Violenza e guerra → c’è una certa reticenza nel parlare della guerra (conflitto organizzato) Violenza e guerra sono due cose diverse. In natura osserviamo la violenza (leone che insegue la gazzella e la sbrana, ai nostri occhi è violenza) → noi interpretiamo certi fenomeni della natura attraverso motivi comportamentali che non sono applicabili alla natura es il termine competizione tra specie scaturisce dalla nostra visione umana → oggi in biologia appare qualcosa di opposto, la questione di interdipendenza. Quando la violenza diventa organizzata, diventa un costrutto sociale, guerra = costrutto sociale. La guerra è sempre esistita? Dal greco Polemus → battaglia solo dopo assunse il nostro significato. Polemica è una discussione tra due visioni opposte. Il verbo è Polemeo = faccio la guerra/combatto. Nel mondo greco l’azione della guerra è l’elemento fondativo es Iliade guerra su vasta scala, una spedizione che raccoglie gli achei che sbarcano a Troia e la assediano per vent’anni fino alla distruzione dell’avamposto (punto strategico x i commerci di un’area ricchissima). Nella cultura greca il conflitto è continuamente emergente, come un dato di fatto, non dal punto di vista tematico. A guerra è data per scontata. Esiodo → padre della matrice culturale greca, in due opere si occupa della guerra come parte propria della natura umana, nella “Teogonia” (nascita degli dèi) la lotta è frequentissima, egli afferma che la lotta è figlia della notte (forza primordiale), la notte genera, la morte, la sventura (una serie di cose negative), nemesi (vendetta), l’inganno, la contesa (la guerra). Dalla contesa fu generato il travaglio, l’oblio, le battaglie, le stragi… Ne “Le opere e i giorni”→ differenze nel concetto del conflitto → non fu unica la stirpe della contesa, ne esistono due: la greve (negativa, guerra), e quella leggera (positiva, la concorrenza). La concorrenza consente all’uomo di affrancarsi da una condizione miserevole. Eraclito → La guerra è il padre di tutte le cose e di tutte le cose è il re (governa tutto). Riteneva che il mondo sia governato da principi opposti (dolore/piacere guerra /pace…). Empedocle → V secolo a.C. l’amicizia e la contesa siano alla base di tutti i fenomeni naturali. Tradizione religiosa ebraico/cristiana → Oggi il Dio dei cristiani è benevolo, si omette il Dio guerrafondaio, la parte imbarazzante della matria ebraico-cristiana. Il Dio della Bibbia è un massacratore seriale, es quando libera gli ebrei dalla cattività egizia, affoga l’esercito egiziano. Episodio di Sansone invoca la forza, scardina le catene del tempio, ma prima lui uccide migliaia di persone con l’aiuto di Dio. Davide che con l’astuzia uccide Golia, ma quando cresce diventa un guerriero e uccide moltissime persone. Episodi generalizzati es diluvio universale in cui Dio quando si altera uccide tutti. Caino uccide Abele, il sacrificio umano è alla base della fondazione della nostra civiltà, l’uccisione legata alla civilizzazione. Nella nostra cultura le matrici sono legate alla lotta. Hobbes → teorico della guerra di tutti contro tutti. Filosofo politico, nonché del giusnaturalismo (i fondamenti dell’uomo sono legate a un senso del giusto e l’ingiusto naturali). Hobbes nel “Leviatano” afferma che l’uomo allo stato di natura, è un essere che segue soltanto i suoi istinti primordiali tesi alla sopravvivenza; perciò, egli è in opposizione totale con tutti. La natura del combattimento è dovuta ad una nota disposizione a combattere. Violenza → è uno stato di natura Guerra → insieme di tendenze che si traducono in battaglia organizzata Husserl → filosofo/matematico. La violenza è caratterizzata da un impulso, bisogna adoperarsi per combattere l’impulso. Violenza tra Stati → il potere è una delega, che delega il capo del governo, il quale detiene un potere, il potere ha un diritto sull’esercizio della guerra (sia interna che esterna). Queste due forze permettono alle persone di vivere in pace, perché la loro violenza viene delegata. La violenza viene sottratta al singolo, e deputata ai corpi dell’amministrazione, che lavora per la pace (il bene comune). Cadono i concetti di giustizia e ingiustizia, nella guerra nulla può essere ingiusto, dove non c’è potere comune non c’è legge, dove non c’è legge non c’è ingiustizia. Voltaire → critica la violenza, (nel ‘700 ci sono le guerre dinastiche). Si assiste all’uccisione fra persone che sono estranee alle dinamiche del conflitto, spesso li si indottrina. Non c’è guadagno x chi perde la vita. Freud → “Il disagio della civiltà” → Thanatos pulsione di morte. Nell’altro si vede un nemico da aggredire, o un oggetto sessuale o un alleato per raggiungere i propri scopi. Dobbiamo capire quando nasce una guerra e se gli uomini prima abbiano esercitato la violenza attraverso la guerra. Il sapiens sapiens ha circa 250 mila anni, i reperti sono modesti e possiamo vedere solo le lesioni che hanno intaccato le ossa. L’etnografia mostra che nelle società di cacciatori-raccoglitori che vivono in bande molto piccole in aree grandi, mostra che l’esercizio della violenza era la regola, non l’eccezione. L’omicidio è un’attività molto diffusa, così come lo stupro, il ratto ecc.… questi risultati sono legati ai dati di oggi, perciò è improprio trasportarlo a ieri. La densità di popolazione → due grandi migrazioni (100 mila anni fa, 60 mila anni fa), verificate dalla genetica. La teoria dice che l’espansione da una parte verso est (e poi nord-est ecc…) dall’altra nel vicino oriente, la teoria sostiene che in questo moto umano, non vi erano altri esseri umani. Ma ciò non è vero, il sapiens ha incontrato i Neanderthal in Europa, ad esempio, e c’è stata un’ibridazione, ma loro si sono estinti. Il sapiens li ha sterminati. La teoria benevola dice che essi si sono estinti per la loro natalità molto bassa. La scomparsa del Neanderthal è stata rapidissima, quindi si propende più per la versione malevola per la quale sia stato il sapiens a provocare la loro estinzione. La sedentarizzazione → i cacciatori-raccoglitori hanno un territorio seppur nomadi (o meglio, semi stanziali), mentre gli agricoltori hanno un territorio segnato. Comunque, c’è un dominio sul territorio. Con la stanzialità aumentano le manifestazioni di violenza organizzata, anche se prima della sedentarizzazione vi erano comunque casi di morte violenta, ma vi erano altrettanti esempi di guarigione; perciò, accanto alla violenza vi era anche la cura. Con la sedentarizzazione vi sono i primi massacri. Le tombe testimoniano che prima vi erano tombe individuali, e a partire dal neolitico nascono le tombe collettive, le fosse comuni che comprendevano gruppi umani massacrati. È possibile che esso sia un atto di pietà ad opera dei sopravvissuti. Massacro di Nataruk con crani fracassati da un’arma contundente (10 mila anni fa). Questi conflitti li possiamo definire guerra, perciò si può supporre che la guerra sia un fenomeno culturale che si costruisce su una base etologica. Le armi → evoluzione degli arnesi-armi. Fino alla fine del paleolitico non è ben definita la differenza tra arma o arnese, separazione che ha luogo col processo di sedentarizzazione. C’è stato un processo di evoluzione tecnica delle armi: nella preistoria vi erano due tipi di armi: da contatto o da lancio (a distanza), il confine tra caccia e guerra era sfumato. L’uso delle bolas (palle di pietra legate che vengono lanciate in velocità che imprigionano gli arti della preda). Innovazione dell’invenzione dell’arco e della freccia. (Le donne guerriere scite erano sepolte nella posizione del loro stare a cavallo). Arco e la freccia → fatte di materie organiche che non si decompone, quindi abbiamo vari tipi di esemplari di archi, si può uccidere a distanza con molta facilità, a differenza del lancio che non è così preciso. L’uso delle penne consente di dare una traiettoria e poi l’innovazione della punta, in modo che una volta conficcate nella carne non le puoi estrarre. Innovazioni pensate per uccidere gli esseri umani. Antropologia Culturale 17/06/2022 Fine del mesolitico inizio neolitico → incremento delle tecniche belliche che è in aumento ancora oggi. Guerra e tecniche della guerra → fenomeni culturali che hanno origine da fenomeni biologici. I fenomeni culturali talvolta trasformano i fenomeni biologici. Cucina → l’uomo ha inventato i metodi di cottura → bollitura. Interi mondi culturali vengono costruiti sull’alimentazione. Cottura → invenzione culturale che ci ha trasformati. Molti antropologi sono convinti che la cottura sia stato uno degli elementi portanti, abbia prodotto l’espansione del cervello poiché i cibi cotti sono più digeribili, dovuto alla capacità di assimilazione. Il cervello dei nostri antenati si è espanso. La tecnica di produzione del cibo dovuta all’invenzione dell’allevamento, pastorizia e agricoltura, ha prodotto un atteggiamento vizioso, che ha portato da un approvvigionamento situazionale, ad una programmazione della produzione, della raccolta, degli stoccaggi del cibo. Rivoluzione fisiologica che ha prodotto effetti retroattivi: organizzazione delle società. Le rappresentazioni artistiche risalgono a 65 000 anni fa, in quelle preistoriche le armi non compaiono, talvolta compaiono conficcate nelle membra di animali (tauromachie = tori colpiti da lance → atto magico, che è propiziatorio per la caccia (non è certo). Non compaiono mai violenze tra esseri umani, esse compaiono con il processo di sedentarizzazione (e le conseguenti agricoltura e pastorizia). La violenza esisteva, ma non era organizzata, che compare successivamente. La violenza da un mero fenomeno di vendetta diventa qualcosa di mirato, soggetto ad un pensiero collettivo. Questo porta poi ad un processo di innovazione culturale e tecnologica. La guerra organizzata crea i presupposti per un miglioramento tecnologico dovuto alla sopravvivenza. L’arco e la freccia sono stati l’inizio della corsa agli armamenti, perché consente all’abbattimento del nemico a distanza con precisione ed efficacia. Dopo il Mesolitico compaiono le rappresentazioni delle battaglie tra gli uomini. In queste gli archi e le frecce sono differenti, alcuni sono molto grandi da essere usati in due, e questo evidenzia una grande sperimentazione tecnica per trovare l’arma più efficacie. Sono conflitti a distanza, fatti con armi da getto. Le pere d’arte testimoniano scontri tra gruppi umani, abbigliati in maniera differente. Sono presenti molti tori che non erano selvaggina, ma rappresentavano la potenza, pochissimi animali che venivano rappresentati erano davvero selvaggina. Sono rappresentati gruppi organizzati, che quindi ci fanno intuire la presenza di strategie. Dal Mesolitico c’è un incremento delle guerre → i gruppi umani ancestrali, quando si trovavano ai ferri corti, sterminavano il nemico → pulizia etnica. I luoghi privilegiati sono quelli caratterizzati da grandi risorse (cibo, corsi d’acqua ecc..). Gli uomini erano più feroci con gli individui esterni al gruppo. Con la sedentarizzazione gli uomini intensificano i marcatori identitari (modo di abbigliarsi, di truccarsi ecc…) tende a differenziale i marcatori identitari → vedi l’altro come diverso. Gli altri non vengono nemmeno considerati uomini. Lo sviluppo della guerra ha prodotto delle differenze: non tutti hanno le stesse abilità. Il migliore spicca e tende a piantare il seme dell’egemonia che crea del forte di controllo. Una delle forme di controllo è quello della violenza. Si formano le prime élite guerriere. Conflitto tra territori → implica che se i territori circostanti sono molto produttivi, ma sono vicini, allora il rischio del conflitto aumenta: con la sedentarizzazione si è verificato un fenomeno di espansione territoriale dovuto all’incremento demografico, le soluzioni sono due: o si migra (molto lontano) o si entra in conflitto. I conflitti territoriali si risolvono con le armi (emerge la classe dei migliori selezionati per adempiere a questo compito). Questo porta alla formazione di un gruppo di sconfitti e uno di vincitori → infeudamento. I territori infeudati vengono specializzati e resi così interdipendenti, ma così i motivi di separazione tra i popoli diminuiscono. In una rappresentazione sono rappresentate figure con maschere, un incaprettamento, rituali, forse un sacrificio umano. Tomba della vedova → età del rame, guerriero sepolto, donna con cranio sfondato, inumazione che prevede l’uccisione della vedova, perché la moglie doveva accompagnare il marito nella morte. Usanza delle società castali, quindi il vero motivo è economico, perché la vedova è un peso. Il rame è il primo metallo che viene fuso, non è solo una materia che puoi plasmare, ma ha anche un valore simbolico, di potenza che non è solo fisica ma anche spirituale, ha una relazione con qualcosa che è al disopra. Stele: Rappresentazione femminile con i seni, simboleggiato dalla funzione della cura, della famiglia, della riproduzione e della riproduzione, mentre l’uomo rappresentato con le armi. Su un'altra stele, sono rappresentati dei simboli maschili: alabarde (arma con una punta di corno e un’asta), carro da guerra (innovazione bellica, di una battaglia di movimento) Prima età del bronzo: stele con la spada (ulteriore innovazione bellica) e asce di guerra (funzione emblematica, non pratica). Passaggio dall’età del rame all’età dl bronzo → l’umanità scopre la tecnica della metallurgia è specializzata. Avviene un’evoluzione tecnica che crea una casta di specialisti, monopolizzata dalla casta guerriera. Si crea una stratificazione a più livelli. Lo sappiamo perché non abbiamo oggetti in bronzo di uso comune. Per oltre 2000 anni le caste guerriere monopolizzano la metallurgia. Poi c’è l’evoluzione della spada, dell’elmetto. La guerra da conflitto a distanza (strumenti di lancio e da getto), si passa ad una guerra con conflitto corpo a corpo, con la spada che diventa un simbolo del valore del guerriero. I membri delle caste guerriere venivano reclutate e selezionate tramite tornei, che servivano sia a tenere a freno i bollenti spiriti, sia per selezionare i membri della classe dirigente sulla base delle abilità di combattimento, della brutalità ecc… Antropologia Culturale 24/06/22 Modulo comportamentale → innato L’innatismo attuale ha una base biologica. Schemi comportamentali implementati nelle nostre caratteristiche psicofisiche. Aggressività → i moduli comportamentali opposti sono quelli dell’aggressività e quello della cura. Una distinzione centrale è il fatto che l’aggressività si esprime verso due campi distinti: interspecifica e intraspecifica (risposte aggressive sulla base di sollecitazioni). Esistono determinate aree del cervello che se eccitate portano a risposte aggressive. Interspecifica → istinto predatorio innato. Segue dei sistemi di regole diversi da quella intraspecifica. 7 Anche l’uomo ha questi moduli comportamentali della predazione. Intraspecifica → mette in campo moduli per controllare gli altri della propria specie, per la sopravvivenza dei gruppi. Es canto ossessivo dei grilli calmano l’aggressività dei maschi. I feromoni che la nostra specie secerne attraggono sessualmente il partner e inibisce l’aggressività. Sistemi di disinnesco dell’aggressività intraspecifica. Siamo dotati di capacità di tradurre i comportamenti aggressivi in qualcosa d’altro. Es forme rituali della danza che è un comportamento cognitivo ancestrale legato alla nostra capacità di modulare i suoni. E altre attività sensoriali che mettono gli individui in sintonia con gli altri, che attenuano l’aggressività intraspecifica, sincronizzando le onde cerebrali. La nostra specie, come le altre eu sociali. Possiede un repertorio di comportamenti che vanno dalla pacificazione fino al conflitto vero e proprio. Prima fase: manifestazione della irritazione, seguono le intimidazioni sempre più manifesti, e poi seguono le aggressioni ritualizzate e il combattimento è però l’ultima istanza. Questa cosa accade più spesso negli uomini, perché i moduli nella cura sono più forti dal punto di vista neurofisiologico nelle femmine. Rango → posto che si occupa, è un comportamento diffuso nel regno animale. Esso ha uno scopo preciso teso alla sopravvivenza del gruppo. Negli scimpanzè ci sono i ranghi maschili e femminili. L’acquisizione di ruoli di rango è fondamentale per la sopravvivenza → soprattutto nei piccoli gruppi dei cacciatori- raccoglitori, dove il rango non diventa mai status (alla base c’è lo stesso tipo di riconoscimento, ma l’istituzione creata è culturale). In natura esistono moduli legati alla difesa → la madre nei confronti del figlio. Il più delle volte questo circuito si ferma ad un certo punto, viene ritualizzato. Più comune la ritualizzazione che l’aggressività vera e propria. La motivazione è la sopravvivenza. Normalmente chi ha armi molto potenti non le adopera. I canidi maschi, si azzuffano per il territorio e per le questioni testosteroniche. Nei conflitti intraspecifici lo scontro viene ritualizzato per non arrivare ad essere letale. L’uomo preso individualmente, non ci comportiamo in modo molto diverso, ma non ci comportiamo mai individualmente perché l’evoluzione culturale si è sovrapposta a quella biologica, noi ci comportiamo secondo una logica di gruppo. Comportamento territoriale → l’idea bucolica dei nostri antenati è falsa, l’idea dei cacciatori-raccoglitori non territoriali è falsa. Anzi sono più territoriali di noi. Noi difendiamo i nostri territori da cui dipende la sopravvivenza del gruppo, gli altri sono sempre ostili. Il comportamento territoriale è uno degli elementi scatenanti dei conflitti fra i gruppi (intraspecifico tra gruppi) per le risorse del territorio. → tema legato al fatto che gli altri devono essere individuati, con la sedentarizzazione i marcatori sono diventati più forti, il nemico deve essere evidentemente diverso. Marcatori anche territoriali, con feci e urina negli animali, l’uomo marca il territorio attraverso i segni. I marcatori territoriali dell’uomo passano da pitture, pietre sacre a muri. Poi ci sono i marcatori interni al proprio gruppo, es il modo di esprimersi, o modi di abbigliarsi, di gesticolare. I marcatori vogliono definire la differenza tra i propri gruppi. L’incremento demografico ha portato i gruppi limitrofi a lottare per risorse abbondanti in un territorio ristretto. La differenza tra gli esseri umani è irrisoria. Noi esseri umani abbiamo inventato la pseudo speciazione, ovvero le culture si isolano dalle altre, e vedono le altre con diffidenza. Pseudo perché non è vera, ma noi la percepiamo come tale. Il mito del buon selvaggio di Rousseau non esiste, anche i popoli apparentemente. Accanto ai moduli comportamentali della violenza. Ci son quelli della pacificazione es i rituali di saluto → che hanno lo scopo di presentare sé stessi all’altro come individuo pacifico. Questi si manifestano in maniera spontanea nei bambini. Anche i rituali di dono, di ospitalità ecc… l’aggressività e la violenza non sono dei destini, si può arrivare ad una forma di convivenza più pacifici. Il sospetto, la distanza si attenua nel contatto con l’altro. I fattori inibitori sono tanti es nell’ambito delle relazioni gerarchiche, gli atti di sottomissione disinnesca la violenza di chi si impone, lo sono sia fra gli individui che tra i gruppi. La specie umana produce cultura. Il culturalismo estremo sostiene che ci sono pochi elementi distintivi fondamentali, e il resto è cultura ma non è così. Locke crede che l’uomo sia una certa interamente plasmata dalla cultura, ma non è così. È vero che esperienza e la cultura influenzano i comportamenti umani, ma ci sono comunque dei moduli comportamentali. Gli individui sono soggetti alle sollecitazioni dell’ambiente. Il nostro cervello è caratterizzato da una certa plasticità, il cervello è un prodotto dell’evoluzione risultato di informazioni registrate nel sistema nervoso centrale. Ci sono delle aree del nostro cervello adibite al circuito dell’empatia, è fatto almeno di 10 aree, riguardano il giudizio sociale, le emozioni, le capacità di cogliere gi stati d’animo dell’altro ecc… Lo sguardo fisso è minaccioso, infatti noi per educazione distogliamo lo sguardo mentre parliamo con qualcuno. Esiste un apprendimento emotivo e nei casi di sottrazione dei moduli della cura, nascono delle personalità che non agiscono nel modo corretto dal punto di vista emozionale es bambini maltrattati sin da piccoli, hanno un circuito dell’empatia impoverito e deviazione emotiva. --< un individuo sano presenta la compassione. La cultura produce delle differenze tra le culture stesse. Sappiamo oggi che vi sono gli alleli (varianti del gene), è stato scoperto che ci sono dei geni che servono a sintetizzare il maoa (monoambinaossidasi), quando viene prodotta inibisce l’aggressività. Esistono alleli differenti di questi maoa, in uno esprime un grande circuito di maoa e l’altro più alta. Quando i maoa sono alti la serotonina viene assorbita maggiormente. Se una cultura è aggressiva, la quantità di alleli aumenta e diminuisce. Esiste una tendenza a produrre gruppi umani più aggressivi o meno aggressivi, lo sappiamo perché l’esercizio della guerra, nel corso di millenni si è dimostrato un fattore adattivo (relativo alla selezione di gruppo, legato alla sopravvivenza), fino ad oggi. Perché oggi le cose sono cambiate. Ci sono quattro vettori che portano ad un punto morto: partiamo dal pianeta che si è chiuso su sé stesso, non ci sono più parti di occupazione, lo spazio è denso e del tutto occupato. Il secondo vettore è l’incremento demografico che è alla base delle lotte intraspecifiche. Questo fenomeno si accompagna una crescente disparità di ricchezze. Poi ci sono le problematiche ambientali: desertificazione, l’estinzione delle specie diventi, il riscaldamento globale. Quarto punto sono le armi di distruzioni di massa sempre più efficaci. Siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Processo mal adattivo che porta all’estinzione.