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Motivazioni dei sistemi trifase

• Il passaggio da corrente continua a corrente alternata


non fu motivato solo da problemi di trasmissione

• Generatori e motori in corrente continua sono


macchine a collettore

• Il funzionamento delle macchine a collettore richiede


che la corrente transiti tra parte fissa (statore) e parte
rotante (rotore) tramite i contatti di un tamburo rotante
detto collettore o commutatore

• La potenza delle macchine a collettore è limitatata da


problemi di archi elettrici e usura e dei contatti
Motore DC a collettore
Motivazioni dei sistemi trifase 
• Nel 1888 Galileo Ferraris e Nikola Tesla scoprirono
quasi contemporaneamente la teoria del campo
magnetico rotante

• Generatori e motori a campo magnetico rotante


scambiano potenza tra statore e rotore solo attraverso
il flusso magnetico, senza nessun contatto meccanico

• Le macchine a campo rotante raggiungono potenze


nominali che superano di alcuni ordini di grandezza
quelle delle macchine a collettore

• La generazione di un campo rotante efficace richiede


una terna trifase di tensioni e correnti sinusoidali
Motore a induzione (campo rotante)
3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

3. SISTEMI TRIFASE

3.1. GENERALITÀ
L’invenzione e lo sfruttamento industriale del campo magnetico rotante, dovuto a Ferraris e Tesla nel 1888, sono
stati forse il fattore determinante nella scelta della trasmissione trifase dell’energia elettrica. Pochi anni dopo, nel
1900, venivano già realizzati i primi impianti di produzione in alternata trifase. La teoria del campo magnetico
rotante ha segnato infatti una svolta storica nella conversione elettromeccanica dell’energia, superando le
limitazioni di potenza proprie delle macchine a collettore e aprendo la strada alla costruzione di generatori e
motori elettrici di potenza elevatissima. Il legame con il trifase nasce dal fatto che la realizzazione efficiente di un
campo rotante richiede un sistema trifase di alimentazione. In queste condizioni la potenza istantanea trasmessa è
costante (vedi § 3.7.1) e di conseguenza è costante anche la coppia meccanica sull’asse delle macchine, con
evidente vantaggio nelle applicazioni in cui è in gioco una potenza considerevole. Per tutti questi motivi il
sistema trifase è oggi universalmente adottato nelle applicazioni elettriche di potenza: produzione, trasmissione,
distribuzione e utilizzazione industriale. Il monofase è riservato alle applicazioni di piccola potenza (ad es.
utenze domestiche), ma anche in questo caso, come si vedrà in seguito, è derivato da una linea trifase.

3.2. DEFINIZIONI FONDAMENTALI


Poiché lo studio dei sistemi trifase richiede continuamente l’impiego di terne di fasori, è bene chiarirne sin d’ora
la nomenclatura. Una terna di fasori può essere spuria, pura, simmetrica diretta o inversa (Fig. 3.2.1). Tre fasori
formano una terna spuria quando la loro somma è diversa da zero, formano una terna pura quando la loro somma
è nulla, formano una terna simmetrica quando formano i lati di un triangolo equilatero. La terna simmetrica è
diretta quando i tre fasori v1, v2, v3 si succedono in senso orario, inversa quando si succedono in senso antiorario.

v2 v2
v3
v1 v1 v3

Terna spuria Terna pura

v3 v2

v1
v1

v2 v3

Terna simmetrica diretta Terna simmetrica inversa

Fig. 3.2.1

Si dice sistema polifase una rete elettrica formata da una n-pla di rami in parallelo, alimentata da una n-pla di
generatori di tensione, di modulo uguale e sfasati ognuno rispetto al successivo di 2/n. Il sistema trifase è un
caso particolare di sistema polifase e, nella sua forma più semplice, può essere rappresentato come in Fig. 3.2.2:

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3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

E1 Z

~ +

E2 Z
~ +

E3 Z
~ +

Fig. 3.2.2

Esso è formato da una terna simmetrica di generatori ideali di tensione E1, E2, E3 e da una terna di impedenze di
carico che in questo caso sono tutte dello stesso valore Z. Per convenzione le terne di generatori che alimentano
un sistema trifase sono terne simmetriche dirette, in cui ogni fasore è in ritardo di 120 rispetto a quello che lo
precede. I tre fasori tensione che formano la terna E1, E2, E3, sono quindi (ponendo E1 sull’asse reale):

E1 = E e j 0 = E
E2 = E e  j 120 (3.2.1)
E3 = E e  j 240 = E e j 120

Si verifica facilmente che i tre fasori hanno somma nulla:

E1 E2 E3 = 0 (3.2.2)

La terna di generatori mostrata in figura è collegata a stella. Possono quindi essere misurate le tensioni dei tre
generatori tra il morsetto di fase e il centro stella. Queste tensioni, riferite a una connessione a stella, sono dette
tensioni stellate o tensioni di fase (per queste è convenzione usare il simbolo E).

E1
~ +
1
E2 V12

~ +
2 V31

E3 V 23
~ +
3

Fig. 3.2.3

Si possono però anche misurare le tensioni esistenti tra le coppie di morsetti di linea 1, 2 e 3 (Fig. 3.2.3). Si
hanno così le tensioni concatenate o tensioni di linea (per convenzione indicate con il simbolo V), che formano
anch’esse una terna simmetrica diretta e stanno alle tensioni di fase secondo la relazione grafica di Fig. 3.2.4.

E3
V31

V23 E1

V
12

E2

Fig. 3.2.4

La relazione esistente tra tensioni concatenate e stellate si può ricavare analiticamente, ricordando che:
78
E3
V31

V23
60° 30°
E1

V
12
E2

V = 2 x E x cos (30°) = 2 x E x 3 /2 = 3 E  V= 3 E
3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

e j 120
=  0.5  j 3 /2 (3.2.3)
 j 120
e =  0.5  j 3 /2
e scrivendo:
V12 = E1  E2 = E (1  e  j 120) = E (1  0.5  j 3 /2) = E (1.5  j 3 /2) =
= 3 E ( 3 /2  j 0.5) = 3 E e j 30 = 3 E1 e j 30 (3.2.4)

Si ottiene che, come mostra anche la Fig. 3.2.4, la tensione concatenata V12 risulta sfasata in anticipo di 30
rispetto a E1 e moltiplicata per il fattore 3 . Le tensioni concatenate risultano quindi di ampiezza 3 volte
maggiore delle tensioni stellate.

Considerando ora la terna simmetrica di generatori disposti a stella di Fig. 3.2.3, si vede che essa è equivalente,
ai morsetti di linea 1, 2 e 3, alla terna di generatori disposti a triangolo di Fig. 3.2.5, posto che in quest’ultima le
tensioni V12, V23, V31 siano uguali alle tensioni concatenate della terna di Fig. 3.2.3.
1
+
~ V12
V31
~ +
2
+
~ V 23
3

Fig. 3.2.5
Una terna simmetrica di generatori è quindi rappresentabile agli effetti esterni mediante due configurazioni, a
stella o a triangolo, duali tra loro. L’unica differenza consiste nel fatto che, nella rappresentazione a triangolo, il
morsetto di centro stella non esiste. Una terna simmetrica di generatori può essere quindi data semplicemente
come terna di tensioni concatenate presenti ai morsetti di una “scatola nera” (Fig. 3.2.6) ed è possibile
rappresentarne il contenuto arbitrariamente a stella o a triangolo.

1
V12

2 V31

V 23
3

Fig. 3.2.6

In analogia con i generatori, anche i carichi trifase sono formati da terne di impedenze disposte a stella o a
triangolo. Se le tre impedenze sono uguali il carico si dice equilibrato, in caso contrario squilibrato. Come sarà
dimostrato più avanti, un carico equilibrato, alimentato da una terna di generatori simmetrica (Fig. 3.2.7) assorbe
una terna di correnti anch’essa simmetrica.
Z I
I Y 1
1 1
1 I 12
Z Z
I Y 
2 I 2
2 2 Z

I 23
Z I 31
I 3
Y Z
3 I 3
3

Fig. 3.2.7

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3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

Nel caso del carico a stella di Fig. 3.2.7 le correnti di linea I1, I2, I3 sono evidentemente quelle che attraversano le
tre impedenze di carico. Nel caso del carico a triangolo invece, le impedenze di carico sono percorse dalle tre
correnti I12, I23, I31, che sono dette correnti di lato.

Servendosi della somma delle correnti ai nodi è facile ricavare la relazione tra correnti di linea e di lato, nel caso
di carico equilibrato alimentato da una terna simmetrica di tensioni. Le tre equazioni ai nodi forniscono:

I1 = I12  I31
I2 = I23  I12 (3.2.5)
I3 = I31  I23

Rappresentando graficamente le (3.2.5) si ottiene:

I 31
I1

I3 I 12

I2

I 23

Fig. 3.2.8

Assumendo che I sia il modulo della corrente di lato, si ottiene, in forma analitica:

I1 = I12 I31 = I (1  e j 120) = I (1  0.5  j 3 /2) = I (1.5  j 3 /2) =


(3.2.6)
 j 30  j 30
= 3 I ( 3 /2  j 0.5) = 3 I e = 3 I12 e

da cui si deduce che le correnti di linea, quando formano una terna simmetrica, risultano di ampiezza 3 volte
maggiore di quelle di lato del triangolo.

3.3. STUDIO DI SISTEMA TRIFASE SIMMETRICO


Un sistema formato da una terna simmetrica di generatori di tensione (disposti a stella o a triangolo) che alimenta
un carico equilibrato (a stella o a triangolo) si dice simmetrico ed equilibrato. Le correnti circolanti in questo
sistema sono anch’esse simmetriche. È facile verificare questo fatto riferendosi per comodità a una connessione
stella-stella (generatori connessi a stella, carico connesso a stella), come quella di Fig. 3.3.1.

V
Z1
E1 Z
I 1
~ +

E2 I 2 Z
O ~ +
A
E3 Z
I 3
~ +

Fig. 3.3.1

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3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

Utilizzando il teorema di Millman per calcolare la tensione VAO tra i due centri stella si ottiene:

E1 E2 E3 E1  E 2  E 3
 
Z Z Z Z
V AO = = = 0 (3.3.1)
3 3
Z Z

I due centri stella si trovano perciò allo stesso potenziale. Di conseguenza, scrivendo l’equazione alla maglia per
ottenere le tensioni sulle impedenze di carico delle tre fasi, si ottiene:

VZ1 = E1 VAO = E1
VZ2 = E2 VAO = E2 (3.3.2)
VZ3 = E3 VAO = E3

Sulle impedenze di carico si hanno quindi le tensioni stellate dei generatori. Le correnti si calcolano direttamente
mediante:

I1 = VZ1 / Z = E1 / Z
I2 = VZ2 / Z = E2 / Z (3.3.3)
I3 = VZ3 / Z = E3 / Z

Le tre correnti formano una terna simmetrica in quanto sono state ottenute dividendo le tre tensioni di una terna
simmetrica per la stessa impedenza Z. Rappresentando le tensioni e le correnti del sistema sullo stesso
diagramma fasoriale si ha:

E3
 I 3

E1
I 2 
 I 1

E2

Fig. 3.3.2

Si vede che le correnti di linea formano una terna simmetrica, ruotata di , argomento dell’impedenza Z, rispetto
alla terna delle tensioni stellate. Ciascuna corrente di linea risulta quindi in ritardo di  (nell’ipotesi di carico
ohmico-induttivo) rispetto alla corrispondente tensione di fase.

Ovviamente, anche nel caso di carico a triangolo le terne di corrente (di linea e di lato) sono simmetriche. Per
dimostrarlo si può trasformare a stella il carico a triangolo (mediante la trasformazione triangolo-stella), oppure
osservare direttamente (vedi Fig. 3.2.7) che le correnti di lato si ottengono dividendo le tensioni concatenate per
il valore dell’impedenza di lato. Si ottiene pertanto:

I12 = V12 / Z
I23 = V23 / Z (3.3.4)
I31 = V31 / Z

La terna delle correnti di lato è quindi simmetrica e di conseguenza anche quella delle correnti di linea, come si
può facilmente ricavare dalle equazioni (3.2.5) e (3.2.6).

Il sistema trifase simmetrico ed equilibrato costituisce il sistema trifase per eccellenza. I fasori tensione e corrente
relativi a ogni fase sono uguali in modulo a quelli delle altre due fasi e sono sfasati rispetto a questi di  120.
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3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

Ogni fase trasmette perciò un terzo della potenza totale transitante. La maggior parte dei sistemi trifase esistenti
(in termini di potenza complessiva la quasi totalità) appartengono a questa categoria: generatori e motori elettrici
di potenza, elettrodotti, linee di distribuzione in media tensione.

A causa della simmetria del sistema le tre fasi risultano disaccoppiate tra loro. Si può rappresentare
intuitivamente questo concetto ricordando che la differenza di potenziale tra i due centri stella O e A è nulla e
perciò questi due punti sono elettricamente coincidenti. Deformando la Fig. 3.3.1 e mettendo a contatto i punti O
e A si ottiene la rappresentazione di Fig. 3.3.3.

E1 I 1 Z
~ +

A
Z Z
O

I I
2 3

+ +
E
2 ~ ~ E3

Fig. 3.3.3

Questa rappresentazione, per quanto paradossale, mostra che le tre fasi di un sistema simmetrico ed equilibrato
sono unite tra loro solo per un punto e quindi non possono scambiare potenza. Due circuiti elettrici infatti
possono scambiare potenza solo se collegati da almeno due morsetti.

Da quanto detto sopra è facile concludere che un sistema trifase simmetrico ed equilibrato è descrivibile
mediante il comportamento di una sola delle sue fasi. Secondo la Fig. 3.3.3 è infatti possibile studiare, per
esempio, la fase 1 in modo indipendente dal resto del circuito. Per comodità, la si rappresenta allora
separatamente come circuito monofase indipendente, detto monofase equivalente (Fig. 3.3.4).

Il circuito monofase equivalente permette di studiare facilmente un sistema trifase simmetrico ed equilibrato,
calcolando i valori di tensioni e correnti relativi a una fase e poi, se necessario, ricavando facilmente per
sfasamento di  120 quelli delle altre fasi. La potenza che transita nel circuito monofase equivalente è
ovviamente 1/3 della potenza totale transitante nel sistema trifase.

E1 Z
I 1
~ +

Fig. 3.3.4

È quindi possibile calcolare la corrente nel circuito di figura semplicemente scrivendo:

I1 = E1 / Z (3.3.5)

dove arbitrariamente può essere assegnata fase nulla alla tensione stellata E1. Le altre due correnti di linea, se
richieste, si ottengono mediante le espressioni:

I2 = I1 e  j 120
I3 = I1 e j 120 (3.3.6)

Per lavorare con il monofase equivalente è necessario che tutti i tripoli della rete (carichi o generatori) siano
connessi a stella. Il problema si pone in pratica quando alcuni carichi trifase sono connessi a triangolo. Si ricorre
allora alla ben nota trasformazione triangolo-stella, le cui equazioni sono qui per comodità richiamate. Dato un

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3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

triangolo di impedenze Z12, Z23, Z31 è sempre possibile trasformarlo nella stella equivalente Z1, Z2, Z3 (oppure
effettuare la trasformazione inversa) utilizzando le espressioni di Tab. 3.3.5, analoghe a quelle già viste nel § 1.9.

triangolo  stella stella  triangolo

Z 12 Z 31 Z 1 Z2
Z 1 =  Z 12 = Z 1  Z 2  
Z 12  Z 23  Z 31 Z3

Z 12 Z 23 Z 2 Z3
Z 2 =  Z 23 = Z 2  Z 3  
Z 12  Z 23  Z 31 Z1

Z 23 Z 31 Z 3 Z1
Z 3 =  Z 31 = Z 3  Z1  
Z 12  Z 23  Z 31 Z2

Tab. 3.3.5

Queste formule si traducono, nel caso di un carico equilibrato, nelle:

triangolo  stella stella  triangolo

ZY = Z / 3 Z = 3 ZY

Tab. 3.3.6

3.3.1. Esempio di parallelo di carichi equilibrati


Una terna di generatori alimenta due carichi equilibrati in parallelo, di cui il primo è connesso a stella, il secondo
a triangolo (Fig. 3.3.7).

E1 ZA
~ +

E2 ZA
~ +

E3 ZA
~ +

ZB ZB

ZB

Fig. 3.3.7

Si noti che i due carichi trifase sono effettivamente in parallelo perché hanno i morsetti sottoposti alla medesima
terna di tensioni concatenate e soddisfano quindi alla definizione di parallelo. Per studiare il circuito con il
monofase equivalente è necessario trasformare a stella il carico a triangolo (Fig. 3.3.8).

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E1 ZA
~ +

E2 ZA
O ~ + A
E3 ZA
~ +

ZB ZB ZB
3 3 3

Fig. 3.3.8

A questo punto si connettono i tre centri stella O, A e B, che sono allo stesso potenziale, e si disegna il monofase
equivalente (Fig. 3.3.9).

E1 ZA
~ +

ZB
3

Fig. 3.3.9

Dalla rappresentazione in monofase equivalente risulta più evidente che i due carichi sono in parallelo.

3.3.2. Parallelo di stelle e triangoli di impedenze


È possibile calcolare direttamente il parallelo di due carichi connessi a stella solo se i due centri stella si trovano
allo stesso potenziale. In questo caso infatti è come se i centri stella A e B fossero uniti da un cortocircuito, per
cui le coppie di impedenze di ogni fase soddisfano alla definizione di parallelo (Fig. 3.3.10). Si ottengono così le
tre impedenze della stella equivalente:

Z1AB = Z1A // Z1B Z2AB = Z2A // Z2B Z3AB = Z3A // Z3B

Z 1A

Z 2A
A

Z 3A

Z3B Z2B Z1B

Fig. 3.3.10

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3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

Al contrario, le impedenze di lato di due carichi a triangolo soddisfano sempre alla condizione di parallelo (Fig.
3.3.11). Basta osservare che ogni coppia di impedenze di lato si trova sottoposta alla stessa tensione concatenata.
Il carico equivalente a triangolo è quindi dato da:

Z12AB = Z12A // Z12B Z23AB = Z23A // Z23B Z31AB = Z31A // Z31B

Z 12A

Z 31A
Z 23A

Z 23B Z 12B

Z 31B

Fig. 3.3.11

3.3.3. Riepilogo sui sistemi trifase simmetrici


Le grandezze che regolano il funzionamento del monofase equivalente sono le tensioni di fase e le correnti di
linea. L’angolo di sfasamento tra tensione di fase e corrente di linea corrisponde all’argomento dell’impedenza
del carico equivalente, supposto connesso a stella. Per esempio, nella Fig. 3.3.12 l’angolo tra la tensione stellata
E e la corrente di linea I è proprio l’angolo  dell’impedenza Z del carico a stella equivalente.

E1 E3
Z
~ +

E2 E1
Z
~ +

E3 I 1
Z
~ +

E2

Fig. 3.3.12

Nota bene. Quando si danno le grandezze nominali di un sistema trifase, si fa sempre riferimento alla tensione
concatenata V (perché è quella più elevata del sistema) e alla corrente di linea I (perché è quella che
effettivamente interessa la linea di trasmissione).

3.4. STUDIO DI SISTEMA TRIFASE SQUILIBRATO CON ALIMENTAZIONE SIMMETRICA


Lo studio dei sistemi trifase in condizioni dissimmetriche è motivato dalla necessità di trattare sistemi simmetrici
in condizioni di guasto oppure sistemi con carichi squilibrati. In questi casi si assume sempre simmetrica la terna
di tensioni fornita dai generatori, mentre la terna di impedenze di carico è squilibrata. Questo può accadere a
causa di un guasto (ad esempio il cortocircuito di una delle impedenze di un carico equilibrato), oppure, come
avviene nella distribuzione pubblica in bassa tensione, a causa dell’alimentazione di carichi monofase da una
linea trifase.

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3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

V
Z1
E1 I 1 Z1
~ +

VZ2
E2 I 2 Z2
O ~ +
A

V
Z3
E3 I 3 Z3
~ +

Fig. 3.4.1

Supponiamo di alimentare, mediante la terna simmetrica E1, E2, E3, un carico a stella squilibrato, costituito dalle
tre impedenze diverse Z1, Z2, Z3 (Fig. 3.4.1). Mediante il teorema di Millman si ottiene:
E1 E2 E3
 
Z1 Z2 Z 3
V AO = = 0 (3.4.1)
1 1 1
 
Z 1 Z 2 Z 3

Esiste una differenza di potenziale tra i due centri stella A e O. Le tre tensioni VZ1, VZ2, VZ3, che si localizzano
sulle impedenze di carico, formano quindi una terna dissimmetrica, in quanto sono date da:

VZ1 = E1  VAO
VZ2 = E2  VAO (3.4.2)
VZ3 = E3  VAO

dove VAO  0. Anche le tre correnti di linea formano una terna dissimmetrica, che è data da:

I1 = VZ1 / Z1
I2 = VZ2 / Z2 (3.4.3)
I3 = VZ3 / Z3

Vale inoltre l’equazione al nodo A, per cui:

I1  I 2  I 3 = 0 (3.4.4)

Nella Fig. 3.4.2 le tensioni stellate dei generatori e le tensioni presenti sulle tre impedenze di carico sono
rappresentate mediante un diagramma fasoriale. Il disegno è ricavato utilizzando le equazioni di maglia (3.4.2).

E3
VZ
3

A VZ
VAO 1
O
E1
VZ
2

E2
Fig. 3.4.2

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3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

Lo squilibrio del carico determina l’insorgere della tensione VAO che sposta il potenziale del centro stella dalla
posizione baricentrica O (nel caso di carico equilibrato) alla posizione A determinata dalle tre impedenze di
carico. Si ha quindi che le tensioni sui carichi, che nel caso equilibrato coincidevano con le tensioni di fase,
assumono valori differenti, maggiori o minori della tensione di fase.

Volendo alimentare dei carichi monofase da una linea trifase, occorre ripartire le tre fasi tra utenti o gruppi di
utenti. Per esempio, nella Fig. 3.4.1 l’impedenza Z1 può rappresentare un gruppo di utenti monofase (in parallelo
tra loro) connessi al conduttore di fase 1 e al centro stella A. Lo stesso accade per Z2 e Z3. Poiché il
comportamento dei singoli utenti è aleatorio, il carico costituito da Z1, Z2 e Z3 è evidentemente squilibrato. Di
conseguenza gli utenti collegati a una fase non ricevono la tensione contrattuale, corrispondente al valore della
tensione stellata, ma una tensione diversa, soggetta a variare secondo il comportamento degli utenti collegati alle
altre fasi.

Da queste considerazioni risulta evidente che un sistema trifase a tre fili non può soddisfare le esigenze di utenti
monofase collegati a stella, in quanto a ogni variazione del carico assorbito da una delle fasi corrisponde una
variazione della tensione su tutte le fasi. Queste variazioni, oltre a non rispettare i limiti contrattuali,
produrrebbero effetti dannosi e anche pericolosi sulle utenze.

3.5. STUDIO DI SISTEMA TRIFASE A QUATTRO FILI


E1 I 1 Z
1
~ +

E2 I 2 Z2
O A
~ +

E3 I 3 Z3
~ +

I N

Fig. 3.5.1
Per ovviare agli inconvenienti sopra esposti si aggiunge un quarto filo, detto neutro, che congiunge i due centri
stella (Fig. 3.5.1). Assumiamo inizialmente che il neutro sia un conduttore ideale, di impedenza nulla. Il neutro
impone che i due centri stella O e A siano allo stesso potenziale (VAO = 0) anche in caso di squilibrio del carico e
contemporaneamente consente la circolazione di una corrente di neutro data da:
IN = I1 I2  I3 (3.5.1)
Il fatto che i due centri stella siano allo stesso potenziale rende possibile, anche in presenza di sistema
dissimmetrico, il disaccoppiamento delle tre fasi, analogamente a quanto fatto in Fig. 3.3.3 per un sistema
simmetrico. La tensione VAO è nulla e perciò sui carichi monofase è sempre presente la tensione stellata. Esiste
però una differenza sostanziale rispetto al sistema simmetrico: in quest’ultimo una fase è rappresentativa del
comportamento delle altre due. Nel sistema squilibrato con neutro ideale, invece, è possibile studiare ciascuna
fase indipendentemente dalle altre due, ma ogni fase porta una corrente diversa. Non esiste quindi in questo caso
il concetto di monofase equivalente.

E3
3
I3 IN
E1
I1
I2 1
2 I3
I1
I2

E2
Fig. 3.5.2

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3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

La Fig. 3.5.2 mostra un esempio di diagramma fasoriale di un sistema squilibrato con neutro ideale. I tre fasori
corrente formano una terna spuria (i carichi 1 e 2 sono ohmico-induttivi, mentre il carico 3 è ohmico-capacitivo).
Si vede inoltre che la corrente di neutro IN è la somma fasoriale delle tre correnti di linea.

Un sistema trifase a quattro fili consente quindi di alimentare un carico squilibrato a stella mantenendo sulle
impedenze del carico la tensione stellata dei generatori. Questo è rigorosamente vero se tutti i conduttori di linea
e di neutro sono ideali. Se invece il neutro è caratterizzato da un valore di impedenza ZN (Fig. 3.5.3), VAO non è
più automaticamente imposta a zero. È quindi nuovamente necessario impiegare il teorema di Millman per
ricavare VAO.
E1 E2 E3
 
Z1 Z2 Z 3
V AO =  0 (3.5.2)
1 1 1 1
  
Z 1 Z 2 Z 3 Z N

Essendo VAO  0, si ha nel diagramma fasoriale, analogamente al caso del carico squilibrato con sistema a tre fili,
uno spostamento del centro stella dei carichi rispetto a quello delle tensioni stellate dei generatori. Le tensioni di
alimentazione dei carichi monofase VZ1, VZ2 e VZ3 formano quindi una terna dissimmetrica e si ottiene un
diagramma fasoriale simile a quello già visto in Fig. 3.4.2.
E1 Z
I 1 1
~ +

E2 I 2 Z2
O A
~ +

E3 I 3 Z3
~ +

ZN I N

Fig. 3.5.3
Se infine si tiene conto anche dell’impedenza dei conduttori di linea, che è dello stesso ordine di grandezza di
quella del neutro, si ottiene lo schema di Fig. 3.5.4. La linea trifase con neutro è rappresentata dalle tre
impedenze uguali ZL e da quella di neutro ZN. Anche in questo caso la tensione VAO risulta in generale diversa da
zero e il comportamento del sistema è ancora rappresentato da un diagramma fasoriale del tipo di quello di Fig.
3.4.2.
S

E1 Z I 1 Z
L 1
~ +

E2 Z I 2 Z2
O L A
~ +

E3 Z Z3
L I 3
~ +

ZN I N

S'

Fig. 3.5.4
Assumendo, nella Fig. 3.5.4, la parte di circuito a sinistra della sezione SS’ come generatore equivalente di
Thévenin del sistema trifase a monte, il circuito stesso costituisce il modello di un sistema di distribuzione
pubblica trifase/monofase. La presenza delle impedenze di linea, oltre a quella di neutro, fa sì che la terna delle
tensioni concatenate sul carico squilibrato risulti dissimmetrica. Tuttavia, se i valori delle impedenze di linea e di
88
3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

neutro sono mantenuti sufficientemente bassi, la dissimmetria risulta trascurabile e sui carichi monofase Z1, Z2 e
Z3 sono presenti con buona approssimazione le tensioni di fase dei generatori.

Il sistema trifase con neutro è quindi generalmente adottato per la distribuzione pubblica dell’energia elettrica
alle utenze monofase, che per loro natura costituiscono dei carichi squilibrati. In Italia questa distribuzione viene
effettuata a 230 V di tensione stellata e conseguentemente a 230 3  400 V di tensione concatenata, che è la
tensione nominale del sistema trifase di distribuzione.

E1
~ +

V Z
E2
~+ Z  V 

V Z
E3
~ +

Fig. 3.5.5

Un metodo alternativo per garantire la costanza della tensione sulle impedenze di carico, indipendentemente
dallo squilibrio di questo, è la connessione a triangolo delle utenze monofase (Fig. 3.5.5). In questo caso le
tensioni presenti sulle impedenze di lato del triangolo, anche in condizioni di squilibrio, sono quelle della terna
simmetrica delle tensioni concatenate dei generatori. Si può facilmente dimostrare che questa connessione, anche
se apparentemente più conveniente per l’assenza del conduttore di neutro, determina, a parità di tensione di
alimentazione dei carichi monofase, maggiori perdite in linea.

3.6. RIEPILOGO SULLO STUDIO DEI SISTEMI TRIFASE


Lo studio dei sistemi trifase simmetrici ed equilibrati, che costituiscono nella pratica la maggioranza, si effettua
agevolmente con il circuito monofase equivalente. Naturalmente per applicare il monofase equivalente occorre
impiegare tensioni stellate e correnti di linea ed è necessario trasformare a stella eventuali carichi a triangolo.

 I sistemi trifase con neutro ideale, generalmente squilibrati, possono essere studiati sfruttando il
disaccoppiamento delle fasi operato dal neutro. Si studiano quindi separatamente le singole fasi e
successivamente si calcola la corrente di neutro come somma delle correnti di linea.

 I sistemi dissimmetrici (di solito con terna di tensioni di alimentazione simmetrica e carico squilibrato) a tre
fili o a quattro fili con neutro di impedenza non nulla si studiano con il teorema di Millman. È anche
possibile impostare un sistema di equazioni ai nodi e alle maglie, ma Millman fornisce più rapidamente il
risultato. Naturalmente per impiegare Millman occorre trasformare a stella gli eventuali tripoli a triangolo
presenti nel sistema.

Un caso notevole, di uso didattico e pratico, è costituito da un sistema a tre fili che alimenta due carichi trifase in
parallelo (Fig. 3.6.1). La terna di alimentazione è simmetrica, il carico A è equilibrato mentre il carico B
squilibrato. Scopo dello studio è determinare la terna di correnti di linea I1, I2, I3 essendo noti i carichi e la terna
simmetrica V12, V23, V31 (che si può supporre, con buona approssimazione nella pratica, composta da generatori
ideali di tensione).

Il carico, dato dal parallelo di A e B, è complessivamente squilibrato, ma lo studio è facilitato dal fatto che i due
carichi sono direttamente in parallelo a una terna di generatori ideali di tensione. È così possibile studiare i due
carichi l’uno indipendentemente dall’altro. Ignorando dapprima il carico squilibrato B, si calcola la terna
simmetrica di correnti I1A, I2A, I3A determinando una di queste mediante il monofase equivalente e formando poi
la terna simmetrica (è necessario naturalmente avere il carico A connesso a stella). Successivamente, ignorando il
carico A, si calcola la terna dissimmetrica I1B, I2B, I3B (mediante il teorema di Millman se il carico B è a stella,
mediante le correnti di lato se è a triangolo). Infine, scrivendo le equazioni ai nodi a, b e c, si trova la terna di
correnti desiderata.

89
3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

1 I1 a I 1A

V12
I2 I 2A
V31 2 b
A
V23
3
I3 c I 3A

I1B I 2B I 3B

Fig. 3.6.1

Poco dissimile ma radicalmente diverso nel metodo di soluzione è il caso presentato in Fig. 3.6.2. Le tre
impedenze di linea ZL, anche se uguali, rendono impossibile lo studio separato di A e B (vedi § 1.7). Occorre
quindi ricordare che non è possibile mettere direttamente in parallelo due stelle di impedenze se i centri stella
hanno potenziale diverso, ma è sempre possibile mettere direttamente in parallelo due triangoli di impedenze
(vedi § 3.3.2). Poiché B è squilibrato gli eventuali centri stella di A e B sarebbero a potenziale diverso. Occorre
quindi che entrambi i carichi A e B vengano trasformati a triangolo. Successivamente si ricava il triangolo
equivalente del parallelo e lo si trasforma in stella. Le impedenze della stella equivalente di A e B possono così
essere messe in serie con le impedenze ZL. Utilizzando infine il teorema di Millman si calcolano le correnti di
linea I1, I2, I3.

I1 ZL
1

V12
I2 ZL
V31 2
A
V23 I3 ZL
3

Fig. 3.6.2

Questo caso è più realistico del precedente, in quanto le linee non hanno impedenza nulla. Tuttavia l’impedenza
di linea è mantenuta a valori così bassi rispetto alle impedenze dei carichi che l’effetto di distorsione risulta
trascurabile e può essere impiegato con ottima approssimazione il modello di Fig. 3.6.1.

3.7. POTENZE NEI SISTEMI TRIFASE

3.7.1. Sistema simmetrico ed equilibrato


Studiando un sistema simmetrico con il monofase equivalente si trova (Fig. 3.3.4) che la potenza complessa (vedi
§ 1.4.3) transitante in una fase è:
Sm = E I* = E I cos   j E I sin  (3.7.1)
Per il teorema di Boucherot la potenza transitante complessiva sarà la somma delle potenze complesse (uguali)
delle singole fasi:

S = E1 I*1  E2 I*2  E3 I*3 = 3 E I* = 3 E I cos   j 3 E I sin  =


(3.7.2)
= 3 V I cos   j 3 V I sin  = P  j Q

90
3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

Si ha quindi:

P = 3 V I cos 
Q = 3 V I sin  (3.7.3)


2 2
S = P + Q = 3 VI

Queste relazioni, di uso molto comune nei sistemi trifase, valgono solo per sistemi simmetrici ed equilibrati.

Si può infine dimostrare che in un sistema trifase simmetrico la potenza istantanea è costante e coincide con la
potenza trasmessa P:

p(t) = e1 (t) i1 (t)  e2 (t) i2 (t)  e3 (t) i3 (t) = P (3.7.4)

Questa proprietà è di grande interesse pratico perché, in una macchina elettrica rotante, la coppia è C = P / ,
dove  è la velocità angolare. La costanza della potenza istantanea si traduce quindi nella costanza della
coppia istantanea. Si evitano così le vibrazioni prodotte da coppie pulsanti, dannose soprattutto in macchine di
grande potenza. Nei sistemi monofase, invece, la potenza istantanea è una sinusoide di frequenza doppia rispetto
a quella di rete. Ne consegue che, per quanto sia possibile realizzare con opportuni artifici macchine a campo
rotante alimentate in monofase, queste devono essere riservate a impieghi di bassa potenza.

3.7.2. Potenza assorbita da un generico carico trifase equilibrato


Si possono estendere ai carichi trifase equilibrati le considerazioni già fatte nel § 2.5.3 a proposito della potenza
assorbita da una generica impedenza. Supponiamo di avere un generico carico trifase equilibrato a impedenza
costante (cioè il valore dell’impedenza non dipende dalla tensione applicata). Possiamo arbitrariamente
considerarlo formato da tre impedenze uguali connesse a stella (Fig. 3.7.1). Sono note le potenze attiva e reattiva
entranti nel carico e il valore efficace della tensione concatenata della terna simmetrica di alimentazione. Si vuole
calcolare il valore dell’impedenza complessa Z .

P P
V V
Z

Q Q
Z

Fig. 3.7.1

Trattandosi di un carico equilibrato a stella, ai capi di ciascuna impedenza si localizza la tensione stellata
E  V / 3 . Inoltre, il carico assorbe la terna simmetrica di correnti di linea di valore efficace I . Si ricava perciò
il modulo dell’impedenza:

E V V V V2 V2 V2
Z      (3.7.5)
I 3I V 3 I 3VI S P2  Q2
Si osservi che il risultato finale della (3.7.5) è identico a quello ottenuto con la prima procedura del § 2.5.3 nel
caso monofase, ma i simboli hanno significato diverso. In questo caso V è la tensione concatenata e P, Q, S sono
potenze trifase. Per ricavare l’argomento  Z ricordiamo che anche in questo caso l’argomento della potenza
complessa assorbita è uguale all’argomento dell’impedenza, per cui:

Q3 Q
Z  arctg  arctg
P3 P

91
3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

dove Q / 3 e P / 3 sono le potenze assorbite dalla singola impedenza Z . L’impedenza complessa del carico a
stella è quindi: Z  Z  cos Z  j sin Z  .
Nel caso che il carico sia in realtà formato da tre impedenze Z collegate a triangolo, dopo aver calcolato
l’impedenza equivalente a stella Z è immediato ricavare il valore di quella a triangolo: Z   3Z . A scopo
didattico possiamo anche osservare che sostituendo nella (3.7.5) la trasformazione stella-triangolo si ottiene:

V2 V2
Z   3Z  3 
S S 3
L’equazione è facilmente giustificabile perché ciascuna impedenza del triangolo assorbe un terzo della potenza
apparente trifase e su di essa è applicata la tensione concatenata. Tuttavia, è più semplice utilizzare sempre la
(3.7.5) e trasformare poi, se necessario, l’impedenza equivalente della stella in quella del triangolo.

In alternativa alla (3.7.5) è possibile utilizzare le altre due procedure del § 2.5.3, della cui applicazione al caso
trifase si lascia la dimostrazione al lettore. La terza procedura fornisce direttamente l’impedenza complessa

stellata Z  V S , dove V è il valore efficace della tensione concatenata e
2
S  il complesso coniugato della
potenza complessa trifase.

3.7.3. Sistema dissimmetrico a tre fili


Dato un n-polo (componente a n morsetti) inserito in un circuito, i principi di Kirchhoff affermano che, delle n
correnti entranti nei morsetti e delle n tensioni misurabili ordinatamente tra coppie di morsetti, solo n1 correnti
e n1 tensioni sono linearmente indipendenti. Applicando questa asserzione a un sistema trifase (Fig. 3.7.2) si ha
che solo due delle tre tensioni concatenate V12, V23, V31 sono indipendenti. Lo stesso si può dire delle tre correnti
di linea I1, I2, I3. La potenza assorbita dal carico può essere quindi espressa in funzione delle tensioni e delle
correnti linearmente indipendenti.

1 I1

V12
I2
V31 2

V23 I3
3

Fig. 3.7.2
Prendendo per esempio come riferimento il morsetto 3, le tensioni misurate tra gli altri morsetti e il riferimento
sono V13 e V23, mentre le correnti di interesse sono I1 e I2. La potenza complessa è data da:
S = V13 I*1  V23 I*2 (3.7.6)
Espressioni analoghe si possono ottenere prendendo come riferimento uno degli altri due morsetti. Si noti che
nella deduzione della (3.7.6) non è stata fatta nessuna ipotesi di simmetria della terna delle tensioni di
alimentazione o di equilibrio del carico. L’equazione (3.7.6) vale quindi nelle condizioni più generali di
dissimmetria e fornisce sempre la potenza complessa assorbita da un carico a tre fili.
Ef 1
1 I1

V12 Ef 2
I2
V31 2

V23 Ef 3
I3
3

Fig. 3.7.3

92
3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

Il risultato ottenuto può essere facilmente verificato con il teorema di Boucherot. Immaginando che il carico sia
connesso a stella (Fig. 3.7.3), sulle impedenze di fase del carico si localizzano le tensioni Ef1, Ef2, Ef3, che non
costituiscono una terna simmetrica perché, secondo le ipotesi più generali di validità, il sistema è dissimmetrico.
Scrivendo con Boucherot la potenza complessa totale come somma delle potenze complesse delle singole fasi si
ottiene:

S = Ef 1 I*1  Ef 2 I*2  Ef 3 I*3 (3.7.7)

Ricordando che il sistema è a tre fili si ha:

I1 I2 I3 = 0 (3.7.8)

Ricavando I3 dalla (3.7.8) e sostituendo nella (3.7.7) si ottiene:

S = Ef 1 I*1  Ef 2 I*2  Ef 3 ( I*1  I*2) =

= (Ef 1  Ef 3) I*1  (Ef 2  Ef 3) I*2 = (3.7.9)

= V13 I*1  V23 I*2 = P  j Q

Sostituendo nella (3.7.7) I1 o I2 in luogo di I3, si hanno le altre due possibili espressioni, che come si vede sono
ottenibili semplicemente per sostituzione ciclica dei pedici:

S = V21 I*2  V31 I*3 (3.7.10)

S = V32 I*3  V12 I*1 (3.7.11)

3.7.4. Sistema dissimmetrico a quattro fili


Se il sistema trifase è dotato di neutro la relazione (3.7.6) non è più valida perché vi sono ora tre tensioni e tre
correnti linearmente indipendenti. Rimane però valido il principio sopra enunciato, per cui, prendendo come
riferimento il conduttore di neutro, la potenza complessa entrante in un sistema genericamente dissimmetrico a
quattro fili (Fig. 3.7.4) è data da:
S = E1 I*1  E2 I*2  E3 I*3 (3.7.12)
L’equazione può essere verificata con il teorema di Boucherot seguendo un procedimento analogo a quello
utilizzato per il sistema a tre fili.
I 1 Z
1

I 2 Z2

E1
I 3 Z3
E2

E3 ZN

Fig. 3.7.4

3.8. MISURA DELLA POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE


Utilizzando le metodologie sopra riportate e inserendo opportunamente degli strumenti di misura è possibile
misurare la potenza entrante in un carico trifase a tre o quattro fili. Verrà qui svolta una trattazione di massima
del problema, rimandando ai testi di Misure Elettriche per approfondimenti su metodi e strumenti di misura.

3.8.1. Misure su sistema simmetrico


Per quanto visto nel § 3.3, un sistema simmetrico ed equilibrato necessita di soli tre fili. Si possono distinguere i
seguenti casi:

93
3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

3.8.1.1. Misura della potenza attiva con un solo wattmetro e centro stella accessibile

Z
1 W
Z
2

Z
3

Fig. 3.8.1
In questo caso (Fig. 3.8.1) deve essere accessibile il centro stella del carico sotto misura. I morsetti voltmetrici
misurano la tensione stellata, mentre quelli amperometrici la corrente di linea. Poiché il comportamento di ogni
fase è identico, la potenza attiva entrante nel carico è data da:
P = 3 PW = 3 E I cos  (3.8.1)

3.8.1.2. Misura della potenza attiva e reattiva con inserzione Aron


Nei sistemi a tre fili sono frequentemente impiegati due wattmetri disposti come in Fig. 3.8.2.

1 W1

2 W2

Fig. 3.8.2

Questa disposizione, detta inserzione Aron, applica l’equazione generale (3.7.6) della misura della potenza in un
sistema a tre fili. Sviluppando infatti con la formula di Eulero la (3.7.6) si ottiene:

S = V13 I*1  V23 I*2 =

= V13 I1 cos ( V13  I1 )  V23 I2 cos ( V23  I2 )  (3.8.2)

 j [V13 I1 sin ( V13  I1 )  V23 I2 sin ( V23  I2 )]

La parte reale della (3.8.2) è la potenza attiva entrante nel carico e i suoi due addendi corrispondono
rispettivamente alle misurazioni dei wattmetri W1 e W2. Si ha quindi che la potenza attiva è la somma delle
misurazioni dei due wattmetri:
P = P W1  P W2 (3.8.3)
Si noti che questo risultato, qui applicato a un sistema trifase simmetrico, ha validità generale, come la relazione
(3.7.6) da cui essa deriva. L’inserzione Aron può quindi misurare la potenza attiva entrante in un sistema a tre
fili anche in condizioni di dissimmetria della terna di tensioni di alimentazione e/o di squilibrio del carico.

Tuttavia, se il sistema è simmetrico ed equilibrato, l’inserzione Aron offre l’ulteriore vantaggio di misurare la
potenza reattiva entrante nel carico. Si può infatti dimostrare che in queste condizioni vale anche la relazione:

Q= 3 (PW1  PW2) (3.8.4)

94
3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

Riassumendo, in un sistema simmetrico ed equilibrato due wattmetri in Aron, inseriti come in Fig. 3.8.2 oppure
secondo le due forme alternative corrispondenti alle equazioni (3.7.10-11), misurano la potenza attiva e reattiva
secondo le relazioni:
P  PW1  PW2
(3.8.5)

Q  3 PW1  PW2 

3.8.2. Misure su sistema dissimmetrico a tre fili


Se il sistema di Fig. 3.8.2 è dissimmetrico (il caso più frequente è un carico squilibrato alimentato da una terna di
tensioni simmetrica) la relazione (3.7.6) conserva, come si è già detto, la sua validità. È quindi sempre possibile
misurare, mediante inserzione Aron, la potenza attiva entrante in un carico squilibrato. Non è invece più valida la
relazione (3.8.4), che permette di misurare la potenza reattiva, in quanto deducibile solamente sotto ipotesi di
simmetria del sistema. In questo caso per misurare la potenza reattiva occorre far ricorso ad altri tipi di
inserzioni, impieganti più wattmetri, che esulano dal programma di questo corso.

Si può infine osservare che la relazione (3.7.6) garantisce il calcolo della potenza attiva e reattiva per qualunque
sistema dissimmetrico a tre fili. La parte reale di questa equazione è sempre misurabile, come si è visto, mediante
wattmetri. Per misurare, in analoghe condizioni di validità, la parte immaginaria occorrono strumenti in grado di
fornire il prodotto VI sin . Questi strumenti, detti varmetri, erano un tempo scarsamente impiegati perché di
costruzione più delicata e soggetti a errori più grandi. Essi sono ora implicitamente presenti nei moderni
apparecchi di misura digitali, che operano mediante campionamento e consentono contemporaneamente svariati
tipi di misurazioni (tensioni, correnti, potenze attive e reattive, fattore di potenza).

3.9. RIFASAMENTO DI CARICHI TRIFASE


Nel § 2.8 è stato trattato il problema del rifasamento. Estendiamo ora la trattazione al caso di effettivo interesse
pratico, cioè al rifasamento di un carico trifase. Si supponga di avere un carico trifase equilibrato ohmico-
induttivo alimentato da una terna simmetrica di tensione concatenata V (Fig. 3.9.1). Il carico, alimentato a questa
tensione, assorbe una potenza attiva P con fattore di potenza cos . La potenza reattiva assorbita sarà Q = P tg .
Tuttavia la potenza reattiva effettivamente richiesta alla rete deve essere ridotta al valore desiderato Qd, non
superiore a un terzo della potenza attiva assorbita (dal 2016 il limite in Italia è cos d ≥ 0.95, corrispondente
circa a tg  d  0.33). La novità rispetto al passato, quando era richiesto tg  d  0.5 (cos d ≥ 0.894), è dovuta a
motivi di maggiore efficienza energetica e aumento della capacità di trasporto delle linee.

S S1

V P P
2
Carico
Qd Q Q
R
3

Rifasamento
S' S' 1

Fig. 3.9.1

È quindi necessario fornire al carico parte della potenza reattiva Q necessaria mediante una batteria di
condensatori di rifasamento che contribuisce per la quota QR (oppure, in altre parole, assorbe una potenza
reattiva negativa QR, cfr. Fig. 3.9.2). Il rifasamento viene effettuato a parità di tensione sul carico: ciò significa
che la batteria di rifasamento è collegata in parallelo al carico e non influisce sulla potenza attiva assorbita P. Nel
caso più semplice la batteria di rifasamento è costituita da tre condensatori collegati a stella o triangolo; in pratica
si hanno batterie formate da più terne in parallelo. In ogni caso essa può essere considerata un carico capacitivo
equilibrato disposto a stella o triangolo.

95
3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

Seguendo la trattazione già svolta nel § 2.8, si ottiene anche in questo caso:

QR = P ( tg d  tg  )  0 (3.9.1)

Si è detto che il gruppo di rifasamento è costituito da una stella oppure da un triangolo equilibrato di
condensatori. Nei due casi la potenza reattiva è data da:

stella: QR = 3 E2 / XcY = V2 / XcY = V2  CY (3.9.2)

triangolo: QR = 3 V2 / Xc = 3 V2  C (3.9.3)

A parità di QR fornita, uguagliando le due espressioni si ottiene che:

V2  CY = 3 V2  C  CY = 3 C (3.9.4)

In conclusione, a parità di QR, la connessione a triangolo consente di impiegare capacità di valore pari a un terzo
di quello richiesto dalla connessione a stella. D’altra parte però, i condensatori del triangolo devono sopportare
una tensione 3 volte maggiore rispetto a quelli della stella. Si preferisce quindi il collegamento a triangolo nel
rifasamento dei sistemi in bassa tensione, mentre per tensioni superiori (batterie di rifasamento in media
tensione) si impiega il collegamento a stella. Nella pratica, infine, le specifiche di un gruppo di rifasamento non
sono fornite in termini di capacità, ma di tensione nominale Vn e di potenza reattiva Qn che il gruppo fornisce alla
tensione nominale.

3.10. CADUTA DI TENSIONE SU UNA LINEA TRIFASE


Nella progettazione e nella gestione di un sistema elettrico, trifase o monofase, è di grande importanza il
problema della caduta di tensione in linea. Una linea elettrica infatti, non potendo evidentemente essere costituita
da conduttori ideali, è soggetta a fenomeni dissipativi, induttivi e capacitivi che, al transito in linea di potenza
attiva e reattiva, determinano una variazione di tensione tra morsetti di partenza e di arrivo.

Consideriamo quindi una linea trifase in regime simmetrico ed equilibrato (Fig. 3.10.1). La linea è rappresentata
da una terna di impedenze ohmico-induttive uguali ZL = RL  j XL. Questo semplice modello a parametri
concentrati è valido, come si vedrà nella Parte II, per tutte le linee di distribuzione a media e bassa tensione.

ZL I1
1
P
Vp Va
ZL I2
2
Q
ZL I3
3

Fig. 3.10.1

Con il termine “caduta di tensione” sulla linea si intende la differenza dei valori efficaci delle tensioni misurate
alla partenza e all’arrivo della linea. Nel caso della linea trifase di Fig. 3.10.1 la tensione di riferimento è la
concatenata e quindi la caduta di tensione è:

V = Vp   Va  (3.10.1)


dove Vp e Va sono i valori efficaci delle tensioni concatenate rispettivamente alla partenza e all’arrivo della linea.
Il problema consiste quindi nel calcolare Vp essendo note ZL, Va e le potenze attiva P e reattiva Q assorbite
all’estremo di arrivo della linea.

3.10.1. Calcolo esatto


Trattandosi di un sistema simmetrico, è conveniente effettuare il calcolo esatto servendosi del teorema di
Boucherot. Si calcola innanzitutto la corrente di linea:

96
3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020


2 2
P + Q
I =
3 Va

Si calcolano poi le perdite in linea e si determina la potenza attiva e reattiva totale alla partenza della linea:

PL = 3 RL I2 QL = 3 X L I 2
P p = P  PL Qp = Q  QL

Si può così calcolare la tensione Vp:


2 2
P + Q
p p
Vp =
3 I

Un metodo alternativo, anche se meno conveniente, è l’impiego del calcolo fasoriale nel circuito monofase
equivalente.

3.10.2. Calcolo approssimato mediante la “caduta di tensione industriale”


Esiste infine un metodo approssimato, detto caduta di tensione industriale o caduta di tensione sulle linee, che
viene frequentemente utilizzato nella pratica e che consente inoltre di fare alcune interessanti considerazioni sui
problemi legati al transito di potenza attiva e reattiva nelle linee. Questo metodo è applicabile, sotto condizioni di
validità che saranno esposte in seguito, a linee trifase in regime simmetrico oppure a linee monofase.

Per ricavare la relazione della caduta di tensione industriale, si disegni, con riferimento alla linea trifase di Fig.
3.10.1, il circuito monofase equivalente (Fig. 3.10.2) e il relativo diagramma fasoriale (Fig. 3.10.3):

ZL I

Ep Ea

Fig. 3.10.2

Ep

Zl x I 

B C
O
 Ea  A' A
I R LI j XL I

Fig. 3.10.3

Nella Fig. 3.10.3 i due fasori RLI e XLI (cadute di tensione sulla resistenza e sulla reattanza di linea) sono stati
volutamente amplificati per chiarezza di rappresentazione. Nella realtà una linea è realizzata in modo da
mantenere la caduta di tensione entro un massimo del 4-5%. Osservando la figura, si vede che la caduta di
tensione è data da:

V = 3 E = 3 ( Ep  Ea ) = 3 (AO  BO) (3.10.2)

Se lo sfasamento tra Ep ed Ea non è troppo elevato si può confondere il punto A con il punto A’, proiezione di Ep
sull’asse reale. Si ha così:

V  3 (A’O  BO) = 3 ( RLI cos   XLI sin  ) (3.10.3)


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3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

La caduta di tensione approssimata su una linea trifase è quindi:

V = 3 ( RL cos   XL sin  ) I (3.10.4)


dove I è la corrente assorbita dal carico all’estremo di arrivo della linea, cos  e sin  si riferiscono all’angolo 
dell’impedenza di carico, RL e XL sono la resistenza e la reattanza equivalenti della linea.

Si può dimostrare che i limiti di validità del metodo dipendono essenzialmente dalla differenza tra cos  del
carico e cos L della linea. Si possono infatti avere errori anche di alcuni ordini di grandezza tra valore vero e
approssimato nei casi estremi. Al contrario, nel caso di uguaglianza dell’argomento  dell’impedenza di carico
con quello dell’impedenza di linea (Fig. 3.10.4), il fasore ZLI è sfasato in anticipo rispetto al fasore I esattamente
dell’angolo . In questo caso valore esatto e valore approssimato della caduta di tensione coincidono,
indipendentemente dall’entità del modulo di ZL.
E
Ep

 Ea ZLI
I

Fig. 3.10.4
Nella grande maggioranza dei casi tuttavia, i valori impiegati nella pratica consentono di utilizzare con ottima
approssimazione la (3.10.4) su tutte le linee per le quali il modello di Fig. 3.10.1 è valido.
Si noti che l’equazione (3.10.4) può essere utilizzata in due modi:

 per calcolare Vp = Va  V, essendo nota la tensione all’arrivo e la corrente I. In questo caso approssima
perfettamente il risultato ottenibile con il metodo esatto (per esempio il teorema di Boucherot).

 per calcolare Va = Vp  V, essendo nota solo la tensione alla partenza, mentre la corrente I del carico è
approssimata con il suo valore nominale. In questo caso l’approssimazione può risultare meno precisa.

L’equazione (3.10.4) può anche essere scritta in funzione delle potenze P e Q uscenti dalla linea e della tensione
sul carico Va. Ricordando che P = 3 V I cos  e Q = 3 V I sin  si ha:

Va 3 Va I cos  RL  3 Va I sin  X L PRL  QX L


V  3  RL cos   X L sin   I  
Va Va Va

Nei casi pratici si può confondere la tensione Va all’arrivo della linea con la tensione media della linea o tensione
nominale di trasmissione V. Si ha quindi la formula della caduta di tensione approssimata scritta con le potenze:
PRL  Q X L
V  (3.10.5)
V
Questa equazione è più conveniente quando sono già note le potenze erogate dalla linea sul carico.

Con le stesse condizioni di validità le equazioni (3.10.4) e (3.10.5) possono essere applicate a una linea
monofase. In questo caso la tensione di riferimento è quella tra i due conduttori e ogni conduttore (andata e
ritorno) presenta impedenza ZL. Con procedimento analogo si ricavano quindi:

V  2  RL cos   X L sin   I (3.10.6)

PRL  Q X L
V  2 (3.10.7)
V

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3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

Infine, in molti casi è più significativo esprimere la caduta di tensione in forma relativa (o percentuale) rispetto
alla tensione di trasmissione V. Per esempio, come si vedrà nella seconda parte del corso, una caduta di tensione
di 40 V non è accettabile su una linea a 400 V concatenati ma è del tutto trascurabile su una linea a 20 kV.
Limitandoci al caso trifase, dall’equazione (3.10.5) si ottiene la caduta in valore relativo:

V P RL  Q X L
 (3.10.8)
V V2
La (3.10.8) mostra che la caduta di tensione relativa è inversamente proporzionale al quadrato della tensione di
trasmissione. Si vede inoltre che, nelle condizioni di validità della (3.10.4), su linee prevalentemente resistive
(quali le linee di distribuzione in bassa tensione) è il transito di potenza attiva che influisce principalmente sulla
caduta di tensione. Su linee prevalentemente induttive (quali le linee di trasmissione in alta tensione) l’effetto più
consistente è invece quello della potenza reattiva.

3.10.3. Perdite in una linea trifase


Si può facilmente verificare che anche nel caso della linea trifase le perdite in linea sono inversamente
proporzionali al quadrato della tensione di trasmissione (vedi § 2.1). In una linea trifase le perdite di trasmissione
sono date da:

Pt = 3 RL I2 (3.10.9)

dove RL è la resistenza del conduttore di linea e I il valore efficace della corrente.

Volendo trasmettere al carico, alimentato alla tensione V, una potenza attiva:

P= 3 V I cos  (3.10.10)
si ricava facilmente:

2
 P  P2
PL  3 RL    R (3.10.11)
V 2 cos 2 
L
 3 V cos  

da cui risulta evidente che, a parità di resistenza dei conduttori di linea, di potenza trasmessa e di fattore di
potenza, le perdite di trasmissione sono inversamente proporzionali al quadrato della tensione di trasmissione.

3.11. SCHEMI UNIFILARI


Chiarezza e semplicità di lettura sono i requisiti principali di uno schema elettrico. Il sistema trifase, a tre o
quattro fili, rende problematico il raggiungimento di questi obiettivi, specialmente nel caso di sistemi elettrici di
dimensioni e complessità rilevanti. Accanto quindi alla rappresentazione completa di tutti i conduttori (schema
multifilare), è largamente diffusa una rappresentazione più compatta (schema unifilare), che sfrutta l’implicita
simmetria dei sistemi trifase. Nello schema unifilare ogni linea a più conduttori è simboleggiata da un unico
conduttore sul quale è apposto un segno grafico che indica il numero e il tipo di conduttori. Tali segni sono
stabiliti dalla normativa impiantistica.

La Fig. 3.11.1 riporta alcuni dei più comuni segni grafici impiegati negli schemi unifilari. Procedendo da sinistra
a destra si trova una linea trifase (a), una linea trifase con neutro (b) e una linea trifase con neutro e conduttore di
protezione (c). Delle funzioni del conduttore di protezione si tratterà nella Parte II, dedicata agli Impianti
Elettrici. La rappresentazione unifilare è infine estesa anche alle linee monofase, che come sappiamo sono di
regola derivate da sistemi trifase. Abbiamo quindi i segni grafici di una linea monofase fase/neutro (d) e di una
linea monofase fase/neutro con conduttore di protezione (e).

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3. Sistemi trifase F. Piglione, G. Chicco, Sistemi Elettrici Industriali – Parte I: Fondamenti, 2019/2020

a) b) c) d) e)
Fig. 3.11.1

Per verificare il significato e l’utilità della rappresentazione unifilare consideriamo lo schema di Fig. 3.11.2, dove
un quadro elettrico principale QP alimenta direttamente un carico monofase (fase-neutro) A e, tramite la linea L1,
il sottoquadro SQ. Quest’ultimo alimenta poi a sua volta i due carichi trifase B e C tramite le linee L2 e L3.

SQ
QP L2
L1 B

L3
C
A

Fig. 3.11.2

Il circuito multifilare equivalente, più complesso, è rappresentato in Fig. 3.11.3, dove si può verificare che il
carico monofase A è collegato tra la fase 3 e il neutro, mentre B e C sono trifase senza neutro e collegati quindi
alle tre fasi.

QP SQ
L1
1

n L2 L3

A B C

Fig. 3.11.3

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