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L’età dell’oro nella tradizione nordica


12 giovedì Apr 2012

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tradizione nordica

[…]

4 – L’età dell’oro nella tradizione nordica

Nell’Edda e nelle Saghe norrene l’età dell’oro è legata alla figura di Freyr, prototipo nordico del
re-sacerdote, possessore di un unico, inscindibile potere dal quale derivano prosperità e giustizia48. Il
segno runico che si accompagna a Freyr è *fehu, che simboleggia anche il silenzio rituale, la pace e la
ricchezza interiori di chi ha trovato in sé l’età dell’oro e perciò è frodur, “saggio”. La runa *fehu, se si
tiene presente il senso suggerito dall’etimologia (“ricchezza”, cfr. lat. pecus, ma anche, in senso lato,
“ricchezza e potere” spirituali), è la runa dell’Isola Bianca. Ai tempi di Freyr (Froði) la terra dava
spontaneamente i suoi frutti e «la pace e la quiete pubblica coronavano la sua era, a tal punto che nessuno
reputava giusto uccidere…»49. Nell’Edda il mito dei cicli cosmici è narrato nel racconto del Mulino
Grotti. La macina del mulino indica il potere stritolatore del tempo. Nell’era di Froði il mulino
produce ricchezza e felicità ma poi, a causa di una colpa del re che si macchia di brama di potere e di
assassinio, genera un’orda guerriera che, proveniente dal mare, pone termine al regno di Froði e
s’impossessa delle sue ricchezze. Il nome del re di queste genti è Mýsingr (nell’Edda di Snorri),
composto su mùs, “topo” più il suffisso -yngr che designava le grandi dinastie. Il topo è
tradizionalmente associato all’idea del furto di ricchezze, oltre che all’idea di moltitudine vorace e
sterminatrice. L’apparire delle genti di Mýsingr è legato alla fine di un ciclo – quello dell’età dell’oro –
ed al compimento d’una nemesi storica che travolge il potere del re-sacerdote contaminatosi di
cupidigia, quindi decaduto. Il nuovo potere che succede all’anteriore è essenzialmente guerriero. Lo
stesso fatto si riscontra in molte altre tradizioni come, ad esempio, quella indiana e quella celtica,
oltre a quella greca (v. Esiodo). Nell’Edda poetica il re che succede a Froði è detto Yrsa: “figlio
dell’Orsa”50. In ambito celtico l’orso è animale tradizionalmente legato alla casta guerriera mentre il
cinghiale è simbolo dei sacerdoti. Analogamente nell’Edda l’animale mitico connesso a Froði-Freyr è il
cinghiale dalle setole d’oro Gullinbursti. La macina che nell’età dell’oro aveva prodotto oro adesso
produce sale – simbolo, in questo caso, dell’insterilirsi del potere fecondatore del re-sacerdote –
finché, per l’avidità di Mýsingr, l’intero mulino sprofonda nell’oceano. Il mito evidentemente allude
al ritorno, alla fine del ciclo cosmico, di ogni cosa allo stato indistinto, al caos primordiale e
preformale. Dal caos, tuttavia, nella versione tradizionale emergerà necessariamente un nuovo ordine
(cfr. a. e. la Völuspá). La fine del regno di Froði-Freyr può compararsi, nelle narrazioni graaliche, alla
situazione venutasi a creare dopo il “colpo doloroso” che ferisce il Re, lo rende impotente e provoca
l’isterilimento del suo regno con l’avvento della triste era della Terre Gaste. La stessa contrapposizione
dell’oro e del sale, nel mito nordico, si riferisce ad un evento simile: all’avvento di un declino, che
progredisce con l’avanzare del ciclo cosmico, provocato dal corrompersi della regalità originaria
decaduta, come si è detto, per brama di potere. Il tema è comune a diverse tradizioni ed elementi
1 diappartenenti
2 a miti di diverse tradizioni confluiscono, intenzionalmente, a formare il tessuto delle
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L’età dell’oro nella tradizione nordica | Studi Tradizionali https://studitradizionali.wordpress.com/2012/04/12/leta-dellor...
narrazioni dei cicli graalici.
48 Il nome di Freyr, che Adamo di Brema (IX sec.) chiama Fricco, deriva dalla radice i.e. *PRIJ- alla
quale si ricollegano in ambito nordico, oltre Frery, la dea Freyia e Frigg, sposa di Oðino, e in latino il
dio Priapo il cui simbolo era il fallo come, del resto, lo era del dio Freyr nel tempio di Uppsala. Qui il
simbolismo fallico, che abbiamo visto anche nel suo probabile collegamento con la pietra celtica di
designazione del re, non indica soltanto un potere che riguarda esclusivamente la fecondazione
materiale ma si riferisce al potere trascendente del re di favorire la generazione. Si confronti nei cicli
graalici la relazione Sovrano e Terra. Non si dimentichi, a questo proposito, che in latino imperium –
da in + paro – indica esattamente l’impulso fecondo, manifestazione della auctoritas regale, che “porta
ad esistere” il giusto rito; la giusta legge; la giusta guerra e la vittoria delle quali il rex in quanto
sacerdos; judex; dux garantisce la presenza nella societas. (Paro–parire significa letteralmente “partorire”
e, in senso traslato, “dare alla luce”, “portare ad esistere”).
49 Skiöldungasaga III

50 Yrsa è formato sul latino Ursa, nome diffuso nelle guarnigioni romane di frontiera.

[FONTE: Il mistero imperiale del Graal di M. POLIA. paragrafo 4 (pp. 40-41) del capitolo II “Il Graal e
l’origine iperborea”, ed. Il Cerchio]

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