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TEMPERAMENTI E ACCORDATURE

NASCITA DI UN PROBLEMA

Premessa
Questo piccolo capitolo si colloca a metà strada tra la fisica, la matematica e la musica, e dimostra come ciò che noi
oggi, nel nostro sistema musicale occidentale, consideriamo ovvio e naturale, cioè la tonalità e il temperamento equabile
(la suddivisione della scala in 12 semitoni uguali corrispondenti ai dodici tasti bianchi e neri del pianoforte) sia invece
solo una delle tappe della storia delle scale, e, per dirla in maniera quasi brutale, una delle più artificiali concezioni che
la musica abbia realizzato.
Occorre partire da definizioni di carattere teorico, perché utilizzeremo questi termini nel nostro testo, e quindi dobbiamo
essere sicuri che il loro significato sia univoco e di facile comprensione.
Intanto dobbiamo dare una definizione semplice di scala.
In generale, una scala è una successione di suoni dove ogni suono ha una precisa frequenza (cioè il numero di vibrazioni
periodiche in un tono musicale in cicli al secondo e che si misura in hertz) e all’interno della quale gli intervalli (come i
toni e i semitoni) sono sistemati in una determinata posizione.
Un intervallo, cioè la distanza tra una nota e l’altra, è determinato dal rapporto tra le frequenze delle due note che lo
costituiscono. La grandezza di un intervallo viene indicata in cents (3986 x log 10 del rapporto tra le frequenze). Un
ottava perfetta ‘vale’ 1200 cents.
Quando due note hanno una frequenza quasi uguale, ma non identica e vengono suonate insieme si verificano i
battimenti, cioè una sorta di effetto fluttuante. Questo fatto è importante nel nostro discorso, perché gli intervalli puri
sono quegli intervalli in cui le due note che li formano sono accordate in modo da non avere battimenti.

Voci e strumenti
Il problema reale delle accordature esiste da quando esiste la musica, ma si fa davvero stringente quando sull’orizzonte
della storia si affacciano stabilmente gli strumenti ad intonazione fissa, quelli dove cioè l’altezza delle note suonate
non può essere aggiustata mentre si suona, come accade invece per uno strumento ad arco e, con meno facilità, per gli
strumenti a fiato.
Questa caratteristica è tipica degli strumenti a tastiera come clavicembalo, clavicordo, pianoforte, organo a canne.
Ma come ci si accorse che esisteva un problema di intonazione lavorando con gli strumenti a tastiera?
Se si accordavano dodici quinte pure a partire da un do, dopo la sesta ottava si arrivava a un altro do che
aveva però frequenza più alta di quello ottenuto sette ottave precedentemente. Questa differenza, chiamata
comma pitagorico o ditonico, vale 24 cents.
Se si accordavano invece quattro quinte pure a partire da un do, dopo due ottave si otteneva un intervallo di terza
maggiore che era più grande dell’intervallo di terza puro. Questa differenza, chiamata comma sintonico, vale 22 cents.
La conseguenza che si trasse è che non potevano coesistere quinte pure e ottave pure in uno strumento ad intonazione
fissa. In generale si risolse il problema accordando le ottave pure e accorciando alcune quinte finché la somma di dodici
quinte non diveniva uguale all’ottava. Questo aggiustamento venne chiamato temperamento.
Il temperamento è dunque qualunque schema che propone aggiustamenti alla grandezza di alcuni o tutti gli intervalli
nel cerchio delle quinte in modo che essi diventino compatibili con le ottave pure.
Esistono vari tipi di temperamenti: il temperamento regolare (dove le quinte sono solo di una grandezza, con o senza
quinta del lupo); il temperamento uguale (dove le quinte sono della stessa grandezza e non pure); il temperamento
circolante (che permette la modulazione tra tutte le tonalità e nel quale sono utilizzabili tutte le quinte e le terze
maggiori).
Nella teoria si è ipotizzata anche una scala ad intonazione giusta, che propone un’accordatura con tutte le ottave, le
quinte e le terze maggiori pure. Tuttavia essa non è realizzabile su strumenti con dodici tasti per ottava ma solo con
‘ipotetici’ strumenti che abbiano i tasti neri ulteriormente suddivisi in ‘sottosemintoni’. Che ad esempio offrisse al posto
del tasto nero tra re e mi, sia il re # che il mib. in modo da poter accordare il re # come terza maggiore pura con il si e il mi b
come terza maggiore pura con il sol.

mi b mi fa fa# Sol Sol # La si b si Do do # re mi b


3m 3M 4g 5g 6M
Pitag. 1/1 256/ 9/8 32/27 81/64 4/3 729/ 3/2 128/81 27/16 16/9 243/ 2/1
243 204 294 408 498 512 702 792 792 996 128 1200
90 612 1110
Natur. 1/1 16/15 9/8 6/5 5/4 4/3 64/45 3/2 8/5 5/3 16/9 15/8 2/1
0 116 204 316 386 498 610 702 814 884 996 1088 1200

Mesot. 1/1 76 193 310 5/4 503 579 697 25/16 890 1007 1083 2/1
0 386 773 1200

B.Tem. 1/1 256/ 192 32/27 390 4/3 1024/ 696 128/81 888 16/9 1092 2/1
0 243 294 498 729 792 996 1200
90 588

Eq. 0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000 1100 1200
PRIMA DEL TEMPERAMENTO

Accordatura pitagorica (fino 1599)


Sin dall’antichità ci si era posto il problema dell’accordatura degli strumenti e del rapporto tra gli intervalli.
Tuttavia sia nell’epoca della monodia che in quella della polifonia fino a tutto il Rinascimento, la prevalenza assoluta
era quella della musica vocale e quindi gli eventuali problemi di intonazione venivano risolti nella pratica con un
aggiustamento tra le voci. In vigore era la cosiddetta accordatura pitagorica, comune dunque fino alla fine del
sedicesimo secolo.
Essa proponeva 11 quinte pure, una quinta del lupo più stretta, 4 terze maggiori quasi pure (-2 cents) e 8 terze maggiori
inutilizzabili.

Accordatura mesotonica
Dalla fine del Quattrocento (se ne trova menzione già nel 1482) venne in uso un altro tipo di temperamento, chiamato
mesotonico (perché la nota di mezzo nelle terze maggiori pure è esattamente a metà tra le altre due), che fu però
applicato a partire dalla prima metà del diciassettesimo secolo. Molti organi nel nord della Germania presentavano
ancora questo temperamento nella prima metà del Settecento mentre in alcuni struementi in Inghilterra sia ritrova
addirittura fino al 1850.
Nel temperamento mesotonico non c’è nessuna quinta pura, la quinta del lupo è più larga, ci sono 8 terze maggiori pure
e 4 terze maggiori inutilizzabili. Esso consentiva di eseguire musica in alcune tonalità maggiori (si b, fa, do, sol, re, la) e
minori (sol, re e la), nelle quali per ogni accordo di tonica con la sua terza maggiore pura c’era anche un accordo di
dominante con una terza maggiore pura.

SISTEMA BEN TEMPERATO

Caratteristiche generali
Il più vasto gruppo di temperamenti è quello delle accordature che possono essere raggruppate sotto il nome di s istema
ben temperato. In questi sistemi non ci sono intervalli non usabili (come le quinte del lupo) e nemmeno terze molto
ampie. In compenso ci sono quinte di larghezze diverse.
Tutte le tonalità sono utilizzabili, ma la diversa grandezza delle terze maggiori e minori produce leggere variazioni di
intonazione al cambiare della tonalità. Le triadi con le terze maggiori più pure hanno anche le terze minori più pure. E
quelle con le terze maggiori meno pure hanno le terze minori meno pure.
Ma in questo modo il passaggio da ‘più puro’ a ‘meno puro’ può essere percepito come aumento di tensione e quello
contraria come rilassamento. Di conseguenza, la caratteristica dei sistemi ben temperati di avere quinte e terze di
grandezze diverse venne considerata dai teorici e musicisti del diciottesimo secolo utile per assegnare significati e stati
d’animo diversi alle tonalità.

Werkmeister III
Questo tipo di accordatura prende il nome dal suo ‘inventore’, Andreas Wekmeister (1645-1706) che pubblicò il suo
metodo nel 1685. Essa era in particolare destinata all’organo ed era anche facile da impostare perché se applicata ad uno
strumento mesotonico non obbligava a modificarne tutte le canne. Esso presenta 8 quinte pure, 4 quinte più strette e
terze di quattro grandezze diverse.

Kirnberger III
Johann Philipp Kirnberger (1721-1783) pubblicò la sua ipotesi di accordatura nel 1770. Essa propone 7 quinte pure, 5
quinte più strette e 6 differenti grandezze di terza maggiore di cui una pura

Vallotti
Teorico e musicista alla cappella del Santo a Padova, padre Francesco Antonio Vallotti (1697-1780) descrisse il suo
metodo nel 1779, anche se i suoi principi erano già stati enunciati da Tartini nel 1754.
In questa proposta di accordatura troviamo 6 quinte pure e 6 quinte più strette, mentre le terze sono di cinque grandezze
diverse.

Tempèrament ordinaire
Realizzato secondo le indicazioni di Jean Philippe Rameau, esso fu in uso in Francia dalla fine del diciassettesimo fino
all’inizio del diciannovesimo secolo. Definito a volte come temperamento mesotonico modificato, questo sistema ben
temperato, irregolare e senza intervallo del lupo, era il più caratteristico nel periodo.
Esso presentava 2 quinte più ampie e 6 quinte più strette, terze maggiori che (nella tonalità di do) erano quasi
mesotoniche e terze maggiori (nelle tonalità di si e lab) più ampie di quelle equabili.

TEMPERAMENTO EQUABILE
Infine
Questo tipo di accordatura diventa comune per le tastiere nel diciannovesimo secolo (fino a oggi) ma era già usata per
liuti e viole da gamba all’inizio del sedicesimo secolo. Per questi strumenti infatti si era resa necessaria una decisione
quasi simile a quella che sarebbe stata presa per gli strumenti a tastiera perché, a differenza di altri strumenti a corde,
essi avevano il manico coi tasti suddivisi. Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento molti teorici si
interessarono di questo temperamento determinandone, alla fine, la predominanza assoluta nell’uso pratico, anche se la
maggior parte dei costruttori d’organo resistettero nell’antico mesotonico fino a dopo l’epoca del costruttore Silberman
(1683-1753).

Come è fatto
Nel temperamento equabile si aggiustano artificialmente tutti gli intervalli in modo che ogni semitono diventa uguale
all’altro: l’ottava è quindi suddivisa in 12 semitoni uguali, tutte le quinte sono uguali e, quindi, anche tutte le terze sono
uguali. È, insomma, il più falso (anche se il più comodo) dei temperamenti possibili.
Esso consente dunque di suonare in qualunque tonalità e di modulare liberamente da una tonalità all’altra; ed è quasi
inutile dire che più nella parte musicale esistono note enarmoniche e alterate e più ci sono modulazioni verso tonalità
distanti, più è necessario l’uso del temperamento equabile.
Questo modello di accordatura, divenuto poi universalmente accettato, risulta comodissimo e pratico, tuttavia non
consente più di differenziare simbolicamente ed espressivamente ogni diversa tonalità.

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