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Le reti lineari, o le reti non lineari operanti con segnali di ampiezza tale da generare
una risposta di tipo lineare, possono essere completamente caratterizzate dai parametri
misurati alle porte terminali della rete senza avere nessuna informazione sugli elementi
contenuti nella stessa. Come è noto dall’elettrotecnica, i circuiti lineari a bassa frequenza
possono essere studiati facendo riferimento ai valori della corrente e tensione esistenti ai
capi di ciascuna porta. Infatti, visto che a tali frequenze le dimensioni degli elementi
circuitali sono trascurabili rispetto alla lunghezza d’onda, è possibile considerare la rete a
parametri concentrati e di conseguenza analizzare il suo funzionamento con le equazioni
di Kirchhoff. A rigore anche se la tensione e corrente sono definite in maniera univoca
solo nel caso stazionario, esse sono comunemente impiegate anche nel campo di frequenze
per cui la rete è molto piccola rispetto alla lunghezza d’onda.
In un circuito funzionante alle radiofrequenze o alle frequenze delle microonde, es-
sendo le dimensioni dei diversi dispositivi non più trascurabili rispetto alla lunghezza
d’onda, non è più possibile utilizzare le metodologie dei circuiti a parametri concen-
trati in quanto essi sono assimilabili a circuiti a parametri distribuiti. Di conseguenza,
l’analisi deve essere affrontata utilizzando le equazioni di Maxwell anziché le equazioni
di Kirchhoff. In questi circuiti, i componenti utilizzati per l’elaborazione del segnale
sono generalmente costituiti da insiemi di guide d’onda e i collegamenti tra di essi sono
generalmente effettuati mediante spezzoni e tronchi di guide d’onda di lunghezza finita
(biforcazioni, giunzioni, curve ecc.). Inoltre, tutte le guide d’onda non sono infinita-
mente estese lungo la direzione assiale e pertanto in ogni circuito a radiofrequenze o a
microonde sono presenti inevitabilmente delle discontinuità. In una regione di spazio
a ridosso di tali discontinuità l’analisi elettromagnetica è abbastanza complessa, visto
che è necessario considerare una opportuna sovrapposizione di modi tali che sommati al
modo fondamentale forniscono un campo elettromagnetico che soddisfa le condizioni al
contorno imposte dalla discontinuità. Quando invece si è lontani da tale regione, se la
guida d’onda è stata progettata in modo tale da supportare solo il modo di propagazione
fondamentale, tutti i modi di ordine superiore, generati in corrispondenza della disconti-
nuità, saranno sotto taglio e di conseguenza la configurazione di campo elettromagnetico
sarà determinata solo dal modo fondamentale. Generalmente, per una guida d’onda a
pareti metalliche che sostiene il modo TEM (caratterizzato da componenti del campo
elettrico e magnetico nulle lungo la direzione assiale), è sempre possibile dare una de-
scrizione completa e rigorosa del comportamento elettromagnetico della struttura stessa
in termini di tensioni e correnti sui conduttori anziché di campo elettrico e magnetico,
mentre per le soluzioni di tipo TE o TM (tipiche delle guide d’onda costituite da un solo
conduttore) la propagazione del modo può essere descritta in termini di una tensione
e corrente equivalente, diverse per ogni modo di propagazione considerato. In definiti-
1
Capitolo 1. Matrice di scattering 2
I2
V2
t2
t3
t1
I3
I1
V3
V1
tN
VN IN
quindi che il sistema anziché essere descritto da N vettori di camp elettrico e N vettori
di campo magnetico, è descritto da 2N grandezze scalari.
Ponendo come variabili indipendenti le correnti I1 , I2 , · · · IN ai terminali, le tensioni
V1 , V2 , · · · VN agli stessi terminali (variabili dipendenti) sono fornite dalla relazione:
V1 z11 z12 · · · z1N I1
V2 z21 z22 · · · z2N I2
.. = .. .. .. .. ..
. . . . . .
VN zN 1 zN 2 · · · zN N IN
che può essere scritta in forma più compatta come
[V ] = [Z][I] (1.1)
dove Zij , nel caso di reti lineari, sono funzioni solo della frequenza, [V ] e [I] sono i vettori
colonna delle tensioni e delle correnti. La matrice complessa [Z] è detta matrice delle
impedenze a vuoto del circuito. Il motivo di questo nome deriva dal fatto che i suoi
elementi si esprimono come: ¯
Vi ¯¯
zij = ¯ (1.2)
Ij Ik =0,k6=j
ossia per ricavare l’elemento zij della matrice delle impedenze è necessario alimentare la
porta j con la corrente Ij e valutare il rapporto tra tensione alla porta i e la corrente alla
porta j quando tutte le altre porte sono in circuito aperto. Per circuiti senza perdite
gli elementi della matrice [Z] sono tutti immaginari, mentre per circuiti reciproci si
ha zij = zji . Si osservi infine che la matrice [Z(ω)] può essere interpretata come una
funzione di trasferimento tra le varie correnti impresse e le tensioni a tutte le porte.
Se invece le variabili indipendenti ai terminali sono le tensioni V1 , V2 , . . . VN , le correnti
agli stessi terminali sono date dalla relazione:
I1 y11 y12 · · · y1N V1
I2 y21 y22 · · · y2N V2
.. = .. .. .. .. ..
. . . . . .
IN yN 1 yN 2 · · · yN N VN
che può essere scritta in forma più compatta come
dove [Y ] = [Z]−1 è detta matrice delle ammettenze in corto circuito. Tale nome deriva
dal fatto che i suoi elementi si calcolano come:
¯
Ii ¯¯
yij = (1.4)
Vj ¯ Vk =0,k6=j
cioè tutte le porte, eccetto la j-esima, devono essere collegate in corto circuito. Si può
dimostrare che per reti reciproche e senza perdite le matrici [Z] e [Y ] sono simmetriche
ed hanno come elementi dei numeri immaginari.
Tali rappresentazioni se, da un lato, riconducono direttamente alla teoria delle reti a
parametri concentrati, sono in pratica laboriose e tendono ad oscurare molte proprietà
importanti, che possono essere evidenziate ricorrendo ad una rappresentazione più vicina
alla realtà fisica dei fenomeni coinvolti. Infatti, dalla teoria delle linee di trasmissione
è possibile dimostrare che lo stato elettrico della linea può essere specificato in modo
naturale assegnando i valori delle onde di tensione progressiva V + e regressiva V − . Di
conseguenza, considerando alla generica porta i la tensione totale Vi = Vi+ + Vi− e la
corrente totale Ii = Ii+ − Ii− , è possibile descrivere il comportamento della giunzione
per mezzo delle rappresentazioni (1.1) e (1.3). Tale approccio risulta particolarmente
problematico alle alte frequenze sia perché non sono praticamente disponibili dispositivi
capaci di misurare la corrente e tensione totale, sia perché è molto difficile ottenere le
condizioni di corto circuito o di circuito aperto delle porte terminali, imposte dalle re-
lazioni (1.2) e (1.4), in un ampio intervallo di frequenze. Di conseguenza, alle frequenze
delle microonde, la descrizione tramite le matrici [Z] o [Y ] è solo una astrazione e perciò
è necessario una descrizione in termini di parametri direttamente misurabili. Le quan-
tità misurabili direttamente alle alte frequenze sono il rapporto d’onda stazionaria, la
posizione dei minimi e dei massimi dell’eventuale onda stazionaria, il coefficiente di rifles-
sione e la potenza. Pertanto, è più conveniente descrivere il funzionamento del dispositivo
in termini del coefficiente di riflessione. Ebbene, quello che sarà fatto è generalizzare tale
concetto al caso di strutture a N porte, introducendo un coefficiente di riflessione matri-
ciale, chiamato normalmente matrice di diffusione o, molto più frequentemente, matrice
di scattering o matrice S. Se al generico piano terminale ti si fissa l’origine del sistema
di riferimento per la propagazione delle onde di tensione e di corrente, dalla teoria delle
linee di trasmissione è possibile ricavare:
Vi (0) = Vi = Vi+ + Vi−
i = 1, 2, · · · N (1.5)
V +
V −
Ii (0) = Ii = i
− i
Z0i Z0i
Le ampiezze delle onde progressiva e regressiva sulla linea possono essere specificate
tramite le cosiddette onde di potenza ai e bi nel seguente modo:
Vi + Z0i Ii
ai = √
2 Z0i
i = 1, 2, · · · N (1.6)
Vi − Z I
bi = √ 0i i
2 Z0i
Dalla (1.6) si ha
√
2 Z0i ai = Vi + Z0i Ii
i = 1, 2, · · · N (1.7)
√
2 Z0i bi = Vi − Z0i Ii