUTURA

Fibra naturale Multifilamento Seta • elevata resistenza allo strappo


• elevata capillarità
• elevata ritenzione di placca

Pseudomonofilamento Catgut • elevata resistenza allo strappo


• ridotta capillarità
• minore ritenzione di placca
• possibili reazioni da corpo
• estraneo legati alla rottura del rivestimento
Fibra sintetica Monofilamento Non riassorbibili • elevata stabilità delle proprietà fisiche
• poliammide • maggiore biocompatibilità
• polipropilene • bassa capillarità
• poliesafluoropropilene politetrafluoroetilene • bassa ritenzione di placca
espanso

Riassorbibili
• acido polilattico-poliglicolico
• poligliconato
• polidiossanone

Multifilamento- Non riassorbibili • elevata stabilità delle proprietà fisiche


pseudomonofilamento • poliestere • maggiore biocompatibilità
• elevata capillarità
Riassorbibili • elevata ritenzione di placca
• acido polilattico-poliglicolico • maggiore rischio di infezioni
• poligliconato • possibili reazioni da corpo estraneo legate alla rottura del
rivestimento dei pseudomonofilamenti

Nella tabella 5 sono riassunte le differenti tipologie di


10. Il ruolo delle suture in chirurgia materiali da sutura.
plastica parodontale Da un punto di vista biologico, il buon esito della guari-
Il corretto posizionamento e la stabilizzazione dei mar- gione delle ferite chirurgiche dipende principalmente dal-
gini della ferita nella posizione desiderata sono even- la formazione e dall’organizzazione precoce di un coagu-
ti critici che influenzano il successo di qualsiasi terapia lo ematico stabile e quindi non soggetto alle forze che
chirurgica. Nello specifico, in chirurgia plastica mucogen- si possono esercitare, direttamente e/o indirettamente,
givale, una scorretta gestione della fase di sutura dei sull’area di intervento.
lembi può determinare eventi sgradevoli durante il pro- In uno studio condotto su animali, l’organizzazione e l’a-
cesso di guarigione, con un risultato clinico ed estetico desione iniziale del coagulo ematico sono state chimica-
insoddisfacente. mente ostacolate dall’applicazione di eparina nel gruppo
Bisogna inoltre considerare che, in cavità orale, il pro- test, mentre i difetti del gruppo controllo sono stati trat-
cesso di guarigione di una ferita chirurgica può essere tati con soluzione fisiologica.
facilmente alterato dalla formazione del biofilm batteri- A distanza di 4 settimane la maturazione del tessuto con-
co e da traumatismi meccanici legati alla funzione ma- nettivale era del 95% nel gruppo controllo, mentre solo
sticatoria79. In aggiunta, aspetti comportamentali lega- del 50% nei siti trattati con eparina81. In maniera analo-
ti al paziente, come il fumo di tabacco e/o lo scarso ga, è possibile affermare come l’alterazione del proces-
mantenimento igienico domiciliare, possono avere un so di formazione del coagulo a causa di fenomeni mecca-
impatto fortemente negativo sull’esito della procedura nici possa determinare lo stesso esito della precedente
chirurgica80. sperimentazione.

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L’azione delle fibre muscolari e il fisiologico fenomeno di condotto su cani89 ha, infatti, mostrato come la rivasco-
contrazione che si verifica durante le primissime fasi del- larizzazione del sito chirurgico sia influenzata negativa-
la guarigione della ferita chirurgica possono, infatti, de- mente dalla presenza delle suture che altera il fisiologi-
stabilizzare il coagulo determinando la lacerazione dell’in- co processo di guarigione.
timo contatto che si deve creare tra il lembo chirurgico e
il sito ricevente82.
Uno studio su cani ha indagato la resistenza alla trazio- 11. Valutazione estetica
ne del lembo mucogengivale a livello dell’interfaccia lem- La valutazione del risultato finale delle procedure di rico-
bo-dentina e lembo-osso: valori inferiori di resistenza alla pertura radicolare è sempre stata espressa in relazione
trazione sono stati osservati a livello dell’interfaccia lem- alla riduzione della profondità della recessione e alla fre-
bo-dentina rispetto alla seconda83. Di conseguenza, nel- quenza di copertura radicolare completa. Tuttavia, consi-
le procedure di chirurgia plastica mucogengivale, risulta derando che, oltre all’ipersensibilità dentinale, il motivo
evidente come il controllo della tensione sui margini della maggiore che spinge il paziente a sottoporsi al tratta-
ferita sia un obiettivo di primaria importanza che può es- mento chirurgico delle recessioni gengivali è costituito
sere ottenuto applicando correttamente le suture, garan- da alterazioni estetiche del sorriso, al successo clinico
tendo così che il lembo rimanga stabilmente posizionato della terapia va necessariamente affiancata anche la va-
sulle superficie radicolari e non subisca alterazioni duran- lutazione del risultato estetico ottenuto. La percezione
te il processo di guarigione. del risultato estetico in chirurgia plastica mucogengiva-
le è di recente introduzione. Rotundo e collaboratori nel
10a. Reazione dei tessuti alla presenza 2008 hanno dimostrato come, sia per gli operatori che
delle suture per i pazienti, il miglior successo estetico è rappresen-
A seguito del posizionamento di un filo da sutura, i tessu- tato dall’assenza totale di superficie radicolare esposta
ti subiscono un trauma da penetrazione, il cui apice vie- dopo la chirurgia. Una ricopertura parziale è ritenuta ac-
ne raggiunto a distanza di circa 72 ore dal suo posiziona- cettabile come esito della terapia solo in caso di reces-
mento84. Da un punto di vista istopatologico, la risposta sione molto profonda al baseline e, in ogni caso, in as-
dei tessuti alle suture riassorbibili e non-riassorbili è del senza di discromia radicolare.
tutto comparabile85 e può essere così riassunta: in pros- L’evoluzione che le tecniche chirurgiche mucogengivali
simità della sutura stessa si rileva un elevato essudato ha subìto negli ultimi decenni ha senza dubbi risentito
cellulare, fa seguito un’area circonferenziale ricca in cel- dell’importanza del risultato estetico atteso tanto dagli
lule danneggiate e frammenti tessutali e infine si verifica operatori quanto dai pazienti. Basti pensare all’introdu-
un elevato infiltrato infiammatorio nel contesto del tessu- zione di disegni di lembo in assenza di incisioni vertica-
to connettivale circostante. li di rilascio, al fine di velocizzare i tempi di guarigione e
Numerosi studi presenti in letteratura suggeriscono la di migliorare il risultato estetico evitando possibili esiti
necessità di rimuovere le suture il prima possibile al fine cicatriziali. Per la stessa ragione sono state sviluppate
di evitare sovrainfezioni del sito postoperatorio, che sem- procedure chirurgiche di ricopertura radicolare con alle-
brano frequentemente essere associate proprio alla lun- stimenti di lembi la cui geometria è la più coerente pos-
ga permanenza delle suture stesse. L’utilizzo quindi di sibile al sito ricevente. In questo modo è stato possibi-
monofilamenti sintetici, preferibilmente non riassorbibili, le migliorare gli scambi vascolari, facilitando il processo
riduce molte simili evenienze86,87, soprattutto nella chi- di guarigione, ed evitare inutili eccedenze di tessuto so-
rurgia plastica mucogengivale, dove i fili di sutura posso- prattutto a livello interdentale e dei margini gengivali che
no permanere in alcuni casi anche per 15 giorni. Inoltre, richiedono un lungo periodo di rimodellamento tessutale
protocolli di irrigazione o disinfezione topica con clorexidi- con esiti estetici a volte incerti e che necessitano di ul-
na possono rivelarsi utili per ridurre la migrazione batteri- teriori correzioni.
ca all’interno della ferita chirurgica attraverso le suture88. Cairo e collaboratori90 hanno introdotto, nel 2009, uno
La presenza delle suture ha un effetto negativo non solo strumento di valutazione estetica (Root coverage Esthe-
sulla colonizzazione batterica del sito chirurgico, ma an- tic Score, RES) basato su cinque parametri clinici: livello
che sulla sua rivascolarizzazione. Uno studio angiografico del margine gengivale, festonatura dei tessuti marginali,

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NO NO NO
Perdita attacco Altezza tessuto
NCCL Recessioni multiple interdentale cheratinizzato

SI SI
SI
Perdita tessuto
interdentale
Restauro in M-CAF/
composito Tunneling
SI NO
>2 mm ≤1 mm
STW CAF+CTG

CAF Sito donatore


alternativo

>1 mm
≤2 mm Papille interdentali Denti adiacenti

Spessore tessuto Spessore tessuto Spessore tessuto


cheratinizzato cheratinizzato cheratinizzato

sottile ≥ moderato sottile ≥ moderato sottile ≥ moderato


13. Algoritmo decisionale
per le scelta della metodica
da utilizzare nelle procedure CAF+CTG CAF
DPF/M-DPF
DPF/M-DPF LAF+CTG LAF
di copertura radicolare +CTG

tessitura dei tessuti molli, allineamento della giunzione ri a 1 viene assegnato in assenza di simili cicatrici e
mucogengivale, colore dei tessuti gengivali. cheloidi.
1. Livello del marginale gengivale: al punteggio 0 corri- 4. Allineamento della giunzione mucogengivale: al punteg-
sponde il fallimento della copertura radicolare (mar- gio 0 corrisponde una MGJ non allineata rispetto alla
gine gengivale in posizione più apicale o uguale al li- sua posizione sui denti adiacenti, mentre al punteggio
vello della recessione alla baseline), al punteggio 3 1 corrisponde un perfetto allineamento della MGJ nel
corrisponde una copertura parziale della superficie sito di intervento rispetto alla aree adiacenti.
radicolare, mentre al punteggio 6 una copertura com- 5. Colore gengivale: un punteggio pari a 0 identifica un
pleta della radice senza alcun segno di esposizione colore del tessuto gengivale nell’area di intervento dif-
della giunzione smalto-cemento. ferente rispetto alle zone adiacenti, un punteggio pari
2. Festonatura dei tessuti marginali: al punteggio 0 cor- a 1 invece denota una perfetta integrazione in termini
risponde un margine gengivale irregolare (non se- cromatici del sito operato con le zone adiacenti.
gue l’andamento della giunzione smalto-cemento), al Il più alto risultato estetico è quindi associato a un pun-
punteggio 1 corrisponde invece una corretta festona- teggio pari a 10. Secondo gli autori, a prescindere dalla
tura gengivale. valutazione degli altri parametri, un voto globale pari a 0
3. Tessitura dei tessuti molli: al punteggio 0 corrispon- deve essere assegnato nel caso in cui il margine gengiva-
de la presenza di esiti cicatriziali e/o formazioni di le si localizza in posizione uguale o più apicale rispetto al
aspetto simile a cheloidi, mentre un punteggio pa- suo livello pre-operatorio. Così come un punteggio globale

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pari a 0 viene assegnato nei casi associati a perdita totale o
parziale della papilla interdentale al termine della guarigione. ABSTRACT
Il trattamento chirurgico delle recessioni gengivali deve rispondere a
finalità di natura tanto funzionale quanto estetica. La comprensione
dei fenomeni biologici che determinano la corretta guarigione del
lembo al di sopra delle superfici radicolari è di primaria importanza
12. Decision making per una corretta gestione chirurgica del caso clinico. Inoltre, un attento
Un momento fondamentale di tutte le procedure chirurgiche protocollo di pianificazione preoperatoria permette la valutazione
sequenziale di una serie di fattori prognostici direttamente coinvolti nel
è senza dubbio la pianificazione. La scelta della metodica da successo del trattamento, riducendo il rischio di comparsa di recidive e
utilizzare nelle procedure di ricopertura radicolare deve quin- aumentando la stabilità a lungo termine del risultato finale.
di tenere in considerazione quanto detto fino a questo punto, Gingival recession surgical treatment should respond to functional and
al fine di selezionare l’approccio chirurgico ideale per la risolu- aestehtic needs. Moreover, the proper surgical management of such type
zione di un dato caso clinico. Nella pratica clinica quotidiana, of mucogingival defects is closely related to the understanding of biological
phenomena involved in the flap healing process above the exposed root
la standardizzazione lascia il passo alla individualizzazione surfaces. Finally, a proper assessment of several predictor factors makes
della terapia, così come suggerito dall’algoritmo decisionale it possible to minimise gingival recession relapse and to increase the
long-term stability of the clinical outcome.
presentato nella figura 13. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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root coverage outcomes? A randomized controlled Oral B 35 Advantage toothbrushes. J Clin Periodontol 2009;80:705-10.

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Test di valutazione Per il superamento del test è necessario rispondere correttamente almeno al 75%
delle domande proposte (9 su 11). Ogni domanda prevede solo una risposta corretta.
dell’apprendimento Per il superamento di ogni test sono possibili al massimo 5 tentativi. Le domande
sono proposte, a ogni tentativo, secondo il principio richiesto dalla Commissione
Nazionale Formazione Continua della “doppia randomizzazione” (riproposizione con
Trattamento interdisciplinare ordine casuale sia delle domande sia delle quattro opzioni di risposte all’interno della
ortodontico-parodontale singola domanda).

1. Secondo la classificazione di Miller la prognosi migliore è per: 7. In chirurgia mucogengivale le papille anatomiche:
II e III Classe devono essere disepitelizzate
I e III Classe devono essere rimosse
III e IV Classe devono essere lasciate intatte
I e II Classe devono essere parzialmente disepitelizzate

2. In chirurgia mucogengivale le recessioni: 8. Nel processo di guarigione dopo allestimento di un lembo


vengono trattate singolarmente peduncolato la fase di proliferazione dura:
si possono trattare anche multiple adiacenti 0-4 giorni
si possono trattare anche con mobilità del dente 4-21 giorni
vengono trattate solo nell’arcata superiore 21-28 giorni
1-6 mesi
3. Al termine della procedura chirurgica, per avere una condizione
di copertura radicolare completa, il margine gengivale: 9. Le suture vanno rimosse:
deve essere riposizionato al livello della CEJ dopo 3 giorni dalla chirurgia
deve essere riposizionato 1 mm apicale alla CEJ dopo 7 giorni dalla chirurgia
deve essere riposizionato con la sutura almeno 2 mm coronale dopo 10 giorni dalla chirurgia
alla CEJ dopo 15 giorni dalla chirurgia
non influenza il risultato finale della procedura
10. La realizzazione di un lembo senza incisioni verticali:
4. La tensione residua del lembo: è più facile da rendere privo di tensione
se elevata promuove una migliore guarigione è di più facile gestione chirurgica
può essere controllata con le suture è più difficile da avanzare coronalmente
non influenza il risultato finale non può essere usato in chirurgia mucogengivale
deve essere inferiore ai 4 grammi
11. La valutazione estetica in chirurgia mucogengivale:
5. Secondo i dati della letteratura l’utilizzo di un innesto connettivale può essere fatta usando l’indice RES
in associazione con un lembo avanzato coronalmente: ha utilità solo per i casi di recessioni multiple
è sempre indicato deve tenere conto solo dell’integrazione cromatica dei
non è mai necessario tessuti molli
aumenta la possibilità di ottenere una copertura radicolare completa deve tenere conto solo dell’assenza di discromia radicolare
è potenzialmente rischioso

6. Il prelievo di un innesto epitelio-connettivale:


si esegue con una tecnica trap-door Per acquisire i crediti è necessario
• Concludere l’intero percorso formativo entro il 31/12/2019
ha una maggiore incidenza di necrosi nell’area di prelievo • Superare tutti i test di valutazione dell’apprendimento previsti
necessita della successiva disepitelizzazione prima del suo utilizzo • Compilare la scheda di valutazione del corso
è più doloroso per il paziente • Scaricare l’attestato e il certificato ECM

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