Sei sulla pagina 1di 31

Geologica Romana 38 (2005), 31-60

STRATIGRAFIA DEL NEOGENE E QUATERNARIO DEL SALENTO


SUD-ORIENTALE (CON RILEVAMENTO GEOLOGICO ALLA SCALA 1:25.000)

Alessandro Bossio*, Roberto Mazzei°, Baldo Monteforti*, Gianfranco Salvatorini°

* Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi - Pisa


e-mail: bossio@dst.unipi.it
° Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli studi - Siena
e-mail: mazzeir@unisi.it

RIASSUNTO - In questa nota viene presentata la carta geologica alla scala 1:25.000 del Neogene-Pleistocene
Inferiore di un’ampia fascia del Salento meridionale prospiciente la costa adriatica, estesa da Otranto-Cànnole a
Nord fino a poco oltre Marina Porto-Tricase a Sud. Tale rilevamento modifica sostanzialmente quello della carto-
grafia geologica ufficiale (2a edizione della Carta Geologica d’Italia 1:100.000), sia nei limiti che nei concetti for-
mazionali. La relativa documentazione micropaleontologica (condotta su foraminiferi, nannofossili calcarei ed
ostracodi) corregge e precisa bio- e cronostratigrafia delle unità cartografate secondo i canoni della più recente
stratigrafia; essa inoltre chiarisce il significato paleoambientale delle stesse unità, focalizzando talora problemati-
che particolari (fosfatizzazione, glauconitizzazione, ecc.). Il risultato è un quadro complessivo dell’evoluzione
sedimentaria e paleogeografica dell’area, nel corso del tardo Terziario-inizio Quaternario, il quale raccoglie ed
integra le precedenti ricerche degli scriventi su settori della stessa area.
Sono state riconosciute sei unità litostratigrafiche (di cui una di neoistituzione), costituenti quattro cicli sedi-
mentari che si susseguono dal Burdigaliano superiore al Calabriano superiore (Siciliano).
Il 1° ciclo è materializzato dalla Pietra leccese e dalle ovunque soprastanti Calcareniti di Andrano. La Pietra lec-
cese è costituita tipicamente da biomicriti a prevalente plancton calcareo, in genere di colore paglierino, verde solo
nel tratto superiore riccamente glauconitico. Tale formazione, mal stratificata in grossi banchi, trasgredisce su
unità diverse del substrato pre-neogenico con un livello conglomeratico a clasti e fossili fosfatizzati e noduli di
apatite; in alcune località, tale livello si riduce ad una pellicola fosfatica rivestente la superficie e le cavità del
substrato. Il plancton calcareo consente di riferire la Pietra leccese agli intervalli biostratigrafici Zona a
Globigerinoides trilobus - Zona a Globorotalia conomiozea dei foraminiferi e Zona a Sphenolithus heteromorphus
(parte inferiore) - Zona a Amaurolithus delicatus - A. amplificus dei nannofossili. In termini cronostratigrafici la
formazione si estende dal Burdigaliano superiore alla parte basale del Messiniano, perdurando quindi per oltre 11
M.A.. Nonostante questa lunga durata, la Pietra leccese mostra spessori modesti nell’area studiata, non superan-
do i 17 m. L’esiguo spessore della formazione è giustificato dalla presenza di hiatus, in numero ed ampiezza varia-
bili, dovuti all’azione erosivo-dispersiva di correnti. Questa “lacunosità” è registrabile soprattutto nell’intervallo
glauconitico sommitale (e ben si addice a questo ambiente dinamico la presenza del minerale argilloso). Essa può
riguardare anche la base della formazione ed il suo contatto con l’unità soprastante. Per la base della Pietra lecce-
se, caratterizzata da associazioni bentoniche profonde, è stata ipotizzata un’alternanza di episodi erosivi e di fosfa-
tizzazione in regime di “upwelling” nel corso delle fasi iniziali della subsidenza. Quest’ultima è stata responsabi-
le di un veloce approfondimento dell’area (fino a valori della parte più distale della zona neritica esterna) e di una
sua probabile sommersione totale. Una rapida regressione si registra alla sommità della Pietra leccese glauconiti-
ca e la formazione soprastante ne rappresenta una diretta conseguenza.
Le Calcareniti di Andrano sono costituite da varie tipologie carbonatiche, ben stratificate e molto fossilifere. La
formazione, spessa al massimo 50 m, si è deposta interamente nel Messiniano pre-evaporitico (Zona a G. cono-
miozea - Zona Sterile del plancton a foraminiferi, Zona ad A. delicatus - A. amplificus - Zona Sterile del nanno-
plancton calcareo). Le associazioni bentoniche del tratto basale dell’unità sono relativamente diversificate e testi-
moniano profondità iniziali non molto discoste da quelle del limite neritico interno/esterno; verso l’alto poi si
impoveriscono denunciando una progressiva diminuzione batimetrica. Nella porzione inoltrata delle Calcareniti
di Andrano le microfaune manifestano già elementi e tipologie di associazione indicative del deterioramento chi-
mico-fisico del Mediterraneo che prelude la “crisi di salinità” e, quindi, la precipitazione di evaporiti. Il tratto fina-
le del ciclo miocenico è caratterizzato da associazioni ipoaline. Nella Penisola Salentina non sono presenti evapo-
riti per l’emersione della stessa.
Il 2° ciclo è costituito dalla Formazione di Lèuca. Essa è rappresentata soprattutto da brecce e conglomerati in
genere eterogenei ed eterometrici, poco fossiliferi e di potenza massima sui 30 m. Le associazioni planctoniche
documentano la loro appartenenza alla parte iniziale dello Zancleano (Pliocene Inferiore), indicando la Zona a
Sphaeroidinellopsis seminulina seminulina dei foraminiferi, nonchè la Zona a Discoaster variabilis s.l. dei nan-
nofossili. Le microfaune a foraminfieri bentonici e ad ostracodi palesano inoltre una subsidenza che ha condotto
rapidamente l’area fino a profondità compatibili con la zona neritica esterna.
In molte località brecce e conglomerati sono gli unici sedimenti della formazione; in altre sono seguiti da marne
biancastre (tipo “trubi”), marne sabbiose e talora calcareniti giallastre. Si tratta di sedimenti profondi (parte più
distale della zona neritica esterna) che dalle cronozone a S. seminulina seminulina ed a D. variabilis s.l. si spin-
gono fin entro le cronozone a Globorotalia puncticulata e a Discoaster tamalis (parte inferiore), ma che rimango-
no di competenza dello Zancleano. Questi sedimenti costituiscono il Membro di Palmariggi.
32 Geologica Romana 38 (2005), 31-60 BOSSIO et al.

Nell’ambito della prima cronozona pliocenica è documentato un rapido approfondimento, verosimilmente


accompagnato da “strappi” tettonici negativi (elementi isolati e masse di clasti dell’unità psammitica si rinvengo-
no immersi nel tratto inferiore delle marne profonde). L’attività dinamica è stata poi integrata (almeno a partire
dalle cronozone a G. puncticulata - G. margaritae ed a Sphenolithus abies) dall’azione di correnti che hanno deter-
minato la formazione locale di abbondante glauconite e temporanea assenza di deposizione. Le biomicriti glauco-
nitiche, mai cartografabili per il loro limitato spessore e l’esigua ampiezza degli affioramenti, risultano parzial-
mente eteropiche al Membro di Palmariggi, spingendosi fino all’interno delle cronozone a G. puncticulata ed a D.
tamalis (parte inferiore), e sono altrettanto profonde.
Nonostante materializzi un ciclo di circa 1.5 M.A., la Formazione di Lèuca mostra spessore alquanto modesti
per la sua “lacunosità”.
Il 3° ciclo è costituito dalla Formazione di Uggiano la Chiesa. Essa è rappresentata prevalentemente da calcari
biodetritici friabili e sabbie calcareo-organogene di color giallastro. L’unità mostra una evidente stratificazione, è
molto fossilifera e raggiunge uno spessore massimo di circa 60 m. La sua base risulta diacrona in quanto in alcu-
ne aree appartiene al Piacenziano sommitale (parte superiore delle zone a Globorotalia aemiliana e a Discoaster
pentaradiatus), in altre al Gelasiano (Zona a Globorotalia inflata, Zona a Discoaster brouweri). Talora la trasgres-
sione è marcata da una breccia, più spesso da un livello conglomeratico a elementi e fossili fosfatizzati. Questo
processo di fosfatizzazione si è verosimilmente alternato, analogamente a quanto si è verificato per la trasgressio-
ne miocenica, all’azione di correnti erosive.
Le associazioni bentoniche indicano batimetrie della zona neritica interna; solo in alcune zone registrano pro-
fondità leggermente superiori. Nell’area costiera otrantina il ciclo si è protratto sin entro la parte iniziale del
Pleistocene Inferiore (Santerniano); altrove i sedimenti sommitali della formazione sono risultati del Pliocene
Superiore (Gelasiano), suggerendo una probabile diacronia della regressione. I livelli pleistocenici contengono
Arctica islandica e plancton calcareo indicativo delle zone a G. inflata (parte sommitale) ed a Crenalithus doro-
nicoides (parte superiore).
La durata massima del ciclo si aggira sul milione di anni.
Il 4° ciclo è del Pleistocene Inferiore e precisamente della porzione superiore del Calabriano (Emiliano sommi-
tale-Siciliano). Le Calcareniti del Salento che lo materializzano appartengono agli intervalli: parte sommitale della
Zona a Helicosphaera sellii - Zona a “small” Gephyrocapsa dei nannofossili calcarei, parte superiore della Zona
a Globigerina cariacoensis - Zona a Globorotalia truncatulinoides excelsa dei foraminiferi planctonici. La forma-
zione, dello spessore massimo di circa 50 m, è caratterizzata da sedimenti carbonatici biodetritici (tipo “panchi-
na” e altri), riccamente fossiliferi (anche Arctica islandica). Ricorrenti le bioturbazioni e la stratificazione incro-
ciata (anche a granda scala). L’unità, con talora alla base una breccia o un conglomerato di piccolo spessore, tra-
sgredisce su unità del Pliocene, del Miocene e del pre-Neogene. Le batimetrie sono ovunque limitate e di perti-
nenza della zona neritica interna. Verosimilmente durante il Siciliano il dominio marino, che lambiva la scarpata
salentina per buon tratto della zona costiera, per ragioni tettoniche riusciva a penetrare ampiamente verso l’inter-
no solo a Sud. La durata massima di questo ciclo è valutabile in circa 0.3 M.A..

PAROLE CHIAVE: Stratigrafia, Neogene-Quaternario, Salento sud-orientale, Puglia, Italia.

ABSTRACT - The geologic map (scale 1:25.000) related to Neogene-Pleistocene sediments outcropping in the
wide area along the Adriatic coast, which has Otranto-Cànnole and Marina Porto Tricase as northern and sou-
thern boundaries, is here presented. This map is very different with respect to the official 2th edition of the
Geologic Map (scale 1:100.000) of Italy, particularly regarding the interpretation of the formations and their
boundaries. The lithostratigraphic units have been framed in an updated biostratigraphic and chronostratigra-
phic context based on calcareous plankton (foraminifera and nannofossils). On the contrary, benthonic foramini-
fera and ostracods have been used for paleoenvironmental reconstructions. These reconstructions have concer-
ned also particular phenomena as, for example, processes of phosphatization and glauconization in the Neogene
sediments.
This work completes previous researches of the writers on sectors of the same area. Its aim consists mainly to
outline the Neogene-Lower Pleistocene sedimentary and paleogeographic evolution of the considered area. From
the late Burdigalian to the late Calabrian (Sicilian), this area was subject to four sedimentary cycles which inclu-
de six lithostratigraphic units (one of these recently instituted).
The first cycle is constituted by the Pietra leccese formation and everywhere overlying Calcareniti di Andrano
formation. The Pietra leccese is typically represented by biomicrites with prevalent calcareous plankton, generally
straw-coloured, green in colour only in the upper part due to the abundance of glauconite. The formation, badly
stratified in thick beds, through a conglomeratic level with phosphatic nodules or pebbles and macrofossils is
transgressive on different pre-Neogene units. Occasionally, this level is replaced by a phosphatic film which
covers surfaces and cavities of the substratum.
The Pietra leccese formation belongs to the Globigerinoides trilobus Zone - Globorotalia conomiozea Zone and
Sphenolithus heteromorphus Zone (lower part) - Amaurolithus delicatus - A. amplificus Zone intervals of the
Mediterranean zonal scheme used here. In chronostratigraphic terms, it reaches from the upper Burdigalian to the
basal Messinian; then, its deposition lasted about 11 M.A.. In spite of that, the Pietra leccese formation shows
generally a small thickness (maximum 17 meters). The scanty thickness is found to be due to hiatuses linked to the
erosive-dispersive action of deep sea currents. These hiatuses have been above all recorded in the uppermost part
STRATIGRAFIA DEL NEOGENE E QUATERNARIO DEL SALENTO ... Geologica Romana 38 (2005), 31-60 33

of the glauconitic interval (this dynamic environment suits well to the occurrence of glauconite), but they charac-
terize also the bottom and top of the unit.
The base of the Pietra leccese formation already contains benthonic assemblages of the outer neritic zone; the-
refore, during the initial phases of the subsidence, erosive processes alternated with active processes of phospha-
tization in upwelling regime. The subsidence produced rapidly a deepening up to a probable total submersion of
the area (benthonic microfaunas indicate constantly the deeper part of the outer neritic zone). A rapid regression
has been recorded at the top of the glauconitic Pietra leccese; the overlying Calcareniti di Andrano are a direct
consequency of it.
The Calcareniti di Andrano formation is represented by different carbonatic deposits which are well stratified
and very fossiliferous. Its total thickness reaches 50 meters. The unit belongs to the G. conomiozea Zone - barren
Zone (lowermost part) and A. delicatus - A. amplificus Zone-barren Zone (lowermost part) intervals; then, it can
be entirely referred to the pre-evaporitic Messinian.
The basal part of the Calcareniti di Andrano formation shows relatively diversified benthonic assemblages
which indicate depositional environments near to the inner/outer boundary of the neritic zone. On the contrary,
the unit becames increasingly poor in microfaunas when going upwards, which gives evidence of a progressive
decrease of the depth. As regards its upper part, the benthonic assemblages testify a deteriorated chemical-physi-
cal condition of the sea, which precede the “salinity crisis” and, then, the precipitation of evaporites. The termi-
nal part of the Calcareniti di Andrano formation is characterized by hypohaline assemblages.
The Miocene sedimentary cycle ended owing to the emersion of the area (and Salento) which prevented the
deposition of evaporites.
The second cycle is represented by the Formazione di Lèuca. This unit is mainly constituted by breccias and
conglomerates, which show generally heterogeneous carbonatic pebbles of different size (from few millimeters up
to 60 centimeters) in a more or less abundant carbonatic, marly and sandy matrix. The macrofossils are rare and
are mainly represented by Ostrea. The maximum thickness is about 30 meters.
The breccias and conglomerates have been referred to the Sphaeroidinellopsis seminulina seminulina and
Discoaster variabilis s.l. zones, which characterize the basal part of the Zanclean (Lower Pliocene). Sometimes,
whitish marls (similar to those of the Sicilian “trubi” formation), sandy marls and yellowish calcarenites follow
upwards the breccias and conglomerates. These deposits, which constitute the Palmariggi Member, encompass the
S. seminulina seminulina Zone (pars) - Globorotalia puncticulata Zone (pars) and D. variabilis s.l. Zone (pars) -
Discoaster tamalis Zone (lower part) intervals and, then, greater part of the Zanclean stage.
The benthonic microfaunas indicate that already in the earliest Pliocene the subsidence produced rapidly a dee-
pening of the area up to depths of the outer neritic zone. This deepening was probably associated to sudden tec-
tonic negative activity because more or less coarse clastic material of the formation occurs within the lower part
of the marls. Later (from the G. puncticulata - G. margaritae and Sphenolithus abies chronozones at least), the
dynamic activity was completed by the erosive-dispersive action of deep currents and, locally, abundant glauco-
nite was forming. The glauconitic biomicrites belong to the G. puncticulata - G. margaritae Zone - G. puncticula-
ta Zone (pars) and S. abies Zone - D. tamalis Zone (lower part) intervals; consequently, they are partially hetero-
pic to the Palmariggi Member. The glauconitic biomicrites are of scarce thickness and their outcroppings are not
very extensive; therefore, they never have been mapped.
The deposition of the Formazione di Lèuca lasted about 1.5 MA.
The Formazione di Uggiano la Chiesa constitutes the third sedimentary cycle of the studied area. This unit,
essentially represented by biodetritical limestones and yellowish calcareous sands, is well stratified and very fos-
siliferous, and shows a maximum thickeness of about 60 meters. The transgression of the formation is often
emphasized by a conglomeratic level (more rarely by breccias) with phosphatic pebbles and macrofossils.
Probably, the process of phosphatization alternated with the erosive-dispersive action of currents as it was during
the Miocene transgression.
In some areas the base of the Formazione di Uggiano la Chiesa belongs to the Piacenzian (upper part of the
Globorotalia aemiliana and Discoaster pentaradiatus zones), in others it has been referred to the Gelasian
(Globorotalia inflata and Discoaster brouweri zones). Therefore, it’s very diachronous.
The benthonic assemblages indicate typical depths of the inner neritic zone. Occasionally, lightly larger depths
have been recorded.
In the area near Otranto, this cycle is continued until the initial part of the Early Pleistocene (Santernian). The
Santernian sediments contain Arctica islandica and calcareous plankton of the G. inflata Zone (uppermost part)
and Crenalithus doronicoides Zone (upper part). Elsewhere, the uppermost part of the formation belongs to the
Gelasian (Upper Pliocene); probably this suggests a diachronous regression.
The deposition of the Formazione di Uggiano la Chiesa lasted about 1.0 M.A.
The fourth cycle is represented by the Calcareniti del Salento formation which is Early Pleistocene in age. In
fact, this unit has been referred to the Helicosphaera sellii Zone (uppermost part) - “small” Gephyrocapsa Zone
and Globigerina cariacoensis Zone (upper part) - Globorotalia truncatulinoides excelsa Zone intervals and these
intervals characterize the upper part of the Calabrian (highest Emilian - Sicilian).
The Calcareniti del Salento formation, which is basically constituted by very fossiliferous (with A. islandica)
biodetritical carbonatic sediments and shows commonly both bioturbations and cross stratification, lies in discor-
dance on pre-Neogene, Miocene and Pliocene units. Sometimes, its base is emphasized by a conglomeratic level
of scanty thickness. The Calcareniti del Salento formation reaches a maximum thickness of about 50 meters.
34 Geologica Romana 38 (2005), 31-60 BOSSIO et al.

The deposition of this unit is generally realized within limited depths of the inner neritic zone. Probably, during
the Sicilian the sea, which lapped the escarpment of a considerable stretch of coast, managed to penetrate widely
towards the inner areas only at south.
This Pleistocene cycle encompasses at least 0.3 M.A..

KEY WORDS: Stratigraphy, Neogene-Quaternary, south-eastern Salento, Apulia, Italy.

INTRODUZIONE La nostra analisi bibliografica inizia con Martinis


(1962); la sua ricerca a carattere tettonico, realizzata a
A seguito di ricerche interdisciplinari pluriennali, nel seguito delle attività dell’AGIP Mineraria, diviene un
1997 Bossio et al. realizzavano la stampa della carta buon supporto ai di poco successivi rilevamenti per la
geologica a colori alla scala 1:25.000 di una vasta area Carta Geologica d’Italia. L’area per la quale sono deli-
del Salento meridionale. Per la precisione, l’area rileva- neate le caratteristiche strutturali principali è molto più
ta è ubicata sul lato adriatico della Penisola Salentina ed vasta di quella del nostro rilevamento e si spinge da
è delimitata dalla costa e dagli allineamenti Otranto- poco a Sud di Lecce fino a Lèuca e dall’Adriatico allo
Cànnole-Palmariggi-Giuggianello-Poggiardo- Ionio. L’Autore riconosce e descrive sia elementi plica-
Spongano-Castiglione d’Otranto-Tutino-Caprarica del tivi che disgiuntivi di tipo distensivo. Le pieghe sono in
Capo-Marina Porto. Tuttavia, dagli stessi autori a più genere asimmetriche (con fianco nord-orientale meno
riprese erano state anticipate (Bossio et al., 1989a, b, c, sviluppato, più ripido, spesso interrotto da faglie) e con
f; 1991; 1994) relazioni più o meno dettagliate su alcu- assi a direzione NNO-SSE o NO-SE. Gli elementi di
ne sue zone, le quali avevano peraltro consentito una stile rigido possono essere paralleli ai precedenti, oppu-
sintesi stratigrafica preliminare (Bossio et al., 1999b). re ad essi trasversali o con direzione Nord-Sud. Gli
Con questa nota si vuol fornire un quadro unico delle specchi di faglia sono in genere poco inclinati, talora
acquisizioni per l’intera area, riunendo i dati già esposti quasi verticali, mentre i rigetti variano da qualche deci-
ed integrandoli con quelli relativi ad altre zone; con na di metri ad oltre 200 m. Martinis (1962) puntualizza,
l’occazione si allega anche la carta geologica sopra indi- inoltre, una generale concordanza fra morfologia e tet-
cata. tonica, con corrispondenze tra serre ed alti strutturali,
Si precisa che anche questo lavoro è dedicato alla stra- tra aree pianeggianti e zone depresse, queste ultime
tigrafia neogenica e pleistocenica, per cui sono trascura- determinate da Graben o sinclinali.
te le unità carbonatico-dolomitiche pre-neogeniche, Dal punto di vista stratigrafico è soprattutto con due
riunite in un sol colore nella carta. Si rileva inoltre che, brevi note di Giannelli et al. (1965; 1966), dedicate
dato il carattere della ricerca rivolto alla ricostruzione sostanzialmente alla fascia costiera tra Capo d’Otranto
dell’evoluzione stratigrafica e ambientale dell’area, si è e Porto Badisco (ma con circostanti controlli anche
preferito non trattare gli aspetti della tettonica riservan- nelle zone di Otranto e Castro, rispettivamente più a
doli per un prossimo lavoro. Nord e a Sud), che la geologia neogenica di Terra
d’Otranto acquisisce puntuali e significative precisazio-
ni; esse costituiranno un fondamentale riferimento per
SINTESI BIBLIOGRAFICA PER L’AREA le successive ricerche sulla Penisola Salentina. Tra i
principali risultati si ricordano:
Questa breve rassegna degli autori che hanno apporta- - il rilevamento geologico di dettaglio dell’area, con
to un contributo alle conoscenze geologico-paleontolo- riconoscimento di nuove unità litostratigrafiche,
giche del Neogene e Pleistocene dell’area rilevata pren- descritte informalmente e documentate nei loro conte-
de avvio dagli anni ‘60 dell’ultimo secolo, allorchè gli nuti in foraminiferi e macrofossili;
studi geologici su questo settore della Provincia di Lecce - il riconoscimento di un ciclo miocenico datato, per
ripresero con rinnovato fervore e con criteri di una certa la prima volta, al Tortoniano superiore-Messiniano e
modernità, in particolare con l’applicazione della micro- costituito da un conglomerato fosforitico basale (o
paleontologia ai fini stratigrafici e paleoambientali. Ciò “livello ad Aturia”), seguito da calcareniti più o meno
nondimeno non possiamo esimerci dal ricordare il basi- glauconitiche (o “livello a Pycnodonta”) ed infine da
lare contributo delle ricerche pionieristiche della secon- una successione di calcari costituente il “livello calca-
da metà del 19° secolo e della prima metà del secolo reo ad Anellidi e piccoli Gasteropodi”;
successivo, le quali hanno portato un’enorme mole di - la individuazione di due cicli pliocenici: il primo del
informazioni di varia natura, sia settoriali che generali. A Pliocene inferiore rappresentato da “conglomerati e
titolo di esempio si ricordano i contributi di Dainelli brecce” trasgressivi sul Miocene; il secondo del
(1901), Cassetti & Di Stefano (1904), Sacco (1911), De Pliocene medio-superiore costituito da “sabbie calca-
Benedetti (1930), D’Erasmo (1934) e, soprattutto, quel- reo-organogene” caratterizzate alla base da un livello
lo di De Giorgi. Questi ha operato per oltre cinquanta conglomeratico a ciottoli “arrossati”, trasgressivo su
anni in territorio salentino, a cavallo dei due secoli cita- biozone diverse del Pliocene inferiore;
ti; tra i suoi lavori più significativi si evidenziano quelli - il riconoscimento, su base litologica, mineralogica e
del 1903 e del 1922. paleontologica (soprattutto micropaleontologica), della
STRATIGRAFIA DEL NEOGENE E QUATERNARIO DEL SALENTO ... Geologica Romana 38 (2005), 31-60 35

corrispondenza (anche cronologica) tra la successione Considerazioni analoghe sono svolte da Rossi (1966)
miocenica della fascia costiera e quella della porzione per l’area rappresentata nella Tav. “Muro Leccese” e
superiore della Pietra leccese dell’entroterra salentino. visualizzate con una serie di profili.
È ancora del 1966 la conferma, da parte di Ungaro, Martinis (1967a) conferma e meglio precisa, per la
dell’appartenenza al Miocene Superiore delle calcareni- vasta area con pressochè ai vertici Cerfignano, Alliste e
ti glauconitiche e dei soprastanti livelli carbonatici Tiggiano, i lineamenti strutturali delineati nel 1962. Il
della zona a Sud di Otranto, stabilita sulla base dei fora- lavoro ha tuttavia un carattere prettamente stratigrafico
miniferi. Dello stesso anno è anche la monografia di ed è corredato da una carta geologica. Nell’area di nostra
Alvino (probabilmente non al corrente dei lavori pocan- competenza riconosce le seguenti unità litostratigrafi-
zi citati) sulla geologia del Neogene della fascia costie- che:
ra tra Otranto e Porto Badisco, corredata da carta geo- - Calcareniti di Andrano, una nuova unità carbonatica
logica e da un’appendice paleontologica per le due con caratteri talora simili alla Pietra leccese con la quale
nuove unità litostratigrafiche istituite, le sole a rappre- è in larga misura eteropica avendo un’età langhiano-tor-
sentare il Neogene dell’area: la miocenica Formazione toniana (per precisazioni in merito a quanto espresso da
di Monte Cavallo e la pliocenica Formazione di Martinis e per un emendamento dell’unità si rimanda a
Uggiano la Chiesa, ambedue a giacitura trasgressiva e Bossio et al., 1994);
molto fossilifere. La prima è suddivisibile in un mem- - Sabbie di Uggiano, unità istituita dai rilevatori del F°
bro inferiore A, sabbioso glauconitico, ed un membro Otranto e costituita da sabbie giallastre con intercalazio-
superiore B, calcareo-marnoso, i quali si identificano ni di calcareniti marnose. Pur citando il contributo di
senza ombra di dubbio rispettivamente con il “livello a Giannelli et al. (1966), Martinis non applica appieno le
Pycnodonta” e il “livello calcareo ad Anellidi e piccoli relative risultanze e all’unità, che presenta un’evidente
Gasteropodi” di Giannelli et al. (1965). La formazione, giacitura trasgressiva, assegna un’età dal Pliocene infe-
datata al Langhiano, presenta un contenuto paleontolo- riore a quello superiore;
gico identico a quello della Pietra leccese, della quale è - Calcareniti del Salento, anch’esse introdotte per la
considerata una facies eteropica “littorale”. La stesura della nuova edizione della Carta Geologica
Formazione di Uggiano la Chiesa è invece costituita da d’Italia alla scala 1:100.000; in esse sono inclusi tutti i
calcareniti riferite al piano “Astiano” per la presenza di sedimenti noti localmente come “tufi”. Per questa unità,
“Globorotalia hirsuta” ed anch’esse di ambiente poco molto eterogenea per compattezza, granulometria e colo-
profondo. re, è indicata un’età dal Pliocene medio-superiore al
L’anno 1966, comunque, segna soprattutto l’avvio di Quaternario.
una serie di note da parte di ricercatori dell’Università Martinis (1967b), con il rinvenimento di lembi “cala-
di Ferrara e di Milano che operavano per la realizzazio- briani” sulle serre Calaturo e Castelforte presso la costa
ne della 2a edizione della Carta Geologica d’Italia ionica del Salento meridionale, contraddice l’osserva-
(scala 1:100.000) del Servizio Geologico. Per l’area di zione di Nardin e Rossi (1966) sull’invasione marina,
nostra competenza si ricorda anzitutto Largaiolli et al. durante il Quaternario, delle sole aree attualmente
(1966), i quali presentano sintetici lineamenti della geo- depresse. A questa puntualizzazione e ad altre espresse
logia dell’area compresa tra Otranto e S. Cesarea da Martinis (1967a, b), Rossi (1968) replica con un chia-
Terme, completati da una cartina geologica. Per quanto rimento e completamento di quanto proposto in note pre-
riguarda Miocene e Pliocene (il Quaternario non è men- cedenti sul modello morfologico-strutturale-paleogeo-
zionato), gli Autori si limitano sostanzialmente a ripor- grafico della Penisola Salentina.
tare ed estendere a tutta l’area quanto acquisito da Melidoro & Zezza (1968), in una indagine sui fosfati
Giannelli et al. (1965). Sempre sulla stessa area è inve- contenuti nei sedimenti miocenici del versante adriatico
ce di Nardin & Rossi (1966) la ricostruzione dell’asset- della costa salentina, esaminano e descrivono nei detta-
to strutturale e la visualizzazione della geologia con gli soprattutto mineralogico-petrografici, varie sezioni
uno stereogramma. In particolare, sono illustrate le mioceniche tra Otranto e Lèuca. Ne risulta una succes-
caratteristiche morfologico-geometriche e litologiche sione pressochè uguale a quella ricostruita da Giannelli
generali dei contatti lungo le scarpate che raccordano et al. (1965): essa, infatti, è costituita da una “rudite
formazioni più antiche e costituenti le zone più elevate fosfatica” (“livello ad Aturia” di Giannelli et al.), in gia-
e quelle più recenti sottostanti; con la conclusione che citura discordante sul pre-Miocene e spessa da pochi cm
“le scarpate rappresentano antiche linee di costa taglia- fino a 90 cm, cui seguono verso l’alto una “calcarenite
te dal mare nel tempo corrispondente all’età dei sedi- tipo Pietra leccese”, definita come biomicrite grigio-
menti situati in posizione depressa”. La constatazione giallastra (non sempre presente) dello spessore compre-
del parallelismo tra orientazione prevalente delle scar- so tra 20 e 90 cm, e una “calcarenite glauconitico-fosfa-
pate e quella degli assi tettonici (NNW-SSE) non è con- tica” (“livello a Pycnodonta” di Giannelli et al.), indica-
dizione sufficiente per invocare una corrispondenza ta come biomicrite grigio e giallo-verdastra (talora
delle prime con faglie preesistenti. Gli Autori ipotizza- assente) potente da 35 a 185 cm; al di sopra sono presen-
no quindi l’andamento delle linee di costa e focalizza- ti “calcari e calcareniti” di colore grigio-chiaro o gialli-
no, ove possibile, l’andamento interdipendente tra no, con stratificazione evidente e spessore intorno ai 3
paleogeografia e tettonica. m. Sulla base delle loro analisi sul terreno e in laborato-
36 Geologica Romana 38 (2005), 31-60 BOSSIO et al.

rio gli Autori, riprendendo anche gli elementi cronologi- sabbioni calcarei del Pliocene-Calabriano; potenza mas-
ci di Giannelli et al. (1965) che erroneamente estendeva- sima 50 m.
no al livello conglomeratico di base l’età tortoniana del Per l’unità QP delle Calcareniti del Salento, affiorante
livello glauconitico, arrivano alla conclusione che gli nella sezione naturale di Porto Miggiano, viene precisa-
elementi fosfatici e fosfatizzati rappresentano il prodot- ta l’età “calabriana” da Rossi e Ungaro (1969). Da ricor-
to dello smantellamento e del successivo rimaneggia- dare, in particolare, che l’“angular unconformity” rileva-
mento di un ipotetico giacimento fosfatico primario ta nella parete è da loro interpretata come “marine
“elveziano”. unconformity” senza emersione. La stessa è ritenuta da
Nel 1963 vengono pubblicate le Note Illustrative dei Zezza (1983) indicativa di una fase tettonica siciliana
Fogli 215-Otranto (Rossi) e 214-Gallipoli (Largaiolli et separante due episodi sedimentari: uno calabriano
al.) e nel 1970 vede la luce quella del F° 223-Capo S. (dando fiducia alla datazione dei due precedenti Autori),
Maria di Lèuca (Martinis). Queste note poco aggiungo- responsabile di una linea di costa a 70 m s.l.m., l’altro
no a quanto riportato dai relativi Autori nei lavori già tirreniano (in base a dati radiometrici), con linea di costa
segnalati. Per le unità neogenico-quaternarie affioranti a 30 m s.l.m.
nella nostra area si riporta quanto segue: È comunque dagli anni ‘80 che le conoscenze geolo-
- Pietra leccese. Calcarenite marnosa organogena di giche del Salento meridionale adriatico si arricchiscono
colore giallo paglierino, con varietà glauconitica grigio- di numerosi lavori che portano un significativo salto di
verdastra (piromafo) come termine più recente; potenza qualità ed un apprezzabile balzo in avanti. A prescinde-
massima di 80 m (in sensibile riduzione nei lembi pres- re dalle ricostruzioni paleogeografiche di De Giuli et al.
so e sopra le serre). Età: “Elveziano, forse Langhiano e (1986) per il Miocene Inferiore - Pliocene Superiore
forse Tortoniano”. Relativamente alla “zona di Muro dell’area “Apulo-Dalmatica”, espresse con 6 cartine
Leccese, Cànnole, Melpignano” è precisato che “gli stra- schematiche costruite in base alla biogeografia dei
ti di <<Pietra leccese>> si mostrano parzialmente etero- mammiferi e con l’ausilio della geologia di campagna,
pici alle Calcareniti di Andrano: sono quindi riferibili al delle stratigrafie di pozzi e dei dati geofisici (esse sono
Tortoniano e in alcuni punti forse anche al Miocene poco significative e molto incomplete per quel che
superiore” (p. 24 di Largaiolli et al., 1969); riguarda il Salento meridionale), questo progresso si
- Calcareniti di Andrano. Calcareniti organogene tal- deve soprattutto ad un programma di ricerca plurienna-
volta marnose o leggermente glauconitiche, calcari detri- le e interdisciplinare degli scriventi, nell’ambito del
tici porosi, calcari compatti, calcari bioclastici e talora quale sono realizzati rilevamenti di estremo dettaglio ed
lumachelle. Stratificazione evidente e potenza massima applicate le moderne acquisizioni bio- e cronostratigra-
di 80 m. Età: Langhiano-Messiniano. Da notare che gli fiche, basate soprattutto su foraminiferi planctonici e
Autori hanno inserito nelle Calcareniti di Andrano quel- nannoplancton calcareo (i foraminiferi bentonici e gli
lo che in realtà è di pertinenza della Pietra leccese (come ostracodi sono stati invece utilizzati in larga misura per
evidenziato dai nostri precedenti lavori ed in particolare le ricostruzioni paleoambientali). I risultati ottenuti
da Bossio et al., 1994). In proposito si riporta anche la hanno consentito di presentare una serie di comunica-
puntualizzazione (p. 25) di Largaiolli et al. (1969) relati- zioni settoriali al “Convegno sulle conoscenze geologi-
va all’osservazione che “i termini più bassi di questa che del territorio salentino”, tenutosi a Lecce nel 1987
serie”, (leggi: stratotipo della formazione), “glauconitici (i relativi atti sono stati stampati nel 1989). Sui molte-
e con concrezioni fosfatiche” (leggi: livello a plici aspetti trattati in quella occasione e sui risultati
Pycnodonta e livello ad Aturia di Giannelli et al., 1965), acquisiti non è da soffermarsi in quanto per la maggior
“sono molto simili ai livelli più alti della <<pietra lecce- parte riguardanti l’area della carta qui allegata e quindi,
se>> della zona di Melpignano-Cursi”; come anticipato nell’introduzione (a cui rimandiamo
- Sabbie di Uggiano. Sabbie calcaree e calcareniti mar- per le citazioni), riproposti nel lavoro presente. Si ricor-
nose giallastre, calcari detritico-organogeni, con alla dano, invece, altre due comunicazioni al sopracitato
base spesso conglomerati (leggi: Formazione di Lèuca); convegno: quella introduttiva di Palmentola e quella di
spessore massimo 60 m. Età: “Pliocene inferiore” fino a Fiore e Palmentola. Con la prima è sintetizzata l’evolu-
“Pliocene superiore”; zione geologica (su base bibliografica) e morfologica
- Calcareniti del Salento. In base ai rapporti stratigra- del Salento leccese; con la seconda sono invece meglio
fici e alle caratteristiche paleontologiche nella formazio- definite le Sabbie a Brachiopodi (D’Alessandro &
ne sono distinte l’Unità P3 e l’Unità QP. La prima è rap- Palmentola, 1978), una formazione di probabile età sici-
presentata da calcareniti e calcareniti argillose del liana (ma non viene escluso il Pleistocene Medio) i cui
“Pliocene superiore-medio?”, in trasgressione sulle for- sedimenti sono conservati solo nella parte occidentale
mazioni più antiche e di spessore intorno ai 50 m. Nella del Salento (in quella orientale essi sono assenti per ero-
zona otrantina l’unità si trova a contatto laterale con le sione ma hanno lasciato, come traccia della loro presen-
Sabbie di Uggiano; il passaggio è però rilevabile solo in za, un ripiano di abrasione alla quota di 80 m e ai piedi
fotografia aerea, corrispondendo ad un gradino morfolo- di una falesia).
gico di qualche metro di altezza e interpretato come linea Nel contesto del programma di ricerche sopra citato,
di costa. La seconda è costituita da calcareniti eteroge- Bossio et al. (1988) hanno presentato al 74° Congresso
nee, calcari grossolani organogeni tipo <<panchina>> e Nazionale della Società Geologica Italiana (Sorrento
STRATIGRAFIA DEL NEOGENE E QUATERNARIO DEL SALENTO ... Geologica Romana 38 (2005), 31-60 37

13-17 settembre 1988) una sintesi di un modello strati- Si conclude infine la rassegna bibliografica segnalan-
grafico per il Miocene-Pleistocene Inferiore del Salento, do una serie di ricerche eseguite da studiosi di varie uni-
interpretato in relazione di “causa-effetto” con l’evolu- versità italiane (Bologna, Ferrara, Modena e Napoli) sui
zione geodinamica della catena appenninica (per preci- sedimenti cretacico-miocenici della fascia costiera adria-
sazioni sull’argomento si veda anche in Bossio et al., tica del Salento a Sud di Otranto. Per quelli attinenti l’a-
1989d). Nell’occasione sono definiti i cicli sedimentari rea considerata in questa nota si ricordano Bosellini &
neogenico-infrapleistocenici (5 nell’area di Lèuca, 4 Parente (1994), Bosellini et al. (1999), Vescogni et al.
altrove) ed è inquadrata l’evoluzione sedimentaria negli (2000), Vescogni (2001) e Bosellini et al. (2001).
schemi zonali a foraminiferi planctonici e nannofossili Un’ampia sintesi dei risultati ottenuti da questi Autori
calcarei e, quindi, nella successione cronostratigrafica è riportata in Bossio et al. (2002, pp. 103-104); qui si
standard. In termini tettonici, sulle espressioni sedimen- evidenzia che tali risultati seguono la stampa della carta
tarie di questi cicli vengono evidenziate deformazioni geologica allegata per cui questa non contempla la
duttili in regime compressivo smorzato e fragili in regi- nuova unità messiniana istituita e cioè la Formazione di
me distensivo polifasato. Novaglie. Tale unità, materializzata da un complesso di
Allo stesso congresso è presentata da Ricchetti et al. scogliera, è presente esclusivamente all’estremità meri-
(1988) una sitensi dell’evoluzione geodinamica dell’a- dionale dell’area studiata.
vampaese apulo (sviluppata dagli Autori nella nota del
1992) e da Ciaranfi et al. (1988) una carta geologica
delle Murge (dall’altezza di Barletta) e del Salento alla STRATIGRAFIA
scala 1:250.000 (allegata alla suddetta nota del 1992).
Per il Salento non è da registrare niente di nuovo rispet- Nell’area investigata del Salento Sud-orientale, estesa
to a quanto già espresso dai nostri lavori, con l’eccezio- da Otranto-Cànnole a Nord fino a poco oltre Marina
ne che le Calcareniti del Salento sono da loro indicate Porto - Tricase a Sud, sono state riconosciute sei unità
con il termine di Calcareniti di Gravina. litostratigrafiche appartenenti a cinque formazioni. A ini-
Bossio et al. (1991) considerano le formazioni neoge- ziare dalla più antica, queste sono: Pietra leccese
niche dell’area di Palmariggi, la quale rientra intera- (Miocene Inferiore-Miocene Superiore), Calcareniti di
mente in quella della carta qui presentata; per questa Andrano (Miocene Superiore), Formazione di Lèuca con
ragione, si riporta solo che da tale ricerca è offerto un distinto il Membro di Palmariggi (Pliocene Inferiore),
quadro evolutivo di ordine tettonico, stratigrafico e Formazione di Uggiano la Chiesa (Pliocene Medio-
paleogeografico che ricalca fedelmente, sia nelle carat- Pleistocene Inferiore) e Calcareniti del Salento (Pleisto-
teristiche di dettaglio che nei lineamenti generali, il cene Inferiore). Per ciascuna unità, alla descrizione delle
modello ricostruito per altre aree salentine. caratteristiche litologiche e paleontologiche segue la
Nel 1992 viene organizzato nel Salento meridionale il precisazione bio- e cronostratigrafica e, successivamen-
12° Convegno della Società Paleontologica Italiana. te, il chiarimento del significato ambientale. A supporto,
Come premessa alla “Guida alle escursioni” appare un viene fornita una sintetica documentazione dei gruppi di
sintetico inquadramento geologico dal titolo “La organismi e precisamente, foraminiferi planctonici e
Penisola Salentina nel quadro dell’evoluzione sedimen- nannofossili calcarei per la prima (utilizzando lo stru-
taria e tettonica dell’avampaese apulo” e a nome dei soli mento stratigrafico riportato in Foresi et al., 2002a e qui
Ciaranfi, Pieri e Ricchetti, nonostante che gli scriventi riproposto nelle Figg. 1-2), foraminiferi bentonici ed
avessero partecipato attivamente alla stesura del testo. ostracodi per il secondo.
Nell’occasione sono presentate anche varie ricerche sul
Salento, pubblicate nel 1994 sul Bollettino della Società Pietra leccese
Paleontologica Italiana. Ai fini dello studio dell’area
rilevata si evidenziano gli interessanti dati paleoecolo- È la peculiare unità miocenica del Salento; il suo nome
gici ottenuti da Taddei Ruggiero sulle paleocomunità a risale a Giovene (1810) ed è stato consacrato nell’uso fin
brachiopodi della Pietra leccese di Porto Badisco e delle dai lavori pionieristici del 19° secolo e delle prime deca-
Calcareniti del Salento di Castro Marina, oltre che le di del 20° secolo (per tutti si ricorda De Giorgi, il più
precisazioni stratigrafiche di Bossio et al. sulle Calca- famoso e prolifico cultore della geologia del leccese, ed
reniti di Andrano nell’area tipo, incluso lo stratotipo in particolare la sua opera monumentale del 1922).
della formazione (Martinis, 1967a). In particolare, que- Questo utilizzo storico e generalizzato del nome Pietra
sta seconda ricerca ridefinisce la formazione in termini leccese è stato recepito dagli operatori della nuova edi-
litologici, ne precisa la giacitura costantemente al di zione della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000
sopra della Pietra leccese, ne stabilisce l’età limitando- (Largaiolli et al., 1969; Rossi, 1969a, b; Martinis, 1970)
la al Messiniano inferiore pre-evaporitico. ed introdotto quindi nei nostri lavori precedenti anche se
Degli scriventi si ricorda ancora la stampa della la formazione non era mai stata ufficialmente formaliz-
“Carta Geologica del Salento sud-orientale” (Bossio et zata secondo i canoni della moderna stratigrafia. Ciò
al., 1997), qui allegata, e una sintesi dell’evoluzione nondimento, come area-tipo della formazione è stata sto-
sedimentaria dell’area compresa in detta carta (Bossio ricamente indicata l’area di Cursi-Melpignano (vicino
et al., 1999b). Maglie) e quella di Lecce. Di recente nelle due aree sono
38 Geologica Romana 38 (2005), 31-60 BOSSIO et al.

Fig. 1 - Contesto stratigrafico e geocronologico utilizzato per il Miocene dell’area rilevata (da Foresi et al., 2002).
– Stratigraphic and geochronologic context used for the Miocene of the considered area (after Foresi et al., 2002).
STRATIGRAFIA DEL NEOGENE E QUATERNARIO DEL SALENTO ... Geologica Romana 38 (2005), 31-60 39

Fig. 2 - Contesto stratigrafico e geocronologico utilizzato per il Plio-Pleistocene dell’area rilevata (da Foresi et al., 2002).
– Stratigraphic and geochronologic context used for the Plio-Pleistocene of the considered area, (after Foresi et al., 2002).

state eseguite ricerche sul plancton calcareo dell’intera mentaria é risultata estendersi dal Burdigaliano superio-
successione sedimentaria della formazione con l’obietti- re (Zona a Globigerinoides trilobus dei foraminiferi e
vo di definirne l’esatta distribuzione bio- e cronostrati- Zona a Sphenolithus heteromorphus dei nannofossili) al
grafica. Per la zona di Cursi-Melpignano si veda lo stu- Messiniano inferiore (Zona a Globorotalia conomiozea e
dio dei nannofossili calcarei da parte di Mazzei (1994) e Zona a Amaurolithus delicatus - A. amplificus rispettiva-
dei foraminiferi planctonici da parte di Foresi et al. mente), ma caratterizzata da più lacune sedimentarie,
(2002); per quella di Lecce lo studio dei due gruppi di alcune delle quali generalizzate. Esse costituiscono il
organismi è stato eseguito da Foresi et al. (nota in corso motivo dello spessore contenuto dell’unità, rispetto a
di stesura). In ambedue le località la successione sedi- quello virtuale che avrebbe dovuto raggiungere come
40 Geologica Romana 38 (2005), 31-60 BOSSIO et al.

sedimento detritico nell’arco della sua lunga cronoripar-


tizione (oltre 11 M.A.).

Caratteristiche

La Pietra leccese giace trasgressiva e discordante su


unità pre-neogeniche diverse. Dove ha un maggiore svi-
luppo, soprattutto nell’area tra Palmariggi e Poggiardo,
essa si presenta tipicamente composta da tre litofacies.
Alla base è presente un livello conglomeratico di 20-30
cm di spessore (max 50 cm), costituito da ciottoli calca-
rei fino a 20 cm di dimensioni e parzialmente fosfatizza-
ti, noduli fosfatici da pochi millimetri ad alcuni centime-
tri di diametro, numerosi fossili, spesso in modelli, in
genere fosfatizzati (pettinidi, gasteropodi tra cui Conus,
brachiopodi, cefalopodi con Aturia, coralli isolati, echi-
nidi, denti e vertebre di pesci), pisoliti bauxitiche rima-
neggiate, in matrice biomicritica e biomicrosparitica a
prevalenti foraminiferi planctonici. Il colore d’insieme è
bruno, ma con plaghe variamenti colorate (dal verde al
rosso) per alterazione differenziata dei vari componenti.
Il livello basale forma evidenti tasche nel substrato e
riempie le fessure dello stesso (Fig. 3).
Al conglomerato fa seguito la Pietra leccese vera e
propria costituita da micriti, biomicriti e biospariti a
prevalente plancton calcareo, talora molto tenace, talal-
tra relativamente friabile, di colore sul giallo paglieri-
no, a luoghi biancastro, avana o bruno tabacco, mal
stratificata in grossi banchi in genere di oltre 1 m e fino
Fig. 3 - Particolare del contatto tra calcari pre-neogenici e livello a
a 2 m. I fossili sono dispersi e rappresentati soprattutto noduli fosfatici di base alla Pietra leccese nell’area a Sud-Est di
da pettinidi; ricorrenti i livelli più o meno bioturbati. La Andrano, lungo la strada che da questa località scende ad Arenosa.
parte superiore è punteggiata da sparsi granuli verdi di – Detail of the contact between the pre-neogenic limestones and the
Pietra leccese formation at SE of Andrano, near Arenosa.
glauconite. Lo spessore massimo è stato incontrato nel
Pozzo Poggiardo (Bossio et al., 1989a) e si aggira sui
17 m. soprastanti biomicriti giallastre possono essere varia-
Segue infine un intervallo sommitale rappresentato da mente ridotte nello spessore fino addirittura ad essere
biomicriti glauconitiche (Fig. 4) tenaci o friabili, di completamente asportate. In questo caso le biomicriti
colore verde scuro, non stratificate, ricche di fossili glauconitiche giacciono direttamente sul livello di base,
(soprattutto Neopycnodonte, Flabellipecten, Amusium) ma non sono infrequenti le situazioni in cui anche que-
spesso concentrati a costituire un particolare livello. In ste risultano sensibilmente ridotte o addirittura assenti.
esso sono abbondanti anche piccoli elementi fosfatici
bruni; questi possono essere frequenti anche alla base
dell’intervallo. Quest’ultima forma chiare ondulazioni
sulle sottostanti biomicriti e infiltrazioni più o meno
estese entro le stesse. Anche per le biomicriti glauconi-
tiche lo spessore massimo di 9,50 m è stato incontrato
nel Pozzo Poggiardo.
Come da noi più volte evidenziato a partire dalla nota
di Bossio et al. (1989b; v. anche 2002), la formazione si
è realizzata in regime idrodinamico molto attivo; l’azio-
ne erosiva e/o dispersiva delle correnti si è manifestata
alquanto variabile nello spazio e nel tempo con il risul-
tato di una grande variabilità di spessori delle tre litofa-
cies descritte, addirittura su brevi distanze. Il livello di
base è costantemente presente, ma spesso è ridotto a
pochissimi centimetri o addirittura ad una spalmatura
Fig. 4 - Biomicriti glauconitiche alla sommità della Pietra leccese nella
fosfatica che riveste cavità e fessure del substrato, con- zona di Monte Ferrari, a Sud-Est di Uggiano la Chiesa.
servando comunque il ruolo di un importantissimo livel- – Glauconitic biomicrites at the top of the Pietra leccese formation, in
lo guida per le sue peculiari caratteristiche. Anche le the Monte Ferrari area (SE of Uggiano la Chiesa).
STRATIGRAFIA DEL NEOGENE E QUATERNARIO DEL SALENTO ... Geologica Romana 38 (2005), 31-60 41

La formazione successiva (Calcareniti di Andrano) variazioni nello spessore della formazione nell’ambito
viene allora a giacere sul livello di base, che è stato talo- dell’area studiata e perfino tra zone vicine, è altresì evi-
ra esagerato nella rappresentazione in carta geologica, dente una altrettanto elevata variabilità delle attività
data la sua importanza. idrodinamiche nello spazio e nel tempo. A conferma di
ciò le analisi effettuate hanno riscontrato lacune bio-
Età ed ambiente stratigrafiche di numero ed ampiezza variabili fra le
diverse località.
Le migliori possibilità di campionature in serie di un Per quanto riguarda l’ambiente di sedimentazione,
discreto spessore di Pietra leccese dell’area rilevata nei numerosi campioni esaminati, compresi quelli basa-
sono già state utilizzate da Bossio et al. per la nota sul li e sommitali, le associazioni a foraminieri bentonici,
Pozzo Poggiardo (1989a) e per quella sulla sezione di tra l’altro quantitativamente subordinate a quelle planc-
Palmariggi (1991). Dall’integrazione delle due succes- toniche, sono costantemente indicative della parte più
sioni risulta che la formazione appartiene all’intervallo profonda della piattaforma esterna. Concorrono a costi-
Burdigaliano superiore (Zona a G. trilobus dei forami- tuirle, per gli intervalli stratigrafici di loro pertinenza,
niferi planctonici e Zona a S. heteromorphus, parte infe- Anomalinoides helicinus, Bolivina arta, B. hebes, B.
riore, del nannoplancton calcareo)-Messiniano inferiore reticulata, Bolivinoides miocenicus, Bulimina costata,
(Zona a G. conomiozea e Zona a A. delicatus - A. ampli- B. echinata, B. minima, Burseolina calabra,
ficus rispettivamente). Queste datazioni sono conferma- Cassidulina cruysi, Cibicidoides pseudoungerianus, C.
te da numerosi altri campioni analizzati per la parte ungerianus, Globocassidulina subglobosa, Gyroidina
inferiore e per quella sommitale dell’unità. A titolo di soldanii, Gyroidinoides altiformis, Heterolepa derto-
documentazione si ricordano alcuni taxa tra quelli rin- nensis, Karreriella bradyi, Lenticulina spp., Liebusella
venuti nelle due coppie di zone riconosciute: per la rudis, Marginulina costata, M. hirsuta, Martinottiella
Zona a G. trilobus, Paragloborotalia acrostoma, P. communis, Melonis padanus, M. pompilioides, M. sol-
incognita, P. siakensis, Dentoglobigerina langhiana, D. danii, Neoeponides schreibersii, Oridorsalis stellatus,
larmeui, Globigerinoides altiaperturus, G. subquadra- Planulina ariminensis, P. wuellestorphi, Siphonina pla-
tus, Globo-turborotalita woodi, Cassigerinella chipo- noconvexa, S. reticulata, Spiroplectammina carinata,
lensis, Globi-gerina aff. ciperoensis, Globorotalia peri- Uvigerina barbatula, U. peregrina, U. rutila.
pheroronda, G. birnageae, Globoquadrina dehiscens; Indicazioni della zona neritica esterna sono fornite
per la Zona a G. conomiozea, oltre al taxon nominale, anche dalle ostracofaune per le quali si ricordano
Globorotalia mediterranea, G. saheliana, G. suterae, Argilloecia acuminata, Buntonia dertonensis, Bytho-
G. menardii, Neo-globoquadrina acostaensis (sinistror- cypris arcuata, Citerella confusa, Costa punctatissima,
sa), N. gr. humerosa, Globigerinoides extremus, G. bol- C. tricostata, Cytherella vulgata, C. inaequalis, C. van-
lii, G. seigliei, Glo-boturborotalita nephenthes, denboldi, Cytheretta aff. semipunctata, Henryhowella
Globigerinella pseudobesa, Sphaeroidinellopsis semi- asperrima, Neomonoceratina helvetica, Puricytheretta
nulina seminulina; per la Zona a S. heteromorphus, il melitensis, Retibythere vandenboldi, Ruggieria micheli-
taxon zonale, Coccolithus miopelagicus, C. pelagicus, niana, R. tetraptera, Xestoleberis prognata.
Cyclicargolithus floridanus, Discoaster aulakos, D. Nel contesto idrodinamico e batimetrico desunto per
deflandrei, Helicosphaera ampli-aperta, H. kamptneri, la Pietra leccese ben si addice anche la presenza e l’ab-
Reticulofenestra spp., Spheno-lithus belemnos (limita- bondanza di glauconite. Balenzano et al. (1994, 1997),
tamente alla parte più bassa della zona), S. moriformis; che tra l’altro hanno studiato la glauconite della Pietra
per la Zona ad A. delicatus - A. amplificus, i taxa zona- leccese, riportano infatti che le condizioni ottimali per
li, A. primus, Calcidiscus leptoporus, C. macintyrei, lo sviluppo del minerale si riscontrano a profondità di
Coccolithus pelagicus, Discoaster brouweri, D. penta- 150-300 m, nelle aree a lento seppellimento dell’inter-
radiatus, D. quinqueramus, D. surculus, D. variabilis faccia sedimento/acqua dovuto all’energia dinamica
s.l., Helicosphaera carteri, Ponto-sphaera multipora, delle correnti di fondo. Questi dati si conciliano con
P. japonica, Reticulofenestra pseudoumbilica, quanto riportato da Amorosi (1997) che indica per il
Rhabdosphaera procera, Scyphosphaera spp., Spheno- minerale una formazione a profondità variabili tra -50 e
lithus abies e Umbilicosphaera sibogae. Lo spessore -500 m. Per quel che concerne il livello fosforitico di
limitato della Pietra leccese nelle due successioni (sui base della Pietra leccese e l’assenza di livelli, immedia-
17 m nel Pozzo Poggiardo e meno di 15 m nella sezio- tamente soprastanti, indicativi di un’evoluzione batime-
ne di Palmariggi) a confronto del lungo arco temporale trica compatibile con la realizzazione di un ciclo sedi-
riconosciuto per l’unità (oltre 11 M.A.) è la prova tan- mentario a partire dal livello di trasgressione, riteniamo
gibile dell’azione erosivo-dispersiva delle correnti e possibile una spiegazione analoga a quella ipotizzata
della conseguente riduzione dello spessore virtuale. A per l’area di Lèuca da Bossio et al. (2002). In sintesi,
conferma di ciò le analisi effettuate hanno consentito di durante l’iniziale periodo di subsidenza nell’area si
individuare alcune lacune sedimentarie (5 per il Pozzo sarebbero alternate fasi di non deposizione e/o erosive
Poggiardo, 2 per la sezione di Palmariggi), di determi- e fasi di fosfatizzazione dei vari elementi al fondo pro-
narne l’ubicazione e di valutarne l’estensione. Da quan- babilmente in regime di “upwelling” (per precisazioni
to è stato detto nel paragrafo precedente circa le forti in merito si rimanda al lavoro citato, pp. 109-111).
42 Geologica Romana 38 (2005), 31-60 BOSSIO et al.

Calcareniti di Andrano caso in cui le due tipologie sedimentarie siano separate


da una superficie erosiva (es. nel Pozzo Poggiardo).
La formazione è stata istituita da Martinis (1967a), che Gli affioramenti più estesi si presentano nell’area-tipo
indicò come area-tipo quella tra Marittima e Tricase, in della formazione tra Marittima e Tricase. dove la poten-
prossimità della costa Sud-orientale del Salento (e rica- za (ovviamente in relazione, oltrechè alla copertura dei
dente nella parte meridionale della carta geologica alle- depositi successivi, all’azione erosiva dei cicli successi-
gata) e come stratotipo la successione miocenica esposta vi e a quella subaerea delle interposte fasi di emersione)
lungo la strada Andrano-Arenosa. I caratteri geologici ed raggiunge i 50 m circa (Bossio et al., 1994). Valori pros-
in particolare quelli stratigrafici dell’area-tipo della for- simi a questo sono comunque conservati anche in altre
mazione sono stati di recente oggetto di uno studio da località, come ad esempio nell’area a Sud di Palmariggi
parte di Bossio et al. (1994); in tale ricerca viene chiari- (Bossio et al., 1991) e in quella ad Ovest di T.re S.
ta la distinzione tra Pietra leccese e Calcareniti di Emiliano (v. Sez. 3 della carta geologica allegata).
Andrano (con le quali si identifica il “Membro B” della Si tratta di una successione di calcari (calcilutiti, bio-
“Formazione di Montecavallo” di Alvino, 1966) e riba- micriti, biospariti) e, soprattutto nel tratto inferiore, cal-
dita la costante giacitura delle seconda unità sulla prima, cari marnosi, talora con livelli calcarenitici o oolitici.
documentata più volte dagli Autori insieme all’età mes- Alle litofacies carbonatiche o carbonatico-marnose,
siniana e al carattere regressivo. Con le Calcareniti di talora molto tenaci talaltra friabili, alla base si alterna-
Andrano, infatti, si chiude ovunque nel Salento la fase no spesso livelli di pochi centimetri o, raramente, di
pre-evaporitica del Messiniano inferiore. alcuni decimetri di marne grigio-giallastre.
A stampa avvenuta del nostro rilevamento, Bosellini et L’organizzazione è in strati ben distinti (Fig. 5-6), di
al. (1999) e Bosellini et al. (2001) hanno scorporato dalle spessore variabile dal centimetro ad oltre 1 m; i più
Calcareniti di Andrano i termini costituenti un comples- ricorrenti sono però i comparti decimetrici. Il colore
so di scogliera affiorante lungo il margine della d’insieme è chiaro, dal bianco sporco al grigio e all’a-
Piattaforma Apula; rimandiamo quindi ai lavori citati per vana, con variazioni verso il giallo pallido, più raramen-
le caratteristiche litologiche e paleontologiche di questa te verso l’olivastro.
unità che, nella nostra area, sarebbe presente solo all’e- Caratteristica pressochè generale della formazione è
stremità meridionale. la presenza di fossili, molto abbondanti in vari interval-
li e specialmente in quello inferiore dove si riscontra
Caratteristiche una maggiore biodiversità. Ricorrentemente i fossili
sono concentrati in lumachelle (Fig. 7), alle quali parte-
Delle due formazioni mioceniche, le Calcareniti di cipano l’uno o l’altro (o più di uno) dei seguenti taxa:
Andrano costituiscono l’unità che di gran lunga più Cardium, Modiola, Corbula, piccoli gasteropodi
ampiamente affiora, con lembi più o meno estesi da (soprattutto Cerithium), Anellidi. Possono comunque
Nord a Sud. Se si esclude il piccolo affioramento isola- essere ben rappresentati anche Ostrea, Lutraria,
to nei pressi del Seno Acquaviva a Sud di Castro (sul Tellina, Chlamys, Venus, Turritella, echinidi, brachio-
quale torneremo per le peculiarità litologiche e paleon- podi (Terebratula), briozoi, alghe verdi (Halimeda),
tologiche e per il significato paleogeografico), che però alghe calcaree.
non rappresenta la porzione iniziale dell’unità, le Il piccolo lembo del Seno Acquaviva, bisecato dalla
Calcareniti di Andrano giacciono ovunque sulla Pietra strada litoranea, è invece costituito da brecce e conglo-
leccese (laddove nella carta geologica quest’ultima non merati monogenici, con evidente prevalenza dei secon-
figura a contatto delle prime, con l’eclusione natural- di sulle prime, che si “arrampicano” rapidamente sui
mente dei contatti di natura tettonica, è solo per l’im- calcari preneogenici per 7-8 m di altezza. I clasti, tutti
possibilità di una sua rappresentazione cartografica), calcarei e di colore biancastro, hanno dimensioni nel-
con la quale si trovano peraltro in concordanza ma spes- l’insieme uniformi e comprese tra 2 e 5 cm, ma non
so non in continuità di sedimentazione. Infatti, per le mancano elementi più grandi, fino anche a qualche
ragioni idrodinamiche già viste, le Calcareniti di decimetro. La matrice è calcarenitico-marnosa e bian-
Andrano vengono spesso a giacere su livelli di età castra; diffuse le plaghe calcareo-marnose e lenti di sab-
diversa della formazione precedente, talora addirittura bia grigio-chiara. Non sono stati osservati macrofossili.
sul suo livello fosforitico basale (ad esempio, in lunghi Questo affioramento mostra una facies del tutto diversa
tratti della fascia costiera con inclusa la località della da quella caratterizzante in generale le Calcareniti di
base dello stratotipo). Nelle successioni in cui la trans- Andrano; esso non ha nemmeno i caratteri dell’altra
izione tra Pietra leccese (con la sua facies glauconitica) unità prevalentemente ciottolosa riconoscibile nel
e Calcareniti di Andrano è priva di hiatus, il passaggio Salento, cioè la Formazione di Lèuca (v. più avanti). Ne
tra le due unità è graduale ma molto rapido e si realizza conseguirebbe una separazione come unità a sè stante.
nel giro di pochi centimetri (Fig. 5) per riduzione pro- Per il momento, si è ritenuto opportuno considerare le
gressiva della componente glauconitica ed incremento brecce ed i conglomerati del Seno Acquaviva come una
di quella carbonatica (es. nella sezione di Palmariggi). facies particolare delle Calcareniti di Andrano; fra l’al-
Esso è inoltre marcato da una variazione delle associa- tro, essi condividono età e significato paleoambientale
zioni fossilifere. Il contatto è invece brusco e netto nel con i livelli superiori di quest’ultime.
STRATIGRAFIA DEL NEOGENE E QUATERNARIO DEL SALENTO ... Geologica Romana 38 (2005), 31-60 43

Fig. 5 - Passaggio biomicriti glauconitiche-Calcareniti di Andrano nell’area a Nord-Ovest di Porto Badisco, alcune centinaia di metri a Est della stra-
da che da questa località sale verso Uggiano la Chiesa.
– Glauconitic biomicrites-Calcareniti di Andrano transition at NW of Porto Badisco, near Uggiano la Chiesa.

Età e ambiente obbliga ad un riferimento alla Zona a G. conomiozea,


l’ultima consente di escludere da esso la parte basale
Per questi obiettivi sono stati eseguiti esami micropa- della stessa (si veda Foresi et al., 2001 e le relative cita-
leontologici di numerosi campioni, prelevati da altrettan- zioni). Per i nannofossili si rilevano in genere presenze
to numerose località; ovviamente quelli maggiormente più continue e, talvolta, più consistenti di Calcidiscus
indagati sono i livelli inferiori dell’unità, in quanto mar- leptoporus, C. macintyrei, Cyclolithella sp., Helico-
nosi o comunque a maggior componente pelitica, e quin- sphaera carteri, Rhabdosphaera procera, Sphenolithus
di più favorevoli a questo tipo di indagine. abies e Umbilicosphaera sibogae. Non vanno invece
Il risultato analitico suggerisce che quanto già espres- oltre un rinvenimento del tutto raro e sporadico gli altri
so in precedenti pubblicazioni è, con qualche ulteriore taxa (Amaurolithus amplificus, A. delicatus, A. primus,
precisazione, generalizzabile a tutta l’area cartografata. Coccolithus pelagicus, Cricolithus jonesi, Discoaster
In particolare è ben rilevabile che sia le associazioni a brouweri, D. pentaradiatus, D. surculus, D. variabilis
plancton calcareo (foraminiferi e nannofossili), sia quel- s.l., Pontosphaera japonica, Reticulofenestra pseudoum-
le bentoniche (foraminiferi ed ostracodi) sono più diver- bilica). La presenza dei primi due amauroliti, anche se
sificate e ricche nei livelli inferiori e progressivamente si decisamente saltuaria, non lascia dubbi circa l’attribu-
impoveriscono verso l’alto, con precoce scomparsa delle zione delle associazioni a nannofossili alla Zona ad A.
prime (in particolare dei foraminiferi). delicatus - A. amplificus.
Per quanto riguarda i foraminiferi planctonici, tra le Dalle attribuzioni biostratigrafiche eseguite deriva che
forme più abbondanti dei livelli inferiori si ricordano, i livelli inferiori delle Calcareniti di Andrano sono di
Globoturborotalita decoraperta, G. nepenthes, Turbo- pertinenza del Messiniano inferiore (non basale) pre-
rotalita quinqueloba, Globigerinoides gr. obliquus, G. evaporitico.
gr. quadrilobatus, G. bollii, G. gr. seigliei, Orbulina spp. Nel Pozzo Poggiardo (Bossio et al., 1989a), dove la
Tra le forme che comunque possono essere comuni si successione è stata campionata per circa 27 m, per i fora-
cita Globigerina bulloides, Globigerinella pseudobesa, miniferi planctonici si registra: un sensibile impoveri-
Neogloboquadrina acostaensis (sinistrorsa), N. gr. mento sin da poco più di 5 m sopra la base; il cambia-
humerosa. Ai fini biostratigrafici fin dai livelli basali è mento da sinistrorsa a destrorsa della direzione di avvol-
documentabile la presenza di Globorotalia conomiozea, gimento di Neogloboquadrina acostaensis (e quindi il
a cui si possono associare G. miotumida, G. mediterra- limite tra Zona a G. conomiozea e quella a Turborotalita
nea, G. saheliana e G. nicolae. Mentre la prima specie quinqueloba) a circa 13 m sopra la base, pressochè con-
44 Geologica Romana 38 (2005), 31-60 BOSSIO et al.

interna, grazie ad una rapida diminuzione batimetrica nel


passaggio dalle sottostanti biomicriti glauconitiche. Tra i
taxa che caratterizzano queste associazioni, composte da
elementi ad habitat più e meno profondo, si ricordano
Ammonia beccarii, Asterigerinata planorbis, Bolivina
spp. (apenninica, dentellata, leonardii, punctata),
Bulimina spp. (echinata, costata), Burseolina calabra,
Cassidulina cruysi, Cancris auriculus, Cibicides lobatu-
lus, C. refulgens, Cibicidoides pseudoungerianus, Cri-
broelphidium decipiens, Elphidium crispum, E. compla-
natum, Eponides repandus, Florilus boueanus, Globo-
bulimina affinis, G. pyrula, Globocassidulina subglobo-
sa, Gypsina vesicularis, Gyroidinoides altiformis,
Fig. 6 - Affioramento di Calcareniti di Andrano nella zona Sud-Ovest
Gyroidina soldanii, Liebusella rudis, Martinottiella
di Marina Porto, lungo la strada che da Tricase scende al mare. communis, Marginulina costata, Mississippina concen-
– Calcareniti di Andranno formation in the southwestern area of trica, Melonis padanus, M. soldanii, Neoconorbina ter-
Marina Porto.
quemi, N. williamsonii, Oridorsalis stellatus, Pla-
norbulina mediterranensis, Protelphidium granosum,
temporaneo alla comparsa di T. multiloba; associazioni Reussella spinulosa, Rosalina globularis, Spiro-
molto impoverite, oligotipiche, con abbondanti orbuline plectammina carinata, Uvigerina peregrina, U. rutila,
e piccoli foraminiferi indeterminabili tra 15 e 18 m dalla per i foraminiferi. Per gli ostracodi prendono parte alle
base; scomparsa dei foraminferi planctonici (e quindi il associazioni dei livelli inferiori Acantocythereis histrix,
limite Zona a T. quinqueloba - Zona Sterile) a 18 m. Per Aurila convexa, A. freudenthali, A. gr. convexa, A. phi-
le associazioni a nannofossili calcarei dello stesso pozzo lippi, Bairdia aff. longevaginata, Callistocytere pallida,
si evidenzia il generale carattere di povertà, spesso di C. antoniettae, C. assueta, C. joachinoi, Carinocythereis
oligotipia, senza un preciso significato stratigrafico; da galilea, Celtia quadridentata, Cytherella aff. vulgata,
rilevare ancora la loro solita maggiore diversificazione Cytheridea neapolitana, Eucytherura complexa, E. rus-
specifica nel tratto iniziale della formazione e la loro soi, Grinioneis haidingeri, Heliocythere magnei,
assenza in quello terminale (Zona Sterile). Tra le forme Hiltermannicythere aff. rubra, Keijella lucida, Lepto-
di rinvenimento più continuo si ricordano Calcidiscus cythere sanmarinensis, L. tenuis, Loxoconcha agilis, L.
macintyrei, Helicosphaera carteri, Rhabdosphaera pro- cristatissima, L. rhomboidea, L. variesculpta, Neo-
cera, Sphenolithus abies e Umbilicosphaera sibogae. cytherideis fasciata, Nonurocythereis semilunum,
Sono state comunque riscontrate situazioni alquanto Olimfalunia sicula, Pachicaudites ungeri, Para-
diverse in termini di spessori. Ad esempio nella zona a cytheridea bovettensis, P. triquetra, Pokornyella
Nord di M. Ferrari, a Ovest di Porto Badisco, le associa- devians, P. italica, Ruggieria tetraptera, Semicytherura
zioni oligotipiche ad Orbulina sono presenti già a circa inversa, S. raulini, Xestoleberis dispar, X. plana, X. rey-
3,50 m sopra la base della formazione e a 4 m il plancton menti.
a foraminiferi è già scomparso. Quindi è evidente che in A pochi metri dalla base le associazioni perdono le
un trend generalizzato di progressivo impoverimento del loro componenti più profonde, mentre alcune di quelle
plancton calcareo si sovrappone l’influenza di situazioni più costiere aumentano la loro rappresentanza quantita-
locali. Se questa tendenza verso un impoverimento tiva, a significare una apprezzabile diminuzione batime-
microfaunistico e floristico è nella norma in un regime di trica. Ad altezza variabile nella formazione (ad esempio,
progressiva diminuzione batimetrica, come deriva dalle
variazioni verticali delle associazioni bentoniche, la pre-
senza di microfaune costituite soprattutto da eccezionali
abbondanze di orbuline colloca il quadro paleogeografi-
co dei carbonati salentini in un intervallo messiniano di
evoluzione mediterranea verso condizioni nella massa
d’acqua ed al fondo del tutto particolari, soprattutto per
salinità ed ossigenazione. La tendenza verso una diminu-
zione di profondità in regime di deterioramento ambien-
tale è ben avvertibile anche dalle associazioni bentoni-
che. Quello che in merito a ciò abbiamo già espresso nel
lavoro relativo al Pozzo Poggiardo (Bossio et al., 1989a)
è stato confermato dalle successive campionature. In sin-
tesi, le associazioni a foraminiferi bentonici e ad ostra-
codi dei livelli inferiori sono le più diversificate, in Fig. 7 - Lumachelle a Cardium nelle Calcareniti di Andrano dell’area
di Vitigliano.
ragione della loro appartenenza ad un contesto ambien- – Concentration of Cardium in the Calcareniti di Andrano outcrop-
tale in prossimità del limite tra le zone nerica esterna ed ping near Vitigliano.
STRATIGRAFIA DEL NEOGENE E QUATERNARIO DEL SALENTO ... Geologica Romana 38 (2005), 31-60 45

a 13 m nel Pozzo Poggiardo, a 3,50 m al M. Ferrari) Bossio et al. quasi venti anni dopo (1986), ma la forma-
anche le associazioni bentoniche si impoveriscono sen- zione è stata formalizzata dagli stessi Autori solo nel
sibilmente, ma in esse possono assumere importanza 2002, indicandone come area-tipo quella circostante l’a-
numerica Bulimina echinata, Bolivina dilatata e B. den- bitato di Lèuca e come stratotipo la successione del pro-
tellata. Questa triade, che in altre parti della penisola ita- montorio di Punta Ristola. La formazione è stata istituita
liana caratterizza intervalli sedimentari prossimi alle soprattutto per comprendervi brecce e conglomerati, la
evaporiti, ha la capacità di adattarsi anche a modeste sua espressione sedimentaria più ubiquitaria e più estesa
profondità in condizioni ambientali particolari per salini- caratterizzante la base del Pliocene. Nonostante che a più
tà e/o ossigenazione (Salvatorini, 1968; Bossio et al., riprese fosse stata auspicata una loro separazione almeno
1986a). Con un ambiente di acque basse, salinità supe- a livello di membro, per motivi di praticità vi sono stati
riore alla media e scarsa ventilazione al fondo (v. anche inclusi anche i piccoli lembi di marne chiare e di biomi-
l’abbondanza di Corbula nei livelli della Zona a T. quin- criti glauconitiche che si rinvengono sporadicamente
queloba del Pozzo Poggiardo) l’area salentina in studio sopra le brecce e i conglomerati ma che non sono carto-
è ben allineata con le altre aree mediterranee nel proces- grafabili separatamente per l’esiguità dei loro affiora-
so evolutivo di progressivo deterioramento ambientale menti. Solo nell’area considerata in questa nota le marne
che conduce alla “crisi di salinità” e quindi alle evapori- hanno un’estensione tale da poter essere rappresentate in
ti. Nel Salento tuttavia questo obiettivo finale viene ini- carta e distinte come unità a se stante che abbiamo deno-
bito dall’ulteriore sollevamento che anzi fa transitare il minato Membro di Palmariggi, dal nome della sua area-
paesaggio acquatico attraverso una fase salmastra prima tipo (circostante il centro abitato). Si ricorda inoltre che
della sua completa estinzione ed emersione dell’area. recentemente Bosellini et al. (1999) considerano (anche
Nei pressi di Castiglione d’Otranto sono state infatti rin- se con dubbio) del Messiniano terminale la Formazione
venute, al tetto delle Calcareniti di Andrano, associazio- di Lèuca e la parte grossolanamente clastica di questa
ni salmastre costituite da frequenti Ammonia tepida, come il risultato dello smantellamento subaereo durante
Cribrononion articulatum e pochi altri foraminiferi, l’emersione della Penisola Salentina nel corso del “low-
nonchè dagli ostracodi Cyprideis spp. e Loxoconcha stand” legato alla “crisi di salinità” del Messiniano medi-
mülleri. terraneo. Come replica a quanto interpretato da questi
Associazioni salmastre analoghe, ma con abbondanti Autori rimandiamo, comunque, a quanto già osservato da
Cassidulinita prima ed ostracodi incrostati e mal conser- Bossio et al. (2002, p. 142).
vati appartenenti ai generi Amnicythere, Cypria,
Ciprideis e Tyrrhenocythere, sono state rinvenute anche Caratteristiche
in una plaga marnosa all’interno dell’affioramento isola-
to del Seno Acquaviva, giacente, come già detto, diretta- Brecce e conglomerati- Rappresentano il litotipo basa-
mente sul pre-Neogene. C. prima è una forma che gli le e l’espressione più caratterizzante della formazione, se
scriventi hanno avuto l’opportunità di conoscere nel non altro perchè costantemente presente; nell’area sono
Miocene della Toscana, del quale essa caratterizza i sedi- diffusi da Nord a Sud e giacciono in discordanza su unità
menti solo debolmente salmastri del Messiniano inferio- diverse del Miocene e del pre-Neogene. Talora il contat-
re pre-evaporitico e del Messiniano terminale in facies di to avviene su una superificie molto ripida, quasi vertica-
lago-mare a seguito della “crisi di salinità”. Nel caso del le, spesso costituita da uno specchio di faglia a mo’ di
Salento abbiamo sopra detto che quest’ultima non ha sponda, talaltra la superficie di trasgressione si presenta
avuto modo di espletarsi perchè già emerso al momento dolcemente inclinata e, quando libera almeno parzial-
della precipitazione delle evaporiti del Mediterraneo. In mente dal sedimento soprastante, ben levigata ed ondu-
ragione di ciò, riteniamo che l’affioramento del Seno lata. Molto spesso è palese che il contatto taglia strati
Acquaviva rappresenti un lembo residuale di una facies diversi delle unità sottostanti.
regressiva impostatasi sulla scarpata, per qualche motivo A costituire il sedimento trasgressivo sono brecce e
già denudata, nelle ultime fasi del sollevamento allorchè conglomerati (Fig. 8-9) in un ammasso caotico, disorga-
la sovrastante piattaforma era emersa. Tra l’altro, i sedi- nizzato e non stratificato, ad elementi carbonatici di
menti giacciono una cinquantina di metri sotto la fascia unità diverse (mioceniche, cretaciche, etc.), eccezional-
continua degli affioramenti delle Calcareniti di Andrano mente di una sola unità, eterometrici (dal millimetro ai
e non abbiamo rinvenuto traccia di elementi tettonici nei 50-60 cm, raramente di 1 m o oltre). In genere gli ele-
dintorni. menti a spigoli vivi e quelli elaborati sono associati in
uno stesso deposito e la prevalenza degli uni o degli altri
Formazione di Lèuca dipende dalle zone; ricorrenti comunque anche i casi in
cui un solo tipo costituisce pressochè l’intero affiora-
Questa unità fu individuata per la prima volta nella mento. A luoghi il deposito è clasto-sostenuto oppure
zona di Capo d’Otranto e descritta sotto la voce “conglo- con matrice più o meno abbondante (carbonatica, mar-
merati e brecce” da Giannelli et al. (1965), i quali più nosa, sabbiosa, calcarenitica, microconglomeratica).
tardi (1966) ne perfezionarono le conoscenze, estenden- Caratteristica assai diffusa del tratto basale è la presenza
dole (1968) anche alla zona di Lèuca. Il nome è stato di plaghe più o meno estese di una matrice calcarea
introdotto nella letteratura geologica del Salento da molto tenace, massiccia, color vinaccia o marrone scuro;
46 Geologica Romana 38 (2005), 31-60 BOSSIO et al.

superiore e il passaggio al Membro di Palmariggi, anche


qui non cartografabile).
Membro di Palmariggi- Si tratta di marne massicce,
bianco-sporco, con sparsi fossili (Amusium, Chlamys,
Neopycnodonte), del tutto simili ai “trubi” della Sicilia
(Fig. 10). Nell’area-tipo, dove sono esposte per una deci-
na di metri, esse sono leggermente sabbiose e di colore
giallo chiaro; la stratificazione non è evidente, ma talora
è evidenziata da sottili livelli induriti e spesso ossidati,
anche se discontinui e non del tutto regolari. Se nell’a-
rea-tipo vi sono numerose esposizioni (specialmente
lungo le strade di accesso a Palmariggi e nel taglio della
superstrada Otranto-Maglie, poco a Sud dello stesso
paese) che hanno consentito il rilievo cartografico del-
Fig. 8 - Brecce e conglomerati della Formazione di Lèuca al Porto di
Otranto. l’unità, in altre zone gli affioramenti sono tali da non
– Breccias and conglomerates of the Formazione di Lèuca at the consentire tale operazione. Così nella baia di Otranto
Otranto Port. (sotto le mura della città), nei già citati tagli della strada
Porto Badisco-Uggiano, del canale presso M. Ferrari
nei relativi blocchi sparsi sul terreno (o accatastati sui (dove le marne si possono seguire per vari metri, ma solo
muri divisori delle proprietà) e liberi dai clasti appare nel canale) e della strada Castro-Vignacastrisi, nonchè,
come un calcare “cariato”. Qua e là sono presenti sacche poco a N, nella vallecola che da Est di Mass. S.Nicola
più o meno grandi di sabbia fine o grossolana, lenti sot- scende verso il mare. Sono state inoltre incontrate pres-
tili di calcari laminitici verdolini o giallastri, argille e so Casamassella, nell’area tra Specchiagallone e
marne chiare. Il colore d’insieme è biancastro. I macro- Minervino, oltrechè a Est di quest’ultimo, presso
fossili sono alquanto saltuari e rappresentati soprattutto Marittima. Nell’area tra Castiglione d’Otranto e Tricase,
da Ostrea; in qualche caso sono stati osservati Chlamys il membro si presenta costituito non solo dalla tipica
e Spondylus. Lo spessore è variabile ma contenuto in facies marnosa ma anche da marne sabbiose giallastro-
genere in alcuni metri; eccezionalmente può raggiunge- chiare molto friabili, sabbie marnoso-calcaree a grana
re la trentina di metri. fine bianco-giallastre e calcareniti friabili o compatte
Tra le migliori esposizione delle brecce e conglomera- (quest’ultima facies si avvicina molto a quella della
ti citiamo, a titolo di esempio, quella della parte antistan- Formazione di Uggiano la Chiesa). La stratificazione è
te il Porto di Otranto (Fig. 8) e del vicino taglio stradale poco marcata, ma talora evidenziata da sottili (millime-
a Est di Punta S. Nicola (dove è ottimamente esposto il trici o centimetrici) livelli calcarei. I fossili sono fre-
contatto con le Calcareniti di Andrano), quella del cana- quenti, spesso in frammenti e concentrati in lenti, rap-
le artificiale antistante M. Ferrari (dove è ben osservabi- presentati da Amusium, Pecten, Chlamys, Terebratula,
le la base e il passaggio al soprastante Membro di echinidi, balanidi, ecc.
Palmariggi, qui non cartografabile), quella del taglio Il passaggio brecce e conglomerati- Membro di
della strada Porto Badisco-Uggiano (specialmente per la Palmariggi avviene spesso regolarmente per aumento
parte superiore dell’unità), quella della parete della stra- della matrice marnosa nei primi, ma in alcuni casi risul-
da che sale verso Castro (dove affiora la parte inferiore) ta alquanto irregolare e di tipo erosionale. Significativa è
e della strada Castro-Vignacastrisi (che mostra la parte poi la presenza di grosse sacche di clasti o ciottoli isola-

Fig. 10 - Affioramento di marne calcaree della Formazione di Lèuca


Fig. 9 - Brecce e conglomerati della Formazione di Lèuca nei pressi di (Membro di Palmariggi) lungo la strada Maglie-Otranto, nei pressi di
Casamassella (a Nord di Uggiano la Chiesa). Palmariggi.
– Breccias and conglomerates of the Formazione di Lèuca outcrop- – Calcareous marls of the Formazione di Lèuca (Membro di
ping near Casamassella (N of Uggiano la Chiesa). Palmariggi) along the Maglie-Otranto road, near Palmariggi.
STRATIGRAFIA DEL NEOGENE E QUATERNARIO DEL SALENTO ... Geologica Romana 38 (2005), 31-60 47

ti nella parte inferiore delle marne del membro (v. più guentemente di pertinenza della parte iniziale dello
avanti). Zancleano. È comunque alquanto verosimile che essi
Biomicriti glauconitiche- Giacciono sulle marne del costituiscano un sedimento eterocrono, pur sempre nel-
Membro di Palmariggi o direttamente su brecce e con- l’ambito dello stesso piano, a seguito di una possibile
glomerati, ma non è mai stato possibile osservare diretta- trasgressione diacrona; questa ipotesi è basata esclusi-
mente il contatto. Si tratta di affioramenti limitati a pochi vamente sulla vicinanza alla fascia grossolanamente
metri di estensione e entro i 2,50 m di altezza, nei quali clastica dei sedimenti più recenti del soprastante mem-
le glauconiti si presentano in genere alquanto friabili, di bro. Su questo argomento torneremo nelle conclusioni.
colore dal giallo verdognolo al verde scuro (Fig. 11), con Dello Zancleano sono anche le marne del Membro di
ricorrenti fossili (soprattutto Amusium, Chlamys, Palmariggi, ricchissime di plancton. Nel loro tratto infe-
Neopycnodonte) e bioturbazioni di forma cilindrica e riore esse contengono ancora la Zona a S. seminulina
diametro di qualche centimetro, sporgenti talora sulle seminulina e quella a D. variabilis s.l.. Con la compar-
superfici di esposizione. Non sono stratificate, ma pre- sa di Globorotalia margaritae e di Amaurolithus tricor-
sentano sottili (2-3 cm di spessore) livelli induriti ad niculatus le marne proseguono nella omonima zona dei
andamento irregolare, i quali potrebbero corrispondere a due gruppi di organismi. Se solo nella parte sommitale
diastemi. dell’esposizione della baia di Otranto abbiamo rinvenu-
Sono state osservate presso Mass. Cutura grande a Sud to la documentazione dell’appartenenza delle marne
di Palmariggi, lungo la strada Porto Badisco-Uggiano alle successive Zone a Globorotalia puncticulata - G.
(Fig. 11) e nelle immediate vicinanze a Ovest di questa, margaritae ed a Sphenolithus abies, ben più ampia è la
nella zona a NE di Poggiardo (e nel Pozzo Poggiardo) e documentazione del proseguimento del Membro di
tra Poggiardo e Vaste, lungo la strada Castro- Vigna- Palmariggi nella Zona a G. puncticulata e in quella a
castrisi (al termine dell’esposizione marnosa), nella val- Discoaster tamalis (parte inferiore). A tali biozone
lecola che da poco a Est di Mass. S. Nicola scende a appartengono infatti almeno buona parte dei sedimenti
Castro Marina. del membro affioranti nell’area-tipo e in quella compre-
sa tra Castiglione d’Otranto e Depressa e tra questa e la
Età e ambiente zona di Tricase. Nelle relative associazioni a foramini-
feri è presente G. puncticulata, in genere abbondante e
Nel tratto più basso delle brecce e conglomerati i accompagnata oltre che da saltuari esemplari di G. mar-
campioni esaminati sono risultati o privi di resti di orga- garitae, da Globigerinoides elongatus, G. emeisi, G.
nismi, o costituiti da sole associazioni bentoniche o da ruber, Globoturborotalita apertura, G. sallentina; nelle
associazioni con plancton calcareo. In questo ultimo associazioni a nannofossili si rinvengono il taxon zona-
caso, per quel che concerne i foraminiferi planctonici si le e altre forme significative come Crenalithus doroni-
evidenzia la spesso esclusiva ed abbondante Turborota- coides, Discoaster asymmetricus, Gephyrocapsa spp.,
lita quinqueloba; talvolta al taxon si accompagna qual- Helicosphaera sellii, Pseudoemiliania lacunosa e
che raro esemplare di Globoturborotalita nepenthes, Reticulofenestra pseudoumbilica (solo per un tratto).
Sphaeroidinellopsis seminulina seminulina, Neoglobo- Per quel che concerne infine le biomicriti glauconiti-
quadrina acostaensis, Globigerinoides bollii, G. obli- che, gli sporadici affioramenti registrano la Zona a G.
quus extremus e Orbulina suturalis. Per i nannofossili si puncticulata - G. margaritae o quella a G. puncticulata
fa presente, invece, che quantitativamente meglio rap- per i foraminiferi, la Zona a S. abies o quella a D. tama-
presentati risultano Calcidiscus macintyrei, Coccolithus lis (parte inferiore) per il nannoplancton calcareo; rive-
pelagicus, Helicosphaera carteri, Reticulofenestra
pseudoumbilica, Sphenolithus abies e Umbilicosphaera
sibogae. A questi taxa si associano, talvolta,
Amaurolithus delicatus, A. primus, Calcidiscus leptopo-
rus, Cricolithus jonesi, Discoaster brouweri, D. chal-
lengeri, D. pentaradiatus, D. stellulus, D. surculus, D.
variabilis s.l., Pontosphaera multipora, P. japonica,
Rhabdosphaera procera, Schyphosphaera spp. e
Sphenolithus neoabies. La quantità e la diversità speci-
fica del plancton aumentano verso l’alto; nella parte
superiore dell’unità ruditica ai taxa citati tra i foramini-
feri possono così aggiungersi Globigerinoides seigliei,
G. aff. mitra, G. fragilis, Neogloboquadrina humerosa,
Globigerinella pseudobesa, Globorotalia scitula e
Sphaeroidinellopsis seminulina penedehiscens. Il planc-
ton calcareo indica che brecce e conglomerati apparten- Fig. 11 - Biomicriti glauconitiche della Formazione di Lèuca nell’area
a Nord-Ovest di Porto Badisco, poco ad Ovest della strada per
gono alla Zona a Sphaeroidi-nellopsis seminulina semi- Uggiano la Chiesa.
nulina e alla Zona a Discoaster variabilis s.l. dei rispet- – Glauconitic biomicrites of the Formazione di Lèuca at NW of Porto
tivi gruppi; in termini cronostratigrafici essi sono conse- Badisco, near the road to Uggiano la Chiesa.
48 Geologica Romana 38 (2005), 31-60 BOSSIO et al.

lano, quindi, una eteropia con il Membro di Palmariggi. B. usensis, Bulimina minima, B. subulata, Buliminella
Se si considera che la complessiva ripartizione bio- gr. aldrovandii, Cassidulina carinata, Cibicidoides
stratigrafica della Formazione di Lèuca è ricoperta da pseudoungerianus, Dorothia gibbosa, Globobulimina
poche decine di metri di sedimenti, per di più in buona affinis, Globocassidulina subglobosa, Gyroidina solda-
parte grossolani, e, per contro, che in successioni a sedi- nii, Heterolepa bellincionii, Marginulina costata,
mentazione molto più lenta lo stesso intervallo ha spes- Martinottiella communis, M. perparva, Melonis pada-
sori ben maggiori, ne consegue che la formazione è nus, M. soldanii, Neoeponides screibersii, Oridorsalis
affetta da lacune e la presenza della glauconite ne è una stellatus, Planulina ariminensis, Ramulina globulifera,
testimonianza palese come abbiamo visto per la Pietra Siphonina planoconvexa, Textularia aciculata, Uvige-
leccese. Nel caso della formazione zancleana non vi rina peregrina, U. rutila; per gli ostracodi Acanto-
sono però affioramenti utili per documentare biostrati- cythereis histrix, Bairdia conformis, B. longevaginata,
graficamente questa deduzione; tra le eccezioni ricordia- Bosquetina dentata, Callistocythere flavidofusca, C. aff.
mo quella delle biomicriti glauconitiche della Zona a G. intricatoides, C. pallida, Carinocythereis whitei,
puncticulata - G. margaritae giacenti su sedimenti ciot- Carinovalva aquila, Costa batei, C. edwarsi, Cytherella
tolosi in matrice marnosa o su marne della Zona a S. terquemi, Cytherelloidea creutzburgi, Cytheropteron
seminulina seminulina nei pressi della strada Porto alatum, Echinocythereis scabra, Eucythere curta,
Badisco- Uggiano e nella zona di Castro. Comunque, Eucytherura complexa, E. gibbera, E. patercoli, E. rug-
dall’ubicazione delle campionature esaminate riteniamo gierii, Grinioneis haidingeri, Hemicytherura gracilico-
probabile che anche il Membro di Palmariggi e/o il con- sta, Kangarina abyssicola, Krithe pernoides, K. spp.,
tatto tra questo e le sottostanti brecce e conglomerati, tra Loxoconcha bonaducei, L. aff. bonaducei, L. ovulata,
l’altro di tipo erosionale in alcuni casi, siano interessati Neonesidea corpulenta, Occultocythereis dohrni,
da hiatus. Pachycaudites attenuata, Parakrithe datylomorpha,
Per quel che concerne l’ambiente deposizionale, la Paracytheridea triquetra, Pterygocythereis ceratoptera,
tipologia litologica e la posizione nel contesto stratigra- P. jonesi, Rectobuntonia rectangularis, Ruggieria
fico-dinamico (sedimento di base della trasgressione) tetraptera, Semicytherura acuminata, S. dispar, S. inver-
conferiscono inequivocabilmente a brecce e conglome- sa, Tetracytherura angulosa.
rati il significato di deposito di ambiente costiero ad ele- In ragione dei numerosi campioni esaminati, difficoltà
vata energia. Ad indicare acque almeno inizialmente di oggettive si incontrano nello stabilire il limite di compe-
modesta profondità intervengono sia le sporadiche tenze batimetriche tra brecce e conglomerati e soprastan-
macrofaune (con Ostrea, Spondylus), sia le microfaune; ti marne del Membro di Palmariggi. Infatti, spesso non è
queste ultime, nel tratto inferiore dell’unità, oltre ad possibile stabilire in una sezione il limite stratigrafico tra
essere prive di plancton o con plancton specializzato o le due unità, in quanto obliterato dal fatto che il rapido
molto povero di specie e di esemplari, mostrano una approfondimento, verosimilmente con accelerazioni
diversità specifica molto bassa. A costituirle sono alcu- repentine per “strappi” tettonici, avrebbe determinato lo
ne delle seguenti specie che prediligono la parte meno scivolamento di masse più o meno grandi di brecce e
profonda della zona neritica interna: per i foraminiferi, conglomerati e di elementi isolati di esse nelle marne
Ammonia beccarii, Asterigerinata planorbis, Cancris causando apparenti ripetizioni dell’unità grossolanamen-
auriculus, Cibicides lobatulus, C. refulgens, Cribro- te clastica lungo una sezione. Certo è che quando la fra-
elphidium decipiens, Elphidium crispum, E. macellum, zione marnosa inizia ad essere abbonante, le profondità
Epistominella lecalvezi, Florilus boueanus, hanno raggiunto valori compatibili con quelli della parte
Fursenkoina schreibersiana, Patellina corrugata, più profonda della zona neritica esterna. Sono evidenza
Protelphidium granosum, Reussella spinulosa, Rosalina di ciò, oltre alle elevate quantità di plancton, che di
globularis, Spirillina vivipara; per gli Ostracodi norma superano quelle del benthos, e alla pressochè tota-
Acantocythereis histrix, Aglaiocypris sp., Aurila gr. con- le assenza di forme bentoniche di acque basse (saltuaria-
vexa, Callisto-cythere pallida, Carinocythereis whitei, mente si incontrano individui di queste forme “spiazza-
Costa edwarsi, Cyprideis sp., Cytheridea neapolitana, ti” da zone più superficiali), una diversità specifica ele-
Hiltermanni-cythere aff. turbida, Loxoconcha ovulata, vata, alla quale possono concorrere oltre ai taxa profon-
Paracytheri-dea triquetra, Semicytherura incongruens, di prima nominati: per i foraminiferi, Anomalinoides
Xestoleberis communis. La presenza in alcuni casi di ornatus, Bigenerina nodosaria, Bolivina aenariensis, B.
oogoni di Charophytae, Ammonia tepida, Cribrononion olata, B. italica, B. placentina, Bulimina costata, B.
articulatum, Cyprideis torosa e Loxoconcha elliptica, è inflata, Cancris oblongus, Cassidulina cruysi,
l’evidenza che la salinità risentiva di apporti dulcicoli Cibicidoides italicus, C. robertsonianus, C. ungerianus,
dall’entroterra. Chrysalogonium obliquatum, Dentalina filiformis, D.
In genere le associazioni bentoniche divengono ben inflexa, Dimorphina tuberosa, Discoanomalina semi-
presto più ricche di specie e già a pochi metri dalla base punctata, Gyroidinoides laevigatus, Heterolepa derto-
dell’unità possono entrare a far parte di esse alcuni dei nensis, Hoeglundina elegans, Karreriella bradyi,
seguenti taxa a significato più profondo di quelli prima Lagena foveolata, Lenticulina spp. (tra cui echinata,
nominati: per i foraminiferi, Anomalinoides helicinus, dilecta, orbicularis, vortex), Liebusella rudis, Lingulina
Bolivina apenninica, B. lucana, B. dilatata, B. punctata, multicostata, L. seminuda, Marginulina hirsuta,
STRATIGRAFIA DEL NEOGENE E QUATERNARIO DEL SALENTO ... Geologica Romana 38 (2005), 31-60 49

Mucronina gemina, Nodosaria spp. (con calomorpha, Lauro Vecchio. I risultati hanno portato ad attribuire la
longiscata, ovicula, radicula, raphanistrum, vertebralis, Formazione di Uggiano la Chiesa all’intervallo compre-
etc.), Orthomorphina bassanii, O. challengeriana, so tra la parte superiore delle zone a Globorotalia aemi-
Planularia auris, P. elongata, Pleurostomella alternans, liana ed a Discoaster pentaradiatus e la parte rispettiva-
Saracenaria italica, Siphonina planoconvexa, S. reticu- mente sommitale e superiore della Zona a G. inflata e
lata, Stilostomella spp. (tra cui advena, aspera, fistuca, della Zona a Crenalithus doronicoides; quindi, in termi-
hispida, monilis, papillosa), Siphotextularia affinis, ni cronostratigrafici, al Piacenziano sommitale- Santer-
Trifarina fornasinii, Vaginulina margaritifera, V. striatis- niano basale.
sima, Vaginulinopsis bononiensis, V. tricarinatus; per gli
ostracodi Argilloecia acuminata, A. robusta, Buntonia Caratteristiche
dertonensis, B. robusta, B. sublatissima, Bythocypris
bosquetiana, B. producta, Cytherella vulgata, Cythero- Nei limiti dell’area rilevata la formazione si estende
pteron lancei, C. aff. punctatum, C. sulcatum, Henry- ampiamente, livellando le preesistenti depressioni, a Est
howella asperrima. e a Ovest della fascia delle unità cretacico-mioceniche (a
L’ambiente di piattaforma esterna profonda, instaurato- direzione SE-NW) congiungente S. Cesarea Terme a
si già nelle cronozone a S. seminulina seminulina ed a D. Cànnole. Nel settore occidentale dà luogo ad un’area
variabilis s.l., si mantiene inalterato fino alle cronozone a pianeggiante, nella quale, se si esclude la zona delle cave
G. puncticulata ed a D. tamalis. Da evidenziare che: a Nord di Poggiardo, gli affioramenti scarseggiano e
- già a partire dalla Cronozona a S. seminulina seminu- sono limitati a piccole pareti o tagli artificiali, ubicati
lina si instaura un’attività idrodinamica elevata da parte soprattutto al contatto con le unità sottostanti o in vici-
di correnti, la cui azione erosiva e/o di inibizione della nanza di esso. Nell’area orientale, anche se non manca-
sedimentazione interessa zone diverse in tempi diversi (e no blande ondulazioni, forma una superficie nelle sue
le biomicriti glauconitiche giacenti su biozone diverse linee generali degradante dolcemente verso il mare della
ne sono un’evidenza); zona otrantina; ottime esposizioni si rinvengono soprat-
- nei sedimenti della Zona a G. puncticulata del Mem- tutto a Sud di Otranto (Fig. 12), tra l’altopiano costiero e
bro di Palmariggi dell’area compresa tra Castiglione il Canale Carlo Magno, nonchè, più a Sud, nella Zona a
d’Otranto e Tricase e soprattutto in quelli sabbiosi e cal- Est di Uggiano la Chiesa.
carenitici, sono state riscontrate abbondanti frantumaglie La formazione presenta un’ampia variabilità nell’am-
di resti di organismi vari, soprattutto briozoi, e microfau- bito delle rocce carbonatico-detritiche, sia per composi-
ne bentoniche in cui ai taxa profondi prima citati si asso- zione, sia per grana o per compattezza. Da sabbie calca-
ciano più o meno numerose forme di acque basse, alcu- reo-organogene poco cementate si passa a calcari detriti-
ne anche discretamente rappresentate (es. Ammonia bec- co-organogeni più o meno friabili, talvolta marnosi
carii, Asterigeinata planorbis, Cancris auriculus, soprattutto nel tratto inferiore dell’unità, con prevalente
Cibicides lobatulus, C. refulgens, Elphidium crispum, E. grana medio-fine, a calcari con quantità variabile di
complanatum, Florilus boueanus, Reussella laevigata, componente marnosa; nella parte superiore sono spesso
R. spinulosa, Rosalina globularis tra i foraminiferi; presenti calcari bioclastici grossolani, talora teneri talal-
Aurila gr. convexa, A. punctata, Loxoconcha rhomboi- tra tenaci (Fig. 13). Queste tipologie litologiche possono
dea, L. versicolor, Urocythereis favosa, Xestoleberis variamente alternarsi lungo una stessa sezione, od esse-
communis, X. decipiens tra gli ostracodi). Questo consi- re prevalenti in determinate aree. Ad esempio, nell’area-
stente afflusso di organismi da zone più superficiali tipo prevalgono biomicriti marnose e solo alla sommità
verso quelle più profonde può essere dovuto a movimen- compaiono livelli bioclastici grossolani; nella zona a
ti di sollevamento in atto in alcune aree oppure, più vero- Nord di Poggiardo si nota una porzione inferiore più
similmente, a trasporto ed accumulo da parte di correnti.

Formazione di Uggiano la Chiesa

La formazione è stata istituita da Alvino (1966) e ne


sono un sinonimo più recente le “Sabbie di Uggiano”
della cartografia ufficiale (Largaiolli et al., 1969; Rossi,
1969a, b; Martinis, 1970). Anche se non esplicitamente
indicata, dal lavoro di Alvino è evidente che l’area-tipo
dell’unità è quella della fascia prospiciente il mare, com-
presa tra Otranto e Uggiano la Chiesa. Per l’evoluzione
più recente delle conoscenze su quest’area in relazione
alla formazione, si rimanda alla breve sintesi di Bossio
et al. (1989c), i quali hanno peraltro realizzato uno stu-
dio micropaleontologico (foraminiferi, nannofossili cal- Fig. 12 - Formazione di Uggiano la Chiesa lungo un taglio stradale a
carei ed ostracodi) di una sezione completa dell’unità, Sud-Ovest di Otranto.
ubicata circa 2 km a Sud di Otranto, nella zona di Monte – Formazione di Uggiano la Chiesa along a cut road at SW of Otranto.
50 Geologica Romana 38 (2005), 31-60 BOSSIO et al.

omogenea e più friabile, costituita da biomicriti a grana Giuggianello). Quando mancano queste litologie basali
da fine a media e con una certa componente marnosa, e l’unità trasgredisce direttamente con “calcareniti” gros-
una parte superiore più grossolana e tenace, formata solane e tenaci (ad esempio nella zona di Mass. Serra a
soprattutto da biospariti. La stratificazione è più o meno SE di Palmariggi), talvolta giacenti su una sottile super-
evidente, con livelli mediamente di qualche decimetro di ficie indurita rosso-ematitica. In tutti i casi al contatto si
spessore; ricorrenti, comunque, anche quelli centimetri- osservano tasche di erosione e fessure nel substrato fino
ci o metrici. Il colore prevalente è giallastro, ma non a 1-2 m di profondità riempite dal sedimento di neofor-
mancano livelli o intervalli grigi o addirittura biancastri. mazione. Lo stesso dicasi allorchè, caso di gran lunga
Elementi caratterizzanti sono inoltre bioturbazioni e più ricorrente, la base della Formazione di Uggiano la
fossili, ambedue diffusi e talora molto frequenti. Tra i Chiesa è contraddistinta da un livello conglomeratico
secondi, a luoghi concentrati a formare giacimenti molto spesso da pochi a circa 100 cm (in corrispondenza di
ricchi, si ricordano soprattutto bivalvi (Arctica, solo nei tasche e ondulazioni nel substrato), in media da 15 a 30
livelli più recenti dove può dar luogo a “nidi”, Chlamys, cm, ben individuabile e seguibile per il suo colore d’in-
Dosinia, Equipecten, Flabellipecten, Glossus, Ostrea, sieme bruno intenso (non mancano tonalità verdastre)
Pecten, Venus, tra gli altri), gasteropodi, scafopodi, bra- conferitogli dagli elementi, in genere molto concentrati
chiopodi, echinidi, balanidi, anellidi (Ditrupa può pre- (Fig. 14-15). Questa tonalità dei clasti, ben appariscente
sentarsi molto concentrata), coralli isolati, briozoi, sulla tinta giallastra della matrice biomicritica e di inten-
alghe, ittioliti, crostacei. Ben noto è il giacimento presso sità decrescente dalla loro pellicola esterna verso l’inter-
Otranto di questi due ultimi gruppi, studiato da Menesini no, è relazionabile ad un processo di fosfatizzazione,
(1967) per i primi e da Varola (1965) per i secondi. tant’è che ricorrenti sono anche i noduletti puramente
Lo spessore massimo non supera i 60 m. La giacitura apatitici (sparsi anche per 1 m ed oltre nel sedimento
della Formazione di Uggiano la Chiesa è trasgressiva su soprastante) frammisti agli elementi rocciosi fosfatizza-
espressioni sedimentarie diverse, in termini di litologie e ti. I clasti sono in genere costituiti da litologie diverse, di
biozone, della Formazione di Lèuca o, addirittura, su ter- dimensioni medie inferiori ai 10 cm (eccezionalmente
mini miocenici e pre-neogenici, rispetto ai quali eviden- possono raggiungere i 50-80 cm di diametro), di forma
zia peraltro una marcata discordanza. Il contatto spesso irregolare ma alquanto elaborati. Nella matrice, variabi-
non è osservabile direttamente ma, almeno la sua ubica- le in quantità a seconda dei luoghi, sono ricorrenti i fos-
zione, è ben intuibile su base morfologica in quanto l’i- sili con prevalenza di Ostrea (anche di grosse dimensio-
nizio dell’unità corrisponde al bordo di una zona pianeg- ni) e Chlamys. Presenti anche Flabellipecten, Spondylus,
giante. Di sovente, il contatto è molto inclinato, ad anda- Amusium, Conus, echinidi, balanidi, coralli, denti di
mento pressochè rettilineo almeno nelle sue linee gene- pesci. Nei clasti, così come sulla superficie o nei ciotto-
rali e parallelo alle locali deformazioni di stile rigido. li del substrato, si notano spesso fori di litodomi. Da
Questo fa supporre sponde ripide nel substrato, determi- segnalare che nel livello sono presenti localmente alcuni
nate da specchi di faglie (ad esempio, buona parte dei ciottoli non aggrediti da fosfatizzazione e/o pisoliti bau-
due lati della struttura di Palmariggi, il lato occidentale xitiche e/o quantità variabili di glauconite (che può
di quella a Est di Poggiardo-Giuggianello e di quella a caratterizzare per 1-3 m di altezza anche il soprastante
Sud di Otranto). Talora, specialmente laddove il contat- sedimento, conferendogli una caratteristica picchiettatu-
to è alquanto ripido, alla base è presente una breccia ra), forse rimaneggiata dai livelli del Pliocene Inferiore;
spesso monogenica e di alcuni centimetri di spessore (ad inoltre, quando il livello giace sulle marne tipo “trubi”, è
esempio a NE di Cànnole ) o un sottile conglomerato con particolarmente ben evidente alla sommità di queste una
elementi a superficie arrossata (ad esempio nella zona di crosta fosfatica indurita, attaccata peraltro da litofagi.
Tale crosta, spessa da pochi a circa 20 cm, passa con gra-
dazione di colore sempre più chiara e con friabilità cre-
scente alle sottostanti marne. Infine, per rarefazione dei
ciottoli ed incremento della componente calcarenitica
giallastra si realizza una graduale ma rapida transizione
alla tipica espressione dell’unità. A titolo di esempio, tra
le migliori esposizioni di questo livello di base si ricor-
dano quella al Porto di Otranto (Fig. 14-15), quella a SE
di Uggiano la Chiesa (lungo la strada Uggiano-Porto
Badisco e in destra di essa), quella a NW di Castro (nel
taglio stradale al bivio per Vignacastrisi) e quella a Nord
di Cerfignano (sulla parete di un fianco vallivo).

Età ed ambiente

Fig. 13 - Parete di calcareniti giallastre della Formazione di Uggiano Nelle varie località la formazione è stata intensamen-
la Chiesa all’interno del centro abitato di Otranto.
– Yellowish calcarenites of the Formazione di Uggiano la Chiesa out- te campionata, sia con prelievi in serie, sia con campio-
cropping in the Otranto centre. nature areali. Per quel che concerne i foraminiferi, in
STRATIGRAFIA DEL NEOGENE E QUATERNARIO DEL SALENTO ... Geologica Romana 38 (2005), 31-60 51

sphaera carteri, Pseudoemiliania lacunosa e


Umbilicosphaera sibogae, cui si aggiungono rari
Braarudosphaera bigelowi, Calcidiscus leptoporus, C.
macintyrei, Coccolithus pelagicus, Cricolithus jonesi,
Discoaster brouweri, Helicosphaera sellii, Holo-
discolithus macroporus, Lithostromation perdurum,
Pontosphaera japonica, Rhabdosphaera clarigera, R.
procera, Scyphosphaera apsteini e Syracosphaera
histrica. Se un limitato contenuto in nannofossili, spes-
so associato ad un numero ridotto di specie, rappresenta
una caratteristica generale della Formazione di Uggiano
la Chiesa, la presenza di Gephyrocapsa aperta, G. cf.
caribbeanica e G. cf. oceanica risulta esclusiva della
sua parte più alta nell’area di Otranto (laddove C. pela-
gicus, D. brouweri e R. procera sono assenti).
Nelle successioni più complete, per la presenza di G.
bononiensis, G. aemiliana e G. crassaformis fin dalla
base e di G. inflata (localmente seguita a breve distanza
da G. truncatulinoides s.s.) da un loro tratto più o meno
inoltrato è evidente l’appartenenza della Formazione di
Uggiano la Chiesa all’intervallo Zona a G. aemiliana-
Zona a G. inflata. Per quanto riguarda i nannofossili l’at-
tribuzione biostratigrafica non è del tutto immediata.
L’incertezza maggiore è legata alla porzione più bassa
della formazione; non è sempre chiaro, infatti, se il rin-
venimento raro e sporadico di D. brouweri sia da consi-
derarsi indicativo della zona omonima. Si è ritenuto
opportuno, quindi, estendere il riferimento biostratigrafi-
Fig. 14 - Contatto tra le marne della Formazione di Lèuca (Membro di
Palmariggi) e le calcareniti della Formazione di Uggiano la Chiesa al co anche a parte della zona precedente (a D. pentaradia-
Porto di Otranto. Ben evidente è il livello conglomeratico ad elementi tus) analogamente a quanto effettuato in altre aree.
fosfatici di base alla prima unità. Questa scelta è motivata sostanzialmente dal ritrova-
– Contact beetwen the marls of the Formazione di Lèuca (Membro di
Palmeriggi) and the calcarenites of the Formazione di Uggiano la mento di R. procera, un taxon che secondo Bukry (1973)
Chiesa at the Otranto Port. A conglomeratic level with phosphatic ele- scompare al tetto di tale unità. Relativamente alla por-
ments is emphasized at the base of the last unit. zione più alta della formazione si evidenzia la sua appar-
tenenza alla parte superiore della Zona a C. doronicoides
genere quelli planctonici, pur spesso abbondanti, sono per la presenza (nell’ambito di una maggiore diversifica-
quantitativamente subordinati a quelli bentonici. zione del genere Gephyrocapsa e, ovviamente, in assen-
Possono raggiungere frequenze consistenti, entro gli za di D. brouweri) di G. cf. caribbeanica e G. cf. ocea-
intervalli di propria competenza, Globorotalia bono- nica. Questi taxa caratterizzano l’intervallo in questione
niensis, G. aemiliana, G. crassaformis, G. inflata, Neo- della sezione di Vrica (stratotipo del limite Neogene/
globoquadrina pachyderma, N. acostaensis, Globi- Quaternario) e di altre sezioni plio-quaternarie dell’Italia
gerina umbilicata, G. bulloides, Globoturborotalita Meridionale (dati inediti di R.M.). Si può pertanto con-
apertura, G. decoraperta, G. rubescens, Globigeri-
noides elongatus, G. ruber, G. obliquus extremus, G. gr.
quadrilobatus e Orbulina universa. Anche se presenti in
quantità più limitate, si ricordano per importanza bio-
stratigrafica Neogloboquadrina planispira e, soprattut-
to, Globorotalia truncatulinoides truncatulinoides. Da
considerarsi invece come elementi rimaneggiati gli
esemplari più o meno occasionali di Globorotalia mar-
garitae, G. puncticulata, Sphaeroidi-nellopsis subspp.,
Dentoglobigerina altispira.
Relativamente ai nannofossili la formazione non evi-
denzia in genere condizioni particolarmente favorevoli;
molti campioni, infatti, mostrano associazioni povere e
spesso mal conservate, mentre altri ne risultano addirit-
tura privi. Le associazioni con più elevata diversifica-
Fig. 15 - Particolare del contatto di cui alla figura 14, visto da altra
zione specifica sono costituite in prevalenza da posizione.
Crenalithus doronicoides, Gephyrocapsa spp., Helico- – Detail of the contact shown in figure 14.
52 Geologica Romana 38 (2005), 31-60 BOSSIO et al.

cludere che la Formazione di Uggiano la Chiesa ricopre eccezioni, dalle forme bentoniche, le cui camposizioni
verosimilmente, nell’area considerata, l’intervallo Zona qualitative e quantitative indicano batimetrie contenute
a D. pentaradiatus (pars) - Zona a Crenalithus doroni- entro il limite inferiore della zona neritica interna. Solo
coides. negli intervalli e nelle aree di maggiore approfondimen-
I risultati ottenuti con i nannofossili consentono sia di to le batimetrie potevano superare, ma di poco, questo
limitare i riferimenti basati sui foraminiferi alla porzione limite. Ad indicare profondità contenute sono soprattut-
superiore della Zona a G. aemiliana, sia di estenderli fin to: per i foraminiferi, Ammonia beccarii, Amphistegina
alla porzione sommitale della Zona a G. inflata, in asso- gibbosa, Asterigerinata mamilla, A. planorbis, Buccella
nanza con la presenza di Arctica islandica nei livelli frigida granulata, Cancris auriculus, Cibicides lobatu-
sommitali (nel Mediterraneo la comparsa del bivalve lus, C. refulgens, Cribrononion advenum, Elphidium cri-
precede di poco la successiva Zona a Globigerina caria- spum, E. complanatum, Eponides repandus, Florilus
coensis). boueanus, Gypsina vesicularis, Mississippina concentri-
Dal punto di vista cronostratigrafico la Formazione di ca, Neoconorbina terquemi, N. williamsoni, Patellina
Uggiano la Chiesa abbraccia l’intervallo Piacenziano corrugata, Planorbulina mediterranensis, Protelphi-
sommitale-Santerniano basale. dium granosum, Rosalina globularis, Reussella spinulo-
A conclusione di questa disquisizione bio-cronostrati- sa, R. laevigata, Spiroloculina canaliculata, Textularia
grafica si deve puntualizzare che, in alcune località (ad gramen; per gli ostracodi, Aurila convexa, A. lanciaefor-
esempio, nella zona di Lago Mangiavino a Sud di mis, A. versicolor, Bairdia conformis, B. longevaginata,
Otranto, in quella poco distante della Capp.la lo Spirito Caudites calceolatus, Callistocythere adriatica, C. flavi-
Santo, a Est di Casamassella, o in quella tra Castro e dofusca, C. littoralis, C. pallida, Costa batei, C. edwar-
Marittima), dopo pochi metri di sedimenti della Zona a si, Cytherelloidea beckmanni, Cytheretta subradiosa,
G. aemiliana è stata documentata la Zona a G. inflata. A Hiltermannicythere aff. rubra, Loxoconcha littoralis, L.
meno di interventi di faglie al momento non individuate, napoliana, L. ovulata, L. versicolor, Pontocythere turbi-
ciò autorizza a ipotizzare una diacronia della trasgressio- da, Pseudocytherura calcarata, Semicytherura acutico-
ne, del resto già evidenziata anche per l’area di Lèuca stata, S. dispar, S. paradoxa, Urocythereis favosa, U.
(Bossio et al., 2002). Non è altresì da escludere una lumbricularis, Xestoleberis spp.. Per i taxa a significato
modalità analoga anche nella regressione, in virtù del più profondo, in genere poco rappresentati, a integrazio-
fatto che in certe zone (ad esempio quella di Poggiardo) ne dell’elenco riportato in Bossio et al. (1989c) per l’in-
tendenze regressive sono già registrabili nel tratto inizia- tera successione poco a Sud di Otranto, aggiungiamo
le della Cronozona a G. inflata e che non sono mai stati Amhicoryna proxima, Baggina gibba, Bolivina apenni-
rinvenuti sedimenti pleistocenici dell’unità al di fuori nica, B. lucana, Bulimina minima, B. subulata, Hetero-
della zona strettamente otrantina, dove il dominio mari- lepa dertonensis, Lenticulina inornata, L. vortex,
no potrebbe essere persistito durante la fase di solleva- Marginulina costata, Neoeponides schreibersii, Uvi-
mento con cui si è concluso il ciclo marino. gerina longistriata per i foraminiferi; citiamo, invece,
Dettagli paleoambientali sono già stati forniti, se pur per gli ostracodi Buntonia robusta, B. sublatissima,
settorialmente, in occasione dei nostri lavori precedenti Bythocythere puncticulata, Cytherella circumpunctata,
sull’area e più volte citati (v. introduzione), ai quali C. vulgata, Cytheropteron bifidum, C. monoceros, C.
rimane poco da aggiungere se non che l’elevato numero punctatum, Henryhowella asperrima, Quasibuntonia
di campioni esaminati ha messo in evidenza un’ampia seguenziana.
casistica nelle composizioni bentoniche, sia sotto il pro- Un’ultima considerazione è rivolta al peculiare livello
filo qualitativo, sia in termini quantitativi. La gamma conglomeratico ad elementi parzialmente o totalmente
delle variazioni ovviamente aumenta se alle campionatu- fosfatizzati che caratterizza la base della Formazione di
re in verticale si sommano quelle in orizzontale e, ancor Uggiano la Chiesa non solo nell’area rilevata, ma anche
più, quando si integrano i dati sulle ostracofaune con in altre zone della fascia adriatica della Penisola
quelli sui foraminiferi. In un’area così vasta come quel- Salentina (Bossio et al., 2002 e in preparazione). Sul
la indagata, dove il dominio marino medio- e supraplio- significato di tale livello si sono espressi vari Autori (v.
cenico era molto esteso e la paleogeografia, verosimil- “Rassegna bibliografica”): alcuni hanno ipotizzato una
mente tipo l’attuale costa dalmata (Sacco, 1911; genesi autoctona degli elementi fosfatici, altri ne hanno
D’Erasmo, 1934 e 1959; Nicotera, 1952), è evidente che invocato un’origine alloctona. Di recente, gli scriventi
le combinazioni microfaunistiche rappresentano il risul- hanno maturato come realistica la possibilità che, alme-
tato della molteplicità dei microambienti a disposizione, no per alcune aree, si sia realizzato un processo di fosfa-
in funzione della fisiografia dei fondi, dell’ubicazione tizzazione analogo a quello che è intervenuto nel corso
rispetto alle paleocoste e della collocazione nel contesto delle prime fasi della subsidenza burdigaliana e che ha
evolutivo della paleogeografia locale. Da un punto di prodotto il livello di base della Pietra leccese (Bossio et
vista molto generale, si rileva che caratteristica costante al., 2002). È altresì verosimile che, come nel processo
dei “lavati” dei campioni è il loro elevato frammentari- miocenico, anche in quello pliocenico si siano alternate,
smo biogenico, al quale partecipano vari gruppi di almeno in alcune zone, fasi erosive e/o dispersive da
macroorganismi, ma soprattutto briozoi e bivalvi. Le parte di correnti che giustificherebbero le batimetrie
associazioni a foraminiferi sono dominate, tranne poche documentate per il livello fosforitico e/o i sedimenti
STRATIGRAFIA DEL NEOGENE E QUATERNARIO DEL SALENTO ... Geologica Romana 38 (2005), 31-60 53

immediatamente soprastanti, ben più sensibili di quelle zione della problematica; anche per omogeneità con i
compatibili con i livelli basali di una trasgressione. E’ nostri lavori precedenti si ritiene quindi opportuno man-
comunque auspicabile uno studio analitico interdiscipli- tenere il termine di Calcareniti del Salento per i “tufi”
nare di questo livello, peraltro molto interessante per la del Pleistocene. Dai nostri precedenti studi (Bossio et al.,
paleogeografia del territorio salentino. 1989b, d, f; 1992; 1994; 2002) è stata infatti documenta-
ta la loro costante appartenenza a questa serie, e per l’e-
Calcareniti del Salento sattezza al Pleistocene Inferiore, ovvero al Sottopiano
Siciliano del Piano Calabriano (Zona a Globorotalia
Il termine formazionale è stato coniato dagli operatori truncatulinoides excelsa dei foraminiferi planctonici;
per la 2a edizione della Carta Geologica d’Italia alla Zona a “small” Gephyrocapsa dei nannofossili calcarei).
scala 1:100.000 del Servizio Geologico d’Italia (Rossi,
1969 a, b; Largaiolli et al., 1969; Martinis, 1970, con Caratteristiche
l’anticipazione del 1967a) per comprendervi tutti i sedi-
menti noti localmente come “tufi”. Quest’ultimo è un Nell’area studiata sono stati incontrati limitati lembi
termine generico, nell’ambito del quale in realtà i locali costieri dell’unità e precisamente a Sud-Est di Otranto, a
distinguono “varietà” diverse come carparo, mazzaro, S. Cesarea Terme (con splendide esposizioni soprattutto
zuppigno, ecc.. In base “ai rapporti stratigrafici e alle in località gli Archi e Porto Miggiano; figure 16-17), a
caratteristiche paleontologiche” (Rossi, 1969b), gli Marina di Castro (molto belli gli affioramenti sul mare),
Autori sopracitati hanno operato e cartografato alcune tra Arenosa e T.re di Andrano, a Marina Porto a Est di
suddivisioni informali nell’ambito delle Calcareniti del Tricase. Inoltre, una vasta area pianeggiante e circostan-
Salento, che però non sono del tutto condivisibili te quest’ultimo centro abitato è occupata prevalentemen-
(Bossio et al., 2002). A giudizio degli scriventi la strati- te da Calcareniti del Salento, ma le esposizioni sono
grafia dei “tufi” salentini è una tematica molto comples- alquanto limitate sia in numero che in estensione.
sa, da affrontarsi interdisciplinarmente su un’area estesa Nella sua più tipica espressione la formazione è costi-
e secondo i canoni della moderna stratigrafia. I lavori di tuita da calcareniti grossolane più o meno friabili e poro-
D’Alessandro et al. (1994, 2004), D’Alessandro & se (meglio definibili come biolititi, biospariti, biomicri-
Massari (1997), Massari et al. (2001) seppur molto set- ti) e da calcari detritico-organogeni compatti, a luoghi
toriali, costituiscono un ottimo avvio in questo senso. tipo “panchina” (Fig. 16). Talora a questi litotipi si alter-
Per quel che concerne l’area in studio, gli affioramenti nano livelli o intervalli calcarenitici a grana fine o sabbie
sono troppo limitati per portare un contributo alla risolu- organogene. L’impalcatura della roccia è costituita spes-

Fig. 16 - Panoramica delle Calcareniti del Salento intagliate lungo la costa di S. Cesarea Terme.
– Panoramic view of the Calcareniti del Salento along the S. Cesarea Terme coast.
54 Geologica Romana 38 (2005), 31-60 BOSSIO et al.

Fig. 17 - Calcareniti del Salento ad evidente stratificazione incrociata, nei pressi di Porto Miggiano (S. Cesarea Terme).
– Calcareniti del Salento with evident cross stratification, near Porto Miggiano (S. Cesarea Terme).

so da minuti frammenti di alghe o, in subordine, di altri che pre-neogeniche, sulle quali la base forma ondulazio-
organismi. Nella porzione inferiore possono essere pre- ni più o meno ampie e con le quali la formazione mani-
senti livelli sabbioso-argillosi e siltosi, di colore grigio o festa una più o meno accentuata discordanza (Fig. 17).
verdolino. Intercalazioni di livelli decimetrici argillosi e Spesso a giacere sul substrato è direttamente la tipica
marnosi si possono rinvenire anche nella porzione supe- espressione detritico-organogena, la quale può contene-
riore della formazione, a costituirne intervalli fino a 5-6 re tutt’al più piccoli ciottoli sparsi nei suoi 50-70 cm
m di spessore. inferiori. A luoghi si interpone, invece, un conglomerato
Il colore d’insieme dell’unità è in genere avana-gialla- di modesto spessore (entro il metro), con ciottoli calca-
stro, ma non sono infrequenti tonalità biancastre e rei eterometrici (fino ad alcuni decimetri di diametro) e
bruno-rossicce o rosate. La stratificazione è evidente, ma più o meno elaborati. Raramente è presente una breccia,
spesso irregolare, marcata soprattutto da livelli a diversa anche a grossi elementi e fino oltre 1 m di potenza.
competenza; gli spessori degli strati sono estremamente
variabili, da pochi centimetri ad oltre 1 m (sono stati Età ed ambiente
notati anche di 2-3 m). Comune la caratteristica stratifi-
cazione incrociata a piccola, media e grande scala Per gli esami micropaleontologici sono stati prelevati
(Fig. 17). I fossili e le bioturbazioni sono molto diffusi; i campioni da pressochè tutti gli affioramenti e, in vari
primi, che localmente si ritrovano accumulati in livelli casi, le campionature sono state condotte in serie. Tra le
paralleli alla stratificazione, spesso sono sparsi in un più complete di queste riveste particolare importanza
impasto di alghe coralline. Particolarmente frequenti, quella realizzata a S. Cesarea Terme, i cui risultati sono
oltre alle alghe, i bivalvi (soprattutto con ostreidi e petti- stati presentati in Bossio et al. (1989f), ma essi soddisfa-
nidi; ricorrenti, comunque, anche Arctica, Lithodomus, no anche le altre zone di affioramento. Comunque, a
Mytilus, Pectunculus, Spondylus e Venus). Sono stati completezza della presente nota, si ricorda perlomeno
incontrati, inoltre, gasteropodi (Cerithium, Trochus, che tra i foraminiferi planctonici, spesso con quantità
Turbo, Turritella, ecc.), scafopodi (Dentalium), brachio- limitate e sempre subordinate ai bentonici, possono rag-
podi (Terebratula), echinidi, anellidi (comuni sono i giungere frequenze apprezzabili Globorotalia inflata, G.
“nidi” di Ditrupa), coralli, briozoi e crostacei. Nei limiti scitula, Globigerina bulloides, G. egelida, G. falconen-
della carta lo spessore massimo della formazione si aggi- sis, Globigerinoides elongatus, G. ruber, Neogloboqua-
ra sui 50 m. drina gr. acostaensis-dutertrei, N. pachyderma, Globige-
Le Calcareniti del Salento trasgrediscono, talora rinella aequilateralis, Orbulina universa e, più raramen-
addossandosi a ripide sponde, su unità sia neogeniche te, Globigerina cariacoensis e Globigerinita iota. Tra le
STRATIGRAFIA DEL NEOGENE E QUATERNARIO DEL SALENTO ... Geologica Romana 38 (2005), 31-60 55

forme quantitativamente meglio rappresentate dei nan- documentano, in armonia con la generale scarsità del
nofossili si evidenziano invece Calcidiscus leptoporus, plancton, profondità ovunque alquanto modeste e solo
Coccolithus pelagicus, Crenalithus doronicoides, eccezionalmente riconducibili alla parte più distale della
Gephyrocapsa aperta, Gephyrocapsa spp. (dimensioni zona neritica interna. La sostanziosa documentazione dei
minori di 3mm), Helicosphaera carteri, Pseudo- taxa incontrati nella sezione di S. Cesarea Terme può
emiliania lacunosa e Syracosphaera histrica; anche se ritenersi pressochè interamente comprensiva anche di
più rare e presenti a livelli si segnalano ancora Gephy- quelli rinvenuti nelle altre campionature. In ragione di
rocapsa caribbeanica e G. oceanica. Da notare, infine, il ciò, ci limitiamo a riportare le forme che possono rag-
raro rinvenimento di morfotipi di Gephyrocapsa di gran- giungere frequenze consistenti in tutte le associazioni o
di dimensioni (6-7 μm) alla base della formazione nel- in buona parte di esse.
l’area di S. Cesarea Terme (sezione Gli Archi). - Per le associazioni costiere o comunque di modesta
Il plancton calcareo indica un’età pleistocenica, del profondità: Ammonia beccarii, Asterigerinata mamilla,
resto già deducibile dalla presenza di Arctica islandica A. planorbis, Astrononion sallentinum, Buccella frigida
tra i bivalvi, Hyalinea baltica tra i foraminiferi bentonici granulata, Cancris auriculus, Cassidulina crassa,
e Aurila favorita, Falsocythere maccagnoi, Loxoconcha Cibicides lobatulus, C. refulgens, Cribrononion adenum,
turbida e Obtusomutilus rubiconius tra gli ostracodi. C. punctatum, Elphidium aculeatum, E. complanatum,
Più precisamente, i nannofossili calcarei impongono E. crispum, E. sp. (probabile nuova specie), Eponides
pressochè costantemente l’attribuzione della formazione repandus, Gypsina vesicularis, Neoconorbina terquemi,
alla Zona a “small” Gephyrocapsa (depongono in tal N. williamsonii, Planorbulina mediterranensis, Rosalina
senso la generale diffusione di Gephyrocapsa spp. di globularis per i foraminiferi; Aurila nana, A. plagia, A.
dimensioni ridotte in assenza di H. sellii). Da rilevare, versicolor, Cyprideis torosa, Cytherelloidea beckmanni,
però, che alla base delle Calcareniti del Salento nell’area Cytheretta adriatica, C. subradiosa, Falsocythere mac-
di S.Cesarea Terme sono presenti rari esemplari di cagnoi e Obtusomutilus ribiconius per gli ostracodi.
Gephyrocapsa riconducibili a G. lumina ( Bukry, 1973) - Per le associazioni più profonde: Anomalinoides aff.
e noti, per motivi dimensionali, come “large” badenensis, Bolivina catanensis, B. pseudaplicata, Buli-
Gephyrocapsa. Secondo Lourens et al. (1996), la som- mina marginata, Cassidulina neocarinata, Cibicidoides
mità dell’acme di Gephyrocapsa > 5.5 mm precede di pseudoungerianus, Fursenkoina schreibersiana, Globo-
poco l’estinzione di H. sellii che marca il tetto della zona bulimina affinis, Globocassidulina oblonga, Heterolepa
omonima. In altre parole, non può essere escluso che la bellincionii, Hopkinsina bononiensis, Hyalinea baltica,
porzione iniziale della formazione sia da riferire alla Melonis soldanii, Neoeponides schreibersii, Planulina
sommità della Zona a H. sellii, anche in assenza del ariminensis, Textularia sagittula, Trifarina angulosa, T.
taxon nominale. Questo dato, al momento limitato all’a- fornasinii, Uvigerina peregrina per i foraminiferi;
rea di S.Cesarea Terme, non contrasta in ogni caso con la Acantocythereis histrix, Argilloecia minor, Bosquetina
generale appartenenza dell’unità alla successiva Zona a carinella, Buntonia sublatissima, B. subulata, Bythoce-
“small” Gephyrocapsa, anzi la conferma. ratina sp., Cytherella scutulum, Cytheretta vulgata,
Le relazioni tra lo schema zonale a nannofossili e Cytheropteron adriaticum, C. alatum, C. latum, C. mo-
quello a foraminiferi planctonici indicano che quest’ulti- noceros, C. rotundatum, C. vespertilio, Henryhowella
ma biozona pressochè corrisponde alla parte più bassa sarsi e Kangarina abyssicola per gli ostracodi.
della Zona a Globorotalia truncatulinoides excelsa. Il
rinvenimento del suo taxon nominale, anche se limitato
a qualche caso, concorda con tali relazioni. CONCLUSIONI
Dal punto di vista cronostratigrafico possiamo conclu-
dere per un sostanziale riferimento al Siciliano (sottopia- Dall’integrazione dei rilievi sul terreno e delle analisi
no del Calabriano, Pleistocene inferiore) delle Calca- micropaleontologiche (foraminiferi, nannofossili calcarei
reniti del Salento relative all’area considerata; per quan- ed ostracodi) condotte sui depositi neogenici e pleistoce-
to riguarda la loro base però, in particolare nella zona nici della fascia adriatica del Salento compresa tra
costiera di S. Cesarea Terme, si evidenzia un’età emilia- Otranto-Cànnole a Nord e Marina Porto Tricase a Sud
na. Ciò fa intravedere la possibilità di una diacronia nella (presentata nella carta geologica allegata, alla scala
trasgressione di questa unità. 1:25.000), sono stati individuati e interdisciplinarmente
L’appartenenza della formazione al Siciliano è testi- documentati 4 cicli sedimentari materializzati da 6 unità
moniata ulteriormente dalla presenza, in numerosi cam- litostratigrafiche (di cui una di neoistituzione). Per l’area
pioni, di Astrononion sallentinum ed Elphidium sp. (una vengono ad essere così modificate in modo sensibile la
probabile specie nuova) tra i foraminiferi bentonici e di cartografia geologica precedente, la stratigrafia (lito-, bio-
Aurila puncticruciata, Cytheropteron zinzulusae, Hilter- e crono-) e l’evoluzione sedimentaria nel corso del tardo
mannicythere ficarazzensis e Mutilus evolutus tra gli Terziario-inizio Quaternario. Riteniamo, inoltre, che que-
ostracodi, tutti elementi esclusivi di questa unità crono- sta nota apporti un contributo non indifferente anche alle
stratigrafica. conoscenze paleoambientali e paleogeografiche.
Le composizioni in termini qualitativi e quantitativi A costituire il 1° ciclo sedimentario, della durata di
delle associazioni a foraminferi bentonici e ad ostracodi, oltre 11 M.A., intervengono due formazioni mioceniche:
56 Geologica Romana 38 (2005), 31-60 BOSSIO et al.

Pietra leccese e Calcareniti di Andrano. La prima, una dove peraltro perdono la componente planctonica e spes-
biomicrite a prevalente plancton calcareo, in trasgressio- so raggiungono fisionomie oligotipiche. Se questi fatti
ne e discordanza su varie unità del pre-Neogene e le rientrano nella norma di un trend regressivo che condu-
seconde, rappresentate da varie litologie carbonatiche e ce a batimetrie modeste (in tal senso si esprimono le
carbonatico-marnose, giacenti ovunque in concordanza composizioni bentoniche in termini qualitativi e quanti-
ma non sempre in continuità di sedimentazione sulla tativi), nel caso specifico è verosimile la sovrapposizio-
Pietra leccese; spesso, infatti, il contatto tra le due unità ne ad esso dell’influenza di elementi negativi più gene-
è risultato di tipo erosivo e le analisi del plancton calca- ralizzati. Se infatti, per la base delle Calcareniti di
reo vi hanno documentato e valutato biostratigrafica- Andrano le associazioni del plancton calcareo indicano
mente uno hiatus nella sedimentazione. È verosimile che un debutto nel Messiniano inferiore (cronozone a G.
una lacuna caratterizzi localmente anche la base della conomiozea e ad A. delicatus - A. amplificus), per i suoi
Pietra leccese, la quale in alcuni casi non manifesta, con livelli inoltrati esse suggeriscono, in successione, la
le sue microfaune bentoniche, una evoluzione batimetri- Cronozona a Turborotalita quinqueloba e la parte inizia-
ca progressiva a partire da valori modesti quali si addi- le della Cronozona Sterile dei foraminiferi, nonchè la
cono all’inizio di un ciclo. È inoltre probabile che le Cronozona ad A. delicatus - A. amplificus e la parte ini-
azioni erosive/dispersive delle correnti responsabili di ziale della Cronozona Sterile dei nannofossili. In altri
questa “decurtazione” sedimentaria abbiano agito in termini, nel Salento il trend regressivo si realizza in sin-
alternanza a fasi di fosfatizzazione in regime di “upwel- tonia con la preparazione generale del Mediterraneo ad
ling” come postulato da Bossio et al. (2002) per l’area di affrontare la “crisi di salinità” che, in quest’ultimo, avrà
Lèuca, tant’è che a separare l’unità miocenica dal sub- come epilogo la precipitazione evaporitica; è quindi
strato vi è un orizzonte fosforitico, talora ridotto ad una ragionevole ritenere che anche il dominio marino salen-
sottile pellicola, tal’altra con l’aspetto di un vero e pro- tino abbia risentito di questa fase di deterioramento delle
prio livello conglomeratico, seppur di modesto spessore. condizioni chimico-fisiche nelle acque e al fondo (e la
La “lacunosità” della Pietra leccese è poi resa ancor più presenza di “particolari” costituenti delle microfaune
articolata dagli hiatus registrati al suo interno ed in par- oligotipiche o comunque impoverite ne sarebbe una
ticolare nel suo intervallo a biomicriti intensamente riprova). Tuttavia, l’intero Salento non ha conosciuto,
glauconitiche che caratterizza la porzione superiore. come altre aree mediterranee, l’episodio evaporitco in
Queste lacune, variabili nel numero ed entità anche tra quanto già emerso. Anzi, nel corso della chiusura del
zone molto vicine in relazione all’andamento mutevole ciclo miocenico, avvenuta con la probabile comparteci-
delle correnti, rendono conto dello spessore palesato nel- pazione di un fatto tettonico locale e di una variazione
l’area dalla formazione (al massimo sui 17 m, ma in eustatica generale, alla tendenza iniziale verso un’ipera-
genere ben più limitato, fin quasi alla riduzione al solo linità delle acque si è sostituita, nelle ultime fasi, una
livello fosforitico basale), alquanto modesto in rapporto ipoalinità crescente con evidenti conseguenze sulla com-
alla sua ampia ripartizione stratigrafica: dalla Zona a posizione delle associazioni.
Globigerinoides trilobus dei foraminiferi planctonici e A seguito di una ripresa della subsidenza, dopo un
dalla Zona a Sphenolithus heteromorphus (parte inferio- breve (circa 700 mila anni) periodo di emersione con-
re) dei nannofossili calcarei, ovvero dal Burdigaliano temporaneo alla precipitazione dei gessi e ai successivi
superiore, alla Zona a Globorotalia conomiozea e a quel- depositi di “lago-mare” nel Mediterraneo, pressochè
la ad Amaurolithus delicatus - A. amplificus dei due all’inizio del Pliocene e quindi in concomitanza (o
rispettivi gruppi di organismi, ovvero al Messiniano quasi) al ripristinarsi in quest’ultimo di un dominio
inferiore. marino normale, l’area considerata è stata nuovamente
A giudicare dalle associazioni bentoniche (foraminife- invasa dalle acque. Si è innescato così il 2° ciclo sedi-
ri ed ostracodi), la Pietra leccese ha avuto luogo in un mentario (il 1° per il Pliocene), i cui termini giacciono in
contesto deposizionale profondo, riferibile alla parte discordanza su unità diverse del Miocene e del pre-
esterna della zona neritica ed è alquanto probabile che, Neogene. Come conseguenza di una trasgressione rapi-
nel corso della progressiva subsidenza, il dominio mari- da, espressione sedimentaria iniziale e omnipresente del
no abbia sommerso l’intera area (e forse l’intera Penisola ciclo sono brecce e conglomerati della Formazione di
Salentina). Lèuca, un ammasso disorganizzato a elementi eterome-
Le Calcareniti di Andrano costituiscono un’unità car- trici e in genere eterogenei, solo a luoghi conservante
bonatica più eterogenea della precedente, e, almeno nel- resti di macroorganismi e spesso al massimo circa 30 m.
l’area studiata, più potente (con un massimo sui 50 m), Di rinvenimento ricorrente nella matrice e nelle interca-
oltrechè meglio stratificata e più fossilifera, anche se con lazioni pelitiche sono invece micro- e nannoorganismi
minore diversità specifica. Le associazioni macro- e planctonici, i quali consentono di riferire questi litotipi
microfossilifere sono infatti relativamente variate solo della formazione alla Zona a Sphaeroidinellopsis semi-
nei livelli bassi dell’unità per i quali indicano un ambien- nulina seminulina dei primi e alla Zona a Discoaster
te del neritico esterno non lontano dal limite con l’inter- variabilis s.l. dei secondi, e cioè al tratto iniziale dello
no e, quindi, un’avvenuta sensibile e rapida riduzione Zancleano (Pliocene Inferiore). Ancor più abbondanti
batimetrica al passaggio dall’unità sottostante. Esse si sono però i microrganismi bentonici, testimonianti un
impoveriscono progressivamente nei livelli successivi, rapido approfondimento fino a valori, per la parte supe-
STRATIGRAFIA DEL NEOGENE E QUATERNARIO DEL SALENTO ... Geologica Romana 38 (2005), 31-60 57

riore dell’unità, della zona neritica esterna. È evidente nostra competenza, solo all’areale salentino a Sud di
che in questo contesto elementi e masse di clasti veniva- Otranto e non all’area a Nord ancora da verificare alme-
no a trovarsi in equilibrio sempre più precario durante la no in parte. Questa precisazione è imposta dalle recenti
subsidenza fino a precipitare, probabilmente favoriti e/o ed inattese acquisizioni degli scriventi nella zona a
innescati da “strappi” tettonici, verso fondali più profon- oriente di Lecce, tra T.re Chianca e Vaste (Bossio et al.,
di. Questo è il verosimile meccanismo per cui clasti iso- 1999a e in preparazione), nella quale la Formazione di
lati ed olistostromi ciottolosi si rinvengono immersi nel Uggiano la Chiesa, ovunque la sola a rappresentare il 3°
tratto inferiore di una unità depostasi a profondità sensi- ciclo, debutta nello Zancleano (Pliocene Inferiore) e pre-
bili e partecipante alla stessa formazione e che, per moti- cisamente nella Cronozona a Globorotalia puncticulata-
vi cartografici (spesso non è riportabile in carta), abbia- G. margaritae (a Sphenolithus abies per i nannofossili).
mo distinta come Membro di Palmariggi. Questo mem- Tra l’altro, nella Cronozona a G. puncticulata di detta
bro, che giace su brecce e conglomerati talora con con- area vi sarebbero evidenze nel benthos di un trend
tatto erosivo, è costituito da marne biancastre e massic- regressivo suggerente, insieme ad informazioni raccolte
ce, molto ricche in plancton calcareo e simili ai “trubi” fuori zona studiata ma poco a Sud di Vaste, l’ipotesi che
della Sicilia, da marne sabbiose e, nella zona tra questa tendenza a Sud di Otranto si sarebbe spinta fino
Castiglione d’Otranto e Tricase, anche da sabbie marno- all’emersione, mentre localmente sarebbe stata solo effi-
so-calcaree e calcareniti più o meno fini e friabili. mera; infatti, una nuova fase di subsidenza generalizza-
L’unità appartiene all’intervallo, ancora dello Zancleano ta nella Cronozona a G. aemiliana avrebbe riproposto un
(esclusa la sua parte sommitale), Zona a S. seminulina approfondimento nella zona settentrionale, nonchè una
seminulina (inoltrata) - Zona a Globorotalia puncticula- neo-trasgressione in quella meridionale e quindi un ritor-
ta, nonchè Zona a Discoaster variabilis s.l. (inoltrata) - no ad un dominio marino medio-pliocenico senza solu-
Zona a Discoaster tamalis, rispettivamente dello schema zione di continuità in senso orizzontale. Sia nell’un caso
zonale a foraminiferi planctonici e di quello a nannofos- che nell’altro, la trasgressione sarebbe avvenuta in regi-
sili. Le sue faune bentoniche sono ovunque tipicamente me di fosfatizzazione al fondo, verosimilmente innesca-
profonde, suggerendo una probabile nuova sommersione ta da “upwelling” e probabilmente alternata a episodi
totale dell’area. erosivi da parte di correnti, analogamente a quanto ipo-
A partire dalla Cronozona a G. puncticulata - G. mar- tizzato per la base della Pietra leccese. Come quest’ulti-
garitae alcune zone profonde sono state aggredite da ma, quella della Formazione di Uggiano la Chiesa è
correnti intense che hanno asportato i sedimenti da poco spesso caratterizzata da un livello conglomeratico fosfo-
deposti e/o impedito la deposizione di nuovi sedimenti, ritico e, in molti casi, mostra associazioni bentoniche già
determinando in tal modo lacune nella sedimentazione. relativamente profonde. Per il resto l’unità, di non oltre
Queste località sono contrassegnate soprattutto da bio- 60 m di potenza, è costutita da calcari detritico-organo-
micriti glauconitiche (la glauconite è tipica di questi geni molto friabili, talora marnosi, sabbie calcareo-orga-
ambienti ad elevato idrodinamismo) che, quindi, non- nogene e, soprattutto nella porzione inferiore, calcari
ostante non offrano una loro visione d’insieme per la bioclastici; tutti i litotipi sono in genere giallastri, strati-
sporadicità e l’esiguità degli affioramenti (non sono per- ficati e molto fossiliferi. Solo nei momenti e nei luoghi
ciò cartografabili), nel loro insieme rivelano un’eteropia di massimo approfondimento il dominio marino doveva
parziale col Membro di Palmariggi, spingendosi raggiungere batimetrie del neritico esterno (parte più
anch’esse fin nella Zona a G. puncticulata ovvero nella prossimale); in genere queste erano comprese nei limiti
Zona a D. tamalis. Questa lacunosità nella Formazione di quello interno, con una paleogeografia generale tipo
di Lèuca rende conto del fatto che lo spessore comples- quella dell’attuale costa dalmata. Il ciclo si è protratto fin
sivo, di qualche decina di metri e a cui partecipano alla base del Calabriano (ovvero del Santerniano in ter-
soprattutto sedimenti grossolanamente detritici, sia irri- mini di tripartizione di questo piano del Pleistocene
sorio specialmente se relazionato alla durata del ciclo Inferiore) per una durata massima di circa 0.9 M.A.; i
(circa 1.5 M.A.). suoi termini più recenti contengono infatti, oltre ad
La durata dell’emersione è difficilmente valutabile in Arctica islandica, plancton calcareo della parte rispetti-
quanto se ben conosciuta è la sua fine (l’inizio del 3° vamente terminale e superiore della Zona a G. inflata e
ciclo è infatti desumibile a circa 2.7 M.A., nel della Zona a Crenalithus doronicoides. È altresì verosi-
Piacenziano ovvero nella parte superiore delle cronozo- mile una certa diacronia anche nella regressione, in
ne a Globorotalia aemiliana ed a Discoaster pentaradia- quanto livelli infrapleistocenici dell’unità sono stati
tus), non altrettanto lo è il suo inizio, che comunque non documentati solo nell’area di Otranto, mentre in zone
dovrebbe essere molto discosto da 3.7 M.A.. Per l’area più interne sono evidenti i sintomi regressivi già nel trat-
studiata una durata di circa 1 M.A. è da considerarsi to inziale della Cronozona a G. inflata.
minima in quanto in alcune zone è stata rilevata un’ap- Il 4° ed ultimo ciclo è rappresentato dalle Calcareniti
prezzabile diacronia nella trasgressione del 3° ciclo (i del Salento, costituite da depositi carbonatici grossolana-
livelli basali della Formazione di Uggiano la Chiesa pos- mente biodetritici, l’impalcatura dei quali è spesso for-
sono inoltrarsi nella Zona a Globorotalia inflata, ovvero mata da resti di alghe coralline. Localmente, comparti
nella parte superiore della Zona a Discoaster brouweri). argilloso-marnosi si presentano sia nel tratto inferiore
Inoltre, tale durata si riferisce, per la fascia adriatica di che in quello superiore dell’unità. Caratteristica ricorren-
58 Geologica Romana 38 (2005), 31-60 BOSSIO et al.

te è la stratificazione incrociata, anche a grande scala, e ribile all’Emiliano (sommità della Zona a Helicosphaera
l’abbondanza di fossili e di bioturbazioni. Talora alla sellii). Ciò fa intravedere un ciclo a base leggermente
base è presente una breccia, talaltra un conglomerato, ma diacrona. Da evidenziare, comunque, che l’eventuale
spesso la formazione trasgredisce direttamente con i suoi diacronia non è in genere accertabile su base biostrati-
litotipi detritico-carbonatici. All’estremità meridionale grafica per le spesso povere associazioni a plancton cal-
della zona rilevata le Calcareniti del Salento livellano careo.
un’ampia area che dalla costa si estende internamente È verosimile, invece, che solo durante il Siciliano e
verso NW; più a Nord, fino all’altezza di S.Cesarea per motivi tettonici il dominio marino riuscisse a pene-
Terme, esse si rinvengono unicamente in piccoli lembi trare a Sud verso aree più interne, sempre con batimetrie
costieri addossati a ripide sponde del pre-Neogene; nella limitate.
fascia restante, invece, mancano completamente anche Nella legenda della carta geologica allegata le
lungo la stessa scarpata. Calcareniti del Salento sono riportate come esclusive del
La formazione risulta appartenere al Siciliano (Zona a Sottopiano Siciliano. Quanto indicato nel presente lavo-
“small” Gephyrocapsa e Zona a Globorotalia truncatu- ro va quindi inteso a correzione di questo dato. La loro
linoides excelsa) con l’eccezione del suo tratto iniziale deposizione, comunque, non sembra abbracciare un
che, almeno nell’area costiera di S.Cesarea Terme, è rife- intervallo superiore ai trecentomila anni.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Alvino L. (1966) - Geologia salentina. 98 pp., Ed. L’Orsa Bossio A., Guelfi F., Mazzei R., Monteforti B. & Salvatorini G.
Maggiore, Lecce. (1989c) - Studi sul Neogene e Quaternario della Penisola
Amorosi A. (1997) - Detecting compositional, spatial and tem- Salentina. VII. Preci-sazioni sull’età della Formazione di
poral attributes of glaucony: a tool for provenance Uggiano la Chiesa nella zona di Otranto (Lecce). Atti
research. Sedimentary Geology, 109, 135-153. Conv. “Le conoscenze geologiche del territorio salentino,
Balenzano F., Moresi M. & Tria A. (1994) - Significato paleo- Lecce 12 dicembre 1987”. Quad. Ric. Centro Studi
geografico della presenza di Glauconite nella “Pietra lecce- Geotecn. Ing., 11, 175-193.
se” (Calcarenite Miocenica del Salento). Miner. Petrogr. Bossio A., Guelfi F., Mazzei R., Monteforti B. & Salvatorini G.
Acta, 37, 437-450. (1989d) - Studi sul Neogene e Quaternario della Penisola
Balenzano F., Moresi M. & Tria A. (1997) - Il substrato precur- Salentina. VI. Precisa-zioni sull’età dei sedimenti pleisto-
sore del processo di glauconitizzazione nella calcarenite cenici di due cave nel leccese (S. Pietro in Lama e
miocenica del Salento. Miner. Petrogr. Acta, 40, 159-175. Cutrofiano). Atti Conv. “Le conoscenze geologiche del ter-
Bosellini A., Bosellini F.R., Colalongo M.L., Parente M., ritorio salentino, Lecce 12 dicembre 1987”. Quad. Ric.
Russo A. & Vescogni A. (1999) - Stratigraphic architecture Centro Studi Geotecn. Ing., 11, 147-173.
of the Salento coast from Capo d’Otranto to S.Maria di Bossio A., Guelfi F., Mazzei R., Monteforti B., Salvatorini G.
Lèuca (Apulia, Southern Italy). Riv. Ital. Paleont. Strat., & Varola A. (1989e) - Studi sul Neogene e Quaternario
105 (3), 379-416. della Penisola Salentina. IV - Inquadramento bio-crono-
Bosellini A. & Parente M. (1994) - The Apulia Platform mar- stratigrafico delle Calca-reniti del Salento di Porto
gin in the Salento Peninsula (Southern Italy). Giorn. Geol., Miggiano - S. Cesarea Terme. Atti Conv. “Le conoscenze
Ser. 3, 56 (2), 167-177. geologiche del territorio salentino, Lecce 12 dicembre
Bosellini F.R., Russo A. & Vescogni A. (2001) - Messinian 1987”. Quad. Ric. Centro Studi Geotecn. Ing., 11, 89-125.
reef-building assemblages of the Salento Peninsula (sou- Bossio A., Mazzei R., Monteforti B. & Salvatorini G. (1989f)
thern Italy): palaeobathymetric and palaeoclimatic signifi- - Studi sul Neogene e Quaternario della Penisola Salentina.
cance. Palaeog., Palaeocl., Palaeoec., 175, 7-26. II. Evoluzione paleogeografica dell’area di Lèuca nel con-
Bossio A., Foresi L.M., Margiotta S., Mazzei R., Monteforti B. testo della dinamica mediterranea. Atti Conv. “Le cono-
& Salvatorini G. (1999a) - Carta Geologica del settore scenze geologiche del territorio salentino, Lecce 12 dicem-
nord-orientale della Provincia di Lecce. Dip. Scienze bre 1987”. Quad. Ric. Centro Studi Geotecn. Ing., 11, 31-
Terra, Univ. Siena. 54.
Bossio A., Guelfi F., Mazzei R., Monteforti B. & Salvatorini G. Bossio A., Guelfi F., Mazzei R., Monteforti B. & Salvatorini G.
(1989a) - Studi sul Neogene e Quaternario della Penisola (1991) - Note geologiche e stratigrafiche sull’area di
Salentina. III. Stratigrafia del Pozzo Poggiardo (N. 54, PS Palmariggi (Lecce, Puglia). Riv. Ital. Paleont. Strat., 9 (2),
1490/3). Atti Conv. “Le conoscenze geologiche del territo- 175-234.
rio salentino, Lecce 12 dicembre 1987”. Ric. Quad. Centro Bossio A., Mazzanti R., Mazzei R. & Salvatorini G. (1986a) -
Studi Geotecn. Ing., 11, 55-87. Analisi micropaleontologiche delle formazioni mioceni-
Bossio A., Guelfi F., Mazzei R., Monteforti B. & Salvatorini G. che, plioceniche e pleistoceniche dell’area del Comune di
(1989b) - Studi sul Neogene e Quaternario della Penisola Rosignano M.°. In: “La Scienza della Terra, nuovo stru-
Salentina. V. Note geologiche sulla zona di Castro. Atti mento per lettura e pianificazione del territorio di
Conv. “Le conoscenze geologiche del territorio salentino, Rosignano Marittimo”. Quad. Mus. Stor. Nat. Livorno, 6
Lecce 12 dicembre 1987”. Quad. Ric. Centro Studi (suppl. 1), 129-170.
Geotecn. Ing., 11, 127-145. Bossio A., Mazzei R., Monteforti B. & Salvatorini G. (1986b)
STRATIGRAFIA DEL NEOGENE E QUATERNARIO DEL SALENTO ... Geologica Romana 38 (2005), 31-60 59

- Carta geologica dell’estremità meridionale del Salento. tà meridionale della Penisola Salentina. Boll. R. Ufficio
S.E.L.C.A., Firenze. Geol. d’It., 55 (5), 13 pp.
Bossio A., Mazzei R., Monteforti B. & Salvatorini G. (1988) - De Giorgi C. (1903) - La serie geologica dei terreni della
Nuovo modello stratigrafico del Miocene-Pleistocene Penisola Salentina. Mem. Pontif. Accad. Romana Nuovi
inferiore del Salento in chiave geodinamica. Atti 74° Lincei, 20, 155-218.
Congr. Naz. Soc. Geol. It. (Sorrento 13-17 settembre De Giorgi C. (1922) - Descrizione geologica e idrografica dei
1988), B, 35-38. terreni della provincia di Lecce. Edit. Salentina, Lecce,
Bossio A., Mazzei R., Monteforti B. & Salvatorini G. (1992) - 263 pp.
Notizie preliminari sul Miocene di S. Maria al Bagno-S. De Giuli C., Masini F., Torre D. & Valleri G. (1986) - Mammal
Caterina presso Nardò (Lecce). Paleo-pelagos, 2, 99-107. migration events in emerged areas of the Apulian platform
Bossio A., Mazzei R., Monteforti B. & Salvatorini G. (1994) - during the Neogene. Giorn. Geol., 48 (1/2), 145-162.
La successione miocenica nell’area tipo delle Calcareniti D’Erasmo G. (1934) - Il mare pliocenico nella Puglia. Mem.
di Andrano (Puglia, Italia meridionale). Boll. Soc. Paleont. Geol. Geogr. di G. Dainelli, 4 (12), 45-138.
Ital., 33 (2), 249-255. D’Erasmo G. (1959) - Bibliografia geologica d’Italia. 5:
Bossio A., Mazzei R., Monteforti B., Salvatorini G. & Varola Puglia. Tip. Genovese, Napoli, 278 pp.
A. (1999b) - Evoluzione sedimentaria del Salento sud- Fiore S. & Palmentola G. (1989) - Le Sabbie a Brachiopodi del
orientale nel Miocene, Pliocene e Pleistocene (dati prelimi- Salento leccese: dati e problemi. Atti Conv. “Le conoscen-
nari). In: Bellamonte et al. (Eds), Il carsismo dell’area ze geologiche del territorio salentino, Lecce 12 dicembre
mediterranea. 1° incontro di studi (Castro Marina, 1-2 sett. 1987”. Quad. Ric. Centro Studi Geotecn. Ing., 11, 243-257.
1997). Thalassia Salentina, suppl. al n. 23, 201-210. Foresi L.M., Iaccarino S., Mazzei R., Salvatorini G. &
Bossio A., Mazzei R., Monteforti B. & Salvatorini G. (2002) - Bambini A.M. (2001) - Il plancton calcareo (foraminiferi e
Note illustrative alla carta geologica della zona di S.Maria nannofossili) del Miocene delle Isole Tremiti. Palaeont. It.,
di Lèuca (con appendice bio-cronostratigrafica a cura di 88, 1-64.
Foresi L.M., Mazzei R., Salvatorini G.). Atti Soc. Tosc. Sc. Foresi L.M., Margiotta S. & Salvatorini G. (2002) - Bio-crono-
Nat., Mem., 107, 97-163. stratigrafia a foraminiferi planctonici della Pietra leccese
Bukry D. (1973) - Coccolith stratigraphy, eastern equatorial (Miocene) nell’area tipo di Cursi-Melpignano (Lecce,
Pacific,Leg 16 Deep Sea Drilling Project. In: van Andel Puglie). Boll. Soc. Paleont. It., 4 (2-3), 175-185.
Tj.H., Heath G.R. et al., Initial Reports of the Deep Sea Foresi L.M., Mazzei R. & Salvatorini G. (2002a) - Schema di
Drilling Project, 16, 653-711. biostratigrafia integrata a plancton calcareo per il
Cassetti M. & Di Stefano G. (1904) - Carta Geologica d’Italia. Neogene-Quaternario. Appendice in Bossio A. et al. - Note
Fogli “Gallipoli”, “Otranto” e “Tricase”. Roma. illustrative alla carta geologica di S. Maria di Lèuca. Atti
Ciaranfi N., Pieri P. & Ricchetti G. (1992) - Note alla Carta geo- Soc. Tosc. Sc. Nat., Mem., 107, 145-163.
logica delle Murge e del Salento (Puglia centro-merid- Giannelli L., Menesini E., Salvatorini G. & Tavani G. (1968) -
ionale). Mem. Soc. Geol. It., 41, 449-460. L’affioramento pliocenico di Punta Ristola (Capo di Lèuca,
Ciaranfi N., Pieri P. & Ricchetti G. (1993) - La Penisola Puglia). Atti Soc. Tosc. Sc. Nat., Mem., 75 (2), 539-567.
Salentina nel quadro dell’evoluzione sedimentaria e tetto- Giannelli L., Salvatorini G. & Tavani G. (1965) - Notizie pre-
nica dell’avampaese apulo. Guida alle escursioni, 12° liminari sulle formazioni neogeniche di Terra d’Otranto
Convegno Soc. Paleont. It. (Terra d’Otranto 28 sett.-2 ott. (Puglia). Atti Soc. Tosc. Sc. Nat., Mem., 72, 520-536.
1993), 9-20. Giannelli L., Salvatorini G. & Tavani G. (1966) - Nuove osser-
Dainelli G. (1901) - Appunti geologici sulla parte me-ridionale vazioni sulle formazioni neogeniche di Terra d’Otranto
del Capo di Lèuca. Boll. Soc. Geol. It., 20, 616-690. (Puglia). Atti Soc. Tosc. Sc. Nat., Mem., 73, 613-619.
D’Alessandro A. & Palmentola G. (1978) - Sabbie a Giovene G.M. (1810) - Notizie geologiche e metereologiche
Brachiopodi, una nuova unità litostratigrafica del Salento della Japigia. Mem. Soc. It. Sc., 15.
leccese (aspetti litostratigrafici e paleoambientali). Riv. Largaiolli T., Martinis B., Mozzi G., Nardin M., Rossi D. &
Ital. Paleont., 84 (4), 1083-1120. Ungaro S. (1969) - F° 214 - Gallipoli. Note Illustr. Carta
D’Alessandro A. & Massari F. (1997) - Pliocene and Geol. d’It., Serv. Geol. d’It., 64 pp., Ercolano.
Pleistocene depositional environments in the Pesculuse Largaiolli T., Mozzi G., Nardin M. & Rossi D. (1966) -
area (Salento, Italy). Riv. Ital. Paleont. Strat., 103 (2), 221- Geologia della zona tra Otranto e S. Cesarea Terme (Prov.
258. di Lecce). Mem. Mus. Civ. St. Nat. Verona, 14, 409-413.
D’Alessandro A., Massari F., Davaud E. & Ghibaudo G. Lourens L.J., Hilgen F.J., Raffi I., Vergnaud-Grazzini C. (1996)
(2004) - Pliocene-Pleistocene sequences bounded by sub- - Early Pleistocene chronology of the Vrica section
aerial unconformities within foramol ramp calcarenites and (Calabria, Italy). Paleoceanography, 11 (6), 797-812.
mixed deposits (Salento, SE Italy). Sedimentary Geology, Martinis B. (1962) - Lineamenti strutturali della parte meridio-
166, 89-144. nale della Penisola Salentina. Geol. Romana, 1, 11-23.
D’Alessandro A., Mastronuzzi G., Palmentola G. & Sansò P. Martinis B. (1967a) - Note geologiche sui dintorni di Casarano
(1994) - Pleistocene deposits of Salento leccese (Southern e Castro (Lecce). Riv. Ital. Paleont., 73 (4), 1297-1380.
Italy): problematic relationships. Boll. Soc. Paleont. It., 33 Martinis B. (1967b) - Sedimenti calabriani sulle Serre di
(2), 257-263. Calaturo e di Castelforte (Penisola Salentina). Riv. Ital.
De Benedetti A. (1930) - Osservazioni geologiche sull’estremi- Paleont., 73 (3), 1023-1038.
60 Geologica Romana 38 (2005), 31-60 BOSSIO et al.

Martinis B. (1970) - F° 223 - Capo S.Maria di Lèuca. Note Ferrara (N.S.), Sez. 9 - Sc. Geol. Paleont., 4 (11), 181-188.
Illustr. Carta Geol. d’It., Serv. Geol. d’It., 69 pp., Ercolano. Rossi D. (1969a) - F° 215 - Otranto. Note Illustr. Carta Geol.
Massari F., Ghibaudo G., D’Alessandro A. & Davaud E. d’It., Serv. Geol. d’It., 31 pp., Ercolano.
(2001) - Water-upwelling pipes and soft-sediment-defor- Rossi D. (1969b) - F.i 203, 204, 213 - Brindisi - Lecce -
mation structures in lower Pleistocene calcarenites Maruggio. Note Illustr. Carta Geol. d’It., Serv. Geol. d’It.,
(Salento, southern Italy). Geol. Soc. America Bulletin, 113 42 pp., Ercolano.
(5), 545-560. Rossi D. & Ungaro S. (1969) - I sedimenti quaternari di Porto
Mazzei R. (1994) - Età della Pietra leccese nell’area di Cursi- Miggiano (Penisola Salentina). Ann. Univ. Ferrara, Sez. 9,
Melpignano (a sud di Lecce, Puglia). Boll. Soc. Paleont. Sc. Geol. Paleont., 4 (16), 249-260.
It., 33 (2), 243-248. Sacco F. (1911) - La Puglia. Boll. Soc. Geol. It., 30 (3), 529-
Melidoro G. & Zezza F. (1968) - Sui giacimenti fosfatici del 638.
Miocene nella Penisola Salentina. Geol. Appl. Idrogeol., 3, Salvatorini G. (1968) - I Foraminiferi delle argille a
23-28. Pycnodonte navicularis (Brocchi) del Miocene superiore
Menesini E. (1967) - Ittioliti pliocenici di Porto Craulo della Toscana Marittima. Atti Soc. Tosc. Sc. Nat., Mem., 75
(Otranto). Atti Soc. Tosc. Sc. Nat., Mem., 74, 221-231. (1), 259-401.
Nardin M. & Rossi D. (1966) - Condizioni strutturali della Taddei Ruggiero E. (1994) - Neogene Salento brachiopod
zona compresa nel Foglio Otranto (Provincia di Lecce). palaeocommunities. Boll. Soc. Paleont. It., 33 (2), 197-
Mem. Mus. Civ. St. Nat. Verona, 14, 415-430. 213.
Nicotera P. (1952) - Studio di alcune varietà di tufo nella provin- Ungaro S. (1966) - Prima segnalazione del Miocene superiore
cia di Lecce. L’Industria mineraria, 3, 207-214. nella Penisola Salentina. Mem. Mus. Civ. St. Nat. Verona,
Palmentola G. (1989) - Lineamenti geologici e morfologici del 14, 435-448.
Salento leccese. Atti Conv. “Le conoscenze geologiche del Varola A. (1965) - Nota preliminare su un giacimento a Cancer
territorio salentino, Lecce 12 dic. 1987”. Quad. Ric. Centro sismondai Mayer nella provincia di Lecce. Atti Soc. Tosc.
Studi Geotecn. Ing., 11, 7-23. Sc. Nat., Mem., 72 (1), 295-298.
Ricchetti G., Ciaranfi N., Luperto Sinni E., Mongelli F. & Pieri Vescogni A. (2001) - Evoluzione delle biocostruzioni a verme-
P. (1988) - Geodinamica ed evoluzione stratigrafico-tetto- tidi e loro utilizzo come “markers” paleobatimetrici e
nica dell’avampaese apulo. Relazioni 74° Congr. Naz. Soc. paleoclimatici. In: Perri M.C. - Giornate di Paleontologia
Geol. It. (Sorrento 13-17 settembre 1988), 41-43. 2001. Giorn. Geol., Ser. 3, 62 (suppl.), 55-62.
Ricchetti G., Ciaranfi N., Luperto Sinni E., Mongelli F. & Pieri Vescogni A., Bosellini F. & Russo A. (2000) - Impor-tanza
P. (1992) - Geodinamica ed evoluzione sedimentaria e tet- paleobatimetrica e paleoclimatica delle biocostruzioni a
tonica dell’avampaese apulo. Mem. Soc. Geol. It., 41, 57-82. vermetidi nel Miocene Superiore della Penisola Salentina.
Rossi D. (1966) - Caratteristiche strutturali dell’area compresa Accad. Naz. Sci. Lett. Arti Modena, Collana di Studi, 21,
nella Tav. “Muro Leccese” (F. 214 “Gallipoli”, II, NE). 243-247.
Mem. Mus. Civ. St. Nat. Verona, 14, 431-433. Zezza F. (1983) - Le calcareniti calabriane e tirreniane di Porto
Rossi D. (1968) - Le caratteristiche morfologiche, strutturali e Miggiano sul Canale d’Otranto. Geol. Appl. e Idrogeol., 18
paleogeografiche della Penisola Salentina. Ann. Univ. (1), 33-44.

Accettato per la stampa: Settembre 2005

Potrebbero piacerti anche