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Marianne Werefkin: vive l'infanzia in una famiglia abbiente che incoraggia il suo talento, intraprende la

carriera della pittura.


Dopo aver conosciuto Aleksej, smette addirittura di dipingere per dedicarsi interamente a lui e alla sua arte.
Ricomincerà nel 1906 con disegni e schizzi su piccoli taccuini che ricordano un po' Van Gogh, Gauguin, e i
Nabis, ma con atmosfere e paesaggi di inquietudine e solitudine.
È importante ricordare l'incontro tra Kandinskij e la Werefkin, determinante per lui: l'idea dello spirituale
dell'arte sembrano aver trovato il corretto inquadramento concettuale proprio grazie alle lunghe
conversazioni tra i due.
Il caso dell'artista costituisce una prova eccezionale del contributo dell'artisti russe alle avanguardie
storiche.

Gabriele Munter

Hannah Hoch

Vi è una grande differenza tra la cultura russa e italiana.


Le artiste russe, prima e dopo la rivoluzione, non subiscono o quasi, discriminazioni di genere,
partecipano alle mostre, accedono ad importanti posizioni nella critica e nelle istituzioni, infatti non si
può tracciare una storia dell'arte russa e sovietica tra il 1890 e 1925 senza contare il lavoro delle
donne.
Una situazione impensabile altrove nella stessa epoca, tra le avanguardie russe invece, negli anni
prima e dopo la rivoluzione (fino alla morte di Lenin) accade il contrario.
Infine, e anche questo è un elemento di distinzione tra le avanguardie russe e quelle europee, molte
donne scrivono testi teorici e filosofici: è la fine di uno dei tabù più resistenti che assegna
all'intelligenza maschile l'esclusività della razionalità.

Come è stato possibile? Quali sono stati gli elementi che hanno permesso la comparsa di artiste così
avanzate, forti e autonome?
Innanzitutto in generale, la forte arretratezza della società russa a permesso ai pochi intellettuali
altolocati, impegno riformista maggiori che nel resto d'Europa.
In questo gruppo ristretto si adotta uno stile di vita più libero rispetto all'Occidente, per esempio molti
critici del regime polemizzano sulla situazione della donna, vedendola come l'emblema di ogni
ingiustizia e assurdità sociale e vogliono addirittura l'uguaglianza dei sessi e la libertà sessuale.
Molte donne scendono direttamente in campo, fondando scuole popolari e atelier per la formazione di
artigiani e operaiE.
Molte ragazze di buona famiglia invece, abbandonano i romanzi per dedicarsi a studi filosofici E ai
saggi di sociologia e persino economia politica.
In questa fase, molti liberali fanno pressione per l'ammissione delle donne nelle università.
Le donne riescono ad acquisire posizioni di potere reale nel campo dell'educazione, la maggioranza
degli insegnanti sono donne.
Per quanto riguarda le artiste, esse si formano all'Accademia di belle arti di San Pietroburgo.
Molte di loro alternano il lavoro creativo A quello di insegnanti e organizzatrici culturali, grazie a questo
atteggiamento le donne finiscono per prevalere sugli uomini nel settore delle arti applicati, che nel
tempo acquista sempre più importanza.
E poi c'è l'aspetto economico, la vita nei villaggi diventa sempre più dura, soprattutto durante la guerra, e la
produzione di oggetti e pezzi d'artigianato diventa necessaria alla sopravvivenza di intere collettività.
Successivamente, nel 1916, le difficoltà aumentano ancora e diventa impossibile trovare macchine da
cucire,o strumenti per la tessitura e il taglio delle stoffe, così si inizia a lavorare a mano.
La Russia quindi è il primo paese dove già all'epoca, viene indivuato e valorizzato un settore della creatività
tipicamente femminile.
Le artiste delle avanguardie russe anticipano i colleghi occidentali, rimuovendo le barriere tra arte e
artigianato,e quindi l'ampliamento delle tecniche artistiche.
Centro delle attività e degli obiettivi teorici sono appunto i laboratori di arti applicate , che attirano e
coinvolgono le migliori artiste dell'arte russa alla fine dell'ottocento.

Zinaida Serebryakova:
Si forma in un contesto sociale alto, compie dei viaggi di formazione a Parigi e in Europa. Una delle opere
più importanti che ricordiamo è: "autoritratto alla toilette": ci mostra la giovane artista allo specchio, intenta a
pettinare i suoi lunghi capelli bruni. La posa è civettuola, ma non esibizionista. Questo ritratto comunica
un'eccezionale sicurezza.
L'artista, prima della guerra godeva di un'altissima considerazione critica per la forza espressiva, l'originalità,
la finezza del disegno e la vivacità dei colori. Verrà anche definita come una delle artiste russe più grandi del
suo tempo. Sarebbe stata la prima donna in Russia a ricevere il prestigioso titolo di "accademico dell'arte",
ma lo scoppio della rivoluzione in prima alla storia un nuovo corso.

Anna Golubkina:
Anche Anna nel contesto dell'arte della cultura russa, costituisce un'eccezione: notevole ritrattista, Anna e
anche una delle pochissime scrittrici dell'epoca a concentrarsi sulla rappresentazione del dolore, della
decadenza fisica e della vecchiaia. Radicali anche le sue posizioni politiche un altro elemento di differenza
con gran parte delle sue contemporanei, verrà anche arrestata per la distribuzione di volantini rivoluzionari e
antizaristi.
La sua è una delle esperienze plastiche più importanti dell'ultimo ottocento.

Tra il 1910 e il 1920, le avanguardie russe includono un numero impressionante di artisti visibili e presenti in
tutte le mostre importanti.
LE AMAZZONI DELL'AVANGUARDIA:
Fra le poche celebrità al femminile della storia dell'arte del primo novecento. Punto di riferimento per tutte le
altre, é
Natalja Goncarova,
Colpisce la sua assimilazione dei linguaggi europei contemporanei e la violenza e polemica contro
l'Occidente, in maniera simile a Picasso la Goncarova, Ricerca il primitivismo anziché all'Africa, alle proprie
radici autoctone. È significativo anche il suo favore verso il lavoro tessile e artigianale compiuto da donne
anonime, una tradizione il cui valore artistico è stato dimenticato e che deve essere invece rivalutato.
Importanti sono anche le aggressive e precoci performance dell'artista.
Nell'opera "dramma nel cabaret futurista": la donna si presenta provocatoria e violenta, con seno e volto
dipinti.
In questo percorso travolgente, si può dire che il fatto di essere donna non penalizzi l'artista in alcun modo.
La sua "ANTOLOGICA" del. 1913-14, È la più ampia dedicata fino a quel momento a un artista
d'avanguardia. L'evento riscuote enorme successo.
Attività del teatro: Prende per la prima volta piede un'idea di arte totale che affascina buona parte delle
avanguardie e a cui collaborano molte donne.
L'artista l'artista realizza scene e costumi per "le Coq " un enorme successo, grazie anche agli sfarzosi decori
orientali che conquistano il pubblico, fra i tanti anche Apollinaire.
Dopo questo, l'artista non abbandona più le scene.

Anche le altre amazzoni però non sono da meno, dimostra una certa indifferenza rispetto al genere sessuale
e si impegnano nell'affermazione di un nuovo linguaggio e di valori socioculturali rivoluzionari.

Fondamentali sono anche gli studi privati dove le artiste si formano: che si rivelano cruciali per lo sviluppo dell'arte
russa. Molte artiste imparano in contesti come questi a frequentarsi, confrontarsi e sostenersi a vicenda, approfittando
della lezione di maestri qualificati e disponibili.
Tra le amazzoni ricordiamo anche Liubov Popova, Udaltsova Nadezda, olga Rozanova.

Il teatro è un'esperienza un campo di applicazione fondamentale per la ricerca delle avanguardie e delle prime
avanguardie, prima e dopo la rivoluzione. Il teatro diventa il laboratorio privilegiato di moltissime artiste, tra tutte e merge
Alexandra Exter, Che riesce a unire le avanguardie russe con quelle europee, in particolare fra cubisti francesi, futuristi
italiani, e il cubo-futurista russo.
I capolavori sono la scenografia di "Salomé", e "Romeo e Giulietta", importanti perché sembrano inaugurare una nuova
era, l'artista non subordina più la scena i costumi ha una funzione prettamente utilitaria, ma sono invece l'elemento
attivo.
Con questi allestimenti, l'estetica cubista conquista la scena, linee e colori considerati non solo come elementi
espressivi funzionali, ma anche propriamente come "attori," in se stessi.

Qualcosa di simile avviene anche sul lavoro costruttivista nella danza e sul movimento, che assume scatti robotici in
contrasto con la proposta di altri coreografi del tempo.

SURREALISTE (cap. 4)
Andre Breton, noto come poeta e teorico del surrealismo.
a eccezione delle avanguardie russe, il surrealismo è la prima avanguardia europea in cui il contributo femminile non è
marginale.
Un elemento fondamentale per il lavoro delle generazioni future, e l'interesse per la soggettività e per la psicoanalisi che
si sviluppa nel 900.la libertà di esplorare e rivelare il profondo, il desiderio, la pulsione, delle fantasie proibite, aiutano le
artiste a scoprire elementi priori, differenti rispetto ai sogni. Inoltre, fino a questo momento, nessun artista aveva mai
goduto di tanta libertà creativa, e non era mai stata messa in una posizione politicamente così speciale: come musa,
oggetto del desiderio metà mancante. non riguardava però tutte le donne, perché i surrealisti sono ossessionati in
particolare dalle muse, dalle bambine, e dalle passioni incontrollati senza limiti né ragione.la donna musa, la donna
bambina istintiva, poetica, superiore alla logica, è una creatura che Breton e i compagni fanno di tutto per incontrare
amare. le donne entrano nel surrealismo soprattutto come amiche, mogli o amanti degli artisti del gruppo, ma molti si
sviluppano presso il loro progetto creativo.
Anche Meret Oppenheim, considerata una "Muse ispiratrice" del movimento surrealista, in cui entra a far parte, sottolinea
come le ragazze non parlassero durante le riunioni della dirigenza surrealista ma fossero considerate come spettatrici
passive e come vi sia stata la tendenza degli uomini del gruppo a circondarsi di donne molto belle molto giovani, che in
qualche modo riproponeva un modello di coppia tipico: la relazione maestro-allieva.
Anche Meret Indosserà i panni del "genio infantile" e faranno di lei un'icona erotica immortalata nel celebre servizio di
Man Ray,che la fotografa nuda.
Anche Leonora Carrington afferma che tutte le donne del gruppo indossavano la maschera della musa, proprio lei dipinge
in questa fase un quadro di grande intensità che rappresenta metaforicamente la sua situazione sentimentale con Max
Ernst.
Ritratto di Max Ernst: rappresentato l'uomo, con i capelli bianchi, una pelliccia forma di coda di pesce è una lanterna
trasparente in mano, cammina fra i ghiacci mentre un cavallo congelato lo osseva, Raffigurazione perfetta dello stato di
congelamento, di immobilità in cui la ragazza si trova imprigionata dalla relazione con lui.
Donne muse, quindi donne in posizione di inferiorità artistica e culturale, Le artiste sono meno valorizzati dei colleghi, ma
comunque molto più che in qualsiasi altro contesto gruppo dell'epoca, partecipano a quasi tutte le mostre del gruppo
approfittando anche se in seconda fila, il clima culturale surrealista.
Ma chi sono le surrealiste?
Le prime che aderiscono al gruppo sono perlopiù amiche o mogli dei fondatori: Che attaccano principalmente la morale
borghese senza però rivendicare diritti politici.inoltre non sono incluse fra i firmatari dei manifesti del surrealismo, presenti
ma in segreto, non proprio uguali ai loro compagni, come ammette la Rosemont (scrittrice di matrice surrealiste).
Al coro surrealista si uniscono poi le maggiori voci femminili:
Leonora Carrington
Meret Oppenheim
Leonor Fini
Remedios Varo
Lee Miller: realizza inizialmente ho presto realiste, mentre più tardi diviene ritrattista e reporter di guerra.la Miller
entra nel giro degli artisti come modella e si lega sentimentalmente a Man Ray, che la introduce nell'ambiente surrealista. In
seguito dopo vari trasferimenti e matrimonio fallito, lavora per "Vogue" e per il "time", la sua cronaca dell'ultime fasi del
conflitto mondiale é tra le più intense: è la prima donna entrare nei campi di concentramento, documenta la casa di Hitler il
bunker in cui si suicidano gli ultimi gerarchi nazisti. Negli anni successivi riprende il lavoro sul ritratto, ama fotografare
colleghi e artisti come Picasso, Man Ray, Miró e Tapies.
Intanto la partecipazione femminile cresce sempre di più insinuandosi in tutti settori dell'attività surrealista, dalla politica
all'arte, dalla poesia alla teoria estetica.le artiste della seconda generazione collaborano alle mostre e firmano i manifesti,
articoli poesie e testi: diventano dunque membri del movimento a tutti gli effetti.

L'ascesa del nazismo, portano il movimento a ribellarsi ancora di più sulle proprie posizioni di pensiero, lavoro e stile di vita
libertarie, e a funzionare come centro per tutti coloro al cui il nuovo Stato non va affatto bene e che continuano a credere
nell'autonomia dell'individuo. Nel continente il nuovo potere tende incontrare le donne non solo nel tradizionale ruolo di
mogli e madri, ma anche in liste separate all'interno delle organizzazioni preposte a occuparsi di cultura (si pensi alle
corporazioni di donne lavoratrici e persino intellettuali organizzate con cura dal fascismo). È forse per reagire a tutto questo
che le surrealiste rifiutano di iscriversi a qualsiasi "categoria riservata" alle artiste donne e di servirsi invece a qualunque via
d'accesso all'arte e alla cultura, discriminata anche in base al sesso, (mostre per signore, concorsi, premi, riflessioni
critiche). Anzi tutte restano diffidenti nei confronti di ogni possibile arte al femminile, in quanto arte delle donne.
La ridiscutere è infatti il concetto stesso di femminile: Meret Oppenheim afferma "in una grande opera poetica, artistica,
musicale, filosofica a parlare é sempre l'essere umano nella sua totalità, che é sia maschio sia femmina".
È proprio lei che affronta in maniera interessante il problema dell'arte al femminile, rifiutando qualsiasi distinzione "naturale"
tra la produzione dei due sessi, anzi pensando la persona come una totalità formata da due elementi opposti
complementari.
Lo scoppio della guerra frantuma il gruppo surrealista come tutte le avanguardie europee, alcune donne aderenti al
movimenti muoiono nei campi di concentramento.d'altra parte inoltre la fuga negli Stati Uniti o in Messico da parte degli
artisti, produce loro una moltiplicazione di punti di vista, nuovi interessi e tematiche del gruppo. Per esempio, la questione
razziale diventa parte integrante delle opere surrealiste e, affiorano anche le prime preoccupazioni relative all'ambiente e
all'ecologia: nel complesso, il lavoro teorico compiuto in questi anni dalle sura Les surrealiste è importante e molto
originale, mentre il numero delle artiste attive nel gruppo aumenta ancora:
Dorothea Tanning (4* moglie di Ernst)
Frida Kahlo

La presenza femminile è ormai così imponente nell'istituzioni artistiche che nel 1942, Peggy Guggenheim allestisce nella
propria galleria di New York una mostra di servata soltanto alle artiste.
Alla fine della guerra comunque il surrealismo è un movimento giunto quasi al termine che, dopo la "mostra internazionale
surrealista" del 1947, perde compattezza e unità, mentre i vari gruppi costituiti nel momento del della fuga, si sciolgono
uno dopo l'altro.
Intanto le ex surrealiste continuano la loro vita, eppure molti di loro non si considerano partecipi al gruppo surrealista,
Leonora Carrington dichiara addirittura di non essere mai stata surrealista ma soltanto di avere vissuto con max Ernst.
Anche Meret Oppenheim attacca con forza i dogmi del movimento e rifiuta ogni possibile lettura delle sue opere come
surrealiste. Eppure, tali artiste si ritrovano più surrealiste dei surrealisti nella libertà espressiva.
Ma che cosa distingue la produzione delle donne surrealiste che nella costruzione di un'opera artistica
femminile non hanno alcun precedente a cui fa riferimento (non ci sono un Picasso o Michelangelo
donna)? Qualche possibile risposta è: un'insoddisfazione riguardo al mondo per quello che è, quindi un
desiderio di inventarlo da capo; l'attenzione al mondo mitico e religioso e la ricerca di qualche antico Dio
donna, oppure più panteistica e magico, che si trova nelle forze della natura (un tema fondamentale
soprattutto per la Carrington) la critica dell'intensità identità e del genere, il gusto per il mostro, la creatura
inquietante, la rivendicazione dell'androginia psichica come stato di natura dell'essere umano (su cui
insiste la Oppenheim) l'assunzione di atteggiamenti abiti e posizioni maschili (come nelle opere di Frida
Kahlo). È molto difficile inquadrare lo stile delle donne surrealiste attraverso uno poche opere di
riferimento, rispetto invece a identificare e riconoscere il linguaggio di Magritte, Ernst, Dalì in poche
immagini rappresentative.
La Oppenheim, Per esempio realizza sculture-oggetto, performance, dipinti quasi astratto geometrici,
collage, opere di ispirazione simbolica, insomma non è uno stile.
diversamente invece per Frida Kahlo, che presenta uno stile definito e riconoscibile lungo tutta la sua
breve creatività, facendo di sé e della sua difficile esistenza corporea e affettiva l'unico soggetto del suo
racconto, oggi Frida è diventata una presenza fissa nel mondo dell'arte, sebbene durante la sua vita la
sua arte fosse oscurata dal marito Rivera e dal muralismo.

Un altro elemento fondamentale dei caratteri distintivi dell'opera delle surrealiste è il tentativo di
rappresentare o di far vedere in qualche modo le trasformazioni del corpo e l'invecchiamento, uno dei
tabù fondamentali della società occidentale che pesa in particolare sulle donne, infatti fuori dalla
circolazione del desiderio non più getto erotico, le donne rischiano di sparire, perché la loro esistenza
come immagine dipende ancora dallo sguardo dal desiderio dell'altro. Recuperarsi come soggetto
comporta invece pensarsi rappresentarsi anche quando non sono più l'oggetto erotico, quando l'altro
non vuole guardare, cioè durante la vecchiaia.l'artista e il surrealismo sono al fra le prime a confrontarsi
con questo tema difficilissimo, e per farlo ricorrono spesso al pensiero mitico e alla metafora.
La Carrington per esempio, ha dedicato moltissime riflessioni alla terza età.
Per quanto riguarda invece il tema della sessualità, le surrealiste si dimostrano impegnate,
Meret Oppenheim: "Festa di primavera"

Viene bandito un pranzo per sei (tre uomini e tre donne) sul corpo di una
donna nuda. La partecipazione all'evento è aperto a persone di
entrambi sessi per evidenziare l'aspetto nutritivo festoso attribuito la
sessualità in cui il femminile riveste il doppio ruolo di soggetto (che
nutre ed è nutrito) e di oggetto (che si fa a mangiare).

"Colazione in pelliccia": l'accento è posto sul genitale femminile non in quanto


oggetto di desiderio voyeuristico, ma come soggetto senzienti e attrattivo, cui
labbra e bocca si avvicinano naturalmente, spontaneamente.
Frida Kahlo: "la colonna spezzata "

Il corpo dell'artista, aperto in due, è percorso da una colonna dorica spezzata in più
punti, che lo sostiene e lo penetra al tempo stesso, l'immagine di violenza di dolore
accentuato dalle lacrime scintillanti e dai chiodi che trafiggono dappertutto la pelle.

Per quanto riguarda invece il tema della maternità, Meret Oppenheim realizza alcuni disegni che mostrano
un problematico diavolo o angelo intento a scannare i bambini e spiega che queste immagini minacciose
erano la sua paura verso una gravidanza indesiderata, che negli anni della sua adolescenza sarebbe stata
per lei una catastrofe che avrebbe comportato la fine delle sue aspirazioni creative. Frida invece
rappresenta il suo secondo aborto in un dipinto drammatico "ospedale Henry Ford", intorno a un letto da
spedale dove giace nuda in una pozza di sangue, aleggiano sospesi un feto, una radiografia, una
macchina, un bacino, un orchidea è una lumaca, tutti collegati fra loro attraverso delle arterie rosse che
l'artista stringe in mano.
" la mia balia e io"
Una Frida bambina ma con il volto di
donna adulta, è allattato al seno da una
balia indigena chi indossa una maschera
azteca.un'immagine che si riferisce
all'iconografia della Madonna con il
bambino, stavolta però dalla presenza di
una bambina adulta al posto di Cristo,
elemento scandaloso inoltre è che i
piccoli sono solitamente bambini
maschi, una bambina allattato da una
dea rompe gli schemi instaura un gioco
che esclude il maschile.

Le artiste surrealiste sono fra le prime a sottrarsi al destino della maternità come vocazione della vita di una
donna, affrontando in prima persona le conseguenze dell'infrazione a una regola così radicata nella morale
cattolica nelle società europee.infatti relativamente poche di loro hanno una famiglia tradizionale, tutte
coltivano il loro talento con tenacia e perlopiù sottraendosi all'influenza dei loro compagni di vita. Diverse
poi, sono bisessuali, un comportamento non contemplato non solo nella morale corrente ma nemmeno in
quella ammessa da Breton, ostile all'omosessualità.
In America nasce e prende forma un atteggiamento in fondo più aggressivo e determinato a rivendicare i diritti,
precisare doveri e inventare altri stili di vita possibili per la donna in generale e le artiste in
particolare.l'importante è la componente anticonformista della cultura americana, in cui dogmi e gli obblighi
sociali si modificano più facilmente che in Europa, in virtù delle loro radici meno solide e di una provenienza
non uguale ma legata a tradizioni diverse.
Nelle scuole d'arte, già nei primi anni del secolo, si dimostra un'apertura nei confronti delle ragazze, messo i
corsi per diventare insegnanti cioè quindi figure apprezzate socialmente utili. E il contesto americano è dunque
differente da quello europeo, dove le ragazze studiano privatamente, sia di buona famiglia, oppure non
studiano affatto. Infatti abbiamo un gran numero di donne artiste negli Stati Uniti, emerse dall'ombra e
apprezzate prima che i loro diritti venissero discussi in sede politica cioè nell'ambito delle organizzazioni
femministe, dagli anni 60 in avanti: naturalmente Georgia o'Keeffe, Louise Nevelson, Isabel Bishop, Irene Rice
Pereira, Alice Neel, Lee Krasner.
Figure isolate, che non seguono lo stile dominante della propria epoca, ma procedono da sole.

Georgia O'Keeffe, Sin da bambina insegue con determinazione il suo obiettivo, quello di dipingere. La
comprensione dei suoi parenti aiuta moltissimo a riconoscere il suo desiderio. Giorgia, é insegnante di pittura ,
successivamente va a New York, dove incontra AlFred Stieglitz, il primo a cui mostra le sue opere
"sperimentali" e il primo a riconoscere nelle sue opere tanta bravura.in questo momento l'artista produce
opere molto originali: colori astratti, fiori, e meno noti paesaggi urbani, che StiegLitz espone in tutti gli spazi
che dirige. Occupandosi delle vendite in tutti gli aspetti pratici e necessari alla formazione del lavoro della
moglie, egli non solo le garantisce la tranquillità economica necessario per fare quello che le pare ma offre
anche al pubblico e alla critica una garanzia determinante.già alla metà degli anni 20, Giorgia si è conquistata il
rispetto di un pubblico tutto maschile degli artisti, critici e intellettuali intorno al marito, non in quanto moglie,
ma in quanto per pittrice di genio. Fondamentale per la coppia è la loro relazione creativa: lui la usa come
modella compilando negli anni 20 un vero e proprio diario fotografico composto da centinaia di immagini,
talvolta erotiche. Intanto però l'artista inventa uno stile molto originale, basato sui fiori e sulle composizioni
astratte: opere che presentano tutti i caratteri in qualche modo femminili. Il suo è un linguaggio molto
personale, che si scosta dei movimenti dominanti dell'epoca in cui l'artista vissuto.
Il mercato il sistema dell'arte premiano l'originalità dei soggetti del linguaggio di Giorgia, che vive soltanto di
pittura, unica donna di tutta l'America.
All'epoca le sue personali nella galleria del marito attirano veri e proprie folle, 6000,7 mila persone per ogni
mostra; il momento decisivo arriva quando il MOMA allestisce la sua prima grande antologica, subito dopo
segue però una lunga pausa di isolamento dovuto al predominio quasi assoluto dell'espressionismo.
Riemergerà solo nel 1970, in piena epoca femminista, quando il Whitney la riscopre insieme a molti altri
artisti.diventa un'icona del movimento femminista e nel 1979 é l'unica donna vivente inclusa nel "dinner party"
di Judy Chicago.

Louise Nevelson:
E la sua famiglia è estremamente povera sono ebrei e parlano male l'inglese Louise sposa un ricco armatore e
imprenditore navale, charts Nevelson, e si trasferisce a New York prendendo l'ambita cittadinanza americana,
lusso, ricchezza e una certa cultura. Prende lezioni di disegno canto e recitazione, interamente solo come
passatempo più tardi invece, negli anni 30, si impegna seriamente nella danza moderna.accoglie la maternità
con insofferenza, un tratto condiviso da molti altri artisti, angosciati dalla possibile perdita della loro
indipendenza dovuto all'arrivo di un figlio. Nel frattempo, la situazione economica familiare precipita e il
matrimonio diventa una gabbia , e si separa. Incapace di legami profondi continua la sua vita molto libera.
Sopravvive grazie al Wpa (Works project administrstion), E qualche impiego in provvisorio, grazie all'aiuto dei
familiari.
La nevelson, nonostante la partecipazione alla famosa mostra di Peggy Guggenheim, non diventerà mai una
paladina dei diritti delle donne e anzi susciterà diffidenza da parte delle femministe. La sua afformazione però
nel mondo dell'arte arriva soprattutto nel momento storico in cui l'artista incomincia ad avere maggiori
possibilità di emergere, i musei la osannano: Louise è tra i primi scultori americani a entrare nelle collezioni
pubbliche (il MOMA acquisisce "sky cathedral") e al Whitney con una grande antologica.
Verso la fine degli anni 70, Louis diventa anche un punto di riferimento per molte femministe.
La O'Keeffe e la Nevelson, Sono personalità fra le più grandi e originali degli Stati Uniti, ma, non le uniche.

Alice Neel
Una delle maggiori pittrici realiste degli anni 40 e gli anni 70.
Sposò un ragazzo cubano, suo compagno alla scuola d'arte, Carlos, un matrimonio disastroso segnato dalla
lotta contro la miseria, dalla nascita di due bambine di cui una muore, e da una grave crisi isterica, mentre il
marito è a Parigi.segue per lei un lungo internamento, con diversi tentativi di suicidio. Nel corso di questa
fase è disperata, il mondo creativo della neel, prende forma dalla necessità di osservare tutto in particolare la
gente.appena uscito dall'ospedale, realizzò una serie di dipinti di documentazione sociale.
La Neel inventò lo stile, l'artista non è fredda, ma non è mai tenera. Alice dipinge più volte una donna nuda
all'ultimo stadio della gravidanza, un soggetto specialmente interessante in una prospettiva analitica "al
femminile" e non a caso, come tale segnato già dalla Nochlin.
"Margaret Evans"

Qui Alice descrive la fatica dell'essere madre e l'incongruenza tra la posizione "sociale"
della donna rivelato da dettagli come il trucco capelli gioielli, e quella atemporale del
corpo.

L'artista realizzerà anche il dipinto di un uomo nudo, non un modello professionista,


ma un amico. Quest'opera è un insulto le buone maniere del sistema dell'arte che le
ignora per decenni, solo negli anni 70 il lavoro di Alice viene finalmente riconosciuto,
quando il Whitney allestisce la sua prima antologica.

Lee Krasner:
La moglie di Pollock, dipinge quadri astratti già negli anni 30, e cerca un modo di conciliare surrealismo e
gestualità pura senza perdere di vista natura. sconfinata ammirazione e quasi la sudditanza nei confronti del
marito.
Il meglio della sua produzione però verrà prodotta soltanto dopo la morte di suo marito.

Altre artiste: _
Elaine de kooning (allieva e poi moglie di willem de kooning)
Marisol

L'attività artistica femminile prima e dopo gli anni '70 presenta un elemento fondamentale cioè la
partecipazione al potere, nel sistema dell'arte e non solo: le artiste alimentano forme e linguaggi delle
tendenze dominanti e contribuiscono anche a ridefinirle,
Le artiste che lavorano tra gli anni 60/70 mirano a distinguersi in quanto donne.
Si ha infatti una compresenza di linguaggi, tecniche e tematiche sempre più differenti.
Inoltre, i nuovi temi dell'arte sono collegati anche alla condizione generale della cultura e politica di quel
momento storico, sono gli anni di liberazione e lotte femministe,nascono l'ecologia, la liberazione sessuale,
gli hippy. Ovunque si diffondono l'imdignazione, la disobbedienza civile nei confronti delle guerre di stampo
coloniale( es. guerra del vietnam degli stati uniti).
Inoltre negli stati uniti acquisisce spessore anche la lotta per i diritti civili degli afroamericani.
Il lavoro delle artiste e ha un peso fondamentale: molto sentita é la questione del corpo, primo e
fondamentale oggetto da sottrarre al dominio maschile: sono all'ordine del giorno argomenti come l'aborto,
le pillole anticoncezionali, il diritto al divorzio,le leggi sullo stupro.
Molte artiste lo fanno attraverso performance, video, body art, nuovi mezzi espressivi.iniziati con "Fluxus un
network di artisti ,conisciuti per aver mescolato diversi media e discipline artistiche.

Shikego Kubota:
Realizza una performance intitolata " vagina painting" durante il quale si impegna a dipingere su una tela
posizionata a terra servendosi di un pennello infilato nella vagina

Yoko Ono:
Partecipa per molto temoo alle azioni Fluxus.
Nota per le sue performance dai contenuti femministi e politici e per azioni musicali condotte con John
lennon.
"Cut piece": l'artista rimane inginocchiata per un' ora sul palcoscenico,davanti un pubblico invitato a tagliare
i suoi abiti. Assumendo su di se il ruolo di "opera", l'artista si lascia mettere a nudo.

"Bottoms": diversi sederi filmati a distanza ravvicinata,non collegati a un volto.


"Bed-in": presentato ad amsterdam assieme al marito john Lennon, l'artista si schiera contro la guerra in
vietnam.

La più radicale performer politiche é Carole Schneeman


L'artista usa la propria nudità come strumento per provocare reazioni ed emozioni.
Le sue performance sono veri e propri "scandali"
"Eye body": l'artista utilizza il suo corpo come la base di un collage con materiali diversi: gesso, colore,
calce anche serpenti vivi)

"Meat joy": diversi uomini e donne seminude, agiscono selvaggiamente , gli uni addosso agli altri,una specie
di orgia con momenti di esplicito erotismo. Ad un certo punto i performer si colpiscono con pesci morti,
salsicce e parti di pollo.
La schneeman considera il corpo e la sessualità femminile una fonte creativa e generativa che l'uomo teme
perché contro il patriarcato istituito da millenni.

Certe opere di questo genere vengono prese in considerazione solo grazie alle trasformazioni che il sistema
dell'arte stesso ha subito e che anche le donne hanno contribuito a provocare. Intraprendere una carriera
nell arti figurative per le donne non è più una vocazione, ma una possibilità concreta grazie alle centinaia di
gallerie.

Nell' ambito della creazione di una lettura critica, studentesse, giovani docenti ( tra cui linda Nochlin) sparse
in tutta america, scrivono libri dedicati all'arte femminile, tengono corsi sullo stesso argomento, contestano
l'interpretazione patriarcale della storia dell'arte, rivalutano figure dimenticate.
In questi anni le artiste guadagnano grande visibilità: a washington di tiene la prima edizione della 'National
conference on Women in the visual arts".
Tre anni dopo, il los angeles county museum tiene la monumentale e storica mostra " Women artists" curata
dalla Nochlin e dalla Sutherland Harris.

Miriam Shapiro:
Dopo l'adesione al movimento femminista,si associa a judy Chicago,per impostare un programma educativo
sperimentale, il Feminist Art Program : recuperando tecniche tradizionali dell'artigianato, cercano di ritrovare
i fili conduttori delle creazioni femminili, impostano corsi e seminari su donne non comprese nei manuali.
Il gruppo occupa una casa abbandonata, battezzandola "Womanhouse" uno dei progetti più
memorabili e importanti dell'arte femminista.
All'interno lavorano molte artiste, realizzando istallazioni in ambienti diversi. In bagno per esempio
judy chicago mette in scena il ciclo mestruale, sporcando assorbenti carta igienica e altro e
producendo disgusto specialmente per il pubblico maschile.

Judy Chicago
"Red Flag": una fotografia scattata a distanza ravvicinata al pube dell'artista mentre si estrae un
tampone imbevuto di sangue. La cosa interessante è che mentre le donne lo hanno visto come una
rottura della purezza e dell'integrità della signora, mentre gli uomini lo hanno visto il tampone come
un piccolo fallo ferito, che rimanda alla castrazione.

"the dinner party": un'installazione concepita per commemorare la storia delle donne.
Su una grande tavola imbandita, sono posizionati 39 coperti ciascuno dedicati a una donna che si
distingue in ogni attività e campo del sapere, altri 999 sono invece inscritti nella base di ceramica su
cui il tavolo appoggia. Permeata di metafore religiose, quest'opera è stata oggetto di grandi
discussioni

Alla shapiro spetta l'importante recupero e valorizzazione del ricamo, esplorando le potenzialità
della tessitura, del patchwork, in un suo grande intervento ambientale, "anatomy of a Kimono",
l'artista riesce a conferire a questa cultura, la dignità.

Un altro tema centrale per le artiste di quegli anni è la NATURA. Le protagoniste dell femminismo,
presentano questa nuova consapevolezza ecologica ed ecologista, diffusa proprio a partire dagli
anni settanta, soprattutto fra le donne. É significativo inoltre come le artiste che intervengono nel
paesaggio, lo fanno con una delicatezza che contrasta fortemente con la monumentalitá e con la
violenza dell installazioni ambientali di Michael Heizer o Robert Smithson, cioè proprio di land artist
più noti.
Il loro lavoro è infatti spesso effimero o poco duratorio,o basato su raccolta di tracce( fotografiche) o
reperti (fango,sassi).

Alla natura fanno riferimento anche molte performance, video e installazioni.

Una delle più belle è "Wheatfield. A confrontation" di Agnes Denes, Dove in un lotto di un paio di acri,
provvisoriamente libero da costruzioni, l'artista piante fa crescere il grano, ricavandone un abbondante
raccolto, il primo ottenuto su con la terra dall'epoca dei pellerossa.

Per quanto riguarda la pittura tradizionale, Sylvia Sleight abile e convincente ritrattista, si specializza in nudi
maschili rappresentati con grande realismo e ricchezza di dettagli.

Per quanto riguarda la scultura invece, una delle maggiori scultrici americane è Eva Hesse, protagonista
dell'Anti form, basata sull'uso libero e innovativo di materiali sintetici nuovi, come le gomme, le resine e la
fibra di vetro.
La Hesse, portata a New York dalla famiglia in fuga dal nazismo, arriva la scultura dopo una lunga pratica
nel disegno astratto. Soffre di uno stato di insicurezza affettiva dopo il suicidio della madre e in analisi sin
dall'adolescenza, l'artista associa la pratica dell'arte alla propria vita: il processo creativo coincide infatti
con la progressiva scoperta di se stessa.
Movendosi senza uno stile sicuro definito, l'artista approfondisce la dimensione dell'irregolarità, del
disordine, della fragilità di un qualsiasi equilibrio. La scoperta, di una materia sensuale flessibile come il
lattice e della lavorazione e stampo avrei voluto portarla alla più lontano ma la sua ricerca interrotta dal
tumore al cervello ed alla morte di appena 34 anni.
Louise Bourgeois:
Vive un'infanzia segnata da un tradimento del padre con una ragazza inglese arrivato in famiglia
per insegnare la lingua ai figli.
La morte della madre, gravemente malata, provoca lei una reazione disperata dove tenta
addirittura suicidio. Sposa un giovane storico dell'arte americano e si trasferisce a New York, da
quel momento pur occupandosi di una famiglia impegnativa, si dedica la scultura e alla pittura.
La svolta davvero drammatica nel lavoro dell'artista e quando abbandona il legno per il lattice, il
gesso e le resine che da quel momento in avanti costituiranno i suoi materiali prediletti.

Realizza opere come "filette": un fallo turgido di notevoli dimensioni, che l'artista manipola come
la sua bambola. Viene rappresentata in una fotografia che mostra l'artista con in mano la sua
opera stringendolo al suo fianco come se fosse un oggetto comune che si porta dietro, come un
giornale ripiegato, un ombrello.senza porsi in una posizione rivendicativa nei confronti
dell'universo maschile, l'artista mette in scena per decenni il trauma della relazione incarna in
forme stabili la memoria del vissuto infantile, del dolore, del terrore.

"The Destruction of the Father": l'antico rituale edipico dell'uccisione e smembramento del padre
opera dei figli é ricostruito attraverso una nicchia claustrofobica.

Nel momento in cui si afferma un nuovo movimento, ovvero il neo espressionismo europeo, le donne si
ritrovano di nuovo un traguardo difficile. In questa fase le donne sono ormai il 40% di tutti gli artisti visivi attivi
negli Stati Uniti, ma la loro chances di successo diminuiscono rapidamente.
In generale le opere delle donne tendono essere più complesse rispetto a quelle che le hanno precedute, a
mescolare vari media a prendere in considerazione.
Sul linguaggio si concentra anche Barbara Kruger, che inizia come graphic designer, Art director, e teorica
dell'arte e solo successivamente, rielaborando tutte queste esperienze, realizza un complesso progetto
artistico, utilizzando immagine e parola. Ispirandosi all'immagine visiva pubblicitaria tipico degli anni 50,
l'artista estrapola fotografie sole o mescolate insieme e li fa interagire con brevi testi o frasi che ne
completano (spesso riportandolo) il significato.i suoi lavori presenta un esplicito significato politico e sociale,
che attaccano il potere razzista e naturalmente maschilista.
" your body Is a battleground": E questa frase diventerà lo slogan di una campagna politica a sostegno
dell'aborto e di altri diritti delle donne. La Kruger utilizza tutti gli strumenti della comunicazione di massa per
porsi contro l'ideologia del potere americano è più specificamente il potere maschile: la voce della Kruger è la
più diretta, la più aggressiva, sia quando si fa sentire all'interno del mondo dell'arte, nelle grandi mostre, sia
quando si collocano negli spazi pubblici, direttamente in strada.

A partire dal 1975, anche la bodyart, si trasforma in uno strumento mediatico ironico e dalla forte incisività
sociale.decisivo è il contributo di Cindy Sherman, nelle sue opere mostra come il concetto di identità,
soprattutto per la donna, tende ad essere una costruzione, cioè una falsificazione. Fotografandosi truccata
come vari personaggi ispirati prima al cinema o anche alla storia dell'arte, l'artista studia la donna.
L'arte prodotta da intellettuali, artisti, e fotografi di colore è sempre stata accolta con grande diffidenza da
parte del sistema dell'arte americano, ricco, curioso, ma sempre caratterizzato da un predominio di curatori,
critici e galleristi bianchi. L'analisi del lavoro delle afroamericane, va collocato in una posizione in parte
diversa sia dalle figure femminili, sia dei colleghi maschi. Rispetto alle pittrici o scultrici bianche infatti, è
importante il fatto che le afroamericane appaiono in un numero molto più alto e in anticipo (già negli anni 20)
a condividere con i loro compagni una lotta politica per ottenere ascolto, attenzione critica e spazi espositivi.
Artisti che cercano di combattere contro la discriminazione razziale.
Tuttavia negli anni 60, cioè con i primi successi dell'azione femminista nel campo dell'arte, gli artisti si
trovano di nuovo divise in due categorie distinte: da una parte alle bianche sono accessibili spazi espositivi
più interessanti in gran numero, mentre le afroamericane hanno disposizione soltanto musei e gallerie
riservate agli artisti di colore, inoltre le bianche non hanno problemi ad accedere alle scuole migliori, mentre
le nere anche negli anni 60 e 70, fanno fatica ad ottenere corsi e borse di studio anzi sono loro preclusi in
molti Stati americani.
(Dunque le artiste afroamericane tendono ad essere presi in considerazione per ultime, una situazione che si
è in parte modificata nel corso dell'ultimo ventennio grazie al successo della graffiti Art, per esempio,
connotato dalla massiccia presenza di neri).

La prima artista a emergere è Meta Vaux Warrick Fuller,


Scultrice di grande spicco, molto influenzata dalle opere di rodin, la Fuller condivide con gli artisti maschi
neri della stessa generazione, la denuncia delle condizioni degli afroamericani come vediamo nell'opera
"Mary turner" un omaggio a una donna impiccata in quegli anni in America, un esempio dell'assenza di
qualunque garanzia giuridica che incombe sulla vita di ogni nero, specialmente negli stati del sud.
La scoperta dell'arte nera, come ben noto, porta gran parte dei protagonisti delle avanguardie di compiere
con la svolta di cui andavano in circa, spinti dall'insofferenza delle forme accademiche. (Picasso con le
maschere africane nelle "demoiselles d'avignon').

La nascita del nazionalismo nero, porta alla luce figure come Malcolm X e le black Panthers (grandi figure
contro la lotta per le discriminazioni razziali)., ciò comportò che l'arte acquisisca una valenza
dichiaratamente politica, ossia diventi un manifesto, una presa di posizione che spinge i neri americani a
farsi portavoce anche di tutti gli altri popoli del terzo mondo ovvero quelli coinvolti nelle guerre di liberazione
dai colonizzatori europei ancora in corso. In questa dimensione connotata da un obiettivo unico, cioè le
rivendicazioni razziali, rimane poco spazio per la questione della donna, e così inizio a prendere piede un
maschilismo più o meno dichiarato tra i gruppi artistici.è proprio in questo contesto difficile che emerge la
personalità di

Faith Ringgold: L'artista che meglio riesce a far convivere le rivendicazioni di nera e di donna. Un'opera
specialmente significativa è "Flag for the Moon: die nigger": ho dipinto poco dopo la storica discesa di un
veicoli sulla luna. Per il nuovo pianeta Faith propone una bandiera simile a quella statunitense, dove però
bianco e blu sono sostituiti da verde e nero, colori della Nigeria e della pelle afroamericana quindi,
rappresentativi dell'identità mista degli Stati Uniti.

Successivamente l'artista si interessa all'aspetto formale e linguistico del lavoro, rinunciando la pittura per
realizzare tessuti a patch work con interventi dipinti e scritti: l'viene narrato una storia sempre diversa
soprattutto autobiografica e familiare, una storia sul jazz, la schiavitù, la vita di strada, l'essere donna.
Dopo un viaggio in Africa, il lavoro dell'artista si modifica nuovamente: i "Quilts" si arricchiscono di materiali
diversi (piume, i volti umani assomigliano a maschere africane.
Il progetto creativo di Faith, diventa ancora più importante attraverso la performance, dove allestisce i lavori
precedenti in veri e propri Set.

Elizabeth Catlett: un'altra rappresentante della prima generazione delle radicali nere e esasperate
dall'oppressione razziale. Tutta la sua vita è scandita da discriminazioni pesanti. L'artista si trasferirà in
Messico dove sposa un artista e diventa cittadino messicana, da quel momento le verrà impedito di tornare
in patria e non potrà assistere la madre in punto di morte di partecipare come ospite tenore al congresso di
arte afroamericana, e partecipare alle inaugurazioni di molte sue mostre.
L'artista dunque vede l'arte come un'arma nella lotta di liberazione.
"Harriet": un linoleum dedicato alla grande figura di Harriet Tubman, I leader del movimento abolizionista, la
cui composizione ricorda molto "libertà che guida il popolo" di Delacroix.
La Catlett non è l'unica artista afroamericana ad aver subito discriminazioni, la discriminazione più sofferta è
quella relativa agli spazi di visibilità, dove si concentra un duro conflitto che Raggiunge l'apice verso la fine
degli anni 60,quando i curatori del MOMA, in occasione di una mostra dedicata a Martin Luther King,
assassinato da poco, vengono costretti dalle proteste a includere fra invitati almeno alcuni artisti neri.

Tra gli anni 60 e 80 emerge un'altra generazione di artiste, il cui lavoro è caratterizzato non soltanto da un
interesse nei confronti del problema etnico e dell'eredità africana, ma anche da una consapevolezza della
posizione della donna.
Emma amos:
Sei dedicata ad attaccare i pregiudizi razziali e antifemministi
Equals": sullo sfondo di una bandiera americana, incorniciato una striscia di tessuto africano decorato dal
volto ripetuto di Malcolm X, spicca la figura dell'artista che cade nel vuoto,

Adrian Piper: L'artista appena olivastra di pelle e dei tratti difficilmente classificabili come afro americani,
una nera che sembra bianca insomma, nella serie di performance intitolate "Calling Cars" (biglietti da visita)
l'artista gioca sull'equivoco razziale, quando ad un party per soli bianchi, le capita di intercettare una
battuta razzista, l'artista reagisce distribuendo una serie di bigliettini: "caro amico, sono nera, sono certa
che non te ne sei accorto quando hai riso o sei stato d'accordo con quella battuta razzista, lamento
l'imbarazzo che la mia presenza di causa come sono certa tu lamenti l'imbarazzo che il tuo razzismo sta
causando me".

"Mythic being": L'artista realizza immagini e personaggi maschili neri iper sessualizzatati, giocando con le
fobie relative all'esagerata, animalesca sessualità dei neri e alle anomale dimensione dei loro genitali.
La Piper si traveste da uomo e va in giro per le strade producendosi in gesti volgari e ostentazione di verità.

"Vanilla nightmares": realizza una serie di interventi poetico visivi,


che prendono di mira i media in quanto strumento della
costruzione di opinioni di potere a partire da articoli su razze e
razzismo, vengono rappresentati fanciulle bianche dalla faccia
innocente sottoposte a una sequenza di abusi e costrette alle più
umilianti prestazioni erotiche da neri giganteschi.gli appetiti
insaziabili di questi stupratori si spingono fino al cannibalismo: in
Poison",una seducente fanciulla è attaccata da una folla di neri.

Carrie Mae Weems:


Nell'iconica opera "Mirror, Mirror" è un autoritratto di fronte allo specchio di Biancaneve:
guardando nello specchio la donna nera chiese "specchio specchio delle mie brame, chi è
la più bella del reame" e lo specchio rispose "Biancaneve, o puttana nera, e non
dimenticarlo più".
Lorna Simpson: la sua opera più nota "guarded conditions" , Comprende alcuni autoritratti, in piedi e di
schiena, in cui l'obiettività e ripetitività degli scatti costringe lo spettatore a concentrarsi sul potere dello
sguardo che letteralmente inchioda il soggetto alla sua posizione di detenuto" dell'immagine.

La Simpson è la prima afroamericana a cui viene dedicata un antologica al


MOMA di New York.

Negli anni 80, infatti luogo un importante recupero delle ultime generazioni di artisti e
artiste nere, che finalmente trovano spazi, attenzione e occasioni espositive. Per la prima
volta viene messa in crisi la vecchia impostazione critica, che tendeva a raggruppare tutti
gli artisti di colore sotto lo stesso contesto di un linguaggio simile, come se loro interessi le
loro forme espressive fossero obbligatoriamente uguali.
E quindi importante capire, che una volta messe nei musei le artisti più giovani, l'interesse
suscitato dal loro lavoro favorisca la riscoperta di quelle delle generazioni precedenti,
rimaste nell'ombra. Ecco che artiste già da tempo scomparse, come meta Fuller, viene
dedicata per la prima volta una retrospettiva nel 1984. Anche Minnie Evans ottiene la sua
prima personale.

Tra le donne delle ultime generazioni, Renée Stout, È quella che ha fatto riferimento
all'eredità africana in maniera più convinta, soprattutto grazie al dalla forte attrazione per i
poteri della "medicina" tradizionale.
"Fetish n.2": È il ritratto tridimensionale dell'artista in forma delle figure caratteristiche dei
rituali magici africani, il corpo della donna a grandezza naturale, è modellato in gesso e
ricoperto di vernice nera, porta una serie di ornamenti, collane bracciali cinture e sacchetti
di sostanze medicinali che evidenziano il significato magico e spirituale della figura.
Nei movimenti più conosciuti, dal postcubismo all'informale al new dada , le donne non ci sono o in caso
contrario, la loro presenza non viene comunque registrata perché non sufficientemente importante da essere
inclusa in testi e manuali.
L'arretratezza della situazione europea rispetto a quella americana è data da diversi fattori:
1. E il mercato si dimostrava diffidente nei confronti di pittrice scultrici: in Italia per esempio, ancora all'inizio
degli anni 80, molti galleristi non esponevano il lavoro delle donne perché "poi si sposano, fanno i figli e
smettono".
2. Non c'è uno sviluppo di un movimento femminista forte come quello americano e anche assenza di
istituzioni (musei, centri e mostre dedicati all'arte femminile) e dei cosiddetti "Woman's studies" nelle
università europee, responsabili della riscoperta e rivalutazione di tanti importanti presenze negli Stati Uniti,
ha reso le artiste europee meno visibili, meno studiate e meno noti delle loro colleghe americane.

Nel frattempo però la ricca letteratura americana dedicata all'argomento, cresciuta durante l'epoca del
femminismo militante e gli anni 90, ha dato il buon esempio, pur penalizzando le artiste europee che non
sono state prese in considerazione molto. Le americane hanno finito per ottenere una maggiore attenzione
critica e occupare più spazio e ricevere una più pronta valorizzazione di mercato.
da noi sono relativamente rare le figure che, nel secondo dopo guerra, hanno superato questa specie di muro
di diffidenza e intrapreso una carriera artistica.
Artiste come in francia Aurelie Nemours e Maria helena Viera da Silva, in Inghilterra Barbara Hepworth.

Magdalena Abakanowicz: alla fine degli anni 50 incomincia raccontare in forme plastiche pittoriche il trauma
subito dal suo paese, la Polonia, durante il nazismo la guerra. Poi decide di utilizzare esclusivamente fibre
naturali per realizzare sculture elaborati in fibra e fissate con la resina, corpi e spazi che l'artista concepisce
come un organismo vivente una specie di seconda pelle mummificata, disidratata e secca.questi oggetti
chiamati "Abakans", non hanno una firma forma fissa ma si adattano in base all'ambiente in cui vengono
collocati. Non sono cose da guardare soltanto ma anche da toccare. Si nota una certa somiglianza con gli
oggetti in latex realizzati dalla Hesse Nello stesso periodo.

Susana solano: Una delle scultrici europee più interessanti della generazione successiva a quella di
Magdalena, in una prima fase l'artista utilizza il legno, successivamente utilizza materiali industriali, griglie,
strutture e travi metalliche, combinate con tessuti, vetri, lastre di piombo e a volte anche immagini
fotografiche, specchi. Il suo é un lavoro di installazione dal rigore minimalista. L'artista affronta il rapporto tra
pieno e vuoto, tra spazio e costruzione.

Per quanto riguarda altri linguaggi invece come quello pittorico, le artiste operano all'interno di movimenti
consolidati, dando un importante contributo alla costruzione del mainstream, la tendenza dominante, un
esempio é
Bridget Riley, capofila dell'optical art, vincitrice del primo premio della biennale di Venezia, primo artista
inglese e prima donna in assoluto a conquistare questa onorificenza. Facendo uso di "shaped Canvas, la
Riley ha interpretato l'Optical Art come un campo di sperimentazione totale, non limitato alla superficie ma
aperto l'ambiente.
Pauline Boty: Opera nel contesto della pop art inglese. In dipinti come "Tom'dream": in cui il soggetto è il
desiderio erotico, ma di una donna.

L'artista si serve dello stile pop emergente, ma cercando un punto di vista un po'
differente, "femminile",

Il meccanismo della fama che premia sempre gli uomini, é analizzato in una
serie di dipinti "It's a Men World": che mette a confronto uomini famosi (Elvis,
Lenin, Proust, Einstein) e donne famose (quasi tutti i corpi nudi)

In altre parti d'Europa, le voci femminili fanno fatica a farsi sentire. In Francia per esempio tra gli anni 50 60,
gallerie critici sono tutti attenti soprattutto l'informale e dunque tra gli artisti informali, non si trova neppure
una donna.
La figura che forse per prima modifica questo quadro di indifferenza e sottovalutazione delle donne é Niki de
Saint-Phalle, unica donna del nouveau realisme.
Le sue idee sulla posizione femminile si notano molto nell'opera "Hon": un enorme bambola multicolore
progettata come installazione temporanea per il museo di Stoccolma. Il pubblico era inventato entrare nel
gigantesco corpo di plastica attraverso un'apertura collocata in corrispondenza della vagina, all'interno
trovava un bar, un acquario, un auditorium, un cinema e persino una galleria d'arte.

Prima di quest'opera sono cresciute diverse "nanas'" bambole


realizzate con materiali diversi ma sempre scintillanti, colorati e
Plastic osi e di gusto pop.creature ingombranti dal corpo obeso,
non certo conforme all'ideale erotico imposto dalla pubblicità o
dalla moda. La donna ritrova dunque un peso da grande madre
primitiva.

Il linguaggio che meglio rispecchia questo clima politicamente combattivo, in cui diversi gruppi
femministi sorti nel frattempo, reclamano attenzione critica commerciale nei confronti delle
donne, chiedono parità di salari, diritto alla contraccezione, pene per i reati sessuali e di
violenza carnale, è la performance.

Marina Abramovic: L'artista utilizza la performance per esplorare il corpo e le potenzialità


mentali dell'essere umano.mettendosi spesso brutalmente in gioco, l'artista tocca limiti estremi
della propria resistenza, sfidando l'aggressività e gli impulsi distruttivi degli altri.
"Rhythm": L'artista si offre il pubblico davanti a un tavolo su cui sono collegati una serie di
oggetti diversi, fra cui una pistola, un proiettile, una sega, un'ascia, un rossetto, bottiglia di
profumo, una rosa, un paio di forbici altra ancora.strumenti che il pubblico poteva usare su di
lei. Una performance durata sei ore durante la quale l'artista rischia la vita, viene spogliata,
decorata dipinta e incoronata di spine.

L'artista lavorerà anche con il compagno di vita, l'artista olandese Ulay, Insieme esplorano
diverse relazioni chiave: uomo donna, corpo corpo.
"Relation in time": I due si legano l'un l'altro per i capelli, restando immobili schiena contro
schiena e dipendendo l'uno dei movimenti dell'altro per ben 17 ore.i vincoli dell'amore le
limitazioni del rapporto sentimentale trovano qui una fortissima rappresentazione.
Imponderabilia: I due completamente nudi si collocano ai lati della porta principale
della galleria d'arte di Bologna, in modo che i visitatori, per entrare, debbano
sfregarsi sul loro corpo e quindi scegliere a chi rivolgere la fronte a chi la schiena,
mostrando intanto a due telecamere il loro imbarazzo o loro piacere.

Rest energy: Per una ventina di minuti, Ulay tiene in tensione un arco con una vera freccia
puntato al cuore della Abramovich. Due elettrodi sul petto amplificano i loro battiti, che
aumentano man mano che il tempo passa. La donna mette letteralmente la sua vita nelle
mani del compagno.

Realizzano un ultimo lavoro insieme per celebrare la fine della loro unione sentimentale,
"the Lovers": i due camminano la lunghezza della grande muraglia cinese partendo dalle
due direzioni opposte, i due si incontrano per dirsi addio.

Gina Pane: nella sua performance "azione sentimentale" l'artista, si taglia il braccio a intervalli
regolari, poi tiene un mazzo di rose e mostra al pubblico il braccio punteggiato di gocce di
sangue.

Rebecca Horn: artista nelle sue performance, servendosi di protesi scomode e limitanti
come in "Unicorno".

Comunque la volontà di mettere a nudo l'abuso della sessualità e la violenza verso le donne hanno spinto
molto artiste a collocarsi una posizione di masochismo: come nel caso dell'Abramovich, di Gina pane, di
Yoko Ono in "Cut piece".

annette Messager: in "album collection" l'artista ritocca alcune immagini fotografiche, soprattutto ritratti e
autoritratti di figure femminili in modo da conferire loro caratteri maschili.queste immagini compromettono
quindi la certezza dei ruoli dell'identità sessuale per insinuare un interessante androginia.questo precoce
tentativo transgender caratterizza una parte della performance Art europea, mentre le arriste negli Stati Uniti
si impegnano ad affermare la propria femminilità.

(Per quanto riguarda invece la scrittura, contrariamente a quanto succede negli Stati Uniti, dove scrittura e
sguardo femminile vengono supportati da risorse e strumenti di tipo mediatico pubblicitario, in Europa si
propone come un'attività povera di mezzi, privata.)

Sophie calle: "suite venitienne": in una delle sue prime azioni, per 13 giorni l'artista segue e fotografa un
uomo che vede per le strade di Parigi, lo pedina ovunque senza avere uno scopo preciso e facendo di tutto
per non incontrarlo.l'artista vuole guardare, vuole entrare nella vita di un altro senza calarsi nella relazione.
L'uomo è visibile, riconoscibile. La donna no.

Jacques lacan: il testo "encore". Si rivela uno dei testi più determinanti per il pensiero femminile e sul femminile.
Egli è stato un psicoanalista, psichiatra filosofo francese
Una delle poche studiosi italiane che si è occupata di arte al femminile.
Quali sono gli elementi che hanno portato a una maggior marginalità dell'arte femminile rispetto ai contesti
culturali circostanti? La scarsità dell'artista e fino agli anni 90. (Dovuto come sempre ha difficoltà
nell'accesso alla formazione, difficoltà nell'inserimento nel mondo del lavoro, difficoltà nella gestione della
famiglia dei figli.

In sostanza, tra gli anni 60 e 70 in Italia, l'arte al femminile si trova limitata, tra la diffidenza del politico nei
confronti del privato e del soggettivo, e dalla paura a mostrarsi in quanto donna, (in quanto poteva portare a
un'esclusione definitiva dal dibattito intellettuale) Rivendicando la propria identità. Il ritorno alla pittura e alla
concezione "eroica" dell'arte sostenuta da Achille Bonito oliva, una grande figura per tutti gli anni 80, che
contribuisce a determinare il clima internazionale a partire dalla transavanguardia, penalizza l'arte femminile
in quanto troppo poco eroica. Infatti sottolinea la de Cecco, nel gruppo della transavanguardia non è inclusa
nemmeno una presenza femminile.

Carla Lonzi: scrittrice di alcuni testi femministi fra i più radicali scritti in Italia: autoritratto.
Si tratta di un'opera che sviluppa una critica alla critica d'arte, come istituzione.
Con Federica Pasini prende corpo inoltre un altro tema molto importante e trascurato dalla critica
anglosassone, concentrata di più sulla posizione dell'artista. Invece la Lonzi e poi la Pasini, no formulano il
problema della posizione dell'opera e del silenzio dello spettatore, una presenza assente.

Anche Lea vergine è un'altra autrice che si è occupato del femminile

Regina Bracchi: partecipe del movimento futurista. L'artista realizza personaggi o figure con una lamiera
leggera di alluminio, piegata come fosse carta.durante la fase astratta, realizza fiori di gesso dalle corolle
spalancate, sembrano essere quasi una sorta di traduzione plastica dei quadri della O'Keefe.

Restando nell'ambito delle ricerche plastiche, vi sono artiste, tra cui Lidia silvestri e soprattutto
Marisa Merz, attiva dalla fine degli anni 60 nell'arte povera.
" living Sculptur": È un'opera flessuosa e mobilissima dove la plasticità della
forma si smaterializza nell'apparenza degli effetti luminosi.
Il suo percorso è segnato da una serie di sperimentazioni di materiali (sale,
coperte, fili di rame, cera) e linguaggi.
Si ricordano opere come "altalena per Bea"; "Scarpette"; seguiti poi da un ciclo di pezzi realizzati con filo
metallico lavorato a maglia. Un autobiografismo volutamente povero
Giosetta Fioroni: Nell'opera "cosmesi" parte dall'immagine fotografica arielaborata poi pittoricamente.

Lucia pescador, Gabriella benedini sono I nomi di altre artiste.

La scrittura è l'esperienza che in Italia si rivela davvero cruciale e che attira una varietà di protagoniste. Per
artisti come Carla Accardi, scrittura significa semplicemente una ricorrenza insistita del segno colorato sulla
superficie pittorica, l'artista tra i fondatori del gruppo forma" negli anni 40 e punto di riferimento nelle
ricerche astratte internazionali, ha sempre basato il proprio lavoro sull'indagine delle relazioni fra struttura,
colore luce, dinamismo ed effetti quasi Optical.

Paola Levi Montalcini: in comincia negli anni di successo dell'Accardi, inizialmente utilizza il segno
linguistico, successivamente la sua indagine fa uso della fotografia e dell'incisione a rilievo, ottenendo così
opere del forte impatto visivo.
Più tardi ancora l'artista realizza "reti" di acetato e poliedri tridimensionali sempre più complessi.
Dadamaino: attraversa il periodo che segna l'uscita dall'informale e l'avvio di nuove
esperienze, ispirata dalla lezione di fontana e dal gruppo "azimuth": cioè da Piero Manzoni ed
Enrico Castellani, a cui la giovane molto vicina. La fase più personale della ricerca di
dadamaino comincia negli anni 70 quando l'artista, mette a punto un proprio linguaggio
basato su due strumenti minimi, il segno più semplice (il segmento, l'inetta) e la superficie
vuota. Combinando questi due elementi l'artista produce la prima serie "l'inconscio razionale"
Leggerissimi tracciati,che ricordano circuiti elettronici E sembrano emergere dallo spazio
sconfinato, senza dimensioni.

"L'alfabeto della mente", infine l'opera "le costellazioni" e "il movimento delle cose", dove il
segno Si ridispone in forme più libere plastiche dando luogo a nodi, distensioni nello spazio
dell'ombra, rese ancora più interessanti della scelta di supporti trasparenti di grandissime
dimensioni, lunghi anche una decina di metri. Questo lavoro richiedono straordinaria pazienza
e forte perfezionismo.
L'artista mette dunque in discussione il valore dell'attimo, dell'atto eroico, dell'individuo per
attirare l'attenzione invece sulla continuità, sulla costanza e sulla ripetizione.

Vi sono Anche altre artiste, ricomprese nell'ambito delle nuove scritture, ricordiamo: Mirella Bentivoglio,
Irma blank, Fernanda Fedi.

la Bentivoglio, ha raccolto dati sulla creatività femminile organizzando mostre perso le donne! Come
artista realizza diversi collage, per esempio "ti amo" dove le lettere "am" posta proprio sopra la lingua in
una bocca femminile semi aperta, complica l'apparente ovvietà del messaggio con molti altri significati
differenti da quanto lo spettatore, identificato qui con lo sguardo maschile, potrebbe desiderare: in inglese
am significa sono, non più oggetto sessuale, ma rivendicazione della propria esistenza.

Lucia Marcucci: unica donna che fa parte del "gruppo 70" sin dal momento della fondazione.

Anna Oberto: artista molto importante per le sue prese di posizioni precise, collega la scarsità di
produzione culturale delle donne alle condizioni socio economiche penalizzanti.come scrive nel manifesto
femminista Anaculturale: la liberazione della donna esige il superamento della contrapposizione uomo-
donna.
Si nota una differenza rispetto alla posizione assunta dal femminismo americano: che identifica il nemico
con l'uomo, in Italia invece le donne rifiutano di fare parte a se stante ma vogliono unirsi al coro.

Carol Rama: L'artista si dedica con entusiasmo all'esplorazione del proprio subconscio.Quando si
guardano le sue opere verrebbe da parlare di surrealismo, ma nel surrealismo non si trovano mai immagini
così sgarbati diretti, privi di impaginazione. Al centro delle sue rappresentazioni vi é la donna, esibizione
del suo sesso, della sua lingua, delle sue mutilazioni.l'uomo gioca una parte secondaria. Interessante
anche il fatto che l'artista nel secondo dopo guerra prende la strada dell'astrazione. "
riso nero": una sorta di informale materica fatto però con riso vero.poi realizza collage e opere a tecnica
mista, come per esempio "l'isola degli occhi", quadri che ci guardano e ci credono al nostro
compiacimento di spettatori educati.
Realizza anche scene di erotismo, penetrazioni e metamorfosi, umani e
animali, disegnate su fogli recuperati che confluiscono nel ciclo "mucca
pazza" dove forme di mammelle attirano fauci piene di denti pronti a
colpire.
Resta ora il problema di rendere conto della moltitudine di figure e versi di recente sulla scena dell'arte, delle
nuove dimensioni del femminile di artisti e artisti africani, asiatiche, sudamericani, provenienti da minoranze
etniche che hanno portato culture diversissime. Molti di loro, non interpretano soltanto la loro cultura, ma si
appropriano di strumenti espressivi occidentali come video, performance o fotografia, per produrre una
visione del loro mondo e del nostro, intrecciati insieme. Ci sono artisti che sono rimasti nei loro paesi di
origine e altre emigrati in Europa o degli Stati Uniti, dove hanno assimilato un'altra cultura spesso conflittuale
rispetto a quella originaria, moltissime poi vanno avanti indietro interpretando il ruolo di un artista nomade.
Fatto sta che la comparsa di questa "altra visione" è uno dei fenomeni più significativi e imponenti nel
panorama delle arti visive degli ultimi anni così importante, davvero in qualche modo modificato la stessa
concezione di che cosa l'arte sia o debba essere.

fondamentale è la figura di Jean-Hubert Martin: il primo che invita al centre Pompidou di Parigi , Un
centinaio di artisti che all'epoca nessuno considerava tali: stregoni, sacerdoti vudu, maghi, streghe, aborigeni
australiani.
La mostra "Les Magiciens de la terre", insieme al primo dubbio nelle certezze della concezione occidentale
dell'arte, mostrando che l'arte può essere anche altro. Di donne ce ne sono pochi in questa esposizione, ma
su impatto resta comunque indiscutibile.
Da questo gruppo emerge un artista:
Malanghu: E che per prima trasferisce i moduli decorativi tipici della sua tradizione su supporto diverso, cioè
la tela, che gli permetteva di trasformare un elemento ornamentale in oggetto d'arte.

Seni Camara: utilizza la tecnica di produzione di terracotta e ceramica (pratica tradizionalmente


affidata alle donne) per realizzare oggetti completamente diversi punti perlopiù sono grandi
madri A cui sono aggrappati i figli, raccolti in un abbraccio. Queste tipologie di fertilità
presentano alcuni tratti in comune con i prodotti tradizionali delle diverse etnie africane, ma
sono soprattutto creazioni originali, cui alcuni critici hanno attribuito addirittura un valore in
quanto seni non poteva avere figli naturali, e in Africa è una condizione dolorosa in un paese
fertile e prolifico come quello dove le donne senza figli vengono apertamente compatite. Inoltre
è importante anche il fatto che il valore di queste opere non è estetico, ma cultuale e magico.
Inizialmente le sue opere venivano vendute nel mercato del villaggio successivamente, quando
le sue opere attirano l'interesse dell'occidentali, la stessa Louise Bourgeois. Affronta un viaggio
per incontrare l'artista.

La produzione di terracotte è appunto compito delle donne, mentre non c'è nemmeno un artista
che scolpisca legno, in quanto pratica generalmente riservata agli uomini.
Se si allarga lo sguardo, la produzione dell'artista africane che lavorano con strumenti linguaggi
in parte tradizionali, si può notare la difficoltà della loro situazione: in società come quelle
africane indebolite dal colonialismo e dal cristianesimo di importazione che per secoli hanno
negato valore alla cultura autoctona, tentando addirittura di imporre modelli di bellezza
occidentali e sostituire quelli locali. È ragione per cui, ancora oggi, molte donne di colore
provano a schiarirsi la pelle, e si stirano i capelli. Oltre alle restrizioni tradizionali, le donne
africane hanno dovuto affrontare anche restrizioni imposte dai padroni europei, per molte infatti
il percorso di formazione artistica, coincide con un'assunzione progressiva di responsabilità
politica,.inoltre per diventare un artista, un africana deve per forza occupare una posizione
sociale elevata, come nel caso della principessa:
Elizabeth Olowu: prima donna al mondo a cui viene permesso di lavorare il bronzo.le sue
sculture di bronzo o di cemento ritraggono perlopiù figura le vicine, per esempio il padre o i figli
bambini, oppure personaggi come una donna prossima al parto "zerohour", O ancora soldati in
divisa che combattono una delle tante guerre locali.
Nike Davies: specializzata nella produzione di "batik": Che mescolano elementi figurativi tradizionali con un
altri più moderni e personali.il successo commerciale del suo lavoro, gli ha consentito di procurarsi del
denaro proprio, Nike addirittura divorzierà (una scelta impensabile per una donna africana) e ottiene
l'affidamento dei suoi tre figli, un privilegio ancora più raro.

Per gran parte delle donne africane, Che volevano fare L'artista, è fondamentale lo sviluppo degli atelier di
artigianato, che in diversi paesi promuovono la creatività femminile, favorendo la produzione di lavori che
tengono conto di tecniche tradizionali locali ma presentano anche elementi nuovi, per esempio la
cooperativa femminile di Djenne, in mali, oppure il collettivo di artiste dello Zimbabwe Weya.
L'intenzione era quella di sostenere le famiglie locali insegnando le donne a cucire da soli vestiti per tutta la
comunità e magari vendere qualcosa all'esterno.però alcune, con la guida del loro insegnante, hanno
cominciato usare i tessuti in maniera artistica, raffigurando vere proprie storie vignette, con figure e
paesaggi. Raccontano perlopiù cronache quotidiane, che narrano la vita del villaggio appesantita dalla
miseria, dalla fame, dall'AIDS. Per favorire la lettura dei loro lavori, le artiste, aggiungono ogni opera una
didascalia che raccontava appunto la storia, e questo è un elemento molto importante perché grazie al fatto
di illustrare le loro vicende, alcuni artisti hanno avuto il coraggio di affrontare in pubblico (cioè di fronte gli
uomini) argomenti privati considerati prima tabù: per esempio in presenza di uomini e donne non avrebbero
mai detto di aver bisogno di andare in bagno, adesso il nuovo strumento per matrimoni stare anche gli
aspetti provati di donne uomini nei dettagli.
L'esperienza delle Weya, presenta elementi riconducibili come "femminili": innanzitutto l'organizzazione
produttiva, basata sulla collaborazione di diversi artisti che restano anonimi, e la tecnica, basata sul cucito e
sul patch work di vari tessuti.

L'arte degli artisti e artisti in Africa, cambia profondamente negli anni 90, quando si notano personalità più
giovani, formatesi fuori dei paesi d'origine, nelle scuole d'arte e nelle università europee E americane.
Questi non fanno più uso di tecniche tradizionali ma utilizzano strumenti come fotografia, video,
installazione.

Grandi esposizioni come nella "biennale della fotografia africana" di Bamako,la biennale di Dakar,
riservate agli artisti africani, che hanno portato a far emergere le figure più promettenti delle ultime
generazioni di artisti africani, come
Angele Etoundi Essamba: fotografa che ribalta i pregiudizi nei confronti della bellezza nera,
realizzando nudi di grande intensità ed erotismo. E su immagini bianco e nero ricordano un po' gli
esperimenti di man Ray.

Diaspora, emigrazione, viaggio e sradicamento sono tutti i soggetti nelle ricerche delle artiste extra europee,
Questi giovani artisti, cresciuti in Occidente, non hanno molto in comune con le loro madri e nonne: la loro
interpretazione delle cose dipende dal confronto fra le due realtà differenti.

Le artiste arabe e mediorientali sono state negli ultimi anni, tra le più attive e veloci ad appropriarsi
degli strumenti occidentali per restituire un'altra visione dell'oro e del nostro mondo, molto di loro
hanno vissuto direttamente l'esilio e l'allontanamento dalle loro radici e dalle loro famiglie:
Shirin Neshat: ha lasciato l'Iran per studiare in California. Non è più riuscita a tornare e dopo molti
anni quando l'artista rimette piede nel suo paese, produce la sua prima toccante serie fotografica
"Women of Allah": composta quasi interamente di autoritratti.con il volto incorniciato dal velo
nero, la pelle coperta di fittissimi versi e parole persiane, la figura femminile che l'artista interpreta
in mano un'arma da fuoco. È un'immagine potente, che propone lo sguardo occidentale una
donna totalmente di identificata con l'Islam, una donna che però anche un guerriero.
Mona Hatoum: E viene dalla Palestina ma si forma a Londra negli anni 70.sviluppò un lavoro
molto vario, fino all'uso del video della performance, a differenza di Shirin, che presenta uno
stile riconoscibile.
Mona affronta i difficili confronti con la storia, le barriere culturali, linguistiche ed etniche, e
soprattutto il fatto di essere donna, anzi donna palestinese in Europa.
In una video performance, "the Pull" (1995), gli spettatori sono invitati a tirare una treccia vera
apparentemente appesa sotto un monitor, dove l'artista appare a testa in giù, facendolo
scoprono che l'immagine si contrae per il fastidio il dolore, dietro il monitor infatti non c'è un
video ma l'artista stessa.
Il problema dello sradicamento che la accompagnato sin dall'infanzia, costretta dalla guerra
civile e dall'occupazione israeliana a restare a Londra, lo troviamo il suo lavoro: "Measures of
distance
L'artista è fra i pochi artisti che hanno lavorato sull'individuo senza perdere di vista la storia,
intrecciando valenza politica, personale e sessuale insieme.

Oltre a questi due artisti, negli ultimi anni sono emerse moltissime voci femminili, caratterizzate
da una forte critica verso la realtà in cui vivono, perciò è difficile trattarli come se fossero una
categoria omogenea.esse provengono da situazioni economiche, politiche e culturali molto
differenti, si va dalla tragedia quotidiana della Palestina, al benessere del Cairo, alla
condizione di emigrata o figlia di emigrati, alla tragedia irachena.

In Algeria, si può dire che la produzione artistica inizia durante l'azione militare francese. La
guerra porta a un'ondata di indignazione in Occidente e fra gli intellettuali arabi, il lavoro di
Zineb Sedira: nata in Francia in una famiglia di emigrati algerini.i genitori le danno una rigida
educazione islamica, in contrasto con l'ambiente parigino in cui vive.di conseguenza essere
donna nell'Islam è complicato dal fatto di essere un "diverso" nel proprio paese.

In Egitto invece, paese tranquillo dove la condizione femminile è avanzata, ma la violenza


domestica nei confronti delle donne è frequentissima, in questo paese sta crescendo un'intera
generazione di giovani artiste.

Amal El Kenaway: pone al centro del suo lavoro la donna i rituali che la riguardano, soprattutto
il matrimonio.l'installazione "Frozen memory" l'artista associa un abito da sposa con una serie
di immagini dedicate ai sogni e agli incubi delle nozze, inteso come un rito di passaggio
fondamentale nella vita di una donna nella società islamica

La situazione in Pakistan è molto difficile: le donne molto spesso se non regolarmente


subiscono abusi e violenze da parte dei mariti.l'prima dell'arte, venivano comunque il marito, i
figli, la casa, gli obblighi sociali per un artista. Per quanto riguarda le arti visive, si ammette
esclusivamente la pittura di paesaggio e la tradizione della calligrafia.
I soggetti però nel tempo cambiano: compare il Chador, come simbolo della nuova condizione
femminile, simbolo di protezione ma più spesso di costrizione, limitazione.
Il nudo invece in Pakistan, oggetto dello sguardo maschile secondo le femministe, il nudo
femminile pakistano è simbolo di autonomia morale politica.

Sumaya Durrani: di nudi ne eseguiti molti.formatasi negli Stati Uniti è ritornata in Pakistan dopo
la fine della dittatura, è un artista molto impegnata politicamente. L'artista ha realizzato una
serie di collage che rappresentano nudi femminili circondata da lussuosi accessori pronti per
essere indossati: narcisismo, consumismo, piacere e desiderio si mescolano qui in una sintesi
assolutamente mai vista per il Pakistan.
Aisha Khalid: emigrato dall'India e costretta sempre a conformarsi a regole di vita di comportamento molto
restrittive: indossare il Cadhor, E rinunciare agli studi di medicina che voleva intraprendere, dipinge miniature
che alludono alla condizione femminile attraverso il simbolo della tenda: la tenda che nasconde in qualche
modo imprigiona.l'essere donna porta all'esclusione.

Kim soja: nata in sud Corea e trasferitosi a New York, afferma che suo lavoro è stato riconosciuto per la prima
volta come tale negli Stati Uniti, mentre il suo paese il suo lavoro: fagotti di stoffa annodati, in cui i viaggiatori
avvolgono i loro pochi averi e che l'artista usa per le sue installazioni le sue performance, non risultavano
riconoscibili come qualcosa di artistico. L'artista ha accumulato questi fagotti in un camion e ha viaggiato in
diversi luoghi collegati in qualche modo al suo passato, sempre ripresa di schiena in cima al mucchio dei fagotti
(la performance è stata chiamata "city s'On the move".
Così questo camion, pieno di fagotti colorati e presentato in diverse occasioni, si è rivelata la perfetta metafora
non solo del "nomadismo obbligatorio" fra gli artisti contemporanei, ma soprattutto del disagio dei popoli
esiliati, in Palestina, in Africa, nei Balcani, ma anche della fatica dell'immigrazione che ogni anno viene
affrontata da centinaia di diseredati in fuga.
"Andarsene dalla propria terra presenta un elemento positivo, la speranza di una vita migliore.ma significa
sempre tagliare le proprie radici."

Al termine di questa ampia panoramica sul lavoro proposte artiste donne nel corso di oltre un secolo, ci si
chiede se il taglio che questa ricerca condivide con altre, Che porta a considerare il lavoro fatto dalle donne
come se fosse (e non lo è) una categoria omogenea, abbia fatto emergere qualcosa come "il femminile
dell'arte" o "i femminili".
Nell'indicare però questi possibili femminili, è indispensabile considerare non come categorie autonomi, ma
sempre in relazione con i linguaggi del proprio tempo, i movimenti a cui sono accostati o di cui hanno fatto
parte, infatti non è possibile occuparsi dell'artista Hesse, senza considerare il minimalismo, la pittura di Berthe
Morisot, senza considerare il contesto impressionista in cui vive.
Le artiste però, al contrario dei loro colleghi maschi, nel corso del novecento hanno dovuto opporsi e
richiamare l'ascolto, non c'è da stupirsi che parte fondamentale del loro lavoro è concentrata intorno a questo
problema: denunciare la discriminazione, rispondere allo strapotere maschile.

Tracey Emin: imposta il suo lavoro su uno stupro subito a 13 anni: "Everyone i have slept
with": È il rendiconto di tutti i nomi delle persone che sono state con lei nel corso della sua
vita intera, nomi scritti a lettere colorate sulla faccia interna di una tenda in cui il pubblico
deve penetrare, come fosse un luogo intimo,.

Sue Williams: È una delle poche artisti contemporanei che hanno scelto la pittura come mezzo espressivo
di denuncia del sessismo ancora dominante nella società attuale.

Jana Sterback: lavora sul rapporto tra corpo e abito, vedendo questo come una macchina da tortura.
"Telecommande": sono strutture metalliche azionate da un motore, dalla forma che ricorda un po' i vestiti
dell'ottocento, all'interno della quale il corpo dell'artista è sospeso, limitato nei movimenti e controllato
appunto da un telecomando.

Zoe Leonard: Ha scandalizzato il pubblico di "documenta": Espone foto ravvicinate di genitali femminili
sulle pareti di una galleria insieme ai dipinti della collezione permanente molti dei quali, rappresentavano
nudi di donna.
La richiesta d'ascolto da parte delle donne, è passata anche attraverso il recupero delle forme della
cultura, della tecnica e delle produzioni specificamente femminili: soprattutto cucito, ricamo e confezione
tessile. Un progetto che è coinvolto una serie di artisti sparse per il mondo, dalle esponenti delle
avanguardie russe e sovietiche alle rappresentanti del futurismo e di altri movimenti italiani del ventennio,
alle militanti femministe americane degli anni 60 e 70. L'uso di questi strumenti non si è interrotto
nemmeno negli ultimi anni.
Ghada Amer: Utilizza ricamo e cucito non a scopo decorativo, ma per illustrare scene erotiche o
autoerotiche fra donne, (proibiti e scioccanti in un paese islamico).

Cindy Sherman: riprogetta su se stessa le forme del desiderio altrui, incarna feticci fino a far perdere le
proprie tracce, o meglio dissolvere completamente il proprio aspetto. In un certo senso anche Virginia di
Castiglione aveva fatto la stessa cosa attraverso la fotografia.

Tornando in ambito surrealista, anche Meret Oppenheim, Ha contribuito al progetto di disgregazione


dell'identità, non solo attraverso le sue famose amputazione del corpo femminile come vediamo in
"colazione in pelliccia". L'artista reclusa in Svizzera e turbata dall'isolamento, alla guerra, alla minaccia
del nazismo, dipinge due quadri non troppo studiati ma importanti per le questioni che sollevano a
proposito della donna, di che cosa la donna sia. Il primo si intitola "donna di pietra" l'immagine
rappresenta un cumulo di pietre disposte in modo da ricordare un corpo femminile disteso sulla riva, E,
con le gambe immerse nell'acqua. Ma c'è dell'altro nell'acqua i sassi sembrano dissolversi, perdere
consistenza, diventare invisibili. È una delle metamorfosi più drastiche a cui l'identità femminile sia stata
sottoposta in tutto il novecento, metamorfosi addirittura in pietra.
"Radiografia del cranio": autoritratto, è una radiografia dove si mostrano gli ornamenti come collana
anelli corpi opachi ai raggi X e le ossa. Ma è un autoritratto di qualcosa che non è più l'artista.
Altra opera molto famosa nel periodo surrealista è "ma Gouvernante/ my nurse": due scarpe con il tacco
legate strette a vassoio di portata.insomma il feticcio per eccellenza. Fra le prime enunciazioni esplicite
dell'associazione tra il cibo il corpo femminile da divorare.

Elke Krystufek: una fra gli artisti più radicali delle ultime generazioni e, che affrontato il problema sociale
psicologico esercitato sul corpo femminile, trattando per esempio l'ossessione di essere magra: in una
nota performance "If Men haf bulimia too": L'artista arriva indossando gli abiti del padre, si spoglia e
ingerisce con foga quantità enorme di cibo, successivamente si procurava il vomito.

Il cibo è un tema elaborato dalle donne con forte denuncia.

Il novecento è stato un periodo di terrore storico, soprattutto per quanto riguarda l'ascesa del nazismo e
il genocidio, Rebecca Horn, con installazione "concerto per Buchenwald":, tratta il genocidio e l'artista fa
coincidere il bisogno di eliminazione dell'altro con il continuo tentativo di cancellazione del femminile
della cultura alta.

Della storia si interessa anche l'artista fiamminga Berlinde De Bruyckere, tra le voci più intense degli
ultimi anni. Il suo lavoro è caratterizzato dalla tendenza alla decostruzione del corpo, E alla sua
ricomposizione in forme mutate e, rese ancora più i densi di significati della scelta di materiali come vera
pelle di cavallo, vecchi coperte usate, e dall'interesse per la natura, per il corpo, il corpo della donna
come dell'animale, e della vegetazione.
I cavalli attraggono molto l'artista, da una poesia "un cavallo", parLa di un cavallo che sfinito dalla fatica,
si abbatta suolo fuori. Il vero dramma incomincia quando la povera gente, di solito comprensiva e
affettuosa con lui, gli si avventa addosso per prendere la carne ancora palpitante. L'artista prendo un
cavallo e lo ricompone forme perfette, sono strutture dell'anima in legno in gesso ricoperte con pelo
vero, sculture di grandezza naturale ma priva di zoccoli e occhi.
Presenta un'istallazione alla 50ª biennale di Venezia, intitolata "black horse", composta da un
cavallo nero ripiegato su se stesso issato su una pedana e di un personaggio femminile di cera,
coperta di capelli dalla testa ai piedi, una chioma attaccata direttamente al collo e costituita realtà
da una coda di cavallo, talmente pesante che ha portato alla scomparsa della testa. L'artista di
elimina il volto.

Se la distruzione dell'identità è uno dei poli fondamentali intorno a cui si sviluppa il lavoro e la
riflessione che chiamo "femminili", l'altro polo, è costituito dal corpo: cioè il corpo delle
femministe, atto di rivendicazione politica, ma ancor prima il corpo come esserci, come elemento
materiale, che non può non esserci in qualunque discorso sull'umano e sulla vita.

Kiki Smith: sviluppa il suo lavoro sul corpo a partire da questa riflessione del corpo visto non più
all'esterno, nella dimensione sublimata del corpo quindi visto da lontano, oggetto di controllo, ma
all'interno, a una distanza che non è più quella dello sguardo della parola, ma quella della
consumazione, del contatto.
La ricerca della artista, comprendono produzione sia grafica sia plastica, centrata sulle funzioni e
gli organi del corpo, rivisitati con grande sensibilità, considerati insieme ma ancora meglio più
separatamente, questi pezzi di organi umani animali acquistano un grande valore decorativo.
Nessun erotismo,

Un risultato simile aveva ottenuto Mona Hatoum: in una video installazione proietta sul pavimento
l'immagini e filmati da una micro cinepresa all'interno della sua vagina, rivelando così un "io"
totalmente sconosciuto.

Nell'opera "Kiki Smith" mostra l'accurata rappresentazione dell'apparato digerente dalla lingua
all'ano, disposta a zig-zag secondo un tracciato che permette di apprezzare ogni particolare.
"A Men": un tappeto di organi dall'aspetto nebuloso quasi astratto, la cui immagine ricavata da
fotografie e stampata su un lungo rullo di carta nepalese, un flusso orizzontale di frammenti che
scivola come l'acqua di un fiume.

Successivamente l'artista di decide di dedicarsi al proprio: nasce una serie di autoritratti, alcuni
apertamente sessualizzata (con seni, vagina, capelli ), altri più neutri.
Tutti sono basati su dati oggettivi, raccolti attraverso la fotografia o la fotocopiatrice (l'artista vi
inserisce anche i capelli e altri parti del corpo) ricavando immagini che assomigliano di più a
composizioni astratte che ai ritratti.
fra più inquietanti cioè "worm": un riassemblaggio dell'intero corpo dell'artista nella forma di un
verme, animale associato alla putrefazione e allo schifo. A partire dalla foto della propria gola e del
proprio mento presi dal basso, estende l'immagine associandolo ad altri frammenti fotografici fino
a formare una lunga forma fallica, grandi ingrandimenti fotografici di tessuti venosi e arteriosi,
alcuni fiori ed elementi geometrici.

Una tendenza verso il tecnologico è ricercato da molte artisti, che si fa coincidere con una mostra
"post Human", molti artisti vengono attratte da queste nuove risorse creative e immaginative. Il
loro riferimento non è più la natura: è l'universo audiovisivo, il mondo virtuale, le simulazioni e e il
paradiso artificiale del digitale. La metamorfosi si attua più facilmente manipolando i pixel,
attraverso per esempio l'uso di Photoshop.
L'interprete più radicale dove andare è dato dall'artista Orlan, la prima artista utilizzare la chirurgia
plastica per modificare il suo aspetto il suo corpo per di proiettare su di sé il fantasma della
bellezza. Le parti del corpo dell'artista sono scelte da un repertorio di "bellezze ideali" della storia
dell'arte: la fronte della Gioconda, il mento della Venere di Botticelli.
Alcuni atti di questo processo metamorfico diventano spettacolo multimediale, il successo dovuto
anche la presenza in scena di moltissimo sangue moltissima carne, tabù dei media contemporanei.
Quel che resta è il corpo dell'artista, trasformato in altro.
Il passaggio logicamente successivo è il transgender.
Le donne che sono spesso individuati come soggetti preferiti per la chirurgia estetica, mentre gli uomini
sono spesso i corpi che attuano l'intervento. Insomma l'universo delle biotecnologie, e più in generale
dell'informatica non risulta paritetico quanto al genere sessuale, anzi tende a riproporre gli schemi, i ruoli
consolidati.

Scultura:
Gli artisti del secolo passate sono state fortemente attratto dalla scultura e dalla realtà tridimensionale, non a
caso hanno ottenuto grandi risultati specialmente nella storia dell'arte del novecento.
Dalle premesse proposto da Eva Hesse con "contingent", magdalena abakanowicz, a Louise Nevelson,
Riparte un'esperienza plastica completamente rinnovata grazie alle disponibilità tecnologiche inimmaginabili
fino a poco tempo fa neanche una maggiore sensibilità ambientale.il numero di artisti negli ultimi tempi che
hanno usato questi mezzi è talmente ampio che è impossibile citarle tutte.
Marie-jo Lafontaine, realizza video installazioni dall'intensa drammaticità, ottenuta attraverso la distribuzione di
immagini nello spazio, non davanti ma intorno allo spettatore in modo da avvolgerlo.
"Victoria": È una video installazione composta da monitor inseriti in alti pilastri neri disposti a spirale intorno
allo spettatore. L'immagine che percorrono le fasi di un brutale scontro tra due uomini inviato le cui ragioni
sono ignote.

Marika Mori: "Dream Temple" lo spazio assolutamente vuoto, produce uno stato quasi ipnotico.

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