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dall’attuale repressione di qualsiasi tipo di copia privata messa in atto da SIAE, governi e
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attualmente i libri, non possono affrontare spese eccessive, costretti già a fare i conti con affitti
elevati, mancanza di strutture, carenza di servizi e borse di studio etc...
Questo va evidentemente a ledere il nostro diritto allo studio: le università dovrebbero
fornire libri di testo gratuiti o quanto meno strutture e biblioteche attrezzate, invece di creare di
fatto uno sbarramento per chi non ha la possibilità di spendere migliaia di euro fra tasse e libri
originali... Proprio per reagire a tale situazione, senza stare ad aspettare nulla dall’alto,
invitiamo tutt* a far circolare il più possibile i libri, approfittando delle enormi possibilità che ci
offrono al momento attuale internet e le nuove tecnologie, appropriandocene, liberandole e
liberandoci dai limiti imposti dal controllo repressivo di tali mezzi da parte del capitale.
Facciamo fronte comune davanti ad un problema che coinvolge tutt* noi!
Riappropriamoci di ciò che è un nostro inviolabile diritto!
csoa
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MSD - Italia
Manuale Merck
Indice generale
3. Malattie gastrointestinali
8. Patologie oftalmologiche
19. Pediatria
23. Avvelenamenti
file:///F|/sito/merck/index_gen.html02/09/2004 2.00.27
Disturbi della nutrizione
Manuale Merck
1. Considerazioni generali
Supporto nutrizionale
Nutrizione enterale
Nutrizione parenterale
2. Malnutrizione
Digiuno
Malnutrizione proteico-energetica
Deficit di carnitina
Deficit di vitamina A
Tossicità da vitamina A
Deficit di vitamina E
Intossicazione da vitamina E
Carenza di vitamina K
Intossicazione da vitamina K
Deficit di riboflavina
Carenza di niacina
Carenza di vitamina C
Ferro
Iodio
Fluoro
Zinco
Cromo
Selenio
Manganese
Molibdeno
Rame
Tossicosi da rame
Malattia di Wilson
5. Obesità
Manuale Merck
1. CONSIDERAZIONI GENERALI
Sommario:
Introduzione
Sostanze macronutrienti
Sostanze micronutrienti
Altre sostanze alimentari
Necessità nutrizionali
Informazioni nutrizionali per il pubblico
Sostanze macronutrienti
Gli aminoacidi essenziali (Essential Amino Acids, EAA) sono i componenti delle
proteine che rendono queste ultime essenziali nella dieta. Dei 20 aminoacidi
contenuti nelle proteine, 9 sono essenziali, cioè, necessari nella dieta perché non
possono essere sintetizzati dall'organismo. Otto EAA sono necessari per tutti gli
esseri umani. I lattanti necessitano di un aminoacido in più, che è l'istidina.
le proteine diminuisce da 2,2 g/kg nei bambini di 3 mesi a 1,2 g/kg nei bambini di
5 anni e a 0,8 g/kg negli adulti. La necessità delle proteine alimentari è, infatti,
correlata al tasso di crescita che varia nei differenti periodi del ciclo vitale. La
necessità delle diverse proteine si riflette nella necessità di EAA (v. Tab. 1-1). La
quantità totale di EAA necessaria per i lattanti (715 mg/kg/die) rappresenta il 32%
della loro necessità totale di proteine; i 231 mg/kg/die necessari per un bambino
di 10-12 anni ne rappresentano il 20% e gli 86 mg/ kg/die necessari per gli adulti
ne rappresentano l'11%.
Gli acidi grassi essenziali (Essential Fatty Acids, EFA) sono necessari in
quantità pari al 6-10% dei grassi assunti (equivalente a 5-10 g/die). Essi
comprendono gli acidi grassi ðw-6 (n-6), l'acido linoleico (acido cis 9,12-
ottodecadienoico) e l'acido arachidonico (acido cis-5,8,11,14-eicosatetrenoico),
gli acidi grassi ðw-6 (n-3), l'acido linolenico (acido cis- 9,12,15-ottodecatrienoico),
l'acido cis- 5,8,11,14,17-eicosapentenoico e l'acido cis- 4,7,10,13,16,19-
docosaesenoico. Gli EFA devono essere forniti dalla dieta: gli olii vegetali
forniscono l'acido linoleico e l'acido linolenico, mentre gli olii di pesce di mare
forniscono l'acido eicosapentenoico e l'acido docosaesenoico. Tuttavia, alcuni
EFA possono essere sintetizzati a partire dagli altri. Per esempio, l'organismo
può sintetizzare l'acido arachidonico da quello linoleico, mentre l'acido
eicosapentenoico e l'acido docosaesenoico possono essere sintetizzati, in parte,
dall'acido linoleico, anche se l'olio di pesce ne rappresenta una fonte migliore. Gli
EFA sono necessari per la sintesi di numerosi eicosanoidi, tra cui le
prostaglandine, i trombossani, le prostacicline e i leucotrieni (v. anche Deficit di
acidi grassi essenziali nel Cap. 2). Gli acidi grassi ðw-3 sembrano, poi, svolgere
un ruolo fondamentale nel ridurre il rischio di malattie coronariche (v.
Modificazioni della dieta nel Cap. 202). Tutti gli EFA sono acidi grassi polinsaturi
(Polyunsaturated Fatty Acids, PUFA), ma non tutti i PUFA sono EFA.
Sostanze micronutrienti
calcio (CaF2), che stabilizza la matrice minerale dell'osso e dei denti e previene
la carie dentaria. Nei paesi industrializzati, le carenze dei microminerali, ad
eccezione di ferro e zinco, non vengono osservate di frequente nella pratica
clinica (v. Cap. 3 e 4).
La dieta giornaliera dell'uomo contiene più di 100000 sostanze chimiche (p. es.,
una tazza di caffè ne contiene 1000). Di queste, solo 300 possono essere
classificate come sostanze nutritive e 45 come sostanze nutritive essenziali.
Tuttavia, molte delle altre sostanze sono utili. Per esempio, gli additivi alimentari
(p. es., i conservanti, gli emulsionanti, gli antiossidanti e gli stabilizzanti)
migliorano la produzione, la lavorazione, l'immagazzinamento e il
confezionamento dei cibi. Gli elementi in tracce (p. es., le spezie, gli aromi, gli
odori, i coloranti, le sostanze fitochimiche e molti altri prodotti naturali) migliorano
l'aspetto, il gusto e la stabilità del cibo.
Anche le fibre, che sono presenti sotto varie forme (p. es., cellulosa,
emicellulosa, pectina e resine), sono utili. I diversi componenti delle fibre
alimentari agiscono in modo differente, a seconda della loro struttura e solubilità.
Le fibre migliorano la motilità GI e aiutano nella prevenzione della stipsi e nel
trattamento della malattia diverticolare (v. Cap. 27 e 33). I cibi ricchi di fibre
solubili riducono l'aumento postprandiale della glicemia e sono a volte utilizzati
nel trattamento del diabete mellito (v. Cap. 13). La frutta e i vegetali ricchi di
resine di guar e di pectina tendono a ridurre il colesterolo plasmatico, stimolando
la conversione epatica del colesterolo in acidi biliari. Si pensa che le fibre
aumentino l'eliminazione delle sostanze cancerogene prodotte dai batteri
nell'intestino crasso. Evidenze epidemiologiche supportano con forza
l'associazione tra il cancro del colon e la bassa assunzione di fibre e l'effetto
benefico delle fibre sulle patologie funzionali dell'intestino, sull'appendicite, sul
morbo di Crohn, sull'obesità, sulle vene varicose e sulle emorroidi, anche se il
meccanismo è poco chiaro.
Necessità nutrizionali
Per mantenere uno stato di buona salute, la composizione corporea deve essere
mantenuta entro limiti ragionevoli. Ciò richiede un equilibrio tra l'energia assunta
e quella spesa. Se l'energia assunta eccede quella spesa o quest'ultima
diminuisce, il peso corporeo aumenta, causando l'obesità (v. Cap. 5). Al
contrario, se l'energia assunta è inferiore a quella spesa, vi è un calo ponderale. I
valori del peso corporeo corretto per l'altezza (v. Tab. 1-5) e per l'indice di massa
corporea, che è uguale al peso (in chilogrammi) diviso per il quadrato dell'altezza
(in metri), sono utilizzati come guida per la composizione corporea ideale (v.
oltre).
Le diete per le donne in gravidanza sono trattate nella Terapia prenatale nel
Cap. 249 e le diete per i neonati nella Nutrizione neonatale nel Cap. 256.
Informazioni nutrizionali
per il pubblico
(4-6mesi) (10-12anni)
Istidina (29) - -
Isoleucina 88 28 10
Leucina 150 44 14
Lisina 99 49 12
Metionina e 72 24 13
cistina
Fenilalanina e 120 24 14
tirosina
Treonina 74 30 7
Triptofano 19 4 3
Valina 93 28 13
file:///F|/sito/merck/tabelle/00101.html02/09/2004 2.00.32
Malnutrizione
Manuale Merck
2. MALNUTRIZIONE
Gli EFA sono necessari per molti processi fisiologici, inclusi il mantenimento
dell'integrità cutanea e delle strutture delle membrane cellulari e la sintesi delle
prostaglandine e dei leucotrieni. L'acido eicosapentenoico e l'acido
docosaesenoico sono importanti componenti del cervello e della retina.
Il deficit di acidi grassi essenziali era una frequente complicanza della NPT a
lungo termine e priva di grassi, ma le emulsioni lipidiche, ora in uso, prevengono
il problema (v. Nutrizione parenterale nel Cap. 1). Un esempio ne è l'emulsione di
olio di soia al 10% che contiene circa 56 g/l di acido linoleico e 8 g/l di acido
linolenico. È stato riportato un solo caso di carenza di acido linolenico,
caratterizzato da una neuropatia periferica e da una visione sfocata, in una
bambina di 6 anni affetta da una sindrome da intestino corto dopo 9 mesi di una
terapia EV con una preparazione lipidica contenente 77 g di acido linoleico e solo
0,1 g di acido linolenico/l. I sintomi e i segni sono stati corretti con la
somministrazione di acido linolenico.
Negli stadi precoci del deficit di EFA, i livelli plasmatici dell'acido linoleico e
dell'acido arachidonico sono ridotti ed è presente l'acido 5,8,11-eicosatrienoico,
un prodotto anomalo derivante dalla desaturazione dell'acido oleico. Un valore
plasmatico di 0,2 è stato suggerito come limite superiore di normalità del rapporto
acido eicosatrienoico/eicosatetranoico (arachidonico). Una carenza di EFA
diagnosticata sulla base di questo rapporto è stata osservata nei pazienti con
malassorbimento lipidico, traumi gravi e ustioni.
Manuale Merck
1. CONSIDERAZIONI GENERALI
SUPPORTO NUTRIZIONALE
Nutrizione parenterale
Sommario:
Introduzione
Nutrizione parenterale totale
Le soluzioni base della NPT sono di solito preparate in lotti da un litro secondo
formule standard o modificate. Un paziente che non presenta ipermetabolismo o
patologie croniche gravi, necessita di 2 l di formula standard al giorno o di
quantità variabili di una formula modificata. Le emulsioni lipidiche, che forniscono
Minerali (adulti)
Acetato/gluconato 90mEq
Calcio 15mEq
Cloro 130mEq
Cromo 15µg
Rame 1,5mg
Iodio 120µg
Magnesio 20mEq
Manganese 2mg
Fosforo 300mg
Potassio 100mEq
Selenio 100µg
Sodio 100mEq
Zinco 5mg
Vitamine (adulti)
Biotina 60µg
Cobalamina 5µg
Niacina 40mg
Piridossina 4mg
Riboflavina 3,6mg
Tiamina 3mg
VitaminaA 4000UI
VitaminaD 400UI
VitaminaE 15mg
VitaminaK 200µg
Contenuto in Contenuto
acido in acido
linoleico linolenico
Contenuto % %
Osmolarità calorico grassi grassi
Prodotto Olio (mOsm/l) (kcal/ml) totali g/dl totali g/dl
Intralipid® Olio di
soia
260 1,1 50 5,0 9,0 0,90
LiposynI Olio di
girasole 280 1,1 77 7,7 0,3 0,03
LiposynII® Olio di
girasole e
olio di
soia 320 1,1 66 6,6 4,2 0,42
file:///F|/sito/merck/tabelle/00110.html02/09/2004 2.00.34
Screening e valutazione diagnostica
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Esami di laboratorio
Esami per immagini
Biopsia epatica
Esami di laboratorio
Tra le analisi comuni, le più utili sono la bilirubina sierica, la fosfatasi alcalina e le
aminotransferasi (transaminasi). Il colesterolo e la LDH sono meno utili. Il tempo
di protrombina è un indice della gravità della malattia epatica. Solo pochi esami
sierologici e biochimici sono patognomonici (p. es., l'antigene di superficie
dell'epatite B [HbsAg] per la presenza del virus dell'epatite B, il rame e la
ceruloplasmina sierici per la malattia di Wilson e l'a1-antitripsina nella malattia da
deficit dell'a1-antitripsina).
L'urobilinogeno è normalmente presente in tracce nelle urine (10 mg/l [17 mmol/
l]) e può essere valutato con i test commerciali su striscia. Questo metabolita
intestinale della bilirubina aumenta a causa di un'emolisi (eccesso di formazione
del pigmento) o di un modesto deficit di captazione ed escrezione epatica (cioè,
quando la circolazione enteroepatica di questo pigmento supera la capacità
epatica di captazione e di secrezione). Il deficit di secrezione della bilirubina nel
piccolo intestino riduce la formazione dell'urobilinogeno tanto che all'esame delle
urine potrebbe risultare falsamente basso o assente. Per questo motivo
l'urobilinogeno, sebbene sia un indice sensibile in caso di lievi malattie epatiche,
è troppo poco specifico e di difficile interpretazione.
La fosfatasi alcalina nel siero normalmente deriva dal fegato, dalle ossa e,
durante la gravidanza, dalla placenta. È presente in alcuni tumori (p. es., nel
carcinoma broncogeno). L'accrescimento osseo causa un'elevazione, dipendente
dall'età, dei valori normali, specialmente nei bambini < 2 anni e negli adolescenti.
In seguito, dopo un picco che corrisponde alla maggiore crescita durante
l'adolescenza, l'attività della fosfatasi alcalina diminuisce raggiungendo i normali
valori dell'adulto. L'enzima torna, poi, fisiologicamente a valori lievemente
aumentati negli anziani. Durante la gravidanza, infine, il livello sierico aumenta di
2-4 volte entro il 9o mese e ritorna alla norma nell'arco di 21 gg dopo il parto.
Gli aumenti isolati (cioè, quando gli altri esami epatici sono normali) si verificano
nelle malattie epatiche granulomatose o focali (p. es., ascessi, infiltrazione
neoplastica, ostruzione parziale dei dotti biliari). Il meccanismo che causa
l'aumento in alcune neoplasie extraepatiche senza metastasi epatiche, è
sconosciuto. Il carcinoma broncogeno, per esempio, può produrre una propria
fosfatasi alcalina; l'ipernefroma nel 15% dei casi provoca un'epatite non specifica
che potrebbe essere la causa dell'elevazione dell'enzima. Nel linfoma di Hodgkin,
il motivo dell'elevazione isolata della fosfatasi alcalina è sconosciuto. In genere,
l'aumento della sola fosfatasi alcalina nei soggetti anziani, peraltro asintomatici,
non richiede ulteriori indagini. Nella maggior parte dei casi origina dalle ossa
(p. es., nella malattia di Paget).
Gli anticorpi antimitocondriali sono diretti contro gli antigeni delle membrane
mitocondriali interne di parecchi tessuti. L'antigene M2 è quello più strettamente
associato alla cirrosi biliare primitiva. Gli anticorpi antimitocondriali sono positivi,
generalmente con un alto titolo, in > 95% dei pazienti con una cirrosi biliare
primitiva. Questi anticorpi eterogenei sono presenti anche in circa il 30% dei casi
di epatite cronica attiva autoimmune e in alcuni casi di epatite da farmaci e di
collagenopatia vascolare. Sono assenti, invece, in presenza di un'ostruzione
meccanica della via biliare e nella colangite sclerosante primitiva e hanno, quindi,
un importante valore diagnostico, specialmente quando il quadro istopatologico
del fegato è equivoco.
Nell'epatite cronica attiva autoimmune si trovano anche altri anticorpi: gli anticorpi
anti-muscolo liscio, diretti specialmente contro l'actina, sono riscontrati nel 70%
dei casi e gli anticorpi anti-nucleo, responsabili di una omogenea (diffusa)
fluorescenza e sempre positivi a titoli elevati. Alcuni pazienti con epatite cronica
attiva mostrano anche l'anticorpo antimicrosoma del fegato e del rene (Liver-
Kidney-Microsome, LKM-1). Tuttavia, nessuno di questi anticorpi è diagnostico di
per sé e nessuno rivela la patogenesi della malattia.
(da 100 a 400 ng/ml) si verificano nelle epatiti acute e croniche. Questi valori
possono indicare anche la rigenerazione epatica.
Gli acidi biliari sono specifici per il fegato poiché sono sintetizzati solo in questo
organo, costituiscono il fattore che promuove la formazione della bile e sono
soggetti a un'estrazione del 70-90% al primo passaggio epatico. Le
concentrazioni sieriche degli acidi biliari normalmente sono estremamente basse
(circa 5 mmol/ l). Gli aumenti sono specifici e molto sensibili per le malattie
epatobiliari, ma non aiutano nella diagnosi differenziale né indicano la prognosi. I
valori sono normali nell'iperbilirubinemia isolata (p. es., nella sindrome di Gilbert).
Le sofisticate analisi dei singoli acidi biliari nel siero possono avere valore nelle
ricerche cliniche sulla terapia con acidi biliari della calcolosi e della cirrosi biliare
primitiva.
definire l'anatomia della colecisti, evidenzia anche con chiarezza la pervietà del
dotto cistico e, in misura minore, la funzione di concentrazione della colecisti
stessa. Il riempimento radiologico della colecisti è un criterio importante nella
valutazione dell'indicazione alla terapia con i sali biliari, piuttosto che alla
litotripsia biliare extracorporea, per sciogliere i calcoli. Questa tecnica è anche più
utile dell'ECO nel determinare il numero e il tipo di calcoli (la trasparenza indica
che i calcoli sono composti da colesterolo). Tuttavia, l'ECO e la scintigrafia biliare
hanno largamente sostituito questo esame, un tempo di riferimento, a causa della
loro maggior facilità d'uso e minor incidenza di risultati falsi negativi. La
scintigrafia è migliore anche nell'evidenziare il riempimento e lo svuotamento
della colecisti.
L'ECO è la tecnica meno costosa, più sicura e più sensibile per la visualizzazione
del sistema biliare e, in particolare, della colecisti. L'accuratezza per la diagnosi
delle patologie della colecisti o da calcoli è prossima al 100%, anche se è
necessaria una discreta abilità da parte dell'esecutore dell'esame. I calcoli
emettono degli intensi echi con cono d'ombra posteriore e possono essere mobili
per la forza di gravità. La dimensione dei calcoli può essere definita
accuratamente, ma può essere difficile determinarne il numero, quando sono
tanti, a causa della loro sovrapposizione. I criteri per la diagnosi di colecistite
acuta includono un ispessimento della parete della colecisti, la presenza di un
liquido pericolecistico, la presenza di un calcolo occludente il colletto della
colecisti e la dolorabilità alla palpazione (segno di Murphy). I polipi della colecisti
sono un frequente reperto accidentale. Il carcinoma si presenta come una massa
solida, senza caratteristiche specifiche.
Biopsia epatica
il carcinoma è biancastro.
Le indicazioni alla biopsia percutanea del fegato sono elencate nella Tab. 37-1.
La biopsia ecoguidata con ago sottile, rivela la presenza di carcinomi metastatici
in almeno il 66% dei casi e può permettere la diagnosi anche se gli altri esami
per immagini sono negativi; l'esame citologico del liquido ottenuto con la biopsia
fornisce dei risultati positivi in un altro 10% dei casi. I risultati sono meno validi in
caso di linfoma e sono scarsamente correlati con l'impressione clinica di
interessamento epatico. La biopsia è utile specialmente per evidenziare la TBC e
le altre infiltrazioni granulomatose e può chiarire i problemi del fegato trapiantato
(lesione ischemica, rigetto, patologia della via biliare, epatite virale).
Manuale Merck
ITTERO
Sommario:
Introduzione
Metabolismo della bilirubina
Approccio clinico all'ittero
Sintomi e segni
Esami di laboratorio
Colorazione gialla della cute, delle sclere e di altri tessuti causata da un eccesso
di bilirubina circolante.
Il catabolismo dell'eme porta alla produzione dei pigmenti biliari; i suoi precursori
sono l'Hb dei GR in disfacimento, i precursori dei GR nel midollo osseo, nonché
le proteine contenenti questo gruppo prodotte nel fegato e in altri tessuti. Non
esiste alcuna prova circa l'esistenza di una sintesi diretta della bilirubina a partire
dai precursori dell'eme. La bilirubina, un anione organico pigmentato,
strettamente correlato alle porfirine e ad altri composti tetrapirrolici, è un prodotto
insolubile del catabolismo. Per essere escreta deve essere convertita in una
forma idrosolubile; questa trasformazione rappresenta l'obiettivo finale del
metabolismo della bilirubina, che si svolge attraverso 5 tappe fondamentali:
condizioni (p. es., l'acidosi), mentre alcune sostanze (p. es., certi antibiotici e i
salicilati) competono con la bilirubina per i siti di legame dell'albumina.
3. Captazione epatica: sono ancora poco chiari i dettagli della captazione della
bilirubina da parte del fegato e l'importanza delle proteine di legame (binding
proteins) intracellulari (p. es., la ligandina o la proteina Y). La captazione della
bilirubina avviene attraverso un trasporto attivo ed è rapida, ma non include la
quota legata all'albumina sierica.
Nei pazienti affetti da una chiara malattia epato-biliare, non è molto importante,
dal punto di vista diagnostico, conoscere i valori della bilirubina coniugata e di
quella non coniugata. In particolare, questo non permette di differenziare l'ittero
epatocellulare da quello colestatico, perché l'iperbilirubinemia è di tipo misto
indipendentemente dalla causa di base. Il frazionamento è utile solo se si
sospettano dei disordini di tipo non coniugato (v. oltre); questi disordini
determinano un ittero in assenza di un'epatopatia dimostrabile.
Sintomi e segni
Esami di laboratorio
Gli esami per immagini sono molto utili per la diagnosi delle patologie infiltrative e
colestatiche (v. oltre Colestasi). L'ecografia addominale, la TC e la RMN
evidenziano frequentemente le lesioni metastatiche e le altre lesioni focali del
fegato e, a questo fine, hanno sostituito la scintigrafia epatica. Tuttavia, queste
metodiche non sono altrettanto utili nella diagnosi delle malattie epatocellulari
diffuse (p. es., la cirrosi), poiché i reperti sono, solitamente, aspecifici.
Manuale Merck
ITTERO
COLESTASI
Sommario:
Introduzione
Eziologia
Fisiopatologia
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Eziologia
Il deflusso della bile può essere alterato a qualsiasi livello, dal canalicolo biliare
all'ampolla di Vater. Dal punto di vista clinico, è fondamentale la distinzione tra
cause intraepatiche e cause extraepatiche.
Le cause intraepatiche più comuni sono l'epatite (v. Cap. 42), la tossicità indotta
dai farmaci (v. Cap. 43) e l'epatopatia alcolica (v. Cap. 40). Le cause meno
frequenti includono la cirrosi biliare primitiva (v. Cap. 41), la colestasi della
gravidanza (v. Disordini epatici nel Cap. 251), il carcinoma metastatico e
numerose malattie più rare.
Le cause extraepatiche più comuni sono la litiasi del coledoco e il carcinoma del
pancreas. Le cause meno frequenti includono la stenosi benigna del coledoco
(solitamente in rapporto a un pregresso intervento chirurgico), il carcinoma delle
vie biliari, la pancreatite o la pseudocisti pancreatica e la colangite sclerosante.
Fisiopatologia
Gli effetti fisiopatologici della colestasi sono dovuti al reflusso dei costituenti della
bile (principalmente la bilirubina, i sali biliari e i lipidi) nella circolazione sistemica
e alla loro mancata eliminazione, data l'impossibilità a raggiungere l'intestino. La
ritenzione di bilirubina produce un ittero a iperbilirubinemia mista con emissione
di pigmenti biliari coniugati nelle urine; le feci spesso sono acromiche perché una
scarsa quantità di bilirubina raggiunge l'intestino. Il prurito è spesso imputato agli
elevati livelli di sali biliari circolanti, ma la correlazione è scarsa e la sua
patogenesi rimane oscura. Poiché i sali biliari sono necessari per l'assorbimento
dei grassi e della vitamina K, un ostacolo all'escrezione dei sali biliari può
causare steatorrea e ipoprotrombinemia. Se la colestasi è di vecchia data (p. es.,
nella cirrosi biliare primitiva) si possono verificare nel tempo un'osteoporosi o
un'osteomalacia dovute al concomitante malassorbimento di Ca e di vitamina D.
La ritenzione di colesterolo e di fosfolipidi causa un'iperlipemia, a cui possono
contribuire anche un aumento della sintesi epatica e una diminuzione
dell'esterificazione plasmatica del colesterolo; i valori dei trigliceridi non
subiscono modificazioni. I lipidi circolano sotto forma di un'unica lipoproteina
alterata, a bassa densità, chiamata lipoproteina X.
Sintomi e segni
Diagnosi
Gli esami di laboratorio hanno una limitata utilità diagnostica. L'alterazione più
tipica è data da un valore sierico, sproporzionatamente elevato, della fosfatasi
alcalina dovuto più a un aumento della sintesi epatica che a un'ostacolata
escrezione, ma che, comunque, non aiuta a identificare la malattia di base. Allo
stesso modo, i valori della bilirubinemia riflettono la gravità, ma non la causa,
della colestasi e la bilirubinemia frazionata non aiuta a distinguere una forma
intraepatica da una extraepatica. I valori dell'aminotransferasi dipendono
ampiamente dalla causa di base, ma solitamente sono solo leggermente
aumentati. Un aumento marcato suggerisce un processo epatocellulare, ma si
verifica occasionalmente anche nella colestasi extraepatica, specialmente nel
caso di un'ostruzione acuta causata da un calcolo nel coledoco. Un'amilasemia
elevata, solitamente indica un'ostruzione extraepatica. La riduzione del tempo di
protrombina dopo la somministrazione di vitamina K indica un'ostruzione
extraepatica, ma anche le malattie epatocellulari possono rispondere nello stesso
Gli esami per immagini del tratto biliare sono fondamentali (v. Cap. 37).
L'ecografia, la TC e la RMN mostrano la dilatazione dei dotti biliari, anche se
l'assenza di questo segno non indica necessariamente una colestasi intraepatica,
specialmente nelle situazioni acute. Questi esami possono evidenziare la causa
dell'ostruzione; in genere, i calcoli biliari vengono visti meglio con l'ecografia e le
lesioni pancreatiche con la TC. La maggior parte dei centri usa l'ecografia come
primo esame in caso di colestasi, per il costo relativamente basso.
Quando gli esami speciali non sono disponibili, deve essere considerata
l'opportunità di una laparotomia diagnostica, se il giudizio clinico indirizza verso
un'ostruzione meccanica e se la colestasi peggiora progressivamente. Tuttavia,
l'intervento chirurgico deve essere evitato nei pazienti con epatite colestatica,
virale o alcolica.
Terapia
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Ittero
Colestasi
Epatomegalia
Ipertensione portale
Ascite
Encefalopatia porto-sistemica
Alterazioni sistemiche
Alterazioni ematologiche
Modificazioni circolatorie
Fibrosi
Cirrosi
Deficit di a1-antitripsina
42. Epatite
Epatite cronica
Necrosi epatocellulare
Colestasi
Epatopatie croniche
Malattia veno-occlusiva
Sindrome di Budd-Chiari
Insufficienza circolatoria
Cisti epatiche
Metastasi epatiche
Carcinoma epatocellulare
Colelitiasi
Colecistite
Coledocolitiasi
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Gli epatociti (cellule parenchimali) formano la maggior parte della massa epatica.
Queste cellule poligonali sono adiacenti ai sinusoidi ripieni di sangue e sono
organizzate in lamine o placche che si irradiano da ciascuna triade portale verso
le vene centrolobulari adiacenti. Gli epatociti sono responsabili del ruolo centrale
che il fegato riveste nel metabolismo dell'intero organismo. Le importanti funzioni
cui sono deputati includono la formazione e l'escrezione della bile, la regolazione
dell'omeostasi dei carboidrati, la sintesi dei lipidi e la secrezione delle lipoproteine
plasmatiche, il controllo del metabolismo del colesterolo, la sintesi dell'urea,
dell'albumina sierica, dei fattori della coagulazione, di molti enzimi e di numerose
altre proteine e, infine, il metabolismo e l'inattivazione di farmaci e di altre
sostanze estranee all'organismo. Gli epatociti situati nelle differenti regioni
dell'acino dimostrano un'eterogeneità metabolica nell'eseguire questi processi
complessi (p. es., la gluconeogenesi è una funzione svolta principalmente dalle
cellule della zona 1, mentre la glicolisi avviene principalmente nelle cellule della
zona 3). Nella maggior parte delle epatopatie, si verificano delle disfunzioni
epatocellulari di grado variabile, che determinano diverse alterazioni dei
parametri clinici e di laboratorio.
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Indice figure
FIG. 3-1 Effetto del trattamento con vitamina D2 (50 mg/die) sui valori
plasmatici del calcio, del fosforo, della fosfatasi alcalina e dei
metaboliti della vitamina D in un bambino affetto da rachitismo.
FIG. 84-1 (A) Membrana timpanica dell’orecchio destro; (B) cavo del
timpano dopo la rimozione della membrana timpanica.
FIG. 101-1 Siti delle lesioni delle vie ottiche superiori e difetti corrispondenti
del campo visivo.
FIG. 102-1 Vizi di rifrazione. (A) Emmetropia; (B) miopia; (C) ipermetropia; (D)
astigmatismo.
FIG. 146-1 Modello dei due segnali per l’attivazione delle cellule T.
FIG. 202-2 Infarto miocardico acuto in sede anteriore dopo le prime 24 ore.
FIG. 202-3 Infarto miocardico acuto in sede anteriore diversi giorni dopo
l’esordio.
FIG. 256-4 Velocità di crescita lineare (altezza) nei ragazzi e nelle ragazze in
cm/anno.
FIG. 259-1 Nomogramma per il calcolo della superficie corporea dei bambini.
FIG. 261-6 Nella trasposizione dei grossi vasi, in Ao entra sangue non
ossigenato, il VD è ipertrofico e il forame ovale è sede di un
minimo mescolamento di sangue.
FIG. 263-6 Colpo sull’addome nel paziente che giace a terra (cosciente o
meno).
FIG. 276-1 (A) Regola del nove e (B) diagramma di Lund-Browder per
valutare l’estensione delle ustioni.
FIG. 296-1 Clearance della creatinina corretta per età in uomini normali.
file:///F|/sito/merck/figure/00101.html02/09/2004 2.00.44
Manuale Merck - Figura
FIG. 3-1. Effetto del trattamento con vitamina D2 (50 mg/die) sui valori plasmatici del calcio,
del fosforo, della fosfatasi alcalina e dei metaboliti della vitamina D in un bambino affetto da
rachitismo.
L'intervallo dei valori normali è indicato dalle linee orizzontali. Da "Rickets in a breastfed infant."
Nutrition Reviews 42 (11): 380-382, 1984; riproduzione autorizzata.
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Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/00302.html02/09/2004 2.00.45
Manuale Merck - Figura
FIG. 3-3. Ciclo della vitamina K. Questo ciclo ha lo scopo di conservare la vitamina K. Basato
sull'assunzione della vitamina K, il ciclo si ripete da 200 a 2000 volte al giorno negli uomini. Il
prodotto della γ-carbossilazione della vitamina K idrochinone è la vitamina K epossido, che è
nuovamente ridotto a vitamina K idrochinone in due fasi. I farmaci cumarolici inibiscono in maniera
significativa queste due riduttasi.
file:///F|/sito/merck/figure/00303.html02/09/2004 2.00.45
Manuale Merck - Figura
FIG. 8-1. Biosintesi degli ormoni tiroidei. ATP = adenosina trifosfato; cAMP = adenosina 3´:5´-
monofosfato ciclico; I = ioduro; NADPH = forma ridotta del nicotinamide adenin dinucleotide fosfato;
PTU = propiltiouracile; T3 = triiodotironina; T4 = tiroxina; TBG = globulina legante la tiroxina; TBPA =
prealbumina legante la tiroxina (transtiretina); TSH = ormone tireo-stimolante.
file:///F|/sito/merck/figure/00801.html02/09/2004 2.00.46
Manuale Merck - Figura
FIG. 12-1. Quadri ECG nell'ipokaliemia e nell'iperkaliemia. (Il potassio sierico è espresso in mEq/
l.)
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Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/01401.html02/09/2004 2.00.47
Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Tabella
FEF 25-75% Flusso espiratorio forzato medio tra il 25 e il PetCO2 Pressione parziale della CO2 di
75% della FVC fine espirazione
FEV1(l) Volume espiratorio forzato in 1s, in litri PEF Picco di flusso espiratorio (l/min)
FEV1 %FVC Volume espiratorio forzato in 1s espresso in PiO2 Pressione parziale di O2 inspirato
percentuale della FVC
MEF 50% FVC Flusso espiratorio massimale al 50% della RV Volume residuo
FVC
MIF 50% FVC Flusso inspiratorio massimale al50% della Ventilazione (l/min)
FVC
MIP Massima pressione inspiratoria (cmH2O) VC Capacità vitale
PaCO2 Pressione parziale della CO2 alveolare CO2 Produzione di CO2 (l/min)
Vt Volume corrente
file:///F|/sito/merck/figure/06402.html02/09/2004 2.00.49
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/06403.html02/09/2004 2.00.49
Manuale Merck - Figura
corde vocali, gozzo). La parte alta e bassa della curva sono appiattite, cosicché la forma ricorda
quella di un rettangolo. L'ostruzione fissa limita i flussi sia durante l'inspirazione che durante
l'espirazione e il MEF = MIF.
FIG. 64-4. (E) Ostruzione extratoracica variabile (p. es., paralisi delle corde vocali). Quando una
sola corda vocale è paralizzata, essa si muove passivamente secondo il gradiente di pressione
attraverso la glottide. Durante l'inspirazione forzata, essa è tirata all'interno, causando un plateau di
flusso inspiratorio diminuito. Durante l'espirazione forzata, essa viene passivamente spinta di lato e
il flusso espiratorio è mantenuto, cioè, il MIF 50%FVC è (F) Ostruzione intratoracica variabile (p.
es., tracheomalacia). Durante l'inspirazione forzata, una pressione pleurica negativa mantiene
aperta la trachea mobile. Con l'espirazione forzata, la perdita del supporto strutturale provoca il
restringimento della trachea e un plateau di flusso diminuito (un breve periodo di flusso conservato
è osservabile prima che si manifesti la compressione della via aerea).
Le abbreviazioni sono spiegate nella TAB. 64-1.
file:///F|/sito/merck/figure/06405.html02/09/2004 2.00.51
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/06406.html02/09/2004 2.00.51
Manuale Merck - Figura
FIG. 65-1. La cricotirotomia d'emergenza. Il paziente giace supino con il collo in estensione.
Dopo preparazione sterile, il laringe è afferrato con una mano mentre con una lama si procede
all'incisione della cute, del tessuto sottocutaneo e della membrana cricotiroidea precisamente sulla
linea mediana, guadagnando un accesso alla trachea. Un tubo cavo viene utilizzato per tenere
aperta la via aerea.
file:///F|/sito/merck/figure/06501.html02/09/2004 2.00.52
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/06701.html02/09/2004 2.00.52
Manuale Merck - Figura
FIG. 68-1. Interrelazioni tra broncopneumopatia cronica ostruttiva (COPD), bronchite cronica,
enfisema e asma.
Le aree delimitate in questo diagramma di Venn non sono proporzionali alle reali dimensioni delle
patologie. I tre cerchi sovrapposti rappresentano i pazienti con bronchite cronica, con enfisema e
con asma. Le aree più scure rappresentano quelli con COPD. I pazienti asmatici con ostruzione al
flusso aereo completamente reversibile (area 9) non sono considerati affetti da COPD. I pazienti
con asma la cui ostruzione bronchiale non regredisce completamente sono spesso quasi
indistinguibili da quelli affetti da bronchite cronica ed enfisema con ostruzione del flusso aereo
parzialmente reversibile e iperreattività bronchiale.
Pertanto, i pazienti affetti da asma con ostruzione persistente sono classificati all’interno della
COPD (area 6, 7 e 8). La bronchite cronica e l’enfisema con ostruzione bronchiale di solito si
manifestano insieme (area 5) e alcuni pazienti sono affetti anche da asma (area 8). I pazienti con
asma esposti cronicamente a fattori irritanti, come il fumo di sigaretta, possono sviluppare una
tosse produttiva cronica, una caratteristica della bronchite cronica (area 6). Negli USA, tali pazienti
sono spesso definiti affetti da bronchite asmatica o da COPD asmatica. I pazienti con bronchite
cronica o enfisema senza ostruzione al flusso aereo (aree 1, 2 e 11) non sono considerati affetti da
COPD. I pazienti con ostruzione delle vie aeree dovute a patologie a eziologia nota o a patologie
specifiche, come la fibrosi cistica o la bronchiolite fibrosa obliterante (area 10), non sono compresi
in questa definizione.
Modificato da American Thoracic Society: "Linee guida per la diagnosi e il trattamento dei pazienti
con broncopneumopatia cronica ostruttiva" American Journal of Respiratory and Critical Care
Medicine, 1995;152:S77-S120; riproduzione autorizzata.
file:///F|/sito/merck/figure/06801.html02/09/2004 2.00.53
Manuale Merck - Figura
FIG. 68-2.Abitudine al fumo, FEV1 ed età. Sono rappresentati tre gruppi confrontabili, seguiti dai
45 agli 85 anni di età. I non fumatori (curva superiore) mostrano un declino del FEV1 secondo un
tragitto curvilineo; all'età di 85 anni, il FEV1 non è ancora sceso sotto 0,8 l (indicato da una linea
orizzontale), livello al quale la dispnea gen-eralmente compare durante le attività quotidiane (ADL).
Il FEV1 dei fumatori (curva inferiore) diminuisce con una pendenza più ripida rispetto ai non
fumatori, fino a raggiungere 0,8 l prima dei 70 anni. Alla fine del settimo e nell'ottavo decennio di
vita, i fumatori diventano dispnoici per sforzi di lieve entità e cominciano ad affollare le cliniche
respiratore e le unità di terapia intensiva e a morire a causa della COPD. Negli ex-fumatori (curva di
mezzo) che hanno fumato almeno 20 sigarette al giorno per 25 anni e che hanno smesso di fumare
all'età di 45 anni, il FEV1 non diminuisce per 5 anni e poi si riduce secondo un percorso parallelo a
quello dei non fumatori. Il FEV1 non scende a 0,8 l fino all'età di 85 anni. La cessazione del fumo di
sigaretta a 45 anni ritarda la comparsa della dispnea di circa 15 anni.
Modificato da Snider GL: "Chronic obstructive pulmonary disease," in Stein JH, editor: In-ternal
Medicine, ed. 5, St. Louis, 1998, Mosby-Year Book, Inc.; riproduzione autorizzata.
file:///F|/sito/merck/figure/06802.html02/09/2004 2.00.53
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/08201.html02/09/2004 2.00.54
Manuale Merck - Figura
FIG. 82-2. Audiogramma in un paziente con otosclerosi prima (sinistra) e dopo (destra)
intervento di stapedectomia. L'audiogramma preoperatorio mostra un'ipoacusia di tipo
trasmissivo in entrambe le orecchie. È presente un gap via aerea-via ossea di 40-dB. Inoltre,
sembra essere presente una perdita uditiva a 2 kHz (tacca di Carhart) che scompare assieme
all'ipoacusia di trasmissione dopo la stapedectomia dell'orecchio sinistro.
file:///F|/sito/merck/figure/08202.html02/09/2004 2.00.55
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/08203.html02/09/2004 2.00.55
Manuale Merck - Figura
FIG. 84-1. (A) Membrana timpanica dell'orecchio destro; (B) cavo del timpano dopo la
rimozione della membrana timpanica.
file:///F|/sito/merck/figure/08401.html02/09/2004 2.00.56
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/08402.html02/09/2004 2.00.56
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/08601.html02/09/2004 2.00.57
Manuale Merck - Figura
FIG.90-1. Sezione trasversale dell'occhio. La zonula di Zinn tiene il cristallino sospeso, mentre il
muscolo del corpo ciliare ne modifica la curvatura. Il corpo ciliare secerne l'umore acqueo, che
riempie la camera posteriore, passa attraverso il forame pupillare nella camera anteriore e viene
drenato attraverso il canale di Schlemm. L'iride regola la quantità di luce che entra nell'occhio,
modificando l'ampiezza della sua apertura centrale, la pupilla. L'immagine visiva viene focalizzata
sulla retina, essendo la fovea (centrale) l'area dell'acuità visiva più fine. La congiuntiva si interrompe
bruscamente al livello del limbus. La cornea è coperta da un epitelio che differisce per molti aspetti
dall'epitelio congiuntivale.
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Manuale Merck - Figura
FIG.101-1. Siti delle lesioni delle vie ottiche superiori e difetti corrispondenti del campo
visivo.
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Manuale Merck - Figura
FIG.102-1.Vizi di rifrazione. (A) Emmetropia; (B) miopia; (C) ipermetropia; (D) astigmatismo.
file:///F|/sito/merck/figure/10201.html02/09/2004 2.00.58
Manuale Merck - Figura
FIG.102-2.Cheratotomia radiale.
file:///F|/sito/merck/figure/10202.html02/09/2004 2.00.59
Manuale Merck - Figura
FIG.102-3.Cheratotomia astigmatica.
file:///F|/sito/merck/figure/10203.html02/09/2004 2.00.59
Manuale Merck - Figura
FIG.106-1.Identificazione dei denti. I denti di ogni quadrante della bocca sono contrassegnati da
un simbolo: le lettere per i denti decidui e i numeri per i denti permanenti. Una linea orizzontale, che
indica lo spazio tra i mascellari, e una linea verticale, che indica la linea mediana della faccia,
vengono utilizzate con i simboli per indicare in quale quadrante si trova il dente. Per esempio,
indica il primo molare mandibolare sinistro deciduo; indica il primo molare mascellare destro
permanente.
file:///F|/sito/merck/figure/10601.html02/09/2004 2.00.59
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/10602.html02/09/2004 2.01.00
Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/12901.html02/09/2004 2.01.01
Manuale Merck - Figura
FIG. 130-1. Valutazione della eritrocitosi. BM (Bone Marrow) = midollo osseo; COHb =
carbossiemoglobina; Dx = diagnosi; 51Cr = cromo radioattivo marcato; 125I = radioiodio marcato;
P50 = pressione parziale di O2 per cui l'Hb è satura al 50%. (Da Berk PD, et al: "Therapeutic
recommendations in policythemia vera study group protocols." Seminars in Hematology 23(2):132-
143, 1986; riproduzione autorizzata.)
file:///F|/sito/merck/figure/13001.html02/09/2004 2.01.01
Manuale Merck - Figura
FIG. 131-1. Coagulazione. (In alto a destra) Reazioni iniziate in vitro quando il sangue è esposto a
una superficie carica negativamente. (In alto a sinistra) Reazioni generate quando il sangue è
esposto al fattore tissutale, una lipoproteina presente sulla superficie della membrana di alcune
cellule. (Per semplificare, non è stato illustrato il ruolo degli ioni CA nella formazione di tutti i
complessi, nell'attivazione del fattore IXa da parte del fattore XIa e nell'attivazione del fattore XIII).
CAPM = chininogeno ad alto peso molecolare; Kal = callicreina; Prek = precallicreina; TF = fattore
tissutale. (Modificata da West JB: Physiological Basis of Medical Practice, ed.12. Baltimore,
Williams &Wilkins Co.,1989;riproduzione autorizzata.)
file:///F|/sito/merck/figure/13101.html02/09/2004 2.01.01
Manuale Merck - Figura
FIG. 131-2. Reazioni generali della fibrinolisi. (Modificata da Rapaport SI: "Normal Hemostasis,"
In Textbook of Internal Medicine, edito da WN Kelley. Philadelphia, Lippincott-Raven Publishers,
1989; riproduzione autorizza-ta).
file:///F|/sito/merck/figure/13102.html02/09/2004 2.01.01
Manuale Merck - Figura
FIG. 142-1. Il ciclo cellulare. G0 = fase di riposo (cellule non proliferanti); G1 = fase variabile che
precede la sintesi del DNA (da 12 h ad alcuni giorni); S = sintesi di DNA (di solito 2-4 h); G2 = fase
che segue la sintesi del DNA (dura 2-4 h); nelle cellule si ritrova un contenuto tetraploide di DNA;
M1 = mitosi (1-2 h).
file:///F|/sito/merck/figure/14201.html02/09/2004 2.01.02
Manuale Merck - Figura
FIG. 146-1. Modello dei due segnali per l'attivazione delle cellule T. La perdita del 2° segnale
ha come risultato l'anergia o la tolleranza. MHC = complesso maggiore di istocompatibilità; TCR =
recettore della cellula T.
file:///F|/sito/merck/figure/14601.html02/09/2004 2.01.02
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/14602.html02/09/2004 2.01.02
Manuale Merck - Figura
FIG. 146-3. Schema della molecola immunoglobulinica che mostra le catene pesanti e le
catene leggere. CH = regione costante della catena pesante; CL = regione costante della catena
leggera; Fab = frammento legante l'antigene; Fc = frammento cristallizzabile; VH = regione variabile
della catena pesante; VL = regione variabile della catena leggera.
file:///F|/sito/merck/figure/14603.html02/09/2004 2.01.03
Manuale Merck - Figura
FIG. 146-4. Vie di attivazione del complemento. I componenti sono elencati tra parentesi; le
proteine regolatorie sono tra parentesi quadre, in corsivo. MBL = Lectina legante il mannano.
file:///F|/sito/merck/figure/14604.html02/09/2004 2.01.03
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/14605.html02/09/2004 2.01.03
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/14606.html02/09/2004 2.01.04
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/14607.html02/09/2004 2.01.04
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/14901.html02/09/2004 2.01.05
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/16501.html02/09/2004 2.01.05
Manuale Merck - Figura
FIG. 165-2. Dermatomeri delle sensibilità. (Ridisegnato da Keegan JJ, Garrett FD, Anatomical
Record 102:409-437, 1948; riproduzione autorizzata del Wistar Institute, Philadelphia,
Pennsylvania.)
file:///F|/sito/merck/figure/16502.html02/09/2004 2.01.05
Manuale Merck - Figura
FIG. 165-3. Distribuzione cutanea dei nervi: arto superiore. (Ridisegnata da Anatomy, ed. 5,
edited by R O'Rahilly. Philadelphia, WB Saunders Company, 1986; riproduzione autorizzata)
file:///F|/sito/merck/figure/16503.html02/09/2004 2.01.06
Manuale Merck - Figura
FIG. 165-4. Distribuzione cutanea dei nervi: arto inferiore. (Ridisegnata da Anatomy, ed. 5,
edited by R O'Rahilly. Philadelphia, WB Saunders Company, 1986; riproduzione autorizzata)
file:///F|/sito/merck/figure/16504.html02/09/2004 2.01.06
Manuale Merck - Figura
FIG. 166-1. Schema della neurotrasmissione. I potenziali d'azione aprono i canali assonali del
calcio (non mostra-to). Il Ca++ attiva il rilascio dei neurotrasmettitori (NT) dalle vescicole in cui sono
immagazzinati. Le molecole di NT riempiono il solco sinaptico. Alcune si legano ai recettori
postsinaptici, iniziando una reazione. Le altre sono pompate indietro nell'assone e immagazzinate o
diffuse nei tessuti circostanti.
file:///F|/sito/merck/figure/16601.html02/09/2004 2.01.07
Manuale Merck - Figura
FIG. 173-1. Stadi del sonno nell'adulto in una notte. Il sonno a movimenti oculari rapidi (REM)
avviene ciclica-mente durante la notte ogni 90-120 min. Lo stadio 1 ammonta al 2-5% del tempo; lo
stadio2, al 45-55%; lo stadio 3, al 3-8%; lo stadio 4, al 10-15% e il REM, al 20-25%. Brevi risvegli
avvengono normalmente durante la notte, specialmente alla fine di ogni ciclo di sonno.
file:///F|/sito/merck/figure/17301.html02/09/2004 2.01.07
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/18201.html02/09/2004 2.01.08
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/18701.html02/09/2004 2.01.08
Manuale Merck - Figura
FIG. 197-1. Normale profilo del polso venoso giugulare. L'onda c è dovuta all'impulso carotideo
trasmesso, ma è di rado osservabile clinicamente.
file:///F|/sito/merck/figure/19701.html02/09/2004 2.01.09
Manuale Merck - Figura
FIG. 197-2. Rappresentazione schematica dei rilievi obiettivi in un paziente con stenosi
aortica e insufficienza mitralica. Sono rappresentati i soffi, le loro caratteristiche, l'intensità e le
irradiazioni. Il tono di chiusura della valvola polmonare segue il tono di chiusura della valvola
aortica. Sono individuabili l'itto del ventricolo sinistro, piuttosto prominente, e un impulso
ventricolare destro. Sono presenti un quarto tono (S4) e un fremito sistolico (TS); a = tono di
chiusura della valvola aortica; p = tono di chiusura della valvola polmonare; S1 = primo tono; S2 =
secondo tono; 3/6 = intensità del soffio in crescendo-decrescendo (si irradia ai vasi del collo
bilateralmente); 2/6 = intensità del soffio apicale olosistolico in crescendo; 1+ = lieve impulso
precordiale da ipertrofia ventricolare destra (la freccia indica la direzione dell'impulso); 2+ = itto
ventricolare sinistro, di entità moderata (la freccia indica la direzione dell'impulso).
file:///F|/sito/merck/figure/19702.html02/09/2004 2.01.09
Manuale Merck - Figura
FIG. 198-1. Rappresentazione schematica dei vasi polmonari come evidenziati alla rx del
torace in proiezione frontale nell'adulto in posizione eretta (polmone destro). (A) Vasi
polmonari normali. Notare che i vasi periferici di maggior calibro si trovano nei campi polmonari
inferiori. (B) Aumento generalizzato della prominenza dei vasi polmonari, tipico degli ampi shunt
sinistro-destro che si riscontrano nelle cardiopatie congenite e degli stati di alta gittata (p. es.,
anemia, gravidanza, iperidratazione). (C) Aumento del calibro dei vasi dei campi polmonari
superiori con vasi relativamente più piccoli nei campi inferiori (che possono non essere visibili in
presenza di edema), tipico dello scompenso cronico del cuore sinistro (p. es., stenosi mitralica
grave). (D) Arterie polmonari principali dilatate e tortuose con arterie polmonari periferiche di calibro
relativamente piccolo, quadro tipico dell'ipertensione pol-monare acquisita cronica grave dovuta a
elevate resistenze periferiche e polmonari. (Modificata da: "Nomenclature and Criteria for Diagnosis
of Diseases of the Heart and Great Vessels", ed. 8. New York, New York Heart Association, 1979;
riproduzione autorizzata.) .
file:///F|/sito/merck/figure/19801.html02/09/2004 2.01.09
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/19802.html02/09/2004 2.01.10
Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
FIG. 198-5. Rappresentazione schematica del ciclo cardiaco, che mostra le curve di
pressione dei grossi vasi e delle camere cardiache, i toni cardiaci, il polso venoso giugulare
e l'ECG. Ao = aorta; AP = arteria polmonare; AS = atrio sinistro; VS = ventricolo sinis-tro; AD = atrio
destro; VD = ventricolo destro. A sco-po didattico, gli intervalli di tempo sono stati modificati e il
punto z è stato prolungato. (Adattata da The Heart, ed. 5, pubblicato da JW Hurst, et al. New York,
Mc-Graw-Hill, Inc., 1982; e A Primer of Cardiology, ed. 4, di GE Burch. Philadelphia, Lea & Febiger,
1971; riproduzione autorizzata.)
FIG. 202-1. Infarto miocardico acuto in sede anteriore, tracciato resgistrato entro poche ore dall'esordio.
Notare l'importante sopraslivellamento del tratto ST in: I, aVL, V4, e V6 e il sottoslivellamento reciproco nelle
altre derivazioni.
file:///F|/sito/merck/figure/20201.html02/09/2004 2.01.11
Manuale Merck - Figura
FIG. 202-2. Infarto miocardico acuto in sede anteriore dopo le prime 24 ore. Notare che il
sopraslivellamento del tratto ST è meno accentuato; notare anche la comparsa di onde Q significative e la
decurtazione delle onde R in: I, aVL, V4 e V6.
file:///F|/sito/merck/figure/20202.html02/09/2004 2.01.12
Manuale Merck - Figura
FIG. 202-3. Infarto miocardico acuto in sede anteriore diversi giorni dopo l'esordio. Le onde Q significative e
l'amputazione delle onde R persistono. Il tratto ST è ora essenzialmente isoelettrico. L'ECG probabilmente si
modificherà molto lentamente nei mesi successivi.
file:///F|/sito/merck/figure/20203.html02/09/2004 2.01.12
Manuale Merck - Figura
FIG. 202-4. Infarto miocardico acuto infero-posteriore, tracciato registrato entro poche ore dall'esordio dei
sintomi. Notare il sopraslivellamento iperacuto del tratto ST in II, III e aVF e il sottoslivellamento reciproco nelle
altre derivazioni.
file:///F|/sito/merck/figure/20204.html02/09/2004 2.01.12
Manuale Merck - Figura
FIG. 202-5. Infarto miocardico acuto infero-posteriore dopo le prime 24 ore. Notare la comparsa di onde Q
significative nelle derivazioni II, III e aVF e la riduzione del sopraslivellamento del tratto ST nelle stesse
derivazioni.
file:///F|/sito/merck/figure/20205.html02/09/2004 2.01.13
Manuale Merck - Figura
FIG. 202-6. Infarto miocardico acuto infero-posteriore diversi giorni dopo l'esordio. Il tratto ST adesso è
isoelettrico. Sono presenti onde Q patologiche in II, III e aVF, che indicano che la cicatrice miocardica persiste.
file:///F|/sito/merck/figure/20206.html02/09/2004 2.01.13
Manuale Merck - Figura
FIG. 203-1. Curve di Frank-Starling. L'ordinata (pressione sistolica, gittata sistolica, gittata
cardiaca, lavoro pulsatorio, lavoro cardiaco) rappresenta la capacità del ventricolo di assolvere alla
sua funzione di pompa. L'ascissa (lunghezza diastolica del muscolo, pressione telediastolica,
volume telediastolico) rappresenta la misura diretta o indiretta della lunghezza o dello stiramento
delle fibre miocardiche. Le linee tratteggiate indicano i valori normali a riposo; la curva normale
passa attraverso il punto di intersezione delle linee tratteggiate. In condizioni normali, la pressione
sistolica del ventricolo sinistro, la gittata sistolica e il lavoro aumentano rapidamente a mano a
mano che la fibra miocardica si allunga in telediastole. Esiste una famiglia di curve di funzione
ventricolare che illustrano la funzione cardiaca in condizioni normali e patologiche. Nello
scompenso cardiaco (Heart Failure, HF) causato da una contrattilità ridotta, la funzione ventricolare
si riduce bruscamente (punto A). La riduzione della gittata sistoli-ca aumenta il volume telediastolico
con conseguente stiramento del muscolo cardiaco in diastole. La curva di funzione ventricolare si
sposta a destra e diviene relativamente piatta, al fine di mantenere una funzione cardiaca
relativamente normale a riposo (punto B). Perciò, un'adeguata funzione cardiaca a riposo consegue
all'aumento del volume e della pressione diastolica. La terapia con un farmaco inotropo migliora la
curva della funzione ventricolare (punto C), che, tuttavia, resta patologica. La riduzione del
postcarico può avere effetti simili. Questa figura mostra una relazione diretta fra la lunghezza
diastolica del muscolo e la pressione e il volume telediastolici, una relazione che è generalmente
vera quando la contrattilità ventricolare è ridotta. Questa relazione non si applica allo scompenso
cardiaco dovuto all'aumento della rigidità ("stiffness") diastolica del miocardio: in tal caso, la gittata
cardiaca è solitamente normale, la pressione telediastolica è elevata, ancora la lunghezza delle
fibre muscolari può essere normale. Il problema delle patologie che provocano un'aumentata rigidità
diastolica è la marcata riduzione della distensibilità ("compliance") miocardica e quindi il patologico
aumento delle pressioni di riempimento ventricolari e la congestione, pur in presenza di una
normale fase eiettiva. (Adattata da Spann JF, Mason DT, Zelis R: "Recent advances in the
understanding of congestive heart failure (II)." Modern Concepts of Cardiovascular Dis-ease 39:79-
84, 1970; riproduzione autorizzata da American Heart Association, Inc.)
file:///F|/sito/merck/figure/20301.html02/09/2004 2.01.13
Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
FIG. 205-1. Tracciati di ritmo cardiaco da un ECG ambulatoriale delle 24 ore (Holter). Nota le
tipiche modificazioni della frequenza al momento dell'inizio del sonno e al risveglio (frecce).
file:///F|/sito/merck/figure/20501.html02/09/2004 2.01.14
Manuale Merck - Figura
FIG. 205-2. Registrazioni da uno studio elettrofisiologico invasivo. I, aVF e V1 sono derivazioni
di superficie. Vengono anche mostrati l'elettrogramma dell'atrio destro (EAD), l'elettrogramma del
fascio di His (His Bundle Electrogram, HBE) e l'elettrogramma del ventricolo destro (EVD). Durante
pacing regolare del ventricolo destro (S1), due extrasistoli (S2 e S3) iniziano una tachicardia
ventricolare monomorfa. Notare la dissociazione dell'attiv-ità dell'atrio destro.
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Manuale Merck - Figura
complesso QRS. Sulla base di una definizione arbitraria dell'energia terminale del complesso QRS
in relazione al tempo, la parte terminale rappresenta l'attività tardiva ed è patologica.
FIG. 205-4. Battiti ectopici atriali (BEA). Viene mostrato un tracciato ECG in derivazione II. Dopo
il secondo battito di origine sinusale, l'onda T è deformata da un BEA. Dal momento che il BEA si
verifica relativamente presto durante il ciclo sinusale, il pacemaker del nodo del seno viene
resettato e una pausa meno che compensatoria precede il battito sinusale successivo.
file:///F|/sito/merck/figure/20504.html02/09/2004 2.01.15
Manuale Merck - Figura
FIG. 205-5. Insorgenza di flutter atriale. Il tracciato ECG mostrato è in V1. Dopo il secondo battito
sinusale normale, un BEA con un intervallo di accoppiamento di 140 ms dà origine a un ritmo atriale
sostenuto con una lunghezza del ciclo di 200 ms (frequenza di 300 bpm) e un grado variabile di
blocco atrioventricolare.
file:///F|/sito/merck/figure/20505.html02/09/2004 2.01.16
Manuale Merck - Figura
FIG. 205-6. Registrazioni durante fibrillazione atriale. Sono registrate le derivazioni: I, II e V1,
l'elettrogramma atriale (EA), l'elettrogramma del fascio di His (HBE); i marker per il tempo sono a
intervalli di 10 e 100 ms. L'attività elettrica atriale individuata all'elettrogramma atriale non è
regolare. All'interno dell'atrio si ha una serie continua e caotica di fronti d'onda: ciò rappresenta una
fibrillazione atriale. Ciascun complesso QRS è preceduto da una depolarizzazione del fascio di His:
ciò indica l'origine sopraventricolare del QRS.
file:///F|/sito/merck/figure/20506.html02/09/2004 2.01.16
Manuale Merck - Figura
FIG. 205-7. Insorgenza di fibrillazione atriale (FA). In II, i primi due battiti di origine sinusale sono
seguiti da un singolo battito ectopico atriale. Il ritmo ritorna sinusale, ma solo per poco; è infatti
seguito da un altro battito ectopico atriale, che inizia la fibrillazione atriale.
file:///F|/sito/merck/figure/20507.html02/09/2004 2.01.16
Manuale Merck - Figura
FIG. 205-8. Tachicardia a QRS stretto. Le onde P non sono visibili perché cadono all'interno dei
complessi QRS. Questo paziente ha una tachicardia da rientro nel nodo atrioventricolare. Notare
l'alternanza del QRS (alternanza dell'ampiezza del QRS; anche altre caratteristiche, quali la
morfologia o il timing, possono essere soggette a fenomeni di alternanza). In passato, si pensava
che tale rilievo fosse specifico delle tachicardie che utilizzano una via accessoria (tachicardia
reciprocante), ma l'alternanza del QRS può verificarsi in ogni tipo di tachicardia a QRS stretto.
file:///F|/sito/merck/figure/20508.html02/09/2004 2.01.17
Manuale Merck - Figura
FIG. 205-9. Inizio di una tachicardia da rientro nel nodo atrioventricolare. Notare l'onda P
anomala (P´) e il ritardo della conduzione attraverso il nodo atrioventricolare (P´ R lungo).
file:///F|/sito/merck/figure/20509.html02/09/2004 2.01.17
Manuale Merck - Figura
FIG. 205-10. Tachicardia a QRS stretto: Tachicardia reciprocante ortodromica che usa una
via accessoria in un paziente con sindrome di Wolff-Parkinson-White. L'attivazione avviene
come segue: nodo atrioventricolare, sistema di His-Purkinje, ventricoli, via accessoria, atri. Notare
che l'onda P segue da vicino il complesso QRS, cosicché PR > RP.
file:///F|/sito/merck/figure/20510.html02/09/2004 2.01.18
Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
FIG. 205-13. Sindrome di Wolff-Parkinson-White (WPW). Le derivazioni I, II, III, V1 e V6 (in alto a
sinistra e al centro) mostrano le caratteristiche tipiche della sindrome di WPW, con un intervallo PR
breve e un'onda δ in ritmo sinusale. Durante la registrazione ECG, il paziente sviluppa fibrillazione
atriale (derivazioni V2 e V4 in alto a destra) con una risposta ventricolare molto rapida (sono
registrati intervalli PR di 160 ms). Subito dopo, si sviluppa fi-brillazione ventricolare (striscia di ritmo
in II in basso).
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Manuale Merck - Figura
FIG. 205-14. Tachicardia atriale vera. Questa rara tachicardia a QRS stretto prende origine da un
focus automatico patologico o da un circuito localizzato di rientro intra-atriale. Le onde P precedono
i complessi QRS; PR < RP.
file:///F|/sito/merck/figure/20514.html02/09/2004 2.01.19
Manuale Merck - Figura
FIG. 205-15. Battiti ectopici ventricolari (BEV). La II derivazione mostra un ritmo sinusale
regolare con un'onda P positiva (primo ciclo) seguita da una depolarizzazione prematura dei
ventricoli. L'onda P prematura invertita (secondo ciclo) che segue questo BEV è il risultato della
conduzione ventricoloatriale. Dopo il BEV, si ripristina il ritmo sinusale
file:///F|/sito/merck/figure/20515.html02/09/2004 2.01.20
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/20516.html02/09/2004 2.01.20
Manuale Merck - Figura
FIG. 205-17. Tachicardia ventricolare a QRS largo. La durata del QRS è di 160 ms. Un'onda P
indipendente può essere individuata in V1 (freccia). C'è una deviazione frontale estrema dell'asse
elettrico.
file:///F|/sito/merck/figure/20517.html02/09/2004 2.01.20
Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/20519.html02/09/2004 2.01.21
Manuale Merck - Figura
FIG. 205-20. Blocco del nodo atrioventricolare. (A) Prolungamento della conduzione del nodo
atrioventricolare (blocco atrioventricolare di primo grado). Le derivazioni sono: I, II e III;
l'elettrogramma atriale (EA); l'elettro-gramma del fascio di His (HBE); i marker per il tempo sono a
intervalli di 10 e 100 ms. L'intervallo PR è prolungato perché la conduzione dall'atrio al fascio di His
(intervallo AH) è anormalmente lunga (180 ms). Il prolungamento dell'intervallo PR risulta
generalmente da un ritardo della conduzione nodale atrioventricolare. (B) Conduzione 2:1 del nodo
atrioventricolare. Una depolarizzazione atriale di origine sinusale su due non riesce ad attraversare
il nodo atrioventricolare e ad attivare il fascio di His; ne consegue un blocco atrioventricolare 2:1 a
livello del nodo atrioventricolare.
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Manuale Merck - Figura
FIG. 205-21. Blocco di branca destra. Sono registrate le derivazioni vettoriali ortogonali X, Y e Z
(sistema di Frank), l'elettrogramma del fascio di His (HBE) e i marker temporali sono fissati a
intervalli di 100 ms. Viene mostrato il rallentamento della parte terminale del QRS, diretta verso
destra e anteriormente, insieme con un intervallo HV normale, che indica che il resto del sistema di
conduzione intraventricolare è normale.
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Manuale Merck - Figura
FIG. 205-23. Malattia del nodo del seno sintomatica. Sono mostrate alcune strisce di ritmo di un
ECG 24 ore (variante bradicardia-tachicardia). Notare gli episodi di asistolia, di fibrillo-flutter atriale
e i battiti ectopici ventricolari. Le ore sono quelle indicate (AM). .
file:///F|/sito/merck/figure/20523.html02/09/2004 2.01.22
Manuale Merck - Figura
FIG. 205-22. Blocco di branca sinistra. Sono registrate le derivazioni vettoriali X, Y e Z (sistema
di Frank); l'elettrogramma di His (HBE); i marker temporali sono fissati a intervalli di 100 ms. Il tipico
rallentamento con asse verso sinistra della porzione media e terminale del QRS è evidenziato nella
derivazione X. Il normale asse medio del QRS sul piano frontale (Y) e il prolungamento
dell'intervallo HV (110 ms) sono caratteristici di questa forma di blocco di branca sinistra e riflettono
una patologia trifascicolare del sistema di conduzione.
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Manuale Merck - Figura
FIG. 206-1. Ventilazione dell'adulto mediante aria espirata. (A) Posizione per aprire le vie aeree.
(B) Respirazione di soccorso: corretto posizionamento delle mani e del paziente per ottenere la
pervietà delle vie aeree e per la respirazione bocca a bocca. (C) Posizione corretta per la
respirazione bocca-naso. (Adattata da "Standards and Guidelines for Cardiopulmonary
Resuscitation [CPR] and Emergency Cardiac Care [ECC]," in Journal of the American Medical
Association 25:2916 e 2918, 6 giugno 1986. Copyright 1986, American Medical Association.)
FIG. 206-2. Ventilazione con aria espirata nel bambino. (A) Posizione a testa in giù: rimozione di
corpi estranei dalla trachea o dai bronchi. (B) Posizione per la respirazione bocca a bocca. (C)
Respirazione combinata bocca e naso. (Adattato da "Standards and Guidelines for
Cardiopulmonary Resuscitation [CPR] and Emergency Cardiac Care [ECC]," in Journal of the
American Medical Association 25:2956 e 2959, 6 Giugno 1986. Copyright 1986, American Medical
Association.)
file:///F|/sito/merck/figure/20602.html02/09/2004 2.01.24
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/20901.html02/09/2004 2.01.24
Manuale Merck - Figura
FIG. 214-1 Massima osmolarità urinaria dopo test di privazione dell'acqua (colonne
ombreggiate) versus osmolarità urinaria dopo somministrazione di vasopressina esogena
(colonne aperte). DI = diabete insipidus. (Dati tratti da Miller M, et al: "Recognition of partial
defects in antidiuretic hormone secretion." Annals of Internal Medicine 73[5]:721-729, 1970.)
file:///F|/sito/merck/figure/21401.html02/09/2004 2.01.24
Manuale Merck - Figura
FIG. 215-1. La normale minzione si verifica quando la contrazione vescicale è coordinata con
il rilasciamento dello sfintere uretrale. Il SNC inibisce la diuresi fino al momento opportuno e
coordina e facilita gli stimoli vescicali per iniziare e completare la minzione. Il sistema simpatico
contrae la muscolatura dello sfintere liscio attraverso le fibre α-adrenergiche del nervo ipogastrico. Il
sistema parasimpatico contrae il muscolo detrusore vescicale attraverso le fibre colinergiche del
nervo pelvico. Il sistema nervoso somatico contrae lo sfintere muscolare striato attraverso le fibre
colinergiche il nervo pudendo. (Adattata dal DuBeau CE, Resnick NM, con the Massachusetts De-
partment of Health EDUCATE project collaborators. Urinary incontinence in the Older Adult: An
Annotated Speaker/Teacher Kit, 1993; riproduzione autorizzata)
file:///F|/sito/merck/figure/21501.html02/09/2004 2.01.24
Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
FIG. 226-1. Citotossicità renale da analgesici. Adattata da Schreiner GE et al: "Clinical analgesic
nefropathy." An-nals of Internal Medicine 141:56, 1981.
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Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
FIG. 234-2. Modificazioni dei livelli dell'ormone luteinizzante (LH), dell'ormone follicolo-
stimolante (FSH) e dell'estradiolo (E2) nel sangue periferico. I livelli dell'LH e dell'FSH sono
aumentati alla nascita (non mostrato). Il periodo puberale è ampliato. (Modificata da Rebar RW:
"Normal physiology of the reproductive system," Endo-crinology and Metabolism Continuing
Education Program, American Association of Clinical Chemistry, Novem-ber 1982. Copyright 1982
by the American Association for Clinical Chemistry; riproduzione autorizzata.)
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Manuale Merck - Figura
FIG. 234-3. Pubertà: sviluppo dei caratteri sessuali femminili. Le barre indicano i valori normali.
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Manuale Merck - Figura
FIG. 234-4. Il ciclo ovarico. I follicoli sono racchiusi nella corticale. Il follicolo selezionato (primario)
matura e scoppia, rilasciando il cumulo ooforo (l'oocita e alcune cellule della granulosa che lo
circondano).
file:///F|/sito/merck/figure/23404.html02/09/2004 2.01.27
Manuale Merck - Figura
FIG. 235-2. Rappresentazione schematica degli stadi di Tanner, da I a V, dello sviluppo dei
peli pubici nelle ragazze. Da Marshall WA, Tanner JM: "Variations in patterns of pubertal changes
in girls." Archives of Disease in Childhood 44:291-303, 1969; riproduzione autorizzata.
file:///F|/sito/merck/figure/23502.html02/09/2004 2.01.28
Manuale Merck - Figura
FIG. 242-1. Posizioni per l'esame della mammella. Paziente seduta o in piedi (A) con le braccia
lungo i fianchi; (B) con le braccia sollevate sopra la testa, per sollevare la fascia pettorale e le
mammelle; (C) con le mani che spingono con forza contro le anche o (D) con le palme spinte una
contro l'altra davanti alla fronte, per contrarre i muscoli pettorali. (E) Palpazione dell'ascella; le
braccia sostenute come illustrato, per rilasciare i muscoli pettorali. (F) Paziente supina con un
cuscino sotto la spalla e il braccio sollevato al di sopra della testa dal lato che viene esaminato. (G)
Palpazione della mammella con movimento circolare dal capezzolo verso l'esterno.
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Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/24801.html02/09/2004 2.01.29
Manuale Merck - Figura
Company.)
Ogni bambino e ogni famiglia sono unici; di conseguenza queste Raccomandazioni per la
prevenzione in pediatria sono redatte per la cura dei bambini che ricevono cure familiari
appropriate, che non presentano manifestazioni di rilevanti problemi di salute, che presentano un
accrescimento e uno sviluppo soddisfacenti. Visite supplementari possono divenire necessarie se
le condizioni suggeriscono variazioni dalla norma. Queste linee guida rappresentano un consenso da
parte della Commissione sulla Medicina Ambulatoriale con la consulenza di commissioni e sezioni
nazionali dell'American Academy of Pediatrics (AAP). La Commissione mette in rilievo la grande
importanza della continuità delle cure, comprensivamente di una supervisione di salute e la
necessità di evitare una frammentazione delle cure. Si raccomanda una visita prenatale in caso di
genitori ad alto rischio, genitori alla prima gravidanza e genitori che richiedono un colloquio. La visita
prenatale deve includere consigli anticipatori e una accurata anamnesi clinica. Ogni bambino deve
essere valutato, dopo la nascita, in epoca neonatale.
NB: Eseguire i test dopo l'età neonatale (p. es., errori congeniti del metabolismo, anemia falciforme,
ecc.) è a discrezione del medico. Queste raccomandazioni non indicano una serie esclusiva di
trattamenti o servono come standard di cure mediche. Possono essere appropriate delle variazioni, in
base alle circostanze individuali.
file:///F|/sito/merck/figure/25603.html02/09/2004 2.01.30
Manuale Merck - Figura
FIG. 256-4. Velocità di crescita lineare (altezza) nei ragazzi e nelle ragazze in cm/anno.
file:///F|/sito/merck/figure/25604.html02/09/2004 2.01.31
Manuale Merck - Figura
* Questo schema indica l'età raccomandata per la somministrazione di routine dei vaccini per
l'infanzia attualmente autorizzati; i vaccini sono posti sotto le età alle quali sono abitualmente
raccomandati. Catch-up della vaccinazione deve essere effettuato ad ogni visita, quando possibile.
Sono disponibili alcune associazioni di vaccini e possono essere utilizzate quando è indicata la
somministrazione di tutti i componenti del vaccino. Il medico deve leggere il foglietto illustrativo per
le raccomandazioni dettagliate.
†I bambini nati da madri HBsAg-negative devono ricevere 2.5 mg di vaccino Merck (Recombivax
HB) o 10 mg di vaccino SmithKline Beecham (SB) (Engerix-B). La seconda dose deve essere
somministrata almeno 1 mese dopo la prima dose. La terza dose deve essere somministrata
almeno 2 mesi dopo la seconda, ma non prima dei 6 mesi di vita. I bambini nati da madri HBsAg-
positive devono ricevere 0.5 mL di immunoglobuline specifiche per l'epatite B (HBIG) entro 12 h
dalla nascita , e 5 mg di vaccino Merck (Recombivax HB) oppure 10 mg di vaccino SB (Engerix-
B) in sedi differenti. La seconda dose è raccomandata all'età di 1-2 mesi e la terza dose all'età di
6 mesi. I bambini nati da madri la cui condizione sierologica nei confronti dell'HBsAg non è
conosciuta devono ricevere 5 mg di vaccino Merck (Recombivax HB) oppure 10 mg di vaccino SB
(Engerix-B) entro 12 h dopo la nascita. La seconda dose di vaccino è raccomandata all'età di 1
mese e la terza dose all'età di 6 mesi. Deve essere eseguito un prelievo ematico al momento del
parto per determinare la condizione sierologica materna nei confronti dell'HBsAg; se positiva, il
bambino deve ricevere le HBIG il più presto possibile (non più tardi di 1 sett di vita). La dose e il
momento della somministrazione delle successive dosi di vaccino devono decidersi in base alla
condizione sierologica della madre nei confronti dell'HBsAg.
§I bambini e gli adolescenti che non sono stati vaccinati nei confronti dell'epatite B durante l'infanzia
possono iniziare la serie nell'ambito di qualunque visita. Quelli che precedentemente non hanno
ricevuto le tre dosi di vaccino antiepatite B devono iniziare o completare la serie nell'ambito delle
visite di routine presso una struttura sanitaria all'età di 11-12 anni e gli adolescenti più grandi non
vaccinati devono essere vaccinati appena possibile. La seconda dose deve essere somministrata
almeno 1 mese dopo la prima dose e la terza dose deve essere somministrata almeno 4 mesi dopo
la prima dose e almeno 2 mesi dopo la seconda dose.
¶ I tossoidi difterico e tetanico e il vaccino antipertosse acellulare (DTaP) rappresentano il vaccino
di scelta per tutte le dosi nelle serie di vaccinazione, compreso il completamento della serie nei
bambini che hanno ricevuto una o più dosi di vaccino con tossoidi difterico e tetanico e antipertosse
a cellule intere (DTP). Il DTP a cellule intere rappresenta una alternativa accettabile al DTaP. La
quarta dose (DTP o DTaP) può essere somministrata già a partire dai 12 mesi di vita, assicurandosi
che siano passati 6 mesi dalla terza dose e se è improbabile che il bambino ritorni all'età di 15-18
mesi. I tossoidi tetanico e difterico, adsorbiti, per adulti (Td), sono raccomandati all'età di 11-12 anni
se sono passati almeno 5 anni dall'ultima dose di DTP, DTaP o tossoide difterico e tetanico,
adsorbiti, per uso pediatrico (DT). Si raccomandano routinariamente richiami successivi di Td ogni
10 anni.
**Tre vaccini coniugati antiH. influenzae di tipo b (Hib) sono autorizzati per uso pediatrico. Se il
vaccino coniugato antiHaemophilus b (coniugato ad una proteina meningococcica) (PRP-OMP)
(PedvaxHIB [Merck]) è somministrato all'età di 2 e 4 mesi, si richiede una dose all'età di 6 mesi.
††Due vaccini antipoliovirus sono attualmente autorizzati e distribuiti negli Stati Uniti: il vaccino
antipoliovirus inattivato (IPV) e il vaccino antipolivirus orale (OPV). I programmi vaccinali seguenti
sono tutti riconosciuti dalla ACIP, AAP e AAFP. I genitori e il personale sanitario possono scegliere
tra queste opzioni: (1) due dosi di IPV seguite da due dosi di OPV; (2) quattro dosi di IPV o (3)
quattro dosi di OPV. La ACIP raccomanda due dosi di IPV all'età di 2 e 4 mesi seguite da una dose
di OPV all'età di 12-18 mesi e all'età di 4-6 anni. L'IPV è l'unico vaccino antipoliovirus raccomandato
nei soggetti immunodepressi e nei conviventi.
§§ La seconda dose del vaccino antimorbillo-parotite-rosolia (MMR) è raccomandata di routine
all'età di 4-6 anni ma può essere somministrata nell'ambito di qualunque visita, assicurandosi che
sia passato almeno 1 mese dalla prima dose e che entrambe le dosi siano somministrate iniziando
a 12 mesi o successivamente. Coloro che non hanno ricevuto precedentemente la seconda dose
devono completare il programma vaccinale non più tardi della visita di routine presso una struttura
sanitaria all'età di 11-12 anni.
¶¶I bambini a rischio di contagio possono ricevere il vaccino antivaricella (Var) nell'ambito di
qualunque visita dopo il primo compleanno e coloro che non hanno una affidabile anamnesi positiva
per varicella devono essere vaccinati durante la visita di routine presso una struttura sanitaria all'età
di 11-12 anni. I bambini a rischio di contagio di età ≥ 13 anni devono ricevere due dosi ad almeno 1
mese di distanza.
FIG.256-5. Calendario delle vaccinazioni raccomandato per l'infanzia*; Stati Uniti, Gennaio-
Dicembre 1998. Da American Academy of Pediatrics, Committee on Infectious Disease:
"Recommende Childoo Immunization Schedule-United States, January-December, 1998."
Pediatrics 101:155-156, 1998
FIG. 256-6. Schema del riflesso di rilascio del latte. Quando il bambino succhia dal seno
materno, vengono stimolati i meccanorecettori a livello del capezzolo e dell’areola, che inviano uno
stimolo lungo le vie nervose all’ipotalamo, che stimola il rilascio di ossitocina da parte della
neuroipofisi. L’ossitocina viene trasportata dal torrente circolatorio alla ghiandola mammaria e
all’utero. L’ossitocina stimola le cellule mioepiteliali a contrarsi e a rilasciare il latte dall’alveolo. La
prolattina, che viene secreta dall’adenoipofisi in risposta alla suzione, è responsabile della
produzione di latte a livello alveolare. Lo stress, così come il dolore e l’ansia, possono inibire il
riflesso di rilascio del latte. La vista o il pianto di un bambino possono stimolare il rilascio di
ossitocina, ma non della prolattina. (Da Breastfeeding: A Guide for the Medical Profession, ed. 4, di
RA Lawrence. St. Louis, CV Mosby, 1994, p. 250; riproduzione autorizzata)
file:///F|/sito/merck/figure/25606.html02/09/2004 2.01.32
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/25801.html02/09/2004 2.01.32
Manuale Merck - Figura
FIG.259-1. Nomogramma per il calcolo della superficie corporea dei bambini. (Modificata da
Geigy Scientific Ta-bles, ed. 8, vol. 1, edited by C Lentner. Basle, Switzerland, Ciba-Geigy Ltd., 1981,
pp. 226-227; riproduzione autorizzata)
file:///F|/sito/merck/figure/25901.html02/09/2004 2.01.33
Manuale Merck - Figura
FIG. 259-2. Formula di Holliday-Segar. Stima del dispendio calorico in condizioni basali (curva
inferiore), in condizioni di riposo a letto (curva centrale) e in condizioni di completa attività (curva
superiore). La curva centrale può essere divisa in 3 segmenti a seconda della pendenza: da 0 a 10
kg = 100 kcal/kg; da 10 a 20 kg = 50 kcal/kg; > 20 kg = 20 kcal/kg. Queste curve possono essere
utilizzate per effettuare una stima accettabile del dispendio calorico per la terapia idrica di
mantenimento, senza ricorrere ai grafici. Così, il dispendio calorico stimato per un bambino di 23 kg
= (100 kcal/kg × per i primi 10 kg) + (50 kcal/kg × per gli altri 10 kg) + (20 kcal/kg × per gli ultimi 3
kg) = 1560 kcal. (Da Holliday MA, Segar WE: "The maintenance need for water in parenteral fluid
therapy." Pediatrics 19:823, 1957; per gentile concessione di Pediatrics.)
file:///F|/sito/merck/figure/25902.html02/09/2004 2.01.33
Manuale Merck - Figura
FIG. 260-1. Curve di accrescimento intrauterino in base al peso alla nascita e all'età
gestazionale in bambini nati vivi, da gravidanza singola, di razza bianca. Il punto A
rappresenta un bambino prematuro, mentre il punto B indica un bambino di peso alla nascita simile,
a termine, ma piccolo per l'età gestazionale. Le curve di accrescimento rappresentano il 10o e il 90o
percentile per tutti i neonati del campione considerato. (Modificata da Sweet AY: "Classification of
the low-birth-weight-infant", in Care of the High-Risk Neonate, ed. 3, edited by MH Klaus e AA
Fanaroff. Philadelphia, WB Saunders Company, 1986; riproduzione autorizzata.)
file:///F|/sito/merck/figure/26001.html02/09/2004 2.01.33
Manuale Merck - Figura
FIG. 260-2. Livello di crescita intrauterina in base all'età gestazionale, alla lunghezza del
corpo (A) e alla circon-ferenza cranica (B) alla nascita. (Modificata da Lubchenco LC, Hansman
C, Boyd E: "Intrauterine growth in length and head circumference as estimated from live births at
gestational ages from 26 to 42 weeks." Pediatrics 37:403, 1966; per gentile concessione di
Pediatrics. )
file:///F|/sito/merck/figure/26002.html02/09/2004 2.01.34
Manuale Merck - Figura
FIG. 260-3. Strategia preventiva per la malattia da streptococco di gruppo B (GBS) a esordio
precoce mediante colture di screening in epoca prenatale, a 35-37 sett. di gestazione.
Modificata da "Group B streptococcal infections," in 1997 Red Book: Report of the Committee on
Infectious Diseases, ed. 24, edited by G Peter. Elk Grove Village, IL, American Academy of
Pediatrics, 1997, pp. 498-499.
file:///F|/sito/merck/figure/26003.html02/09/2004 2.01.34
Manuale Merck - Figura
FIG. 260-4. Strategia preventiva per la malattia da streptococco di gruppo B (GBS) a esordio
precoce secondo i fattori di rischio, senza colture di screening prenatali. Modificata da "Group
B streptococcal infections," in 1997 Red Book: Report of the Committee on Infectious Diseases, ed.
24, edited by G Peter. Elk Grove Village, IL, American Academy of Pediatrics, 1997, pp. 498-499.
file:///F|/sito/merck/figure/26004.html02/09/2004 2.01.34
Manuale Merck - Figura
FIG. 261-1. Circolazione normale con rappresentazi-one delle pressioni del cuore destro e
sinistro (in mm Hg). Rappresentazione delle camere cardiache e della saturazione arteriosa di O2
in percentuale. Ao = aorta; VCI = vena cava inferiore; AS = atrio sinistro; VS = ventricolo sinistro;
AP = arteria polmonare; VP = vena polmonare; AD = atrio destro; VD = ventricolo destro; VCS =
vena cava superiore.
file:///F|/sito/merck/figure/26101.html02/09/2004 2.01.34
Manuale Merck - Figura
FIG. 261-2. Il difetto del setto interatriale è caratterizzato da aumento del flusso ematico
polmonare e da aumento del volume dell'AD e del VD. Rappresentazione delle camere
cardiache e della saturazione arteriosa di O2 in percentuale. Ao = aorta; VCI = vena cava inferiore;
AS = atrio sinistro; VS = ventricolo sinistro; AP = arteria polmonare; VP = vena polmonare; AD =
atrio destro; VD = ventricolo destro; VCS = vena cava superiore.
file:///F|/sito/merck/figure/26102.html02/09/2004 2.01.35
Manuale Merck - Figura
FIG. 261-3. Il difetto del canale atrioventricolare è caratterizzato da aumento del flusso
ematico, aumento del volume delle camere cardiache e, spesso, da aumento delle resistenze
vascolari polmonari. Rappresentazione delle camere cardiache e della saturazione arteriosa di O2
in percentuale. Ao = aorta; VCI = vena cava inferiore; AS = atrio sinistro; VS = ventricolo sinistro;
AP = arteria polmonare; VP = vena polmonare; AD = atrio destro; VD = ventricolo destro; VCS =
vena cava superiore.
file:///F|/sito/merck/figure/26103.html02/09/2004 2.01.35
Manuale Merck - Figura
FIG. 261-4. Il difetto del setto interventricolare è caratterizzato da aumento del flusso ematico
polmonare e da aumento del volume dell'AS e del VS. Rappresentazione delle camere
cardiache e della saturazione arteriosa di O2 in percentuale. Ao = aorta; VCI = vena cava inferiore;
AS = atrio sinistro; VS = ventricolo sinistro; AP = arteria polmonare; VP = vena polmonare; AD =
atrio destro; VD = ventricolo destro; VCS = vena cava superiore.
file:///F|/sito/merck/figure/26104.html02/09/2004 2.01.35
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/26105.html02/09/2004 2.01.36
Manuale Merck - Figura
FIG. 261-6. Nella trasposizione dei grossi vasi, in Ao entra sangue non ossigenato, il VD è
ipertrofico e il forame ovale è sede di un minimo mescolamento di sangue. Rappresentazione
delle camere cardiache e saturazione arteriosa di O2 in percentuale. Ao = aorta; VCI = vena cava
inferiore; AS = atrio sinistro; VS = ventricolo sinistro; AP = arteria polmonare; VP = vena polmonare;
AD = atrio destro; VD = ventricolo destro; VCS = vena cava superiore. .
file:///F|/sito/merck/figure/26106.html02/09/2004 2.01.36
Manuale Merck - Figura
FIG. 261-7. Il dotto arterioso pervio è caratterizzato da aumento del flusso ematico
polmonare, aumento dei volumi dell'atrio sinistro e del VS e aumento di volume dell'Ao
ascendente. Rappresentazione delle camere cardiache e saturazione arteriosa di O2 in
percentuale. Ao = aorta; AP = arteria polmonare.
file:///F|/sito/merck/figure/26107.html02/09/2004 2.01.36
Manuale Merck - Figura
Fig. 261-8. Tipi di fistola tracheo-esofagea. (Da Diseased of the Newborn, ed. 4, edited by AJ
Schaffer e ME Av-ery. Philadelphia, WB Saunders Company, 1977, pag. 110; riproduzione
autorizzata) .
file:///F|/sito/merck/figure/26108.html02/09/2004 2.01.37
Manuale Merck - Figura
FIG. 261-9. Rappresentazione delle diverse bande cromosomiche osservate con i metodi di
colorazione Q- G- e R- ; rappresentazione del centrometro solo con il metodo di colorazione
Q. Ogni cromosoma appare come una singola catena unita a livello del centromero o con una
costrizione centrale. Le 23 paia di cromosomi sono scelte sulla base delle dimensioni, della
posizione del centromero e del tipo di bandeggio e gli autosomi sono numerati da 1 a 22. I
cromosomi sessuali conservano le classiche designazioni di X e Y. Viene anche mostrato il vecchio
modo di raggruppare i cromosomi attribuendo ad ogni gruppo una lettera; questo metodo è stato
utilizzato prima dell'introduzione delle tecniche di bandeggio. (Adattata da McKusick VA: Mendelian
Inheritance in Man, ed. 8, Appendix B- The Human Gene Map, pp. xlii-xliii. Baltimore, The Johns
Hopkins University Press, 1988; riproduzione autorizzata)
file:///F|/sito/merck/figure/26301.html02/09/2004 2.01.37
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/26302.html02/09/2004 2.01.38
Manuale Merck - Figura
FIG. 263-3. Tecnica di compressione toracica. (A) La compressione toracica a due pollici è
preferibile nei neonati e nei lattanti, il cui torace durante il massaggio cardiaco può essere
completamente avvolto con le mani (inset ). Se il massaggio è effettuato in neonati molto piccoli, i
pollici devono sovrapporsi. (B) Nei lattanti si utilizza il massaggio cardiaco a due dita. Durante il
massaggio cardiaco le dita devono essere mantenute nella posizione estesa. Nel neonato, questa
tecnica comporterebbe una posizione fin troppo bassa, cioè a livello o al disotto dell'appendice
xifoidea dello sterno; la posizione corretta del massaggio è poco al di sotto della linea
intermammaria. (C) Posizione delle mani per il massaggio cardiaco nel bambino piccolo. (Adattata
da American Heart Association: Standards and Guidelines for CPR. Journal of the American
Medical Association 1992; 268:2251-2281. Copyright 1992, American Medical Association.)
file:///F|/sito/merck/figure/26303.html02/09/2004 2.01.38
Manuale Merck - Figura
FIG. 263-4. Sequenza del trattamento per la rianimazione neonatale (protocollo da eseguire
in sala parto). TET = tubo endotracheale. (Adattata da Kattwinkel J, et al: Perinatal Continuing
Education Program, University of Virginia at Charlottesville, e dalle Linee Guida proposte
dall'American Heart Association.)
file:///F|/sito/merck/figure/26305.html02/09/2004 2.01.39
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/26307.html02/09/2004 2.01.39
Manuale Merck - Figura
FIG. 263-6. Colpo sull'addome nel paziente che giace a terra (cosciente o meno).
file:///F|/sito/merck/figure/26306.html02/09/2004 2.01.39
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/26901.html02/09/2004 2.01.40
Manuale Merck - Figura
FIG. 276-1. (A) Regola del nove e (B) diagramma di Lund-Browder per valutare l'estensione
delle ustioni. (Ridisegnato da The Treatment of Burns, ed. 2, by CP Artz and JA Moncrief.
Philadelphia, WB Saunders Company, 1969; riproduzione autorizzata).
file:///F|/sito/merck/figure/27601.html02/09/2004 2.01.40
Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
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Manuale Merck - Figura
FIG. 286-5. Ereditarietà recessiva legata al cromosoma X. Un mezzo cerchio ombreggiato indica
una femmina portatrice identificabile con il test.
file:///F|/sito/merck/figure/28605.html02/09/2004 2.01.42
Manuale Merck - Figura
FIG. 291-1. Sostenere un paziente durante la deambulazione. Se il paziente sta indossando una
cintura, la mano sinistra viene utilizzata per afferrarla da dietro.
file:///F|/sito/merck/figure/29101.html02/09/2004 2.01.42
Manuale Merck - Figura
FIG. 291-2. Altezza corretta del bastone. Il gomito del paziente deve essere ricurvo un < di 45°
quando viene applicata la forza massima.
file:///F|/sito/merck/figure/29102.html02/09/2004 2.01.42
Manuale Merck - Figura
FIG. 295-1. Interpretazione di un risultato del test per l'esterasi leucocitaria in una donna con
30% di probabilità a priori di una IVU, simulante una coorte di 100000 donne con le stesse
caratteristiche.
file:///F|/sito/merck/figure/29501.html02/09/2004 2.01.42
Manuale Merck - Figura
FIG. 295-2. Distribuzione dei risultati di un test. I pazienti con la malattia sono mostrati nella
distribuzione superiore; i pazienti senza la malattia sono mostrati nella distribuzione inferiore. La
relazione tra le percentuali di veri positivi e di falsi positivi a un test (per i differenti punti di
demarcazione o di soglia) può essere rappresentata come una curva ROC (Receiver-Operator
Characteristic). L'area al di sotto di tale curva corrisponde al potere discriminante del test.
file:///F|/sito/merck/figure/29502.html02/09/2004 2.01.43
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/29503.html02/09/2004 2.01.43
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/29504.html02/09/2004 2.01.43
Manuale Merck - Figura
FIG. 296-1. Clearance della creatinina corretta per età in uomini normali. Una linea retta che
unisce l'età del paziente con la sua clearance della creatinina interseca il percentile. (Da Aging-Its
Chemistry, edito da A Dietz. Washington, DC, American Association for Clinical Chemistry, 1980, p
8; riproduzione autorizzata.)
file:///F|/sito/merck/figure/29601.html02/09/2004 2.01.44
Manuale Merck - Figura
FIG. 298-1. Relazione esemplificativa tra concentrazi-one plasmatica e tempo, dopo una
singola dose orale di un farmaco ipotetico. L'area al di sotto della curva concentrazione
plasmatica-tempo è indicata dall'ombreggiatura.
file:///F|/sito/merck/figure/29801.html02/09/2004 2.01.44
Manuale Merck - Figura
FIG. 299-1. Declino della concentrazione plasmatica di teofillina nel paziente A dopo la
somministrazione EV di una dose singola di 320 mg di aminofillina. Rappresentazione in scala
lineare (A) e semilogaritmica (B). Curva osservata = (—); curva prevista in base ai valori dei
parametri forniti = (---).
file:///F|/sito/merck/figure/29901.html02/09/2004 2.01.44
Manuale Merck - Figura
FIG. 299-2. Andamento temporale della concentrazione plasmatica di teofillina nel paziente A
dopo una singola somministrazione orale di 300 mg di aminofillina.
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Manuale Merck - Figura
FIG. 299-3. Andamento temporale della concentrazione plasmatica di teofillina nel paziente A
durante l'infusione EV di 45 mg/h di aminofillina a velocità costante, senza e con
somministrazione EV di una dose di carico di 530 mg di aminofillina. A = senza dose di carico;
B = con dose di carico; C = quantità di farmaco rimanente dopo la dose di carico.
file:///F|/sito/merck/figure/29903.html02/09/2004 2.01.45
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/29904.html02/09/2004 2.01.45
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/30001.html02/09/2004 2.01.46
Manuale Merck - Figura
FIG. 300-2. Confronto tra le curve dose-risposta dei farmaci X, Y e Z. Il farmaco X, che ha una
maggiore attività biologica per dosaggio equivalente, è più potente del farmaco Y o di quello Z. I
farmaci X e Z hanno la stessa efficacia, indicata dalla loro risposta massima (effetto massimo)
raggiungibile. Il farmaco Y è più potente del farmaco Z, ma la sua efficacia massima è minore.
file:///F|/sito/merck/figure/30002.html02/09/2004 2.01.46
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/30101.html02/09/2004 2.01.46
Manuale Merck - Figura
file:///F|/sito/merck/figure/30301.html02/09/2004 2.01.47
MSD Italia
Manuale Merck
Indice tabelle
TABELLA 1-11 Esempi degli effetti collaterali dei farmaci sullo stato
nutrizionale
TABELLA 2-5 Reperti biochimici nei bambini della tailandia del nord in
buona salute e affetti da una malnutrizione proteico-
energetica
TABELLA 12-1 Cause piu' frequenti di aumento del gap osmolare plasmatico
TABELLA 14-1 Enzimi della via biosintetica dell'eme e malattie associate con
i loro deficit
TABELLA 14-4 Alcuni dei farmaci principali considerati poco sicuri e sicuri
nelle porfirie acute*
TABELLA 65-2 Situazioni che richiedono il controllo della pervieta’ delle vie
aeree
TABELLA 105- Alcune malattie del cavo orale per siti di coinvolgimento
1 predominanti
TABELLA 127- Correzione del volume del campione nei test coagulativi, in
3 base al valore dell’ematocrito
TABELLA 131- Difetti ereditari nei disordini dei fattori della coagulazione del
3 sangue
TABELLA 138- Reperti alla diagnosi nei tipi piu' comuni di leucemia
3
TABELLA 157- Linee guida per la vaccinazione contro il tetano in pazienti con
3 ferite aperte
TABELLA 170- Linee guida per la determinazione della morte cerebrale (in
3 pazienti >1 anno d'eta')
TABELLA 177- Classificazione per sede dei tumori primitivi del snc
1
TABELLA 183- Sintomi delle radicolopatie più comuni a seconda del livello
2 midollare
TABELLA 197- Sede dei fremiti rilevabili alla palpazione del torace e
2 patologie associate
TABELLA 198- Normali valori pressori delle camere cardiache e dei grossi
5 vasi
TABELLA 256- Media dei fabbisogni di acqua nei bambini alle differenti eta' in
8 condizioni normali
TABELLA 258- Effetto della maturita' fetale e dell’eta' sul dosaggo dei farmaci
1 nei neonati
TABELLA 260- Dosaggio raccomandato per gli antibiotici usati nel neonato
6 per via parenterale
TABELLA 260- Rapporto (in %) dei livelli nel lcr e dei livelli sierici*
8
TABELLA 262- Test per lo sviluppo specifico e psicologico per bambini con
7 ritardo mentale
TABELLA 263- Scala del coma secondo Glasgow modificata per lattanti e
2 bambini
TABELLA 263- Scheda dei test diagnostici per un bambino con una PBE
7 elevata durante la valutazione di screening
TABELLA 263- Scala delle categorie delle capacita' globali in eta' pediatrica*
17
TABELLA 265- Dosi dei farmaci antibiotici per le infezioni delle vie urinarie nel
2 bambino
TABELLA 265- Classificazione dell’ HIV pediatrico per bambini di eta’ < 13
12 anni
TABELLA 265- Categorie cliniche per bambini di eta’ < 13 anni con infezione
13 da HIV*
TABELLA 296- Modificazioni nelle urine e nel sangue degli elettroliti, del ph e
5 del volume in diverse condizioni
TABELLA 298- Esempi di sostanze che interagiscono con gli enzimi del
3 citocromo p-450
TABELLA 300- Alcuni tipi di proteine fisiologiche con funzioni recettoriali per i
1 farmaci
Tossicità: 100-1000mg/die
Acidi grassi Olii di semi vegetali Precursori delle Carenza: Carenza primaria:
essenziali (acidi (mais, gira sole, prostaglandine,
linoleico, cartamo), margarine, dei leucotrieni, Arresto 15-20% delle
linolenico, olii di pesce marino delle dell’accrescimento, calorie per 1mese
arachidonico, prostacicline, dei dermatosi, perdita di (15g/ die nei
eicosapentenoico trombossani e liquidi, neuropatia bambini; 50g/die
e degli acidi grasi periferica negli adulti)
docosaesenoico) idrossilati;
strutture di
membrana
Tiamina Lievito di birra, Metabolismo dei Carenza: Carenza primaria:
(vitaminaB1) cereali integrali, carboidrati,
carne (specialmente funzione delle Beriberi infantile o 5-25mg/die per
maiale, fegato), cellule nervose dell’adulto 2sett.
prodotti arricchiti con centrali e (neuropatia
cereali, noci, legumi, periferiche, periferica, insuffi Stati di
patate funzione del cienza cardiaca, dipendenza:
miocardio sindrome di
Wernicke-
25-500mg/die
Korsakoff), stati di
dipendenza
Riboflavina Latte, formaggio, Molti aspetti del Carenza: Carenza primaria:
(vitaminaB2) fegato, carne, uova, metabolismo
prodotti arricchiti con energetico e Cheilosi, stomatite 10-30mg/die per
ce reali proteico, integrità angolare, 2sett.
delle membrane vascolarizzazione
mucose della cornea,
ambliopia, dermatosi
seborroica
Niacina (acido Lievito di birra, Reazioni di Carenza: Carenza primaria:
nicotinico, fegato, carne, ossidazione-
niacinamide) pesce, legumi, riduzi one, Pellagra (dermatosi, 300-500mg/die per
prodotti di grano metabolismo dei glossite, disfunzione 4sett.
integrale arricchiti carboid rati GI e del SNC)
con cereali
Stati di dipendenza:
50-250mg/die
Gruppo Lievito di birra, Molti aspetti del Carenza: Carenza primaria:
vitamina B6 fegato, interiora, metabolismo
(piridossina, cereali integrali, azotato (p.es., Convulsioni 50-100mg/die per
piridossale, pesce, legumi transaminazio ni, nell’infanzia, ane 4sett. negli adulti;
piridossammina) sintesi delle mie, neuropatia, 35mg/die nei
porfirine e lesioni cutanee simil- lattanti
dell’eme, seborroiche; stati di
conversione del dipendenza Stati di
triptofano a
dipendenza:
niacina),
Tossicità:
metabolismo
dell’acido 50-250mg/die negli
linoleico Neuropatia adulti; 5-10mg/die
periferica nei lattanti
Tossicità:
iperfosfatemia
nell’insufficienza
renale
Tossicità:
Ipertiroidismo o
mixedema
Fluoro Frutti di mare, Formazione delle Carenza: Carenza:
vegetali, cereali, tè, ossa e dei den ti
caffè, acqua Predisposizione alle Fluoruro di sodio
fluorurata (fluoruro di carie den tarie, 1,12,2mg/die PO
sodio 1,02,0ppm) osteoporosi per prevenire le
carie dentali
Tossicità:
Non raccomandato
Fluorosi, chiazzatura a dosi maggiori per
e bucherel lamento il trattamento
dei denti dell’osteoporosi
permanenti, esostosi
della colonna
vertebrale
Zinco Carne, fegato, uova, Componente di Carenza: Carenza:
ostriche, arachidi, enzimi; integrità
cereali integrali; cutanea, Ritardo di crescita, Solfato di zinco 30-
biodisponibilità guarigione delle ipogonadismo e 150mg/die PO per
variabile nelle fonti fer ite, crescita ipogeusia. 6mesi
vegetali
La cirrosi e
l’acrodermatite enter
opatica causano un
deficit di zinco
(secondario)
Rame Interiora, ostriche, Componente di Carenza: Carenza:
noci, legumi secchi, enzimi, emopoi
cereali integrali esi, formazione Anemia nei bambini Solfato di rame 10-
delle ossa malnutriti, sindrome 20mg/die PO
di Menkes (malattia
dei capelli nodosi)
Tossicità:
Degenerazione
epatolenticolare,
alcune cirrosi biliari
Cromo Lievito di birra, Favorisce la Carenza: Carenza:
fegato, carni tolleranza al glu
lavorate, cereali coso Alterata tolleranza al Cloruro di cromo
integrali, spezie glucoso nei bambini 200µg/die PO per
malnutriti, in certi dia 4sett.
betici e in alcune
persone an ziane
Selenio Ampia distribuzione- Componente Carenza: Carenza:
carni e altri prodotti della glutatione
animali; il contenuto perossidasi e Cardiomiopatia di Selenio sodico
nelle piante è della iodinasi dell’ Keshan, de bolezza 100µg/die PO
influenzato dalla ormone tiroideo muscolare
concentrazione nel
suolo
Tossicità:
4-6 20 44 112 44 24 500 10 7 20 45 0,9 1,1 12 1,1 75 1,0 800 800 120 10 10 90 20
7-10 28 62 132 52 28 700 10 7 30 45 1,0 1,2 13 1,4 100 1,4 800 800 170 10 10 120 30
Uomini 11-14 45 99 157 62 45 1000 10 10 45 50 1,3 1,5 17 1,7 150 2,0 1200 1200 270 12 15 150 40
15-18 66 145 176 69 59 1000 10 10 65 60 1,5 1,8 20 2,0 200 2,0 1200 1200 400 12 15 150 50
19-24 72 160 177 70 58 1000 10 10 70 60 1,5 1,7 19 2,0 200 2,0 1200 1200 350 10 15 150 70
25-50 79 174 176 70 63 1000 5 10 80 60 1,5 1,7 19 2,0 200 2,0 800 800 350 10 15 150 70
51 + 77 170 173 68 63 1000 5 10 80 60 1,2 1,4 15 2,0 200 2,0 800 800 350 10 15 150 70
Donne 11-14 46 101 157 62 46 800 10 8 45 50 1,1 1,3 15 1,4 150 2,0 1200 1200 280 15 12 150 45
15-18 55 120 163 64 44 800 10 8 55 60 1,1 1,3 15 1,5 180 2,0 1200 1200 300 15 12 150 50
19-24 58 128 164 65 46 800 10 8 60 60 1,1 1,3 15 1,6 180 2,0 1200 1200 280 15 12 150 55
* Gli apporti, espressi come assunzioni giornaliere medie nel tempo, sono calcolati tenendo conto delle variazioni individuali nella
maggior parte delle persone in buona salute che vive negli USA, in usuali condizioni ambientali. La dieta deve essere basata su di una
varietà di cibi comuni per fornire le altre sostanze nutritive per le quali sono stati defin iti in modo meno preciso i fabbisogni umani.
† Il peso e l'altezza di riferimento degli adulti sono in realtà dei valori mediani della popolazione americana dell'età considerata, come
riportato da NHANESII (National Health and Nutrition Examination Survey [1976 1980], National Center for Health Statistics).
‡ Come colecalciferolo (10µg colecalciferolo=400UI di vitaminaD).
RE=equivalenti di retinolo (1 equivalente di retinolo=1µg di retinolo o 6µg di b-carotene); α- TE=equivalenti di α-tocoferolo (1mg di d-α-
tocoferolo=1 α-TE);
NE=equivalenti di niacina (1equivalente di niacina=1mg di niacina o 60mg di triptofano nella dieta).
Da Recommended Dietary Allowances, © 1989 della National Academy of Sciences, National Academy Press, Washington, DC. Nel
1998, il Food and Nutrition Board ha pubblicato i Dietary Reference Intakes, che includono gli RDA, per alcune sostanze nutritive
essenziali. Le principali variazioni hanno riguardato l'RDA dell'acido folico che è raddoppiato in tutti i gruppi di età, della vitaminaD che è
aumentato a 10µg per le persone<51anni e di calcio che è aumentato da 1200 a 1300mg per la maggior parte dei gruppi carenti.
Acido
Categoria Età Biotina pantotenico Rame Manganese Fluoro Cromo Molibdeno
(aa) (mg) (mg) (mg) (mg) (mg) (mg) (mg)
*Poiché ci sono minori informazioni su cui basare gli apporti di queste vitamine e minerali, questi dati
non sono stati inclusi nella Tab.1-3 e gli apporti raccomandati sono riportati qui.
†Poiché i livelli tossici di molti oligoelementi minerali sono pari a un aumento anche solo di diverse
volte l’apporto usuale, i livelli superiori riportati in questa tabella non devono essere abitualmente
superati.
Da Recommended Dietary Allowances, © 1989 del National Academy of Sciences, National Academy
Press, Washington, DC.
file:///F|/sito/merck/tabelle/00104.html02/09/2004 2.01.55
Manuale Merck - Tabella
Uomini Donne
Nota: Per le donne tra i 18 e i 25 anni sottrai 1lb per ogni anno al di sotto dei 25. Il
valore dato nella colonna degli obesi, che corrisponde a un aumento del 20% del
peso medio desiderabile, è il peso soglia per l’obesità: un peso maggiore di questo
valore può indicare l’obesità.
Adattata dal Metropolitan Desirable Weight Table del 1959, preparata dalla
Metropolitan Life Insurance Company; tratta principalmente dai dati del Body and
Blood Pressure Study, Society of Actuaries, 1959.
file:///F|/sito/merck/tabelle/00106.html02/09/2004 2.01.56
Manuale Merck - Tabella
Indice di 2 1 0
ipersensibilità
ritardata
file:///F|/sito/merck/tabelle/00107.html02/09/2004 2.01.56
Manuale Merck - Tabella
Isocal 1,06 34/12 Caseinati 135/50 Maltodestri 44/38 Olio di 164:1 300 530/23 1320/34 Vitamine A, Confezioni
Liquid® di Ca e na soia, MCT B1, B2 , B6, da 240ml,
Na, isolato (olio di B12, C, D, 360ml e da
di proteine cocco E, K, 950ml (1qt)
di soia frazionato), niacina,
lecitina pantotenato,
acido folico,
biotina,
colina, Ca,
Cl, Cr, Cu,
Fe, I, Mg,
Mn, Mo, P,
Se, Zn
Ensure® 1,06 37/14 Caseinati 143/55 Sciroppo di 37/1 Olio di 153:1 470 833/36 1542/40 Vitamine A, Confezioni
di Ca e cereali, sac grano, B1, B2 , B6, da 236,5ml
Na, isolato caroso lecitina, B12, C, D, (8oz) e
di proteine soia E, K, 950ml (1qt)
di soia niacina, pan pronte
totenato, aci all’uso; gusti
do folico, assortiti
biotina,
colina, Ca,
Cl, Cr, Cu,
Fe, I, Mg,
Mn, Mo, P,
Se, Zn
Elementari
Amin- Aid® 2,0 19/4 Aminoaci 366/75 Mal 46/21 Olio di 783:1 700 345/15 0/0 Nessuno Per
Bevanda in di essen todestri na, soia, leciti insufficienza
polvere ziali e sacca roso na, mono- renale acuta
istantanea istidina gliceri di e o cronica
di-gliceridi
A basso
contenuto di
N, Na e K
Confezioni
aromatizzate
da 162g
Trava 1,1 30/11 Aminoacidi 215/77 Glucoso, 15/12 MCT, olio 199:1 600 235/10 882/23 Vitamine A, Per
sorb® oligo- di girasole, B1, B2, B6, insufficienza
Formula saccaridi, lecitina B12, C, D, epatica
epatica in saccaroso E, K,
polvere niacina, A basso
pantotenato, contenuto di
acido folico, N, con MCT
biotina,
colina, Ca,
Confezioni
Cl, Cu, Fe,
di polpa di
I, Mg, Mn,
frutta di
P, Zn
162g
Trauma- 1,5 83/22 Aminoaci 145/38 Sciroppo di 69/40 MCT, olio 90:1 490 1180/51 1390/36 Vitamine A, A elevato
Cal® di cereali, di soia B1 , B2 , contenuto di
Liquida essenziali saccaroso B6 , B12, C, N
a catena D, E, K,
ramificata niacina, Per traumi/
pantotenato, ustioni
biotina,
colina, Ca,
Cl, Cu, Fe,
I, Mg, Mn,
P, Zn
Modificata da Nelson JK: "Appendix 13: External nutrition formulas," nel Mayo Clinic Diet Manual: A Handbook of Dietary Practices, 6a ed., edito da CM Pemberton, KE Moxness, JK Nelson, et al.
Philadelphia, B. C. Decker, 1988, pp558569; riproduzione autorizzata dalla Mayo Foundation.
Effetto Farmaci
Aumento dell’appetito Alcol, insulina, steroidi, ormone tiroideo,
sulfoniluree, alcuni farmaci psicoattivi,
antiistaminici
Riduzione dell’appetito Agenti massa (metilcellulosa, gomma guar),
glucagone, indometacina, morfina,
ciclofosfamide, digitale
Malassorbimento Neomicina, kanamicina, clortetraciclina,
fenindione, acido p-ammi nosalicilico,
indometacina, metotrexato
Iperglicemia Analgesici narcotici, fenotiazine, diuretici
tiazidici, probenecid, fenitoi na, cumarina
Ipoglicemia Sulfonammidi, aspirina, fenacetina, b-bloccanti,
inibitori delle monoam mino ossidasi,
fenilbutazone, barbiturici
Riduzione dei lipidi Aspirina e acido p-amminosalicilico, l-
plasmatici asparaginasi, clortetraciclina, colchicina,
destrani, fenflurammina, glucagone, fenindione,
sulfin pirazone, trifluperidolo
Aumento dei lipidi Contraccettivi orali (tipo estrogeno-
plasmatici progestinico), corticosteroidi surre nalici,
clorpromazina, etanolo, tiouracile, ormone della
crescita, vitaminaD
Riduzione del Tetraciclina, cloramfenicolo
metabolismo pro teico
file:///F|/sito/merck/tabelle/00111.html02/09/2004 2.01.57
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/00201.html02/09/2004 2.01.58
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/00202.html02/09/2004 2.01.58
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/00203.html02/09/2004 2.01.58
Manuale Merck - Tabella
75 40 22 Al limite
60 32 18 Depleta
50 27 15 Deperita
file:///F|/sito/merck/tabelle/00204.html02/09/2004 2.01.58
Manuale Merck - Tabella
Tabella 2–5. Reperti biochimici nei bambini della tailandia del nord
in buona salute e affetti da una malnutrizione proteico-energetica
Emoglobina g/dl 11,7 ± 0,3 10,0 ± 0,3 9,0 ± 0,3 9,7 ± 0,3
Proteine totali g/dl 7,2 ± 0,1 6,8 ± 0,7 4,9 ± 0,1 3,9 ± 0,1
Albumina g/dl 3,7 ± 0,1 2,8 ± 0,1 1,9 ± 0,1 1,5 ± 0,1
Transferrina (TI µg/dl 357,0 ± 7,0 239,0 ± 1,5 138,0 ± 7,3 110,0 ± 7,1
BC)
Fe µg/dl 69,0 ± 4,0 70,7 ± 9,5 54,1 ± 3,9 70,1 ± 5,7
(µmol/l) (12,4 ± 0,7) (12,7 ± 1,7) (9,7 ± 0,7) (12,5 ± 1,0)
Colesterolo mg/dl 129,0 ± 5,0 109,0 ± 5,9 92,9 ± 6,0 81,5 ± 5,0
(mmol/ (3,34 ± (2,82 ± (2,41 ± 0,16) (2,11 ± 0,13)
l) 0,13) 0,15)
Acido folico ng/ml 25,0 ± 1,0 9,4 ± 1,2 7,5 ± 0,9 5,1 ± 0,6
(nmol/l) (57 ± 2) (21 ± 3) (17 ± 2) (12 ± 1)
VitaminaB12 pg/ml 443,0 ± 711,0 ± 1306,0 ± 295,0 906,0 ± 203,0
60,0 82,0
(pmol/l) (327 ± 44) (525 ± 60) (964 ± 218) (669 ± 150)
VitaminaE mg/dl 0,4 ± 0,1 0,3 ± 0,1 0,3 ± 0,1 0,21 ± 0,1
(µmol/l) (9,3 ± 2,3) (7,0 ± 2,3) (7,0 ± 2,3) (4,9 ± 2,3)
VitaminaA µg/dl 54,0 ± 5,4 38,2 ± 4,5 21,2 ± 2,0 23,6 ± 4,0
(µmol/l) (1,88 ± (1,33 ± (0,74 ± 0,07) (0,82 ± 0,14)
0,19) 0,16)
Retinol binding µg/dl 28,0 ± 1,6 23,1 ± 2,6 21,5 ± 3,0 19,7 ± 5,7
protein
TIBC=Capacità totale di legame del ferro (Total Iron-Binding Capacity).
Da Olson RE: "The effect of variations in protein and calorie intake on the rate of recovery
and selected physiological responses in Thai children with protein-calorie malnutrition," in
Protein-Calorie Malnutrition, edito da RE Olson. New York, Academic Press, 1975, pp.275-
297; riproduzione autorizzata.
file:///F|/sito/merck/tabelle/00205.html02/09/2004 2.01.59
Manuale Merck - Tabella
Organo Azioni
Intestino Favorisce il trasporto di Ca e
PO4 (assorbimento)
Reni Favorisce il riassorbimento
tubulare del Ca
Inibisce la sintesi della 1α-id
rossilasi
Stimola la sintesi della 24-idros
silasi
Osso Stimola gli osteoblasti a
produrre più fosfatsi alcalina e
osteocal cina (una proteina
vitamina K dipendente) e
meno collageno, che
favoriscono tutti la formazione
dell’osso
Stimola (a dosi maggiori) le cel
lule mononucleari a differen
ziarsi in macrofagi, che si
fondono con gli osteoclasti e
aumentano la mobilizzazione
del Ca
Paratiroidi Inibisce la secrezione del PTH
Sistema Stimola l’attività immunogenica
linfomidollare e antitumorale
Ca=calcio; PO4=fosfato; PTH=ormone paratiroideo.
file:///F|/sito/merck/tabelle/00301.html02/09/2004 2.01.59
Manuale Merck - Tabella
Categoria Causa
Carenza di Bassa assunzione alimentare
VitaminaD
Elevata assunzione di fitato o
fosfato
Mancanza di luce solare
Sindrome da malassorbimento
Difetti correlati alla Epatopatia (malattia avanzata
produzione di 25 parenchimale e colestatica)
(OH)D3
Uso di anticonvulsivanti
(prolungato uso di fenobarbitale,
fenitoina)
Difetti correlati Rachitismo vitaminaD
all’azione del 1,25 dipendente (pseudocarenza di
(OH)2D3 vitaminaD) tipoI, dovuto a un
difetto nella 1- idrossilazione del
25(OH)D3
Rachitismo vitaminaD
dipendente tipo II [diverse
forme; recettori mancanti o
difettosi per il 1,25(OH)2D3]
Altro Rachitismo familiare ipofos
fatemico (vitamina D resistente)
(difetto tubulare renale nel
trasporto dei fosfati)
Insufficienza renale cronica
(osteodistrofia renale)
Sindrome di Fanconi
Acidosi tubulare renale
Diabete mellito (aumentata
incidenza di osteopenia,
osteoporosi e di alcune fratture)
Ipoparatiroidismo
file:///F|/sito/merck/tabelle/00302.html02/09/2004 2.01.59
Manuale Merck - Tabella
Malattia Carenza
cronica Altri disordini da genetica
Abetalipo- epatobiliare malassorbimento di
Segni proteinemia colestatica dei grassi vitaminaE
Iporeflessia, areflessia ++ ++ ++ ±
Atassia cerebellare ++ ++ ++ ++
Perdita del senso di ++ ++ + ±
posizione
Perdita del senso di ++ ++ ++ ++
vibrazione
Perdita della sensibilità + ± +
tattile e dolorifica
Oftalmoplegia + + +
Ptosi + + ±
Debolezza muscolare + + + +
Retinopatia pigmentosa ++ ± +
Disartria + ± + ±
++=sempre presente; +=comunemente presente; ±=incostantemente presente;
=assente.
file:///F|/sito/merck/tabelle/00303.html02/09/2004 2.01.59
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/00601.html02/09/2004 2.02.00
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/00701.html02/09/2004 2.02.00
Manuale Merck - Tabella
Fisiologiche Acromegalia
Ipoglicemia Ipernefroma
Sarcoidosi Farmacologiche
Traumi cranici
Farmaci antiipertensivi
Tumori ipofisari prolattino-secernenti
Reserpina
Sezione chirurgica del peduncolo
ipofisario e altre lesioni del peduncolo αMetildopa
Contraccettivi orali
Diuresi osmotica
Gravidanza molare
Coriocarcinoma
Iperemesi gravidica
Tireotossicosi factitia
Ingestione di iodio
Struma ovarii
TSH=ormone tireo-stimolante.
THBR Captazione di
(captazione radioiodio nelle 24h
TSH della T su (tiroide)
3
Stato fisiologico sierico T sierica T sierica resina)
4 3
Ipertiroidismo, non trattato Basso Alta Alta Alto Alta
Ipertiroidismo, T3 tossicosi Basso Normale Alta Normale Normale
Ipotiroidismo, non trattato Alto Bassa Bassa Basso Bassa o normale
Eutiroidismo, in terapia con Normale Normale Normale Normale Bassa
iodio
Eutiroidismo, in terapia con Normale Alta o Alta con la T3, Normale Bassa
ormoni tiroidei esogeni o basso normale con normale con la T4
la T4, bassa
con la T3
Eutiroidismo, in terapia con Normale Alta Alta Basso Normale
estrogeni
Eutiroidismo, in terapia con Normale Bassa o Bassa o normale Alto o Normale
feni toina normale normale
Euthyroid sick syndrome Normale, Normale o
Bassa Normale o
Normale
basso o bassa alto
alto
TSH=ormone tireo-stimolante; T4=tiroxina; T3=triiodotironina; THBR (Thyroid Hormone-Binding Ratio)=tasso di
legame degli ormoni tiroidei.
file:///F|/sito/merck/tabelle/00802.html02/09/2004 2.02.01
Manuale Merck - Tabella
Soluzioni glucosate EV
Digossina se necessario
file:///F|/sito/merck/tabelle/00803.html02/09/2004 2.02.01
Manuale Merck - Tabella
Intolleranza al Gozzo
caldo e
sudorazione Soffio
(occasionali)
Livelli di tiroxina circolante
Diarrea
(occasionale) Calo ponderale (può essere stabilizzato, ma
non migliorato)
Miopatia
prossimale Esoftalmo
(occasionale)
file:///F|/sito/merck/tabelle/00804.html02/09/2004 2.02.01
Manuale Merck - Tabella
Linfocitosi relativa
Tubercolosi renale
Tubercolosi polmonare
file:///F|/sito/merck/tabelle/00901.html02/09/2004 2.02.02
Manuale Merck - Tabella
Iperaldosteronismo Iperaldosteronismo
primitivo secondario
Parametro clinico Adenoma Iperplasia Ipertensione Edema
PA ↑↑ ↑ ↑↑↑↑ N, ↑
Na sierico N, ↑ N N, ↓ N, ↓
K sierico ↓ N, ↓ ↓ N, ↓
Attività ↓↓ N, ↑ ↑↑ ↑
reninica
plasmati
ca*
Aldosterone ↑ ↑ ↑↑ ↑
*Se corretta per età. Le persone più anziane hanno un'attività reninica
media più bassa.
file:///F|/sito/merck/tabelle/00902.html02/09/2004 2.02.02
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/01001.html02/09/2004 2.02.02
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/01101.html02/09/2004 2.02.03
Manuale Merck - Tabella
Etanolo
Alcol isopropilico
Metanolo
Glicol etilenico
Mannitolo
file:///F|/sito/merck/tabelle/01201.html02/09/2004 2.02.03
Manuale Merck - Tabella
Extrarenali
Cute: sudorazione
Ustioni, traumi
Renali/surrenaliche
Diuretici
Sindrome di Bartter
file:///F|/sito/merck/tabelle/01202.html02/09/2004 2.02.03
Manuale Merck - Tabella
Cirrosi epatica
Sindrome nefrosica
Enteropatia protidodisperdente
Sindrome settica
Ustioni, traumi
Angioedema
Edema idiopatico
file:///F|/sito/merck/tabelle/01203.html02/09/2004 2.02.03
Manuale Merck - Tabella
Perdite extrarenali
Perdite renali
Diuretici
Deficit di mineralcorticoidi
Diuretici
Ipotiroidismo
Deficit di glucocorticoidi
Polidipsia primitiva
Malattie extrarenali
Cirrosi epatica
Malattie renali
Sindrome nefrosica
Tumori maligni
Polmone
Duodeno
Pancreas
Linfomi
SNC
Malattie polmonari
Polmonite
Ascesso polmonare
Tubercolosi
Aspergillosi
Respirazione a pressione
positiva
Encefalite
Meningite
Ascesso cerebrale
Sindrome di Guillain-Barré
Emorragia subdurale o
subaracnoidea
Psicosi acute
Ictus
Perdite extrarenali
Perdite renali
Diuretici dell'ansa
Perdite extrarenali
Apparato respiratorio:
tachipnea
Perdite renali
Diabete insipido
nefrogenico
Altre
Impossibilità di accedere
all'acqua
Ipodipsia primitiva
Reset osmostatico
Somministrazione di liquidi
ipertonici (soluzioni saline
ipertoniche, NaHCO3,
nutrizione parenterale
totale)
Eccesso di mineralcorticoidi
Iatrogeno
Tumori surrenalici
secernenti desossicorticos
terone
Iperplasia surrenalica
congenita (causata da
deficit di 11-idrossilasi)
Eccesso di ormone
paratiroideo:
iperparatiroidismo primitivo,
carcinoma paratiroideo,
ipercal cemia ipocalciurica
familiare,
iperparatiroidismo
secondario in fase avanzata
Ipercalcemia umorale
paraneoplastica: cioè,
ipercalcemia associata a
tumori maligni in assenza
di metastasi ossee
Ipertiroidismo
Tossicità da vitaminaD;
tossicità da vitaminaA
Immobilizzazione:
specialmente nei soggetti
giovani in fase di
accrescimento e in quelli
con morbo di Paget
dell'osso; anche negli
anziani con osteoporosi,
paraplegia e tetraplegia
Milk-alkali syndrome
Tossicità da vitaminaD
Aumento di concentrazione
delle proteine plasmatiche
Meccanismo incerto
Mixedema, morbo di
Addison, morbo di Cushing
post-operatorio
Ipercalcemia dell'infanzia
Miscellanea
Intossicazione da litio,
intossicazione da teofillina
Osteomalacia indotta
dall'alluminio
Sindrome maligna da
neurolettici
Da artefatti
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Manuale Merck - Tabella
Acidosi metabolica
Chetoacidosi (diabete,
alcolismo cronico)
Acidosi lattica
Insufficienza renale
Intossicazioni
(glicoletilenico, metanolo,
paraldeide, salicilati)
Nefropatie interstiziali
Ureterosigmoidostomia,
condotto ureteroileale
Ingestione di cloruro di
ammonio
Alcalosi metabolica
Responsiva ai cloruri
Vomito o drenaggio
nasogastrico
Diuretici
Stati post-ipercapnici
Resistente ai cloruri
Deficit grave di Mg o K
Ipermineralcorticoidismo
(sindrome di Cushing,
iperaldosteronismo
primitivo, stenosi
dell'arteria renale)
Malattie ereditarie
(sindrome di Bartter,
sindrome di Gitelman)
Criteri per la diagnosi di diabete mellito e di ridotta tolleranza al glucoso Criteri per la diagnosi di
(tutti i livelli glicemici sono espressi inmg/dl [mmol/l]) diabete gestazionale
(100g di OGTT)
Test Normale Diabete mellito Ridotta tolleranza al Glicemia venosa
glucoso
Adulti Bambini Adulti Bambini Adulti Bambini ≥105mg/dl [5,83mmol/l] a
digiuno
GD <115 <130 ≥140* ≥140 115-139 130-139 ≥190mg/dl [10,54mmol/l] a 1h
Da Harris M, et al. for the National Diabetes Data Group: "Classification and diagnosis of diabetes mellitus and
other cate gories of glucose intolerance." Diabetes 28:1049, 1979. Copyright 1979 by American Diabetes
Association, Inc.; riprodotta con l’autorizzazione.
file:///F|/sito/merck/tabelle/01302.html02/09/2004 2.02.05
Manuale Merck - Tabella
*Gli ampi intervalli indicati sono dovuti alle notevoli variabilità tra i pazienti.
Iniezione sottocutanea.
NPH=Insulina neutra protamina di Hagedorn; PZI=Insulina zinco-protamina.
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Manuale Merck - Tabella
Clorpropamide 100-750 60
Glimepiride 1-8 24
Da altre cause
1.Ipoglicemia a digiuno
Nesidioblastosi
Ipoglicemia chetosica
Difetti ereditari
dell'ossidazione degli acidi
grassi, compreso il deficit
sistemico di carnitina
Ipoglicemia associata a
tumori mesenchimali di
grandi dimensioni
Ipoglicemia autoimmune
nei non diabetici
Ipoglicemia da anticorpi
anti-recettore insulinico
Cachessia
Shock endotossinico
2.Ipoglicemia reattiva
Intolleranza ereditaria al
fruttoso
Galattosemia
Ipoglicemia alimentare
Ipoglicemia alimentare
idiopatica
Enzima
N. Nome Localizzazione Malattia Ereditarietà
cromosomica
1 Acido delta-aminolevulinico Xp11,21 Anemia sideroblastica Recessiva legata al
sintetasi (eritroide) legata al cromosomaX cromosomaX
†Questo enzima è noto anche come idrossimetilbilano sintetasi e precedentemente come uroporfirinogeno
I sintetasi.
‡La porfiria cutanea tarda è dovuta principalmente a un deficit epatico di uroporfirinogeno decarbossilasi
che sembra essere acquisito. Un deficit ereditario di questo enzima a livello epatico e di altri tessuti è
parzialmente responsabile della forma familiare (tipo II) della porfiria cutanea tarda.
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Manuale Merck - Tabella
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Manuale Merck - Tabella
†Il dosaggio frazionato delle porfirine fecali e urinarie si esegue soltanto se sono
aumentati i livelli totali.
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Manuale Merck - Tabella
Felbamato
Dioni (trimetadione,
parametadione)
*Non vengono riportati i farmaci che in base alle informazioni disponibili non sono
chiaramente classificabili come poco sicuri o sicuri.
‡Esistono solide prove sperimentali e alcune evidenze cliniche che questi agenti
possano essere dannosi.
||Le prove a sostegno della pericolosità degli estrogeni da soli nelle porfirie acute
sono modeste. Essi sono stati considerati pericolosi fondamentalmente sulla base
dell'esperienza con i preparati estroprogestinici combinati e a causa del fatto che
possono esacerbare la porfiria cutanea tarda.
Tipo Altri nomi Forma Specie Livello Livello plasmatico di Principali cause Rischio di Presentazione Terapia
genetica principali di plasmatico trigliceridi secondarie aterosclerosi clinica
lipoproteine di
interessate colesterolo
I Ipertrigliceridemia esogena Autosomica Chilomicroni: Normale o Molto notevolmente LES; Rischio non Pancreatite, xantomi Dieta: basso
Ipertrigliceridemia familiare recessiva; rara notevolmente lievemente aumentato disgammaglobulinemie; aumentato eruttivi, contenuto di
Chilomicronemia familiare aumentati aumentato diabete mellito in epatosplenomegalia, lipidi, no alcol
Iperlipidemia familiare indotta dal HDL: sulinopenico lipemia retinica
grasso diminuite
Iperchilomicronemia
II Quattro diverse condizioni Autosomica LDL: Notevolmente Normale Eccesso di colesterolo Rischio molto Aterosclerosi Dieta: basso
genetiche: dominante; notevolmente aumentato (nell'iperlipoproteinemia nella dieta; alto, specie per accelerata, contenuto di
comune aumentate di tipo IIa) ipotiroidismo; nefrosi; l'aterosclerosi xantelasmi, xantomi colesterolo
Lievemente aumentato mieloma multiplo; coronarica tendinei e tuberosi, Farmaci:
A.Ipercolesterolemia (nell'iperlipoproteinemia porfiria; epatopatie arco corneale sequestranti,
familiare di tipo IIb) ostruttive giovanile niacina,
Iperbetalipoproteinemia (a) Normale statine
familiare (b) Lievemente Possibile
Xantomatosi aumentato chirurgia;
ipercolesterolemica aferesi delle
familiare LDL
B.Iperlipidemia combinata
familiare
C.Deficit familiare
dell'apolipoproteina B
D.Ipercolesterolemia
poligenica
III Disbetalipoproteinemia familiare Ereditarietà IDL: Notevolmente Notevolmente Disgamma globuline Rischio molto Aterosclerosi Dieta: ritorno
Malattia della banda beta allargata non chiara; notevolmente aumentato aumentato mie; ipotiroidis mo alto, specie accelerata delle al peso
Floating betalipoproteinemia non comune aumentate nelle arterie coronarie e delle ideale;
ma neanche periferiche e arterie periferiche, mantenimento
rara nelle coronarie xantomi piani, di bassi livelli
xantomi tubero- di colesterolo,
eruttivi e tendinei dieta
bilanciata
Farmaci:
niacina,
fibrati, ?
statine
IV Due diverse condizioni genetiche: Comune, VLDL: Normale o Notevolmente Eccessivo consumo di Rischio Possibile Dieta:
spesso aumentate lievemente aumentato alcol; con traccettivi possibile, specie aterosclerosi riduzione di
sporadica HDL: aumentato orali; diabete mellito; per accelerata, peso, basso
A. sebbene diminuite? glicogenosi; l'aterosclerosi intolleranza al contenuto di
Iperprebetalipoproteinemia familiare; gravidanza; coronarica (in glucoso, iperuricemia carboidrati, no
familiare geneticamente glucocorticoidi; particolare alcol
Ipertrigliceridemia eterogenea retinoidi; sequestranti nell'iperlipidemia Farmaci:
endogena degli acidi biliari; combinata niacina,
Iperprobetalipoproteinemia sindrome nefrosica; familiare) gemfibrozil
familiare stress
Trigliceridemia indotta dai
carboidrati
B.Iperlipidemia combinata
familiare
V Ipertrigliceridemia mista Non comune VLDL: Normale o Molto note volmente Alcolismo; di abete Rischio non Pancreatite,xantomi Dieta:
Ipertrigliceridemia combinata ma neanche aumentate lievemente aumentato mellito insulino- chiaramente eruttivi, riduzione di
esogena ed endogenaIperlipemia rara; Chilomicroni: aumentato dipendente; nefrosi; aumentato epatosplenomegalia, peso, basso
mista geneticamente aumentati disgammaglobulinemie neuropatia sensitiva, contenuto di
eterogenea HDL: lipemia retinica, grassi, no
diminuite iperuricemia, alcol
intolleranza al Farmaci:
glucoso niacina,
gemfibrozil
HDL=lipoproteine ad alta densità; LES=lupus eritematoso sistemico; LDL=lipoproteine a bassa densità; IDL=lipoproteine a densità intermedia; VLDL=lipoproteine a bassissima densità.
Effetto sul
metabolismo
Effetti delle
Categoria collaterali Indicazioni Meccanismo lipoproteine Farmaco Dosaggio
Sequestranti Costipazione, Aumento Legano gli acidi Aumentano la Colestiramina 8-32 g/die
degli acidi dolore delle HDL biliari clearance delle
biliari addominale, nell'intestino, LDL attraverso Colestipolo 10-40 g/die
(colestiramina nausea, interrompendo il l'aumento
e colestipolo) gonfiore, loro circolo dell'attività del
interazioni enteroepatico loro recettore
farmacologiche,
aumento dei
trigliceridi
Inibitori della 3- Epatite, Aumento Inibiscono Aumentano la Atorvastatina 10-80 mg/die
idrossi- 3- miosite, delle HDL competitivamente clearance delle
metilglutaril rabdomiolisi, la fase precoce LDL attraverso Cervistatina 0,3 mg/die
coenzima A innalzamento della biosintesi l'aumento
reduttasi degli enzimi del colesterolo dell'attività del
Lovastatina e 20-80 mg/die
(statine) epatici loro recettore fluvastatina
20-40 mg/die
Pravastatina
5-80 mg/die
Sinvastatina
Niacina (acido Epatite, gotta, Aumento Probabilmente Riduce la sintesi 1-3 g tid
nicotinico) iperglicemia, delle LDL e inibisce la lipolisi delle VLDL e la
ulcerogenesi, delle VLDL, negli adipociti e clearance delle
acanthosis diminuzione la produzione HDL
nigricans, ittiosi delle HDL epatica di
trigliceridi
Derivati Colelitiasi, Diminuzione Probabilmente Aumentano il Gemfibrozil 600 mg bid
dell'acido epatite, delle HDL, aumentano catabolismo non
fibrico aumento delle aumento l'attività della splancnico delle Clofibrato 1 g bid
(clofibrato, LDL, riduzione delle VLDL e lipoprotein lipasi VLDL e
gemfibrozil e della libido, delle LDL probabilmente
Fenofibrato
fenofibrato) miosite, aritmie aumentano la
ventricolari, sintesi delle HDL
aumento
dell'appetito,
dolore
addominale,
nausea
LDL=lipoproteine a bassa densità; HDL=lipoproteine ad alta densità; VLDL=lipoproteine a bassissima densità.
file:///F|/sito/merck/tabelle/01502.html02/09/2004 2.02.08
Manuale Merck - Tabella
Tratto GI superiore
Ulcera duodenale (20-30%)
Varici (15-20%)
Angioma (510%)
Malformazione (<5%)
arterovenosa
Tratto GI inferiore
(le percentuali variano nelle diverse fasce di età)
Malattia diverticolare
Carcinoma del colon
Polipi del colon
Malattia infiammatoria dell’intestino:
colite/proctite
ulcerosa,
morbo di Crohn,
colite infettiva
Organo o indicazione Indicazioni alla terapia chirurgica Indicazioni alla terapia medica
Esofago Perforazione iatrogena in corso di Esofagite da reflusso, spasmo esofageo
endoscopia, cateterismo, dilatazione
con palloncino; perforazione da
vomito (sindrome di Boerhaave)
Stomaco Ulcera perforata, ernia paraesofagea, Ulcera gastrica benigna non complicata,
cancro dello stomaco gastritie, gastroenterite acuta, ernia iatale da
scivolamento
Duodeno Ulcera duodenale perforata Ulcera duodenale non complicata
Digiuno, ileo Ostruzione intestinale, diverticolo di Gastroenterite, morbo di Crohn
Meckel
Appendice Appendicite
Colon-retto Diverticolo perforato o stenosante, Colite ulcerosa, morbo di Crohn, diverticolite
volvolo (del ceco, del sigma), cancro, (lieve), fecalomi, dolore colico funzionale,
invaginazione, ostruzione del colon, disturbi della motilità, diarrea, costipazione,
fistola perianale, ragade anale ileo
Fegato Adenoma epatocellulare, sindrome di Malattia infiltrativa del fegato con
Budd-Chiari, ascessi distensione della capsula, ematoma
sottocapsulare
Via biliare Calcolosi, colecistite acuta, colangite Calcolosi
acuta
Milza Rottura, ascessi
Pancreas Pancreatite (grave), pseudocisti Pancreatite (lieve)
Vasi Aneurisma aortico; trombosi o
embolia dell’arteria o della vena
mesenterica; angina abdominis
Rene Calcolosi Pielonefrite
Vescica Calcolosi Cistite
Organi genitali maschili Torsione del testicolo Prostatite, epididimite
Organi genitali femminili Gravidanza ectopica, ascessi tubo- Dismenorrea, dolore intermestruale, malattia
ovarici, aborto incompleto, cisti pelvica infiammatoria, cisti ovarica (piccola,
ovarica (grande o maligna, torta o benigna), endometriosi, gravidanza normale
sanguinante)
Peritoneo Peritonite o emoperitoneo da causa Tubercolosi; peritonite primitiva; peritonite
sconosciuta, deiscenza anastomotica da talco o da amido; emoperitoneo
postoperatoria, ascesso secondario agli anticoagulanti; dolori
intraperitoneale (pelvico, sottofrenico, "urenti" (eccetto da ulcera peptica); febbre
sottoepatico, laterale tra le anse) tifoide; radicolite
Ernia Esterna o interna (non complicata,
incarcerata, o strangolata)
Trauma (penetrante il Tutti i casi
peritoneo)
Trauma (chiuso) Tutti i casi con segni peritoneali, Pazienti emodinamicamente stabili con
rottura traumatica del diaframma lavaggio peritoneale diagnostico o
tomografia computerizzata dell’addome,
negativi; tutti i casi senza segni peritoneali,
lacerazione splenica limitata in un bambino
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Manuale Merck - Tabella
Agente Tipo Dosaggio Inizio Meccanismo d’azione Effetti collaterali Costo per
dell’azione uso*
Crusca Fibra Fino a 1 tazza/ Giorni Aumento della massa Meteorismo, Varia
die fecale, riduzione del flatulenza,
tempo di transito colico, malassorbimento di
aumento della motilità ferro e calcio
GI
Psillio Fibra Fino a 30g/die Giorni Stessi della crusca Meteorismo, +
in dosi flatulenza
frazionate di
2,5-7,5g
Metilcellulosa Fibra Fino a 6g/die in Giorni Stessi della crusca Minor meteorismo ++
dosi frazionate rispetto alle altre fibre
di 0,45-3g
Policarbofil Fibra 26 compresse/ Giorni Stessi della crusca Meteorismo, +
calcico die flatulenza
Docusato di Emolliente 100mg bid o tid 12-72h Stimolazione dell’AMP Inefficace nella stipsi +
sodio delle feci ciclico a secernere grave
acqua, Na e Cl nel lume
Sorbitolo Agente 15-30ml PO 24-48h Disaccaridi non Sapore dolciastro, +
iperosmolare della soluzione assorbibili metabolizzati crampi addominali
al 70% una o dai batteri colici in acido transitori, flatulenza
due volte/die; acetico e altri acidi
120ml della grassi a catena corta
soluzione al 25-
30% per via
rettale
Lattuloso Agente 10-20g (15- 24-48h Stesso del sorbitolo Stessi del sorbitolo +++
iperosmolare 30ml)/die o bid
Glicole Agente Fino a 3,8 l in 0,5-1h Aumento osmotico dei Incontinenza (causata ++++
polietilene iperosmolare un periodo di liquidi nel lume dalla potenza)
4h
Glicerina Supposte 2- Fino a una volta 0,25-1h Defecazione indotta Irritazione del retto +
3g tutti i giorni dalla stimolazione locale
del retto
Bisacodile Stimolante Supposte da 10 0,25-1h Simili agli antrachinoni Incontinenza, ++
mg fino a 3 ipokaliemia, crampi
volte/sett.; 5-15 addominali, bruciore
mg/ die PO rettale con l’uso
giornaliero delle
supposte
Antrachinoni Stimolante Dipende dalla 8-12h Alterazione del trasporto Degenerazione dei ++
marca usata degli elettroliti da parte plessi di Meissner e
dei fluidi nel lume, Auerbach,
stimolazione del plesso malassorbimento,
mioenterico, aumento crampi addominali,
della motilità disidratazione,
melanosi del colon
Fenolftaleina Stimolante 30-270 mg/die 6-8h Simili agli antrachinoni Rash, +
malassorbimento,
disidratazione
Olio di Lubrificante 15-45ml 6-8h Lubrificazione delle feci Polmonite lipidica +++
vasellina esogena,
malassorbimento delle
vitamine liposolubili,
disidratazione,
incontinenza
Clistere con Clistere 100-250ml/die 6-8h Lubrificazione e Incontinenza, trauma +++
olio di per via rettale ammorbidimento delle meccanico
vasellina feci
Clistere con Clistere 500 ml per via 5-15min Defecazione indotta Trauma meccanico Solo per la
acqua di rettale dalla distensione del preparazione
rubinetto colon, lavaggio
meccanico
Clistere con Clistere 1U per via 5-15min Stesso del clistere con Danno progressivo +++
fosfati rettale acqua di rubinetto della mucosa rettale,
iperfosfatemia, trauma
meccanico
Clistere con Clistere 1500 ml per via 2-15min Stesso del clistere con Danno progressivo +++
acqua rettale acqua di rubinetto della mucosa rettale,
saponata iperfosfatemia, trauma
meccanico
*Il costo relativo è espresso, dal meno costoso (+) al più costoso (++++).
AMP=adenosina monofosfato.
Adattata da Romero Y, Evans JM, Fleming KC, Phillips SF: "Constipation and fecal incontinence in the elderly population."
Meccanismo Malattia
Inadeguato Gastroenterostomia
mescolamento gastrico Gastrectomia sec. BillrothII
Fistola gastrocolica
file:///F|/sito/merck/tabelle/03002.html02/09/2004 2.02.10
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/03101.html02/09/2004 2.02.10
Manuale Merck - Tabella
Epatite da farmaci
Epatite atipica
Colestasi intraepatica
file:///F|/sito/merck/tabelle/03701.html02/09/2004 2.02.11
Manuale Merck - Tabella
Classificazione Causa
Pre-epatica Trombosi della vena porta o della vena
splenica
file:///F|/sito/merck/tabelle/03801.html02/09/2004 2.02.11
Manuale Merck - Tabella
Malattia o Manifestazioni
organismo
Virus
Epstein-Barr Mononucleosi infettiva. Epatite clinica con ittero nel 5-10% dei casi;
interessamento epatico sub-clinico negli altri. Importante causa di epatite
acuta nei giovani adulti.
Febbre gialla Ittero con segni di intossicazione sistemica, sanguinamento. Necrosi epatica
con scarsa reazione infiammatoria.
Cytomegalovirus Nei neonati: epatomegalia, ittero, difetti congeniti. Negli adulti: malattia simile
alla mononucleosi con epatite; si può verificare dopo le trasfusioni.
Altro Occasionalmente, epatite da virus dell’herpes simplex, reovirus, coxsackie-
virus, vi rus della rosolia, del morbillo o della varicella.
Batteri
Tubercolosi Frequente interessamento epatico. Infiltrazione granulomatosa. In genere,
decorso sub-clinico; raro l’ittero. Sproporzionato aumento della fosfatasi
alcalina.
Actinomicosi Reazione granulomatosa del fegato con ascessi necrotizzanti progressivi.
Ascessi piogenici Grave infezione acquisita per piemia portale, colangite o per diffusione
ematogena o diretta. Implicati vari organismi, specialmente gram - e
anaerobi. Il paziente è grave, con un quadro settico, ma con una lieve
disfunzione epatica. Vanno differenziati dagli ascessi amebici. Devono
essere drenati chirurgicamente o aspirati sotto guida ecografica.
Altro Epatite focale lieve in numerose infezioni sistemiche (frequente, di solito a
decorso sub-clinico).
Funghi
Istoplasmosi Granulomi nel fegato e nella milza, di solito subclinici, che guariscono con
calcificazioni residue.
Altro Infiltrazione granulomatosa talora in corso di criptococcosi,
coccidioidomicosi, blastomicosi, ecc.
Protozoi
Amebiasi Malattia importante, spesso senza un’importante dissenteria. Di solito, un
solo, grosso ascesso con liquefazione. Paziente grave; epatomegalia
dolente, disfunzione epatica sorprendentemente lieve. Deve essere
differenziato dagli ascessi piogenici.
Malaria Causa importante di epatosplenomegalia nelle aree endemiche. Ittero
assente o lieve, a meno che non ci sia un processo di emolisi attiva.
Toxoplasmosi Infezione transplacentare. Nei neonati: ittero, manifestazioni sistemiche e a
carico del SNC.
Kala-azar Infiltrazione del sistema reticoloendoteliale da parte del parassita.
Epatosplenomegalia.
Elminti
Schistosomiasi Reazione granulomatosa periportale alle uova, con progressiva
epatosplenomegalia, fibrosi, ipertensione portale e varici. Conservata la
funzione epatocellulare; non è una vera cirrosi.
Clonorchiasi Infestazione della via biliare; colangite, calcoli, colangiocarcinoma.
Fascioliasi Acuta: epatomegalia dolente, febbre, eosinofilia. Cronica: fibrosi biliare,
colangite.
Echinococcosi Una o più cisti idatidee, di solito, con contorni calcifici. Possono essere
grandi, ma spesso sono asintomatiche; la funzione epatica è conservata. Si
possono rompere nella cavità addominale o nella via biliare.
Ascaridiasi Ostruzione biliare causata dai vermi adulti e granulomi parenchimali causati
dalle larve.
Toxocariasi Sindrome della larva migrans viscerale. Epatomegalia con granulomi,
eosinofilia.
Spirochete
Leptospirosi Febbre acuta, prostrazione, ittero, sanguinamento, danno renale. Necrosi
epatica spesso modesta, nonostante l’ittero grave.
Sifilide Congenita: epatosplenomegalia neonatale, fibrosi. Acquisita: epatite
variabile nella stadio secondario, gomme con cicatrici irregolari nello stadio
terziario.
Febbre ricorrente Infestazione da Borrelia. Sintomi sistemici, epatomegalia, talvolta ittero.
Sconosciuto
Sarcoidosi Comune l’infiltrazione granulomatosa, di solito a decorso sub-clinico; raro
l’ittero. A volte infiammazione progressiva con cicatrizzazione, ipertensione
portale.
Epatite Infiammazione granulomatosa cronica attiva non legata a cause note
granulomatosa (variante della sarcoidosi?). Possono dominare i sintomi sistemici, con
idiopatica febbre e malessere.
Colite ulcerosa Ampio spettro di epatopatie, specialmente nella colite ulcerosa. Si può avere
morbo di Crohn una fl ogosi periportale (pericolangite), una colangite sclerosante, un
colangiocarcinoma, un’epatite autoimmune. Scarsa correlazione con l’attività
o con il trattamento del disordine intestinale.
Virus
Virus Virus Virus Virus Virus Epatite
Epatite A Epatite B Epatite C Epatite D Epatite E G
Fattore
file:///F|/sito/merck/tabelle/04202.html02/09/2004 2.02.12
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/04901.html02/09/2004 2.02.12
Manuale Merck - Tabella
A. Artrite reumatoide
B. Artrite giovanile
1. Esordio sistemico
2. Esordio poliarticolare
3. Esordio oligoarticolare
E. Polimiosite o dermatomiosite
3. Granulomatosi di Wegener
a. Arterite temporale
b. Arterite di Takayasu
6. Sindrome di Behçet
8. Dermatomiosite giovanile
G. Sindrome di Sjögren
A. Spondilite anchilosante
C. Artrite psoriasica
B. Secondarie
A. Dirette
1. Batteriche
c. Bacilli gram
d. Micobatteri
Lyme)
f. Altri
2. Virali
3. Fungine
4. Parassitarie
A. Malattie da cristalli
3. Idrossiapatite
4. Ossalato
B. Anomalie biochimiche
1. Amiloidosi
5. Mucopolisaccaridosi
8. Emocromatosi
9. Malattia di Wilson
10. Altre
C. Malattie endocrine
1. Diabete mellito
2. Acromegalia
3. Iperparatiroidismo
5. Altre
2. Sindromi da ipermobilità
VI. Tumori
A. Primitivi (sinovioma)
B. Metastatici
C. Mieloma multiplo
D. Leucemia e linfomi
F. Osteocondromatosi
G. Altri
A. Articolazioni di Charcot
B. Neuropatie da compressione
2. Radicolopatie
3. Stenosi vertebrale
D. Altre
A. Osteoporosi
1. Generalizzata
2. Localizzata (distrettuale)
B. Osteomalacia
C. Osteoartropatia ipertrofica
E. Osteite
Scheuermann)
J. Osteolisi e condrolisi
L. Osteomielite
2. Distrettuale
1. Borsite sottoacromiale/sottodeltoidea
3. Borsite olecranica
5. Tenosinovite di de Quervain
D. Cisti gangliari
E. Fascite
G. Disturbi vasomotori
1. Eritromelalgia
I. Altre miopatie
A. Traumi (diretto)
B. Malattia pancreatica
C. Sarcoidosi
D. Reumatismo palindromico
E. Idrartro intermittente
F. Emofilia
G. Eritema nodoso
H. Sindrome di Weber-Christian
K. Reticuoloistiocitosi multicentrica
M. Sindrome di Goodpasture
R. Sindrome di Sweet
Esami di
laboratorio di
routine
Conta GB† <200/µl 200-2000/µl 2000-100000/ µl >100000/
µl
PMN%† <25 <25 >50 >75
†La conta dei GB e la % dei PMN nell’artrite settica sono più basse se il
microrganismo è meno virulento o parzialmente trattato. Alcuni versamenti nel
Lupus eritematoso sistemico ed in altre malattie del collagene sono infiammatori
in modo ambiguo, con una conta di GB di 500-2000/ml.
file:///F|/sito/merck/tabelle/04903.html02/09/2004 2.02.13
Manuale Merck - Tabella
Colite ulcerosa
Traumi
Sclerosi Sistemica Progressiva
Febbre reumatica
file:///F|/sito/merck/tabelle/04904.html02/09/2004 2.02.13
Manuale Merck - Tabella
Artrite simmetrica*
Noduli reumatoidi
file:///F|/sito/merck/tabelle/05001.html02/09/2004 2.02.13
Manuale Merck - Tabella
Dose
giornaliera
massima
Farmaco Dosaggio Abituale raccomandata
Diclofenac 75mg bid o 50mg tid, 100mg 150mg
una volta/die retard
Fenoprofene 300-600mg qid 3200mg
file:///F|/sito/merck/tabelle/05002.html02/09/2004 2.02.13
Manuale Merck - Tabella
Rash malare
Rash discoide
Fotosensibilità
Ulcere orali
Artrite
Sierosite
Disordini renali
Disordini neurologici
file:///F|/sito/merck/tabelle/05003.html02/09/2004 2.02.14
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/05004.html02/09/2004 2.02.14
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/05005.html02/09/2004 2.02.14
Manuale Merck - Tabella
Diabete mellito
Tabe dorsale
Siringomielia
Malformazione d’Arnold-Chiari
Lebbra
Neuropatia da amiloidosi
(amiloidosi secondaria)
Neuropatie familiari-ereditarie:
Atrofia muscolare
peroneale (malattia di
Charcot- Marie-Tooth)
Neuropatia sensoriale
ereditaria
Neuropatia ipertrofica
interstiziale (malattia di
Dejerine-Sottas)
Disautonomia familiare
(sindrome di Riley-Day)
Polineuropatia familiare da
amiloidosi
Associazione definita
Dislocazione d’anca
Malattia da decompressione
Malattia drepanocitica
("sickle cell")
Radioterapia
Malattia di Gaucher
Terapia corticosteroidea ad
alte dosi
Associazione possibile
Lupus eritematoso
sistemico
Trapianto renale
Policitemia vera
Sindrome di Cushing
Diabete mellito
Arteriosclerosi
Chemioterapia citotossica
Abuso di alcol
Steatosi epatica
Psoriasi
Pancreatite
Gotta
Alcolismo
Anemia
Diabete
Emofilia
Tumori
Insufficienza renale
Artrite reumatoide
Infezioni cutanee
file:///F|/sito/merck/tabelle/05401.html02/09/2004 2.02.15
Manuale Merck - Tabella
‡Possono essere marcati con alizarina rossa S per confermare che contengono
calcio.
file:///F|/sito/merck/tabelle/05501.html02/09/2004 2.02.15
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/06001.html02/09/2004 2.02.15
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/06002.html02/09/2004 2.02.16
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/06201.html02/09/2004 2.02.16
Manuale Merck - Tabella
4.Sollevare lentamente
l’avampiede estendendo (flettendo
dorsalmente) la caviglia, quindi
flettere (plantarmente) lentamente.
Eseguire l’esercizio 10 volte,
facendo seguire alcuni secondi di
riposo, quindi effettuare altre 2
serie da 10 ripetizioni.
file:///F|/sito/merck/tabelle/06202.html02/09/2004 2.02.16
Manuale Merck - Tabella
Rotazioni esterne
file:///F|/sito/merck/tabelle/06203.html02/09/2004 2.02.16
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/06204.html02/09/2004 2.02.16
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/06205.html02/09/2004 2.02.17
Manuale Merck - Tabella
Modificata da Mirkin G, Shangold M: The Complete Sports Medicine Book for Women.
New York, Simon & Schuster, 1985, pp105-107. riproduzione autorizzata da The Miller
Press.
Poi,
file:///F|/sito/merck/tabelle/06207.html02/09/2004 2.02.17
Manuale Merck - Tabella
4. Sollevare ed abbassare
lentamente la mano estendendo e
flettendo il polso.
Poi,
verso l‘interno.
file:///F|/sito/merck/tabelle/06301.html02/09/2004 2.02.18
Manuale Merck - Tabella
‡Caratteristiche distintive.
file:///F|/sito/merck/tabelle/06402.html02/09/2004 2.02.18
Manuale Merck - Tabella
Pneumopatie restrittive
Alterazione Assente Lieve Moderata Grave Gravissima
VC (% >80 60-80 50-60 35-50 <35
predetto)
FEV1%FVC >75 >75 >75 >75 >75
MVV (% >80 >80 >80 60-80 <60
predetto)
RV (% 80-120 80-120 70-80 60-70 <60
predetto)
DLCO N ↓E ↓R ↓ ↓↓
PaO2 N N ↓E ↓ ↓↓
PaCO2 N N ↓ ↓ ±↑
Dispnea 0 + ++ +++ ++++
(gravità)
Broncopneumopatia cronica ostruttiva
VC (% >80 >80 >80 ↓ ↓↓
predetto)
FEV1 % >75 60-75 40-60 <40 <40
FVC
MVV (% >80 65-80 45-65 30-45 <30
predetto)
RV (% 80-120 120-150 150-175 >200 >200
predetto)
DLCO N N N ↓ ↓↓
PaO2 N ↓E ↓ ↓ ↓↓
PaCO2 N N No↑ ↑E ↑R
Dispnea 0 + ++ +++ ++++
(gravità)
N=normale; E=esercizio; R=riposo; ↓=ridotto; ↑=aumentato.
Le altre abbreviazioni sono spiegate nella Tab.64-1.
file:///F|/sito/merck/tabelle/06403.html02/09/2004 2.02.19
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/06404.html02/09/2004 2.02.19
Manuale Merck - Tabella
Diagnosi Terapia
Diagnosi e stadiazione dei pazienti con segni Rimozione di secrezioni ristagnanti, di pus, di
di neoplasia polmonare sangue e di corpi estranei dall‘albero tracheo-
bronchiale mediante aspirazione, lavaggio o
Definizione delle cause di tosse, respiro strumenti per l‘estrazione
sibilante o stridore ad eziologia ignota
Gestione delle macroatelettasie resistenti alla
Valutazione dell’emottisi ad eziologia ignota terapia fisica o farma cologica
Identificazione degli agenti patogeni causa di Terapia della proteinosi alveolare attraverso il
infezioni respiratorie lavaggio
Definizione delle cause di addensamenti Instillazione di farmaci in una specifica zona del
polmonari, di febbre o di turbe degli scambi polmone
gassosi in pazienti immunocompromessi
Guida al posizionamento di un tubo naso-
Raccolta di biopsie bronchiali transpolmonari e tracheale od orotracheale
di campioni di liquido di lavaggio
broncoalveolare per la diagnosi di patologie
polmonari interstiziali specifiche, per la guida
della terapia e per la valutazione della risposta
alla terapia
file:///F|/sito/merck/tabelle/06501.html02/09/2004 2.02.19
Manuale Merck - Tabella
Emergenze Urgenze
Arresto cardiaco Insufficienza respiratoria
Arresto respiratorio o apnea (p.es., per malattie del Necessità di supporto ventilatorio (p.es., nella
SNC, farmaci o ipossia) sindrome da distress respiratorio dell’adulto, nelle
esacerbazioni della COPD o dell’asma, in malattie
Coma profondo, quando la lingua perdendo tono diffuse del parenchima polmonare, infettive o di
chiude la glottide altra natura, in malattie neuromuscolari, nella
depressione dei centri respiratori)
Edema laringeo acuto
Estremo affaticamento dei muscoli respiratori con
apnea imminente (p.es., nel respiro alternante o
Laringospasmo
nel movimento paradosso del diaframma)
Lesioni craniche o del midollo spinale più craniale Prima della broncoscopia nei pazienti con
funzionalità respiratoria ridotta
file:///F|/sito/merck/tabelle/06502.html02/09/2004 2.02.19
Manuale Merck - Tabella
Apparato Segni
Insufficienza cardiovascolare Ipotensione che non risponde all’infusione di
liquidi EV
Bradicardia grave
GB ≤1000cell/µl
Piastrine ≤25000cell/µl
Ematocrito ≤20%
Scompenso neurologico Grado del coma ≤6 della scala di Glasgow
(senza sedazione)
Scompenso nutrizionale Albuminemia <2g/dl
Colesterolemia <100mg/dl
file:///F|/sito/merck/tabelle/06701.html02/09/2004 2.02.20
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/06802.html02/09/2004 2.02.20
Manuale Merck - Tabella
La gravità della
riacutizzazione determina
l‘aggressività del trattamento
Utilizzo di un β2-agonista a
breve durata d‘azione, del
cromoglicato o del
nedocromile prima
dell’esercizio o
dell’esposizione agli
allergeni
2 Lieve per Farmaci di uso quotidiano: Un broncodilatatore a breve
sistente durata d’azione (β -agonisti
2
Corticosteroidi inalatori† inalatori) al bisogno ma non
200-500µg, più di 3-4volte al giorno
cromoglicato†,
nedocromile† o una
teofillina a lento rilascio
Se necessario, il
dosaggio dei
corticosteroidi inalatori
può essere aumentato
(p.es. da 500µg a
800mg), o può essere
associato un
broncodilatatore a lunga
durata d’azione (un β2-
agonista ad azione
ritardata inalatorio o per
os o una teofillina a lento
rilascio), soprattutto in
presenza di sintomi
notturni
Un broncodilatatore a
lunga durata d’azione
(un β2-agonista ad
azione ritardata
inalatorio o per os o una
teofillina a lento rilascio),
soprattutto in presenza
di sintomi notturni
Un broncodilatatore a
lunga durata d’azione
(un β2-agonista ad
azione ritardata
inalatorio e/o uno per os
e/o una teofillina a lento
rilascio)
Corticosteroidi orali a
lungo termine
*La scelta del trattamento dipende dal livello di gravità dell’asma. Salita di livello: se
l’asma non è controllato, il trattamento può essere incrementato al livello superiore
dopo aver riesaminato la tecnica di assunzione dei farmaci, la compliance e
l’evitamento degli allergeni e degli altri fattori scatenanti da parte del paziente.
Discesa di livello: il trattamento deve essere rivisto ogni 36 mesi. Se si è mantenuto
un buon controllo per ≥3 mesi, il trattamento può essere gradualmente ridotto di livello.
Un trattamento di emergenza con prednisone o prednisolone può rendersi necessario
in ogni momento.
file:///F|/sito/merck/tabelle/06805.html02/09/2004 2.02.21
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/06806.html02/09/2004 2.02.21
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/06807.html02/09/2004 2.02.22
Manuale Merck - Tabella
Assolute
PaO2=55-59 mm Hg o SaO2≤89%†
Opzionali
Nei pazienti con PaO2 ≤55 mm Hg o SaO2≤88%† durante esercizio fisico o nel
sonno respirando aria ma con valori diurni pari a
PaO2≥60 mm Hg o SaO2≥90%
file:///F|/sito/merck/tabelle/06809.html02/09/2004 2.02.22
Manuale Merck - Tabella
Età avanzata
Immobilità prolungata
Paralisi
Neoplasie maligne
Obesità
Fibrillazione atriale
Scompenso cardiaco
Ictus
Chirurgia maggiore
file:///F|/sito/merck/tabelle/07201.html02/09/2004 2.02.22
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/07202.html02/09/2004 2.02.23
Manuale Merck - Tabella
Cambiamento della
APT T velocità di infusione
(s) (ml/h)* Altri interventi†
≤45 +6
46-54 +3
55-85 0
86-110 -3 Eparina sospesa per 1h
>110 -6 Eparina sospesa per 1h
*Concentrazione di eparina=40U/ml, di solito pari a
20000U/500ml.
file:///F|/sito/merck/tabelle/07203.html02/09/2004 2.02.23
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/07301.html02/09/2004 2.02.23
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/07501.html02/09/2004 2.02.23
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/07502.html02/09/2004 2.02.24
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/07601.html02/09/2004 2.02.24
Manuale Merck - Tabella
Associazione Grado di
con asma eosinofilia Interessament
Malattia Eziologia bronchiale periferica o sistemico Prognosi
Polmonite Sconosciuta Assente Normale o Assente Buona
eosinofila acuta elevato
Aspergillosi Aspergillus fumigatus Quasi Elevato Assente Discreta
broncopolmonare (occasionalmente altre costante
allergica specie)
Granulomatosi Sconosciuta Costante Elevato Comune Da
allergica (sindrome discreta ad
di Churg- Strauss) ?Farmaci infausta
Polmonite Sconosciuta Usuale Elevato (può Raro Buona
eosinofila cronica essere minimo
Farmaci o normale)
Parassiti
Sindrome Ingestione di l- triptofano Assente Elevato Usuale Buona
eosinofilia-mialgia contaminato
Sindrome Sconosciuta Assente Elevato Costante Discreta
ipereosinofila
Polmonite Sconosciuta Rara Moderato Raro Eccellente
eosinofila semplice
(sindrome di Farmaci
Löffler)
Parassiti
Eosinofilia tropicale Parassiti Occasionale Elevato Occasionale Buona
file:///F|/sito/merck/tabelle/07603.html02/09/2004 2.02.24
Manuale Merck - Tabella
Principali
Asma bronchiale
Reazione eritemato-
pomfoide al test cutaneo
con antigene di Aspergillus
Bronchiettasie prossimali
Minori
Aspergillus fumigatus
nell’escreato
Dato anamnestico di
escreato con stampi o zaffi
brunastri
Reattività cutanea a
insorgenza ritardata all’anti
gene di Aspergillus
Ipofosfatemia
Polimiosite
Degenerazione spinocerebellare
Neuropatia periferica
Cardiovascolare/ Endocardite non batterica (marantica)
ematologico
Tromboflebite migrante (sindrome di Trousseau)
file:///F|/sito/merck/tabelle/08101.html02/09/2004 2.02.25
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/08201.html02/09/2004 2.02.25
Manuale Merck - Tabella
Localizzazione Condizione
Orecchio esterno Miringite bollosa
Cerume, occludente
Corpi estranei
Foruncoli
Cheratosi occlusiva
(colesteatoma del condotto
uditivo esterno)
Neoplasia
Otomicosi
Pericondrite
Trauma
Orecchio medio o Otite media acuta da barotrauma
processo mastoideo
Ostruzione acuta della tuba di
Eustachio
Mastoidite acuta
Neoplasia
Otalgia post-chirurgica
Trauma
Nervo cranico
interessato Localizzazione Condizione
V nervo Rinofaringe Adenoidectomia
Infezione
Neoplasia
Sistema nervoso Neuralgia sfenopalatina
Neuralgia trigeminale
Naso e seni Infezioni
paranasali
Neoplasia
Ghiandole salivari Calcoli
Infezione
Denti e articolazione Eruzione di un molare
Malocclusione
Neuralgia timpanica
Esofago Corpo estraneo
Reflusso gastro-esofageo
Ernia iatale
Neoplasia
Laringe Infiammazione
Neoplasia
Neoplasia
Ascesso parafaringeo o
retrofaringeo
Ascesso peritonsillare
Tonsillectomia
Lingua Infiammazione
Neoplasia
file:///F|/sito/merck/tabelle/09501.html02/09/2004 2.02.26
Manuale Merck - Tabella
Secrezione; Interessamento
Eziologia tipo di cellule Edema palpebrale linfonodale Prurito
Batterica Purulenta; leucociti Modesto No No
polimorfonucleati
Virale Chiara; cellule Minimo Si No
mononucleate
Allergica Chiara, mucoide, viscosa; Da modesto a No Intenso
eosinofili grave
file:///F|/sito/merck/tabelle/09502.html02/09/2004 2.02.26
Manuale Merck - Tabella
B.Glaucoma giovanile
C.Sindrome di Axenfeld-Rieger
D.Anomalia di Peters
E.Aniridia
Glaucoma pigmentario
Iridoschisi
Iride plateau
Sindome esfoliativa
Glaucoma neovascolare
file:///F|/sito/merck/tabelle/10002.html02/09/2004 2.02.27
Manuale Merck - Tabella
Demecarium†
Ecotiopato ioduro†
Isofluorfato†
Inibitori dell’anidrasi Acetazolamide Riducono la produzione
carbonica (orali, EV, (orale, EV) di umore acqueo
topici)
Diclorfenamide
(orale)
Metazolamide
(orale)
Etozolamide (orale)
Dorzolamide
(topico)
Agonisti adrenergici non Adrenalina Provocano midriasi,
selettivi (topici) aumento del deflusso
Dipivefrina dell’umore acqueo e
riduzione della sua
produzione
Agonisti adrenergici α2- Apraclonidina Provocano riduzione della
selettivi (topici) produzione dell’umore
Brimonidina‡ acqueo, aumento del suo
deflusso uveo-sclerale e
possono causare midriasi
Carteololo
Metipranololo
Analoghi delle Latanoprost Aumentano il deflusso
prostaglandine (topici) (topico) dell’umore acqueo tramite
la via uveo-sclerale
piuttosto che il deflusso
convenzionale (via
trabecolo-canalicolare)
Diuretici osmotici (orali, Glicerina (orale) L’ipertonicità plasmatica
EV) favorisce la fuoriuscita di
Mannitolo (EV) fluido dall’occhio
Isosorbide (orale)
*Reversibile.
§β1-selettivo.
TABELLA 105-1. Alcune malattie del cavo orale per siti di coinvolgimento
predominanti
Manuale Merck
SINDROME DI SJÖGREN
Sommario:
Introduzione
Fisiopatologia, sintomi e segni
Diagnosi
Prognosi e terapia
La sindrome di Sjögren (SS) è più comune del LES ma meno comune della AR.
Una associazione è stata trovata tra gli antigeni
La SS può colpire soltanto gli occhi o la bocca (SS primaria, sicca complex, sicca
syndrome), oppure può essere associata a una collagenopatia vascolare
generalizzata (SS secondaria). L'artrite si verifica in circa il 33% dei pazienti e ha
una distribuzione simile a quella dell'AR; in ogni caso, i sintomi articolari della SS
primaria tendono a essere più lievi e raramente portano alla distruzione
articolare. Alcuni pazienti, affetti da SS non diagnosticata e con sintomi reumatici,
possono non lamentare la sicca syndrome; la SS viene in questi casi
diagnosticata in base ai dati di laboratorio.
Allo stesso modo può comparire secchezza della pelle, delle mucose del naso,
della gola, della laringe, dei bronchi, della vulva e della vagina. La secchezza del
tratto respiratorio può causare infezioni polmonari e talvolta, polmoniti. Vi può
essere alopecia.
I danni a carico dell'apparato GI (p. es., disfagia) sono legati all'atrofia delle
mucose e delle sottomucose e all'infiltrazione plasmacellulare e linfocitaria
diffusa. Si possono verificare malattie epatobiliari croniche e pancreatite (il
tessuto esocrino pancreatico è simile a quello delle ghiandole salivari). La
pericardite fibrinosa è una complicanza occasionale. La neuropatia sensitiva è
comune. Vasculite del SNC può anche verificarsi nella SS. Circa il 20% dei
pazienti affetti da SS presenta acidosi renale tubulare; in molti è dimostrabile un
diminuito potere di concentrazione renale. La nefrite interstiziale è comune, ma la
glomerulonefritie è rara. Nei pazienti che presentano ingrossamento delle
parotidi, splenomegalia e linfoadenopatia si può sviluppare uno pseudolinfoma o
un linfoma maligno. Il rischio che si manifesti un linfoma nei pazienti affetti da SS
è 44 volte maggiore che per il resto della popolazione; questi pazienti sono inoltre
più esposti al rischio di insorgenza di una macroglobulinemia di Waldenström.
Diagnosi
Prognosi e terapia
Manuale Merck
8. PATOLOGIE OFTALMOLOGICHE
CHERATOCONGIUNTIVITE SECCA
(Cheratite secca)
Sommario:
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Manuale Merck
ROSACEA
Sommario:
Introduzione
Terapia
Terapia
file:///F|/sito/merck/sez10/1160878a.html02/09/2004 2.02.30
Malattie dei follicoli piliferi e delle ghiandole sebacee
Manuale Merck
ACNE
Sommario:
Patogenesi
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Patogenesi
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Sebbene l’acne sia oramai universale, crea imbarazzo negli adolescenti che
tendono a isolarsi, usando l’acne come una scusa per evitare la socializzazione.
Può essere utile un’assistenza psicologica sia per il paziente che per i suoi
genitori. Gli erronei convincimenti di una possibile relazione fra acne e dieta,
sport e attività sessuale sono comuni e vanno discussi con il paziente. Il
trattamento dipende dalla gravità delle lesioni.
La tretinoina (acido retinoico) allo 0,025%, 0,05%, 0,1% in crema, allo 0,1% in
lozione oppure allo 0,01% o 0,025% in gel è spesso efficace. Un nuovo retinoide
topico, l’adapalene allo 0,1% in gel, è stato recentemente approvato negli USA e
risulta essere lievemente meno irritante della tretinoina topica. Questi retinoidi
vanno applicati con molta cautela, ricoprendo con un solo strato l’intera area
interessata, di sera o a sere alterne, in caso di forte irritazione. Vanno protetti
dall’applicazione gli occhi, i solchi nasogenieni e le piccole rugosità labiali. La
tretinoina in forma liquida deve essere applicata con l’ausilio di un cotton fioc.
L’esposizione alla luce solare e l’uso di altri topici devono essere limitati per
evitare gravi fenomeni irritativi. Con l’uso della tretinoina o dell’adapalene, l’acne
può inizialmente peggiorare; infatti, per un miglioramento è necessario attendere
di solito 3-4 settimane.
Nelle donne, il più noto effetto collaterale dovuto all’utilizzo di prolungate terapie
antibiotiche è la candidiasi vaginale. Se la terapia locale e sistemica non riesce a
eradicare la Candida, occorrerà sospendere la terapia antibiotica per l’acne.
L’uso di antibiotici per lungo tempo può inoltre provocare follicoliti pustolose da
gram – al centro del viso o intorno al naso. Questa rara sovrainfezione può
essere difficile da eliminare e va preferibilmente trattata con isotretionina orale,
dopo la sospensione della terapia antibiotica.
Manuale Merck
Prurito
111. Dermatiti
Dermatite da contatto
Dermatite atopica
Dermatite seborroica
Dermatite nummulare
Dermatite da stasi
Cellulite
Linfangite acuta
Linfoadenite
Erisipela
Ascessi cutanei
Follicolite
Foruncoli
Idrosadenite suppurativa
Carbonchio
Paronichie
Eritrasma
Infezioni da dermatofiti
Tinea corporis
Tinea pedis
Tinea unguium
Tinea capitis
Tinea cruris
Infezioni da lieviti
Candidiasi
Tinea versicolor
Scabbia
Pediculosi
Verruche
Mollusco contagioso
Acne
Rosacea
Dermatite periorale
Ipertricosi
Alopecia
Cisti cheratiniche
Psoriasi
Pitiriasi rosea
Dermatite da farmaci
Eritema multiforme
Eritema nodoso
Granuloma anulare
Ustioni
Fotosensibilità
Pemfigo
Pemfigoide bolloso
Dermatite erpetiforme
Ittiosi
Cheratosi pilare
Ipopigmentazione
Iperpigmentazione
Miliaria
Iperidrosi
Nevi
Nevi displastici
Fibromi penduli
Lipomi
Angiomi
Granuloma piogenico
Cheratosi seborroica
Dermatofibroma
Cheratoacantoma
Cheloide
Carcinoma basocellulare
Carcinoma squamocellulare
Morbo di bowen
Melanoma maligno
Sarcoma di Kaposi
Manuale Merck
file:///F|/sito/merck/sez10/1090841a.html02/09/2004 2.02.33
Manuale Merck - Tabella
Patologia Sede
Acne Volto, collo, torace, dorso,
l’intero tronco può essere
coinvolto nell’acne tropicale
(acne volgare severa)
Dermatite atopica Area poplitea e antecubitale,
volto, mani; nei bambini può
essere limitata al volto o
all’area del pannolino
Lupus eritematoso Volto, cuoio capelluto,
discoide cronico orecchie, collo
Eritema multiforme Sede palmo-plantare,
mucose; può essere diffuso
Eritema nodoso Estremità distale degli arti
inferiori, specialmente la
superficie pretibiale
Lichen planus Mucosa orale, polsi
(superficie flessoria), tronco,
genitali; può essere diffuso
Reazioni di Area esposta alla luce
fotosensibilità naturale o artificiale, inclusa
la zonaV del collo, le braccia
al disotto delle maniche, il
volto (in particolare le
guance e il naso a
esclusione della zona
sottomentoniera); può
essere confusa con la
dermatite da contatto
Pityriasis rosea Tronco, estremità prossimali
(l’asse maggiore delle lesioni
ovalari decorre parallelo alle
linee di clivaggio); può
interessare esclusivamente
le estremità, risparmiando il
tronco
Psoriasi Superficie estensoria di
gomiti e ginocchia, cuoio
capelluto, dorso, regione
anogenitale, unghie; può
manifestarsi anche sulle
superfici flessorie, l’apice del
pene, o a livello palmare
Manuale Merck
Guida
Se i documenti ottenuti sono troppi, puoi effettuare una ricerca più selettiva
cliccando su "Ricerca avanzata".
file:///F|/sito/merck/guida.html02/09/2004 2.02.34
Diagnosi delle malattie cutanee
Manuale Merck
L’esame alla luce di Wood richiede l’ispezione della cute in ambiente buio sotto
una luce ultravioletta filtrata attraverso la lampada di Wood ("luce nera"). La tinea
versicolor da una lieve fluorescenza dorata, mentre l’eritrasma appare rosso
arancio. La Tinea capitis determinata da Microsporum canis e da Microsporum
audouinii, ha una fluorescenza color verde chiaro (ma la maggior parte delle
infezioni da tinea capitis è determinata dalla specie Trichophyton che molto
raramente risulta fluorescente). Il primo indizio di un’infezione da Pseudomonas,
in special modo nelle ustioni, può essere una fluorescenza verde, mentre la
depigmentazione da vitiligine può essere differenziata dalle lesioni ipopigmentate
per la tipica colorazione bianco-avorio alla luce di Wood.
materiale cellulare viene prelevato dal fondo e dalle pareti della vescicola e
colorato con soluzione di Wright o colorazione di Giemsa. Cellule giganti
multinucleate sono presenti nell’herpes simplex, nell’herpes zoster e nella
varicella, ma non nella vaccinia. Il pemfigo può essere diagnosticato per la
rilevata presenza di cellule acantolitiche, con grandi nuclei e scarso citoplasma e
una perduta adesività intercellulare.
Le colture per i virus sono più sensibili e facili da interpretare di quanto non lo
sia il test di Tzanck e l’identificazione dell’agente patogeno, viene solitamente
effettuata nell’arco di 2 o 3 giorni. Se si sospetta un’infezione virale, il liquido
proveniente dalle vescicole può essere posto in speciali mezzi di coltura da
trasporto nella maggior parte dei centri medici.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Diagnosi
Il meccanismo del danno cellulare viene esemplificato nel modo migliore dagli
effetti sui GR. Nelle anemie emolitiche i GR vengono distrutti per emolisi
intravascolare o per fagocitosi macrofagica, soprattutto all’interno della milza.
Studi in vitro hanno dimostrato che in presenza del sistema complementare
alcuni anticorpi leganti il complemento (p. es. gli anticorpi dei gruppi sanguigni
anti-A e anti-B) provocano una rapida emolisi; altri (p. es. gli anticorpi anti-LE)
provocano una lisi cellulare lenta; altri ancora non danneggiano le cellule in modo
diretto, ma ne causano l’adesione e la distruzione da parte dei fagociti. Al
contrario, gli anticorpi anti-Rh sui GR non attivano il complemento e distruggono
le cellule soprattutto per fagocitosi extravascolare.
Diagnosi
di antigeni esogeni, purché sia possibile produrre anticorpi animali specifici diretti
contro di essi. La tecnica di per sé non indica la presenza di un antigene
citospecifico, a meno che l’anticorpo non possa essere eluito dal tessuto e possa
essere determinata la sua specificità per gli antigeni tissutali.
Manuale Merck
Incontinenza transitoria
Incontinenza stabilizzata
Vescica neurogena
Disfunzione ureterale
Prostatite
Priapismo
Malattia di Peyronie
Epididimite
223. Dialisi
Emodialisi
Dialisi peritoneale
Sindrome nefritica
Sindrome nefrosica
Glomerulonefrite membranosa
Glomerulonefrite membranoproliferativa
Glomerulonefrite mesangioproliferativa
Infezioni batteriche
Infezioni micotiche
Infezioni parassitarie
Cistite interstiziale
Sclerodermia renale
Glicosuria renale
Sindrome di Bartter
Sindrome di Liddle
Nefropatie cistiche
Nefrite ereditaria
Trauma renale
Trauma vescicale
Trauma ureterale
Trauma uretrale
Carcinoma renale
Neoplasia uretrale
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Esami di laboratorio
Normalmente, un adulto urina 4-6 volte/die, per lo più durante il giorno, con una
diuresi totale di 700-2000 ml/die.
Sintomi e segni
La poliuria (diuresi > 2500 ml/die) può essere causata da aumentata assunzione
di liquidi (p. es., disturbo compulsivo del bere), da diuresi osmotica (p. es.,
glicosuria da diabete mellito scompensato), da diminuito rilascio di vasopressina
dovuto a patologia dell’ipotalamo o dell’ipofisi posteriore o diminuita risposta
all’ADH da parte dei tubuli renali da ipercalcemia, carenza di K o diabete insipido
nefrogeno (DIN), congenito o acquisito.
L’oliguria (diuresi < 500 ml/die negli adulti o < 24 ml/kg/die nei bambini) tende a
essere acuta e a essere causata da diminuzione della perfusione renale (fattori
prerenali), da ostruzione ureterale o dello sbocco vescicale (fattori postrenali) o
da una malattia renale primitiva. Si può verificare uremia.
L’anuria (diuresi < 100 ml/die negli adulti), sebbene rara, può essere il segno di
un’insufficienza renale acuta, dello stadio finale di un’insufficienza renale cronica
progressiva o, raramente, d’infarto renale o necrosi corticale. Può essere anche
dovuta a ostruzione urinaria reversibile. L’anuria prolungata dà luogo
inevitabilmente a insufficienza renale.
L’ematuria (sangue nell’urina) può produrre una variazione del colore che va dal
rosso al marrone secondo la quantità di sangue presente e dell’acidità dell’urina.
Un’ematuria lieve può non dare variazioni di colore e può essere diagnosticata
soltanto con l’analisi microscopica e chimica. L’ematuria senza dolore è
solitamente dovuta a un’affezione renale, vescicale o prostatica. In assenza di
cilindri ematici (che di solito indicano glomerulonefrite, v. Tab. 214-1),
un’ematuria asintomatica può essere causata da neoplasia della vescica o del
rene. Di solito, questi tumori sanguinano a intermittenza e il fatto che il
sanguinamento si interrompa spontaneamente non deve essere motivo di
tranquillità. In corso di nefropatia da IgA, si può anche verificare ematuria
intermittente, ricorrente. Altre cause di ematuria asintomatica comprendono
calcoli, malattia policistica, cisti renali, malattia drepanocitica (anemia a cellule
falciformi), idronefrosi e iperplasia prostatica benigna. Ematuria accompagnata
da dolore lancinante (colica renale) indica il passaggio di un calcolo o di un
coagulo formatosi in seguito a un sanguinamento renale. L’ematuria con disuria è
associata anche a infezioni vescicali o a litiasi.
Il dolore prostatico dovuto alla prostatite può essere avvertito come un vago
fastidio o un senso di pesantezza nell’area perineale o rettale, ma la patologia
prostatica è generalmente priva di sintomatologia dolorosa.
Esami di laboratorio
Esame chimico dell’urina: l’esame chimico delle urine è la miglior guida per
evidenziare malattie GU intrinseche e comprende l’esame microscopico del
sedimento e la valutazione qualitativa di proteine, glucoso, chetoni, sangue, nitriti
L’urina normale contiene poche cellule e altri elementi figurati, riversati in essa
durante l’intero percorso nel sistema urinario. In presenza di una malattia, queste
cellule aumentano e possono aiutare a localizzare la sede e il tipo di lesione.
Nelle donne, l’urina emessa contiene anche cellule del tratto genitale. Una
malattia del sistema urinario è indicata in un uomo da > 1 GB, GR o cellule
epiteliali per campo ad alta risoluzione (400 ⋅), vale a dire > 1000 cellule/ml o in
una donna da > 4 GB per campo ad alta risoluzione, cioè, > 4000 cellule/ml nelle
urine centrifugate. Leucociti in numero eccessivo possono indicare infezione o
altre malattie infiammatorie. In pazienti sintomatici il riscontro di > 10 leucociti/µl è
fortemente indicativo di batteriuria significativa. Trovare batteri occasionali in un
sedimento urinario centrifugato non indica necessariamente la presenza di IVU.
Tuttavia, batteri in un campione non centrifugato di urina appena emessa con
urinocolture con una conta di colonie 105 unità formanti colonie (colony-forming
unit, CFU)/ml sono indice di un’IVU piuttosto che di contaminazione.
Si possono ritrovare cristalli di vari sali (p. es., ossalati, fosfati, urati) o di farmaci
(p. es., sulfamidici) quando le loro concentrazioni e il pH urinario superino i limiti
della loro solubilità.
Per la glicosuria il test con stick reattivi è specifico e sensibile, essendo in grado
di dimostrare anche la presenza di una piccola quantità di glucoso, come 100 mg/
dl (5,5 mmol/l). La causa più frequente di glicosuria è l’iperglicemia con normale
trasporto renale di glucoso. Tuttavia, se la glicosuria persiste con normali
concentrazioni ematiche di glucoso, si dovrebbe prendere in considerazione una
disfunzione dei tubuli renali.
Per la chetonuria il reagente degli stick è più sensibile all’acido acetoacetico che
all’acetone e non reagisce con l’acido β-idrossibutirrico. La chetonuria di solito è
aspecifica e l’acido acetoacetico, l’acetone e l’acido β-idrossibutirrico vengono
tutti escreti nell’urina. Il riscontro di uno di questi 3 componenti nelle urine è in
genere sufficiente per diagnosticare la chetonuria. La chetonuria è un indice
dell’eziologia dell’acidosi metabolica. È presente nel digiuno prolungato, nel
diabete mellito scompensato e talvolta nell’intossicazione da etanolo. Non è
specifica di un’affezione intrinseca del sistema urinario.
Per l’ematuria il reagente delle strisce reattive è sensibile alla Hb libera e alla
mioglobina. Un test positivo in assenza di GR all’esame microscopico è indice di
emoglobinuria o di mioglobinuria ed è un indizio importante dell’eziologia in un
paziente con insufficienza renale acuta.
Il pH urinario viene misurato da uno stick reattivo impregnato con vari coloranti
che cambiano colore quando il pH varia tra 5 a 9. Sebbene questo esame sia
eseguito di routine, non identifica né esclude i pazienti con patologia del sistema
urinario. Tuttavia, spesso aiuta a identificare i vari cristalli che possono trovarsi
nell’urina all’esame microscopico. L’esame del pH urinario mediante pH-metria è
un punto critico nella diagnosi dell’acidosi tubulare renale di tipo distale, che è
suggerita da un pH urinario > 5,5 dopo un carico acido. Il pH urinario in pazienti
con altri tipi di affezione renale generalmente varia in modo relativamente
normale, anche se la capacita di eliminare acido titolabile e ammoniaca può
essere ridotta.
Misurazione della funzionalità renale: i test di funzionalità renale (v. Tab. 214-
5) sono utili nel valutare la gravità della patologia renale e nel seguirne
l’evoluzione.
La clearance della creatinina non è utile per scoprire lesioni renali precoci a
causa dell’ipertrofia dei glomeruli residui. Dopo la perdita dal 50 al 75% della
normale superficie di filtrazione glomerulare, si evidenzia chiaramente una
diminuzione della clearance della creatinina. Quindi, una clearance della
creatinina normale non può escludere la presenza di una patologia renale di
modesta entità.
Diversamente dalla creatinina sierica, l’azoto ureico (Blood Urea Nitrogen, BUN)
non è utilizzabile come unico indice di valutazione della funzionalità renale poiché
è influenzato da variazioni del flusso urinario e dalla produzione e metabolismo
dell’urea. Il rapporto BUN:creatininemia è spesso usato per differenziare
l’iperazotemia prerenale, renale o postrenale (ostruttiva). Un rapporto > 15 è
anormale e indica un’iperazotemia prerenale o postrenale. Il rapporto azoto
ureico:creatininemia si eleva ogni qual volta la produzione di urea aumenta con la
dieta, con la nutrizione parenterale totale o con terapia steroidea, con alcune
neoplasie e antibiotici e con l’ipercatabolismo proteico, come si osserva nelle
infezioni e nel diabete mellito scompensato. Le cause di iperazotemia prerenale
comprendono shock, perdita di liquidi extracellulari, emorragia massiva GI, grave
insufficienza epatica e cardiaca e stenosi serrata bilaterale dell’arteria renale. Il
rapporto azoto ureico:creatininemia è normale nell’iperazotemia di origine renale.
Si riscontra un rapporto basso in gravidanza, in caso d’iperidratazione, nella
grave epatopatia e nella malnutrizione.
misurata dopo un’altra ora. I risultati di questo tipo di esame sono mostrati nella
Fig. 214-1. (Attenzione: nei pazienti con insufficienza renale, la privazione di
acqua può essere pericolosa e di solito non è utile per la diagnosi; la capacità di
concentrazione è sempre anormale quando la GFR è ridotta in modo
significativo.) Se non si ha risposta né alla privazione di acqua né alla
vasopressina esogena, vi può essere un difetto intrinseco della concentrazione
renale che può essere dovuto a una o più delle seguenti cause di danno
funzionale tubulare: congenito (p. es., diabete insipido nefrogeno, DIN, sindrome
di Fanconi) o acquisito (p. es., diuresi osmotica, alcuni diuretici [furosemide,
bumetanide, acido etacrinico], deficit di potassio o ipercalcemia). Altrimenti, si
deve prendere in considerazione una malattia tubulo-interstiziale, come si
osserva nella malattia drepanocitica, nella nefrite tossica, nella pielonefrite, nella
nefrosclerosi o in qualsiasi altra patologia renale tanto grave da produrre
iperazotemia. Per altre risposte a questi test e per le loro interpretazioni, v.
Terapia in Diabete insipido nel Cap. 7.
La misurazione del flusso plasmatico renale non è clinicamente più utile della
GFR ma è più difficile e costosa.
Nel 90% dei casi, il rene destro è più basso del sinistro in quanto spostato dal
fegato. Gli assi maggiori dei reni sono obliqui rispetto alla colonna vertebrale e
tendono a essere paralleli rispetto ai margini dei muscoli psoas. Se entrambi i
reni sono paralleli alla colonna vertebrale, bisogna pensare alla possibilità di reni
a ferro di cavallo. Se soltanto un rene è dislocato, vi può essere un tumore o una
cisti.
mezzo di contrasto appare nel sistema collettore, tracciando i contorni della pelvi
renale, degli ureteri e, in ultimo, della vescica. La visualizzazione dipende dalla
concentrazione del mezzo di contrasto nei reni e nel sistema collettore. Quindi, i
migliori radiogrammi si ottengono nei pazienti con una GFR normale non
diuretizzati al momento della somministrazione del mezzo di contrasto. Uno
studio adeguato è generalmente difficile da ottenere in pazienti con BUN > 50 mg/
dl (> 17,8 mmol urea/ l) o con creatininemia > 3 mg/dl (270 µmol/l). Per i pazienti
con iperazotemia, sono meno rischiose e vengono quindi preferite altre tecniche
di visualizzazione renale (p. es., l’ecografia o, se indicata, la TC).
L’angiografia trova la sua indicazione nella diagnosi di: possibili lesioni vascolari
(p. es., aneurisma); massa di incerta natura evidenziata alla TC; embolizzazione
di un tumore renale; inadeguata visualizzazione alla TC delle vene renali o della
vena cava inferiore. A volte, in caso di tumori voluminosi, l’arteriografia è indicata
per tracciare una mappa della vascolarizzazione. L’angiografia può anche essere
utile in caso di sospetta ipertensione nefrogena; anomalie renali congenite di
struttura, posizione o vascolarizzazione; sanguinamento renale monolaterale
persistente in presenza di una normale urografia; ridotta funzionalità renale di
relativamente recente esordio quando la pielografia retrograda è normale o se la
cateterizzazione retrograda ureterale non ha avuto successo e nei casi in cui sia
necessaria un’accurata conoscenza della vascolarizzazione prima di un
intervento chirurgico (p. es., per una nefrectomia parziale o per un trapianto da
donatore vivente). Le complicanze comprendono lesioni dei vasi incannulati e
degli organi limitrofi, reazioni al mezzo di contrasto, emorragia.
Nella venografia la vena cava inferiore viene visualizzata per motivi diagnostici
tramite puntura percutanea della vena femorale. Poche sono state le
complicanze registrate con questa procedura, limitate a uno stravaso di sangue e
di mezzo di contrasto nell’area dell’iniezione. La cateterizzazione della vena
renale consente di prelevare campioni, per la misurazione della renina nella vena
renale, per la diagnosi di trombosi della vena renale e per valutare l’estensione di
una neoplasia renale maligna, quando l’ecografia o la TC non forniscono risposte
attendibili.
La RMN fornisce ulteriori informazioni riguardo masse renali che non si riescono
a definire con altre indagine radiologiche. Consente di ottenere immagini nei piani
trasversale, coronale, sagittale. I dati morfologici sono ottenuti dalla ricostruzione
tridimensionale del tessuto. Le lesioni renali solide e cistiche sono diagnosticate
altrettanto precocemente con la TC, ma la RMN fornisce informazioni riguardo al
liquido della cisti per la diagnosi differenziale tra emorragia e infezione. Inoltre, la
RMN definisce le strutture vascolari e perirenali, permettendo la diagnosi di
trombosi, di aneurisma, di fistola artero-venosa o di infiltrazione neoplastica. A
livello pelvico, la RMN mostra ogni piano tissutale e può evidenziare le vescicole
seminali e l’estensione dell’invasione parietale di una neoplasia vescicale. La
RMN riconosce i propri limiti nel movimento respiratorio e nella peristalsi. Le
calcificazioni intrarenali sono mal definite poiché hanno protoni poco mobili.
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
255. Introduzione
Fisiologia perinatale
Cure iniziali
Esame obiettivo
Screening
Vaccinazioni nell’infanzia
Rigurgito
Vomito
Sottoalimentazione
Sovralimentazione
Diarrea
Stipsi
Coliche addominali
Compliance
Deficit
Iperidratazione
Il prematuro
Il postmaturo
Traumi da parto
Emorragie endocraniche
Fratture
Patologia respiratoria
Displasia broncopolmonare
Problemi ematologici
Emoglobinopatie
Ipotermia
Ipoglicemia
Iperglicemia
Ipocalcemia
Ipernatremia
Iperbilirubinemia
Ittero nucleare
Sindrome feto-alcolica
Convulsioni neonatali
Infezioni neonatali
Congiuntivite neonatale
Sepsi neonatale
Polmonite neonatale
Meningite neonatale
Listeriosi neonatale
Rosolia congenita
Toxoplasmosi congenita
Sifilide congenita
Tubercolosi perinatale
Enterocolite necrotizzante
Cardiopatie congenite
Tetralogia di Fallot
Coartazione aortica
Vasculopatia polmonare
Scompenso cardiaco
Anomalie gastrointestinali
Patologie muscolo-scheletriche
Anomalie cranio-facciali
Anomalie spinali
Amputazioni congenite
Anomalie muscolari
Anomalie cerebrali
Spina bifida
Glaucoma congenito
Cataratta congenita
Rene
Uretere
Vescica
Pene e uretra
Testicoli e scroto
Cistinuria
Sindrome di Fanconi
Rachitismo ipofosfatemico
Malattia di Hartnup
Iminoglicinuria familiare
Anomalie cromosomiche
Anomalie autosomiche
Sindrome di Down
Trisomia 18
Trisomia 13
Sindromi da delezione
Sindrome di Turner
Sindrome di Klinefelter
Sindrome 47,XYY
Stati intersessuali
Ritardo di crescita
Disturbi di alimentazione
Ansia di separazione
Paure e fobie
Iperattività
Disturbi di apprendimento
Dislessia
Disturbi dell’attenzione
Ritardo mentale
Ferite
Avvelenamenti
Avvelenamento da paracetamolo
Ingestione di caustici
Avvelenamento da piombo
Avvelenamento da ferro
Avvelenamento da idrocarburi
Rianimazione cardiopolmonare
Infezioni batteriche
Difterite
Pertosse
Batteriemia occulta
Epiglottite acuta
Tracheite batterica
Ipertrofia adenoidea
Ascesso retrofaringeo
Impetigine ed ectima
Infezioni virali
Morbillo
Parotite
Rosolia
Roseola infantum
Eritema infectiosum
Varicella
Croup
Bronchiolite
Mononucleosi infettiva
Malattie da enterovirus
Infezioni varie
Sindrome di Reye
Sindrome di Kawasaki
Infestazione da ossiuri
266. Neoplasie
Tumore di Wilms
Neuroblastoma
Retinoblastoma
Malattia ulcerosa
Reflusso gastroesofageo
Diverticolo di Meckel
Gozzo congenito
Ipotiroidismo
Ipertiroidismo
Ipogonadismo maschile
Galattosemia
Pentosuria
Fenilchetonuria classica
Febbre reumatica
Sindrome di Ehlers-danlos
Sindrome di Marfan
Cutis laxa
Mucopolisaccaridosi
Le osteocondrodisplasie
Le osteopetrosi
Osteosclerosi
Displasia craniotubulare
Iperostosi craniotubulare
Le osteocondrosi
Malattia di Legg-Calvé-Perthes
Malattia di Osgood-Schlatter
Malattia di Scheuermann
Morbo di Köhler
Corea di Sydenham
Paralisi cerebrali
Corpi estranei
Angiofibroma giovanile
Papillomi giovanili
273. Strabismo
Psicosi dell’infanzia
Autismo
Schizofrenia infantile
Depressione infantile
Disturbi di adattamento
Disturbi somatoformi
Disturbo bipolare
Accrescimento e sviluppo
Pubertà precoce
Scoliosi idiopatica
Gravidanza dell’adolescente
Obesità
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
255. INTRODUZIONE
I gruppi di età utilizzati in questa sezione sono definiti come segue: neonato,
dalla nascita a 1 mese di vita; lattante, da 1 mese a 1 anno; prima infanzia, da 1
a 4 anni; seconda infanzia, da 5 a 10 anni; adolescenza, da 11 a 17 anni. Il
termine "bambino" può essere usato in modo generico dalla nascita in poi, a
esempio parlando del numero dei figli in una famiglia.
file:///F|/sito/merck/sez19/2552226.html02/09/2004 2.02.41
Ginecologia e ostetricia
Manuale Merck
Sindrome premestruale
Dismenorrea primaria
Dismenorrea secondaria
Amenorrea
236. Menopausa
Infezioni vulvovaginali
239. Endometriosi
Cancro dell’endometrio
Cancro dell’ovaio
Fibroadenomi
Infezioni
Ginecomastia
Malattia di Paget
Cistosarcoma filloide
Dispareunia
Vaginismo
245. Infertilità
Disfunzione ovulatoria
Disfunzione tubarica
Infertilità inspiegata
Contraccezione
Sterilizzazione
Aborto provocato
Fisiologia
Cure prenatali
Farmaci in gravidanza
Fattori di rischio
Malattie cardiache
Malattia tromboembolica
Ipertensione
Malattia renale
Diabete mellito
Malattie epatiche
Malattie infettive
Anemia
Emoglobinopatie
Asma
Malattie autoimmuni
Tumori maligni
Aborto spontaneo
Gravidanza ectopica
Iperemesi gravidica
Preeclampsia ed eclampsia
Placenta previa
Eritroblastosi fetale
Herpes gravidico
Travaglio pre-termine
Infezioni puerperali
Inversione uterina
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Secrezione ormonale: dall’infanzia alla pubertà
Pubertà
Sviluppo del follicolo ovarico
Ciclo mestruale
Modificazioni cicliche
Regolazione neuroendocrina del ciclo mestruale
Gli estrogeni e il progesterone sono dei composti policiclici (con gli atomi di
carbonio strutturati in 4 anelli) derivati dal colesterolo. Questi circolano nel
torrente ematico quasi interamente legati a delle proteine plasmatiche, anche se
solo quelli non legati sembrano essere biologicamente attivi. Stimolano gli organi
bersaglio del sistema riproduttivo (cioè, mammelle, utero e vagina) ed esercitano
delle azioni di feedback, positivo e negativo, sull’asse SNC-ipotalamo-ipofisi,
inibendo o stimolando la secrezione delle gonadotropine.
I livelli di LH e di FSH sono elevati alla nascita, ma nel corso di pochi mesi vanno
incontro a una notevole riduzione e si mantengono su valori bassi per tutto il
periodo prepuberale con l’FSH generalmente di poco più elevato dell’LH (v.
Fig. 234-2).
All’inizio della pubertà, una ridotta sensibilità dell’ipotalamo agli ormoni sessuali
causa un aumento della secrezione dell’LH e dell’FSH, che stimolano la
secrezione degli ormoni sessuali (principalmente di estrogeni) e lo sviluppo dei
caratteri sessuali secondari. La secrezione dell’LH e dell’FSH aumenta,
inizialmente, solo durante il sonno e successivamente durante tutto l’arco delle
24 h. Le caratteristiche degli aumentati livelli basali di LH e di FSH sono differenti
nei ragazzi e nelle ragazze, ma in entrambi, l’LH aumenta più dell’FSH.
Pubertà
La donna nasce con un limitato numero di cellule uovo, il 99,9% delle quali andrà
incontro ad atresia. Poiché ciascun oocita rimane fermo nella profase meiotica
fino a quando non si verifica l’ovulazione, queste cellule sono tra quelle che
vivono di più nell’organismo umano (dall’embrione a circa 50 anni di età). La
lunga sopravvivenza può essere responsabile dell’aumentata incidenza di
gravidanze geneticamente anormali tra le madri meno giovani.
Durante gli anni riproduttivi di una donna, vari follicoli destinati alla crescita sono
reclutati durante ciascun ciclo, ma solo uno viene, di solito, selezionato per
l’ovulazione (v. Fig. 234-4). Questo follicolo si trasforma in un follicolo di Graaf
(preovulatorio), che può rispondere al picco di LH di metà ciclo. Il meccanismo
della selezione è sconosciuto.
Il follicolo di Graaf contiene un antro (una cavità piena di liquido) costituito dalla
proliferazione delle cellule della granulosa che secernono fluido e
mucopolisaccaridi. L’aumento delle dimensioni del follicolo è dovuto
principalmente a un accumulo di liquido follicolare, sotto il controllo dell’FSH, che
induce anche lo sviluppo di recettori specifici per l’LH sulle cellule della
granulosa. I recettori per l’LH sono responsabili della stimolazione della
secrezione di progesterone prima dell’ovulazione e della produzione continua di
progesterone durante la fase luteinica. Le cellule della granulosa all’interno del
follicolo sviluppano anche dei recettori di membrana specifici per la prolattina,
che diminuiscono di numero quando il follicolo va incontro a maturazione; il loro
ruolo fisiologico è poco chiaro.
Ciclo mestruale
Il ciclo mestruale può essere diviso in tre fasi sulla base degli eventi endocrini (v.
Fig. 234-5). La fase follicolare (preovulatoria) va dal primo giorno delle
mestruazioni al giorno precedente il picco preovulatorio di LH; la sua lunghezza è
la più variabile tra le diverse fasi. Durante la prima metà di questa fase, la
secrezione di FSH è leggermente aumentata, per stimolare la crescita di un
gruppo di 3-30 follicoli che sono stati reclutati per una crescita accelerata durante
l’ultimo giorno del ciclo precedente. Quando i livelli di FSH diminuiscono, uno dei
follicoli reclutati viene selezionato per l’ovulazione; questo va incontro alla
maturazione, mentre gli altri vanno incontro all’atresia. I livelli di LH circolante
aumentano lentamente, a partire da 1-2 giorni dopo l’aumento dell’FSH. La
secrezione di estrogeni e del progesterone da parte delle ovaie è relativamente
costante e si mantiene su bassi livelli all’inizio di questa fase.
Circa 7-8 giorni prima del picco di LH, la secrezione ovarica di estrogeni, in
particolare dell’estradiolo, da parte del follicolo selezionato, aumenta lentamente
all’inizio e poi più rapidamente, per raggiungere il massimo, di solito, il giorno del
picco di LH. L’aumento del livello di estrogeni è accompagnato da un lento, ma
costante incremento di LH e da una riduzione dei livelli di FSH. I livelli di LH e di
FSH possono essere divergenti perché la secrezione dell’FSH è
preferenzialmente inibita dagli estrogeni (in confronto alla secrezione dell’LH) ed
Nella fase ovulatoria, una serie di complessi eventi endocrini culmina nel picco di
LH, il massivo rilascio preovulatorio di LH, da parte dell’ipofisi. Il picco di LH è
determinato in parte dal feedback positivo degli estrogeni. Contemporaneamente,
si verifica un più modesto aumento della secrezione di FSH, il cui significato non
è chiaro. Con l’aumento dei livelli di LH, diminuiscono i livelli di estradiolo, mentre
i livelli del progesterone continuano ad aumentare. Il picco di LH dura solitamente
36-48 ore ed è costituito da molteplici liberazioni di ormone in grande quantità,
secreto in modo pulsatile. Il picco di LH, che determina la completa maturazione
del follicolo, è necessario per l’ovulazione, il rilascio della cellula-uovo da parte
del follicolo di Graaf maturo, che, in genere, si verifica da 16 a 32 ore dopo l’inizio
del picco. Il meccanismo dell’ovulazione non è chiaro.
Nella fase luteinica (postovulatoria) le cellule della granulosa e della teca, che
formano il follicolo, si riorganizzano per formare il corpo luteo (corpo giallo), da
cui la fase prende il nome. La lunghezza di questa fase è la più costante,
misurando in media 14 giorni nelle donne non gravide e terminando il primo
giorno delle mestruazioni successive. La lunghezza corrisponde al periodo di vita
funzionale del corpo luteo, che secerne progesterone ed estradiolo per circa
14 giorni e poi degenera, se non si verifica la gravidanza. Il corpo luteo supporta
l’impianto dell’uovo fecondato secernendo quantità crescenti di progesterone,
fino a un massimo di circa 25 mg/die, 6-8 giorni dopo il picco di LH. Poiché il
progesterone è termogenico, la temperatura corporea basale aumenta di 0,5°C
durante la fase luteinica e rimane elevata fino alle mestruazioni. La regolazione
della lunghezza della vita del corpo luteo è poco compresa, ma possono essere
coinvolti le prostaglandine e il fattore di crescita insulino-simile II.
Modificazioni cicliche
negli altri organi riproduttivi
eliminato durante le mestruazioni e rigenera gli altri due strati, che vengono
invece eliminati. Le modificazioni istologiche durante il ciclo mestruale sono
caratteristiche e le biopsie dell’endometrio possono essere usate per stabilire in
modo accurato la fase del ciclo e accertare la risposta tissutale agli steroidi
gonadici.
All’inizio della fase follicolare, l’endometrio è sottile (circa 2 mm), con ghiandole
sottili e dritte rivestite di un basso epitelio colonnare. Lo stroma è compatto.
Quando aumentano i livelli di estradiolo alla fine della fase follicolare,
l’endometrio cresce, rapidamente e progressivamente, con numerose mitosi
(cioè, rigenerazione dallo strato basale) fino a uno spessore di 11 mm, la mucosa
diventa spessa e le ghiandole tubulari si allungano e diventano spiraliformi.
L’endometrio può essere osservato mediante un’ecografia transvaginale;
caratteristicamente, in questa fase, ha un aspetto trilaminare, ma dopo
l’ovulazione diventa omogeneo.
Tra gli ormoni ovarici, il 17β-estradiolo è il più potente inibitore della secrezione
delle gonadotropine, agendo sull’ipotalamo e sull’ipofisi. L’inibina, un ormone
peptidico prodotto dalle cellule granulose dell’ovaio, inibisce in particolare il
rilascio di FSH. L’asportazione chirurgica delle ovaie porta a un rapido
Manuale Merck
6. Asse ipotalamo-ipofisario
7. Malattie dell'ipofisi
Diabete insipido
Gozzo eutiroideo
Ipertiroidismo
Ipertiroidismo subclinico
Ipotiroidismo
Ipotiroidismo subclinico
Tiroidite
Tiroidite subacuta
Tiroidite di Hashimoto
Carcinoma papillare
Carcinoma follicolare
Carcinoma anaplastico
Carcinoma midollare
Morbo di Addison
Virilismo surrenalico
Sindrome di Cushing
Iperaldosteronismo
Feocromocitoma
Iponatriemia
Ipernatriemia
Ipokaliemia
Iperkaliemia
Ipocalcemia
Ipercalcemia
Ipofosfatemia
Iperfosfatemia
Ipomagnesiemia
Ipermagnesiemia
Metabolismo acido-base
Acidosi metabolica
Alcalosi metabolica
Acidosi respiratoria
Alcalosi respiratoria
Diabete mellito
Chetoacidosi diabetica
Chetoacidosi alcolica
Ipoglicemia
14. Le porfirie
Protoporfiria eritropoietica
Porfiria epato-eritropoietica
Coproporfiria ereditaria
Porfiria variegata
Porfirie doppie
15. Iperlipidemia
Iperlipoproteinemia di tipo I
Iperlipoproteinemia di tipo II
Iperlipoproteinemia di tipo IV
Iperlipoproteinemia di tipo V
Ipertrigliceridemia secondaria
Ipolipidemia
Ipoalfalipoproteinemia
Ipobetalipoproteinemia
Abetalipoproteinemia
Malattia di Tangier
Lipidosi
Malattia di Gaucher
Malattia di Niemann-Pick
Malattia di Fabry
Malattia di Wolman
Xantomatosi cerebrotendinea
b-sitosterolemia e xantomatosi
Malattia di Refsum
Altre lipidosi
Sindrome da carcinoide
18. Amiloidosi
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6. ASSE IPOTALAMO-IPOFISARIO
L'ipotalamo modula l'attività dei lobi anteriore e posteriore dell'ipofisi in due modi
diversi. I neurormoni da esso sintetizzati raggiungono l'ipofisi anteriore
(adenoipofisi) direttamente attraverso un sistema vascolare portale
specializzato e regolano la sintesi e la secrezione dei sei principali ormoni
peptidici dell'ipofisi anteriore. Gli ormoni ipofisari, a loro volta, regolano la
funzione delle ghiandole endocrine periferiche (tiroide, surreni e gonadi), oltre
all'accrescimento e alla lattazione. Non esistono connessioni neurali dirette tra
l'ipotalamo e l'ipofisi anteriore. Al contrario, l'ipofisi posteriore (neuroipofisi) è
costituita da assoni che originano dai corpi cellulari di neuroni localizzati
nell'ipotalamo. Questi assoni servono come siti di deposito per due ormoni
peptidici sintetizzati nell'ipotalamo, i quali a livello periferico hanno la funzione di
regolare il bilancio idrico, l'emissione del latte e la contrazione della muscolatura
uterina. In alcune specie animali e nel corso dello sviluppo fetale dell'uomo è
presente un lobo intermedio localizzato tra il lobo anteriore e quello posteriore,
ma nell'uomo adulto, nel quale non è riconoscibile alcuna ghiandola intermedia,
le sue cellule sono disperse nel contesto dei lobi anteriore e posteriore.
file:///F|/sito/merck/sez02/0060069.html02/09/2004 2.02.45
Asse ipotalamo-ipofisario
Manuale Merck
6. ASSE IPOTALAMO-IPOFISARIO
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19. PEDIATRIA
ACCRESCIMENTO E SVILUPPO
PUBERTA' PRECOCE
Sommario:
Introduzione
Eziologia e incidenza
Sintomi, segni e diagnosi
Terapia
Eziologia e incidenza
Nella maggior parte dei casi di pubertà precoce vera nelle femmine >4 anni, può
non essere rilevata nessuna causa specifica, anche se le lesioni del SNC si
riscontrano frequentemente nelle bambine con età < 4 anni con pubertà precoce
vera. Invece, il 60% dei maschi ha alla base una patologia identificabile. Le
cause organiche in entrambi i sessi sono rappresentate da tumori intracranici, in
particolare affezioni ipotalamiche (amartomi, raramente craniofaringiomi) o della
regione pineale (teratoma, pinealoma), neurofibromatosi e alcune malattie rare.
L’incidenza della pubertà precoce vera è 2-5 volte più alta nelle femmine.
Nella pubertà precoce, sia vera che falsa, i maschi possono presentare sviluppo
di peli ascellari, pubici e del viso, accrescimento del pene, aspetto maschile. I
soggetti di sesso femminile mostrano sviluppo del seno e comparsa dei peli
pubici e ascellari. Nella pubertà precoce vera, nella donna, si avrà molto più
comunemente la comparsa del ciclo mestruale, ma la mestruazione può
presentarsi ugualmente nella pseudopubertà precoce (come nella sindrome di
McCune-Albright). Un tipico odore corporeo e l’acne, così come le modificazioni
del comportamento, possono essere presenti in entrambi i sessi. L’accrescimento
staturale è in un primo tempo rapido in ambedue i sessi, ma la statura definitiva
sarà compromessa per la precoce saldatura delle epifisi. L’aumento di volume
dei testicoli e delle ovaie generalmente manca nella pseudopubertà precoce.
Tuttavia, si possono evidenziare delle cisti ovariche in alcuni casi di sindrome di
McCune-Albright o in associazione a sporadiche mestruazioni.
Terapia
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
IPOGONADISMO MASCHILE
(Per le sindromi da resistenza agli androgeni, v. Stati intersessuali nel Cap. 261;
per le alterazioni congenite dei testicoli e dello scroto v. Malformazioni renali e
genitourinarie sempre nel Cap. 261.)
Sommario:
Classificazione
Sintomi e segni
Esami di laboratorio
Terapia
Classificazione
Nella aplasia delle cellule di Leydig, l’assenza congenita delle cellule di Leydig
è una causa di pseudoermafroditismo maschile associato ad ambiguità dei
genitali esterni. Nonostante ci sia un certo sviluppo del dotto di Wolff, si ha una
produzione di testosterone non sufficiente a indurre la differenziazione normale in
senso maschile dei genitali esterni. Le strutture mulleriane sono assenti a causa
della produzione normale da parte delle cellule del Sertoli dell’ormone inibitore
delle strutture mulleriane. Si riscontrano concentrazioni elevate di gonadotropine
e basse di testosterone e non c’è l’aumento del testosterone circolante dopo
iniezioni di hCG.
Difetti enzimatici: sono stati descritti dei difetti di tutti i processi enzimatici
necessari alla produzione di diidrotestosterone. Questi difetti congeniti possono
associarsi a iperplasia surrenalica congenita e possono determinare gradi
differenti di ambiguità dei genitali esterni, cioè lo pseudoermafroditismo maschile.
Sia malattie acute che disturbi sistemici cronici, come l’insufficienza renale o
l’anoressia nervosa, possono essere associati a ipogonadismo ipogonadotropo,
che migliora dopo la guarigione dal disturbo sottostante.
Sintomi e segni
Il deficit di androgeni o della funzione di questi nel primo trimestre (< 12 sett.
intrauterine) causa una differenziazione inadeguata dei dotti di Wolff interni e dei
genitali esterni. Le manifestazioni cliniche possono andare dalla ambiguità dei
genitali esterni o pseudoermafroditismo maschile alla femminilizzazione totale dei
genitali esterni.
Esami di laboratorio
Terapia
Gli adolescenti con deficit di androgeni devono essere trattati con testosterone
enantato o cipionato iniettabile a lunga durata d’azione in una dose da
incrementare in un periodo di 18-24 mesi da 50 fino a 200 mg q 2-4 sett.
Gli adulti con deficit androgenico devono essere trattati fino al periodo della
normale andropausa con una dose di 200 mg di testosterone iniettabile q 2-
4 sett. oppure con testosterone per via transdermica mediante cerotto, due cerotti
al giorno a meno che non ci sia una controindicazione maggiore. Gli effetti
collaterali potenziali sono la ritenzione idrica, l’acne e occasionalmente la
ginecomastia transitoria. La terapia previene o riduce il rischio di osteopenia e
instabilità vasomotoria, aumenta la libido e previene l’impotenza. Gli androgeni
per via orale non devono essere utilizzati perché comportano il rischio di
insufficienza epatocellulare o di oncogenesi. Gli uomini con ipogonadismo
ipogonadotropo che vogliono stimolare la spermatogenesi possono essere trattati
con gonadotropine menopausali che contengono 75 UI di FSH e LH alla dose di
1-2 fiale IM 3 volte/sett. insieme a 2000 UI di hCG IM 3 volte/sett. Questo
trattamento deve essere effettuato per almeno 3 mesi per attivare la
spermatogenesi. In alternativa, può essere sperimentata la somministrazione
sottocutanea di GnRH mediante una pompa da infusione portatile, se è presente
una riserva gonadotropa sufficiente, come nella sindrome di Kallmann.
Nel deficit isolato di FSH, la saldatura delle epifisi viene indotta normalmente dal
testosterone attraverso la sua conversione a estrogeno mediata dall’aromatasi.
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
ANOMALIE CROMOSOMICHE
STATI INTERSESSUALI
Condizioni nelle quali l’aspetto dei genitali esterni è ambiguo o in disaccordo con
il sesso cromosomico o gonadico della persona.
Sommario:
Eziologia e classificazione
Diagnosi
Terapia
Eziologia e classificazione
I genitali si formano durante i primi tre mesi di gestazione attraverso una serie di
eventi determinati dal cariotipo fetale e mediati in gran parte dagli steroidi
sessuali. Le alterazioni di questa sequenza di eventi sono responsabili delle
ambiguità genitali, con conseguente sviluppo di stati intersessuali. La
classificazione si basa per maggior praticità sulla istologia delle gonadi.
I soggetti con la disgenesia gonadica mista hanno sia tessuto testicolare sia
tessuto gonadico primitivo detto "streak". Questi pazienti presentano di solito
Diagnosi
I soggetti con ambiguità dei genitali, i fenotipi femminili con gonadi palpabili e i
fenotipi maschili con gonadi non palpabili devono essere studiati per sospetto di
ermafroditismo. I maschi con gradi minori di ipospadia non richiedono esami
particolari, se presentano ambedue i testicoli in sede e palpatorialmente normali.
La valutazione dei neonati affetti è urgente non solo per l’attribuzione del sesso
(specialmente a causa di implicazioni sociali), ma anche per individuare i pazienti
affetti da sindrome adrenogenitale congenita con perdite di sali (v. anche Cap. 9),
prima che si instauri un’iponatremia pericolosa per la vita. Si deve effettuare
immediatamente un prelievo ematico per individuare il cariotipo, i cui risultati
possono richiedere diversi giorni. Nel frattempo, un’ecografia pelvica o una
genitografia possono documentare la presenza di elementi mulleriani. Se si
sospetta una sindrome adrenogenitale nella forma virilizzante (SAG), a causa di
gonadi non palpabili e della persistenza di strutture mulleriane, si devono
monitorizzare attentamente gli elettroliti sierici, e deve essere determinato il 17-
idrossiprogesterone sierico per documentare il blocco enzimatico. Nei casi dubbi
di intersesso, per stabilire una diagnosi definitiva, possono rendersi necessarie la
laparoscopia o l’esplorazione chirurgica con biopsia gonadica,. Se possibile
l’assegnazione del sesso non deve essere ritardata oltre i primi giorni di vita.
Terapia
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
In alcuni dei deficit enzimatici meno gravi (p. es., deficit della 21-idrossilasi a
esordio tardivo o della 11-β-idrossilasi), la virilizzazione può non diventare
evidente che nella tarda infanzia, nell’adolescenza o durante l’età adulta. I
sintomi possono comprendere ingrossamento del pene o del clitoride, irsutismo,
seborrea, abbassamento del tono della voce, accelerazione dell’accrescimento
con chiusura precoce delle epifisi (cartilagini di accrescimento delle ossa lunghe)
che comporta bassa statura, aumento delle masse muscolari, calvizie in sede
temporale, amenorrea e oligomenorrea durante l’età adulta.
Manuale Merck
AMENORREA
Sommario:
Introduzione
Eziologia
Diagnosi
Esami di laboratorio
Terapia
Eziologia
Diagnosi
Un ritardo del primo ciclo mestruale deve essere studiato se una ragazza non
mostra i segni della pubertà entro i 13 anni, se il menarca non si è verificato entro
i 16 anni, o se 5 anni sono trascorsi senza il menarca dall’inizio della pubertà. Le
donne in età riproduttiva che hanno avuto le mestruazioni devono essere studiate
se sono amenorroiche per 3 mesi, se hanno meno di 9 mestruazioni all’anno, o
se sono preoccupate per una modificazione del ritmo mestruale.
Esami di laboratorio
La misurazione dei livelli sierici basali di ormone luteinizzante (LH) può aiutare a
differenziare la sindrome dell’ovaio policistico da una disfunzione ipotalamica o
ipofisaria. Nella sindrome dell’ovaio policistico, i livelli circolanti di LH sono
spesso aumentati, come è aumentato il rapporto LH/FSH. Nelle disfunzioni
ipotalamiche o ipofisarie i livelli di LH e di FSH sono, invece, normali o diminuiti.
Le rx della sella turcica sono indicate nelle donne eutiroidee con iperprolattinemia
e nelle donne con bassi livelli di gonadotropine (solitamente < 7 UI/l per l’LH e
l’FSH), indipendentemente dal livello di prolattina, per escludere una neoplasia
ipofisaria (v. Cap. 7). Le rx della sella non devono essere eseguite nelle donne
ipotiroidee con un’iperprolattinemia lieve e un’amenorrea-galattorrea perché la
sella turcica ritorna a un normale volume dopo la somministrazione dell’ormone
tiroideo. La TC o la RMN della sella possono accertare se la paziente ha
un’estensione soprasellare di una neoplasia ipofisaria o la sindrome della sella
vuota (in cui la sella turcica è ingrossata, ma contiene principalmente LCR). Un
test formale del campo visivo è indicato quando una neoplasia ipofisaria ha un
diametro 10 mm alle rx o c’è un’evidente estensione soprasellare. I test ipofisari,
specialmente della funzione surrenalica e tiroidea, sono necessari quando è
presente un grosso tumore o è sospettato un panipopituitarismo.
Terapia
Il trattamento dipende dalla causa. Non esiste una terapia ideale per la sindrome
dell’ovaio policistico. Le pazienti possono aver bisogno di una terapia per indurre
l’ovulazione se è desiderata una gravidanza (v. Disfunzione ovulatoria nel
Cap. 245), per prevenire un’iperplasia endometriale indotta dagli estrogeni o per
minimizzare l’irsutismo e gli effetti a lungo termine dell’iperandrogenismo (p. es.,
la malattia cardiovascolare, l’ipertensione).
I glucocorticoidi non sono indicati nella maggior parte delle donne irsute perché
non è stato dimostrato alcun vantaggio con la soppressione surrenalica rispetto a
quella ovarica e perché l’origine dell’eccesso di androgeni nella maggioranza
delle donne irsute è, in massima parte, ovarica. I glucocorticoidi devono essere
usati solo per una documentata iperfunzione surrenalica o per un difetto
enzimatico nella catena della steroidogenesi. Gli agonisti e gli antagonisti del
GnRH possono essere utili nel trattamento dell’irsutismo. Questi farmaci
inibiscono le gonadotropine e, di conseguenza, la secrezione degli ormoni
sessuali, causando un’ovariectomia medica. Si stanno cercando degli
antiandrogeni efficaci per via topica.
Causa Esempi
Anomalie anatomiche Sindrome di Asherman
Imene imperforato
Pseudoermafroditismo maschile
Sindrome di Kallmann
Sindrome di Prader-Willi
Panipopituitarismo*
Farmaci psicomimetici
Galattosemia
Disgenesia gonadica
Ipertiroidismo*
Ipotiroidismo*
Obesità*
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
ANOMALIE CROMOSOMICHE
SINDROME DI TURNER
La sindrome di Turner si riscontra in circa 1/ 4000 femmine nate vive. Il 99% dei
concepimenti 45,X esitano in aborti. L’80% delle nate vive con monosomia X ha
perso il cromosoma X paterno.
Le neonate colpite si possono presentare con marcato linfedema del dorso delle
mani e dei piedi e con linfedema o pterigio della regione posteriore del collo.
Comunque, molte femmine con sindrome di Turner sono colpite in maniera molto
lieve. L’aspetto tipico è caratterizzato da bassa statura, pterigio del collo, bassa
attaccatura dei capelli sulla nuca, ptosi palpebrale, torace largo con capezzoli
molto distanziati, nevi pigmentati multipli, accorciamento del 4o metacarpo e
metatarso, falangi distali prominenti con spirali nei dermatoglifi delle estremità
delle dita, ipoplasia delle unghie, coartazione aortica, bicuspidia della valvola
aortica e valgismo del gomito. Sono comuni malformazioni renali ed emangiomi.
In alcuni casi possono comparire teleangectasie nel tratto gastrointestinale con
conseguente emorragia digestiva. Raro è il ritardo mentale. Tuttavia in molti casi
si riscontra una certa compromissione di una specifica abilità percettiva e di
conseguenza un basso punteggio nei test attitudinali e matematici, anche se si
riscontrano punteggi nella media e oltre nei test verbali relativi al calcolo del
quoziente intellettivo. Nel 90% delle persone affette si riscontrano disgenesia
gonadica con mancato sviluppo puberale, scarso sviluppo di tessuto mammario o
assenza del menarca. La terapia sostitutiva con ormoni sessuali femminili
consente lo sviluppo puberale. Le ovaie sono sostituite da banderelle di tessuto
fibroso (streak), di solito prive di oocellule in via di sviluppo. Tuttavia, il 5-10%
delle ragazze affette raggiunge il menarca spontaneamente, ma, molto
raramente, sono risultate fertili e hanno avuto dei bambini.
Si deve effettuare un’analisi citogenetica e uno studio con sonde specifiche per il
cromosoma Y in tutti i pazienti con disgenesia gonadica, per escludere casi di
mosaicismo con una linea cellulare in cui è presente il cromosoma Y; p. es., 45,
X/ 46,XY. Di solito questi soggetti presentano un fenotipo femminile con
caratteristiche variabili di sindrome di Turner. Essi sono esposti ad alto rischio di
tumori maligni delle gonadi, soprattutto gonadoblastoma e devono essere
sottoposti ad asportazione profilattica delle gonadi, non appena effettuata la
diagnosi.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Terapia
Terapia
Le donne con sanguinamenti anovulatori non profusi che non desiderano avere
una gravidanza, possono essere trattate ciclicamente con contraccettivi orali o
con progestinici.
Manuale Merck
239. ENDOMETRIOSI
Sommario:
Introduzione
Eziologia ed epidemiologia
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Eziologia ed epidemiologia
Sintomi e segni
L’esame obiettivo della pelvi può essere normale, o rivelare, raramente, delle
lesioni visibili sulla vulva o sulla cervice, nella vagina, sull’ombelico o in sede di
cicatrici chirurgiche. Può essere presente un utero retroverso e fisso, un aumento
di volume delle ovaie o una nodularità dei legamenti utero-sacrali.
Diagnosi
La diagnosi viene sospettata sulla base dei sintomi o sui reperti clinici, ma può
essere confermata solo visualizzando le lesioni, di solito con l’endoscopia pelvica
e con la loro biopsia. La diagnosi può anche essere fatta con la biopsia durante
una laparotomia, una sigmoidoscopia o una cistoscopia. Istologicamente, gli
impianti endometriosici sono costituiti da ghiandole e da stroma, strutturalmente
identiche all’endometrio uterino (la maggior parte delle lesioni può sanguinare
durante le mestruazioni). Per definizione, per porre diagnosi di endometriosi
devono essere presenti sia le ghiandole che lo stroma. Questi tessuti contengono
recettori per gli estrogeni e per il progesterone, che permettono loro di crescere e
differenziarsi in risposta alle variazioni dei livelli ormonali durante il ciclo
mestruale. Per questo motivo, l’aspetto macroscopico (p. es., chiaro, rosso,
bruno, nero) e le dimensioni degli impianti sono variabili. Il sanguinamento da
parte degli impianti peritoneali è ritenuto responsabile dell’inizio del processo
infiammatorio, seguito dalla deposizione di fibrina, dalla formazione di aderenze e
dalla cicatrizzazione finale che causa la distorsione delle superfici peritoneali e
della normale anatomia della pelvi. Altre procedure diagnostiche (p. es.,
l’ecografia, il clisma opaco, l’urografia EV, la TC e la RMN) possono essere utili
per dimostrare l’estensione della malattia e per seguirne il decorso, ma non sono
specifiche né sufficienti per porre diagnosi. I dosaggi dei marker sierici
dell’endometriosi (p. es., i livelli dell’antigene neoplastico sierico 125 e degli
anticorpi anti-endometrio) possono aiutare il medico a monitorare l’andamento
della malattia, ma richiedono ulteriori studi. Può essere indicata la valutazione
dell’infertilità (v. Cap. 245).
Terapia
Il trattamento deve essere individualizzato sulla base dell’età della paziente, dei
sintomi, del desiderio di una gravidanza e dell’estensione della patologia. Le
opzioni includono la soppressione farmacologica della funzione ovarica per
arrestare la crescita e l’attività degli impianti endometriali, la resezione chirurgica
conservativa di quanto più tessuto endometriosico possibile, una combinazione
delle due terapie e l’isterectomia totale per via addominale, di solito con salpingo-
annessiectomia.
file:///F|/sito/merck/tabelle/23901.html02/09/2004 2.02.54
Manuale Merck - Tabella
3,75mg IM q
28gg
GnRH=ormone per il rilascio delle gonadotropine.
Manuale Merck
CANCRO DELL’ENDOMETRIO
Sommario:
Introduzione
Eziologia e anatomia patologica
Sintomi, segni e diagnosi
Stadiazione, prognosi e trattamento
Questo tumore si può diffondere dalla superficie della cavità uterina all’interno del
canale cervicale; attraverso il miometrio alla sierosa e alla cavità peritoneale;
attraverso il lume delle tube di Falloppio, alle ovaie, al legamento largo e alla
superficie del peritoneo; attraverso il circolo ematico, dando luogo a metastasi a
distanza, o attraverso i vasi linfatici. Più alto (meno differenziato) è il grado del
tumore, maggiore è la probabilità di un’invasione del miometrio, di metastasi ai
linfonodi pelvici para-aortici o di una diffusione extrauterina.
Ben poche pazienti con un cancro limitato all’utero hanno una recidiva.
Un’accurata stadiazione chirurgica permette nel 50-75% delle pazienti con una
malattia in stadio I di eseguire una radioterapia postoperatoria. Il cancro
extrapelvico è trattato, sulla base della sede e dell’estensione, con un
Stadio† Definizione
IA Tumore limitato all’endometrio
IB Invasione<1/2 miometrio
IC Invasione>1/2 miometrio
IIA Tumore che interessa solo le ghiandole
endocervicali
IIB Invasione dello stroma cervicale
IIIA Invasione della sierosa e/o degli annessi e/o
risultati citologici peritoneali positivi
IIIB Metastasi vaginali
IIIC Metastasi ai linfonodi pelvici e/o paraaortici
IVA Invasione della mucosa della vescica o
dell‘intestino
IVB Metastasi a distanza, inclusi i linfonodi intra-
addominali e/o inguinali
*Come descritta dall’International Federation of
Gynecology and Obstetrics (FIGO), 1988. Il cancro
dell’endometrio è ora stadiato chirurgicamente e quindi i
precedenti sistemi di stadiazione non vengono più
utilizzati. Tuttavia, la stadi azione clinica adottata dalla
FIGO nel 1971 è ancora utilizzata per quelle poche
pazienti che sono trattate primariamente con la
radioterapia, ma deve essere specificata. Idealmente,
nella stadiazione attuale si deve confrontare lo
spessore del miometrio con la profondità dell’invasione
tumorale.
file:///F|/sito/merck/tabelle/24101.html02/09/2004 2.02.55
Infertilità
Manuale Merck
245. INFERTILITÀ
DISFUNZIONE OVULATORIA
Sommario:
Introduzione
Monitoraggio dell'ovulazione
Terapia
Monitoraggio dell'ovulazione
Terapia
I maggior rischi della terapia con HMG sono rappresentati dalle gravidanze
multiple (10-30%) e dalla sindrome da iperstimolazione ovarica (10-
20%). In questa sindrome, potenzialmente fatale, le ovaie sono molto
aumentate di volume e c’è un passaggio di liquidi intravascolari nello
spazio peritoneale, che causa ipovolemia, oliguria, emoconcentrazione e
ascite massiva. La sindrome può, di solito, essere evitata con uno stretto
Gli agonisti dell’ormone per il rilascio delle gonadotropine (GnRH) (v. oltre)
sono usati sempre più frequentemente nei disturbi ovulatori (p. es., la
sindrome dell’ovaio policistico) per abolire la secrezione endogena di
gonadotropine e aumentare l’efficacia del successivo trattamento con HMG
e GnRH pulsato. Questo approccio non è stato convalidato.
Deficit della fase luteinica: possono essere usati il clomifene citrato, 50-
100 mg/die per 5 gg, cominciando dal 3o-5o giorno del ciclo mestruale, o il
progesterone sotto forma di ovuli vaginali, 50 mg bid per 14 gg,
cominciando 2 gg dopo l’ovulazione. Se si verifica il concepimento durante
un ciclo di trattamento, la terapia con progesterone viene proseguita
ininterrottamente fino alla 10a sett. di gravidanza.
Manuale Merck
CONTRACCEZIONE
Sommario:
Introduzione
Contraccettivi di barriera
Astinenza periodica
Contraccettivi orali
Iniezioni di progestinici
Impianti sottocutanei
Contraccezione d'emergenza
Dispositivi intrauterini
I metodi contraccettivi più comunemente usati negli USA sono (in ordine di
popolarità) i contraccettivi orali (ormoni), il profilattico, il coito interrotto,
l’astinenza periodica dai rapporti, le iniezioni di progestinici, gli spermicidi, il
diaframma, gli impianti sottocutanei di progestinici e i dispositivi intrauterini
(Intrauterine Devices, IUD). Ciascun metodo ha dei vantaggi e degli svantaggi e
ciascun metodo, al di là dell’astinenza completa, può fallire. Il diaframma, i
profilattici, gli spermicidi e il coito interrotto falliscono con maggiori probabilità,
specialmente se chi li usa è inesperto, rispetto ai metodi che non sono correlati al
coito (p. es., i contraccettivi orali, i IUD). Nel corso di diversi anni, le percentuali di
gravidanza sono < 1%/anno con i contraccettivi orali, i IUD, le iniezioni di
progestinici e l’impianto sottocutaneo di progestinici e del 5%/anno, circa, con i
metodi correlati al coito. Tuttavia, i profilattici hanno l’ulteriore vantaggio di
proteggere contro le malattie trasmesse sessualmente. La contraccezione di
emergenza, assunta dopo che si è verificata la fecondazione, non deve essere
usata come un regolare metodo di contraccezione.
Contraccettivi di barriera
Astinenza periodica
Contraccettivi orali
misurazione della glicemia dopo 2 ore dalla fine del pasto deve essere
eseguita ogni anno in tutte le donne che usano i CO e che sono a rischio di
sviluppare un diabete mellito, p. es., quelle che hanno una storia familiare
o che hanno avuto dei figli macrosomi alla nascita o che hanno una storia
di morti fetali inspiegate. Se la glicemia risulta alterata, si deve eseguire
una curva da carico e, se anche questa è anormale, deve essere iniziato
l’opportuno trattamento. I CO sono sconsigliati nelle donne diabetiche
insulino-dipendenti con alterazioni vascolari, dato che il loro uso può
aumentare il rischio di eventi tromboembolici.
aumentato nei sottogruppi delle pazienti ad alto rischio, come quelle con
malattie benigne del seno o con una familiarità per cancro del seno.
Inizio del trattamento con i CO: tutte le donne devono essere visitate
prima di iniziare la terapia con i CO, dopo 3 mesi (per vedere se la PA si è
modificata) e, successivamente, almeno una volta all’anno. Quando
l’anamnesi personale o familiare suggerisce un aumentato rischio di
diabete mellito o di malattie cardiovascolari su base arteriosclerotica, si
devono eseguire una glicemia a distanza di 2 ore dal pasto e un profilo
lipidico completo. Se la glicemia o la lipemia sono anormali, si possono
utilizzare CO a basso dosaggio, ma questi parametri metabolici devono
essere controllati ad ogni visita per essere sicuri che non divengano
alterati. Ad ogni controllo si devono eseguire una visita ginecologica e un
esame delle mammelle e il fegato deve essere palpato. Si devono, inoltre,
controllare la PA e il peso ed eseguire annualmente un test di
Papanicolaou.
non ovulano prima della 10a-12a sett. dopo il parto, ma possono ovulare
prima della prima mestruazione. Dopo l’aborto, spontaneo o indotto, di un
feto di meno di 12 sett. di gestazione, la somministrazione di CO può
essere iniziata immediatamente. Dopo l’interruzione di una gravidanza, tra
la 12a e la 28a sett., la somministrazione di CO va procrastinata di una sett.
Poiché il rischio di tromboembolie è normalmente aumentato dopo il parto
e può essere aumentato dall’uso dei CO, le donne che hanno partorito
dopo la 28a sett. di gestazione e che non stanno allattando, dovrebbero
aspettare 2 sett. prima di iniziare l’assunzione dei CO. Durante
l’allattamento i CO, che contengono estrogeni, riducono la quantità di latte
prodotto e la sua concentrazione di proteine e di grassi. Pertanto, i CO
combinati non sono indicati per le madri che allattano; si devono usare
preparati con i soli progestinici.
Iniezioni di progestinici
Si sta valutando l’effetto riportato del DMPA sulla ridotta densità ossea in
studi longitudinali a lungo termine.
Impianti sottocutanei
Contraccezione d'emergenza
Dispositivi intrauterini
Solo un milione circa di donne, negli USA, usano dei IUD per la
contraccezione, anche se sono molto efficaci. Il IUD presenta alcuni
vantaggi rispetto ai CO: il suo effetto è limitato all’apparato genitale della
donna e l’inserimento richiede soltanto una decisione contraccettiva da
parte della paziente.
Vari studi epidemiologici hanno dimostrato che non c’è un aumento del
rischio di adenocarcinoma dell’endometrio o di carcinoma cervicale con
l’uso di un IUD.
Assoluta Relativa
Fumo dopo i 35 anni Depressione
Gravidanza Emicrania
Immobilizzazione prolungata di
un arto inferiore
file:///F|/sito/merck/tabelle/24601.html02/09/2004 2.02.58
Embolia polmonare
Manuale Merck
Sommario:
Eziologia e fisiopatologia
Fisiopatologia
Sintomi e segni
Diagnosi e diagnosi differenziale
Prognosi
Profilassi
Terapia
Eziologia e fisiopatologia
Sono cause più rare gli emboli di grasso, che si possono formare dopo fratture
ossee, e gli emboli di liquido amniotico. Questi ostruiscono primariamente la
microcircolazione polmonare (arteriole e capillari piuttosto che arterie polmonari),
il che può comportare lo sviluppo della sindrome da distress respiratorio
dell'adulto (v. Cap. 67). Per la descrizione dell'embolia di aria e di gas, v.
Cap. 129 e 285.
Fisiopatologia
La tachipnea, spesso con dispnea, compare quasi sempre dopo EP. Essa
sembra essere dovuta a stimolazione dei recettori iuxtacapillari delle membrane
alveolocapillari per effetto del rigonfiamento dello spazio interstiziale
interalveolare. Tale stimolazione incrementa l'attività vagale afferente riflessa,
che a sua volta stimola i neuroni respiratori bulbari. La conseguente
iperventilazione alveolare si manifesta con un abbassamento della PaCO2.
I volumi polmonari diminuiti e forse la ridotta Pco2 delle vie aeree possono
causare broncocostrizione e provocare sibili espiratori. L'eparina sembra ridurre
Sintomi e segni
solito come manifestazione di una caduta transitoria della gittata cardiaca con
ischemia cerebrale secondaria. La cianosi di solito si manifesta solo nei pazienti
con EP massiva. Un piccolo embolo nella periferia di un polmone può causare
infarto senza ipertensione polmonare.
I reperti obiettivi del polmone risultano di solito normali in assenza di IP. Talvolta
si possono auscultare sibili, specialmente in presenza di patologia
broncopolmonare o cardiaca.
Una scintigrafia normale esclude un'EP potenzialmente letale con un alto grado
di accuratezza. Viceversa, difetti marginali di aspetto cuneiforme singoli o
multipli, specialmente se a distribuzione segmentale o lobare, sono altamente
suggestivi di un'ostruzione vascolare. Le patologie acute delle vie aeree,
compresi l'asma o la COPD possono produrre un quadro di deficit perfusionali
localizzati, ma questi deficit sono tipicamente accompagnati da un
corrispondente difetto della ventilazione polmonare che non si riscontra
abitualmente nella PE.
Prognosi
Profilassi
I dispositivi di IPC realizzano una compressione esterna solo alle gambe o alle
gambe e alle cosce. La loro efficacia è approssimativamente equivalente a quella
dell'LDUH nel ridurre l'incidenza di TVP in chirurgia generale ma è inadeguata
nella chirurgia dell'anca o del ginocchio.
Terapia
Il warfarin sodico per via orale può essere iniziato dal primo giorno della terapia
con eparina. Il warfarin e l'eparina vanno dati in associazione per 5-7 gg,
permettendo al warfarin di diventare efficace, finché l'INR non sia nel range
terapeutico per due giorni consecutivi. Il primo giorno si possono somministrare
10 mg di warfarin sodico, modificando il dosaggio quotidiano in seguito per
mantenere l'INR tra 2,0 e 3,0. Gli anziani tendono a essere particolarmente
sensibili al warfarin.
Manuale Merck
Tosse
Dispnea
Dolore toracico
Respiro sibilante
Stridore
Emottisi
Cianosi
Ippocratismo digitale
Toracentesi
Toracoscopia
Broncoscopia
Mediastinoscopia
Mediastinotomia
Toracotomia
Aspirazione tracheale
Drenaggio posturale
Riabilitazione polmonare
Asma
Bolle giganti
70. Bronchiettasie
71. Atelettasia
73. Polmonite
Polmonite pneumococcica
Polmonite stafilococcica
Polmonite streptococcica
Polmonite da micoplasma
Polmonite da clamidia
Psittacosi
Polmonite virale
Polmoniti micotiche
Polmonite da inalazione
Silicosi
Berilliosi
Asma occupazionale
Bissinosi
Polmonite da ipersensibilità
Polmoniti eosinofile
Granuloma eosinofilo
Pleurite
Versamento pleurico
Pneumotorace
Carcinoma broncogeno
Manuale Merck
file:///F|/sito/merck/sez06/0630555a.html02/09/2004 2.03.01
Approccio al paziente con patologia respiratoria
Manuale Merck
TOSSE
Sommario:
Introduzione
Terapia
La principale funzione del riflesso della tosse è quella di aiutare a liberare le vie
aeree dalle secrezioni e, in particolare, di aiutare a espellerle attraverso il laringe.
La produzione di escreato deve essere indagata durante la raccolta
dell'anamnesi; le domande sulla tosse e sull'escreato sono di solito associate,
ma, occasionalmente, una persona che afferma di non tossire, può ammettere di
produrre escreato. Le domande possono determinare l'aspetto dell'escreato e
quanto facilmente venga espettorato. Le modificazioni dell'aspetto (p. es., da
muco perfettamente bianco a materiale purulento giallastro, verde o marrone)
rappresentano importanti segni di infezione. Le striature di sangue o un'emottisi
franca sono segni importanti e di solito vengono notati dal paziente. Materiale
sabbioso nell'escreato, caratteristico della broncolitiasi, può essere notato meno
facilmente e il paziente può negarne la presenza la prima volta che gli venga
richiesto, ma può notarlo e riferirlo successivamente.
Terapia
seconda dei casi; ma possono essere necessarie dosi fino a 60 mg. La dose
orale complessiva giornaliera che normalmente viene impiegata nei bambini è 1-
1,5 mg/kg/die in dosi frazionate q 4-6 h. A queste dosi, la codeina ha minimi
effetti deprimenti sul centro del respiro. Possono verificarsi nausea, vomito, stipsi,
tolleranza agli effetti antitussigeni e analgesici e dipendenza fisica, ma il rischio di
assuefazione è basso.
Altri farmaci antitussigeni ad azione centrale sono, tra i farmaci non stupefacenti,
il clofedianolo, il levopropossifene e la noscapina, mentre tra gli stupefacenti vi
sono l'idrocodone, l'idromorfone, il metadone e la morfina.
I farmaci antitussigeni ad azione periferica possono agire sia sulla via afferente
che su quella efferente del riflesso della tosse. Sulla via afferente, l'antitussigeno
può ridurre lo stimolo alla tosse agendo come blando analgesico o anestetico
sulla mucosa delle vie aeree, modificando la viscosità delle secrezioni o
rilasciando la muscolatura liscia dei bronchi in presenza di broncospasmo. Sulla
via efferente, un antitussigeno può rendere le secrezioni più facilmente
espettorabili e migliora quindi l'efficacia del meccanismo della tosse. I farmaci ad
azione periferica sono classificati in demulcenti, anestetici locali, aerosol
fluidificanti e inalazioni di vapori.
I demulcenti sono utili nel trattamento della tosse che si genera dalle prime vie
aeree, al di sopra del laringe. Essi formano uno strato protettivo che riveste la
mucosa faringea irritata. Vengono di solito somministrati in sciroppi o pastiglie e
comprendono l'acacia, la liquirizia, la glicerina, il miele e gli sciroppi di ciliege
selvatiche.
Una corretta idratazione è l'accorgimento singolo più importante che può essere
adottato per favorire l'espettorazione. Se ciò non è sufficiente, con l'aggiunta di
un farmaco espettorante si può raggiungere l'effetto desiderato.
Gli ioduri sono usati come fluidificanti per le secrezioni bronchiali vischiose
(p. es., nella bronchite in stadio avanzato, nelle bronchiettasie e nell'asma). Una
soluzione satura di ioduro di potassio è il preparato meno costoso e più
comunemente adoperato. La dose iniziale è 0,5 ml PO qid, in un bicchiere di
acqua, di succo di frutta o di latte, dopo i pasti e prima di coricarsi; la dose viene
aumentata gradatamente a 1-4 ml qid. Per essere efficace, la dose di ioduro da
usare è vicina alla soglia di intolleranza. L'utilità di queste sostanze è limitata
dalla scarsa disponibilità del paziente ad assumerle perché hanno un sapore
sgradevole e sono frequenti le reazioni collaterali (p. es., eruzioni cutanee
acneiformi, corizza, eritema del volto e del torace, edema doloroso delle
ghiandole salivari). Tutte le reazioni collaterali sono reversibili e regrediscono con
la sospensione del farmaco. La glicerina iodata ha una migliore tollerabilità, ma è
probabilmente meno efficace. La dose orale consigliata è 60 mg in compresse o
sotto forma di elisir qid; non deve essere somministrata ai pazienti con
intolleranza allo iodio. L'uso prolungato di ioduri o di glicerina iodata può causare
ipotiroidismo.
Molti altri espettoranti tradizionali (p. es., cloruro di ammonio, terpina idrato,
creosoto e squilla) si ritrovano in numerosi prodotti antitussigeni da banco. La
loro efficacia è dubbia, in particolare ai dosaggi della maggior parte delle
preparazioni.
Farmaci di uso meno frequente: gli agenti mucolitici (p. es., l'acetilcisteina)
possiedono gruppi sulfidrilici liberi che rompono i legami disolfuro delle
mucoproteine, riducendo così la viscosità del muco. In genere, l'utilità dei farmaci
è limitata a poche situazioni cliniche, come la fluidificazione delle secrezioni
mucopurulente dense e vischiose (p. es., nella bronchite cronica e nella fibrosi
cistica). L'acetilcisteina viene somministrata come soluzione al 10-20% per
nebulizzazione o per instillazione. In alcuni pazienti, i mucolitici possono
aggravare l'ostruzione delle vie aeree provocando broncospasmo. Se ciò
avviene, questi pazienti possono inalare prima del mucolitico un broncodilatatore
simpaticomimetico o assumere un preparato contenente acetilcisteina al 10% e
isoproterenolo allo 0,05%, prima di prendere il mucolitico.
Gli enzimi proteolitici (p. es., la dornasi pancreatica), sono utili soltanto quando
l'espettorato francamente purulento è un problema importante. Non sembrano
offrire alcun vantaggio rispetto ai mucolitici. L'irritazione locale della mucosa
buccale e faringea e le reazioni allergiche si sviluppano comunemente dopo
ripetute dosi. L'alfa- dornasi, il nuovo ricombinante umano altamente purificato
della deossiribonucleasi I (rhDNasi), diverrà probabilmente importante nel
trattamento della fibrosi cistica, sebbene il suo ruolo non sia ancora ben definito.
Gli antistaminici trovano indicazioni scarse o nulle nella terapia della tosse. La
loro azione disidratante sulla mucosa delle vie respiratorie può essere utile nella
fase congestizia precoce della corizza acuta, mentre può essere dannosa nei
pazienti con tosse non produttiva per ristagno di secrezioni vischiose nelle vie
aeree. Essi possono anche essere efficaci nella tosse cronica dovuta a scolo
retronasale associato alle sinusiti allergiche.
molti dei sintomi di un'infezione acuta delle prime vie respiratorie e non devono
essere utilizzati solamente per gestire la tosse. Alcune associazioni di farmaci
antitussigeni sono indicate per la tosse (p. es., l'associazione di un farmaco
antitussigeno ad azione centrale, come il destrometorfano, con uno sciroppo
demulcente ad azione periferica per la tosse che ha origine al di sopra del
laringe). Tuttavia, gli ingredienti di alcune associazioni hanno effetti opposti sulle
secrezioni delle vie respiratorie (p. es., gli espettoranti e gli antistaminici), mentre
molti altri preparati contengono sostanze potenzialmente utili ma a dosaggi
subottimali o inefficaci.
Manuale Merck
DISPNEA
Sommario:
Introduzione
Varianti cliniche
Varianti cliniche
I dati obiettivi possono essere di aiuto nell'individuazione delle cause (p. es., in
caso di versamento pleurico, di pneumotorace e in certi casi di patologia
interstiziale polmonare). I segni dell'enfisema, della bronchite e dell'asma spesso
contribuiscono a definire la natura e la gravità della patologia polmonare
ostruttiva di base. I test di funzionalità respiratoria possono esprimere
quantitativamente ogni alterazione restrittiva o di ostruzione al flusso aereo (v.
Cap. 64).
Cause cardiache: negli stadi precoci dello scompenso cardiaco (v. Cap. 203), la
gittata cardiaca non riesce a tenere il passo con l'aumentata richiesta metabolica
durante l'esercizio fisico. Lo stimolo respiratorio aumenta notevolmente a causa
dell'acidosi tissutale e cerebrale, causando talvolta un'iperventilazione. Diversi
fattori riflessi, tra cui i recettori di stiramento polmonare, possono anche
contribuire all'iperventilazione. Il respiro corto è spesso accompagnato da astenia
o da una sensazione di soffocamento o di oppressione sternale. Nelle fasi più
avanzate dello scompenso cardiaco, i polmoni sono congesti ed edematosi, la
capacità ventilatoria dei polmoni divenuti più rigidi si riduce e lo sforzo
respiratorio aumenta. Meccanismi riflessi, in particolare dai recettori iuxtacapillari
(J) dei setti alveolocapillari, contribuiscono all'incremento eccessivo della
ventilazione polmonare. L'edema polmonare non cardiogeno o la sindrome da
distress respiratorio dell'adulto producono un quadro clinico simile attraverso
meccanismi simili, ma più acutamente.
Cause circolatorie: la "fame d'aria" (dispnea acuta che insorge negli stadi
terminali del dissanguamento da emorragia) è un segno grave che richiede
un'immediata terapia trasfusionale. La dispnea compare anche nell'anemia
cronica, ma solo durante esercizio fisico, a meno che l'anemia non sia di estrema
gravità.
Cause chimiche: l'acidosi diabetica (pH ematico da 7,2 a 6,95) induce un respiro
caratteristico, lento e profondo (respiro di Kussmaul). Tuttavia, dal momento
che la capacità respiratoria è ben conservata, il paziente raramente lamenta
dispnea. Di contro, nell'uremia il paziente può lamentare dispnea a causa della
grave tachipnea indotta dalla combinazione di acidosi, scompenso cardiaco,
edema polmonare e anemia.
Cause centrali: le lesioni cerebrali (p. es., l'emorragia) possono causare intensa
iperventilazione, talora rumorosa e stertorosa. Occasionalmente, periodi di apnea
irregolari si alternano con periodi in cui vengono eseguiti quattro o cinque respiri
di uguale profondità (respiro di Biot). L'iperventilazione si osserva
frequentemente dopo trauma cranico. La diminuita PaCO2 causa una
vasocostrizione riflessa del SNC con perfusione cerebrale ridotta, portando a una
benefica diminuzione secondaria della pressione intracranica.
Manuale Merck
276. Ustioni
Colpo di calore
Collasso da calore
Crampi da calore
Sub-congelamento
Congelamento
Ipotermia
Piede da immersione
Geloni
Patologia da decompressione
Malattia da decompressione
Ricompressione
Manuale Merck
276. USTIONI
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Complicanze
Valutazione
Prognosi
Terapia
Sintomi e segni
vescicole.
Complicanze
L’ipotermia (v. Cap. 280) è piuttosto frequente nei grandi ustionati. I soggetti con
temperatura rettale < 36°C vengono trattati col riscaldamento dei liquidi da
trasfondere. Se la temperatura è < 33°C, il riscaldamento può favorire
l’instaurarsi di aritmie fatali. Questo tipo di pazienti deve essere riportato a una
temperatura adeguata molto lentamente e si devono monitorare in maniera
continuativa l’ECG, la temperatura interna, gli elettroliti, i parametri vitali e le
condizioni mentali.
Valutazione
Prognosi
I fattori di rischio per la sopravvivenza del paziente sono i seguenti: ustioni > 40%
dell’ASC, età > 60 anni e presenza di lesioni da inalazione di vapori. Il tasso di
mortalità è dello 0,3% in assenza di fattori di rischio, del 3% in presenza di uno,
del 33% in presenza di due e circa dell’87% se si associano tutti i tre fattori di
rischio sopraelencati.
Terapia
Circa l’85% dei pazienti presenta ustioni di piccola estensione, che richiedono
soltanto terapia ambulatoriale. I criteri generali che identificano i pazienti da
trattare ambulatorialmente sono i seguenti: ustioni di primo e di secondo grado
superficiali con ASC < 10%; ustioni di secondo grado da lievi a profonde con
ASC < 5%; ustioni di terzo grado con ASC < 1%, sempre che non vi siano danni
da inalazione di vapori. Devono essere invece sottoposti a ricovero quei pazienti
che presentino ustioni più estese o ustioni molto piccole ma profonde, delle mani,
del viso, dei piedi e della regione perineale, perché in tali sedi un’infezione anche
di lieve entità può determinare una grave menomazione estetica e funzionale. Un
paziente, che venga inizialmente trattato ambulatorialmente, dovrà essere
ricoverato nel caso in cui la lesione non guarisse spontaneamente nel giro di
3 sett. Il ricovero potrebbe inoltre essere necessario qualora si abbia il sospetto
che il paziente non osservi con cura le prescrizioni, non rinnovi le medicazioni o
Farmaci: in caso di ustioni di lieve entità, l’analgesia può essere indotta con l’uso
di narcotici orali (p. es., codeina), associando o meno un FANS o aspirina. Nel
caso di ustioni gravi, è necessario di solito ricorrere alla somministrazione di
narcotici EV (p. es., morfina, meperidina). Una dose di richiamo di anatossina
tetanica, 0,5-1,0 ml SC o IM, verrà somministrata agli individui vaccinati negli
Per esempio, nel caso di un uomo di 70 kg di peso, che presenta il 40% dell’ASC
ustionata, si somministrano, nel corso delle prime 24 h, 1400 ml di colloidi,
4200 ml di soluzione di Ringer lattato e 2400 ml di ulteriore soluzione di Ringer
lattato di mantenimento, per un totale di 8000 ml di liquidi. Un quarto della
quantità totale (350 ml di colloidi, 1050 ml di Ringer lattato e 100 ml/h di Ringer
lattato di mantenimento) viene somministrato nelle prime 4 h, il secondo quarto
nelle successive 4 h, il terzo quarto nelle successive 8 h e l’ultimo nelle ulteriori
8 h finali. Se il paziente viene ricoverato immediatamente dopo l’incidente, i
risultati degli esami ematochimici (con una stima approssimata) permetteranno di
stabilire il tipo e la quantità di soluzioni da somministrare EV: nelle prime 8 h,
plasma fresco congelato a 87,5 ml/h e Ringer lattato a 360 ml/h, nelle 16 h
successive, plasma fresco congelato a 45 ml/h e Ringer lattato a 220 ml/h.
Nei pazienti con ustioni di secondo o terzo grado viene spesso somministrata
penicillina V, da 1 a 2 g/die PO in 4 dosi frazionate nell’arco dei primissimi giorni,
come profilassi nei confronti della cellulite streptococcica, una rara infezione
Nutrizione: nei pazienti con ustioni > 20% della ASC, con malnutrizione
precedente l’evento ustionante, con complicanze quali sepsi o traumi associati
(p. es., fratture) o con perdita di peso > 10%, è opportuno praticare un sostegno
nutrizionale aggressivo. Le ultime tre condizioni sono associate a un’aumentata
mortalità.
Le ustioni di secondo grado profonde e tutte quelle di terzo grado devono essere
trattate in maniera sollecita, con l’escissione chirurgica o con la rimozione
dell’escara, meglio se eseguite entro i primi 4 gg dall’ustione. L’escissione
permette di rimuovere il tessuto devitalizzato, di evitare la sepsi al di sotto
dell’escara e di ottenere una chiusura precoce della ferita, riducendo la durata del
ricovero e migliorando il risultato funzionale. Le aree che non sono andate
incontro a guarigione entro le 3 sett. richiedono l’escissione completa. L’ordine da
seguire nel trattare le lesioni è funzione di alcune condizioni: se il danno è molto
esteso e la sopravvivenza del paziente è a rischio, si devono rimuovere per prime
le aree colpite più ampie, in modo da ridurre rapidamente il numero di ustioni
aperte; le regioni corporee da trattare per prime e che rispondono bene agli
innesti cutanei sono la schiena, il torace e l’addome; non si deve asportare, in
una sola seduta, più del 30% dell’ASC, comprendendo anche le sedi di prelievo;
quando invece l’escissione non è praticata in funzione della sopravvivenza del
paziente ma a scopo estetico o di ottimizzazione del risultato funzionale, le
escare vanno escisse secondo uno specifico ordine, dapprima a livello delle
mani, successivamente degli arti superiori e infine a livello dei piedi e degli arti
inferiori. Generalmente, le escare sul volto vanno operate in maniera
conservativa, risparmiando quanto più tessuto molle è possibile; si raccomanda
una rapida escissione delle escare presenti sul volto.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Patogenesi
Sintomi e segni
Prevenzione
Terapia
Patogenesi
essere di 2-3 milioni di ohm/ cm2. La resistenza della cute umida e sottile
corrisponde circa a 500 ohm/cm2. Se la pelle è ferita (p. es., taglio, abrasione o
puntura) o se la corrente è applicata a mucose umide (p. es., bocca, retto,
vagina) la resistenza può essere di appena 200-300 ohm/cm2. Se la resistenza
cutanea è bassa, si potranno osservare ustioni superficiali di lieve entità, mentre
a livello cardiaco potrebbe comunque verificarsi un arresto, nel caso in cui la
corrente raggiunga il cuore. Se la resistenza della cute è elevata, al momento del
passaggio della corrente attraverso la pelle si può osservare la dispersione in
superficie di molta energia, che produrrà ampie ustioni superficiali nei punti di
ingresso e di uscita, con carbonizzazione dei tessuti interposti
⋅
(calore = amperaggio2 resistenza). I tessuti interni vengono colpiti in rapporto
alla loro resistenza: nervi, vasi sanguigni e muscoli conducono l’elettricità molto
meglio dei tessuti a maggior densità (p. es., grasso, tendini e ossa) e vengono
quindi danneggiati in maniera preferenziale.
I punti di ingresso più frequenti della corrente sono la mano seguita dal capo,
mentre il punto di uscita più frequente è il piede. Nel caso della CA, l’uscita e
l’entrata sono termini inappropriati, perché non è possibile determinare quali
siano le sedi di entrata e di uscita. Termini più appropriati sono "sorgente" e
"terra".
Sintomi e segni
Può accadere che i bambini, nei primissimi anni di vita, succhino i cavi di
alimentazione e riportino ustioni della bocca e delle labbra, tali ustioni non
causano solo problemi estetici, ma anche problemi di crescita dei denti, della
mandibola e della mascella. Un ulteriore problema è rappresentato dall’emorragia
dell’arteria labiale, che si verifica al momento del distacco dell’escara, 7-10 gg
dopo la lesione, evenienza che può avvenire in circa il 10% dei casi.
Prevenzione
Sono requisiti essenziali, oltre che il buon senso, la conoscenza e il rispetto per
l’elettricità. Qualsiasi apparecchiatura elettrica, potenzialmente pericolosa, che
entri in contatto con il corpo umano, deve essere provvista di un buon sistema di
messa a terra ed essere collegata a impianti elettrici dotati di interruttori salvavita.
Questi interruttori, che scattano automaticamente se viene rilevata una
dispersione di corrente anche di soli 5 mA, sono eccellenti e di facile reperibilità.
La prevenzione dei danni da fulmine implica l’uso del buon senso, di appropriati
sistemi protettivi, la conoscenza delle previsioni metereologiche e la prontezza
nel trovare un riparo adatto durante i temporali.
Terapia
Una volta che sia possibile toccare la vittima senza correre alcun rischio, si
devono rapidamente valutare le funzioni vitali (p. es., i polsi radiale, femorale o
carotideo, la funzione respiratoria e lo stato di coscienza). Il primo provvedimento
sarà rivolto ad assicurare la pervietà delle vie aeree. Se sono assenti movimenti
respiratori spontanei o se è in atto un arresto cardiaco, è necessario provvedere
immediatamente alla rianimazione cardiopolmonare (v. Cap. 206). La terapia
dello shock e delle altre manifestazioni delle ustioni gravi è illustrata nel Cap. 276.
I bambini con ustioni delle labbra vanno inviati a uno specialista in ortodonzia
pediatrica o a un chirurgo maxillo-facciale, esperti nella valutazione e nel
trattamento a lungo termine di queste lesioni.
Manuale Merck
RIANIMAZIONE CARDIOPOLMONARE
Sommario:
Introduzione
CPR PRIMARIA
TECNICHE PER ASSICURARE LA PERVIETÀ DELLE VIE AEREE
RIPRISTINO DELL’ATTIVITÀ RESPIRATORIA
RIPRISTINO DELLA CIRCOLAZIONE
Complicanze
DEFIBRILLAZIONE
CIRCOSTANZE PARTICOLARI
CPR SECONDARIA
TERAPIA FARMACOLOGICA
DISPOSITIVI MECCANICI PER LA RIANIMAZIONE
TERAPIA POST-RIANIMAZIONE
CPR PRIMARIA
Quando l’esatta durata dell’arresto cardiaco non è certa, alla vittima, a meno che
non sia nella fase terminale di una patologia incurabile, va comunque garantito il
beneficio del dubbio. Una volta che si incomincia il BLS, il medico deve decidere
quando fermarsi. Si interrompe la rianimazione per decretare la morte della
vittima quando lo stato di coma profondo o l’assenza di respiro spontaneo, di
attività circolatoria e di riflessi bulbari indicano che la rianimazione è impossibile.
Ciò significa che il paziente è risultato refrattario al BLS standard e alle misure di
supporto cardiorespiratoro avanzato (Advanced Cardiac Life Support, ACLS).
Sebbene la presenza di attività neurologica durante la rianimazione sia in favore
di un recupero delle funzioni cerebrali, la sua assenza non rappresenta un
indicatore affidabile di un’incapacità di recupero dell’attività cerebrale.
Rendere pervie le vie aeree (A) è la prima cosa da fare nel BLS in caso di
insufficienza respiratoria (respiro difficoltoso e rumoroso) e di arresto cardiaco o
respiratorio. A volte si tratta dell’unico intervento necessario per ristabilire una
respirazione (B-"Breathing") e un’attività circolatoria (C) spontanee; in questi casi
non risulta necessario il massaggio cardiaco.
L’ostruzione delle vie aeree provocata dal ridotto tono muscolare della lingua e
dei muscoli del collo in una persona in stato di incoscienza è accentuata dalla
flessione del collo. L’iperestensione del capo stira le strutture anteriori del collo,
provocando il sollevamento della lingua dalla parete faringea posteriore. Siccome
tale manovra da sola spesso non è sufficiente per garantire la pervietà delle vie
aeree, sono necessarie misure aggiuntive.
A meno che i primi tentativi di assicurare la pervietà delle vie aeree non abbiano
successo, le protesi dentarie vanno lasciate in sede, perché la loro rimozione può
rendere più difficile la perfetta adesione della bocca del soccorritore a quella della
vittima durante la respirazione artificiale.
Una volta assicurata la pervietà delle vie aeree, si verificherà il ripristino della
ventilazione spontanea osservando i movimenti del torace della vittima mentre si
ausculta il fruscio provocato dal passaggio dell’aria e si fa attenzione a percepire
l’aria espirata sulla propria guancia. In caso di mancato ripristino della funzione
respiratoria spontanea in presenza di pervietà delle vie aeree, occorre iniziare
immediatamente la respirazione artificiale.
Le tecniche usate nella CPR a uno e a due soccorritori sono mostrate nella
Tab. 206-2.
Mentre l’aria inalata contiene circa il 21% di O2 e tracce di CO2, l’aria espirata
contiene il 16-18% di O2 e il 4-5% di CO2, una percentuale sufficiente a
I lattanti < 1 anno di età vanno tenuti a testa in basso mentre il soccorritore
somministra quattro colpi sul dorso (v. Fig. 206-2A). Si possono somministrare
fino a quattro colpi sul torace, mettendo il bambino con il dorso sulle ginocchia
del soccorritore e con la testa in basso. Il soccorritore può anche sorreggere il
bambino con una mano dietro il collo e l’altra dietro la schiena.
La rimozione alla cieca con le dita non è raccomandata nei bambini e nei neonati.
Tuttavia, se il corpo estraneo è visualizzabile, va rimosso con cautela.
L’ipossiemia progressiva può causare il rilasciamento dei muscoli della gola; la
manovra di rimozione dei corpi estranei con le dita può frequentemente dislocare
un corpo estraneo situato a livello sopralaringeo, anche dopo che un iniziale
tentativo non ha avuto successo.
Gli errori più comuni nella pratica della respirazione artificiale sono: il ritardo
nella diagnosi di arresto respiratorio o cardiaco; l’insuccesso del tentativo di
rendere pervie le vie aeree, il ritardo con cui si inizia il BLS; l’inadeguata
ventilazione (p. es., insufficiente apposizione della bocca intorno a quella della
vittima, insuccesso nella somministrazione delle prime due ventilazioni o
inadeguata pressione dell’aria espirata).
In età infantile il cuore ha una posizione più alta nel torace e la parete toracica è
più flessibile. La compressione in tal caso va eseguita con la punta dell’indice e
del medio sulla regione centrale dello sterno causando una depressione di 1,3-
2,5 cm alla frequenza di 100/min.
Complicanze
DEFIBRILLAZIONE
CIRCOSTANZE PARTICOLARI
In caso di shock elettrico, occorre accertarsi che la vittima non sia più in
contatto con la fonte di energia per evitare che il soccorritore stesso riceva una
scarica. L’uso di strumenti non metallici e il contatto a terra del soccorritore
permettono di sistemare la vittima in maniera sicura per poi iniziare le manovre
rianimatorie.
Nel trauma, la CPR può presentare diversi problemi. Una lesione della colonna
cervicale richiede la modificazione delle tecniche descritte in precedenza per
rendere pervie le vie aeree. Lesioni del viso associate a sanguinamento
orofaringeo possono richiedere la pulizia delle vie aeree prima di iniziare la
respirazione. Danni gravi al viso possono rendere impossibile la respirazione
bocca a bocca senza dispositivi aggiuntivi e procedure avanzate (p. es.
l’intubazione endotracheale). Anche i traumi del torace, incluse le lesioni
penetranti cardiache o polmonari, rappresentano un ostacolo alla respirazione
artificiale. In tali circostanze, è necessario l’intervento sul posto di personale
specializzato e l’immediato trasporto in ospedale.
CPR SECONDARIA
La CPR secondaria prevede una sequenza simile a quella della CPR primaria
(ABCD, v. Tab. 206-1). Il ricorso alla CPR secondaria implica che il paziente non
ha risposto agli iniziali tentativi di rianimazione. Il soccorritore deve perciò
prendere in considerazione la diagnosi differenziale dell’arresto cardiaco e
valutare la necessità di una terapia di base per le aritmie e il ricorso a interventi
specifici. Cause quali gli squilibri elettrolitici (ipokaliemia o iperkaliemia), i disturbi
dell’equilibrio acido-base (acidosi metabolica), l’ipovolemia, l’embolia polmonare
massiva o il pneumotorace comporteranno diversi approcci terapeutici nella CPR
secondaria.
Va resa disponibile una via venosa; due vie minimizzano la probabilità di perdita
dell’accesso venoso in un momento critico. Attraverso tale accesso si possono
somministrare rilevanti quantità di liquidi tramite aghi larghi e corti. Le vene
antecubitali del braccio rappresentano il sito preferito per l’accesso iniziale.
Lunghe vie venose femorali consentono di non interrompere la rianimazione e
presentano un minor rischio di complicanze fatali. Personale specializzato può
predisporre una via centrale attraverso la succlavia o la giugulare interna qualora
il trattamento iniziale non risulti efficace nel ripristinare la circolazione (v.
Tecniche Invasive nel Cap. 198). L’attuazione dell’ACLS non deve interrompere il
BLS (ventilazioni e compressioni cardiache) per > 15-30 s. Nei pazienti privi di
accesso venoso, lidocaina, adrenalina e atropina possono essere somministrate
per via endotracheale, a dosi 2-2,5 volte maggiori della dose EV. Il tipo e la
quantità di liquidi o di farmaci somministrati dipendono dalle circostanze cliniche;
TERAPIA FARMACOLOGICA
calcioantagonisti).
Il pallone di Ambu si utilizza al meglio con dispositivi artificiali di controllo delle vie
aeree, che vanno tuttavia utilizzati solo quando il paziente è completamente privo
di coscienza. Se si prova a inserire un tale dispositivo in un paziente cosciente o
in stato soporoso, si può verificare un’ostruzione delle vie aeree con conseguente
ipossia, vomito e aspirazione.
Tubi endotracheali a tenuta sono utilizzati per mantenere pervia una via aerea
compromessa, per prevenire l’inalazione nelle vie respiratorie, per iniziare la
ventilazione meccanica e per aspirare le basse vie respiratorie. Sono indicati nei
pazienti in coma e nei casi in cui sia richiesta la ventilazione artificiale. Prima di
ricorrere all’intubazione tracheale, sono sempre indicati il controllo manuale delle
TERAPIA POST-RIANIMAZIONE
In presenza di una bassa gittata dopo ischemia miocardica, può essere indicata
la somministrazione di farmaci vasoattivi; gli inotropi aumentano direttamente la
contrattilità miocardica. La terapia con dobutamina (500 mg in 250 ml di
soluzione glucosata al 5%; 2 mg/ml) si incomincia alla velocità di 2-5 µg/kg/min.
In alternativa, vengono somministrati l’amrinone o il milrinone (dose iniziale:
0,75 mg/kg nell’arco di 2-3 min, utilizzando una soluzione di 500 mg in 250 ml di
soluzione fisiologica, cioè 2 mg/ml); al bolo iniziale si fa seguire un’infusione
continua alla velocità di 5-10 µg/kg/min.
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
RIANIMAZIONE CARDIOPOLMONARE
Sommario:
Introduzione
Principali differenze tra la CPR pediatrica e degli adulti
MANTENIMENTO DELLE FUNZIONI VITALI; ASSISTENZA DI BASE
Valutazione e stabilizzazione del neonato
CPR dopo il periodo neonatale
Il 50-65% circa dei bambini che richiede CPR ha meno di 1 anno e di questi la
maggior parte ha meno di 6 mesi. Circa il 6% dei neonati richiede rianimazione
cardiopolmonare alla nascita (v. Tab. 263-11) e questa percentuale aumenta
significativamente se il peso alla nascita è < 1500 g.
L’anatomia delle alte vie respiratorie è differente nel bambino. Il capo è grande
ma il viso, le mascelle e le narici sono piccole e il collo in proporzione è corto. La
lingua è grande rispetto alla bocca e il laringe è posto più in alto all’interno del
collo ed è più angolato in avanti. L’epiglottide è allungata e la sezione più stretta
è posizionata sotto le corde vocali, all’altezza della cartilagine cricoide, quindi nel
bambino (a differenza dell’adulto) è possibile usare tubi endotracheali non
cuffiati, in tal modo riducendo al minimo il trauma a carico della estremamente
sensibile mucosa delle vie aeree.
La compressione cardiaca viene effettuata usando due mani, di cui una posta
sullo sterno, o due dita, con una frequenza che varia da 80 a 100 min, in base
alle dimensioni del bambino (v. Fig. 263-3).
La stabilizzazione delle vie aeree è difficile e tuttavia vitale. Per l’età pediatrica
sono disponibili cinque set per l’assistenza respiratoria, sei misure di maschere
(cuffiate e non), tre misure di palloni per la ventilazione, quattro misure di lame
per laringoscopio, nove misure di tubi endotracheali e sei misure di cateteri di
aspirazione.
L’aspirazione dalla bocca, dal naso e dal faringe deve essere effettuata prima
dell’auscultazione del torace, specie nei neonati con liquido amniotico tinto di
meconio. L’aspirazione si effettua meglio con cateteri di calibro appropriato (v.
Tab. 263-12), usando un sistema meccanico di aspirazione con limite di
pressione a 100 mm Hg (136 cm H2O). L’aspirazione deve essere effettuata in
maniera intermittente, in modo da eseguire un’aspirazione orofaringea profonda.
La stimolazione tattile del neonato (p. es., colpendo le piante dei piedi,
strofinando il dorso) può essere necessaria per favorire un respiro spontaneo e
regolare.
vittime coscienti, devono essere effettuate cinque spinte sulla parte superiore
dell’addome, sulla linea mediana proprio sopra l’ombelico, utilizzando il pugno
chiuso con il bambino in piedi, seduto o disteso. La posizione distesa è riservata
alle vittime che hanno perso conoscenza (v. Fig. 263-6 e 263-7).
Se non si apprezza il battito alla base del cordone (neonato), il polso brachiale
(< 1 aa) o il polso carotideo ( 1 aa) si deve procedere al massaggio cardiaco
esterno. Una tecnica appropriata di CPR prevede l’effettuazione del massaggio
cardiaco esterno sopra lo sterno (v. Tab. 263-12) e si continua ininterrottamente,
eccetto per le pause di ventilazione in un bambino non intubato, fino a che il
paziente si riprenda o si decida di sospendere i tentativi di CPR. Le posizioni per
la compressione toracica sono mostrate nella Fig. 263-3. Per evitare traumi
epatici, il terzo inferiore dello sterno deve essere utilizzato come punto di repere
per la compressione nei prematuri e nei neonati a termine, e nei bambini
< 8 anni. Le compressioni toraciche devono essere accompagnate da
insufflazioni e da un’attenta osservazione dell’escursione toracica, del polso,
della reazione pupillare alla luce, e dell’assenza di distensione gastrica. Se si
verifica distensione gastrica, si deve inserire un sondino nasogastrico.
I tubi respiratori e le maschere devono essere di misura appropriata (v. Tab. 263-
12).
Il tubo orofaringeo (che deve essere utilizzato nel paziente cosciente) deve
essere inserito con l’aiuto di un abbassalingua, per mantenere la lingua sul
pavimento del cavo orale. Se non è disponibile un abbassalingua, il tubo deve
essere girato dentro la bocca (usando la parte posteriore del corpo ricurvo come
abbassalingua) e ruotato nella giusta posizione, una volta raggiunta la parte
posteriore dell’orofaringe. Raramente è necessaria l’intubazione orale nei
neonati, eccetto in presenza di anomalie strutturali, come l’atresia bilaterale delle
coane o la sequenza di Pierre-Robin (mandibola piccola con varie anomalie
facciali). Per i bambini > 5 anni sono consigliate le maschere con palloncino.
L’intubazione endotracheale immediata è la tecnica di scelta per migliorare
l’ossigenazione, controllare le vie respiratorie e prevenire l’inalazione.
Accessi vascolari
I medici devono essere esperti nel posizionare gli accessi vascolari in varie sedi,
in quanto talvolta possono rendersi necessari accessi inusuali (p. es., dopo
un’ustione o un trauma). L’incannulazione di vasi centrali è teoricamente
preferibile in tutti i gruppi di età, sebbene si tratti di una pratica difficoltosa per un
operatore inesperto; un’alternativa accettabile è l’uso di due cateteri periferici di
grosso calibro. In alternativa sono raccomandati accessi venosi percutanei della
vena femorale, giugulare o vena succlavia e la messa a nudo della vena safena
(venolisi n.d.t.). Il posizionamento di un ago nell’osso tibiale, nei bambini
< 6 anni, consente una sicura ed efficace infusione di sangue, di sostanze
colloidi, di soluzioni cristalloidi e di tutti i farmaci della CPR, anche in infusione
continua. Nei neonati l’incannulazione della vena ombelicale come accesso
vascolare d’emergenza è relativamente semplice.
Defibrillazione e cardioversione
alta frequenza e ventricolari, è molto difficile nel neonato e nel bambino piccolo,
poiché la dose di energia varia solitamente da 1/2 a 1/10 della dose abituale per
adulti (v. Tab. 263-12). Probabilmente è meglio cominciare dal dosaggio più
basso consigliato, con aumenti progressivi fino a raggiungere il risultato
desiderato.
Nel riportare gli esiti della CPR nei bambini devono essere seguite linee guida
standardizzate specifiche p. es., La Scala di Categorie di Esiti modificata di
Pittsburgh rispecchia le capacità cerebrali e le capacità complessive residue
dopo la CPR (v. Tab. 263-16 e 263-17).
Malformazioni che
coinvolgono il tratto
Asfissia intrapartum
respiratorio
Compressione del
Agenesia
cordone
Ipoplasia
Trasfusione fetale
Stenosi o atresia
Prolasso del cordone
Ernia diaframmatica
Parto precipitoso
Placenta previa
Spasmi uterini
Ipotensione materna
Depressione SNC
Emorragia endocranica
Anomalie cerebrali
congenite
Traumi spinali
Farmaci
Magnesio
Anestetici
Analgesici o ipnotici
TABELLA 263-12. GUIDA ALLA RIANIMAZIONE PEDIATRICA MISURE DEI PRESIDI STRUMENTALI E MECCANICI
Compressioni al min (C) 30 (V) † 30 (V) 100 100 100 100 100 100 100 100 100 80 80 80 80 80 80 80 80
†
90 C 90 C
Tecnica di compressione Usare due dita o il Usare Una mano Due mani
pollice, mani due
intorno al torace dita
(preferibilmente)
Dimensioni delle maschere Circolare Rendell- Rendell- Dome cuff mask #3 Dome cuff mask #4
di Laerdale o equivalenti Baker tipo Baker tipo #
#1 2
00 0/1
Maschera con reservoir per Laerdal lattanti 240 Laerdal bambini 500 ml Laerdal adulti 1600 ml
la somministrazi one di 02 ml
puro
Dimensione del TET in mm 2,5 3 3,5 4 4,5 4,5 5 5 5,5 5,5 6 6 6 6 6,5 6,5 6,5 6,5 7
(Portex)
Attraverso 6F 8 10 F
TET
Defibrillazione Dose (2 ws/ 3 7 10 20‡ 20‡ 30‡ 30‡ 30‡ 50‡ 50‡ 50‡ 50‡ 70‡ 70‡ 70‡ 100‡ 100‡ 200‡ 200‡
(ws) kg)
Cardioversione Shock 2 2 3 5‡ 5‡ 7‡ 7‡ 10‡ 10‡ 10‡ 10‡ 10‡ 20‡ 20‡ 20‡ 20‡ 30‡ 30‡ 30‡
(ws) sincronizzato
(0,5 ws/kg)
Piastre
pediatriche Frequenza Aumentare lentamente la dose, a ogni tentativo fino al massimo
(basato sul
defibrillatore
HP43100A)
Dose max. 2 5 5 10‡ 10‡ 10‡ 20‡ 20‡ 20‡ 20‡ 20‡ 30‡ 30‡ 30‡ 50‡ 50‡ 50‡ 50‡ 70‡
(1 ws/kg)
*Rappresenta un aumento della frequenza respiratoria del 25% (del 50% per i prematuri e a termine) per traumi cranici e asfissia.
Per gentile concessione del Dr. B. Paes e del Dr. Sullivan, Department of Pediatrics Medicine, St. Joseph’s Hospital, The Children’s Hospital Hamilton
Health Science Corporation, McMaster Uni versity, Hamilton, Ontario, Canada.
Criteri Punteggio*
0 1 2
file:///F|/sito/merck/tabelle/26313.html02/09/2004 2.03.13
Manuale Merck - Tabella
Riflessi complessi:
Manuale Merck
Anamnesi
Esame obiettivo
Scintigrafia
Ventricolografia
Ecocardiografia
Tecniche invasive
Cateterismo arterioso
Cateterismo cardiaco
Angiocardiografia
Ipertensione nefrovascolare
Encefalopatia ipertensiva
Ipotensione ortostatica
Sincope
201. Arteriosclerosi
Aterosclerosi
202. Coronaropatia
Angina pectoris
Infarto miocardico
Cardiomiopatie
Cardiomiopatia ipertrofica
Cardiomiopatia restrittiva
Cuore polmonare
204. Shock
205. Aritmie
Flutter atriale
Tachicardie reciprocanti
Tachicardia ventricolare
Torsione di punta
Fibrillazione ventricolare
Aritmie hissiane
Blocco atrioventricolare
Blocco di branca
Emiblocco
Arresto cardiaco
Arresto respiratorio
Rianimazione cardiopolmonare
207. Valvulopatie
Insufficienza mitralica
Stenosi mitralica
Insufficienza aortica
Stenosi aortica
Insufficienza tricuspidale
Stenosi tricuspidale
208. Endocardite
Endocardite infettiva
Aneurismi
Aneurismi aortici
Aneurismi endocranici
Dissezione aortica
Arterite di Takayasu
Tromboangioite obliterante
Acrocianosi
Eritromelalgia
Trombosi venosa
Vene varicose
Fistola arterovenosa
Linfedema
Lipedema
Manuale Merck
file:///F|/sito/merck/sez16/1971719a.html02/09/2004 2.03.15
Approccio al paziente cardiopatico
Manuale Merck
ANAMNESI
Sommario:
Introduzione
DOLORE
DISPNEA CARDIACA
ASTENIA E AFFATICABILITÀ
PALPITAZIONI
LIPOTIMIA, PRESINCOPE E SINCOPE
ALTRI SINTOMI
DOLORE
DISPNEA CARDIACA
ASTENIA E AFFATICABILITÀ
PALPITAZIONI
palpitazioni (v. sopra), ciascuno di questi sintomi indica una brusca riduzione
della gittata cardiaca e suggerisce una grave aritmia o una grave cardiopatia
organica di base. La sincope da sforzo si verifica nella stenosi aortica e nella
cardiomiopatia ipertrofica, in quanto ambedue limitano il fisiologico aumento della
gittata cardiaca che si ha durante sforzo. Questi sintomi possono essere causati
da una tachicardia ventricolare o da una fibrillazione ventricolare, da gravi
bradicardie o asistolia (sincope di Stokes-Adams). La comparsa di sincope
implica una cattiva prognosi nei pazienti con malattia coronarica, miocardite,
cardiomiopatia o aritmie ventricolari note. Tumori intracardiaci o trombi a palla
possono ostruire in maniera intermittente il flusso sanguigno all’interno del cuore
e provocare presincope o sincope sono l’ipotensione ortostatica e la sincope
vasovagale. Le principali cause benigne di sincope. La sincope deve essere
distinta da una crisi epilettica, sebbene durante un episodio sincopale si possa
verificare un attacco epilettico, a causa dell’ipossia cerebrale.
ALTRI SINTOMI
Un’anamnesi positiva per infezioni (p. es., streptococciche con o senza febbre
reumatica, virali, sifilitiche o protozoarie) può far sospettare una cardiopatia
dovuta ad agenti infettivi attivi o pregressi. L’endocardite deve essere presa in
considerazione in ogni paziente con febbre inspiegata e soffio cardiaco. In caso
di embolia periferica o cerebrale e in ogni ictus va ricercata una possibile causa
cardiaca: tali episodi possono essere causati da emboli dovuti a un IMA recente,
a una valvulopatia (specialmente stenosi mitralica con fibrillazione atriale) o a
una cardiomiopatia. Una storia di vasculopatia cerebrale o periferica aumenta la
probabilità di una coronaropatia concomitante. Una cianosi centrale rende
altamente probabile una cardiopatia congenita.
Manuale Merck
ESAME OBIETTIVO
Sommario:
Introduzione
DATI OBIETTIVI GENERALE
POLSI
LE VENE DEL COLLO
POLSO PARADOSSO
ISPEZIONE E PALPITAZIONE DEL TORACE
PERCUSSIONE E AUSCULTAZIONE DEL TORACE
AUSCULTAZIONE CARDIACA
Rumori cardiaci
Soffi
Sfregamenti pericardici
POLSI
È necessario eseguire un attento esame dei principali polsi periferici degli arti
superiori e inferiori, per evidenziare arteriopatie congenite o acquisite o embolie
sistemiche di origine cardiaca. Quando si palpano i polsi periferici, bisogna fare
attenzione alla loro simmetria e all’elasticità della parete arteriosa sottostante.
Nelle patologie che comportano un’elevata velocità di circolo del sangue
arterioso (p. es., shunt arterovenosi, insufficienza aortica), il polso presenta una
rapida fase ascendente e quindi una discesa rapida (collassa). Se si riscontra
un’asimmetria dei polsi, l’auscultazione a livello dei vasi periferici può rivelare un
soffio dovuto alla turbolenza di flusso causata da una stenosi.
All’auscultazione delle carotidi, vanno distinti i soffi di origine cardiaca dai soffi
vascolari. I soffi cardiaci vengono trasmessi dal cuore o dai grossi vasi, sono
generalmente più intensi in corrispondenza della regione precordiale superiore e
si riducono di intensità verso il collo. I soffi vascolari hanno più alta frequenza, si
rilevano solo in corrispondenza delle arterie e sembrano più superficiali. Un soffio
arterioso deve essere distinto da un ronzio venoso ("hum"). A differenza del
soffio arterioso, quello venoso è in genere continuo, viene percepito meglio col
paziente seduto o in piedi e scompare se si comprime la vena giugulare interna
omolaterale.
L’esame clinico delle vene periferiche può rilevare anomalie quali varici,
malformazioni arterovenose (MAV) e shunt, o tromboflebite (infiammazione e
dolorabilità dei tessuti sovrastanti). In corrispondenza di una sospetta MAV o di
uno shunt, l’auscultazione rivela un soffio continuo ed è spesso palpabile un
fremito: la resistenza al flusso, infatti, è sempre minore a livello della vena
rispetto all’arteria, sia in sistole che in diastole.
Un attento esame delle vene del collo è molto importante. Mentre la vena
giugulare esterna offre un’idea generale dell’ampiezza delle onde venose, la
vena giugulare interna viene usata per l’analisi della pressione venosa e della
forma delle onde venose, perché si comporta come un condotto venoso in diretta
connessione con l’atrio destro (eccetto che in caso di ostruzione della vena cava
superiore).
POLSO PARADOSSO
L’ipertrofia del ventricolo sinistro (IVS) produce un itto della punta di durata più
prolungata che si differenzia facilmente dal sollevamento precordiale dell’IVD.
Nei pazienti con aneurismi ventricolari discinetici si possono talvolta riscontrare
alla palpazione anormali pulsazioni sistoliche localizzate. Nei pazienti con
insufficienza mitralica grave, il precordio viene sollevato da un’anormale
pulsazione sistolica diffusa dovuta all’espansione dell’atrio sinistro, che provoca
uno spostamento anteriore del cuore. Nei casi in cui il ventricolo sinistro è
ipertrofico e dilatato, p. es., nell’insufficienza mitralica, si riscontra un itto apicale
diffuso e spostato inferolateralmente.
Sebbene l’uso della rx toracica abbia ridotto l’esercizio della semeiotica clinica di
molti medici, una percussione e un’auscultazione del torace accurate consentono
quasi sempre di differenziare un versamento pleurico (fremito vocale tattile
diminuito) da un addensamento polmonare (fremito aumentato). Inoltre, rantoli e
ronchi, segni rispettivamente di congestione polmonare e di broncospasmo,
possono essere indice sia di insufficienza cardiaca con ipertensione venosa
polmonare che di una malattia primitivamente polmonare. Uno sfregamento
pleurico suggerisce un infarto polmonare o una polmonite con pleurite.
AUSCULTAZIONE CARDIACA
Rumori cardiaci
Toni sistolici: il primo tono(S1) è dovuto soprattutto alla chiusura della mitrale,
ma può anche comprendere alcune componenti legate alla chiusura della
tricuspide. È spesso sdoppiato (e ciò rientra nella normalità) e ad alta frequenza.
S1 è accentuato nella stenosi mitralica. È debole o assente nell’insufficienza
mitralica dovuta a sclerosi e rigidità dei lembi valvolari, ma è spesso ben udibile
nell’insufficienza mitralica dovuta a degenerazione mixomatosa dell’apparato
mitralico o ad anomalie del miocardio ventricolare (p. es., disfunzione dei muscoli
papillari, dilatazione ventricolare).
Il secondo tono (S2) è dovuto alla chiusura della valvola aortica e della valvola
polmonare. La chiusura della valvola aortica normalmente precede quella della
valvola polmonare, a meno che la prima non sia ritardata o la seconda anticipata.
Un ritardo di chiusura della valvola aortica si verifica nel blocco di branca sinistro
o nella stenosi aortica, mentre l’anticipazione della chiusura della valvola
polmonare si ha in alcune forme di preeccitazione. Un ritardo della chiusura della
valvola polmonare si verifica quando il volume del flusso ematico attraverso il
ventricolo destro è aumentato (p. es., nel difetto del setto interatriale di tipo
ostium secundum) o nel blocco di branca destra completo. L’aumento del flusso
elimina anche il normale ritardo di chiusura della valvola polmonare dovuto
all’aumento del volume ventricolare destro durante l’inspirazione, momento in cui
il volume ventricolare sinistro diminuisce (sdoppiamento fisso di S2). Gli shunt
sinistro-destro con normale volume di flusso del ventricolo destro non sono
associati a sdoppiamento fisso. Un S2 unico, non sdoppiato, può aversi quando
la valvola aortica è insufficiente, gravemente stenotica o atresica (nel tronco
arterioso, quando c’è una valvola comune).
Toni diastolici: contrariamente ai toni sistolici, quelli diastolici hanno una bassa
frequenza, una minore intensità e una più lunga durata. Questi toni sono sempre
patologici negli adulti.
Soffi
I soffi da eiezione diventano di solito più intensi e durano più a lungo con
l’aggravarsi dell’ostruzione al flusso. Al contrario, i soffi olosistolici tendono a
essere più intensi con flussi di rigurgito o di shunt a velocità elevata e di volume
ridotto, mentre sono più deboli con flussi di rigurgito o di shunt di ampio volume. I
soffi da eiezione hanno una configurazione caratteristica, in crescendo-
decrescendo. Con l’accentuarsi della stenosi e della turbolenza, la fase in
crescendo diviene più lunga a spese di quella in decrescendo.
Soffi diastolici: i soffi diastolici sono dovuti alla stenosi della valvola mitralica o
tricuspidale o all’insufficienza della valvola aortica o polmonare. La stenosi
mitralica produce un soffio protodiastolico o protomesodiastolico apicale a bassa
frequenza che si ausculta meglio dopo esercizio fisico moderato, con il paziente
in decubito laterale sinistro. Ha una durata maggiore rispetto a S3. Se il paziente
è in ritmo sinusale, in telediastole la contrazione atriale aumenta il gradiente,
provocando un’accentuazione del soffio in questa fase. Il soffio è spesso
confinato all’itto della punta. La stenosi tricuspidale dà luogo a un soffio simile
ma meno intenso, localizzato a livello del 4o e 5o spazio intercostale a sinistra
dello sterno; la durata e l’intensità del soffio sono aumentate dall’esercizio fisico,
dall’inspirazione e dalla posizione seduta col busto piegato in avanti, che avvicina
la parte anteriore del cuore alla parete toracica.
Soffi continui: i soffi continui occupano l’intero ciclo cardiaco. Negli shunt,
l’intensità della componente diastolica del soffio si riduce gradualmente con
l’aumento delle resistenze dell’arteria polmonare. Quando le resistenze
polmonari raggiungono lo stesso livello di quelle sistemiche, il soffio può
scomparire completamente sia in sistole che in diastole. I soffi da dotto arterioso
sono più intensi a livello del 2o spazio intercostale appena al di sotto del terzo
mediale della clavicola sinistra, mentre i soffi da finestra aorto-polmonare sono
rilevabili a livello del 3o spazio intercostale, più al centro. I soffi continui da
comunicazione arterovenosa sistemica si auscultano meglio direttamente al di
sopra della fistola, mentre quelli da comunicazione arterovenosa polmonare e da
stenosi di un ramo dell’arteria polmonare sono più diffusi su tutta la parete
toracica.
Sfregamenti pericardici
file:///F|/sito/merck/tabelle/19701.html02/09/2004 2.03.18
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/19702.html02/09/2004 2.03.18
Manuale Merck - Tabella
Grado Descrizione
1 Appena udibile
2 Lieve, ma facilmente udibile
3 Intenso, senza fremito
4 Intenso, con fremito
5 Intenso già al minimo contatto del
fonendoscopio con la parete
toracica
6 Intenso anche in assenza di un
contatto del fonendoscopio con la
parete toracica
file:///F|/sito/merck/tabelle/19703.html02/09/2004 2.03.18
Tecniche diagnostiche cardiovascolari
Manuale Merck
file:///F|/sito/merck/sez16/1981729a.html02/09/2004 2.03.19
Tecniche diagnostiche cardiovascolari
Manuale Merck
file:///F|/sito/merck/sez16/1981729b.html02/09/2004 2.03.19
Tecniche diagnostiche cardiovascolari
Manuale Merck
file:///F|/sito/merck/sez16/1981730a.html02/09/2004 2.03.20
Tecniche diagnostiche cardiovascolari
Manuale Merck
SCINTIGRAFIA
file:///F|/sito/merck/sez16/1981730b.html02/09/2004 2.03.20
Tecniche diagnostiche cardiovascolari
Manuale Merck
SCINTIGRAFIA
Dopo che il paziente è rimasto a riposo per diverse ore, la distribuzione di 201Tl si
modifica. Un difetto di captazione causato da una cicatrice non vitale apparirà
immodificato. Tuttavia, se è vero che uno studio con 201Tl eseguito tardivamente
in un’area ischemica probabilmente dimostrerà la scomparsa o la riduzione del
difetto di captazione iniziale, è anche vero che il 30-40% dei difetti che persistono
su immagini eseguite 3-4 h dopo l’esercizio si verificano in regioni ischemiche
anziché in aree cicatriziali. La vitalità della maggior parte di queste regioni può
essere evidenziata su immagini eseguite dopo la somministrazione di un’ulteriore
piccola dose di 201Tl a riposo. Immagini eseguite il giorno successivo alla
somministrazione della prima dose daranno risultati simili. Aree di miocardio
stordito o ibernato possono continuare ad apparire come difetti di captazione
nonostante gli accorgimenti suddetti.
L’utilizzo di alte dosi di 99mTc (> 30 mCi) può consentire l’esecuzione di studi di
primo passaggio (v. Ventricolografia, più avanti), in combinazione con studi di
perfusione. In alcuni laboratori, per ridurre il tempo totale dell’esame, uno studio
iniziale a riposo con 201Tl è immediatamente seguito da uno studio sotto sforzo
con 99mTc sestamibi. I laboratori che eseguono studi con sestamibi sotto sforzo e
a riposo in giorni separati possono evitare lo studio a riposo, se l’imaging iniziale
dopo sforzo non mostra evidenza di anomalie della perfusione.
Gli studi di perfusione miocardica possono essere soggetti ad artefatti, alcuni dei
quali sono dovuti all’attenuazione dell’attività miocardica da parte dei tessuti molli
sovrastanti. Nelle donne, l’attenuazione dovuta al parenchima mammario è
particolarmente problematica, a causa della grande variabilità interindividuale
della quantità di tessuto mammario rappresentato nelle differenti sezioni del
campo visualizzato. Gli artefatti da attenuazione legati al parenchima mammario
sono più evidenti su immagini planari e influenzano le immagini realizzate
mediante SPECT (Single Photon Emission Computer Tomography).
L’attenuazione dovuta al diaframma e agli organi addominali può dar luogo a falsi
difetti della parete inferiore, evidenti soprattutto quando le immagini sono
acquisite a 360°. I fotoni emessi dal 99mTc (140 KeV) sono meno soggetti al
fenomeno dell’attenuazione rispetto ai fotoni a minore energia (68-80 KeV)
emessi dal 201Tl.
L’utilizzo di acidi grassi marcati con iodio-123 (123I) permette di rilevare l’ischemia
miocardica. Il muscolo cardiaco normale utilizza il metabolismo degli acidi grassi
come principale fonte di energia; il miocardio ischemico si converte al
metabolismo glucidico. La distribuzione a riposo degli acidi grassi marcati
radioattivamente, messa a confronto con quella di un agente di perfusione, può
avvicinarsi al gold standard rappresentato dal 18-fluoro-deossiglucoso (v. in
Tomografia a Emissione di Positroni, più avanti) come indicatore di miocardio
vitale suscettibile di ripresa dopo rivascolarizzazione. Questi agenti non sono
ancora disponibili per l’utilizzo clinico di routine.
Altri radioisotopi vengono usati più raramente. Il citrato di gallio (67Ga), per la sua
proprietà di accumularsi in sede di flogosi, è stato utilizzato per rilevare la
presenza e la gravità di cardiomiopatie infiammatorie. L’accumulo che si verifica
durante la fase attiva di una miocardite diminuisce con il ridursi della flogosi.
Tuttavia, il 67Ga può non essere un accurato rilevatore in presenza di terapia
steroidea e risulta meno efficace dell’ecocardiografia bidimensionale nella
diagnosi della endocardite batterica.
file:///F|/sito/merck/tabelle/19801.html02/09/2004 2.03.22
Tecniche diagnostiche cardiovascolari
Manuale Merck
SCINTIGRAFIA
VENTRICOLOGRAFIA
Tale tecnica si basa sulla sincronizzazione delle immagini date dalla captazione
eritrocitaria di 99mTc con l’onda R dell’ECG del paziente. Immagini multiple (di
solito da 14 a 28) di brevi intervalli sequenziali di ciascun ciclo cardiaco vengono
acquisite nell’arco di 5-10 min e archiviate in un computer. Il computer poi
elabora una somma delle immagini e produce una configurazione media del
contenuto ematico per ciascuna parte del ciclo cardiaco esaminato. Il computer
riproduce le immagini in maniera sequenziale simulando un cuore in movimento
e ciò consente di valutare con notevole accuratezza il movimento regionale delle
pareti cardiache.
Anomalie del VS: gli studi scintigrafici ECG-gated sono utili per la diagnosi di
aneurismi del VS, con una sensibilità e una specificità > 90% per aneurismi tipici
anteriori o antero-apicali. Gli aneurismi infero-posteriori del VS si visualizzano
meno bene con le convenzionali metodiche di imaging rispetto a quelli anteriori e
laterali. Per questo, se si sospetta un aneurisma inferiore o posteriore, vanno
realizzate immagini ECG-gated oblique, laterali od oblique posteriori del VS. La
maggior parte degli esperti in questo campo raccomanda almeno una di queste
proiezioni addizionali durante uno studio di imaging ECG-gated. Le immagini
ECG-gated realizzate con tecnica SPECT richiedono più tempo (circa 20-25 min
con una camera multipla) rispetto a una singola immagine planare (5-10 min), ma
permettono la visualizzazione di tutte le pareti dei ventricoli.
Anomalie valvolari: il confronto fra studi eseguiti a riposo e sotto sforzo è utile
nelle valvulopatie che provocano un sovraccarico di volume del VS.
Nell’insufficienza aortica, una riduzione della FE a riposo (rilevabile con
metodiche di imaging ECG-gated, v. sopra) o l’impossibilità di ottenere un
adeguato aumento della FE con l’esercizio costituiscono un segno di progressivo
deterioramento della funzione cardiaca e possono costituire un’indicazione alla
riparazione valvolare. Le tecniche radioisotopiche ECG-gated del "blood pool"
possono anche essere usate per misurare la frazione di rigurgito nelle
insufficienze valvolari. Normalmente la gittata sistolica dei due ventricoli è uguale.
Tuttavia, in pazienti affetti da insufficienza valvolare mitralica o aortica, la gittata
sistolica del VS supera quella del VD in misura proporzionale alla frazione di
rigurgito. Pertanto, se il VD è normale, la frazione di rigurgito del VS può essere
calcolata dal rapporto fra la gittata sistolica del VS e quella del VD.
L’entità di uno shunt congenito può essere quantificata misurando il rapporto fra
le gittate sistoliche dei due ventricoli o misurando, durante il primo passaggio del
radioisotopo, il rapporto tra l’entità del ricircolo anomalo polmonare precoce della
radioattività e la radioattività polmonare totale, grazie ai programmi
computerizzati disponibili in commercio.
Manuale Merck
Un altro tracciante metabolico utilizzato per la PET è il 11C acetato, il cui uptake
sembra riflettere il metabolismo miocardico totale di O2, qualunque sia il
substrato utilizzato. L’uptake di questo tracciante non dipende da fattori
potenzialmente variabili come i livelli ematici di glucoso, che possono invece
influire sulla distribuzione del FDG. L’imaging con 11C acetato ha un maggiore
potere predittivo positivo circa il recupero della funzione contrattile miocardica
post-rivascolarizzazione rispetto alle metodiche che utilizzano il FDG. Tuttavia, la
breve emivita (20 minuti) del 11C rende necessario un ciclotrone in sede per
produrre tale radionuclide.
Manuale Merck
SCINTIGRAFIA
Manuale Merck
SCINTIGRAFIA
file:///F|/sito/merck/sez16/1981733b.html02/09/2004 2.03.25
Tecniche diagnostiche cardiovascolari
Manuale Merck
La RMN può fornire diverse informazioni riguardo al cuore con un solo esame e
può quindi avere un rapporto costi-benefici migliore rispetto a diverse altre
metodiche.
file:///F|/sito/merck/sez16/1981736a.html02/09/2004 2.03.25
Tecniche diagnostiche cardiovascolari
Manuale Merck
ECOCARDIOGRAFIA
farmacologico.
Manuale Merck
TECNICHE INVASIVE
La scelta della cannula dipende dagli scopi della terapia e dalle caratteristiche del
catetere. Il metodo più efficace per somministrare ampi volumi di liquidi (p. es.,
dopo un trauma, durante chirurgia) è l’inserimento di due o più cannule
periferiche corte ( 16 G), di ampio calibro. Al contrario, nei pazienti che hanno
bisogno di un accesso vascolare sicuro o continuato (p. es., per la
somministrazione di antibiotici, di chemioterapici o per l’alimentazione
parenterale) è meglio utilizzare lunghi cateteri venosi centrali (vie venose centrali-
VVC).
file:///F|/sito/merck/sez16/1981738.html02/09/2004 2.03.27
Tecniche diagnostiche cardiovascolari
Manuale Merck
TECNICHE INVASIVE
Sommario:
Introduzione
Complicanze
Complicanze
file:///F|/sito/merck/sez16/1981739a.html02/09/2004 2.03.27
Tecniche diagnostiche cardiovascolari
Manuale Merck
TECNICHE INVASIVE
Sommario:
Introduzione
Procedura
Complicanze
La PVC è una misura della pressione media della vena cava superiore (VCS) e
riflette la pressione telediastolica del ventricolo destro, ossia il precarico. I dati
ricavati dalla PVC devono essere interpretati con cautela, particolarmente
quando è presente una cardiopatia. Una PVC < 5 mm Hg in un paziente ipoteso
indica generalmente una deplezione di volume e può essere trattata
somministrando fluidi. I liquidi vanno invece somministrati con particolare cautela
se la PVC è > 15 mm Hg. Le variazioni della PVC durante la somministrazione di
liquidi in un paziente ipovolemico che viene rianimato sono più importanti del suo
valore assoluto. Dal momento che la PVC può non essere affidabile nella
valutazione della volemia e della funzione ventricolare sinistra, se non c’è un
miglioramento delle condizioni cardiovascolari dopo un’iniziale somministrazione
di liquidi, occorre prendere in considerazione la cateterizzazione dell’arteria
polmonare (v. più avanti).
Procedura
Si può accedere alla VCS per via transcutanea o mediante isolamento chirurgico
della vena cefalica, succlavia e giugulare, interna o esterna. Si può accedere alla
vena cava inferiore per via transcutanea attraverso la vena femorale comune o
con preparazione chirurgica della vena safena; possono essere usate anche le
vene antecubitali del braccio.
Dopo che il catetere è stato inserito, va eseguita una radiografia del torace, per
localizzare l’estremità del catetere e per escludere un pneumotorace. Per
prevenire aritmie cardiache, i cateteri situati in atrio o in ventricolo destro vanno
ritirati affinché la punta si trovi all’interno della VCS. VVC flessibili, a lungo
termine, di Silastic vengono solitamente inserite sotto controllo fluoroscopico per
assicurarne il corretto posizionamento.
Tutte le VVC vanno rimosse quando non sono più necessarie, per ridurre il
rischio di trombosi venosa e di sepsi da catetere; i cateteri di piccolo calibro
devono essere sostituiti con cateteri più grandi, quando possibile. Se è
necessario un uso prolungato, il punto d’ingresso a livello della cute deve essere
controllato quotidianamente per l’eventuale insorgenza di un’infezione locale; il
catetere va sostituito se si verifica un’infezione locale o sistemica. Quando viene
utilizzato per somministrare antibiotici nella terapia della sepsi, il catetere va
sostituito almeno una volta alla settimana finché il paziente continua ad avere la
febbre, per ridurre il rischio di una colonizzazione batterica. La via sostitutiva va
inserita in una diversa sede anatomica, se possibile.
Complicanze
file:///F|/sito/merck/tabelle/19803.html02/09/2004 2.03.28
Tecniche diagnostiche cardiovascolari
Manuale Merck
TECNICHE INVASIVE
CATETERISMO ARTERIOSO
Sommario:
Introduzione
Procedura
Interpretazione dei dati
Complicanze
Procedura
Abitualmente, i cateteri arteriosi sono inseriti per via transcutanea nelle arterie
radiale, femorale, ascellare, brachiale, dorsale del piede e (nei bambini)
temporale. L’arteria radiale è quella più frequentemente utilizzata; il cateterismo
dell’arteria femorale è gravato da minori complicanze, ma va evitato dopo un
intervento di bypass vascolare (a causa del potenziale danno al graft) o se è
presente un’insufficienza vascolare dei distretti a valle (c’è il rischio di provocare
ischemia). Quando non si riesce a inserire il catetere per via transcutanea, si
deve eseguire una preparazione chirurgica.
Complicanze
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Anatomia patologica e fisiopatologia
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Manuale Merck
TECNICHE INVASIVE
CATETERISMO CARDIACO
Sommario:
Introduzione
Procedura
Interpretazione dei dati
Controindicazioni e Complicanze
Procedura
Cateterismo destro: negli adulti il sito d’accesso può essere la vena femorale,
succlavia, giugulare interna o una vena della fossa antecubitale. Il catetere viene
spinto in atrio destro, poi attraverso la tricuspide, quindi all’interno del ventricolo
destro e, attraverso la valvola polmonare, in arteria polmonare (v. sopra,
Cateterismo dell’arteria polmonare). Si può eseguire il cateterismo selettivo del
seno coronarico.
ASC in m2 =
(wt in kg)0,425 ⋅(ht in cm)0,725 ⋅ 0,007184
Controindicazioni e Complicanze
Manuale Merck
TECNICHE INVASIVE
CATETERISMO ARTERIOSO
Sommario:
Introduzione
Procedura
Interpretazione dei dati
Complicanze e precauzioni
Nonostante l’ampio uso, non è stato dimostrato che i cateteri per l’arteria
polmonare (cateteri con un palloncino terminale diretti dal flusso) riducano la
morbilità e la mortalità. Diversi studi hanno riportato che l’utilizzo di questi cateteri
modifica l’approccio terapeutico in solo il 50% dei pazienti. Nonostante questo, i
dati ottenuti mediante cateterismo dell’arteria polmonare possono essere d’aiuto
nella gestione di pazienti critici, se combinati con altri dati obiettivi e clinici.
Possibili indicazioni per il cateterismo dell’arteria polmonare sono elencate nella
Tab. 198-4.
Procedura
Complicanze e Precauzioni
Monitoraggio emodinamico
Cardiochirurgia
Instabilità emodinamica
Shock
Cardiogeno
Ipovolemico
Settico
Neurogeno
Cardiopatie
IMA complicato
Tamponamento cardiaco
Aritmie complicate
Aortica
Tricuspidale
Mitralica
Patologie polmonari
Ipertensione polmonare
Atrio Dx 3 0-8
Ventricolo Dx
Picco sistolico 25 15-30
Telediastolica 4 0-8
Arteria polmonare
Media 15 9-16
Telediastolica 9 4-14
Atrio Sx
Media 8 2-12
Onda A 10 4-16
Onda V 13 6-12
Ventricolo Sx
Picco sistolico 130 90-140
Telediastolica 9 5-12
Arteria brachiale
85 70-105
Telediastolica
file:///F|/sito/merck/tabelle/19806.html02/09/2004 2.03.32
Manuale Merck - Tabella
Parametri Valori DS
Captazione di 143ml/min/m2 14,3
O2
Differenza 4,1dl 0,6
arterovenosa di
O2
Indice cardiaco 3,5l/min/m2 0,7
Indice sistolico 46ml/battito/m 8,1
Resistenza 1130dine-s-cm- 178
sistemica totale 5
Resistenza 205dine-s-cm-5 51
polmonare totale
Resistenza 67dine-s-cm-5 23
arteriolare
polmonare
DS: deviazione standard.
file:///F|/sito/merck/tabelle/19807.html02/09/2004 2.03.33
Manuale Merck - Tabella
Metodo di Fick
file:///F|/sito/merck/tabelle/19808.html02/09/2004 2.03.33
Prove di funzionalità respiratoria
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Fisiologia
Volumi e capacità polmonari statici
Volumi e flussi polmonari dinamici
Curva flusso-volume
Meccanica polmonare
Capacità di diffusione
Indagini diagnostiche sulle piccole vie aeree
Monitoraggio della respirazione durante il sonno
Prescrizione delle prove di funzionalità respiratoria
Emogasanalisi arteriosa
Scintigrafia ventilatoria perfusionale con valutazione funzionale
differenziale dei due polmoni
Determinazione della pressione transdiaframmatica
Test da sforzo
Fisiologia
La capacità vitale forzata (Forced Vital Capacity, FVC), simile alla VC, è il
volume d'aria espirato con la massima forza possibile. Di solito viene misurata
insieme ai flussi espiratori durante la spirometria semplice (v. Volumi e flussi
polmonari dinamici, oltre). La VC può essere notevolmente maggiore della FVC
in pazienti con ostruzione delle vie aeree. Durante la misura della FVC, le vie
aeree terminali possono chiudersi prematuramente (cioè prima che sia raggiunto
Nelle patologie restrittive polmonari, l'aumento del ritorno elastico dei tessuti
tende a preservare il calibro delle principali vie aeree in modo che, a parità di
volume polmonare, i flussi espiratori risultano spesso più elevati del normale. (Le
prove di funzionalità delle piccole vie aeree, tuttavia, possono risultare alterate.)
Curva flusso-volume
Meccanica polmonare
La resistenza delle vie aeree (Raw) può essere direttamente misurata con un
pletismografo corporeo che determina la pressione richiesta per produrre un dato
flusso. Più comunemente, tuttavia, la Raw si ricava dai volumi polmonari dinamici
e dalla velocità dei flussi espiratori, rilevabili più facilmente.
del paziente intubato per prevedere il successo dello svezzamento dal supporto
ventilatorio.
Capacità di diffusione
Una DLCO bassa riflette, forse, gli alterati rapporti ventilazione/perfusione (/) dei
polmoni malati, piuttosto che un ispessimento fisico della membrana
alveolocapillare. Comunque, questo test si basa sull'avidità dell'Hb per il CO e
pertanto è influenzato dal volume di sangue e dalla quantità di Hb desaturata che
i polmoni contengono al momento del test. La DLCO è bassa nei processi che
distruggono le membrane alveolocapillari (p. es., l'enfisema e i processi
infiammatori interstiziali o fibrotici) e nell'anemia grave, in cui vi è meno Hb
disponibile a legare il CO inalato. La DLCO risulta bassa per artefatto se l'Hb del
paziente è già occupata dal CO, p. es., se questi ha fumato durante le ore
precedenti il test.
Indagini diagnostiche
sulle piccole vie aeree
Lo stato delle vie aeree di piccolo calibro si riflette nel FEF25-75% e nei flussi
espiratori nell'ultimo 25-50% della FVC, come viene meglio evidenziato dalla
curva flusso-volume (v. Fig. 64-4A). Sono stati ideati test di funzione delle piccole
vie aeree più elaborati, come le variazioni della compliance polmonare dipendenti
dalla frequenza (compliance dinamica), il volume di chiusura e la capacità di
chiusura. In generale, questi test aggiungono poco a quelli più facilmente
disponibili e trovano poche applicazioni nel laboratorio clinico.
Emogasanalisi arteriosa
La PaO2 è considerevolmente più bassa della Po2 inspirata (PiO2) e poco più
bassa della PaO2. La Fig. 64-5 mostra le modificazioni della Po2 mentre il gas
inspirato viene trasportato agli alveoli. La Po2 del gas inalato viene calcolata dalla
percentuale della frazione di O2 inspirato (FiO2) moltiplicata per la pressione
barometrica (Pb). Per l'aria a livello del mare,
PiO2 = 0,21 o 760 mm Hg @ 160 mm Hg. Non appena entra nelle vie aeree
superiori, il gas inspirato viene saturato dal vapore acqueo. Al livello del mare e,
a normale temperatura corporea, (37°C ), l'acqua esercita una pressione parziale
di 47 mm Hg. Dopo saturazione con vapore acqueo, la Po2 è lievemente diluita.
Po2 = 0,21(760-47)@149mm Hg. Ai fini pratici, la Po2 del gas inalato che entra
negli alveoli può essere approssimata moltiplicando la FiO2 o 7 (p. es., per l'aria
ambiente, 21 o 7 = 147 mm Hg; per l'ossigeno al 40%, 40 o 7 = 280 mm Hg).
Per l'aria ambiente, con una PaCO2 di 40 mm Hg, la PaO2 = 147-50 = 97 mm Hg.
Il normale valore di a è circa 5 l/min, come lo è anche per la perfusione (). Se a e
fossero perfettamente uguali (cioè / = 1), PaO2 e PaO2 sarebbero uguali. Il
rapporto medio / di un polmone normale è, tuttavia, circa 0,8. Questo livello di
squilibrio / è causa di una PaO2 che è 5-15 mm Hg più bassa della PaO2, come
se il 2% del sangue arterioso polmonare (venoso misto) fosse immesso
direttamente nella circolazione polmonare venosa senza partecipare allo scambio
gassoso (shunt). La differenza tra PaO2 e PaO2 (A-aDO2) riflette direttamente il
grado di disaccoppiamento del e , cioè, la gravità del danno polmonare intrinseco.
La PaO2 per un ventenne sano, che respiri aria in ambiente chiuso, è circa
90 mm Hg. La PaO2 normale all'età di 70 anni è circa 75 mm Hg. Questa
riduzione fisiologica della PaO2 con l'età è il risultato di una diminuzione del
ritorno elastico polmonare (enfisema senile) che porta a una chiusura delle più
piccole vie aeree nel range del volume corrente, con una ulteriore riduzione del
rapporto medio / dei polmoni.
La causa di gran lunga più comune di ipossiemia è l’alterato rapporto / (v. Fig. 64-
6). Nei pazienti con COPD, la perdita delle proprietà elastiche tissutali, il
broncospasmo e le secrezioni vischiose concorrono nel peggiorare il rapporto /
nei polmoni. Le aree con basso rapporto / determinano ipossiemia; le aree con
un alto rapporto portano a una ventilazione sprecata (spazio morto),
aumentando il lavoro respiratorio e contribuendo all’ipercapnia. A meno che le vie
aeree siano totalmente occluse, l’ipossiemia viene rapidamente corretta con
piccoli incrementi della FiO2, in quanto vi è un forte gradiente di diffusione verso
le aree di ipossia alveolare. Tipicamente, una FiO2 tra il 24 e il 28% è sufficiente a
correggere l’ipossiemia dovuta all’alterato rapporto V/Q.
Test da sforzo
Nei pazienti con patologie cardiache, il volume sistolico può non aumentare
proporzionalmente con l'esercizio. Conseguentemente, la frequenza cardiaca
aumenta in maniera sproporzionata al o2, come risultato dell'aumento del
rapporto Vd/Vt (ventilazione dello spazio morto), dell'ipossiemia o
dell'affaticamento dei muscoli respiratori.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Eziologia e clinica
Diagnosi e terapia
Eziologia e clinica
L’apnea nel sonno può essere ostruttiva (ostruzione delle vie aeree superiori
malgrado il passaggio dell’aria), centrale (diminuzione dell’attività del centro del
respiro) o mista. La causa più comune è l’ostruzione delle vie aeree. Raramente,
l’apnea nel sonno è dovuta a insufficienza primitiva della midollare del tronco
encefalico dovuta a depressione neurologica della midollare, come avviene nel
caso di poliomielite, tumori della fossa posteriore o insufficienza idiopatica del
controllo centrale (tronco encefalico) del respiro (maledizione di Ondine); in
quest’ultima condizione il paziente non respira in modo adeguato se non quando
è completamente sveglio. L’apnea mista inizia come l’apnea centrale, ma viene
subito seguita da movimenti toracoaddominali e ostruzione delle vie aeree
superiori. Essa recidiva più spesso di quella di tipo centrale, ma meno rispetto
all’apnea ostruttiva. Essa deve essere trattata come un’apnea di tipo ostruttivo.
Diagnosi e terapia
Manuale Merck
Anamnesi
Esame neurologico
166. Neurotrasmissione
167. Dolore
Dolore neoplastico
Dolore neuropatico
168. Cefalea
Emicrania
Cefalea a grappolo
Cefalea muscolotensiva
Afasia
Aprassia
Agnosia
Amnesie
Encefalopatia di Wernicke
Sindrome di Korsakoff
Insonnia
Ipersonnia
Narcolessia
Parasonnie
Sindromi ischemiche
Ictus ischemico
Sindromi emorragiche
Emorragia intracerebrale
Emorragia subaracnoidea
Malformazioni artero-venose
Ascesso cerebrale
Empiema subdurale
Infezioni da elminti
Neoplasie intracraniche
Malattie neuro-oftalmologiche
Sindrome di Horner
Oftalmoplegia internucleare
Paralisi di Bell
Tremore
Discinesie
Mioclono
Tic
Sindrome di Tourette
Corea e atetosi
Morbo di Huntington
Distonia
Morbo di Parkinson
Sclerosi multipla
Compressioni midollari
Siringomielia
Malattie vascolari
Spondilosi cervicale
Neuropatie periferiche
Sindrome di Guillain-Barré
Neuropatie ereditarie
Neurofibromatosi
La sindrome di Proteo
Myasthenia gravis
Distrofie muscolari
Miopatie
Disturbi miotonici
Manuale Merck
file:///F|/sito/merck/sez14/1651445a.html02/09/2004 2.03.37
Approccio al paziente neurologico
Manuale Merck
ANAMNESI
Per prima cosa, l’esaminatore tenta di stabilire se il sistema nervoso sia colpito
da una reale patologia. Un paziente spaventato o compromesso dal punto di
vista psichiatrico potrà accusare sintomi neurologici. Tali sintomi non devono
essere subito considerati funzionali (p. es., isterici o non fisiologici), in quanto
molti pazienti presentano veramente deficit neurologici.
file:///F|/sito/merck/sez14/1651445b.html02/09/2004 2.03.38
Approccio al paziente neurologico
Manuale Merck
ESAME NEUROLOGICO
Esame dello stato mentale (v. anche Cap. 185): la capacità di attenzione del
paziente dovrà essere la prima a essere valutata; un paziente con disturbi
dell’attenzione non potrà essere valutato accuratamente. Ogni segno di declino
cognitivo comporta la somministrazione dell’esame completo del Mini-Mental
status (v. Fig. 165-1), che valuta vari aspetti della funzione cognitiva. Questi
includono l’orientamento nel tempo, nello spazio e circa le persone; la memoria;
le capacità verbali e quelle di calcolo, di critica e ragionamento. La perdita
completa dell’orientamento compare solo in soggetti gravemente obnubilati,
deliranti o dementi; come sintomo isolato, è indicativa di simulazione. Vengono
inoltre valutati la coscienza di malattia e il livello culturale, anche se alcune
risposte possono essere influenzate dal grado di istruzione. Vengono analizzati
l’affettività e l’umore (v. Cap. 189).
Il 7o nervo cranico (facciale) (v. anche malattie del nervo facciale nel Cap. 178)
viene valutato cercando l’eventuale deficit di forza di un emivolto. L’asimmetria
dei movimenti facciali è spesso più evidente durante la conversazione
spontanea, specialmente quando il paziente sorride o, nel caso di un’alterazione
dello stato di coscienza, mediante le smorfie provocate in seguito a stimoli
dolorosi. L’esaminatore ricerca l’eventuale spianamento del solco naso-labiale e
l’allargamento della rima palpebrale dal lato della lesione. Se sono conservate le
capacità di corrugare la fronte e di chiudere gli occhi, la causa del deficit di forza
inferiore del volto è probabilmente di tipo centrale piuttosto che periferica. Si può
esaminare la capacità gustativa dei 2/3 anteriori della lingua applicando su
entrambi i lati di essa, una per volta, sostanze dolci, amare, salate o piccanti.
L’iperacusia può essere individuata applicando vicino all’orecchio un diapason.
Esame del sistema motorio: gli arti e il cingolo della spalla devono essere
scoperti e quindi ispezionati e palpati per individuare eventuali atrofia, ipertrofia,
fascicolazioni, movimenti involontari (p. es., corea, atetosi, mioclonia, tremore)
nonché asimmetrie di sviluppo. La flessione e l’estensione passive degli arti a
paziente rilassato danno informazioni circa il tono muscolare. La diminuita massa
di un muscolo indica atrofia, ma possono non essere evidenti (fino a che non
raggiungono uno stato avanzato) le atrofie bilaterali o quelle dei muscoli grandi o
profondi. Negli anziani è comune la perdita del trofismo di alcuni muscoli
(sarcopenia). L’ipertrofia insorge quando un muscolo è costretto a lavorare molto
per compensarne uno lesionato; si parlerà di pseudo-ipertrofia quando il tessuto
muscolare è sostituito da eccessivo tessuto fibroso o da materiale di deposito.
Un lieve deficit di forza può causare una diminuita oscillazione del braccio
durante la marcia, tendenza alla pronazione dell’arto superiore esteso, riduzione
dell’uso spontaneo dello stesso o l’extrarotazione di un arto inferiore. I movimenti
alternati rapidi possono risultare rallentati e i movimenti che richiedono destrezza
(p. es., capacità di chiudere un bottone, aprire una spilla da balia, togliere un
fiammifero dalla scatola) risultare compromessi.
Esame delle sensibilità: l’esame completo delle sensibilità può non essere
necessario, specialmente quando sono assenti sintomi importanti quali dolore,
parestesia o intorpidimento. Per un rapido esame si passa uno spillo sulla faccia,
sul dorso, sul corpo e sui 4 arti; al paziente viene chiesto se sente la stessa
intensità di puntura sui due lati e se la sensazione è di tipo smusso o di tipo
puntorio. La funzione sensoriale corticale viene valutata chiedendo al paziente di
riconoscere una moneta, una chiave o un altro oggetto posto nella mano
(stereognosi), i numeri scritti sul palmo della mano (grafestesia) e di distinguere
se sul palmo e sulle dita si applicano stimoli su due punti o su uno solo. La
sensibilità termica può essere valutata strofinando un diapason freddo con un
rebbio riscaldato oppure mediante fiale contenenti acqua calda o fredda. Il senso
della posizione delle articolazioni si valuta muovendo verso l’alto o verso il basso
le falangi distali delle dita della mano e quindi degli alluci. Se il paziente ha
difficoltà a riconoscere questi movimenti a occhi chiusi si dovranno esaminare le
altre articolazioni più prossimali (p. es., le caviglie qualora il paziente non
percepisca i movimenti dell’alluce). Un importante deficit propiocettivo produce
movimenti pseudoatetosici dell’arto a riposo e l’impossibilità di localizzare a occhi
chiusi un arto nello spazio. Qualora vi sia un’alterazione della percezione
posturale, il paziente non sarà in grado di mantenere la stazione eretta a piedi
uniti e a occhi chiusi (Test di Romberg). Per valutare la percezione delle
vibrazioni, l’esaminatore applica un dito sotto l’articolazione interfalangea distale
del paziente e vi poggia un diapason a 128 cicli colpito delicatamente.
L’esaminatore percepisce la vibrazione attraverso l’articolazione del paziente e
normalmente sentirà la cessazione della vibrazione nello stesso momento del
paziente. La sensibilità tattile epicritica viene valutata mediante un batuffolo di
cotone.Se la sensibilità risulta alterata, si deve stabilire se la distribuzione
anatomica interessa i nervi periferici (a guanto), alcuni particolari nervi
(mononeurite multipla), le radici nervose (radiculopatia), il midollo spinale (un
metamero inferiore a quello dell’ipoestesia), il tronco encefalico (alterazioni
crociate volto-corpo della sensibilità) o dell’encefalo (emianestesia) (v. Fig. 165-2,
165-3 e 165-4). La localizzazione della lesione viene confermata determinando
se la debolezza motoria e le alterazioni dei riflessi seguono una distribuzione
simile. Le lesioni dei plessi brachiale e pelvico (p. es., neoplasie) spesso causano
deficit delle sensibilità, della motilità e dei riflessi a distribuzione irregolare.
Le lesioni del motoneurone inferiore (p. es., quelle compromettenti le cellule delle
corna anteriori, le radici spinali, i nervi periferici, la placca muscolare o il muscolo)
provocano la diminuzione dei riflessi, mentre quelle del motoneurone superiore
(cioè dei nuclei, eccetto quelli della base, localizzati in ogni parte al di sopra delle
cellule delle corna anteriori) la aumentano (v. Tab. 165-1 e 165-2). Il riflesso
superficiale addominale si evidenzia strofinando leggermente con uno spillo i
quattro quadranti. La maggior parte delle lesioni centrali, l’obesità e la lassità
Manuale Merck
Invio psichiatrico
Medicina psicosomatica
Sindrome di Münchausen
Disturbo di somatizzazione
Disturbo di conversione
Ipocondria
Disturbo algico
Disturbi fobici
Disturbo ossessivo-compulsivo
Amnesia dissociativa
Fuga dissociativa
Disturbo di depersonalizzazione
Depressione
Disturbo distimico
Disturbi bipolari
Disturbo ciclotimico
Disfunzioni sessuali
Transessualismo
Parafilie
Feticismo
Pedofilia
Esibizionismo
Voyeurismo
Masochismo sessuale
Sadismo sessuale
Schizofrenia
Disturbo schizofreniforme
Disturbo schizoaffettivo
Disturbo delirante
Alcolismo
Dipendenza da oppiacei
Dipendenza da cocaina
Dipendenza da amfetamina
Dipendenza da allucinogeni
Uso di fenciclidina
Nitriti volatili
Anoressia nervosa
Bulimia nervosa
Manuale Merck
Per valutare la personalità del paziente, il medico deve prima di tutto ascoltarlo
con attenzione e mostrargli interesse in quanto persona. Un colloquio condotto
frettolosamente e con indifferenza, attraverso domande a risposta chiusa
(seguendo un algoritmo rigido di esame d’apparato), probabilmente indurrà il
paziente a nascondere le informazioni attinenti, piuttosto che aiutarlo a
comunicarle. La ricostruzione della storia di malattia con domande aperte, che
permettano al paziente di raccontarsi con parole sue, non porta via più tempo,
ma gli consente di descrivere le circostanze sociali associate al disturbo e di
manifestare le sue reazioni emotive.
Al paziente devono essere richieste informazioni sul suo retroterra sociale, sulla
sua anamnesi medica e psichiatrica, e sul suo adattamento alle diverse fasi del
ciclo vitale. Le caratteristiche dei suoi genitori e l’atmosfera familiare durante
l’infanzia sono elementi importanti, perché i tratti di personalità che influenzano il
modo in cui vengono fronteggiate le malattie e le avversità si formano in parte nei
primi stadi della vita. Le informazioni sul suo comportamento scolastico, sulle
modalità con cui ha affrontato la pubertà, l’adolescenza e i diversi ruoli familiari e
sociali, sulla stabilità e il rendimento lavorativi, sull’adattamento sessuale, sul tipo
di vita sociale e sulla qualità e stabilità del matrimonio, aiutano a valutare la
personalità del paziente. Il medico deve informarsi con tatto sull’uso o abuso di
alcol, sostanze stupefacenti e tabacco, sul comportamento alla guida e su
qualsiasi tendenza a comportamenti antisociali. È importante altresì valutare le
reazioni del paziente alle vicende ordinarie della vita, come fallimenti,
contrattempi, perdite, malattie precedenti.
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INVIO PSICHIATRICO
file:///F|/sito/merck/sez15/1851617a.html02/09/2004 2.03.41
Psichiatria e medicina
Manuale Merck
MEDICINA PSICOSOMATICA
(Medicina biopsicosociale)
Sommario:
Introduzione
Sintomi fisici che riflettono stati psichici
Reazioni psicologiche a un disturbo fisico
Molti pazienti con disturbi fisici cronici o ricorrenti sviluppano una depressione
che aggrava l’invalidità, instaurando in questo modo un circolo vizioso. Per
esempio, il graduale declino dello stato di salute dovuto alle alterazioni fisiche nel
morbo di Parkinson, nell’insufficienza cardiaca o nell’artrite reumatoide, può
portare a una reazione depressiva che riduce ulteriormente il senso di
benessere. In tali casi, un trattamento antidepressivo spesso migliora il quadro.
I pazienti con compromissioni funzionali gravi o con perdita di parti del corpo
(p. es., come esito di un infarto, di amputazioni di o traumi del midollo spinale)
presentano particolari difficoltà di valutazione. Vi è una distinzione sottile tra una
depressione clinica reattiva che richiede un trattamento psichiatrico tradizionale e
delle reazioni emozionali disforiche che possono anche essere estreme, ma sono
adeguate a un disturbo fisico dagli effetti devastanti. Queste ultime possono
comportare dei disturbi dell’umore oppure una costellazione di lutto,
demoralizzazione, ritiro e atteggiamenti regressivi; tendono a non avere una
risposta favorevole alla psicoterapia o agli antidepressivi, ma fluttuano a seconda
dello stato clinico del paziente e si riducono con il tempo se la riabilitazione é
efficace o se il paziente si adatta alla sua nuova condizione. Nei reparti di
riabilitazione, spesso il personale medico può diagnosticare una depressione
quando non é questo il problema, oppure può omettere la diagnosi quando
invece lo é. In tali situazioni la diagnosi differenziale è molto difficile ed è quindi
utile una consulenza da parte di uno psichiatra esperto nel trattamento dei
pazienti con disturbi fisici.
Manuale Merck
Sindrome di Münchausen
Sommario:
Introduzione
Terapia
All’inizio, e a volte per lungo tempo, questi pazienti vengono trattati in cliniche
mediche o chirurgiche. Tuttavia il disturbo è soprattutto di competenza
psichiatrica, dal momento che è qualcosa di più complesso di una semplice
simulazione disonesta di sintomi e si associa a gravi difficoltà della sfera emotiva.
I pazienti possono presentare caratteristiche di personalità fortemente istrioniche,
ma di solito sono intelligenti e pieni di risorse. Sanno come si finge una malattia e
conoscono nei minimi dettagli le procedure mediche. Sono diversi dai simulatori
perché, sebbene questo genere di inganni e simulazioni siano intenzionali, le
motivazioni per l’invenzione delle malattie e per la richiesta di aiuto sono in gran
parte inconsce.
Terapia
I pazienti con disturbo fittizio vanno messi di fronte alla diagnosi senza
insinuare in essi sensi di colpa o di biasimo. Il medico deve preservare lo status
di malattia legittima, pur indicando come la collaborazione tra medico e paziente
possa risolvere il problema di base. Spesso la risoluzione del quadro coinvolge
un familiare, con il quale il problema può essere descritto più adeguatamente
come un disturbo e non come un inganno; alla famiglia non va cioè comunicato il
meccanismo preciso del disturbo.
Manuale Merck
file:///F|/sito/merck/sez15/1861620.html02/09/2004 2.03.43
Disturbi somatoformi
Manuale Merck
DISTURBO DI SOMATIZZAZIONE
Sommario:
Introduzione
Sintomi
Diagnosi
Prognosi e terapia
Sintomi
Diagnosi
I criteri diagnostici specifici comprendono l’esordio dei fastidi fisici prima dei
30 anni, un’anamnesi di dolore a carico di almeno quattro diversi distretti
corporei, due o più sintomi gastrointestinali, almeno un sintomo a carico della
funzione sessuale o riproduttiva e almeno un sintomo neurologico (escluso il
dolore). La diagnosi é suffragata dalla natura teatrale dei disturbi e dal
comportamento esibizionistico, dipendente, manipolativo e a volte suicida del
paziente. I disturbi di personalità, in particolare l’istrionico, il borderline e
l’antisociale (v. Cap. 191), sono spesso associati al disturbo di somatizzazione.
Prognosi e terapia
Manuale Merck
DISTURBO DI CONVERSIONE
Sommario:
Introduzione
Sintomi e diagnosi
Terapia
Sintomi e diagnosi
Terapia
Manuale Merck
IPOCONDRIA
Sommario:
Sintomi e diagnosi
Prognosi e terapia
Sintomi e diagnosi
Prognosi e terapia
file:///F|/sito/merck/sez15/1861623a.html02/09/2004 2.03.45
Disturbi somatoformi
Manuale Merck
DISTURBO ALGICO
(Dolore psicogeno)
Sommario:
Introduzione
Sintomi segni e diagnosi
Terapia
Terapia
Una valutazione clinica accurata da parte di un medico che abbia una buona
relazione con il paziente, seguita da una valida rassicurazione, può essere
sufficiente. A volte, è efficace evidenziare in maniera empatica il rapporto con un
evidente agente stressante psicosociale. Tuttavia, molti pazienti vanno incontro a
problemi cronici il cui trattamento è molto problematico. I pazienti sono simili a
quelli con disturbo di conversione (v. sopra). Essi sono riluttanti ad associare il
proprio problema agli agenti stressanti psicosociali e rifiutano qualsiasi forma di
psicoterapia. Tendono inoltre a richiedere una relazione di dipendenza, che di
solito comporta un’invalidità a lungo termine e il bisogno di una cura continuativa.
Si fanno visitare da molti medici con il manifesto desiderio di trovare un cura, ma
richiedono un trattamento fisico per un disturbo che non é fisico. Rivalutazioni
accurate e regolari da parte di un medico motivato, dotato di empatia, che si
mantenga attento alla possibilità che si sviluppi un disturbo fisico significativo pur
proteggendo il paziente da procedure non necessarie e potenzialmente costose o
pericolose, offrono la migliore speranza di una palliazione a lungo termine.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Sintomi
Diagnosi e terapia
Sintomi
Diagnosi e terapia
Dato che i soggetti affetti da questo disturbo sono riluttanti a rivelarne i sintomi,
esso può passare inosservato per anni. È distinguibile dalle normali
preoccupazioni per l’aspetto fisico perché fa perdere tempo, causa una
sofferenza significativa e compromette il funzionamento.
I dati sugli esiti dei trattamenti sono molto limitati. Alcune evidenze preliminari
indicano che possono essere di giovamento gli inibitori selettivi della ricaptazione
della serotonina, come la clomipramina e la fluoxetina.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Eziologia
Sintomi e diagnosi
Tutti gli uomini provano paura e ansia. La paura è una risposta emozionale,
fisiologica e comportamentale alla percezione di una minaccia esterna (p. es., un
intruso, un’automobile che sfugge al controllo). L’ansia è uno stato emotivo
spiacevole; le sue cause sono meno chiare. L’ansia è spesso accompagnata da
alterazioni fisiologiche e da comportamenti simili a quelli causati dalla paura.
I disturbi d’ansia sono più comuni di ogni altro tipo di disturbo psichiatrico.
Tuttavia, spesso non vengono riconosciuti e di conseguenza non vengono curati.
Eziologia
Le cause dei disturbi d’ansia non sono completamente note, ma sono implicati
fattori fisiologici e psicologici. Dal punto di vista fisiologico, tutti i pensieri e i
sentimenti possono essere concepiti come risultanti da processi elettrochimici
cerebrali; tuttavia ciò dice poco sulle complesse interazioni tra i più di 200
neurotrasmettitori e neuromodulatori del cervello, nonché sull’ansia e sullo stato
di allarme normale e patologico. Dal punto di vista psicologico, l’ansia è
considerata una risposta ad agenti stressanti ambientali, come l’interruzione di
una relazione significativa o l’esposizione a un disastro potenzialmente letale.
I disturbi d’ansia possono essere dovuti a un disturbo fisico oppure all’uso di una
sostanza legale o illecita (v. oltre). Per esempio, l’ipertiroidismo oppure l’uso di
corticosteroidi o cocaina possono produrre segni e sintomi identici a quelli di
alcuni disturbi d’ansia primari.
Sintomi e diagnosi
La diagnosi di uno specifico disturbo d’ansia si basa in larga parte sui suoi segni
e sintomi caratteristici. Un’anamnesi familiare di disturbi d’ansia (eccetto il
disturbo post-traumatico da stress) è d’aiuto, poiché molti pazienti sembrano
ereditare una predisposizione agli stessi disturbi d’ansia da cui sono affetti i
propri familiari, così come una vulnerabilità generale ad altri disturbi d’ansia.
I disturbi d’ansia vanno distinti dall’ansia che si manifesta in molti altri disturbi
psichiatrici, poiché essi rispondono a trattamenti specifici differenti.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Sintomi, segni e diagnosi
Terapia
Gli attacchi di panico sono frequenti, dato che colpiscono ogni anno più di un
terzo della popolazione. La maggior parte della persone guarisce senza terapia;
una minoranza sviluppa un disturbo da attacchi di panico. Questo disturbo è raro,
poiché colpisce meno dell’1% della popolazione secondo stime di prevalenza a
6 mesi. Di solito esordisce nella tarda adolescenza o nella prima età adulta e ha
un’incidenza da due a tre volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini.
Terapia
file:///F|/sito/merck/tabelle/18701.html02/09/2004 2.03.48
Manuale Merck - Tabella
Emivita, metaboliti
Dose iniziale compresi (h)†
Farmaco ordinaria (mg)*
Alprazolam 0,25-0,5tid 6-27
file:///F|/sito/merck/tabelle/18702.html02/09/2004 2.03.49
Disturbi d'ansia
Manuale Merck
DISTURBI FOBICI
Sommario:
Introduzione
AGORAFOBIA
Sintomi e segni
Prognosi e terapia
FOBIE SPECIFICHE
Sintomi e segni
Terapia
FOBIA SOCIALE
Sintomi e segni
Terapia
I soggetti con una fobia evitano tali situazioni o stimoli, oppure li sopportano solo
con grande disagio. Tuttavia conservano l’autoconsapevolezza e riconoscono il
carattere eccessivo della propria ansia.
AGORAFOBIA
Sintomi e segni
"Agorafobia", alla lettera, significa paura della piazza (agorà) o degli spazi aperti.
Più specificamente l’agorafobia comporta un’ansia anticipatoria verso le
situazioni in cui una persona può essere intrappolata senza una via d’uscita in
caso di insorgenza dell’ansia, e il desiderio di evitare tali situazioni. Per le
persone con agorafobia, quindi, risulta difficile fare la fila in banca o alle casse
dei supermercati, sedere in mezzo a una lunga fila di posti a teatro o a scuola e
usare i trasporti pubblici come l’autobus o l’aereo. Alcuni soggetti sviluppano
l’agorafobia in seguito a un attacco di panico verificatosi in una tipica situazione
agorafobica. Altri si sentono semplicemente a disagio in tale situazione, nella
quale possono non manifestare mai attacchi di panico, o averli solo
successivamente. L’agorafobia interferisce spesso con il funzionamento e se è
abbastanza grave si può arrivare a restare confinati in casa.
Prognosi e terapia
FOBIE SPECIFICHE
Le fobie specifiche sono i più frequenti disturbi d’ansia ma spesso sono meno
importanti degli altri. Ne é affetto il 7% delle donne e il 4,3% degli uomini secondo
stime di prevalenza a 6 mesi.
Sintomi e segni
Alcune fobie specifiche causano inconvenienti lievi (p. es., la paura dei serpenti
in una persona che abita in città, fino a che non viene invitata a un’escursione in
un’area dove vivono serpenti). Tuttavia, alcune fobie interferiscono gravemente
con il funzionamento (p. es., la paura dei luoghi chiusi come gli ascensori, in un
soggetto che deve lavorare al piano più alto di un grattacielo).
Alcune fobie specifiche (p. es., degli animali, del buio, o degli estranei) insorgono
nell’infanzia e molte scompaiono successivamente senza trattamento. Altre
(p. es., la fobia dei temporali, dell’acqua, dell’altezza, del volo, o dei posti chiusi)
si manifestano tipicamente in età successiva. La fobia del sangue, delle iniezioni
o delle ferite si manifesta in grado variabile in almeno il 5% della popolazione. I
soggetti con questa fobia, a differenza di quelli con altre fobie o disturbi d’ansia,
possono svenire davvero, perché un riflesso vasovagale eccessivo produce
bradicardia e ipotensione ortostatica. Molte persone con disturbi d’ansia
iperventilano e si sentono svenire a causa di alterazioni dei livelli di gas ematici,
ma non svengono praticamente mai.
Terapia
FOBIA SOCIALE
Le fobie sociali colpiscono l’1,7% delle donne e l’1,3% degli uomini secondo
stime di prevalenza a 6 mesi. Tuttavia, studi epidemiologici più recenti
suggeriscono una prevalenza sostanzialmente maggiore nel corso della vita, di
circa il 13%. Gli uomini hanno maggiori probabilità delle donne di essere affetti
dalla forma più grave di ansia sociale, ovvero il disturbo di evitamento di
personalità (v. Cap. 191).
Sintomi e segni
Un certo grado di ansia nelle situazioni sociali è normale, ma i soggetti con fobia
sociale sono così ansiosi che evitano le situazioni sociali in cui la fobia si
manifesta, oppure le sopportano con grande disagio. Quasi sempre sono
consapevoli della propria ansia rispetto all’imbarazzo o all’umiliazione, evidenti
nel momento in cui l’interazione o la prestazione sociale non soddisfi le loro
aspettative.
Alcune fobie sociali sono specifiche, e causano ansia solo quando la persona
deve svolgere un’attività in pubblico. La stessa attività, se svolta da soli, non
produce ansia. Le situazioni in cui la fobia sociale è comune comprendono:
parlare in pubblico, recitare in una rappresentazione teatrale, suonare uno
strumento musicale. Anche mangiare in compagnia, firmare come testimoni o
usare i bagni pubblici possono essere considerate come prestazioni pubbliche. I
soggetti con fobia sociale hanno paura che la propria prestazione sembri
eccessiva o inadeguata. Spesso tale preoccupazione coincide con la paura che
l’ansia diventi visibile sotto forma di sudorazione, rossore, vomito o tremori (a
volte sotto forma di voce tremula), oppure che si possa perdere il filo dei propri
pensieri o non essere in grado di trovare le giuste parole per esprimersi. Il tipo
più generalizzato di fobia sociale produce ansia in molte situazioni sociali.
Alcune persone sono timide per natura e la loro timidezza infantile diviene più
tardi fobia sociale. Altri sperimentano per la prima volta un’ansia sociale
significativa intorno al periodo della pubertà. Una volta manifestatasi, la fobia
sociale senza trattamento spesso si cronicizza e molte persone evitano del tutto
le attività sociali desiderate.
Terapia
Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (p. es., la sertralina), gli
inibitori delle monoaminossidasi (p. es., la fenelzina) e le benzodiazepine (il
clonazepam è quello maggiormente studiato) sono efficaci. Molte persone usano
l’alcol come lubrificante sociale e una minoranza di essi ne diviene così
dipendente che l’abuso e la dipendenza da questa sostanza si fanno problematici.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Terapia
Sintomi e segni
Terapia
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Terapia
La prevalenza nel corso della vita è almeno dell’1% e nelle popolazioni ad alto
rischio, come i reduci di guerra o le vittime di violenza criminale, è riportata una
prevalenza tra il 3 e il 58%.
Sintomi e segni
Quando accadono cose terribili, alcune persone ne restano colpite per lungo
tempo. In seguito, l’evento traumatico è rivissuto più volte, di solito nel corso di
incubi o "flashback" (scene retrospettive). Il soggetto evita costantemente gli
stimoli associati al trauma e ha un ottundimento della responsività generale agli
stimoli, come meccanismo per controllare i sintomi di una reazione d’allarme
crescente. I sintomi depressivi sono frequenti. A volte l’esordio dei sintomi è
ritardato, verificandosi dopo molti mesi o anche anni dall’evento traumatico. Se il
disturbo post-traumatico da stress è presente per più di 3 mesi, viene considerato
cronico. Anche se non viene trattato, il disturbo spesso migliora senza
scomparire; tuttavia alcuni soggetti restano gravemente invalidati.
Terapia
Manuale Merck
file:///F|/sito/merck/sez15/1871631a.html02/09/2004 2.03.52
Disturbi d'ansia
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Terapia
Sintomi e segni
Terapia
Anche il buspirone è efficace per alcuni pazienti, sebbene i suoi effetti abbiano
inizio dopo almeno 2 sett., laddove le benzodiazepine fanno effetto in pochi
minuti. Il buspirone non produce dipendenza. Anche alcuni antidepressivi sono
efficaci.
Manuale Merck
L’ansia può essere secondaria a disturbi fisici, come disturbi neurologici (p. es.,
traumi cerebrali, infezioni, disturbi dell’orecchio interno), disturbi cardiovascolari
(p. es., insufficienza cardiaca, aritmie), disturbi endocrini (p. es., iperattività delle
ghiandole surrenali o della tiroide) e disturbi respiratori (p. es., asma, malattie
polmonari croniche ostruttive). Può essere causata anche dall’uso di sostanze
come alcol, stimolanti, caffeina, cocaina, svariati farmaci prescrivibili. Inoltre,
l’astinenza da sostanze si associa di solito ad ansia.
Il trattamento deve essere diretto alle cause primitive piuttosto che ai sintomi
ansiosi secondari. Se l’ansia persiste dopo che il disturbo fisico è stato trattato
nella maniera più efficace possibile, oppure dopo che la sostanza che la
provocava è stata sospesa da un tempo sufficiente perché i sintomi di astinenza
siano scomparsi, vi è l’indicazione per il trattamento dell’ansia con i farmaci
adeguati, con la terapia comportamentale o con la psicoterapia.
file:///F|/sito/merck/sez15/1871632.html02/09/2004 2.03.53
Disturbi dissociativi
Manuale Merck
I disturbi dissociativi di solito sono associati a uno stress insopportabile, che può
essere causato da eventi di vita traumatici, da incidenti o da disastri vissuti in
prima persona o di cui si è stati testimoni, oppure da un conflitto interiore
intollerabile che costringe la mente a separarsi da informazioni e sentimenti
incompatibili o inaccettabili.
file:///F|/sito/merck/sez15/1881632.html02/09/2004 2.03.54
Disturbi dissociativi
Manuale Merck
AMNESIA DISSOCIATIVA
Sommario:
Introduzione
Eziologia
Sintomi e diagnosi
Prognosi e terapia
Sono caratteristici uno o più episodi di vuoti di memoria, che coprono da pochi
minuti a poche ore o giorni. Qualcuno dimentica alcuni, ma non tutti, gli eventi di
un certo periodo; altri non riescono a ricordare anni interi o tutta la propria vita, o
dimenticano le cose man mano che si verificano. Di solito il periodo di tempo
dimenticato ha confini netti. La maggior parte dei pazienti è consapevole di aver
"perso del tempo", ma alcuni hanno un’"amnesia per l’amnesia" e si rendono
conto del tempo perduto solo quando trovano le prove di aver fatto cose che non
ricordano, o se vengono costretti a prenderne atto.
Eziologia
Sintomi e diagnosi
Prognosi e terapia
Manuale Merck
FUGA DISSOCIATIVA
Sommario:
Introduzione
Eziologia
Sintomi e diagnosi
Prognosi e terapia
La fuga può durare da alcune ore a sett. o mesi, occasionalmente più a lungo.
Durante la fuga, il soggetto può sembrare normale e non attrarre l’attenzione.
Può assumere un nome, un’identità e un domicilio nuovi e può intraprendere
interazioni sociali complesse. Tuttavia, a un certo punto, i dubbi sulla propria
identità o il ritorno all’identità originale possono dare al soggetto la
consapevolezza dell’amnesia o provocargli disagio.
La prevalenza della fuga dissociativa è stata stimata allo 0,2%, ma è molto più
frequente in concomitanza di guerre, incidenti e disastri naturali. I soggetti con
disturbo dissociativo dell’identità (v. oltre) spesso manifestano comportamenti di
fuga.
Eziologia
Le cause sono simili a quelle dell’amnesia dissociativa (v. sopra), con alcuni
fattori addizionali. La fuga viene spesso ritenuta una simulazione, perché può
sottrarre il soggetto alla responsabilità delle proprie azioni, può liberarlo da
determinate responsabilità, oppure può ridurre la sua esposizione a un rischio
(come l’assegnazione a un lavoro pericoloso). Molte fughe rappresentano la
soddisfazione di un desiderio nascosto. Per esempio, un dirigente con problemi
finanziari può abbandonare la sua vita frenetica e andare a vivere come
contadino in campagna. La fuga può sottrarre il paziente a una situazione
imbarazzante o a uno stress intollerabile, oppure può essere legata a problemi di
rifiuto o separazione. Per esempio, la fuga può in realtà voler dire: "Non sono io
quello che ha scoperto che la propria moglie è infedele". Alcune fughe sembrano
proteggere il soggetto da impulsi di suicidio o di omicidio.
Sintomi e diagnosi
Una fuga viene riconosciuta di rado mentre è in corso. Viene sospettata quando
un soggetto appare confuso circa la propria identità o perplesso sul proprio
passato, oppure polemizza quando gli viene contestata la sua nuova identità o
l’assenza di un’identità. A volte la fuga non può essere diagnosticata fino a
quando il soggetto non torna improvvisamente alla sua identità pre-fuga e si
sente a disagio ritrovandosi in circostanze non familiari. La diagnosi viene di
solito posta retrospettivamente, basandosi sull’anamnesi documentata delle
circostanze precedenti il viaggio, sul viaggio stesso e sulla creazione di una vita
parallela. Sebbene la fuga dissociativa possa recidivare, i pazienti con fughe
frequenti ed evidenti di solito hanno un disturbo dissociativo dell’identità (v. oltre).
Prognosi e terapia
Nei rari casi in cui il soggetto è ancora in stato di fuga, è importante recuperare
informazioni sulla sua vera identità (possibilmente con l’aiuto delle forze
dell’ordine e del personale dei servizi sociali), ricostruire il motivo per cui tale
identità è stata abbandonata e facilitarne la riacquisizione.
Il trattamento prevede i metodi usati per l’amnesia dissociativa (v. sopra), come
l’ipnosi o il colloquio con induzione farmacologica. Tuttavia, gli sforzi per
recuperare i ricordi del periodo di fuga spesso non hanno successo. Lo psichiatra
può aiutare la persona a esplorare gli schemi interiori e interpersonali attraverso
cui vengono gestiti i tipi di situazioni, di conflitti e di stati d’animo che hanno
scatenato la fuga, per prevenire un ulteriore comportamento di questo tipo.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Eziologia
Sintomi e segni
Diagnosi
Prognosi
Terapia
Eziologia
Sintomi e segni
Diagnosi
Prognosi
I pazienti possono essere divisi in tre gruppi rispetto alla prognosi. Quelli del
primo gruppo hanno sintomi prevalentemente dissociativi e caratteristiche post-
traumatiche, hanno un funzionamento generalmente buono e di solito guariscono
completamente con un trattamento specifico. Quelli del secondo gruppo hanno
sintomi di altri disturbi psichiatrici gravi, come disturbi di personalità, dell’umore,
del comportamento alimentare e da abuso di sostanze. Questi ultimi migliorano
più lentamente e il trattamento può essere meno efficace oppure più lungo e più
problematico. I pazienti del terzo gruppo non solo hanno una psicopatologia
grave concomitante, ma restano anche strettamente legati alle persone da cui
avrebbero subito abuso. Il trattamento è spesso lungo e confuso e ha lo scopo di
ridurre e alleviare i sintomi, piuttosto che di conseguire l’integrazione delle
personalità. A volte la terapia aiuta anche i pazienti con la prognosi più
sfavorevole a fare rapidi progressi verso la guarigione.
Terapia
Manuale Merck
DISTURBO DI DEPERSONALIZZAZIONE
Sommario:
Introduzione
Sintomi e diagnosi
Prognosi e terapia
Sintomi e diagnosi
I pazienti hanno una percezione distorta di loro stessi, del proprio corpo e della
propria vita, che li fa sentire a disagio. Il soggetto può sentirsi come un automa o
come in un sogno. Spesso i sintomi sono transitori e si manifestano insieme
all’ansia, al panico o a sintomi fobici. Tuttavia, i sintomi possono essere cronici e
perdurare o recidivare per molti anni. I pazienti spesso descrivono con grande
difficoltà i loro sintomi e possono temere o credere che i sintomi significhino che
stanno impazzendo. Il paziente spesso si sente irreale e può sentire anche il
mondo come irreale e simile a un sogno.
La diagnosi viene posta sulla base dei sintomi. Il medico deve escludere disturbi
fisici, abuso di sostanze e altri disturbi dissociativi. È utile eseguire i test
psicologici e le interviste specifiche.
Prognosi e terapia
Una guarigione completa è possibile per molti pazienti, specialmente per quelli i
cui sintomi si manifestano in occasione di fattori stressanti che possono essere
affrontati nel trattamento. Altri pazienti non rispondono in modo soddisfacente al
trattamento, ma possono migliorare gradualmente in modo spontaneo.
Manuale Merck
(Disturbi affettivi)
Sommario:
Introduzione
Epidemiologia
Eziologia
Rischio di suicidio
Diagnosi
La tristezza e la gioia fanno parte della vita quotidiana e vanno distinte dalla
depressione clinica e dall’euforia patologica. La tristezza, o depressione normale,
è una risposta universale dell’uomo alle sconfitte, alle delusioni e ad altre
avversità; tale risposta può essere di tipo adattativo, permettendo un ritiro che
preservi le risorse interiori. La depressione passeggera ("blues") si può avere
come reazione ad alcune festività o anniversari significativi, durante la fase
premestruale e nelle prime 2 sett. dopo un parto. Tali reazioni non sono anormali,
ma le persone predisposte alla depressione possono scompensarsi proprio in
questi periodi.
Epidemiologia
Eziologia
Gli eventi stressanti che scatenano gli episodi di un disturbo affettivo possono
Sebbene possano essere affetti da una depressione clinica i soggetti con ogni
tipo di personalità, questa é più comune nelle persone con temperamento
predisposto alla distimia e alla ciclotimia. La depressione monopolare é di
insorgenza più probabile nelle persone con introversione e tendenze ansiose.
Tali persone spesso non hanno le abilità sociali necessarie per adattarsi a
richieste vitali significative e guariscono con difficoltà da un episodio depressivo.
Le persone con disturbo bipolare tendono a essere estroverse e competitive;
utilizzano spesso l’attività come mezzo per combattere la depressione.
Il fatto che il sesso femminile sia un fattore di rischio per depressione viene
solitamente spiegato con la presunta natura maggiormente affiliativa delle donne,
con i loro tratti di dipendenza e con l’impossibilità di controllare il loro destino
nelle società maschiliste. Tuttavia, anche fattori di vulnerabilità biologica risultano
rilevanti. Avere due cromosomi X è un fattore importante nei disturbi bipolari, se
in essi è implicato un linkage-X dominante. In confronto agli uomini, le donne
hanno livelli più elevati di monoaminossidasi (l’enzima che degrada i
neurotrasmettitori considerati importanti per l’umore). La funzionalità tiroidea è
più spesso alterata nelle donne. Le donne possono usare contraccettivi orali
contenenti progesterone, ritenuto una sostanza depressogena, e subire
alterazioni endocrine premestruali e post-partum. Le donne depresse
manifestano con maggiore probabilità lo stile di personalità introverso,
rimuginante-inibito tipico dei disturbi monopolari, mentre gli uomini depressi
hanno con più probabilità lo stile estroverso, orientato all’azione, tipico dei
disturbi bipolari.
I riscontri emergenti sui disturbi non affettivi e sui farmaci che producono
depressione suggeriscono che la patogenesi di tutti i disturbi dell’umore forma un
continuum, e che la distinzione tra disturbi dell’umore primari e secondari è
arbitraria. Tutti i pazienti che soddisfano i criteri per un disturbo dell’umore
devono essere trattati a prescindere da quali altri disturbi siano presenti e a
prescindere da quanto la depressione appaia comprensibile alla luce del disturbo
di base.
Rischio di suiicidio
70% dei suicidi. Il suicidio, che ha la maggiore incidenza nei giovani e negli
anziani che non hanno un buon supporto sociale, tende a verificarsi entro 4-
5 anni dal primo episodio clinico. I periodi maggiormente a rischio sono la fase
precoce di remissione della depressione (quando l’attività psicomotoria sta
tornando normale, ma l’umore è ancora flesso), gli stati misti bipolari, la fase
premestruale e gli anniversari personali significativi (v. anche Cap. 190). Anche
l’abuso concomitante di alcol e di sostanze accresce il rischio di suicidio. Una
disfunzionalità serotoninergica sembra essere uno dei fattori biochimici implicati
nel suicidio; la profilassi con litio (che stabilizza il sistema serotoninergico) è
efficace per la sua prevenzione.
Diagnosi
La diagnosi si basa sul quadro sintomatologico (v. Tab. 189-2), sul decorso,
sull’anamnesi familiare e sulla risposta a volte inequivocabile ai trattamenti
somatici. Devono essere escluse cause mediche o neurologiche secondarie,
soprattutto dopo i 40 anni.
Anche la distinzione tra disturbi dell’umore e disturbi di personalità gravi (p. es.,
personalità borderline) può essere difficile, specialmente quando il disturbo
dell’umore ha un decorso cronico o intermittente (come p. es., la distimia, la
ciclotimia o il disturbo bipolare di tipo II). Un decorso precedente con
manifestazioni affettive, specialmente se bifasiche, e un’anamnesi familiare di
disturbi dell’umore vanno a supporto della diagnosi. Alcuni esami di laboratorio
(soprattutto la latenza REM e la stimolazione con TRH) sono simili nei pazienti
con disturbo di personalità borderline e in quelli con disturbi dell’umore; questa
analogia può voler dire che i due disturbi sono correlati o che questi test non
sono utili alla diagnosi differenziale. Alcuni esperti ritengono che almeno alcune
forme di disturbo borderline di personalità rappresentino una variante di un
disturbo dell’umore, ma questa teoria è controversa. Per i pazienti giovani che
hanno un decorso tempestoso e impulsivo che potrebbe culminare in gravi
tentativi di suicidio, si raccomanda un tentativo con farmaci timolettici e
stabilizzanti dell’umore, condotto da personale esperto in un setting controllato
(un ospedale o una clinica per disturbi dell’umore).
Morbo di Addison
Morbo di Cushing
Diabete mellito
Iperparatiroidismo
Ipopituitarismo
Mediche generali Malattia ostruttiva coronarica
Fibromialgia
Epatite virale
Polmonite virale
Neoplastiche Cancro della testa del pancreas
Carcinomatosi disseminata
Neurologiche Crisi parziali complesse (del lobo Crisi parziali complesse (del lobo
temporale) temporale)
Anemia perniciosa
Farmacologiche Astinenza da amfetamina Amfetamine, metilfenidato
Steroidi Steroidi
Barbiturici Cocaina
Reserpina
Tallio, mercurio
Vincristina, vinblastina
Psichiatriche Alcolismo e altri disturbi da uso di sostanze
Personalità antisociale
Disturbi schizofrenici
Fosforico
Contatto cutaneo od oculare:
sciacquare abbondantemente con
Nitrico acqua per 15min
Polveri detergenti
Idrossido di potassio
(potassa)
Triossido di cromo
Alcol metilico (metanolo, alcol di Elevata tossicità con 60-250ml Bicarbonato di sodio EV per
legno) (2-8 oz) negli adulti, 8-10ml (2 combattere l'acidosi; etanolo al
cucchiaini) nei bambini; periodo 10% in soluzione glucosata al 5%
Anticongelanti di latenza 12-18h; cefalea, EV; dose di carico iniziale di
astenia, crampi agli arti inferiori, etanolo di 0,7g/kg infusa in 1h per
vertigini, convulsioni, inibire il metabolismo dell'etanolo,
Combustibili solidi in scatola
abbassamento della vista, seguita da 0,1-0,2g/kg/h per
ipoventilazione mantenere un livello ematico di
Solvente per vernici etanolo di 100mg/dl (22 mmol/l);
eventuale impiego di fomepizolo
Vernici (v. Glicol etilenico); emodialisi
Ammoniaca gassosa Irritazione degli occhi e del tratto Sciacquare gli occhi per 15min
respiratorio; tosse, senso di con acqua corrente o soluzione
soffocamento; dolore salina; non eseguire lavanda
addominale gastrica né indurre emesi; in caso
di tossicità grave, O2 a pressione
positiva per trattare l'edema
polmonare; assistenza
respiratoria
Ammoniaca in soluzione acquosa (idrossido di ammonio): v. Acidi e alcali
Ammonio carbonato: v. Acidi e alcali
Ammonio fluoruro: v. Fluoruri
Amobarbital: v. Barbiturici
Anilide: v. Acetanilide
Anticoagulanti Prolungamento del tempo di Osservazione in caso di
protrombina dopo dosi ripetute ingestione singola nei bambini;
Dicumarolo negli adulti, misurazione del
tempo di protrombina per
eventuale terapia con vitaminaK
Warfarin
Warfarinici
Vincristina
>50 altri
Clozapina
Risperidone
Soluzione di Donovan
Soluzione di Fowler
Verde di Parigi
Composti dell'antimonio
Stibofene
Tartaro emetico
Sostanze depilatorie
Toluolo
Xilene
Benzolo: v. Benzene
Bicloruro di mercurio: v. Mercurio
Calomelano: v. Mercurio
Candeggina: v. Ipocloriti
Canfora Alito con odore di canfora, Emesi con ipecacuana (evitare se
cefalea, confusione mentale, le convulsioni sono imminenti),
Oli canforati delirio, allucinazioni, convulsioni, carbone attivo o lavanda gastrica;
coma di azepam per prevenire e trattare
le convulsioni; assistenza
respiratoria; è in via di
sperimentazione la dialisi lipidica
Cantaridi Irritazione della cute e delle Evitare l'ingestione di oli; emesi
membrane mucose, vescicole; con ipecacuana; assistenza
Cantaridina nausea, vomito, diarrea ematica; respiratoria; trattare le
dolore urente al dorso e in sede convulsioni; mantenere il bilancio
uretrale; depressione idrico; non esiste un antitodo
Mosca spagnola
respiratoria; convulsioni, coma; specifico
aborto, menorragia
Captano: v. Idrocarburi clorurati
Carbamati Effetti tossici da lievi a gravi; V. Organofosfati, tranne per la
simili a quelli degli organofosfati pralidossima
Aldicarb
Bendiocarb
Benomyl
Carbarile
Carbofuran
Fenothiocarb
Methiocarb
Methomyl
Oxamyl
Propoxur
Clorpromazina: v. Fenotiazina
Clorpropamide: v. Ipoglicemizzanti orali
Cloruro di cobalto: v. Ossidi di azoto
Cloruro di idrogeno: v. Ossidi di azoto
Cloruro di mercurio: v. Mercurio
Cobalto: v. Tab.307-2
Cobalto, cloruro: v. Ossidi di azoto
Digitale, digitossina, digossina: v. la trattazione della digitale sotto Terapia farmacologica della disfunzione
sistolica nel Cap.203
Diidrossicumarina: v. Warfarin
Dilan: v. Idrocarburi clorurati
Dimethoate: v. Organofosfati
Dinitrobenzene: v. Nitrobenzene
Dinitro-o-cresolo Stanchezza, sete, arrossamenti Emesi; lavanda gastrica, terapia
cutanei; nausea, vomito, dolore infusionale; O2; prevedere la
Erbicidi addominale; iperpiressia, tossicità epatica e renale; non
tachicardia, perdita di coscienza; esiste un antidoto specifico;
dispnea, arresto respiratorio; sciacquare la cute con detergenti
Pesticidi
assorbimento attraverso la cute
Etere di petrolio
Nafta
Oli lubrificanti
Olio combustibile
Spiritiminerali
Disulfoton: v. Organofosfati
Diuretici mercuriali: v. Mercurio
Doxepina: v. Antidepressivi triciclici
Endosulfan: v. Idrocarburi clorurati
Endrin: v. Idrocarburi clorurati
Erbicidi: v. Arsenico e antimonio; Dinitro-o-cresolo
Eroina: v. Narcotici
Esaclorocicloesano: v. g-Benzene esacloruro
Esaetiltetrafosfato: v. Organofosfati
Eserina: v. Fisostigmina
Esfenvalerato: v. Piretroidi
Esplosivi: v. Bario, composti (fuochi d'artificio); Ossidi di azoto
Etanolo: v. Alcol etilico
Etere: v. Cloroformio
Etere di petrolio: v. Distillati del petrolio
Ethion: v. Organofosfati
Etilico, alcol: v. Alcol etilico
Famphur: v. Organofosfati
FANS Nausea, vomito (in caso di Emesi, lavanda gastrica o
sovradosaggi notevoli, v. la carbone attivo nei casi gravi;
Ibuprofene trattazione dell'acidosi sotto osservazione clinica e misure di
Disturbi dell'equilibrio acido-base supporto
nel Cap.12)
Fave (favismo): v. Avvelenamento da sostanze chimiche alimentari nel Cap.28
Fenciclidina (PCP) "Assenza", incoscienza; Trasferire in ambiente tranquillo;
ipertensione la vanda gastrica prolungata;
propranololo e diazepam
Fenacetina: v. Acetanilide
Fenilpropanolamina Nervosismo, irritabilità, Terapia di supporto; diazepam;
ipertensione e altri effetti fentolamina (5mg) o nitroprussiati
simpaticomimetici per l'ipertensione
Fenmetrazina: v. Amfetamine
Fenobarbital: v. Barbiturici
Guaiacolo
Naftoli
Chlorothalonil
Clordano
DDD (2-dicloroetano)
DDT (clorofenotano)
Dicofol
Dieldrin
Dienochlor
Dilan
Endosulfan
Endrin
Heptachlor
Lindano
Metossicloro
Perclordecone
Prolan
Toxafene
Paroxetina
Sertralina
Mertiolato
Sublimato corrosivo
Vapori di mercurio
Gas illuminante
Morfina: v. Narcotici
Nafta: v. Distillati del petrolio
Naftalene (v. anche Paradiclo Ingestione: crampi addominali, Ingestione: emesi con
robenzene) nausea, vomito; cefalea, ipecacuana, lavanda gastrica;
confusione mentale; disuria; emotrasfusione in caso di emolisi
Antitarme emolisi intravascolare; grave; alcalinizzare le urine per
convulsioni; anemia emolitica nei l'emoglobinuria; controllare le
soggetti con deficit di G6PD convulsioni
Naftalina
Metadone
Morfina
Oppio
Propossifene
Neostigmina: v. Fisostigmina
Nichel: v. Tab.307-2
Nicotina: v. Tabacco
Nitrati: v. Clorati
Nitrato di argento: v. Argento, sali
Nitrico, acido: v. Acidi e alcali
Nitriti Metaemoglobinemia, cianosi, Emesi con ipecacuana, lavanda
anossia, disturbi GI, vomito, gastrica; O2; per la
Nitrito di amile cefalea, vertigini, ipotensione, metaemoglobinemia, blu di
insufficienza respiratoria, coma metilene all'1% 1- 2mg/kg EV
Nitrito di butile lentamente; in caso di
metaemoglobina >40%,
trasfusione con sangue intero
Nitrito di potassio
Nitrito di sodio
Nitroglicerina
Nitroglicerina: v. Nitriti
Nitroso, ossido: v. Cloroformio
Nortriptilina: v. Antidepressivi triciclici
Octametil pirofosforamide: v. Organofosfati
Oli: v. Acetalinide (olio di anilina); Distillati del petrolio (olio combustibile, oli lubrificanti)
Oli lubrificanti: v. Distillati del petrolio
Olio combustibile: v. Distillati del petrolio
Olio di Gaulteria: v. Avvelenamento da aspirina e altri salicilati nel Cap.263
Olio di mandorle amare artificiale: v. Nitrobenzene
Oppio: v. Narcotici
Diazinon
Diclorvos
Dimetoato
Disulfoton
Ethion
Famphur
Fenthion
Forato
Fosdrin
Fosmet
Gas nervini
Esaetiltetrafosfato
Isofenfos
Malathion
Methidathion
Metil parathion
Naled
Octametil pirofosforamide
Ossidemeton-metile
Parathion
Pirimifos-metile
Temefos
Terbufos
Tetraclorvinfos
Triclorfon
Oro, sali: v. oro nella Tab.307-2 e composti dell'oro nella Terapia dell'artrite reumatoide nel Cap.50
Ossalati:v. Acido ossalico
Ossalico, acido: v. Acido ossalico
Ossidi di azoto (v. anche Cloro, Sintomatologia ad esordio Riposo a letto: O2 appena com
Diossido di zolfo, Solfuro di ritardato, salvo in caso di paiono i sintomi; in caso di
idrogeno e Cap.75) concentrazioni elevate; altri gas eccessiva secrezione schiumosa
irritanti danno sintomi di polmonare: aspirazione,
Cloruro di cobalto avvertimento (bruciore locale a drenaggio posturale,
livello delle mucose oculari, tracheostomia; prednisone 30-
nasali e faringee; astenia, tosse, 80mg/die (adulti) o
Cloruro di idrogeno
dispnea, edema polmonare; più desametasone 1mg/m2 ASC
tardi, bronchite, polmonite) (bambini) per prevenire la fibrosi
Contaminanti dell'aria che
polmonare
formano ossidanti
atmosferici; liberati dai
combustibili dei missili, dagli
esplosivi e dai rifiuti agricoli
Fluoro
Fluoruro di idrogeno
Paracetamolo (v. anche Iniziale: spesso asintomatico; Emesi; lavanda gastrica e/o
Avvelenamento da paracetamolo lieve nausea, vomito, carbone attivo; dosaggio dei livelli
nel Cap.263) sudorazione, pallore; segni plas matici del farmaco a 4h a fini
iniziali di epatotossicità; oliguria
prognostici: danno epatico possi
bile se >160-200µg/ml (>1060-
Successiva (dopo 24-48h): nau 1320 µmol/l) e quasi certo se
sea e vomito protratto, dolore in >300µmg/ml (1980µmol/l); entro
ipocondrio destro, ittero, difetti 18-48h dall'avvelenamento,
della coagulazione, ip oglicemia, acetilcisteina (Solmucol) 140mg/
encefalopatia, in sufficienza kg PO all'inizio, poi 70mg/kg PO q
epatica, insufficienza renale, 4h per 4-18dosi per prevenire
possibile miocardiopatia un'epatotossicità significativa
Paradiclorobenzene Dolore addominale, nausea, Emesi con ipecacuana, lavanda
vomito, diarrea, convulsioni, gastrica; reintegrare i liquidi;
Antitarme tetania diazepam per controllare le
convulsioni
Deodoranti per sanitari
Insetticidi
Encefalopatia da piombo: v.
Avvelenamento da piombo nel
Cap.263
Piombo tetraetile Inalazione di vapori, Terapia di supporto, p.es.
assorbimento cutaneo e diazepam, clorpromazina, liquidi
ingestione: sintomatologia a ed elettroliti; eliminare l'origine del
carico del SNC (insonnia, veleno
agitazione, atassia, ideazione
monotematica, mania,
convulsioni)
Piretrina: v. Piretroidi
Piretroidi Risposta allergica (comprese In caso di ingestione di quantità
reazioni anafilattiche e considerevoli, emesi se il
Bifenthrin ipersensibilità cutanea) nelle paziente è vigile; altrimenti,
persone ipersensibili; altrimenti, intubazione endotracheale e
bassa tossicità, a meno che il lavanda gastrica; lavare
Cyfluthrin
veicolo non sia un distillato del accuratamente la cute
petrolio
Cypermethrin
Esfenvalerato
Fluvalinato
Lambda-cyhalothrin
Permethrin
Pyrethrin
Resmethrin
Sumithrin
Tefluthrin
Tetramethrin
Pirimifos-metile: v. Organofosfati
Resmethrin: v. Piretroidi
Resorcinolo (resorcina) Vomito, vertgini, tinniti, brividi, Emesi o lavanda gastrica;
tremore, delirio, convulsioni, assistenza respiratoria
depressione respiratoria, coma
Sali d'oro: v. oro nella Tab.307-2 e composti dell'oro nella Terapia dell'artrite reumatoide nel Cap.50
Sali di litio: v. Litio, sali
Sali di piombo: v. Piombo
Sali di rame: v. Rame, sali
Sali di tallio: v. Tallio, sali
Sali ferrici: v. Ferro
Salicilati: v. Avvelenamento da aspirina e altri salicilati nel Cap.263
Salicilico, acido: v. Avvelenamento da aspirina e altri salicilati nel Cap.263
Sciroppo di ciliege selvatiche: v. Cianuri
Scopolamina (ioscina): v. Belladonna
Secobarbital: v. Barbiturici
Sumithrin: v. Piretroidi
Superwarfarin: v. Warfarin
Tabacco Eccitazione, confusione Emesi con ipecacuana, lavanda
mentale, contrazioni muscolari, gastrica; carbone attivo;
Nicotina astenia, crampi addominali, assistenza respiratoria; O2;
convulsioni cloniche, diazepam per le convulsioni;
depressione, tachipnea, lavare accuratamente la cute, se
palpitazioni, collasso, coma, contaminata
paralisi del SNC, insufficienza
respiratoria
Tallio, sali (usati un tempo nei Dolore addominale (colico), Emesi con ipecacuana, lavanda
veleni per formiche, topi e sca vomito (talvolta ematico), diarrea gastrica; trattare lo shock;
rafaggi) (talvolta ematica), stomatite, diazepam per controllare le
scialorrea; tremori, dolori agli arti convulsioni; la terapia chelante è
inferiori, parestesie, polineuriti, allo stadio sperimentale;
paralisi oculare e facciale; consultare un centro antiveleni
delirio, convulsioni, insufficienza per le informazioni più recenti
respiratoria; perdita dei capelli
circa 3sett dopo l'avvelenamento
Tartaro emetico: v. Arsenico e antimonio
Tefluthrin: v. Piretroidi
Temefos: v. Organofosfati
Terbufos: v. Organofosfati
Teofillina: v. Aminofillina
Tetraclorvinfos: v. Organofosfati
Tetracloruro di carbonio Nausea, vomito, dolore Lavare la cute; emesi o lavanda
addominale, cefalea, confusione gastrica; O2; assistenza
Liquidi detergenti (non mentale, disturbi visivi, cardiorespiratoria; monitorare la
infiammabili) depressione del SNC, fibril funzionalità epatica e renale e
lazione ventricolare, danno trattare ade guatamente; evitare
renale, danno epatico alcol, adrenalina, efedrina e
cimetidina
Tetramethrin: v. Piretroidi
Tiroxina La maggior parte dei pazienti è Emesi; osservazione a casa;
asintomatica; raramente, diazepam; eventuali preparati
irritabilità ingravescente che antitiroidei e propranololo,
progredisce verso la crisi esclusivamente se compare
tireotossica in 5-7gg sintomatologia
Toluene, toluolo: v. Benzene
Toxafene: v. Idrocarburi clorurati
Trementina Odore di trementina; dolore Emesi (nel paziente vigile) in
orale e addominale urente, caso di ingestione di >1-4 oz;
Solvente per vernici tosse, senso di soffocamento, lavanda gastrica; assistenza
insufficienza respiratoria; nefrite respiratoria; O2; controllare il
Vernici dolore; tenere sotto controllo la
funzionalità renale
Triclorometano: v. Cloroformio
Trifluoperazina: v. Fenotiazina
Triiodometano: v. Iodoformio
Triossido di cromo: v. Acido cromico
Tungsteno: v. Tab.307-2
Valproico, acido: v. Acido valproico
Vanadio: v. Tab.307-2
Vapori di mercurio: v. Mercurio
Veleno per formiche: v. Idrocarburi clorurati (DDT); Sali di tallio
Veleno per lumache: v. Metaldeide
Veleno per scarafaggi: v. Fluoruri; Fosforo; Tallio, sali
Veleno per topi: v. Bario, composti; Fluoruri; Fosforo; Tallio, sali; Warfarin
Verde di Parigi: v. Arsenico e antimonio
Vernici: v. Alcol metilico; Piombo; Trementina
Warfarin L'ingestione singola non è peri Vitamina K1 (v. Cap.3) per le
colosa; i sovradosaggi multipli manifestazioni emorragiche, fino
Biscumacetato di etile provocano coagulopatia, ma la a che il tempo di protrombina non
maggior parte dei sovradosaggi si normalizza; trasfusioni con
non ha conseguenze, anche con sangue fresco, se necessario
Bisidrossicumarina
i super-warfarin
Dicumarolo
Superwarfarin
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
AVVELENAMENTI
INGESTIONE DI CAUSTICI
Sommario:
Introduzione
Sintomi, segni e prognosi
Terapia
Non è rara l’ingestione di acidi o alcali forti che causano ustione e danno tissutale
diretto. I caustici comuni sono i detergenti per il bagno e per i tubi di scarico,
disponibili in preparazioni liquida o solida. I segni dell’avvelenamento possono
essere diversi in base alla forma ingerita. La sensazione di bruciore, derivante
dalla adesione su una superficie umida delle particelle constituenti il prodotto
solido, fa desistere il bambino dall’ingerirne grandi quantità. Poiché le
preparazioni liquide non si attaccano, sono ingerite più facilmente con
conseguenti lesioni esofagee e gastriche. L’ingestione di un caustico liquido si
può presentare senza danni o con danni limitati alle labbra, lingua o ipofaringe.
Il paziente che sopravvive alla prima fase, può morire in un secondo momento
per infezione o per perforazione dell’esofago e dello stomaco che può verificarsi
dopo 1 sett. o più. La perforazione nel mediastino è un evento improvviso che
provoca un dolore toracico acuto. Anche se il decorso iniziale è benigno, dopo
qualche settimana può instaurarsi una stenosi. La morte può essere determinata
da molte complicanze come shock cardiocircolatorio, asfissia per edema
faringeo, perforazione dell’esofago o irritazione polmonare.
Terapia
Tutti i soggetti devono essere visitati dal medico e in molti casi è necessaria
l’ospedalizzazione.
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
AVVELENAMENTI
(Salicilismo)
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Esami di laboratorio e diagnosi
Trattamento
Di solito non si ha una grave tossicità per ingestione di aspirina < 200-300 mg/kg.
La tossicità cronica, conseguente a diversi giorni di trattamento a dosi elevate, è
più frequente e più difficile da trattare, rispetto alla tossicità acuta.
Sintomi e segni
bambini piccoli, che non hanno lo stesso controllo respiratorio dei bambini più
grandi o degli adulti, sviluppano rapidamente acidosi metabolica. L’effetto tossico
del salicilato e la perdita di basi tampone interferiscono con i processi metabolici
tanto che si sviluppa chetosi. In contrasto, i bambini piccoli sviluppano
rapidamente acidosi metabolica (diminuizione del pH ematico), dovuto
all’interferenza del salicilato con il metabolismo glucidico. La disidratazione può
essere grave a causa della perspiratio insensibilis e per l’aumentato flusso
urinario (a causa del maggior carico di soluti). Spesso si verificano perdite
importanti di Na e K.
Il nomogramma di Done non è più utile nella clinica in quanto può sottostimare o
soprastimare l’avvelenamento acuto da salicilato e non è utile nei casi di tossicità
cronica.
Trattamento
Può essere richiesta l’emodialisi per aumentare l’eliminazione dei salicilati nei
pazienti acidotici resistenti al bicarbonato, con gravi disturbi neurologici, e/o
compromissione della funzione renale. Questi pazienti hanno salicilemie
estremamente alte sia in forma acuta (> 100 mg/dl [> 7,25 mmol/l]) che cronica
(> 60 mg/dl [> 4,35 mmol/l]).
Manuale Merck
23. AVVELENAMENTI
307. Avvelenamenti
Veleni specifici
Serpenti velenosi
Lucertole velenose
Ragni
Zecche
Acari
Centopiedi, millepiedi
Scorpioni
Animali marini
file:///F|/sito/merck/sez23/index.html02/09/2004 2.04.05
Avvelenamenti
Manuale Merck
23. AVVELENAMENTI
307. AVVELENAMENTI
Sommario:
Introduzione
Prevenzione
Terapia
Terapia delle complicanze
Prevenzione
Terapia
Il carbone attivo, a causa della sua configurazione molecolare e della sua ampia
superficie di scambio, adsorbe quantità significative di molti veleni, impedendone
l’assorbimento da parte dell’intestino. Esso è particolarmente efficace quando il
paziente è sintomatico e quando il composto viene riescreto nell’intestino (p. es.,
fenobarbital, teofillina). Il carbone attivo viene utilizzato sempre più spesso come
la principale tecnica di trattamento degli avvelenamenti nei dipartimenti di
emergenza.
Quanto più presto viene somministrato, tanto più esso risulta efficace. Ne deve
essere impiegata una quantità da 5 a 10 volte superiore a quella del veleno che
si sospetta sia stato ingerito. Se la quantità di veleno è sconosciuta, la dose
abituale di carbone attivo va da 10 a 25 g per i bambini con meno di 5 anni o da
50 a 100 g per i bambini più grandi e per gli adulti. Il carbone attivo viene
somministrato sotto forma di impasto (da 20 a 200 g in acqua), preferibilmente
mediante sondino gastrico. Può essere utile la somministrazione di una dose
prima di eseguire la lavanda gastrica. Esso non deve essere somministrato prima
o immediatamente dopo lo sciroppo di ipecacuana. Circa il 30% dei pazienti
vomita dopo la somministrazione del solo carbone.
Anche se non sono numerosi, gli antidoti specifici hanno una notevole efficacia;
ne sono esempi il naloxone nelle overdosi di oppioidi, l’atropina negli
avvelenamenti da organofosfati, il blu di metilene nella metaemoglobinemia,
l’acetilcisteina nell’intossicazione da aminofeni (v. Avvelenamento da
acetaminofene nel Cap. 263), i frammenti Fab anti-digitale (Digibind)
nell’intossicazione da digossina (v. anche Cap. 302).
Manuale Merck
3. MALATTIE GASTROINTESTINALI
28. GASTROENTERITE
Sommario:
Introduzione
Eziologia ed epidemiologia
Fisiopatologia
Sintomi e segni
Diagnosi
Principi generali di terapia
Eziologia ed epidemiologia
Fisiopatologia
Sintomi e segni
L'addome può essere disteso e dolorabile; nei casi gravi può essere presente
una contrattura muscolare di difesa. Possono essere visibili e palpabili delle anse
intestinali distese dai gas. Con lo stetoscopio sono auscultabili i borgorigmi,
anche senza diarrea (un'importante caratteristica differenziale con l'ileo
paralitico). Possono essere presenti i segni di una deplezione extracellulare di
liquidi (p. es., ipotensione, tachicardia) (v. Disordini del metabolismo dell'acqua e
del sodio nel Cap. 12).
Diagnosi
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
INFEZIONI BATTERICHE
Sommario:
Introduzione
Sintomi, segni e diagnosi
Terapia
Molti agenti batterici, virali, e parassiti possono causare una gastroenterite acuta
(v. Tab. 265-3). Appropriate tecniche di laboratorio identificano un agente
eziologico responsabile nel 60-80% dei casi.
L’esame colturale delle feci può essere utile per differenziare le gastroenteriti
virali da quelle batteriche, e per eseguire valutazioni della sensibilità che guidano
la terapia antibiotica specifica. Una colorazione di Wright, Gram, o con blu di
metilene di un campione di feci acquose solitamente mostra numerosi leucociti
polimorfonucleati quando è presente un’infezione batterica.
Terapia
Alla fine del periodo di reidratazione (circa 4 h), il paziente deve essere rivalutato.
Se persistono segni di disidratazione, la terapia reidratante deve essere ripetuta
fino a quando la disidratazione non sia regredita.
I bambini con diarrea che non sono disidratati devono continuare ad assumere
una dieta appropriata per l’età. I bambini che sono disidratati devono assumere
una dieta appropriata per l’età non appena sono stati reidratati. I lattanti con
Antibiotici: Gli antibiotici dovrebbero essere usati solo in casi specifici, come
mostrato nella Tab. 265-5. Gli antibiotici non modificano il decorso della
gastroenterite da Salmonella; quando vengono impiegati, l’eliminazione fecale
dell’agente infettivo è prolungata, ed è aumentata l’insorgenza di ceppi antibiotico-
resistenti. Comunque, in caso di batteriemia da Salmonella o di localizzazione
extraintestinale, è consigliata la somministrazione EV di ampicillina, ceftriaxone,
cefotaxime, o cloramfenicolo, secondo le indicazioni dell’antibiogramma,
soprattutto nei lattanti di età inferiore ai 6 mesi e nei bambini immunodepressi,
inclusi quelli con anemia falciforme. La gastroenterite da Yersinia di solito
migliora anche senza terapia antibiotica. La gastroenterite da Vibrio cholerae
dovrebbe essere trattata con tetracicline o con trimethoprim-sulfametoxazolo.
L’enterocolite da Campylobacter jejuni abbastanza grave da richiedere
l’ospedalizzazione deve essere trattata con eritromicina. In caso di shigellosi
ampicillino-resistente si può usare il trimethoprim/sulfametoxazolo.
Manuale Merck
3. MALATTIE GASTROINTESTINALI
Disfagia
Disfagia pre-esofagea
Disfagia esofagea
Incoordinazione cricofaringea
Disordini ostruttivi
Diaframma esofageo
Disfagia lusoria
Disordini motori
Acalasia
Diverticoli esofagei
Ernia iatale
Sindrome di Mallory-Weiss
Rottura esofagea
Dispepsia funzionale
Vomito funzionale
Bolo isterico
Ruminazione dell’adulto
Alitosi
Alitosi psicogena
Singhiozzo
Malformazioni arterovenose
Gastrite
Gastrite post-gastrectomia
Anemia perniciosa
Bezoari
Corpi estranei
Dolore addominale
Ileo
Colite ischemica
Appendicite
Peritonite acuta
Peritonite cronica
Peritoniti postoperatorie
26. Pancreatite
Pancreatite acuta
Pancreatite cronica
Diarrea
Stipsi
Inerzia colica
Dischesia
28. Gastroenterite
Botulismo
Gastroenterite virale
Gastroenterite da farmaci
Intolleranza ai carboidrati
Malattia celiaca
Sprue tropicale
Malattia di Whipple
Linfangectasia intestinale
Infezioni e infestazioni
Morbo di Crohn
Colite ulcerosa
Gas
Diverticolosi
Diverticolite
Tumori dell’esofago
Cancro dell’esofago
Tumori benigni
Tumori maligni
Cancro colorettale
Cancro anorettale
Tumori esocrini
Adenocarcinoma duttale
Cistoadenocarcinoma
Tumori endocrini
Insulinoma
Sindrome di Zollinger-Ellison
Vipoma
Glucagonoma
Emorroidi
Ragade anale
Ascessi anorettali
Fistola anorettale
Proctite
Malattia pilonidale
Incontinenza fecale
Prurito anale
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3. MALATTIE GASTROINTESTINALI
Sommario:
Introduzione
STUDI RADIOLOGICI DELL'ESOFAGO
ESOFAGOSCOPIA
MANOMETRIA ESOFAGEA
MONITORAGGIO DEL PH ESOFAGEO
TEST DI BERNSTEIN (PERFUSIONE ACIDA)
POSIZIONAMENTO DI UN SONDINO NASOGASTRICO O INTESTINALE
ANALISI DEL CONTENUTO GASTRICO
BIOPSIA DEL PICCOLO INTESTINO E ASPIRAZIONE DEL DUODENO
ENDOSCOPIA DEL TRATTO GASTROINTESTINALE SUPERIORE
ANOSCOPIA E SIGMOIDOSCOPIA RIGIDA O FLESSIBILE
COLONSCOPIA
PARACENTESI ADDOMINALE
PERITONEOSCOPIA DIAGNOSTICA (LAPAROSCOPIA)
ESOFAGOSCOPIA
MANOMETRIA ESOFAGEA
La manometria esofagea viene usata per valutare i pazienti con disfagia, pirosi
gastrica o dolore toracico. Misura la pressione a livello degli sfinteri esofagei
superiore e inferiore nonché l'efficacia e la coordinazione dei movimenti
propulsivi e mette in evidenza le contrazioni anomale. Viene usata per la diagnosi
di acalasia, spasmo diffuso, sclerodermia, ipo e ipertensione dello sfintere
esofageo inferiore e per valutare la funzione esofagea dopo determinati
procedimenti terapeutici (p. es., chirurgia antireflusso, dilatazione pneumatica per
acalasia). Un piccolo tubo viene inserito attraverso la gola nell'esofago. Le
complicanze sono estremamente rare, ma possono includere un trauma al
passaggio del tubo nel naso.
L'analisi del contenuto gastrico viene eseguita per valutare gli stati di ipercloridria
(p. es., la sindrome di Zollinger-Ellison) o di ipocloridria (p. es., l'anemia
perniciosa, la gastrite atrofica, la sindrome di Ménétrier); nell'ambito della
valutazione pre e postoperatoria per un'ipergastrinemia inspiegabile, nei pazienti
in cui è stato programmato un intervento chirurgico per la riduzione dell'acidità e
per valutare la possibile incompletezza della vagotomia nei pazienti con recidiva
di malattia ulcerosa peptica, dopo una vagotomia chirurgica. Le controindicazioni
includono un recente sanguinamento o il dolore dovuti a una malattia ulcerosa
attiva.
Una sonda ben lubrificata, con una capsula di Carey alla sua estremità, viene
introdotta nell'orofaringe e il paziente viene invitato a deglutire. Quando la sonda
entra nello stomaco, viene guidata, sotto controllo fluoroscopico, attraverso il
piloro sino alla terza o alla quarta porzione del duodeno. La biopsia viene
eseguita esercitando una pressione negativa con una siringa mentre la finestra di
aspirazione resta aperta. La mucosa viene aspirata attraverso la finestra della
sonda o della capsula ed è quindi sezionata da una lama che viene attivata
dall'operatore mediante un filo metallico. I campioni di liquido per la diagnosi di
infezione da Giardia si ottengono aspirando il contenuto duodenale. Raramente
si verificano un'emorragia, un intrappolamento della sonda nel duodeno, una
batteriemia e l'inalazione di liquido o di mercurio durante il passaggio della
sonda. Questa tecnica è stata soppiantata dalla biopsia endoscopica, che
permette di ottenere più facilmente dei campioni di tessuto soddisfacenti.
L'esame dell'area perianale e del tratto distale del retto può essere eseguito con
un anoscopio di 7 cm; il retto può essere esplorato sia con lo strumento rigido da
25 cm che con quello flessibile da 60 cm; il colon sigmoideo viene studiato con il
sigmoidoscopio flessibile. La sigmoidoscopia flessibile è circa due volte più
costosa rispetto all'esame eseguito con lo strumento rigido, ma è molto più
confortevole per il paziente e permette di eseguire più facilmente delle fotografie,
delle biopsie o dei prelievi per esame citologico.
COLONSCOPIA
La colonscopia è usata a fini diagnostici per lo screening dei polipi colici o dei
carcinomi negli individui ad alto rischio (p. es., quelli con una storia familiare di
carcinoma del colon); per valutare meglio un'alterazione osservata al clisma
opaco; per determinare l'origine di un sanguinamento GI occulto o attivo o di
un'anemia (microcitica) inspiegabile; per valutare nei pazienti affetti da un
carcinoma del colon, la presenza di altre lesioni durante lo studio pre- o
postoperatorio e per determinare l'estensione di un'affezione infiammatoria
intestinale. Le indicazioni terapeutiche comprendono la rimozione dei polipi, la
coagulazione delle fonti di sanguinamento, la riduzione dei volvoli o delle
invaginazioni e la decompressione delle dilatazioni coliche acute e subacute. Le
controindicazioni assolute comprendono lo shock acuto, l'infarto acuto del
miocardio, la peritonite, la perforazione intestinale e la colite fulminante. Le
controindicazioni relative includono una preparazione intestinale insufficiente
oppure una emorragia intestinale massiva, una scarsa cooperazione da parte del
paziente, una diverticolite, un recente intervento chirurgico addominale, una
storia di molteplici interventi sulla pelvi oppure una voluminosa ernia. Nei pazienti
portatori di protesi cardiache o articolari sarà necessaria una profilassi antibiotica
per prevenire l'endocardite.
PARACENTESI ADDOMINALE
La paracentesi addominale viene usata per valutare l'origine del liquido ascitico
(p. es., l'ascite dovuto alla presenza di ipertensione portale, di metastasi, della
TBC o l'ascite pancreatico) e per fare la diagnosi di una perforazione intestinale
in un paziente con una storia di trauma chiuso dell'addome. Questo
procedimento può essere usato anche a fini terapeutici per rimuovere il liquido
ascitico dovuto all'ipertensione portale, soprattutto per ridurre la tensione
prodotta dall'ascite stesso che provoca difficoltà respiratorie, dolore od oliguria.
Le controindicazioni assolute includono i gravi disturbi non correggibili della
coagulazione, l'ostruzione intestinale e l'infezione della parete addominale. Le
controindicazioni relative comprendono la scarsa collaborazione da parte del
paziente, la presenza di cicatrici chirurgiche in corrispondenza dell'area da
pungere e una grave ipertensione portale con circoli collaterali addominali.
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3. MALATTIE GASTROINTESTINALI
26. PANCREATITE
PANCREATITE CRONICA
Sommario:
Eziologia e fisiopatologia
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Eziologia e fisiopatologia
Sintomi e segni
Diagnosi
Questi esami per immagini possono, comunque, essere normali nei primi anni
della malattia.
Il test più sensibile della funzione pancreatica esocrina, il test alla secretina, non
è disponibile nella maggior parte degli ospedali. Si effettua posizionando una
sonda nel duodeno e raccogliendo le secrezioni pancreatiche stimolate dalla
somministrazione EV di secretina, da sola o con la colecistochinina-
pancreozimina o con la ceruleina. Le secrezioni duodenali vengono raccolte per
misurarne il volume, la concentrazione di bicarbonati e quella di enzimi. Una
raccolta di volume normale (> 2 ml/kg), ma con una ridotta concentrazione di
HCO3 (< 80 mEq/l) indica una pancreatite cronica; un volume ridotto (< 2 ml/kg),
una normale concentrazione di HCO3 (> 80 mEq/ l) e una normale
concentrazione di enzimi indicano un'ostruzione del dotto pancreatico, forse
secondaria a una neoplasia, e richiedono l'esecuzione di una CPRE.
Terapia
Una pseudocisti pancreatica, che può causare un dolore cronico, può essere
drenata in una struttura vicina a cui aderisce fermamente (p. es., lo stomaco) o in
un'ansa digiunale defunzionalizzata (attraverso una cistodigiunostomia secondo
Roux-en-Y). Se il dolore è refrattario e il dotto pancreatico principale è dilatato
(diametro > 8 mm), una pancreaticodigiunostomia laterale (procedura di
Gli ipoglicemizzanti orali raramente sono utili nel trattamento del diabete mellito
causato dalla pancreatite cronica. L'insulina deve essere somministrata con
cautela, poiché il coesistente deficit di secrezione di glucagone da parte delle
cellule a fa sì che gli effetti ipoglicemizzanti dell'insulina non siano controbilanciati
e si possa verificare quindi un'ipoglicemia prolungata. Nella pancreatite cronica,
raramente si verifica una chetoacidosi diabetica. Nella maggior parte dei pazienti,
una glicemia di 200-250 mg è accettabile e non richiede alcun trattamento; è
meglio mantenere il paziente in una condizione leggermente iperglicemica
piuttosto che rischiare l'ipoglicemia dovuta a una troppo zelante
somministrazione di insulina.
Manuale Merck
3. MALATTIE GASTROINTESTINALI
(V. anche Anomalie gastrointestinali nel Cap. 261; per la sclerodermia v. Sclerosi
sistemica nel Cap. 50.)
Sommario:
Eziologia
Sintomi segni e complicanze
Diagnosi
Terapia
Eziologia
Diagnosi
Terapia
Il trattamento del RGE non complicato consiste nel (1) sollevare la testata del
letto del paziente di circa 20 cm; (2) astenersi dai cibi che stimolano in modo
importante la secrezione acida (p. es., caffè, alcol); (3) evitare alcuni farmaci
(p. es., gli anticolinergici), alcuni cibi specifici (grassi, cioccolato) e il fumo, che
riducono tutti la competenza dello sfintere esofageo inferiore; (4) somministrare
30 ml di antiacido 1 h dopo i pasti e al momento di coricarsi per neutralizzare
l'acidità gastrica e possibilmente aumentare la competenza dello sfintere
esofageo inferiore; (5) usare gli H2-antagonisti per ridurre l'acidità gastrica
(talvolta, anche con altri farmaci); (6) usare degli agonisti colinergici (p. es.,
betanecol, 25 mg PO tid, metoclopramide, 10 mg PO 30 min prima dei pasti e al
momento di coricarsi o cisapride, 10 mg qid; Attenzione: rischio di una grave
interazione farmacologica con la cisapride) per aumentare la pressione dello
sfintere. Gli inibitori dell'ATPasi idrogeno-potassio, come l'omeprazolo, alla dose
di 20 mg/die per 4-8 sett., o il lansoprazolo, alla dose di 30 mg/die per 4-8 sett.,
sono gli agenti più efficaci per una rapida guarigione dell'esofagite peptica.
L'omeprazolo è stato approvato per l'uso a lungo termine nella prevenzione della
recidiva dell'esofagite erosiva.
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
ANOMALIE GASTROINTESTINALI
file:///F|/sito/merck/sez19/2612369a.html02/09/2004 2.04.13
Malattie del tessuto connettivo
Manuale Merck
SCLEROSI SISTEMICA
Sommario:
Introduzione
Sintomi, segni e diagnosi
Esami di laboratorio
Prognosi
Terapia
La sclerosi sistemica si verifica con una frequenza circa 4 volte maggiore nelle
donne ed è relativamente rara nei bambini.
Raynaud e il rigonfiamento insidioso delle parti distali degli arti, con ispessimento
graduale della cute delle dita. La poliartralgia è anche predominante. Fra le prime
manifestazioni della malattia si annoverano, occasionalmente, anche disturbi GI
(p. es., pirosi gastrica, disfagia) e respiratori (dispnea).
Esami di laboratorio
Prognosi
Terapia
Per la patologia renale, i farmaci di scelta sono gli ACE inibitori. Sono stati usati
con un certo successo altri vasodilatatori (p. es., il minoxidil). Tutti questi farmaci
sono efficaci nel controllare l'ipertensione e aiutano a salvaguardare la funzione
renale. Quando il trattamento non è in grado di prevenire una malattia renale
all'ultimo stadio, si può ricorrere a un trapianto e alla dialisi, anche se la mortalità
rimane alta
Manuale Merck
Artrite reumatoide
Sindrome di Sjögren
Sindrome di Behçet
Policondrite recidivante
Sclerosi sistemica
Fascite eosinofila
Polimiosite e dermatomiosite
Polimialgia reumatica
Vasculite
Arterite temporale
Poliarterite nodosa
Granulomatosi di Wegener
Spondilite anchilosante
Sindrome di Reiter
Artrite psoriasica
Osteoartrosi
Artropatia neurogena
Artriti infettive
Osteomielite
Gotta
Iperuricemia idiopatica
57. Osteoporosi
Torcicollo spasmodico
Lombalgia
Borsite
Tendinite e tenosinovite
Fibromialgia
Alluce rigido
Deformazioni
Dito di Mallet
Deformazione en boutonnière
Contrattura di Dupuytren
Sindromi neurovascolari
Malattia di Kienböck
Gangli
Traumi
Infezioni
Deformazioni congenite
Problemi tendinei
Tendinite poplitea
Tendinite Achillea
Dolore femororotuleo
Sindrome piriforme
Strappi lombari
Epicondilite laterale
Epitrocleite
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Esame obbiettivo
Diagnosi
Diagnosi differenziale delle malattie articolari infiammatorie e non
infiammatorie
Esame obiettivo
la sindrome di Reiter, altre artriti reattive, l'artrite psoriasica o la gotta. Nella gotta
l'articolazione più frequentemente colpita è la prima metatarsofalangea (MTF);
ma anche l'arco plantare e la caviglia possono essere coinvolti. Inoltre è molto
evidente, nell'attacco acuto, l'eritema diffuso. Dolore al movimento con crepitii
sulla prima articolazione metatarsofalangea suggeriscono l'osteoartrosi.
Diagnosi
Gli esami ematochimici sono utili nel diagnosticare alcuni tipi specifici di artrite
(per i test specifici, v. i capitoli dedicati alle singole malattie). Una VES o una
proteina C-reattiva elevata, sono indicativi di malattia infiammatoria. I livelli sierici
dell'acido urico vengono innalzati dalla somministrazione di diuretici, di aspirina a
basse dosi, da altri farmaci, dalla dieta o dall'alcol e sono elevati nella gotta. I test
al lattice, utilizzati per la ricerca del fattore reumatoide (FR), sono spesso positivi
nell'AR, ma possono esserlo anche nella epatite, nella cirrosi, nella sarcoidosi,
nell'endocardite batterica subacuta, nella tubercolosi e in altre infezioni e malattie
del collagene. I fattori antinucleari (FAN) possono essere presenti nell'AR, nella
sindrome di Sjögren, nella sclerosi sistemica progressiva, nel LES, nell'epatite e
in altre malattie. Se viene sospettato un LES, può essere utile dosare gli Ac anti-
DNA a doppia elica, anti-Sm e i livelli del complemento. La CPK e la AST sieriche
sono elevate nelle miopatie, comprese alcune forme di distrofia muscolare, nei
traumi da schiacciamento, nella polimiosite e dermatomiosite. La CPK può
essere elevata anche nell'ipotiroidismo.
Gli esami radiologici sono importanti nella valutazione iniziale delle forme
articolari relativamente localizzate e non chiare, per rilevare la possibile presenza
di tumori metastatici o primitivi, di osteomielite, di infarti ossei, di calcificazioni
periarticolari o di alterazioni di altre strutture, site in profondità, che possono
sfuggire all'esame clinico. Nei casi di gotta, di AR cronica e di osteoartrosi, si
possono evidenziare erosioni, cisti e assottigliamento a carico degli spazi
articolari. Gli esami radiologici sono inoltre particolarmente utili nell'esame della
colonna vertebrale, ma generalmente non sono necessari se il problema sembra
essere secondario a un semplice stiramento acuto dei muscoli paravertebrali
lombari. La TC e la RMN, possono aiutare nella diagnosi di lesioni poco ovvie
persistenti.
Altri esami utili sono la biopsia sinoviale con ago o chirurgica, l'ecografia,
l'artroscopia, l'artrografia, la TC dell'osso, l'elettromiografia, i tempi di conduzione
nervosa, la termografia e la biopsia muscolare od ossea. Le caratteristiche del
liquido sinoviale verranno trattate più avanti.
Diagnosi differenziale
delle malattie articolari infiammatorie
e non infiammatorie
Altri reperti del liquido sinoviale che possono occasionalmente far porre o
suggerire una specifica diagnosi, includono organismi specifici (identificabili con
colorazione di Gram o acida); cellule LE sviluppate spontaneamente in vivo;
spine di midollo (causate da fratture); cellule di Reiter (monociti che hanno
fagocitato PMN), osservate per lo più nelle artriti reattive; frammenti di amiloide
(identificabili con la colorazione al rosso Congo); globuli rossi "sickled" (causati
dalle emoglobinopatie drepanocitiche); ferro in grandi cellule sinoviali
mononucleari (identificabili con la colorazione blu di Prussia e presenti
specialmente nella emocromatosi o nella sinovite villonodulare pigmentosa).
Nella valutazione del liquido sinoviale di tipo infiammatorio, può risultare utile
soltanto occasionalmente confrontare i livelli del complemento sierico e
quelli del liquido sinoviale. Nell'AR i livelli del complemento del liquido sinoviale
tendono a essere < 30% di quello sierico, ma sono spesso più alti nella gotta,
nella sindrome di Reiter e nell'artrite infettiva. I livelli del complemento sono bassi
(quindi normali) nei liquidi sinoviali non infiammatori, in cui è scarsa la
componente proteica. Nel LES è possibile rilevare bassi livelli di complemento,
sia nel siero che nel liquido sinoviale. La ricerca del fattore reumatoide nel
liquido sinoviale può dare risultati falsi-positivi e falsi-negativi, e pertanto non
dovrebbe essere effettuata. Livelli estremamente bassi di glucoso in campioni di
liquido sinoviale maneggiato con cura e posto in provette fluorate, possono
confermare la presenza di infezione.
Manuale Merck
ARTRITE REUMATOIDE
Sommario:
Sintomi e segni
Esami di laboratorio
La VES è elevata nel 90% dei casi. In circa il 70% dei casi sono presenti i
cosiddetti fattori reumatoidi (FR), Ac che reagiscono con gammaglobuline
alterate e che vengono evidenziati dai test di agglutinazione (p. es., il test di
agglutinazione al lattice utilizza IgG umane adsorbite a particelle di lattice) che
evidenziano IgM FR. Anche se i FR non sono specifici per l'AR e possono essere
presenti in numerose altre malattie (p. es., le affezioni granulomatose, le infezioni
croniche, l'epatite, la sarcoidosi, l'endocardite batterica subacuta), un alto titolo di
FR aiuta a confermare la diagnosi. Nella maggior parte dei laboratori, un titolo
pari a 1:160 per il test al lattice è considerato il valore più basso per la diagnosi
dell'AR. Il titolo di FR è anche spesso misurato con la nefelometria (< 20 UI/ml è
considerato negativo). La presenza di FR ad alto titolo indica una prognosi
negativa ed è spesso associata a una malattia ad andamento progressivo, a
noduli, a vasculite e a interessamento polmonare. Il titolo può essere influenzato
dal trattamento e spesso si riduce con la diminuzione dell'attività infiammatoria.
All'esame radiografico, nel corso dei primi mesi di malattia, si rileva soltanto un
rigonfiamento dei tessuti molli. Successivamente, possono essere presenti
osteoporosi periarticolare, una diminuzione degli spazi articolari (della cartilagine
articolare) ed erosioni marginali. La velocità di deterioramento è estremamente
variabile, sia dal punto di vista radiologico che clinico, ma le erosioni, come
segno di danno osseo, si verificano nell'arco del primo anno.
Diagnosi
Quasi tutte le altre malattie che causano artrite devono comunque essere
considerate. Alcuni pazienti con artrite da cristalli soddisfano questi nuovi criteri;
l'esame del liquido sinoviale spesso aiuta a escludere questi casi. Comunque,
due malattie che causino artrite possono coesistere molto raramente. Quando la
diagnosi è dubbia, i noduli sottocutanei di incerta origine possono essere aspirati
o bioptizzati per differenziare tofi gottosi, amiloide e noduli di altra natura.
Il LES può mimare l'AR. Il LES può essere generalmente differenziato per le
caratteristiche lesioni cutanee delle zone esposte alla luce, per la perdita dei
capelli nella zona temporo-frontale, per le lesioni delle mucose orale e nasale,
per l'artrite non erosiva, per il liquido sinoviale con un numero di GB spesso
< 2000/µl (prevalentemente cellule mononucleate), per la presenza di Ac anti-
DNA, per l'interessamento renale e per il basso livello del complemento sierico
(v. oltre, Lupus eritematoso sistemico). Anticorpi antinucleari positivi e alcune
caratteristiche del LES si possono verificare in casi di AR per altri versi tipici,
dando origine alla cosiddetta "overlap syndrome" (sindrome da sovrapposizione).
Alcuni di questi pazienti possono avere AR grave; altri possono avere malattie
associate al LES o altre malattie del collagene. La poliarterite, la sclerosi
sistemica progressiva, la dermatomiosite e la polimiosite possono presentare
caratteristiche simili a quelle dell'AR.
Altre malattie sistemiche possono causare sintomi simili a quelli dell'AR. Anche
la sarcoidosi, l'amiloidosi, la malattia di Whipple e altre malattie sistemiche
possono coinvolgere le articolazioni; la biopsia tissutale talora aiuta a
differenziare queste condizioni. La febbre reumatica acuta può essere
differenziata per l'interessamento articolare migrante e per il riscontro di una
pregressa infezione streptococcica (esame colturale o titolo antistreptolisinico-O
che si modifica nel tempo); soffi cardiaci mutevoli, corea ed eritema marginato
sono molto meno frequenti nell'adulto che nel bambino. L'artrite infettiva è
Terapia
Esistono altri FANS per i pazienti che non tollerano l'aspirina a dosi sufficienti per
ottenere un buon effetto o per i quali assunzioni meno frequenti rappresentano
un vantaggio importante (v. Tab. 50-2). Questi farmaci sono largamente usati. Di
solito, un solo FANS dovrebbe essere somministrato di volta in volta. Le dosi di
tutti i farmaci con dosaggi flessibili possono essere aumentate ogni 2 sett., fino a
quando non si ottenga una risposta massimale o non si raggiunga la dose
massima consentita. I farmaci devono essere assunti almeno per 2-3 sett., prima
di dichiararne l'inefficacia.
Pur essendo ritenuti meno lesivi dell'aspirina ad alte dosi, questi prodotti non
steroidei possono causare anche sintomi gastrici ed emorragie GI. La loro
assunzione va evitata durante la fase attiva della malattia ulcerosa. Altri possibili
effetti collaterali comprendono cefalea e altri sintomi a carico del SNC,
peggioramento dell'ipertensione arteriosa, edema e diminuzione
dell'aggregazione piastrinica. Come l'aspirina, questi farmaci possono
determinare un moderato aumento degli enzimi epatici, come pure della
creatinina, per inibizione delle prostaglandine renali. Meno di frequente si verifica
una nefrite interstiziale. I pazienti con orticaria, rinite o asma dovuti all'aspirina,
possono presentare gli stessi problemi con questi altri FANS. È stata descritta
anche la comparsa di agranulocitosi.
Farmaci a lenta azione: il momento ottimale per aggiungere alla terapia i farmaci
a lenta azione (di fondo) è stato rivalutato, e vi è un sempre maggiore consenso
che l'uso precoce sia indicato nella malattia persistente. Generalmente, se il
dolore e la tumefazione persistono dopo 2-4 mesi di malattia nonostante il
I sali d'oro sono controindicati nei pazienti affetti da importanti malattie renali o
epatiche o da discrasia ematica. Prima di iniziare la terapia, è importante
eseguire l'esame delle urine, il dosaggio dell'Hb, la conta dei GB con formula e la
conta piastrinica. Questi test vanno ripetuti prima di ogni iniezione durante il
primo mese di trattamento e, successivamente, prima di ogni 1 o 2 iniezioni. La
presenza di HLA-DR3 o HLA-B8 può predire un aumentato rischio di tossicità
renale o di altro organo e/o apparato, sia con l'uso dell'oro che della
penicillamina. Possibili reazioni tossiche ai sali d'oro comprendono prurito,
dermatiti, stomatiti, albuminuria con o senza sindrome nefrosica, agranulocitosi,
porpora trombocitopenica e anemia aplastica. Rari effetti collaterali sono diarrea,
epatite, polmonite e neuropatie. L'eosinofilia > 5% e il prurito possono precedere
la comparsa di un eritema e sono segnali di pericolo. La dermatite è
generalmente pruriginosa e può manifestarsi o come una singola macchia
eczematosa o come una dermatite esfoliativa generalizzata e molto raramente
fatale.
L'auranofin (oro somministrabile PO), può essere utilizzato per almeno 6 mesi
con dosaggi di 3 mg bid o di 6 mg 1 volta/die; se necessario e se il farmaco è ben
tollerato, la posologia può essere aumentata a 3 mg tid per i 3 mesi successivi.
Se la risposta terapeutica è insufficiente, l'auranofin va sospeso. Diversamente
dall'oro iniettabile, la diarrea e altri disturbi GI sono notevoli; gli effetti renali e
sulle strutture mucocutanee sono più limitati rispetto all'oro IM, ma l'auranofin non
sembra essere così efficace come l'oro somministrato per via parenterale.
Almeno una 1 volta al mese vanno eseguiti un esame delle urine, il dosaggio
dell'Hb, la conta dei GB con formula e quella delle piastrine.
750 mg/die per 60 gg. La posologia va mantenuta ai livelli minimi efficaci. Prima
di iniziare e ogni 2-4 sett. durante il trattamento, vanno eseguiti la conta delle
piastrine, un esame emocromocitometrico completo e l'esame delle urine. Effetti
collaterali che richiedono la sospensione della terapia sono più comuni che con
l'oro e comprendono depressione midollare, proteinuria, nefrosi, rash cutaneo,
disturbi del senso del gusto e altri effetti tossici gravi (p. es., miastenia gravis,
pemfigo, sindrome di Goodpasture, polimiosite e una sindrome simil-lupus) che
ne impongono la sospensione. Questo farmaco va somministrato soltanto da chi
o sotto la guida di chi ne ha grande esperienza e i suoi effetti devono essere
strettamente monitorati.
Sebbene non sia approvata negli USA per il trattamento dell'AR, anche la
ciclofosfamide è efficace, ma viene impiegata di meno per i maggiori rischi di
tossicità. L'etanercept è un'antagonista del tissue necrosis factor che può essere
somministrato due volte a settimana (25 mg SC) a pazienti che hanno presentato
una risposta inadeguata a uno o più farmaci "disease-modifying". Terapie
sperimentali (p. es., antagonisti dei recettori dell'interleukina-1) sono oggetto di
studio e sono promettenti ma non ancora disponibili.
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Prognosi e terapia
L’artrite reumatoide giovanile (ARG) è simile all’AR adulta (v. Cap. 50). La
malattia tende a colpire le grandi e piccole articolazioni e può interferire con la
crescita e lo sviluppo. Si può verificare micrognazia (mento sfuggente) da
crescita mandibolare alterata.
Sintomi e segni
Prognosi e terapia
La terapia è piuttosto simile a quella per gli adulti, a eccezione della aspirina che
è raramente utilizzata negli USA per il timore della sindrome di Reye (v.
Cap. 265) e l’efficacia di altri FANS.
Manuale Merck
8. PATOLOGIE OFTALMOLOGICHE
Corpi estranei
Contusioni e lacerazioni
Ustioni
Cellulite orbitaria
Esoftalmo
Dacriostenosi
Dacriocistite
Edema palpebrale
Blefarite
Orzaiolo
Calazio
Entropion ed ectropion
Tumori
Congiuntivite acuta
Congiuntivite virale
Congiuntivite da inclusi
Congiuntivite cronica
Tracoma
Cheratocongiuntivite primaverile
Episclerite
Sclerite
Pemfigoide cicatriziale
Ulcera corneale
Cheratocongiuntivite secca
Cheratocongiuntivite flittenulare
Cheratite interstiziale
Cheratomalacia
Cheratocono
Cheratopatia bollosa
Trapianto di cornea
97. Cataratta
98. Uveite
Sindromi mascherate
Retinopatie vascolari
Retinopatia ipertensiva
Retinopatia diabetica
Distacco di retina
Retinite pigmentosa
100. Glaucoma
Papilledema
Papillite
Neurite retrobulbare
Ambliopia tossica
Atrofia ottica
Lenti a contatto
Chirurgia rifrattiva
Manuale Merck
8. PATOLOGIE OFTALMOLOGICHE
Sommario:
Introduzione
ACUITÀ VISIVA ED ESAME DEL CAMPO VISIVO
ESAME CLINICO DELLE PALPEBRE
ESAME CLINICO DELLA CORNEA
ESAME CLINICO DELLA PUPILLA
TONOMETRIA
OFTALMOSCOPIA E TEST CORRELATI
ECOGRAFIA
A meno che alcune sostanze chimiche non siano venute a contatto con l'occhio,
per cui si rende necessaria l'immediata irrigazione, la prima fase dell'esame
oculare è la misurazione dell'acutezza visiva. La vista viene esaminata facendo
leggere al paziente una tabella visiva posta a 3 o 5 m; l'esame deve essere fatto
con gli occhiali nei pazienti che normalmente li portano. Coprendo
alternativamente ciascun occhio, si determina l'acuità visiva nell'occhio
controlaterale. Un valore della frazione di Snellen pari a 5/ 10, indica che la più
piccola lettera che può essere letta da un soggetto con acuità visiva normale alla
distanza di 10 m, deve essere portata alla distanza di 2,5 m per poter essere
riconosciuta dal paziente. Un sommario esame degli occhiali permette di stabilire
in maniera approssimativo il grado di ametropia (p. es., miopia, ipermetropia,
astigmatismo). È possibile anche valutare il campo visivo e la motilità oculare. Il
campo visivo può essere studiato con l'esame comparativo, come descritto nel
Cap. 178.
L'esame sistematico dell'occhio deve essere eseguito con una luce focalizzata e
con ingrandimento (p. es., con un occhiale telescopico ingrandente o una
lampada a fessura). Le palpebre vengono esaminate alla ricerca di eventuali
lesioni dei margini e dei tessuti sottocutanei. Viene palpata l'area dei sacchi
lacrimali e viene fatto un tentativo di far fuoriuscire il contenuto attraverso i
canalicoli e i puntini lacrimali. Le palpebre vengono quindi rovesciate per
ricercare nella congiuntiva palpebrale e bulbare e nei fornici l'eventuale presenza
di corpi estranei, di segni di infiammazione (p. es., ipertrofia follicolare, essudato,
iperemia o edema) o di altre anomalie.
TONOMETRIA
L'oftalmoscopia è resa più agevole dalla dilatazione della pupilla con una goccia
di tropicamide 1% e/o fenilefrina 10% (ripetuta dopo 5-10 min, se necessario);
per un'azione più lunga o una dilatazione più ampia, possono essere usati
ciclopentolato 1% e/o fenilefrina 10%. Comunque, le pupille non devono essere
dilatate, se il paziente ha subito un trauma cranico o se si sospetta una malattia
acuta del SNC, e la fenilefrina non deve essere usata in pazienti ipertesi o che
assumono b-bloccanti PO. L'atropina e la scopolamina non sono indicate, a
causa della loro azione prolungata. L'oftalmoscopia rivelerà opacità della cornea,
del cristallino e del vitreo, così come lesioni della retina e del nervo ottico. Il
potere della lente oftalmoscopica necessaria per mettere a fuoco la retina dà una
misura approssimativa del difetto di rifrazione. Il fondo può presentare alterazioni
dovute a malattie sistemiche (p. es., diabete mellito, ipertensione).
ECOGRAFIA
Manuale Merck
8. PATOLOGIE OFTALMOLOGICHE
Sommario:
Introduzione
EMORRAGIE
CORPI MOBILI
FOTOFOBIA
DOLORE
SCOTOMI
VIZI DI RIFRAZIONE
Alcuni dei sintomi e dei segni oculari più comuni vengono trattati in questo
capitolo, mentre i restanti vengono trattati altrove nel Manuale: l'esoftalmo viene
trattato nel Cap. 92, lo strabismo nel Cap. 273; il nistagmo e i movimenti dei
muscoli extraoculari in Patologie neuroftalmologiche nel Cap. 178 e in
Valutazione clinica dell'apparato vestibolare nel Cap. 82.
EMORRAGIE
CORPI MOBILI
FOTOFOBIA
DOLORE
Il dolore oculare è importante e, a meno che non sia dovuto a una causa locale
ovvia quale un corpo estraneo, un'infezione acuta della palpebra o una ferita,
richiede degli approfondimenti. Occasionalmente la sinusite causa un dolore
riferito agli occhi.
Il dolore oculare (un dolore profondo, sordo, dentro o dietro l'occhio) nella
maggior parte dei casi è provocato da patologie intraoculari od orbitarie (p. es.,
uveite, glaucoma, sclerite, endoftalmite, pseudotumor orbitale). Anche l'occhio
SCOTOMI
Una zona di non visione nel campo visivo è uno scotoma negativo.
Frequentemente non viene notato dal paziente, a meno che esso non influenzi la
visione centrale o non interferisca in modo significativo con l'acuità visiva. Gli
scotomi negativi avvertiti dal paziente sono generalmente causati da emorragie,
edema o distacco retinici. Gli scotomi negativi possono anche derivare da una
patologia del nervo ottico (p. es., glaucoma con difetto centrale del campo visivo,
neurite ottica o neuropatia ottica ischemica). Uno scotoma presente nella stessa
zona del campo visivo di entrambi gli occhi è di solito un difetto quadrantico o
emianoptico, dovuto a una lesione delle vie ottiche. Uno scotoma positivo,
percepito come una macchia luminosa o come lampi scintillanti, rappresenta una
risposta alla stimolazione anomala di qualche porzione del sistema visivo, come
avviene nella sindrome emicranica.
L'esame degli occhi, compreso quello del campo visivo, è sempre obbligatorio
per determinare la causa di qualsiasi scotoma. Uno scotoma bilaterale, se non è
causato da lesioni retiniche bilaterali, richiede l'esame perimetrico (esame
dettagliato del campo visivo)e la valutazione neurologica.
VIZI DI RIFRAZIONE
Nella emmetropia non sono presenti difetti ottici; i raggi di luce paralleli infatti
(p. es., originati da un oggetto posto a distanza), entrando nell'occhio, vengono
messi perfettamente a fuoco sulla retina.
L'anisometropia, una significativa differenza fra gli errori rifrattivi dei due occhi
(in genere superiore a 2 diottrie), si osserva soltanto occasionalmente. Quando
l'anisometropia è corretta con occhiali, si verificano differenze nella grandezza
delle immagini (aniseiconia) che possono portare a difficoltà nella fusione e
spesso a soppressione di una delle due.
vicini di 30-60 cm), ma generalmente non necessita di lenti correttive prima dei
40-45 anni.
Manuale Merck
8. PATOLOGIE OFTALMOLOGICHE
ESOFTALMO
(Proptosi)
Sommario:
Diagnosi
Terapia
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
273. STRABISMO
(Eterotropia)
(Le patologie dell’occhio sono trattate anche nella sezione 8; nel Cap. 178; e
come Malformazioni congenite dell’occhio nel Cap. 261.)
Sommario:
Eziologia e sintomi
Diagnosi
Prognosi e terapia
Eziologia e sintomi
L’ambliopia (ridotta acuità visiva dovuta a una deprivazione visiva in età infantile)
può verificarsi in caso di strabismo, in genere causata dalla soppressione
corticale dell’immagine percepita dall’occhio deviato, per evitare la confusione e
la diplopia.
Diagnosi
intermittente dall’età di 6 mesi. Lo strabismo non deve essere ignorato sulla base
dell’ipotesi che esso migliorerà con la crescita, dato che una grave alterazione
può essere misconosciuta.
Si chiede al paziente di fissare una matita o una torcia elettrica collocata sulla
fronte dell’esaminatore. Scoprendo e coprendo alternativamente un occhio,
l’esaminatore può osservare una deviazione della posizione dell’occhio che viene
scoperto quando lo sguardo di quest’occhio fissa l’oggetto. Nella exotropia,
l’occhio che era coperto devia verso l’interno per fissare; nell’esotropia, l’occhio
devia verso l’esterno per fissare. La tropia può essere quantificata usando una
lente prismatica posizionata in modo che l’occhio deviato non debba effettuare
movimenti per fissare. Il potere della lente (in diottrie) usata per compensare la
deviazione misura la tropia.
Terapia
Manuale Merck
Ipoacusia
Acufeni
Vertigine
Otalgia
Ostruzioni
Otite esterna
Pericondrite
Traumi
Tumori
Traumi
Miringite infettiva
Mastoidite acuta
Otosclerosi
Neoplasie
Malattia di Ménière
Neuronite vestibolare
Labirintite purulenta
Ipoacusia improvvisa
Ipoacusia da rumore
Presbiacusia
Neurinoma dell’acustico
Epistassi
Vestibolite nasale
Rinite
Polipi
Granulomatosi di Wegener
Sinusite
Neoplasie
87. Faringe
Cisti di Tornwaldt
Faringite
Tonsillite
Ascesso parafaringeo
Insufficienza velofaringea
88. Laringe
Ulcere da contatto
Laringite
Laringocele
Neoplasie benigne
Neoplasie maligne
Metastasi cervicali
Manuale Merck
file:///F|/sito/merck/sez07/0820710a.html02/09/2004 2.04.25
Approccio al paziente con malattie dell'orecchio
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
IPOACUSIA
VALUTAZIONE CLINICA DELL'UDITO
DIAGNOSI DIFFERENZIALE TRA IPOACUSIA COCLEARE E
RETROCOCLEARE
ESAMI CHE VALUTANO IL DIFETTO DI PERCEZIONE UDITIVA
CENTRALE
PROTESI ACUSTICHE
IMPIANTI COCLEARI
Ipoacusia
sensoriale si può effettuare sulla base della differenza di soglia uditiva alla
stimolazione per via aerea e per via ossea.
L'udito per via aerea si esamina inviando all'orecchio uno stimolo acustico,
tramite cuffia o altoparlante. Una perdita uditiva o un innalzamento della soglia
uditiva evidenziato in questo modo può essere causato da un difetto localizzato
in qualsiasi parte dell'apparato uditivo-condotto uditivo esterno, orecchio medio,
orecchio interno, VIII nervo o vie uditive centrali.
L'udito per via ossea si esamina ponendo una fonte sonora (p. es., l'oscillatore
di un audiometro o lo stelo di un diapason) a contatto con la testa del paziente
(generalmente sulla mastoide). Il suono causa vibrazioni in tutto il cranio,
comprese le pareti della coclea ossea e stimola direttamente l'orecchio interno.
L'udito per via ossea non utilizza l'orecchio esterno e l'orecchio medio e permette
di esaminare l'integrità dell'orecchio interno, dell'VIII nervo e delle vie uditive
centrali.
Qualora la soglia uditiva per via aerea fosse elevata, mentre quella per via ossea
normale, l'ipoacusia è di tipo trasmissivo. Quando sia la soglia per via aerea che
quella per via ossea risultano egualmente elevate, l'ipoacusia è di tipo
neurosensoriale. Occasionalmente l'ipoacusia è mista, con componente sia
trasmissiva che neurosensoriale. In questi casi, sia la soglia per via ossea che
quella per via aerea sono innalzate, con soglia per via aerea più alta rispetto a
quella ossea.
Il test di Rinne confronta l'udito per via aerea con quello per via ossea. Lo stelo
del diapason vibrante viene appoggiato sul processo mastoideo (conduzione
ossea), in seguito i rebbi del diapason ancora vibrante vengono avvicinati al
padiglione auricolare (conduzione aerea) e al paziente viene chiesto di indicare
quale stimolazione è stata percepita in maniera più forte. Normalmente lo stimolo
risulta più intenso per conduzione aerea (CA) che ossea (CO), quindi la relazione
è CA > CO. Nel caso di un'ipoacusia trasmissiva, questa relazione si inverte; lo
stimolo per via ossea sarà percepito più forte rispetto allo stimolo per via aerea
(CO > CA). Nel caso di un'ipoacusia neurosensoriale sia la percezione per via
ossea che quella per via aerea sono ridotte, ma la relazione rimane la stessa
come nell'udito normale (CA > CO).
Il paziente che non può o non vuole rispondere volontariamente agli stimoli
acustici può essere valutato misurando: il potenziale microfonico cocleare e il
potenziale d'azione dell'VIII nervo con l'elettrococleografia; i potenziali evocati del
tronco encefalico e della corteccia uditiva (potenziali uditivi del tronco encefalico)
da stimoli acustici e le otoemissioni acustiche spontanee o evocate, suoni
prodotti dalle cellule ciliate esterne della coclea in risposta alla stimolazione
sonora (v. oltre). Queste metodiche sono risultate utili nello studio di lattanti e
bambini con sospetta ipoacusia profonda (v. anche Valutazione dell'udito nei
bambini Cap. 256), di soggetti sospettati di simulare o esagerare una perdita
uditiva (ipoacusia psicogena) e di pazienti con ipoacusia neurosensoriale a
eziologia sconosciuta. Un'altra applicazione è la valutazione dell'integrità delle vie
Diagnosi differenziale
tra ipoacusia cocleare e retrococleare
Lo studio dei potenziali evocati uditivi del tronco encefalico è una metodica
potente per differenziare l'ipoacusia cocleare da quella retrococleare. Vengono
esaminate cinque differenti onde elettriche, generate dal nervo acustico, il tronco
encefalico e altre regioni encefaliche in risposta a stimolazione acustica. Esse
possono essere registrate da un computer in maniera tale da ottenere una media
delle risposte a più stimoli. Ciascuna onda probabilmente origina da una distinta
struttura delle vie uditive, quale il nervo acustico, i nuclei cocleari, il complesso
olivare superiore, il lemnisco laterale e il collicolo inferiore. Nelle lesioni del nervo
acustico possono andare perse una o più onde, può aumentare la latenza delle
onde e si può prolungare la latenza tra le onde. Nelle lesioni cocleari le onde
sono facilmente riconoscibili e i rapporti di latenza rimangono nella norma.
Le otoemissioni acustiche sono dei suoni generati dalle cellule ciliate esterne in
una coclea sana. Esse possono essere misurate posizionando nel condotto
uditivo esterno una fonte sonora per presentare uno stimolo e un microfono per
registrare la risposta. Le informazioni ottenute sono specifiche per la frequenza e
possono essere associate a quelle ottenute con altri esami per individuare il tipo
di perdita uditiva. L'assenza di otoemissioni acustiche indica un danno cocleare.
Se le otoemissioni acustiche sono presenti, la coclea è integra. Se la perdita è
neurosensoriale e le otoemissioni acustiche sono presenti, il danno è nell'VIII
nervo. Le malattie dell'orecchio medio, come l'otite media, eliminano le
otoemissioni acustiche. Comunemente le otoemissioni acustiche vengono
studiate per lo screening uditivo nei lattanti e nei bambini piccoli.
Lesioni delle vie uditive centrali possono verificarsi a livello dei nuclei cocleari, dei
fasci nervosi del tronco dell'encefalo che si incrociano sulla linea mediana, del
complesso olivare superiore, del lemnisco laterale, del collicolo inferiore, del
corpo genicolato mediale, della radiazione acustica o, infine, della corteccia
uditiva. Tipicamente, tali lesioni non provocano l'innalzamento della soglia uditiva
per i toni puri e per gli spondei o la diminuzione della discriminazione di singole
parole. Per poter valutare il deficit della funzione uditiva causata da queste lesioni
occorrono esami speciali. Questi test valutano la discriminazione di parole
presentate in maniera degenerata o distorta e la discriminazione in presenza di
messaggi competitivi all'orecchio controlaterale e studiano la capacità di fondere i
messaggi incompleti o parziali presentati ad ogni orecchio in un messaggio
carico di significato e la capacità di localizzare suoni nello spazio (localizzazione
sul piano mediale), quando stimoli acustici arrivano simultaneamente a entrambe
le orecchie.
Protesi acustiche
L'amplificazione del suono dalle protesi acustiche è di grande aiuto in quasi tutti i
pazienti con ipoacusia trasmissiva o neurosensoriale, da lieve a profonda,
compreso quelli con ipoacusia neurosensoriale prevalentemente per le frequenze
alte e in quelli con ipoacusia monolaterale. Tutte le protesi acustiche hanno un
microfono, un amplificatore, un altoparlante, un auricolare e il controllo di volume.
In molti modelli, si può spegnere il microfono e utilizzare una bobina magnetica
per migliorare la chiarezza quando si parla al telefono. I modelli migliori si
regolano a seconda del particolare tipo di perdita uditiva, amplificando
selettivamente le frequenze più difficilmente udibili.
La protesi a conduzione ossea può essere impiegata nei casi in cui non sono
utilizzabili chiocciola o raccordi in plastica, come nel caso di atresia del condotto
o di otorrea persistente. Un vibratore è posto a contatto con il capo, di solito in
corrispondenza della mastoide, mediante una fascia elastica e il suono viene
condotto, attraverso le ossa craniche, fino alla coclea. Rispetto alle protesi a
conduzione aerea, le protesi a conduzione ossea richiedono maggiore energia
elettrica, introducono maggior distorsione e sono meno confortevoli da portare.
Alcune di queste protesi possono essere impiantate nel processo mastoideo,
evitando così il fastidio della fascia elastica.
Impianti cocleari
Manuale Merck
IPOACUSIA IMPROVVISA
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Terapia
L'ipoacusia improvvisa colpisce circa 1/ 5000 persone ogni anno (v. anche
Ipoacusia nel Cap. 82). Sebbene l'esordio improvviso suggerisca un'eziologia
vascolare (embolia, trombosi o emorragia), per analogia con gli accidenti
vascolari nel SNC, nella maggior parte dei casi appare evidente un'eziologia
virale. L'ipoacusia improvvisa tende a verificarsi nei bambini e nei giovani o negli
adulti di mezza età che non presentano disturbi vascolari. Il riscontro
istopatologico nell'osso temporale di soggetti colpiti da ipoacusia improvvisa è
diverso da quello osservato nell'orecchio interno di animali con embolia od
occlusione vascolare sperimentale, ma è simile a quello osservato in caso di
infezioni virali che interessano l'orecchio interno nell'uomo (labirintite
endolinfatica virale) e che esitano in ipoacusia improvvisa, p. es., parotite
epidemica e morbillo. I virus responsabili dell'influenza, della varicella e della
mononucleosi; gli adenovirus e altri possono provocare ipoacusia improvvisa.
Sintomi e segni
nella maggior parte dei pazienti, mentre si ripristina solo parzialmente in altri. Se
la funzione uditiva rientra nella norma, in genere ciò avviene in 10-14 gg.
Inizialmente possono essere presenti acufeni e vertigini sebbene le vertigini
generalmente regrediscono nel giro di alcuni giorni.
Terapia
Manuale Merck
IPOACUSIA DA RUMORE
file:///F|/sito/merck/sez07/0850734a.html02/09/2004 2.04.28
Patologia del neonato e del lattante
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
Scariche elettriche anomale provenienti dal SNC nei neonati, che si manifestano
solitamente con attività muscolare stereotipata o modificazioni vegetative.
Sommario:
Introduzione
Eziologia e patogenesi
Diagnosi
Terapia
Eziologia e patogenesi
Malattie primitive del nervo statoacustico (VIII) nell’infanzia sono rare. Le più
comuni sono gli schwannomi ritrovati in pazienti con neurofibromatosi di tipo II.
Altre rare cause sono meningiomi e tumori metastatici. Occasionalmente, un
bambino con kernittero grave sviluppa una ipoacusia neurosensoriale moderata e
altri segni di danno del tronco dell’encefalo, come la compromissione dell’attività
motoria.
Diagnosi
Tutti i lattanti e i bambini devono eseguire un test di screening per le ipoacusie (v.
Valutazione dell’udito nel bambino nel Cap. 256). La diagnosi del danno uditivo
deve essere fatta il più presto possibile in modo che adeguati input linguistici
possano permettere uno sviluppo ottimale del linguaggio. Il più grande ostacolo
per una diagnosi precoce è il ritardo nel rivolgersi a uno specialista, nonostante la
consapevolezza o il sospetto di danno uditivo, solitamente dovuti a un ritardo
dello sviluppo del linguaggio. Quando un bambino presenta un’alterazione del
linguaggio, bisogna effettuare una diagnosi differenziale fra la sordità, il ritardo
mentale, l’afasia e l’autismo.
Terapia
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
(V. anche Valutazione clinica dell’udito nel Cap. 82 e Deficit uditivi nei
bambini nel Cap. 260)
La capacità uditiva può essere valutata sin dalla nascita utilizzando speciali
tecniche audiometriche eseguite di solito da un audiologo. Questi test valutano
risposte fisiologiche, comportamentali e riflesse a stimoli di intensità nota.
Nel bambino di ≥ 1 anno di età, la Soglia di Ricezione Vocale (SRV) può essere
determinata facendo indicare al bambino parti del corpo o identificare oggetti
comuni in risposta a parole di intensità controllata. Sebbene questa tecnica
quantifichi il livello uditivo del bambino nei confronti del linguaggio vocale, essa
non consente la diagnosi di ipoacusia di trasmissione a bassa frequenza o di
ipoacusia di percezione ad alta frequenza, che non incidono sulle frequenze
vocali. Quando si rileva una bassa SRV per via aerea, il confronto con la SRV
per via ossea permette di distinguere se l’ipoacusia è percettiva o conduttiva.
Rosolia congenita
Toxoplasmosi congenita
Sifilide congenita
Incompatibilità Rh
file:///F|/sito/merck/tabelle/26004.html02/09/2004 2.04.30
Manuale Merck - Tabella
file:///F|/sito/merck/tabelle/26005.html02/09/2004 2.04.30
Approccio al paziente con malattie dell'orecchio
Manuale Merck
ACUFENI
L'acufene si può avvertire sotto forma di ronzio, tintinnio, scroscio, fischio o sibilo
oppure può presentarsi come un suono più complesso che varia nel tempo.
L'acufene può essere intermittente, continuo o pulsatile (sincrono con il battito
cardiaco). Generalmente è presente anche una perdita uditiva.
Terapia
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VERTIGINE
Sommario:
Introduzione
VALUTAZIONE CLINICA DELL'APPARATO VESTIBOLARE
Manuale Merck
OTALGIA
file:///F|/sito/merck/sez07/0820720.html02/09/2004 2.04.32
Orecchio esterno
Manuale Merck
OSTRUZIONI
I bambini introducono ogni tipo di oggetto nel condotto, soprattutto perle, chicchi
di riso o fagioli. Un corpo estraneo nel condotto uditivo esterno viene rimosso
più facilmente utilizzando un uncino con punta smussa. Le pinze tendono a
spingere più in profondità nel condotto gli oggetti a superficie liscia. Un corpo
estraneo localizzato medialmente all'istmo del condotto uditivo esterno,
difficilmente può essere rimosso senza danneggiare la membrana timpanica e la
catena degli ossicini. Le perle metalliche e di vetro possono in alcuni casi essere
rimosse con il lavaggio, mentre un corpo estraneo igroscopico (p. es., un fagiolo)
si rigonfia con l'aggiunta di acqua complicando ulteriormente la sua rimozione.
L'anestesia generale va riservata al caso di bambini non collaboranti o quando
un problema meccanico potrebbe rendere difficile la rimozione e causare un
danno alla membrana timpanica o alla catena degli ossicini.
file:///F|/sito/merck/sez07/0830721a.html02/09/2004 2.04.33
Orecchio esterno
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OTITE ESTERNA
Sommario:
Introduzione
Eziologia
Sintomi e segni
Terapia
Eziologia
Sintomi e segni
I pazienti con otite esterna diffusa avvertono prurito, dolore e presentano una
secrezione fetida associata a ipoacusia se il condotto è gonfio o pieno di detriti
purulenti. L'otite esterna si differenzia dall'otite media per la dolorabilità alla
trazione del padiglione e alla pressione sul trago. La cute del condotto uditivo
esterno è arrossata, tumefatta e ricoperta da detriti purulenti.
Terapia
L'orecchio del nuotatore può essere spesso prevenuto irrigando le orecchie con
una mistura al 1:1 di alcol rubefacente o acido acetico immediatamente dopo il
bagno. L'alcol aiuta a rimuovere l'acqua mentre l'acido acetico altera il pH del
condotto. Raramente è necessaria una terapia antibiotica sistemica, a meno che
non si verifichi una cellulite diffusa o altri segni di infezione che si propagano oltre
la cute del condotto.
locale di acido acetico 2%, 5 gocce tid per 7 gg; l'aggiunta di idrocortisone all'1%
riduce l'edema e aumenta l'efficacia dell'acido acetico. Un analgesico, quale la
codeina 30 mg PO q 4 h, è generalmente necessario durante le prime 24-48 h.
Se è presente una cellulite che si estende oltre il condotto, è indicato l'uso di
penicillina V 500 mg PO q 6 h per 7 gg. Se il paziente è allergico alla penicillina,
può essere impiegata l'eritromicina alle stesse dosi.
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PERICONDRITE
Sommario:
Introduzione
Terapia
Terapia
file:///F|/sito/merck/sez07/0830722a.html02/09/2004 2.04.34
Orecchio esterno
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Terapia
Terapia
file:///F|/sito/merck/sez07/0830722b.html02/09/2004 2.04.35
Orecchio esterno
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Terapia
Terapia
file:///F|/sito/merck/sez07/0830723a.html02/09/2004 2.04.36
Orecchio esterno
Manuale Merck
TRAUMI
Fratture: un colpo violento alla mandibola può essere trasmesso alla parete
anteriore del condotto uditivo esterno (parete posteriore della fossa glenoidea). I
frammenti lussati della frattura della parete anteriore del condotto possono
causare stenosi di quest'ultimo e vanno ridotti o asportati in anestesia generale.
file:///F|/sito/merck/sez07/0830723b.html02/09/2004 2.04.36
Orecchio esterno
Manuale Merck
TUMORI
file:///F|/sito/merck/sez07/0830723c.html02/09/2004 2.04.37
Membrana timpanica e orecchio medio
Manuale Merck
Un paziente affetto da una malattia dell'orecchio medio può accusare uno o più
dei seguenti disturbi: un senso di pienezza o di pressione nell'orecchio; dolore
costante o intermittente, lieve o lancinante; otorrea; ipoacusia; acufene e
vertigine. Nell'otite media acuta, sono comuni anche sintomi sistemici (p. es.,
febbre). I sintomi possono iniziare con una sensazione di pienezza e poi
progredire in maniera diversa. I lattanti e i bambini in particolare, possono essere
febbrili e presentare altre manifestazioni sistemiche rilevanti (p. es., anoressia,
vomito, diarrea e letargia.).
file:///F|/sito/merck/sez07/0840724.html02/09/2004 2.04.37
Membrana timpanica e orecchio medio
Manuale Merck
TRAUMI
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Terapia
Sintomi e segni
Terapia
Molte perforazioni possono essere monitorate senza che si renda necessaria una
terapia medica. Qualora sia presente l'infezione o si ritiene probabile che lo sia,
la penicillina V orale 250 mg q 6 h deve essere somministrata per 7 giorni. Per
esaminare l'orecchio occorre una tecnica asettica. Se possibile, in anestesia
locale e controllo microscopico, i lembi lussati della membrana timpanica
possono essere riportati in sede per facilitare la guarigione. L'orecchio va tenuto
asciutto. In caso di infezione, può essere impiegata una medicazione topica con
acido acetico al 2% (5 gocce tid), tale farmaco comunque non va mai utilizzato a
scopo profilattico. È abituale la chiusura spontanea della perforazione, ma
qualora non si verifichi entro 2 mesi è indicata una miringoplastica. Qualora
persista una ipoacusia trasmissiva, il che suggerisce una discontinuità della
catena ossiculare, l'orecchio medio deve essere sottoposto a esplorazione
chirurgica e ricostruito. Una ipoacusia neurosensoriale o una vertigine che
persiste per alcune ore o più dopo un trauma, può essere causata da una
commozione dell'orecchio interno, ma può anche indicare la penetrazione di un
Manuale Merck
(Aerotite media)
Agli individui con infezioni acute delle vie aeree superiori o con reazioni allergiche
delle prime vie respiratorie in corso si deve consigliare di evitare voli in aereo o
immersioni subacquee. Tuttavia, se queste attività vengono intraprese è bene
applicare a scopo profilattico per via topica un vasocostrittore nasale, quale la
fenilefrina da 0,25% a 1,0%, da 30 a 60 min prima della discesa.
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Membrana timpanica e orecchio medio
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MIRINGITE INFETTIVA
(Miringite bollosa)
Sommario:
Introduzione
Terapia
Terapia
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Membrana timpanica e orecchio medio
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Eziologia
Sintomi, segni e complicanze
Diagnosi e terapia
Sebbene l'otite media acuta può verificarsi a qualunque età, è più frequente nei
bambini piccoli, in particolare di età tra i 3 mesi e i 3 anni. I microrganismi
possono migrare dal rinofaringe all'orecchio medio attraverso la mucosa della
tuba di Eustachio o propagandosi attraverso la lamina propria, sotto forma di
fenomeni cellulitici e tromboflebitici diffusi. L'esposizione a fumo passivo è
considerata un fattore di rischio.
Eziologia
Diagnosi e terapia
La diagnosi generalmente viene posta sulla base dei rilievi clinici. L'essudato
ottenuto in seguito a miringotomia e quello di un'otorrea spontanea devono
essere sottoposti a esame batteriologico. Anche le colture delle secrezioni
rinofaringee possono essere utili, ma non sempre danno indicazioni sul vero
agente responsabile.
Nei casi resistenti, può essere utilizzata una cefalosporina per 12 gg, quale il
cefaclor (nei bambini 40 mg/kg/die somministrate q 8 h, negli adulti 250 mg q
8 h), cefuroxime (bambini < 2 anni: 125 mg q 12 h; nei bambini tra i 2 e i 12 anni:
250 mg q 12 h; negli adulti, 500 mg q 12 h), amoxicillina-clavulanato (nei
bambini, 40 mg/kg/die divisi in tre dosi), claritromicina (nei bambini, 15 mg/kg/die
frazionati in due dosi) o cefixime (nei bambini: 8 mg/kg/die di solito frazionati in
2 dosi; negli adulti 200 mg q 12 h).
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Terapia
L'otite media secretiva è comune nei bambini. Il versamento può essere sterile,
ma generalmente contiene batteri patogeni. L'ostruzione della tuba di Eustachio
può essere dovuta a processi infiammatori del rinofaringe, a manifestazioni
allergiche, a ipertrofia delle adenoidi oppure a tumori benigni o maligni.
Sintomi e segni
Terapia
favorire l'apertura della tuba di Eustachio, grazie al loro effetto vasocostrittore. Gli
antiistaminici, quali la loratadina 10 mg/die (negli adulti e nei bambini ≥ 12 anni)
PO, possono ridurre l'ostruzione della tuba di Eustachio negli individui allergici.
Una miringotomia può essere necessaria per aspirare il liquido trasudato e
inserire un tubo per timpanostomia che permetta la ventilazione dell'orecchio
medio e migliori temporaneamente l'ostruzione della tuba di Eustachio,
indipendentemente dalla causa che l'ha determinata. In qualche caso l'orecchio
medio può essere temporaneamente ventilato mediante la manovra di Valsalva o
la metodica di Politzer.
Manuale Merck
MASTOIDITE ACUTA
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Terapia
Sintomi e segni
Terapia
L'antibiotico iniziale somministrato deve fornire una copertura per i comuni agenti
patogeni ed essere resistente alle b-lattamasi. Il passaggio dell'antibiotico nel
SNC è auspicabile qualora si prospetti il rischio di una complicanza. Si preleva un
campione di essudato per la coltura e l'antibiogramma. La terapia EV successiva
dipende dalle colture, dalla sensibilità e dal decorso clinico. La terapia antibiotica
va continuata per almeno 2 sett.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Terapia
L'otite media cronica può derivare da un'otite media acuta, dall'ostruzione della
tuba di Eustachio, da un trauma meccanico, da ustioni termiche o chimiche o da
lesioni da esplosioni. Essa può essere suddivisa in due grandi categorie, a
seconda del tipo di perforazione: (1) quelle causate dalle perforazioni centrali
della pars tensa e (2) quelle causate dalle più pericolose perforazioni atticali della
pars flaccida o dalle perforazioni marginali della pars tensa.
Le perforazioni atticali della pars flaccida espongono l'epitimpano (v. Fig. 84-2).
Le perforazioni marginali generalmente si verificano nella porzione postero-
superiore della pars tensa e in questo caso non vi è residuo timpanico tra i
margini della perforazione e il solco osseo timpanico (v. Fig. 84-2). Le
perforazioni marginali originano da un'otite media acuta necrotizzante, che
distrugge vaste aree della membrana timpanica, compreso l'anulus timpanico e
la mucosa dell'orecchio medio. Queste perforazioni, così come avviene nelle
perforazioni centrali, possono causare un'ipoacusia trasmissiva ed
esacerbazione dell'otorrea. Complicanze quali labirintite, paralisi del nervo
facciale e ascesso intracranico sono più frequenti in questi tipi di perforazioni
rispetto a quelle centrali.
Terapia
Manuale Merck
Otosclerosi
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Membrana timpanica e orecchio medio
Manuale Merck
NEOPLASIE
file:///F|/sito/merck/sez07/0840730b.html02/09/2004 2.04.43
Orecchio interno
Manuale Merck
(V. anche Ipoacusia e Vertigine nel Cap. 82 e Deficit uditivi nei bambini nel
Cap. 260)
file:///F|/sito/merck/sez07/0850731a.html02/09/2004 2.04.44
Orecchio interno
Manuale Merck
MALATTIA DI MÉNIÈRE
Sommario:
Terapia
Terapia
Manuale Merck
NEURONITE VESTIBOLARE
Sommario:
Terapia
Terapia
file:///F|/sito/merck/sez07/0850731c.html02/09/2004 2.04.45
Orecchio interno
Manuale Merck
Violenta vertigine della durata < 30 s indotta da alcune posizioni del capo.
Sommario:
Eziologia e sintomi
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Eziologia e sintomi
Sono state osservate masse granulari basofile nella cupola del canale
semicircolare posteriore. I depositi nella cupola (cupulolitiasi) possono essere
costituiti da carbonato di Ca proveniente dagli otoliti che sono cristalli di
carbonato di calcio normalmente immersi nel sacculo e nell'utricolo, parti
differenti dell'orecchio interno. I fattori eziologici responsabili sembrano essere
degenerazioni spontanee delle membrane otolitiche utricolari, traumi labirintici,
otiti medie, interventi chirurgici sull'orecchio e occlusione dell'arteria vestibolare
anteriore.
Diagnosi
Il nistagmo posizionale si può anche verificare nelle lesioni degli organi terminali
o del SNC. La latenza della risposta, il fenomeno dell'abitudine, la forte
sensazione soggettiva, la durata limitata e la direzione del nistagmo rotatorio
distinguono la vertigine posizionale parossistica benigna da una lesione del SNC.
Nelle lesioni del SNC il nistagmo posizionale non ha un periodo di latenza, non
tende a ridursi, non provoca la forte sensazione soggettiva e può continuare fino
a che la posizione viene mantenuta. Il nistagmo dovuto a lesione del SNC può
essere verticale o variare di direzione e, se rotatorio, probabilmente risulta
invertito (cioè non nella direzione prevista).
Terapia
Manuale Merck
Invasione dei gangli del nervo acustico e del ganglio genicolato del nervo facciale
da parte del virus herpes zoster, con conseguente intensa otalgia, ipoacusia,
vertigine e paralisi del nervo facciale.
Sommario:
Introduzione
Terapia
Terapia
file:///F|/sito/merck/sez07/0850732b.html02/09/2004 2.04.46
Orecchio interno
Manuale Merck
LABIRINTITE PURULENTA
Sommario:
Introduzione
Terapia
Terapia
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Orecchio interno
Manuale Merck
PRESBIACUSIA
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Orecchio interno
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Precauzioni
Precauzioni
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Terapia
Terapia
file:///F|/sito/merck/sez07/0850735b.html02/09/2004 2.04.49
Orecchio interno
Manuale Merck
NEURINOMA DELL'ACUSTICO
Sommario:
Introduzione
Sintomi, segni e diagnosi
Terapia
Terapia
Manuale Merck
NEUROPATIE PERIFERICHE
NEUROFIBROMATOSI
Sommario:
Introduzione
Sintomi, segni e diagnosi
Terapia
Il tipo 1 è situato sul cromosoma 17 e il tipo 2 sul cromosoma 22. Nel tipo 1, le
proprietà onco-soppressive della neurofibromina possono essere compromesse
o perdute.
I neurofibromi (tumori formati dalle cellule di Schwann e dei fibroblasti dei nervi),
che raramente compaiono prima della pubertà, possono essere palpati nel
sottocutaneo lungo il decorso dei nervi periferici; i neurofibromi possono
interessare le radici dei nervi spinali crescendo in modo caratteristico attraverso
un forame intervertebrale e producendo masse intra- ed extraspinali (tumori "a
clessidra"); la componente intraspinale può comprimere il midollo. I neuromi
plessiformi possono interessare i nervi periferici causando deficit distali alla
lesione. I tumori dei nervi cranici comprendono i gliomi dell’ottico, i quali possono
causare cecità progressiva e i neurinomi dell’acustico (schwannoma vestibolare),
che possono causare vertigini, atassia, sordità e tinnito. La patologia è in genere
progressiva.
I tipi 1 e 2 possono essere diagnosticati sulla base dei criteri della Tab. 183-3.
Terapia
Tipo Criteri
1 Devono essere presenti due o più dei seguenti segni:
Glioma ottico
file:///F|/sito/merck/tabelle/18303.html02/09/2004 2.04.51
Naso e seni paranasali
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Il naso, compreso il setto nasale che divide la cavità nasale in due fosse, è
costituito di osso e cartilagine. I seni paranasali, mascellare, frontale, etmoidale e
sfenoidale si aprono nella cavità nasale.
file:///F|/sito/merck/sez07/0860737a.html02/09/2004 2.04.51
Disturbi di naso e gola
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19. PEDIATRIA
(V. anche §7; i problemi del setto nasale sono trattati nel Cap. 86, le
tonsilliti nel Cap. 87 e le stomatiti e altri problemi orali nel Cap. 105.)
CORPI ESTRANEI
file:///F|/sito/merck/sez19/2722586a.html02/09/2004 2.04.52
Malattie dei denti e del cavo orale
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Neoplasie
Carie
Pulpite
Malocclusione
Alterazioni gengivali
Gengivite
Stomatite da protesi
Parodontite
Mal di denti/infezione
Ipoplasia condilare
Iperplasia condilare
Anchilosi
Artrite
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Terapia odontoiatrica in pazienti affetti da malattie sistemiche
Reperti orali nelle malattie sistemiche
Modificazioni del cavo orale nell'anziano
Un’alterazione del cavo orale o dei denti, così come le malattie sistemiche,
possono determinare una perdita di peso involontaria. Per esempio, una persona
può non essere in grado di masticare bene il cibo a causa del numero esiguo,
della perdita o del dolore dei denti, di protesi dentarie poco stabili, di stomatite (v.
Cap. 105), di una disfunzione temporomandibolare(v. Cap. 108) o
dell’affaticamento dei muscoli masticatori. Quest’ultimo può essere causato, nelle
persone giovani, da una malattia muscolare o neuromuscolare congenita o da
una cattiva circolazione nella muscolatura masticatoria (claudicatio della
mascella) o, nelle persone anziane, da protesi dentarie che presentano
Tutti dovrebbero effettuare una corretta igiene orale come misura preventiva
della carie e della gengivite e sottoporsi a ricostruzione dei denti, in caso di carie.
Le infezioni possono manifestarsi dopo cure odontoiatriche, quali avulsioni
dentarie, in particolare di denti interessati da un ascesso o dalla malattia
parodontale. La batteriemia può insorgere anche successivamente alla
preparazione delle superfici dentarie per una corona protesica. I batteri causano
la carie, che può determinare la morte della polpa dentaria e la formazione di un
ascesso. Se un dente interessato da un ascesso non viene estratto (per
permettere il drenaggio), l’infezione si diffonde (v. Pulpite nel Cap. 106) e può
causare la morte. Ai pazienti più soggetti alle infezioni a causa delle loro
condizioni di salute, deve essere somministrata una terapia antibiotica mirata
prima di un trattamento parodontale, compresa la profilassi sistematica e
l’ablazione del tartaro (rimozione del calcolo dentario), prima della chirurgia orale
e della terapia del canale radicolare.
Le persone affette da apnea ostruttiva nel sonno possono spesso trarre beneficio
da un apparecchio dentario rimovibile, che posizioni la mandibola in avanti in
modo tale che la lingua non possa bloccare le vie aeree (v. Cap. 173).
Le asimmetrie del volto lievi sono comuni a tutti i pazienti e possono derivare
dalla masticazione prevalente da un lato, che produce un ingrossamento
unilaterale dei muscoli masticatori, da differenze nel profilo delle arcate dentarie
o nell’angolazione dei denti di un lato rispetto a quelli dell’altro lato, oppure da
tutti questi elementi. Le asimmetrie del volto gravi si verificano in soggetti con
lipodistrofia, emiatrofia o emiipertrofia del volto o con assenza congenita dei
condili della mandibola. Il trauma psicologico legato a una grave malformazione
del volto deve indurre lo specialista a informare il paziente riguardo un eventuale
intervento chirurgico facciale.
I denti, una volta formati, non vengono mai rimodellati da forze sistemiche, ma
soltanto da quelle locali. Pertanto l’esaminatore può osservare alterazioni nella
forma, nella calcificazione o nel colore dei denti (v. Cap. 106), in seguito a
esantemi infantili, alterazioni dello sviluppo o endocrinopatie. L’ipopituitarismo o
l’ipotiroidismo possono ritardare l’eruzione dei denti.
Le carie molto destruenti dei denti decidui sono spesso indice del contatto
Raramente, l’assenza della carie o una piccola carie dei denti indica intolleranza
ereditaria al fruttosio, caratterizzata da un’avversione per i dolci. I denti decidui
caduti possono essere analizzati per valutare il contenuto di piombo negli studi
epidemiologici sull’avvelenamento da piombo.
Con l’avanzare dell’età, si verificano delle modificazioni dei tessuti orali. A riposo
la secrezione salivare diminuisce, talvolta esacerbata dai farmaci, sebbene il
flusso salivare stimolato dal pasto sia di solito sufficiente per formare un bolo. Le
cuspidi appiattite dei denti consumati e l’indebolimento dei muscoli masticatori
possono rendere faticosa la masticazione, a danno dell’assunzione di cibo. La
perdita di osso dei mascellari (in particolare della porzione alveolare), la
secchezza della bocca, l’assottigliamento della mucosa orale e l’alterato
coordinamento delle labbra, delle guance e dei movimenti della lingua possono
rendere progressivamente più difficoltosa la ritenzione della protesi. Inoltre, le
papille gustative diventano meno sensibili, così che gli anziani tendono ad
abbondare con i condimenti, in particolare con il sale (che è deleterio per molti di
essi) oppure tendono ad assumere cibi molto caldi per aumentare il gusto,
talvolta scottando la mucosa orale spesso atrofica. Nell’anziano, la recessione
gengivale espone la radice dentaria adiacente alla corona, rendendo frequente la
carie della radice.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Terapia
Sintomi e segni
I sintomi includono dolore alla palpazione dei muscoli masticatori e spesso dolore
e limitazione nell’apertura della bocca. Il bruxismo notturno può determinare
cefalea, più forte al risveglio e che migliora gradualmente durante il giorno. I
sintomi e la cefalea possono peggiorare durante il giorno se il bruxismo continua
anche durante il giorno. La mandibola devia quando il paziente apre la bocca ma,
di solito, non improvvisamente o sempre nello stesso punto di apertura, come si
verifica nello spostamento interno del menisco. Con una lieve pressione,
l’esaminatore può aprire la bocca ancora per 1-3 mm oltre l’apertura massima
normale per il paziente. Le radiografie di solito aiutano solo a escludere l’artrite.
Terapia
Una placca occlusale in resina o una placca di protezione della bocca possono
mantenere i denti non a contatto gli uni con gli altri. Basse dosi di una
benzodiazepina prima di coricarsi sono spesso efficaci per le riacutizzazioni e per
alleviare i sintomi fino a quando non si riesce ad applicare una placca di
protezione per la bocca. Sono indicati analgesici leggeri, p. es., FANS o
paracetamolo. Poiché la condizione è cronica, non devono essere utilizzati gli
oppioidi, se non per brevi riacutizzazioni. Il paziente deve essere invitato a
smettere di serrare la mandibola e di digrignare i denti. Si devono evitare i cibi
Manuale Merck
FIBROMIALGIA
Sommario:
Introduzione
Eziologia
Sintomi, segni e diagnosi
Prognosi e terapia
Eziologia
L'esordio con rigidità e dolore nella SFP è graduale, diffuso e fastidioso. Nella
SFP localizzata, l'esordio è più spesso improvviso e acuto. Il dolore peggiora con
lo sforzo o l'esercizio eccessivo. Può essere presente dolorabilità, abitualmente
localizzata a piccole aree specifiche (i cosiddetti "tender point"). Può essere
presente rigidità o spasmo muscolare localizzato, sebbene una contrazione attiva
non possa essere dimostrabile con l'elettromiografia. L'infiammazione si verifica
soltanto quando è presente una condizione sistemica associata.
Prognosi e terapia
Manuale Merck
La cute e la mucosa delle labbra sono separate dal bordo vermiglio. La mucosa
che si osserva sul viso è asciutta e cheratinizzata, mentre la mucosa della
superficie interna delle labbra è umida e non cheratinizzata.
L’ugola pende sulla linea mediana nella parte finale del palato molle. Essa varia
molto in lunghezza. Un’ugola lunga o un tessuto velofaringeo eccessivo sono
associati al russamento e in alcune persone possono predisporre all’apnea
ostruttiva durante il sonno (v. Sindromi da apnea nel sonno nel Cap. 173).
nervo glossofaringeo (9° nervo cranico) fornisce le sensazioni del tatto e del
gusto. L’integrità del nervo può essere determinata testando il gusto su entrambi i
lati del dorso della lingua con lo zucchero, il sale, l’aceto e il chinino. I recettori
per il dolce e per il salato sono localizzati in prossimità della punta della lingua,
quelli per l’acido sui lati e quelli per l’amaro sulla parte più posteriore della lingua.
Il nervo ipoglosso (12° nervo cranico) controlla i movimenti della lingua.
Molte malattie possono colpire la regione orale (v. Tab. 105-1 e altrove nel
Manuale). Le lesioni benigne del cavo orale sono spesso bilaterali, mentre il
cancro bilaterale del cavo orale è raro. La labioschisi e la palatoschisi vengono
trattate nel Cap. 261.
Manuale Merck
PULPITE
Sommario:
Introduzione
Sintomi e diagnosi
Terapia
Sintomi e diagnosi
Nella pulpite reversibile, il dolore viene avvertito quando uno stimolo (di solito il
freddo o i dolci) viene applicato sul dente. Quando lo stimolo viene allontanato, il
dolore cessa nel giro di alcuni secondi.
La pulpite irreversibile produce dolore che dura per diversi minuti dopo
l’allontanamento dello stimolo o che si verifica spontaneamente. Un paziente può
avere difficoltà a localizzare il dente che è fonte del dolore, confondendo anche
tra l’arcata mascellare e quella mandibolare (ma non tra il lato sinistro o il lato
destro della bocca), poiché la polpa non presenta fibre propriocettive. Il dolore
può quindi cessare per vari giorni a causa della necrosi pulpare. Quando i batteri
o i loro metaboliti escono dal forame apicale, determinando l’infiammazione
dell’adiacente legamento parodontale, il dente diventa molto sensibile alla
pressione e alla percussione. Quando si forma un ascesso periapicale
(dentoalveolare), il dente si solleva dal suo alveolo e si percepisce come "alto"
quando si chiude la bocca.
Terapia
Nella pulpite reversibile, la vitalità della polpa può essere mantenuta se il dente
viene curato, di solito rimuovendo la carie e ricostruendo poi il dente.
Manuale Merck
Ereditarietà multifattoriale
Disordini cromosomici
Immunogenetica
Genetica forense
Terapia genetica
288. Sarcoidosi
Dipendenza da tabacco
291. Riabilitazione
Terapia fisica
Uso di farmaci
Interventi psicologici
Problemi sociali
Test di laboratorio
Analisi economiche
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
SCREENING GENETICO
COSTRUZIONE DELL’ALBERO GENEALOGICO DI UNA FAMIGLIA
CONSULENZA GENETICA
I geni (tra 60000 e 100000 nell’uomo) si trovano sui cromosomi (strutture simili a
bastoncini che si trovano nei nuclei cellulari) e sui mitocondri (strutture circolari
presenti in molteplici copie nel citoplasma cellulare). Nell’uomo, le cellule
somatiche (non germinali) contengono normalmente 46 cromosomi, disposti in
23 paia. Ciascun paio è costituito da un cromosoma della madre e uno del padre.
Un paio di cromosomi, i cromosomi sessuali, determina il sesso dell’individuo. Le
donne hanno 2 cromosomi X in ogni nucleo cellulare somatico, mentre gli uomini
hanno un cromosoma X e uno Y (cioè, cromosomi eterologhi). Il cromosoma X
porta i geni responsabili di molti tratti ereditari, mentre il cromosoma Y, piccolo e
di forma differente, porta i geni che determinano la differenziazione del sesso
maschile. Le rimanenti 22 coppie di cromosomi, gli autosomi, sono solitamente
omologhi (cioè, identici per dimensioni, forma, posizione e numero di geni). Le
cellule germinali (ovulo e spermatozoo) vanno incontro alla meiosi, che riduce il
numero di cromosomi a 23, la metà rispetto alle cellule somatiche (46), cosicché
quando un ovulo viene fecondato da uno spermatozoo al momento del
concepimento, viene ricostituito il numero normale di cromosomi. Nella meiosi, le
informazioni genetiche ereditate dalla madre e dal padre di un soggetto vengono
ricombinate attraverso il crossing over, o scambio, tra i cromosomi omologhi.
I geni, le unità di base dell’eredità, sono disposti linearmente all’interno del DNA
lungo i cromosomi; ciascun gene ha una collocazione (locus) o una posizione
specifica nei cromosomi. Il numero e la disposizione dei loci sui cromosomi
omologhi sono solitamente identici. Tuttavia, la struttura di un gene specifico può
presentare variazioni minori (polimorfismi) senza dar luogo alla malattia. Le
sequenze nucleotidiche specifiche dei geni che occupano i due loci omologhi
lungo i due cromosomi appaiati vengono definite alleli. I due alleli (vale a dire,
uno ereditato dalla madre e uno ereditato dal padre) possono presentare
sequenze nucleotidiche leggermente differenti o possono essere identici. Un
soggetto con 2 alleli identici per un particolare gene è un omozigote; un soggetto
con 2 alleli diversi è un eterozigote.
Gli esseri umani variano per fenotipo e per genotipo. L’eterogeneità deriva dagli
alleli e dalle mutazioni differenti dei molteplici geni, che partecipano a quasi tutti i
processi biochimici. Mutazioni in parti differenti di un gene possono provocare
disordini differenti. Per esempio, le mutazioni in siti differenti del gene per un tipo
di collageno possono determinare alta statura, artrite e sordità oppure nanismo
letale. Sono state identificate più di 60 cause specifiche di sordità congenita;
alcune sono genetiche (per coinvolgimento di geni nucleari e mitocondriali),
mentre altre sono di natura virale (virus della rosolia) o legate ad altri agenti di
tipo ambientale. Sta crescendo l’interesse verso gli effetti teratogeni di farmaci
assunti durante la gravidanza. Per esempio, le donne che assumono alcol
durante la gravidanza sono a maggior rischio di dare alla luce un figlio con ritardo
mentale e disturbi comportamentali, ritardo di crescita intrauterina e
malformazioni congenite (v. Sindrome alcolica fetale alla voce Problemi
metabolici nel neonato al Cap. 260).
SCREENING GENETICO
cause di decesso, gli aborti spontanei, gli aborti volontari, le anomalie congenite
e ogni altro aspetto inconsueto.
CONSULENZA GENETICA
Esistono molti gruppi di supporto alle famiglie per specifiche malattie genetiche.
La maggior parte di essi organizza incontri periodici attraverso associazioni in
numerose sedi e divulga informazioni utili.
Manuale Merck
possibile del rischio, a volte devono partecipare diversi parenti (inclusi quelli
affetti).
L’anemia falciforme (v. anche Cap. 127), la patologia mendeliana più frequente
tra i neri americani (circa 1 ogni 400), è un disordine autosomico recessivo. Le
persone affette da un’anemia falciforme sono omozigoti per il gene mutante;
quelle con il tratto della malattia sono eterozigoti (cioè esprimono sia il gene
normale che quello alterato). La sostituzione di un singolo nucleotide (da GAG a
GTG) nel 6o codone del gene della β-globulina provoca la trascrizione
dell’aminoacido valina (al posto dell’acido glutammico) con la formazione di una
molecola di Hb anomala. Sono disponibili diversi test di screening per il portatore;
l’elettroforesi dell’Hb deve essere usata per confermare i risultati dei test di
screening. La diagnosi prenatale può essere effettuata con l’analisi diretta del
DNA ottenuto dai villi coriali o dalle cellule del liquido amniotico. Lo screening dei
neonati per l’anemia falciforme è raccomandato perché la profilassi antibiotica,
somministrata alle persone affette, può ridurre l’incidenza delle infezioni che
spesso rappresentano l’evento scatenante della crisi falciforme.
Le talassemie (v. anche Talassemie nel Cap. 127) sono un gruppo eterogeneo
di anemie ereditarie in cui è ridotta la sintesi di Hb. Nell’α-talassemia è assente
uno dei 4 geni (in due differenti loci) che codificano le due catene α della
molecola dell’Hb; l’α-talassemia è più comune tra le persone del Sud-Est asiatico.
La β-talassemia major (la malattia) si distingue in 2 grandi gruppi con alterata
sintesi delle catene β. Nel gruppo βo, l’mRNA per le catene β è assente o non
funzionante. Nel gruppo β+, il gene β è soppresso in modo incompleto, con una
riduzione della quantità di mRNA. La β-talassemia è presente in tutte le
popolazioni, ma è più comune nelle regioni del Mediterraneo, nel Medio Oriente e
in parte dell’India e del Pakistan. Lo screening dei portatori per l’α-talassemia e la
β-talassemia minor asintomatiche (lo stato di portatore) può essere eseguito
valutando i parametri dei GR. Nelle persone che non hanno un deficit di ferro, un
valore corpuscolare medio di Hb di 20-22 pg e volumi globulari medi di 50-70 fl
sono suggestivi del loro stato di portatori. Lo stato di portatore della β-talassemia
è confermato dalla dimostrazione di livelli elevati di Hb A2 all’elettroforesi. I livelli
dell’Hb A2 sono normali nei portatori di α-talassemia. La diagnosi prenatale sia
della α- che della β-talassemia può essere fatta con tecniche di analisi
molecolare. È essenziale una caratterizzazione accurata dell’alterazione
molecolare.
Manuale Merck
127. ANEMIE
(Emoglobinopatie)
Anemia emolitica cronica che si manifesta quasi esclusivamente nella razza nera
ed è caratterizzata da GR con forma a falce, alterazione dovuta alla presenza di
Hb S nell’individuo omozigote.
Sommario:
Gli omozigoti presentano un’anemia a cellule falciformi (circa lo 0,3% dei neri
americani); gli eterozigoti non sono anemici, ma il trait falciforme (falcemia) può
essere dimostrata in vitro (8-13% della popolazione nera).
Sintomi e segni
Nella condizione di eterozigosi (Hb AS) i pazienti sono normali e non presentano
emolisi, crisi dolorose o complicanze trombotiche. Può esser presente
un’aumentata incidenza della rabdomiolisi e di morte improvvisa nei pazienti
portatori di Hb AS che sostengono sforzi fisici molto intensi. È frequente
un’ipostenuria. A volte si ha ematuria monolaterale (mediante un meccanismo
sconosciuto e di solito dal rene sinistro), ma di solito è autolimitata; il
riconoscimento della condizione di eterozigosi per il carattere falciforme permette
di capire la causa dell’emorragia unilaterale e quindi di evitare un’inutile
nefrectomia.
Nella malattia a cellule falciformi è più frequente la tipica necrosi papillare renale.
È comune una reticolocitosi del 10-20%, con presenza di GR nucleati nel sangue
periferico. Può esserci una leucocitosi fino a 35000/µl con spostamento verso le
forme più giovani, durante le crisi falciformi o infezioni batteriche. Le piastrine
sono di solito aumentate. Il midollo osseo mostra un’iperplasia eritroblastica;
durante le falcizzazione o le infezioni gravi, invece, esso può diventare aplastico.
La bilirubina sierica e l’urobilinogeno fecale e urinario sono di solito aumentati,
mentre la VES è bassa.
Prognosi e terapia
Una sostituzione parziale del sangue risulta, di solito, la procedura migliore, dal
momento che lo scopo di tali programmi terapeutici deve essere quello di
ottenere una concentrazione di GR falciformi < 30%, con un Htc 46%. Una
sostituzione parziale del sangue o l’ipertrasfusione possono interrompere una
serie di crisi dolorose subentranti. L’exanguinotrasfusione parziale è eseguita con
un separatore cellulare extracorporeo, che rimuove selettivamente i GR dal
sangue del paziente. I GR normali (con Hb A) sono infusi continuamente per
raggiungere la concentrazione desiderata di Hb A (> 50%), che è misurata
tramite elettroforesi. Particolare cura deve essere tenuta per mantenere
l’Htc < 46% in modo tale che l’iperviscosità non vada ulteriormente a complicare
il flusso sanguigno. L’ipertrasfusione è la somministrazione di GR normali,
usando obiettivi simili. Questo approccio si applica a pazienti il cui Htc sia < 22-
24%. Le cellule normali sopprimeranno la produzione endogena (cellule
falciformi) di GR; poiché i GR normali hanno una più lunga sopravvivenza, la
percentuale di cellule S si ridurrà con l’aumento delle cellule normali.
Poiché i pazienti con la sindrome da cellula falciforme che hanno elevati livelli di
Hb fetale sembrano essere protetti da alcune sequele avverse, l’idrossiurea (un
inibitore della ribotide-reduttasi) è stata studiata per la sua capacità di aumentare
i livelli di Hb fetale. L’idrossiurea riduce le crisi dolorose (del 50%) e riduce la
sindrome toracica acuta così come la necessità delle trasfusioni.
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127. Anemie
Anemie microcitiche
Anemia sideropenica
Anemie ipoproliferative
Anemia aplastica
Anemia mieloftisica
Mielodisplasia
Anemie megaloblastiche
Malattia a cellule
falciformi
Malattia da emoglobina
C
Malattia da emoglobina
S-C
Malattia da emoglobina
E
Talassemia
Malattia da emoglobina
S-b-talassemia
Test pretrasfusionali
Prodotti ematici
Tecnica
Complicanze
Emaferesi terapeutica
Policitemia vera
Eritrocitosi secondaria
Mielofibrosi
Trombocitemia primitiva
Trombocitemia secondaria
Emofilia
Coagulopatie acquisite
Anticoagulanti circolanti
Trombocitopenia
Disfunzioni piastriniche
Porpora semplice
Porpora senile
Porpora di Henoch-Schönlein
Vasculite leucocitoclastica
Sensibilizzazione autoeritrocitaria
138. Le leucemie
Leucemia acuta
Leucemia cronica
Sindrome mielodisplastica
139. Linfomi
Morbo di Hodgkin
Linfoma di Burkitt
Micosi fungoide
Macroglobulinemia
Mieloma multiplo
Ipersplenismo
Sindromi splenomegaliche
Antigeni tumorali
Immunoterapia
Manuale Merck
127. ANEMIE
Sommario:
Introduzione
Esame di laboratorio
Il termine anemia è stato usato in modo erroneo per definire una diagnosi; più
propriamente, esso denota un complesso di segni e sintomi. Il tipo di anemia
definisce il suo meccanismo fisiopatologico e la sua natura essenziale,
permettendo l’attuazione di una appropriata terapia. Non effettuare accertamenti
in caso di lieve anemia è un grave errore; la sua presenza indica una malattia
sottostante, anche se la sua gravità rivela poco circa la genesi o il vero significato
clinico.
Uno dei più cruciali concetti clinici nella cura delle anemie è che la terapia deve
essere specifica, il che implica la necessità di una diagnosi specifica. La risposta
al trattamento conferma la diagnosi. Sebbene un trattamento multifarmacologico
(detto "a doppietta") possa determinare un transitorio miglioramento dell’anemia,
tale terapia non è giustificabile, poiché essa rischia di provocare gravi
conseguenze. La trasfusione di GR fornisce un rimedio istantaneo che deve
essere riservato a pazienti con sintomi cardiopolmonari, con segni di emorragia
irrefrenabile in atto o con alcune forme di insufficienza ipossiemica di organi
critici. Le tecniche trasfusionali e i componenti ematici verranno trattati nel
Cap. 129.
Esame di laboratorio
In alcune circostanze, le provette con EDTA sono utilizzate per test coagulativi.
Qualunque sia l’anticoagulante utilizzato, poiché un’anemia (Htc < 20%) o una
policitemia (Htc > 50%) significative possono influenzare i risultati coagulativi, il
volume del campione deve essere corretto dopo che sia nota la conta
emocromocitometrica completa. Per le anemie significative, alle quantità fisse di
anticoagulante può essere aggiunta una minore quantità di sangue, aspirandolo
con una siringa; per la policitemia, il quantitativo di anticoagulante deve essere
ridotto (v. Tab. 127-3).
I valori normali della conta totale dei GB sono compresi tra 4300 e 10800/µl; i
valori normali della conta differenziale dei GB sono i seguenti: neutrofili
segmentati dal 34 al 75%; neutrofili a banda 8%; linfociti dal 12 al 50%; monociti
dal 3 al 15%; eosinofili 5% e basofili 3%.
Indici eritrocitari: il tipo di anemia può essere indicato dagli indici eritrocitari: il
volume corpuscolare medio (MCV), l’Hb corpuscolare media (MCH) e la
concentrazione di Hb corpuscolare media (MCHC). Le popolazioni eritrocitarie
sono definite microcitiche (MCV < 80 fl) o macrocitiche (MCV > 95 fl). Il
termine ipocromia si riferisce a popolazioni di cellule con MCH < 27 pg/GR o
MCHC < 30%. Queste relazioni quantitative normalmente possono essere
desunte dall’osservazione dello striscio di sangue periferico e, insieme con gli
indici, permettono una classificazione delle anemie che si correla con quella
eziologica (v. Tab. 127-1) ed è di grande aiuto per la diagnosi.
midollo (meglio se < 0,5 ml) con una siringa. Alcune goccie di aspirato vengono
strisciate direttamente su un vetrino per l’allestimento di colorazione
metacromatica (p. es., May-Grünwald, Giemsa, Wright) e si procede quindi
all’osservazione microscopica del preparato. Il residuo materiale aspirato può
essere mescolato a eparina per studi successivi o per l’analisi citogenetica; una
parte può essere lasciata coagulare ed è trattata successivamente come un
tessuto chirurgico. Se si desidera avere una coltura di midollo osseo, dopo che è
stato ottenuto il materiale istologico si può aspirare 1 ml attraverso lo stesso ago
impiantato. La parte profonda della biopsia si ricava dallo stesso ago mediante
un avanzamento di 1 cm e un movimento di taglio rotatorio. La parte profonda
deve essere decalcificata e trattata come un tessuto chirurgico. Se si desidera
soltanto effettuare l’aspirazione midollare si utilizza lo sterno o il processo
spinoso di una vertebra lombare. Si deve evitare di prelevare > 2 ml di midollo,
poiché la diluizione con il sangue periferico può rendere difficile la valutazione del
preparato.
Altri test sono trattati oltre nei capitoli relativi ai disordini anemici ed emorragici
specifici. Per i test dell’emostasi (p. es., il tempo di sanguinamento, la retrazione
e osservazione del coagulo, i prodotti di degradazione del fibrinogeno/fibrina e i
tempi di tromboplastina parziale e di protrombina), v. Tab. 131-2.
Manuale Merck
file:///F|/sito/merck/sez11/1290955.html02/09/2004 2.05.04
Manuale Merck - Tabella
Anemie da sanguinamento
Acuta
Cronica
Anemie microcitiche
Da deficit di Fe
Anemie normocromiche-normocitiche
Anemie ipoproliferative
Anemie aplastiche
Anemie mieloftisiche
Anemie macrocitiche
Anemie da iperemolisi
Congenite
Ellissocitosi ereditaria
Sferocitosi ereditaria
Acquisite
Stomatocitosi
Anemia da ipofosfatemia
Anemie da emoglobinopatia
Tabella 127-3. Correzione del volume del campione nei test coagulativi,
in base al valore dell’ematocrito
12 3,0 1,8
14 3,1 1,9
16 3,2 1,9
18 3,3 2,0
20 3,4 2,0
file:///F|/sito/merck/tabelle/12703.html02/09/2004 2.05.05
Manuale Merck - Tabella
Attivazione della Determinazione del Riflette il rilascio del contenuto dei granuli alfa delle
emostasi in vivo fattore piastrinico IV piastrine nel plasma secondario ad attivazione
piastrinica in vivo
Test di Risulta positivo quando il plasma contiene monomeri
paracoagulazione con di fibrina, cioè quando la trombina è stata generata in
protamina vivo. Poco sensibile
Prodotti di Si determinano immunologicamente quale materiale
degradazione della non coagulabile persistente nel siero, che reagisce
fibrina/fibrinogeno con un Ac prodotto contro frammenti del fibrinogeno;
sierici si riscontrano livelli aumentati quando la plasmina ha
agito sia sul fibrinogeno che sulla fibrina
D-dimero plasmatico Si determina immunologicamente come materiale che
rea gisce con Ac monoclonali che riconoscono gli
epitopi sui derivati generati dall’attività plasminica sulle
maglie di fibrina contenente il D-dimero; se positivo,
indica che la trombina è stata generata in vivo con
conseguente deposizione di fibrina e attivazione
dell’enzima che assicura il cross-linking, del fattore XIII
(cioè che i prodotti di degradazione vengono misurati
come derivanti dalla fibrinolisi secondaria); il test ha un
vantaggio pratico in quanto può essere praticato sul
plasma e, così diversamente dal test per i prodotti
sierici di degradazione della fibrina, non richiede la
coagulazione del sangue in un tubo speciale per
preparare del siero senza residui di fibrinogeno
VWF=Fattore di von Willebrand; PTT=Tempo di tromboplastina parziale; PT=Tempo di protrombina
Manuale Merck
127. ANEMIE
Sommario:
Eziologia e patogenesi
Sintomi e segni
Esami di laboratorio
Terapia
Eziologia e patogenesi
Sintomi e segni
Esami di laboratorio
Entro le prime ore è possibile cogliere anche una granulocitosi e una piastrinosi.
Diversi giorni dopo l’evento emorragico, si rendono evidenti i segni della
rigenerazione (cioè reticolocitosi): lo striscio di sangue può mostrare
policromatofilia e lieve macrocitosi; se l’emorragia è stata acuta e imponente
possono comparire rari eritroblasti e GB immaturi.
Terapia
Manuale Merck
204. SHOCK
Sommario:
Introduzioni
Sintomi e segni
Complicanze
Diagnosi
Prognosi e terapia
Una causa abbastanza comune è l’emorragia acuta (p. es., da trauma, ulcera
peptica, varici esofagee o aneurisma aortico). L’emorragia può essere evidente
(p. es., ematemesi o melena) o nascosta (p. es., da gravidanza extrauterina).
Lo shock ipovolemico può anche far seguito all’aumentata perdita di altri liquidi
corporei diversi dal sangue (v. Tab. 204-1). L’ipovolemia impiega di solito diverse
ore a instaurarsi e può accompagnarsi a un incremento dei valori dell’Hb e
dell’Htc (per l’emoconcentrazione).
Sintomi e segni
Complicanze
Diagnosi
Prognosi e terapia
kg/24 h, sebbene ne siano state usate quantità molto maggiori. Sono state
riportate occasionalmente reazioni allergiche.
Lo shock che non risponde alla reintegrazione di liquidi può deporre per una
somministrazione di fluidi insufficiente in presenza di un’emorragia in atto o per la
presenza di complicanze (p. es., coesistente shock cardiogeno dovuto a danno
miocardico o shock settico). Quando l’ipovolemia non è la causa probabile dello
shock o quando la PA sistemica non risponde immediatamente all’infusione di
liquidi, si deve prendere in considerazione la somministrazione di un farmaco
vasopressore (v. avanti, terapia dello shock da vasodilatazione massiva).
L’impiego precoce della contropulsazione aortica sembra essere molto utile per
la remissione temporanea dello stato di shock nei pazienti con IMA e deve
essere preso in considerazione nei pazienti che richiedono un supporto
vasopressorio (noradrenalina o dopamina) per > 30 min e nei pazienti con IMA
complicato da difetto del setto interventricolare o grave insufficienza mitralica
acuta. Lo sviluppo di tecniche transcutanee utilizzabili al letto del paziente ha
reso disponibile la contropulsazione aortica anche a ospedali periferici.
file:///F|/sito/merck/tabelle/20401.html02/09/2004 2.05.08
Batteriemia e shock settico
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
BATTERIEMIA
Sintomi e segni
Diagnosi
Prognosi e terapia
SHOCK SETTICO
Eziologia e patogenesi
Sintomi e segni
Diagnosi
Prognosi e terapia
BATTERIEMIA
Sintomi e segni
Diagnosi
> 10% di forme immature. Nel quadro tipico, il numero dei GB inizialmente risulta
diminuito < 4000 µl e quindi risale a > 15000 µl con un marcato aumento delle
forme immature nel corso di un intervallo compreso tra 2 e 6 h.
Prognosi e terapia
L’effetto delle forme più gravi di batteriemia dipende da due fattori predominanti.
Il primo è legato a quanto velocemente e completamente la fonte dell’infezione
può essere eliminata. La seconda è condizionata alla prognosi della malattia
sottostante e da quanto questa provoca in termini disfunzioni sistemiche. I presidi
invasivi, in particolare quelli EV e i cateteri urinari, vanno rimossi appena
possibile. La terapia antibiotica deve essere iniziata su base empirica dopo avere
ottenuto le colorazioni di Gram e le colture batteriche. In alcuni casi (p. es., una
rottura di un viscere, una miometrite con ascessi e una gangrena dell’intestino o
della cistifellea) l’intervento chirurgico è dovuto. Gli ascessi più grandi devono
essere incisi e drenati e il tessuto necrotico deve essere rimosso. Quando una
batteriemia persistente è dovuta a infezione dei polmoni, del tratto biliare o
urinario in assenza di un’ostruzione o della formazione di un ascesso,
un’appropriata terapia antibiotica ha di solito buone probabilità di successo.
Quando vengono isolati più volte e in quantità elevata più di un microrganismo
(batteriemia polimicrobica) nell’ambito di un quadro di insufficienza multiorgano è
verosimile che si abbia ha una prognosi infausta. Un ritardo nel trattamento
antibiotico o chirurgico aumenta considerevolmente il rischio di mortalità.
SHOCK SETTICO
Eziologia e patogenesi
verifica più spesso nei neonati, nei pazienti con più di 35 anni, nelle donne in
gravidanza e nelle persone con un grave grado di immuno-compromessione
indotto da patologie di base o nei casi di complicanze iatrogene.
Sintomi e segni
Diagnosi
All’inizio dello shock settico, il numero dei leucociti può essere significativamente
ridotto e i leucociti polimorfonucleati (PMN) possono essere ridotti al 20%. Ciò è
associato a una brusca diminuzione del numero delle piastrine a 50000 µl.
Tuttavia, la situazione s’inverte rapidamente entro 1-4 h e di solito si ha un
incremento significativo nel numero complessivo dei GB e dei PMN (fino a > 80%
con la prevalenza delle forme giovanili). L’analisi delle urine può mostrare come il
tratto urinario sia la fonte dell’infezione, particolarmente nei pazienti che hanno
cateteri urinari.
Prognosi e terapia
La mortalità generale per i pazienti con shock settico oscilla tra il 25 e il 90%.
Spesso i risultati peggiori si verificano quando la terapia non sia stata avviata
abbastanza presto. Una volta stabilitasi l’acidosi metabolica scompensata grave,
specialmente in associazione a insufficienza multiorgano, è verosimile che lo
shock settico abbia carattere di irreversibilità nonostante la terapia.
I pazienti con shock settico devono essere curati in unità di terapia intensiva
(UTI). I seguenti parametri devono essere controllati di frequente: pressione
sistemica, pH del sangue arterioso e venoso, livelli dei gas arteriosi, livello del
lattato ematico, funzionalità renale, livelli degli elettroliti e possibilmente la PCO2
tissutale. L’utilizzo di un catetere nell’arteria polmonare è controverso ma tende a
essere preferito quando la diagnosi differenziale di shock è in dubbio. La
vasocostrizione cutanea fornisce un indizio circa le resistenze vascolari
periferiche ma non riflette accuratamente il flusso ematico del rene, del cervello o
dell’intestino. Pertanto, deve essere misurata la quantità di urine emesse di solito
avvalendosi di un catetere urinario come indicazione del flusso ematico
splancnico e della perfusione viscerale.
Gli antibiotici per via parenterale vanno somministrati solo dopo aver effettuato
prelievi di sangue, di liquidi organici e tamponi delle ferite cutanee, da sottoporre
a colorazione di Gram e a colture. È essenziale la rapida instaurazione di una
terapia empirica; la scelta di un antibiotico richiede la valutazione dei risultati di
colture precedenti ottenute da focolai dell’infezione primaria o del tipo di
ambiente clinico in cui l’infezione primaria si è manifestata.
Se un paziente con uno shock settico rimane ipoteso malgrado l’elevazione della
pressione arteriosa polmonare a 15-18 mm Hg ottenuta tramite idratazione, allora
si può somministrare la dopamina per portare la PA media ad almeno 60 mm Hg.
Se la dose di dopamina eccede i 20 µg/kg/min, si può somministrare un altro
vasopressore, generalmente la norepinefrina, con la dose regolata per
mantenere una PA media di 60 mm Hg. Tuttavia, i farmaci vasopressori, inclusa
la dopamina ad alte dosi e la norepinefrina presentano rischi legati alla
vasocostrizione da essi indotta e non è stata ancora provata la loro capacità di
migliorare la sopravvivenza. Il pus deve essere drenato; corpi estranei e tessuto
necrotico vanno rimossi; se non si fa ciò, spesso si va incontro a una prognosi
sfavorevole, malgrado la terapia antibiotica. Per drenare l’ascesso o per
rimuovere i tessuti infetti come intestino infartuato, colecisti infiammata, utero
infetto o pionefrosi, spesso si deve procedere con urgenza a un intervento
chirurgico. Le condizioni del paziente, per quanto gravi, possono continuare a
peggiorare, sebbene il focolaio settico sia stato escisso o drenato.
A seconda delle condizioni cliniche del paziente sono state utilizzate altre terapie
inclusi mannitolo o furosemide, per indurre la diuresi in pazienti con oliguria, un
preparato di digitale a rapida azione, nei pazienti con insufficienza cardiaca e,
occasionalmente, eparina nei pazienti con CID (v. in Cap. 131). Ad ogni modo,
tali interventi non sono di provata efficacia.
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
INFEZIONI NEONATALI
Terapia antibatterica
Distribuzione degli antibiotici: nei neonati il LEC costituisce fino al 45% del
peso corporeo totale e si richiedono quindi dosi maggiori, in rapporto al peso, di
determinati farmaci (p. es., gli aminoglicosidi), rispetto a quelle utilizzate negli
adulti. Nel bambino prematuro le concentrazioni più basse di albumina sierica
possono condizionare la distribuzione, attraverso la riduzione del legame degli
antibiotici con le proteine. I farmaci che competono con la bilirubina per il legame
con l’albumina (p. es., sulfamidici, ceftriaxone) possono aumentare il rischio di
ittero nucleare.
TABELLA 260-6. DOSAGGIO RACCOMANDATO PER GLI ANTIBIOTICI USATI NEL NEONATO PER VIA
PARENTERALE
Ticarcillina EV, IM 75 mg/kg q 12 h q8h q8 q6h Non di prima scelta. Si consiglia l’uso
h in associazione con un
aminoglicoside contro lo
Pseudomonas Aeruginosa.
Potenziale emorragia con
insufficienza renale
Cefazolina* EV, IM 20 mg/kg q 12 h q 12 h q 12 h q q8h Non di prima scelta. Dati limitati. Non
12 h usare per la terapia iniziale di sepsi o
meningiti
Aztreonam EV, IM 30 mg/kg q 12 h q 12 h q8h q8 q6h Dati limitati. Efficace soltanto per i
h bacilli gram-negativi
Kanamicina**, EV, IM 7,5-10 mg/ q 18-24 h q 12-18 q 8- q q8h Monitorare i picchi ematici dei farmaci
Amikacina**, kg h 12 h 12 h (kanamicina o amikacina = 2030 mg/
Gentamicina**, EV, IM q 18-24 h q8h ml [31-52 mmol/l o 34-43mmol/l,
Tobramicina**, 2,5 mg/kg q 12-18 q 8- q rispettivamente]); gentamicina o
Netilmicina** h 12 h 12 h tobramicina = 510 mg/ml [10,4-20,9
mmol/l o 11-21 mmol/l,
rispettivamente]). Il minimo della
curva deve essere < 10 mg/ml per
amikacina e kanamicina e < 2 mg/ml
per gentamicina e tobramicina. Se
presente insufficienza renale ridurre
le dosi. Ridurre la frequenza nei
prematuri molto piccoli (q 1824 h)
Amfotericina B EV 0,251 mg/ Diluire in soluzione glucosata al 5% o al 10% (non usare soluzione fisiologica).
kg Somministrare una dose test di 0,1 mg/kg (max 1 mg) infusa in 1 h per determinare
la risposta febbrile ed emodinamica del paziente. Se non si osservano importanti
effetti collaterali, si può somministrare,nello stesso giorno della dose test, una dose
terapeutica di 0,4 mg/kg. Infondere la dose in 2-4 h. La dose può essere aumentata
fino a un massimo di 1 mg/ kg/die. In determinate situazioni possono essere
necessarie dosi fino a 1,5 mg/kg/die. Dopo che il paziente migliora, si può
somministrare una dose a giorni alterni fino a che il trattamento non viene
terminato. Monitorare i livelli di potassio e i parametri ematologici e renali.
** Il campione deve essere preso dopo la fine dell’infusione EV o dopo 60 minuti dall’iniezione IM.
Eritromicina 10 q6h
etilsuccinato
** La dose per i neonati di età < 7 giorni che hanno un peso < 2000 g è di 5 mg/kg q 12 h.
file:///F|/sito/merck/tabelle/26007.html02/09/2004 2.05.11
Patologia del neonato e del lattante
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
INFEZIONI NEONATALI
SEPSI NEONATALE
(Sepsis neonatorum)
Sommario:
Introduzione
Eziologia
Patogenesi
Sintomi e segni
Diagnosi
Prognosi
Profilassi
Terapia
La sepsi neonatale si verifica con un’incidenza che varia da 0,5-8,0/1000 nati vivi;
la più elevata incidenza si ha nei neonati di basso peso alla nascita (SGA), in
quelli con funzionalità respiratoria depressa alla nascita e in quelli con fattori di
rischio materno perinatale. Il rischio è maggiore nei maschi (2:1) e nei neonati
con malformazioni congenite, particolarmente del tratto GU.
Eziologia
Altri batteri intestinali gram - (p. es. Klebsiella sp) e microrganismi gram +,
Listeria monocytogenes, streptococchi di gruppo D (enterococchi, p. es.
Enterococcus faecalis e E. faecium e non enterococchi, p. es. S. bovis e S. mitis)
L’E. coli è il più comune germe intestinale gram negativo in grado di provocare la
sepsi neonatale a esordio precoce. Il 40% degli E. coli che provocano la
setticemia e l’80% di quelli che causano la meningite possiedono un fattore di
virulenza, l’antigene capsulare K1.
Il ruolo degli anaerobi (in particolare del Bacteroides fragilis) rimane non chiaro
nelle sepsi neonatali, sebbene alcuni decessi in epoca neonatale siano stati
attribuiti a batteriemie da Bacteroides. Gli anaerobi sono responsabili di alcuni
casi di negatività delle colture, in cui i reperti autoptici hanno evidenziato sepsi.
In altre regioni del mondo, possono essere molto più frequenti patogeni differenti
(L. monocytogenes in Spagna e Salmonella sp in America Latina).
Patogenesi
Sintomi e segni
I segni precoci sono spesso non specifici e poco evidenti. Una diminuzione
dell’attività spontanea o una suzione meno valida, apnea, bradicardia e
termolabilità (ipo- o ipertermia) sono particolarmente comuni. Altri sintomi e segni
comprendono disturbi respiratori, segni neurologici (p. es. convulsioni, instabilità),
ittero (specialmente quello che compare nelle prime 24 h di vita senza
incompatibilità Rh o ABO e con una concentrazione di bilirubina più elevata di
quella prevista), vomito, diarrea e distensione addominale. L’infezione da
anaerobi è spesso associata a liquido amniotico maleodorante alla nascita.
Diagnosi
Conta dei GB, formula leucocitaria e striscio: il numero normale dei GB varia
nel neonato, ma sono considerati anormali valori < 4000 o > 25000/µλ. La conta
assoluta di forme a banda non è abbastanza sensibile da essere un utile
rivelatore della sepsi neonatale. Un rapporto PMN immaturi: totali < 0,2 rivela
precisamente l’assenza di sepsi batterica. Una caduta improvvisa della conta
assoluta di eosinofili, come anche i cambiamenti morfologici dei neutrofili
(granulazione tossica, corpi di Döhle e vacuolizzazione intracitoplasmatica nel
sangue non citrato o nell’acido etilendiaminotetracetico), possono far pensare
alla sepsi.
Conta delle piastrine: La conta delle piastrine può ridursi qualche ora o qualche
giorno prima dell’inizio di una sepsi clinica, ma molto spesso resta elevata per
almeno un giorno dopo che il neonato ha manifestato la malattia. Questa è
talvolta accompagnata da altre manifestazioni di CID (p. es., aumento dei prodotti
di degradazione della fibrina, diminuzione del fibrinogeno, allungamento del
tempo di protrombina).
causa del grande numero di batteri circolanti nel neonato settico, i germi possono
essere frequentemente individuati all’interno o in associazione ai PMN mediante
la colorazione di Gram, la colorazione del "sovranatante dopo centrifugazione del
sangue (buffy coat)"con blu di metilene o con acridina arancione.
Analisi delle urine e urinocoltura: le urine devono essere ottenute per puntura
sovrapubica e non raccolte con sacchetto. Un reperto, in urine centrifugate, di > 5
GB/campo a forte ingrandimento o il reperto di qualunque germe in un campione
Gram-colorato di urine fresche non centrifugate è un indice di presunta IVU, che
nel neonato suggerisce una precedente batteriemia (sepsi neonatale). L’assenza
di piuria non esclude l’infezione delle vie urinarie.
I reagenti della fase acuta: queste proteine sono prodotte dal fegato sotto la
stimolazione dell’interleuchina-1 quando è presente un’infiammazione di qualsiasi
natura. Il più affidabile fra questi è il dosaggio quantitativo della proteina C-
reattiva. Una concentrazione di 1 mg/dl (misurata mediante nefelometria) ha nello
stesso tempo una percentuale di falso-positivo e falso-negativo di circa il10%.
Nel corso di una giornata si verificano livelli elevati, con picchi a 2 o 3 giorni e
cadute ai valori normali entro 5 o 10 giorni nei neonati che guariscono
clinicamente.
Prognosi
Il tasso di mortalità delle sepsi neonatali è 2-4 volte superiore nei neonati di BPN
rispetto ai neonati a termine. Il tasso globale di mortalità delle sepsi a esordio
precoce è del 15-50% (quello delle infezioni a esordio precoce da GBS è 50-
85%) e delle sepsi a esordio tardivo è del 10-20% (quello delle infezioni a esordio
tardivo da GBS è circa 20%).
I neonati che sono sia settici che granulocitopenici hanno meno possibilità di
sopravvivenza, soprattutto se la loro riserva midollare di neutrofili (NSP) è ridotta
a < 7% del totale delle cellule nucleate (tasso di mortalità del 90%). Poiché i livelli
di NSP possono non essere immediatamente disponibili, il rapporto dei neutrofili
immaturi:totali (I:T) può essere usato per calcolare approssimativamente il livello
di NSP nel midollo osseo. Un rapporto I:T > 0,80 si associa all’esaurimento dei
NSP e a morte. Perciò, questo rapporto può aiutare a identificare i pazienti che
potrebbero trarre beneficio da una trasfusione di granulociti (v. più avanti,
Terapia).
Profilassi
Quindi, sono state ideate due strategie preventive: una si basa solamente sulla
identificazione dei fattori di rischio per malattia da GBS; l’altra sulle colture
prenatali di screening a 35-37 sett. di gestazione come anche sull’identificazione
dei fattori di rischio. In ciascuno dei casi, le donne che hanno partorito in
precedenza un bambino con malattia da GBS, devono ricevere antibiotici
intrapartum, e le donne in cui si è riscontrata una batteriuria sintomatica o
asintomatica da GBS durante la gravidanza, devono ricevere antibiotici sia al
Terapia
Poiché la sepsi neonatale può presentarsi con sintomi clinici non specifici e i suoi
effetti possono essere devastanti, si raccomanda un pronto accertamento
diagnostico e un’immediata istituzione della terapia. Il valore di questi interventi si
riflette nel rapporto trattato:dimostrato di 15:1 e 8:1, rispettivamente, negli
ospedali di comunità e del centro.
Gli antibiotici devono essere somministrati con scrupolo poiché essi danneggiano
la flora intestinale del bambino e sono pericolosi per il reparto. Pressoché tutte le
colture batteriche sono positive entro 72 h, a seconda dei laboratori, delle
metodiche e della rapidità dei referti. Se le colture negative dei liquidi corporei
sono conformi al decorso clinico, la terapia antibiotica può essere interrotta dopo
72 h.
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
INFEZIONI NEONATALI
MENINGITE NEONATALE
Infiammazione delle meningi dovuta all’invasione batterica del LCR nelle prime 4
settimane di vita.
Sommario:
Introduzione
Eziologia
Patogenesi
Sintomi e segni
Diagnosi
Prognosi
Terapia
Eziologia
Patogenesi
La meningite neonatale nella maggior parte dei casi deriva da una precedente
batteriemia associata a sepsi neonatale. Le emocolture risultano positive nel 70%
dei bambini; più alto è il numero dei batteri (densità batterica) nella emocoltura,
più alto è il rischio di meningite. La meningite può anche derivare da lesioni
cutanee del cuoio capelluto (p. es., da una tromboflebite diploica), che, con uno
sviluppo anomalo, portano a un’apertura tra la superficie cutanea e l’area
subaracnoidea. Raramente può verificarsi una propagazione diretta al SNC
attraverso un vicino focolaio auricolare (p. es., otite media). La profilassi
intrapartum per il GBS non previene l’infezione a esordio tardivo da GBS.
Sintomi e segni
Diagnosi
Prognosi
La prognosi viene determinata in base al peso alla nascita e allo stato clinico.
Senza trattamento, il tasso di mortalità della meningite neonatale si avvicina al
100%. Anche con la terapia, il tasso di mortalità della meningite neonatale da
gram - è del 20-30% per i gram + (p. es., GBS), del 10- 20%. Per i germi che
provocano una meningite necrotizzante e un ascesso cerebrale, il tasso di
mortalità si può avvicinare al 75%. Nel 20-50% dei bambini che sopravvivono a
una meningite neonatalesi sviluppano sequele neurologiche (p. es., idrocefalo,
perdita dell’udito, ritardo mentale), con una prognosi peggiore quando gli agenti
patogeni sono germi enterici gram -.
La prognosi dipende in parte dal numero dei microrganismi presenti nel LCR al
momento della diagnosi, determinato dalla conta colonie. La durata della
positività delle colture del LCR è direttamente correlata alla incidenza delle
complicanze. In generale, le colture del LCR in bambini con GBS sono di solito
sterili entro le prime 24 h di terapia antibiotica; quelle in bambini con meningite da
germi gram - rimangono positive per 3- 1/2 giorni in media.
Terapia
L’obiettivo più importante è quello di ottenere una rapida sterilizzazione del LCR.
La velocità di scomparsa dei germi è correlata ai poteri battericidi degli antibiotici
nel LCR contro i microorganismi infettanti; è necessaria una concentrazione di 10
volte superiore alla concentrazione minima battericida (CBM) per raggiungere la
sterilizzazione. Il rapporto tra concentrazione nel LCR e concentrazione sierica
degli antibiotici comunemente usati nel trattamento della meningite neonatale è
rappresentato nella Tab. 260-8.
TABELLA 260-8. RAPPORTO (IN %) DEI LIVELLI NEL LCR E DEI LIVELLI SIERICI*
PenicillinaG 2-5%
Ampicillina 15-20%
Cefotaxime 27-63%
Naficillina 10-15%
Vancomicina 10-15%
file:///F|/sito/merck/tabelle/26008.html02/09/2004 2.05.14
Malattie infettive
Manuale Merck
Patogenesi dell’infezione
Manifestazioni di infezione
Antibiotici b-lattamici
Penicilline
Cefalosporine
Aminoglicosidi
Tetracicline
Cloramfenicolo
Vancomicina
Quinupristin/dalfopristin
Metronidazolo
Rifampicina
Spectinomicina
Nitrofurantoina
Chinoloni
Fluorochinoloni
Antibiotici polipeptidici
Sulfamidici
Trimetoprim-sulfametossazolo
Chemioprofilassi antimicrobica
155. Ascessi
Ascessi intra-addominali
Ascessi prostatici
Piomiosite
Infezioni stafilococciche
Infezioni streptococciche
Infezioni pneumococciche
Erisipelotricosi
Listeriosi
Carbonchio
Nocardiosi
Infezioni da enterobacteriacee
Infezioni da salmonella
Febbre tifoide
Infezioni da Salmonella
non tifoide
Shighellosi
Infezioni da Haemophilus
Brucellosi
Tularemia
Colera
Peste
Melioidosi
Infezioni da pseudomonas
Infezioni da campylobacter
Infezioni da clostridii
Tetano
Enterite necrotizzante
Actinomicosi
Treponematosi endemiche
Febbre ricorrente
Leptospirosi
Malattia di Lyme
Causate da micobatteri
Tubercolosi
Lebbra
Istoplasmosi
Coccidioidomicosi
Blastomicosi
Paracoccidioidomicosi
Sporotricosi
Criptococcosi
Candidiasi sistemica
Aspergillosi
Mucormicosi
Micetoma
Cromomicosi e feoifomicosi
Tifo epidemico
Malattia di Brill-Zinsser
Tsutsugamushi
Ehrlichiosi
Rickettsiosi vescicolare
Febbre Q
Bartonellosi
Protozoi extraintestinali
Malaria
Babesiosi
Tripanosomiasi africana
Tripanosomiasi americana
Leishmaniosi
Toxoplasmosi
Protozoi intestinali
Amebiasi
Giardiasi
Criptosporidiosi
Isosporiasi e ciclosporiasi
Microsporidiosi
Ascariasi
Trichiuriasi
Anchilostomiasi
Strongiloidiasi
Toxocariasi
Trichinosi
Dracunculosi
Infezioni da filarie
Schistosomiasi
Paragonimiasi
Clonorchiasi
Fascioliasi
Opistorchiasi
Fasciolopsiasi
Malattia idatidea
Raffreddore comune
Influenza
Virus parainfluenzali
Adenovirus
Infezioni da herpesvirus
Herpes simplex
Herpes zoster
Infezione da citomegalovirus
Rabbia
Leucoencefalopatia multifocale
progressiva
Malattie da prioni
Malattia di Creutzfeldt-Jakob
Kuru
Malattia di Gerstmann-Sträussler-
Scheinker
Encefalite da arbovirus
Febbre gialla
Dengue
Linfocoriomeningite
Febbre di lassa
Infezioni da Hantavirus
Gonorrea
Sifilide
Tricomoniasi
Candidiasi genitale
Balanopostite
Cancroide
Linfogranuloma venereo
Granuloma inguinale
Herpes genitale
Verruche genitali
Manuale Merck
file:///F|/sito/merck/sez13/1501172a.html02/09/2004 2.05.16
Biologia delle malattie infettive
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
BARRIERE NATURALI
RISPOSTE IMMUNITARIE ASPECIFICHE
RISPOSTE IMMUNITARIE SPECIFICHE
BARRIERE NATURALI
Nell’apparato GU, gli uomini sono protetti dalla lunghezza dell’uretra (20 cm in
un adulto); è raro che la maggior parte dei batteri guadagni l’entrata, a meno che
essi non vengano introdotti con uno strumento. Le donne sono protette dal pH
acido della vagina. Lo stato ipertonico della midollare renale rappresenta un
fattore sfavorevole per la crescita della maggior parte dei microrganismi. La
proteina di Tamm-Horsfall è una glicoproteina prodotta dal rene ed escreta in
grandi quantità nelle urine; alcuni batteri si legano avidamente ad essa e ciò fa sì
che sia prevenuto il loro ingresso nel tratto urinario.
Una volta infettato, l’ospite può produrre una varietà di Ac in risposta a specifici
Ag microbici. Gli anticorpi, glicoproteine complesse note come immunoglobuline,
si legano a specifici determinanti antigenici e suscitano una reazione biologica
nell’ospite. Dopo essersi legati agli Ag, gli Ac arruolano le cellule effettrici
dell’ospite, attivano il sistema del complemento o fanno entrambe le cose per
contribuire a eliminare il microrganismo infettante. Il sistema del complemento
provoca la lisi delle cellule microbiche distruggendo le pareti delle cellule, di solito
attraverso la via classica congiuntamente all’immunità specifica. Il complemento
può anche essere attivato sulla superficie di alcuni microrganismi attraverso la
via alternativa. Inoltre, gli Ac specifici possono promuovere il rilascio di sostanze
note come opsonine (p. es., la proteina complementare C3b) sulla superficie dei
microrganismi, le quali contribuiranno alla loro distruzione dopo la fagocitosi.
L’opsonizzazione è importante per l’eliminazione dei microrganismi capsulati,
quali gli pneumococchi e i meningococchi; il suo fallimento può condurre a un
aumento dell’incidenza o a un’aumentata gravità dell’infezione causata da questi
microrganismi. Questi fenomeni sono descritti più dettagliatamente nel Cap. 146.
Manuale Merck
Reti immunitarie
Immunodeficienze specifiche
Malattie atopiche
Rinite allergica
Congiuntivite allergica
Anafilassi
Orticaria e angioedema
Mastocitosi
Disordini autoimmuni
Ipersensibilità ai farmaci
149. Trapianto
Il sistema HLA
Compatibilità tissutale
Immunosoppressione
Trapianto di rene
Trapianto di fegato
Trapianto di cuore
Trapianto di pancreas
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Immunità specifica (innata)
Immunità specifica (adattiva)
Complesso maggiore di istocompatibilità
Citochine
I linfociti sono divisi in due sottopopolazioni: quelli derivati dal timo (cellule T) e
quelli derivati dal midollo osseo (cellule B). I linfociti sono ripartiti in cloni e ogni
clone si specializza nel riconoscimento di un Ag specifico per mezzo del suo
recettore per l’Ag. Poiché il numero degli Ag è potenzialmente illimitato, questa
specializzazione sembrerebbe gravare il sistema immunitario di un carico
eccessivo, ma il complesso problema di dover provvedere a un numero infinito di
cloni altamente specifici viene risolto grazie alla capacità dei geni per il recettore
antigenico dei linfociti di riarrangiarsi in una serie di combinazioni pressoché
illimitate.
La funzione di recettore per l’Ag sulla membrana delle cellule B è svolta dalle
immunoglobuline di superficie (sIg). Dopo che le cellule B hanno legato un Ag
solubile per mezzo delle loro sIg, una serie di eventi cellulari (p. es.
proliferazione, differenziazione) porta alla secrezione di una Ig che costituisce
l’anticorpo (Ac) specifico per quell’Ag. L’opinione attuale è che il corredo
anticorpale che un organismo possiede prima di venire in contatto con gli Ag sia
costituito da Ac prodotti durante la maturazione delle cellule B attraverso
riarrangiamenti dei geni per le Ig. Per capire la natura dell’organizzazione dei
geni per le Ig è necessario comprendere la struttura delle Ig (v. anche Struttura
degli anticorpi, più avanti).
Le Ig sono composte di due catene pesanti e due catene leggere, ognuna con
regioni costanti (C)e regioni variabili (V). L’Ag viene legato in corrispondenza
della regione variabile. A livello genico, la regione C viene codificata dai geni per
la regione C e la regione V viene codificata dai geni per le regioni V e J (per le
catene leggere) e dai geni per le regioni V, D e J (per le catene pesanti). Questi
segmenti genici non sono disposti in modo continuo sul cromosoma, ma hanno
piuttosto una disposizione discontinua e devono essere giustapposti durante la
maturazione delle cellule B. Così, per sintetizzare una catena pesante, uno dei
diversi segmenti D (ne sono stati identificati almeno 12) si congiunge con uno dei
6 segmenti J. Questo cluster genico si congiunge poi con uno delle diverse
centinaia (probabilmente migliaia) di segmenti genici per la regione V, per dare
luogo a un’unità trascrizionale completa per una catena immunoglobulinica
pesante.
La porzione del TCR che lega l’Ag è formata da due catene (αβ o γδ), ciascuna
delle quali possiede una regione costante e una regione variabile. Diversamente
dalla molecola Ig, che si trova isolata sulla superficie della cellula B, il TCR è
associato con la molecola del CD3; l’intera unità è chiamata complesso TCR/
CD3. Sebbene le catene del TCR siano soggette al riarrangiamento genico e
possiedano una loro variabilità, le catene del CD3 (formato da almeno cinque
subunità) sono invariabili e non sono Ag-specifiche. Alcuni Ac anti-CD3 attivano
le cellule T in maniera diretta, senza la necessità della presenza dell’Ag. Il CD3
Citochine
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Antigeni e anticorpi
Metodi di dosaggio delle immunoglobuline
Anticorpi monoclonali
Antigeni e anticorpi
Struttura degli anticorpi (v. Fig. 146-3): le molecole anticorpali sono Ig che
possiedono sequenza aminoacidica e una struttura terziaria particolari, che
conferiscono loro la capacità di legarsi a una struttura complementare situata
sull’Ag. Nonostante tutte le Ig siano probabilmente Ac, non è sempre possibile
conoscere l’Ag contro il quale ciascuna Ig è diretta. La reazione Ag-Ac può
svolgere un ruolo specifico nella protezione dell’ospite contro virus, batteri e altri
patogeni. Le Ig sono responsabili della maggior parte della frazione γ-globulinica
delle proteine plasmatiche.
della catena pesante determina l’isotipo della classe di Ig cui appartiene. Ogni
classe svolge funzioni differenti.
Anticorpi monoclonali
Gli Ac presenti in vivo sono quasi sempre policlonali (cioè prodotti da più di un
clone), tranne nel caso di una gammopatia monoclonale. Analogamente, fino a
non molto tempo fa erano policlonali anche gli Ac indotti negli animali per essere
utilizzati nei test diagnostici. La tecnica dell’ibridoma consente la produzione di
grandi quantità di Ac monoclonali negli animali. Per prima cosa, un topo viene
immunizzato con l’Ag desiderato. Quando il topo ha cominciato a produrre Ac, la
sua milza viene prelevata per preparare una sospensione di cellule, alcune delle
quali producono l’Ac corrispondente. Successivamente, queste cellule produttrici
di Ac vengono ibridate con una linea cellulare di mieloma che è stata mantenuta
in coltura tissutale e che non produce Ac. Le singole cellule ibridate che
producono l’Ac monoclonale desiderato vengono isolate, coltivate in colture
tissutali per aumentarne il numero e reinoculate in peritoneo di topo. In questo
modo si può facilmente produrre e raccogliere liquido ascitico contenente l’Ac
monoclonale per ottenere alte concentrazioni dell’Ac stesso. I laboratori di
fermentazione producono preparazioni commerciali di Ac monoclonali.
Manuale Merck
MIELOMA MULTIPLO
Sommario:
Introduzione
Eziologia e patogenesi
Anatomia patologica
Sintomi e segni
Diagnosi
Prognosi e terapia
Eziologia e patogenesi
L’eziologia è sconosciuta. Una relazione è suggerita dal reperto del virus erpetico-
associato al sarcoma di Kaposi nelle cellule dendritiche in coltura provenienti dai
pazienti con mieloma. Questo virus codifica per un omologo dell’interleuchina-6;
l’interleuchina-6 umana promuove la crescita del mieloma e stimola il
riassorbimento dell’osso.
Anatomia patologica
pelvi, alla colonna vertebrale, alle coste e al cranio. Le lesioni sono dovute alla
sostituzione del normale tessuto osseo da parte di tessuto neoplastico
plasmacellulare oppure a un fattore secreto dalle plasmacellule maligne (fattore
di attivazione degli osteoclasti). Le lesioni osteolitiche sono di solito multiple, ma
occasionalmente sono rappresentate da masse solitarie intramidollari. I
plasmocitomi extraossei sono molto rari, ma si possono presentare in tutti gli
organi, soprattutto nel primo tratto dell’apparato respiratorio.
I plasmocitomi producono IgG nel 55% dei pazienti mielomatosi e IgA in circa
il 20%; il 40% dei portatori di mieloma IgG o IgA ha anche proteinuria di Bence
Jones. Le catene leggere del mieloma sono state riscontrate nel 15-20% dei
pazienti; in questi casi le plasmacellule secernono soltanto catene leggere
monoclonali libere (proteine di Bence Jones κ o λ) e all’elettroforesi solitamente
non si evidenzia la proteina M nel siero. I pazienti con la forma micromolecolare
tendono ad avere una maggiore incidenza di lesioni osteolitiche, ipercalcemia,
insufficienza renale e amiloidosi rispetto alle altre varietà di mieloma. Il mieloma
IgD rappresenta circa l’1% dei casi: i livelli sierici della paraproteina sono spesso
relativamente bassi ed è tipica una marcata proteinuria di Bence Jones (di tipo λ
nell’80-90% dei casi). Sono stati descritti solo pochi casi di mieloma IgE. Il
mieloma non secernente (nessuna componente M identificabile nel siero o nelle
urine) è molto raro (< 1% dei casi).
Nel 10% dei pazienti, specialmente in quelli con proteinuria di Bence Jones, sono
presenti depositi di amiloide (v. nel Cap. 18).
Sintomi e segni
I sintomi più frequenti all’esordio sono: dolore osseo persistente (spesso al torace
o in regione lombare), che non ha alcuna altra causa apparente, insufficienza
renale e infezioni batteriche ricorrenti. Sono frequenti le fratture patologiche e lo
schiacciamento vertebrale, che può determinare compressione midollare e
paraplegia. L’insufficienza renale (rene mielomatoso) può essere causata
dall’estesa formazione di cilindri all’interno dei tubuli renali, dall’atrofia delle
cellule epiteliali tubulari e dalla fibrosi interstiziale. In alcuni pazienti predomina
l’anemia accompagnata talvolta da debolezza e facile stancabilità, mentre in
alcuni casi spiccano i sintomi da iperviscosità (v. Macroglobulinemia,sopra). La
linfoadenomegalia e l’epatosplenomegalia sono rare.
Diagnosi
Nel paziente con proteina M nel siero, uno dei tre criteri che seguono permette di
porre diagnosi di mieloma: strati o agglomerati di plasmacellule nel midollo,
lesioni osteolitiche (senza la presenza di carcinoma metastatico o malattia
granulomatosa) o proteinuria di Bence Jones > 300 mg/ 24 ore
Prognosi e terapia
far regredire l’anemia, specialmente nei pazienti con disfunzione renale; tuttavia il
suo uso deve essere limitato ai pazienti per i quali la chemioterapia riduce l’Hb.
In una minoranza dei pazienti rispondenti si può sviluppare una leucemia acuta
non linfoblastica o una mielodisplasia che possono essere correlate al periodo di
esposizione ad agenti mutageni (alchilanti o radiazioni). Quindi, bisogna avere
cura che i pazienti ricevano la terapia per il minor tempo necessario. La
continuazione della terapia oltre questo punto non ha dimostrato migliorare la
sopravvivenza.
La terapia ad alte dosi, cioè, l’uso di regimi polichemioterapici più aggressivi che
necessitano di supporto ematopoietico, appare promettente, sebbene è stato
difficile dimostrare il miglioramento della sopravvivenza globale. Poiché i farmaci
alchilanti devono essere evitati nella terapia ad alte dosi (danneggiano le cellule
staminali ematopoietiche), devono essere prese in considerazione prima del
trapianto la vincristina per infusione e la doxorubicina con desametasone orale.
In uno studio, è stato dimostrato che la terapia ad alte dosi, seguita da trapianto
autologo, in pazienti che hanno ricevuto previamente diversi cicli di
chemioterapia convenzionale, migliori i tassi di remissione e la sopravvivenza.
Manuale Merck
18. AMILOIDOSI
Sommario:
La causa della produzione di amiloide e del suo deposito nei tessuti non è
conosciuta. Il meccanismo eziologico può variare a seconda dei differenti tipi
biochimici di amiloidosi. Per esempio, nell'amiloidosi secondaria (v. oltre) può
essere presente un deficit del metabolismo della proteina precursore (l'amiloide
sierica A, un reattante di fase acuta), mentre nell'amiloidosi ereditaria sembra
essere presente una proteina geneticamente alterata. Nell'amiloidosi primitiva,
una popolazione monoclonale di cellule midollari produce frammenti di catene
leggere o catene leggere intere che possono essere processati in maniera
anormale così da formare amiloide. Alla microscopia ottica l'amiloide appare
come una sostanza omogenea, altamente rifrangente, con affinità per il colorante
rosso Congo sia nei tessuti fissati sia in vivo. Alla microscopia elettronica
l'amiloide è costituita da fibrille lineari non ramificate di 100 Å (10 nm); alla
diffrazione dei raggi x presenta un quadro cross-beta.
Dal punto di vista biochimico sono stati definiti tre tipi principali di amiloide e
numerose forme meno comuni. Il primo tipo, che ha una sequenza N-terminale
omologa a una porzione della regione variabile delle catene leggere delle
immunoglobuline, è denominata AL e si riscontra nell'amiloidosi primitiva e
nell'amiloidosi associata al mieloma multiplo. Il secondo tipo ha una sequenza N-
terminale caratteristica di una proteina non immunoglobulinica denominata AA, e
si riscontra nei pazienti con amiloidosi secondaria. Il terzo tipo, associato alla
polineuropatia amiloide familiare, è di solito una molecola transtiretinica
(prealbuminica) con sostituzione di un singolo aminoacido. Sono state riscontrate
altre amiloidi ereditarie costituite da gelsolina mutante in alcune famiglie,
apolipoproteina A-I mutante in diverse altre famiglie e altre proteine mutanti
nell'amiloide ereditaria dell'arteria cerebrale. Nell'amiloide associata con
l'emodialisi cronica, il costituente della proteina amiloide è una b2-microglobulina.
La struttura chimica dell'amiloide associata all'invecchiamento della cute o
presente negli organi endocrini può essere quella di altre forme biochimiche di
amiloidosi. L'amiloide trovata nelle lesioni istopatologiche della malattia di
Alzheimer è formata da proteine b. L'analisi chimica relativa alle varie forme di
amiloide ha portato a una classificazione più raffinata. Un'unica proteina (una
pentrassina) denominata AP (o AP sierica) è universalmente associata con tutte
le forme di amiloide e rappresenta la base di un test diagnostico specifico.
Sintomi e segni
L'amiloidosi della tiroide può dar luogo a un gozzo duro, simmetrico, non
Diagnosi
L'amiloidosi può essere sospettata sulla base dei sintomi e dei segni descritti
precedentemente, ma la certezza diagnostica si ottiene soltanto con la biopsia. I
migliori test di primo livello sono l'aspirazione dei cuscinetti adiposi sottocutanei
addominali o la biopsia della mucosa rettale. Altre sedi utili per la biopsia sono le
gengive, la cute, i nervi, i reni e il fegato. Le sezioni tissutali devono essere
colorate con rosso Congo e osservate con un microscopio a luce polarizzata per
notare la caratteristica birifrangenza verde dell'amiloide. La AP sierica marcata
con isotopi è stata utilizzata in un test scintigrafico per confermare la diagnosi di
amiloidosi.
Prognosi
Terapia
Interferoni (IFN)
IFN-α 18-20 Leucociti Inibizione della replicazione
virale e della crescita tumorale,
↑ dell'espressione del MHC di
classe I e di classe II, ↑
dell'attività NK, modulazione
della risposta Ac
IFN-β 20 Fibroblasti Stesse attività dell'IFN-α
IFN-γ 20-25 cellule T, NK ↑ del MHC di classe I e di
classe II, attivazione dei
macrofagi, ↑ dell'attività NK, ↓
della secrezione di CD23 e di
IgE indotta dall'IL-4,
costimolazione della crescita e
della differenziazione delle
cellule B
Tumor necrosis
factor (TNF)
TNF-α 17 Monociti, macrofagi Induzione dell'IL-1, ↑ delle
(cachessina) molecole di adesione e del MHC
di classe I sulle cellule
endoteliali, pirogeno, in duzione
del GM-CSF, effetto citotossico/
citostatico, induzione della
secrezione di IFN-γ
TNF-β 25 cellule T Fattore citotossico
Colony- stimulating
factor (CSF)
GM-CSF 14-35 cellule T, macrofagi, Induzione della crescita dei
monociti, cellule precursori dei granulociti e dei
endoteliali monociti, attivazione dei
macrofagi, ↑ della produzione di
leucotrieni da parte degli
eosinofili, ↑ dell'attività
tumoricida dei monociti
G-CSF 18-22 Monociti, fibroblasti, Induzione della crescita dei
cellule endoteliali granulociti
M-CSF 70-90 Monociti, fibroblasti, Induzione della crescita dei
cellule endoteliali monociti
Transforming
growth factor (TGF)
TGF-α 5-20 Tumori solidi Induzione dell'angiogenesi,
(carcinomi proliferazione dei cheratinociti,
>sarcomi), monociti riassorbimento osseo, crescita
tumorale
TGF-β 25 Piastrine, placenta, Induzione della proliferazione
rene, osso, cellule T dei fibroblasti; sintesi del
eB collagene e della fibronectina;
inibizione dei CTL, delle NK e
delle LAK; inibizione della
proliferazione delle cellule T e B;
potenziamento della guarigione
delle ferite e dell'angiogenesi
Chemiochine
C (mancante 15 CD8 attivati, NK, Induzione della chemiotassi
del primo e mast-cellule? delle cellule T e delle cellule NK
del terzo
residuo di
cisteina
conservato).
Esempio:
linfotassina
(LPTN)
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Cellule T helper
Cellule T suppressor/citotossiche
Cellule killer
Citotossicità cellulo-mediata anticorpo-dipendente
Cellule T killer senza restrizione MHC
Cellule killer attivate da linfochine
Test per l'immunità cellulare
Cellule T helper
Cellule T suppressor/citotossiche
Cellule killer
L’identificazione di ciascun tipo di cellula killer (tra i diversi possibili) dipende dalla
restrizione MHC, dalla necessità di sensibilizzazione, dal tipo di bersaglio e dalla
risposta alle citochine. Sebbene i macrofagi possano essere citotossici, tale
tossicità è aspecifica ed è il risultato della loro attivazione da parte di alcune
citochine. I vari tipi di cellule killer possono essere fondamentalmente divisi in
cellule con restrizione MHC (p. es. i CTL) e cellule senza restrizione MHC (p. es.
le cellule NK). Nessuno dei due tipi richiede Ac, complemento o fagocitosi per
eliminare le cellule bersaglio; al contrario, esse trasmettono il segnale litico
attraverso la membrana della cellula bersaglio dopo aver stabilito con essa un
intimo contatto intercellulare.
Cellule killer con restrizione MHC: i linfociti T citotossici (CTL) sono cellule
killer generate unicamente in seguito a sensibilizzazione specifica nei confronti di
cellule che esprimono prodotti MHC estranei (CTL allogenici) oppure nei confronti
di cellule autologhe che siano state modificate da un’infezione virale o da un
aptene chimico (CTL singenici). La vita di un CTL attraversa 3 fasi: una cellula
precursore può divenire citotossica in seguito a uno stimolo appropriato; questa
cellula effettrice è una cellula differenziata che può indurre la lisi del suo
bersaglio specifico; una cellula di memoria, quiescente e non ulteriormente
stimolata, è pronta a divenire effettrice in seguito a una nuova stimolazione con le
cellule originali. Le cellule intatte costituiscono gli stimoli più potenti per la
generazione dei CTL; gli Ag solubili sono inefficaci, eccetto in determinate
condizioni. Come è stato descritto in precedenza, l’Ag viene processato e un suo
frammento viene incorporato all’interno del sito per la presentazione dell’Ag del
MHC. Oggi è possibile identificare i peptidi che possiedono una configurazione
sterica perfettamente complementare a quella di diversi aplotipi MHC. Se per la
stimolazione vengono utilizzati questi peptidi, essi possono essere incorporati
all’interno del MHC e stimolare in tal modo una risposta T-cellulare.
Cellule killer senza restrizione MHC: al contrario dei CTL, le cellule natural
killer (NK) non hanno bisogno di sensibilizzazione per esprimere la loro funzione
killer. Le cellule NK costituiscono dal 5 al 30% dei linfociti del sangue periferico
normale. Esse sono linfociti, ma non appartengono alle linee cellulari T o B: di
conseguenza, le cellule NK non esprimono sIg o TCR/CD3 sulla loro superficie. Il
pattern dei marker di superficie che caratterizza meglio queste cellule è CD2+,
CD3–, CD4– e CD56+, con una sottopopolazione che risulta CD8+. Il compito
delle cellule NK è l’eliminazione di determinate cellule tumorali autologhe,
allogeniche e anche xenogeniche, indipendentemente dal fatto se questi bersagli
esprimano il MHC; in effetti, è possibile che esse eliminino preferenzialmente le
cellule bersaglio che esprimono poco o nulla il MHC di classe I. La suscettibilità
alla lisi da parte delle cellule NK può essere ridotta se la cellula bersaglio viene
stimolata a incrementare l’espressione del suo MHC (p. es. tramite transfezione o
IFN).
I test cutanei di DTH forniscono indicazioni sulla normalità di alcuni aspetti del
sistema immunitario cellulare. Tuttavia, essi non valutano lo stato delle
cellule CD8, delle cellule CD4 vergini, delle cellule NK e delle APC diverse dalle
cellule di Langerhans. Per esempio, un paziente può avere un’assenza completa
di cellule NK e presentare ancora una normale DTH. Così, mentre la negatività di
un test cutaneo di DTH indica la presenza di un’immunità cellulare anormale, non
è vero il contrario (v. Reti immunitarie, più avanti).
I test cutanei di DTH devono essere letti a 48 h. Una risposta più precoce
potrebbe essere dovuta a una reazione di Arthus (che comincia da 4 a 6 h dopo
l’esecuzione del test e può essere presente fino a 24 h dopo). Questa reazione è
dovuta alla presenza di un Ac che si lega all’Ag iniettato dando origine alla
formazione di immunocomplessi, all’attivazione del complemento e alla
chemiotassi dei neutrofili. L’infiltrato cellulare di una reazione di Arthus consiste
soprattutto di neutrofili, mentre l’infiltrato della DTH è costituito da cellule
mononucleate. La risposta di DTH comincia a risolversi dopo 48 h e se si legge il
test cutaneo a 72 h una reazione ai limiti inferiori della positività
(indurimento > 5 mm) può sembrare falsamente negativa.
Manuale Merck
RETI IMMUNITARIE
La via della DTH è importante per l’eliminazione dei microrganismi che infettano i
fagociti. Alcuni microrganismi (p. es. i virus) possono infettare cellule che non
possiedono un apparato litico e che quindi non possono essere attivate per
mediare il killing intracellulare. Tali patogeni vengono eliminati dai CTL. In caso di
infezione da parte di un virus, le cellule esprimono gli Ag virali sulla loro
superficie in associazione con il MHC. Questo complesso virus/MHC stimola la
formazione di CTL singenici che in seguito distruggono le cellule che lo
esprimono. A seconda dell’associazione del prodotto virale con il MHC di classe I
o di classe II, i CTL appartengono rispettivamente alle sottopopolazioni dei CD8 e
dei CD4. Come è stato descritto in precedenza, l’associazione con l’una o l’altra
classe del MHC dipende dalla via che è stata utilizzata per processare l’Ag;
p. es., la maggior parte dei CTL prodotti contro il virus del morbillo e quello
dell’herpes simplex appartiene alla sottopopolazione dei CD4. Durante l’infezione
da virus influenzale, i CTL diretti contro l’Ag nucleoproteico sono CD8, mentre
quelli diretti contro l’Ag emoagglutininico sono CD4.
Manuale Merck
file:///F|/sito/merck/sez12/1461092.html02/09/2004 2.05.25
Biologia del sistema immunitario
Manuale Merck
Sistema costituito da più di 34 proteine che interagiscono tra loro in una cascata
(simile a quella del sistema della coagulazione) che ha come effetto finale un
gran numero di processi biologici diversi.
Sommario:
Introduzione
La via classica
La via alternativa
La via della lectina legante il mannano
Clivaggio del C3 e sue conseguenze
Complesso di attacco alla membrana: la via terminale
Attività biologiche associate all'attivazione del complemento
Molte proteine del complemento sono enzimi che si trovano nel siero sotto forma
di precursori inattivi (zimogeni); molte altre si trovano sulla superficie delle cellule.
Le proteine del complemento costituiscono circa il 10% delle proteine sieriche e il
terzo componente (C3) è presente alla concentrazione più elevata (circa 1,5 mg/
ml). Per i componenti del sistema complementare, v. Tab. 146-2 e 146-3.
Le tre vie di attivazione del complemento sono denominate via classica, via
alternativa e via della lectina legante il mannano (Mannan Binding Lectin, MBL)
(v. Fig. 146-4). Esse sono tutte dirette verso la più importante tra le singole tappe
di attivazione, il clivaggio del C3. La via finale comune è denominata via
terminale o complesso di attacco alla membrana (Membrane Attack Complex,
MAC).
Nomenclatura: i componenti della via classica sono designati con una C seguita
da un numero (p. es. C1, C3). A causa dell’ordine con il quale sono stati via via
identificati, i primi quattro componenti sono numerati come C1, C4, C2 e C3. I
componenti della via alternativa sono designati con una lettera (p. es. B, P, D).
Alcuni componenti vengono denominati fattori (p. es. fattore B, fattore D). I
componenti o i complessi attivati hanno una linea al di sopra del nome, che
indica l’attivazione (p. es. C1, C1r, C3b,Bb). I frammenti di clivaggio sono
designati con una lettera minuscola dopo il nome del componente da cui
derivano (p. es. C3a e C3b sono frammenti del C3). Il C3b inattivo è designato
come iC3b. Le catene polipeptidiche delle proteine del complemento sono
designate con una lettera greca dopo il nome del componente (p. es. C3α e C3β
sono le catene α e β del C3). I recettori della membrana cellulare per il C3 sono
abbreviati come CR1, CR2, CR3 e CR4.
La via classica
Una volta che l’Ig si è legata al C1q, la molecola di quest’ultimo va incontro a una
modificazione della sua struttura terziaria, causando l’attivazione autocatalitica
del C1r in C1r. Il C1r scinde poi un legame all’interno del C1s per formare C1s.
Quando vengono clivati il C1r o il C1s, non viene liberato alcun frammento di
clivaggio.
Il C1s viene chiamato anche C1 esterasi. Esso può clivare il C4 in C4a e C4b. Se
ciò avviene in presenza di una membrana il C4b, il frammento di clivaggio
principale, vi si lega. Il C1s può quindi clivare il C2 libero per formare C2a e C2b,
che è un processo scarsamente efficiente, oppure clivare il C2 contenuto in un
complesso C4b,C2 per formare C4b,C2a e C2b libero, che è un processo ad alta
efficienza. Il C2a è il frammento di clivaggio principale del C2. Se è stato clivato il
C2 libero, il C2a deve legarsi al C4b per formare un complesso C4b,C2a,
altrimenti il C2a si degraderà e diverrà inattivo. Il C4b, C2a è la C3 convertasi
della via classica, la quale può clivare il C3 in C3a e C3b. Il sito enzimatico per il
clivaggio del C3 è contenuto nel C2a. Il C4b, C2a richiede la presenza di
magnesio e alle temperature fisiologiche si degrada spontaneamente nel tempo.
La via classica può essere attivata anche da meccanismi indipendenti dagli Ac.
L’eparina (un anticoagulante polianionico) e la protamina (un policatione che
viene utilizzato per neutralizzare l’eparina), quando sono presenti in
concentrazioni equimolari, possono attivare la via classica. Si ritiene che diversi
altri polianioni (p. es. il DNA e l’RNA) siano in grado di reagire direttamente con il
C1q per attivare la via classica. La proteina C-reattiva ha la proprietà di
provocare l’attivazione della via classica in assenza di Ac. Sono state anche
descritte vie di attivazione che aggirano il C1, le quali non utilizzano i componenti
della via classica ma portano ugualmente al clivaggio del C3. Una di esse è stata
caratterizzata come la via della MBL.
La via alternativa
Attivazione: la via alternativa (v. Fig. 146-6) viene attivata da sostanze presenti
in natura (p. es. pareti cellulari dei lieviti, fattore del veleno di cobra, fattore
nefritico, pareti cellulari batteriche [endotossine], GR di coniglio [in vitro]) e dalle
IgA disposte in aggregati, rappresentando una forma di risposta immunitaria
aspecifica (innata), cioè una risposta che non necessita di una precedente
sensibilizzazione. La via alternativa non coinvolge il C1, il C4 e il C2, ma porta
ugualmente al clivaggio del C3. Questa via è subordinata al clivaggio basale
costante di piccole quantità di C3 in C3a e C3b. Questo clivaggio naturale del C3
La via alternativa è considerata come una via di amplificazione, dal momento che
un unico complesso C3b,Bb può clivare molte molecole di C3. Tuttavia,
l’amplificazione si verifica anche quando viene prodotto C1s e quando viene
formato il C4b,C2a. Ognuno di questi enzimi può clivare centinaia di molecole,
conducendo a una rapida attivazione del complemento.
La via della lectina legante il mannano (MBL) dipende per la sua attivazione dal
riconoscimento innato di sostanze estranee (cioè, carboidrati). Questa via
presenta analogie strutturali e funzionali con la via classica. La MBL è simile al
C1q e la MASP-1 e la MASP-2 sembrano essere simili rispettivamente al C1r e al
C1s della via classica. Pertanto, la MASP-2 potrebbe clivare il C4 e portare alla
formazione di una C3 convertasi derivata dalla via della MBL.
Quindi, il C3b può legarsi in modo covalente alle membrane mediante il suo sito
di legame tiolestere metastabile e, una volta legatovisi, può interagire con diversi
recettori a seconda della disponibilità di recettori per il C3 sulle cellule e dello
stato di degradazione del C3 stesso. Il legame alle membrane mediante il sito di
legame metastabile covalente non deve essere confuso con il legame non
covalente che si stabilisce con i recettori.
La C3 convertasi (p. es. il C3b,Bb) può divenire C5 convertasi (p. es. C3b,Bb,
C3b) attraverso l’aggiunta di un C3b al complesso (v. Fig. 146-7). La C5
convertasi cliva il C5 in C5a e C5b, dando inizio alla formazione del complesso di
attacco alla membrana (MAC). Successivamente il C6 può legarsi al C5b per
formare C5b,C6. In seguito, può legarvisi il C7 per formare C5b,C6,C7, il quale è
in grado di legarsi alle membrane e ai doppi strati lipidici. Quando ciò si verifica
su una cellula sulla cui superficie non è presente alcun prodotto del complemento
oltre al complesso appena descritto, si parla di fenomeno dello spettatore
innocente (il quale può portare all’emolisi della cellula incolpevole). Al complesso
C5b,C6,C7 può quindi legarsi il C8 per formare C5b,C6,C7,C8, il quale è in grado
di provocare una lisi cellulare lenta e poco efficace. In ultimo, al complesso si
lega il C9 per dare luogo al C5b,C6,C7,C8,C9, che dà inizio alla lisi effettiva della
cellula. Quando ulteriori molecole di C9 si aggiungono al complesso C5b-C9, la
lisi si amplifica. Il MAC viene modulato dalla proteina S, chiamata anche
vitronectina (la quale controlla l’attività del C5b-C7), dal fattore di restrizione
omologo (Homologous Restriction Factor, HRF), dalla SP40,40 e dal CD59 (che
regola l’attività del C8,C9).
Il complemento può anche essere utilizzato come reagente a fini diagnostici. Nel
test di fissazione del complemento, il siero del paziente viene riscaldato per
denaturare gli enzimi complementari. Al siero vengono quindi aggiunti l’Ag (p. es.
particelle virali) e nuovo complemento e la miscela viene incubata. In ultimo si
aggiungono GR di pecora e si continua l’incubazione. Se il sistema del
complemento è stato attivato dalla presenza di Ac nel siero del paziente, l’attività
emolitica del complemento sarà esaurita e non vi sarà lisi dei GR. Se nel siero
del paziente non è presente alcun Ac, i GR andranno incontro alla lisi.
N. di Concentrazione
catene Peso plasmatica o
nella molecolare (in sierica (inmg/
Nome del molecola dalton, ml, Frammenti
componente nativa approssimativo) approssimativa) di clivaggio Cromosoma
Via classica C1q 18 410000 70-300 1
precoce
C1r 1 83000 34-100 12
C4c, C4d
C2 1 102000 15-30 C2a, C2b 6
C9 1 66000 50-160 5
P 4 224000 20-30 X
Regolazione AI 310000 35 ?
miscellanea
Proteina S 83000 150-500 17
(vitronectina)
FattoreJ 1 20000 2,6-8,2 ?
SP40,40 80000 50 8
Peso molecolare
Nome del N. di catene nella (in dalton,
componente molecola nativa approssimativo) Specificità Cellule Cromosoma
CR1 (CD35) 1 160000-250000 C3b, C4b M, GR, B, 1
G
CR2 (CD21) 1 140000 C3d, C3dg, B 1
iC3b
CR3 (CD11b) 2 265000 iC3b G, M, Mac 21, 16
α-165000 16
β-95000 21
CR4 1 ? C3dg Pias ?
DAF (CD55) 1 70000 C4b, C2a, GR, Pias 1
C3b, Bb
MCP (CD46) 1 45000-70000 C3b, C4b B, T, Neut, 1
M
gp150,95 2 245000 iC3b G, M, Mac 21, 16
α-150000 16
β-95000 21
C3aR ? ? C3a, C4a G, Mast, ?
Pias
C5aR 1 45000 C5a, C5a G, Mast, M, 19
desarg Mac, Pias
HRF 1 65000 C8, C9 GR ?
CD59 1 20000 C8, C9 M, GR, T, 11
Neut
C1qR 1 65000 C1q B, M, Mac, 12?
Pias, Endo
B=cellule B; Endo=cellule endoteliali; G=granulociti; M=monociti; Mac=macrofagi; Mast=mast-cellule;
Neut=neutrofili; Pias=piastrine; T=cellule T
file:///F|/sito/merck/tabelle/14603.html02/09/2004 2.05.27
Biologia del sistema immunitario
Manuale Merck
Determinati organi (p. es. la retina, i testicoli) sono "sedi privilegiate" che
vengono ignorate o tollerate dal sistema immunitario. Allo stato attuale, sembra
che questi organi esprimano un’alta densità di ligando del Fas sulle loro superfici
Manuale Merck
Gruppo di condizioni eterogenee causate da uno o più difetti a carico del sistema
immunitario e caratterizzate clinicamente da un aumento della suscettibilità alle
infezioni con conseguente stato di malattia grave, acuta, ricorrente o cronica.
file:///F|/sito/merck/sez12/1471100a.html02/09/2004 2.05.29
Manuale Merck - Tabella
Tabella 147-1. Disordini con aumento della suscettibilità alle infezioni inusuali
file:///F|/sito/merck/tabelle/14701.html02/09/2004 2.05.29
Malattie da immunodeficienza
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Eziologia
Sintomi e segni
Diagnosi
Indagini di laboratorio
Prevenzione
Prognosi
Terapia
Eziologia
Sintomi e segni
Frequenti sono anche le infezioni della cute e delle mucose. Una candidosi orale
refrattaria può essere il primo segno di un’immunodeficienza a carico delle
cellule T. Si osservano anche ulcere orali e periodontiti, soprattutto nei deficit
granulocitari. In molti adulti affetti da deficit anticorpali si manifesta una
congiuntivite. Il pioderma, le verruche gravi, l’alopecia, gli eczemi e le
teleangectasie sono di riscontro comune.
Diagnosi
Anche l’età di esordio può essere d’aiuto per la diagnosi; i lattanti con meno di
6 mesi solitamente sono affetti da deficit delle cellule T. Tuttavia, un esordio di
malattia intorno ai 6 mesi di età, quando gli anticorpi materni ricevuti per via
transplacentare sono scomparsi, è indicativo di un deficit congenito della
secrezione anticorpale.
Indagini di laboratorio
Test per i deficit delle cellule B (anticorpali): se i livelli delle Ig sono molto
bassi (livelli totali < 200 mg/dl), la diagnosi di deficit della produzione anticorpale
è certa e procedure ulteriori divengono indicate soltanto per definire con
precisione la patologia e identificare la presenza di altri difetti immunologici. Se i
livelli delle Ig e i titoli anticorpali preesistenti sono bassi ma non nulli, bisogna
procedere alla valutazione delle risposte anticorpali nei confronti di uno o più
antigeni standardizzati. I titoli anticorpali vengono misurati prima e da 3 a
4 settimane dopo l’immunizzazione con vaccini costituiti da tossoide tetanico o H.
influenzae di tipo B (per valutare la responsività agli antigeni proteici), oppure
dopo immunizzazione con vaccino pneumococcico o meningococcico (per
valutare la responsività agli antigeni polisaccaridici). Una risposta inadeguata
(aumento del titolo inferiore a quattro volte il valore di base) è indicativa di un
deficit anticorpale, indipendentemente dai livelli delle Ig.
Se i livelli delle Ig sono bassi, si esegue la conta delle cellule B valutando con la
citometria a flusso la percentuale di linfociti che reagisce con anticorpi marcati
con fluoresceina diretti contro antigeni specifici delle cellule B (p. es. CD19,
CD20). Normalmente, risulta positivo per la presenza di Ig di membrana il 10-
20% dei linfociti del sangue periferico (cellule B).
In seguito, va eseguito il dosaggio dei livelli sierici delle sottoclassi delle IgG e dei
livelli di IgD e IgE. I livelli della sottoclasse IgG1 (come quelli delle IgG)
dipendono strettamente dall’età. In generale, dopo i 2 anni di età, per porre la
diagnosi di deficit di una delle sottoclassi delle IgG devono essere presenti livelli
di IgG1 < 250 mg/dl, di IgG2 < 50 mg/dl, di IgG3 < 25 mg/dl o livelli indosabili di
IgG4. Livelli di IgD e IgE sia elevati sia bassi sono comuni nelle sindromi da
deficit anticorpali parziali. I livelli delle IgE sono elevati nei disordini della
chemiotassi, nelle immunodeficienze T-cellulari parziali, nelle malattie allergiche
e nelle parassitosi. I deficit isolati di IgG4, IgD e IgE sono privi di importanza
clinica.
Un altro utile test avanzato misura la capacità dei linfociti del paziente di
proliferare e di ingrandirsi (trasformarsi) quando vengono coltivati in presenza di
mitogeni (p. es. fitoemoagglutinina, concanavalina A), di GB allogenici irradiati
(nella reazione leucocitaria mista) o di antigeni con i quali il paziente sia venuto a
contatto in precedenza. Sotto l’effetto di questi stimoli, i linfociti normali vanno
incontro a una rapida divisione cellulare, che può essere rilevata con metodi
morfologici o mediante la captazione di timidina radioattiva all’interno delle cellule
in divisione. La proliferazione viene di solito espressa come un indice, costituito
dal rapporto tra la conta/min delle cellule stimolate e la conta/min di un numero
equivalente di cellule non stimolate. I pazienti affetti da immunodeficienza T-
cellulare presentano risposte proliferative ridotte o nulle in proporzione al grado di
deficit immunitario. Le risposte proliferative ai mitogeni (i quali attivano tutte le
cellule) sono molto più elevate (indice di stimolazione fra 50 e 100) rispetto alla
risposta agli antigeni o alle cellule allogeniche (indice di stimolazione fra 3 e 30).
che viene quindi ricoperta con un vetrino coprioggetti; esso viene rimosso e
sostituito a intervalli regolari e colorato per l’osservazione delle cellule in
migrazione. Un afflusso iniziale di PMN deve essere rilevabile entro le prime 2 h
ed essere poi sostituito dall’arrivo di monociti entro 24 h. L’esistenza di
un’alterazione della chemiotassi può essere confermata mediante un test in vitro
nel quale viene misurata la migrazione dei granulociti o dei monociti con l’impiego
di una speciale camera chemiotattica (di Boyden) o di una piastra di agaroso;
viene valutato il movimento cellulare in direzione di una sostanza
chemioattraente (p. es. lo zymosan opsonizzato).
Prevenzione
Prognosi
per tutta la vita. La prognosi è quanto mai variabile (v. Tab. 147-6), ma alcune
immunodeficienze possono essere curate con il trapianto di cellule staminali. La
maggioranza dei pazienti affetti da immunodeficienze anticorpali o da un deficit
del complemento ha una prognosi favorevole con un’aspettativa di vita pressoché
normale, a patto che venga identificata precocemente, sia trattata con regolarità
e non sia affetta da malattie croniche concomitanti (p. es. una patologia
polmonare). Altri pazienti con immunodeficienza, p. es. quelli con disordini della
fagocitosi, con disordini combinati o con alterazioni della produzione anticorpale
affetti da infezioni croniche, hanno una prognosi meno buona riguardo
all’aspettativa di vita; la maggior parte è cronicamente malata e necessita di un
trattamento intensivo (p. es. IGEV, antibiotici, drenaggio posturale, interventi
chirurgici, ecc.). Alcuni pazienti con immunodeficienza hanno una prognosi
quoad vitam decisamente sfavorevole (quelli affetti da atassia-teleangectasia,
quelli con immunodeficienza combinata grave che non sono stati sottoposti a
trapianto).
Terapia
Gli antibiotici sono farmaci salvavita per il trattamento delle infezioni; la scelta e il
dosaggio sono identici a quelli impiegati normalmente. Tuttavia, poiché i pazienti
con immunodeficienza possono soccombere rapidamente alle infezioni, la febbre
o altri segni di infezione vanno sempre interpretati come secondari a infezione
batterica e la terapia antibiotica va intrapresa senza esitazioni. Prima di iniziare la
terapia a pieno regime, vanno eseguiti un tampone faringeo, una emocoltura o
eventuali altri esami colturali; essi risultano particolarmente utili in seguito,
qualora l’infezione non dovesse rispondere all’antibiotico iniziale e qualora il
microrganismo infettante appartenga a una specie non comune.
[4 ml/kg]della soluzione al 5%). Dosi inferiori non sono efficaci. Poiché una dose
di IgG di 100 mg/kg innalza i livelli sierici depressi di IgG soltanto di circa 100 mg/
dl, alcuni pazienti necessitano di dosi maggiori o più frequenti. La massima dose
IM somministrabile in una singola sede è di 10 ml negli adulti e di 5 ml nei
bambini; pertanto possono essere necessarie più iniezioni in sedi differenti. Alte
dosi di IGEV (da 400 a 800 mg/kg al mese) possono essere somministrate e
sono di effettivo giovamento in alcuni pazienti con deficit anticorpale che non
rispondono bene alle dosi convenzionali, specialmente quelli affetti da
pneumopatie croniche. Lo scopo della somministrazione di IGEV ad alte dosi è
quello di mantenere i livelli delle IgG entro i valori normali (cioè > 500 mg/dl). Per
la terapia con IG ad alte dosi (cioè > 400 mg/kg al mese) sono state impiegate
anche le infusioni SC lente di IG o le IGEV al 10% somministrate a intervalli
settimanali.
Candida,
tossoide Test ormonali timici
tetanico, serie
dei multitest Analisi dell’attivazione
cellulare
file:///F|/sito/merck/tabelle/14706.html02/09/2004 2.05.31
Malattie da immunodeficienza
Manuale Merck
IMMUNODEFICIENZE SPECIFICHE
Sommario:
SINDROME DI GEORGE
Terapia
IMMUNODEFICIENZA COMBINATA
Terapia
SINDROME DI WISKOTT-ALDRICH
Prognosi e terapia
ATASSIA-TELEANGECTASIA
Terapia
Deficit anticorpale autolimitantesi che colpisce entrambi i sessi, con esordio dai 3
ai 6 mesi di età, che solitamente persiste da 6 a 18 mesi.
Terapia
Nonostante i bassi livelli di IgG (livelli totali < 400 mg/dl), molti di questi lattanti
non necessitano di IG, in particolare se esiste qualche evidenza di funzione
anticorpale, se i livelli di IgG sono in aumento e se le infezioni sono assenti o
banali. I pazienti che necessitano di IG devono ricevere dosi terapeutiche piene
per 3-6 mesi, con controlli frequenti dei livelli di IgG. In occasione di ogni episodio
infettivo è indicata la terapia antibiotica. La prognosi ai fini del recupero completo
è eccellente. I neonati con meno di 32 settimane di età gestazionale e/o un peso
alla nascita < 1500 g hanno livelli di IgG così prevedibilmente bassi che sono
state impiegate le IGEV per il trattamento delle sospette sepsi batteriche e per la
prevenzione delle infezioni batteriche nei primi mesi di vita (v. Stato
immunologico del feto e del neonato nel Cap. 256).
Assenza o marcata riduzione (< 5 mg/dl) delle IgA sieriche, con livelli normali
delle altre Ig e immunità cellulare integra.
Terapia
Nella maggior parte dei casi la terapia non è necessaria. È raccomandabile che i
pazienti abbiano indosso un braccialetto con una targhetta informativa in modo
da prevenire la somministrazione involontaria di plasma o di IG con conseguente
sensibilizzazione o reazione. Nei soggetti con infezioni respiratorie persistenti è
necessaria la somministrazione continua di antibiotici. La terapia sostitutiva con
IgA non è attualmente disponibile. Le iniezioni di IG o le infusioni di IGEV sono in
genere controindicate, anche se ad alcuni pazienti con deficit di IgA associato a
deficit di sottoclassi delle IgG sono state somministrate IG con buoni risultati.
Alcuni pazienti affetti da deficit di IgA vanno incontro a remissione spontanea.
Terapia
(Agammaglobulinemia acquisita)
Terapia
La maggior parte dei pazienti ha livelli totali di IgG e degli altri anticorpi normali o
quasi normali, ma presenta una diminuita responsività anticorpale a determinati
antigeni. Sono state descritte infezioni respiratorie croniche o ricorrenti, otite
media, pneumopatie croniche e meningiti ricorrenti. Dal momento che le IgG1
costituiscono il 70% delle IgG totali, un deficit isolato di IgG1 si associa a
panipogammaglobulinemia e non viene considerato come un deficit di una
sottoclasse. Il deficit combinato o selettivo di IgG2 o di IgG3, con o senza deficit
di IgG4, è il più comune deficit a carico delle sottoclassi. I pazienti con deficit di
IgG2 (selettivo o combinato con deficit di un’altra sottoclasse) presentano spesso
risposte anticorpali deboli nei confronti degli antigeni polisaccaridici e/o un deficit
associato di IgA (< 5mg/dl). Il deficit isolato di IgG4 asintomatico è presente in un
gran numero di individui. Nei bambini piccoli i deficit delle sottoclassi possono
essere transitori e scomparire con la crescita. Sono stati descritti alcuni pazienti
con alterata capacità di risposta ai polisaccaridi ma con livelli normali delle
sottoclassi di IgG.
Terapia
I pazienti con deficit accertati di sottoclassi delle IgG si possono giovare delle IG
(v. Terapia, sotto Agammaglobulinemia legata al cromosoma X, sopra).
SINDROME DI GEORGE
I lattanti colpiti presentano impianto basso delle orecchie, schisi facciali della
linea mediana, ipoplasia e retrazione della mandibola, ipertelorismo,
accorciamento del filtro nasale e cardiopatie congenite. Entro le prime 24 o 48 h
di vita compare tetania. Entrambi i sessi vengono colpiti in uguale misura e i casi
familiari sono rari. Nel 90% dei casi possono essere dimostrate anomalie a carico
del cromosoma 22q (p. es. delezione o monosomia). Sembra che si verifichi
un’interruzione dello sviluppo normale delle strutture della tasca faringea intorno
all’8a settimana di gestazione. Le infezioni ricorrenti cominciano a presentarsi
poco dopo la nascita. Il grado di immunodeficienza varia notevolmente da un
paziente all’altro e talvolta la funzione delle cellule T migliora spontaneamente,
specie nei pazienti con cellule CD4 > 400/µl.
Terapia
è stato eseguito con buoni risultati il trapianto di midollo osseo e sono stati
ottenuti alcuni successi con il trapianto di timo fetale. La prognosi finale è spesso
determinata dalla gravità delle malformazioni cardiache. Un deficit parziale è
compatibile con una sopravvivenza prolungata.
Terapia
IMMUNODEFICIENZA COMBINATA
La maggior parte dei pazienti presenta un esordio precoce delle infezioni (entro il
3o mese di vita), con candidosi orale, polmonite e diarrea. In assenza di terapia,
la maggioranza muore prima dei 2 anni di età. La maggior parte dei pazienti
presenta un marcato deficit delle cellule B e delle Ig. I seguenti reperti sono
caratteristici: linfopenia, numero di cellule T ridotto o nullo, scarsa risposta
proliferativa ai mitogeni, anergia cutanea, assenza dell’ombra timica e
diminuzione del tessuto linfoide. Sono comuni le polmoniti da P. carinii e altre
infezioni opportunistiche.
Esistono diverse varianti di questa patologia. Nel 67% dei casi può essere
dimostrata una trasmissione ereditaria legata al cromosoma X o di tipo
autosomico recessivo. La maggior parte dei pazienti con ereditarietà legata al
cromosoma X ha un’immunodeficienza combinata grave legata al
cromosoma X, dovuta a mutazioni a carico della catena γ del recettore per l’IL-2.
Questa catena è un componente dei recettori per altre citochine (IL-4, IL-7, IL-9,
IL-13, IL-15), il che probabilmente spiega la gravità della malattia.
Altri lattanti presentano lesioni cutanee simili a quelle della malattia di Letterer-
Siwe, linfoadenopatia ed epatosplenomegalia, e alcuni possono avere una
malattia da trapianto contro l’ospite dovuta ai linfociti materni o a precedenti
trasfusioni di sangue. Altre varianti comprendono i deficit di citochine (deficit di IL-
1, deficit di IL-2, deficit citochinici multipli), i difetti strutturali del recettore delle
cellule T, i difetti di trasduzione del segnale, l’assenza degli antigeni HLA di
classe I e/o di classe II (sindrome del linfocita nudo), il nanismo ad arti corti,
l’ipoplasia della cartilagine e dei capelli con immunodeficienza e
l’immunodeficienza combinata con eosinofilia (sindrome di Omenn).
Terapia
SINDROME DI WISCKOTT-ALDRICH
Prognosi e terapia
In assenza di trapianto, la maggior parte dei pazienti muore entro i 15 anni di età;
tuttavia, i pazienti con le forme incomplete della malattia possono sopravvivere
fino all’età adulta. La terapia prevede la splenectomia, la somministrazione
continua di antibiotici, la somministrazione di IGEV (non IM, per il rischio di
emorragie) e il trapianto di midollo osseo.
ATASSIA-TELEANGECTASIA
Terapia
30 anni.
Può essere eseguita la diagnosi genetica per mezzo della lunghezza dei
frammenti di restrizione del DNA, con la dimostrazione di un polimorfismo genico
nel locus XLP (Xq25-26) identico a quello di un membro della famiglia affetto o
portatore. In alcuni casi il trapianto di midollo osseo è risolutivo. L’acyclovir e le
IGEV per la prevenzione dell’infezione da EBV sono inefficaci.
SINDROME DA IPER-IgE
(Sindrome di Job-Buckley)
I pazienti sono per lo più maschi con ereditarietà di tipo recessivo legata al
cromosoma X; alcuni pazienti di entrambi i sessi presentano un’ereditarietà
autosomica recessiva. I GB non producono perossido di idrogeno, ione
Terapia
(Deficit di MAC-1/LFA-1/CR3)
Terapia
IMMUNODEFICIENZE DA PROTIDO-DISPERSIONE
è < 70% della media attesa, di solito si verifica una grave compromissione della
funzione immunitaria. La maggior parte di questi pazienti (eccetto quelli affetti da
anoressia nervosa) risulta straordinariamente suscettibile alle infezioni
respiratorie, alle malattie virali e alle gastroenteriti. Queste infezioni aumentano le
richieste metaboliche e riducono l’appetito, portando a una malnutrizione e a
un’immunodeficienza sempre più gravi.
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
FISIOLOGIA PERINATALE
Sommario:
Introduzione
Ventilazione e funzione polmonare
Circolazione
Escrezione della bilirubina
Emoglobina fetale
Situazione immunologica del feto
LA FAGOCITOSI
IMMUNITÀ CELLULARE (CELLULE T)
IMMUNITÀ ANTICORPALE
Poiché gli alveoli polmonari fetali sono ripieni di liquido, la tensione superficiale
non rappresenta un problema per i movimenti respiratori fetali. A seguito del
primo respiro, dopo la nascita, gli alveoli contengono aria e si formano allora
interfacce aria/liquido, poiché uno strato di liquido riveste la superficie alveolare.
Al momento del primo respiro, il surfactante polmonare viene normalmente
secreto in questo strato di liquido; in caso contrario, un’eccessiva tensione
superficiale determinerebbe un collasso alveolare (atelettasia) e incrementerebbe
notevolmente il lavoro respiratorio. Il surfactante polmonare (una complessa
miscela costituita da fosfolipidi, inclusi fosfatidilcolina, fosfatidilglicerolo,
fosfatidilinositolo, grassi neutri e tre proteine attive di superficie) è in gran parte
contenuto in inclusioni lamellari negli pneumociti di tipo II ed è rilasciato in grandi
quantità al momento del primo atto respiratorio.
Circolazione
Dopo i primi atti respiratori, che determinano l’aumento del flusso ematico
polmonare e la chiusura del forame ovale, si verifica una profonda modificazione
a livello della circolazione. Le resistenze arteriolari polmonari cadono
improvvisamente come risultato della vasodilatazione derivante dall’espansione
polmonare, dall’aumentata PaO2 e dalla ridotta PaCO2. Inoltre l’introduzione di
aria determina, a livello alveolare, un’interfaccia aria-liquido che favorisce il
collasso alveolare (v. sopra); queste forze sono contrastate dalle forze elastiche
delle costole e della parete toracica. Di conseguenza, cade la pressione
interstiziale polmonare, determinando un ulteriore aumento del flusso ematico
attraverso i capillari polmonari.
del dotto arterioso. Al momento della chiusura del dotto arterioso si instaura la
circolazione di tipo adulto. I due ventricoli adesso pompano in serie e non
esistono shunt maggiori tra le circolazioni polmonare e sistemica.
Durante i primi giorni di vita, in caso di distress neonatale, si può avere il ritorno a
una circolazione di tipo fetale. L’asfissia, con ipossia e ipercapnia, causa la
vasocostrizione delle arteriole polmonari e la dilatazione del dotto arterioso, con
inversione dei processi sopra descritti e con la realizzazione di uno shunt destro-
sinistro attraverso il dotto arterioso nuovamente pervio e/o il forame ovale
riaperto. Di conseguenza, il neonato presenta una grave ipossiemia, condizione,
questa, denominata ipertensione polmonare persistente o circolazione fetale
persistente (naturalmente non c’è la circolazione placentare). Il trattamento si
propone di rimuovere le condizioni che determinano la vasocostrizione
polmonare.
Alla nascita viene a mancare la placenta per cui il fegato del neonato deve
efficacemente captare, coniugare e secernere la bilirubina nella bile, in modo che
possa essere eliminata con le feci. Tuttavia, nel neonato mancano i batteri
intestinali in grado di ossidare nell’intestino la bilirubina in urobilinogeno; di
conseguenza, la bilirubina, escreta come tale nelle feci, conferisce loro un
caratteristico colore giallo vivo. L’apparato GI del neonato (come quello fetale)
contiene β-glicuronidasi che deconiuga parte della bilirubina, che può così essere
riassorbita e ritornare in circolo dal lume intestinale come bilirubina non coniugata
(circolo enteroepatico della bilirubina), contribuendo alla determinazione
dell’iperbilirubinemia fisiologica e dell’ittero fisiologico (v. anche Cap. 260).
L’alimentazione produce il riflesso gastro-colico e la bilirubina viene dunque
eliminata con le feci prima che la gran parte di essa venga deconiugata e
riassorbita.
Emoglobina fetale
A causa dell’elevata affinità dell’Hb fetale per l’O2, viene mantenuto attraverso la
placenta un elevato gradiente di concentrazione dell’O2, determinando un
abbondante passaggio di O2 dalla circolazione materna a quella fetale. Questa
aumentata affinità per l’O2 è meno utile dopo la nascita, poiché l’Hb fetale rilascia
meno facilmente O2 ai tessuti; ciò può essere molto dannoso se coesiste una
grave affezione respiratoria o cardiaca. Il passaggio dall’Hb fetale a quella adulta
inizia prima della nascita.
Il brusco aumento della PaO2, da circa 25-30 mm Hg nel feto a 90-95 mm Hg nel
neonato normale, determina una caduta dei livelli sierici di eritropoietina, che
spiega la ridotta produzione di GR che si verifica normalmente alla nascita e
persiste per 6-8 sett. Questa ridotta attività del midollo osseo determina
un’anemia fisiologica, soprattutto nei neonati prematuri in cui la massa corporea
e il volume ematico sono in rapido aumento. Tuttavia, la diminuzione dell’Hb
induce, alla fine, una ridotta tensione di O2 tissutale e quindi un’aumentata
increzione di eritropoietina, che stimola il midollo osseo a produrre nuovi GR.
L’eritropoietina può rivelarsi efficace nel trattamento dell’anemia del prematuro
(da non confondere con l’anemia da carenza di ferro, che di solito non si verifica
prima dei 4-6 mesi di vita).
LA FAGOCITOSI
Nel feto, le cellule deputate alla fagocitosi, già presenti nello stadio di sviluppo del
sacco vitellino, sono importanti per la risposta infiammatoria nei confronti di
infezioni batteriche e micotiche. I granulociti e i monociti compaiono
rispettivamente durante il 2o e 4o mese di gestazione. La loro attività funzionale
aumenta con l’aumentare dell’età gestazionale, ma è ancora bassa nel nato a
termine.
Nella maggior parte dei neonati, la chemiotassi dei neutrofili e dei monociti è
ridotta a causa di un’anomalia intrinseca della locomozione cellulare e
dell’adesività alle superfici. Quest’ultima può essere attribuita all’incapacità di
aumentare l’espressione di superficie delle glicoproteine di adesione e alla
riduzione della fibronectina. Il siero neonatale possiede inoltre una ridotta
capacità di produrre fattori chemiotattici (sostanze che attraggono i fagociti nei
luoghi di invasione microbica). La ridotta chemiotassi dei monociti neonatali può
contribuire all’instaurarsi dell’anergia cutanea, tipica del neonato. La chemiotassi
raggiunge i livelli dell’adulto dopo diversi anni dalla nascita.
relazione al fenotipo poco elaborato delle cellule T CD4+ del neonato. Il risultato
finale è una parziale immunodeficienza T-cellulare che può determinare
un’aumentata suscettibilità alle infezioni e, in rare circostanze, l’attecchimento di
linfociti materni o trasfusi. Numerosi fattori, come infezioni virali, iperbilirubinemia
e assunzione materna di farmaci verso la fine della gravidanza, possono
deprimere la funzionalità dei linfociti T del neonato.
Le risposte ai test cutanei che valutano l’ipersensibilità ritardata, sono ridotte fino
a circa 1 anno di vita. La persistenza di linfociti materni e la malattia del trapianto
contro l’ospite sono rare nei nati a termine e ciò indica che la funzionalità T-
cellulare è adeguata nei neonati a termine.
IMMUNITÀ ANTICORPALE
I linfociti B sono presenti nel midollo osseo, nel sangue, nel fegato e nella milza
del feto entro la 12a sett. di gestazione. Tracce di IgM e IgG sono sintetizzate
entro la 20a sett. e tracce di IgA entro la 30a sett. Tuttavia, poiché il feto
normalmente si trova in un ambiente privo di antigeni, vengono prodotte in utero
soltanto piccole quantità di immunoglobuline (specialmente IgM). Livelli elevati di
IgM nel sangue cordonale (> 20 mg/dl) indicano un’esposizione in utero ad
antigeni, di solito per una infezione congenita. Quasi tutte le IgG sono di
derivazione materna, per passaggio transplacentare. Dopo 22 settimane di
gestazione, il passaggio transplacentare di IgG aumenta per raggiungere, al
termine della gestazione, i valori materni o valori maggiori. Le IgG2 passano
attraverso la placenta in minor quantità rispetto alle altre sottoclassi di IgG (IgG1
> IgG3 > IgG4 > IgG2). Nei prematuri i livelli di IgG alla nascita sono ridotti
proporzionalmente all’età gestazionale.
Dopo la nascita, il catabolismo delle IgG di origine materna, che hanno un’emivita
di circa 25 giorni, determina, nel periodo di vita tra i 2 e i 6 mesi, una
ipogammaglobulinemia fisiologica, che inizia a migliorare dopo il 6o mese,
quando il tasso di IgG prodotte dal bambino supera la quota di anticorpi di
derivazione materna distrutti. Il prematuro, in particolare, può diventare
profondamente ipogammaglobulinemico durante i primi 6 mesi di vita. Entro 1
anno di vita i livelli di IgG sono circa il 70% dei livelli medi dell’adulto. Le IgA, IgM,
IgD e IgE non attraversano la placenta. I loro livelli aumentano lentamente; da
valori molto bassi raggiungono circa il 30% di quelli dell’adulto entro 1 anno di
vita. Le immunoglobuline raggiungono i livelli dell’adulto approssimativamente
come segue: a 1 anno le IgM, a 8 anni le IgG e a 11 anni le IgA. Le IgA
secretorie sono scarse o assenti nelle secrezioni salivari e gastrointestinali del
neonato a termine fino a circa 1 mese dopo la nascita.
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
PATOLOGIA RESPIRATORIA
file:///F|/sito/merck/sez19/2602289b.html02/09/2004 2.05.36
Malattie sistemiche da funghi
Manuale Merck
(Micosi sistemiche)
Sommario:
Introduzione
Principi diagnostici generali
Principi generali di terapia
Le malattie fungine che si presentano come infezioni primarie possono avere una
distribuzione geografica particolare. Per esempio negli USA la coccidioidomicosi
è praticamente confinata nel Sud-Ovest; l’istoplasmosi si verifica soprattutto negli
stati orientali e centro-occidentali; la blastomicosi è limitata al Nord America e
all’Africa; mentre la paracoccidioidomicosi, a volte denominata blastomicosi del
Sud America, è confinata a tale continente. I viaggiatori, tuttavia, possono
manifestare la malattia qualche tempo dopo essere divenuti infetti e dopo il
ritorno a casa da viaggi nelle aree endemiche.
Recentemente sono stati valutati numerosi veicoli lipidici allo scopo di ridurre le
manifestazioni tossiche dell’amfotericina B pur mantenendone l’efficacia
terapeutica. Anche se tali preparazioni differiscono nella composizione, nella
tossicità acuta e nell’eliminazione sierica, esse concentrano la deposizione di
amfotericina B nel fegato, nella milza e nei polmoni e determinano una minor
tossicità rispetto alla tradizionale amfotericina B deossicolato. Con le
preparazioni lipidiche possono quindi essere somministrate con sicurezza più alte
dosi di farmaco. In Europa sono disponibili tre preparazioni ma solo una è stata
autorizzata negli USA. Quest’ultima, complesso lipidico di amfotericina B, ha un
utilizzo limitato solo all’aspergillosi invasiva che non risponda all’amfotericina B
colloidale o non possa essere trattata in maniera sicura con adeguate dosi della
Malessere GI e rash cutaneo sono i più comuni effetti collaterali. Una tossicità più
grave è rara, ma l’uso del fluconazolo è stato associato a necrosi epatica, alla
sindrome di Stevens-Johnson, ad anafilassi, ad alopecia e ad anomalie
congenite successive all’uso del farmaco oltre il primo trimestre di gravidanza. Le
interazioni con altri farmaci si verificano meno frequentemente con il fluconazolo
che con il ketoconazolo o l’itraconazolo. Tuttavia il fluconazolo talora determina
un incremento dei livelli sierici di ciclosporina, rifabutina, fenitoina, anticoagulanti
orali tipo warfarin, farmaci alla sulfonilurea quali la tolbutamide o zidovudina. La
rifampicina può ridurre i livelli ematici di fluconazolo.
Con dosi superiori a 400 mg/die i principali effetti collaterali sono di tipo GI ma
alcuni uomini hanno riportato impotenza mentre dosi più elevate possono
determinare ipokaliemia, ipertensione ed edema. Altri effetti collaterali descritti
comprendono rash allergico, epatite e allucinazioni.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
La classificazione di Gell e Coombs
Le reazioni di tipo I sono reazioni in cui gli antigeni (allergeni) si combinano con
anticorpi specifici della classe IgE che si trovano legati a recettori di membrana
sulle mast-cellule tissutali e sui basofili ematici. La reazione antigene-anticorpo
provoca il rapido rilascio di potenti mediatori vasoattivi e infiammatori, i quali
possono essere preformati (p. es. istamina, triptasi) o sintetizzati de novo a
partire dai lipidi di membrana (p. es. leucotrieni e prostaglandine). Nel volgere di
alcune ore, le mast-cellule e i basofili rilasciano anche citochine proinfiammatorie
(p. es. interleuchina 4 e interleuchina 13). Questi mediatori provocano
vasodilatazione, aumento della permeabilità capillare, ipersecrezione
ghiandolare, contrazione della muscolatura liscia e infiltrazione tissutale da parte
di eosinofili e altre cellule infiammatorie.
complemento per mezzo del C3 (con conseguente fagocitosi della cellula) o con
l’attivazione di tutto il sistema complementare con conseguente citolisi o danno
tissutale.
Gli anticorpi circolanti non vi sono implicati, né sono necessari perché si sviluppi
il danno tissutale. La trasmissione dell’ipersensibilità ritardata dagli individui
sensibilizzati a quelli non sensibilizzati può avvenire attraverso i linfociti del
sangue periferico, ma non attraverso il siero.
I linfociti T sensibilizzati che sono stati innescati o attivati dal contatto con un
antigene specifico possono provocare il danno immunologico mediante un effetto
tossico diretto o attraverso la liberazione di sostanze solubili (linfochine). Nelle
colture tissutali, dopo la sensibilizzazione i linfociti T attivati distruggono le cellule
bersaglio per contatto diretto. Le citochine liberate dai linfociti T attivati
comprendono diversi fattori che influenzano l’attività dei macrofagi, dei neutrofili e
delle cellule killer linfoidi (v. Tab. 146-1).
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Diagnosi
Terapia
Diagnosi
Anamnesi: un esame retrospettivo dei sintomi, delle loro relazioni con l’ambiente
e con le variazioni di stagione e di circostanze, del loro decorso clinico e
dell’eventuale familiarità per problemi analoghi dovrebbe fornire informazioni
sufficienti per classificare la malattia come una forma atopica. L’anamnesi ha
maggior valore dei test di laboratorio per determinare se un paziente è allergico e
il paziente non deve essere sottoposto in maniera estensiva all’esecuzione di test
cutanei a meno che non esista una ragionevole evidenza clinica di atopia. L’età
di esordio può essere un indizio importante (p. es. l’asma infantile è più
probabilmente legato ad allergia di quanto non sia l’asma che insorge dopo i
30 anni). Indicativi sono anche i sintomi stagionali (p. es. correlati con specifiche
stagioni di impollinazione) o quelli che compaiono dopo il contatto con animali,
fieno o polveri, o che si manifestano in ambienti particolari (p. es. a casa). Vanno
presi in considerazione gli effetti di fattori contribuenti (p. es. il fumo di tabacco e
altri agenti inquinanti, l’aria fredda, l’attività fisica, l’alcol, taluni farmaci e le
situazioni stressanti).
Test non specifici: un aumento del numero degli eosinofili nel sangue e nelle
secrezioni è spesso associato con le malattie atopiche, specialmente l’asma e la
dermatite atopica. Nella dermatite atopica, i livelli sierici di IgE sono elevati e
aumentano ulteriormente nel corso delle esacerbazioni e diminuiscono durante i
periodi di remissione. Nonostante siano solitamente elevate, le concentrazioni
sieriche di IgE non sono utili dal punto di vista diagnostico nell’asma atopico e
nella rinite allergica. Occasionalmente, livelli di IgE molto elevati possono aiutare
a confermare la diagnosi di aspergillosi polmonare allergica (v. Cap. 76) o di
sindrome da iper-IgE (v. Cap. 147).
Per l’esecuzione del prick test (test della puntura), che si effettua di solito per
primo, viene posta sulla cute una goccia di un estratto allergenico diluito; la cute
viene poi punteggiata o forata passando attraverso l’estratto, solitamente
premendo su di essa con l’estremità di uno specillo o di un ago 27 tenuta
inclinata con un angolo di 20°, finché la punta non vi penetra liberamente.
Per l’esecuzione del test intradermico viene iniettata (usando una siringa da 0,5
o 1 ml e un ago corto 27) la quantità di estratto sterile diluito sufficiente per
produrre una vescicola di 1-2 mm. Ogni serie di test cutanei deve comprendere
l’impiego del solo diluente come controllo negativo e dell’istamina (10 mg/ml della
soluzione base per il prick test o 0,1 mg/ml per il test intradermico) come
controllo positivo. Un test cutaneo viene considerato positivo se provoca entro
15 min una reazione eritemato-pomfoide con presenza di un pomfo di diametro
almeno 5 mm più grande del controllo.
Test con efficacia non provata: non esiste alcuna prova a sostegno
dell’impiego dei test di provocazione cutanei o sublinguali o dei test di tossicità
leucocitaria per la diagnosi delle allergie.
Terapia
I principali allergeni usati per la desensibilizzazione sono quelli che in genere non
possono essere allontanati completamente: pollini, acari della polvere, muffe e
veleno di imenotteri. I veleni di insetto sono standardizzati in base al peso; una
dose iniziale tipica è 0,01 µg; la dose di mantenimento abituale varia da 100 a
200 µg. La desensibilizzazione alla forfora degli animali viene solitamente
riservata ai soggetti che non possono evitare l’esposizione (p. es. veterinari e
addetti ai laboratori), ma ci sono scarse prove che essa sia utile. La
desensibilizzazione agli alimenti non è necessaria. I metodi di
desensibilizzazione alla penicillina e al siero eterologo sono descritti nella
Ipersensibilità ai farmaci, oltre.
Gli antiistaminici sono utili nel trattamento dei sintomi delle allergie, comprendenti
la febbre da fieno stagionale, la rinite allergica e la congiuntivite. Sono
moderatamente efficaci nella rinite vasomotoria. L’orticaria acuta e cronica e
alcune dermatosi allergiche pruriginose rispondono bene. Essi sono utili anche
nel trattamento delle reazioni da incompatibilità trasfusionale di minore gravità e
delle reazioni sistemiche ai mezzi di contrasto radiografici iniettati EV. Essi sono
di limitata utilità nella terapia del raffreddore comune, ma grazie ai loro effetti
anticolinergici (v. oltre) possono ridurre la rinorrea.
Gli anti-H1, somministrati per via orale o rettale, sono generalmente ben assorbiti
dal tratto GI. L’azione ha inizio di solito entro 15-30 min e raggiunge l’effetto
massimo in 1 h; la durata d’azione è solitamente di 3-6 h, ma alcuni antagonisti
agiscono considerevolmente più a lungo.
Poiché molti anti-H1 causano depressione del SNC e sonnolenza, essi talvolta
vengono utilizzati come sedativi e ipnotici. Tuttavia, le alchilamine e i nuovi
farmaci privi di effetto sedativo (astemizolo, cetirizina e loratadina) sono utili
quando non si desidera indurre sedazione. D’altro canto, essi sono notevolmente
più costosi e alcuni sono responsabili di interazioni farmacologiche pericolose (v.
La maggior parte degli anti-H1 possiede una certa azione anticolinergica che può
rendere conto della modesta attività antiparkinsoniana esplicata a livello centrale
e dell’alleviamento sintomatico della rinorrea in corso di infezioni delle vie aeree
superiori esercitata a livello periferico. In associazione con gli anestetici locali,
alcuni anti-H1 sono stati impiegati per applicazioni topiche sulla cute sotto forma
di creme e lozioni per ridurre il prurito. Tuttavia l’applicazione topica degli
antiistaminici etilendiaminici comporta un rischio considerevole di
sensibilizzazione farmacologica; essi non sono più approvati per questo tipo di
impiego.
Gli effetti collaterali indesiderabili e la tossicità degli anti-H1 sono molto rari;
essi comprendono: anoressia, nausea, vomito, stipsi, diarrea, dolenzia
epigastrica, riduzione dell’attenzione, riduzione della capacità di concentrazione,
sonnolenza e debolezza muscolare. Alterazioni della crasi ematica (p. es.
leucopenia, agranulocitosi, trombocitopenia e anemia emolitica) si manifestano
raramente. Il sovradosaggio è accompagnato dalla comparsa di effetti
anticolinergici: secchezza delle fauci, palpitazioni, senso di costrizione toracica,
ritenzione urinaria, disturbi visivi, convulsioni, allucinazioni e, in seguito,
depressione respiratoria, febbre, ipotensione e midriasi. Essi sono spesso un
problema soprattutto negli anziani.
Gli inibitori dei leucotrieni hanno un effetto antagonista a livello dei recettori per i
leucotrieni D oppure inibiscono la sintesi dei leucotrieni, impedendo il
broncospasmo. Essi hanno effetti clinici favorevoli, ma il loro ruolo nella terapia
dell’asma non è ancora stabilito.
Manuale Merck
3. MALATTIE GASTROINTESTINALI
Sommario:
Introduzione
Eziologia e patogenesi
Sintomi e segni
Diagnosi
Complicanze
Terapia
Poiché è sempre più evidente il ruolo centrale dell'H. pylori nella patogenesi della
malattia acido-peptica, la diagnosi e la terapia dell'ulcera peptica sono
profondamente cambiate.
Eziologia e patogenesi
I meccanismi attraverso cui l'H. pylori causa le lesioni mucose non sono
completamente chiari, ma sono state proposte molteplici teorie. L'ureasi prodotta
dagli organismi trasforma l'urea in ammonio. L'ammonio, mentre consente
all'organismo di sopravvivere nell'ambiente acido dello stomaco, può corrodere la
barriera mucosa, causando un danno epiteliale. Anche le citotossine prodotte
dall'H. pylori sono state implicate nel danno epiteliale dell'ospite. Gli enzimi
mucolitici (p. es., le proteasi batteriche, le lipasi) sembrano parimenti coinvolti
nella degradazione dello strato mucoso, rendendo l'epitelio più sensibile alla
lesione dell'acido. In ultimo, le citochine prodotte in risposta all'infiammazione
possono giocare un ruolo nel danno mucoso e nella conseguente ulcerogenesi.
Sintomi e segni
I sintomi dell'ulcera gastrica, spesso, non seguono lo schema classico (p. es.,
l'assunzione del cibo, a volte, esacerba il dolore piuttosto che alleviarlo). Ciò è
vero in particolare per le ulcere piloriche che sono spesso associate a sintomi
ostruttivi (p. es., distensione epigastrica, nausea, vomito) causati dall'edema e
dalla cicatrizzazione.
Nei pazienti con ulcera duodenale, il dolore tende a seguire uno schema
costante. È assente quando il paziente si risveglia al mattino, ma compare a
metà mattinata; alleviato dall'assunzione di cibo, recidiva 2 o 3 h dopo il pasto. Il
dolore che risveglia il paziente di notte è frequente e altamente suggestivo di
ulcera duodenale.
Diagnosi
Complicanze
Emorragia: l'emorragia (v. anche Cap. 22) è la più frequente complicanza della
malattia peptica ulcerosa. I sintomi includono l'ematemesi (vomito di sangue
fresco o di materiale "a posa di caffè"); l'emissione di feci ematiche o picee
(rispettivamente ematochezia e melena); e astenia, ipotensione ortostatica, sete
e sudorazione dovute alla perdita di sangue.
L'edema o lo spasmo, dovuti a un'ulcera attiva del canale pilorico, sono trattati
con la decompressione gastrica e la soppressione acida (p. es., H2-antagonisti
EV). La disidratazione e lo squilibrio elettrolitico, dovuti al vomito protratto e
all'aspirazione nasogastrica, devono essere attentamente ricercati e corretti. I
farmaci procinetici non sono indicati. Generalmente, l'ostruzione si risolve in 2-
5 giorni di trattamento. L'ostruzione prolungata può essere causata da una
stenosi cicatriziale peptica e può rispondere alla dilatazione con palloncino del
piloro eseguita per via endoscopica. L'intervento chirurgico è necessario per
risolvere l'ostruzione in casi selezionati.
Cancro dello stomaco (v. anche Cap. 34): l'H. pylori è associato
all'adenocarcinoma di tipo intestinale del corpo gastrico e dell'antro, ma non al
cancro del cardias. Le persone infette hanno da tre a sei volte più probabilità di
sviluppare un cancro dello stomaco. Anche i linfomi gastrici e i linfomi del tessuto
linfoide associati alla mucosa (Mucosa-Associated Lymphoid Tissue, MALT)
sono stati correlati a questa infezione.
Altri fattori che possono influenzare la recidiva includono l'uso dei FANS e il
fumo. I pazienti che assumono dei FANS e che hanno avuto un'ulcera peptica
sono candidati a una terapia a lungo termine con il misoprostolo o con un
farmaco antisecretorio (p. es., gli H2-antagonisti, gli inibitori della pompa
protonica). Meno frequentemente, un gastrinoma (sindrome di Zollinger-Ellison)
può essere la causa di una malattia peptica refrattaria alla terapia o recidiva.
Terapia
La terapia antibiotica per l'H. pylori è in continua evoluzione. Non devono essere
usati farmaci singoli, perché nessun antibiotico da solo può curare in modo
radicale la maggior parte delle infezioni da H. pylori. Inizialmente era
raccomandata la terapia tripla basata sul bismuto. Questo approccio è oggi
messo in discussione a favore di un regime combinato, più semplice, che
impiega due farmaci, tra cui i farmaci acidoinibitori. Indipendentemente da quale
terapia viene usata, la resistenza antibiotica, il consiglio del medico e la
compliance del paziente determinano il suo successo.
Gli H2-antagonisti sono ben assorbiti dal tratto GI con una biodisponibilità del 37-
90%. L'inizio dell'azione si ha dopo circa 30-60 min dall'ingestione, con il picco
dopo 1-2 h. La somministrazione EV produce un più rapido inizio dell'azione. La
durata dell'azione è proporzionale al dosaggio e varia da 6 a 20 h. Vengono
prodotti diversi metaboliti epatici, inattivi o meno attivi dei composti principali, ma
buona parte del farmaco è eliminata immodificata per via renale, richiedendo un
aggiustamento del dosaggio in base alla funzione renale. L'emodialisi rimuove gli
H2-antagonisti per cui è necessaria una nuova somministrazione del farmaco
dopo la dialisi. Le dosi spesso devono essere ridotte negli anziani.
Gli inibitori della pompa protonica sono dei potenti inibitori della pompa
protonica (acida) (cioè, l'enzima H+, K+-ATPasi), localizzata nella membrana
secretoria apicale delle cellule parietali. Gli inibitori della pompa protonica
possono inibire completamente la secrezione acida e hanno una lunga durata
d'azione.
Sono i componenti fondamentali di molti trattamenti contro l'H. pylori. Nelle ulcere
attive gastriche o duodenali, l'omeprazolo, 20 mg/die PO o il lansoprazolo, 30 mg/
die PO sono di solito continuati per 2 sett. dopo la fine della terapia antibiotica
per ottenere la completa guarigione dell'ulcera. Gli inibitori della pompa protonica
sono più efficaci degli H2-antagonisti nella guarigione delle ulcere gastriche o
duodenali associate all'uso di FANS, quando i FANS devono essere continuati.
Sebbene all'inizio si pensasse che la terapia con gli inibitori della pompa
protonica potesse predisporre allo sviluppo del cancro dello stomaco, questo non
sembra essere vero. Nello stesso modo, anche se i pazienti infetti con l'H. pylori
sviluppano un'atrofia gastrica in seguito all'assunzione degli inibitori della pompa
protonica, ciò non sembra causare una metaplasia o un aumentato rischio di
adenocarcinoma gastrico. La prolungata soppressione dell'acidità gastrica
aumenta le teoriche, ma non provate, preoccupazioni circa un'aumentata
proliferazione batterica, una suscettibilità alle infezioni intestinali e al
malassorbimento della vitamina B12.
L'assorbimento sistemico del sucralfato è minimo. Una stipsi si verifica nel 3-5%
dei pazienti. Il sucralfato si può legare ad altri farmaci, interferendo con il loro
assorbimento.
In genere sono di 2 tipi: (1) gli antiacidi assorbibili (p. es., il sodio bicarbonato)
che forniscono una neutralizzazione rapida e completa e possono,
occasionalmente, essere assunti a brevi intervalli per ottenere una remissione
intermittente della sintomatologia. Tuttavia, poiché vengono assorbiti, l'uso
continuato può causare un'alcalosi o la milk-alcali syndrome. (2) Gli antiacidi non
assorbibili (sali relativamente insolubili di basi deboli) sono preferiti a causa dei
loro minori effetti collaterali sistemici. Essi interagiscono con l'acido cloridrico
formando sali scarsamente assorbiti e, quindi, aumentando il pH gastrico.
L'attività della pepsina diminuisce appena il pH sale al di sopra di 4 e inoltre, la
pepsina stessa può essere legata da alcuni antiacidi. Gli antiacidi possono
interferire con l'assorbimento di altri farmaci (p. es., tetraciclina, digossina e ferro).
cronico, si può raramente sviluppare una deplezione di fosfato quale risultato del
legame del fosfato con l'alluminio nel tratto GI. Il rischio di una deplezione di
fosfato aumenta negli alcolisti, nei pazienti malnutriti e in quelli con malattie
renali, compresi quelli emodializzati. L'idrossido di alluminio può causare stipsi.
Gli inibitori della pompa protonica sopprimono l'H. pylori e inducono una rapida
riparazione dell'ulcera. L'aumento del pH gastrico che accompagna il loro uso
può incrementare la concentrazione tissutale e l'efficacia degli antimicrobici,
creando un ambiente ostile all'H. pylori. La duplice terapia con amoxicillina e
omeprazolo non è raccomandabile. Quella con omeprazolo (40 mg bid) e
claritromicina (500 mg tid) per due sett. può portare all'eradicazione in circa l'80%
dei casi. La duplice terapia con inibitori della pompa protonica è più semplice e
meglio tollerata, ma più costosa, rispetto alla triplice terapia basata sul bismuto.
Terapie aggiuntive: non ci sono prove che un cambiamento della dieta porti a
una più rapida guarigione dell'ulcera o prevenga le recidive. Quindi, molti medici
raccomandano di eliminare solo il cibo che causa acidità (p. es., succo di frutta,
cibi speziati e grassi). Il latte, che è stato sempre un punto fondamentale della
terapia, non aiuta la guarigione dell'ulcera e, in realtà, promuove la secrezione
acida. Sebbene non vi siano dati definitivi che correlino l'assunzione di quantità
moderate di alcol e la ritardata guarigione dell'ulcera, l'alcol è un forte stimolatore
della secrezione acida, tanto che i pazienti ulcerosi vengono di solito avvertiti di
ridurne il consumo, con piccole quantità diluite. Il fumo è un fattore di rischio per
lo sviluppo delle ulcere e delle loro complicanze e sembra ostacolare la
guarigione dell'ulcera, oltre che aumentare l'incidenza delle recidive. Il rischio di
recidive e il grado di inibizione della guarigione è correlato al numero delle
sigarette fumate ogni giorno.
Manuale Merck
3. MALATTIE GASTROINTESTINALI
I tumori esocrini del pancreas originano dalle cellule duttali e da quelle acinari. I
tumori endocrini originano dalle cellule insulari e da quelle che producono
gastrina e, spesso, producono diversi ormoni.
file:///F|/sito/merck/sez03/0340356b.html02/09/2004 2.05.42
Tumori del tratto gastrointestinale
Manuale Merck
3. MALATTIE GASTROINTESTINALI
Sommario:
Introduzione
Eziologia e fisiopatologia
Anatomia patologica
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Eziologia e fisiopatologia
È stato detto che l'ulcera gastrica può trasformarsi in un cancro, ma, anche se ciò
fosse vero, è un evento che si verifica in pochi pazienti, la maggior parte dei quali
probabilmente aveva un cancro gastrico non diagnosticato fin dall'inizio. Nel
1994, l'WHO ha dichiarato che l'Helicobacter pylori è un carcinogeno di grado I
per l'adenocarcinoma gastrico e per i tumori del tessuto linfoide associati alla
mucosa dello stomaco. I polipi gastrici, anch'essi citati come precursori del
cancro, sono rari, ma qualunque tipo di polipo deve essere considerato come
sospetto e deve essere rimosso, solitamente per via endoscopica. La malignità è
molto probabile se i polipi adenomatosi hanno un diametro > 2 cm o hanno una
componente villosa all'istologia e se sono presenti polipi multipli. L'incidenza del
cancro dello stomaco è generalmente diminuita nei pazienti con ulcera
duodenale (v. Malattia peptica ulcerosa nel Cap. 23).
Anatomia patologica
Sintomi e segni
In fase precoce, il cancro gastrico non provoca alcun sintomo specifico. I pazienti
e i medici spesso tendono a trascurare i sintomi, che a volte sono presenti da
molti mesi o ancora da più tempo. Un'attenta ricerca può, però, evidenziare molti
indizi. La sazietà (senso di ripienezza o di distensione) dopo un pasto
abbondante è un segno molto indicativo se il cancro è localizzato, come avviene
frequentemente, nella regione pilorica. Il dolore può far pensare a un'ulcera
peptica, specialmente se il cancro interessa la piccola curva. Un cancro nella
regione cardiale dello stomaco può ostruire lo iato esofageo e causare disfagia.
La linite plastica può essere indicata dal senso di ripienezza, da una forma dello
stomaco che non si modifica mai alla rx con bario o da una parete gastrica
ispessita alla TC. Questo cancro può essere confuso con quello dell'esofago o
con l'acalasia, anche dopo studi accurati. Gli adenocarcinomi o i tumori della
parte inferiore dell'esofago indicano un'origine gastrica. Recenti studi hanno
dimostrato che questo tumore può derivare da una metaplasia colonnare del
tratto terminale dell'esofago (esofago di Barrett). La perdita di peso o l'astenia,
che di solito derivano da una restrizione alimentare, sono spesso la causa del
ricorso alle cure mediche. L'ematemesi massiva o la melena sono rare, ma si
può avere un'anemia secondaria a seguito di perdite ematiche occulte.
Occasionalmente, i primi sintomi e segni sono dovuti alle metastasi, mentre il
tumore primitivo è asintomatico.
In seguito, nel decorso naturale del cancro gastrico, si può avere una perdita di
peso o la comparsa di una massa palpabile. Alla fine, la diffusione del tumore o
le metastasi possono causare epatomegalia, ittero, ascite, noduli cutanei e
fratture patologiche.
Diagnosi
Terapia
L'intervento per cancro consiste nella rimozione della maggior parte o di tutto lo
stomaco e dei linfonodi adiacenti. Le metastasi o l'estensione del tumore
precludono la guarigione. La decisione di effettuare un intervento palliativo
(p. es., una gastroenterostomia per superare un'ostruzione pilorica) si basa sul
possibile miglioramento della qualità della vita.
Manuale Merck
MALATTIE ATOPICHE
Rinite allergica
Sommario:
FEBBRE DA FIENO
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
RINITE PERENNE
Sintomi, segni e diagnosi
Terapia
FEBBRE DA FIENO
(Pollinosi)
La febbre da fieno è generalmente provocata dai pollini portati dal vento. Il tipo
primaverile è dovuto a pollini di alberi (p. es. quercia, olmo, acero, ontano,
betulla, ginepro, olivo); il tipo estivo a pollini di graminacee (p. es. gramigna
capriola, codolina, erba dolce primaverile, erba Johnson) e a pollini di erbe
selvatiche (p. es. cardo russo, piantaggine inglese); il tipo autunnale a pollini di
erbe selvatiche (p. es. ambrosia). Talvolta, la febbre da fieno è causata
soprattutto da spore fungine trasportate dall’aria. Esistono importanti differenze
geografiche regionali.
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
RINITE PERENNE
Rinite non stagionale, che può essere di tipo allergico o non allergico, talora
complicata da sinusite, polipi nasali o ipersensibilità all’aspirina e ad altri FANS.
Terapia
6-12anni, 1 tid
Acquosa 42µg 6anni, 1-2 bid 200
Flunisolide Acquosa 25µg >6anni, 2 bid 125
6-12anni, 1-2
bid
*Non approvato per l’uso nei bambini al di sotto di 12anni.
†La forma nasale del nedocromil non è ancora disponibile negli USA.
Per gentile concessione di Platts-Mills TE, Wheatley LM: "Chronic rhinitis caused by dust mite and
other indoor allergens" in Current Therapy in Allergy, Immunology, and Rheumatology, edito da L
Lichtenstein e A Fauci, Philadelphia, Mosby, 1996, p19.
file:///F|/sito/merck/tabelle/14802.html02/09/2004 2.05.44
Disordini da ipersensibilità
Manuale Merck
MALATTIE ATOPICHE
Congiuntivite allergica
Sommario:
Introduzione
Sintomi, segni e diagnosi
Terapia
Terapia
Manuale Merck
8. PATOLOGIE OFTALMOLOGICHE
CHERATOCONGIUNTIVITE PRIMAVERILE
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Terapia
Sintomi e segni
Terapia
file:///F|/sito/merck/sez08/0950771b.html02/09/2004 2.05.45
Patologie della congiuntiva
Manuale Merck
8. PATOLOGIE OFTALMOLOGICHE
Sommario:
Introduzione
Sintomi, segni e diagnosi
Terapia
Terapia
Manuale Merck
8. PATOLOGIE OFTALMOLOGICHE
EDEMA PALPEBRALE
Sommario:
Eziologia
Terapia
Eziologia
Terapia
file:///F|/sito/merck/sez08/0940763a.html02/09/2004 2.05.47
Disordini da ipersensibilità
Manuale Merck
MALATTIE ATOPICHE
file:///F|/sito/merck/sez12/1481130a.html02/09/2004 2.05.47
Disordini da ipersensibilità
Manuale Merck
Orticaria e angioedema
Sommario:
Eziologia
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Eziologia
L’orticaria e l’angioedema cronici che durano più di 6 settimane sono più difficili
da spiegare e soltanto in casi eccezionali è possibile individuare una causa
specifica. Le reazioni sono raramente mediate da IgE. Occasionalmente ne è
responsabile l’ingestione cronica di un farmaco o di una sostanza chimica
insospettata; p. es. la penicillina contenuta nel latte; l’uso di farmaci da banco; i
conservanti o altri additivi alimentari. Bisogna escludere la presenza di una
malattia cronica sottostante (LES, policitemia vera, linfomi o infezioni). Sebbene
ne sia spesso sospettato il coinvolgimento, fattori psicogeni verificabili vengono
identificati raramente. L’orticaria provocata da agenti fisici viene trattata sotto la
voce Allergia ad agenti fisici, oltre. Alcuni pazienti con orticaria intrattabile
risultano affetti da malattie tiroidee. A volte l’orticaria può essere il primo segno o
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Dal momento che l’orticaria acuta generalmente regredisce entro 1-7 giorni, la
terapia è soprattutto sintomatica. Se la causa non è evidente, tutti i farmaci non
necessari devono essere sospesi finché la reazione non sia scomparsa. I sintomi
possono essere solitamente alleviati da un antiistaminico orale, come la
difenidramina 50-100 mg q 4 h, l’idrossizina 25-100 mg bid o la ciproeptadina 4-
8 mg q 4 h. Se essi dovessero causare sonnolenza (che compare in una
minoranza di pazienti), deve essere impiegato uno degli antiistaminici non
sedativi (v. sopra). In caso di reazioni più gravi, specialmente se associate ad
angioedema, può essere necessario un glucocorticoide (p. es. prednisone 30-
40 mg/die PO). I glucocorticoidi per uso topico sono privi di efficacia. Per
l’angioedema faringeo o laringeo acuto il farmaco di primo impiego deve
essere l’adrenalina 1:1000, 0,3 ml SC. A essa si può aggiungere una terapia
locale; p. es. un agente α-adrenergico nebulizzato e un antiistaminico EV (p. es.
difenidramina 50-100 mg). Questa terapia previene abitualmente l’ostruzione
delle vie aeree, ma è possibile che si renda necessaria l’intubazione o
l’esecuzione di una tracheostomia con somministrazione di O2.
(p. es., per gli adulti, idrossizina 25-50 mg bid o ciproeptadina 4-8 mg q 4-8 h; per
i bambini, idrossizina 2 mg/kg/die frazionati q 6-8 h e ciproeptadina 0,25-0,5 mg/
kg/die frazionati q 8-12 h). Per alcuni pazienti adulti, la doxepina 25-50 mg bid
può risultare il farmaco più efficace. Spesso vengono aggiunti antagonisti H2
(come la ranitidina 150 mg bid). Prima di ricorrere ai glucocorticoidi, i quali
rischiano di dover essere somministrati indefinitamente, bisogna fare un tentativo
con tutte le misure terapeutiche ragionevoli.
Manuale Merck
Sommario:
Eziologia
Nell’85% dei casi il deficit è dovuto alla mancanza dell’inibitore della C1 esterasi;
nel 15% è dovuto alla presenza di inibitore della C1 esterasi non funzionante.
Un’anamnesi familiare positiva è la regola, ma esistono alcune eccezioni.
L’edema è tipicamente unifocale, indurito, doloroso più che pruriginoso e non è
accompagnato da orticaria. Gli attacchi vengono spesso precipitati da traumi o
malattie virali e vengono aggravati dagli stress emotivi. È frequente il
coinvolgimento GI, con nausea, vomito, coliche e perfino segni di ostruzione
intestinale. La malattia può provocare un’ostruzione fatale delle vie aeree
superiori.
Diagnosi
La diagnosi può essere posta misurando il C4, che risulta basso anche tra un
attacco e l’altro, oppure più specificamente dimostrando il deficit del C1-inibitore
mediante l’immunodiffusione e, se essa risultasse inaspettatamente normale, con
un test funzionale.
Profilassi
Per la profilassi a breve termine dei pazienti mai trattati in precedenza (come
prima di una procedura odontoiatrica, di un’endoscopia o di un intervento
chirurgico) si possono somministrare 2 U di plasma fresco congelato. Sebbene in
linea teorica la presenza nel plasma di un substrato del complemento possa
provocare un attacco, ciò non si è osservato nei pazienti asintomatici. Di recente,
Per la profilassi a lungo termine sono efficaci gli androgeni. Si deve impiegare
uno degli androgeni cosiddetti attenuati. Il trattamento viene cominciato con
stanozololo 2 mg PO tid o danazolo 200 mg PO tid. Lo stanozololo è più
economico. Una volta raggiunto il controllo della sintomatologia, il dosaggio deve
essere ridotto il più possibile, allo scopo di limitare i costi e, nelle donne, di ridurre
al minimo gli effetti collaterali virilizzanti. Questi farmaci, oltre a essere efficaci, si
sono anche dimostrati in grado di incrementare i bassi livelli di inibitore della C1
esterasi e di C4 verso valori normali.
Terapia
Manuale Merck
TRICHINOSI
Sommario:
Eziologia e patogenesi
Sintomi e segni
Diagnosi
Profilassi e terapia
Eziologia e patogenesi
Sintomi e segni
Diagnosi
Non sono disponibili esami specifici che diagnosticano la fase intestinale della
trichinosi . Dopo la seconda sett. di infezione, una biopsia muscolare può
scoprire le larve e le cisti. L’infiammazione diffusa dei tessuti muscolari indica
un’infezione recente; le larve morte infine vengono riassorbite o calcificate.
Gli enzimi muscolari (creatina fosfochinasi e LDH) sono elevati nel 50% dei
pazienti e sono correlati ad anomalie elettromiografiche.
La trichinosi deve essere distinta dalla febbre reumatica acuta, dall’artrite acuta,
dall’angioedema e dalla miosite; gli stati febbrili vanno distinti da TBC, febbre
tifoide, sepsi e febbre ondulante; le manifestazioni polmonari dalla polmonite; le
manifestazioni neurologiche da meningite, encefalite o poliomielite e infine
l’eosinofilia da morbo di Hodgkin, leucemia eosinofila, poliarterite nodosa e
malattie causate da altri nematodi migranti.
Profilassi e terapia
Manuale Merck
MALATTIE ATOPICHE
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Sintomi e segni
La maggior parte dei pazienti giovani con allergie agli alimenti è ipersensibile ad
allergeni potenti (p. es. gli allergeni contenuti nelle uova, nel latte, nelle arachidi e
nella soia). Le persone più grandi possono reagire in modo violento all’ingestione
anche di sole tracce di questi e di altri alimenti (specialmente crostacei),
sviluppando un’orticaria a decorso esplosivo, angioedema e perfino anafilassi.
Nei pazienti con livelli di ipersensibilità inferiori, l’anafilassi può verificarsi soltanto
se essi compiono un esercizio fisico dopo l’ingestione dell’alimento responsabile.
Diagnosi
Negli individui che si sospetta abbiano reazioni agli alimenti dopo la loro
ingestione, il rapporto causale tra la sintomatologia e gli alimenti viene saggiato
innanzitutto mediante test cutanei appropriati. Un test positivo non dimostra la
presenza di un’allergia clinicamente rilevante, ma un test negativo la esclude. In
presenza di un test cutaneo positivo, un’ipersensibilità clinicamente rilevante può
essere stabilita con una dieta di eliminazione e, se i sintomi migliorano, con una
nuova esposizione all’alimento per definire se esso è in grado di indurre la
comparsa della sintomatologia. Tutti i test di provocazione che risultano positivi
devono essere seguiti da un test di provocazione in doppio cieco per essere
considerati definitivi. La dieta di base viene stabilita eliminando gli alimenti che il
paziente sospetta siano responsabili dei sintomi, oppure prescrivendo una dieta
composta da alimenti relativamente non allergenici (v. Tab. 148-3).
Gli alimenti che comunemente causano allergia sono il latte, le uova, i crostacei,
le noci, il grano, le arachidi, i semi di soia e tutti i prodotti che contengono uno o
più di questi ingredienti. È necessario eliminare dalla dieta di partenza la maggior
parte degli allergeni più comuni e tutti gli alimenti sospetti. Non è consentita
l’assunzione di altri cibi solidi o di liquidi diversi da quelli previsti dalla dieta di
partenza. Non è consigliabile mangiare nei ristoranti, perché il paziente (e il
medico) devono essere a conoscenza della composizione esatta di tutti i pasti. Si
devono usare sempre prodotti puri; p. es. il comune pane di segale contiene una
certa quantità di farina di grano.
Terapia
Manuale Merck
3. MALATTIE GASTROINTESTINALI
INTOLLERANZA AI CARBOIDRATI
Sommario:
Fisiopatologia
Incidenza
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Fisiopatologia
Incidenza
Sintomi e segni
I sintomi e i segni sono simili a quelli dei deficit enzimatici. Un bambino che non
può tollerare il lattoso avrà diarrea dopo l'ingestione di latte e non aumenterà di
peso. Un adulto può avere borborigmi, distensione, flatulenze, nausea, diarrea e
crampi addominali, dopo aver mangiato del cibo contenente lattoso. La diarrea
associata all'intolleranza del lattoso (causata dal deficit di lattasi) può essere
abbastanza grave da far eliminare anche le altre sostanze nutritive prima che
queste vengano assorbite. Un'anamnesi positiva per l'intolleranza ai prodotti
caseari è frequente in questi pazienti, che se ne sono accorti precocemente nel
corso della loro vita e hanno evitato di mangiare questo tipo di cibi. I sintomi
possono simulare la sindrome dell'intestino irritabile.
Diagnosi
Terapia
Dieta n. 1*
(senza carne bovina e Dieta n. 2* Dieta n. 3*
Generi suina, pollame, latte, (senza carne bovina e ovina, (senza carne ovina, pollame,
alimentari segale, grano) latte, riso) segale, riso, grano, latte)
Cereali Prodotti del riso Prodotti del grano ---
Vegetali Lattuga, spinaci, carote, Grano, pomodori, piselli, as Fagioli di Lima, barbabietole, patate
barbabietole, carciofi paragi, melone, fagiolini (bianche e dolci), fagiolini, pomodori
Carne Agnello Pollo, bacon Manzo, bacon
Farina (pane Riso Grano, 100% segale (il pane di Fagioli di Lima, soia, patate
o biscotti) segale comune contiene grano)
Frutta Limone, pera, pompelmo Pesca, albicocca, prugna, ananas Pompelmo, limone, pesca, albicocca
Grassi Olio di semi, olio d’oliva Olio di frumento, olio di semi Olio di semi, olio d’oliva
Bevande Tè, caffè (nero), limonata Tè, caffè (nero), limonata Tè, caffè (nero), limonata, succhi dei
frutti consentiti
Miscellanea Budino di tapioca, gelatina, Zucchero di canna, gelatina, Budino di tapioca, gelatina, zucchero
zucchero di canna, zucchero sciroppo di grano, sale di canna, zucchero d’acero, sale,
d’acero, sale, olive olive
*Dieta n.4: Nel caso in cui i sintomi persistano osservando una delle tre diete di eliminazione suddette e siano ancora
sospettati fattori dietetici, la dieta giornaliera può essere limitata a una dieta elementare, come il Vivonex.
file:///F|/sito/merck/tabelle/14803.html02/09/2004 2.05.52
Disordini da ipersensibilità
Manuale Merck
ANAFILASSI
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Profilassi
Terapia
Sintomi e segni
sono meno comuni. Entro i successivi 1-2 min può manifestarsi uno shock e il
paziente può avere convulsioni, perdere il controllo degli sfinteri, divenire
areattivo e morire. Può verificarsi un collasso cardiocircolatorio primitivo in
assenza di sintomatologia respiratoria. Gli episodi ricorrenti di anafilassi che si
presentano nello stesso individuo sono solitamente caratterizzati dai medesimi
sintomi.
Profilassi
I pazienti con il più alto rischio di anafilassi da farmaci sono coloro che in
precedenza hanno già avuto reazioni al medesimo farmaco, ma la morte per
anafilassi può aver luogo anche senza questi precedenti. Poiché il rischio di una
reazione a un antisiero eterologo è elevato, è tassativo eseguire di routine un test
cutaneo prima di somministrare il siero e può essere necessario adottare misure
profilattiche. L’esecuzione sistematica di un test cutaneo prima di intraprendere
altri tipi di terapie farmacologiche non è praticabile né attendibile, con l’eccezione
forse della terapia penicillinica (i test sono trattati sotto la voce Meccanismi
dell’ipersensibilità ai farmaci, oltre).
Terapia
Per le reazioni lievi (p. es. prurito generalizzato, orticaria, angioedema, lieve
difficoltà di respirazione, nausea e vomito) si devono somministrare SC 0,01 ml/
kg di adrenalina in soluzione acquosa 1:1000 (la dose usuale per gli adulti è
compresa tra 0,3 e 0,5 ml). Se la reazione anafilattica è stata provocata da un
antigene iniettato in un arto, bisogna applicare un laccio emostatico a monte della
sede di iniezione e iniettare inoltre la metà della suddetta dose di adrenalina nella
stessa sede, in modo da ridurre l’assorbimento sistemico dell’antigene. Può
rendersi necessaria una seconda iniezione sottocutanea di adrenalina. Dopo la
risoluzione della sintomatologia, va somministrato un antiistaminico orale per
24 h.
I soggetti che hanno avuto una reazione anafilattica alla puntura di un insetto
devono portare sempre con sé una siringa preriempita di adrenalina pronta per
l’uso, in modo da potersi trattare rapidamente da soli in caso di reazioni future.
Essi vanno indirizzati all’esecuzione dell’immunoterapia (desensibilizzazione) con
il veleno dell’insetto.
Manuale Merck
IPERSENSIBILITA' AI FARMACI
Sommario:
Introduzione
Meccanismi dell'ipersensibilità ai farmaci
Diagnosi
Terapia
Le eruzioni cutanee da farmaci sono trattate nel Cap. 118. In questa sede
vengono esposte altre reazioni di ipersensibilità che possono far seguito alla
somministrazione orale o parenterale di farmaci. La dermatite da contatto, che è
una reazione di ipersensibilità cellulare (ritardata, di tipo IV) che consegue a
un’applicazione locale, viene trattata nel Cap. 111; le reazioni a farmaci che sono
la conseguenza di meccanismi non immunologici sono trattate nel Cap. 302. Per
le reazioni allergiche agli emoderivati, v. Reazioni allergiche nel Cap. 129.
Diagnosi
Una sindrome simile al LES può essere provocata da diversi farmaci, più
comunemente da idralazina e procainamide. La sindrome è associata alla
positività del test per gli anticorpi anti-nucleo ed è relativamente benigna,
risparmiando i reni e il SNC. La penicillamina può provocare il LES e altre
malattie autoimmuni e in particolar modo la miastenia gravis.
I test cutanei per l’ipersensibilità immediata (mediata da IgE) sono molto utili per
la diagnosi delle reazioni alla penicillina, agli enzimi, al siero eterologo e ad alcuni
vaccini e ormoni polipeptidici, ma per la maggior parte dei farmaci sono poco
affidabili. Per l’esecuzione dei test cutanei è disponibile un coniugato BPO-
polilisina. I determinanti minori non sono stati approvati dalla FDA come reagenti
per i test cutanei per l’allergia alla penicillina. Fortunatamente, la maggior parte
dei pazienti ipersensibili a una miscela di determinanti minori reagisce con uno
dei reagenti, la penicillina G, che può essere impiegata per i test cutanei alla
concentrazione di 1000 U/ml. Le prove cutanee prevedono in primo luogo
l’esecuzione del prick test. Se il paziente ha avuto in passato una reazione grave
a carattere esplosivo, i reagenti per il test iniziale devono essere diluiti 100 volte.
Un prick test negativo può consentire l’esecuzione successiva di un test
intradermico. Se i test cutanei sono positivi, il paziente rischia una reazione
anafilattica nel caso venga trattato con penicillina. La negatività dei test cutanei
riduce al minimo, ma non esclude, il rischio di una reazione grave. Sebbene non
esista nell’uomo la dimostrazione che i test cutanei alla penicillina abbiano mai
indotto una sensibilizzazione de novo, nella maggior parte dei casi è buona
norma saggiare il paziente per escludere un’allergia alla penicillina soltanto
immediatamente prima che venga intrapresa una terapia penicillinica
indispensabile. Poiché rivelano soltanto le reazioni mediate da IgE, i test cutanei
non possono prevedere il verificarsi di eventuali eruzioni morbilliformi o di anemia
emolitica. Per quanto riguarda il siero eterologo, un paziente che non sia atopico
e al quale in precedenza non sia stato somministrato siero di cavallo, dapprima
deve essere sottoposto a un prick test con una diluizione di 1:10; se esso risulta
negativo, si iniettano per via intradermica 0,02 ml di una diluizione 1:1000. Se il
paziente è ipersensibile, si formerà nell’arco di 15 min un pomfo con
diametro > 0,5 cm. Tutti i pazienti ai quali in precedenza può essere stato
somministrato del siero (a prescindere dal fatto se abbiano reagito o meno nei
suoi confronti) e quelli con una storia di sospetta allergia devono essere
sottoposti a un test preliminare con una diluizione di 1:1000. La negatività dei test
cutanei esclude la possibilità dell’anafilassi (reazione mediata da IgE) ma non è
in grado di prevedere l’incidenza di una successiva malattia da siero.
Terapia
Ogni volta che si esegue una desensibilizzazione, devono essere disponibili O2,
adrenalina e l’attrezzatura per la rianimazione, in modo da poter fronteggiare
prontamente una reazione anafilattica.
Manuale Merck
Assorbimento
Biodisponibilità
Distribuzione
Eliminazione
Metabolismo
Escrezione
299. Farmacocinetica
300. Farmacodinamica
Interazioni farmaco-recettore
Relazione dose-risposta
Farmacogenetica
Interazioni farmacologiche
Placebo
Cancerogenesi
Rapporto rischi-benefici
Finestra terapeutica
Farmacocinetica
Farmacodinamica
Manuale Merck
file:///F|/sito/merck/sez22/2982734a.html02/09/2004 2.05.55
Introduzione e disposizione dei farmaci
Manuale Merck
ASSORBIMENTO
Sommario:
Introduzione
Trasporto attraverso le membrane cellulari
Somministrazione orale
Somministrazione parentale
Forme a rilascio controllato
La maggior parte dei farmaci è rappresentata da basi o acidi organici deboli che
in ambiente acquoso si trovano in forma ionizzata e in forma non ionizzata. La
forma non ionizzata di solito è liposolubile e diffonde facilmente attraverso le
membrane cellulari; la forma ionizzata non è in grado di attraversare con facilità
la membrana cellulare a causa della sua bassa liposolubilità e della sua alta
resistenza elettrica, derivante dalla carica della molecola e dai gruppi polari
presenti sulla superficie della membrana stessa. Di conseguenza, la
penetrazione dei farmaci nei compartimenti biologici può essere attribuita per lo
più alla loro forma non ionizzata. In condizioni di equilibrio, la distribuzione di un
farmaco ionizzabile sui due versanti di una membrana è determinata dal pKa del
farmaco (il pH al quale le concentrazioni della sua forma non ionizzata e di quella
ionizzata sono uguali) e dal gradiente di pH, qualora sia presente. Per un acido
debole, più elevato è il pH, più basso è il rapporto tra la forma non ionizzata e
quella ionizzata. Nel plasma (pH 7,4), il rapporto tra la forma non ionizzata e
quella ionizzata di un acido debole (p. es., con pKa di 4,4) è di 1:1000; nel succo
gastrico (pH 1,4) il rapporto è invertito (1000:1). Quando l’acido debole viene
somministrato per via orale, il gradiente di concentrazione del farmaco non
ionizzato tra lo stomaco e il plasma tende a essere elevato, favorendone la
diffusione attraverso la mucosa gastrica. In condizioni di equilibrio, le
concentrazioni del farmaco non ionizzato nello stomaco e nel plasma sono
uguali, perché solo il farmaco non ionizzato può passare attraverso le membrane;
la concentrazione del farmaco ionizzato nel plasma sarebbe quindi circa
1000 volte superiore a quella presente nello stomaco. Per una base debole con
un pKa di 4,4 il risultato è opposto. Di conseguenza, in linea teorica, i farmaci
debolmente acidi (p. es., l’aspirina) vengono assorbiti da un ambiente acido (lo
stomaco) più facilmente di quanto non facciano le basi deboli (p. es., la
chinidina). Tuttavia, indipendentemente dal fatto che un farmaco sia acido o
basico, la maggior parte del suo assorbimento si verifica comunque nell’intestino
tenue (v. Somministrazione orale, più avanti).
Somministrazione orale
Fra tutti i segmenti dell’apparato GI, l’intestino tenue possiede la più ampia
superficie per l’assorbimento dei farmaci. Il pH intraluminale varia da 4 a 5 nel
duodeno, ma diviene via via progressivamente più alcalino, avvicinandosi a 8
nell’ileo distale. La microflora GI può inattivare taluni farmaci, riducendone
l’assorbimento. La riduzione del flusso ematico (p. es., nello shock) può diminuire
il gradiente di concentrazione tra i due versanti della mucosa intestinale e ridurre
l’assorbimento che avviene per diffusione passiva. (Anche la diminuzione del
flusso ematico periferico altera la distribuzione e il metabolismo dei farmaci.)
Assorbimento dei farmaci in forma solida: la maggior parte dei farmaci viene
somministrata per via orale sotto forma di compresse o capsule, principalmente
per ragioni di praticità, di economia, di stabilità e di accettazione da parte del
paziente. Questi prodotti devono disgregarsi e disciogliersi prima che possa
avvenirne l’assorbimento. La disgregazione aumenta notevolmente la quantità di
molecole di farmaco che vengono a contatto con i succhi GI, favorendo in questo
modo la dissoluzione e l’assorbimento del farmaco stesso. Agenti disgreganti e
altri eccipienti (p. es., diluenti, lubrificanti, surfattanti, leganti, disperdenti)
vengono spesso aggiunti al farmaco durante la fabbricazione per facilitare questi
processi. I surfattanti aumentano la velocità di dissoluzione incrementando la
permeabilità all’acqua, la solubilità e la capacità di dispersione del farmaco. La
disgregazione delle preparazioni solide può essere ritardata dall’applicazione di
una pressione eccessiva durante il confezionamento delle compresse oppure da
speciali rivestimenti applicati per proteggere le compresse dai processi digestivi
intestinali. I lubrificanti idrofobi (p. es., lo stearato di magnesio) possono legarsi al
farmaco attivo e ridurre la sua biodisponibilità.
Somministrazione parenterale
una soluzione al 40% del suo sale sodico in glicole propilenico, con un pH di
circa 12. Quando la soluzione viene iniettata IM, il glicole propilenico viene
assorbito e i liquidi tissutali, agendo come un tampone, riducono il pH,
provocando uno spostamento dell’equilibrio tra la forma ionizzata e la forma
acida libera del farmaco. Quindi l’acido libero, scarsamente solubile, precipita. Il
risultato è che la dissoluzione e l’assorbimento impiegano da 1 a 2 settimane per
completarsi.
Manuale Merck
BIODISPONIBILITA'
Grado (e talvolta velocità) nel quale la forma attiva di un farmaco (cioè il farmaco
stesso o un suo metabolita) raggiunge la circolazione sistemica, acquisendo così
la capacità di accedere al suo sito di azione.
Sommario:
Introduzione
Cause di bassa biodisponibilità
Valutazione della biodisponibilità
Essa inoltre può essere ridotta dalle reazioni chimiche che entrano in
competizione con l’assorbimento. Queste reazioni includono la formazione di
complessi (p. es., fra la tetraciclina e gli ioni metallici polivalenti), l’idrolisi per
opera del succo gastrico acido o degli enzimi digestivi (p. es., l’idrolisi della
penicillina e del cloramfenicolo palmitato), la coniugazione a livello della parete
intestinale (p. es., la coniugazione con zolfo dell’isoproterenolo), l’adsorbimento
ad altri farmaci (p. es., la digossina e la colestiramina) e il metabolismo da parte
della microflora intestinale.
Dose singola o dosi multiple: la biodisponibilità può essere valutata dopo una
dose singola oppure dopo dosi ripetute (multiple). Dopo una dose singola si
ottengono più informazioni sulla velocità di assorbimento di quanto non avvenga
dopo somministrazioni multiple. Tuttavia, queste ultime rappresentano più da
vicino le circostanze cliniche abituali e inoltre le concentrazioni plasmatiche sono
solitamente più elevate rispetto a quelle che si osservano dopo una dose singola,
facilitando l’analisi dei dati. Dopo più somministrazioni separate da un intervallo
di tempo prefissato per un periodo pari a quattro o cinque volte l’emivita di
eliminazione, la concentrazione ematica del farmaco dovrebbe trovarsi allo stato
di equilibrio (cioè la quantità assorbita equivale alla quantità eliminata in ogni
intervallo di somministrazione). L’entità dell’assorbimento può quindi essere
analizzata misurando l’AUC in corrispondenza di un intervallo di
somministrazione. La misurazione dell’AUC nelle 24 h è probabilmente da
preferire, a causa delle variazioni circadiane delle funzioni fisiologiche e delle
possibili variazioni degli intervalli di somministrazione e delle velocità di
assorbimento durante la giornata.
Manuale Merck
DISTRIBUZIONE
Sommario:
Introduzione
Volume apparente di distribuzione
Legame
Barriera emato-encefalica
Il volume di liquido nel quale un farmaco sembra essere distribuito o diluito viene
definito volume apparente di distribuzione (volume di liquido necessario per
contenere tutto il farmaco presente nell’organismo alla stessa concentrazione alla
quale esso è presente nel plasma). Questo parametro fornisce un termine di
riferimento per la concentrazione plasmatica attesa dopo una determinata dose e
per la dose richiesta per ottenere una determinata concentrazione. Tuttavia, esso
fornisce scarse informazioni sul pattern specifico di distribuzione. Ogni farmaco
viene infatti distribuito nell’organismo in modo caratteristico; alcuni farmaci si
localizzano nel grasso, altri rimangono nel ECF e altri ancora vengono legati
avidamente a tessuti specifici, solitamente il fegato o il rene.
Molti farmaci acidi (p. es., il warfarin, l’acido salicilico) vengono legati in misura
notevole alle proteine e pertanto hanno un piccolo volume apparente di
distribuzione. Molti farmaci basici (p. es., l’amfetamina, la meperidina) vengono
captati avidamente dai tessuti e pertanto hanno un volume apparente di
distribuzione superiore al volume dell’intero organismo.
Legame
L’entità della distribuzione dei farmaci nei tessuti dipende dall’entità del legame
con le proteine plasmatiche e con i tessuti stessi.
Accumulo dei farmaci in siti di deposito: l’accumulo dei farmaci nei tessuti o
nei compartimenti corporei può prolungare la permanenza del farmaco nel
plasma e la durata della sua azione, in quanto i tessuti rilasciano il farmaco
depositato man mano che la concentrazione plasmatica diminuisce. Anche la
localizzazione del sito di azione e le differenze relative di distribuzione tissutale
possono essere importanti. Per l’anestetico tiopentale, l’accumulo in siti di
deposito tissutali abbrevia inizialmente l’effetto del farmaco, ma dopo
somministrazioni ripetute lo prolunga. Il tiopentale è altamente liposolubile e dopo
una singola somministrazione EV si distribuisce rapidamente al cervello. Dopo
una dose singola, la concentrazione di tiopentale nel cervello aumenta per pochi
minuti, poi diminuisce parallelamente alla concentrazione plasmatica. L’anestesia
termina rapidamente non appena il farmaco si ridistribuisce in tessuti perfusi più
lentamente. Tuttavia, se la concentrazione plasmatica viene seguita
sufficientemente a lungo, si può distinguere una terza fase di distribuzione
durante la quale il farmaco viene rilasciato lentamente dal tessuto adiposo. Con
la somministrazione continua di tiopentale, grandi quantità di farmaco si possono
accumulare nel tessuto adiposo, con il risultato di un prolungamento delle
concentrazioni plasmatiche dell’anestetico.
Barriera emato-encefalica
Manuale Merck
299. FARMACOCINETICA
file:///F|/sito/merck/sez22/2992746a.html02/09/2004 2.05.59
Manuale Merck - Tabella
Diazepam 99 1
Furosemide 96 4
Dicloxacilli na 94 6
Propranololo* 93 7
Fenitoina 89 11
Chinidina* 71 29
Lidocaina* 51 49
Digossina 25 75
Gentamicina 3 97
Atenololo ~0 ~100
file:///F|/sito/merck/tabelle/29801.html02/09/2004 2.06.00
Fattori che influenzano la risposta ai farmaci
Manuale Merck
FARMACOGENETICA
Sommario:
Introduzione
Variabilità farmacocinetica
Variabilità farmacodinamica
Numerosi fattori legati all’ambiente e allo sviluppo possono interagire fra loro e
con fattori genetici per influenzare la risposta ai farmaci (v. Fig. 301-1). Per
esempio, l’avanzare dell’età influisce su altri fattori, rendendo quindi più
complessa la disposizione dei farmaci.
Variabilità farmacocinetica
Circa il 50% dei giapponesi, dei cinesi e degli individui di altre popolazioni
asiatiche ha un deficit di aldeide deidrogenasi 2, un enzima coinvolto nel
metabolismo dell’etanolo. In queste persone, l’ingestione di alcol provoca un
aumento notevole dell’acetaldeide ematica e la comparsa di effetti indesiderati
(p. es., arrossamento del volto, aumento della frequenza cardiaca, sudorazione,
astenia muscolare); le elevate concentrazioni di acetaldeide possono provocare
una vasodilatazione mediata dalle catecolamine con sintomatologia euforica e
distrofica.
Variabilità farmacodinamica
Nei paesi sviluppati, il tasso di mortalità è circa del 7%. Per ridurre la morbilità e
la mortalità sono necessari una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo. Il
test di contrazione in vitro con caffeina e alotano è specifico per la diagnosi di
ipertermia maligna, ma è disponibile in pochi centri nel Nord America. Per
identificare i membri suscettibili della famiglia del paziente si possono utilizzare la
biopsia muscolare e la determinazione dei livelli di creatinina chinasi, che
risultano elevati. Il trattamento con dantrolene sodico (cominciando con 2,5 mg/
kg EV) deve essere intrapreso immediatamente dopo l’insorgenza della
sintomatologia. L’intervento chirurgico e l’anestesia devono essere interrotti il più
presto possibile. La terapia correttiva comprende anche il trattamento dell’acidosi
metabolica, il raffreddamento profondo e superficiale e l’iperventilazione.
Manuale Merck
ELIMINAZIONE
METABOLISMO
Sommario:
Introduzione
Vie biochimiche del metabolismo
Variazioni legate all’età
Variazioni individuali
Limite di capacità
Il metabolismo dei farmaci coinvolge una vasta gamma di reazioni chimiche, che
comprendono l’ossidazione, la riduzione, l’idrolisi, l’idratazione, la coniugazione,
la condensazione e l’isomerizzazione. Gli enzimi che vi intervengono sono
presenti in molti tessuti, ma generalmente sono più concentrati nel fegato. Per
molti farmaci, il metabolismo avviene in due fasi distinte. Le reazioni di fase I
comportano la formazione di un gruppo funzionale nuovo o modificato oppure
una scissione (ossidazione, riduzione, idrolisi); esse sono reazioni di tipo non
sintetico. Le reazioni di fase II prevedono la coniugazione con un composto
endogeno (p. es., l’acido glucuronico, il solfato, la glicina) e pertanto sono
reazioni di tipo sintetico. I metaboliti che si formano durante le reazioni sintetiche
sono più polari e vengono escreti più facilmente dai reni (con le urine) e dal
fegato (con la bile) rispetto a quelli che si formano nelle reazioni non sintetiche.
Alcuni farmaci vengono sottoposti in maniera alternativa alle reazioni di fase I
oppure a quelle di fase II; la numerazione delle fasi ha quindi un carattere
funzionale piuttosto che sequenziale.
sottofamiglia e da un altro numero arabo che indica il gene specifico. Gli enzimi
delle sottofamiglie 1A, 2B, 2C, 2D e 3A sono fondamentali per il metabolismo dei
mammiferi; il CYP1A2, il CYP2C9, il CYP2C19, il CYP2D6 e il CYP3A4 sono
importanti per il metabolismo dell’uomo. La specificità degli enzimi contribuisce a
spiegare molte delle interazioni tra i farmaci; esempi di farmaci che interagiscono
con enzimi specifici del citocromo P-450 sono elencati nella Tab. 298-3 (v. anche
Interazioni farmacologiche nel Cap. 301). Differenze genetiche fra un paziente e
l’altro possono modificare queste interazioni.
Variazioni individuali
A causa della variabilità individuale (v. anche Variabilità dei valori dei parametri
nel Cap. 299), è difficile prevedere quale sarà la risposta clinica a una
determinata dose di un farmaco. Alcuni pazienti metabolizzano un farmaco così
rapidamente che le concentrazioni ematiche e tissutali terapeuticamente efficaci
non vengono mai raggiunte; in altri, il metabolismo può essere così lento che le
dosi abituali producono effetti tossici. Per esempio, le concentrazioni plasmatiche
di fenitoina allo stato stazionario variano da 2,5 a più di 40 mg/l (da 10 a più di
160 µmol/l) in pazienti diversi che ne abbiano assunta una dose giornaliera di
300 mg. Una certa variabilità è dovuta alle differenze nella quantità dell’enzima
chiave disponibile nel fegato, il CYP2C9, e alle differenze nell’affinità dell’enzima
per il farmaco. I fattori genetici svolgono un ruolo di primo piano nel determinare
queste differenze, ma possono contribuirvi anche le malattie concomitanti
(particolarmente le epatopatie croniche) e le interazioni farmacologiche
(specialmente quelle che provocano l’induzione o l’inibizione del metabolismo).
Limite di capacità
Farmaco Metabolita
Acetoesamide Idrossiesamide
Amitriptilina Nortriptilina
Clordiazepossido Demetilclordiazepossido
Codeina Morfina
Diazepam Demetildiazepam
Fenilbutazone Ossifenbutazone
Glutetimide 4-Idrossiglutetimide
Imipramina Desipramina
Lidocaina Dealchillidocaina
Meperidina Normeperidina
Prednisone* Prednisolone
Primidone* Fenobarbital
Procainamide N-acetilprocainamide
Propranololo 4-Idrossipropranololo
file:///F|/sito/merck/tabelle/29803.html02/09/2004 2.06.02
Fattori che influenzano la risposta ai farmaci
Manuale Merck
INTERAZIONI FARMACOLOGICHE
Sommario:
Introduzione
INTERAZIONI FARMACODINAMICHE
Interazioni a livello dei siti recettoriali
INTERAZIONI FARMACOCINETICHE
Alterazioni dell’assorbimento gastrointestinale
Alterazioni della distribuzione
Alterazioni del metabolismo
Alterazioni dell’escrezione urinaria
PRINCIPI DI TRATTAMENTO
Interazioni farmacodinamiche
L’antagonismo tra due farmaci può essere difficile da individuare. Per esempio,
l’azione iperglicemizzante di un diuretico tiazidico può contrastare l’azione
ipoglicemizzante dell’insulina o di un farmaco antidiabetico orale, rendendo
necessaria una modificazione del dosaggio.
depressori del SNC (p. es., bevande alcoliche; ansiolitici, antipsicotici o alcuni
antiistaminici), che provocano una sedazione e una stanchezza eccessive. Vi
sono particolarmente predisposti i pazienti più anziani, con conseguente rischio
di cadute e di traumi, sebbene molte persone assumano tali associazioni di
farmaci senza problemi particolari.
Nei pazienti in terapia con inibitori della MAO si sono manifestate crisi ipertensive
in seguito all’ingestione di alimenti e bevande ad alto contenuto di tiramina
(p. es., alcuni formaggi, bevande alcoliche, estratti di lievito concentrati, gusci di
fava, aringhe in salamoia). Questo effetto è stato denominato "reazione al
formaggio" (v. trattazione sugli inibitori della MAO nel Cap. 189). La tiramina
viene normalmente metabolizzata dalla MAO presente nella parete intestinale e
nel fegato. Quando la MAO è inibita, la tiramina non metabolizzata può
accumularsi, inducendo il rilascio di noradrenalina dai neuroni adrenergici.
INTERAZIONI FARMACOCINETICHE
Oltre a legarsi agli acidi biliari e a impedirne il riassorbimento, nel tubo digerente
la colestiramina e il colestipolo possono legarsi con altri farmaci, specialmente
con quelli acidi (p. es., il warfarin). Perciò l’intervallo tra l’assunzione di
colestiramina o di colestipolo e quella di un altro farmaco deve essere quanto più
lungo possibile (preferibilmente ≥4 h).
Alcuni farmaci antidiarroici (p. es., quelli contenenti attapulgite) adsorbono altri
farmaci, riducendone l’assorbimento. Nonostante non siano state condotte
indagini approfondite, l’intervallo tra l’assunzione di questi preparati e quella di un
altro farmaco deve essere il più lungo possibile.
quelle entero-protette.
Effetto del cibo: il cibo può ritardare o ridurre l’assorbimento di molti farmaci.
Spesso il cibo rallenta lo svuotamento gastrico o può legarsi ai farmaci, diminuire
il loro accesso ai siti di assorbimento o alterare la loro velocità di dissoluzione o il
pH del contenuto GI.
I farmaci possono essere spiazzati dai siti di legame con le proteine quando
vengono somministrati contemporaneamente due composti con legame proteico,
specialmente se essi hanno la capacità di legarsi ai medesimi siti della molecola
proteica (spiazzamento competitivo). La frazione legata (inattiva) e quella libera
(attiva) dei farmaci si trovano all’equilibrio. Man mano che il farmaco libero viene
metabolizzato ed escreto, il farmaco legato viene liberato gradualmente,
mantenendo costanti l’equilibrio e la risposta farmacologica. Il rischio di
interazioni derivanti dallo spiazzamento dalle proteine è significativo soprattutto
per i farmaci che hanno un alto legame proteico (> 90%) e un piccolo volume
apparente di distribuzione; le interazioni tendono a verificarsi durante i primissimi
giorni della somministrazione contemporanea.
È stato segnalato che l’acido valproico spiazza la fenitoina dai siti di legame con
le proteine e può inoltre inibirne il metabolismo. In alcuni pazienti che assumono i
due farmaci, le concentrazioni della fenitoina libera aumentano
significativamente, provocando un maggior numero di reazioni avverse, anche
quando le concentrazioni sieriche totali di fenitoina si mantengono entro il range
terapeutico abituale. Al contrario, la fenitoina può ridurre le concentrazioni
sieriche di acido valproico. La terapia di associazione con questi farmaci deve
essere tenuta sotto controllo molto attentamente, regolando il dosaggio in caso di
necessità.
(V. anche Tab. 301-1 e Vie biochimiche del metabolismo nel Cap. 298.)
Il ritonavir, un potente inibitore di alcuni enzimi del citocromo P-450 epatico, può
aumentare notevolmente le concentrazioni sieriche dei farmaci metabolizzati da
questi enzimi (p. es., gli antiaritmici, l’astemizolo, la maggior parte delle
benzodiazepine, la cisapride). Tali farmaci non devono essere impiegati insieme
al ritonavir. Il ritonavir interagisce anche con molti altri farmaci e il loro uso
contemporaneo deve essere attentamente controllato, regolando i dosaggi in
caso di necessità.
PRINCIPI DI TRATTAMENTO
Manuale Merck
1. CONSIDERAZIONI GENERALI
Nelle donne che assumono dei contraccettivi orali, di solito ad alto contenuto di
progesterone, si può verificare uno stato depressivo. Si pensa che il meccanismo
sia dovuto all'induzione della triptofano-pirrolasi, che causa l'utilizzazione della
piridossina per la sintesi della niacina, a scapito della formazione del
neurotrasmettitore 5-idrossitriptamina. Queste pazienti di solito rispondono a dosi
di 25 mg tid di piridossina.
Il metabolismo delle sostanze nutritive può essere influenzato anche dalle altre
sostanze nutritive. Per esempio, l'assorbimento del ferro non-eme può essere
aumentato o ridotto da numerose sostanze alimentari (v. Anemia causata da
insufficiente eritropoiesi nel Cap. 127).
Manuale Merck
127. ANEMIE
ANEMIE MICROCITICHE
Sommario:
Introduzione
Alterazioni del metabolismo del ferro
Esami di laboratorio
Sebbene l’assorbimento del Fe avvenga nel duodeno e nella prima parte del
digiuno, esso viene influenzato da altre attività gastrointestinali. Il Fe non emico
degli alimenti è ridotto a stato ferroso e liberato dal legame alimentare mediante
la secrezione gastrica. Il reale meccanismo di assorbimento del Fe non è chiaro.
Ciò nonostante, la regolazione dell’assorbimento è in alcuni casi mediata dalle
cellule della mucosa intestinale. Il segnale iniziale per le cellule della mucosa
intestinale sembra essere legato alla quantità totale del Fe corporeo. La
concentrazione della ferritina sierica è inversamente proporzionale alla quantità
di Fe assorbito; la ferritina (o transferrina) può fornire questo segnale.
L’aumentata eritropoiesi (p. es., anemia emolitica congenita) può influenzare
anche il meccanismo di controllo dell’apporto e della ritenzione di Fe da parte
delle cellule della mucosa intestinale.
Metabolismo del Fe: il Fe dalle cellule della mucosa intestinale viene trasferito
alla transferrina, la quale è una proteina di trasporto del Fe con due siti di
legame per il Fe ed è sintetizzata dal fegato; questo sistema può prendere il Fe
dalle cellule (intestinali, macrofagi) e rilasciarlo sui recettori specifici degli
eritroblasti, delle cellule della placenta e delle cellule epatiche. La transferrina si
lega ai recettori specifici della membrana degli eritroblasti, il complesso
transferrina-Fe entra nel precursore dei GR mediante endocitosi e il Fe viene
trasferito ai mitocondri, che inseriscono il Fe nella protoferrina per trasformarlo in
eme. La transferrina (emivita plasmatica, 8 giorni) viene espulsa per essere
riutilizzata.
Esami di laboratorio
Cellule
policromatofile
a bersagl io
Emazie
punteggiate
Ampiezza di ↑ ↑ ↑ Normale
distribuzione dei
volumi dei GR
Ferro sierico ↓:↑ ↓:↓ ↑: Normale ↓:↓
% saturazione della
transferrina
Ferritina sierica <12 Nessun >400 30-400
dato
(normale 30-300ng/ disponibile
ml)
Ferritina di GR <5 Nessun >50 5-45
dato
(normale 5-48 disponibile
attogrammi/GR)
Rapporto
eritrociti:
granulociti
(normale da
1:3 a 1:5)
Manuale Merck
(Emosiderosi; emocromatosi)
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
SOVRACCARICO GENETICO DI FERRO
ACCUMULO MARZIALE NON GENETICO
ACCUMULO DI FERRO DI ORIGINE SCONOSCIUTA
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Il salasso è il più semplice metodo per rimuovere il Fe in eccesso nei pazienti con
emocromatosi e migliora la sopravvivenza, senza alterare l’incidenza di
epatocarcinoma. Non appena è stata posta diagnosi, è bene iniziare il salasso. Si
rimuovono circa 500 ml di sangue (circa 250 mg di Fe) ogni settimana, fino a che
la sideremia non diventa normale e la saturazione transferrinica è ben sotto
il 50%. Normalmente, il salasso può essere eseguito settimanalmente. Quando i
depositi di Fe sono normali, può essere eseguito un ulteriore salasso per
mantenere la saturazione della transferrina < 10%. Il livello della ferritina sierica è
un parametro meno valido durante la deplezione marziale. Il diabete mellito, le
alterazioni cardiache, l’impotenza e le altre manifestazioni secondarie vengono
trattate come di norma.
Questi difetti di trasporto sono diagnosticati dalla misura della transferrina sierica
(cioè, la capacità Fe-legante) e della ceruloplasmina (v. Morbo di Wilson al
Cap. 4). Sebbene la terapia sostitutiva con la transferrina o con la ceruloplasmina
(dipendendo dalla diagnosi) sarebbe ideale, questi prodotti non sono disponibili
per la terapia.
file:///F|/sito/merck/tabelle/30702.html02/09/2004 2.06.07
Scompenso cardiaco
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Fisiologia
Classificazione ed eziologia
Fisiopatologia
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Fisiologia
della parete e dalla pressione e dal volume delle cavità al momento dell’apertura
della valvola aortica. Clinicamente, il postcarico è approssimativamente
equivalente alla PA sistemica al momento dell’apertura della valvola aortica, o
poco dopo, e rappresenta il picco sistolico dello stress di parete. Anche la
frequenza e il ritmo influenzano la funzione cardiaca.
Classificazione ed eziologia
Fisiopatologia
Nello scompenso del VD, si hanno sintomi di congestione venosa sistemica. Una
disfunzione epatica di grado moderato si verifica comunemente nello SC
secondario a insufficienza del VD, con modesti incrementi dei valori di bilirubina
coniugata e non coniugata, del tempo di protrombina e degli enzimi epatici
(p. es., fosfatasi alcalina, AST, ALT). Tuttavia, nelle situazioni di grave
compromissione circolatoria con marcata riduzione del flusso ematico splancnico
e ipotensione, questi indici di funzione epatica sono alterati per lo svilupparsi di
necrosi centrolobulare nelle zone circostanti le vene epatiche e possono
aumentare a tal punto da far pensare a un’epatite con insufficienza epatica acuta.
La riduzione del catabolismo dell’aldosterone da parte del fegato danneggiato
contribuisce ulteriormente alla ritenzione idrica.
I livelli sierici del peptide natriuretico atriale (secreto in risposta a un aumento del
volume e della pressione dagli atri) e del peptide natriuretico cerebrale (secreto
dal ventricolo in risposta allo stiramento delle fibre ventricolari) sono aumentati in
Sintomi e segni
Può verificarsi cianosi in ogni forma di SC. La causa può essere centrale e può
riflettere un’ipossemia. Può anche essere presente una componente periferica
dovuta a stasi capillare con un’aumentata A-Vo2 e quindi una marcata
desaturazione dell’ossiemoglobina del sangue venoso. Il miglioramento del
colorito del letto ungueale dopo un massaggio vigoroso suggerisce un quadro di
cianosi periferica. Al contrario, la cianosi centrale non è suscettibile di
modificazioni mediante aumento del flusso ematico locale.
Diagnosi
L’ECG va eseguito in tutti i pazienti con SC, sebbene i rilievi che si ottengono non
siano specifici; il monitoraggio ambulatoriale dell’ECG non è in genere utile.
Diverse alterazioni (p. es., ipertrofia ventricolare, IMA o blocco di branca)
possono fornire elementi diagnostici utili per individuare l’eziologia della
cardiopatia. Una fibrillazione atriale ad alta risposta ventricolare di recente
insorgenza può provocare un’insufficienza acuta del VS o del VD. Extrasistoli
ventricolari frequenti possono essere secondarie e possono regredire con la
terapia dello SC.
Terapia
I diuretici (v. Tab. 203-1) possono migliorare la funzione ventricolare perfino nei
pazienti asintomatici. Vanno preferiti i diuretici dell’ansa; la furosemide EV o PO è
il diuretico utilizzato più comunemente. Quando si inizia la terapia, si utilizza la
somministrazione EV (di solito 20-40 mg, aumentabili fino a 320 mg se
necessario), a causa del rapido inizio dell’azione e della rapidità con cui si
raggiunge l’effetto massimo (circa 30 min). Nei casi resistenti, possono avere un
effetto additivo la clorotiazide (250 mg EV), la bumetanide (0,5-2 mg PO o 0,5-
1,0 mg EV) oppure il metolazone PO (le dosi variano a seconda delle
formulazioni). Il sovradosaggio di diuretici dell’ansa può causare ipovolemia,
iponatriemia, ipomagnesiemia e ipokaliemia grave: per questo, è essenziale un
attento monitoraggio degli elettroliti. I diuretici possono anche causare
insufficienza renale e aumentare l’intensa stimolazione simpatica caratteristica
dello SC. Possono essere usati risparmiatori di K per controbilanciare la perdita
di K dovuta ai diuretici dell’ansa, ma il loro utilizzo può complicarsi con
un’iperkaliemia. I diuretici tiazidici di solito non sono efficaci nei pazienti con uno
SC in fase avanzata.
L’efficacia clinica dei diuretici dipende dalla restrizione dietetica di Na, che va
praticata con un approccio a gradini: a tutti i pazienti con SC va raccomandato di
eliminare il sale a tavola e di evitare i cibi molto salati; nei casi un po’ più seri,
bisogna evitare il sale durante la preparazione dei cibi e limitare a circa 1,2-1,8 g
l’assunzione quotidiana di Na+; nei casi gravi, l’apporto di Na non deve superare
1 g/die e ciò si ottiene ricorrendo a cibi a basso contenuto di Na. Il paziente deve
tenere un diario quotidiano del proprio peso corporeo per guidare la terapia
domiciliare dello SC e per aiutare a prevenire ricoveri frequenti, dal momento che
tale provvedimento permette di evidenziare precocemente l’accumulo di Na+ e
acqua.
letale.
La terapia con ACE-inibitori va incominciata con dosi basse, che vengono poi
aumentate gradualmente e continuate in seguito indefinitamente; il dosaggio va
aumentato progressivamente fino al massimo tollerato dal paziente. Le dosi
usuali sono: captopril 25-50 mg/die, enalapril e lisinopril 2,5-5 mg/die e quinapril
10 mg/die. L’aggiunta di spironolattone migliora la funzione cardiaca e sistemica.
Sebbene possa essere osservato un effetto precoce, il pieno effetto del farmaco
non è solitamente rilevabile per le prime 2-4 settimane di terapia o anche per
periodi molto più lunghi. Alte dosi di ACE-inibitori comportano una frequenza di
effetti collaterali simile a quella che si ha con basse dosi, ma sono più efficaci (gli
studi che hanno evidenziato i vari effetti positivi di questi farmaci, compresa la
riduzione della mortalità, hanno in genere utilizzato alte dosi).
Diversi farmaci inotropi sono stati valutati nel trattamento dello SC ma, eccetto
che per la digossina, tutte le preparazioni hanno provocato un aumento della
mortalità.
L’uso dei calcioantagonisti nei pazienti con una ridotta funzione del VS e SC
clinicamente evidente non ha dato risultati positivi. Per diversi calcioantagonisti è
stato dimostrato un effetto negativo (nifedipina, diltiazem, verapamil) e per altri
manca l’evidenza di un miglioramento clinico ed emodinamico (nisoldipina,
nicardipina, felodipina).
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
SCOMPENSO CARDIACO
Sindrome clinica che si verifica quando il cuore non riesce ad assicurare una
gittata cardiaca sufficiente a garantire le richieste metaboliche dell’organismo,
comprese quelle necessarie per l’accrescimento.
Sommario:
Introduzione
Sintomi, segni ed esami di laboratorio
Diagnosi
Prognosi e terapia
Le cause di scompenso cardiaco (SC) sono elencate nella Tab. 261-1. Le cause
non cardiache di SC comprendono l’anemia cronica, l’ostruzione delle alte vie
respiratorie, le carenze nutritive, l’asfissia, la tossicità da farmaci (p. es.,
daunorubicina) e alcune malattie sistemiche (p. es., malattie da accumulo,
l’atassia di Friedreich, emodiluizione iatrogena). La sindrome del ventricolo
sinistro ipoplasico in genere si manifesta entro 48-72 h con SC acuto e con
acidosi metabolica secondaria alla scarsa perfusione sistemica.
miocardica è evidenziata dai toni cardiaci deboli, dal ritmo di galoppo, dai segni
della scarsa perfusione periferica con estremità fredde e con diminuzione
dell’ampiezza dei polsi e del riempimento capillare, e da un colorito grigiastro,
piuttosto che bluastro. La cianosi, che indica lo shunt intracardiaco destro-
sinistro, può rivelare un inadeguato scambio gassoso alveolare secondario alla
congestione venosa polmonare o alla bassa gittata cardiaca, con un aumento
della differenza arterovenosa di O2.
Pochi esami di laboratorio sono specifici nello SC. Si possono riscontrare anemia
da diluizione e iponatriemia. Possono essere presenti contrazione della diuresi e
albuminuria. Di frequente riscontro, in particolar modo nei neonati, è l’ipoglicemia
da consumo, da inadeguati depositi di glicogeno e da aumentato metabolismo.
Con la conta dei globuli bianchi si possono individuare infezioni associate allo
SC, mentre una prolungata desaturazione arteriosa sistemica determina in
genere policitemia e più tardivamente, anemia sideropenica.
Diagnosi
L’ECG è di scarso aiuto nella diagnosi di SC, tuttavia è uno strumento prezioso
nel porre una specifica diagnosi anatomica. L’ecocardiografia con studio di flusso
e Doppler, il cateterismo cardiaco e l’angiocardiografia non sono necessari nella
diagnosi di SC ma sono talvolta richiesti per completare la diagnosi anatomica.
Questi esami vengono effettuati raramente prima di avere sotto controllo lo SC e
gli altri problemi acuti (p. es., alterazioni idroelettrolitiche, infezioni).
Prognosi e terapia
Alcuni casi di SC insorti in utero possono essere trattati agendo sul problema di
base; p. es., la digitalizzazione materna e l’aumento della diuresi possono essere
Nello SC grave, nel quale la gittata cardiaca non può essere migliorata con altri
mezzi, possono essere di aiuto la dopamina o la dobutamina alla dose di 5 µg/kg/
min (aumentando a 15 µg/kg/min se necessario). Dosi superiori vanno evitate per
l’effetto negativo sul flusso ematico renale. La riduzione del sovraccarico
cardiaco può essere ottenuta con nitroprussiato al dosaggio di 0,5-3,0 µg/kg/
min EV, idralazina 0,5-5,0 mg/kg/die PO (frazionata in 2 o 4 somministrazioni,
con un massimo di 7,5 mg/kg/die nei bambini e 5 mg/kg/die nei lattanti) e
captopril 0,5-6,0 mg/kg/die PO (in 2 o 4 somministrazioni), ma l’uso di questi
farmaci richiede prudenza. Farmaci tipo l’amrinone devono essere riservati a casi
di grave SC grave e somministrati solo nell’attuazione di una cura intensiva.
Orale EV Oral e EV
file:///F|/sito/merck/tabelle/26102.html02/09/2004 2.06.11
Manuale Merck - Tabella
Tiazidici
Clorotiazide 250-500 mg EV 15 min 30 min 2h
q12 h
*Le dosi e gli intervalli fra le somministrazioni che si utilizzano nello scompenso
cardiaco non sono così strettamente deter minati dalla farmacocinetica.
†Sebbene sia rilevabile a livello plasmatico dopo circa 2h, il massimo effetto diuretico
siha in 3giorni.
Manuale Merck
CARDIOMIOPATIE
CARDIOMIOPATIA IPERTROFICA
Sommario:
Fisiopatologia
Sintomi, segni e diagnosi
Dati di laboratorio
Prognosi
Terapia
Fisiopatologia
miociti, così come l’iperplasia e l’ipertrofia dell’intima e della media delle arterie
coronarie intramiocardiche che riducono il lume vasale, contribuiscono alla
genesi dell’ischemia nella cardiomiopatia ipertrofica, in assenza di malattia delle
arterie coronarie epicardiche.
Dati di laboratorio
Prognosi
Terapia
inotropo negativo.
Eziologia Fisiopatologia
Cardiomiopatia dilatativa congestizia (acuta o Diffusa (tutte le
cronica) camere sono
interessate)
Ischemia miocardica cronica diffusa (malattia delle
arterie coronariche) Non diffusa (una o
più camere sono
Infezioni (acute o croniche): batteri, spirochete, risparmiate)
rickettsie, virus (anche HIV), funghi, protozoi, elminti
Neoplasie
Simmetrica
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
AVVELENAMENTI
AVVELENAMENTO DA IDROCARBURI
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Esami di laboratorio
Terapia
Ogni anno l’ingestione dei distillati del petrolio (p. es. benzina, kerosene, tinte
ecc.) e di idrocarburi alogenati (p. es. tetracloruro di carbonio, dicloruro di etilene)
è responsabile di oltre 25000 casi di avvelenamento nei bambini < 5 anni. La
morte è più spesso dovuta a una grave polmonite da ingestione accidentale.
L’abuso di idrocarburi alogenati inalanti, che si verifica tipicamente negli
adolescenti, può determinare arresto cardiaco.
Le più importanti proprietà fisiche dei derivati degli idrocarburi sono la viscosità
e la tensione superficiale, che determinano un alto rischio di aspirazione;
piccole quantità possono infatti diffondersi rapidamente in un’ampia superficie
polmonare. Più bassa è la viscosità, più alto è il rischio di aspirazione, in
associazione con certi additivi che determinano altri effetti tossici. L’olio minerale
sigillante (che si trova nei prodotti per lucidare i mobili) è il più dannoso tra gli
idrocaburi liquidi più viscosi per la sua capacità potenziale di produrre una
polmonite da aspirazione.
Nell’animale da esperimento, gli idrocarburi risultano essere almeno 140 volte più
tossici per l’apparato respiratorio che per l’apparato digerente. Se l’esperimento
fosse ripetuto nel bambino si verificherebbe il decesso per la presenza nello
stomaco di 350 ml di queste sostanze ma soltanto di 2,5 ml nel polmone.
Sintomi e segni
Nei casi più gravi possono comparire insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale e
fibrillazione ventricolare letale. Sono stati descritti danni a carico del rene e del
midollo osseo. Il decesso per polmonite di solito si verifica entro 24 h
dall’aspirazione. La guarigione clinica di una polmonite non complicata si ha in
1 sett, a meno che non sia dovuta all’aspirazione di olii minerali sigillanti, che
generalmente richiede 5-6 sett.
Esami di laboratorio
Terapia
Manuale Merck
METABOLISMO ACIDO-BASE
ACIDOSI METABOLICA
Sommario:
Eziologia e patogenesi
Sintomi, segni e diagnosi
Esami di laboratorio
Terapia
Eziologia e patogenesi
Gap anionico: il calcolo del gap anionico è spesso utile nella diagnosi
differenziale dell'acidosi metabolica (v. Tab. 12-9). Il gap anionico viene calcolato
sottraendo la somma delle concentrazioni del Cl e del HCO3- alla concentrazione
plasmatica del Na. Le proteine plasmatiche cariche negativamente sono
responsabili della maggior parte del gap anionico; le cariche degli altri cationi (K,
Ca e Mg) e anioni (PO4, solfato e anioni organici) plasmatici tendono a
bilanciarsi. Il range di normalità del gap anionico è di 12 ± 4 mEq/l. Tuttavia,
questo intervallo è basato sui range normali delle concentrazioni degli elettroliti
misurate con le metodiche utilizzate negli anni '70. La maggior parte dei
laboratori clinici utilizza adesso tecniche differenti; pertanto, il range di normalità
del gap anionico è diminuito e può variare da 5 a 11 mEq/l. Al momento della
valutazione del gap anionico, i medici devono tenere in considerazione i valori di
riferimento del proprio specifico laboratorio.
Quando un acido viene aggiunto al ECF, esso viene rapidamente tamponato dal
HCO3 secondo la seguente reazione:
+ H2O + A-
Esami di laboratorio
Terapia
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Bilancio interno del potassio
Bilancio esterno del potassio
Determinazione di laboratorio
Determinazione di laboratorio
Manuale Merck
DIABETE MELLITO
Sommario:
Introduzione
Classificazione e patogenesi
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
I pazienti con diabete mellito (DM) di tipo I, conosciuto anche come DM insulino-
dipendente (Insulin-Dependent Diabetes Mellitus, IDDM) o diabete giovanile,
possono andare incontro a chetoacidosi diabetica (Diabetic KetoAcidosis, DKA). I
pazienti con DM di tipo II, conosciuto anche come DM non insulino-dipendente
(Non-Insulin-Dependent DM, NIDDM), possono andare incontro a coma
iperglicemico-iperosmolare non chetosico (NonKetotic Hyperglycemic-
Hyperosmolar Coma, NKHHC). Le complicanze microvascolari tardive di comune
riscontro comprendono la retinopatia, la nefropatia e la neuropatia periferica e
autonomica. Le complicanze macrovascolari comprendono l'arteriopatia
aterosclerotica coronarica e periferica.
Classificazione e patogenesi
Circa l'80% dei pazienti con DM di tipo I è portatore di specifici fenotipi HLA
associati con la presenza nel siero di anticorpi diretti contro componenti
citoplasmatiche e componenti di superficie delle cellule insulari (anticorpi contro
la decarbossilasi dell'acido glutammico e contro l'insulina vengono ritrovati più o
meno nella stessa percentuale di casi).
che nella distruzione delle cellule b il ruolo principale sia svolto da meccanismi
immunitari cellulo-mediati. Gli anticorpi presenti al momento della diagnosi
solitamente diventano indosabili a distanza di alcuni anni. Essi potrebbero
costituire soprattutto una risposta al danno delle cellule b, ma alcuni sono
citotossici per queste cellule e possono contribuire alla loro distruzione. In alcuni
pazienti l'esordio clinico del DM di tipo I può avvenire a distanza di anni dall'inizio
inapparente del processo autoimmunitario sottostante. La ricerca di questi
anticorpi è stata inclusa in numerosi studi di prevenzione attualmente in corso.
Nelle popolazioni di razza bianca esiste una forte associazione tra il DM di tipo I
diagnosticato prima dei 30 anni di età e specifici fenotipi HLA-D (HLA-DR3, HLA-
DR4 e HLA-DR3/ HLA-DR4). Si ritiene che uno o più geni responsabili della
suscettibilità al DM di tipo I siano localizzati in prossimità o in corrispondenza del
locus HLA-D sul cromosoma 6. Specifici alleli HLA-DQ sembrano essere più
strettamente correlati, rispetto agli antigeni HLA-D, al rischio di sviluppare un DM
di tipo I o alla possibilità di risultare protetti nei suoi confronti e i dati suggeriscono
che la suscettibilità genetica al DM di tipo I è probabilmente poligenica. Solo dal
10 al 12% dei bambini con diagnosi recente di DM di tipo I ha un parente di primo
grado affetto dalla malattia e il tasso di concordanza per questa forma di diabete
nei gemelli monozigoti è _ 50%. Pertanto, in aggiunta alla predisposizione
genetica, fattori ambientali condizionano lo sviluppo del DM di tipo I. Tali fattori
potrebbero essere virus (rosolia congenita, parotite e virus coxsackie B possono
promuovere la distruzione autoimmunitaria delle cellule b) e l'allattamento con
latte vaccino invece che con latte materno durante l'infanzia (una specifica
sequenza dell'albumina presente nel latte vaccino può reagire in maniera
crociata con le proteine insulari). Nell'esposizione a essi potrebbero avere un
ruolo alcuni fattori geografici, dal momento che l'incidenza del DM di tipo I è
particolarmente elevata in Finlandia e in Sardegna.
L'iperglicemia può essere non solo una conseguenza,ma anche una causa di
ulteriore diminuzione della tolleranza al glucoso nel paziente diabetico (tossicità
da glucoso), perché essa diminuisce la sensibilità all'insulina e aumenta la
produzione epatica di glucoso. Appena il controllo metabolico del paziente
migliora, la dose di insulina o di ipoglicemizzanti viene solitamente diminuita.
del tessuto adiposo sottocutaneo. Essa è stata messa in relazione con alterazioni
genetiche del recettore insulinico.
Sintomi e segni
variabile fra i 3 e i 20 anni (mediana, 10 anni). L'albuminuria è quasi 2,5 volte più
elevata nei pazienti con DM di tipo I con PA diastolica > 90 mm Hg che in quelli
con PA diastolica < 70 mm Hg. Quindi, sia l'iperglicemia sia l'ipertensione
accelerano la progressione verso la nefropatia allo stadio terminale. La nefropatia
diabetica è solitamente asintomatica fino al momento in cui si sviluppa
un'insufficienza renale terminale, ma può essere causa di sindrome nefrosica.
L'albuminuria e la malattia renale possono essere prevenute o ritardate con il
captopril, un ACE-inibitore. Se il trattamento aggressivo dell'ipertensione
previene il deterioramento della funzione renale, gli ACE-inibitori hanno mostrato
di possedere vantaggi aggiuntivi rispetto alle altre classi di antiipertensivi. Essi
infatti prevengono la comparsa di proteinuria sia nei diabetici ipertesi sia nei non
ipertesi. Dati recenti suggeriscono che gli ACE-inibitori contribuiscano anche a
prevenire la retinopatia.
Le ulcere dei piedi e i problemi articolari sono cause importanti di morbilità nel
DM. La causa predisponente più importante è la polineuropatia diabetica: la
denervazione sensoriale compromette infatti la percezione dei traumi minori
provocati da cause banali come le scarpe che calzano male o i sassolini. Le
alterazioni della sensibilità propriocettiva conducono ad anomalie di distribuzione
del carico corporeo e talvolta allo sviluppo di un'artropatia di Charcot.
Diagnosi
Terapia
Poiché i diabetici hanno un aumento del rischio di insufficienza renale acuta, gli
esami radiologici che richiedono l'iniezione EV di mezzi di contrasto devono
essere eseguiti soltanto in caso di assoluta necessità e solo quando il paziente è
ben idratato.
I pazienti affetti da DM di tipo I devono essere istruiti sull'esecuzione dei test per
i corpi chetonici urinari con le striscie reattive disponibili in commercio e si
deve raccomandare loro di determinare i corpi chetonici urinari ogni volta che
manifestano sintomi di raffreddore, influenza o altre malattie intercorrenti,
nausea, vomito, dolori addominali o poliuria, oppure se riscontrano un livello di
glicemia inaspettatamente alto durante una delle autodeterminazioni. Il dosaggio
dei corpi chetonici in tutti i campioni di urina è raccomandato nei pazienti con DM
di tipo I che mostrano fluttuazioni notevoli, repentine e durature del loro grado di
iperglicemia.
impiegate sono elencati nella Tab. 13-3; questi dati vanno utilizzati solo come
riferimento approssimativo, poiché esiste una considerevole variabilità tra un
individuo e l'altro e anche con dosi differenti della stessa preparazione nello
stesso paziente. Il fattore decisivo che determina l'inizio e la durata di azione di
una preparazione insulinica è il tasso di assorbimento dell'insulina dalla sede di
iniezione.
Inizio della terapia insulinica negli adulti: nel DCCT, ai pazienti con DM di
tipo I è stata somministrata una dose totale media di circa 40 U di insulina al
giorno. Poiché i pazienti con DM di tipo II sono insulino-resistenti, essi
necessitano di una dose di insulina superiore. Quindi, coloro che sono
gravemente iperglicemici e obesi devono partire da una dose di circa 40 U di
insulina al giorno. La dose giornaliera totale iniziale può essere frazionata in
modo che la metà venga somministrata prima di colazione, 1/4 prima di cena e
1/4 prima di coricarsi. A causa della marcata resistenza all'insulina, i pazienti con
DM di tipo II possono richiedere dosi due volte maggiori e spesso anche
superiori. Dopo che è stata scelta la dose iniziale, vengono regolati le quantità, i
tipi di insulina e i tempi di somministrazione sulla base delle determinazioni della
glicemia. La dose viene regolata in modo da mantenere il glucoso plasmatico
preprandiale tra gli 80 e i 150 mg/dl (tra le 4,44 e le 8,33 mmol/l). Gli aumenti del
dosaggio dell'insulina vengono in genere contenuti entro il 10% per volta e prima
di stabilire qualunque aumento ulteriore ne vengono valutati gli effetti per circa
3 gg. Modificazioni più rapide dell'insulina regolare sono indicate qualora esista il
rischio incombente di un'ipoglicemia.
Inizio della terapia insulinica nei bambini: i bambini che si presentano in uno
stadio precoce di DM di tipo I con iperglicemia moderata ma senza chetonuria o
acidosi possono cominciare con una singola iniezione sottocutanea giornaliera di
0,3-0,5 U/kg di sola insulina ad azione intermedia. Nei bambini che si presentano
con iperglicemia e chetonuria ma che non sono acidotici o disidratati si può
cominciare con 0,5-0,7 U/kg di insulina ad azione intermedia e aggiungere in
seguito iniezioni sottocutanee di 0,1 U/kg di insulina regolare a intervalli di 4-6 h.
Le dosi di insulina sono regolate di solito in modo da mantenere i livelli plasmatici
preprandiali di glucoso tra gli 80 e i 150 mg/dl (tra le 4,44 e le 8,33 mmol/l) o
2. Insulina miscelata prima di colazione. Essa viene spesso realizzata con una
miscela costituita da circa il 30% di insulina ad azione rapida e il 70% di insulina
ad azione intermedia. La maggior parte dei diabetici necessita di circa la metà
della dose insulinica giornaliera prima di colazione.
Le reazioni allergiche locali nella sede delle iniezioni di insulina sono meno
frequenti con le insuline purificate suine e umane. Queste reazioni possono
produrre dolore e bruciore immediati, seguiti dopo qualche ora da eritema, prurito
e indurimento locale, quest'ultimo talvolta perdurante per giorni. La maggior parte
delle reazioni regredisce spontaneamente dopo alcune settimane di iniezioni
continuate di insulina e non richiede un trattamento specifico, sebbene qualche
volta vengano usati gli antiistaminici.
Reazioni allergiche e altri effetti collaterali (p. es., l'ittero colestatico) sono
relativamente rari. L'acetoesamide può essere utilizzata nei pazienti che sono
allergici alle altre sulfaniluree. La clorpropamide e l'acetoesamide non devono
essere utilizzate nei pazienti con compromissione della funzione renale. In
aggiunta, la clorpropamide non va utilizzata nei pazienti anziani, perché può
potenziare l'azione dell'ormone antidiuretico causando spesso iponatriemia e
deterioramento dello stato mentale, che in un anziano frequentemente può non
essere riconosciuto come un effetto farmaco-indotto.
Nei pazienti obesi con DM di tipo II, gli obiettivi del trattamento dietetico sono la
riduzione del peso corporeo e il controllo dell'iperglicemia. La dieta deve
soddisfare il fabbisogno proteico minimo quotidiano del paziente (0,9 g/kg) ed
essere concepita in modo da indurre una perdita di peso graduale e costante
(circa 1 kg/sett.) finché non venga raggiunto e mantenuto il peso ideale. Un
dietologo può aiutare a sviluppare un programma di alimentazione che il paziente
poi seguirà autonomamente. L'aumento dell'attività fisica nel soggetto obeso
sedentario affetto da DM di tipo II è di grande valore e con il tempo può ridurre il
grado di resistenza all'insulina. I diabetici ipertesi devono essere trattati con ACE-
inibitori, i quali si sono dimostrati più protettivi contro la malattia coronarica
rispetto ai calcioantagonisti.
soluzione fisiologica o acqua alla velocità di 1 l (50 g di glucoso) ogni 6-8 h. Dopo
l'intervento, vengono misurate la glicemia e la chetonemia. A meno che non sia
indicata una modificazione del dosaggio, la dose preoperatoria di insulina viene
ripetuta quando il paziente si è risvegliato dall'anestesia e si prosegue l'infusione
di glucoso. La glicemia e i corpi chetonici plasmatici vengono controllati a
intervalli di 2-4 h e q 4-6 h viene somministrata insulina regolare in quantità
sufficiente a mantenere i livelli plasmatici di glucoso tra 100 e 250 mg/dl (tra 5,55
e 13,88 mmol/l). Questo trattamento viene proseguito finché il paziente può
passare all'alimentazione orale e a uno schema posologico insulinico a 1 o 2 dosi.
L'insulina non è necessaria per i pazienti diabetici che hanno mantenuto una
glicemia soddisfacente con la sola dieta o con l'aggiunta di una sulfanilurea prima
dell'intervento. Le sulfaniluree devono essere sospese da 2 a 4 giorni prima
dell'intervento e i livelli plasmatici di glucoso devono essere misurati prima e
dopo l'operazione e q 6 h nel corso della successiva terapia infusionale EV.
Manuale Merck
DIABETE MELLITO
Sommario:
Introduzione
Trattamento
Complicanze
Travaglio e parto
Cura post-partum
Trattamento
Un buon controllo del diabete, al momento del concepimento e nel corso della
gravidanza, è molto importante per evitare problemi alla madre e al feto. La
maggior parte dei centri antidiabetici adotta un approccio di équipe che combina
le competenze di medici, infermieri, nutrizionisti e assistenti sociali. I centri
La Tab. 251-1 è una semplice guida per il trattamento delle donne gravide affette
da diabete di tipo I (diabete mellito insulino-dipendente), di tipo II (diabete mellito
non insulino-dipendente) e da diabete gestazionale. Durante la gravidanza,
l’insulina è sempre necessaria per la paziente affetta da un diabete di tipo II. I
dettagli della terapia variano tra i centri e il trattamento delle pazienti va
individualizzato.
Complicanze
Non ci sono dati che indichino che la nefropatia peggiori a causa della
gravidanza e le complicanze renali in tale periodo sono rare. Le donne affette da
insufficienza renale cronica e che si sottopongono a emodialisi, raramente hanno
gravidanze che si concludono con successo, ma alcuni neonati sono
sopravvissuti. Una donna su 50 sottoposte a trapianto renale rimane gravida.
L’ipertensione indotta dalla gravidanza si verifica nel 25% di queste gravidanze,
così come sono di comune riscontro anche altre complicanze. L’incidenza dei
parti pre-termine è correlata alla funzionalità renale della madre e al tempo
trascorso dal trapianto; i neonati di peso normale alla nascita, partoriti a termine,
hanno la migliore prognosi, quando l’intervallo è 2 anni dal trapianto.
durante l’embriogenesi (le prime 8 sett.). Per le donne con un diabete di tipo II,
l’uso di farmaci ipoglicemizzanti orali nel 1o trimestre è stato associato a
malformazioni cardiache, delle orecchie e all’anomalia VATER (Vertebrale,
Anale, TracheoEsofagea, Renale). Nelle gravidanze complicate da un diabete di
tipo I o II, la causa principale di mortalità neonatale è data dalle malformazioni
congenite incompatibili con la vita. Quindi, deve essere misurata la
concentrazione sierica materna di α-fetoproteine tra la 16a e la 18a sett. di
gestazione e deve essere eseguita una valutazione ecografica completa tra la
18a e la 22a sett.; se il livello sierico materno è anormale, deve essere misurato il
livello delle α-fetoproteine nel liquido amniotico. Le alterazioni dei livelli sierici
materni o del liquido amniotico, come le alterazioni dell’esame ecografico, sono
suggestive di anomalie del tubo neurale o di altri difetti di sviluppo.
Un’ecocardiografia fetale deve essere eseguita se il valore dell’Hb A1c è
anormalmente elevato alla prima visita prenatale o durante il 1o trimestre.
Travaglio e parto
Per la maggior parte delle donne con diabete gestazionale, il travaglio inizia
spontaneamente a termine e il parto avviene per via vaginale. Se queste
gravidanze continuano oltre il termine (42a sett.), il feto è a rischio di morte
intrauterina e, quindi, deve essere indotto il travaglio. Molti ostetrici suggeriscono
l’induzione alla 40a sett. Anche quando i livelli di glicemia materni sono stati più o
meno normali durante la gravidanza, c’è il rischio di una macrosomia. Quindi, il
parto cesareo può essere necessario nei casi di complicanze del travaglio o di
sproporzione cefalopelvica o per evitare la distocia di spalla e i traumi al neonato
e al canale del parto.
L’ostetrico deve valutare lo stato di benessere fetale alla 32a sett. monitorando la
frequenza cardiaca fetale (con il non stress test) e il profilo biofisico. La paziente
inoltre, deve essere istruita a contare i movimenti fetali per 30 minuti consecutivi,
ogni giorno; una riduzione improvvisa deve essere riferita immediatamente
all’ostetrico. Il non stress test può essere iniziato in un’epoca gestazionale più
precoce nelle donne affette da complicanze quali l’ipertensione, l’idramnios, la
rottura prematura delle membrane, il ritardo di crescita intrauterino, il travaglio
prematuro, l’infezione o i difetti di sviluppo. La maggior parte dei diabetologi e dei
perinatologi non misura i livelli materni, sierici o urinari, di estriolo, perché questi
costosi test non sono i più utili né i più pratici per la valutazione del benessere
fetale. L’amniocentesi non è eseguita di routine per accertare la maturità
polmonare fetale nelle donne il cui il diabete è ben controllato e che abbiano dei
criteri di datazione ben documentati; tuttavia, è spesso necessaria nelle donne
con complicanze ostetriche, cure prenatali inadeguate o scarso controllo del
diabete.
> 110 mg/dl (> 6,1 mmol/l), 10 U di insulina amorfa sono aggiunte ai 1000 ml
della infusione EV; la velocità di infusione è mantenuta costante. Per il travaglio
spontaneo, viene seguita la stessa procedura. La richiesta di insulina è inferiore
se la paziente ha assunto insulina ad azione intermedia nelle precedenti 12 h. Le
pazienti con febbre, infezioni o altre complicanze richiedono dosi maggiori, così
come le pazienti obese affette da un diabete di tipo II che hanno avuto bisogno di
> 100 U di insulina/die prima del parto.
Cura post-partum
Manuale Merck
CURE PRENATALI
Idealmente, la prima visita prenatale deve essere fatta prima del concepimento,
per permettere al medico di identificare eventuali malattie; di mettere in guardia la
paziente contro l’uso di tabacco, droghe, alcolici e altre sostanze; di verificare le
sue buone condizioni fisiche. Devono essere chiarite le misure igieniche di vita
come la dieta corretta, l’esercizio fisico e l’intervallo adeguato tra una gravidanza
e l’altra e, se necessario, la paziente deve essere indirizzata in strutture
specialistiche adeguate. I rischi dell’esposizione agli escrementi del gatto (che
può causare la toxoplasmosi), ai bagni caldi, alla rosolia, al fumo passivo e ai
vapori delle vernici devono essere considerati. Ogni problema sociale o medico
che viene evidenziato deve essere specificatamente trattato. Tutte le donne
gravide devono essere visitate tra la 6a e l’8a sett. di gravidanza (cioè, quando la
mestruazione è in ritardo di 2-4 sett.), in modo da determinare precocemente
l’epoca gestazionale e da definire con maggiore accuratezza la data del parto.
Le metodiche per la diagnosi intrauterina delle anomalie fetali strutturali (p. es.,
anencefalia, idrocefalia, spina bifida, mielomenigocele, difetti cardiaci congeniti,
ostruzioni intestinali e dell’apparato urinario, policistosi renale) stanno
rapidamente migliorando (v. Cap. 247). L’ecografia in tempo reale permette
l’osservazione diretta dei movimenti fetali e cardiaci.
Le visite di controllo devono essere eseguite a intervalli di 4 sett. fino alla 32a,
ogni 2 sett. fino alla 36a e quindi ogni settimana fino al momento del parto. Ad
ogni visita sono misurati il peso e la PA della paziente e la grandezza e il profilo
dell’utero, per vedere se l’accrescimento corrisponde all’epoca gestazionale. Il
battito cardiaco fetale può essere ascoltato già dalla 10a-12a sett. con il Doppler.
A partire dalla 18a sett. lo si può ascoltare con uno stetoscopio appositamente
progettato (DeLee-Hillis) e registrarlo nel corso di ogni controllo. Le caviglie della
paziente devono essere esaminate per rilevare eventuali edemi. Le urine sono
esaminate per la presenza di albumina e di glucoso ad ogni visita e l’Htc è
misurato ogni trimestre. Le gestanti ad alto rischio di gonorrea o di infezioni da
chlamydia devono ripetere uno striscio per esame colturale alla 36a sett.
Un’accurata datazione del parto deve essere stabilita il prima possibile nel corso
della gravidanza. Nelle gravidanze normali, la datazione può essere
accuratamente determinata dalla combinazione dell’esame pelvico eseguito
precocemente nel 1o trimestre, l’ecografia eseguita nel 1o o all’inizio del 2o
trimestre e l’auscultazione settimanale del battito cardiaco fino alla 18a sett.;
questi esami devono essere eseguiti in tutte le gravidanze. Nelle fasi finali della
gravidanza, tutte le decisioni riguardanti la ripetizione di un taglio cesareo, la
rottura prematura delle membrane o il travaglio pre-termine, possono essere
prese con sicurezza sulla base di questi dati.
Le donne con una storia di neonati di peso elevato o di aborti inspiegati, di una
persistente glicosuria o con un’importante storia familiare di diabete devono
essere valutate per la presenza di un anormale metabolismo dei carboidrati nel
1o trimestre o all’inizio del 2o trimestre. Tutte le pazienti devono essere state
studiate entro la 28a sett. La paziente assume 50 g di glucoso disciolto in acqua
naturale o effervescente a un orario qualunque (senza digiuno) e la glicemia
viene determinata un’ora più tardi. Le pazienti che hanno una glicemia 135 mg/dl
(7,5 mmol/l), devono eseguire un test da carico standard con una dose di glucoso
di 100 g e la misurazione dei livelli glicemici nelle 3 h successive.
L’aumento del peso nel corso della gravidanza deve essere, per una donna di
taglia media, di circa 11,2-13,5 kg o di 0,9-1,4 kg per mese di gravidanza. Un
aumento > 13,5-15,8 kg è eccessivo e indica un accumulo di grasso nella madre
e nel feto. La paziente deve essere messa in guardia circa il fatto che controllare
il peso nelle fasi più avanzate della gravidanza è più difficile e che non si deve
aumentare della maggior parte del peso consentito durante i primi mesi.
Comunque, il mancato accrescimento ponderale costituisce un segno negativo,
specialmente se è < 4,5 kg. Infatti, un certo aumento ponderale è essenziale per
un corretto sviluppo fetale e il mantenimento di un regime dietetico durante la
gravidanza non è raccomandato, neanche per le pazienti molto obese, perché
riduce l’apporto nutrizionale al feto. La ritenzione di liquidi, dovuta alla stasi a
livello degli arti inferiori causa, occasionalmente, un aumento ponderale, ma può
venire eliminata facendo giacere la paziente su di un fianco (preferibilmente
quello sinistro) per 30-45 minuti tid o qid, favorendo la diuresi.
Si devono aggiungere circa 250 kcal al giorno alla dieta giornaliera della
paziente, per provvedere adeguatamente alla nutrizione del feto. La maggior
parte di queste calorie deve essere fornita dalle proteine, ma il valore di una dieta
nutriente e ben bilanciata (che includa frutta e verdure fresche) deve essere
enfatizzato durante tutta la gravidanza. Sebbene il feto abbia fisiologicamente la
precedenza nella scelta delle sostanze nutritive, la scelta deve interessare le
sostanze che vale la pena di assumere. Si deve incoraggiare il consumo di
cereali ad alto contenuto di fibre e poveri di zuccheri. Il sale (preferibilmente
iodato) può essere usato con moderazione, ma i cibi eccessivamente salati o che
siano addizionati con conservanti devono essere evitati.
Le normali attività e gli abituali esercizi fisici possono essere continuati nel
corso di tutta la gravidanza. Il nuoto e gli altri sport non molto faticosi sono
consentiti. Una donna gravida può cavalcare o praticare altre attività simili, se è
abituata e cauta. Il desiderio sessuale può aumentare o diminuire durante la
gravidanza. I rapporti sessuali sono consentiti durante tutta la gravidanza, ma
devono essere proibiti se la donna presenta dei sanguinamenti vaginali, dolore o
una perdita di liquido amniotico o, in particolare, se si verificano delle contrazioni
uterine. Diverse donne gravide sono decedute per embolia gassosa provocata
dall’insufflazione di aria all’interno della vagina, in corso di cunnilinguo.
Infine, i segni dell’inizio del travaglio devono essere passati in rassegna con la
paziente. Il segno principale è l’insorgenza di dolori lombari o di contrazioni ai
quadranti inferiori dell’addome, che si ripetono a intervalli regolari. Una multipara
con una storia di travagli rapidi deve avvertire il medico appena pensa che stia
iniziando il travaglio. Dopo la 36a sett. di gravidanza, molti medici preferiscono
visitare la paziente per via vaginale per cercare di fare previsioni sull’inizio del
travaglio. Tuttavia, la visita vaginale eseguita alla fine della gravidanza è stata
associata alle infezioni intrauterine e alla rottura prematura delle membrane.
Manuale Merck
TEST PRETRASFUSIONALI
Sommario:
Introduzione
TEST DI COMPATIBILITÀ
TEST ABBREVIATI
TEST DI COMPATIBILITÀ
Il test antiglobulinico indiretto (il test di Coombs indiretto) è il metodo usato per
lo screening di anticorpi irregolari anti GR. I GR del test sono aggiunti al siero del
paziente, incubati, lavati, testati con globulina antiumana e osservati al fine di
rilevare agglutinazione. Questo esame può essere positivo in presenza di un
anticorpo di gruppo sanguigno irregolare o quando l’anticorpo libero (non legato
ai GR) è presente nelle anemie emolitiche autoimmuni (v. Cap. 127). Una volta
che un anticorpo è stato rivelato, viene determinata la sua specificità. La
conoscenza della specificità dell’anticorpo aiuta a determinare il significato
clinico, a scegliere il sangue compatibile e a trattare la MEN.
TEST ABBREVIATI
file:///F|/sito/merck/tabelle/12902.html02/09/2004 2.06.22
Patologia del neonato e del lattante
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
file:///F|/sito/merck/sez19/2602280a.html02/09/2004 2.06.23
Manuale Merck - Tabella
Anossia
Iperbilirubinemia neonatale
file:///F|/sito/merck/tabelle/25601.html02/09/2004 2.06.23
Gravidanza fisiologica, travaglio e parto
Manuale Merck
FARMACI IN GRAVIDANZA
L’effetto di un farmaco sul feto è determinato in gran parte dall’età del feto, dalla
potenza e dal dosaggio del farmaco. Le sostanze somministrate prima del 20o
giorno dal concepimento possono agire secondo la legge del tutto o nulla, cioè o
provocando la morte dell’embrione o non danneggiandolo affatto. La teratogenesi
è improbabile durante questa fase. Il periodo dell’organogenesi (tra la 3a e l’8a
sett.) è critico per gli effetti teratogeni. In questa fase, i farmaci che raggiungono
l’embrione possono non determinare effetti rilevabili, possono provocare l’aborto,
un importante difetto anatomico subletale (vero effetto teratogenico) o un difetto
permanente di natura metabolica o funzionale che si può evidenziare in un’epoca
successiva (embriopatia latente). I farmaci somministrati dopo la fase
dell’organogenesi (cioè nel secondo e terzo trimestre) difficilmente hanno un
effetto teratogeno, ma possono alterare lo sviluppo e le funzioni degli organi e dei
tessuti fetali normalmente formati.
Le classi dei farmaci o dei farmaci specifici possono avere degli effetti avversi sul
feto.
gravida, PO, 1 mese prima del parto o IM al neonato dopo la nascita. Tuttavia,
poiché si possono verificare delle complicanze dovute alle convulsioni frequenti
durante la gravidanza, la donna gravida affetta da epilessia deve essere trattata
con fenitoina, carbamazepina o fenobarbitale, usando la più bassa dose efficace
e controllandola strettamente. Assunto durante la gravidanza, il fenobarbitale può
ridurre l’ittero fisiologico del neonato, forse a causa dell’induzione degli enzimi di
coniugazione nel fegato neonatale.
Vaccini: i vaccini con virus vivi devono essere evitati nelle donne che sono, o si
pensa, siano gravide. La somministrazione del vaccino per la rosolia può causare
un’infezione placentare e fetale. Le vaccinazioni per il colera, l’epatite A e B, il
morbillo, la parotite, l’influenza, la peste, la poliomielite, la rabbia, il tetano-
difterite, il tifo, la varicella e la febbre gialla possono essere effettuate in
gravidanza, se esiste un ragionevole rischio di infezione.
Farmaci per la tiroide: lo iodio radioattivo (131I), somministrato per trattare una
patologia tiroidea, può attraversare la placenta e distruggere la tiroide fetale o
provocare un ipotiroidismo grave. Anche la triiodotironina, il propiltiouracile e il
metimazolo attraversano la placenta e possono causare un gozzo fetale. La
soluzione saturata di ioduro di potassio, spesso usata per prevenire il rilascio di
ormone tiroideo dalla ghiandola tiroide, quando l’ipertiroidismo è clinicamente
grave, deve essere utilizzata con grande cautela. È stato visto che attraversa la
placenta e causa un grosso gozzo nel feto, che determina un’ostruzione
respiratoria nel neonato. Il metimazolo può causare dei difetti dello scalpo
(aplasia della cute) nei neonati. Pertanto, il farmaco di scelta nel trattamento
dell’ipertiroidismo in gravidanza è il propiltiouracile.
Altri farmaci psicoattivi: non ci sono dati conclusivi sull’associazione tra l’uso
degli antidepressivi triciclici e le malformazioni congenite. Vi sono osservazioni
isolate secondo le quali i bambini nati da madri che hanno ricevuto dei triciclici
poco prima del parto, possono avere tachicardia, insufficienza respiratoria e
ritenzione urinaria. Anche il carbonato di litio, somministrato nel 1o trimestre, è
stato associato a malformazioni congenite fino al 19% dei feti. Le più comuni
erano le malformazioni cardiovascolari, compresa l’anomalia di Ebstein. Sono
stati riportati anche gli effetti perinatali del litio; essi includono la letargia,
l’ipotonia, le difficoltà di alimentazione, l’ipotiroidismo, il gozzo e il diabete insipido
nefrogeno nel neonato.
Altri farmaci prescritti: la talidomide, introdotta nel 1956 come un farmaco per
l’influenza e come un sedativo, è attualmente usato per trattare la lebbra. Nel
1962, fu scoperto che la talidomide, assunta dalle donne gravide durante
l’organogenesi, era responsabile di embriopatie, incluse la riduzione bilaterale
degli arti (p. es., l’amelia, la focomelia, l’ipoplasia) e le malformazioni GI e
cardiovascolari.
L’uso per via orale e per via topica dell’acyclovir durante la gravidanza sembra
essere sicuro.
Droghe di uso comune e illegali: gli effetti del fumo di sigaretta e dell’uso
dell’alcol, della cocaina e della marijuana durante la gravidanza sono trattati nel
Cap. 250 (v. anche Cap. 195 e 260). L’incidenza dell’uso dell’amfetamina è
elevata nelle madri di bambini con difetti cardiaci congeniti, indicando una
possibile associazione teratogena.
Caffeina: vari studi indicano che bere più di 7-8 caffé al giorno si associa a
un’aumentata incidenza di morte intrauterina, di parti pre-termine, di neonati con
basso peso alla nascita e di aborti spontanei. Questi studi, tuttavia, non hanno
tenuto conto dell’uso del tabacco e dell’alcol. Uno studio controllato su donne
gravide che assumevano piccole quantità di caffeina (circa 1 tazza di caffè) non
ha evidenziato un effetto teratogeno. Non è chiaro, quindi, se l’assunzione di forti
dosi di caffeina si associ o meno a un’aumentata incidenza di complicanze
perinatali. Le bevande decaffeinate presentano, teoricamente, un modesto
rischio per il feto.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Impianto
Placentazione
Embriologia
Impianto
Placentazione
Embriologia
Manuale Merck
ERITROBLASTOSI FETALE
Sommario:
Eziologia e fisiopatologia
Prevenzione e terapia
Eziologia e fisiopatologia
Prevenzione e terapia
Se i livelli di bilirubina nel liquido amniotico sono normali, si può permettere che
la gravidanza arrivi al termine con un parto spontaneo. Se invece sono alti,
indicando il pericolo di una morte intrauterina, il feto può essere sottoposto a
delle trasfusioni intrauterine, a intervalli di 10 gg-2 sett., generalmente fino alla
32a-34a sett. di gestazione, momento in cui si deve espletare il parto. Le
trasfusioni intrauterine si eseguono inserendo un ago attraverso la parete
dell’addome materno e dell’utero e la parete addominale del feto, all’interno della
cavità addominale fetale. I GR contenuti nel sangue trasfuso nella cavità
addominale del feto sono assorbiti nella circolazione fetale. Spesso, sono utili il
prelievo di sangue o la trasfusione per puntura percutanea del cordone
ombelicale. Queste procedure devono essere eseguite in una struttura attrezzata
per seguire le gravidanze ad alto rischio.
Il parto deve essere il meno traumatico possibile. La placenta non deve essere
rimossa manualmente per evitare l’immissione forzata di cellule fetali nella
circolazione materna. Un neonato affetto da eritroblastosi deve essere
immediatamente affidato a un pediatra preparato a eseguire
un’exsanguinotrasfusione immediata, se questa è necessaria (v. Anemia
emolitica del neonato nel Cap. 260).
file:///F|/sito/merck/tabelle/25202.html02/09/2004 2.06.26
Patologia del neonato e del lattante
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
PROBLEMI EMATOLOGICI
Sommario:
Incompatibilità Rhesus
Sintomi e segni
Diagnosi e profilassi
Terapia
Incompatibilità Rhesus
Sintomi e segni
Diagnosi e profilassi
Terapia
Prima della nascita: è possibile, nei feti gravemente colpiti, estrarre mediante
cordocentesi in utero un campione di sangue fetale (per l’analisi dell’Htc, del
gruppo sanguigno e per un test di Coombs diretto) e praticare trasfusioni di GR
concentrati. Questi possono inoltre essere somministrati mediante trasfusione
intraperitoneale di GR di gruppo O Rh negativo, che devono essere prima
irradiati per eliminare i linfociti che, in caso contrario, potrebbero provocare una
graft- versus-host disease (reazione del trapianto contro l’ospite). Queste
pratiche vengono effettuate sotto controllo ecografico nelle Unità di Terapia
Intensiva perinatale.
Gli esami di laboratorio sono simili a quelli richiesti per l’incompatibilità Rh. Il test
di Coombs diretto è di solito debolmente positivo, ma può a volte essere
negativo, cosa che non esclude una incompatibilità ABO se sono presenti gli altri
criteri diagnostici. Di solito gli anticorpi anti-A o anti-B possono essere identificati
nel sangue del bambino (mediante test di Coombs indiretto positivo) o dopo
eluzione anticorpale dai GR del bambino. Inoltre, la presenza di molti
microsferociti e una reticolocitosi nel sangue del bambino suggeriscono
l’incompatibilità ABO. La sorveglianza e il trattamento sono uguali a quelli attuati
in caso di incompatibilità Rh.
Nei bambini nati con sferocitosi congenita l’emolisi spesso causa una significativa
iperbilirubinemia e a volte anemia. Nei neonati, di solito, non si ritrova una
splenomegalia importante. Gli sferociti si mettono in evidenza con lo striscio
ematico e si ha un’aumentata fragilità dei GR. Questa alterazione può essere
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
file:///F|/sito/merck/sez19/2602305c.html02/09/2004 2.06.28
Anemie
Manuale Merck
127. ANEMIE
Sommario:
Introduzione
Patogenesi
Sintomi e segni
Esami di laboratorio
Diagnosi
Terapia
Alla fine della vita media normale dei GR (circa 120 gg), i GR vengono rimossi
dalle cellule del sistema di fagocitosi mononucleare, soprattutto nella milza, dove
avviene il catabolismo dell’Hb. La caratteristica fondamentale dell’emolisi è la
riduzione della vita media del GR; si ha anemia emolitica quando la produzione
midollare non riesce più a compensare la ridotta sopravvivenza dei GR.
Patogenesi
Sintomi e segni
Esami di laboratorio
Diagnosi
Terapia
Manuale Merck
127. ANEMIE
Sommario:
L’analisi del citoscheletro della membrana dei GR mostra che la maggior parte
delle alterazioni strutturali ereditarie o acquisite, deriva da modificazioni derivanti
dalle proteine di membrana. Gli studi di queste proteine del citoscheletro (α- e β-
spectrina, proteina 4,1, F-actina, ankirina) hanno evidenziato in queste anemie
emolitiche anomalie quantitative e funzionali. I casi congeniti spesso presentano
una familiarità. Tuttavia il meccanismo per il quale queste alterazioni delle
proteine strutturali determinano l’emolisi è sconosciuto.
Eziologia e patogenesi
Sintomi e segni
Gli aspetti clinici nell’ellissocitosi ereditaria sono simili a quelli presenti nella
sferocitosi ereditaria ma tendono a essere più modesti.
Esami di laboratorio
Prognosi e terapia
Manuale Merck
14. LE PORFIRIE
PROTOPORFIRIA ERITROPOIETICA
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia e prognosi
Sintomi e segni
I sintomi generalmente hanno un esordio precoce nel corso della vita. Subito
dopo l'esposizione alla luce solare (talvolta dopo pochi minuti) si sviluppano
dolore urente, prurito, eritema e un gonfiore che può somigliare all'angioedema.
Questa sintomatologia non è caratteristica di altre porfirie. Con l'esposizione
frequente al sole, possono verificarsi indurimento e ispessimento della cute del
dorso delle mani, lievi cicatrici e alterazioni delle unghie, ma vesciche e cicatrici
profonde non sono usuali. Poiché i disturbi soggettivi sono maggiori del danno
cutaneo obiettivo, la malattia può non essere riconosciuta anche in pazienti con
sintomi gravi. I pazienti possono sviluppare calcoli della colecisti contenenti
protoporfirina, conseguenza dell'elevata concentrazione di protoporfirina nella
bile.
La malattia può presentarsi anche con un'inspiegata, lieve alterazione delle prove
di funzionalità epatica. L'epatopatia cronica, sebbene infrequente, può essere
grave. L'insufficienza epatica si verifica di rado, ma può progredire rapidamente.
La disfunzione epatica progressiva nella EPP è associata con l'aumento della
concentrazione di protoporfirina nel fegato, nel plasma e negli eritrociti, e con il
peggioramento della fotosensibilità. Il danno epatico può essere in parte dovuto
agli effetti tossici e colestatici dei grandi quantitativi di protoporfirina presenti nel
fegato. Se è presente anche una patologia epatica concomitante, l'insufficienza
epatica può essere reversibile. Altrimenti, il trattamento è generalmente inefficace
e può divenire necessario il trapianto di fegato. Nelle forme avanzate
dell'epatopatia da protoporfiria sono state osservate lesioni gravi da
fotosensibilità simili a ustioni (specialmente dopo esposizione alle luci delle sale
operatorie) e perfino una neuropatia motoria.
Diagnosi
Terapia e prognosi
Diversamente dalle porfirie epatiche, il decorso della EPP è costante nel tempo e
si osservano scarse variazioni dei livelli di protoporfirina nel plasma e negli
eritrociti, salvo quando si sviluppano complicanze epatiche. Il trattamento
dell'insufficienza epatica da protoporfirina è complesso e può richiedere il
trapianto di fegato.
Categoria Descrizione
A Studi controllati nell’uomo hanno dimostrato
che non ci sono rischi; questi farmaci sono i
più sicuri
B Studi su animali dimostrano che non ci sono
rischi per il feto, ma non ci sono studi
controllati nell’uomo, o gli studi su animali
hanno dimostrato un rischio per il feto, ma
studi ben controllati nell’uomo non lo hanno
confermato
C Esiste l’evidenza nell’uomo di un rischio per
il feto, ma i benefici possono essere superiori
al rischio in certe situazioni (p.es., condizioni
pericolose per la vita o malattie gravi per le
quali non possono essere usati farmaci più
sicuri o altrettanto efficaci)
D Non sono stati eseguiti degli studi adeguati
negli animali o nell’uomo, o sono stati
dimostrati degli effetti collaterali sul feto negli
animali, ma non sono disponibili dei dati
nell’uomo
X I rischi per il feto superano qualunque
possibile beneficio
file:///F|/sito/merck/tabelle/24901.html02/09/2004 2.06.31
Uso e dipendenza da sostanze
Manuale Merck
DIPENDENZA DA OPPIACEI
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Complicanze
Terapia
Sintomi e segni
Complicanze
Terapia
polmonare grave, che può causare la morte per ipossia, abitualmente non
risponde al naloxone e non é chiara la sua relazione con l’overdose.
Molti pazienti in sindrome da astinenza hanno altri problemi medici che devono
essere diagnosticati e trattati. I tossicodipendenti da oppiacei possono presentare
dipendenze multiple e, sebbene sia teoricamente possibile fornire adeguati
trattamenti di svezzamento per ciascuna sostanza, ciò non è necessario.
L’idea della comunità terapeutica, introdotta dal Daytop Village e dalla Phoenix
House, implica un trattamento non farmacologico attuato in centri residenziali
pubblici, ove i consumatori di droga ricevono un addestramento, un’educazione e
un reindirizzo che li aiuta a ricostruirsi una vita. La permanenza è relativamente
lunga (di solito 15 mesi). Queste comunità hanno aiutato e persino trasformato
alcune persone. Tuttavia, i tassi iniziali di abbandono sono estremamente alti.
Sono ancora senza risposta le domande su quanto funzionino queste comunità,
su quanto largamente possano essere utilizzate e su quanti fondi la società dovrà
investirvi.
L’epidemia di AIDS ha fatto nascere il movimento per la riduzione del danno, che
cerca di offrire dei servizi che riducano i danni dell’uso di sostanze senza
richiederne la sospensione. Per esempio, fornire aghi e siringhe pulite ai
consumatori EV riduce la diffusione dell’HIV. Nonostante queste evidenze, i fondi
federali degli Stati Uniti non possono essere usati per istituire una fornitura di
aghi o siringhe ai consumatori EV. Altri tipi di approcci alla riduzione del danno,
tra cui l’accesso facilitato al metadone, le strategie di mantenimento alternative e
l’attenuazione delle restrizioni alle prescrizioni di sostanze psicoattive sono più
diffuse in Europa che negli USA, dove i programmi considerati come un appoggio
al comportamento di consumo di sostanze trovano delle resistenze.
Manuale Merck
IPEREMESI GRAVIDICA
Sommario:
Introduzione
Terapia
Terapia
se necessario).
II* La paziente deve essere Individualizzare la dose e il tipo Il trattamento è lo stesso del
incoraggiata a perdere di insulina. Nelle pazienti obese, tipo I.
peso, se obesa prescrivere insulina regolare
(BMI>27). prima di ogni pasto. Nelle
pazienti di peso normale,
L‘iperglicemia deve somministrare i 2/3 della dose
essere controllata.§ totale (60% NPH, 40% regolare)
al mattino e 1/3 (50% NPH, 50%
regolare) alla sera. Usare
La concentrazione di Hb
insulina suina altamente
A1c deve essere ≤8% al
purificata o umana.
concepimento.†
Individualizzare l‘apporto
Raccomandare una calorico giornaliero per evitare
dieta povera di grassi, un eccessivo aumento del peso
relativamente ricca di (>9kg [>20lb]) per le pazienti
carboidrati complessi e obese.
ricca di fibre alimentari.
Per le pazienti obese,
Incoraggiare l‘esercizio scoraggiare gli spuntini.
fisico.
Raccomandare un moderato
esercizio fisico dopo i pasti.
§Le donne che seguono una terapia con ipoglicemizzanti orali devono sospendere il trattamento e
utilizzare l‘insulina per controllare la glicemia. Non si possono escludere, infatti, effetti sfavorevoli
sullo sviluppo fetale dovuti a questi farmaci assunti per via orale.
Manuale Merck
8. PATOLOGIE OFTALMOLOGICHE
RETINOPATIE VASCOLARI
RETINOPATIA DIABETICA
Sommario:
Introduzione
Sintomi, segni e diagnosi
Terapia
Questa importante causa di cecità può essere particolarmente grave nei pazienti
affetti da diabete mellito insulino-dipendente (DID) (diabete mellito tipo I); si
verifica frequentemente anche nel diabete mellito cronico non insulino-
dipendente (DNID) (diabete mellito tipo II). Il grado della retinopatia sembra
altamente correlato con la durata del diabete.
patologici. Per esempio, una grave e improvvisa perdita del visus può verificarsi
quando è presente un'emorragia intravitreale. La prognosi visiva nella retinopatia
proliferante è più limitata se associata a grave ischemia retinica,
neovascolarizzazione estesa o formazione estesa di tessuto fibroso.
Terapia
Manuale Merck
3. MALATTIE GASTROINTESTINALI
28. GASTROENTERITE
Sommario:
dopo l'ingestione di una delle oltre 400 specie di pesci provenienti dalle scogliere
tropicali della Florida, delle Indie Occidentali o del Pacifico, dove un dinoflagellato
produce una tossina che si accumula nella carne del pesce; più i pesci sono
grandi e vecchi e più sono tossici. Non si conoscono dei procedimenti di
preparazione protettivi e il sapore non è alterato. I sintomi possono iniziare 2-8 h
dopo l'ingestione del pesce. Dopo i crampi addominali, la nausea, il vomito e la
diarrea che dura da 6 a 17 h, si possono manifestare prurito, parestesie, cefalea,
mialgia, una sensazione invertita di caldo e di freddo e dolori al viso. Anche dopo
mesi, questi fenomeni sensitivi insoliti possono essere gravemente debilitanti.
L'avvelenamento da tetrodotossina, dal pesce palla, causa sintomi e segni
simili; il decesso può essere causato da una paralisi respiratoria.
L'avvelenamento da sgombroidi è causato dalla decomposizione batterica
dopo la cattura del pesce, che produce in esso elevati livelli di istamina. Il pesce
può avere un sapore piccante o amaro. Le specie comunemente implicate
includono il tonno, lo sgombro, il bonito, il pesce blu e il mahimahi. L'istamina
causa una reazione immediata con un caratteristico arrossamento del volto. Può
anche provocare nausea, vomito, dolore epigastrico e orticaria entro alcuni minuti
dall'ingestione del pesce infetto. I sintomi solitamente durano < 24 h.
Terapia
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
INDICAZIONI
AVVELENAMENTO DA MONOSSIDO DI CARBONIO
EMBOLIA GASSOSA ARTERIOSA E PATOLOGIA DA
DECOMPRESSIONE
GANGRENA GASSOSA
LESIONI DA SCHIACCIAMENTO E SINDROME COMPARTIMENTALE
COMPROMISSIONE DEGLI INNESTI E DEI LEMBI CUTANEI
INFEZIONI MISTE DA AEROBI/ANAEROBI DEI TESSUTI MOLLI
LESIONI ISCHEMICHE NON CICATRIZZANTI
USTIONI
DANNO DA INALAZIONE DI FUMO
NECROSI DA RADIAZIONI DEI TESSUTI MOLLI
OSTEORADIONECROSI
OSTEOMIELITE CRONICA REFRATTARIA
CASI PARTICOLARI DI ANEMIA EMORRAGICA
ACTINOMICOSI
ASCESSO INTRACRANICO
CONTROINDICAZIONI
EFFETTI AVVERSI
Le fonti più comuni di questa sostanza sono i gas di scarico delle automobili, il
riscaldamento domestico e gli scarichi industriali. Le esalazioni degli sverniciatori
contenenti cloruro di metilene vengono metabolizzate dall’organismo a
monossido di carbonio (CO) e possono quindi causare grave intossicazione.
Sintomi simil-influenzali possono verificarsi in un soggetto apirettico o in un
gruppo familiare. La cefalea, la nausea, il vomito, l’astenia e il collasso sono
spesso seguiti dal coma e dalla morte. La diagnosi non può essere fatta a meno
che non ci sia il sospetto di un’esposizione a questo gas. La cute è rosso ciliegia
postmortem; tuttavia, ciò non si osserva nei casi clinici. La percentuale di
carbossiemoglobina presente nel sangue non può essere correlata con la
prognosi e spesso non corrisponde alle condizioni cliniche, che sono determinate
dalla tossicità tissutale derivante dal sovvertimento del metabolismo dei citocromi
cellulari e dall’inizio della perossidazione lipidica; quest’ultima viene limitata
dall’HBO a 3 atmosfere assolute.
GANGRENA GASSOSA
Non appena il paziente emerge dallo stato tossico, si deve procedere alla
rimozione chirurgica di tutto il materiale necrotico. La chirurgia, che richiede
l’anestesia generale, deve generalmente essere rimandata a dopo i primi 2 o
3 trattamenti con HBO, poiché l’intervento impone un ritardo della terapia con
HBO e potrebbe causare un’ulteriore estensione dell’infezione e della tossicità
sistemica. Per di più, la demarcazione tra tessuto vitale e necrotico risulta più
evidente dopo 2 trattamenti con HBO, rendendo spesso possibile una chirurgia
meno demolitiva e permettendo di salvare l’intero arto. Inoltre, dopo l’intervento
chirurgico, la presenza di ampie aree macerate che trasudano sangue e siero
rende più complicato l’equilibrio dei liquidi e il trattamento nella camera iperbarica.
Il rischio di morte, per un paziente con gangrena del tronco, è del 75% se l’HBO
viene iniziata > 24 h dopo la diagnosi e < 18% se viene iniziata entro 24 h. In
caso di interessamento di un arto, il tasso di mortalità supera il 9% se il
trattamento con HBO viene ritardato per un tempo > 24 h, avvicinandosi a zero
se si instaura entro 24 h, indipendentemente dal tipo o dal momento
dell’intervento chirurgico. La gangrena gassosa provocata da C. septicum è
particolarmente virulenta, spesso compare spontaneamente e frequentemente si
associa al carcinoma dell’intestino.
con HBO può ridurre la formazione dell’edema del 50% se viene iniziato entro
8 h, sempre che non siano stati lesi i vasi di grosso calibro. L’HBO a 2,4-
2,5 atmosfere assolute viene somministrata bid per 6 giorni. Il trattamento con
HBO riduce il flusso sanguigno nel muscolo normale (ma non nel muscolo
postischemico) di circa il 20%, riduce l’edema e incrementa la quantità di O2
disciolto nel plasma. I tessuti ricevono una grande quantità di O2, anche se i
capillari funzionanti possono essere scarsi, ottenendosi così una riduzione della
necrosi tissutale di circa il 50% nei compartimenti gravemente danneggiati. Si
comprende come l’HBO sia estremamente prezioso in senso profilattico
nell’impedire la sindrome compartimentale, sebbene esso rimanga soltanto una
terapia di supporto alla fasciotomia quando la sindrome si è già instaurata. Uno
studio prospettico, randomizzato, controllato da placebo, ha messo in evidenza
un decremento statisticamente significativo della necessità di ripetere l’intervento
chirurgico o di effettuare l’amputazione con l’uso di HBO.
La maggior parte degli innesti e dei lembi cutanei attecchisce senza l’ausilio della
terapia con HBO, sebbene nel tessuto ischemico l’HBO incrementi la probabilità
di attecchimento dell’innesto. Il trattamento del rigetto a tutto spessore dei lembi
cutanei deve essere iniziato alla comparsa dei primi segni di cianosi o del rigetto
stesso e deve essere continuato bid a 2,0-2,4 atmosfere assolute per 90 min, per
3-7 gg, a seconda di come si presenta l’innesto. Nei pazienti compromessi con
un precedente rigetto a tutto spessore di un innesto, spesso quest’ultimo può
essere fatto attecchire usando l’HBO a 2,0 o 2,4 atmosfere assolute per 90 min
una o due volte al giorno, allo scopo di produrre un tessuto di granulazione
adatto all’innesto e continuando il trattamento bid nei 3 gg seguenti l’intervento.
In uno studio comparativo, nel quale l’HBO è stato usato come adiuvante nella
fascite necrotizzante (v. Infezioni sottocutanee necrotizzanti al Cap. 112), si è
avuta una significativa riduzione del tasso di mortalità dal 66 al 23% e del numero
dei drenaggi chirurgici necessari per il controllo dell’infezione da 3,3 a 1,2.
USTIONI
Il trattamento delle ustioni mediante HBO deve essere effettuato soltanto in centri
specializzati per le ustioni e secondo rigidi protocolli. Quando è utilizzato l’HBO,
la mafenide topica incrementa la Pco2 intracellulare poiché inibisce l’anidrasi
carbonica, causando vasodilatazione periferica. Questi risultati, quando associati
alla vasocostrizione centrale determinata dall’HBO, sono peggiori di quelli che
possono essere ottenuti utilizzando le due terapie separatamente. La
sulfadiazina argento topica è un’alternativa che non blocca l’anidrasi carbonica.
L’HBO viene erogato a 2 atmosfere assolute per 90 min ogni 8 h durante le prime
24 h e, successivamente, bid fino a quando tutte le aree ustionate non siano
state ricoperte da epitelio o non si sia ottenuto l’attecchimento dei lembi cutanei. I
protocolli per i bambini prevedono HBO per 45 min; dovrebbero essere consultati
testi appropriati. Gli altri approcci terapeutici delle ustioni vengono descritti nel
Cap. 276. Durante la terapia con HBO può essere effettuata un’escissione
perilesionale, ma questa può essere ritardata di 3-4 giorni, per determinare
l’esatta estensione del danno a tutto spessore. L’innesto viene eseguito non
appena sia presente tessuto di granulazione uniformemente sano.
Prima dell’avvento della terapia con HBO, l’unico approccio terapeutico possibile
era quello chirurgico. Di solito si ottengono buoni risultati con l’asportazione
dell’area irradiata e con innesti di tessuto molle vascolarizzato con apporto
ematico proprio, ma questi possono non essere praticabili a causa della
presenza di strutture critiche (p. es., l’arteria carotide). In assenza di un tumore
recidivante che richieda immediata estirpazione, l’approccio chirurgico non deve
essere tentato fino a quando non sia stato effettuato un adeguato pretrattamento
con HBO, capace di stimolare la formazione del tessuto di granulazione
necessario a sostenere il trapianto.
Il trattamento con HBO della radionecrosi dei tessuti molli e dell’osso e della
osteoradionecrosi è di 2,4 atmosfere assolute per 90 min al giorno, per 5 giorni/
sett. La Po2 tissutale può aumentare di circa l’80% rispetto alla norma (con il
paziente che respira aria) dopo 18-30 trattamenti, mentre viene stimolata la
neovascolarizzazione del tessuto irradiato. Possono allora essere eseguiti
l’intervento chirurgico con lembo muscolocutaneo e anche l’innesto di osso. Se è
assente un’ulcerazione franca, ma l’area in cui l’intervento deve essere effettuato
ha ricevuto 50 Gy, prima dell’intervento vengono eseguiti 20 trattamenti. Se è
presente un’ulcerazione franca, vengono eseguiti 30 trattamenti. Dopo
l’intervento chirurgico vengono solitamente somministrati 10 trattamenti aggiuntivi.
OSTEORADIONECROSI
Nel caso si renda necessaria l’estrazione di un dente in un’area che sia stata
precedentemente irradiata, il paziente va sottoposto a trattamento con HBO
1 volta/die per 5-6 giorni/sett., per un totale di 20 trattamenti. Dopo l’intervento,
vanno effettuate fino a 10 ulteriori sedute, una al giorno. È opportuna la
somministrazione perioperatoria di antibiotici. Anche in pazienti che hanno
ricevuto un’irradiazione dell’area mascellare > 60 Gy l’osteoradionecrosi può
essere prevenuta nel 92% circa dei casi.
Il trattamento è elencato nella Tab. 292-1. Circa il 94% dei pazienti non
presenterà più dolore. L’escissione chirurgica dell’osso necrotico, possibilmente
con trapianto di osso, permetterà il ripristino di una mucosa intatta e di una forma
e una dimensione della mandibola normali con un peso alveolare sufficiente a
L’HBO (fino a 2,5 atmosfere assolute) può essere necessario anche ogni altra
ora. Di solito sono sufficienti 1 o 2 h a 2 atmosfere assolute, con un intervallo di 2-
6 h. Le frequenze iniziali di trattamento sono meglio determinate dal debito di O2
calcolato. Se il paziente viene osservato tardivamente, si rendono evidenti i segni
dell’ischemia (p. es., dolore retrosternale, segni di ischemia intestinale,
modificazioni ECG). Il trattamento viene continuato per più di 10 giorni e gli
intervalli tra i trattamenti vengono gradualmente allungati, con erogazioni bid o
tid. Il trattamento viene continuato finché il paziente abbia una Hb di 7 g o un Htc
del 21%. La concentrazione di Hb può raddoppiare in 3-4 giorni quando inizia la
risposta midollare.
ACTINOMICOSI
L’HBO può essere indicato in rari casi di infezioni da Actinomyces israelii che non
rispondono all’intervento chirurgico e agli antibiotici o nei casi nei quali la
chirurgia ablativa coinvolga strutture critiche (p. es., l’orecchio medio). L’O2 ha un
effetto diretto sull’A. israelii, ma l’aumento della funzione dei GB può essere più
importante. Il trattamento segue il protocollo della gangrena gassosa (v. sopra).
ASCESSO INTRACRANICO
Il trattamento a 2,5 atmosfere assolute per 90 min viene spesso iniziato bid e poi
continuato una volta al giorno. In media, per gli ascessi non complicati vengono
eseguiti da 12 a 15 trattamenti; se è presente un’osteomielite associata, possono
essere garantiti da 40 a 60 trattamenti.
Nessun paziente trattato per ascesso intracranico con HBO è deceduto, mentre il
tasso di mortalità è stato del 23% in sei gruppi di pazienti con ascesso cerebrale
che hanno ricevuto solo trattamento chirurgico e antibiotico.
CONTROINDICAZIONI
EFFETTI AVVERSI
Uno degli effetti collaterali che si verifica comunemente è una modificazione del
potere di rifrazione del cristallino. La miopia tende a peggiorare, specialmente
negli anziani, ma i pazienti con presbiopia riferiscono un miglioramento dell’acuità
visiva, in particolare durante la lettura. Il potere di rifrazione solitamente ritorna ai
livelli precedenti al trattamento entro 4-6 sett. dalla sospensione; tuttavia, l’acuità
visiva può non ritornare al livello pre-trattamento nei pazienti con preesistente
cataratta.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Fisiopatologia dell’aumento di pressione
Altre complicanze
Valutazione dell’idoneità per attività subacquee
Si può anche verificare una compressione locale quando uno spazio rigido o
semirigido, in cui vi sia aria, rimanga adeso al corpo. Mentre la pressione delle
maschere subacquee si riequilibra facendo fuoriuscire aria dal naso, quella negli
occhiali subacquei e in alcune tute da immersione non è equilibrabile e provoca
talvolta disagio, emorragie locali e danni tissutali. I tappi per le orecchie
realizzano una raccolta gassosa chiusa nel canale uditivo esterno, impediscono il
riequilibrio della pressione e pertanto non devono essere usati.
I gas inerti (p. es., N2 ed elio) vengono assorbiti a livello ematico e tissutale,
quando vi sia un aumento della loro pressione parziale. Durante la risalita,
quando la pressione diminuisce, possono formarsi bolle gassose, responsabili di
diverse affezioni (v. malattia da decompressione, oltre).
Gli effetti dei gas sono correlati alle rispettive pressioni parziali e si modificano al
variare della profondità. Una prolungata esposizione a una Po2 > 0,5 atm
(equivalente al 50% di O2 in superficie o al 25% di O2 a 10 m) può comportare
una tossicità polmonare da ossigeno. La tossicità dell’ossigeno verso il SNC, che
si verifica sostanzialmente nel corso di lavori in immersione, può causare
convulsioni nel caso in cui la Po2 si avvicini o superi le 2 atm (p. es., il 100% di
O2 a 10 m o il 50% di O2 a 30 m [4 ATA]) o perfino quando sia inferiore a 1,6 atm
(p. es., il 100% di O2 a 6 m).
Altre complicanze
I dati attuali sostengono che donne in buona salute fisica, salvo alcune eccezioni,
possono praticare l’immersione in modo sicuro tanto quanto gli uomini.
Comunque, alcuni studi evidenziano che le donne sono più suscettibili alla
malattia da decompressione, perciò dovrebbero essere ancor più prudenti degli
uomini. Alcune ricerche suggeriscono che le immersioni provocano un aumento
dell’incidenza di difetti congeniti e di morte fetale. Poiché i limiti di esposizione
sicuri non possono essere indicati con precisione, si consiglia alle donne in
gravidanza o che potrebbero esserlo di evitare le immersioni.
I requisiti fisici e psichici per le immersioni, riportati nei testi e nei manuali per le
immersioni, presentano alcune caratteristiche di base:
I sub devono essere in grado di far fronte da soli a molte situazioni; le immersioni
possono comportare un esercizio fisico pesante, anche quando non ci si attenda
alcuna attività subacquea impegnativa, le bombole di aria sono pesanti e la
corrente può costringere a un’attività di nuoto estenuante, i subacquei, quindi,
devono essere esenti da malattie cardiache o polmonari significative e devono
possedere una capacità aerobica superiore alla media. L’anamnesi familiare e i
fattori di rischio coronarico sono importanti. Alcune aritmie cardiache, comprese
quelle che non impediscono lo svolgimento di altre attività, rendono impossibili le
immersioni subacquee. La pervietà del forame ovale potrebbe consentire alle
bolle di decompressione di eludere il filtro polmonare e potrebbe spiegare alcuni
casi di malattia cerebrale da decompressione o di apparenti embolie gassose,
tale patologia dovrebbe essere esclusa prima che il soggetto si immerga
nuovamente. L’obesità marcata si associa spesso a una scarsa tolleranza
all’esercizio fisico e a una maggiore predisposizione alla malattia da
decompressione. Limiti d’età rigidi sono irragionevoli, ma i subacquei più anziani
vanno controllati con maggior rigore, in particolare per la funzionalità
cardiopolmonare. Le limitazioni fisiche andranno valutate nei termini della
capacità individuale di soccorrere un compagno di immersione o di essere
autosufficiente.
Talvolta: un’ostruzione
polmonare, cardia ca o
della circolazione
sistemica, causata da
gas libero proveniente da
qualsiasi fonte
Posizione orizzontale
Manuale Merck
INFEZIONI DA CLOSTRIDII
file:///F|/sito/merck/sez13/1571267a.html02/09/2004 2.06.39
Gastroenterite
Manuale Merck
3. MALATTIE GASTROINTESTINALI
28. GASTROENTERITE
Sommario:
Eziologia
Sintomi, segni e diagnosi
Prevenzione e terapia
Eziologia
È più frequente una gastroenterite lieve, con l'inizio dei sintomi da 6 a 24 h dopo
l'ingestione del cibo contaminato. I più frequenti sintomi sono la diarrea acquosa
e i crampi addominali. Il vomito è inusuale. I sintomi si risolvono tipicamente in
24 h; raramente si possono verificare dei casi gravi o fatali. La diagnosi si basa
sull'evidenza epidemiologica e sull'isolamento del microrganismo in grosse
quantità dal cibo contaminato o dalle feci delle persone affette.
Prevenzione e terapia
Per prevenire la malattia, la carne cotta avanzata deve essere subito refrigerata e
poi riscaldata completamente (temperatura interna, 75°C) prima di servirla. La
terapia viene descritta in Principi generali di trattamento, sopra.
Manuale Merck
Sommario:
Sintomi e segni
Prognosi e terapia
Manuale Merck
ERISIPELOTRICOSI
Sommario:
Eziologia ed epidemiologia
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Eziologia ed epidemiologia
Sintomi e segni
Diagnosi
PCR, delle sequenze di DNA dell’E. rhusiopathiae che codificano per l’RNA 16S.
Terapia
file:///F|/sito/merck/tabelle/29201.html02/09/2004 2.06.41
Malattie respiratorie occupazionali
Manuale Merck
Gli effetti di un agente inalato dipendono da molti fattori: le sue proprietà fisiche
e chimiche, la suscettibilità; della persona esposta, la sede di deposizione
all'interno dell'albero bronchiale e la sua quantità (v. Tab. 75-1).
La deposizione di particelle nel naso può causare la rinite, la febbre da fieno (che
può essere considerata una malattia professionale negli agricoltori), la
perforazione del setto nei lavoratori del cromo e cancri nasali nei lavoratori dei
mobilifici.
La deposizione delle particelle nella trachea e nei bronchi può indurre tre
risposte. (1) La broncocostrizione può essere causata da una reazione Ag-Ac,
p. es., in alcune forme di asma professionale; da meccanismi farmacologici (nella
bissinosi), in cui la deposizione di particelle causa la produzione di
broncocostrittori come l'istamina e le sostanze dell'anafilassi a lenta reazione
(leucotrieni C4, D4 ed E4) da parte delle mastcellule; o dall'irritazione mediante
meccanismo riflesso (p. es., nella risposta ai sulfiti). (2) La bronchite o l'ipertrofia
delle ghiandole mucose può essere causata dalla prolungata deposizione di
particelle, che possono portare a una lieve ostruzione cronica delle vie aeree. (3)
Un tumore del polmone può derivare dalla deposizione di fibre di asbesto o di
polveri contaminate con radon.
reazione fibrotica di tipo focale e nodulare, come nella silicosi tipica, o diffusa e
generalizzata, come nell'asbestosi e nella berilliosi. Con le particelle inerti (p. es.,
ossido di stagno), si sviluppa una pneumoconiosi benigna, senza fibrosi.
L'inalazione di certi gas e vapori (p. es., Hg, cadmio, biossido d'azoto) può
causare edema polmonare acuto, alveolite acuta e bronchiolite fibrosa obliterante.
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
AVVELENAMENTI
AVVELENAMENTO DA PARACETAMOLO
Sommario:
Introduzione
Sintomi, segni e diagnosi
Terapia
Nel bambino è considerata tossica una dose orale di paracetamolo 150 mg/kg.
Negli adulti è considerata tossica una dose di paracetamolo 150 mg/kg di
paracetamolo o una dose totale di 7,5 g, senza considerare il dosaggio in mg/kg,.
L’emivita plasmatica, quando il dosaggio è normale, è di 2 h e mezza. Un’emivita
> 4 h è correlata con un grave danno epatico.
Terapia
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
AVVELENAMENTI
AVVELENAMENTO DA PIOMBO
(Saturnismo)
Sommario:
Introduzione
Sintomi, segni e prognosi
Terapia
Fonti di elevate e basse quantità di piombo sono mostrate nella Tab. 263-4. Le
fonti di basse quantità di piombo sono state associate con incrementi asintomatici
dell’assorbimento di piombo nei bambini (v. Tab. 263-5 per una classificazione
degli avvelenamenti da piombo e Tab. 263-6 e 263-7 per gli esami di screening).
L’avvelenamento da piombo può anche determinare pica persistente.
Una diagnosi presuntiva si fa sulla base dell’aspirato midollare, che mostra una
punteggiatura basofila in oltre il 60% dei normoblasti, sui dosaggi urinari di
coproporfirina e acido δ-aminolevulinico e, nel bambino, con una rx dell’addome e
delle ossa lunghe. È indicativa anche la presenza di una moderata glicosuria. Per
la diagnosi definitiva si richiede la misurazione dei livelli ematici di piombo. I livelli
eritrocitari di protoporfirina possono essere aumentati a causa della capacità del
piombo di interferire con la sintesi dell’eme. Nell’avvelenamento cronico da
piombo la misurazione della protoporfirina eritrocitaria è un indice più efficace
della piombemia per calcolare il piombo corporeo totale. Al contrario la
protoporfirina eritrocitaria non rappresenta un indice sensibile quando la PbE
è < 35 µg/dl (< 1,70 µmol/l) o nell’avvelenamento acuto da piombo. È anche molto
utile la misura dell’escrezione totale di Pb nelle urine durante il primo giorno di
terapia chelante (75-100 mg/kg). La diagnosi è confermata se il rapporto (µg Pb
escreto/mg EDTA sodico-calcico [CaNa2EDTA]somministrato) è maggiore di 1. I
campioni di sangue e di urine devono essere prelevati in contenitori non
contenenti piombo. Per avere risultati attendibili i dosaggi devono essere
effettuati da laboratori con esperienza specifica in questo campo.
Terapia
La terapia chelante deve essere iniziata solo dopo l’eliminazione della fonte di
piombo. Nei casi sintomatici acuti, la terapia chelante deve iniziare prima che si
abbiano i risultati degli esami di laboratorio su sangue e urine.
Nei pazienti sottoposti a terapia con BAL bisogna assicurare l’apporto idrico
giornaliero, se possibile PO o per via parenterale, per evitare l’ulteriore stimolo al
vomito provocato spesso da questo farmaco. Una terapia chelante breve spesso
è seguita da un rebound della PbE, forse per una ridistribuzione del metallo.
Dopo almeno 5-7 giorni dal termine del primo ciclo di CaNa EDTA, un secondo
ciclo può essere necessario per impedire un rebound. Come profilassi bisogna
somministrare Fe, Zn e Cu, per minimizzare la loro deplezione dovuta a un
trattamento prolungato.
La terapia con BAL non è attuabile in pazienti con danno epatico grave, mentre è
indicata precocemente (sempre con le dovute cautele) nel paziente oligurico con
encefalopatia. Il BAL, nei pazienti con deficit di G6PD, può causare moderata o
grave emolisi intravascolare acuta. Contrariamente al CaNa2EDTA, il BAL può
IIA 10-14µg/dl Dare istruzioni alla famiglia sul piombo e sui test da
effettuare nel follow-up
(0,5-0,7µmol/l)
Informare i servizi sociali, se necessario
IIB 15-19µg/dl Dare istruzioni alla famiglia sul piombo e sui test da
effettuare nel follow-up
(0,7-0,9µmol/l)
Informare i servizi sociali, se necessario
Da Centers from Disease Control and Prevention: Screening Young Children for
Lead Poisoning: Guidance for State and Local Public Health Officials. Atlanta,
Centers from Disease Control and Prevention, 1997.
Il vostro bambino
file:///F|/sito/merck/tabelle/26306.html02/09/2004 2.06.44
Manuale Merck - Tabella
< 45µg/dl
(< 2,15µmoll)
I. Emosiderosi focale
A. Polmonare (idiopatica)
B. Renale
D. Fe-dextrano IM
file:///F|/sito/merck/tabelle/12801.html02/09/2004 2.06.45
Carenza e tossicità dei minerali
Manuale Merck
RAME
TOSSICOSI DA RAME
MALATTIA DI WILSON
Sommario:
Introduzione
Patogenesi e storia naturale
Diagnosi
terapia
Nel 40-50% dei pazienti, l'organo interessato per primo dalla malattia è il SNC.
Anche se il rame passa dal fegato nel sangue e quindi negli altri tessuti, ha degli
effetti disastrosi solo sul cervello. A questo livello può causare una malattia
neurologica motoria, caratterizzata da una qualche combinazione casuale di
Nel 5-10% dei pazienti la malattia di Wilson si manifesta con gli anelli di Kayser-
Fleischer osservati durante un esame rifrattivo oculare; con un'amenorrea o
aborti multipli; o con un'ematuria franca o microscopica dovuta ai depositi renali
di rame o con dei livelli sierici anormalmente bassi di acido urico, dovuti
all'anomala ed eccessiva escrezione urinaria.
Diagnosi
La diagnosi del morbo di Wilson, spesso non viene fatta a causa della sua rarità.
Dovrebbe essere sospettata in ogni individuo < 40 anni di età con uno dei
seguenti sintomi:
Nota: la diagnosi non può essere basata sul solo deficit di ceruloplasmina poiché
circa il 20% dei portatori eterozigoti del morbo di Wilson ha un deficit di
ceruloplasmina, anche se non presenta mai i sintomi o i segni della malattia. Gli
eterozigoti non devono essere sottoposti ad alcuna terapia. La diagnosi non può
essere basata nemmeno sul solo eccesso epatico di rame, poiché concentrazioni
altrettanto elevate di rame si riscontrano anche nella cirrosi biliare primitiva e in
altre sindromi colestatiche.
Terapia
Ogni paziente affetto con sicurezza dal morbo di Wilson, sintomatico o meno,
deve essere sottoposto alla terapia per tutta la vita. Altrimenti la morte è certa,
causata dalle alterazioni epatiche e del SNC. È quindi essenziale un
monitoraggio periodico per essere certi della compliance con il regime
terapeutico. La penicillamina, la trientina e l'acetato di zinco sono i farmaci
approvati per la terapia del morbo di Wilson.
Circa il 20% dei pazienti presenta una reazione allergica alla penicillamina nelle
prime 2 o 3 sett. di trattamento (p. es., febbre, eruzioni cutanee, linfoadenopatia,
granulocitopenia e trombocitopenia). Durante il primo mese si devono controllare
2 volte/sett. la temperatura, la cute, i linfonodi e l'emocromo del paziente. Se si
verifica una reazione allergica, la penicillamina deve essere sospesa fino a
quando la reazione non scompare e quindi ripresa gradualmente con dosi di
250 mg/ die per 1 sett., poi aumentate di 250 mg/die alla settimana fino a
raggiungere la dose di 1 g/die. Se la reazione si ripete, la successiva
desensibilizzazione deve essere accompagnata dalla contemporanea
somministrazione di 20 mg/die di prednisone. Tuttavia, se si presenta una
granulocitopenia, la penicillamina deve essere sospesa e il prednisone non deve
essere somministrato. Quando il numero dei leucociti è tornato quasi alla norma,
si deve somministrare la trientina al posto della penicillamina. Le altre reazioni
allergiche generalmente possono essere controllate e raramente richiedono la
sospensione della terapia con penicillamina.
Dimercaprolo (BAL): nei pazienti con sintomi neurologici che sono peggiorati o
che non sono migliorati in modo apprezzabile dopo mesi di trattamento con la
penicillamina o con la trientina, nonostante la riduzione del rame plasmatico
libero (cioè, rame non ceruloplasminico) a < 20 mg/dl (< 3,14 mmol/l), la terapia
con dimercaprolo può esitare in un significativo (a volte straordinario)
miglioramento neurologico. Un ciclo di terapia consiste in 300 mg di dimercaprolo
iniettato nei muscoli glutei 5 giorni alla settimana, per 4 sett. La prima iniezione
deve essere fatta nel quadrante superiore esterno, per esempio, del gluteo
sinistro; la seconda, nel gluteo destro; la terza, 2 cm sotto la prima; la quarta,
2 cm sotto la seconda e così via, per poi iniziare una nuova serie, 2 cm
lateralmente o medialmente alla serie iniziale, al fine di evitare il nervo sciatico.
Ogni ciclo di 4 sett. deve essere seguito da un'interruzione di 2 sett. e poi da un
altro ciclo se il precedente era stato efficace. Possono essere necessari anche
più di 6 cicli per ottenere il massimo effetto terapeutico.
Sali di zinco: alcuni lavori clinici suggeriscono che l'uso PO dello zinco solfato,
acetato o gluconato, alla dose di 100-150 mg/die di zinco elementare, possono
mantenere i pazienti nella condizione raggiunta con il precedente trattamento con
penicillamina o trientina. Inoltre, in alcuni pazienti non trattati precedentemente,
la terapia con lo zinco può migliorare le manifestazioni epatiche e neurologiche.
Meccanismo Esempi
Margine di sicurezza ristretto Antiaritmici (p.es. chinidina)
Antineoplastici (p.es. metotrexa to)
DigossinaLitioTeofillinaWarfarin
Ampio metabolismo da parte Alprazolam Clozapina Imipramina
di determinati enzimi epatici Amitriptilina Corticosteroidi Teofillina
Astemizolo Ciclosporina Triazolam
Carbamazepina Desipramina Warfarin
Cisapride Diazepam
Fenitoina
Inibizione di determinati Cimetidina Enoxacina Ketoconazolo
enzimi epatici Ciprofloxacina Eritromicina Nefazodone
Claritromicina Fluoxetina Paroxetina
Diltiazem Fluvoxamina Ritonavir
Itraconazolo
Induzione di determinati Barbiturici (p.es. fenobarbital)
enzimi epatici Carbamazepina
Fenitoina
Rifabutina
Rifampicina
*Qualunque farmaco destinato a essere impiegato contemporaneamente a uno di questi
farmaci deve essere valutato sotto ogni aspetto per la possibilità di interazioni farmacologiche.
Farmaci di questo genere possono provocare effetti indeiderati gravi anche quando vengono
impiegati da soli. La somministrazione contemporanea di un altro farmaco che potenzia l'effetto
di questi farmaci aumenta ulteriormente il rischio di reazioni avverse.
file:///F|/sito/merck/tabelle/30101.html02/09/2004 2.06.46
Manuale Merck - Tabella
Depressori del SNC (p. Altri depressori del SNC, Se viene somministrato più di un
es., benzodiazepine, comprese le bevande alcoliche depressore del SNC, la risposta può
antipsicotici, antidepressivi essere eccessiva, e richiedere la
triciclici, la maggior parte riduzione della dose di uno o di
degli antiistaminici, alcuni entrambi i farmaci. I pazienti devono
analgesici) essere informati che questi farmaci
possono indurre sonnolenza e
sedazione, e che il rischio aumenta
quando essi vengono usati
contemporaneamente.
Digossina Diuretici che inducono Se si verifica una deplezione di
deplezione di potassio (p.es., potassio che non viene corretta, il
idroclorotiazide, furosemide) cuore può diventare più sensibile
agli effetti della digossina, e ne
possono derivare reazioni avverse
(p.es., aritmie). Le concentrazioni
sieriche di K devono essere tenute
sotto controllo. La
supplementazione di K va stabilita
su base individuale. Non tutti i
pazienti necessitano di
supplementazione; in alcuni, essa
può causare iperkaliemia
Fluorochinoloni (p.es., Prodotti contenenti metalli (p. I metalli possono legarsi con le
ciprofloxacina) es., sali di ferro, antiacidi tetracicline e i fluorochinoloni nel
Tetracicline contenenti alluminio, magnesio tratto GI, riducendo il loro
o calcio) assorbimento e il loro effetto.
L'intervallo tra l'assunzione di una
tetraciclina e quella di un prodotto
contenente metalli deve essere il
più lungo possibile (2h). Se si può, i
prodotti contenenti metalli non
devono essere usati con un
fluorochinolone. Se il loro impiego
contemporaneo è inevitabile,
l'intervallo tra le loro assunzioni
deve essere il più lungo possibile
(2h), e il fluorochinolone deve
essere somministrato per primo.
Manuale Merck
Una terapia farmacologica sicura ed efficace rimane una delle maggiori sfide
della geriatria clinica. Gli anziani sono affetti da molti disordini cronici e di
conseguenza utilizzano più farmaci rispetto a qualsiasi altra fascia di età. Le loro
già diminuite riserve fisiologiche possono essere ulteriormente ridotte dagli effetti
dei farmaci e da quelli di patologie acute o croniche. L’invecchiamento modifica la
farmacodinamica e la farmacocinetica, influenzando la scelta, il dosaggio e la
frequenza di somministrazione di molti farmaci. In aggiunta, la terapia
farmacologica può essere complicata dall’incapacità di un paziente anziano ad
acquistare o procurarsi i farmaci o ad attenersi ai regimi terapeutici prescritti.
Negli USA, circa 2/3 delle persone di età 65 anni assumono farmaci soggetti a
ricettazione e non soggetti ad essa (da banco). Le donne assumono più farmaci
rispetto agli uomini perché sono mediamente più anziane e perché utilizzano una
maggior quantità di farmaci psicoattivi e antiartritici. In ogni momento, un anziano
medio utilizza da quattro a cinque farmaci soggetti a prescrizione e due farmaci
da banco e richiede da 12 a 17 prescrizioni l’anno. Gli anziani più cagionevoli
sono quelli che utilizzano la maggior quantità di farmaci. L’impiego dei farmaci è
maggiore negli ospedali e nelle RSA che nella comunità; tipicamente, un
residente in una RSA assume sette o otto farmaci diversi.
Il tipo di farmaco utilizzato più frequentemente dagli anziani varia a seconda della
situazione. Coloro che vivono nella comunità generale utilizzano più
frequentemente analgesici, diuretici, farmaci cardiovascolari e sedativi; i residenti
nelle RSA utilizzano più comunemente antipsicotici e sedativi-ipnotici, seguiti dai
diuretici, dagli antiipertensivi, dagli analgesici, dai farmaci cardiologici e dagli
antibiotici. I farmaci psicoattivi vengono prescritti al 65% dei pazienti delle RSA e
al 55% dei pazienti delle residenze protette; il 7% dei pazienti delle RSA riceve
tre o più farmaci psicoattivi contemporaneamente.
Molti farmaci sono di reale utilità negli anziani. Alcuni possono salvare la vita,
p. es., gli antibiotici e le terapie trombolitiche nelle patologie acute. I farmaci
ipoglicemizzanti orali possono migliorare l’autosufficienza e la qualità della vita
perché tengono sotto controllo una malattia cronica. I farmaci antiipertensivi e i
vaccini antinfluenzali possono aiutare a prevenire o a ridurre la morbilità. Gli
analgesici e gli antidepressivi possono controllare una sintomatologia debilitante.
Perciò è l’appropriatezza, cioè un’adeguata superiorità dei potenziali benefici
rispetto ai potenziali rischi, che deve guidare le scelte terapeutiche.
Manuale Merck
299. FARMACOCINETICA
Età e peso: per alcuni farmaci, gli effetti dell’età e del peso sulla farmacocinetica
sono ben documentati. Per gli individui di età compresa fra i 6 mesi e i 20 anni, la
funzione renale appare ben correlata con l’ASC. Pertanto, per i farmaci eliminati
prevalentemente per via renale in forma immodificata, la clearance nei bambini si
modifica con l’età parallelamente al variare dell’ASC. Negli individui di
età > 20 anni, la funzionalità renale diminuisce circa dell’1% ogni anno. Quindi, il
dosaggio di questi farmaci può essere modificato in base all’età. L’ASC nei
bambini è correlata anche alla clearance metabolica, sebbene le eccezioni siano
frequenti. Nei neonati e nei lattanti, la funzione renale e quella epatica non sono
ancora pienamente sviluppate e le generalizzazioni, al di fuori dell’evenienza di
una modificazione repentina, sono meno accurate.
Manuale Merck
ELIMINAZIONE
ESCREZIONE
Sommario:
Introduzione
Escrezione renale
Escrezione biliare
Escrezione renale
Effetti del pH urinario: il filtrato glomerulare che giunge nel tubulo prossimale ha
lo stesso pH del plasma, ma il pH delle urine finali varia da 4,5 a 8,0. Questa
variabilità del pH può influenzare notevolmente la velocità di escrezione dei
farmaci. Dal momento che le forme non ionizzate degli acidi deboli e delle basi
deboli non polari tendono a essere riassorbite rapidamente dai liquidi tubulari,
l’acidificazione delle urine aumenta il riassorbimento (cioè riduce l’escrezione)
degli acidi deboli e riduce il riassorbimento (cioè aumenta l’escrezione) delle basi
deboli. L’alcalinizzazione delle urine produce l’effetto opposto.
Escrezione biliare
I farmaci e i loro metaboliti che vengono ampiamente escreti con la bile devono
essere trasportati attraverso l’epitelio biliare contro un gradiente di
concentrazione, richiedendo un trasporto secretorio attivo. Alle alte
concentrazioni plasmatiche di un farmaco, il trasporto secretorio può raggiungere
un limite superiore (trasporto massimo) e sostanze che possiedono proprietà
fisico-chimiche simili possono competere tra loro per lo stesso sistema di
escrezione.
I farmaci con un peso molecolare > 300 g/mol (molecole più piccole vengono
generalmente escrete soltanto in quantità trascurabili) e con presenza
contemporanea sia di gruppi polari sia di gruppi lipofilici hanno una maggiore
probabilità di essere escreti con la bile. Anche la coniugazione, specialmente con
acido glucuronico, conduce all’escrezione biliare.
Manuale Merck
FARMACOCINETICA
Sebbene l’espressione degli enzimi che metabolizzano i farmaci nei sistemi del
citocromo P-450 non sembri ridursi con l’età, il metabolismo epatico complessivo
di molti farmaci operato da tali enzimi è ridotto. Per i farmaci con un ridotto
metabolismo epatico (v. Tab. 304-1), la clearance si riduce tipicamente del 30-
40%. In linea teorica, le dosi di mantenimento dei farmaci dovrebbero essere
ridotte in tale misura; tuttavia la velocità del metabolismo dei farmaci può variare
notevolmente da un individuo all’altro ed è necessaria una titolazione individuale.
Nelle persone anziane è più probabile che sia prolungata la clearance epatica dei
farmaci con metabolismo sequenziale (reazioni sintetiche e reazioni non
sintetiche), come il diazepam, l’amitriptilina e il clordiazepossido (v. anche
Metabolismo nel Cap. 298). L’invecchiamento influenza meno frequentemente la
clearance dei farmaci con metabolismo relativamente semplice di coniugazione
(reazione sintetica), tipicamente con acido glucuronico (p. es., il lorazepam, la
desipramina, l’oxazepam).
Riduzione
Riduzione del dell'escrezione
Classe metabolismo epatico renale
Analgesici e Destropropoxifene _
antinfiammatori
Ibuprofene
Meperidina
Morfina
Naproxene
Antibiotici _ Amikacina
Ciprofloxacina
Gentamicina
Nitrofurantoina
Streptomicina
Tobramicina
Cardiovascolari Amlodipina N-acetilprocainamide
Chinidina Captopril
Diltiazem† Digossina
Lidocaina Enalapril
Nifedipina Lisinopril
Propranololo Procainamide
Teofillina Quinapril
Verapamil
Diuretici _ Amiloride
Furosemide
Idroclorotiazide
Triamterene
Psicoattivi Alprazolam Risperidone
Clordiazepossido
Desipramina
Diazepam
Imipramina
Nortriptilina
Trazodone
Triazolam
Altri Levodopa Amantadina
Cimetidina
Clorpropamide
Litio
Ranitidina
*Nei casi in cui l'effetto dell'invecchiamento sul metabolismo
epatico è controverso, sono riportati gli effetti descritti nella
maggior parte degli studi.
Manuale Merck
299. FARMACOCINETICA
dove AUMC (Area Under the first Moment of the Curve) è l’area al di sotto della
prima fase della curva concentrazione plasmatica-tempo. Per un farmaco con
caratteristiche di distribuzione monocompartimentali, il MRT è uguale al reciproco
della costante della velocità di eliminazione.
file:///F|/sito/merck/tabelle/29901.html02/09/2004 2.06.51
Monitoraggio del trattamento farmacologico
Manuale Merck
Una strategia per la somministrazione dei farmaci può talvolta essere guidata
principalmente dalle concentrazioni plasmatiche dei farmaci stessi (v. Tab. 303-
1). L’impiego del monitoraggio della concentrazione plasmatica dei farmaci può
dipendere dal farmaco (v. Tab. 303-2) o dalla situazione clinica (v. Tab. 303-3).
file:///F|/sito/merck/sez22/3032776a.html02/09/2004 2.06.52
Manuale Merck - Tabella
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Conseguenze della mancanza di compliance
Metodi per migliorare la compliance
Secondo alcuni studi sul comportamento del paziente, soltanto circa la metà dei
pazienti che escono da uno studio medico con una prescrizione assume il
farmaco secondo le direttive indicate. La spiegazione più comune addotta per la
mancata adesione alle prescrizioni è la dimenticanza, la quale può essere più
appropriatamente definita come rifiuto della malattia; la necessità di assumere un
farmaco è infatti un costante richiamo al fatto di essere malati. Altre ragioni sono
elencate nella Tab. 301-3.
I bambini sono meno portati degli adulti a seguire un piano terapeutico. In uno
studio condotto su bambini con infezioni streptococciche per le quali era stato
prescritto un ciclo di terapia penicillinica di 10 giorni, il 56% di essi ha interrotto
l’assunzione del farmaco entro il terzo giorno, il 71% entro il sesto giorno e l’82%
entro il nono giorno. La compliance è peggiore nel caso di malattie croniche che
richiedono trattamenti complessi e prolungati (p. es., il diabete giovanile, l’asma).
È possibile che i genitori non comprendano chiaramente le istruzioni contenute
nella prescrizione e, secondo alcuni studi, 15 minuti dopo la visita dimenticano
circa la metà delle informazioni fornite loro dal medico (v. Compliance nel
Cap. 258).
Apatia
file:///F|/sito/merck/tabelle/30103.html02/09/2004 2.06.53
Terapia farmacologica in neonati, lattanti e bambini
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
COMPLIANCE
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
La quantità di farmaco che passa nel latte materno dipende principalmente dal
gradiente di concentrazione tra il plasma e il latte, ma anche dalla sua
liposolubilità, dal suo pKa (logaritmo negativo della costante di dissociazione
dell’acido), dalla sua capacità di legarsi alle proteine e dal pH del latte. Poiché il
pH del latte è lievemente più basso di quello plasmatico, le basi deboli tendono
ad avere un elevato rapporto di concentrazione latte/plasma e gli acidi deboli il
contrario. Quindi, la concentrazione nel latte di lincomicina, eritromicina,
antiistaminici, alcaloidi, isoniazide, antipsicotici, antidepressivi, litio, chinino,
tiouracile e metronidazolo, tutti basi deboli, hanno nel latte concentrazioni uguali
o più alte di quelle del plasma. Le concentrazioni nel latte di barbiturici, fenitoina,
sulfamidici, diuretici e penicilline, tutti acidi deboli, hanno nel latte una
concentrazione uguale o più bassa che nel plasma.
Il significato clinico della presenza di un farmaco nel latte materno dipende dalla
sua concentrazione, dalla quantità di latte che viene ingerita dal bambino in un
dato periodo di tempo, dalla quantità di farmaco che viene o meno assorbita dal
lattante e dall’eventuale patologia provocata dal farmaco stesso.
I farmaci che devono essere utilizzati con cautela vengono elencati più avanti.
I prodotti da banco sono generalmente sicuri nelle madri che allattano; nei
foglietti illustrativi devono essere ricercate le controindicazioni e le speciali linee
guida per la somministrazione nelle donne che allattano. Il propiltiouracile e il
fenilbutazone possono essere somministrati alle madri che allattano senza
determinare problemi nei loro bambini, ma il metimazolo è controindicato. I
neurolettici e gli antidepressivi, i sedativi e i tranquillanti vengono utilizzati con
cautela e controllandone la dose. I contraccettivi a basse dosi, contenenti un solo
ormone possono essere usati; alte dosi di contraccettivi inibiscono la produzione
di latte. L’utilizzo del metronidazolo dipende dall’età del bambino e dalla dose
materna. I bambini allattati devono essere strettamente sorvegliati in caso di uso
prolungato da parte delle loro madri di qualunque farmaco, per essere sicuri che
non ci siano variazioni nell’alimentazione o nel sonno. I vaccini non sono
controindicati durante l’allattamento.
Antibiotici: gli antibiotici di solito possono essere assunti dalle madri che
allattano senza importanti effetti collaterali nei loro bambini. Tuttavia, poiché
quasi tutti gli antibiotici passano nel latte, il lattante può raramente presentare
ipersensibilità al farmaco, diarrea o candidosi. La penicillina può essere dosata
nel latte materno già un’ora dopo e fino a 9 h dopo una somministrazione IM alla
madre. Le tetracicline sono escrete nel latte materno in quantità significative, ma,
poiché si legano al calcio, l’assorbimento nel bambino allattato è generalmente
troppo basso per provocare effetti collaterali. Tuttavia, la minociclina, che viene
assorbita per via orale al 100% e il cui assorbimento non è condizionato dal cibo
deve essere evitata nella madre che allatta. Essa può causare una colorazione
dei denti nel bambino, se assunta per sia di 10 giorni. Il metronidazolo viene
secreto nel latte materno in quantità significative e, a dosi elevate, risulta essere
carcinogenetico nei roditori e mutageno nei batteri. Nel caso in cui la
somministrazione di metronidazolo è necessaria nei primi 3 mesi dopo il parto,
deve essere fornito alla madre un regime a dosi singole di 2 g e l’allattamento
deve essere sospeso per 24 h; durante tale intervallo di tempo il latte deve
essere tirato ed eliminato. Tuttavia, dopo che il bambino ha compiuto i 6 mesi di
vita, l’uso del metronidazolo da parte di una donna che allatta è accettabile.
L’acido nalidixico, i sulfamidici e altri agenti ossidanti possono indurre emolisi in
lattanti con deficit di G6PD, sia se allattati al seno sia se allattati artificialmente.
Gli antibiotici non assorbibili a livello intestinale, come la streptomicina, la
kanamicina e la gentamicina, non danno problemi sistemici nel lattante.
digossina e i β-bloccanti possono essere assunti per lungo tempo dalla madre
che allatta al seno senza che si abbiano effetti collaterali nel bambino.
Nondimeno, è prudente scegliere quei farmaci presenti nel latte a livelli minimi.
Propanololo, digitale, metoprololo, captopril e diuretici, che sono acidi deboli (così
come clorotiazide e idroclorotiazide), sono contenuti nel latte in basse
concentrazioni.
Ormoni steroidei: gli ormoni, quando somministrati ad alte dosi a una madre
che allatta, possono raggiungere concentrazioni elevate nel latte e ciò costituisce
un rischio nel caso di ormoni che possono essere assorbiti per via orale dal
lattante. I contraccettivi orali spesso vengono prescritti dopo il parto per prevenire
un’altra gravidanza. L’etinilestradiolo e il mestranolo sono escreti nel latte
materno; essi possono ridurre la produzione di latte e la concentrazione di
piridossina (vitamina B6) nel latte. Nelle donne che allattano sono da preferire i
contraccettivi di più recente generazione a basse dosi e quelli con un singolo
ormone che non sono stati associati a problemi nei bambini. I corticosteroidi, se
somministrati alla madre ad alte dosi per settimane o mesi, possono raggiungere
livelli elevati nel latte e rischiare di bloccare l’accrescimento del bambino e
interferire con la sua produzione endogena di corticosteroidi. Pochi giorni di
terapia, comunque, sono apparentemente sicuri e il bambino viene
automaticamente divezzato da essi nel momento in cui la madre diminuisce la
sua dose.
Farmaci psicoattivi: il diazepam viene escreto nel latte materno e, con dosi
materne multiple, può causare, nei bambini allattati al seno, letargia, sonnolenza
e perdita di peso. Il metabolismo del diazepam nei lattanti è lento. Poiché il
diazepam, dopo il metabolismo iniziale, è coniugato all’acido glicuronico, la
competizione con la bilirubina per l’acido glicuronico può predisporre il lattante
sotto il primo mese d’età all’iperbilirubinemia. Gli antipsicotici e gli antidepressivi
triciclici passano nel latte ma sembra che non determinino alcun effetto
collaterale nel bambino, poiché la loro concentrazione plasmatica è bassa a
causa dello scarso assorbimento per via orale.
Concentrazione Concentrazione
plasmatica ottimale plasmatica ottimale
Farmaco abituale, inmg/l (µmol/l) Farmaco abituale, inmg/l (µmol/ l)
Amikacina* 12-25 (21-43);<10 (<17) Fenitoina 7-20 (28-79)
Digitossina 0,01-0,03 (0,013-0,039)§ Procainamide** 4-8 (17-34)
Digossina 0,0006-0,002 (0,0008- Chinidina 1-4 (3-12)
0,0026)|
Gentamici 4-12 (8,4-25)†;<2 (<4,2)‡ Teofillina 5-20 (28-111)
na*
Litio 0,7-1,2mEq/l o mmol/l¶ Tobramicina* 4-12 (9-26);<2 (<4)‡
Fenobarbital# 10-30 (43-129)
*Valori per regimi di somministrazione a intervalli di 8h.
file:///F|/sito/merck/tabelle/30302.html02/09/2004 2.06.55
Manuale Merck - Tabella
Manuale Merck
299. FARMACOCINETICA
Sommario:
Introduzione
Dose singola
Infusione a velocità costante
Dosi orali multiple
Dose singola
Intravascolare: dopo che al paziente A viene somministrata (v. Fig. 299-1) una
singola dose EV di 320 mg di aminofillina (la forma idrata è pari a teofillina 80%),
la concentrazione plasmatica iniziale prevista di teofillina è di 7,3 mg/l (41 µmol/l),
cioè la dose (256 mg) divisa per il volume apparente di distribuzione (0,5 l/
kg ⋅ 70 kg = 35 l). La sua successiva diminuzione viene calcolata in base
all’emivita; ogni 8 h, la concentrazione diminuisce di un fattore 2.
Extravascolare: dopo che al paziente A viene somministrata (v. Fig. 299-2) una
singola dose orale di 300 mg di aminofillina (la forma anidra, spesso usata per la
somministrazione orale, è pari a teofillina 85%), l’andamento temporale della
curva è diverso da quello di una singola dose EV (v. Fig. 299-1) perché è
necessario del tempo per l’assorbimento del farmaco. Tuttavia, l’AUC è la stessa,
perché questo farmaco viene assorbito in maniera pressoché completa. Più è
rapido l’assorbimento, più la curva si avvicina a quella della somministrazione
EV. Il momento in cui viene raggiunta la concentrazione di picco corrisponde al
Manuale Merck
300. FARMACODINAMICA
Studio degli effetti biochimici e fisiologici dei farmaci e dei loro meccanismi di
azione.
file:///F|/sito/merck/sez22/3002752a.html02/09/2004 2.06.58
Farmacodinamica
Manuale Merck
300. FARMACODINAMICA
Studio degli effetti biochimici e fisiologici dei farmaci e dei loro meccanismi di
azione.
INTERAZIONI FARMACO-RECETTORE
tessuto a tessuto.
GABAA
Acetilcolina
(muscarinico)
Recettori accoppiati Superficie cellulare
con proteineG transmembrana Adrenalina (α e β)
Eicosanoidi
Ormoni peptidici
Fattori di crescita
Superficie cellulare
Proteinchinasi
transmembrana Insulina
Ormoni steroidei
Vitamina D
Fattori di trascrizione Citoplasma
Ormoni tiroidei
file:///F|/sito/merck/tabelle/30001.html02/09/2004 2.06.59
Farmacodinamica
Manuale Merck
300. FARMACODINAMICA
Studio degli effetti biochimici e fisiologici dei farmaci e dei loro meccanismi di
azione.
RELAZIONE DOSE-RISPOSTA
Una curva dose-risposta ipotetica possiede caratteristiche variabili (v. Fig. 300-1):
potenza (posizione della curva lungo l’asse della dose), efficacia massima o
effetto massimo (la più intensa risposta raggiungibile) e pendenza (variazione
della risposta per unità di dose). Esiste anche una variazione biologica
(variazione dell’intensità della risposta tra individui di controllo appartenenti alla
stessa popolazione ai quali è stata somministrata la stessa dose di farmaco).
Costruire curve dose-risposta per farmaci che vengono studiati in condizioni
sperimentali identiche può essere di aiuto per confrontare i loro profili
farmacologici (v. Fig. 300-2).
file:///F|/sito/merck/sez22/3002754.html02/09/2004 2.06.59
Fattori che influenzano la risposta ai farmaci
Manuale Merck
PLACEBO
Sommario:
Introduzione
Effetti dei placebo
Meccanismi della reazione ai placebo
Impiego negli studi controllati
Impiego in terapia
Negli studi sperimentali, gli effetti del placebo devono essere distinti da quelli del
farmaco attivo. Quest’ultimo, per dimostrare la sua efficacia, deve agire
significativamente meglio del placebo. In alcuni studi, con il placebo si verifica un
miglioramento clinico in più del 50% dei pazienti, rendendo quindi molto
difficoltosa la dimostrazione dell’efficacia del farmaco attivo.
Impiego in terapia
A causa dei diversi contesti culturali o psicologici, alcuni pazienti sembrano trarre
I placebo possono essere usati con il consenso del paziente per valutare la
necessità di un farmaco potenzialmente tossico. Per esempio, potrebbe non
essere chiaro se un paziente con un dolore cronico stia traendo effettivo
beneficio da un analgesico potenzialmente in grado di dare assuefazione. Se il
paziente acconsente, questo dubbio può essere risolto alternando "in cieco" il
farmaco attivo e il placebo.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Diagnosi e classificazione
Gruppo A
Gruppo B
Gruppo C
Altri tipi di personalità
Terapia
Diagnosi e classificazione
Gruppo A
Gruppo B
bisogni o le cui convinzioni sono per loro meno importanti delle proprie. Queste
caratteristiche spesso sono offensive per le persone con cui hanno a che fare,
compresi i medici. Questo disturbo di personalità si manifesta in persone che
fanno carriera, ma può anche osservarsi in persone con scarsi successi.
Gruppo C
Personalità ciclotimica (v. anche nel Cap. 189): nelle persone con questo
disturbo di personalità, un buonumore vivace si alterna a tristezza e pessimismo;
tali stati d’animo durano sett. o più. Caratteristicamente, le variazioni cicliche
dell’umore sono regolari e avvengono senza cause esterne giustificabili. Questo
disturbo di personalità è una variante di spettro della malattia maniaco-
depressiva (disturbo bipolare), ma la maggior parte dei soggetti ciclotimici non
sviluppa tale disturbo. La personalità ciclotimica è considerata un temperamento,
presente in molte persone creative e dotate.
Terapia
I farmaci hanno effetti limitati. Possono essere assunti in modo improprio o usati
nei tentativi di suicidio. I farmaci hanno solo una efficacia modesta nel caso di un
disturbo di personalità che causa ansia e depressione. Nei soggetti con disturbi
di personalità, l’ansia e la depressione possono avere un significato positivo, cioè
che la persona sta sperimentando le conseguenze indesiderate del suo disturbo
o sta intraprendendo alcune necessarie riflessioni su di sé.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
STUDI SUGLI ANIMALI
Tossicità acuta
Tossicità subcronica
Tossicità cronica
STUDI IN VITRO
STUDI SULL’UOMO
Fase 1
Fase 2
Fase 3
Fase 4
Negli USA, la ricerca in ambito farmacologico è regolata dalla Food and Drug
Administration (FDA). I dati farmacologici e tossicologici relativi agli studi sugli
animali (preclinici) vengono sottoposti alla FDA come parte di una richiesta di
approvazione per un nuovo farmaco sperimentale (Investigational New Drug,
IND). Se questi dati dimostrano che il farmaco è sufficientemente sicuro ed
efficace, vengono intrapresi gli studi sull’uomo (clinici), suddivisi in tre fasi; i dati
relativi a questi studi vengono sottoposti alla FDA come parte di una richiesta di
autorizzazione di un nuovo farmaco (New Drug Application, NDA). Sebbene la
FDA sia tenuta a prendere posizione riguardo a una NDA entro 6 mesi, l’effettiva
approvazione di quest’ultima richiede solitamente da 2 a 3 anni. Il tempo
complessivo necessario per lo sviluppo di un farmaco, dalla presentazione della
IND all’approvazione finale della NDA, si aggira in media tra gli 8 e i 9 anni.
Tossicità acuta
Gli studi iniziali di tossicità acuta vengono effettuati per determinare la dose letale
(DL50 o DL90, cioè la dose richiesta per uccidere rispettivamente il 50% o il 90%
degli animali di laboratorio), i sintomi indicativi di tossicità e il tempo necessario
per la loro comparsa. Di solito, vengono impiegate almeno tre specie di animali
(compresa una specie di un animale non roditore) e la tossicità acuta viene
determinata con l’utilizzo di più di una via di somministrazione. Negli ultimi anni,
per determinare la letalità è stato impiegato un numero minore di animali, con
una corrispondente riduzione della precisione dei risultati. Per la valutazione della
tossicità complessiva nell’uomo non è necessaria una precisione maggiore,
perché la DL50 o la DL90 hanno un modesto valore predittivo se non sono
accompagnate dai dati provenienti da studi a lungo termine nei quali siano state
impiegate misure della tossicità diverse dalla morte dell’individuo.
Tossicità subcronica
Tossicità cronica
Gli studi di tossicità cronica, condotti in almeno due specie (compresa una specie
di un animale non roditore), durano solitamente per tutta la vita dell’animale (fino
a 2 anni nei roditori o più a lungo nei non roditori), ma la loro durata può
dipendere dalla durata di somministrazione del farmaco prevista per l’uomo.
Vengono usati tre livelli di dosaggio, variabili da una bassa dose non tossica a
una dose superiore al dosaggio terapeutico previsto, la quale sia tossica quando
viene somministrata a lungo termine. Durante tutto il periodo della
somministrazione del farmaco vengono eseguiti esami fisici e indagini di
laboratorio a intervalli prefissati. Periodicamente vengono sacrificati alcuni
animali per effettuare esami macroscopici e istologici. Sulla base di questi
risultati, i ricercatori stabiliscono quali organi vengono colpiti e se il farmaco è
potenzialmente cancerogeno.
In aggiunta, vengono effettuati test riproduttivi estensivi nei ratti e nei conigli allo
scopo di identificare alterazioni del ciclo riproduttivo ed effetti teratogeni. Questi
test e gli studi di tossicità cronica possono essere condotti contemporaneamente
agli studi iniziali sull’uomo, particolarmente quando il farmaco è destinato
unicamente all’impiego a breve termine nella nostra specie.
STUDI IN VITRO
L’interesse per gli studi di tossicità in vitro, che forniscono risultati più rapidi
rispetto agli studi sugli animali e sono più economici, sta crescendo
progressivamente. L’attenzione è focalizzata sulla mutagenicità e il test più
diffuso è la bioanalisi di Ames. Una sostanza chimica che si dimostra mutagena
per i batteri può essere cancerogena per i mammiferi. I test di tossicità in vitro
non possono sostituire gli studi sugli animali e forniscono esclusivamente
STUDI SULL’UOMO
Gli studi sull’uomo devono procedere attraverso tre fasi prima che la FDA approvi
un nuovo farmaco per l’introduzione in commercio. (Gli studi sull’impiego
generale del farmaco eseguiti dopo la sua approvazione e la
farmacosorveglianza successiva all’entrata in commercio possono essere
considerati come una quarta fase.) Gli studi sull’uomo sono necessari perché una
quota ritenuta 50% dei più comuni effetti indesiderati (p. es., la depressione, la
pirosi, la cefalea, i ronzii auricolari) non può essere identificata negli studi sugli
animali. Poiché gli effetti tossici dei farmaci e l’aumento della gravità della
sintomatologia dovuto alla loro inefficacia sono rischi presenti in tutti gli studi
condotti sull’uomo, per tutelare chi partecipa allo studio sono necessarie alcune
misure di garanzia, come le commissioni di controllo istituzionali (Institutional
Review Boards, IRB) e il consenso informato.
Fase 1
Negli studi di fase 1, un nuovo farmaco viene somministrato per la prima volta
all’uomo, solitamente a un piccolo numero (da 20 a 80) di volontari sani di sesso
maschile di età compresa tra i 18 e i 45 anni. Lo scopo è quello di identificare il
livello di dosaggio al quale i segni di tossicità fanno la loro prima comparsa
nell’uomo e quindi di determinare una dose sicura ben tollerata. Poiché l’end-
point di questi studi è la tossicità, il consenso informato è un requisito
imprescindibile e i partecipanti devono essere attentamente seguiti da personale
medico con possibilità di accesso a strutture di emergenza. Prima che la fase 1
possa cominciare, viene sottoposto alla FDA un protocollo che descrive le
condizioni sperimentali e il personale coinvolto nello studio clinico, protocollo che
viene approvato dalla IRB; se la FDA approva il protocollo, essa emette
un’autorizzazione di esenzione IND.
Inizialmente, ogni partecipante riceve una dose singola del farmaco e viene
controllato attentamente per identificare la comparsa di eventuali reazioni
avverse. Se non ne compare alcuna, la dose del farmaco viene
progressivamente aumentata fino a che non vengono raggiunti una dose o un
livello sierico prestabiliti, oppure finché non compare tossicità. Possono essere
misurati anche l’assorbimento, il metabolismo e l’escrezione.
Fase 2
Gli studi di fase 2 cominciano dopo che sono state ottenute prove preliminari
soddisfacenti della sicurezza del farmaco. Essi comprendono la
somministrazione controllata del farmaco a circa 80-100 pazienti, per il
trattamento o la profilassi della malattia alla quale il farmaco è rivolto. Idealmente,
i pazienti non devono avere problemi di salute diversi dalla patologia cui si
riferisce lo studio. Di solito gli studi di fase 2 sono randomizzati e mettono a
confronto il nuovo farmaco con il farmaco prototipico per la patologia in
Fase 3
Fase 4
Gli studi di fase 4 vengono condotti dopo che il farmaco è stato approvato; essi
sono studi in progressione effettuati su grandi popolazioni. Spesso vi vengono
comprese sottopopolazioni particolari, come le donne in gravidanza, i bambini o
gli anziani; l’inserimento di tali sottopopolazioni negli studi sperimentali prima che
il farmaco venga approvato potrebbe essere discutibile sia dal punto di vista etico
(p. es., perché espone i feti a determinati rischi) sia da quello scientifico (p. es.,
perché introduce variabili sconosciute).
Gli studi di fase 4 sono in grado di individuare gli effetti indesiderati caratterizzati
da una bassa incidenza. Gli studi preclinici e clinici sono relativamente poco
sensibili, essendo in grado di evidenziare le reazioni farmacologiche avverse che
si verificano con una frequenza > 1 su 1000 somministrazioni. Per molti farmaci,
una frequenza di 1 su 10000 o 1 su 50000 può essere rilevante dal punto di vista
clinico e può essere determinata soltanto con la sorveglianza successiva alla
commercializzazione dopo l’approvazione della NDA. Essa permette di
individuare nuovi effetti terapeutici o tossici, compresi quelli rari o a lungo termine
non identificabili in un piccolo numero di pazienti.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Categorie di reazioni avverse ai farmaci
Prevenzione e terapia
Le reazioni avverse vengono solitamente classificate in: lievi (che non richiedono
un antidoto, una terapia o il prolungamento della degenza ospedaliera); moderate
(che richiedono una modificazione del regime di dosaggio del farmaco, ma non
necessariamente la sua sospensione e possono prolungare la degenza
ospedaliera o richiedere un trattamento specifico); gravi (che sono
potenzialmente pericolose per la vita, richiedendo la sospensione del farmaco e
un trattamento specifico); o letali (che concorrono in modo diretto o indiretto alla
morte del paziente).
Per i farmaci in commercio negli USA, le ADR sono responsabili del 3-7% di tutti i
ricoveri ospedalieri. In alcuni studi prospettici, si sono verificate ADR nel corso
del 10-20% dei ricoveri ospedalieri e circa il 10-20% di esse era di grave entità.
L’incidenza della morte da ADR è sconosciuta; sono stati suggeriti tassi oscillanti
tra lo 0,5 e lo 0,9%, ma essi includono molti pazienti con patologie gravi e
complesse.
Gli effetti collaterali possono essere definiti come effetti farmacologici prevedibili
dose-dipendenti che si verificano nell’ambito dei dosaggi terapeutici e che sono
indesiderabili in un determinato contesto terapeutico. Per esempio, la diarrea è
un effetto collaterale di molti antibiotici orali; essa compare perché gli antibiotici
distruggono non soltanto i batteri che infettano i tessuti ma anche quelli che
costituiscono la flora microbica normale del tratto GI. Qualche volta gli effetti
collaterali si rivelano utili. Per esempio la sonnolenza prodotta dagli antiistaminici,
che è indesiderabile nel trattamento delle allergie durante le ore diurne, può
essere utile al momento di coricarsi se il paziente ha un’insonnia associata.
Prevenzione e terapia
La prevenzione delle ADR richiede una certa conoscenza del farmaco e delle
potenziali reazioni verso di esso. Le ADR di lieve entità spesso possono essere
riconosciute prima che diventino gravi.
Manuale Merck
CANCEROGENESI
In realtà viene utilizzato un numero molto ridotto di farmaci per i quali esistono
prove convincenti di cancerogenicità nell’uomo. Raramente, i contraccettivi orali
sembrano causare adenomi epatici, la cui crescita è benigna ma che sono
estremamente vascolarizzati e possono provocare emorragie fatali. La reserpina
è stata associata con il tumore della mammella in studi caso-controllo, ma
l’associazione non è stata confermata da studi di coorte. Prove convincenti
suggeriscono che alcune sostanze chimiche prive di attività farmacologica sono
cancerogene. Queste prove comprendono un’associazione tra le aflatossine e
l’epatoma, tra il cloruro di vinile e l’emangiosarcoma epatico, tra i catrami minerali
e il carcinoma cutaneo, tra il fumo di sigaretta e il carcinoma polmonare, tra i
coloranti anilinici e i tumori della vescica.
Benzene Leucemia
Farmaci cancerogeni*
Agenti alchilanti Leucemia
Thorotrast Angiosarcoma
*Gli operatori sanitari esposti a farmaci antineoplastici sono anche a rischio per gli effetti sfavorevoli
sulla riproduzione.
Manuale Merck
RAPPORTO RISCHI-BENEFICI
Per ogni situazione clinica e ogni paziente, il rischio deve essere soppesato in
rapporto ai benefici, tenendo presenti gli effetti qualitativi e quantitativi
dell’impiego di un farmaco e il probabile esito finale della patologia nel caso in cui
il farmaco non venga somministrato. La terapia farmacologica è giustificata
soltanto se i potenziali benefici sono superiori ai rischi. La decisione dipende da
un’adeguata conoscenza del paziente, della malattia e della sua storia naturale,
nonché dalla conoscenza del farmaco e dei suoi potenziali effetti indesiderati.
Devono essere considerati anche i fattori legati alla patologia, come il decorso
clinico, la durata, la morbilità e la mortalità. Trattare una malattia autolimitantesi
che causa un disturbo modesto (p. es., un herpes labialis) con un potente
farmaco sistemico (p. es., la vidarabina) è illogico; tuttavia, trattare una malattia
solitamente fatale (p. es., l’encefalite erpetica) con tale terapia può essere
giustificato. I farmaci chemioterapici sono potenti e di solito provocano effetti
collaterali debilitanti; ciò nonostante, tali farmaci possono essere necessari nel
trattamento dei tumori maligni o di altre malattie gravi.
Manuale Merck
FINESTRA TERAPEUTICA
file:///F|/sito/merck/sez22/3032776b.html02/09/2004 2.07.07
Monitoraggio del trattamento farmacologico
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Interpretazione dei dati
Calcolo dei valori dei parametri
Cinetiche dipendenti dalla concentrazione
Fattori complicanti
Un campione prelevato subito dopo una dose EV oppure al momento del picco di
concentrazione dopo una dose orale, spesso non è affidabile come misura della
concentrazione massima perché l’assorbimento e la distribuzione del farmaco
possono essere incompleti in quel momento e perché esiste una variabilità
individuale e interindividuale. Tuttavia, quando l’assorbimento e la distribuzione
sono rapidi (p. es., dopo una somministrazione IM di aminoglicosidi) la
misurazione della concentrazione plasmatica poco dopo la somministrazione e in
prossimità del tempo di picco può essere utile, se tale concentrazione è correlata
all’effetto del farmaco.
Fattori complicanti
Metaboliti attivi
file:///F|/sito/merck/tabelle/30304.html02/09/2004 2.07.08
Manuale Merck - Tabella
Manuale Merck
FARMACODINAMICA
Gli effetti di concentrazioni analoghe dei farmaci a livello dei siti di azione
possono essere maggiori o minori rispetto a quelli osservati nei giovani (v.
Tab. 304-2). La differenza può essere dovuta a modificazioni dell’interazione
farmaco-recettore, degli eventi postrecettoriali o delle risposte omeostatiche
adattative e, nei pazienti più compromessi, è spesso dovuta a patologie d’organo.
file:///F|/sito/merck/sez22/3042784.html02/09/2004 2.07.09
Manuale Merck - Tabella
Manuale Merck
Circa la metà dei decessi e 1/3 dei ricoveri ospedalieri dovuti ai farmaci
avvengono in soggetti con più di 60 anni di età. Negli anziani è aumentato il
rischio di tossicità dovuta ad alcuni farmaci, specialmente le benzodiazepine a
lunga durata d’azione, i FANS, il warfarin, l’eparina, gli aminoglicosidi,
l’isoniazide, i tiazidici ad alte dosi, gli antineoplastici e la maggioranza degli
antiaritmici (v. Tab. 304-3). Non è stato dimostrato un aumento del rischio dovuto
ad altri farmaci (p. es., i β-bloccanti, gli antiipertensivi, la lidocaina, il
propafenone). Un aumento della suscettibilità può derivare da modificazioni della
farmacocinetica o della farmacodinamica legate all’invecchiamento o da
patologie che vengono aggravate dai farmaci, p. es., l’ipertrofia prostatica dagli
anticolinergici o l’ipotensione posturale dai diuretici. Il rischio di una reazione
avversa ai farmaci cresce esponenzialmente con il numero dei farmaci utilizzati;
ciò si deve in parte al fatto che la polifarmacia riflette la presenza di più patologie
e costituisce un’occasione per l’insorgenza di malattie da farmaci e di interazioni
farmacologiche.
L’utilizzo contemporaneo di più farmaci con effetti tossici simili può portare alla
comparsa di tossicità importanti negli anziani. Per esempio, l’impiego simultaneo
di farmaci anticolinergici, come gli antiparkinsoniani (p. es., la benztropina), di
antidepressivi triciclici (p. es., l’amitriptilina, l’imipramina), di antipsicotici (p. es.,
la tioridazina), di antiaritmici (p. es., la disopiramide) e di antiistaminici da banco
(p. es., la difenidramina, la clorfeniramina) può provocare o peggiorare la
xerostomia, la patologia gengivale, l’annebbiamento della vista, la stipsi, la
ritenzione urinaria e il delirio.
Imipramina
Perfenazina/amitriptilina
Idrossizina
Prometazina
Tripelennamina
Triprolidina
Cardiovascolari Digossina Poiché nell'anziano la clearance
renale della digossina è ridotta, le
dosi raramente devono superare gli
0,125mg/die per il trattamento dello
scompenso cardiaco.
Dipiridamolo Il dipiridamolo provoca spesso
ipotensione ortostatica nell'anziano.
Esso si è dimostrato di beneficio
esclusivamente nei pazienti con
valvole cardiache artificiali. Se
possibile, deve essere evitato .
Disopiramide Tra tutti gli antiaritmici, la
disopiramide è il più potente in
otropo negativo e può quindi indurre
uno scompenso cardiaco
nell'anziano. Essa possiede inoltre
uno spiccato effetto anticolinergico.
Quando è il caso, devono essere
impiegati altri antiaritmici.
Metildopa La metildopa può provocare
bradicardia e aggravare la
Metildopa/idroclorotiazide depressione nell'anziano.
Generalmente vengono preferiti
trattamenti alternativi per
l'ipertensione.
Metocarbamolo
Oxibutinina
Temazepam 15mg
Triazolam 0,25mg
Zolpidem 5mg
Barbiturici (tranne il I barbiturici provocano più effetti
fenobarbital) indesiderati della maggior parte
degli altri sedativi-ipnotici
nell'anziano, e hanno un notevole
effetto di dipendenza. Essi non
devono essere utilizzati come nuova
terapia, tranne per controllare le
convulsioni.
Clidinio/clordiazepossido Il clordiazepossido, il diazepam, il
flurazepam e il nitrazepam hanno
Clordiazepossido una lunga emivita (spesso di giorni)
nell'anziano, provocando sedazione
prolungata e aumento del rischio di
Clordiazepossido/
cadute e fratture. Nel caso sia
amitriptilina
richiesta la somministrazione di una
benzodiazepina, si preferisce usare
Diazepam quelle a durata d'azione breve o
intermedia.
Flurazepam
Nitrazepam
Difenidramina La difenidramina possiede una
potente azione anticolinergica e
solitamente non deve essere
impiegata come ipnotico
nell'anziano. Quando viene usata
per trattare o prevenire le reazioni
allergiche, essa deve essere
somministrata nella più bassa dose
possibile e con estrema cautela.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
CLASSI DI FARMACI DI MAGGIORE INTERESSE
La dose deve spesso essere ridotta fino a cinque volte, nonostante le dosi
necessarie siano molto variabili tra un individuo e l’altro. In generale, per i farmaci
con un basso indice terapeutico sono indicate dosi iniziali pari a 1/3 o 1/2 della
dose abituale per gli adulti. Se un paziente ha un problema clinico che può
essere esacerbato da un farmaco, la dose iniziale abituale deve essere ridotta
del 50% circa, specialmente se l’eliminazione del farmaco diminuisce con
l’invecchiamento.
Alcune classi di farmaci (tra le quali i diuretici, gli antiipertensivi, gli antiaritmici, gli
antiparkinsoniani, gli anticoagulanti, gli psicoattivi, gli ipoglicemizzanti e gli
analgesici) presentano particolari rischi per i pazienti più anziani.
Antiaritmici: gli antiaritmici (v. anche Cap. 205) hanno le stesse indicazioni e la
stessa efficacia nei pazienti anziani e nei pazienti giovani. Tuttavia, a causa delle
modificazioni della farmacocinetica, le dosi di alcuni di essi (p. es., la
procainamide, la chinidina, la lidocaina) devono essere ridotte negli anziani.
Inoltre, il rischio di reazioni avverse significative nei confronti di alcuni farmaci
(p. es., la mexiletina, i farmaci di classe Ic come l’encainide e la flecainide)
aumenta con l’età. La clearance della digossina si riduce mediamente del 50%
nei pazienti anziani con normali livelli sierici di creatinina. Di conseguenza, le dosi
di mantenimento devono essere inizialmente basse (0,125 mg/die) e regolate a
seconda della risposta clinica e dei livelli sierici di digossina.
L’utilizzo degli ansiolitici e degli ipnotici è problematico (v. anche Cap. 173).
Diverse benzodiazepine sembrano avere efficacia sovrapponibile per il
miglioramento della sintomatologia ansiosa; la scelta dipende dalla
farmacocinetica e dalla farmacodinamica del composto. Prima dell’utilizzo degli
ipnotici devono essere ricercate e curate le cause trattabili di insonnia (v. anche
Cap. 173). In generale, le benzodiazepine a durata d’azione da breve a
intermedia, con emivita < 24 h (p. es l’alprazolam, il lorazepam, l’oxazepam, il
temazepam), sono da preferire per l’induzione della sedazione o del sonno. Le
benzodiazepine a durata d’azione più prolungata devono essere evitate perché il
rischio di accumulo e di tossicità è aumentato, portando a sonnolenza, riduzione
delle capacità mnemoniche e compromissione dell’equilibrio con cadute e
fratture. Il trattamento dell’ansia o dell’insonnia deve essere di durata limitata, se
possibile, perché possono svilupparsi tolleranza e dipendenza; la sospensione
Gli antidepressivi sono il cardine del trattamento della depressione negli anziani
(v. anche Cap. 189) e gli inibitori selettivi del reuptake della serotonina (Selective
Serotonin Reuptake Inhibitors, SSRI, p. es., la fluoxetina, la paroxetina, la
sertralina) sono generalmente considerati gli antidepressivi di scelta. Questi
farmaci sembrano essere efficaci quanto gli antidepressivi triciclici e causano
minore tossicità, specialmente in caso di sovradosaggio. Un possibile svantaggio
della fluoxetina è rappresentato dalla sua lunga emivita di eliminazione,
specialmente per quanto riguarda il suo metabolita attivo. La paroxetina ha un
maggior effetto sedativo, ha azione anticolinergica e può inibire l’attività
enzimatica del citocromo P-450 2D6 epatico, con il rischio di compromettere il
metabolismo di diversi farmaci, compresi alcuni antipsicotici, antiaritmici e
antidepressivi triciclici. La sertralina è maggiormente attivante; la diarrea è un suo
comune effetto collaterale. Le dosi di questi farmaci devono essere ridotte fino
al 50%.
Gli antidepressivi triciclici sono efficaci. Quelli con i minori effetti collaterali sono
da preferire negli anziani e quelli con significativi effetti anticolinergici (p. es.,
l’amitriptilina, l’imipramina), antiistaminici (p. es., la doxepina) e antidopaminergici
(p. es., l’amoxapina) sono da evitare. La nortriptilina e la desipramina (inibitori del
reuptake della noradrenalina), cominciando con 10-25 mg/die, sono più affidabili.
Entrambe hanno una bassa potenza anticolinergica e la nortriptilina ha la minore
azione di blocco α-adrenergico (ipotensivo). Il sovradosaggio provoca tossicità
cardiaca e neurologica, precludendo l’impiego di questi farmaci nei pazienti a
rischio di suicidio. Il trazodone è utile nei pazienti agitati, ha una bassa potenza
anticolinergica ed è meno cardiotossico rispetto ai triciclici, tuttavia può causare
priapismo. Il bupropione non è cardiotossico ma può aumentare il rischio di
convulsioni. I farmaci più recenti (p. es., la mirtazapina, il nefazodone, la
venlafaxina) devono essere riservati ai pazienti che non rispondono agli SSRI o
che non li tollerano. Il metilfenidato può essere utile per il trattamento di pazienti
anziani selezionati affetti da depressione che hanno avuto un ictus o che hanno
una patologia di tipo medico. L’inizio dell’azione del farmaco è rapido.
La metformina, una biguanide escreta dal rene, aumenta la sensibilità dei tessuti
periferici all’insulina e può essere efficace nei pazienti anziani da sola o in
associazione con le sulfaniluree. Tuttavia, la sua efficacia e la sua sicurezza a
lungo termine negli anziani non sono state ben stabilite. Il rischio di acidosi
lattica, una complicanza rara ma grave, aumenta con il grado di insufficienza
renale e con l’età del paziente.
all’1%).
Analgesici: i FANS fanno parte dei farmaci utilizzati più frequentemente; diversi
di essi possono essere acquistati senza prescrizione medica (v. Cap. 167 e
Artrite reumatoide nel Cap. 50). Alcuni dati indicano che la clearance dei salicilati,
dell’oxaprozina e del naproxene è ridotta nei pazienti anziani. L’ulcera peptica e il
sanguinamento delle alte vie digestive sono gravi conseguenze dell’utilizzo dei
FANS; il rischio è maggiore all’inizio della somministrazione di un FANS e
quando la dose viene aumentata. Alcuni FANS (p. es., l’ibuprofene, il diclofenac,
il salsalato) hanno una probabilità lievemente inferiore di causare sanguinamento
delle alte vie digestive. L’invecchiamento non sembra aumentare il rischio di
effetti sfavorevoli GI indotti dai FANS, ma se tali complicanze si verificano, la
morbilità e la mortalità sono considerevolmente superiori nei pazienti anziani. Il
rischio di emorragia del tratto digestivo superiore aumenta più di dieci volte
quando i FANS vengono somministrati in associazione con il warfarin. Nei
pazienti ad alto rischio di complicanze gastriche da FANS, possono essere
aggiunti il misoprostolo o un inibitore della secrezione acida gastrica più potente
(p. es., l’omeprazolo, il lansoprazolo). Tali farmaci possono ridurre il rischio di
insorgenza di ulcera peptica. Il rischio di insufficienza renale indotta dai FANS
può essere aumentato nei pazienti anziani. Il monitoraggio della creatinina sierica
è un approccio ragionevole al problema, specialmente per i pazienti con altri
fattori di rischio (p. es., scompenso cardiaco, insufficienza renale, cirrosi
ascitogena, deplezione di volume, uso di diuretici). Nel prossimo futuro, gli
inibitori della ciclossigenasi-2 (CycloOXygenase-2, COX-2) potrebbero offrire una
maggiore sicurezza rispetto ai FANS nei pazienti anziani.
Manuale Merck
MORBO DI PARKINSON
(Paralisi agitante)
Sommario:
Introduzione
Eziologia e fisiopatologia
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Eziologia e fisiopatologia
Sintomi e segni
Nel 50-80% dei pazienti, la malattia esordisce in modo insidioso, con tremore a
riposo di una mano, a 4-8 Hz (movimento del confezionatore di pillole). Tale
tremore è massimo a riposo, diminuisce durante il movimento e scompare col
sonno; aumenta inoltre con le emozioni e la fatica. Generalmente, sono
maggiormente colpite le mani, le braccia e le gambe, secondo tale ordine.
Possono anche essere interessate la mandibola, la lingua, la fronte e le palpebre,
mentre la voce non viene coinvolta; molti pazienti accusano soltanto rigidità; il
tremore è assente. La rigidità è evolutiva e i movimenti rallentano (bradicinesia),
diminuiscono (ipocinesia) e sono difficili da iniziare (acinesia). Tali fenomeni
possono causare dolore muscolare e sensazione di affaticamento. La faccia
diventa amimica come una maschera, con bocca aperta, rarità
dell’ammiccamento e fissità dello sguardo. Tale quadro potrebbe essere confuso
con uno stato depressivo. L’andatura è incurvata in modo caratteristico
(camptocormia). Il paziente inizia a camminare con difficoltà, muovendosi prima
con passi piccoli ed esitanti, con le braccia flesse, addotte e non ondeggianti e il
tronco lievemente piegato in avanti; i passi possono diventare improvvisamente
più veloci e il paziente comincia improvvisamente a correre per evitare la caduta
in avanti (festinazione). La perdita dei riflessi posturali, provoca la tendenza a
cadere in avanti (propulsione) e all’indietro (retropulsione), quando viene
spostato il centro di gravità. La voce diventa ipofonica e spesso si accompagna a
una caratteristica disartria monotona, balbettante. L’ipocinesia e la diminuzione
del controllo della muscolatura distale esitano nella micrografia e in una
crescente difficoltà nelle attività quotidiane. La demenza può manifestarsi in circa
50% dei pazienti e anche la depressione è frequente.
Diagnosi
Terapia
Alcuni autori ritengono che la terapia precoce con levodopa acceleri l’insorgenza
dei problemi (p. es., discinesie, l’effetto on-off) e preferiscono procrastinare la
levodopa il più possibile, affidandosi agli anticolinergici o all’amantadina. Altri
ritengono questi fenomeni come parte del decorso della malattia e somministrano
precocemente la levodopa con la carbidopa, per ottenere il massimo
miglioramento della qualità di vita.
L’amantadina alla dose di 100-300 mg/die PO è utile nel 50% dei casi per il
trattamento del parkinsonismo lieve e precoce e per aumentare gli effetti della
levodopa nelle fasi tardive della malattia. Non se ne conosce il meccanismo
d’azione, si pensa che provochi aumento dell’attività dopaminergica o che abbia
effetti anticolinergici, oppure che presenti entrambi gli effetti. L’amantadina
spesso perde la sua efficacia se viene usata singolarmente per diversi mesi. Gli
effetti collaterali sono rappresentati da edemi agli arti inferiori, da livedo reticularis
e da stati confusionali.
die PO, si sono rivelate utili in tutti gli stadi della malattia, quando la risposta alla
levodopa diminuisce o si instaura l’effetto on-off. L’utilità viene spesso limitata
dall’alta incidenza di effetti collaterali quali nausea, ipotensione ortostatica,
disorientamento, stato confusionale e psicosi franca. Tali effetti collaterali
possono essere controllati riducendo le dosi di levodopa. L’uso di bromocriptina o
di pergolide nelle fasi precoci di malattia, in associazione con piccole dosi di
levodopa, può ritardare l’emergenza dei movimenti involontari farmaco-indotti e
degli effetti on-off; tuttavia tale beneficio non è comprovato ed è probabilmente
dovuto alla lunga emivita dei due farmaci. La stimolazione prolungata dei
recettori dopaminergici è più vicina a quella fisiologica rispetto a quella provocata
dalla levodopa (che ha un’emivita plasmatica breve). L’integrità dei recettori post-
sinaptici per la dopamina è pertanto conservata e la risposta al farmaco risulta
più fisiologica. Tuttavia, la bromocriptina o il pergolide possono raramente essere
adoperati come farmaci antiparkinsoniani unici. I nuovi agonisti della dopamina
più specifici per il recettore D2 comprendono il pramipexolo e il ropinirolo.
centri e rimane oggetto di studio. L’impianto di tessuto dalla midollare del surrene
è stato abbandonato.
Rimedi fisici: è importante rimanere il più attivi possibile. Nelle fasi iniziali, il
paziente dovrà effettuare le attività quotidiane il più autonomamente possibile.
Quando più è compromessa la funzionalità motoria, un programma di esercizio
regolare o una terapia fisica possono aiutare a mantenere o ristabilire le
condizioni fisiche e insegnare strategie d’adattamento. Per il trattamento della
stipsi, che può insorgere in seguito all’assunzione dei farmaci antiparkinsoniani e
all’inattività, il paziente dovrà adottare una dieta ad alto contenuto di fibre. Può
essere utile l’impiego di integratori alimentari (p. es., psyllium) e di emollienti
fecali (p. es., il docusato sodio).
Orfenadrina 50-200
Doxepina 10-150
Imipramina 10-150
10-150
Nortriptilina
Biperidina 2-6
Etopropazina 40-400
Prociclidina 5-40
Triesifenidile 2-15
Dopaminergici
Carbidopa/ 75/300-
levodopa 250/2500
Precursore della dopamina (con
inibitore della decarbossilasi)
Pergolide 0,1-7
Inibitori delle MAO-B Selegilina 5-10
Meccanismo d'azione sconosciuto Amantadina 100-300
Tratto da Mc Dowell FA, Cedarbaum JM:" The extrapyramidal system and disorders
of movement", in Clinical Neurology (looseleaf publication), ed. RJ Joynt.
Philadelphia, JB Lippincott Company.
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
STATO CONFUSIONALE ACUTO
Eziologia
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
DEMENZA
Prognosi e terapia
MORBO DI ALZHEIMER
Epidemiologia
Eziologia
Patogenesi
Sintomi e segni
Complicanze
Diagnosi
Prognosi e terapia
Circa 4-5 milioni di americani (circa il 2% di tutte le età e 15% di quelli > 65 anni)
presentano qualche forma e grado di insufficienza cognitiva. L’insufficienza
cognitiva (disfunzione o perdita delle funzioni cognitive, i processi mediante i
quali la conoscenza viene acquisita, ritenuta e utilizzata) è nella maggior parte
dei casi conseguente a stato confusionale acuto (delirium) o a demenza. Essa
può insorgere anche in associazione ad alterazioni dell’affettività, come la
depressione (v. Cap. 189).
(Delirium)
Alcuni medici (negli Stati Uniti n.d.t.) usano i termini "delirium" e stato
confusionale acuto come sinonimi; altri adoperano il termine delirium per riferirsi
a un sottogruppo di pazienti che presentano confusione e iperattività, mentre altri
ancora definiscono come delirium lo stato conclamato di confusione mentale e
come stato confusionale il disorientamento di grado lieve.
Una persona meno vigile (con obnubilamento della coscienza) e che presenta
difficoltà di attenzione avrà anche difficoltà nel percepire in modo preciso e
interpretare i dati che provengono dall’ambiente, nonché ad acquisire o ricordare
una nuova informazione; può interpretare in modo sbagliato le informazioni o
avere delle illusioni. Come conseguenza, la persona non ragiona in modo logico,
ha difficoltà a gestire i dati simbolici (p. es., effettuare calcoli aritmetici o spiegare
i proverbi), diventa ansiosa e agitata o si isola e potrà pensare in modo paranoide
e maniacale.
Eziologia
Sintomi e segni
I sintomi dello stato confusionale acuto spesso fluttuano rapidamente, anche nel
giro di minuti e tendono a essere peggiori in tarda giornata (crepuscolarità). Il
sintomo più evidente è rappresentato dall’obnubilamento della coscienza,
accompagnato da disorientamento temporale, spaziale o per le persone. La
capacità di attenzione è labile. È frequente unaconfusione per gli eventi
quotidiani e la routine giornaliera. Le alterazioni della personalità e dell’affettività
sono comuni. I sintomi comprendono irritabilità, comportamento inadeguato,
timore, attività eccessiva o anche caratteri francamente psicotici, come le
illusioni, le allucinazioni (comunemente visive) o la paranoia. Alcune persone
sono calme, ritirate o apatiche, mentre altre sono agitate o iperattive; l’agitazione
fisica è spesso espressa mediante la marcia. Si possono manifestare in pochi
istanti emozioni contraddittorie. Il pensiero diventa disorganizzato e l’eloquio è
spesso disordinato, con espressioni sbagliate, rapidità, neologismi, errori afasici
e modalità espressive caotiche. I normali ritmi del sonno e dell’alimentazione
sono generalmente alterati in modo evidente. Alcuni presentano uno stato di
stordimento.
Diagnosi
tonico-clonica spesso esita in uno stato confusionale acuto che può persistere
per uno o più giorni. Nell’encefalopatia, l’EEG mostra in entrambi gli emisferi un
ritmo più lento di quello alfa. Nell’encefalopatie epatica o renale possono
comparire onde trifasiche.
Terapia
Sono disponibili pochi dati in grado di indirizzare la scelta dei farmaci per il
trattamento dello stato confusionale acuto. Basse dosi di aloperidolo (0,25 mg
PO, IM o EV) o tiorazidina (5 mg PO) possono risultare utili nel trattamento del
paziente delirante. Talvolta sono necessarie dosi più massicce (aloperidolo 2-
5 mg o tioridazina 10-20 mg). Farmaci più recenti, come il risperidone, possono
essere somministrati in sostituzione dell’aloperidolo per la terapia orale, ma non
sono disponibili IM o EV. Le benzodiazepine ad azione breve o intermedia
(p. es., l’alprazolam, il triazolam) possono controllare l’agitazione; le
benzodiazepine possono peggiorare la confusione ma, se necessarie, dovranno
essere somministrate alla dose minima efficace. Tutti i farmaci psicoattivi devono
essere ridotti e quindi eliminati, appena possibile in modo da poter valutare il
grado di guarigione.
DEMENZA
La Tab. 171-4 riporta molte delle cause conosciute. La demenza può insorgere in
ogni età e può colpire soggetti giovani in seguito a lesioni o ipossia. Tuttavia,
essa è per lo più una malattia dell’anziano, colpendo più del 15% delle
persone > 65 anni di età e il 40% delle persone > 80 anni di età. Comporta più
della metà del numero di assistenze domiciliari ed è la condizione più temuta
dagli anziani.
Prognosi e terapia
ta di molto tempo per riadeguarsi all’ambiente, alle attività quotidiane, alla gente.
Le informazioni date al paziente devono essere semplici, omettendo le frasi non
essenziali.
dovrà inoltre essere sicuro e protetto; per esempio, potranno essere installati
sistemi di segnalazione per controllare coloro che tendono a girovagare. Si
dovranno evitare sia l’iperstimolazione che l’ipostimolazione. La socialità del
paziente sarà mantenuta dalle frequenti visite dei familiari e dello staff medico;
l’isolamento deve essere evitato. I componenti dello staff medico dovranno
evitare di contrastare o intimidire il paziente. Il paziente dovrà rimanere attivo
quanto più possibile; le famiglie devono coinvolgerlo nelle attività, evitando però
le attività che provocano ansia o confusione. Deve essere praticato
quotidianamente dell’esercizio, che diminuirà l’inquietudine, migliorerà l’equilibrio
e manterrà il tono cardiovascolare. La terapia occupazionale e la meloterapia
aiutano al mantenimento del controllo motorio e consentono la stimolazione non
verbale. La terapia di gruppo (terapia di reminiscenza e pratiche di
socializzazione) possono coadiuvare le capacità di conversazione e di relazioni
interpersonali e i consulti familiari possono insegnare ai parenti come evitare che
il paziente cada accidentalmente e come evitare di essere colpiti da lui durante i
periodi di agitazione. Ci sarà effettivamente qualche miglioramento se si
semplificheranno le attività quotidiane e sarà pertanto ridotta la necessità di
assistenza, senza che il paziente subisca la totale perdita dell’autocontrollo o
della dignità personale.
I desideri del paziente circa l’assistenza dovranno essere chiariti prima che esso
diventi inabile. Le pratiche finanziarie e legali (p. es., procura legale durevole,
procura legale durevole per la propria assistenza sanitaria) dovranno essere
effettuate nei primi stadi della malattia.
MORBO DI ALZHEIMER
Epidemiologia
Eziologia
Patogenesi
denominate ε2, ε3 e ε4, con conseguenti sei genotipi: ε2/ε2, ε2/ε3, ε2/ε4, ε3/ε3, ε3/
ε4 e ε4/ε4. Il rischio per il morbo di Alzheimer è sostanzialmente aumentato nelle
persone con due alleli ε4, che svilupperanno più probabilmente la malattia tra i 60
e i 75 anni d’età. L’incidenza può essere diminuita in coloro i quali presentano
l’allele ε2. Dal momento che circa il 40% delle persone che raggiungono gli
85 anni d’età sviluppa alcune forme diagnosticabili di demenza,
indipendentemente dallo stato delle apo E, questo test genetico non risulta molto
utile nel predire se una persona svilupperà nel corso della propria vita il morbo di
Alzheimer. Il test è disponibile in commercio. La sua utilità come test diagnostico
aggiuntivo (piuttosto che come test predittivo) per il morbo di Alzheimer è oggetto
di studio.
Sintomi e segni
Il morbo di Alzheimer può essere diviso in vari stadi clinici. Tuttavia, i pazienti
presentano grande variabilità e l’evoluzione della malattia non è così regolare
come indicato nella seguente descrizione. La malattia evolve gradualmente,
sebbene talvolta i sintomi sembrino raggiungere, per un certo periodo, un
plateau.
Nello stadio grave, i pazienti sono incapaci di camminare o di effettuare ogni tipo
di attività quotidiana e, generalmente, sono completamente incontinenti. La
memoria a breve e a lungo termine è completamente perduta. I pazienti possono
non essere in grado di inghiottire e di mangiare, rischiando malnutrizione,
polmoniti (specialmente da inalazione) e piaghe da decubito. Il ricovero presso
strutture a lunga degenza diventa spesso necessario, in quanto i pazienti sono
completamente dipendenti dagli altri. Successivamente, perdono l’uso della
parola. Dal momento che questi pazienti non sono in grado di riferire alcun
Complicanze
Diagnosi
Prognosi e terapia
I principi generali del trattamento sono gli stessi delle altre forme di demenza (v.
Trattamento sotto Demenza, sopra).
Durante le prime fasi del morbo di Alzheimer, alcuni farmaci che incrementano la
neurotrasmissione colinergica, come il donepezil, possono migliorare, almeno
provvisoriamente, le alterazioni della memoria. Tuttavia, essi non modificano il
costante peggioramento della patologia di base. La tacrina presenta la maggior
parte degli effetti collaterali. Potrà essere preso in considerazione un trattamento
di prova con donezepil, iniziato alla dose di 5 mg alla sera e, dopo 4-6 settimane,
aumentato a 10 mg; questo farmaco dovrà essere protratto per diversi mesi, per
stabilirne l’efficacia. Gli effetti degli antiossidanti (p. es., la vitamina E), della
terapia estrogenica e dei FANS sono ancora oggetto di studio.
Molti farmaci hanno un effetto negativo sul SNC perché aumentano lo stato
confusionale e il sopore. I sedativi, quali le benzodiazepine, dovranno essere
evitati quanto possibile. Dovranno essere evitati i farmaci anticolinergici, come
alcuni antidepressivi triciclici, antistaminici, antipsicotici e le benzotropine.
vascolare, che può coesistere con il morbo di Alzheimer. Altre cause sono
riportate nella Tab. 171-4.
Demenza vascolare
I sintomi della demenza vascolare sono talvolta simili a quelli del morbo di
Alzheimer; le due malattie possono essere difficili da distinguere. A tal fine, può
essere utile, come strumento di valutazione, l’Hachinski Ischemic Score.
Possono contribuire a differenziare la demenza vascolare dal morbo di Alzheimer
l’insorgenza precoce (età < 75 anni), il sesso maschile, l’abuso di sigarette, ictus
precedenti, il diabete, patologie cardiache o ipertensione arteriosa, la presenza di
deficit neurologici focali o il decorso evolutivo intermittente. I risultati delle
indagini di laboratorio, comprese la TAC o la RMN, possono coadiuvare ma non
stabilire la diagnosi di demenza vascolare. Nessuno strumento diagnostico risulta
tuttavia inutile. Anche all’autopsia, la diagnosi definitiva risulta talora impossibile,
in quanto le due malattie condividono alcune caratteristiche anatomopatologiche.
Altre cause
Più del 25% dei pazienti con morbo di Parkinson è demente; alcune stime
ammontano all’80% (v. Cap. 179). All’autopsia, i pazienti affetti da morbo di
Parkinson possono presentare alcuni dei reperti neuropatologici e molte delle
alterazioni biochimiche rilevate nei pazienti affetti da morbo di Alzheimer. Una
demenza sottocorticale meno grave è inoltre associata al morbo di Parkinson.
Il morbo di Pick è una forma di demenza meno comune, che colpisce le regioni
frontale e temporale della corteccia. I pazienti presentano notevole apatia e
alterazioni della memoria; mostrano incuria, carente igiene personale e
diminuzione dell’attenzione. Sebbene il quadro clinico e i reperti TAC del morbo
di Pick possano essere molto caratteristici, la diagnosi definitiva è possibile solo
all’autopsia. Può insorgere precocemente, durante il decorso del morbo di Pick,
la sindrome di Klüver-Bucy, con ottundimento emozionale, attività ipersessuale,
iperoralità (bulimia e movimenti di suzione e schioccamento delle labbra) e
agnosie visive.
Delirium Demenza
Insorge rapidamente Insorge lentamente
Decorso oscillante Decorso lentamente
progressivo
Potenzialmente reversibile Non reversibile
Colpisce in modo notevole Colpisce in modo notevole la
l’attenzione memoria
Deficit cognitivi focali Deficit cognitivi globali
In genere provocata da In genere causata dal morbo
malattie sistemiche o da di Alzheimer o da una malattia
farmaci cerebrovascolare (demenza
multiinfartuale)
Richiede una valutazione Non richiede valutazione e
medica e trattamento trattamento immediati
immediati
*Tali differenze sono in genere reali e utili per la diagnosi, ma
non sono rare le eccezioni. Per esempio, il danno da trauma
cranico insorge improvvisamente e può provocare una
demenza grave permanente; l’ipotiroidismo può provocare un
quadro lentamente progressivo di demenza ma può essere
completamente reversibile dopo terapia.
file:///F|/sito/merck/tabelle/17101.html02/09/2004 2.07.17
Manuale Merck - Tabella
Stato post-
commotivo
Stato post-ictale
Ischemia
transitoria
file:///F|/sito/merck/tabelle/17102.html02/09/2004 2.07.17
Manuale Merck - Tabella
Abuso cronico di farmaci e alcol Trauma cranico (acuto grave) Morbo di Creuzfeldt-Jakob
Morbo di Pick
Leucoencefalopatia
multifocale progressiva
Interventi chirurgici
Patologia vascolare
Demenza multinfartuale
Morbo di Wilson
(?)= incerto
Manuale Merck
DEPRESSIONE
(Disturbo monopolare)
Sommario:
Introduzione
Sintomi, segni e diagnosi
Terapia
uccidere dei familiari, figli compresi, per "salvarli" da future disgrazie e poi
suicidarsi. I risultati del test di soppressione al desametasone nei pazienti con
depressione psicotica sono costantemente positivi.
Terapia
Principi generali: la maggior parte dei soggetti con depressione viene trattata
ambulatorialmente. La farmacoterapia, applicata nel contesto di una terapia di
sostegno e di un intervento psicoeducazionale (v. oltre), è il trattamento di scelta
per la depressione da moderata a grave; la depressione più lieve può essere
trattata con la psicoterapia. Tutti i pazienti con depressione devono essere
interrogati con tatto ma direttamente circa l’ideazione, i piani o i gesti di suicidio.
Tutte le comunicazioni a contenuto autodistruttivo vanno prese sul serio.
All’inizio, il medico deve visitare i pazienti con depressione una o due volte a sett.
per fornire sostegno e informazioni sul disturbo, nonché per monitorare i
progressi. Durante le fasi precoci del trattamento, può essere d’aiuto tenersi in
contatto con il paziente e la sua famiglia con qualche telefonata. Poiché molte
persone provano imbarazzo e demoralizzazione per il fatto di avere un disturbo
mentale, il paziente, la sua famiglia e il suo datore di lavoro (quando sia utile e
con il consenso informato del paziente) vanno informati del fatto che molto
spesso la depressione è un disturbo medico autolimitante con prognosi
favorevole. Alcuni pazienti possono trovare inaccettabile la diagnosi di
depressione, e il medico deve rassicurarli che la depressione non riflette un
difetto caratteriale, fornendo qualche spiegazione sulle alterazioni biologiche
della depressione. I pazienti preoccupati dal "prendere farmaci" possono essere
rassicurati che gli antidepressivi non creano un’abitudine. Dire ai pazienti che il
percorso verso la guarigione spesso è oscillante aiuta a ridurre la
demoralizzazione e assicura la compliance. Il trattamento degli episodi depressivi
con i farmaci va proseguito per un periodo pari almeno alla durata naturale di un
episodio (cioè, 6 mesi).
Spesso dei consigli specifici sono di giovamento ai pazienti, come dire loro di
essere quanto più attivi possibile, ma senza intraprendere impegni insormontabili,
di provare a stare in compagnia, di non darsi la colpa per la propria depressione
e di ricordare che i cattivi pensieri sono parte della malattia e passeranno. Alle
persone significative per il paziente va detto che la depressione è una malattia
grave che richiede un trattamento specifico; che i pazienti con depressione non
sono pigri; che la perdita della persona amata o del lavoro è spesso il risultato,
non la causa della depressione; che la religione può dare conforto ma non cura;
che l’attività fisica non è un trattamento specifico per la depressione e che le
vacanze possono causare un peggioramento.
I principi seguenti sono utili alla comprensione di come gli inibitori selettivi della
ricaptazione della serotonina (Selective Serotonin Reuptake Inhibitors, SSRI) e
gli altri antidepressivi di nuova generazione influenzano il sistema serotoninergico
(5-idrossitriptamina, 5-HT). Il blocco presinaptico della 5-HT produce una
maggiore quantità di 5-HT che va a stimolare i numerosi recettori 5-HT
postsinaptici. La stimolazione dei recettori 5-HT 1 è associata a effetti
antidepressivi e ansiolitici. La stimolazione dei recettori 5-HT2 produce
nervosismo, insonnia e disfunzione sessuale e il loro blocco è associato a
miglioramento della depressione. La stimolazione dei recettori 5-HT3 si associa a
nausea e cefalea e il loro blocco elimina la nausea.
Impedendo la ricaptazione presinaptica della 5-HT, gli SSRI come effetto finale
portano a una funzione serotoninergica centrale più efficiente. Non hanno effetti
anticolinergici e antiadrenergici, né effetti sulla conduzione cardiaca. Sebbene
siano selettivi per il sistema serotoninergico, gli SSRI non hanno specificità di
azione sui diversi recettori della 5-HT. Così, mentre la stimolazione dei 5-HT 1
causa effetti antidepressivi e ansiolitici, la stimolazione dei 5-HT 2 e dei 5-HT 3
provoca i comuni effetti collaterali dei SSRI: nausea, ansia, insonnia, cefalea,
irrequietezza e disfunzione sessuale. Così, paradossalmente, gli SSRI possono
sia eliminare che provocare l’ansia. Nei primissimi mesi può manifestarsi
anoressia, specialmente con la fluoxetina; la perdita di peso può essere utile per i
pazienti sovrappeso e nei bulimici. La sedazione è minima o inesistente, ma
alcuni pazienti tendono alla sonnolenza diurna nelle prime sett. di trattamento.
L’agitazione può rendere necessaria la sospensione nel 3-4% dei pazienti.
Raramente, si verifica acatisia (dovuta a debole attività dopaminergica). I più
comuni effetti collaterali sono quelli di tipo sessuale (p. es., diminuzione della
libido, difficoltà orgasmiche) che interessano sino a 1/3 dei pazienti. Alcuni
pazienti accettano questi effetti come il prezzo per il miglioramento della
depressione, ma un paziente su dieci chiede il passaggio a un’altra classe di
antidepressivi o ne ha necessità. Altri effetti collaterali sono la diarrea e la
cefalea. Le interazioni farmacologiche sono rare. Gli SSRI in caso di
sovradosaggio sono sicuri, hanno un ampio margine terapeutico e sono
relativamente facili da somministrare, con scarsa necessità di aggiustamenti
posologici (eccetto che per la fluvoxamina). Il successo di questi farmaci ha
contribuito alla diffusa accettabilità del trattamento della depressione con gli
antidepressivi da parte dei pazienti.
Gli SSRI sono indicati anche nei disturbi correlati alla depressione in cui gli
antidepressivi eterociclici non sono efficaci, tra cui il disturbo distimico, la
depressione atipica, quella stagionale, il disturbo ossessivo-compulsivo, la fobia
sociale, la bulimia, la sindrome premestruale e probabilmente il disturbo
borderline di personalità.
I più comuni effetti collaterali degli antidepressivi eterociclici derivano dal loro
effetto di blocco muscarinico e dalle loro azioniα1-antiadrenergiche. La maggior
parte di questi antidepressivi è quindi inutilizzabile per i pazienti con malattie
cardiache. Anche bassi dosaggi possono provocare tachicardia ed effetti
chinidino-simili sulla conduzione cardiaca. La desipramina può indurre aritme
gravi nei bambini. Poché gli antidepressivi eterociclici possono provocare
ipotensione posturale, sono controindicati nei pazienti con osteoporosi,
arteriosclerosi cerebrale o cardiopatia ischemica. Altri effetti collaterali frequenti
comprendono visione offuscata, xerostomia, tachicardia, stipsi e ritardo
minzionale (almeno con gli antidepressivi triciclici a struttura aminica secondaria).
La sedazione può essere considerata o meno un effetto collaterale, a seconda
del bisogno di indurre e mantenere il sonno, ed è causata principalmente dal
blocco dei recettori 5-HT2 e H1. In alcuni pazienti si verifica un eccessivo
aumento di peso. Gli antidepressivi eterociclici, eccetto l’amoxapina, non
bloccano in misura apprezzabile i recettori D2 (dopaminergici). Una tossicità sul
piano comportamentale (eccitamento, confusione, allucinazioni o sedazione
eccessiva) è particolarmente probabile nei pazienti anziani con cerebropatia
organica. Tutti gli antidepressivi eterociclici, in particolare la maprotilina e la
clomipramina, abbassano la soglia convulsiva.
Gli IMAO attualmente sul mercato come antidepressivi negli USA (p. es., la
fenelzina e la tranilcipromina) sono irreversibili e non selettivi (inibiscono le MAO-
A e le MAO-B). Possono causare crisi ipertensive se assunti
contemporaneamente a un farmaco simpaticomimetico oppure a cibo contenente
tiramina o dopamina. Questo effetto viene chiamato "effetto formaggio", perché il
formaggio stagionato ha un contenuto elevato di tiramina. Sono scarsamente
usati per paura di questa reazione. Gli IMAO più selettivi e reversibili (p. es., la
moclobemide e il befloxatone, che inibiscono le MAO-A) non sono ancora
disponibili negli USA e sono relativamente privi di queste interazioni.
Gli IMAO non vanno usati con altri tipi di antidepressivi, e devono passare
almeno 2 sett. (5 con la fluoxetina, che ha un’emivita lunga) tra l’uso dei due tipi
di farmaci. Gli IMAO, usati con gli antidepressivi che hanno effetto sul sistema
serotoninergico (p. es., SSRI, nefazodone) possono produrre una sindrome
caratterizzata da ipertermia maligna, grave danno muscolare, insufficienza
renale, convulsioni e infine la morte. I pazienti che assumono IMAO e che hanno
bisogno anche di antiasmatici, antiallergici e anestetici locali o generali, vanno
trattati dallo psichiatra insieme a un internista, un dentista o un anestesista che
abbiano competenza in campo neuropsicofarmacologico.
lungo termine (e forse per tutta la vita). Il dosaggio spesso viene calibrato sulla
base del livello dell’umore e degli effetti collaterali; tuttavia, nella maggior parte
dei pazienti le recidive si prevengono nella maniera più efficace mantenendo il
dosaggio terapeutico pieno. Non vi sono evidenze conclusive che gli
antidepressivi abbiano effetti teratogeni. Se una donna incinta ha una
depressione grave che richiede una terapia di mantenimento, può assumere un
antidepressivo, ma va monitorata accuratamente da un ostetrico.
Dosaggio
medio
(mg/die)
Classe Farmaco Precauzioni
Antidepressivi Come classe, controindicata nei pazienti con
eterociclici problemi cardiaci, glaucoma ad angolo chiuso,
ipertrofia prostatica o ernia iatale; cadute dovute a
ipotensione posturale possono provocare fratture
negli anziani; potenziano gli effetti dell’alcol;
aumentano i livelli ematici degli antipsicotici
Amitriptilina 50-300 Causa aumento di peso
Nortriptilina 25-100 Efficace all’interno della finestra terapeutica
Imipramina 50-300 Può causare sudorazione eccessiva e incubi
Desipramina 50-300 Non può essere usata in pazienti sotto i 12anni
Doxepina 25-300 Causa aumento di peso
Trimipramina 50-300 Causa aumento di peso
Clomipramina 25-225 Abbassa la soglia convulsiva a dosi >250mg/die
Protriptilina 15-60 Difficile da dosare per la sua farmacocinetica
complessa
Amoxapina 150-400 Può causare effetti collaterali extrapiramidali
Maprotilina 75-225 Può provocare comportamento suicidiario
IMAO Possibile sindrome serotoninergica quando assunti
con SSRI o nefazodone; crisi ipertensive possibili
se assunte con altri farmaci antidepressivi,
simpaticomimetici o altri farmaci selettivi, o con
determinati cibi o bevande
Fenelzina 45-90 Causa ipotensione posturale
Tranilcipromin 20-60 Ha effetti stimolanti di tipo simil-amfetaminico e un
a modesto potenziale di abuso
SSRI Fluoxetina 10-60 Anche dopo la sospensione, a causa della sua
lunga emivita, ha un elevato potenziale di
interazione tra i suoi metaboliti attivi e gli
antidepressivi eterociclici, la carbamazepina, gli
antipsicotici o gli antiaritmici rispetto agli altri SSRI
Sertralina 50-200 Tra gli SSRI, ha la più alta incidenza di diarrea
Paroxetina 20-50 Sintomi di astinenza se sospesa bruscamente
Fluvoxamina 100-300 Può causare elevazione clinicamente significativa
dei livelli di teofillina, warfarin e clozapina
Serotoninergici- Venlafaxina 75-375 Modesto aumento dose-dipendente della
noradrenergici pressione diastolica
Manuale Merck
IPOGLICEMIA
Sommario:
Fisiopatologia
Classificazione
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia
Fisiopatologia
A livello cerebrale non è l'insulina che regola l'utilizzazione del glucoso. Specifici
centri situati all'interno del SNC controllano i livelli di glucoso plasmatico e
reagiscono a una potenziale carenza aumentando rapidamente l'attività del
sistema nervoso adrenergico, cui consegue il rilascio di adrenalina. Risposte
neuroendocrine addizionali comprendono l'aumento della secrezione di ormone
della crescita e di cortisolo e la riduzione della secrezione di insulina. La
produzione epatica di glucoso aumenta e la sua utilizzazione da parte dei tessuti
non nervosi diminuisce. La stimolazione adrenergica e il glucagone (v. oltre)
svolgono ruoli cruciali nella risposta acuta all'ipoglicemia, mentre la secrezione di
ormone della crescita e di cortisolo è tardiva e meno importante, anche se i
deficit cronici di questi ormoni possono compromettere la normale risposta
controregolatoria all'ipoglicemia. Se si instaura un grave deficit di glucoso a livello
del SNC, l'attività dei centri cerebrali superiori si riduce in modo da ridurre al
minimo il fabbisogno energetico del cervello. Qualora l'ipoglicemia in un paziente
incosciente non venga trattata rapidamente, ne possono conseguire convulsioni
e deficit neurologici irreversibili, o anche la morte.
iperinsulinemia relativa.
Classificazione
L'ipoglicemia può essere dovuta a farmaci (la causa più comune) o ad altre
cause.
occorrente per causare una glicemia abnormemente bassa è molto minore che
negli adulti; nei pazienti con ipoglicemia chetosica questo periodo è ulteriormente
ridotto e la sua riduzione è attribuibile a un difetto quantitativo della capacità di
mobilizzare i substrati per la gluconeogenesi epatica. La nesidioblastosi è
caratterizzata da una diffusa proliferazione di cellule insulino-secernenti derivate
dall'epitelio dei dotti pancreatici e da microadenomi pancreatici costituiti da tali
cellule; essa è una causa rara di ipoglicemia a digiuno nei bambini e lo è ancora
di più negli adulti.
Gli adenomi o i carcinomi delle cellule insulari (insulinomi) sono una causa
rara e solitamente curabile di ipoglicemia a digiuno e vengono diagnosticati più
frequentemente negli adulti. Possono insorgere come patologie isolate o nel
contesto di una sindrome da neoplasie endocrine multiple (MEN) di tipo I (v.
Cap. 10 e Tumori endocrini nel Cap. 34). I carcinomi costituiscono appena il 10%
dei tumori delle cellule insulino-secernenti delle insule pancreatiche.
L'ipoglicemia nei pazienti con adenomi insulari è il risultato della secrezione
incontrollata di insulina, che può essere individuata clinicamente durante il
digiuno e l'attività fisica. Sebbene i livelli plasmatici assoluti di insulina possano
non essere eccessivamente elevati, essi possono risultare elevati in modo
inappropriato per la situazione di ipoglicemia e digiuno prolungato.
Sintomi e segni
Diagnosi
Sia che il paziente si presenti con manifestazioni a carico del SNC sia con
sintomatologia adrenergica, entrambe diversamente inspiegabili, per la diagnosi
è necessaria la dimostrazione che i sintomi si verificano in associazione con
valori glicemici abnormemente bassi e che regrediscono con l'innalzamento dei
livelli plasmatici di glucoso. Viene definito come livello di glicemia abnormemente
basso quello < 50 mg/dl (< 2,78 mmol/l) nell'uomo o < 45 mg/dl (< 2,5 mmol/l)
nella donna (al di sotto dei limiti inferiori osservati in uomini e donne normali dopo
un digiuno di 72 h) e < 40 mg/dl (< 2,22 mmol/l) nei bambini. (v. anche
Ipoglicemia nel Cap. 260.) La maggior parte dei casi di ipoglicemia insorge in
pazienti trattati con insulina o sulfaniluree o che abbiano assunto recentemente
alcol e la diagnosi in questo tipo di pazienti costituisce raramente un problema.
Terapia
glicemia normale. Nei bambini con manifestazioni a carico del SNC, il trattamento
viene iniziato infondendo soluzione glucosata al 10% a una velocità di 3-5 mg/kg/
min, velocità che viene regolata in modo da ripristinare rapidamente e mantenere
un normale livello plasmatico di glucoso. In linea generale, i pediatri non
raccomandano l'uso di un bolo EV di soluzione glucosata al 50% o l'impiego di
liquidi EV contenenti > 10% di glucoso nella prima e nella seconda infanzia,
perché essi possono avere notevoli effetti osmotici e, in alcuni pazienti, possono
indurre marcata iperglicemia e spiccata stimolazione della secrezione insulinica.
(V. Ipoglicemia nel Cap. 260 per il trattamento dell'ipoglicemia nei neonati e nei
bambini piccoli.)
Manuale Merck
3. MALATTIE GASTROINTESTINALI
TUMORI ENDOCRINI
file:///F|/sito/merck/sez03/0340358c.html02/09/2004 2.07.22
Tumori carcinoidi
Manuale Merck
file:///F|/sito/merck/sez02/0170232a.html02/09/2004 2.07.23
Patologia del neonato e del lattante
Manuale Merck
19. PEDIATRIA
IPOGLICEMIA
Una glicemia < 40 mg/dl (< 2,2 mmol/l) nel neonato a termine, o < 30 mg/dl (< 1,7
mmol/l) nel neonato pretermine.
Sommario:
Eziologia
Sintomi, segni e diagnosi
Profilassi e terapia
Eziologia e fisiopatologia
Profilassi e terapia
Manuale Merck
Sommario:
Introduzione
Sintomi e segni
Diagnosi e prevenzione
Gli steroidi anabolizzanti sono derivati sintetici del testosterone (v. Tab. 305-1).
Negli USA, viene riportata una frequenza di utilizzo di steroidi anabolizzanti del 6-
11% tra i liceali maschi (questa percentuale comprende anche un numero
inaspettato di non atleti) e del 2,5% tra le liceali femmine. In un sondaggio
nazionale, la motivazione più comune addotta per l’utilizzo di steroidi
anabolizzanti è stata il miglioramento della prestazione atletica; la seconda è
stata il miglioramento dell’aspetto fisico.
Gli atleti possono assumere steroidi per un certo periodo di tempo, sospenderli e
poi riprenderne l’assunzione (assunzione ciclica) diverse volte l’anno. Si ritiene
che la sospensione intermittente permetta ai livelli del testosterone endogeno,
alla conta spermatica e all’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi di tornare alla normalità.
Evidenze aneddotiche suggeriscono che l’assunzione ciclica possa ridurre gli
effetti dannosi dei farmaci e la necessità di aumentare le dosi per ottenere
l’effetto desiderato.
al minimo gli effetti sfavorevoli, ma questi benefici non sono stati dimostrati.
Sintomi e segni
Gli effetti psicologici (in genere presenti solo con dosi molto elevate) vengono
spesso notati dai familiari; tali effetti comprendono cambiamenti di umore notevoli
e irregolari, comportamento irrazionale, aumento dell’aggressività ("rabbia
steroidea"), irritabilità, depressione e dipendenza.
Diagnosi e prevenzione
Stenbolone (Anatrofin)*
Therobolin*
Trenbolone (Finajet)*
Trofobolene*
*Non disponibile in Italia
file:///F|/sito/merck/tabelle/30501.html02/09/2004 2.07.25
Nomi commerciali di alcuni farmaci di uso comune
Manuale Merck
All’interno del Manuale vengono utilizzati ogni volta che è possibile i nomi
generici dei farmaci (non quelli delle specialità medicinali). La maggior parte dei
farmaci soggetti a prescrizione ha un nome commerciale (detto anche di
proprietà, di marca o di specialità) per distinguere il fatto che sono stati prodotti e
commercializzati da una determinata ditta. Negli USA, questi nomi sono
solitamente registrati come marchio di fabbrica presso il Patent Office, che
garantisce determinati diritti legali per la loro utilizzazione. Un nome commerciale
può essere registrato per un prodotto contenente un singolo principio attivo (con
o senza eccipienti) o due o più principi attivi (farmaci di associazione). Una
sostanza chimica registrata da diversi produttori può avere diversi nomi
commerciali. Un farmaco può essere messo in commercio con diversi nomi
commerciali in paesi diversi.
file:///F|/sito/merck/sez22/3062795.html02/09/2004 2.07.25
Manuale Merck - Tabella
Bisoprololo CONCOR
Bitolterolo ASMALENE
Bleomicina BLEOMICINA
Bretilio (USA) BRETYLOL
Bromfeniramina (USA) DIMETANE
Bromocriptina PARLODEL
Budesonide BIDIEN
Bumetanide FONTEGO
Bupropion (USA) WELLBUTRIN
Buspirone BUSPAR
Busulfano MYLERAN
Butorfanolo† (USA) STADOL
Calcifediolo DIDROGYL
Calcitonina di salmone OSTEOTONINA
Calcitonina umana CIBACALCIN
Calcitriolo ROCALTROL
Capreomicina (USA) CAPASTAT
Capsaicina (USA) ZOSTRIX
Captopril CAPOTEN
Carbamazepina TEGRETOL
Carbenicillina‡ (USA) GEOCILLIN
Carbidopa- levodopa SINEMET
Carbinoxamina* (USA) CLISTIN
Carboprost (USA) HEMABATE
Carmustina (USA) BCNU
Carteololo CARTEOL
Carvedilolo CARVIPRESS
Cefacloro PANACEF
Cefadroxil CEFADRIL, CEPHOS
Cefalexina CEPOREX, KEFORAL
Cefamandolo MANDOKEF
Cefapirina (USA) CEFADYL
Cefazolina CEFAMEZIN, TOTACEF, ZOLIN
Cefixima SUPRAX
Cefonicid MONOCID
Cefoperazone CEFOPER
Ceforanide (USA) PRECEF
Cefotaxima CLAFORAN
Cefotetan APATEF
Cefoxitina MEFOXIN
Cefprozil CRONOCEF, PROCEF
Cefradina CITICEF, LISACEF
Ceftazidima CEFTIM, GLAZIDIM, SPECTRUM
Ceftizoxima EPOSERIN
Ceftriaxone ROCEFIN
Cefuroxima CUROXIM, DELTACEF, LIFUROX
Chenodiol (USA) CHENIX
Chinidina NATICARDINA, RITMOCOR
Ciclandelato CICLOSPASMOL
Ciclizina (USA) MAREZINE
Ciclobenzapri na FLEXIBAN
Ciclofosfamide ENDOXAN
Ciclopentolato CICLOLUX
Cicloserina CICLOSERINA (Formulario
Nazionale)
Ciclosporina SANDIMMUN
Cidofovir VISTIDE
Cimetidina TAGAMET
Ciproeptadina PERIACTIN
Ciprofloxacina CIPROXIN, FLOCIPRIN
Cisapride PREPULSID
Cisplatino CITOPLATINO
Citarabina ARACYTIN
Claritromicina KLACID
Clemastina TAVEGIL
Clindamicina DALACIN
Clofazimina (USA) LAMPRENE
Clofibrato‡ (USA) ATROMID-S
Clomifene CLOMID
Clomipramina ANAFRANIL
Clonazepam RIVOTRIL
Clonidina CATAPRESAN
Cloralio idrato§ CLORALIO IDRATO (Tariffario
Nazionale)
Clorambucil LEUKERAN
Cloramfenicolo CHEMICETINA
Clorazepato TRANSENE
Clordiazepossi do LIBRIUM
Clorexidina HIBISCRUB
Clorfenamina TRIMETON
Clorfeniramina V. Clorfenamina
Clormezanone (USA) TRANCOPAL
Clorotrianisene (USA) TACE
Clorpromazina LARGACTIL
Clorpropamide DIABEMIDE
Clortalidone IGROTON
Clotrimazolo CANESTEN
Cloxacillina CLOXACILLINA SODICA
Clozapina LEPONEX
Colestipolo (USA) COLESTID
Colestiramina QUESTRAN
Corticotropina (ACTH)‡ (USA) ACTHAR
Cortisolo V. Idrocortisone
Cosintropina V. Tetracosactide
Cotrimoxazolo V. Trimetoprim- sulfametoxazolo
Dacarbazina DETICENE
Dactinomicina COSMEGEN
Danazolo DANATROL
Dantrolene DANTRIUM
Daunorubicina DAUNOBLASTINA
Deferoxamina DESFERAL
Delavirdina (USA) RESCRIPTOR
Demeclociclina LEDERMICINA
Desametasone DECADRON, VISUMETAZONE
Desclorfeni ramina POLARAMIN
Desipramina NORTIMIL
Desmopressina EMOSINT, MINIRIN
Destrometorfano FORMITROL
Destropro poxifene LIBEREN
Diazepam VALIUM
Diazossido HYPERSTAT, PROGLICEM
Diciclomina (USA) BENTYL
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