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La notte dell'lnnominato

,EMI
OPERA
I promessi sposi [Capitolo XXI] la conversione

Quello dell'lnnominato (che occupa i capitoli XlX-XXIV dei Promessi sposi)è uno degli
episodi più significatividel romanzo, sia dal punto divista morale, per l'altovalore dei
temitrattati, sia da quello strutturale, dal momento che apre alla storia di Renzo e Lucia
una possibilità di soluzione.
Come il cardinal Federigo Borromeo e la monaca diMonza, anche il personaggio dell'ln-
nominato poneva a Manzoniil problema di accordare realtà storica e invenzione artisti-
ca; mentre per ilcardinale risulta più accentuata l'aderenzaalla storia, per la monaca e
l'lnnominato prevalgono invece glielementi fantastici, come sta a dimostrare la scelta
dell'autore di omettere i loro nomi. Così le vicende storiche di Francesco Bernardino
Visconti(l'lnnominato), narrate da Giuseppe Ripamonti, una delle principalifontistori-
che secentesche diManzoni, sono poco più di un pretesto per lo scrittore, a cui preme
piuttosto di calare il personaggio nella dimensione morale del romanzo e indagare in
profondità Ia psicologia di un'anima in conflitto.
L lnnominato, rimasto profondamente turbato dal colloquio avuto con Lucia terrorizza-

ta, trascorre una notte insonne, agitato da dubbi, rimorsi, ripensamenti a proposito del-
la propria esistenza, ripercorsa interamente in pochiattimi. La consapevolezza ora rag-
giunta dei delitti commessi e della loro inutilità fa maturare la decisione, che già da
tempo sentiva agitarsi nell'anima, di pentirsi e di cambiar vita. ll brano che segue, trat-
to dal capitolo XXl, riproduce il monologo interiore dell'lnnominato durante l'intermi-
nabile notte.

Ma c'era qualchedun altro in quelio stesso castelio, che avrebbe voluto fare altrettan-
to, e non potè mai. Partito, o quasi scappato da Lucia, dato l'ordlne per la cena di 1ei,
fatta una consueta vislta a certi posti del castello, sempre con quell'immagine viva
nella mente, e con quelle parole risonanti all'orecchio, iÌ signore s'era andato a cac-
ciare in camera, s'era chiuso dentro in fretta e in furia, come se avesse avuto a trin-
cerarsi contro una squadra di nemicl; e spogiiatosi, pure ln furia, era andato a letto.
Ma quelf immagine, più che mai presente, parve che in quel momento gli dicesse: tu
non dormlrai. - Che sciocca curiosltà da donnicclola, - pensava, - m'è venuta di veder-
Ia? Ha ragione quel bestione del Nibbio;uno non è più uomo; è vero, non è più uomo!...
Io?... io non son più uomo, io? Cos'è stato? che diavolo m'è venuto addosso? che c'è di
nuovo? Non lo sapevo io prima d'ora, che le donne strillano? Striliano anche gli uomi-

1 lllla c'era.. mai: I'awersativo inizia- Tutt'altra è la situazione dell'lnnomi- Qui, nota il narratore, si barrica come
Ie rimarca subito il netto contrasto nato. se dovesse sfuggire a una schiera di
tra la notte di Lucia e quella dell'ln- Partito, o... letto: ia vera e propria nemici. In realtà, egii deve fare i conti
nominato. La fanciulla, alla fine, può fuga concitata dell'lnnominato si con se stesso.
abbandonarsi al sonno ristoratore. conclude nel chiuso della sua stanza. 3 immagine: quella di Lucia.

RESTAURAZ ONE E R SORG MTENTO: ROirlAN f lClSiVlO E REA| SMO


ni a1levolte, quando non si possono rivoltare. Che diavolol non ho mai sentito belar
donne? -.
E qui, senza che s'affaticasse molto a rintracciare nella memoria, la memoria da sé
tr
tJ gli rappresentò più d'un caso in cui né preghi né iamenti non I'avevano punto smos-
so dal compire le sue risoluzioni. Ma la rimembranza di tali imprese, non che g1i rido-
nasse laf ermezza, che g1à gli mancava, di compir questa; non che spegnesse neli'ani-
mo queÌ1a molesta pietà;vi destava in vece una specie di terrore, una non so qual rab-
bia di pentimento. Di maniera che gli parve un soÌ1ievo il tornare a quella prima imma-
gine di Lucia, contro Ia quale aveva cercato di rinfrancare il suo coraggio. - È viva
costei, - pensava, - è qui; sono a tempo; Ìe posso dire: andate, rallegratevi; posso veder
quei viso cambiarsi, le posso anche dire: perdonateml... Perdonatemi? io domandar
perdono? a una donna? io...l Ah, eppure! se una paroÌa, una parola tale mi potesse far
bene, levarml d'addosso un po' di questa dlavoleria, la direi; ehl sento che la direi. A
lr che cosa son ridottol Non son più uomo, non son più uomol... Via! - disse, poi, rivoltan-
dosi arrabbiatamente nel letto divenuto duro duro, sotto 1e coperte divenute pesanti
pesanti: - via! sono sciocchezze che mi son passate per la testa altre volte. Passerà
anche questa -.
E per farla passare, andò cercando col pensiero qualche cosa importante, qualchedu-
na di quelle che solevano occuparlo fortemente, onde applicarvelo tutto; ma non ne tro-
vò nessuna. Tutto gli appariva cambiato: ciò che altre volte stimolava più fortemente i
suoi desidèri, ora non aveva più nulla di desiderabile: ia passione, come un cavallo dive-
nuto tutt'a un tratto restìo per un'ombra, non voleva più andare avanti. Pensando
alf imprese awiate e non finite, in vece d'anlmarsi al compimento, in vece d'irritarsi
33 degli ostacoli (ché I'ira in quel momento gli sarebbe parsa soave), sentiva una tristezza,
quasi uno spavento de' passi già fatti. I1 tempo gli s'affacciò davanti voto d'ogni intento,

4 Che sciocca... donne: il soiiioquio («rimembranza») delle scelleratezze taimente mutata nel suo animo. Ma
dell'lnnominato è scandito da lace- passate non solo non gli ridava («non ancora cerca ostinatamente di ingan-
ranti domande e dolorose certezze, che gIi ridonasse») 1a decisione ne- nare se stesso, negando 1'evidenza. Lo
che si susseguono a ritmo serrato. II cessaria a compiere quella presente confermano quelle coperte divenute
Nibbio ha ragione: quando ci si lascia (la consegna dl Lucia a don Rodrigo), insolitamente pesanti e quel letto du-
trascinare dalla compassione I'uomo ma per giunta suscita in lui una inde- ro: sono I segnl manifesti della sua
perde ia sua forza. E qui si inserisce finita rabbia per 11 fatto di provare crescente angoscia.
Ia domanda più angosciante che l'In- pentimento per i delitti commessi. Tutto gli... avanti: ecco la verità
nominato rivolge a se stesso <<non perdonatemi... io: appena nato, il balzare prepotente in primo piano
son più uomo, io?>>. Egli cerca vana- pensiero deì brusco mutamento di vi- nella sua coscienza. <<Tutto» gli sem-
mente di eluderla. Ma essa gli sta da- ta è respinto dall'lnnomlnato. Non bra ora diverso. Quello che prima 1o
vanti, implacablle. In altre occasioni può accettare 1'ldea di dovere chiede- attirava adesso lo lascia indifferente
ha sentito strillare uomini e lamen- re perdono a una donna. Ciò contrad- o 1o disgusta; le sue antiche passioni
tare («belar») Ie donne, senza prova- dice apertamente quello che è stato crollano. Con un'immagine retorica
re alcuna pietà per loro. Anzi: il ri- fino a quel momento. La lotta tra l'uo- lo scrittore paragona questa condi-
cordo è un ulteriore elemento di in- mo vecchio e quello nuovo, che co- zione a quelia di un cavallo che, a cau-
quietudine. mincia faticosamente a sbozzarsi, è sa delia paura suscitata da un'ombra,
5 rappresentòtpresentò. ancora aperta. Ma le resistenze al si rlfiuta di andare avantl. Allo stesso
6 prntoraffatto. mutamento sono ormai deboli. modo, 1'lnnominato non può più spin-
7 le sue risoluzioni: i suoi progetti diavoleria: s tr e goneria. L ansia e il gere e guidare le sue passioni, le quali
scellerati. senso d'angoscia. si sono come bloccate.
I Àlla 1a... pentimento: contraria- Via... questa: 1'lnnominato sa che d'animarsi al compimento: di in-
mente a quanto si aspetta, il ricordo non è così. Adesso la situazione è to- coraggiarsi a compierle.

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d'ogni occupazione, d'ogni volere, pleno soltanto di memorie intollerabili; tutte 1'ore
somiglianti a quella che gli passava così lenta, cosr pesante su1 capo. Si schierava nella
fantasia tutti i suoi malandrini, e non trovava da comandare a nessuno di loro una cosa
che gf importasse; anzi l'idea dl rivederli, di trovarsi tra loro, era un nrrovo peso, un'idea
di schifo e d'impiccio. E se volle trovare un'occupazione per f indomani, un'opera fat-
tibile, dovette pensare che all'lndomani poteva lasciare in libertà queÌla poverina.
- La libererò, sì; appena spunta il giorno, correrò da lei, e le dirò: andate, andate. La farò
accompagnare... E la promessa? e f impegno? e don Rodrigo?... Chi è don Rodrigo? -.
A guisa di chi è coito da una interrogazione inaspettata e imbar azzante d'un supe-
riore, l'innominato pensò subito a rispondere a questa che s'era fatta lui stesso, o piut-
tosto quel nuovo lui, che cresciuto terribllmente a un tratto, sorgeva come a giudicare
l'antico. Andava dunque cercando le ragioni per cui, prima quasi d'esser pregato, s'e-
ra potuto risolvere a prender f impegno di far tanto patire, senz'odio, senza tlmore,
un'infeiice sconoscluta, per servire colui; ma, non che riuscisse a trovar ragioni che in
quei momento gll paressero buone a scusare 1l fatto, non sapeva quasi spiegare a se
stesso come ci si fosse indotto. QueÌ volere, piuttosto che una deliberazione, era sta-
to un movimento istantaneo dell'animo ubbidiente a sentimenti antichi, abituali, una
conseguenza di mille fatti antecedenti; e ii tormentato esaminator di se stesso, per ren-
dersl ragione d'un so1 fatto, si trovò ingolfato nell'esame di tutta la sua vita. Indietro,
indietro, d'anno in anno, d'impegno in impegno, di sangue in sangue, di sceileratezzain
scelleratezza: ognuna ricompariva all'animo consapevoie e nuovo, separata da' senti-
menti che l'avevan fatta volere e commettere; ricompariva con una mostruosità che
que' sentimenti non avevano aliora lasciato scorgere in essa. Eran tutte sue, eran 1ui:
l'orrore di questo pensiero, rinascente a ognuna di quell'immagini, attaccato a tutte,
crebbe flno alla disperazione. S'alzò in furia a sedere, gettò in furia 1e mani alla parete
accanto al 1etto, afferrò una pistola, la staccò, e... al momento di linire una vita divenu-
ta insopportabile, il suo pensiero sorpreso da un terrore, da un'inquietudine, per dir
così, superstite, si slanciò nel tempo che pure continuerebbe a scorrere dopo la sua
fine. S'immaginava con raccapriccio il suo cadavere sformato, immobiÌe, in baiìa dei
più vile soprawissuto; la sorpresa, 1a confusione nel castello, il giorno dopo: ogni cosa

14 Il tempo... volere: i1 tempo si spa- o piuttosto... I'antico: 1a meta- I'uomo nuovo, esaminatore di se stes-
lanca davanti allo sguardo atterrito morfosi, di fatto, si è compiuta. La so, di analizzare tutta Ia sua vita.
dell'Innominato con tutta ia sua va- scissione tra il vecchio e il nuovo In- 22 separata da'... commettere: il
cuità. Esso appare privo di ogni pro- nominato e giunta al suo compimen- pensiero dei deiitti risorge senza 1e
getto (<<intento>>) e di ogni occupazio- to. Luomo nuovo, nato a un tratto, motivazioni dei sentimenti che glieli
ne. giudica e condanna implacabiimente avevano fatti commettere.
15 schierava: mettevain schiera. quel1o vecchio, dedito ai delltti più 23 eran lui: erano la sua esistenza.
16 d'impiccio: di molestia. atroci. 24 S'alzò in furia-.. fine: è il momen-
17 La libererò... Rodrigo: ecco I'unica ma, non... indotto: i'implacabiìe to culminante della crisi. La dispera-
deliberazlone possibile. L indomani esame di cosclenza riporta 1'lnnomi- zione spinge I'Innominato a tentare il
Lucia deve essere liberata. I1 pensiero nato alla scellerata promessa fatta a suicidio, ma giàun altro pensiero mo-
di don Rodrigo, e della promessa a lui don Rodrigo. Adesso neppure riesce a lesto, e ancora più cupo, comincia a
fatta, viene spazzatavia senza indu- trovare una spiegazione plausibiie fare capolino: quelio del tempo che,
gio. Anzi, in quei «chi è don Rodrigo?» per 11 suo comportamento. inesorabilmente, awebbe continuato
esplode il profondo disprezzo per il vita: 1'esame de11e ragioni
e i1... a scorrere dopo Ia sua morte. È un
tirannello capriccioso. (inesistenti) che lo hanno indotto a pensiero che soprawive (<<supersti-
18 Aguisadi,come. rapire Lucia diventa i1 pretesto per te») perfino al desiderio di morire.

RES-TAURAZ ONE E RISORG I'AENTO: ROMANT C SMO È REAI SMO


sottosopra; Iui, senza f orza., senza voce, buttato chi sa dove. Immaginava i discorsi che
se ne sarebber fatti lì, d'intorno,lontano; la gioia de' suoi nemici. Anche Ie tenebre,
anche il silenzio, gli facevan veder nella morte qualcosa di più tristo, di spaventevole;
gli pareva che non awebbe esitato, se fosse stato di giorno, all'aperto, in faccia aila gen-
te: buttarsi in un fiume e sparire. E assorto in queste contemplazioni tormentose, anda-
va alzando e riabbassando, con una forza convulsiva del pollice, il cane della pistola;2s
quando glibalenò in mente un altro pensiero. - Se quell'altravita di cui m'hanno parla-
to quand'ero tagazzo, di cui parlano sempre, come se fosse cosa sicura; se quella vita
ryr non c'è, se è un'invenzione de'preti; che fo io? perché morire? cos'importa quello che
ho fatto? cos'importa? è unapazzia la mia... E se c'è quest'altra vita...! -26
A un tal dubbio, a un tal rischio, gli venne addosso una disperazione più nera, più
grave, dalla quale non si poteva fuggire, neppur con la morte. Lasciò cader I'arme, e
stava con le mani ne' capelli, battendo i denti, tremando.2T Tutt'a un tratto, gli torna-
§{; rono in mente parole che aveva sentite e risentite, poche ore prima: <<Dio perdona tan-
te cose, per un'opera di misericordia!>>.28 E non gli tornavan già con quell'accento d'u-
mile preghiera, con cui erano state proferite; ma con un suono pieno d'autorità, e che
insieme induceva una lontana speranza.ze Fu quello un momento di sollievo: levò le
mani dalle tempie, e, in un'attitudine più composta, fissò gli occhi della mente in colei
da cui aveva sentite quelle parole; e lavedeva, non come la sua prigioniera, non come
una supplichevole, ma in atto di chi dispensa grazie e consolazioni.30 Aspettava ansio-
samente il giorno, per correre a liberarla, a sentire dalla bocca di lei altre parole di
refrigerio e di vita; s'immaginava di condurla lui stesso alla madre. - E poi? che farò
domani, il resto della giornata? che farò doman I'altro? che farò dopo doman I'altro? E
la notte? la notte, che tornerà tra dodici ore! Oh Ia notte! no, no, la notte! -. E ricaduto
nel vòto3l penoso dell'awenire, cercava indarno32 un impiego del tempo, una manie-
ra di passare i giorni, le notti. Ora si proponeva d'abbandonare il castello, e d'andarse-
ne in paesi lontani, dove nessun lo conoscesse, neppur di nome; ma sentiva che lui, Ìui
sarebbe sempre con sé:33 ora gli rinasceva una fosca speranza di ripigliar l'animo anti-
co, Ie antiche voglie; e che quello fosse come un delirio passeggiero; ora temeva il gior-
no, che doveva farlo vedere a'suoi così miserabilmente mutato; ora 1o sospirava, come
se dovesse portar la luce anche ne' suoi pensieri.3a Ed ecco, appunto sull'albeggiare,

25 E assorto... pistola: i rapidi muta- la giustizia divina è quella che rende più spensatrice di salvezza. Perché libe-
menti dell'animo sono scanditi anche radicale la disperazione. Si pensi che randola, e dunque compiendo final-
dai convulsi movimenti del pollice, quest'uomo adesso ritratto nell'atto di mente un atto di bontà, egli potrà
che a più riprese muove il martelietto battere i denti e tremare ha trascorso sperare nel perdono di Dio.
della pistola («cane»). Illnnominato, Ia sua vita a terrorizzare i suoi nemici. 3l vòto:vuoto.
cioè, più volte è sul punto di premere 28 Dio perdona... misericordia: è ia 32 indarno: invano.
il grilletto. frase di Lucia. ilunica ancora di sal- 33 ma sentiva... sé: Ia fuga non basta.
26 E se... vita:se esiste Ia vita ultra- v ezza p er 1'Innominato. Ii suo passato (<<lui>>) resterebbe sem-
terrena I'Innominato dovrà rendere 29 lontana speranza: Ia speranza del pre dentro di sé, ovunque eglivada.
conto dei suoi delitti di fronte a Dio. È riscatto, e quindi della possibilità del- 34 ora gli... pensieri: continua il ra-
un altro pensiero angoscioso, che Ìa salvezza grazie all'infinita miseri- pido susseguirsi degli stati d'animo e
rende ancora più disperata la sua cordia di Dio. dei pensieri contrastanti. Sul piano
condizione. Ma, al contempo, esso 3O ma in... consolazioni: agli occhi formale tali mutamenti sono rimar-
stesso rappresenta una possibile via dell'Innominato I'umile e indifesa Lu- cati dalla martellante ripetizione del
di riscatto. cia comple una totale metamorfosi. termine <<ora>>, collocato alf inizio di
27 Lasciò cader... tremando: l'idea del- Da supplichevole prigioniera a di- ogni periodo.

ALESSANDRO MANZONI
pochi momenti dopo che Lucia s'era addormentata, ecco che, stando così immoto a
sedere, sentì arrivarsi all'orecchio come un'onda di suono non bene espresso, ma
che pure aveva non so che d'allegro. Stette attento, e riconobbe uno scampanare a
festa lontano; e dopo qualche momento, sentì anche I'eco del monte, che ogni tanto
ripeteva languidamente i1 concento, e sl confondeva con esso. Di 1ì a poco, sente un
altro scampanìo più vicino, anche quello a festa; poi un a1tro. - Che allegria c'è?
cos'hanno di bello tutti costoro? -. Saltò fuori da quel covile di pruni; e vestitosi a
mezzo, corse a aprire una finestra, e guardò. Le montagne eran mezze velate di neb-
bla; il cielo, piuttosto che nuvoloso, era tutto una nuvola cenerognola; ma, aÌ chiaro-
re che pure andava a poco a poco crescendo, sl distingueva, nella strada ln fondo alla
valle, gente che passava, altra che usciva dalle case, e s'avviava, tutti dalla stessa par-
te, verso 1o sbocco, a destra del castello, tutti col vestito delle feste, e con un'alacrità
straordlnaria.
da A. Manzoni, / promessì sposl, cit.

immoto: immobile. denziale questa distrazlone. flnno- ma, a1.., straordinaria: non può
un'onda: oweroun'eco. minato può finalmente distogllersl essere plù stridente il contrasto tra
suono non... espresso: il suono dai suoi cupi pensieri poiché è incu- questo spettacolo festoso, che l'Inno-
sentito dalf innominato è confuso riosito dagli strani suoni che sembra- minato osserva nell'incerta luce
(«non bene espressor). no annunciare una fesra. dell'a1ba, e Ia cupa disperazlone del
concento: I'accordo dei suoni . a mezzo: solo in parte. suo animo.
Che allegria... costoro: è prowi- cenerognola: color cenere.

I temi
lltema religioso della conversio- monianza di Lucia, gli indica anche Ia possibile
ne è assolutamente fondamentale in questo via del riscatto. Così può anche luiaspirare alla
capitolo. Esso rappresenta il motivo ricorrente misericordia divina, la cui forza si è già manife-
con maggiore frequenza. Lo scrittore Ia mette in stata. È infatti la divina Provvidenza ad avere
primo piano per dimostrare un assunto a suo stabilito il corso degli eventi: il rapimento di
modo di vedere innegabile: soltanto la fede in Lucia, il colloquio chiarificatore, la possibilità del
Dio può garantire all'uomo la serenità. Anche nei pentimento e del riscatto. I segni divini si colgo-
momenti di più profonda disperazione. Anzi, no ancora nella parte conclusiva del capitolo,
proprio quando tutto sembra precipitare, ilcon- quando il ritorno della luce e i rumoridella festa
forto divino giunge provvidenziale a sanare i si accordano alla nuova condizione dell'lnnomi-
.:
dolori. E così per Lucia, che giunge a tali altezze nato.
da essere pronta a sacrificare alla Vergine il suo
amore per Renzo. Ma è così anche per l'lnnomi- Ad accrescere ulterior-
nato, che ancora non ha il coraggio di volgersi mente la sofferenza dell'lnnominato è il pensie-
direttamente e chiaramente a Dio, e ricorre alla ro del tempo futuro, del proprio <<cadavere sfor-
stessa Lucia come ad una necessaria mediazione. mato>>, del nulla che gli si spalanca davanti e,
La fede, però, non è soltanto l'unica via di salvez- infine, al culmine della disperazione, l'affacciarsi
zadalla disperazione. Essa è anche il mezzo per della prospettiva diDio e dell'aldilà. La sua vita
ritrovare le componenti migliori della propria scellerata scorre davanti ai suoi occhi come un
umanità. f lnnominato può infattidiventare un film e lo trascina alle soglie del suicidio. Ma un'al-
uomo nuovo, inorridito da quello vecchio, sem- tra visione, ancora più cupa, Io tormenta: la sua
pre grazie alla fede. Essa lo aiuta a prendere con- immagine da morto, quando il suo cadavere
sapevolezza dei propri errori e, grazie alla testi- sarebbe stato trovato all'indomani. Allora imma-

RESTAURAZ ONE E RiSORG l"4ENTO: RCIùANTIC S,\'iO E REAt Stu\O


gina anche la gioia dei suoi nemici e lo sconcerto I'lnnominato emerge, esattamente come Lucia,
dei suoi bravi. lmmagina il suo corpo, ormai sen- grazie alla fede. È il momento di maggior tensio-
za il vigore che Io ha reso famoso, oggetto di ne morale e narrativa, in cui risultano decisive
scherno. La visione è terribile. E poi apre quella ancora una volta le parole di Lucia, che gli torna-
ancora più angosciante dell'aldilà e dell'inesora- no in mente <<con un suono pieno d'autorità, e
bile giustizia divina. Dal fondo della disperazione che insieme induceva una lontana speranza>>.

La struttura e le forme
Le rifles- cose, per un'opera di misericordial»). ll ritorno
sioni dell'lnnominato costellano la sequenza alla memoria del passato non riesce a superare
principale del capitolo. A chiudere, dopo la fase quella <<molesta pietà» che Lucia gli suscitava, e
drammatica incentrata sul suo tentato suicidio, è acuisce anzi il disgusto per le proprie azioni. L'ln-
la sequenza conclusiva: è I'alba, si sente un suono nominato, fino a quel momento della vita com-
inconsueto di campane e si vede il popolo parato pletamente realizzato nell'azione, si ritrova ora
a festa recarsi verso il paese. La struttura sostan- bloccato, e può ritrovare un po'di sollievo solo
zialmente lineare è fondata soprattutto sulla nel pensiero della liberazione di Lucia (<<È viva
concitata descrizione degli stati d'animo del pro- costei, - pensava, - è qui; sono a tempo; le posso
tagonista, che dà vita ad una serie divere e pro- dire: andate, rallegratevi»). A complicare la situa-
prie microsequenze narrative. La vicenda narrata zione è quindi la presenza di numerosiriferimen-
si svolge in gran parte in ambientazioni interne. ti a momenti diversi e sfasati temporalmente del-
Lo spazio privilegiato, infatti, è quello chiuso del la vita del personaggio. ll "suo" tempo è quello
castello dell'innominato. L unità spaziale è colle- del flusso dei pensieri, da una parte rivolti al pas-
gata a quella temporale: tutto si svolge nel corso sato e dall'altra proiettativerso il futuro. Glisbal-
di una notte che sembra non avere maifine («tut- zi repentini dei suoi stati d'animo si svolgono
te l'ore somigliantia quella che gli passava così parallelamente ad un altrettanto repentino tra-
lenta, così pesante sulcapo>>), il monologo dell'ln- scorrere mentale da una dimensione temporale
nominato ripercorre tutti i nodi che lo travaglia- all'altra. lltempo, insomma, non è quello oggetti-
no, nel disperato tentativo di dare giustificazione vo della storia. Quest'ultimo passa in secondo
all'angoscia che da tempo sentiva nell'animo, a piano,lasciando alla ribalta quello, molto più tor-
cuisi aggiunge il nuovo assillo di Lucia e delle sue tuoso e complesso, che scorre nell'animo del per-
semplici, penetranti parole («Dio perdona tante sonaggio.

t **.TT§::r::=',. -l
r:" .,t.''''. ' LadeSCri- spondenza dell'incalzare di dubbi, incertezze e
zione dello stato d'animo di Lucia e dell'lnnomi- ripensamenti nella coscienza del protagonista.
nato è condotta da Manzoni secondo un criterio Molto evidente è I'opposizione tra |uce e buio, tra
di netta antitesi: alla serenità, alla «più larga il campo di Lucia (la grazia,la serenità, il bene,la
fiducia» raggiunta dalla vittima (Lucia), caduta in salvezza) e quello dell'lnnominato (la notte, il
un sonno perfetto e continuo, si contrappone il male, ilrimorso, ildubbio, il rischio), che si fondo-
tormento del carnefice (l'lnnominato), incapace no simbolicamente nel finale nell'immagine del
diaddormentarsi nel letto divenuto un <<covile di cielo: «il cielo, piuttosto nuvoloso, era tutta una
pruni>>, ossessionato dal pensiero di lei. nuvola cenerognola; ma, al chiarore che pure
ll monologo interiore occupa quasi per intero il andava a poco a poco crescendo, si distingueva
brano; la sintassiè frequentemente interrotta da [...] gente che passava>>.
puntini di sospensione e interrogazioni, in corri- llcentro dell'episodio è costituito dalla trasfor*

,f--*-".....
I
-TS5ANDRO /.lAN./ONil
mazione, dal rinnovamento interiore del perso- costoro?>>). La psicologia dell'lnnominato è resa
naggio, di cui sono spia, sul piano formale, I'ag- con un linguaggio che ricalca fedelmente la sua
gettivo <<nuovo>>, che ricorre più volte nel testo tempesta interiore: lefrasi si scarnificano, diven-
(<<che c'è di nuovo?>>; <<quel nuovo lui»; «all'animo tando asciutte soprattutto quando balzano in
consapevole e n uovo>>) ed espressioni di analogo primo piano isuoitormenti. Allora le interrogati-
senso («Non son più uomo!>>; <<Tutto gli appariva ve si susseguono rapidamente, imprimendo alla
cambiato>>; <<ora temeva il giorno, che doveva narrazione un ritmo più rapido. La concitazione
farlo vedere a' suoi così miserabilmente muta- finisce solo nella parte conclusiva.
to»; <<Che allegria c'è? cos'hanno di bello tutti

Comprensione
:: lndividua inuclei tematici del monologo dell'lnnominato
e sintetizza ciascuno con un titolo.
.-. Che ruolo hanno, nella lotta interiore del protagonista, la memoria e il pensiero del tempo futuro?
: Quali effetti esercita sull'lnnominato il pensiero di Lucia?
,: Quali considerazioni spingono I'lnnominato a rinunciare al suicidio?
-, Quale pensiero accresce la disperazione dell'lnnominato?
''- Spiega perché l'innominato passa in rassegna le imprese da compiere.

Analisi
' Qualiespressionisottolineano il processo di rinnovamento interiore dell'lnnominato?
.' Che valore hanno, alla fine della drammatica notte, Ia descrizione del cielo e ilsuono delle cam-
pane?
::.. ,n Orr,. punto deltesto la tensione psicologica raggiunge ilculmine?

ritt*ra e i*terpr*tazÉ*l.le
l" fffifif,rc Commenta il seguente passo, che compare in uno dei punticulminanti del brano:
<<-Se quell'altra vita di cui m'hanno parlato quand'ero ragazzo, di cui parlano sempre, come se
fosse sicura; se quella vita non c'è, se è un'invenzione de' preti; che fo io? perché morire? cos'im-
porta quello che ho fatto? cos'importa? è una pazzia la mia... E se c'è quest'altra vita...D>.
a"ffif€ffi§Lre RiportiamoladescrizionecheManzonifa,nelcapitoloXX,delcastellodell'lnno-
minato e il ritratto fisico del personaggio;analizzali e cerca distabilire se e in base a quali elemen-
ti vi è corrispondenza tra l'interiore turbamento dell'uomo, il suo aspetto esteriore e le caratteri-
stiche dell'ambiente in cuivive.
ll castello dell'lnnominato
IÌ castello dell'Innominato era a cavaliere a una valle angusta e uggiosa, sulla cima d'un poggio
che sporge in fuori da un'aspra giogaia di monti, ed è, non si saprebbe dir bene, se congiunto
ad essa o separatone, da un mucchio di massi e di dirupi, e da un andirivieni di tane e precipi-
zl, che si prolungano anche dalle due parti. euella che guarda la valle è la sola praticabile; un

RESTAURAZIONE E RISORGIMENTO: ROMANTTCTSMO E REALTSMO


pendìo piuttosto erto, ma uguale e continuato; a prati in alto; nelle faide a campi, sparsi qua e
1à dl casucce. Il fondo è un letto di ciottoloni, dove scorre un rigagnolo o torrentaccio, secondo
1a stagione: a11ora serviva di confine ai due stati. I gioghi opposti, che formano, per dir così,
l'altra parete della valle, hanno anch'essi un po' di faida coltivata; iÌ resto è schegge e macigni,
erte ripide, senza strada e nude, meno qualche cespuglio ne' fessi e sui cigiioni.
Dall'alto de1 castellaccio, come l'aquiia dal suo nldo insanguinato, i1 selvaggio signore do-
minava tutto lo spazio dove piede d'uomo potesse posarsi, e non vedeva mai nessuno al di
sopra di sé, né più in alto. Dando un'occhiata in giro, scorreva tutto quel recinto, i pendii, il
fondo, le strade praticate là dentro. Quella che, a gomiti e a giravolte, saìiva al terribile domi-
cilio, si spiegava davanti a chi guardasse di Ìassù, come un nastro serpeggiante: dalle finestre,
da1le feritoie, poteva il signore contare a suo beil'agio i passi di chi veniva, e spianargli I'arme
contro, cento volte. E anche d'una grossa compagnia, avrebbe potuto, con queÌÌa guarnigione
di bravi che teneva lassù, stenderne sul sentiero, o farne ruzzolare a1 fondo parecchi, prima
che uno arrivasse a toccar la cima. Del resto, non che lassù, ma neppure nella valle, e neppur di
passaggio, non ardiva metter piede nessuno che non fosse ben visto dal padrone de1 castelio.

L'lnnominato
Era grande, bruno, calvo; bianchi i pochi capeili che gli rimanevano; rugosa la faccia: a prima
vista, gli si sarebbe dato più de' sessant'anni che aveva; rna il contegno, le mosse, Ia durezza
risentita de' Iineamenti, 11 lampeggiar sinistro, ma vivo degii occhi, indicavano una forza di
corpo e d'animo, che sarebbe stata straordinaria in un giovine.

La peste

! promesst spost ,la malattia e l'impctenza dell'uomo


lcapitoio XXXIVI .la -:cerca del capro espiaro. o

Quando Renzo giunge per la seconda volta a Milano, la città si presenta ai suoi occhi come
un luogo infernale, devastato dalla peste (la cui diffusione viene attribuita dalla supersti-
zione popolare agli untori, individui demoniaci che cospargono il contagio per Ie case),
dominato da una realtà di morte e di desolazione. Padroni della città sconvolta sono ora i
monatti, avanzi di galera preposti al trasporto dei cadaveri, temuti da tutti e a tutti neces-
sari. Ha inizio in questo momento la parte più drammatica del romanzo e dell'esperienza
di Renzo, il quale saprà tuttavia trarne gli insegnamenti più alti: sarà infatti (nel capitolo
successivo) Ia pietà suscitata in lui dalla vista di don Rodrigo morente a segnare il punto
d'arrivo della sua maturazione interiore, oltre il quale il romanzo può volgere al termine.
Mentre cerca di raggiungere la casa didon Ferrante, dove era ospitata Lucia, Renzo si
imbatte in scene di grande intensità drammatica e allo stesso tempo terribile, come
quella della giovane madre che scende in strada tenendo fra Ie braccia la propria bam-
bina morta e, accostatasi al carro dei monatti, la sistema con grande cura tra i cadaveri.
Finalmente Renzo giunge davantialla casa didon Ferrante e, dopo una breve esitazio-
ne, bussa al portone. A rispondere è un'anziana bisbetica, la quale lo tratta molto sgar-
batamente, informandolo però che Lucia è stata condotta al lazzaretto. Renzo vorreb-

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