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RAccONTi iNcOmpiUTi
di Númenor e della Terra di mezzo
A cura di Christopher Tolkien
i LiBRi Di
J.R.R. TOLkiEN
Titolo originale
Unfinished Tales of Númenor and Middle-Earth
ISBN 978-88-452-7403-9
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degli stessi), riguardanti Númenor e la Terra di Mez-
zo. Ma i motivi a favore della loro pubblicazione non
sono diversi nella sostanza, anche se meno cogenti,
di quelli che mi hanno indotto a dare alle stampe Il
Silmarillion. Tutti coloro che non vorrebbero vedersi
privati delle immagini di Melkor che con Ungoliant
osserva dalla cima di Hyarmentir “i campi e i pasco-
li di Yavanna, dorati dall’alto grano degli dei”; delle
ombre dell’esercito di Fingolfin proiettate dalla prima
luna nuova in Occidente; di Beren in foggia di lupo
acquattato sotto il trono di Morgoth, o ancora della
luce dei Silmarils balenante improvvisa nell’oscurità
della Foresta di Neldoreth, costateranno, credo, che
le imperfezioni formali di questi racconti sono con-
trobilanciate dalla voce (qui udibile per l’ultima vol-
ta) di Gandalf che punzecchia il superbo Saruman
alla riunione del Bianco Consiglio l’anno 2851, o che
in Minas Tirith, conclusasi la Guerra dell’Anello, rac-
conta come fu che spedì i Nani alla celebre festa di
Saccoforino; dall’emergere, dal mare di Vinyamar, di
Ulmo Signore delle Acque; da Mablung del Doriath
nascosto “come un topo” sotto le rovine del ponte in
Nargothrond, o dalla morte di Isildur mentre cercava
di uscire dai fanghi dell’Anduin.
Molte parti di questa raccolta sono rielaborazioni
di vicende narrate in forma più concisa o per lo meno
accennate altrove, e va subito detto che in parte questo
libro sarà ritenuto scarsamente remunerativo da lettori
del Signore degli Anelli i quali, convinti che la struttura
storica della Terra di Mezzo sia un espediente e non
un fine, la modalità dell’esposizione e non il suo scopo,
sentono punto o poco il desiderio di un’ulteriore ricer-
ca fine a se stessa, né ambiscono sapere come fossero
organizzati i Cavalieri del Mark di Rohan, e vorrebbero
lasciare gli Uomini Selvaggi della Foresta di Drúadan
esattamente dove li hanno trovati. Di certo mio padre
non avrebbe dato loro torto. Scriveva, in una lettera
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del marzo 1955, prima della pubblicazione del terzo
volume del Signore degli Anelli:
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sui Morti, sui Beorniani e sui due stregoni mancanti
(dei cinque).
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della storia, non già come una realtà fissa, esistente di
per sé, che l’autore “riferisce” (nella sua maschera di
traduttore e redattore), bensì come un parto della sua
mente in continua crescita e cambiamento. Dacché
l’autore ha cessato di dare personalmente le sue opere
alle stampe dopo averle sottoposte alla propria attenta
critica comparativa, le notizie sulla Terra di Mezzo re-
peribili nei suoi scritti non pubblicati possono spesso
apparire in conflitto con quanto è già “noto”; e l’inseri-
mento di nuovi elementi preesistente in casi del genere
contribuisce, più che alla storia del mondo inventato in
quanto tale, alla storia della sua invenzione. Nel pre-
sente libro ho accettato a priori che così dovesse essere;
e, eccezion fatta per particolari di minor conto, come
a esempio divari nella nomenclatura (dove attenersi al
manoscritto avrebbe significato eccessiva confusione o
spiegazioni troppo prolisse), non ho apportato cambia-
menti in nome della coerenza con le opere pubblicate,
ma ho preferito richiamare l’attenzione su contraddi-
zioni e variazioni. Sotto questo profilo, dunque, Rac-
conti incompiuti differisce sostanzialmente dal Silmaril-
lion, dove l’obiettivo primario ancorché non esclusivo
del curatore consisteva nel pervenire a una coerenza
sia interna che esterna; e, eccezion fatta per pochi casi
specifici, in effetti mi sono valso del Silmarillion così
com’è stato pubblicato come di un punto di riferimen-
to fisso, della stessa valenza degli scritti pubblicati da
mio padre, indipendentemente dalle innumerevoli
scelte “spurie” tra varianti e versioni contrastanti che
ne hanno contrassegnato la compilazione.
Quanto a contenuto, il libro è da cima a fondo nar-
rativo (o descrittivo), nel senso che ho espunto tutti
gli scritti sulla Terra di Mezzo e su Aman di natura
principalmente filosofica o speculativa, e quando qua e
là emergessero aspetti del genere, li ho trascurati. Ho
dato all’opera una struttura semplice, di comodo, divi-
dendo i testi in parti corrispondenti alle prime Tre Ere
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del Mondo, con la conseguenza che inevitabilmente
alcune si embricano, come a esempio la leggenda di
Amroth e quanto se ne dice nella “Storia di Galadriel
e Celeborn”. La Parte Quarta è un’appendice, di cui
forse va giustificata la presenza in un libro intitolato
Racconti incompiuti, dal momento che si tratta di un
insieme di disquisizioni di carattere generale, con po-
che o punte caratteristiche di “narrazione”. Il perché
dell’inclusione del paragrafo sui Drúedain va infatti
ricercato nella vicenda della “Pietra Fedele” che ne
costituisce una piccola porzione; e a sua volta mi ha
indotto a inserire le sezioni sugli Istari e sui Palantíri,
dal momento che in merito a questi, e soprattutto al
primo, molti lettori hanno mostrato curiosità, e il pre-
sente volume mi è sembrato il luogo adatto a esporre
quanto v’è da dire in merito.
Le note possono sembrare a volte troppo punti-
gliose, ma come si vedrà laddove sono più abbondanti
(come nel “Disastro dei Campi Iridati”) le si deve, più
che al curatore, all’autore stesso, che nella sua tarda
opera mostrava la tendenza a lavorare a questo modo,
portando avanti contemporaneamente una serie di
soggetti mediante un intreccio di note. Ovunque ho
cercato di rendere evidente ciò che è dovuto al curato-
re e ciò che non lo è. E a causa della sovrabbondanza
di materiale originario che figura nelle note e nelle ap-
pendici, ho ritenuto che la cosa migliore da farsi fosse
di non limitare i richiami alle pagine nell’indice dei
nomi ai testi stessi, ma di farlo per tutte le parti del
libro a esclusione dell’Introduzione.
Ho sempre presunto, da parte del lettore, una discre-
ta conoscenza delle opere di mio padre già pubblicate
(segnatamente del Signore degli Anelli), perché com-
portarsi altrimenti avrebbe significato una vasta dila-
tazione dell’intervento curatorio, che del resto può ap-
parire già così più che sufficiente. Ho tuttavia aggiunto
brevi indicazioni a tutte le voci principali dell’Indice
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dei nomi, nella speranza così di risparmiare al lettore
continui rimandi. Laddove le mie spiegazioni risulti-
no insufficienti o involontariamente oscure, supplirà la
Complete Guide to Middle-Earth (Guida completa alla
Terra di Mezzo) di Robert Foster, alla quale ho fatto
frequente ricorso e che considero un’impareggiabile
opera di consultazione.
Le pagine del Silmarillion cui ci si riferisce sono
quelle dell’edizione integrale; nel caso del Signore degli
Anelli, sono indicati volume, libro e capitolo.
Seguono ora annotazioni, di carattere essenzialmen-
te bibliografico, sui singoli testi.
Parte prima
i.
Tuor e il suo arrivo a Gondolin
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