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SCHEDE di FITOLOGIA

Di Salvatore Turtula negli anni: 1973 – 1974 – 1975

Raccolta delle schede durante le conferenze tenute in Torino

1
ABROTANO

'Artemisia abrotanum'

Pianta cespugliosa della famiglia delle Composite, alta da 70 ad 80 cm coltivata nei giardini pel suo
gradevole odore aromatico.

Proprietà medicinali.
Ha proprietà vermifughe, stomatiche, emmeneagoghe; se ne somministra l'infuso, in dose di un grammo in
una tazza d'acqua bollente, specie contro i lombrichi intestinali dei bambini. Si usa per le mestruazioni
difficili e dolorose: infuso in una tazzetta d'acqua bollente e zuccherata nella quale sia stato messo in
infusione un pizzico di foglie secche di Abrotano; la dose è di tre tazze al giorno. Infuso contro la stomatite:
mettere in infusione un pizzico di menta e di foglie secche di Abrotano in una tazza di acqua bollente senza
zucchero; usarlo per fare ripetuti sciacqui alla bocca durante il giorno.

2
ACARO - CALAMO AROMATICO

Acorus calamus. Famiglia delle Aracee.

Descrizione: pianta erbacea, perenne, alta da 50 centimetri ad 1 metro, con rizoma grosso, cilindrico,
orizzontale, nodoso, sparso delle cicatrici
delle foglie e provvisto inferiormente di radici fibrose. Le foglie, tutte radicali, sono lunghe 50-60 cm.,
inguainanti, strette, a forma di spada a due taglienti. Una grande brattea (spata), appiattita, più lunga delle
foglie e persistente, porta una infiorescenza a spiga (spadice), 5-6 volte più breve della spata, cilindrico-
conica, giallastra; i fiori hanno un perigonio di 6 petali, membranosi, sottili e trasparenti (scariosi)
6 stami opposti ad essi ed un ovario supero con stimma sessile; il frutto é una capsula piccola, triangolare,
con tre cavità o logge contenenti i semi.
Tempo di fioritura: maggio-agosto.
E' originario delle Indie Occidentali. Vive nei fossi, nelle paludi, presso i fiumi, in Italia ed altri paesi.
Parti usate: il rizoma (che si raccoglie in primavera ed autunno), tolte le fibre radicali, la terra che vi rimane
aderente e le foglie, si fa seccare all'aria libera e si conserva tagliuzzato.

Proprietà medicinali: Per i suoi componenti, questo rizoma è un medicamento aromatico-stimolante, un


tonico ed un febbrifugo. Come aromatico amaro è assai ben tollerato; si vanta come digestivo nei catarri
gastroenterici cronici, nella dissenteria cronica, nella dispepsia atonica (difficoltà di digerire) o dopo malattie
acute di consunzione (ileotifo, vaiolo, polmonite, pleurite). Giova nella clorosi, nella scrofola, nello scorbuto,
nella rachitide, aiuta la cura della tubercolosi, è coadiuvante del ferro. Si usa con successo nelle febbri
intermittenti (per cui è prezioso nei luoghi paludosi), nella ipocondria prodotta da cattive digestioni, da
acidità di stomaco o da ventosità, nella gotta, nei casi di idropisia e di perdita ai sangue; sui tumori
cancrenosi e cancerosi si sparge la polvere di rizoma su bambagia bagnata con alcool. :
Il Calamo aromatico è un prezioso rimedio sulle accennate malattie.
Si fa bollire frantumando con un po' di piantaggine ed artemisia e se ne
prende una mezza tazza alla mattina ed alla sera, con effetto eccellente.
Questo rizoma è efficace contro gl'ingorghi dei reni; è un ottimo calmante
del cuore nelle palpitazioni, nelle sincopi e nei mali ai stomaco: tanto in decotto che in tintura.
La tintura si prepara con rizoma sminuzzato, 50 grammi, in 1000 grammi di alcool a 60?: dopo 15 giorni si
filtra con carta filtro e si conserva in bottiglia ben chiusa. Se ne prendono 10-15 gocce, tre volte al giorno, su
zucchero o acqua e menta od anice.
Per eccitare l'appetito e fortificare lo stomaco si prepara un ottimo vino; si fanno macerare in un ottimo vino,
generoso: 30 drammi di rizoma sminuzzato e 20 grammi di melissa, lasciarlo 7 giorni e filtrare; se ne prende
un bicchierino da liquore prima dei pasti.
Per uso esterno serve per bagni, per lozioni, specialmente per i bambini scrofolosi o languenti.
Per bagno si fanno bollire 40 - 60 grammi di rizoma.

3
ACHILLEA

Achillea, Erba dei tagli, Erba dei carrai, Millefoglio, Erba pennina. Famiglia delle Composite.
Descrizione:
erba perenne con rizoma gracile, strisciante e fusto diritto. Tempo di fioritura: dalla primavera all'autunno.
E' comune lungo le siepi, sui margini dei fossi, nei prati ai tutta la
penisola e quasi in tutto il mondo.
Parti usate: tutta la pianta, raccolta durante la fioritura.

Proprietà medicinali. I suoi componenti chimici più importanti sono: un olio essenziale di odore grato e
penetrante, una sostanza resinosa amara, l'achilleina, inulina, mucillagine, tannino, ecc.; i fiori hanno odore
aromatico.

Questa pianta, grandemente usata dai tempi più remoti fino ad oggi, ha molta importanza. Essa ha azione
astringente, vulneraria, detersiva; si usa perciò per arrestare qualsiasi emorragia interna od esterna, usandola
in decotto od in infuso o applicandola pestata sui tagli, sulle ferite e sulle piaghe.
E' utilissima nella leucorrea, deterge ottimamente le ulcere interne, come astringente arresta le diarree, le
dissenterie e toglie l'incontinenza di urina prendendone il the. Io personalmente posso affermare di averlo
usato in parecchie persone affette da tumori emorroidali enormi, per cui perdevano nelle deiezioni, parecchio
sangue ogni volta; tanto che a nulla valevano i medicamenti della "farmacopea", onde qualcuno era in
procinto di ricorrere all'operazione chirurgica.
Perciò questa pianticella si può usare in quasi tutte le malattie, anche infettive, come morbillo, scarlattina,
angina acuta, ecc.

Di questo indimenticabile dono di Dio si potrebbe parlare per delle ore intere, senza riuscire a dire tutto il
suo pregio. Per cui la leggenda che è legata a questa Erba medicinale dalle miracolose virtù, narra che
Achille, ferito in battaglia, venne curato dalla madre TETI con foglie di Achillea; la ferita guarì, ed alla
pianta fu dato anche il nome di "Achillea".
Altri nomi sono: Sanguinella, Erba del soldato.

4
ACETOSELLA

'Oxalis corniculata', Alleluja, Trifoglio acetoso. Famiglia delle Ossalidacee.


Descrizione:
pianta rizomatosa, con foglie trifogliate cuoriformi; fiori hanno un calice ai cinque sepali, una corolla ai
cinque petali gialli e dieci stami.
Fiorisce da marzo a giugno; è coltivata e poco usata.
Si mette nelle minestre o si mangia con gli spinaci od in purè e le foglie talvolta in insalata. Ha un sapore
particolare, acido, piccante, che lega i denti; è poco nutritiva ed irrita lo stomaco.

Proprietà
Contiene molta acqua, mucillagine ed è ricchissima di ossalato acido di potassio (sale di acetosella).
Si usa internamente, in decotto od in infuso, come rinfrescante, diuretica antiscorbutica ed antiputrida, ci si
fanno limonate per malati di febbre e per aumentare l'urina; rilascia il ventre.

Proprietà medicinali:
La limonata di Acetosella con zucchero è utile negli imbarazzi ai stomaco, nelle febbri infiammatorie biliari,
nel tifo, nella febbre gialla. Esternamente,
in forma di cataplasmi, per risolvere gli ascessi freddi e gli ingorghi cronici.

Come cibo non bisogna abusarne, perché può produrre una malattia:
la ossaluria o renella ossalica; non conviene a malati di stomaco, di asma, ai tubercolotici (favorendo
l'emottisi), ne a soffrenti delle vie urinarie in genere.
Il decotto si prepara con 50 grammi in un litro di acqua; se ne beve due tazzine da caffè al dì. Si prende
anche cruda con le insalate.

5
AGAVE

'Agave americana'.
Famiglia delle Amarillidacee.
Descrizione: pianta erbacea con rizoma breve e molto grosso, da cui nascono in cespuglio le foglie carnose,
lunghe anche 2 metri, di colore verderame (glauche), con il margine spinoso da una punta molto dura e acuta
in cima
Dal mezzo di questo cespuglio di foglie, dopo parecchi anni, si forma un asse (scopa) diritto, alto 6 - 8 metri,
grosso, fornito di brattee, che porta una grande infiorescenza di qualche centinaio ai fiori giallo-verdognoli di
odore nauseante; ogni fiore, lungo pia ai 5 centimetri, ha un perigonio ai 6 petali stretti, 6 lunghi stami
sporgenti da esso ed un ovario infero diviso in tre cavità (logge); il frutto, formato da 3 valve, contiene molti
semi depressi e neri.
tempo ai fioritura: luglio-agosto.

Distribuzione geografica: oriunda dal Messico; ora diffusa in tutte le parti d'Italia. Si trova sulle rupi, sui
muri.
Parti usate: il succo condensato che si ottiene in vari modi dalle foglie e che chiamassi impropriamente aloe;
esso si ricava anche da altre piante: 'Aloe Perryi', 'Aloe succotrina', Aloe di Socotra, 'Aloe ferox' (Aloe del
Sud Africa).

Proprietà medicinali. La sua composizione chimica varia secondo le specie e la provenienza. Vi ai trova
1'aloetina, materia colorante non purgativa e 1'aloina, che sarebbe i1 principio attivo. I1 sapore e sempre
amaro.
si usa perlopiù in forma di polvere che si vende nelle farmacie. Dell'aloe ai fa uso come efficace tonico,
aperitivo, digestivo. Ha virtù e benefici salutari. Preso internamente, a piccole dosi, agisce come tonico,
aperitivo e digestivo, eccita le funzioni dello stomaco e promuove 1'appetito. Un pizzico di aloe, bollito per
cinque minuti in 200 grammi ai acqua e bevuto a sorsi durante la giornata, e un eccellente stomatico. A dosi
più elevate agisce come purgante che favorisce in modo particolare il fegato, producendo eliminazione della
bile.
E' usato anche nella stitichezza cronica da semplice accumulo ai feci nell'intestino (da non usarsi mai troppo
a lungo per non far perdere la conicità all'intestino) e nella stitichezza passeggera accompagnata da dolori di
testa, vertigini, pienezza ai ventre e peso allo stomaco.
Un purgante efficace e al benessere dell'organismo, si compone di 10 grammi di finocchio in polvere, 10
grammi ai bacche di ginepro pestate, 5 gr. di fieno greco (o trigonella, 'Foenum graecum') in polvere e 10
grammi di aloe in polvere. I1 tutto si mescola bene e si conserva in bocce di cristallo ed in luogo asciutto. 5i
mette un cucchiaino da caffè di questa polvere in un tazza di acqua fredda e si porta in ebollizione per un
quarto d'ora; si filtra e si beve caldo o freddo, Con miele o con zucchero, le sera prima di coricarsi. questo
purgante agisce anche sui reni e favorevolmente sulla mucosità del petto; guarisce diarree lunghe e difficili a
curare.
Esternamente 1'aloe da azione vulneraria, perciò si usa contro le ulcere ribelli ai qualunque parte del corpo,
le suppurazioni connesse con la carie ossea, 1'otorrea o flussi morbosi delle orecchie e la blefarite o
infiammazione delle palpebre. Perciò si prepara un bicchiere d'acqua bollente con una punta di coltello di
aloe in polvere, si lavino tre volte al giorno g1i occhi, e freddo, tanto internamente che esternamente; da non
darsi peso al bruciore o pizzicore che dà al principio. La polvere di aloe assorbe la materia marcia e forma
una crosta sotto la quale in breve tempo si riproduce in pelle. L'aloe con vino ferma la caduta dei capelli: 10
grammi di polvere ai aloe in mezzo litro ai vino di uva, infuso per 8 giorni, quindi lavata con esso più volte
la testa.

Dosi come digestivo ed aperitivo: 2-5 centigrammi; come purgante: 10 centigrammi per dose, più volte al
giorno.
E' controindicato alle emorroidi, nei calcoli, nelle affezioni della vescica. nelle metriti, gravidanze, periodi
mestruali.
Incompatibilità:

6
gli acidi minerali, gli alcalini, il ferro, lo iodio, il mentolo, il fenolo, il timolo, i narcotici in genere.

7
AGLIO

Allium sativum
Famiglia delle gigliacee.
'Descrizione: il suo bulbo (volgarmente "testa") è circondato da tuniche rossiccie e risulta composito da
parecchi "spicchi"; esso contiene un enzima (allisina) ed un glucoside solforato (allisina) quando l'allisina
viene in contatto con 1'alliina, questa si raddoppia, dando diversi prodotti tra i quali l'essenza di aglio,
formata in gran parte da ossido e solfuro di allile.

Proprietà medicinali. L'aglio è noto dai tempi antichi come cura dei fanciulli affetti da vermi intestinali
(Acaris lumbricoides), dando loro a bere del succo di aglio mescolato con vino: in sua virtù ne vengono
liberati. Questa cura si può fare tanto col vino che col brodo o con il latte bollito, facendolo bere a cucchiai
più volte al giorno.
La sua essenza solforata assai forte, che si comunica anche all'alito,
al sudore, ai gas intestinali e persino alle piaghe, è uno stimolante della digestione, accresce 1'appetito ed
espelle i gas intestinali. L'alcolatura di aglio alla dose di 20+50 docce al giorno.
E' anche un rubefacente, cioè agisce come un leggero senapismo, per cui si può usare con vantaggio un
cataplasma di aglio crudo pestato nei dolori reumatici; cotto, in forma ai cataplasma, è un maturativo e
fondente degli ascessi. L'aglio e ottimo per guarire le idropisie.
I I1 sugo di aglio, mescolato con olio di oliva, è eccellente per le scottature; gli spicchi di aglio, pestati in
mortaio con un poco di olio di oliva (unitovi a poco a poco vino a formare un unguento), fa cadere i calli dei
piedi, ponendovelo sopra. I cataplasmi di aglio risolvono le ulcere indolenti, i tumori scrofolosi, gl'ingorghi
delle articolazioni e fanno cadere le verruche.
L'aglio e eccellente per eliminare la renella, i calcoli urinari e la colica ventosa, prendendolo interamente
bollito nel latte, oppure applicandolo all'esterno sull'ombelico; ciò vale anche per uccidere i vermi dei
bambini.
Con vantaggio dello stomaco e dell'intestino, si prepara 1'infuso freddo (assai meglio del decotto) nell'acqua
o nel latte, mettendo a macero 1'aglio, tritato o pestato, in questi liquidi per una notte.
Si prepara anche lo sciroppo di aglio, facendo macerare parti uguali ai aglio e di acqua, e aggiungendo poi
due parti di zucchero; di esso se ne prendono 1+2 cucciai al giorno. La tintura di aglio si prepara facendo
macerare per un mese una parte di aglio in quattro parti di alcool a 95°; poi si filtra; se ne danno 20+50 gocce
nel latte in tre o quattro volte, oppure se ne prendono 10 gocce su zucchero, aumentando di una goccia al
giorno fino a 20, finché non si sia finita questa tintura.
Dall'aglio si fa un aceto antisettico (antibiotico), contro i catarri bronchiali, la gastrite, la peritonite, l'angina;
nonché quei catarri di stomaco e dell'intestino, della diarrea e dissenteria, quei bruciori uretrali, nelle febbri,
nella gonorrea, nella leucorrea e negli ascessi delle gengive, della bocca e della faringe ( in queste malattie
della bocca usare in gargarismi); in fornenti nei foruncoli, nella erisipela, nelle
in clisteri nelle infiammazioni acute dell'intestino, nelle mestruazioni
non regolari, ecc.
Eccone la ricetta miracolosa: 20 gr. di artemisia, rosmarino, salvia,
i menta, ruta e lavanda; 20 gr. per ognuno dei seguenti: cannella, calamo aromatico, noce moscata, chiodi di
garofano; 30 gr. di aglio; 5 gr. di canfora; il tutto lasciato a macero in 1500 gr. di aceto di purissimo vino, per
15 giorni. Decantare e conservare in una bottiglia ben turata. Chi possiede questo liquido è immune da
qualsiasi malattia infettiva.

8
AGRIMONIA

Agrimonia Eupatorium', Eupatorio, Santonica.


Famiglia delle Rosacee.

Descrizione: pianta erbacea, irsuta, alta 30-80 centimetri, con rizoma obliquo, fusto eretto, con le foglie
composte imparipennate (le inferiori quasi a rosetta), verdi di sopra, cenerine-cotonose di sotto; le foglioline
allungate, dentate, si alternano due più grandi con due più piccole e decrescono in grandezza dalla terminale
alle più basse; ogni foglia composta ha, alla base del picciolo, una grande stipola fogliacea, incisa,
abbracciante il fusto. I fiori, in grappoli, hanno un calicetto esterno di 5 brattee, con molte setole uncinate, un
calice di 5 sepali persistenti, una corolla ai 5 petali gialli unguicolati e 5-15 stami; l'ovario ha uno stilo
semplice e stimma a capocchia.
I1 frutto risulta ai 2 acheni circondati da ricettacolo, un po' ingrossato ed indurito, sparso ai molti uncini, per
cui si attacca facilmente addosso agli animali ed alle persone, che vi passano accanto.
Tempo di fioritura: dalla primavera all'autunno.
Distribuzione geografica: comune nei luoghi erbosi e nei boschi freschi, nei campi, lungo le siepi dei fossi di
tutta Italia.
Parti usate: le foglie e le cime fiorite, che si raccolgono in autunno; hanno un odore gradevole, aromatico,
sapore amaro ed astringente.

Proprietà medicinali.
Tutta la pianta contiene una gomma, un tannino speciale ed un olio essenziale particolare. Si usa come
astringente e vulneraria. I1 decotto, con petali di rose ed addolcito con miele, si dà ai malati di angina.
Questa pianta ha azione specifica nelle malattie del fegato ed anche nelle malattie della milza; negli sputi di
sangue, nella dissenteria e nella gonorrea.
Con questa bevanda, presa a digiuno, applicando contemporaneamente un cataplasma ai cicuta sulla parte del
fegato, si riesce a guarire la cirrosi epatica.

Il decotto si usa con successo nella ematuria, nella gonorrea, nelle leucorrea, nelle ulcere renali ed in tutti i
mali ai gola, in gargarismi. Questa pianta è eccellente nelle malattie croniche del fegato, negl'ingorghi
viscerali, nelle emorragie passive e nell'idropisia.

L'infuso è molto indicato nelle emicranie, nella tosse e nei vomiti. Questo thè si usa con vantaggio anche
nell'asma, nel catarro cronico polmonare, nell'urina sanguigna.
Con le pianta si prepara, per uso esterno, un cataplasma un po' consistente, molto efficace nelle contusioni e
nelle distorsioni: ne risolve i gonfiori applicandolo sopra, più caldo possibile; si fanno cuocere, a fuoco
dolce, parti uguali di crusca di grano, foglie di agronomia ed aceto; si rinnova questo cataplasma al mattino
ed alla sera, fino a guarigione completa.
L'infuso vinoso di questa pianta si usa con successo nelle ulcere varicose imbevute dell'infuso vinoso.
Un thè dopo ogni pasto, fatto di agronomia ed un cucchiaino da caffè di cremortartaro, bevuto in due dita
d'acqua fredda al mattino a digiuno, danno freschezza, vigore e rendono elastiche tutte le membra. Questo
ridona giovinezza.

9
ALCHEMILLA

Famiglia delle Rosaccee.


Descrizione:
pianta erbacea con rizoma legnoso, obliquo, che porta alla alle estremità una rosetta di foglie con lungo
picciolo, pieghettata, qua ti reniformi, perlopiù seghettata su tutto il contorno. Alta 5-30 centimetri, con
foglie sessili o quasi, attillate. I fiori, di un color verde giallognolo, assai piccoli, hanno un calice di 9
segmenti, disposti in due serie, di cui quattro esterni (calicetto) spesso poco appariscenti ed i quattro interni
ai primi; manca la corolla; gli stami sono 1-4 con filamenti liberi; i pistilli (1-4) hanno ovario con una sola
loggia ed un solo seme ciascuna e uno stimma a capocchia; i frutti (acheni) sono 1-4. E' pianta polimorfa,
essendovi forme del tutto senza peluria (glabre).
Tempo di fioritura: maggio-settembre.
Distribuzione geografica:
frequente nei pascoli umidi, nei boschi, nei prati di pianura e nelle valli, specialmente nel nord d'Italia e
della zona montana a submontana delle Alpi, dell'Appennino e del resto del continente; si trova in quasi tutto
il mondo.
Parti usate: le foglie, che si raccolgono nell'estate, si fanno seccare al sole e ai conservano in luogo asciutto.

Proprietà medicinali.
Ricchissima di tannino, è una delle piante più astringenti della nostra flora, da poter stare accanto alla
ratania; è anche tonica, vulneraria, consolidante e detersiva, perciò da usarsi in moltissimi casi. E' pianta
mirabile per saldare tutte le ferite interne ed esterne; perciò si consiglia in bevande per le ulcerazioni
dell'intestino, per le fistole, per le ulcere esterne che ai lavano con il suo decotto; arresta il sangue e favorisce
la circolazione; ferma i flussi bianchi delle donne, applicato o bevuto; guarisce le ernie dei bambini.
I1 decotto dell'Alchemilla è meraviglioso per le ulcere dei polmoni nella tisi, nelle congestioni attorno ai
tubercoli: proprietà, questa, del tannino fisiologico e che(r) manca al tannino farmaceutico. Con vantaggio le
foglie di questo semplice, cotte col vino, si usano come topico contro le ulcere e le pieghe. Perciò questo
decotto aiuta le donne in virtù e par la efficacia che può avere sulla loro salute. I1 decotto caldo fa
scomparire rapidamente ogni male di testa; guarisce in poche ore i raffreddori di testa, le infiammazioni degli
occhi e spesso anche i dolori di denti (in gargarismi); guarisce anche le infiammazioni del basso ventre, la
febbre, le suppurazioni, gli ascessi, i flussi pericolosi ed anche le ernie.
Ogni puerpera dovrebbe, per 10-15 giorni, bere molto di questo decotto od infuso. Quest'erba è un vero dono
di Dio. Con 1'uso dell'Alchemilla la donna potrebbe evitare molte operazioni.

I1 decotto di Alchemilla guarisce la diarrea; il thè o infuso, con aggiunta di primule, calma i nervi e procura
un sonno ristoratore, è profetico. Per il bestiame e per 1'uomo, quest'erba guarisce dai flussi ai ventre e dalle
paralisi.
Contro il prurito vulvare, per i neuro-artritici e per 1'afonia, rispettivamente in impacchi locali ed in
gargarismi con 1'aggiunta di rose in par ti uguali, 50 grammi per un litro d'acque, o meglio ancora, metà
acqua e metà vino.

10
ALKEKENGI

'Phjsalis Alkekengi', Veacicaria, Accatengi, Ciliegie D'inverno.

famiglia delle solanacee.


descrizione:
pianta erbacea perenne, verde, senza o con poca peluria, con radici striscianti; il fusto e diritto semplice o
poco ramificato, angoloso, con foglie dipanate, con breve picciolo e lamina ovale, acuminata, intera o
sinuosa. I fiori, solitari all'ascella delle foglie, sono perlopiù bianchi, talora bruni o giallicci, curvi dopo la
fioritura, hanno calice piccolo, vellutato, campanulato, con 5 lobi brevi; 5 stami con le antere riunite insieme.
Il frutto è una bacca con due logge, succosa, globosa, grossa quanto una cerasa, ai un bel rosa vivo o gialla
(circondata dal calice diventato gonfio a modo di vescica) venata a rose.
Tempo di fioritura: maggio-luglio.
La distribuzione geografica: selvatica si trova nei luoghi ombrosi, nelle siepi, nei campi e nei boschetti
freschi dell'Italia; si trova pure in tutta l'Europa.
Parti u5ate: tutte la pianta, specialmente le bacche; si raccoglie da settembre a novembre. Le bacche, tolto il
calice, si seccano in stufa.

Proprietà medicinali. I frutti hanno un sapore un po' acidulo, amaro, mucillaginoso, gradevole. I1 calice e le
foglie contengono una sostanza speciale, la fusilina; isolata, essa si presenta come polvere amorfa,
giallognola, di sapore fortemente amaro persistente. Le bacche si usano come potenti diuretici e depurativi:
perciò di grandissima efficacia, in infuso, contro la 'pietra', la renella urica ed ossalica, i calcoli vescicali, la
ritenzione di urina, le idropisie, le nefriti, 1'itterizia, la gotta, gli ingorghi viscerali, le coliche nefritiche, e
come preservativi della gotta, che guarisce perfettamente (mangiando le bacche di Alkekengi) facendo
emettere molta urina.

Modo per preparare un ottimo vino: nel periodo della vendemmia si fanno 'bollire' nel tino parti uguali di
mosto di Alkekengi, .quindi si imbottiglia; tale vino e molto usato corto le coliche nefritiche e la renella.
Cinque o sei di questi frutti, schiacciati in un bicchiere di vino, fanno lo stesso effetto.
Le foglie, in cataplasmi per uso esterno, sono emollienti, calmanti ed utili in tutte le infiammazioni.
I frutti si usano come le fragole, tanto nel vino che nel limone che zuccherati; essi sono potenti diuretici.
Dosi: l'infuso si fa' bollendo per cinque minuti e lanciando poi infondere a fuoco lento per dieci minuti, 60
grammi di bacche seccate in forno in un litro ai acqua; un piccolo bicchiere la mattina a digiuno ed uno alla
5era. La polvere dei rami, delle capsule-involucri e delle bacche: 4-15 grammi in una o più volte di acqua o
vino, come vermifugo.
Decotto: per lavande, fumenti calmanti; 50-100 grammi della pianta intera, per un litro ai acqua.
Perciò farsene una cura preventiva per le predette malattie (scorta da ottobre a novembre).

11
ALTEA

Famiglia delle Malvacee.

Descrizione: pianta coltivata nei giardini, raggiunge fino a due metri di altezza; ha fusto eretto ricoperto di
fitta peluria, foglie lobato - dentate e vellutate; fiori variabili di colore, dal bianco al rosso chiaro.
Parti usate: le radici, i fiori, le foglie ed i semi.
Contiene asparagina, un olio essenziale, amido, betaina, zucchero, sali ed una sostanza azotata.

Proprietà medicinali.
La radice, che è astringente, si usa internamente in infuso nell'acqua bollente contro tutte le infiammazioni
acute, come i catarri bronchiali, la gastrite, la peritonite, 1'angina; nei catarri di stomaco e dall'intestino, nella
diarrea e dissenteria, nei bruciori uretrali, nelle febbri, nella gonorrea, nella leucorrea, negli ascessi delle
gengive, della bocca e della faringe (nelle malattie della bocca usare in gargarismi); impacchi in tutte le
malattie della pelle; in clisteri nelle infiammazioni acute dell'intestino, nelle costipazioni e negli
avvelenamenti per sostanze acide ed irritanti.
L'infuso si fa con 20-30 grammi di radice tagliuzzata per un litro d'acqua bollente; per clisteri in decotto;
nella tosse con la riduzione di 3/4 perché più mucillaginoso, edulcorato con miele.
L'infuso dei fiori e delle foglie è utile nelle tosai stizzose, specialmente se accompagnate da dolori e siccità
alla gola.

La radice secca si fa mordere ai bambini per facilitare la dentizione. Nei dolori e bruciori uretrali se ne
prendono 3-4 tazze al giorno o anche più.
Contro la leucorrea e la gonorrea si prende un cucchiaio d'infuso ogni ora. Con 2 cucchiaini di fiori in
decotto e con 1'aggiunta di 6 gocce di spirito canforato, si ha un'eccellente acqua sedativa delle
infiammazioni degli occhi, da usare in lavande esterne.

L'Altea è stata il mio cavallo di battaglia con 1'aggiunta di marrubio (in parti uguali),per tutte le malattie
polmonari cavernose o senza caverne; io prendo 15 grammi di fiori di qualità rossa e 15 grammi di marrubio,
in decotto in un litro d'acqua: colarla e zuccherarla, indi berne 5-6 tazze al giorno. Ho sempre avuto
eccellenti risultati, con stupore dei medici e dichiarata un miracolo.....avendo dato la cura di nascosto.

12
ANGELICA

'Angelica Archangelica'. Famiglia delle Ombrellifere.

Luoghi:
località umide ombrose nella regione collinare e montana. Descrizione: erba biennale o perenne a radice
grossa ed aromatica, fusto eretto robusto e vuoto, foglie composte pennate ovate e seghettate; fiori bianco -
verdastri in ombrelle e frutti bislunghi. Tutta la pianta, stropicciata, emana un odore gradevole.
Parti usate: la radice.
Epoca ai raccolta: settembre – ottobre.

Proprietà medicinali.
Espettorante, stimolante, stomatica, carminativa. L'angelica è utile per le radici, i semi e le foglie che sono
eccellenti per allontanare dallo stomaco i cibi malsani o guasti mangiati, e per purificare il sangue. I1 the
fatto con la radice per quando si ha sensazione di brividi e freddo, prendendone una tazza per tre volte:
mattino, mezzogiorno e una alla sera. quando nello stomaco o negl'intestini vi sono ventosità o brontolii,
prendere il the fatto con metà acqua e metà vino oppure con solo vino.
I1 the di Angelica allontana facilmente i catarri di petto, della trachea ed il bruciore di stomaco. Nei crampi e
disordini di stomaco e delle coliche, si fa un decotto di piccoli pezzettini che agisce in modo sorprendente
sullo stomaco e sul basso ventre.
I1 rizoma e un efficace digestivo, e fa cessare le coliche da raffreddamento. L'Angelica e un contravveleno.
E' un equilibrante nei disturbi circolatori e nelle congestioni delle vie respiratorie; perciò e un potente
pettorale.

Si ottiene una tintura di radice secca, in polvere al 10 per cento in alcool a 60 gradi ed a macero per dieci
giorni, si filtra per carta filtro e si prende a gocce nei casi di bisogno (10-15 gocce diluite in due dita
d'acqua). Esse tolgono i mali ai testa provenienti da intossicazione intestinale o da effetto di circolazione.
I semi secchi hanno la stessa proprietà della radice.
L'Angelica si usa nelle febbri intermittenti in infusione alla dose di 25 grammi in un litro d'acqua; inoltre
facilita la digestione e fuga i languori di stomaco.
Non si raccolga però questa pianta, se non la si conosce bene, perché può scambiarsi con la velenosa cicuta e
con altre velenose simili.

13
ANSERINA

"Potentilla anserina', Erba dei crampi. Famiglia delle rosacee.

Descrizione: pianta erbacea perenne, con rami striscianti a guisa di stoloni (spesso emettono radici dai nodi),
gracili, da cui nascono le foglie ad i peduncoli fioriti. Le foglie, con breve picciolo, sono composte de 15-25
foglioline ovali - dentellate, verdi sopra, setose -argentate di sotto (talora anche di sopra), con denti sui
margini. Le stipole dell'asse sono più volte divise. I fiori, di un bel giallo dorato, grandi 2 cm di diametro,
sono solitari in cima di lunghi peduncoli; hanno un calicetto di cinque lobi lunghi quanto i 5 sepali del calice
ed una corolla di cinque petali obovati.
Tempo di fioritura: dal maggio all'autunno.
Distribuzione geografica.
Frequente nei prati, presso i fossi, nei luoghi umidi, fino alla regione montana in Italia; trovasi pure nel resto
dell'Europa e nell'America settentrionale.
Parti usate: tutta la pianta. Si raccoglie d'estate e si fa seccare all'ombra.

Proprietà medicinali.
Si usa per la proprietà di essere un buon astringente contro la leucorrea, le emorragie, la diarrea, la
dissenteria, passato il periodo infiammatorio. Si usa anche come diuretica e contro i calcoli vescicolari. Si
raccomanda pure nei vomiti sanguigni in forma di decotto od in polvere, messa nelle e ferite, le porta presto
a cicatrizzazione e sana le ulcere, specialmente dei genitali.
Sciacqui del suo decotto in aceto rifermano i denti mobili, le gengive rilasciate e calmano anche il dolore dei
denti.

E' meravigliosa legata sulle palme delle mani e sotto la pianta dei piedi: spegne il calore ai tutte le febbri.
In tutte le specie di crampi (stomaco, intestini) il suo decotto fatto bollire per cinque minuti nel latte, e
passato per tela, si fa' bere più caldo possibile. Se poi si vuole un effetto maggiore, si pone un panno, piegato
più volte ed immerso nel decotto molto caldo, sulla parte malata. L'Anserina si usa con successo anche nel
tetano: si applica subito una compressa di decotto ai fiori ai fieno, caldissima tanto da poter sopportare, là
dove il male è penetrato; da rinnovare più volta al diurno; questa applicazione idroterapica per eliminare del
tutto 1'infezione nel resto del posto, per provocare del sudore.
La pianta può usarsi fresca o secca.
Dosi: 50 grammi della pianta per un litro d'acqua.

14
ARANCIO

'Citrus Aurantium', Melarancio, Portogallo. Famiglia delle Rutacee.


Pianta coltivata largamente in Italia, specialmente nei paesi meridionali, per i suoi frutti dolci, gradevoli,
leggermente aciduli (aranoe), di cui ai fa grande commercio. E' stato introdotto in Italia dalla Cina e dalle
isole della Sonda, da navigatori genovesi e veneziani.
In medicina si usano le foglie, i fiori, i frutti non maturi e la scorza dei frutti maturi.
Le foglie ed i fiori, visti in controluce, sembrano punteggiati di color giallognolo: sono ghiandole che
contendono un olio essenziale cui si devono le proprietà di erbe aromatiche.

Proprietà medicinali.
calmanti del sistema nervoso; perciò si usano con successo in decotto le foglie secche, come antispasmodico
ed antinevralgico nella corea, nelle diverse forme d'isterismo, nella ipocondria; e con più vantaggio nelle
gastralgie, nelle coliche intestinali, nel vomito da causa nervosa, nel singhiozzo, nella tosse convulsiva, nella
nevrosi cardiaca.
Le foglie, che sono più amare dei fiori, convengono meglio nelle difficili digestioni dovute a fermentazioni
anormali e sono toniche ed antispasmodiche; i fiori invece nelle difficili digestioni e per espellere i gas
intestinali.
I frutti non maturi e la scorza di quelli maturi, meno aromatici ma più amari, sono indicati in tutti quei casi in
cui si richiedono gli amari aromatici, nelle difficili digestioni dovute ad inerzia della mucosa intestinale,
nelle fermentazioni anormali dei cibi, nel meteorismo, nella ipocondria e nell'isterismo, nella clorosi, nella
convalescenza di gravi malattie da disturbi digestivi; portano la regolare funzionalità degli organi malati, con
la scomparsa dei diversi fenomeni che ne derivano: dolori di testa, insonnia, malessere generale, malumore,
irrequietudine, ecc. Tutti questi amari giovano quando si somministrano nei loro preparati (in fusi, tinture,
acque aromatiche), mentre che, usati in natura, giovano poco o nulla.
L'arancio può usarsi dai diabetici: 100 grammi di polpa di arancio contengono meno zucchero che 10
grammi di pane.
La scorza di arancio dolce è molto consigliata contro le costipazioni, così preparata: si fanno bollire alcune
scorze nell'acqua per 20, minuti; si getta poi quest'acqua assai amara, e si fanno ai nuovo bollire per 20
minuti in acqua un po' zuccherata, poi si lasciano seccare 5opra una tavolozza: sono così pronte per l'uso.
La scorza di arancio, mangiata, produce la deificazione della bile.
Le foglie di arancio in infuso: 50 grammi per 1000 ai acqua bollente. Perciò l'infuso puo esse e un calmante
nervoso e concilia il sonno se bevuto nell'andare a letto. E' meraviglioso aggiungere Fiori ai tiglio, ai primula
, e dell'abrotano, nelle crisi nervose, nelle convulsioni, nelle digestioni difficili.
Il sugo è un eccellente disinfettante della bocca, dopo quello del limone. Contiene vitamine A, B1, B2, E, e
specialmente C; facilita l'assimilazione del calcio nei bambini, del magnesio, del fosforo e di altri elementi
che ne favoriscono lo sviluppo.

Unguento: cuocendo nell'olio di oliva un arancio, finché si riduce in poltiglia, si ottiene una pasta densa
molto buona per risolvere gli ingorghi da infiammazioni delle ghiandole nei tumori cancerosi, nelle
emorroidi; se ne fanno unzioni mattino e sera.
Anche del Mandarino (Citrus sinensis) si usa le scorza, come quella del precedente.
ARANCIO AMARO, Cetrangolo, arancio forte (Citrus vulgaria). Famiglia delle Rutacee.
E' simile al precedente. Il sugo del frutto si usa nello scorbuto.

15
ARNICA

Arnica, Bettonica, Tabacco di montagna. 'Arnica montana'


Famiglia delle Composite.

Descrizione: erba perenne con rizoma bruno, caule perlopiù semplice (cm. 20-60) leggermente peloso,
munito alla base di una rosetta di foglie ovali lanceolate, intere con nervature longitudinali sporgenti nella
pagina inferiore, verdi palline, pubescenti, le caulinari appaiate (1-2 paia), lineari, lanceolate; all'estremità
dal caule ai sviluppa perlopiù un solo capolino (talora 2-j) ai un bel colore giallo-oro; 1'involucro
campanulato dei capolini e formato da foglioline quasi eguali, lanceolate, disposte in due file. I fiori
periferici, in una sola serie, hanno la linguetta lunga con tre denti all'apice e solo il pistillo; i fiori centrali
sono tubulosi e completi. I frutti sono acheni bruni, irsuti, sormontati da un ciuffo o poppa di peli bianchi,
scabri, lunghi quanto gli acheni, disposti in una sola fila.
Tempo di fioritura: giugno-luglio.
Distribuzione geografica: comune nei pascoli e nei prati delle Alpi e dell'Appennino. trovasi in tutta l'Europa
nella zona delle montagne.
Parti usate: tutta la pianta, compresa la radice; si raccoglie in settembre.

Proprietà medicinali. I fiori contengono fra l'altro olio etereo (0,040,07%) ed il principio amaro arnicine
(4%); i rizomi essiccati di recente contengono olio (0,5-1%), arnicina (9%), inulina, tannino.
L'Arnica si usa contro il sangue coagulato, facendola bollire nella birra: serve con vantaggio (10 grammi
della pianta in un litro di birra, se ne beve a volontà).
L'azione dell'Arnica è di due specie, cioè:
1) L'Arnica agisce sul tubo gastrointestinale, producendo irritazione; 2) Ha azione stimolante particolare,
assai energica, sull'esse cerebrospinale (cervello e midollo spinale).
Questi fenomeni si hanno per ingestione della pianta, cioè usata internamente.
Si usa in modo speciale esternamente come pianta antiechimotica e vulneraria per eccellenza; trova quindi la
sua applicazione vantaggiosa nelle contusioni semplici, nelle distorsioni, nelle emorragie sottocutanee od
intracutanee, in tutte le ferite esterne, nei traumi anche scorbutici, nel le contusioni con sfracellamento dei
tessuti, anche degli animali. Nelle fratture di ossa, nelle distrazioni di muscoli, ai legamenti e di capsule
articolari; in tutti questi casi l'Arnica è sovrana, perché sotto 1a sua azione il processo di assorbimento del
liquido travasato, degli essudati e dei tessuti offesi si fa molto presto ed in fretta.
Si usa pure con vantaggio nella congelazione degli arti, nelle infiammazioni muscolari reumatiche e
scorbutiche, nelle ulcere cancrenose e setti che specialmente de decubito, nei tumori ghiandolari e negli
ascessi freddi, in tutte le paralisi semplicemente periferiche, finché è offeso il nervo soltanto. In questi casi
indicati, si pone sulla parte una compresa bagnata di tintura ai arnica diluita con acqua.
La tintura si prepara facendo macerare per 10 giorni 50 grammi ai fiori seccati all'ombra in 250 grammi di
alcool a 60 ー, poi si filtra con carta filtro e si conserva per il bisogno.
Con questa tintura si guariscono molti casi, anche gravi, specialmente quando non si ha pronto un medico; si
pone sulla parte cotone idrofilo bagnato di tintura e si fascia; il secondo giorno si scopre la ferita per vedere
se il processo di rimarginamento va bene, vi si sovrappone ovatta bagnata, come sopra, e si fascia; e così di
seguito, sino a guarigione completa.
Per tutti questi usi esterni la tintura dev'essere usata diluita con il
triplo del suo volume di acqua.
Per uso interno, per la sua proprietà di forte eccitante che si fa sentire sull'asse celebro - spinale, viene usata
come antinevralgica, antispasmo dica nelle paralisi, nell'epilessia, nella catalessi, nella corea, nello isterismo
e nelle convulsioni e persino nelle febbri intermittenti, perciò si può chiamare il chinino dei poveri.
Perciò, se l'Arnica guarisce in modo meraviglioso le ferite esterne, avrà la stessa azione all'interno (10-15
gocce in due dita d'acqua nelle ferite interne).
NB.: questa pianta è velenosa, perciò va trattata esclusivamente dal medico.

16
ASPARAGO

Asparagus officinalis.

Famiglia delle Asparagacee.


Pianta coltivata per mangiarne i teneri germogli (turioni, giovani polloni).
Medicinale e l'Asparago selvatico: quello coltivato ha poca azione terapeutica sull'organismo. Contiene
vitamine B1, B2, C. Ha proprietà diuretiche nelle punte dei turioni.
Si usa tutta la pianta e specialmente i fusti sotterranei o rizomi (che portano le radici) ed i turioni o rami
giovani. Danno all'orina un odore speciale, sgradevole, che non si ha quando i reni sono alterati.

Proprietà medicinali.
Ha proprietà sedativa sul cuore, proprietà che avvicina questa pianta alla digitale, che può anche sostituire. A
dosi alte i moti celeri del cuore rallentano, senza alcuna azione sullo stomaco, come fa la digitale. Contiene
sodio, calcio, fosforo, magnesio, potassio e tracce d'arsenico. L'asparagina è uno dei suoi componenti
principali. Molte altre piante con tengono asparagina (Altea, Regolizia, Conaoliaa maggiore) ma non sono
affatto diuretiche allora bisogna dire che vi sia qualche altra sostanza diuretica; perciò è inutile ordinarle
come diuretica. E fra l'altro gli asparagi hanno un'azione irritante sull'epitelio renale, e si sa bene quali dolori
danno i calcoli espulsi in quelli che si sono serviti per ciò degli asparagi; quindi non si deve consigliarne
l'uso ai soffrenti di calcioli renali e di renella, né ai malati di gotta, di reumatismo acuto, d'infiammazione ai
reni, né ai diabetici, né agli albuminurici, né a persone nervose (in queste ultime producono insonnia).
Invece nei casi di idropisie (in modo particolare nell'anasarca), nella pinguedine da obesità, nelle malattie di
cuore, nell'itterizia, negli ingorghi di milza, nel reumatismo cronico, nell'asma ed anche negli esantemi
cronici, è un ottimo diuretico.

Si usa il decotto al 50 per mille di acqua, facendo bollire tutta la pianta per 15 minuti; se ne prendono 3
bicchierini in giornata, fuori dei pasti.

17
ASSENZIO

Artemisia
Artemisia Absinthium.

Famiglia delle Composite.


Descrizione: pianta alta circa un metro, ricoperta di peli bianco - argentei, con foglie pennatosette ed
infiorescenze a piccoli capolini di fiori gialli. E' comune selvatica in molti luoghi della penisola Italiana è un
importantissimo medicinale. Si raccolgono le foglie e le sommità fiorite durante la fioritura. Tutta la pianta
ha un sapore fortemente amaro, non sgradevole. La sostanza amara è dovuta all'absintina, non velenosa,
mentre molto velenosa é la sua essenza; la pianta contiene inoltre acido tannico.

Proprietà medicinali.
Agisce contro le febbri, terzane, di più non solo corrobora il ventricolo e sveglia l'appetito dei cibi, ma
concilia forza al fegato e lo libera dalle oppilazioni, purgando per le vie dell'urina gli umori viziosi.
L'artemisia agisce come tonico, stomatico, febbrifugo, antielmintico, vermifugo, emmenagogo, vulnerario.
Perciò eccita l'appetito, fortifica lo stomaco, favorisce la digestione, toglie l'acidità di stomaco o pirosi che
disturba i malati: in questi casi si mette un pizzico di assenzio in una bottiglia di vino generoso e si lascia 4
giorni agitandolo di tanto in tanto; se ne bevono 3 cucchiai al giorno. Quando si ha difficoltà di digestione, si
faccia bollire la pianta con aceto di vino: se ne beve 4-5 cucchiai per qualche giorno. Nelle dispepsie nervose
se ne prendono 2 cucchiai subito prima del pasto: lo stomaco si rinforza.
Nell'atonia digestiva con costipazione degli anemici, dei nevrastenici e dei convalescenti. E' prezioso nelle
coliche epatiche, nell'anemia, nella itterizia, nelle febbri intermittenti, contro i vermi intestinali; provoca
l'urina, perciò è specifico nella gotta e nell'idropisia; bollito tanto assenzio quanto se ne può prendere con tre
dita di acqua e miele, bevuto molto caldo, calma i dolori di ventre.
Rimedio eccellentissimo per arrestare l'infezione nelle piaghe, fomentando le parti malate; con acqua salata
ed Assenzio, meglio ancora se si aggiunge un po' di aloe, si fanno compresse sulle ulcere e sulle piaghe, che
chiude in fretta e sterilizza: questo rimedio è superiore al sublimato, allo iodoformio ed e tutti gli altri
antisettici, senza avere alcuno di quegli inconvenienti che questi presentano. Il decotto deve essere
concentrato.

La tintura si prepara con 10 grammi di Assenzio e 100 parti di alcool a 60 ー; a macero per 10 giorni, quindi
si filtra e se ne prendono 5-10-15-2025 gocce poco prima dei due pasti principali, secondo l'età, in un
cucchiaio d'acqua. Si badi che l'uso continuo della tintura di Assenzio agisce perniciosamente sul nervo
ottico.
Il vino di Assenzio si prepara macerandone 30 grammi in un litro di vino buono (bianco) per 10 giorni: si
filtra e si usa a cucchiai prima dei due pasti principali. Di tale vino non se ne faccia tanto abuso, perché
l'essenza che vi si contiene, essendo tossica, può produrre gravi conseguenze, come perdita della
conoscenza, crampi muscolari, dolori di testa vertigini, ecc. Per i ragazzi il vino si dà a cucchiaini da caffè:
1-2 prima dei pasti, secondo l'età.
Questi vini sono indicati nel corso delle febbri intermittenti, per prevenirle per eliminarne gli effetti (ingorgo
della milza, pallore dei tessuti) I pittori ed i macinatori del piombo (cerussa) faranno bene a bere di questo
vino 1-2 cucchiai..da caffè il giorno, perché l'Assenzio espelle questo minerale dal corpo.
Dose: 30 grammi per 1000 di acqua.

18
BARDANA

Arctium Lappa (Lappa officinalis)'; Lappa. Famiglia delle Composite.


Descrizione:
pianta bienne, alta circa 1 m., con radice carnosa a fittone, nera all'esterno e bianca nell'interno; il fusto é
eretto, striato, molto ramificato, robusto, pubescente; le foglie sono grandi, ovali, cuoriformi alla base,
picciuolute, alterne, verdi nella pagina superiore e cotonose - biancastre al disotto.
I fiori sono disposti in capolini solitari su peduncoli lunghi formanti un largo corimbo arrotondato, hanno le
squame involucranti più lunghe dei fiori e munite all'apice di una punta ricurva; essi sono tutti eguali con
corolla tubolosa, completi e di colore porporino. I frutti (acheni) sono oblunghi, compressi, con coste, e sono
sormontati da un pappo breve di setole ruvide, libere lunghe 6 - 7 millimetri.
Tempo di fioritura: luglio-agosto.
Distribuzione geografica: comune in Italia nei luoghi incolti, umidicci, lungo le strade di campagna, presso i
fossi; si trova anche nel resto d'Europa.
Parti usate: le foglie, le radici del secondo anno ed i semi (frutti). la radice si raccoglie in primavera od in
autunno e, tagliata trasversalmente in sottili dischi, si fa seccare a calore moderato.
Le foglie si raccolgono in estate e si fanno seccare intere o tagliuzzate; dopo seccate si possono anche ridurre
in polvere per la stagione in cui non si trovano fresche.

Proprietà medicinali.

I fiori e le foglie, quasi senza odore, hanno un sapore amaro; la radice ha sapore amaro - dolcigno,
mucillaginoso. Questa contiene inulina, una sostanza oleo - resinosa, una gomma insolubile che si gonfia
nell'acqua, un olio essenziale, tannino, solfati ai potassio, di calcio e di magnesio.
La radice é sudorifera, diuretica ed ottima depurativa, specialmente la sua corteccia: si usa con reali vantaggi
nelle ulcere, nella gotta, nella podagra, nell'artrite, nei calcoli e nella renella, nei catarri polmonari,
nei dartri squamosi e forforacei, in tutte le malattie della pelle e nelle eruzioni di essa, in certe malattie
veneree.
Le foglie sono risolutive e si usano come cicatrizzanti, schiacciate, sulle pieghe, sulle ulcere, nelle croste,
nelle escoriazioni superficiali, per affrettare la cicatrizzazione delle ferite e piaghe.
I semi sono diuretici.
Le foglie pestate ed applicate in forma di cataplasmi, mitigano i dolori delle articolazioni nell'artrite.
Unguento lodatissimo per guarire ulcere: si prepara con 100 grammi di succo di foglie ed altrettanto olio di
oliva con pezzettini o pallini di piombo; si agita molto il tutto in una bottiglia finchè prende un color
verdognolo; questa pomata si usa specialmente nelle ulcere varicose delle gambe, nelle piaghe, sulle quali si
pone su garza, ricoprendo poi con una foglia ai Bardana: il miglioramento e la guarigione avvengono molto
rapidamente; l'unguento é anche usato con successo applicato sui tumori scrofolosi aperti e sui cancri di cui
rallenta il corso e diminuisce i dolori; é utile sulla crosta lattea e sul lupus.
Il decotto della radice (60 grammi per 1/2 litro ai acqua, fino a ridursi a metà) ha successo in tutte le malattie
artritiche e reumatiche e specialmente nelle malattie della pelle, come l'erpete squamoso e forforaceo,
facendo lavande frequenti.
Quando i bambini sono colti da rosolia, si prepara un decotto di 20 grammi di decotto di radice in un mezzo
litro di acqua, dandone poi un cucchiaino ogni 5 minuti: con certezza in due ore l'eruzione é completa, e
tenendo il bambino ben caldo, in due o tre giorni é guarito.

La radice fresca raccolta in primavera ed usata nella cura delle foruncolosi, fa cessare in fretta il dolore e con
l'uscita della materia impedisce la formazione di nuovi foruncoli.
Il decotto della radice guarisce la febbre quartana.
Il suo seme é eccellente diuretico, sia in infuso nel vino bianco, sia tritato e preso in qualsiasi modo.
Contro la caduta dei capelli: il decotto concentrato si soffrega con vigore 4-5 volte per settimana sul cuoio
capelluto, facendo un massaggio; se il bulbo non é morto, la crescita é certa.
Dosi per il decotto della radice: dai 20 ai 60 grammi, secondo l'età.

19
BASILICO

Ocimum Basilicum; Bergamò; Ocimo; Famiglia delle Labiate.

Pianta erbacea originaria dei paesi tropicali, ma , come è noto, è comunissima nel nostro paese dove viene
coltivata negli orti e sulle finestre.
Aromatico e profumato, il Basilico è sempre a portala di mano in cucina per dare gradevole sapore. Anche
essiccato conserva intatto il suo profumo. Pianticella annuale a fusto diritto, cresce in cespugli frondosi e
ricchi di foglie di un color verde brillante e piuttosto carnose; la specie più profumata cresce in Liguria, ove è
usata per preparare il pesto. Tutta la pianta contiene un olio essenziale (risultante di cineolo, metilcarvacrolo,
linalolo) di color giallastro, con odore
forte ed aromatico; perciò tutta la pianta ha pure odore forte, grato, un po' piccante.

Proprietà medicinali.
Ha proprietà essenziali toniche, stimolanti, eccitanti.
Pertanto si raccomanda nella epilessia e contro la mania; è antispasmodico. Agisce come antispasmodica e
come uno stimolante diffusivo dello organismo, aumentando il calore generale; è quindi specialmente utile
per eccitare le funzioni degli organi digerenti (contro l'atonia intestinale cronica) e per calmare gli spasmi da
causa nervosa, specialmente nei dispeptici. La pianta si usa in forma di the nei dolori di testa nervosi ed è
utile nelle malattie di petto.
L'olio essenziale si consiglia nelle nevrosi atoniche e nelle paralisi, usandolo in frizioni. Si dà in quantità di
10 gocce su zucchero nella gotta, nelle malattie degli occhi; contro la caduta dei capelli in frizioni sul cuoio
capelluto. La pianta intera si usa per bagni e compresse aromatiche.
Il the si prepara con un pizzico della pianta per una tazza di acqua bollente: ha azione tonica e stimolante,
utilissima nei languori di stomaco, nelle digestioni lente e penose, nella debolezza generale, nelle coliche
ventose, nei vomiti e nelle vertigini.
La polvere delle foglie è un gradevole eccitante dei nervi olfattivi, fiutata a modo di tabacco, si usa per
ristabilire lo scolo soppresso del muco nasale, per eccitare il cervello e contro i dolori di testa nervosi. Si usa
anche, alla dose di 3/5 grammi in un bicchiere d'acqua, nelle nevrosi, nell'epilessia, nell'isterismo e nelle
paralisi.

Il Basilico è efficace contro le infiammazioni di gola e bocca; decotto di 50 grammi di foglie secche o di 100
grammi di foglie fresche in mezzo litro d'acqua: adoperare il liquido per sciacquare la bocca o per pennellare
le parti infiammate; per la gole fare gargarismi.

20
BETULLA

'Bettula alba': Albero della sapienza. Famiglia delle Betulacee.

Descrizione:
albero di media altezza, con la scorza bianca, papiracea (che si divide in lamine sottili), ramoso, con le
gemme senza pelurie ed i rami giovani gracili, flessibili, pendenti, talvolta verrucosi; le foglie sono
picciuolate, ovali - romboidali o triangolari, acuminate, con il margine doppiamente dentato (con denti pi?
grandi e pi? piccoli). I fiori sono riuniti in sorta di spighe (gattini); gli stamiferi pendenti, sessili, sono
formati essenzialmente di due stami con filamento uniti
per quasi la loro metà insieme e con antere distinte; i pistilliferi, peduncolati, prima diritti, poi pendenti, sono
formati di più squame, con ovario che d? origine ad un frutto ellittico con due ali o membrane
laterali, due volte più grandi del frutto.
Tempo di fioritura: aprile - maggio; frutti: giugno - agosto.
Distribuzione geografica: abbondante in Italia nei luoghi incolti ed umidi, nei boschi della zona submontana,
montana, alpina e subalpina, nella
Sicilia, nel resto dell'Europa e nell'Asia temperata.
Parti usate: le gemme e le foglie che si conservano secche per tutto l'anno, in luogo asciutto.

Proprietà medicinali.
Le gemme contengono la betulalbina, sostanza resinosa con proprietà simili a quelle del balsamo copaive, e
l'acido betulinico, sostanza aromatica. Le foglie contengono, oltre le stesse sostanze delle gemme, anche
acido tannico. La radice contiene betulina, acido betuloretinico e betulalbina. Si usano esclusivamente le
foglie e le gemme.
La pianta è stata usata in medicina dai tempi più remoti.
Si usa l'acqua o la linfa chiara, che si ottiene forando il tronco, la quale, bevuta a lungo, elimina i calcoli dai
reni e dalla vescica; inoltre in sciacqui per le ulceri della bocca, come preservativo e curativo anche nello
scorbuto, nell'itterizia, nella podagra, nella nefrite, nei calcoli ed in tutti i depositi urici. Si ritiene specifico
nella litiasi renale e nella stranguria (dolorosa emissione di urina a gocce).

Le foglie, in infuso, esercitano sugli edemi di origine cardio - renale e nelle diverse manifestazioni
dell'idropisia una reale efficacia; sotto questa azione la quantità di urina aumenta da 400 fino a 2500 grammi,
la albumina scompare rapidamente e, dato il gonfiore, anche la difficoltà
di respirazione. I reni non presentano alcuna alterazione da questo aumento di lavoro. Questo infuso agisce
meglio della digitalina nel cardio - arterioso. Se poi è coadiuvato ad un bagno pure del decotto di foglie di
betulla, l'effetto è più efficace ed immediato. Agisce molto bene nell'idropisia l'uso continuato delle foglie
cotte nel vino e bevuto mattino e sera.
20-25 per un litro di foglie e gemme, esercitano azione depurativa, diuretica, eccitante ed aperitiva; perciò
sono di grande efficacia nelle malattie della pelle, nella scrofola, nell'itterizia dell'apparato digestivo, nella
renella, nella gotta, nei calcoli urinari, nell'itterizia, nelle coliche renali.
Dosi per l'infuso delle foglie: 10/50 grammi a seconda l'età.
La scorza fornisce una tinta rossa e se ne ricava un olio resinoso, l'oleum betulinum; che si adoperava nella
concia dei cuoi.

21
BIANCOSPINO
'Crataegus oxyacantha' . Famiglia delle rosacee.

Descrizione:
arboscello dai rami spinosi, perlopiù glabri, almeno nei giovani, un po' tormentosi nelle sue varietà ha foglie
brevemente picciuolate, con stipole alla base; il lembo è ovale, ristretto alla base,
verde, coriaceo, col margine variabile, intero o diviso in tre lobi più o meno profondi. I fiori, in corimbi
semplici o composti, bianchi o rosei, sono portati da peduncoli con piccole brattee caduche; il calice ha 5
sepali piccoli, ovali - acuminati; la corolla 5 petali orizzontali 'patenti'; gli stami sono 5-20 con i filamenti
diritti, lunghetti; il pistillo ha ovario con 1-3 stili ed altrettante logge. Il frutto, grosso all'incirca quanto un
pisello, è carnoso, rosso - corallo alla maturità,
ovale, un po' incavato o depresso alla sommità (ombelicato), circondato dai lobi del calice, contenente 1-3
picciuoli.
Tempo di fioritura:
aprile e maggio (in cui si raccolgono i fiori); i frutti maturano da settembre ad ottobre.
Distribuzione geografica:
comunissimo lungo le siepi e nei boschi di tutta Italia a delle sua isole, in tutta l'Europa, nell'Asia orientale
fino all'India ed all'Africa.
Parti usate:
i fiori, il legno ed i frutti. I fiori raccolti si fanno seccare rapidamente e si conservano in recipienti chiusi.

Proprietà medicinali.
I fiori contengono sali di manganese, zucchero (glucosio), sostanze amidacee, un composto amorfo ed uno
cristallino. La scorza contiene la crategina e l'oxyacantina, ambedue di sapore amaro.
I noccioli dei frutti, tracce di acido prussico o cianidrico; inoltre la scorza ed i frutti contengono tannino.
I frutti sono astringenti, atti a fermare tutti i flussi del corpo. Il frutto, mangiato o preso in decotto, ristagna
tutti i flussi, anche quelli delle donne.
Si usano i fiori nella gotta, nella pleurite, nella leucorrea, e per espellere i calcoli urinari.
La scorza del legno ed i frutti sono atti a fermare i flussi di ventre e le perdite di sangue. Il fiore di
Biancospino agisce favorevolmente nelle cardiopatie, sui nervi pneumogastrici e sugli altri nervi moderatori
del cuore, determinando l'equilibrio tra la forza delle pulsazioni e
la pressione generale sanguigna; inoltre è utile al sistema nervoso, perchè, agisce ottimamente sul sistema
simpatico e sul plesso solare. Perciò è rimedio sovrano nell'angina pectoris (cardiotonico atto a mantenere la
azione della digitale).

Il the si consiglia efficacemente in alcune nevrosi cardiache, nelle aritmie quando la digitale è mal tollerata,
nelle affezioni artiche, nelle degenerazioni adipose e nelle lesioni congiunte ad alta pressione arteriosa.
Questa pianta non è tossica; perciò il suo uso può essere protratto per lungo tempo, anche nella funzione
renale ostacolata (non accumulandosi nell'organismo), purchè non si somministri a forti dosi che
provocherebbero rallentamento notevole di polso e sonnolenza. La sua proprietà speciale è di tonificare il
cuore e di regolarizzare la funzionalità dei vasi; portando l'equilibrio tra la pressione sanguigna e la forza
d'impulso del cuore, rende più durevole e più efficace il compito cardiaco, diminuendo l'eretismo vascolare e
ne sostiene la pulsazione. Si consiglia
nella eccitabilità del sistema nervoso, nelle palpitazioni, vampe di calore, insonnia, nella menopausa: è di
gran valore; anche per gli
arteriosclerotici.

Dosi.
Fiori in infuso: un cucchiaino da caffè per una tazza d'acqua bollente, 2-3 volte al giorno. La tintura alcolica:
20 gocce prima dei due pasti principali, per 15 giorni al mese, se si vuole l'azione ipotensiva; 40-50 gocce la
sera, nell'andare a letto, se si vuole l'azione
antispasmodica ed ipnotica.

22
BISTORTA
'Polygonum bistorta'; Serpentina. Famiglia delle Poligonacee.

Descrizione: pianta erbacea perenne con rizoma sotterraneo, ripiegato ad S (da cui il nome di Serpentina),
con asse eretto, nodoso, semplice, alto 20/80 cm., poco figliato. Le foglie, di un verde-mare al disotto, hanno
margini crenati: le inferiori lanceolate, con il lembo bruscamente ristretto e decorrente sul picciolo, le
superiore acuminate, sessili, abbraccianti il fusto con una lunga guaina. I fiori, in spighe terminali allungato -
cilindriche, fitti, rosei o porporini, hanno un perigonio con 3/5 divisioni profonde, 6/8 stami e pistillo con tre
stili liberi. Il frutto (4/5 millimetri) è ad achenio con tre angoli sporgenti, bruno lucente, con un solo seme.
Tempo dà fioritura: maggio/agosto.
Distribuzione geografica: cresce nei luoghi umidi, specialmente in montagna, in Italia e nel resto d'Europa,
nell'Asia, nell'America boreale.
Parti usate : il rizoma di diversa grossezza, tenero, nericcio fuori, con polpa rossiccia dentro, di sapore amaro
– astringente.

Proprietà medicinali.
Contiene tannino (15/20%), acido gallico, ossalato di calcio ed amido. Il tannino non è il tannino ordinario,
quale si trova in molte piante, perchè e costituito da due sostanze, di cui una affine a quella che si trova nella
Tormentilla, l'altra identica a quella della Ratania.
Per le sue proprietà tonico - astringenti si usa con successo, cioè nel prevenire gli aborti, nell'incontinenza di
urina, contro le emorragie dell'utero e delle ferite, nelle dissenterie, per saldare la ferite esterne ad interne,
specialmente intestinali, nelle ulcere maligne, nei vomiti e sputi di sangue; generalmente in decotto.
Si prescrive nelle emorragie nasali od epistassi, contro le perdite sanguigne uterine, nelle febbri intermittenti,
associato con genziana od altre sostanze amare; si considera come tonico - astringente puro, con azione
sicura per determinare un restringimento fibrillare nei tessuti rilasciati, nei corsi di ventre, nell'evacuazione
di eccessiva quantità di urina (poliuria) ed in ogni sorta di emorragie: questa pianta è di grande soccorso. La
Bistorta è utile nella terapia vegetale tanninica, per cui si prescrivo ai malati candidati alla tubercolosi o già
tubercolotici dichiarati, senza disturbare il tubo digerente.
Questa pianta trova utilizzazione nelle infiammazioni della bocca e del la laringe, in gargarismi; nella
leucorrea e nelle uretriti e nelle emorroidi, in lavande. Si usa contro il diabete. E' assai efficace contro la
spermatorrea dei giovani. In lozione fa crescere i capelli. Molto efficace anche nelle ragadi anali.

Dosi; per uso interno in decotto da 15 a 25 grammi per un litro di acqua, nelle emorragie, nei flussi mucosi
indicati, nella diarrea, nelle febbri intermittenti (associata con altre sostanze amare): una tazza due e più volte
al giorno; nei casi più gravi la dose del decotto può portarsi fino a 60 grammi per un litro d'acqua.
La polvere può sostituire il decotto: 2-5 grammi al giorno.
Vino di Bistorta; si prepara con 125 drammi di rizoma in 250 grammi di alcool a 45?: si lascia macerare per
4B ore, agitando spesso; quindi si aggiunge vino rosso austero, quanto basta per un litro; si fa macerare
ancora per quattro giorni, poi si passa; se ne sorbisce un bicchierino o due al giorno.
Per uso esterno: in lavande, gargarismi, ecc., 60 grammi per un litro di acqua in decotto; serve in lavande di
ferite sanguinanti, emorragie esterne, epistassi e fessure anali.
La tintura alcolica al 10%.

23
BORRAGINE o BORRANA

'Borrago officinalis'. Famiglia delle Borraginacee.


Pianta selvatica frequente in tutta Italia nei luoghi incolti, lungo le siepi. E' coperta di fitta peluria ed i suoi
fiori sono di un bel colore azzurro.
Si usano le foglie, cotte in minestre, o crude in insalata, con altre erbe. I fiori si mangiano in insalata.
Contiene molta mucillagine, resina, nitrato di potassio ed altre sostanze.

Le sue proprietà medicinali


variano secondo i periodi di vegetazione. Se si raccoglie giovane , in luoghi ombreggiati, ha proprietà
emollienti per la molta mucillagine che contiene; raccolta in fiore è aperitiva, depurativa, sudorifera; raccolta
quando il frutto matura è diuretica, specialmente se vegeta in terreni secchi e ricchi di nitrato di potassio.
E' un rimedio di gran valore.
Le sue sommità fiorite si somministrano in tutte le febbri e come depurativo del sangue; un bicchiere del suo
sugo si dà ai malati di pleurite, per eccitarne il sudore.

E' un rimedio popolare ai gran valore che si può usare con il miglior suo successo nell'influenza, nelle
infiammazioni dei polmoni, nelle broncopolmoniti, nelle febbri esantematiche (vaiolo, rosolia, scarlattina),
nelle infiammazioni dei reni (nefriti) e della vescica, nell'ematuria, nel reumatismo. Conviene pure in tutte le
tossi e nei raffreddori dei bambini " come sudorifera, come depurativa nell'eczema e nella foruncolosi.
Come diuretico e depurativo si usa l'infuso dei fiori: 10/15 grammi di fiori infusi per mezz'ora in une tazze di
acqua bollente; si beve ben caldo.

Le foglie fresche schiacciate, messe sugli ascessi e sui tumori infiammati, ne calmano i dolori. Un
cataplasma caldissimo, applicato, allevia
i forti dolori negli accessi di gotta. Contro il reumatismo e specialmente contro le tossi si usa con vantaggio
l'infuso (per mezz'ora) di 10 grammi di foglie secche in un litro d'acqua bollente; lo si passa e si , prende a
tazzine, tre o quattro volte al giorno, addolcito con zucchero o con miele. Il decotto dell'intera pianta si fa
con 30/60 grammi per
un litro di acqua; si fa bollire per un quarto d'ora a fuoco lento, poi si aggiunge miele o zucchero e si passa
per tela molto fitta per eliminare i peli, che potrebbero provocare la tosse aderendo lungo la gola.
Per uso esterno, in fumigazioni emollienti e lavande: 50/100 grammi per un litro d'acqua.
L'infuso ed il decotto si devono prendere molto caldi, se come diuretici. Con i fiori e le foglie ed una quantità
uguale di zucchero, si può fare una buona conserva per l'inverno, adatta anche per dolcificare bibite pettorali.
I fiori si raccolgono in luglio e tutta la pianta da maggio ad agosto; tutto si fa seccare all'aria.
Le foglie si usano anche contro le malattie di fegato.

24
BORSA PASTORE

'Capsella Bursa-pastoris'; Erba storna. Famiglia delle Crucifere.


Descrizione.
Pianta erbecea, alta in media 30-40 centimetri, con fusto semplice o poco ramificato. Le foglie basilari a
rosetta, sono bislunghe, intere o dentate o profondamente incise; quelle superiori sono più
piccole, triangolari, ed abbracciano in parte il fusto. I fiori, bianchi, piccoli ed in grappolo, hanno un calice di
quattro sepali, una corolla di quattro petali alterni con i sepali, sei stami, di cui quattro
più lunghi (tetradinami) ed un pistillo breve; esso dà poi un frutto triangolare, sostenuto da breve peduncolo
un po' incavato nel mezzo (seliquetta), formato da due valve a forma di cappuccio, che racchiudono una
lamina in cui sono attaccati i semi.
Tempo di fioritura:
fiorisce tutto l'anno.
Distribuzione geografica:
comunissima dappertutto, nei luoghi aridi, nelle strade di campagna, sui ruderi: in tutta Italia e quasi in tutto
il mondo.
Parti usate: tutta la pianta, fresca o secca; fresca è migliore.

Proprietà medicinali.
Contiene la bursina, tannino, sali di amido malico e di acido citrico, ed una saponina.
Ha proprietà emostatiche, astringenti, disseccanti, vulnerarie; si usa nell'emottisi, in tutte le emorragie, nelle
ferite, negli sputi di sangue, nella dissenteria, in tutti i corsi di ventre, nell'ematurie, nelle perdite di sangue
delle donne o nelle flussioni congiunte con
infiammazione. E' pianta popolare di gran valore.
L'azione della Borsa pastore è elettiva sull'utero in quanto ne modera le periodicne perdite sanguigne troppo
abbondanti, e le promuove quando non si mostrano per inerzia dell'organo.
10 grammi di erba fresca, bollita in mezzo litro di acqua fino alla
riduzione di un terzo che si dà metà per volta, ad un po' di distanza; è
un rimedio sicuro, tanto che spesso basta la prima metà soltanto.
Essa è particolarmente attiva come regolatore del flusso periodico delle due età estreme della vita della
donna, cioè nella pubertà e nella
menopausa; si consiglia - con molto beneficio - a quelle che perdono
facilmente sangue, alle pazienti d'itterizia, la cui funzione nella metrorrea
è più o meno abbondante e ripetuta, alle malate di metriti o di fibroma.

Perciò si prescrive l'estratto fluido in dose di due cucchiaini da caffè al giorno, per 10 giorni prima dell'epoca
presunta delle regole, allo scopo di diminuirne l'abbondanza; nelle metrorragie, secondo i casi, fino a sei
cucchiaini de caffè nelle 24 ore. In questi casi è ottimo il decotto nel vino. Questa pianta agisce con efficacia
contro le febbri malariche:
- presa internamente come sugo di pianta fresca o decotto;
- presa esternamente con la pianta tagliuzzata, pestata, imbevuta di un cucchiaio di aceto di puro vino con un
pizzico di sale; quindi legata ai polsi del malato ai primi sintomi della febbre, lasciata per 24 ore e rinnovata
fino a scomparsa della febbre.
Contro l'atrofia delle membra: si prendono 10 grammi di Borea pastore e 10 grammi di Alchemilla, ben
sminuzzata, il tutto si fa macerare in mezzo litro di grappa in recipiente ben chiuso che si espone al Sole per
10 giorni; quindi si filtra e con essa si friziona più volte al giorno il membro malato; se ne bevono anche due
cucchiai al giorno.
Dose per il decotto: 50 grammi della pianta per un litro d'acqua.

25
BOSSO

'Buxus sempervirens'; Busso; Bossolo. Famiglia delle Euforbiacee.


Cresce coltivato e spontaneo. Coltivato è comunissimo in tutta l'Italia, nei boschi delle ville, nelle spalliere e
siepi dei giardini; è sempre verde; le sue foglie somigliano a quelle del Mirto, ma sono più piccole ed
arrotondate in cima. Selvatico abbonda nei luoghi rocciosi, aridi, calcarei della penisola, presso i monti (e
l'Appennino centrale e
settentrionale), nonchè nel resto dell'Europa centrale e meridionale,
nell'Asia occidentale e nell'Africa settentrionale.
Fiorisce in marzo ed aprile.
La scorza e le foglie contengono un alcaloide, la buxina, una sostanza cristallina, la buxeina, una resina, la
parabuxina.
Il suo legno è assai denso, giallognolo, molto pesante, assai ricercato dai tornitori, dagli ebanisti e dagli
incisori; esso si usa anche in medicina. Come pianta medicinale viene usata dai tempi più remoti.

Proprietà medicinali.
La pianta si usa contro il vaiolo, contro la sifilide, some succedaneo del Legno Santo o Guaiaco (Guaiacum
officinalis); si considera un potente depurativo del sangue; è sudorifera ed aperitiva, in decotto; molto
apprezzata in molti paesi del mondo.

Si usa con successo nella cura del reumatismo cronico.


Il legno, specialmente dei rami giovani e della radice, grattugiato alla dose di 30 grammi e fatti poi bollire in
un litro di acqua fino alla riduzione della metà, è un eccellente sudorifero in tutte le forme di
reumatismo cronico, in tutti gl'incomodi che seguono, specialmente negli
ingorghi delle articolazioni; inoltre giova molto bene nella gotta e
nella sifilide.
Il Bosso dà ottimi risultati nella cura delle febbri intermittenti da angiocolite od epatiche (dove il chinino non
agisce, il Bosso esercita un'azione favorevole innegabile), sia come lassativo, sia come specifico per
l'eliminazione della bile. Quindi, nei disturbi epatici con febbre intermittente assolutamente ribelle al chinino
e ad altri medicamenti, in pochi giorni per mezzo dell'alcoolatura di Bosso, alla dose di 10/25 gocce prima di
ciascuno dei pasti principali.
Come sudorifero si usa anche il decotto di foglie che si prepara facendo bollire 40 grammi di foglie secche,
in un litro di acqua fino alla riduzione di un terzo; dato il cattivo sapore, deve essere bevuto molto caldo e
molto zuccherato, in 4/5 volte.
Nelle febbri intermittenti da angiocolite: alla dose di 10/25 docce (secondo l'età) dell'alcoolatura sopradetta.
Anche nelle febbri intermittenti primaverili ed autunnali danno buoni risultati le foglie in polvere (2-3
grammi), prese col vino o con un the o con acqua zuccherata, sul principio dell'accesso.

Il vino di Bosso si prepara facendo macerare per 15 giorni 50 grammi di Bosso in un litro di ottimo vino
bianco; da prendersi a bicchierini prima dei due pasti principali: eccita l'appetito ed è
molto efficace nelle difficili digestioni. La segatura della pianta, presa alla dose di 10/2O grammi ed unita
con un tuorlo d'uovo, favorisce tutte le secrezioni, specialmente il sudore, e dà ottimi risultati nel reumatismo
cronico e negli ingorghi delle articolazioni da esso prodotti.
Si fanno bollire 250 grammi di trucioli di Bosso per ogni litro di vino: si usa questo in frizioni sulle membra
indebolite e nei dolori nevralgici; si ottengono ottimi risultati; è antisettica, astersiva e cicatrizzante.
Il decotto in metà acqua e metà aceto, usato in lozione, fa crescere i capelli.

26
CALENDULA

'Calenaula officinalis'; Fiorrangio; Fiore di ogni mese. Famiglia delle Composite.


Descrizione.
Pianta erbacea, annua, con fusto alto 20/50 centimetri, coperto di peluria, striato, angoloso, con foglie
radicali a rosetta; quelle dello stelo sono alterne, sessili, con il margine sinuoso o con piccoli denti; quelle
superiori sono lanceolate, abbraccianti un po' il fusto. I capolini fiorali sono grandi, di color giallo-dorato od
aranciato; quelli centrali sono tubolosi, i periferici linguetti. L'involucro dei capolini risulta di brattee
lanceolato - acuminate, disposte in due serie. I frutti (acheni) sono arcuati, forniti di punte sul dorso, senza
peli. Tempo di fioritura:
quasi tutto l'anno, dall'aprile all'ottobre. Distribuzione geografica:
selvatica, nei campi e nei luoghi erbosi di tutta l'Italia, specialmente meridionale. Si coltiva anche nei
giardini e spesso sopra le tombe nei cimiteri, da cui il nome popolare di: Fiori dei morti, Erba dei morti.
Parti usate: tutta la pianta fresca; secca perde quasi del tutto le sue proprietà.

Proprietà medicinali.
La radice ha sapore acre, aromatico, gradevole; le foglie sono quasi insipide; i fiori un po' acidi. Tutte le sue
parti contengono, oltre ad altre sostanze, mucillagine, acido salicilico, un olio essenziale (0,02%), una
materia colorante gialla ed una resinosa (calendulina). L'odore di tutta la pianta è forte, balsamico, resinoso,
piuttosto sgradevole.
E' stata usata in medicina per molti secoli contro l'impetigine della testa, nelle malattie scrofolose in decotto
con il Luppolo, nei vomiti, contro le affezioni uterine. Si usa con successo nell'isterismo, da irritazione
dell'utero, in quello stato di intumescenza e di durezza che lascia ragionevolmente temere una degenerazione
maligna: prescrivendo il decotto per lungo tempo. Questa pianta si usa con efficacia per provocare il flusso
mensile, specialmente nelle nevropatiche e nelle anemiche, facendone prendere il preparato una settimana
prima del tempo presunto: spesso il flusso riprende il suo normale corso.
Inoltre si conferma che questa pianta è anche sudorifera. Per uso esterno è un medicamento lcoale eccellente
per le piaghe, per i geloni ulcerati, per le ustioni, di cui accelera la cicatrizzazione; dà pure ottimi risultati in
malati ai stafilococchia cutanea.
Si usa anche nelle ulcere della cornea e per fare scomparire le verruche, mediante fregagioni con foglie
fresche; e con pieno successo si usa internamente la Calendula insieme con foglie di Fragola ed
esternamente la stessa pianta sulle ulcere cancerose.
Perciò riassumendo le sue proprietà:
essa è tra i migliori rimedi amari, astringenti, diuretici, è sudorifera e nello stesso tempo risolutiva.
Il decotto si usa per i disturbi del basso ventre, per i crampi di stomaco accompagnati da vomiti e per le
malattie delle ghiandole. Di regola si prende, per il decotto, una piantina fresca per 1/4 d'acqua o di latte e se
ne beve un po' tre volte al giorno. Si può anche spremerne il sugo che si mescola col vino o col latte
zuccherato; dà ottimi risultati. Si prescrive il decotto come rimedio esterno per gli ascessi scrofolosi, il
cancro delle mammelle e gli indurimenti delle ghiandole; in questi ultimi casi si fanno compresse calde sulle
parti indurite per una o due ore al giorno.
Si prepara un unguento di Calendula con sugo della pianta fresca ed olio di oliva, nella proporzione di 100
grammi di sugo in un litro d'olio; si lascia bollire per 15 minuti a fuoco lento, con 20 grammi di cera vergine,
e si lascia indurire per l'uso. Si usa per gli ascessi aperti, nelle dartrose e malattie della pelle, nelle emorroidi.
Le foglie ed i fiori, raccolti prima che siano maturi, danno un decotto eccellente per le infiammazioni di
stomaco: un cucchiaio o due al dì. Questa pianta è un barometro per gli agricoltori: se alle sette nel mattino i
fiori non sono aperti, pioverà di certo in giornata; se i fiori sono aperti
tra le sei e le sette, si pronostica bel tempo.

Dosi:
Per uso interno, come sudoriferi 50 grammi della pianta per 1000 di acqua, in infuso o decotto; per favorire
le regole, l'infuso di
foglie e fiori: un pizzico per une tazza di acqua bollente.
Per uso esterno: foglie fresche pestate in cataplasmi sugli ingorghi, sui calli e sulle verruche; oppure la
tintura diluita nell'acqua al 10%. Il decotto è prezioso nelle infiammazioni e nelle ulcere dello stomaco.

27
CAMOMILLA

'Matricaria chamomilla'; Amarella; Matricaria, Erba Maria. Famiglia delle Composite.


E' una pianta ben conosciuta, alta 10-30 centimetri, con foglie sottili plurisette; le infiorescenze a capolino
hanno ricettacolo vuoto internamente.
La sua principale proprietà è di essere un potente medicamento contro le febbri intermittenti.
Tutta la pianta ha un odore grato, forte, un sapore un po' amaro; contiene
un alcool, il camillolo, ed un olio essenziale particolare ed azzurrognolo,
l'azulene. Si trova selvatica ed anche coltivata con fiori doppi; la prima è sempre da preferirsi, perchè la
migliore.

Proprietà medicinali.
La C. è ritenuta antispasmodica nelle mestruazioni difficili e dolorose. L'infuso o the delle sue sommità
fiorite nell'acqua bollente calma i crampi
di stomaco ed i forti dolori del basso ventre; dà sollievo nelle coliche
nefritiche, nella ritenzione d'urina e nelle coliche ventose. Si usa con vantaggio in compresse, cataplasmi e
fomenti nella gotta, nella sciatica,
nelle emorroidi, ed in tutte quelle malattie in cui occorre addolcire e risolvere.
I fiori sono eccellenti e di uso comune nelle difficili digestioni, per cacciare i gas intestinali da fermentazioni
anormali; come diaforetici, eccitano il sudore nei catarri bronchiali; come antispasmodici ed antinevralgici
sono utilissimi nell'isterismo, negli spasmi o crampi dello stomaco e dell'intestino, nella eclampsia, nelle
convulsioni dei bambini, nei dolori del parto, nei vomiti convulsi, nelle indigestioni con vomiti convulsivi,
nelle indigestioni con vomiti per facilitare il vomito stesso. La camomilla come antidoto della colica, da
qualunque parte provenga, specialmente
se il malato ha preso prima un sudorifero. I fiori sono anche diuretici. L'infuso o the, per facilitare la
digestione, si fa con 10-20 grammi di capolini di camomilla per una tazza di acqua bollente (100 gr.). La
stessa dose si usa per avere effetto calmante ed ipnotico nelle insonnie
da causa nervosa.

Il the di camomilla si usa anche nei raffreddori, specialmente se accompagnati


da febbre, contro i dolori colici, contro le convulsioni e le congestioni.
Sacchetti di camomilla servono a riscaldare le singole parti del corpo. L'olio di camomilla ha le stesse
proprietà; si prepara mettendo. 20 grammi di fiori in 100 grammi di olio di oliva e si fa scaldare a
bagnomaria per circa due ore; quindi si passa per pannolino. Per i dolori
reumatici si usa il predetto olio con canfora, preparato nel seguente modo:
olio di camomilla gr.90, canfora gr. 10; si fanno lininenti più volte sulle parti doloranti.
La camomilla non ha solo uso come specifico dell'influenza, ma anche come un preservativo da essa.

28
CANAPA ACQUATICA

'Eupatorium';Eupatorio, Canapa selvatiaa; Erba di S.Cunegonda.


Famiglia dalle Composite.
Descrizione.
Pianta erbacea perenne con fusto eretto, ramificato, rigido, alto cm. 60-170, rossiccio, striato, villoso (con
peli molli, crespi).
Foglie opposte con brevissimo picciuolo, palmato-lobate, con 3-5 lobi lanceolati dentati (di rado interi),
coperti di fine peluria nella pagina interiore.
I fiori, in corimbi terminali, formano molti capolini di colore
sbiadito; ogni capolino ha un involuoro di brattee disuguali, ottusi, un po' concave, caduche, le interne lineari
con il margine ascarioso. I fiori con stami e pistilli, sono tubolosi, inseriti su ricettacoli piani
per lo più in numero di 5; hanno corolla porporina o bianca, un po' dilatata alla sommità, con 5 denti, fornita
di ghiandole; gli stami sono 10, inseriti sul tubo corallino, con le antere saldate ad anello; il pistillo ha ovario
intero con una sola loggia ed un solo ovulo, lo stilo è irsuto dalla base e termina con due lacinie coperte di
pelurie. Il frutto (achenio) nero se maturo, è fornito di ghiandole resinose; ha 5 coste sporgenti
ed in cima un pappo di setole bianche, più lunghe dell'achenio. Tempo di fioritura: luglio ea agosto.
Distribuzione geografica: comune ed abbondante in Italia e nelle sue isole, nei luoghi boschivi erbosi ed
umidi, lungo i fossi, nelle paludi e nei luoghi stagnanti dei fiumi dell'Europa.
Parti usate:
le sommità fiorite, le foglie e le radici; queste si raccolgono
in primavera, le foglie e le cime fiorite si raccolgono al principio dell'estate.

Proprietà medicinali.
E' senza odore, ma le foglie, le radici ed i rami, tagliati e schiacciati, hanno odore penetrante; il sapore è
amaro, aromatico,
piccante nelle radici. La radice è ottimo purgativo, come il rabarbaro,
senza produrre coliche e debolezza. Le foglie hanno azione tonica
si danno con succe5so nelle debolezze generali e specie del sistema digerente,
inoltre nella clorosi e nell'anemia. Si usa con successo per le malattie di fegato, nella tosse, nel catarro
bronchiale, nel promuovere le regole e l'urina e, topicamente, sulle piaghe. Utilissima nelle idropisie,
ove ottiene completa guarigione senza punture, negli idroceli; con cataplasmi di foglie bollite, eguali risultati
si ottengono sui tumori, specialmente scrotali, che dissipa facilmente.

Perciò le foglie e le radici sono toniche, aperitive e stimolanti e danno buoni risultati nelle idropisie, nei
catarri cronici, nella clorosi, negli
ingorghi di fegato e della milza. Si danno nello scorbuto, nell'itterizia,
nella affezioni croniche della pelle e nella amenorrea, per uso interno;
come risolventi e detersive per uso esterno.
Si reputa eccellente nelle malattie croniche della pelle ( specialmente negli eczemi ostinati, nella psoriasi) e
nella scabbia.

Dosi.
Infuso o decotto delle foglie e delle sommità fiorite: 30-60 grammi
che si macerano in un litro di acqua. Come purgativa, la radice tagliata
in fette: 30-60 grammi, che si macerano in un litro di vino; un bicchiere a digiuno la mattina.

29
CAPELVENERE

'Adianthum Capillus Veneris'.


Famiglia delle Filicine. ,
Descrizione.
Elegante felce, dalle foglioline a ventaglio con picciuoli lucenti nerastri; è comune nei luoghi umidi, presso
le fontane, i pozzi, le grotte di tutta l'Italia. Si coltiva anche come pianta ornamentale, specialmente presso le
fontane artificiali. Trovasi frequente in tutto il meridione d'Europa ed altrove.
Proprietà medicinali.

Medicinali sono le foglie. Contengono acido gallico e tannino, sostanze amare ed anehe un olio essenziale.
Si usano in infuso in medicina per le loro proprietà pettorali ed addolcenti, nelle tossi stizzose, persistenti,
nelle bronchiti, nel catarro cronico dei polmoni.
Per le sostanze astringenti che hanno, sono utili nelle emottisi, nei flussi ai ventre. Si raccomanda anche
nell'asma, nelle difficoltà di respirazione,
come anche negli ingorghi del fegato e della milza.
In infuso: 10-15-25-50 grammi per un litro di acqua bollente; se ne prende
più volte al giorno una tazza calda, addolcita con zucchero o miele, nei casi di raffreddori molto forti con
perdita di voce (afonia) o raucedine
od oppressione e quando si vuole eccitare il sudore.
L'uso continuato, per molto tempo, di questo infuso agisce come regolatore
dei periodi mensili e come antireumatico.

Il decotto si usa anche in gargarismi nei dolori di gola; esternamente per tonificare la pelle della testa,
impedire la caduta dei capelli ed allontanare
la forfora.
Per cui è venuto il nome di 'Capillus Veneris'.

30
CAPPERO

'Capparis spinosa'; Capparo. Famiglia delle Capparidacee.

Cresce spontaneo sulle vecchie mura, sui castelli antichi abbandonati. Frequente in tutta Italia, nel
mezzogiorno della Francia. I suoi fiori in boccio, messi sotto aceto, servono per eccitare l'appetito e facilitare
la digestione.

Proprietà medicinali.
Medicinale è tutta la pianta specialmente la radice, o meglio la sua scorza,
usata come stimolante, tonica, diuretica ed aperitiva. Ha sapore debolmente
amaro. La radice polverizzata si somministra nella dose di 4 gr. in un bicchiere di vino bianco, od in infuso
di 30 grammi per mezzo litro di liquido: è un potentissimo diuretico che agisce nelle durezze del fegato,
della milza, del pancreas e delle ghiandola del meseruterio.

La radice si raccomanda nella cura della gotta e dell'idropisia.


La scorza di questa radice si può infondere anche nel vino; agisce egualmente
come diuretico.
Il decotto di tutta la pianta favorisce le regole mensili e preserva dalle
paralisi.
Si prepara un eccellente vino di cappero, tonico, digestivo molto utile nell'atonia dello stomaco e
dell'intestino, nell'anemia, nella clorosi
e nei casi di debolezza generale; si fa macerare a lungo 60 grammi di scorza
raschiata in 2 litri di ottimo vino rosso; se ne prende un bicchierino da liquori prima o subito dopo i due pasti
principali.
I bottoni fiorali sono anti scorbutici; con essi si prepara uno sciroppo tonico e rinfrescante: su un ettogrammo
di bottoni si versa un litro di acqua bollente e si copre; dopo 24 ore si passa per tela fine, si filtra su carta da
filtro, quindi si aggiunge un filtro di comune sciroppo. L'olio di capperi, ottenuto infondendo a lungo questa
pianta frammentata nell'olio di oliva (tenendo per alcuni giorni in luogo caldo) risolve i gonfiori esterni.

31
CARCIOFO

'Cynara Scolymus', Cardone.


Famiglia delle Composite.

E' coltivato nei nostri orti come commestibile. Quando è giovane si mangia
il capolino col ricettacolo carnoso circondato da foglioline grosse (brattee), crudo, condito o no, con olio ed
aceto; ma è di difficile digestione.
Cotto è di grato sapore, leggermente acre, sano e di facile digestione. Oltre al capolino, si mangia anche parte
del gambo che lo porta.

Proprietà medicinali.
Contiene vitamma C, ferro, tannino (per cui annerisce il coltello che lo taglia e ha perciò proprietà astringenti
e toniche), glucidi (inulina) ed una mannite, che sono bruciate nel corpo più presto del glucosio. La radice, il
fusto e le foglie sono pure toniche e diuretiche; prima del chinino si usavano contro le febbri intermittenti; in
certi luoghi le usano anche ora nelle stesse febbri, servendosi dell'estratto. Per esse diuretiche, sono utili
nell'idropisia, nell'itterizia e negl'ingorghi addominali; a quelli che hanno urine torbide o urinano poco ed ai
sofferenti di renella, conviene il mangiarne, in modo speciale.
Le radici e le foglie, cotte nell'acqua o macerate nel vino bianco, oltre che come diuretiche, si usano anche
come tonico-amare.
Contro le diarree, si consiglia mangiare i carciofi crudi (5-6 in giornata),
soli o con olio, sale e pepe; in questo modo si guariscono diarree che durano anni.
E' molto indicato per le persone anemiche e per i clorotici, per i diabetici
(perchè gli zuccheri indicati sono presto e completamente bruciati nell'organismo ed assimilati, mentre il
glucosio in cui si trasforma lo zucchero comune e l'amido, è bruciato soltanto in parte, il resto passa nelle
urine), per i sofferenti di stitichezza (perchè, dando il carciofo molti residui, questi eccitano i movimenti
peristaltici dell'intestino
e perciò favoriscono la defecazione).
I carciofi non convengono agli stomachi che digeriscono con difficoltà, se non siamo prima un po' lessati e
conditi con olio crudo ed un po' di sale.
Le radici, cotte nell'acqua (20 gr. per 100 gr. d'acqua), danno un decotto
molto diuretico, usato con successo nell'artrite, nel reumatismo, nella
gotta e nella renella.
Le foglie fresche o secche, macerate nel vino bianco, danno una bibita diuretica utilissima nelle idropisie,
nelle itterizie, negl'ingorghi di ventre, anche, quando altri rimedi non hanno giovato, inoltre anche nelle
malattie già sopra indicate.
Si può usare il sugo avuto dalle foglie e dai fusti, mescolato a metà con vino bianco.
Si ottengono anche meravigliose guarigioni in caso di reumatismo cronico, complicato anche con gotta,
prendendo per 10 - 15 giorni di seguito, circa un'ora prima dei due pasti principali, un buon bicchiere di
decotto preparato
facendo bollire lentamente, in un litro di acqua fino a tre quarti, quattro foglie fresche di carciofo: con
risultato quasi sempre sicuro.
Il carciofo contiene la vitamina A che ha le seguenti funzioni nell'organismo:
-impedisce le infezioni degli occhi e dell'apparato respiratorio; - eccita l'accrescimento e la longevità,
mantiene la salute e la vigoria; - favorisce la digestione ed eccita l'appetito; - essenziale per la riproduzione
normale, per l'allattamento e l'allevamento del bambino, e mantiene l'integrità dei tessuti epiteliali.

32
CARDO SANTO

'Cnicus Benedictus'; Cardo Benedetto.


Famiglia delle Composite.

Descrizione.
Pianta erbacea, pubescente, lanosa, alta m.0,20-0,40, con radice gracile, fusiforme, fusto eretto, angoloso;
rami divaricati con foglie
alterne di un verde pallido, coperte di peluria, un po' coriacee, con nervature sporgenti, biancastre e margine
sinuoso - lobato o sinuoso - dentato con lobi o denti terminati da una piccola spina, le inferiori con picciuolo
bislungne, le caulinari sessili guainanti. I capolini terminali hanno
ciascuno 26-25 fiori giallicci, con involucro conico - campanulato, formato
di squame in parte sovrapposte, larghe alla base, terminate da una spina
pennata; il ricettacolo è in piano con peli molto lunghi ed aderenti.
I fiori della periferia sono sterili, i centrali fertili. I frutti sono piccoli acheni, fulvi o bruni, lucenti, lunghi
con solchi longitudinali e coronati da un piccole cercine dentate da un ciuffo di setole disposte in due serie
(pappo).
Tempo di fioritura: da maggio ad agosto.
Distribuzione geografica: trovasi 5pontanea nei luoghi incolti, umidi, della regione degli olivi nell'Italia
centrale e meridionale e nelle sue isole; talora si coltiva in diverse parti d'Italia.
Parti usate: i fiori che si raccolgono durante la fioritura; le foglie da maggio a giugno.

Proprietà medicinali.
Contiene un glucoside amaro (enicina), salicina, un olio etereo (0,03:100), sostanze tanniche, resinose,
gommose e lascia abbondanti
ceneri (20:100) contenenti sali di potassio, di calcio e di magnesio.
Ha proprietà amare, toniche, diuretiche ed in modo speciale febbrifughe; quindi ha una estesa applicazione in
molte malattie croniche e nelle convalescenze
da malattie acute. E' di grande vantaggio nell'eccitare l'appetito,
facilitare la digestione, nelle debolezze generali, negl'ingorghi viscerali,
nell'idropisia, nell'itterizia, nelle febbri inveterate e nelle intermittenti (che guarisce radicalmente) e nelle
diarree atoniche. Agendo come amaro puro, non produce alcun riscaldamento e conviene assai bene anche
nei catarri di stomaco. Si consiglia nell'atonia gastrica, nelle dispepsie
dei bovini, nelle febbri intermittenti, come espettorante nei catarri
bronchiali ed in tutte le malattie degli organi respiratori con tosse ed aumentata secrezione, nelle diverse
malattie ai fegato con itterizia ed emorroidi, nei tumori cronici della milza e nelle idropisie. Per essere anche
diuretica e sudorifera, questa pianta trova utili applicazioni nelle pleuriti; nelle polmoniti, nei raffreddori,
nella gotta, nella calcolosi renale, nell'asma, nelle tossi secche. La polvere o il decotto concentrato
delle foglie e dei rami detergono con buoni risultati le piaghe e le ulcere di ogni specie. Il Cardo Santo
guarisce anche il cancro, lavandone
spesso la piaga con il decotto; e anche utilissimo nell'acidità o pirosi
dello stomaco, preso dopo i pasti.
Dosi.
Per uso interno, come tonica stomachica, amara, diuretica: infuso di 5 gr. di fiori per una tazza di acqua
bollente, da prendersi prima dei due pasti principali (NB:. non bisogna oltrepassare questa dose, la enicina
essendo vomitiva a dosi maggiori).
Per uso esterno: il sugo delle foglie fresche sulle ulcere anche veneree e sulle piaghe infiammate, o ancne il
decotto concentrato delle foglie e dei rami in impacchi, o la polvere delle sue sommità.

33
CARIOFILLATA

'Geum urbanum'; Erba di S. Benedetto; Garofanella


Famiglia delle Rosacee.
Descrizione.
Pianta erbacea alta 20-60 centimetri, con radice corta, fusiforme, grossa come una penna, tronca alla
sommità, bruniccia,
internamente rossastra; fornita di molte barboline, con i fusti diritti gracili, vellutati, con le foglie alterne e
coperte di pelurie, le
inferiori con lungo picciuolo e lamina con 5-9 divisioni lanceolate,
disuguali, dentate; le due stipole, di aspetto fogliaceo, egualmente
inciso-dentate.
I fiori, piccoli e gialli, sono in cima all'asse su peduncoli eretti e piuttosto lunghi: hanno un calicetto di 5
divisioni, alterne con i 5
sepali del calice, i quali si piegano in basso dopo la fioritura; molti stami e molti pistilli con ovario ovale-
allungato ed un lungo stilo.
Il frutto è formato da acheni aventi lo stilo persistente, piegato ad amo nella sua parte superiore.
Tempo di fioritura: maggio-settembre.
Distribuzione geografica:
frequente nei luoghi ombrosi e freschi delle siepi e nei boschi fino al monte, in Italia. Si trova anche nel resto
dell'Europa.
Parti usate:
specialmente la radice; talvolta anche le foglie.

Proprietà medicinali. La radice (fresca o secca) ha, specialmente se stropicciata, un forte odore di garofano;
esso è dovuto ad un composto detto eugenòlo, che risulta dall'azione di un enzima (geàsi) su un
glucoside, la geìna. Contiene inoltre molto tannino, adragantina, gomma e altre sostanze. Il sapore è amaro,
astringente ed aromatico. Perciò essa è tonica, astringente, eccitante e vulneraria; si usa con
vantaggio nella dissenteria, nelle diarree croniche, nelle emorragie da
scorbuto, nella dispepsia, nelle debolezze di stomaco. Le proprietà della Cariofillata stà nel fortificare gli
organi della digestione,
specialmente nelle convalescenze di lunghe e penose malattie, senza produrre riscaldamento. Restringe il
ventre quando è troppo rilasciato e procura l'uscita delle feci e delle flatuosità che vi esistono, qualora
fosse costipato. Questo doppio effetto dipende sempre dall'azione tonica che essa esercita sul canale degli
elementi.
Ha virtù sudorifera ed emmenagoga; si impiega con efficacia nelle
emorragie uterine ed urinarie, nella ematesi, nelle tossi umide e nelle
febbri intermittenti. Ostacola i progressi dello scorbuto; ripara il
rilasciamento delle gengive, stropicciandovene la polvere.
Si consiglia con successo nelle affezioni linfatiche, mucose e
scrofolose, nelle leucorree, nelle diarree croniche, nelle blenorree e per
prevenire le polluzioni notturne.
Il the preparato con la radice e le foglie guarisce il raffreddore di
testa, fa cessare la diarrea e fortifica il cuore.

Dosi.
L'infuso, come stomachico, si fa con 50 grammi per un litro
d'acqua. Il decotto, come tonico-astringente, alle stesse dosi.
La polvere, come febbrifuga, da 1 a 4 grammi al giorno e più. La tintura, da 15 A 20 gocce prima dei pasti,
come stomachica.
Il vino si prepara macerando, per 5/6 giorni, 30 grammi di radice fresca in un litro di vino bianco; dose: un
bicchierino prima dei pasti principali; esso è stomachico per eccellenza, dando allo stomaco ed a tutto
l'apparato digestivo forza e tonicità.

34
CAROTA

'Daucus carota'.
Famiglia delle Ombrellifere.
Descrizione.
Abbondantissima selvatica, è coltivata per la sua radice tuberizzata rossastra o violacea, giallo-aromatica; è
nutrimento sano e leggero, molto atto a diminuire gli stati pletorici.
La radice della coltivata è medicinale ed ha proprietà emollienti,
risolutive, diuretiche ed antisettiehe.
Contiene zucchero criatallizzabile e glucosio, molte vitamine, amido,
glutine ed altri protidi, carotenoidi, acido malico, diversi sali ed un olio solubile speciale (che si ottiene dalla
distillazione del sugo) senza colore, con odore molto forte di cannella, poco solubile nell'acqua,
solubile nell'alcool e nell'etere.

Proprietà medicinali.
Il succo ed il decotto si usano internamente nelle infiammazioni ed irritazioni dello stomaco e dell'intestino,
nelle ulcere semplici dello stomaco e del duodeno, nell'irritazione del fegato, nella perdita della voce, nelle
tossi ribelli, nell'asma, negl'ingorghi ghiandolari e nelle scrofole, nella gotta, nei reumatismi, nella renella e
nella calcolosi renale. Nella perdita di voce od afonia, e nelle tossi persistenti, il succo si prepara così:
si fanno cuocere 4 carote nell'acqua per 15 minuti;
quindi si toglie l'acqua, si tagliano minutamente in un piatto e si mettono in un frullino in modo che ne esca
tutto il succo; per un bicchiere di questo si aggiungono 2 bicchieri di acqua; il tutto si beve in giornata, caldo,
in 5-6 riprese.
Le carote crude, mangiate dai bambini che soffrono di acetone (vermi
intestinali), li fanno emettere.
Nella veterinaria popolare, la carota cruda, sola o mista con foraggi, ridotta in piccoli pezzi, si usa nelle tossi
persistenti, nella
costipazione e nella bolsaggine dei cavalli.
Nella cura della gomma od impetigine della faccia (malattia della pelle dei bambini) dà risultati efficaci
facendo prendere ogni giorno 50-100 grammi di succo espresso dalla carota cruda, con l'aggiunta di un
pizzico di sale; in poco tempo i bambini ingrassano, prendono un bel colore e l'eruzione scompare presto. La
carota è depurativa e contro le malattie della pelle e del fegato.
Contenendo la carota dello zucchero cristallizzabile e glucosio, non è permessa ai diabetici. Si usa contro il
cancro e le piaghe cancerose, associata con altri medicamenti attivi.
Perciò la carota dà, con risultato certo, quale detersivo, antisettico, nelle piaghe scrofolose e scorbutiche,
negli eczemi e nelle impetigini indolenti. Si usa comunemente nelle scottature e nell'itterizia.
I semi sono diuretici e carminativi.
Per uso esterno si usa la polpa raschiata cruda, il decotto ed i cataplasmi; le foglie fresche formano buoni
cataplasmi emollienti contro le
malattie della pelle, i tumori infiammati, scottature, panarecci (paterecci). Il decotto delle foglie, in lavande,
è molto efficace sulle ferite e nelle piaghe di ogni specie che presto cicatrizza.

35
CASTAGNO D'INDIA

'Aesculus Hippocastanum'.
Famiglia delle Ippocastanacee. . Questo albero elegante dalla folta chioma di un bel verde, dai fiori
bianchi macchiati di gialio e disposti in forma di piramidi snelle, fiorisce nel mese di maggio lungo i viali, i
pubblici passeggi e nei giardini. In Italia fu introdotto fin dal 1565, e descritto ed illustrato dal medico
Mattioli.

Proprietà medicinali.
In medicina si usano i frutti e la corteccia della pianta, specialmente dei rami giovani. Le castagne d'India,
oltre ad essere di grande giovamento ai cavalli bolsi e tossicolosi, sono astringenti e fermano i flussi
di stomaco e d'intestino, le emorragie, gli sputi di sangue; i cataplasmi fatti con la loro farina, aceto e farina
d'orzo, risolvono le durezze
delle mammelle; mangiate abbondantemente fanno dolere la testa, sviluppano gas intestinali, producono
stitichezza e sono indigeste; la loro scorza è astringente e si usa contro i grandi flussi di corpo e gli sputi di
sangue, bevuta con un po' di vino rosso. I frutti e la corteccia della pianta sono valorosamente astringenti,
antispasmodici ed eccellenti vaso-costrittori delle vene superficiali e che riducono a poco a poco allo stato
normale, quando per qualsiasi causa si fossero dilatate. La corteccia, presa dai rami giovani (di 2-3 anni) ha
sapore amaro, astringente, è tonica e febbrifuga; per cui si usa contro le febbri intermittenti, ove in certi
casi ha dato risultati soddisfacenti. Si usa per cio' in decotto di 30-60 gr di corceccia contusa per un litro di
acqua, o macerandone 30-60 gr. in, un litro di vino bianco generoso, di cui si bevono 50-100 gr. per volta.
Come tonico e stomachico, si prepara una tintura di castagno d'lndia,
facendo macerare una parte di scorza in cinque parti di buona acquavite. Con questa si guariscono nevrosi di
stomaco, dandola alla dose di un cucchiaio da tavola in una tazza d'infuso di cicoria selvatica.
Le castagne, torrefatte, polverizzate ed infuse nel latte, danno un caffè, come le ghiande di quercia, utile alle
costituzioni deboli, agli stomaci delicati ed alle persone nervose. Esse contengono anche un olio molto
fluido, utilissimo per calmare i dolori gottosi, applicandolo sopra la
parte malata, e frizionando leggermente con le dita per qualche minuto; i
dolori, se non scompaiono alla prima applicazione, alle successive
scompaiono del tutto.
Il decotto delle foglie, dato in piccole dosi ripetute, è sovrano rimedio contro la tosse canina o convulsa aei
bambini; serve anche, più forte,
come detersivo ed antisettico sulle piaghe di cattiva natura.
L'efficacia della scorza del frutto e della corteccia dei rami giovani è nel trattamento delle emorroidi e delle
varici in genere, delle ulcere
varicose e dell'emottisi proveniente da varici della trachea o da congestione passiva con gonfiore aella milza.
Si ottengono eccellenti risultati nei malati di varicocele (cioè con dilatazione permanente delle vene del
cordone spermatico) o aventi congestione ed ipertrofia della prostata. Ancne nelle flebiti e nelle dilatazioni o
varici in genere delle vene
superficiali, dà ottimi risultati.
Si usa con successo l'alcoolatura alla dose di l0-15 gocce prima dei due
pasti principali per 15-20 giorni ogni mese. Esternamente, per applicazioni locali, in forma di pomata:
l'alcoolatura di castagna d'India gr.20,
lanolina gr. 60.
La cura interna è sempre da preferirsi. Contro i dolori emorroidali
s'infondono per un'ora 15 grammi di scorza del frutto in un litro di acqua
zuccherata con miele, quindi se ne beve un cucchiaio da tavola ogni ora.

36
CAVOLO

"Brassica oleracea"; Broccolo; Cavolfiore; Cavolo cappuccio.


Famiglia delle Crucifere.
Questa pianta è usata comunemente come erbaggio. Il cavolo è ricco di minerali utilissimi alla economia
animale, afone più degli spinaci, del pomodoro e della carota, perchè in 1000 grammi di esso vi sono 2,26 gr.
di fosforo 0,47 gr. di magnesio, 0,39 gr. di calcio e di potassio, 0,12 di ferro. Contiene vitamine C, A, K, E,
B1, B2. A questa pianta. Catone il Vecchio, attribuiva la preservazione di sè stesso, della sua famiglia e
del popolo romano, dalla peste, e l'aver potuto fare a meno, dei medici per circa sei secoli. Perciò il cavolo si
consiglia con efficacia per le ferite, le ulcere, l'artrite, le eruzioni della pelle, la podagra, e che se
ne faccia grande consumo nei cibi.

Proprietà medicinali.
Cotto nel sale, agisce nelle coliche e nelle dissenterie. Essendo ricco di zolfo, la sua acqua di cottura è ottima
per la cura delle malattie della pelle per uso esterno (lavande) e per
uso interno (1-2 bicchieri al giorno). Le sue foglie sono eccellenti nella cura delle ulcere varicose, cne con
esso guariscono completamente:
lavate bene le foglie, si tagliano con le forbici le loro nervature più sporgenti, e con un corpo cilindrico si
schiacciano un poco, rotolandole, senza lacerarle; si pongono poi a macero per qualche mezz'ora nell'acqua
borica; pulita bene la pelle dove si trova la piaga, si ricopre completamente l'ulcera con la foglia, vi si
sovrappone una garza semplice, ed il tutto si ricopre poi con una fascia, che non sia troppo stretta. Questo
trattamento si rinnova due volte al giorno; il malato si sente subito bene e sollevato da questo trattamento
così semplice, e la piaga si chiude presto. Anche i dolori reumatici, nevralgie, la sciatica reumatica, ricavano
vantaggio con questa applicazione; si applicano 3-4 foglie sovrapposte, che si rinnovano ogni 10-12 ore.
Queste stesse foglie spalmate di sugna o di pomata e coperte di cerotto, si possono applicare sui vescicanti
che promuovono abbondante eliminazione di siero e sulle piaghe. Le foglie, cotte nell'acqua o nel latte,
danno
una bevanda preziosa contro la tosse, la raucedine, i raffreddori di petto, il catarro polmonare cronico, la
bronchite. Tre o più foglie verdi, larghe, ben lavate, schiacciate (dopo tolta la nervatura grande di
mezzo), sovrapposte in modo da coprire e fissate con filo, riscaldate un pò al fuoco o nell'acqua bollente,
agiscono come addolcente e rivulsivo; applicate sulle infiammazioni, anche profonde, determinano
abbondante sudorazione a beneficio dei tessuti profondi. Tali cataplasmi si usano applicati sulla fronte per
moderare i fastidi del raffreddore ai naso o coriza, sulle guance per i dolori di denti da nevralgia, sul petto nei
raffreddori
di petto o nelle bronchiti, sul ventre nelle coliche, nella pleurite sui luoghi ove si sentono le punture, nei
dolori nevralgici e reumatici, sui gonfiori ed enfiagioni, sull'erisipela, sulle croste o pellicole prodotte
dal vaiolo o dagli eczemi per rammollirle e farle cadere, e sulle piaghe per affrettarne la supporazione. ( ネ
bene che le foglie siano sovrapposte come tegole dei tetti, affinchè il sugo possa scorrere meglio e sia
assorbito dal cotone posto tra le foglie e le fasce, che lo tengono fermo.)
Lo sciroppo di cavolo si prepara con 900 grammi di zucchero e 500 grammi di sugo filtrato di cavolo rosso;
è addolcente e pettorale nei catarri cronici e nella raucedine. Tre cucchiai di questo sciroppo servono a far
sparire l'ubriachezza incipiente.
Il succo di cavolo crudo si usa contro i vermi intestinali, specialmente contro l'ascaride lombricoide, con
pieno risultato. Basta berne 20-30 grammi, ai questo sugo, a digiuno.

37
CECE

“Cicer Arietinum"; Fava dei morti.

Famiglia delle Papilionacee.

Pianta erbacea, coltivata negli orti per i baccelli; i suoi semi aduli (ceci) sono nutritivi e facilmente digeribili
se ben cotti e conditi con molto olio. In medicina si usano questi semi.

Il decotto di ceci è utile nella nefrite, e fa emettere una quantità di calcoletti che sembrano pietre fuse. ネ pure
utile nell'itterizia, uccide i vermi, fa venire il latte alle nutrici, stabilisce le regole mensili
e facilita il parto.
Nel meridione se ne fa grande consumo.

Proprietà medicinali.
La farina di ceci applicata in cataplasmi sui gonfiori, specialmente delle glandole sessuali dell'uomo, li
risolve facilmente.
Si usa l'infuso di ceci contro la blenorragia cronica, che guarisce completamente in 10-15 giorni. L'infuso si
prepara mettendo un pugno di ceci torrefatti e macinati in un sacchetto di tela, ohe si lascia immerso
in circa mezzo litro di acqua bollente, finchè diventi tiepida; poi si filtra e si aggiunge zucchero o latte; due
parti se ne bevono al mattino e l'altra alla sera.
In pure è molto utile nelle infiammazioni del fegato e della milza.

38
CELIDONIA

"Chelidonium Majus"; Chelidonia, Rundinaria, Erba da porri.

Descrizione. Pianta erbacea, vivace, leggermente pelosa, con la radice a fittone; fusto eretto, biforcato, foglie
superiormente verdi, di sotto glauche, pennatosette con 5-11 segmenti ovali, inciso-crenati, di cui il
superiore più grande trilobo. I fiori piccoli, disposti ad ombrella con lungo peduncolo hanno calice di 2
sepali caduchi, corolla di 4 petali gialli, numerosi stami, pistillo bicarpellare con ovario cilindrico. Il frutto è
una
lunga siliqua glabra con molti semi nerastri forniti di una cresta bianca. Tutta la pianta contiene un latice
arancione amaro, caustico, di odore sgradevole, un pò velenoso.
Tempo di fioritura: tutta l'estate.
Distribuzione geografica: comune nei luoghi ombrosi, lungo le siepi, i muri e fra le macerie.
Parti usate: tutta la pianta con le radici, prima della fioritura; quando si raccoglie fare attenzione al latice
caustico, sopratutto se le mani hanno no scorticature.

Proprietà medicinali. Nel latice sono contenuti alcaloidi quali la cheleritrina (veleno cardiaco), la chelidonina
(di azione narcotica), la chelidoxantina; inoltre acido malico, sali e resine.
Il succo fresco nella pianta, somministrato in brodo di fiocchi di avena, stimola la secrezione delle ghiandole
intestinali, del fegato, nei reni; è così efficace nelle malattie di fegato, nell'itterizia, nell'idropisia,
nella gotta, nei reumatismi, nelle mestruazioni difficili.
La polvere delle foglie secche e efficace contro le piaghe. Una pomata preparata con latice fresco si usa per
curare l'impetigine, gli eczemi e per eliminare le verruche; si usa anche il succo della pianta fresca applicato
ove occorre.
Dosi: Se ne usino soltanto piccole quantità: gr.2 di succo fresco per 2 piatti da minestra.
Si preferisce però usare la droga sotto forma di estratto alcoolico (5 gr. della pianta fresca o secca si mettono
a macero in 100 gr. di alcool puro;
dopo 8 giorni si filtra il liquido spremendo l'erba rimasta sul filtro e si aggiunge tanto alcool fino ad ottenere
un volume corrispondente a l00gr.), di cui si somministrano 15-20 gocce 2-4 volte al giorno. Si raccomanda
di
cominciare con piccole dosi!! Per le malattie di fegato e biliari si prendono:
menta piperita e melissa 20 gr. di ciascuna, agrimonia gr. 10, rabarbaro e frangula gr. 15, celidonia gr.20.
Un cucchiaino della miscela si infonde in 150 gr. di acqua bollente per 10 minuti, poi si filtra. Se ne
prende una tazza la mattina ed una la sera.

39
CENTAUREA MINORE

"Erythraea Centaurium"; Scacciafebbre; Biondella; Centaurella; Fiele della terra.

Famiglia delle Genzianacee.


Descrizione: Pianta annua, alta 1-4 decimetri o poco più, con foglie inferiori o basili disposte a rosetta,
abovate, ottuse; dalla rosetta si eleva il fusto diritto, angolosa, a cima biforcata, con foglie sessili, opposte,
ovali. I fiori, di un bel rosso o roseo (talora anche bianchi), hanno calice tuboloso, gamosepalo con 5 lobi, 5
stami inseriti sul tubo corollario con le antere contorte a spira dopo la deiscenza, ovario supero con stilo
filiforme e stimma con due lobi. Il frutto e una capsula lunga due volte il calice, quasi cilindrica, con molti
piccolissimi semi quasi globosi, un pò compressi.
Tempo di fioritura: da maggio a settembre.
Distribuzione geografica: comune in Italia e nelle sue isole, nei luoghi incolti, nei prati, nei campi, lungo le
strade di campagna, talvolta sulle mura delle città, nei colli ad ulivi.
Parti usate: tutta la pianta fiorita, raccolta in estate. Si fa seccare all'ombra e si conserva in scatole ben chiuse
o avvolta in carta soda.

Proprietà medicinali. Contiene principalmente un glucoside (eritrocentaurina)


cristallizzabile, una sostanza amara speciale, resina ed un olio etereo. Tutta la pianta ha sapore amaro forte,
tanto che si chiama anche “Fiele della terra”; quindi il suo uso è indicatissimo in tutti quei casi
in cui sono indicati gli amari-tonici; è anche febbrifuga; per queste proprietà essa è usata in medicina. Rende
preziosi servizi nell'itterizia,
che guarisce completamente, facendo eliminare la bile per mezzo dello intestino; nella pirosi e nell'atonia
dello stomaco; negl'ingorghi ventricolari, nei disturbi gastrici, nelle cattive digestioni, nella inappetenza; nei
dolori di fegato (specialmente se unita con un pò di assenzio);
nei dolori di reni; nella tosse canina (unita con assenzio); nelle flatuosità di ventre; nelle diarree atoniche;
nell'anemia, nella clorosi, nella scrofola, nello scorbuto, nelle eruzioni cutanee; nelle piccole ulcerazioni,
nelle forme supporanti da impurità del sangue. Questa pianta è anche vermifuga, facendo espellere i vermi
dall'intestino (aggiungendo un pò di assenzio) tanto nei bambini che negli adulti. E’ pure febbrifuga
e molto usata nelle febbri intermittenti in infuso, ai regola con successo: in uno o due giorni esse
scompaiono. L'artrite e la sciatica ne traggono vantaggio, come nella gotta.
Applicata contusa sulle ferite, le ulcere scrofolose o scorbutiche, le purifica e la cicatrizza presto.
Dosi: Per le febbri, decotto di 15-30 grammi di pianta fiorita e tagliuzzata per un litro di acqua, bollire per
15 minuti: due tazzine al giorno, mattino e sera; polvere: 4 grammi al giorno in due volte; infuso in vino
bianco: un bicchiere al giorno, in due volte, prima dei due pasti principali.
Nelle altre malattie indicate, decotto di 10-25 grammi la pianta fiorita per un litro d'acqua: ogni giorno presa
in due tazzine.
Come tonica per fortificare e digestiva nelle dispepsie: un cucchiaio da tavola per un quarto a acqua, bollire
10 minuti e prenderla a cucchiai od a più riprese prima e dopo i due pasti principali.
Il vino si prepara con 60 grammi della pianta fiorita, infusa in un litro di vino, macerando per 6 giorni, poi si
filtra e si conserva. Mezzo bicchiere al giorno, prima dei due pasti principali, e un ottimo stomachico ed
aperitivo, utilissimo nella clorosi e nell'anemia; se si aggiungono 10 grammi di bacche di ginepro
schiacciate, una azione favorevole anche sul fegato e sui reni. Di questo vino dovrebbero far uso le giovani
pallide,
stanche, svogliate, anemiche, ed i convalescenti malaticci e senza appetito. Questa pianta non dovrebbe
mancare nelle famiglie.
Chi è predisposto è necessario ne faccia uso sovente, come pure quelli il cui fegato non funziona bene; è uno
nei migliori tonici.

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CENTINODIA

"Polygonum aviculare"; Corregiola, Erba dai cento nodi, Sanguinaria.


Famiglia delle Poligonacee.
Descrizione: Pianta erbacea annua, del tutto glabra, con radice molto tenace; rami gracili, eretti, alti Lino a
60 cm., obliqui o disposti a raggi sul terreno, nodosi, finemente striati, ramificati, cilindrici, forniti di
foglie quasi sessili, lanceolate, talvolta quasi lineari, venate di sotto, intere ai margini, un pò abbraccianti il
caule alla loro base, con guaina bruna alla base, bificia. I fiori nascono in numero di 2-4 all'ascella del-
le foglie, biancastri o verdognoli o colorati più o meno in rosso sul margine dei 5 lobi del perigonio; hanno 8
stami ed. altrettanti stimmi. I frutti (acheni) sono neri, finemente striati per lungo, appena più lunghi
del perigonio.
Tempo di fioritura: da giugno all'autunno; ai primi freddi la pianta si secca. Raccoglierla e seccarla l'estate o
la primavera.
Distribuzione geografica: abbondantissima dappertutto, nei campi, nei prati, nei vigneti, lungo le strade di
campagna, nell'interno nelle città, nelle regioni artiche e temperate di tutto il mondo. ネ molto ricercata dal
bestiame, specialmente dai maiali e dalle oche, che la mangiano con gusto.
E' multiforma per eccellenza.
Parti usate: tutta la pianta.

Proprietà medicinali. Da usata contro i flussi sanguigni e le diarree, bollita nel vino rosso e bevuta. Per uso
interno ha utili applicazioni in tutti i casi in cui sono richiesti astringenti, come dissenterie anche inveterate,
in tutte le emorragie, le diarree e nei flussi mucosi, anche cronici, usata tanto in decotto nella semplice
acqua, quanto in acqua mista a vino rosso, specialmente negli sputi sanguigni. Per uso esterno dà ottimi
risultati come vulneraria nelle piaghe e nelle ulcere. Si ottengono ottimi risultati nell'amenorrea e nelle
idropisie. Questa pianta si ritiene disciogliente, astringente, depurativa: per quelli che facilmente vomitano
sangue, il suo the è un rimedio di primissimo ordine; cotta nel vino se ne prende in piccole porzioni, ciò un
cucchiaio ogni ora; poi quando si manifesta lo sputo sanguigno se ne beve circa mezza tazza.
Il centinodio è pure ottimo rimedio nelle ulcerazioni ed emorragie ventricolari, nei quali casi si prende
nuovamente come the in piccole porzioni per volta. Il the di centinodio agisce ottimamente sul fegato e sui
reni,
ma poi in modo sorprendente nei dolori della vescica per mal della pietra:
pulisce la vescica, espelle tutte le impurità come pure i calcoli rapidamente. A stento un altro rimedio
potrebbe vantare tanto successo. Si può aumentare l'effetto di questa erba sui calcoli preparando il the metà
con vino e metà con acqua.
Come il centinodio dà, internamente, molti buoni effetti, lo si può anche adoperare esternamente con ottimo
esito in ulcerazioni, fistole, tumori e persino lupus. Con il suo decotto si fanno allora delle compresse o si la-
vano i relativi punti. Se da solo esso dà i predetti successi, si può benissimo dedurre quali effetti abbia in
unione con altre erbe. Così ad esempio adoperiamo opportunamente ginestra e centinodio per la renella ed il
mal della pietra; assenzio, bacche di ginepro e centinodio per le affezioni epatiche. Nei dolori della “pietra”
esso spezza il calcolo e lo elimina dai reni e dalla vescica. Inoltre è un buon rimedio contro la colica;
quando uno ha la colica, deve prendere una tazza di the di quest'erba e berlo più caldo che può: subito sarà
liberato da questo male.
Quando si è mangiato qualche cosa che lo stomaco non può digerire, il centinodio presta i migliori servigi:
una tazza di questo the porta il disordine di stomaco in con azione di funzionare di nuovo. Inoltre il
centinodio è un rimedio che agisce distruggendo le cattive materie che si erano accumulate in tale stomaco e
risanando le ulcere. Anche nelle ulcere intestinali può usarsi con vantaggio. E' usato utilmente il decotto nel
vino anche contro i flussi bianchi. Il the od il decotto, come buon depurativo, reca eccellenti effetti per
guarire i reumatismi e la gotta.

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CERASO

"Prunus cerasus"; Ciliegio. Famiglia delle rosacee.

È coltivato in tutta l'Italia per i frutti (ciliegie o cerase), che si mangiano.


Le Cerase formano un frutto sano, di facile digestione, di sapore leggermente dolce ed acidulo; eccitano
l'appetito, rinfrescano, promuovono l'orina e facilitano la defecazione. Contengono vitamine A, Bl, B2, C.
Le foglie, i noccioli ed i semi dei frutti contengono amigdalina.
La polpa, che si mangia, contiene acidi malico, pectico e chinico, salato di potassio, zucchero (la più parte
levulosio), albumina, gomma, materie coloranti, ecc.

Proprietà medicinali.
L'infuso dei fiori è pettorale. I peduncoli o gambi dei frutti sono eccellenti diuretici e sono perciò
raccomandati, freschi o secchi, contro la idropisia, la renella, le affezioni dei reni, nella ritenzione di urina,
ne
disturbi di fegato e della milza, nelle coliche renali. Si usa come diuretico specialmente nei casi in cui gli
altri diuretici non giovano. Si usano i peduncoli: se ne fanno bollire 30-50 grammi in un litro d'acqua per 15
minuti circa; ma si beve durante la giornata, anche per lungo tempo, senza alcun inconveniente.
Per promuovere la diuresi e togliere l'infiammazione ed il catarro delle vie urinarie, è ottima la seguente
bevanda: peduncoli di cerase gr.30, acqua un litro; si fa bollire per 15 minuti, quindi, bollente, si versa in un
recipiente in cui sia stato posto 1/2 Kg di cerase o di mele tagliate a fette sottili; si lascia il tutto coperto per
20 minuti; poi si passa, spremendo per setaccio. Si ha così una bevanda gradevole, conveniente anche ai
convalescenti.
Contro la stitichezza si usa la polpa col frutto in forma semplice o come sciroppo. D'acido chimico contenuto
trasforma nell'organismo l'acido urico in acido ippurico che si elimina poi, con facilità, per mezzo dell'urina;
perciò l'uso delle cerase è utilissimo nella diatesi urica; utili in quei casi che, dopo averne mangiate 750
grammi, non si trova più acido urico
nelle urine. Quindi tornano utili, oltre che agli uricemici, anche ai gottosi ed agli artritici.
La cura di questi frutti unitamente ad un regime latteo composto di un litro e mezzo di latte ed un chilo e
mezzo di ciliegie al giorno per un mese, guarisce meravigliosamente le artriti con polisarcia: senza diminuire
affatto le forze.
Le cerase possono mangiarsi anche dai diabetici in limitata misura, perchè la quantità di idrati ai carbonio in
esse contenuta e piccola e lo zucchero è levulosio. Il sugo della cerasa si usa anche per preparare una
bevanda
atta a calmare la tosse. Per i dispeptici questo frutto non è indicato, a meno che sia cotto e preparato in
forma di confettura; e allora conviene anche agli organismi delicati, ai ragazzi, ai vecchi ed ai convalescenti.
Per i convalescenti sono utili anche le cerase cotte nel vino e cosparse poi di zucchero.
Con le cerase si può anche ottenere un ratafià molto digestivo, mettendo in un recipiente (possibilmente di
coccio), una certa quantità di cerase schiacciate insieme con i loro noccioli e tolti prima i loro peduncoli;
dopo
tre o quattro giorni si aggiunge, per ogni chilogrammo di esse, 250 gr. Di zucchero e 2 litri di alcool a 600; si
lascia fermentare in cantina per almeno 30 giorni, poi si filtra per carta filtro e si conserva in bottiglie
ben chiuse. Il sugo estratto dalle cerase acri, cotto con il doppio del suo peso di zucchero, fornisce uno
sciroppo molto piacevole e molto rinfrescante.

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CIPOLLA

"Allium cepa".
Famiglia delle Gigliacee.
Notissima per i suoi bulbi (cipolle); queste si mangiano cotte, sia come condimento, sia come erbaggio,
specialmente in agrodolce: sono molto gustose, crude, insieme alle insalate, alle sardine, alle uova sode, al
tonno.
Esse sono di facile digestione.
Contengono un olio etereo, quercitrina, acido citrico, glucidi, pectina, ecc.
In medicina la cipolla è stata usata fin dai tempi più antichi, in cui è sempre stata considerata come un
potente diuretico.

Proprietà medicinali.
Si ritiene il miglior rimedio nell'idropisia; agisce mirabilmente nell'ascite, per la proprietà di promuovere
abbondante urina.
Si raccomanda nell'idropisia, nella renella, nella nefrite, ed in genere in tutte quelle malattie e nelle forme di
uricemia in cui è necessario promuovere abbondante urina.
Per chi ha buon stomaco è meglio mangiare cipolle crude o cotte quanto basta perchè si possano digerire. Per
altri con stomaco debole e per chi rifiuta di mangiarle così, è utile la seguente preparazione: cipolle crude
gr. 300, miele bianco liquido gr. 100, vino bianco gr.600; si riducono le cipolle in poltiglia, si passano per
pannolino e si uniscono con miele e vino in modo di formare una massa liquida omogenea, che si agita per
prenderla;
dose: 4 cucchiai al giorno. La cipolla è eccellente per migliorare le funzioni dello stomaco e facilitare la
digestione. Serve a ciò la tintura di cipolla, che si ottiene tagliando fina una cipolla e mettendola nell'alcool
per 2 ore; poi si passa e vi si aggiunge una parte uguale di miele (io gocce tre volte al giorno, dopo i pasti).
Una cipolla cotta sulla brace e mangiata metà al mattino e metà alla sera, oppure ridotta in fette e cotta bene
in 1/4 di litro d'acqua zuccherata e presa una tazza al mattino ed una alla sera, facilita la defecazione agli
stitici. Il sugo di una cipolla mescolato con zucchero (un cucchiaio preso alcune volte in giornata), oppure
una cipolla cotta sotto cenere e mescolata con zucchero o stemperata con acqua calda zuccherata o così un
decotto
ai liquirizia, e un rimedio efficacissimo per calmare la tosse, render facile l'espettorazione e guarire
l'irritazione dei polmoni. Cotta sotto brace e mangiata con olio e zucchero, solleva molto gli asmatici.
Il sugo mescolato con olio caldo è un eccellente rimedio nei dolori di orecchie da causa reumatica: se ne
distillano 2-3 gocce nel meato uditivo. Impacchi caldi di cipolle cotte, applicati a modo di cataplasmi sono
utilissimi nei gonfiori del collo, sulle articolazioni irrigidite, sulle membra con gelate, per maturare tumori
induriti, panarecci (paterecci), foruncoli, ecc.
Una cipolla frantumata, unita con un pò di sale ed applicata sulle scottature recenti, ne calma il dolore ed
impedisce la formazione di vesciche.
Il vino di cipolla (che si fa macerando due cipolle in un litro di vino bianco per 8 giorni), alla dose di 100 gr.
ogni mattino per una settimana, è un potente vermifugo; un bicchierino al mattino a digiuno, guarisce la
nefrite e l'alburninuria. Una cipolla tagliata a rotelle sottili e per alcuni giorni infusa in 1/4 di litro di vino
bianco, è un rimedio sicuro, presa agli ultimi tre giorni di luna, per la nefrite.
Una cipolla frantumata calma e guarisce la morsicature dei cani; dei gatti e le punture di api: il sugo del
gambo verde di una cipolla, spremutovi sopra, è il rimedio più sicuro e più semplice. Una certa quantità di
cipolla tritata, messa in altrettanto alcool per 10 giorni e poi filtrato, dà un potente diuretico: si prende a
gocce con un pò di acqua.
La cipolla e un rimedio efficace nei malati di cirrosi epatica, di cancro al fegato, di pericardite e di pleurite;
essa è attiva nell'espellere i cloruri
ruri preesistenti, e perciò e utilissima negli edemi, che hanno per causa i stessi rimasti nell'organismo.
Il sugo di cipolla cotto nel grasso di pollo, dà un unguento eccellente contro i geloni, le crepe delle mani e le
scalfitture dei piedi prodotte dal camminare.
Una cipolla pestata ed unita con burro, applicata localmente, calma il dolore delle emorroidi.
Fatte cuocere fette di cipolle nel latte, usare questo decotto (con eccellenti risultati) contro la colica,
l'oppressione di stomaco ed i dolori al basso ventre.

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La cipolla e utile anche contro le macchie di rossore; basta perciò fare delle frizioni al viso con cipolle
minutamente tagliate e tenute prima nell'aceto. Tagliata una cipolla in piccoli pezzi, pestati e messi in fusione
nell'aceto, si ha una medicina ottima nelle cattive digestioni, per la espulsione dei gas intestinali e nella
stitichezza, prendendone ogni giorno, due, o tre volte, 10 gocce.
Questa infusione è da raccomandarsi anche a coloro che curano o assistono malati di malattie infettive.
Il decotto di cipolle espelle i lombrioni (vermi) dall'intestino dei bimbini, cui basta darne tre cucchiaiate
mattino e sera; se sono state cotte con miele danno una medicina utilissima nei disturbi urinari: basta
prendere
per due O tre volte 2-3 cucchiaiate di quest'acqua.
Cipolla e rosmarino, cotti in metà acqua e metà vino, espellono potentemente l'urina e sono un efficace
rimedio per l'idropisia. Chi ha gli occhi gonfi e cisposi si lavi più volte al giorno con questo decotto.
Nella ritenzione di urina nei bambini, una cipolla arrostite ed applicata calda sul bassoventre, facilita
l'urinazione; negli adulti si dà la preferenza al sugo fresco mescolato in parti uguali a vino bianco.

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CIPRESSO

"Cipressus sempervirens".
Famiglia delle Conifere.

Albero comunissimo che presso tutti i popoli e stato dedicato ad ornamento dei cimiteri per il suo verde cupo
perenne, simbolo della fede che le anime dei defunti sopravvivono al di là della tomba. Trovasi diffuso in
diversi posti e sovente lo si vede formare bei viali presso ville campestri.
Il suo legno è stimatissimo, perchè non soggetto a tarlarsi o guastarsi; perciè gli antichi se ne servivano per
scolpire statue che dovevano durare per lungo tempo (in Roma vi era quella di Giove, eretta sul
Campidoglio,
fatta di legno di Cipresso).
Anche questa pianta è medicinale, usata fin dai tempi piu antichi, come risulta anche dai monumenti e dalle
iscrizioni assire.

Proprietà medicinali.
I frutti (coccole di Cipresso o galbuli), oltre ad una forte proporzione di tannino ed un composto dall'odore di
laudano, contengono anche un olio volatile essenziale ( con pinene, canfene, e silvestrene destrogiri; cimolo,
caamene, sabinolo, furfurolo, cedrolo), piu una canfora speciale e sostanze mucillaginose e pectiche.
Questi frutti sono sempre stati usati come un potente astringente.
Si usano per il prolasso dell'intestino accompagnato da perdite di sangue;
si considera anche ottimo rimedio per la cura delle emorroidi (fomentare la parte malata con il decotto di
coccole e rami e bere anche il decotto e la polvere insieme con i cibi).
Si consiglia il decotto dei galbuli nell'aceto per calmare i dolori dei denti, tenendolo sovente in bocca; la loro
cenere incorporata in olio di mirto si usa per impedire la caduta dei capelli;
il loro decotto bevuto per lungo tempo, e mettendo anche sulla parte, ben legate, le sue foglie fresche tritate,
è un rimedio che dà ottimi risultati contro le ernie intestinali, in relazione alle sue proprietà astringenti.

Il decotto di cipresso è ottimo nella dissenteria, nella gonorrea, nelle febbri intermittenti. Il frutto di Cipresso
è un rimedio vaso-costrittore di grande efficacia nelle affezioni dei sistema venoso: esso agisce mirabilmente
nelle varici, nei disturbi della menopausa, nelle metrorragie (sia prodotte da un semplice stato congestivo, sia
dalla, degenerazione sclerosa o mio-fioromatosa dell'utero) e soprattutto nelle emorroidi: sotto la sua
azione i noduli emorroidali si abbassano e diventano facilmente riducibili, il dolore da il tenesmo migliorano,
il flusso sanguigno diminuisce fino a cessare. Per uso esterno: lavande di soluzione acquosa al 5%
dell'estratto,
fluido o della tintura; in modo speciale contro i noduli emorroidali.

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CONSOLIDA

"Sympniyum officinale"; Consolina Maggiore.


Famiglia delle Borraginacee.

Descrizione. Pianta erbacea, fornita di peli rigidi e diritti, con radice grossa, nera, carnosa, fusiforme,
ramificata, perenne; fusto eretto, alto 60-70 cm., foglie grandi, pelose, ovali-acute od ovali-lanceolate, le
inferiori con lungo picciuolo, le superiori più strette e lanceolate con lembo scorrente sul fusto, almeno fino
al nodo sottoposto.
I fiori sono di regola bianchi, talora rosei o violacei, disposti in cime scorpioidi. Risultano di un calice diviso
in 5 lobi profondi; di una corolla.
tuboloso-campanulata a 5 piccoli lobi rivolti all'esterno, munita nella sua fauce ai 5 squame lanceoato-
acuminate conniventi (in contatto fra loro); di 5 stami racchiusi nella corolla e di un pistillo che dà un frutto
di 4 acheni lisci.
Tempo di fioritura: primavera ed estate.
Distribuzione geografica: frequente nei luoghi ombrosi e nei prati umidi di tutta l'Italia settentrionale, sui
margini dei fossi e nei torrenti.
Trovasi anche nel resto dell'Europa, specialmente centrale, e nella Siberia occidentaie. Spesso si coltiva nei
giarnini.
Parti usate: la radice e le foglie.
Proprietà medicinali. Ricca ai mucillagine vischiosa; contiene tannino, abbondanti idrati di carbonio solubili,
un olio essenziale, allantoina in piccola quantità. Si usa in medicina come astringente, espettorante,
addolcente (calma le irritazioni locali nella pelle, nei bronchi, del tubo digerente. Vulnerania, consolidante e
cicatrizzante delle ferite e delle piaghe.

Proprietà medicinali.
Questa pianta si usa nelle lussazioni a cicatrice; la pianta, tritata nel vino, facilita i periodi mensili; la radice,
mangiata, calma la sete, toglie l'infiammazione nei polmoni ed è emolliente per gli intestini e utilissima nelle
malattie dei reni e nell'emottisi. ネ altresì vantaggiosa nei flussi di petto, nello sputo di sangue, nella
dissenteria, nelle fratture e slogature, usata tanto all'interno che all'esterno. I semi e fiori sono vulnerari. Si
usa la radice schiacciata od il sugo nelle foglie sulle piaghe, che cicatrizza mirabilmente in fretta, nelle
perdite di sangue
si usa l'infuso della radice e, come addolcente, il decotto delle foglie (più caldo possibile) a guisa di
cataplasma sulle parti gottose.
Questa radice si conficca nello zucchero con cui si prepara uno sciroppo.
Si usa la radice applicata sulle scottature (ridotta in poltiglia). Un cataplasma di Consolida, imbevuto in olio
ed applicato sulle distorsioni, le guarisce quasi istantaneamente. Questa pianta ha la proprietà di favorire la
formazione di nuovi tessuti epiteliali e specialmente nella superficie gastrica irritata e congestionata
dall'ulcera.
La Consolida purga il fegato, i reni e la vescica dagl'ingorghi che possono avere, ed è utilissima nelle
posteme inveterate e negli avvelenamenti del sangue, usata sempre in infuso nell'acqua bollente.
Le foglie secche, messe a bagno per circa mezz'ora ed applicate, per uso esterno, agiscono come fossero
fresche.
Appunto la Consolina si chiama così, perchè consolida quasi tutti i tessuti ed organi colpiti dai predetti mali.
Dosi: l'infuso nella radice si fa con 30-50 grammi per un litro di acqua bollente; si lascia infondere per due
ore e si prende a cucchiai più volte al giorno.

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COTOGNO (MELO)

"Cydonia vulgaris"; Cotogno.


Famiglia delle Rosacee.
E' pianta indigena dell'Asia Minore, del Caucaso, della regione del Caspio;
è coltivata in tutta Europa per i suoi grossi frutti (mele cotogne) di color giallo-verdognolo, di sapore
acidulo, astringente, di grato odore.
I frutti, mangiati cotti nel vino o mosto e zucchero, hanno azione tonica;
crudi, sono acerbi e stittici, proprietà che perdono con l'essicazione, con il tempo e la cottura. Questi frutti
nella polpa, che è medicinale, contengono acido tannico, zucchero ed acido malico. Stimati in medicina fino
dai tempi più antichi, consigliabili nelle febbri ardenti, quando vi è associata la diarrea. Per essere
astringenti si usano con efficacia (in decotto tagliati in piccole fettine) nelle diarree, nelle dissenterie
croniche,
nell'emottisi (vomiti sanguigni), nella debolezza degli organi digerenti, nella metrorragia. Convengono
anche ai tisici, porcile con essi i malati assorbono il tannino senza danno alla mucosa gastrica, ed in più
introducono, oltre che un medicamento, anche un nutrimento.

Proprietà medicinali.
Si usano specialmente in forma di sciroppo, di marmellata, di gelatina, di confettura; si prepara una gelatina
indicatissima nell'acidità o pirosi di stomaco.
Nella enterite acuta si usa lo sciroppo (100 gr.), solo od unito con altre sostanze astringenti.
I semi del frutto contengono molta mucillagine, che si ottiene facendoli bollire (per cui sono emollienti);
questa è utilissima nelle screpolature (ragadi) delle labbra, delle mammelle, nella erisipela, nelle emorroidi
infiammate e nell'eczema delle mani. Il decotto di questi semi forma un eccellente collirio per tutte le
infiammazioni degli occhi.
L'infuso dei fiori freschi o secchi è pettorale ed antispasmodico.
Le foglie servono per fare decotti nell'acqua, utilissimi in irrigazioni nella leucorrea. Il decotto di essi (15 gr.
per 100 di acqua) è febbrifugo e si dà negli intervalli degli accessi.
I frutti di questa pianta si possono disseccare, interi od a fette, e conservarli per l'inverno. Al decotto di questi
frutti si può sostituire il loro sciroppo, che si prepara cuocendo a dolce fuoco, fino a consistenza di
sciroppo, il sugo ricavato da essi con il doppio del loro peso di zucchero.
In modo simile si ottiene la sua gelatina.
Il decotto sopra indicato, e specialmente la gelatina, sono molto indicati per i bambini deboli e per i
sofferenti di petto.
Il vino in cui si fa macerare questo frutto tagliato a fette è utilissimo alle persone deboli, ai vecchi ed ai
convalescenti.
Questo frutto è molto indicato anche per le vie urinarie, oltre a quelle respiratorie.

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CRESCIONE

"Nasturtium Officinalis"; Nasturzio.


Famiglia delle Crocifere.
Descrizione: pianta erbacea acquatica, alta 10-50 cm., sugosa, perenne;
il fusto angoloso, vuoto nell'interno (fistuloso), ramificato, emette radici sottili; biancastre, ed ha foglie
composte di due o più paia di foglioline e di una terminale più grande (impari-pennate), col margine intero o
con denti arrotondati. I fiori, bianchi a grappolo, hanno calice di 4 sepali verdi, corolla di 4 petali (gli uni e
gli altri disposti a croce), 6 stami di cui 4 più lunghi (tetradinami) ed un pistillo, che poi dà un frutto (siliqua)
cilincirico o un pò compresso, con le due vai ve convesse, racchiudente semi bruni, ovoidali, con
punteggiatura su due file.
Tempo di fioritura: da marzo a settembre.
Distribuzione geografica: comunissimo in tutta Italia lungo i fossi, i torrenti e nei prati perennemente
bagnati, nei fontanili e sorgenti puliti e freschi.
Parti usate: le foglie ed i giovani germogli.

Proprietà medicinali. Si usa come espettorante, nello scorbuto, nella tisi e nei catarri bronchiali. Si usa per
fortificare il corpo, specie dopo una fatica. Si usa anche nelle difficoltà di urina e per purgare i
reni; io si raccomanda per rompere la “pietra” dei reni, per togliere gli ingorghi, per promuovere le regole
delle donne, contro le malattie della milza, usato internamente, ed all'esterno in gargarismi.
Chi mangia crescione avrà salute e corpo sano.
Il crescione contiene un olio zolfo-azotato, iodio, ferro e potassio, fosfati diversi ed un alcaloide speciale
detto nasturzina, solubile nell'acqua e nell'alcool.
Perciò il Crescione ha proprietà antiscorbutiche, toniche, stimolanti, depurative, ricostituenti, pettorali,
rinfrescanti ed aperitive.
Si usa nelle malattie di stomaco e d'intestino, nell'atonia digestiva dei convalescenti (specialmente dei
fanciulli), nelle anemie, debolezze generali con affievolimento delle funzioni digestive, per gli scrofolosi,
linfatici, tubercolotici, per chi soffre di catarri polmonari,di bronchite e di eruzioni cutanee (dartri, eczema).
Il sugo di Crescione è un potente aperitivo e stomachico, quindi è utile quando i fermenti gastrici sono scarsi;
è altresì utile nelle febbri tifoidee e nel periodo di convalescenza. Per la buona quantità di iodio e di ferro e
per la sostanza amara che contiene, deve preferirsi a molti composti di ferro e di iodio inorganici che spesso
producono seri inconvenienti come la stitichezza; perciò è utile ai clorotici, agli anemici,
ai delicati, alle persone magre, nervose, dalle digestioni difficili, a quelle esaurite ed indebolite.
Il Crescione dà ottime guarigioni nei bambini scrofolosi, con ghiandole ingrossate al collo, con mali di occhi
ed anche con carie ossea.
Miscuglio contro l'alopecia: succo di Crescione gr. 100, alcool a 70 ー gr. 100, essenza di geranio 10 gocce; si
usa in frizioni sulla testa.
Il Crescione è prezioso nei diabetici, che diminuisce la quantità di glucosio: perciò possono farne molto uso.
Il Crescione è un potente antidoto della nicotina; perciò, per denicotinizzare il tabacco, basta lasciarlo per
alcune ore immerso nel sugo della pianta di crescione.
Il Crescione si deve usare sempre crudo, perchè cotto perde la sua essenza, che è uno degli elementi curativi
più importanti.

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DATTERI

"Phoenix dactylifera"; Dattero, Palma da palmizi.


Famiglia delle Fenicacee.

Cresce e matura i suoi frutti nelle regioni tropicali, nell'Africa settentrionale, da cui sono spediti in Europa.

I frutti (datteri) se ben maturi e succosi, dolci, costituiscono un alimento nutriente, gustoso, ricercato.
Contengono proteine, lipidi, sali minerali, vitamine A e C, cellulosa ed abbondante zucchero.
Son anche medicinali:

Proprietà medicinali:
come detersivi ed astringenti sono efficaci nei corsi di ventre; come addolcenti trovano utili applicazioni in
infusi e decotti pettorali nei mali di gola, nei raffreddori, nei catarri bronchiali, nelle cistiti, nell'idropisia.
I datteri si usano insieme con fichi secchi, uva passa, cannella, e giuggiole, come pettorali: si fa bollire per 20
minuti al 50 per 1000 di acqua.
Se ne prendono 5-6 tazze al giorno nei casi cronici, ed una ogni due o tre ore nei casi acuti.
I datteri convengono alle donne incinte per fortificare il bambino in
gestazione (che così nasce sano ed. ottimista).
La cenere delle ossa di datteri incorporata in olio rosato, fa ricrescere i capelli e le palpebre.

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DENTE DI LEONE

"Taraxacum officinale"; Soffione, cicoria selvatica, Tarassaco.


Famiglia delle Composite.

Descrizione; pianta molto nota, si riconosce per la grossa e lunga radice fusiforme, per le foglie disposte a
rosetta, verdi, lanceolato-bislunghe, ristrette alla base e con i lobi rivolti indietro di cui il terminale più
grande, triangolare. Dalla rosetta nelle foglie nascono 2-3 peduncoli senza foglie che portano in cima un
capolino di fiori gialli, porporini e violacei di sotto ( questi fiori sono fatti sul tipo di quelli dell'arnica).
I frutti sono acheni compressi, solcati, recanti alla loro sommità un'appendice filiforme, lunga, terminata con
i lunghi peli del calice (poppa), e che il vento disperde facilmente.
Tempo di fioritura:
quasi tutto l'anno, anche nei mesi invernali, nei luoghi non troppo freddi.
Distribuzione geografica:
comune in Italia nei luoghi incolti, nei prati, accanto alle siepi, lungo le strane e nei fossi, spesso sui vecchi
muri; trovasi quasi in tutto il mondo.
Parti usate:
le foglie, la radice ed. i fiori; la pianta si raccoglie in primavera od in autunno, stagioni in cui è ricca di succo
lattiginoso.

Proprietà medicinali:
La pianta ha nella radice mucillagine, resina, zucchero, tarassicina (molto amara) e linulina; la sostanza
amara si trova anche nelle foglie; di più la radice ha anche alcool trivalente che ha parti
colare azione sul fegato, determinando l'eliminazione nella bile dalla cistifellea; vi sono poi sali di potassio,
di calcio e sostanze resinose.
Tutte le parti della pianta sono perciò molto amare.
La radice contiene un latice bianco, abbondante, assai amaro; questa viene considerata di grande valore
terapeutico come febbrifuga, tonica, stomatica diuretica, depurativa e lassativa: per cui fa parte di molti
medicamenti; perciò si prescrive nel bruciore di urina, nella colica nefritiva e nella renella. Si dà con
vantaggio contro la tosse violenta ed il reumatismo, sera e mattina. Si raccomandano le foglie e le radici
bollite nel vino o
nel brodo di carne per le febbri intermittenti, con mirabile giovamento.
Nelle atonie dello stomaco ha grande valore perchè rinforza e rende più facile la sua funzione digestiva. Ed
efficacissima negli ingorghi viscerali (fegato, milza, nell'itterizia e nell'idropisia).
Si dà nelle malattie nella pelle, nello scorbuto e nelle malattie gastro-intestinali.
Questa si unisce ad altre piante come cura depurativa del sangue: cicoria, bardana centaurea minore,
saponaria e primula; ciò specialmente nella cura primaverile (un pizzico della miscela per un bicchiere
d'acqua: fare bollire 5 minuti, colare e berlo a digiuno per 8 giorni.
Il decotto della radice si usa contro i calcoli renali, che scioglie ed elimina con l'urina; anche i calcoli di
fegato sono eliminati dall'uso di questa la pianta per 15 giorni (se poi si unisce dell'ortica la cura è più sicura)

Dose:
50 grammi di radici o di foglie per un litro di acqua (bollire 15 minuti); 2-3 tazze al giorno.
Il decotto è ottimo contro le macchie di rossore (efelidi).

50
DULCAMARA

"Solanum Dulcamara"; Vite selvatica, Vite di Giudea.


Famiglia delle Solanacee.

La Dulcamara, comunissima nelle siepi e nei luoghi umidi, è frutice della familia delle Solanacee, alto 1-2
metri, con caule ramificato, sdraiato od aggrappantesi ai cespugli ed alle siepi.
Le sue foglie sono di di verde intenso, picciuolate, ovali, acuminate.
Fiorisce dall'aprile all'autunno ed i suoi fiori si presentano raccolti in corimbi peduncolati, opposti alle foglie,
in mazzetti nelle cime dei rami, piccoli, grati alla vista, di color turchino, tendente al porporino
o di rado bianchi, di odore ingrato.
Caduti i fiori, succedono alcune coccole ovate, molli, ripiene di sugo rosse come il corallo, talvolta bianche,
di gusto spiacevole, viscose e con molti semi.
Si chiama dulcamara perchè la corteccia ha un gusto amaro-dolce.

Proprietà medicinali:
Le foglie e le coccole della Dulcamara sono disseccanti, detersive, risolutive, per le ostruzioni del fegato, per
disciogliere il sangue rappreso e da prendersi in decotto.
I rami hanno virtù diuretiche, sudorifere, cne dispiegano la loro forza in modo speciale nelle malattie
croniche del petto, nelle erpeti ecc.
Se ne prende 10 gr. per mezzo litro d'acqua, in decotto. Tale cura riesce assai efficace se il malato la prende a
caldo e rimane a letto.
Nella raccolta scegliere i rami da corteccia grossi come un dito mignolo,
giallastri, flessibili, coperti di corteccia rugosa; prenderli in primavera od autunno.
Come cura primaverile e depurativo del sangue, sudorifero, antivenereo, nella cura delle malattie della pelle
e dei reumatismi: infuso di 20-30 gr. di corteccia in un litro d'acqua.

51
EDERA TERRESTRE

"Glecoma. hederacea".
Famiglia delle Labiate.

Descrizione: pianta erbacea perenne, alta 10-30 cm., con radici fibrose aventi origine da un fusto sotterraneo
strisciante. I rami eretti hanno foglie opposte, picciuolate, cuoriformi, crenulate e vellutate.
I fiori, in numero di. 2-3, ascellari, peduncolati, rosei o biancastri, hanno un calice tuboloso, cilindrico,
striato, con 5 denti lanceolati, allargati alla base, brevemente acuminati, una corolla tubolosa con due labbri,
il superio
re breve e con due lobi, l'inferiore, molto vellutato alla base, più largo e più lungo, con tre lobi di cui il
mediano più grande intaccato nel mezza e con macchie violacee, 4 stami, di cui due più lunghi, con le antere
ravvicinate a forma di croce; il pistillo ha lo stilo bifido un pò più lungo degli stami.
Il frutto è di 4 acheni ovali finemente punteggiati e circondati dal calice persistente.
Tempo di fioritura:
da marzo a giugno.
Distribuzione geografica: comune nei prati, tra le siepi, lungo i fossi,
presso i margini dei campi, lungo i muri, nei luoghi boschivi, dal mare alla regione montana.
Parti usate:
tutta la pianta fiorita, raccolta nel tempo della fioritura, disseccate al sole e conservate in recipienti chiusi ed
in luoghi asciutti.

Proprietà medicinali. La pianta fresca ha un odore forte, aromatico, sapore amaro, acre, leggermente
balsamico. Le foglie contengono una sostanza resinosa amara ed un olio volatile cui è dovuto l'odore
caratteristico.
Ha proprietà pettorali o bechiche e vulnerarie specialmente nel catarro polmonare, anche cronico,
nell'empiema e nella tisi incipiente, nell'asma, nelle tossi ribelli, nelle ulcere interne, specialmente del petto e
dei reni, in cui dà ottimi risultati.
Questa pianta ha proprietà toniche, eccitanti e diuretiche; ha molta efficacia nella debolezza degli organi
digerenti, nelle dirree dei bambini, nei sudori notturni, nella ritenzione di urine e nelle febbri reumatiche.
Per tutte le predette malattie è ottima la seguente miscela:
Edera terrestre, Issopo, Polipodio, petali di rosolaccio e liquirizia, il tutto in parti uguali. Un pizzico della
miscela per una tazza d'acqua bollente, zuccherare e bere caldo e ben dolce.
Due/tre tazze al giorno.
Si raccomanda la tintura alcoolica nelle debolezze di stomaco, nelle flatulenze e nelle dispepsie.
Impacchi molto caldi di Edera terrestre giovano ai gottosi, nelle artrosi
e come vulneraria, risolutiva e detersiva.
Dosi: 10-30 gr. per un litro d'acqua bollente od in decotto.

52
ENULA CAMPANA

"Inula Helenium"; Erba dello stomaco.


Famiglia delle Composite.
Descrizione: Pianta erbacea rizomatosa, alta da 50 cm. a 1,5 m., con fusto grosso, eretto, striato, pubescente,
ramoso in cima; radici grosse aromatico-amare, bruno-giallastre, bianche internamente; foglie in-
feriori picciolate intere, ovali-lanceolate, grandi, dentate, verdi nella pagina superiore, tomentoso-biancastre
nella pagina inferiore; le caulinari sessili, amplessicauli, cordiformi.
I fiori sono disposti in capolini grandi (6-7 cm.), con le brattee esterne carnose alla base e di appendice
fogliacea e ricurva in fuori all'apice. I fiori della periferia sono pistilliferi, in una sola serie,
gialli, ligulati; quelli centrali sono con stami e pistilli, e tubolosi; le antere hanno alla base due appendici
filiformi. I frutti (acheni) quadrangolari, hanno un pappo di setole rossigne.
Tempo di fioritura:
da luglio ad ottobre.
Distribuzione geografica:
luoghi erbosi umidi dell'Italia del nord ed in quasi tutta l'Europa.
Parti usate: la radice, che si raccoglie in primavera ed in autunno; è bruna all'esterno, biancastra dentro, con
odore forte, sapore aromatico, amaro.

Proprietà medicinali. Questa radice contiene principalmente inulina ed enulina o canfora di elenio, ed un olio
essenziale o alantolo.
Essa è un medicamento stimolante e tonico. Per la sua essenza e per il sapore amaro si usa in medicina, per le
malattie dei polmoni e dello stomaco;
per le sue proprietà bechiche nel calmare la tosse e nello sbarazzare i bronchi ed i polmoni dal catarro.
L'elenina impedisce lo sviluppo del bacillo di Koch, elimina la tosse (producendo disseccamento delle
mucose bronco-polmonari) ed ha azione battericida, specialmente se associata con altre piante, come
marrubio,
piantaggine, salvia, iperico, ecc. E' di certezza il risultato nel calmare la tosse e facilitare l'espettorazione
anche nei tisici, nonchè la proprietà tonica dell'elenina sull'organismo dei tubercolotici; l'utilità
di questa radice nelle bronchiti catarrali con tosse fastidiosa ed espettorazione abbondante, specialmente in
seguito a grippe ed influenza, usandone l'infuso al 5% o la tintura (2-5 grammi al giorno).
Inalazioni con l'aspirare i vapori d'acqua bollente in cui si versa un cucchiaino da caffè della tintura, spesso
danno buoni risultati nelle tracheiti croniche. Essa e anche eccitante, diuretica, depurativa e
vermifuga.
Questa radice si puù chiamare effettivamente la “pianta dello stomaco” per le sue proprietà.
Si prepara un vino eccellentissimo con: 10 gr. Di radice, 10 gr. di Boldo e 10 gr. di Issopo, a macero in un
litro di vino rosso buono, per 8 giorni; quindi filtrare e berne un bicchierino due volte al giorno, a digiuno:
l'effetto è quasi sempre sicuro.
Per i bambini e gli astemi si può sostituire il vino con acqua normale o distillata. Chi soffre di dispepsia e
d'imbarazzi gastrici, nelle malattie della pelle, nelle emorroidi, nelle malattie con alterazioni nel-
la secrezione della mucosa polmonare, nei catarri bronchiali, nell'asma,
nell'anemia e nella clorosi.
Dosi: 10-50 gr. di radice per un litro d'acqua o di vino.

53
EQUISETO

"Equisetum arvense". Famiglia delle Equisetine.


Descrizione: pianta erbacea senza fiori (crittogama) con rizoma sotterraneo serpeggiante fino ad un metro
di profondità, bruno, ramoso, nodoso, fornito di piccoli tubercoli e di radici. Dal rizoma nascono dapprima
fusti o rami eretti, nodosi, solcati, aventi in ogni nodo una guaina a forma di imbuto, terminata con 4-10
denti; in cima questi rami portano una specie di spiga ellittica allungata (2-4 cm. su 10-12 mm.), formata da
squame dall'aspetto di chiodo, nelle quali sono le spore che tengono luogo dei semi per la riproduzione.
Dopo questi rami fertili, nascono dal rizoma dei rami sterili, lunghi 20-80 cm. e di color verde scuro, fatti
come i precedenti
ma aventi in ogni nodo una corona di piccoli rami, pieni, quadrangolari, egualmente nodosi e con piccole
guaine ai nodi; ogni ramo sterile con i suoi ramoscelli assomiglia ad una piramide.
Sporifica in primavera; i rami fertili muoiono appena avvenuta la disseminazione delle spore; quelli
sterili si trovano nel resto dell'anno e si conservano disseccati all'aria;
si devono raccogliere ancora verdi. Distribuzione geografica: comunissima in tutta l'Italia, nei campi e nei
prati umidi, lungo i fossi; trovasi pure nel reato dell'Europa.

Parti usate: i rami sterili verdi.


Proprietà medicinali. E' una pianta usata in medicina dai tempi più remoti. Senza odore, ha un sapore
leggermente amaro ed astringente. E' ricca di silice, che può raggiungere il 90% delle ceneri. Essendo
specialmente diuretica, emolliente, depurativa ed astringente, si usa con successo in:
1) Tutte le piaghe ed ulcere anche cancrenose, specialmente nel lupus, lavandole più volte con il suo
decotto od applicandovi sopra compresse dello stesso decotto, rinnovandole più volte nella giornata. Le
efflorescenze che vengono sul viso, con 2-3 impacchi fatti col decotto, migliorano e guariscono; così, come
le ferite che stentano a chiudersi, lavandole due o tre volte al giorno con la stessa acqua.
2) Contro la ritenzione di urina il suo decotto è efficacissimo: se ne prende dapprima una tazza e poi un
cucchiaio ogni mezz'ora; di regola poco dopo si emette l'urina, ma se questa ritarda si fanno impacchi nella
regione della vescica con un panno imbevuto nello stesso decotto ben caldo: colore si ha l'effetto desiderato
di emissione d'urina.
3) Nei vomiti e sputi di sangue polmonari e stomacali: si prende dapprima una tazzina di decotto freddo
e poi un cucchiaio, prima ogni mezz'ora, poi ogni ora. Per aver un effetto più sicuro si può aggiungere anche
un pò di tormentilla o foglie di vischio.
4) Nelle emorragie nasali basta aspirare più volte questo decotto freddo.
Contro i polipi nasali, che guariscono meravigliosamente, si aspira il decotto tre o quattro volte al giorno.
Nelle flussioni dei denti e nelle infiammazioni gengivali, palatali e del retrobocca, si fanno gargarismi. Nei
flussi di sangue e nelle malattie di fegato si prendono due/tre tazzine al giorno. Nella ipertrofia della prostata
dà ottimi risultati.
5) Nelle infiammazioni degli occhi, anche gravi, il decotto freddo è più
efficace con l'aggiunta di petali di rose: usato in impacchi più volte al giorno, farne penetrare alcune gocce
dentro; è ottimo.
6) In decotto bollita nel vino, contro le dissenterie e come diuretico, con tra la tosse e l'asma, nelle
ulcere dei reni e della vescica, dà ottimi risultati. Il suo decotto ha anche azione speciale sull'acido urico che
elimina rendendo le urine rosse.
7) Questa pianta, essendo ricca di silice, è un prezioso rimineralizzante per i tubercolotici, eccitando
l'organismo alla reazione e provocando una attiva proliferazione connettivale dapprima e poi una vera
cicatrizzazione dei tessuti attaccati dal bacillo di Koch.
8) Questo decotto è bene darlo ai bambini dopo la scarlattina (3-4 piccole tazzine.).
Il decotto è tollerato dai vecchi e dai bambini perchè non è di gusto cattivo, nè produce alcun disturbo
nell'organismo.
Dosi: per i bambini, 10 gr. di pianta secca in un litro di acqua che di fa
bollire mezz'ora; se ne dà un cucchiaio ogni due ore.
Per adulti: 30-50 gr. in un litro d'acqua bollita per mezz'ora.

54
ERICA

“calluna vulgaris” ; “Erica vulgaris semper virens”

Frequentemente nei luoghi aridi, sassosi, specialmente silicei, e nelle lande secche.
È un piccolo arboscello, alto da 30 cm. Ad un metro, molto ramificato, rossiccio, con foglie piccole, opposte,
su 4 linee, in parte sovrapposte le une con le altre, strette e con 2 punte alla base; i fiori a grappolo sono fitti,
pendenti, rossi; hanno un calice di 4 sepali, corolla circa la metà più corta del calice, campanulata, con 4 lobi
profondi ed 8 stami; il frutto è una capsula a 4 valve.
Famiglia delle Ericacee.
Sono medicinali le sommità fiorite.

Proprietà medicinali.
Questa pianta arbutina (che nell'organismo si scompone in zucchero ed idrochinone), molto tannino, una
sostanza resinosa, la ericolina ed un olio di odore sgradevole: l'ericinolo.
Questa pianta è un potente diuretico, molto atta ad espellere i calcoli; è anche antiputrida.
Si somministra ai malati di cistite con urina purulenta, con ottimi effetti ed agisce anche nelle enteriti.
Si usano per ciò 30 gr. Di sommità fiorite che si fanno bollire per 20 minuti in un litro d'acqua: se ne bevono
2-3 bicchieri al giorno.
Questo rimedio agisce particolarmente bene nelle cistiti di malati di prostata, nel rimarginare piaghe e ferite
anche purulente, e nelle vene varicose facendone degli impacchi sulla parte.
Per ciò questa pianta è stimata per rompere la “pietra” dei reni e della vescica.
L'acqua distillata dai fiori giova alle infiammazioni degli occhi e ne mitiga il dolore.
La decozione dei fiori freschi, applicata in forma di impacchi nei dolori artritici, procura giovamento perchè
si risolve l'umor viscoso dal quale provengono i dolori.

55
ERISMO o Erisimo

“Sisymbrius (Eryaua) officinale; Rapa selvatica, Irione. Famoglia delle Crucifere.

Descrizione: erba annua, alta 30-80 cm., vellutata, con fusto diritto, rigido ed a rami molto divaricati; le
foglie inferiori o radici sono a resetta, picciuolate, pennato-divise, con un lobo superiore più grande,
triangolare; quelle superiori spesso astate. I fiori, giallo-pallidi a grappolo, piccoli, hanno un calice di 4
sepali lineari, corolla di 4 petali obovaliti, con piccole unghie, 6 stami, di cui 4 più lunghi. I frutti sono
piccole silique fatte a lesina, un po' allargate alla base, attenuate in cima in punta sottile, per lo più vellutate;
i semi, in una sola fila, sono bruni con fini punteggiature.

Tempo di fioritura: marzo-settembre.

Distribuzione geografica: comunissimo tra le macerie, nei luoghi incolti, lungo le siepi ed i margini delle
strade di campagna e vicino ai muri di tutta l'Italia ed anche in tutta l'Europa.

Parti usate: tutta la pianta.

Proprietà medicinali: Tutta la pianta contiene, tra gli altri elementi, una essenza solforosa, che ne è la parte
più importante; è leggermente diuretica, in specie la radice. Si dà anche il nome di “Erba dei cantanti”, nome
che indica la sua principale proprietà; è essenzialmente tonica ed espettorante, indicata nella raucedine,
nell'afonia anche totale, nelle tossi ribelli, nell'atonia della faringe e nella mucosa bronchiale e nelle affezioni
catarrali polmonari croniche.
Questa pianta agisce con molta rapidità dei suoi effetti, non solo sul timbro della voce, che diviene chiara in
specie dopo 24 ore, ma anche sullo stato infiammatorio della mucosa laringea. E con sorpresa il dolore cessa
rapidamente: un giorno solo di trattamento può portare talvolta la guarigione della laringe.

L'infuso dell'Erismo, ben caldo e con molto zucchero, è efficacissimo in tutte le predette malattie. Per la sua
proprietà e per la sua non tossicità esso è preferibile all'Aconito molto velenoso nelle laringiti catarrali acute
e croniche.
Sotto la sua azione, in poco tempo scompaiono i disturbi funzionali: dolori, tosse, raucedine, afonia.
Tutta la pianta viene usata contro l'asma, lo scorbuto e la “pietra”.

DOSI: 50 grammi per un litro d'acqua o vino; usare preferibilmente frasca perché con l'essicazione la pianta
perde molto della sua efficacia.

56
EUCALIPTO

“Eucalyptus globulus” Famiglia delle Mirtacee.

Questo albero, oriundo dell'Australia, è molto alto, con foglie strette, coriacee, curvate a falce, di un bel
verde glauco. Ha proprietà terapeutiche importanti.

Parti usate: foglie.


Si usano le foglie, che hanno un odore forte, balsamico, speciale, sapore un po' amaro con sensazione della
lingua di freschezza particolare, graditissima, che ricorda quella della menta piperita.
Dalla loro distillazione si ha un olio essenziale contenente eucaliptolo, con azione antisettica, antispasmodica
a dosi terapeutiche; può riuscire mortale a dosi elevate, per paralisi del midollo spinale e specialmente del
midollo allungato, per cui si arresta la respirazione.
Le foglie sono toniche, astringenti, febbrifughe, antispasmodiche o sedative, usate con efficacia nell'angina
di petto, nell'asma, nelle bronchiti croniche anche purulente, nei catarri laringei e bronchiti , vescicali, nelle
malattie del tubo digerente, contro le febbri intermittenti e leggere.

Proprietà medicinali:
L'infuso delle foglie è efficace nella tisi e nella tosse asinina; dà grande sollievo dandone a respirare il fumo
agli asmatici.

L'eucalipto è sovrano contro il diabete; si usano per questo le foglie tagliuzzate: 30 gr. Per un litro d'acqua,
bollite 15 minuti; da prendersi in 3-4 volte nella giornata.

La tintura, per uso interno, è stimolante, antiputrida, nelle angine, nella difterite, asma, bronchiti e catarri
bronchiali; esternamente si usa (per le stesse proprietà) nel trattamento delle piaghe, nei focolai purulenti
delle ulcere, nell'eczema, nella stomatite ulcerosa.
Questa pianta non dovrebbe mancare mai in casa: nel periodo dell'influenza, un decotto di foglie sminuzzate,
2-3 tazze al giorno, presto guariscono; se poi se ne friziona tutto il corpo, a capo di poche ore si è
ristabilizzati del tutto.

Dosi: 15-30 grammi per un litro d'acqua o vino.

57
EUFRASIA

“Euphrasia officinalis”; Rompiocchiali, Oftalmica. Famiglia delle Scrofulariacee.

Descrizione.
Erba annua alta 25-35 cm. Coperta più o meno di peli ghiandolosi, eretta, ramificata, con foglie a denti ottusi
od acuti e nervature ben sporgenti. I fiori, con strie violette e col palato della corolla giallastro, hanno calice
di 5-6 millimetri, coperto di peli ghiandolosi; corolla lunga 10-16 millimetri con il tubo più lungo del calice e
due labbri di cui il superiore con lobi smarginati; 4 stami, di cui 2 labbri più lunghi (didinami) con antere a 2
logge, terminate alla base in punte brevi e rigide; il pistillo con stilo filiforme e stimma a capocchia.
Il frutto è una capsula di 5 mm., eguale o poco più lunga del calice, con peli corti e 2 cavità o logge,
contenenti semi piccoli, allungati e striati nel senso della lunghezza.
Tempo di fioritura dall'aprile all'ottobre.
Distribuzione geografica:
Frequenti nei prati, nei pascoli e luoghi erbosi della pianura della regione montana, e nei luoghi a carattere
alpina dell'Italia centrale e settentrionale.

Parti usate: tutta la pianta fiorita.

Proprietà medicinali:
E' usata dai tempi antichi. Ha sapore fortemente amaro; agisce come stomachico, eccitando l'appetito e
facilitando la digestione. E' un ottimo medicamento contro l'itterizia. Ma la sua virtù specifica, per cui fu
largamente usata fino ai nostri giorni in medicina, è di essere specialmente oftalmica, cioè contro la miopia.
Sotto la sua azione la vista si rinforza e migliora fino a diventare normale.
Perciò si raccomanda a tutti coloro che hanno la vista debole, fotofobia (paura della luce), occhi affetti da
scrofola, da urticazione, da infiammazione od urticazione più o meno continua.

Questa pianta si usa in polvere ed in forma di thè.


Col thè si lavano 2 volte al giorno gli occhi e lasciandovi, durante la notte, 2 pezzuole imbevute e legate con
una benda. In maniera si epurano gli occhi, diventano chiari e la virtù visiva si fortifica.
Internamente si può prendere in polvere, quanta ne va su di una punta di coltello, in un cucchiaio di latte o di
acqua. Per la sua amarezza il thè è stomachico, facilita la digestione e migliora i succhi gastrici.
Il vino di Eufrasia si fa ponendola nel mosto, l'uso del quale fa ringiovanire gli occhi, e leva via ogni loro
difetto che sia d'impedimento in qualunque persona di qualsiasi età, quando però la causa di tali difetti sia da
materia frigida e grossa. E si sappia che io stesso ho dato con successo a direi quasi ciechi, che con l'uso per
un anno di questo vino sono perfettamente guariti.
Perciò, quando la polvere di Eufrasia si beve con vino, fa i medesimi effetti.

Dosi:
Per gli occhi si usa il thè fatto con la pianta intera (secca): 10-20 grammi per un litro di acqua o vino.

58
FAGGIO

“Fagus silvatica”

Descrizione: Il Faggio è un grande albero della famiglia delle Cupulifere, con corteccia grossa , unita di color
bigio cenere. Il suo legno è duro e bianco; le sue foglie sono più piccole di quelle del pioppo, nere, sottili e
lisce al tatto. I suoi fiori sono campane merlate nei loro contorni; dal fondo di essi si levano alcuni stami.
Questi fiori, radunati in castoni rotondi ed in palle di color giallo, non lasciano niente dopo loro.
I frutti del Faggio nascono sul medesimo piede ma separatamente dai castoni.
Ciascuno di questo frutti comincia da un piccolo embrione involto in alcune foglie minute. Quest'embrione
diventa un frutto duro come cuoio, arricciato sulle punte, ma meno pungenti che nella castagna, s'apre dalla
punta in 4 parti e rinchiude per ordinario 2 semi o nocciole che racchiudono per ordinario 2 semi bislunghi,
triangolari, grossi come fagioli, duri, rossicci. Questi semi o nocciole racchiudono una midolla bianca, buona
da mangiare, di sapore dolciastro.
Il Faggio nasce nei luoghi montani, un po' umidi, ed anche nelle pianure.

Proprietà medicinali:
Le sue foglie sono detersive, astringenti, rinfrescanti, propriamente per i mali di bocca e di gola (in
gargarismi).
I suoi frutti si mangiano per addolcire le agrezze dei reni, per facilitare l'uscita della “pietra” e della renella.
Da questo frutto si ricava, per spremitura, un olio simile in qualità a quello delle nocciole.
La parola faggio deriva dal greco e significa mangiare, perché i solitari una volta vivevano del frutto che
cade da quest'albero.

La decozione delle foglie tenere ferma i flussi. I noccioli del faggio, mangiati, mitigano il dolore renale, oltre
che cacciar fuori la “pietra” e la renella. Con essi si ingrassano i maiali, i tordi, i colombi, ecc...
Le foglie masticate risolvono le malattie delle gengive e delle labbra; pestate ed applicate rinforzano le
membra deboli.
L'acqua che troverai nelle cavità dei vecchi Faggi è mirabile rimedio ad ogni sorta di malattie della pelle.
La corteccia del Faggio in decotto, ha proprietà febbrifuga. Dal legno si ricava, per distillazione, il creosoto,
notissimo disinfettante impiegato nella cura della tubercolosi polmonare.
Componente del creosoto è il guaiacolo, anch'esso impiegato con successo nella cura della T.B.C.
polmonare.

Dosi:
50 grammi, per un litro d'acqua.

59
FAVA

“Vicia Faba” Famiglia delle Palilionacee.

E' ben nota per i semi (fave) che si mangiano freschi e secchi.
Sono molto nutritivi per la forte dose di legumina che contengono; secchi sono più nutritivi che freschi. Con
la loro farina si fanno minestre,. Contengono vitamine C, PP, B1, B2, A, K, E.

Proprietà medicinali:
Nella medicina naturale sono usati la farina dei semi, le scorze o gusci dei baccelli (o frutti) ed i fiori.
La farina bollita nell'acqua e a modo di minestra, arresta la diarrea anche ribelli da altri medicamenti.
Nell'Italia meridionale questo è uso comune.
Con i semi delle fave abbrustoliti e macinati si prepara anche un ottimo caffè utilissimo per i bambini.
Si dà con zucchero o miele, nella dose di 4-5 cucchiai per volta al giorno. In poco tempo i bambini
acquistano migliore aspetto, hanno più appetito e crescono allegri e contenti.
I gusci dei baccelli sono eccellenti diuretici per espellere i calcoli renali e la renella: si prepara così: si fanno
seccare i gusci verdi in forno, e si riducono in polvere; si mette un po' di questa polvere in un bicchiere di
vino bianco lasciando macerare per tutta la notte ; si filtra e si prende la mattina a digiuno, per 8-10 giorni.
Questo vino fa emettere con abbondanza urina, renella e piccoli calcoli renali.
Si può usare il decotto di 25-50 grammi di gambi di questa pianta in un litro d'acqua ; eccita enormemente
l'urina ed è utilissimo nei reumatismi cronici, nella gotta, nella scrofola, nelle malattie di fegato e della pelle.
Questo stesso infuso è prezioso nei casi di coliche nefritiche ed epatiche, anche se accompagnate da frebbre,
vomito, inappetenza ed altri disturbi di stomaco e da stitichezza.
Per togliere l'infiammazione o sangue dagli occhi, si applica un cotiledone (la metà del seme) di fava secca,
per mezzo di una goccia di latte, sulla tempia corrispondente all'occhio malato; agisce come un leggero
rivulsivo, efficace.
Anche l'infuso dei fiori nell'acqua o nel vino bianco è utilissimo contro la renella (acido urico).
Titte le parti di questa pianta sono indubbiamente molto efficaci e nutrienti; tant'è vero che anticamente
questi semi venivano proibiti ad alcune caste di religiosi: mangiare fave generava loro appetiti sessuali.

60
FELCE FLORIDA

“Osmunda regalis”: Polipodio amaro, Felce Reale. Famiglia delle Filicine.

Descrizione:
Pianta senza fiori, fornita di un rizoma sotterraneo grosso, molto amaro, da cui nascono fronde lunghe anche
2 metri o più, col picciuolo scanalato e la lamina larga, triangolare, due volte pennata, con le foglioline
strette e con nervatura fine ed elegante; le foglioline inferiori sono sterili, le superiori sono fertili e portano
gli sporangi, alquanto gibbosi, che si aprono per due valve onde far uscire le spore.
E' una delle felci più eleganti e più grandi, d'onde il nome di reale.
Tempo di sporificazione: da maggio a luglio.

Distribuzione geografica: in Italia è comune lungo i corsi d'acqua, nei luoghi umidi, paludosi, e nei boschi
dalla pianura fino alla regione montana; trovasi anche nel resto dell'Europa.

Parti usate:
Il rizoma, che ha sapore amaro; si raccoglie in estate e si deve seccare rapidamente.

Proprietà medicinali:
E' stata usata fin dai tempi più antichi.
Ha azione astringente, vulneraria, diuretica, tonica, e detersiva.
E' molto efficace nelle contusioni, nei tagli, nelle ferite, nelle idropisie, nei calcoli, nella renella, nella
scrofola e nelle malattie del fegato.
Si usa con successo contro la rachitite dei bambini.
Questo rizoma si usa anche per la cura delle ernie.

Dosi:
20-50 grammi per un litro d'acqua o vino.

61
FELCE MASCHIO

“Aspidium Filix mas” Famiglia delle Filicine.

Descrizione:
Pianta senza fiori, perenne, con fusto sotterraneo (rizoma) orizzontale, nodoso, che porta tubercoli allungati
(residuo della base persistente e delle squame delle vecchie foglie) e numerose radici fibrose.
Mella sua parte anteriore nascono parecchie foglie lunghe 5-10 decimetri (fronde), ovali, lanceolate, con
breve picciuolo, fornito di molte squame rossicce, assai frequenti alla base, due volte pennate-divise, con i
segmenti strettamente lanceolati, pennato-divisi. Nella pagina inferiore, ai lati della nervatura di questi
segmenti, si trovano dei corpicciuoli (sori) in piccolo numero, piuttosto grossi (1-2 mm.) a forma di fagiolo o
rene, coperti da una sottile membrana (indusio); essi sono gruppi di sporangi con entro corpicciuoli rotondi
(spore), che poi riproducono la pianta.
Tempo di sporificazione: da giugno a ottobre.
Distribuzione geografica:
comune nei boschi ombrosi e nei luoghi incolti e selvatici, in tutta l'Italia, nel resto dell'Europa e nelle
regioni temperate del globo.
Parti usate:
Il rizoma, che si raccoglie d'estate, deve essere verde nel rompersi; quelli che hanno un colore pallido sono
poco attivi; deve inoltre avere un sapore forte. Si possono usare anche i giovani germogli e le foglie verdi.

Proprietà medicinali:
Il rizoma contiene felicina, composta di parecchie sostanze, tra cui l'acido filicico ed un olio essenziale.
Si usa per cacciare dal ventre i vermi piatti, cioè la tenia, ed altri vermi intestinali, bevendone il decotto fatto
con vino e miele, per 3 giorni: questo è uno dei migliori tenifughi, e dà meravigliosi risultati nell'espulsione
della tenia.
Si usa specialmente questa pianta anche per espellere il Botriocephalus latus, altro verme simile alla tenia,
che si trova talvolta nell'intestino dell'uomo. Contro questi due vermi è specifico.
Però bisogna avvertire che in tutti i preparati di felce trovasi l'acido filicilico, che può essere assorbito dal
tubo gastrico-enterico e produrre sintomi di avvelenamento con diarrea, albuminuria, convulsioni. Perciò è
bene dare cibi grassi, meglio ancora se si somministra poi un purgante oleoso (olio di mandorla).
Questa pianta è sovrana per chi soffre di crampi, di reumatismi, di mali di denti e di altri, prodotti dal
reumatismo. Si faccia dormire il paziente in un materasso di felce secca (foglie).
Bagni ai piedi, fatti con queste radici per 10-15 giorni, guariscono i dolori spasmodici e gottosi. Ancora più
efficaci sono i bagni totali con questi rizomi, con i quali si guariscono del tutto i vecchi dolori reumatici e
gottosi. Le radici di felce bollite con aceto, si fanno penetrare nella pelle mediante frizioni: eliminano ogni
forma di gozzo e guariscono le membra irrigidite per reumatismo. Una foglia di Felce messa dentro le
scarpe, toglie la stanchezza e mantiene i piedi caldi. Contro i dolori reumatici ai lombi od in altre parti del
corpo, si prende un pugno di foglie verdi di Felce e si pone sopra la parte dolente: all'inizio il dolore
aumenta, ma poi scompare del tutto.
Quando si è colpiti da sordità reumatica per raffreddore o colpo di aria, si deve riempire un materasso di
foglie verdi e dormirvi sopra: l'udito a poco a poco ritorna.
Si prepara una tintura di foglie verdi di Felce: per tutte le predette malattie è molto preziosa.

Dosi:
10-15 grammi in un litro di vino, come vermifugo per la tenia; dopo la ultima dose si somministra un
purgante: calomelano o sciroppo di fiori di pruno selvatico o convolvolo in forma di alcolato o gialappa.
I bagni antireumatici si usano sempre ben caldi.

62
FICO

“Ficus Carica” Famiglia delle Moracee.

E' coltivato per sue infruttescenze (fichi) che si mangiano freschi o secchi (semplici o conditi con mandorle,
anice o finocchio, pinoli). Sono di colore diverso, secondo razze o varietà.
Quelli piccoli e violetti sono fra i migliori e molto zuccherati si seccano al forno od al Sole (ben coperti con
velo) per conservarli per la stagione invernale. I fichi secchi sono più nutrienti dei freschi. Quelli freschi
immaturi non sono gradevoli al palato , sono indigesti e possono produrre dolori di stomaco, anche violenti;
ben maturi hanno gradevole sapore, sono nutritivi, di facile digestione perché contengono una sostanza
digestiva speciale (cridina) di azione assai potente, differente dalla papaina, perché conserva la sue proprietà
digestive anche in soluzione alcalina, e dalla papaina, perché insolubile nell'acqua.

Proprietà medicinali:
Contengono il 60-70% di zuccheri, gomme, sali,vitamine B1, B2, PP.
Il succo lattiginoso non maturo è acre, caustico (bruciante), amaro e coagula il latte; serve per togiere le
verruche dalle mani ed i calli, applicato sopra. I fichi violetti, freschi o secchi, sono emollienti e si usano in
gargarismi (di loro decotto nel latte) nelle infiammazioni della bocca e dell'ugola, della gola, dei reni e della
vescica; come maturativi si applicano (ridotti in pasta) sugli ascessi e gonfiori infiammati, purché maturino e
poi si aprano.
Seccati al Sole, sono eccellenti pettorali, e si usano in tutti i decotti pettorali; si fanno bollire leggermente
nell'acqua dopo tagliati in piccoli pezzi.
Un pizzico di sommità fiorita d'Issopo, messo nel decotto bollente di fichi e lasciatovi per 20 minuti, dà una
bevanda ottima per l'asma e per i raffreddori del petto.
Ricette:
Due fichi secchi polverizzati con pepe, presi a digiuno, espellono i calcoli urinari. La tisana di fichi è
utilissima nei dolori di reni e nella renella. 500 grammi di rami di fico, tagliati a pezzi e fatti bollire in un
litro di vino per 10 minuti, quindi mescolato con un litro e mezzo d'acqua, danno una tisana molto sudorifera
per gli idropici (da prendersene un bicchiere la mattina a digiuno).
L'infuso di foglie secche di fico selvatico e foglie secche di olmo è sovrano per la colite: il dolore svanisce
subito.
La polvere dei fichi arrostiti incorporata nel miele, fornisce un unguento efficace per i geloni. Questo, messo
sulle emorroidi, ne calma il dolore e l'infiammazione.
Contro la stitichezza si consiglia l'uso dei fichi secchi: tutte le sere si prendono una decina di fichi, si lavano
nell'acqua tiepida e si mettono in una tazza con tanta acqua fino a ricoprirli; al mattino si mangiano questi
fichi e si beve la loro acqua.
Facendo un decotto di fichi nel latte, si ha un ottimo gargarismo nelle affezioni della gola e nelle
infiammazioni delle gengive.
I fichi sono efficaci nelle debolezze di cuore e dei muscoli.

63
FINOCCHIO

“Foeniculum officinale”. Famiglia delle Ombrellifere.

E' abbondante, selvatico, in tutto il nostro paese, ed è raccolto per condimento del maiale, del coniglio e della
lepre. I semi si usano pure per la economia domestica. Si coltiva anche e si usano le foglie tuberizzate, cotte
o crude, come condimento, come frutta e nelle minestre ed insalate.

Proprietà medicinali:
Tutta la pianta ha un forte odore aromatico, che i semi conservano anche secchi; mangiata fresca, ben lavata,
è molto salubre, essendo ricca di vitamine e facilita la digestione. Tutta la pianta è medicinale. I semi sono
carminativi (espello i gas dall'intestino), e sono molto utili nelle difficili digestioni, nella diarrea cronica,
nelle coliche ventose e contro le fermentazioni anormali e gli spasmi dell'intestino. Sono aperitivi e
facilitano la digestione; promuovono le regole mensili.
Come espettoranti si danno nei catarri delle vie respiratorie; hanno la proprietà di aumentare il latte nelle
nutrici e di essere diuretici.
Il decotto delle radici e dei semi è molto stimato nelle febbri maligne, nel vaiolo e nella rosolia.
L'infuso di questi semi riscalda, quando si ha molto freddo in tutto il corpo, se bevuto molto caldo.
Tutta la pianta, specialmente fresca, è un potente diuretico, e agisce come tonico e stimolante.
Ricette:
Con il Finocchio si prepara un vino utile nell'anemia, macerando per 10 giorni 150 grammi di semi in un
litro di vino generoso e passando poi con carta da filtro; se ne prendano due cucchiai prima e dopo ogni
pasto.
Esso serve anche per arrestare il singhiozzo, il vomito e come carminativo e digestivo.
Per esterno i semi sono raccomandati per preservare la vista, contro i catarri cronici della congiuntiva, negli
ingorghi delle mammelle e nei tumori indolenti, in forma di cataplasmi.
L'uso del Finocchio come oftalmico si perde nella notte dei tempio, stupefacente per i suoi benefici.
Per uso interno, come espettorante, si usa l'infuso nell'acqua bollente:
5 grammi di semi di Finocchio pestati o macinati in un bicchiere d'acqua; da prendersi a cucchiai più volte al
giorno. Come stomachico e carminativo si prende 2-3 volte al giorno una punta di coltello della loro polvere
infusa in una tazzina d'acqua bollente per 10-15 minuti.
Il latte, bollito per 10 minuti con i semi e bevuto più caldo possibile, calma i crampi di stomaco.
Come Collirio:
2 cucchiai da caffè di semi in polvere si fanno bollire in un quarto di litro d'acqua per 10 minuti, poi si filtra;
con quest'acqua fredda si lavano gli occhi più volte al giorno, in modo da farla penetrare dentro: questo
collirio conserva e ristabilisce la vista.

Dosi:
25-50 grammi per un litro d'acqua o vino.

64
FRAGOLA

“Fragaria Vesca”; Frava. Famiglia delle rosacee.

Selvatica cresce nei boschi; è coltivata anche negli orti e giardini a scopo ornalentale.
La selvatica è da preferire in tutto. Il frutto (infruttescenza) semplice e condito (dopo lavato) con vino o
limone o zucchero o ancora limone grattugiato, è un cibo nutritivo, delizioso, molto sano.

Proprietà medicinali:
In medicina si usa tutta la pianta: le foglie, le radici ed i frutti.
Le foglie e le radici ricche di tannino, sono ottimi diuretici, astringenti ed aperitivi. Le radici, in decotto di 10
grammi in 200 grammi d'acqua, si isano con vantaggio vero nell'itterizia, nelle affezioni delle vie urinarie,
nelle emorragie passive, specialmente nell'ematuria (urina sanguigna) dopo cessata l'irritazione, nella
blenorragia, nel catarro intestinale ed in tutte quelle malattie in cui si sospetta qualche altreazione del fegato,
essendo diuretiche e depurative.
Il decotto delle foglie guarisce bene e presto le ulcere ed il rossore della pelle. Le radici ben pulite, tenute in
bocca e contuse con i denti, consolidano le gengive. I frutti hanno grande valore medicinale, contengono:
zucchero (fruttosio), melato e citrato acido di potassio, calcio, ferro, albuminoidi, jodio, vitamine A, K, C,
acidi chinico e salicilico allo stato di etere metil-salicilico. Possono mangiarsi dai diabetici i sali che rendono
alcalino il sangue e gli acidi salicilico e chinico, li rendono particolarmente indicati per i gottosi, contro i
reumatismi, i calcoli vescicali e renali e di renella, facilitando l'eliminazione di acido urico.
Questi frutti sono rinfrescanti e diuretici, agiscono favorevolmente sul fegato, sulla milza e sui reni; sono
perciò utilissimi ai biliosi, ai pletorici, agli uricemici, ai febbricitanti, ai sofferenti intestinali e contro le
emorroidi.
Quanto si hanno eruzioni cutanee, prodotte da alterazioni del sangue, è indicata la cura del mangiare al
mattino ed al pomeriggio 200 grammi di fragole. Le fragole eccitano l'appetito, rinfrescano il sangue e ne
regolano la circolazione.
Ad alcune persone però l'uso delle fragole produce vomiti, spasmi ed una eruzione cutanea con pizzicore
della pelle (Urticaria). Può essere impedito l'insorgere di tutto ciò con l'abitudine a poco a poco a mangiare
questi frutti; cioè cominciando il primo giorno a mangiare una fragole, il secondo giorno due e così via di
seguito, finché si riesce a mangiare un piatto senza pericolo di urticaria; a volte basta abbinare le fragole al
limone.
Si usa con vantaggio il decotto della radice di fragola con uva passa, liquirizia ed un pizzico di cannella, per i
malati di asma e di tossi stizzose.
Una bibita rinfrescante, specialmente per i febbricitanti, si ha schiacciando per bene delle fragole nell'acqua e
quindi passate per tela.
Contro le ulcere della vescica e dei reni, nei casi di difficoltà di urina e nella renella, si usa con mirabile
successo il seguente metodo:
Una certa quantità di piante intere e complete di frutti, si mette in un recipiente e vi si versa sopra acqua
bollente; per ogni litro si aggiungono 20 grammi di zenzero raschiato e si passa per pannolino.
Le foglie si devono raccogliere da maggio a giugno.

Dosi:
50 grammi per un litro d'acqua.

65
FRANGOLA (Ontano nero)

“Rhamnus frangula” Alno nero. Famiglia delle Ramacee.

La Frangola è frequente nei luoghi boschivi dell'Italia settentrionale, dalla regione marittima alla montagna.
Quest'alberello è alto da 1 a 4 metri con rami alterni senza spine, vellutati, se giovani con foglie picciuolate,
alterne, intere, aventi le nervature secondarie (8-12) ai lati del nervo centrale, sporgenti e quasi parallele fra
loro, quasi simili a quelle del corniolo o sanguino, ma più nericce. I suoi fiori nascono piccoli, a fascetti poco
numerosi ascellari presso il picciuolo dalle foglie, con colore verde.
Hanno il calice di un solo pezzo con 5 lobi lanceolati; la corolla di 5 petali ovali, con uno stilo semplice ed
uno stimma a capocchia, tali da formare un bicchiere spalancato e tagliato in punta.
Questi fiori sono seguiti da bacche rotonde molli, di color verde da principio, poi rosso ed indi nero.
Ciascuna bacca è divisa da una specie di fessura, che la fa sembrare composta di due bacche unite insieme, e
racchiude due o tre semi piani La scorza è nera di fuori e punteggiata di bianco, gialla e zafferata al di dentro.
Il legno è bianco e fragile, donde il suo nome Frangola perché facile a rompere, e racchiude una midolla
rossiccia.

Proprietà medicinali:
Si usa la corteccia del fusto e dei rami, contenente frangulaemodina; fresca è vomitiva; secca è un blando,
innocuo e sicuro purgativo, usato fin dai tempi più remoti.
Questa corteccia purgativa è ancora colagoga, cioè atta ad eliminare la bile; essa non produce mai né
irritazione delle mucose, né rilasciamento intestinale consecutivo, né sintomi d'intossicazione, per quanto
elevata sia la dose; solamente, in questo caso, determinerebbe dei vomiti.
Si consiglia perciò nella stitichezza e la si può prescrivere alle donne incinte perché non esagera i movimenti
peristaltici dell'intestino, al malati dopo un'operazione addominale, ed a tutti coloro la cui stitichezza
proviene da spasmi intestinali od in cui la secrezione della bile è scarsa.
Si adopera anche contro l'idropisia, principalmente tra la gente di campagna, perché essa purga le sierosità
per di sotto e per di sopra.

Dosi:
Si usa il decotto di 25-50 grammi di scorza secca in un litro d'acqua facendola bollire per 20 minuti.

66
GELSO

“Morus alba” e “Morus nigra” Famiglia delle Moracee

Il Gelso è un albero grande e ramoso, di cui due sono le specie principali: una è il gelso nero e l’altra è il
gelso bianco.
Il Gelso bianco è originario dell’India e fu introdotto in Europa nel XV° secolo. Il Gelso nero è originario
della Persia ed è stato coltivato nel bacino del Mediterraneo fin dai tempi antichi. Il bianco è comunissimo in
tutta Italia.
Il tronco del Gelso è nodoso, storto, ricoperto di una corteccia ruvida; il suo legno è duro e giallo. Le foglie
sono larghe, bislunghe o quasi rotonde, terminanti a punta, merlate nei loro contorni, ruvide al tatto, d’un
gusto dolcigno e viscoso. Le foglie del gelso sono mangiate dai bachi da seta.
I frutti nascono separati e sono le cosiddette more: prima verdi poi rosse e acide e finalmente maturando
acquistano il colore nero, piene di un succo viscoso e dolce, che tinge in color sangue.
Nelle more trovasi dei semi quasi rotondi.
Le foglie della seconda specie sono meno larghe, bislunghe, più tenere e migliori per i bachi non filugelli
della precedente specie. I frutti del gelso bianco sono more bianche., più piccole delle more nere, d’un gusto
mielato, insipido e poco gradito. Si osserva altresì che questa specie del gelso cresce più alta. Sino a che il
gelso bianco è ancora piccolo e tenero, le sue foglie sono tagliate; ma quando è giunto alla sua perfetta
grandezza esse sono intere.

Proprietà medicinali:
Le more del gelso sono adoperate negli alimenti e nei rimedi. Ancora acerbe sono astringenti detersive,
proprie per i mali di gola in gargarismo. Quando invece sono mature raddolciscono il petto, ammolliscono,
muovono il corpo e lo sputo. Le more, quando sono mature, solvono il corpo; le immature, secche, lo
restringono e perciò ultimamente s’accomodano nella dissenteria, nei flussi stomacali ed in ogni altra sorta
di flussi. Le more leniscono l’asprezza della gola, levan la sete, lubrificano il corpo, eccitano l’appetito. Esse
convengono ai giovani che sono collerici e sanguigni.
Le migliori more sono quelle nere, grosse e ben mature, non toccate da animali e raccolte avanti il levar del
Sole.
Proprietà della corteccia e della radice: è detersiva e aperitiva, e la decozione fatta nell’acqua, bevuta, solve il
corpo e ne caccia i vermi (tenia).
Il decotto della corteccia e delle foglie leva il dolore dei denti, lavando la bocca.
Il decotto delle foglie applicate con aceto giovano contro il “fuoco sacro”.
Le more del gelso sono eccellenti nella cura contro lo scorbuto e contro alcune forme di mania, mediante
eliminazione di materie morbose.
Quindi si mandano i malati stessi nei boschi, dove ne possono mangiare quante ne vogliono, fino a
guarigione completa.

Dose:
Si prende in polvere alla dose di 2-4 grammi od in decotto di 30-60 grammi in un litro d’acqua.

67
GENZIANA MAGGIORE

“Gentiana lutea” Genziana gialla. Famiglia delle genzianacee.

Descrizione:
Pianta erbacea vivace, ha radice lunga talvolta 60-90 cm., grossa, carnosa, gialla all’interno, bruna
all’esterno; da essa si solleva un fusto semplice, alto un metro, vuoto, cilindrico, striato, con le foglie radicali
grandi (30 cm. Di lunghezza per 15 di larghezza circa), picciuolate e con le foglie caulinari, opposte, sessili,
intere, con 5-7 nervature longitudinali ben manifeste, verdi sopra, più pallide sotto.
I numerosi fiori nascono in verticilli ascellari, verso la metà superiore del fusto; essi hanno un calice
tuboloso, fesso da un lato quasi fino alla base, membranoso, con cinque denti marginali , una corolla gialla di
5-9 pezzi riuniti alla base, lanceolati; 5 stami marginali ed un pistillo con 2 stimmi sottili.
Il frutto è una capsula più lunga del calice, contenente semi ovali, compressi, alati sul margine.
Tempo di fioritura: Giugno – agosto.
Distribuzione geografica:
Trovasi nei pascoli e boschi delle regioni submontane e montane delle Alpi, dell’Appannino centrale, della
Sardegna e della Corsica; trovasi anche nell’Europa centrale.
Parti usate: La sola radice, che si cava in autunno, cadute le foglie, o al principio di primavera. Ha odore
forte, aromatico e sapore dapprima dolcigno, poi amaro e persistente. Seccata si deve conservare in appositi
vasi ben chiusi, perché assorbe facilmente umidità dell’aria, essendo igroscopica.
N.B.: Nella raccolta occorre essere sicuri che sia la pianta di genziana, poichè quando non è fiorita si può
confondere con la radice del veratro che è molto velenosa.

Proprietà medicinali:
E’ una pianta usata dai tempi più antichi. Ha composizione chimica complessa; tra i suoi componenti chimici
più importanti vi sono glucosidi: la genziopicrina, la genziomarina, e la gentesima, due fermenti, uno
ossidante e l’altro idratante, ed uno zucchero, il genzianosio.
Il sapore amaro è dovuto alla geziopicrina, detta amaro di genziana.
Le sue proprietà di essere febbrifuga (specialmente nelle febbri intermittenti), amaro-tonica, corroborante,
stomachica, vermifuga, vulneraria e diuretica, la fanno usare con vantaggio negli ingorghi di fegato,
nell’atonia dello stomaco e dell’intestino, nell’anemia, nella clorosi, nella mancanza di appetito,nella
debolezza della digestione, specialmente contro le fermentazioni acide dei cibi nello stomaco; essendo un
amaro puro, non vi porta alcuna irritazione, ma stimola soltanto le ghiandole digestive.
La genziana è molto efficace contro lo scorbuto, la rachitite, la pellagra; in essa agisce solo come
medicamento stomachico o tonico, migliorando le funzioni digestive.
Per tutte le predette malattie è molto efficace il thè stomachico, antispasmodico ed utile per chi lavora con la
mente.
Ricetta:
Camomilla 30 grammi, valeriana 50 grammi, genziana 10 grammi; tutto ben frantumato, si mescolano le
parti della miscela se ne prende un pizzico per una tazza di acqua bollente per mezz’ora; se ne beve un
cucchiaio da tavola 3 o 4 volte durante la giornata, specialmente alla sera.
La tintura si prepara con alcol a 70° nella proporzione di 5-50 gocce, prima dei due pasti principali, in 5-10
gocce di tintura.

Dosi:
30 grammi per un litro di vino o di acqua.

68
GINEPRO

“Juniperus communis” Famiglia delle Conifere.

Descrizione:
Arboscello dioico alto 1-6 metri, molto ramificato, con rami aperti (petenti) e foglie orizzontali o quasi le
superiori a forma di lesina, rigide, sottili, strette terminante insensibilmente in punta fina ed acuta, con un
solco biancastro al disotto, disposte a 3 a 3 sui rami. I fiori carpelliferi producono poi dei galbuli o bacche
nero-bluastri a maturazione, rotondi, grossi come un pisello.
Tempi di fioritura: aprile maggio.
Le bacche maturano l’autunno del secondo anno; nel primo anno sono rosse, spesso più grandi di un pisello
ed assai dolci, molto aromatiche. Queste si raccolgono l’ottobre o novembre, scegliendo le più belle e grosse,
ben mature, lucenti, nere, polpose e si conservano in scatole ed in luoghi asciutti.
Distribuzione geografica:
Comune in tutta Italia dalla pianura alla montagna, nei luoghi incolti, talvolta presso i fiumi, e coltivato,
anche nei viali dei giardini.
Parti usate:
Le giovani sommità dei rami con le foglie, il legno con la scorza, ma principalmente le bacche.

Proprietà medicinali:
Tutta la pianta purifica, stimola e fortifica tutti gli organi, specialmente lo stomaco.
Le bacche contengono gineprina, un’essenza od olio volatile (che assorbendo ossigeno dall’aria, depone
canfora di ginepro), resina, gomma, zucchero (33%), acetato di potassio e di calcio; esse sono diuretiche,
stimolanti, toniche, sudorifere, stomatiche e carminative.
Le bacche di ginepro sono efficaci nelle blenorragie croniche ed ostinate nell’albuminuria, nel morbo di
Bright, nelle idropisie, nei catarri cronici dei polmoni e delle vie urinarie, nella tisi (perché l’essenza
eliminandosi anche per i polmoni, ne modifica utilmente le secrezioni), nella calcolosi nefritica, nei dolori
dei calcoli vescicali, nella gotta, nella renella, nel reumatismo, nella clorosi, nell’asma umida, nelle affezioni
croniche della pelle e dell’itterizia; eccitano inoltre l’appetito, facilitano la digestione, cacciano i gas dal tubo
digerente.
Il bagno fatto col decotto di legno di ginepro, fino all’ombelico, giova meravigliosamente ai gottosi.
Come stomachico (per migliorare le condizioni dello stomaco) si usa l’infuso di 2-3 grammi di bacche
schiacciate in una tazza da thè di acqua bollente, da prendersi dopo ciascuno dei due pasti principali. Per
promuovere le regole mensili: 15-20 bacche frantumate, infuse in una tazza di acqua bollente, che si pende la
sera all’andare a letto. Con le bacche di ginepro si prepara una marmellata o rob, che si ottiene facendo
bollire una quantità di bacche con il quadruplo di acqua fino a ridursi alla consistenza di sciroppo; poi si
passa. Essa è eccellente anche per i bambini che soffrono di ritenzione d’urina: 1-3-5 grammi per gli adulti al
giorno, meno per i bambini.
Il legno, dal colore bianco-giallastro, molto odoroso, ed i ramoscelli, sono specialmente sudoriferi e diuretici,
utilissimi nella sifilide, nella gotta, nel reumatismo, nelle malattie croniche della pelle.
Vino diuretico:
Si fanno macerare per 8 giorni 30 grammi di bacche frantumate in un litro di vino bianco secco; si filtra con
carta da filtro; se ne prende un cucchiaio da tavola 2 volte al giorno.

Dosi:
10-30 grammi per un litro d’acqua o vino.

69
GINESTRA SCOPERECCIA

“Sarothamnus scoparius” (“Genista scoparia”) Famiglia delle Papillonacee.

Descrizione:
Arboscello senza spine, alto 1-2 metri, verde, con rami sottili, lunghi, semplici, molto angolosi, acuminati;
foglie inferiori trifogliate con picciuolo; le superiori, sessili, obovali o lanceolate, pubescenti sotto. I fiori,
grandi, hanno una corolla papilionacea con stendardo smarginato e carena molto curva; stilo vellutato alla
base, arrotolato a cerchio, slargato sotto lo stimma. Il frutto è un legume lungo 4-5 cm., molto compresso,
fornito di lunghi peli sui margini o suture, contenente 8-12 semi lucenti.
Tempo di fioritura: da aprile a luglio.
Distribuzione geografica:
E’ comune nelle boscaglie e negli scopeti in terreni silicei incolti della regione submontana e montana di
tutta l’Italia e delle sue isole. Serve per fare scope e per ardere.
Parti usate:
Tutta la pianta, principalmente i fiori, raccolti prima che siano completamente maturi, cioè appena sbocciati,
che si seccano rapidamente al Sole o al forno e si conservano in posti asciutti.
Essi contengono: un alcaloide, la sparteina (che è un potente cardiotonico regolatore delle pulsazioni del
cuore, di azione più rapida della digitale e del mughetto, la cui somministrazione dev’essere riservata al
medico, perché velenose), e la scoparina, che si trova unita con sostanze resinoidi; l’azione diuretica si trova
soltanto nei fiori.
L’uso della pianta, che ha le stesse proprietà, si deve sostituire all’alcaloide.

Proprietà medicinali:
In medicina la troviamo usata fin dai tempi più antichi. Questa pianta è utile contro la sciatica ed è diuretica.
Si usano le sommità dei rami, i fiori ed i semi; col sugo estratto dai rami teneri, alla dose di 30 grammi, si ha
un vomitivo ed un purgante insieme; con i fiori si prepara uno sciroppo od un infuso, con acqua bollente,
unito a sommità di menta, che si prescrive nell’idropisia, nella gotta, nel reumatismo, nelle malattie del
fegato, della milza, e del mesenterio,; con i fiori si fanno fumigazioni molto utili agli idropici, per togliere
gonfiore alle gambe.
Il vino bianco, in cui si mettono ad infondere le ceneri delle pianta bruciata (30-50 grammi di ceneri infuse a
freddo in un litro di vino bianco secco) e bevuto alla dose di 50-100 grammi 2-3 volte al giorno, è un efficace
diuretico per gli idropici; questo infuso fa urinare copiosamente.
Questo vino è sovrano nell’anasarca (idropisia generale del corpo); l’uso di esso è specialmente indicato
come diuretico, negli edemi che provengono dalla ritenzione di cloruri nelle malattie acute dell’apparato
respiratorio (pleurite, polmonite, bronco-polmonite), nelle febbri eruttive, in modo particolare quando
l’analisi delle urine indicano non sufficiente eliminazione di cloruri.

Dosi:
- Infuso di fiori: 30 grammi per un litro di acqua bollente; 3-4 bicchieri al giorno.
- Vino: 30-50 grammi delle ceneri per un litro, infuse per 8 giorni.

70
GRAMIGNA

“Agropyrum repens” Famiglia delle Graminacee.

Pianta comunissima nei luoghi coltivati ed incolti, lungo le strade di campagna, presso i muri delle case,
negli orti, presso i torrenti ed i fiumi. Pare essa occupi almeno il terzo della superifice del globo dei due
emisferi, in Europa, Asia, Africa, ed America settentrionale.

Proprietà medicinali:
Medicinale è il fusto sotterraneo o rizoma, volgarmente radice. Esso contiene glucosio, sostanze
mucillaginose, amido ed una materia estrattiva dall’odore che ricorda quello della vaniglia.
Il decotto del rizoma promuove l’urina (diuretico), toglie le infiammazioni (antiflogistico) ed è emolliente,
aperitivo e rinfrescante; perciò si usa nelle febbri infiammatorie, nella irritazione dello stomaco e
dell’intestino, nelle coliche nefritiche ed epatiche, nelle infiammazioni in generale, nella gotta e nel
reumatismo. A questo decotto conviene unire un po' di liquirizia. Esso diminuisce e toglie la sete, fa scemare
il calore della febbre, provoca maggior quantità di urina; la lingua perde la sua siccità.
Questo rizoma di gramigna, insieme al dente di leone (tarassaco), è molto efficace nell’itterizia; si ritiene
inoltre uno dei fondenti biliari più energici e più innocui. Esso è sovrano contro gli ingorghi del fegato,
contro l’itterizia cronica e contro gli ingorghi addominali che vengono dopo le febbri intermittenti.
Per fare un ottimo decotto, si fanno bollire per 5 minuti 30 grammi di rizoma ben frantumato in un litro
d’acqua; quindi si getta quest’acqua, si pestano ancora i rizomi, e si mettono a bollire in 1300 grammi
d’acqua fino alla riduzione di un litro d’acqua, aggiungendovi 10 grammi di liquirizia durante l’ebollizione.
Questo decotto è utile contro la renella, calma i dolori delle emorroidi, utile contro le febbri e le malattie dei
fanciulli (tosse, tosse convulsa, rosolia, eruzione cutanea, macchie del corpo, malessere generale, tonsilliti e
laringiti).
Il sugo espresso dalla pianta fresca, si usa nelle cure depurative del sangue, in primavera, solo od unito ad
altre piante, alla dose di 100 grammi al giorno.
Ricetta:
Modo per preparare un’ottima birra, rinfrescante e diuretica, dal rizoma di gramigna:
Si mettono in un tino di una certa capacità, secondo la quantità che si vuol fare, 10 Kg., di rizomi sminuzzati
di gramigna, ben puliti, su cui si versa un po' per volta dell’acqua tiepida: ogni volta tanta quanto basta
perché siano sempre in costante stato di umidità. Dopo circa 3 giorni si formano dei germogli piccoli e
bluastri. Quando tali germogli sono diventati lunghi un centimetro, si pone tutto in un barile, della capacità
di 50 litri, si aggiungono 5 Kg. , di zucchero, 3 Kg., di bacche di ginepro frantumate e 150 grammi di lievito
di birra; dopo di ciò si versano su questa mescolanza 8 litri di acqua bollente e si agita fortemente con un
bastone introdotto per l’apertura; si riempie poi ogni tanto con un po' d’acqua per compensare quella che si
perde; dopo una settimana si travasa in un barile e la birra è pronta per l’uso famigliare.

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IPERICO

“Hipericum perforatum” Cacciadiavoli, Erba di San Giovanni. Famiglia delle Ipercacee.

Descrizione:
Pianta rizomatosa, alta 30-80 cm., con fusto eretto, quasi cilindrico, ramoso avente, negli spazi tra due
verticilli di foglie e vicini (internodi), due linee un po' sporgenti, opposte, che variano di posizione da un
internodo all’altro. Le foglie sono opposte, ovali, ottuse, intere sessili, sparse di punti pellucidi (visti per
trasparenza), che sono ghiandolette contenti l’elemento odoroso della pianta, nel margina hanno punti neri. I
fiori, in una specie di corimbo, di un bel giallo dorato, hanno un calice di 5 sepali lanceolati, punteggiati di
nero, una corolla di 5 petali lanceolati acuti con punti neri, molti stami disposti in 5 fascetti ed un ovario
supero supero con 3 stili.
Il frutto è una capsula di 3 valve, contenente molti semi.
Tempo di fioritura:da giugno a settembre.
Distribuzione geografica:
Come in Italia e nelle sue isole, nei luoghi asciutti, erbosi, nelle colline od oliveti, lungo i fossi delle strade di
campagna, talvolta anche sulle vecchie mura della città; trovasi in quasi tutta Europa.
Parti usate: Le estremità fiorite e le foglie, che si raccolgono durante la fioritura.

Proprietà medicinali:
I fiori contengono tannino, un olio volatile e due sostanze coloranti di cui una gialla solubile nell’acqua e
l’altra rossa di natura resinosa, solubile nell’alcool e nell’acqua bollente. L’olio volatile trovasi nelle piccole
ghiandole sparse sulla pianta, specialmente visibili nelle foglie se guardate controluce, ed aventi forma di
piccoli punti gialli.
Stropicciando qualche fiore o foglia tra le dita, si sente un odore resinoso e sulla lingua un sapore amaro,
astringente, un po' salato. L’olio essenziale e la resina danno alla pianta la proprietà di essere antisettica, per
cui si usa come vulneraria per cicatrizzare le piaghe e le ferite e come balsamo e come astringente in tutti i
catarri cronici (bronchiti, dell’intestino, della vescica).
Internamente è meravigliosa per togliere gli ingorghi dei visceri, per espellere la renella e per sciogliere il
sangue coagulato per contusione.
Si usa con successo contro l’ematuria, nella pleurite.
La tisana preparata con le foglie ed i fiori d’Iperico scarica la testa e sbarazza i polmoni, lo stomaco, i reni e
la vescica dalle mucosità; se l’urina è rossa, bevendo un cucchiaio di questa tisana ogni ora, ridiventa
normale.
Si usa con successo nel trattamento delle piaghe, delle ulcere e delle ustioni o bruciature in cui questa pianta
diminuisce il dolore per l’azione anestetica (debole, ma continua) esercitata, modera l’infiammazione,
protegge i tessuti lesi senza impedire l’attività, evita la suppurazione della nuova epidermide.
Si usa sotto forma di olio di Iperico che si prepara mettendo due pugni di sommità fiorite della pianta
nell’olio di oliva, entro un recipiente di vetro ben chiuso, ed esponendolo al Sole per 4 giorni; quindi si filtra
e si aggiungono all’olio do oliva altre sommità e si espone ancora al Sole, così di seguito per 3 volte.
Si conserva l’olio così ottenuto in un recipiente ben chiuso. Questo olio è eccellente per ogni specie di ferite,
punture, scalfitture della pelle, piaghe, ulcere, ustioni; una compressa di garza imbevuta in esso, si
sovrappone alla parte malata e si tiene fasciata.
Quest’olio è anche internamente nei vomiti sanguigni e nella dissenteria alla dose di un cucchiaio alla volta.
Anche nel reumatismo, nella gotta, e nella sciatica, si fanno frizioni con due parti di olio d’Iperico ed una di
alcool canforato. Il thè d’Iperico è ottimo nell’asma e nella tisi con espettorazione purulenta, unendovi
talvolta il Marrubio che dà risultati miracolosi. L’Iperico ha azione speciale sul fegato, preso in forma di thè;
mescolata la pianta con una punta di coltello di polvere di aloe, il thè riesce anche depurativo, tanto che si
vedono nelle urine fiocchi di materie morbose eliminate.
Questa pianta non dovrebbe mai mancare in casa.
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Dosi:
15-30 grammi per litro d’acqua.

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IPPOCASTANO

“Aesculus Hyppocastanum” Famiglia delle Ippocastanacee.

Albero elegante, dalla folta chioma di un bel verde, dai fiori bianchi, macchiati di giallo, disposti in forma di
piramidi snelle (nel mese di maggio), lungo i viali, i pubblici paesaggi, nei giardini.
Da noi è coltivato, mentre è spontaneo nella penisola balcanica e nell’Asia Minore.
I frutti del Castagno d’India maturano a settembre- ottobre.

Proprietà medicinali:
Le castagne d’India, oltre ad essere di grande giovamento ai cavalli bolsi o tossicolosi, sono astringenti e
fermano i flussi di stomaco e d’intestino, le emorragie, gli sputi di sangue; i cataplasmi fatti con la loro
farina, aceto e farina d’Orzo risolvono le durezze delle mammelle.
I frutti e la corteccia della pianta sono mirabilmente astringenti, antispasmodici e vaso-costrittori delle vene
superficiali, che riducono a poco a poco allo stato normale, quando per qualsiasi causa si fossero dilatate.
La corteccia, presa dai rami di 2-3 anni, ha sapore amaro-astringente; è tonica e febbrifuga; per cui la si usa
contro le febbri intermittenti, dando il decotto alla dose di 30-50 grammi di corteccia frantumata per un litro
d’acqua o di vino bianco, di cui si bevono 50-100 grammi per volta.
Come tonico e stomachica, si prepara anche una tintura di Castagno d’India, facendo macerare 30 grammi di
scorza in un lirro di ottima grappa. Essa agisce molto bene nella nevrosi di stomaco, dandola alla dose di un
cucchiaio da tavola in un infuso di Tarassaco.
Il decotto delle foglie, dato alla dose di 15 grammi per un litro d’acqua bollente, 3-4 volte al giorno a piccoli
sorsi, è sovrano rimedio contro la tosse canina o convulsa dei bambini; serve anche, più forte, come detersivo
ed antisettico sulle piaghe di cattiva natura.
La scorza del frutto e della corteccia dei rami giovani si usa nel trattamento delle emorroidi e delle varici in
genere, delle ulcere varicose e dell’emottisi proveniente da varici della trachea o da congestione passiva con
gonfiore della milza.
Si ottengono eccellenti risultati nei malati di varicocele (cioè dilatazione permanente delle vene del cordone
spermatico) od aventi congestione ed ipertrofia della prostata. Così anche nelle flebiti e nelle dilatazioni o
varici in genere.
Si usa con successo l’alcoolatura alla dose di 10-15 gocce prima dei due pasti principali, per 20 giorni al
mese.
Esternamente, per applicazioni locali, in forma di pomata: alcoolatura di castagne d’India:
20 grammi, 60 grammi di lanolina.

Dosi:
15-50 grammi di corteccia contusa per un litro d’acqua o vino bianco secco o grappa.

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ISSOPO

“Hyssopus officinalis” Famiglia delle Labiate.

Descrizione:
Pianta perenne a fusto eretto, alto 30-60 cm., ramificata, con numerosi rami pubescenti; le foglie sono
lineari-lanceolate, glabre o pubescenti, coi margini arrotolati ed hanno alla loro ascella foglie più piccole. I
fiori violetti o di un blu scuro (di rado bianchi, talvolta rossi, negli orti) sono riuniti in spighe per lo più
compatte ed allungate, e tutti da un lato; hanno calice gamosepalo, con il tubo di 4-5 mm., di lunghezza e 5
denti uguali, lanceolati, con breve punta; la corolla gamosepala con 2 labbra, più lunghe del calice, di circa 4
mm., il labbro superiore piano e con 2 lobi, l’inferiore con 3 lobi, di cui quello di mezzo più grande; 4 stami
didinami sporgenti dalla corolla. Il frutto risulta di 4 achèni ovoidi, trigoni.
Tempo di fioritura: da luglio a ottobre.
Distribuzione geografica:
Nei luoghi sassosi, aridi delle regioni submontante e montane dell’Italia settentrionale e centrale.
Parti usate: Le sommità con foglie e fiori, o meglio, le sommità fiorite.

Proprietà medicinali:
Tutta la pianta ha odore aromatico, molto gradevole, sapore un po' piccante, amaro. Contiene principalmente
un olio essenziale volatile e giallo (0,4%), principi amari, solfo e canfora.
Ha proprietà toniche stimolanti, sudorifere, vermifughe e più di tutto espettoranti; si usa perciò nei catarri
bronchiali e polmonari anche se cronici, nell’atonia intestinale, per attivare la secrezione dell’urina e le
mestruazioni, nell’asma e nelle soffocazioni di petto (in queste malattie si prende l’infuso al mattino, perché
solleva molto l’asmatico).
Questa pianta si usa con successo nei catarri degli organi digerenti con diarrea cronica e nelle bronco-
blenoree con o senza asma, allo scopo di diminuire la secrezione.
Il thè si usa come stimolante della debolezza degli organi digerenti e delle mucose polmonari, contro il
pleurospasmo ed i reumatismi.
Come tonico e stomachico, si usa nelle debolezze di stomaco, nelle difficoltà digestive e ventose, come
sudorifero e nella gotta.
Sciroppo:
Lo sciroppo si prepara con 50 grammi di sommità fiorite, con 500 grammi di acqua bollente ed 800 grammi
di zucchero: se ne prendono 50-100 grammi al giorno.
L’infuso serve anche per attivare la secrezione dell’urina e delle regole mensili. Esternamente il decotto si
usa per fomenti, impacchi, cataplasmi, come vulnerario, nelle ecchimosi in genere, le ammaccature,
distorsioni, come vulnerario, nelle ecchimosi in genere, le ammaccature, distorsioni e, in gargarismi, nei mali
di gola.

Dosi:
infuso di 10-15 grammi per un litro d’acqua bollente.

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LATTUGA

“Lactuca sativa” Famiglia delle Composite.


Questa pianta è coltivata negli orti, perché si mangia cruda nelle insalate, o cotta, preparata in diverse
maniere. E’ conosciuta ed apprezzata fin dai tempi più remoti.
Ha sapore leggermente amaro, piacevole; cruda o cotta è di facile digestione; cotta e condita con sugo di
carne è gustosa. Contiene molto ferro, potassio, calcio e magnesio, molta clorofilla e vitamina E.

Proprietà medicinali:
Ha proprietà medicinali di una certa elevatezza, è emolliente, calmante, rinfrescante e lassativa.
Per la sua facile digeribilità è uno dei migliori erbaggi che si danno ai convalescenti, cotta insieme con la
carne o cruda. Per essere lassativa, è utilissima, sempre cotta, a chi soffre di stitichezza, ed a chi mena vita
sedentaria o costretto a stare a letto.
Un infuso di lattuga fresca si usa con successo nella infiammazione degli occhi. Le foglie schiacciate si
usano in cataplasmi nelle infiammazioni, nella erisipela, sui foruncoli, sulle scottature e in tutti quei casi in
cui si richiedono i calmanti e gli emollienti. Il loro decotto è molto indicato nelle costipazioni di ventre, negli
imbarazzi gastrici e nei dolori intestinali, provenienti da irritazioni.
La lattuga è anche ipotensiva, cioè abbassa la pressione sanguigna; perciò è molto utile nell’arteriosclerosi;
contiene molto ferro, perciò si consiglia agli anemici.
La sua azione più importante è di essere ipnotica (concilia il sonno) e sedativa o calmante nei catarri di petto,
nella tosse, negli asmatici e negli eretismi nervosi. Perciò si consiglia, per prender sonno, di mangiare la sera
un’insalata di lattuga; si può anche cuocere un cespo in ½ litro di acqua e di bere il decotto ben caldo prima
di coricarsi. Per la sua proprietà di calmare l’erotismo sessuale, è un ottimo anafrodisiaco.
Questa virtù risiede nel succo, che si ottiene pestando in un mortaio la pianta, il quale ridotto come un
estratto, forma la tridace; quest’ultima risulta formata da grandissima parte dal lattice della pianta, detto
lattucario. Il quale a sua volta risulta composto da lactucerina, lactucina ed acido lattucico, mannite, sostanze
resinose e mucillaginose.
Il lattucario, oltre ad essere un potente anafrodisiaco, ha grandissima azione contro l’insonnia, specialmente
nei malati di blenorragia.
E’ analogo all’oppio; non ha azione perturbatrice di sorta sugli organi della digestione, né su quelli delle
circolazione del sangue; non porta costipazione, né perdita di appetito, né disturbi vaso-motori.
Nelle spermatoree ribelli e nei priaprismo dei blenorragici, dà ottimi risultati.
Usato specialmente nei bambini, si hanno molti vantaggi: calma gli accessi di tosse, particolarmente
l’asinina.

76
LAVANDA – SPIGHETTA

“Lavandula officinalis” Famiglia delle labiate.

Selvatica, forma arborescelli; si trova nei luoghi aridi e sassosi, nei poggi della regione mediterranea e
submontana della penisola e nelle isole adiacenti; si coltiva molto nei giardini per il suo forte profumo.
Fiorisce dalla primavera all’autunno.
Tutta la pianta ha odore forte, assai piacevole, sapore caldo, amaro. Contiene un olio essenziale (a base di
acetato di linalite), giallastro, acre, aromatico, molto penetrante, e molta canfora di composizione chimica
assai complessa.

Proprietà medicinali:
Ha proprietà toniche sul sistema nervoso, antispasmodiche, risolutive, carminative e vulnerarie. Quindi si usa
nelle vertigini, nella debolezza generale organica, nei vomiti e spasmi nervosi, nella scrofolosi,
nell’isterismo, nell’ipocondria, nelle flatuosità intestinali, nei catarri cronici dovuti a debolezze generali
persistenti (bronchite cronica, asma umida) nelle emicranie e dolori di testa.
Prendendo 5-6 gocce di olio di lavanda sullo zucchero due volte al giorno, favorisce la digestione e
promuove l’appetito. Chi soffre di ventosità, emicrania e malessere faccia uso dell’olio, come sopra fu detto.
Questo agisce con successo nei malati affetti da emicrania e malinconia; infatti in molti casi la guarigione
dipende dall’allontanamento di questi gas, che esercitano una azione malsana sul cervello.
Fatto è pessimismo, nel curare gli ammalati, si da troppo poco peso a questi gas.
L’essenza, a dose moderata, agisce come narcotico molto attivo, e non è eccitante se non a dose tossica. Per
essere la pianta antispasmodica, è razionalmente usata per calmare la tosse convulsa, le tossi fastidiose
nell’asma, nell’influenza, nella laringite stridula, nella quali si usa con vantaggio.
Perciò si prescrive, per uso interno, l’infuso di 5 grammi per ¼ di litro di olio di oliva.
Si usa nella mancanza di appetito, contro le congestioni, le vertigini e, in genere, contro tutti i mali di testa;
se ne prendono 5-6 gocce su zucchero, tre volte al giorno.
Per uso esterno, l’essenza si usa in frizioni nelle paralisi e nei dolori nevralgici anche mescolata con
vantaggio con olio d’Iperico.
E’ ottima la tintura di Lavanda, unita con ammoniaca, usata in frizioni nella regione sopracciliare contro
l’amaurosi o cecità.

Dosi:
25-50 grammi per un litro d’acqua bollente.

77
LENTICCHIE

“Ervum Lens” Famiglia delle Papillonacee.

Nota fin dai tempi più antichi, questa pianta è coltivata negli orti per i semi commestibili (lenticchie) di
sapore gustoso, molto nutritivi, di facile digestione se la buccia esterna è sottile; cotti e passati per setaccio
sono un cibo eccellente, molto sano.
Talvolta si trova qua e là la pianta selvatica.

Proprietà medicinali:
Medicinali sono i semi, aventi le loro proprietà analoghe a quella della fava, usati sempre nei secoli passati
dai medici, fino ai nostri giorni.
Contengono vitamine C, B1, B2, PP, A, K, E.
La loro farina è emolliente e risolvente, e si usa con successo nei flussi di ventre lienterici (evaquazione di
cibi non assimilati).
Il decotto leggero di lenticchie in vino bianco, bevuto più caldo possibile, sul principio del “calore” che
detiene dietro ai brividi, guarisce in 2-3 volte la febbre intermittente, aumentano di molto il sudore.
Il decotto leggero, con aggiunta di Vulneraria, è un purgante sicuro ed innocuo.
Il decotto fatto forte, con aggiunta di Borsa Pastore, arresta qualsiasi emorragia, bevendolo quasi freddo.

78
LAURO o ALLORO

“Laurus nobilis” Famiglia delle Lauracee.

Pianta molto conosciuta, che gli antichi usavano in tutte le faste sacre e profane come simbolo di gloria;
cingevano la testa degli imperatori romani, dei poeti e dei grandi uomini nelle solennità speciali.
Trovasi diffusa in tutta l’Italia ed in tutta la zona mediterranea europea, coltivata specialmente nei giardini e
nei boschi.
Anche in medicina fu usata prima di Plinio, fino ai nostri tempi, con molto successo.

Proprietà medicinali:
Medicinali sono le foglie ed i frutti o bacche.
Le foglie hanno odore graditissimo, balsamico, sapore un po' amaro, aromatico ed un po' piccante; bruciate,
fanno fumo con odore gradevole. Le bacche sono piccole, odorose più delle foglie. Tutte queste parti si
usano internamente ed esternamente; sono eccitanti locali, stimolanti, toniche dei capillari sanguigni,
astringenti ed emostatiche.
Le foglie sono molto efficaci nelle flatuosità, nelle debolezze di stomaco, nelle gastralgie; eccitano l’appetito,
facilitano la digestione, espellono i gas intestinali, promuovono le regole mensili; sono anche sudorifere ed
anticatarrali.
Le bacche sono assai più attive delle foglie; contengono acido laurico, laurina, una materia grassa
(laurosterina) solubile nell’etere e nell’alcool caldo, ed olio volatile (essenza) assai denso do color giallo
verdastro. Le bacche si consigliano, in polvere nella birra calda, per eccitare il sudore e contro le idropisie.
La polvere ottenuta dalle bacche disseccate e macinate si dà con molto successo, alla dose di un cucchiaio
da caffè contro l’influenza ed i raffreddori. La loro essenza od olio essenziale è efficace nelle malattie dei
nervi, nelle paralisi, nelle convulsioni, nella colica, come stimolante nelle debolezze di stomaco e contro i
gas intestinali (5-10 gocce su zucchero); all’esterno agisce come calmante, tonico, risolutivo in linimenti nel
reumatismo cronico, nelle paralisi negli ingorghi ghiandolari.
Contro i sudori estivi abbondanti dei piedi, e contro il concomitante eritema erispelaceo, è utilissimo il
decotto ben concentrato di quelle bacche frantumate, in forma di pediluvio; per questo si rende più facile il
camminare.
Il rimedio specifico contro l’alopecia si compone di olio di garofani (1 parte), di spirito di lavanda ed etere
solforico (2 parti ciscuno), in cui si fanno digerire le foglie di lauro (8 parti).
Esternamente la polvere delle foglie si asperge sulle ulcere atoniche e torbide.

Dosi:
25-50 grammi per un litro d’acqua bollente o vino.

79
LICHENE D’ISLANDA

“Centraria Islandica” Famiglia del licheni.

Ha tallio fogliaceo, secco all’aspetto, coriaceo, diviso in lamine o lobi più o meno stretti, di regola biforcati,
scanalati verso il basso, col margine ciliato: ha un colore oliva-bruno, talora grigio-rossiccio al di sopra,
pallido al di sotto. Si trova abbondante in tutti i paesi artici ed antartici: si raccoglie e si spedisce in quantità
enorme in tutti i paesi del mondo.
Prima di usarlo si monda da ogni impurità con cui può essere unito; talvolta si taglia sottile o si riduce in
polvere. E’ senza odore ed ha un sapore amaro. Messo nell’acqua si gonfia; bollito dà, raffreddandosi, una
specie di gelatina.

Proprietà medicinali:
Ha proprietà toniche efficaci e febbrifughe se vi si lascia il principio amaro; in questo caso si usa con
vantaggio nella debolezza generale e digestiva, nella diarrea, nella dissenteria cronica e nelle febbri
intermittenti. E’ invece emolliente ed addolcente se è privato del principio amaro; ed allora è utilissimo nelle
malattie catarrali bronco-polmonari, nelle tossi ostinate, nelle tisi, in cui solleva molto il paziente
combattendone il catarro e la tosse permanente, ed in modo speciale nella bronchite cronica.
Il principio amaro, tonico, è dovuto alla cetrarina o acido centrarico che contiene, e che si elimina
infondendo più volte nell’acqua bollente e facendolo poi bollire per un’ora; così diviene pettorale.
Se dopo ciò si fa macerare per 24 ore nell’acqua alcalina (3 grammi di carbonato di potassio per un litro
d’acqua), non conserva che la parte nutritiva, cioè la lichenina o amido di lichene a circa il 70% .
La gelatina molto utile nelle irritazioni dello stomaco e dell’intestino, nelle malattie catarrali acute, nelle
diaree con infiammazione intestinale, nei raffreddori ribelli e nelle tossi convulse dei bambini.
Il principio febbrifuga è dovuto all’acido proto-cetrarico, che è bianco lucente ed amarissimo; si usa nelle
febbri intermittenti con successo; agisce più lentamente del chinino, ma non ha azione irritante sullo
stomaco. Oltre queste sostanze contiene anche gomma, zucchero, fosfato di calcio e mucillagine, per cui è
espettorante e remineralizzante.
Il Lichene, cui non è stata tolta la sostanza, è molto più importante.
In questo stato ha azione spiccata antiemetica (contro il vomito), alcune emicranie, stato ittrici ecc..

Dosi:
Per privarlo della parte più amara, semplicemente se ne fanno bollire 10-20 grammi in un litro d’acqua per
circa un’ora; si getta poi quest’acqua, si lava il lichene con acqua fredda e si rimette poi a bollire per 30
minuti; quindi si passa; vi si aggiunge zucchero o miele; il malato soffrente di tosse prende quella tisana di
Lichene in piccoli sorsi 4-5 volte al giorno.
Se si deve usare come tonico, non si deve privare della sostanza amara, e del decotto se ne prendono 3-4
volte al giorno, prima dei pasti.

80
LIMONE

“Citrus Limonum” Famiglia delle Rutacee.

L’avvezzo del frutto di questa pianta è ben noto. Il suo sugo contiene vitamina C, P, A, B1 e acido citricocui
si deve il sapore acidulo.

Proprietà medicinali:
I fiori e le foglie sono stomachici, antispasmodici, tonici e sudoriferi; il loro infuso nell’acqua si raccomanda
nelle difficili digestioni e nei leggeri disturbi degli organi digerenti.
La radice in polvere o in estratto è un febbrifugo efficace.
La scorza del frutto (limone) torrefatta e ridotta in polvere somministrata alla dose di 20-30 grammi per ogni
tazza di acqua bollente, preparata come un caffè, è assai efficace contro le febbri intermittenti, che fa quasi
sempre guarire. Le limonate si danno ai malati di febbre (senza diarrea) che hanno sete ed urinano poco; per
tutti è una bibita sanissima. Se nel sugo di limone spremuto in un bicchiere d’acqua, invece dello zucchero si
mette un cucchiaio di miele, si ha una bevanda graditissima e molto salutare, perché gli elementi del sugo di
limone, si aggiungono le vitamine, gli zuccheri e gli aromi del miele che le api hanno preso dai laboratori
vitali delle più aromatiche piante.
Questa bibita è tonica, corroborante, nutritiva, molto gustosa, atta a dissetare e a vincere leggere
intossicazioni ed anche le diarree.
Il succo è utile nel reumatismo articolare acuto e sub-acuto, oltre a mitigare i dolori, lo guarisce; perciò si fa
bollire un limone fresco in un bicchiere d’acqua, finché sia ridotto a metà, quindi si beve per un paio di volte
di seguito; guarisce anche le febbri intermittenti, contro le quali si può unire anche una tazza di caffè.
E’ utile anche nel ricambio organico alterato.
E’ vantaggioso pure nella malattia dello scorbuto infantile, che si manifesta con anemia, emorragie
sottocutanee ed arresto di sviluppo.
Perciò il succo di limone ai bambini nutriti artificialmente (anche come preventivo), unito con un po' di
zucchero o meglio miele, perché più digeribile, aromatico e ricco di vitamine: di esso ne sono ghiotti.
Anche la porpora emorragica e nella emofilia, si ottengono molti vantaggi con l’uso del limone fresco e
maturo, prendendone ogni giorno 100-200 grammi, nei pasti e fuori, in piccole dosi per volta, unito con un
po' di acqua; oppure prendendo il succo di tre limoni per 10 giorni consecutivi, alternati con altrettanti di
riposo.
Cura attiva nella diminuzione del sangue, diminuzione di grasso negli obesi, aumento dei movimenti
peristaltici dell’intestino ed aumento della secrezione biliare e dell’urina; cura si fa prendendo il succo di 2
limoni maturi 3 volte in una giornata, per 3 giorni di seguito; nei seguenti 3 giorni si prende il succo di 3
limoni maturi, ed un 3 giorni si aumenta di 1 limone, fino a 6; quindi dopo qualche giorno si diminuisce di 1
limone in 3 giorni fino alla riduzione di 2 limoni al giorno.
Il succo del Limone ha dunque azione antisettica, diuretica, antiscorbutica, ecc..
perciò si usa nelle palpitazione nervose, nella dissenteria, nelle febbri intermittenti, nelle angine con placche.
Questo succo è bene diluirlo con un po' d’acqua.
Cura meravigliosa per tutte le predette malattie, e contro la precocità senile (cioè cura per ringiovanire): un
limone tagliato in quattro si lascia bollire dieci minuti in mezzo litro d’acqua; quindi colare ed aggiungere 5
grammi di Ginko-biloba, 5 grammi di Angelica ed una noce di Cipresso con un cucchiaio di miele di gaggia:
fare bollire il tutto ancora per 5 minuti, lasciare riposare ancora mezz’ora, colare e versare in bottiglia, pronto
per l’uso. Prendere un cucchiaio da tavola prima dei 2 pasti principali.

81
LINARIA

“Linaria cymbalaria”. SCARPETTE DELLA MADONNA Famiglia delle Scrofulacee.

Descrizione:
Pianta perenne +, lunga 10-50 cm., con ramoscelli sottili, filiformi, pendenti o striato-rampicanti; le foglie
sono palmiverne, con picciuolo più lungo del gambo cuoriforme a 5-7 lobi larghi, sono alterne la maggior
parte. I fiori, di colore viola pallido, con il palato giallo, solitari su peduncoli lunghi quanto le foglie o più, e
piegati in basso verso l’apice, hanno calice con lobi lanceolati, sottili; la corolla gamopetala lunga 8-10 mm.,
con il tubo rigonfio e prolungato a sperone un po' curvo alla base con due labbri: il superiore dritto con due
lobi, l’inferiore con tre; gli stami sono quattro, di cui due più lunghi. Il frutto è una capsula un poco più
lunga del calice, con due cavità contenenti i semi, fioritura: da maggio ad ottobre.
Distribuzione geografica:
Comune sui vecchi muri e sulle rocce umide (specialmente volte al nord) dove forma dei ciuffi, nel loro
complesso anche eleganti, pendenti; trovasi in tutta l’Europa meridionale e centrale.
Quando i frutti sono maturi, i peduncoli che li portano si muovono lentamente, finché trovano un crepaccio,
ove li depongono.

Proprietà medicinali
E’ fortemente astringente; usata fin dai tempi più antichi. Si prescrive contro i flussi bianchi e leucorrea,
mangiandone più volte le foglie in insalata, prima della cena. Questa pianta è specifica nelle emorroidi,
quando si tratta di soggetti fortemente sanguigni, nei quali si devono “rispettare” non sopprimere.
Trattamento sicuro contro le emorroidi: si usano le foglie fresche di Linaria che si schiacciano con un
cucchiaio, e, a modo di cataplasma, si applicano localmente sedendovi sopra più volte; le emorroidi
scompaiono prestissimo e definitivamente.
Questa pianticella trovandosi solo nella buona stagione, può prepararsi anche in unguento per il tempo in cui
non la si trova: perciò si prende una certa quantità della pianta fresca, si pesta bene, e la si mette a bollire con
tanto olio rosato che la ricopra; ben cotta, se ne estrae il succo colando con un panno di lino; quindi in questo
sugo si scioglie con un po' di cotone o garza.
Questo rimedio, vale però solo quando le emorroidi con un po' cotone o garza.
Questo rimedio,vale però solo quando le emorroide non sono rotte, ma quando sono gonfie di sangue e molto
dolorose.
Il decotto di una manata di questa pianta in un litro d’acqua, bollita per 10 minuti e poi colata per colino,
guarnisce o solleva molto i malati di renella, prendendone un bicchiere di tanto in tanto.

DOSI:
59 grammi per un litro di acqua.

82
LINO
“Linum Usitatissima” Famiglia delle Linacee.

E’ coltivato per le fibre tessili che si ricavano dai suoi fusti, per i semi e per l’olio che si ottiene da questi.

Proprietà medicinali
Medicinali sono i semi che contengono un olio grasso essicativo (30-40%), mucillagine (6%) ed un
glucoside (Linamarina, 1,5%). Essi sono emollienti, lassativi, addolcenti ed aperitivi, lodati in medicina, per
uso interno ed esterno.
Il loro thè (un cucchiaio di semi per una tazza d’acqua bollente, infuso senza far bollire) è utilissimo in tutte
le infiammazioni interne, specialmente nello stomaco e nell’intestino, nella peritonite, nelle emorroidi attive,
nella cistite (infiammazione della vescica urinaria), nella nefrite e nelle polmoniti; è efficacissimo come
temperante e calmante nella irritazione delle vie urinarie, e come addolcente nei forti stimoli di tosse.
Il thè preparato freddo e bevuto insieme con i semi frantumati (un cucchiaio ) è utilissimo anche contro i
catarri di stomaco, d’intestino, e contro la stitichezza (per questo si prende per più mattine fino a risultato
ottenuto).
Il decotto di semi si usa per bagni generali o locali, con molta utilità nella malattie della pelle, specialmente
nei dartri dolorosi congiunti a prurito intollerabile; usato sovente in frizioni è efficace contro la caduta dei
capelli.
Con la farina dei semi si fanno ottimi cataplasmi, che sono emollienti e curativi, ed agiscono contro le
infiammazioni di ogni specie in qualsiasi parte del corpo. Se si vuole effetto calmante, basta fare il
cataplasma con dell’acqua, in cui si fatta bollire prima una testa di papavero. Per un cataplasma occorrono 60
grammi di farina per ¼ d’acqua bollente. Si usano i cataplasmi semplici sui tumori e sugli ascessi, affinchè
maturino e si risolvano.
Un cataplasma molto caldo, applicato sulla regione dello stomaco, ne calma i crampi.
L’olio di lino agisce come mite purgante, utilissimo negli avvelenamenti da verderame (un cucchiaio da
minestra ogni quarto d’ora).
Un clistere lassativo: si prepara mettendo insieme 3 cucchiai di olio di lino, 1 di sale da cucina, 3 tazze
d’infuso di camomilla ed 8 grammi di sapone duro.
L’olio, sbattuto con acqua di calce, è un buon lininento, applicato sulle bruciature o scottature.
Nei casi gravissimi di stitichezza può farsi un clistere in cui siasi messa una buona dose di semi od una
buona quantità di olio di lino.
Quest’olio purificato, è commestibile come quello di oliva, perciò si può usare come condimento.

Dose:
50-100 grammi per litro d’acqua.

83
LIQUIRIZIA

“Glycyrrhiza glabra”. Logorizia; Loquorizia. Famiglia delle leguminose.

La liquirizia è un arbusto perenne, cesposo, della famiglia delle legumnose con fusto eretto, alto sino ad un
metro o un metro e mezzo.
Due sono le specie di liquirizia: una è detta liquirizia germanica o siliquosa, l’altra è detta liquirizia echinata
o “capite echinato”. Gli Soyti furono i primi che conobbero le sue qualità e la misero in uso.
La specie ha le foglie disposte in ale, come quelle della gaggia, della veccia, del frassino: messe cioè in
ordine a due a due, lungo ad una costa terminata ad una sola foglia, con quattro o sette coppie di foglioline,
bisunghe verdi rilucenti, viscose, d’un gusto acerbo tendente all’acido. I fiori di questa specie di liquirizia
sono leguminosi, azzurrastro porporino glandolosi, disposti in racemi ascellari, lunghi circa la metà delle
foglie come quelli della veccia. Succedono loro dei baccelli corti, compressi, di color tra il rosso ed il giallo,
con entro essi che hanno la figura di un piccolo rene. Le radici sono lunghe divise in molti rami, gli uni più
grossi del pollice, gli altri come il dito, striscianti e stendentesi da tutte le parti. Do coloro rossiccio al di
fuori, giallo al di dentro, e d’un gusto dolcissimo e grato.
Nasce nei luoghi sabbiosi, nei boschi, principalmente nei paesi caldi. Si trova in Sicilia, nelle Calabrie, nel
Piceno, nel Lido Veneto, a Malamocco ed a Grosseto; veniva pure dalla Spagna, ove era stimata migliore
quella di Saragozza.
La seconda specie di liquirizia (echinata) getta fusto all’altezza di un uomo, ramosi, con foglie bislunghe, in
punta fatte come quelle del Vischio, verdi, un po' glutinose, disposte come quelle della prima specie.
I suoi fiori sono turchini; succedono loro dei frutti composti di molti di molti gusci bislunghi, arricciati alle
punte, ammucchiati l’un l’altro ed uniti assieme in basso. Le sue radici sono lunghe e grosse come il braccio,
dritte nella terra, non dividentesi, di un color bosso e di un gusto meno dolce e meno grato della prima
specie, per le maggiori virtù e miglior gusto. Anche questa seconda specie si trova in Italia.

Proprietà medicinali
La Medicina si serve della sola radice della liquirizia, la quale prima di tutto ha virtù pettorali, cioè provoca
il catarro, umetta il petto ed i polmoni, e poi ha virtù purgativa.
Facendo macerare nell’acqua fredda la radice di liquirizia, si ha una bevanda graditissima che si può bere a
discrezione d’estate.
Come bibita estiva, l’acqua in cui si siano macerate un po' di radici di liquirizia (frantumata) e seni di anice,
è eccellente per dissetare. La liquirizia mescolata con orzo e gramigna, bollita con acqua, forma una bevanda
graditissima al malati, ed è diuretica.
Nelle bronchiti e nelle tracheiti è utilissima la bevanda ottenuta fondendo 2 grammi di estratto di liquirizia in
una tazza d’acqua bollente: si ha una bevanda dolcissima e molto gradita ai bambini.
Sciroppo: lo si prepara macerando per 24 ore 500 grammi di liquirizia pestata, meglio ancora in polvere, in 2
litri d’acqua alla temperatura di 25° C., poi si filtra e si mescola con eguale peso di zucchero. Questo
sciroppo è utilissimo nelle tossi bronchiali affezioni polmonari, raffreddori.
Quando si ha tosse fastidiosa, irritazione di gola, bocca e gola secche, giova tenere in bocca una pasticca di
liquirizia.
Purgante: basta un cucchiaio di polvere di liquirizia e una tazzina di acqua calda, che si beve alla sera
nell’andare a dormire, per promuovere facilmente la defecazione.
La mattina seguente se ne avrà un buon effetto.
Polvere purgativa composta mescolando bene assieme: 20 grammi di Liquirizia, 20 grammi di polvere di
Sena, 10 grammi di polvere di semi di Finocchio, 10 grammi di Fior di Zolfo.
Uso: 2 cucchiai del miscuglio in un po' d’acqua calda, bevuta con la polvere in ostia, la sera, pulisce assai
bene l’intestino.
Per i bambini una piccola dose presa alla stessa maniera.

84
LUPPOLO

“Humulus Lupulus” (Lupola) Famigla delle cannabinacee.


Descrizione:
Pianta erbacea dioica, rizomatosa, perenne, con fusto angoloso, ruvido, alto 2-5 metri, molto ramificato,
volubile, con foglie opposte, picciuolate, cuoriformi, con 3-5 lobi ovali dentati; le superiori spesso semplici;
tutte più o meno ruvide. I fiori hanno un colore verde-giallastro: quelli staminiferi in grappoli ramosi, quelli
pistilliferi sono disposti in spighe o coni ovali, peduncolato o penduli. I primi hanno un perigonio di 5 sepali
e di 5 stami; i pistilliferi in amenti o spighe a forma di cono composti da tante brattee membranose, alla cui
ascella si trovano due fiori con perianzio ridotto ad una specie di squama circondante l’ovario munito di due
stimmi. Frutti ad aschenio, rivestiti dal perigonio persistente, squame dei coni ed acheni coperti di ghiandole
resinifere.
Tempo di fioritura: da giugno a settembre.
Distribuzione geografica: comune lungo le siepi ed i luoghi freschi dell’Italia e del resto dell’Europa.
Parti usate: le infiorescenze pistillifere, spighe o coni, che si raccolgono d’autunno a perfetta maturità. Le
bratteole che avvolgono il frutto, e la parte esterna di questo, portano ghiandole speciali giallo-aranciate, che
secernono una oleoresina, che può conservarsi (non a lungo) in vasi di vetro, ben chiusi, lontani dall’aria e
dalla luce. Si usano anche le foglie. Il luppolino risulta di una cera, di principi amari (umulolo, ecc.), acido
luppolinico, materie resinose, una essenza con umulene e mircene.

Proprietà medicinali:
E’ un amaro, calmante, narcotico ed anafrodisiaco. Eccita l’appetito e favorisce la digestione, aumenta il
vigore e l’attività. A dosi troppo elevate agisce sul sistema nervoso e dà un senso di calore all’epigastrio,
cardialgie e disturbi intestinali.
I teneri germogli mangiati in insalata crudi o cotti, purificano il sangue, sono lassativi e tolgono gli ingorghi;
il decotto dei fiori è utile nelle febbri prodotte da ingorghi epatici; infatti nel vino sono migliori.
I coni, essendo anche tonici ed aperitivi, trovano applicazioni come coadiuvanti nel trattamento speciale di
molte malattie croniche, come ad esempio nelle convalescenze, nelle lunghe debolezze, nella clorosi,
nell’anemia, nel rachitismo, nello scorbuto, negli ingorghi viscerali, nelle diarree e nelle malattie della pelle.
Il principio attivo della pianta, il luppolino, è un ottimo rimedio anti-afrodisiaco contro le polluzioni
notturne, che tanto spossano i giovani, e contro l’eccessiva eccitazione sessuale dell’uomo.
Ha azione ipnotica, come l’oppio, ma a differenza di questo non stanca lo stomaco, né produce stitichezza,
né eccitazione celebrale. Come narcotico o sedativo dei dolori, si usa con successo nelle piaghe cancerose,
sui tumori gottosi e nelle emorroidi.
I cataplasmi di foglie si usano con successo come risolventi degl’ingorghi, e con gran successo come
risolventi degli ingorghi edematosi, dei tumori freddi e per calmare i dolori atritici, gottosi e reumatici.
Il “Luppolino” ad alte dosi è velenoso, ed agisce specialmente sui centri nervosi del midollo spinale; come
pure è tossico il luppolo, che con le sue esalazioni rende malsana l’aria dei magazzini che lo contengono: si
conoscono parecchi casi di sonno mortale per tali circostanze.
Il luppolo inoltre si usa per la preparazione della birra, cui dà sapore amarognolo speciale.

Dosi:
10-15 grammi di coni secchi per un litro d’acqua bollente.

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MAGGIORANA

“Origanum majorana” Famiglia delle Labiate.

Descrizione:
Pianticella tormentosa della famiglia delle labiate, esile e sottile, con caule eretto può raggiungere l’altezza di
oltre 2 meri. I rami hanno foglie picciuolate ovali, biancastre; i fiori sono riuniti in spighe terminali
densamente agglomerate ed hanno petali bianchi e porporini. Sbocciano durante l’estate. I frutti sono
costituiti da quattro asceni ovali e lisci.
Originaria dell’oriente, la maggiorana fa parte delle piante che si coltivano negli orti, ha un gradevole aroma
che rende più fragranti certi piatti e certe pietanze.

Proprietà medicinali:
Nella medicina popolare la maggiorana viene utilizzata come antispastico, nella cura del raffreddore, della
dilatazione di stomaco dovuta alla nevrosi gastrica, dell’insonnia.
Parti usate della pianta: sommità fiorite raccolte in piena estate e fatta essiccare all’aria aperta e all’ombra.
L’infuso dei suoi fiori e delle sue foglie si usa con successo nella soppressione di urina e delle regole, e fa
espettorare più facilmente i sofferenti di asma e tosse ribelle; è stomachico, facilitando la digestione e
tolgono l’acidità di stomaco; è carminativo cacciando i gas dal tubo digerente; l’infuso od il suo olio
essenziale (olio contenente canfora, borneolo, terpinene, ecc.), calma il dolore dei denti, mettendone una
goccia in un batuffolo di cotone idrofilo nel cavo del dente malato.
Nelle nevralgie, si scaldano le foglie al forno (meglio se fresche) e fattone un sacchetto si pone caldissimo
sulle parti reumatizzate; come pure nella corizza, o raffreddore di naso, vi si avviluppa, in egual maniera il
capo.
Tale pianta è molto efficace nei catarri acuti e nei cronici, specialmente dei vecchi, quando vi è bisogno di
uno stimolo per eliminare le mucosità dei bronchi e delle loro ramificazioni.
La polvere delle foglie e dei fiori è starnutatoria, e si usa nei dolori di testa, nella congiuntivite ed anche nei
catarri dei seni frontali come derivante il sangue dalle parti infiammate alla mucosa nasale.
L’infuso di 2-4 grammi di foglie e sommità fiorite per un litro di acqua e zucchero, è eccellente sudorifero, in
seguito a forte stanchezza.
L’infuso per uso esterno: 10-30 grammi per 200 grammi di acqua bollente.
Decotto per uso esterno ( frizioni, fomenti) 30 grammi di sommità fiorite bollite in un litro d’acqua.

86
MALVA

“Malva silvestris” Famiglia delle malvacee.

E’ comunissima dappertutto allo stato selvatico, lungo le strade di campagna, tra le macerie, sui margini dei
campi di tutta Italia e dell’Europa. Nei secoli passati era una pianta molto stimata come erbaggio e figurava
anche nei pranzi solenni. Gli è che dai tempi più remoti si mangiano i teneri germogli di malva a guisa di
asparagi.

Proprietà medicinali:
La malva (le foglie) è realmente un emolliente ed addolcente o calmante per eccellenza. Contro le stitichezza
abituale è sovrana, mangiata lessa con pochissima acqua e condita con olio. La stitichezza è indubbiamente
una brutta malattia, che si manifesta anche nell’aspetto e nelle espressioni del volto; perciò è consigliabile
mangiare malva e lattuga.
Per queste sue proprietà, conviene in tutti quei casi in cui si ha infiammazione acuta degli organi interni o
esterni; quindi si può usare con vantaggio nelle infiammazioni o irritazioni di petto, della pelle, degli occhi,
ecc.. in infuso, in decotto, in clisteri, in cataplasma, in lavande, secondo la sede del male.
Perciò è un ottimo rimedio per sollevare affetti da ardore di urina, antico ed abituale, con l’infuso o thè di
fiori di malva, dato ogni giorno in una tazza da prendersi mattino e sera a digiuno.
La malva appartiene alla vecchia medicina.
Il decotto delle foglie o di tutta la pianta si usa in gargarismi, impacchi, bagni, colliri, fomenti, cataplasmi,
compresse, quale addolcente ogni qual volta si è in presenza di una infiammazione qualunque della pelle,
degli occhi, dell’intestino, dello stomaco ecc..
Perciò si consiglia in tutta sicurezza il ricorrere alla Malva.
I fiori si raccolgono l’estate e si conservano secchi, preservandoli dall’umidità e dalla luce.
L’infuso si fa con 10-20 grammi per un litro di acqua; per clisteri 50 grammi per un litro d’acqua.
I malati di infiammazione intestinale, di nefrite e di altre infiammazioni interne, faranno molto bene a
mangiare le foglie di malva come a il altre verdure.
L’infuso dei fiori, specialmente con miele, è principalmente indicato come bechico ed espettorante contro le
bronchiti e le tossi ribelli; è anche emolliente, rinfrescante e lassativo.
La radice fresca della Malva, schiacciata e messa sui gonfiori infiammati e sugli erpeti, fa sparire il dolore;
un cataplasma di questa stessa radice bollita, posto molto caldo sulle parti gottose doloranti, ne calma il
dolore.

87
MANDORLO

Amygdalus communisi”. Famiglia delle rosacee.

E’ coltivato per i suoi frutti (mandorle) che si mangiano freschi e secchi specialmente il nocciolo
(endocarpo) od osso ed il seme incluso. Le mandorle dolci contengono zucchero (10%), proteine (20-25%),
vitamine PP, emulsione ed olio grasso (40-54%), limpido, giallognolo, di sapore dolcigno, quasi inodore.
Quest’olio fornisce l’emulsione (lattata di mandorle).
Varietà amara: le mandorle amare contengono meno zucchero (5%), amigdalina (che sotto l’azione
dell’emulsina si decompone in glucosio, aldeide benzoinica ed acido prussico o cianidrico, potentissimo
veleno; perciò questa è di competenza del medico.

Varietà dolce, proprietà medicinali:


Il nocciolo secco, in piccoli frammenti o polverizzato, si usa, bollito per 30 minuti nell’acqua, per preparare
un thè di graditissimo sapore e di odore balsamico che ricorda quello delle viola mammola, tanto più che si
aggiunge qualche goccia di rhum. Questo thè si consiglia, unito con latte, nelle infiammazioni catarrali di
petto. Inoltre si consiglia di far bollire per mezz’ora un pugno della stessa polvere in un litro d’acqua, poi
filtrare il decotto, ed aggiungere una manciata di fecola di patate, latte e zucchero, si ha così una pappa
nutriente e molto piacevole. Le mandorle contenute dentro il guscio, torrefatte e polverizzate, danno, bollite
nell’acqua, una specie di caffè nutritivo, non eccitante, assai utile per i temperamenti nervosi, di regola molto
eccitabili. Vi si può anche unire orzo e latte, conservare il colorito della faccia ed allontanare il
disseccamento della pelle. Si prepara con 40 grammi di mandorle dolci, pestate insieme a poca acqua di rose,
si filtra con carta da filtro e vi si unisce un grammo di benzoino.
Il latte di mandorle dolci si prepara frantumando in un mortaio 100 grammi di mandorle dolci assieme ad un
po' di zucchero ed alcune gocce d’acqua; al liquido filtrato si aggiungono poi 2 litri d’acqua in cui sono stati
sciolti 100 grammi di zucchero. Questo latte è per calmare la tosse e la sete, per guarire l’irritazione degli
organi digerenti ed urinari e per calmare la tosse e la sete, per guarire l’irritazione degli organi digerenti ed
urinari e per aumentare le secrezioni.
Il decotto di mandorle dolci nell’acqua, bevuto caldo assieme con latte, è ottimo rimedio contro i raffreddori
di petto, la tosse convulsa e le infiammazioni polmonari.
L’olio di mandorle dolci è consigliabile per tenere libero il ventre, essendo esso un ottimo ed innocuo
lassativo ed addolcente. Esso è di grande vantaggio anche nelle tossi accompagnate da irritazione dei
bronchi o dei polmoni, nelle infiammazioni intestinali, nei dolori viscerali, nella stitichezza, nelle malattie
della vescica, nella nefrite, nella renella, nell’urina sanguigna.
Volendo si somministra con zucchero o miele, latte o con rosso d’uovo; per i fanciulli con uno sciroppo alla
dose di 10-30 grammi.
Se gli orecchi soffrono di raffreddamento, per correnti d’aria o per reumatismo, si può applicare lo stesso
trattamento un giorno all’uno, un giorno all’altro, orecchio per più giorni, poi si lava con acqua tiepida.
All’esterno quest’olio è vulnerario ed addolcente.
L’olio fosforato di mandorle è miracoloso per la cura della cataratta. Esso si prepara, a bagnomaria di 80°,
facendo sciogliere in un vaso chiuso e ripieno, 50 centigrammi di fosforo in 150 grammi di olio. Lo si
friziona sul contorno dell’orbita di mandorle è utile nelle malattie della pelle, contro i tumori ghiandolari.

88
MARRUBIO

“Marrubium vulgare” Marrobio, Mentastro. Famiglia delle Labiate.

Descrizione:
Pianta perenne, alta 30-50 cm., tutta coperta di minuta peluria, bincastra, aromatica, di sapore amaro. Ha
fusti angolosi, più o meno ramificati, con foglie opposte ovali, crenulate disugualmente nel margine, con
breve picciuolo, di color verde lanoso o bianco lanoso di sotto. I fiori sono disposti in falsi verticilli
all’ascella delle foglie ed hanno: calice gamopetalo con 10 denti sottili e ricurvi ad uncino sull’esterno;
corolla gamopetalo con 10 denti sottili e ricurvi ad uncino sull’esterno; corolla gamopetala, bianca, tuberosa,
con il lembo a due labbri, il superiore bifido (a due lobi) od intero, l’inferiore con tre lobi (trifido); quattro
stami inclusi nella corolla; ovario con quattro logge e con stilo bilobo. Il frutto è formato da quattro acheni.
Tempo di fioritura: da marzo a settembre.
Distribuzione geografica: frequente nei luoghi aridi, incolti, nei campi, lungo le strade di campagna di tutta
Italia. Si trova anche in tutta l’Europa.
Parti usate: tutta la pianta con foglie, che si raccoglie al principio della fioritura.

Proprietà medicinali:
Tutta la pianta ha un odore aromatico, forte, gradevole, con sapore alquanto acre ed amaro. Tra i componenti
chimici più notevoli si notano un olio essenziale, acido lattico, una sostanza cristallizzata, la marrubina (a cui
è dovuto il sapore amaro), e ferro.
Questa pianta è lodata e largamente usata come tonica, stomachica, espettorante, antispasmodica,
emmenagoga ed antifebbrile, dai tempi più remoti fino ai nostri.
Per la sua essenza ha azione speciale sugli organi della respirazione,perciò si usa con vantaggio nella tosse
secca, nell’asma, nei raffreddori ribelli, nelle bronchiti, ed in tutte le affezioni polmonari.
Come amaro-tonica eccitante, è preziosa nella mancanza di appetito, nella debolezza di stomaco,
nell’anemia, nella clorosi, per provocare le regole mensili, per fortificare lo stomaco ed eccitare le forze
organiche, prendendola, infusa nel vino bianco per 4-5 ore, per alcuni giorni.
La sua azione si estende anche in modo meraviglioso sui tumori, anche quelli cirrosi del fegato: con un lungo
uso dell’infuso di 5 grammi per ¼ di litro di vino bianco secco, preso la mattina per più mesi, dissipa lo
scirro grosso come una noce. Si usa anche contro l’obesità.
L’uso del Marrubio agisce mirabilmente contro le febbri intermittenti, nella febbre tifoide, in effetti sotto la
sua azione la febbre diminuisce rapidamente, si abbrevia il corso della malattia e si ha una rapida
convalescenza.
La sua tintura alcolica agisce meglio del solfato di chinino.
Come amaro-tonico fortifica lo stomaco, migliora la digestione, ed è indicatissimo anche nei tubercolotici:
pur non avendo nessuna azione sul bacillo specifico della tisi, rende molto più efficace il loro stato di
nutrizione.
Per la sua essenza tonica ed antispasmodica, è molto usato nelle affezioni nervose, nell’asma umida,
nell’ipocondria e nell’isterismo ed infine quando si tratta di eccitare e fortificare i tessuti organici.
Si usa con vantaggio anche nella tosse asinina, come diuretico nell’anasarca e come sudorifero.

Dosi:
Infuso di 10-30 grammi per un litro di acqua bollente durante 10 minuti; pendere 2-3 tazze al giorno
(l’infuso con il vino è migliore).
Per uso esterno in decotto concentrato, dà ottimi risultati come tonico, antisettico, detersivo ed astringente,
negli ingorghi edematosi, nelle ulcere marcescenti, nelle piaghe, nelle cancrene, nelle malattie della pelle,
usato in impacchi frequenti.
Dosi per decotto: di 20-40 grammi per mezzo litro di acqua, da prendersi più volte al giorno, come
depurativo.
89
90
MELANZANA
“Solanum Melongena” Famiglia delle Solonacee.

Pianta erbacea, coltivata negli orti, in cui i frutti (melanzane), generalmente violaceo-scuri all’esterno, si
mangiano nella nostra mensa.
Le melanzane crude sono assai indigeste ed hanno prodotto gravi conseguenze (indigestioni, mali di testa,
febbri), già notate dai tempi antichi.
Ma quando siano ben cotte e ben preparate, esse sono invece un cibo sano e gustoso, grato al palato.
Uno dei modi migliori di cucinare le melanzane consiste nel mondarle, lessarle tagliate a fette, poi infarinate
e friggerle con olio e burro e quindi condirle poi con pepe e sale: come si usava già nel passato; sono
veramente molto gradevoli al gusto.
Gli Arabi ne facevano e ne fanno ancora oggi grande consumo.

Proprietà medicinali:
In medicina questi frutti sono sempre stati ritenuti (usati all’esterno in applicazioni locali) meravigliosi nelle
infiammazioni, sulle scottature, per calmare i dolori, specialmente delle emorroidi anche molto grosse e su
cui si adopera a mò di unguento.
Questo si prepara prendendo una melanzana di mediocre grandezza, la si taglia in piccoli pezzi (insieme con
il gambo) che si mettono a bollire con tanto olio rosato che li ricopra; ben cotte, se ne estrae il succo colando
per tela di lino; quindi in questo succo si discioglie un pezzo di solfato di rame, quanto basta per dargli
colore e con cera vergine si riduce ad unguento da applicare sulle emorroidi con un po' di garza o di tela di
lino.
N.B.:
Questo rimedio vale però solo quando le emorroidi non sono rotte, ma gonfie di sangue e molto dolorose.
Nel caso si può fare con metà di questi frutti e metà Linaria. Questo rimedio io l’adopero con risultati
efficaci.

91
MELO
“Pirus Malus” Famiglia delle Rosacee.
Molto coltivato per i suoi frutti, di sapore dolce e gradevole; se ne conoscono molte varietà, circa 2000. Si
possono conservare facilmente per tutto l’anno, meglio se sono seccate in forno. Sono usate per
l’alimentazione, cotte e crude; crude (per molti stomaci sono indigeste), possono produrre acidità e peso allo
stomaco; cotte, sono di facile digestione e formano anche uno dei primi alimenti nelle convalescenze.
Contengono molto fosforo, potassio, sodio e vitamine PP, B1, B2, C.
Con esse si fanno marmellate, frittelle, ecc.. Sono anche medicinali.
Proprietà medicinali:
Rinfrescanti e lassative. Usando il loro decotto nell’acqua (bollendole per circa 10 minuti), si ha una bevanda
gradevole, molto utile nelle malattie acute e infiammatorie; essa calma il calore della febbre e la sete,
diminuisce l’irritazione ed agisce benignamente sul fegato, sui reni e sulla vescica, favorendo le loro
funzioni; perciò si usa nelle infiammazioni intestinali, con l’aggiunta di liquirizia.
Le Mele tagliate a pezzi e cotte con un po' di vino e zucchero o miele (meglio) muovono bene il ventre, ed
usate con un po' di tempo tolgono la stitichezza. Perciò si consiglia ai sofferenti di stitichezza o di emorroidi
di mangiare a sera la polpa delle mele con burro o miele: è un blando lassativo.
Anche lo sciroppo semplice di mele è un rinfrescante, lassativo, pettorale, molto utile contro i raffreddori di
petto e la tosse convulsa. Si prepara nel modo seguente: si mettono in un recipiente con un litro d’acqua 3 o 4
mele senza scorza e tagliate in piccoli pezzi, 10-15 grammi di giuggiole ed un pugno di uva passa. Si fa
bollire per circa un’ora poi si filtra e si aggiungono 150 grammi di zucchero. Si ripone sul fuoco fino a che
risulti alla consistenza di sciroppo: lo si versa in una bottiglia quindi si tura bene.
Il decotto delle mele fornisce una bevanda gustosa, gradevole, molto utile nelle malattie acute ed
infiammatorie: tale bevanda calma la sete e la febbre, agisce benevolmente sul fegato, sui reni e sulla vescica.
Quindi in tutte le bibite pettorali si mettono sempre una o due mele: esse calmano la tosse e facilitano
l’espettorazione. Perciò in questi casi si consiglia anche una marmellata di mele e miele in parti uguali. Le
mele dolci si danno utilmente nei dolori di petto cotte con la Liquirizia, amido di grano e zucchero,
somministrandone due volte al giorno due ore prima dei pasti.
Le mele dolci si danno utilmente nei dolori di petto, cotte con liquirizia, amido di grano e zucchero,
somministrandone due volte al giorno, due ore prima dei pasti.
Le mele non mature nuocciono ai nervi e generano la “pietra” in coloro che ne mangiano troppe.
Il vino di mele o sidro si ottiene nel modo seguente: si tengono ammucchiate le mele per un certo tempo,
affichè possano poi subire la fermentazione del vino alla loro completa maturità (per lo più alla fine di
settembre); si riducono in pasta con cilindri scanalati ed il succo che si ottiene si ripone in barili in cui si
subisce la fermentazione; e così il sidro è fatto.
Modo pratico per ottenere il sidro: le mele vanno tagliate a pezzi e pestate, raccogliendone la polpa ed il
succo in recipiente adatto; si lascia fermentare e, quando la spuma viene a cessare si travasa il liquido in
altro recipiente, e poi una terza volta. Si lascia riposare ancora 5 giorni, indi si tappa bene il recipiente poi lo
si conserva fino al mese di Agosto; dopo di che si può imbottigliare il sidro.
Il sidro delle Mele agre riesce un po' piccante, ma si conserva più di un anno, mentre quello di mele dolci si
conserva meno a lungo. Esso è bevanda molto igienica, e si è constatato che il suo uso preserva dalla “pietra”
e dalla renella; è molto rinfrescante e conviene nelle malattie infiammatorie. Il medesimo, ridotto a metà con
ebollizione e messo in barili con un po' di fermento di birra e dopo fermentato, in bottiglie ben chiuse, dà
vino piacevolissimo: presone un po' dopo i pasti, facilita la digestione.
La corteccia della pianta (e dei rami) del melo è astringente e tonica; sene fa perciò uso, ben frantumata, in
decotto bollito mezz’ora, poi si prende a cucchiai più volte al giorno.
I fiori della pianta sono espettoranti e antispasmodici.: 10 grammi per un litro d’acqua.
La corteccia in decotto a 30-50 grammi per un litro d’acqua.

92
MELOGRANO

“Punica Granatun” Famiglia delle Punicacee.

E’ un albero coltivato specialmente per i suoi frutti (granati o melograni) grossi, giallognolo-rossicci
all’esterno, ripieni di semi di un bel rosso granato (ove prende il nome), il cui succo, un po' acido ma
gradevole, li fa apprezzare dai bambini che li mangiano con vera compiacenza.
Si trova nella zona mediterranea dell’Europa e dell’Africa.

Proprietà medicinali:
Le foglie fresche o secche danno un decotto tonico, utilissimo nelle debolezze di stomaco, nella mancanza di
appetito, nell’anemia, nella clorosi e nella debolezza generale.
Anche la scorza, presa in primavera dai rami giovani, ha gli stessi effetti.
L’infuso delle foglie secche è pettorale e antispasmodico, utilissimo nelle indigestioni, nella emicrania, nelle
diarree croniche, nella debolezza generale, nelle convalescenze e nei brividi febbrili.
I fiori e la scorza del frutto sono astringenti e tonici; perciò si usano interamente, in decotto o in polvere,
contro le diarree croniche, la dissenteria, le emorragie passive, ecc.. esternamente, in gargarismi, nel
rilasciamento dell’ugola e delle gengive e nel prolasso del retto.
La scorza del frutto si usa con successo nelle febbri intermittenti; anticamente era un rimedio che sostituiva
la China.
Per essere tonica-amara si usa come la Genziana e simili amari. L’infuso fatto con la scorza secca, è
efficacissimo nelle coliche ventose o flatulenti.
Il succo del frutto (semi) è rinfrescante e diuretico; diluito nell’acqua, forma una bevanda acidula,
graditissima, molto conveniente nelle malattie infiammatorie, nelle malattie biliari e putride, in quelle vie
urinarie e nelle febbri ribelli.
La scorza delle radici si usa con successo come potente vermifugo.
Gli Indiani si servono ancor ora di questa scorza per espellere dall’intestino la tenia o verme solitario.
Come tenifuga si usa la seguente pozione: corteccia di radice secca di melograno, 60 grammi; si lascia
macerare per 24 ore in 800 grammi d’acqua; quindi far bollire fino alla riduzione della metà. Questo decotto
si prende in due volte con intervallo di due ore-, dopo 3 ore dalla seconda presa, si somministra un purgante
di olio di ricino.
Questo decotto si usa con successo anche per altre due specie di vermi: l’ascaride e l’ossiuro, che spesso
produce prurito all’ano, alle pubende ed alla vagina delle bambine, fino a costringere queste ad atti contro
natura.

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MENTA PIPERITA

“Mentha Piperita” Famiglia delle labiate.

E’ comunemente coltivata; sovente è usata come medicamento: è odorosissima.


Tra i suoi componenti trovasi tannino ed olio essenziale, incolore, talvolta giallastro-pallido o verdognolo,
con odore speciale, forte, sapore piccante, aromatico e poi fresco, che si ritrova pure in tutta la pianta
(depone cristalli incolori di mentolo o canfora di manta).

Proprietà medicinali:
Questa pianta è usata in medicina dai tempi più antichi e remoti ed ha giovato in molte malattie. La sua
essenza come tutta la pianta è tonica, stomachica ed antispasmodica ed ha perciò proprietà stimolante
generale, analgesica, carminativa; agisce favorevolmente sul sistema nervoso, su cui ha azione
antispasmodica, nelle palpitazioni, nelle difficili digestioni, specialmente nella clorosi, nel torpore
dell’intestino come eccitante, e nel catarro delle mucose. Se ne prendono 3-5 gocce su zucchero, non di più
perché è molto acre.
Il mentolo ha anche azione antisettica; può essere usata la pianta od il suo olio essenziale nelle intossicazioni
provenienti dallo stomaco o dall’intestino. Nelle persone clorotiche è tanto più importante perché da esse fa
scomparire il desiderio di prendere cibi o condimenti acri ed acidi, che tanto danneggiano la loro salute, già
in cattivo stato.
Come stimolante generale ha utile applicazione per eccitare le funzioni organiche nella debolezza generale e
parziale, perciò facilita l’espettorazione dei catarri bronchiali e la sudorazione nelle persone linfatiche e nei
vecchi deboli.
In infuso diminuisce la secrezione del latte; si applicano sulle mammelle dei cataplasmi di foglie per
impedire l’ingorgo.
Si usa pure in bevande, in fomenti, come rinforzante e risolutivo, negli ingorghi freddi, elle contusioni, nelle
ecchimosi, nelle ulcere atoniche, ecc..
L’alcolato di menta si usa in frizioni contro i dolori reumatici, il rilasciamento muscolare, solo o con altri
analoghi. Modo di prepararlo: mettere a macerare in un litro di alcol una manata di foglie fresche di Menta,
per 8-10 giorni, ed aggiungere poi 500 grammi di sciroppo.
10-20 gocce in un bicchiere d’acqua come digestivo. In sciacqui e gargarismi profuma l’alito.
Contro il mal di testa: foglie di menta piperita applicate sulla fronte, danno ottimi risultati.
The di menta, preso in quantità di una tazza la mattina ed una alla sera, promuove la digestione e dà buon
aspetto.
Contro il batticuore per qualsiasi sofferenza o svenimenti, si usa il thè di Menta fatto con metà acqua e metà
vino, un pizzico per tazza.
Contro i vermi intestinali: prendere ogni mattina, fino all’espulsione, una manciata di menta con latte.
L’infusi si prepara con 4-5 grammi della pianta per una tazza di acqua bollente, per eccitare il sudore e
promuovere le regole, preso molto caldo.
Lo sciroppo di Menta si prepara mettendo in un recipiente 2 parti di foglie di Menta tagliuzzate
minutamente, 1 parte di alcool e 12 parti di acqua; si lascia tutto ben chiuso per 24 ore in un luogo caldo; poi
si filtra e, ad 8 parti di questo liquido, si aggiungono 12 parti di zucchero.

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MIRTILLO

Vaccinium Myrtillus. Famiglia delle Ericacee.

Descrizione: frutice o piccolo arboscello molto ramificato, con i rami verdi ed angolosi. Le foglie, con breve
picciuolo, sono ovali, sparse, fine-mente dentate, acute od ottuse. I fiori, al1'ascella delle foglie, sono
piccoli e pendenti; hanno corolla roses o bianca, quasi campanulata, globosa ed un po' ristretta presso il
margine che e dentato; hanno dieci stami ed ovario infero. Il frutto e una bacca sferica nera o viola scuro,
grossa quanto un pisello; è mangereccia e di grato sapore.
Tempo di fioritura: maggio-giugno.
Distribuzione geografica: è comune negli alti boschi e nei colli delle Alpi e dell'Appennino, fino agli
Abruzzi; trovasi pure in tutta l'Europa centrale, ecc..
Parti usate: le bacche mature, fresche o secche, e le foglie.

Proprietà medicinali:
Le bacche contengono tannino, vitamina A, B1, B2, C, acidi malico, citrico e benzoico. Dei tempi più antichi
sono state usate con vero vantaggio come toniche ed astringenti. Hanno sapore acidulo, un po'
astringente. Si usano con eccellenti risultati nelle infiammazioni, nelle malattie biliari e, in modo particolare,
nelle dissenterie, nelle diarree ostinate e croniche, in special modo quando gli altri medicamenti hanno
fallito; essendo innocue, producono subito sollievo e, continuandone l’uso prolungato, danno guarigioni
anche ... "inguaribili".
Nei flussi di ventre più comuni, anche nel principio delle dissenterie e nelle emorragie, si ha presto un buon
risultato masticando più volte in giornate ed ingoiando alcune di queste bacche per qualche tempo. Quanto ai
casi di diarrea e di tubercolosi che resistono ai comuni astringenti ed agli oppiacei, si fanno bollire 200 gr. di
bacche in 500 0 1000 gr. d’acqua fino a ridurre il liquido ad un terzo: si lascia freddare, si filtra e se ne
bevono:2-3 bicchieri al giorno. Si ottengono anche ottimi successi, nell'uso esterno, usando impacchi bagnati
nel decotto ed applicati sull'eczema.
Gli stessi risultati si hanno usando la tintura nella leucoplessia della bocca, nella stomatite (infiammazione
della bocca), nell'ulcera membranosa, nella stomatite aftosa, e nell’ulcera del pene.
Il decotto di queste bacche sterilizza in piccolo lasso di tempo colture di Bacterium coli, di bacillo di
Gaertner e di bacillo di Eberth; perciò si consiglia caldamente il decotto, con effetti sorprendenti.
Modo di fare una buona tintura in acquavite: si pongono in un vaso di vetro tre manate di bacche e vi si versa
dell'acquavite genuine e spiritosa; più a lungo le bacche stanno nell'acquavite, tanto piu forte ed efficace
diviene l'azione medicinale. Queste bacche sono anti-diabetiche.
Le foglie di mirtillo servono a preparare un ottimo thè; il decotto è molto utile nei vomiti, nei crampi di
stomaco, nelle debolezze dell'apparato urinario (basta un pizzico per una tazza d’acqua) e contro il diabete.
In tutte le infiammazioni degli occhi, si fanno impacchi con lo stesso decotto freddo, facendo in modo che ne
vada anche dentro agli occhi, più volte al giorno.
Dosi: 50-60 gr. di bacche o foglie per un litro di acqua; 2-5 tazze al di.

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MIRTO (MORELLA)

’Mirtus communis‘. Tarantina. ·


Il mirto e arboscello della famiglia delle Mirtacee, alto 1-2 metri, sempre verde, odorifero.
Vi sono molte specie di mirto (oltre100), differenti per la grandezza delle foglie e per il colore dei frutti. In
alcuni mirti le foglie sono più larghe, in altri più strette, in altri più aguzze e pungenti. Negli uni i fra; ti sono
bianchi, negli altri sono neri tendenti al bleu, coperti da una specie di polvere color verderame.
Il mirto ordinario e detto mirto minore o tarantina. Esso getta ramoscelli deboli, rivestiti di corteccia
rossastra, che invecchiando si fa terrea e si screpola. Ha foglie che rassomigliano a quelle del bossolo, ma
molto più piccole, più aguzze, opposte, coriacee, persistenti, liscie, sopra verdi risplendenti, pallide di sotto e
d’un profumo grato. I fiori nascono tra le foglie, sono ascellari, bianchi, odorosi, con corolla di 5 petali
disposti in rosa, sostenuti da un calice tagliato. Passato il fiore, questo calice diventa una bacca ovoide o
bislunga, carnosa, guarnita d’una specie di corona formata dalle intagliature del calice. Questa bacca sul
principio e verde e maturando diventa nero-bluastra. Interiormente essa è divisa in tre riposti gli ripieni di
semi duri color bianco.
Il mirto minore e comune nelle regioni montuose boschive umide di tutta l'Italia. Coltivasi pure nei giardini,
principalmente nei paesi caldi, dove esso e maggiormente profumato. Era usato, insieme con il lauro e la
quercia, per ghirlande, per ornamento nelle pubbliche feste civili e religiose, o per infiorare le strade od
ornare le tombe.
Il legno serve ai tornitori, la scorza e le foglie servivano alla concia del le pelli.

Proprietà medicinali.
Il mirto e grandemente usato per le sue virtù nella cura di alcune malattie.
Tutta la pianta ha composizione chimica complessa. Tra i suoi componenti si trova un'essenza od olio
essenziale, che risulta anche di mirtolo e di note vole quantità di tannino, per cui riesce tonica, astringente e
stimolante, molto utile nell'atonia di stomaco poichè eccita gradevolmente il sistema digerente ed il sistema
nervoso. Il suo uso conviene particolarmente bene nei flussi di qualsiasi nature, diarree, emorragie, ecc.
Usi interni delle bacche: le bacche di mirto hanno sapore acidulo zuccheri no e si mangiano come
rinfrescanti, fortificanti, astringenti, il succo del le bacche si prende alla dose di un cucchiaio 2-5 volte al
giorno. Si ordinano le bacche nel vino alle donna contro le perdite di sangue, nei flussi bianchi (leucorree),
nella diarrea. Il loro succo di spremitura da un liquore zuccherino acidulo, assai rinfrescante, che combatte le
diarree infantili.
Usi esterni delle bacche: se ne fanno anche decotti che si usano per gargarismi, nei rilasciamenti delle
Sengive e per clisteri nel prolasso dell'intestino retto, ed in altre malattie in cui si richiedono gli astringenti.
Le foglie di mirto in decotto di 15-50 gr. in un litro d'acqua, di cui se ne prendono 2-3 tazzine al giorno, si
usano nella cura di affezione bronchiali e per combattere la leucorrea. Quindi si usano anche nella
blenorragia, nella gonorrea, emorroidi, in decotto di 5-10 gr. per un litro d’acqua e per
uso esterno di 15-50 gr. per un litro d'acqua.

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NESPOLO

'Mespilus Germanica'. Famiglia delle Rosacee.

Il nespolo, originario della Persia, della Grecia e del Caucaso, é ora naturalizzato in tutta l'Europa centrale e
meridionale.
E' di mediocre altezza; il tronco e ordinariamente storto ed i suoi rami sono duri; le foglie sono fatte
pressappoco come quelle del lauro, ma bianche e lanuginose di sotto. I fiori del nespolo sono grandi con
molte foglie in rosa e di color bianco o rosso, sostenute da un calice tagliato in molte parti.
Passato il fiore, il calice diventa un frutto grosso come una piccola mela, quasi rotondo, polposo, terminato
da una specie di corona formata dal le punte del calice. Diventa rossiccio quand’è maturo.
La polpa del frutto e dura e d'un gusto acerbo, ma si ammollisce maturando ed allora acquista un sapore
dolce, vinoso, graditissimo. Il frutto racchiude 4 o 5 ossicini duri, bislunghi, rossicci.
Il legno del nespolo è flessibile, duro, molto atto a fare manici diversi.

Proprietà medicinali.
I frutti del nespolo quando sono ben maturi, oltre ad essere di grato sapore e rinfrescanti, sono pure diuretici,
aumentando la quantità di urina; sono astringenti specialmente quando non sono ben maturi.
L'azione astringente dei frutti del nespolo e molto efficace nelle diarree, regolarizzando le funzioni intestinali
senza irritare.
Si faccia bollire per tre quarti d’ora un Kg. di polpa di nespole con 800 gr. di zucchero e
500 gr. d'acqua: si divida in quattro parti uguali e si somministri in quattro mattine di seguito.
Questi frutti danno effetti molto importanti nelle diarree che tengono dietro alla dissenteria, in quanto che
questi frutti non portano per nulla stitichezza, ma mettono s0ltanto le funzioni dell'intestino in stato normale,
cioè agiscono come tonico. Quindi si somministra no 250 gr. di nespole, quando la buccia ha preso il colore
della cioccolata, ma senza buccia e senza gli ossi interni, oppure si somministra la loro marmellata che si
prepara prendendo 1 Kg. di nespole mature, 800 gr. di zucchero e i litro d'acqua; si fa bollire il tutto per circa
un'ora e poi si mette in recipienti di vetro ermeticamente chiusi. Se ne prende al mattino, in di
verse riprese, 100 gr. .
Con le nespole ancora acerbe, schiacciate e cotte nell'acqua, si prepara un decotto utilissimo contro la
diarrea, la dissenteria e le emorroidi.
Per uso esterno, il decotto serve a detergere le piaghe e le ulcere.
Il frutto maturo e sano ed emolliente.
N.B.: gli ossicini del nespolo non si devono mangiare perché contengono molto acido prussico o cianidrico,
velenosissimo; ma tuttavia essi hanno la loro virtù: contro la lombaggine si beve mattina e sera un bicchiere
di vino bianco (generoso) in cui sia stato infuso per 48 ore un pugno di noccioli di nespolo ben frantumati.
questo vi no agisce come forte diuretico, utilissimo contro la gotta, la calcolosi renale e la renella.
Se poi si vuole potenziare tale vino, si fa bollire con del prezzemolo.
II rami teneri e le foglie hanno le stesse virtù.
Dosi: la scorza e le foglie in decotto, 50 gr. se fresca e 25 se secca, in
un litro di acqua o di vino.

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NOCCIOLO

'Corylus Avellana' Famiglia delle Cupulifere.

Arboscello abbondante nei boschi d'Italia e del resto d'Europa.


Fiorisce dal gennaio el marzo; fruttifica in settembre.
Il nocciolo dicesi pure "avellene" dal nome di un'antica città della Campa nia detta Abella, dove coltivavesi
un gran numero di noccioli.

Proprietà medicinali.
Le foglie del nocciolo, in infuso od in decotto alla dose di 15-50 gr. Per un litro d'acqua, sono un ottimo
depurativo del sangue, e danno buoni risultati nelle malattie della pelle.
Le foglie di nocciolo seccate al forno, mescolate in parti uguali con foglie di noce, sale da cucina in polvere e
cenere di tabacco, il tutto cotto nell’olio di oliva e usato in frizioni e di grande sollievo nei dolori reumatici e
gottosi. La scorza dei rami e del fusto del nocciolo, bollita in una miscela di acqua e vino, si usa con
successo in compresse sulle ulcere varicose. La scorza delle radici, poichè contiene tannino, e astringente
e si usa contro le febbri intermittenti. Cosi anche 1 costoni del nocciolo sono astringenti, con profitto contro i
corsi di ventre.
Le nocciole si usano per fare emulsioni addolcenti che hanno azione particolarmente salutare sull'intestino
crasso, e costituiscono perciò un prezioso mezzo per curarne le infiammazioni. Si usano anche con vantaggio
nel le tossi secche e nervose, nella ritenzione d'orina, nei dolori nefritici e nei calcoli renali.
I semi delle nocciole contengono una forte porzione di olio, circa il 60%, che si ottiene con l’espressione.
Quest’olio e utile: preso a digiuno ogni mattina per due settimane di seguito (alla dose di 100-150 gr.),
uccide ed espelle la tenia o verme solitario. Lo stesso giova non poco nei dolori delle giunture e delle
podagra, perchè, col calore che contiene e con la "facoltà secca" che ha, consuma gli umori che producono 1
dolori artritici e corrobora le parti affette, proibendo parimenti la flussione.
L'olio di nocciole si usa, mescolato con vino rosso, per detergere le piaghe e le ulcere.
Le nocciole, se mangiate copiosamente, nuociono allo stomaco e generano la dissenteria. Invece se bevute
con vino o acqua e miele, le nocciole giovano contro le tosse ribelle; nocciole mangiate al principio del
pranzo liberano del dolore delle reni e della renella.

Dose: 15-50 gr. per un litro d'acqua o vino.

99
NOCE

‘Juglans regia'. Famiglia delle Juglandacee.


Albero originario della Persia, del Caucaso e dell'India, ma ora comunissimo in Europa. Può superare i 15 m.
d'altezza; e noto per il suo legno e per i suoi frutti commestibili (noci). La parole "noce" derive dal verbo
latino "nocere" che significa nuocere, perche l’odore del noce genera dolore di capo e stordisce molti; si
osserva ancora che sono pochissime le piante che nascono all'ombra del Noce. Tuttavia ogni parte di questa
pianta gode di speciali virtù.

Proprietà medicinali:
In virtù del polline con l'intera infiorescenza, dato in polvere, alla dose di 4-5 gr. con vino caldo al mattino
ed alla sera per più giorni di seguito, da ottimi risultati nelle emorragie uterine. Parimenti si usano come
sudoriferi e contro la dissenteria e la diarrea.
Il mallo delle noci fresche, che e la parte verde esterna, carnosa, coperta da una epidermide lucente, ha odore
forte aromatico ed acre; contiene principalmente amido, acido tannico, citrati ed ossalati di calcio e potassio
e clorofilla (che gli da il colore verde). Con il mallo si prepara uno sciroppo depurativo e tonico,
efficacissimo nell'anemia, nella scrofola, nell'eczema, nell'erpete ed in tutte le malattie della pelle.
Il succo del mallo, unito al miele, cura le infiammazioni della gola.
Tutta la noce immatura, cioè quando è ancora tenera (tanto da potersi ancora perforare da parte a parte con
una punta qualsiasi), condita con lo zucchero, e un mezzo eccellente per fortificare lo stomaco e guarire gli
ingorghi dell'intestino e dello stomaco stesso. Modo semplice di prepararsi: si trafiggono più volte i frutti con
una forchetta e si fanno cuocere con un poco d'acqua; quindi si tolgono i frutti ed al decotto si uni sce
zucchero o miele e si fa condensare al fuoco, aggiungendo alla fine garofani e cannella in piccoli frammenti.
Il succo che ne resta, condensato a caldo, si versa per ultimo sui frutti già cotti in parte e si rimette il tutto sul
fuoco per pochi minuti; poi si versa in un recipiente di vetro ben chiuso, dove si conserva facendo attenzione
che lo sciroppo ricopra bene i frutti.
Le noci vecchie, pestate ed applicate, sanano in breve lasso di tempo le cancrene, i carboni e le fistole
lacrimali.
Una noce messa dentro ad un pollo, lo fa cuocere prestamente e saporito lo stesso fa con le carni ponendola
nel tegame.
Dalle noci secche si prepara un olio assai usato negli alimenti, nella me dicina e nell'industria. L'olio di noce
fresco è molto buono per cuocere verdure ed e un purgante ottimo ed innocuo. L'olio di noce, bevuto al peso
di 25 gr., risolve le ventosità del corpo, per il che si da utilmente nei dolori colici e renali. Modo di usare le
foglie di noce: si riducono in pasta mediante contusione e se ne serve in frizione sulla pelle degli scabbiosi
per uccidere l’acaro; quindi si consiglia anche di strofinare le bestie con decotto saturo di foglie di noce, per
preservarle dalle punture delle mosche. Con questo decotto, non solo si allontanano gli insetti, ma restano
uccise anche le loro uova, ordinariamente deposte alla radice dei peli.
Poste le foglie di noce sui tumori edematosi, li risolvono presto; ciò per le esperienze fatte molte volte con
successo, nell'edema in diverse parti del corpo, ed in modo particolare sulle palpebre per causa di orzarolo;
per l'uso si scelgono le foglie più consistenti e fresche, si applicano e si rinnovano spesso. Le foglie di noce
danno pure ottimi risultati nel le pustole maligne carbonchiose: in tal caso si aprono le vescichette flictenoidi,
che si formano sul tumore, e si toglie l'epidermide; quindi si applicano sopra delle foglie fresche di noce, che
si rinnovano spesso.
Con le foglie di noce si cura ottimamente la scrofola.

100
Bagni di foglie di noce sono molto utili nelle malattie nervose e nei bambini che hanno eruzioni cutanee.
Nella cure della scrofola si somministra l'infuso di foglie di noce in dose di 20 gr. per un litro d'acqua,
prendendone 2 tazze al giorno.
Il decotto delle foglie di noce e uno dei più potenti tonici, dotato di virtù antiscorbutiche, astringenti,
febbrifughe, perciò assai consigliabi le per rinforzare bambini gracili, deboli e svogliati: darne tre o quattro
tazze al giorno. Il medesimo decotto é anche molto energico contro l’itterizia, le malattie degli occhi e come
vermifugo.
Per uso esterno si fa un decotto saturo per lavare gli occhi e curare le piaghe di nature scrofolosa. Ulcere
ribelli ritenute inguaribili, guariscono sovrapponendovi~filacce bagnate in un decotto saturo di foglie di
noce e rinnovandolo ogni tanto. Un decotto di foglie di noce, usato in impacchi, è utilissimo contro i geloni
delle mani e delle orecchie e nella congiuntivite o infiammazione delle palpebre.
Contro la tubercolosi queste foglie sono un mezzo utilissimo e sicuro, avendo azione tonica per l'apparecchio
digestivo e muscolare. Usare l’infuso di 20 gr. per un litro d'acqua: 2-} mazze al giorno. Il medesimo si dà
anche con vantaggio contro il diabete e l’itterizia.
Le foglie e le gemme di noce hanno ancora la proprietà di far rinascere i capelli caduti in seguito a malattia;
per questo si fa bollire un buon pugno di foglie in frammenti o di gemme nell'acqua e con essa si friziona
sovente la Leste; esso ne tonifica la pelle e fa cadere la forfora.
Con le foglie di noce si può preparare un bagno che ha le stesse proprietà di un bagno di mare; mettendo
nella vasca da bagno una forte decozione di foglie di noce, bollita anticipatamente, e sciogliendovi 2 Kg. di
sale da cucina, si appresta un bagno utilissimo a quelli che non possono recarsi al mare.
Usano la corteccia in forma di braccialetti, legati attorno ai polsi, si arresta il corso della febbre, tendendo
anche a sradicarla. La scorza dei rami, schiacciata ed applicata sui calli e sulle verruche, li fa cadere presto. ,
N.B.: i preparati di noce non si devono mai fare in recipienti di ferro.
DOSI: 15-50 gr. per un litro d'acqua.

101
OLIVO
'Olea europaea’
L’olivo é albero di media grandezza, della famiglia delle Oleacee, originario dell'Asia. E' estesamente
coltivato in Italia lungo le riviere liguri, in Toscana, nelle Puglia, nel Napoletano; in genere nei paesi caldi.
Vi sono due specie di olivo: una coltivata s l‘altra selvatica; quella selvatica è detta oleastro e le sue olive
non si adoperano. L'olivo è quello che ha fiori bianchi in grappoli ascellari; foglie opposte persistenti,
coriacee, intera, bianche al disotto, ovali oblunghe. Il frutto è ovale, carnoso, nerastro alla maturazione, a
nocciolo osseo con un solo seme. Il legno è duro, venato, suscettibile di una bella politura, e perciò molto
usato in lavori di ebanisteria di lusso e nella fabbricazione di oggetti di uso domestico molto apprezzati.

Proprietà medicinali.
Proprietà delle foglie e della scorza: l'infuso di 60 gr. di foglie secche in un litro di acqua bollente per 24 ore
si somministra per uso interno contro le febbri intermittenti, e per uso esterno per lavare le piaghe e favorirne
la cicatrizzazione.
Il decotto della corteccia è un buon astringente.
Le foglie pestate e applicate con miele risolvono i tumori e levano le croste della pelle. Le foglie si usano in
decotto per gargarismi nelle infiammazioni di gola, nel catarro cronico del colon accompagnato da diarrea,
dei bronchi e nelle febbri. Esternamente si usano le lavande nelle ferite torbide delle gambe, nei paterecci,
nella gonorrea.
Il frutto, cioè le olive, condite sono gratissime al gusto, eccitano l'appetito, confortano lo stomaco e fermano
i flussi. Il lavarsi la bocca con la salamoia della olive stringe le gengive e ferma i denti smossi. Le medesi me
olive masticate giovano alle ulcere della bocca, cosi come il loro succo e la loro decozione. Le olive condite
e pestate, applicate non lasciano levare le vesciche nelle scottature da fuoco e modificano le ulcere sordide.
Le olive mature, se si applicano schiacciate sui foruncoli e ascessi, li fanno maturare presto.
L’olio di oliva nei casi di coliche epatiche e nefritiche, facilita l'eliminazione dei calcoli e, per clistere,
agevola la risoluzione delle ostruzioni intestinali. L'olio unito alle foglie di tanaceto, é molto efficace
contro la tenia. E per uso esterno serve nella erisipela, nella rosolia, nella scarlattina.
Sovente per mezzo di frequenti unzioni d'olio di olive tiepido molto in al to entro le fosse nasali, si riesce ad
arrestare la corizza o raffreddore di testa, appena avvertiti i primi sintomi.
Nelle scottature ed escoriazioni il migliore rimedio è l'olio d'oliva unito all'essenza di trementina; dose: 2 gr.
d'olio ed uno di essenza.
L’olio di olive si usa come mite lassativo nella costipazione abituale, come emolliente nelle infiammazioni
viscerali e come protettivo negli avvelenamenti da caustici e corrosivi, prendendone uno o anche più
cucchiai al giorno.
La morchia, che è la feccia dell'olio, calda si impiastra utilmente sulle podagre e su altri dolori di giunture.
Mescolando ed agitando fortemente in una bottiglia chiusa, quantità uguali di olio di olive e acqua di calce,
si ottiene il linimento oleo-calcareo ottimo per qualsiasi scottatura.
L'oliva, verde o nera, si può consigliare ai diabetici, non contenendo zuccheri.
Nel trattamento del reumatismo e della gotta agisce molto bene un decotto concentrato di foglie di olivo,
dandone un bicchiere un'ora prima dei due pasti principali.
Dose : 20-50 gr. di foglie o scorza per un litro d'acqua.

102
OLMO

'Ulmus Cempestris' Famiglia delle Ulmacee.

L'Olmo e un albero grande, essei ramoso, ricoperto d'une cortecce crepate, ruvide, pieghevole, di color
cenere di fuori e bianchicce dentro.
Cresce nei luoghi pieni e scoperti, in terre umide e presse i fiumi. Il suo legno e duro e robusto, di colore
gialliccio. Le sue foglie sono raggrinzate, venose, bislunghe, merlate nei contorni che finiscono in punte.
Il sue fiore e un imbuto fatto e padiglione, tagliato, guarnito di alcuni stami di colore scuro. Ai fiori succede
un frutto membranoso, piano in foglie, quasi ovato, incavato per ordinario nell'alto, con une gobbe verso il
mezzo, nelle quale si trova una cassettina membranosa, fetta a pera che racchiude un seme bianco e
dolciastro.
Le fronde dell'Olmo servono di nutrimento egli animali ruminanti, ed in elouni luoghi esse si mangiano cotte
e preparate come gli spinaci;.
Le scorza e le foglie dell'Olmo sono un po' mucillaginose, detersive, riso lutive, fortificanti, vulnerarie.
Trovasi talvolta sopra le foglie certe vesciche che si gonfiano fino elle grossezza di un pugno. Esse contengo
un liquido o balsamo nel quale si vedono venire e galle dei gorgoglioni verdicci. Queste vesciche sono state
formate de moscerini che hanno punto le foglie dell'Olmo e primavere ed hanno fatto uscire il succo dalle
foglie, che si e fatte rigonfie.

Proprietà medicinali:
Virtù delle foglie e delle “cortecce. “
I gorgoglioni sono prodotti delle uova dei moscerini, ed è degno di considerazione che questi gorgoglioni
sono come tante maschere che coprono dei moscerini novelli. Le vesciche determinano una malattia
dell’albero, ma il balsamo che racchiudono è buonissimo contro le piaghe e contusioni, se applicato sulle
parte offesa. Questo liquido si use con successo come collirio nelle infiammazioni degli occhi. Nell'autunno
il liquido si condensa e dicasi balsamo d'Olmo, che agisce con molte efficacia nelle malattie di petto.
Le gemme delle prime foglie, cotte nel vino, si applicano sui gonfiori, i quali vengono risolti ed eliminati
attraverso i pori delle pelle; e le foglie, tritate e bagnate con acqua, si applicano a guise di cataplasmi,
con vantaggio sui gonfiori dei piedi. Le linfe che esce quando si taglia le pianta od i suoi remi, ungendone il
capo, fa crescere i capelli ed impedisce le cedute di quelli rimesti. Il decotto delle fronde e perimenti
delle cortecce delle radice, applicate in modo di fomento, fa presto con solidare le ossa rotte. L'umore che nel
prodursi delle prime fronde si ritrova nelle vesciche delle foglie, fa belle le pelle e più splendente le
faccia.
Contro l'erpete e le impetigini le molte virtù le cortecce dell'Olmo. Le parte interna delle cortecce, come pure
le foglie applicate con aceto, hanno virtù nel guarire le scabbie; e le cortecce, in decotto bevuto alla dose di
100 gr. con acqua fresca, purga il corpo.
Però la virtù più importante è quella di essere antipiretica e merita che si usi in tutte le malattie croniche delle
pelle.
Quindi mediante la conda scorza dell’Olmo si guariscono con successo le malattie croniche
delle pelle.
Dose:
25-50gr. di queste piante (scorze e foglie) in decotto per un litro d'acqua.

103
ONONIDE

'Ononis spinosa' Famiglia delle Papilionacee.

Descrizione: pianta con fusti prostrati 0 eretti da un lato, dapprima erbacei, poi legnosi, ghiandolosi, sparsi di
spine lunghe, sottili ed acute;
le foglie sono trifogliolate, le superiori unifogliate, con brevi picciuoli ed 0vali-bislunghe, dentate, ottuse. I
fiori, che nascono solitari od a coppie all'ascella delle foglie, sono di un bel colore bianco-roseo, rosso
o violaceo; hanno una corolla papilionacea, 10 stami con filamenti riuniti per la loro maggiore lunghezza, in
modo da formare un tubo, ma con le antere libere. Il frutto é un legume sessile o quasi, ovale, compresso,
con l'apice ricurvo, coperto di pelurie, ghiandoloso, giallo, con 1-2 semi bruni, grossi, sparsi di rilievi o
tubercoli.
Tempo di fioritura : da giugno a settembre.
Distribuzione geografica : comune in tutta Italia ed isole, nei campi, nei prati sabbiosi e luoghi erbosi
ghiaiosi e sterili.
Parti usate : in modo speciale la radice che si coglie tutto l‘anno, specialmente in primavera; inoltre la scorza
e le foglie (raccolte in autunno) ed i fiori.

Proprietà medicinali.
Contiene onocerina volatile, spinosina diuretica, i glucosidi ononina ed ononidina, amido, resine, pectina,
gomma, tannino, amaro, 0lio grasso e pochi sali.
Si usano le foglie ed i fiori, in decotto, che sono buoni diuretici, utilissimi nelle infiammazioni degli organi
urinari, nella calcolosi vescicale, nella renella e nei catarri cronici della vescica.
La radice ha le stesse proprietà, ma più energiche; è quindi da usarsi con ottimi risultati nei reumatismi
cronici, nelle emorroidi, nelle idropisie, nei calcoli renali e vescicali. Perciò si raccomanda come diuretica
nelle idropisie, nella calcolosi e sabbia renale, nei catarri cronici delle vie respiratorie e specialmente nella
gonorrea cronica e reumatismo cronico; si usa anche con successo negli idroceli, nella cistite cronica, negli
ingorghi della prostata e nell'anasarca ed anche nell'itterizia (10 gr. Per un quarto di litro d'acqua, una tazza
tre volte giornalmente); nella stessa dose anche nel bruciore uretrale, nella gotta e nel reumatismo. Da ottimi
risultati sul fegato e sui reni.
Il decotto delle foglie e dei fiori è efficacissimo in gargarismi ed in collutorio nei mali di gola e nelle ulcere
scorbutiche delle gengive.
Dosi:
Decotto in acqua o vino di 50-60 gr. di radice o foglie per un litro di liquido; ridurre fino a 3/4. Al decotto
ancora bollente si possono aggiungere, infondendo per 5 minuti, 5 gr. di semi di finocchio; poi si passa e si
aggiunge zucchero, o meglio, del miele; da bersi nelle 24 ore.
Questo decotto agisce con vantaggio nell'itterizia, negli ingorghi del fegato e della milza, e guarisce le
emorroidi.

104
ORTICA

'Urtica Urens'; ’Urtica dioica'. Famiglia delle Urticacee.

Ambedue questa specie hanno le stesse proprietà. Selvatiche si trovane ovunque, lungo le vie di campagna
ed i fossi, tra le siepi e le macerie, sui vecchi muri, nei terreni abbandonati, in tutta l'Europa eccetto alcune
regioni. Tutti le riconoscono perchè tutte le loro parti pungono e ne hanno un certo orrore; eppure l'0rtica e
come un uomo rude, ma molte buono di animo. Conoscendone i benefici, che queste temute piante possono
recare all'uomo sane e malate, tutti allora le apprezzerebbero come si meritano.

Proprietà medicinali
I teneri germogli e le foglie formano una eccellente verdura che si prepara come gli spinaci, nelle minestre,
nelle frittate e da sole.
E' un cibo sane, di facile digestione, gradevole, che se usato un po' a lungo, forma una cura depurativa; si
può unirla agli spinaci, e fornisce cosi una verdura molte buona. Di questa pianta tutte le parti sono utili: le
foglie, i rami, i semi e le radici, che sono più attive.
Il the, fatto per infusione delle foglie (possibilmente fresche) nell’acqua bollente, od il loro decotto, pulisce
bene e netta le stomaco, l'intestino ed i polmoni, sbarazzandoli dai catarri che possono avere.
Usate per parecchi giorni agisce come depurativo, con benefici nelle malattie renali, e le urine indicano
chiaramente quello che asportano bevendo per molto tempo un decotto dell'intera pianta di Ortica (20 gr. per
un litro d’acqua, ridotta per l’ebollizione a 5/4). Dai tempi più remoti ordinavano con successe infusi e
decotti di radici e di grappoli di fiori di questa pianta, nella renella e nella ritenzione di urina, come diuretici.
Per queste malattie si preparane anche sciroppi di Ortica. I decotti riescono particolarmente bene nella nefrite
cronica diffuse, essendo anche astringente. Quindi vi e l'use di prendere le foglie di Ortica in infuse per
purificare il sangue, contro la gotta ed i reumatismi. Questo infuse e anche buono, in gargarismi, nei mali di
gela. Il succo espresso per schiacciamento dalle foglie e dalle parti molli della pianta, si usa nelle stesse
malattie indicate.
Perciò si consiglia, come buon depurativo del sangue, di mangiare molte Ortiche preparate come spinaci.
Il decotto delle foglie e ottimo nelle febbri maligne, nella rosolia e nel morbillo.
Le radici, confettate nelle zucchero, promuovono l'espettorazione nelle vecchie tossi, nell’asma, nella
pleurite, specialmente se si applica sul la parte malata un cataplasma della stessa pianta.
Le idropisie incipienti si arrestano del decotto di queste radici.
L‘azione dell'0rtica è assai preziosa come vasocostrittrice, ossia come emostatica: agisce nell’emorragia
uterina, nei disturbi congestivi da parte dell'utero ed anche nell'emofilia. Per arrestare il sangue dal naso basta
introdurre nelle narici del cotone bagnato del succo delle pianta; anche un cataplasma di foglie di Ortica
pestate, applicate sopra piaghe sanguinanti, produce lo stesso effetto e le porta a cicatrizzazione
in poco tempo. Perciò è bene usare le Ortiche in tutte le emorragie, nella diarrea, nella dissenteria, ecc.. I
l succo si consiglia anche contro la poliuria (eccessiva urinazione); con l'use prolungato di esso o del decotto
della pianta, si possono guarire completamente le ulcere delle stomaco e dell'intestino in un mese.
Tutte le parti di Ortica, bollite nel latte per mezz'ora, danno un decotto assai raccomandato contro i calcoli
biliari, che sono da questa bevanda scelti e portati fuori dal corpo insieme con altre impurità.
Centro la caduta dei capelli, si fanne bollire per mezz'ora 200 gr. di radici di Ortica tritate in un litro d'acqua
e mezze litro d’aceto; dopo raffreddamento si passe e si use una volta al giorno prima di andare a let to ed
ogni mattina si pulisce bene la testa con acqua fredda, affinché i capelli non diventino ruvidi; poi si ungono
una volta per settimana con un pò d'olio.
DOSE: 50 gr. per un litro di liquide, in decotto od infuso.

105
ORZO

'Herdeum vulgare’. Famiglia delle Graminacee.

Come cereale è coltivato in vari posti della Penisola, e specialmente nei terreni pece fertili in montagna.
Sembra originario della Tartaria.
I semi (cariossidi) formane quasi il principale nutrimento presso alcuni abitanti settentrionali; macinati,
danno una farina abbastanza nutriente e sana, con cui si fa il pane. La farina si compone (su 1000 parti) di:
144,82 d'acqua, 122,65 di albuminoidi, 26,51 di grassi, 629,67 di amido, e di 26,55 di sali minerali.
Presso di noi si adopera come medicinale e per farci caffè d’orze e birra.

Proprietà medicinali
Come medicinale da ottimi risultati come rinfrescante nei calori interni e nelle febbri, l'acqua d'orze (di cui si
bevendo 2-5 tazze al giorno) che si prepara prendendone 2 manate di ottime orze, si lava bene con acqua
fresca e si fa cuocere in un litro e mezzo d'acqua finchè l'orzo diventi ben gonfio; quindi si cela e si beve.
Per chi è indebolito per grave infermità, questa bibita riesce nutriente ed energetica; per renderle migliore,
si può far bollire l'orze insieme ad un pò di miele. Quest'acqua è pure utilissima per chi ha gli occhi
lacrimosi, bevendone a lungo come sopra e lavandosene gli occhi più volte al giorno: presto ne guarisce.
Con la farina d'orze si preparane anche minestre assai nutrienti per convalescenti ed anemici si devono
bollire almeno oltre un'ora.
Il decotte di orze e un eccellente diuretico; quindi il decotto è utile ai sofferenti di calcolosi urica e di renella
e sul principio di raffreddori, specialmente se vi è sete e febbre; e bene aggiungere allora anche dei fichi
secchi.
Per il decotto si prende un pugno di orze ben lavato e si fa bollire a lungo in un litro d'acqua, aggiungendo
sempre nuova acqua, finchè i semi diventano gonfi e si possono facilmente far diventare una poltiglia.
Queste decotte si beve con l'aggiunta di miele.
La farina e crema di orze è un condimento ed un digestive per i sali (specialmente fosfati) e le vitamine
contenute, tante importanti nell'alimentazione, particolarmente del sistema nervoso.
L’orzo deve essere privato solo della "gluma" che accompagna ogni grano ed usate tutto intero con
il suo pericarpo.
L'orzo e nutriente, addolcente, rinfrescante, diuretico e, se maltato, è digestivo.
Per bibite ordinarie, per gargarismi, ne occorrono 50-60 gr. per un litro d'acqua.
Il decotto fatto con orze e gramigna è molto utile nelle infiammazioni, perchè rinfrescante dei visceri e
diminuisce il calore del sangue.
Un cataplasma di orze cotte, applicato caldissimo sulla regione dei reni, nella lombaggine, ne calma presto il
dolore e, bevendone il decotto, facilita ed aiuta ad espellere i calcoli renali.
Il decotte giornaliero contro la tisi si prepara così:
si fanne bollire a lungo, in un litro d'acqua, 200 gr. di orze; a cottura perfetta, si spreme il tutte in mede da
ottenere una zuppa poco consistente che si passa per setaccio. Il liquido così filtrato, cotto di nuovo fino alla
riduzione di un terzo, si prende con zucchero alla dose di una tazza al mattine ed alla sera per circa un mese,
ed anche più a lungo..
Alle persone costipate di ventre e molte indicate bere ogni giorno due e tre tazze di decotto d i orzo, con
sollievo pure ai sofferenti di emorroidi.

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107
PAPAVERO Selvatico (Rosolaccio)

l ’Papaver Rhoeas'. Famiglia delle Papaveracee.

Luogo di crescita: comunissimo come infestante di campi fra le messi e le macerie, negli incolti di qualsiasi
terreno, margini di strade, dal mare ai colli d'Europa.
Descrizione:
Erba annua spontanea a radice fittonante fibrosa; fusto eretto alto 50-50-60 cm., peloso, ramoso; foglie
sparse, rade, ellittico-allugate, pennato-partite a lobi lanceolati, acuti, dentati. Fiori grandi, rotondi, solitari,
di 4 ma anche di 6-10 petali larghi e lucidi, teneri, color rosso vivo con macchia nero-bruna alla base, fiorenti
da maggio a luglio; capsula ovoide, modesta, semi reniformi reticolati, bruno-rossicci,
quasi nerastri. La pianta emana un odore viroso e lascia gemere un succo lattiginoso bianco, acre e narcotico.
Contiene un alcaloide, la readina.

Proprietà medicinali:
Si usano i petali rossi dei fiori, freschi o secchi, che hanno le proprietà calmanti, pettorali ed un pò
sudorifere. Hanno azione simile a quella dell’oppio, ma in minori proporzioni; si usano quindi come
calmanti ed espettoranti nelle tossi e nei catarri bronchiali, al che si da l’infuso di un pizzico dei fiori in 200
gr. d'acqua bollente insieme a liquirizia o consolida. Son indicati anche i frutti (tolti i semi) per calmare i dg
lori, nelle febbri eruttive, nella diarrea e nelle tossi stizzose, insieme con altre piante pettorali (viola,
tossillagine, enula, ecc.).
Poichè concilia il sonno a chi difficilmente riesce a dormire, come i vecchi e tutte le persone delicate, e da
preferire alla somministrazione del l'oppio che produce disturbi più o meno notevoli in tali individui.
I petali si possono raccogliere l'estate e far seccare rapidamente, altri menti ammuffiscono; specialmente
nelle zone umide, é bene che i treti ed i petali siano conservati in luogo asciutto per l'inverno.
Un infuse caldo di petali giova assai come mucillaginose e sudorifero nel le febbri catarrali, nelle irritazioni
dei bronchi, nella "grippe" e nelle febbri reumatiche.
I preparati più comuni sono:
-l'infuso di un pizzico per una tazza d'acqua bollente; la dose media e di 5 gr. da prendersi nella giornata; se
poi trattasi di persone adulte impedite dalla tosse stizzosa 0 da altre cause al prender scnno, si prende l'infuso
la sera. Questo serve pure per facilitare il sudore.
- lo sciroppo alla dose di 20-40 gr. secondo l'età. Lo sciroppo si prepara versando sopra una quantità di treti
di papavero 10 volte il loro peso di acqua bollente e lasciandola infondere per 5-6 ore; quindi si fil
tra; poi per 100 parti di residue si aggiungono 200 parti di zucchero, mescolando bene finchè sia ben sciolto.
Oppure si prepara con 200 gr. di petali infusi in mezzo litro d’acqua bol lente per un giorno; poi si filtra per
tela e vi si aggiunge un chilo di zucchero che si fa sciogliere a fuoco lento a bagnomaria.
N.B.: non dare ai bambini decotti di teste o treti di Papavero, perché danneggiano la loro crescita.

DOSI:
20-40 grammi per un litro di acqua bollente.

108
PARIETARIA

'Parietaria 0fficinalis' Famiglia delle Urticacee.

Pianta comunissima dappertutto, lungo le siepi, presse le città, tra le macerie e sui vecchi muri dove è
abbondantissima. Usata in medicina fin dai tempi più remoti, si applicava sulla gotta, nelle tossi inveterate,
nelle malattie di gola e nei dolori alle orecchie; si adopera ancora oggi.

Proprietà medicinali
Ha proprietà emollienti, rinfrescanti e diuretiche; si usa perciò nelle idropisie, nell'ascite, nella nefrite, nella
renella, nei calcoli renali e vescicali e, in genere, in tutte le affezioni della vescica e delle vie uri narie in cui
si deve promuovere abbondante orina. Presa in polvere e mescolata con miele o cotta nel vino è espettorante:
da molto sollievo agli asmatici e per la tosse, in particolare dei tisici. . ”
L'infuso e utile anche nelle bronchiti e nelle malattie acute polmonari, specialmente come espettorante, per
combattere le affezioni uterine, in semicupio. Ridotta in poltiglia, la pianta forma un cataplasma emolliente,
utile in tutti i gonfiori infiammati, nelle ragadi anali e nei foruncoli.
L'infuso o il decotto si prepara con 50 gr. della pianta, fresca 0osecca, in un litro di acqua 0 vino bollente;
aromatizzare con scorza di limone, zucchero o miele; se ne prendono 5-A tazze al giorno. Questo decotto é
anche molto utile negl'ing0rgbi polmonari, nell'idr0pisia, nella cistite ed in tutte le malattie delle vie urinarie,
oltreché nelle malattie dei reni e del fegato.
Si prepara anche il succo espresso dalla pianta fresca: 50-100 gr. al giorno in 5-4 volte; aromatizzare sempre
con limone. Nelle malattie infiammatorie e da usarsi l’infuso acquoso. Nei casi d'idropisia é pid efficace il
vino Preparato con 50 gr. di cenere (ottenuta bruciando la pianta) in due litri di vino bianco, che si prende in
quantità di I5O gr. ogni mattina a digiuno. L'unguento preparato con questa erba cotta nel grasso di maiale
ed applicato caldo sulla gola, ne guarisce l'angina e le infiammazioni.
Contro le scottature e le piaghe contuse serve molto bene un unguento fatto, in recipiente di terra cotta, con
un pugno di foglie di questa ben tritata, 20 gr. di crusca e di farina di fava, I5 gr. di acqua di malva ed un
bicchie re di olio di oliva e di vino; si applica poi sopra la parte offesa.
La pianta fresca, pestata e fasciata sopra le ferite e nelle emorroidi, le cicatrizza in modo meraviglioso.
Componenti principali z tannino, amaro, mucillagini, acidi glicolico e glicerico, sali di potassio
(specialmente nitrato e solfato, nitrato di calcio, zolfo.

Dosi:
50-50 gr. per un litro d'acqua 0 di vino.

109
PASSIFLORA

'Passiflora cerulea'. Fior della passione. Famiglia delle Passifloracee.

Getta sarmenti lunghi, scarni , striscianti, d’un verde rossiccio, con viticci coi quali s'attacca ai muri o agli
alberi vicini come l'edera.
La passiflora ha foglie lisce, nervose, dentate nei contorni, poste per ordine alternato, d’un bel colore verde e
con un odore forte, aventi verse le loro code due piccole eminenze grosse come grani di miglio ed assai
verdi.
I fiori escono, per tutte il tempo dell'estate, dalle ascelle delle foglie; sono grandi, con molte foglie disposte
in rosa, bianche, sostenute da un calice diviso in cinque parti; dal centro di questo fiere si alza un gambo
che contiene un piccolo frutto con tre piccole prominenze che rappresentane in certa maniera dei chiodi.
I fiori, grandissimi, hanno la forma caratteristica che ha fatto dar loro il nome di fior della passione,
ricordando in essi gli strumenti della Passione di Cristo.
Componenti principali : un glucoside cianogenetico, acido prussico, alcali di (harmano, harmina, harmolo),
zucchero, enzimi, calcio.

Proprietà medicinali.
Questa sostanza ha un'azione calmante nell'insonnia degli isterici, dei nevrastenici ed in tutti i casi nei quali
la mancanza di sonno proviene da eccitazione cerebrale. Il sonno prodotto da questo rimedio non dà
depressione nervosa ne attutisce in alcun mode i sensi ne lo spirito e, dopo destati, i malati conservano la
loro lucidità di mente e il pieno possesso di tutte le loro facoltà fisiche e psichiche.
E' da preferirsi l'alcolatura della pianta fresca (raccolta in maggio durante la fioritura) elle dose di 50-50
gocce prese la sera nell'andare a letto. S
i use come efficace antispasmodico nelle vertigini ed in altri disturbi nervosi. ‘
Quindi la passiflora ha azione calmante e con successo, nelle insonnie degli isterici,dei nevrastenici, negli
alcoolizzati ed in tutti i casi in cui la mancanza di sonno proviene da eccitazione cerebrale.
Dà ottimi risultati nei disturbi nervosi della menopausa, dipendenti dal simpatico, e nell’insonnia che segue
la "grippe" o influenza.

Dosi:
Un pizzico della pianta per una tazza d'acqua bollente, da bersi prima di andare e letto alla sera.

110
PATATA

’Selanum tuberesum’. `Famiglie delle Solanacee.

Originarie dell'America, fu lergamente diffusa in Italia.


Le foglie ed i frutti contengono solanina e solonadina : quindi velenosi.

Proprietà medicinali:
Il decotto delle foglie viene usate, specialmente per iniezioni, nelle perdite bianche. Nelle tessi secche e nella
tesse convulse, unendo al decotto del miele, la tesse si calma e l'espettorazione avviene con più facilità;
nella renella e nelle malattie delle vie urinarie si ritiene efficacissime.
In tutti questi casi si usa il decotte delle foglie fresche : 20 gr. in un litro d'acqua.
Il decotte concentrate dei tuberi che si mangiane, unite con liquirizia, è molte pettorale e diuretico, usato nei
raffreddori di petto, nel mal della pietra, nella renella, nella ritenzione d'orina.
Cataplasmi di patata grattugiata applicati sui foruncoli e sulle scottature superficiali, ne tolgono il dolore e
l'infiammazione.
La pianta intera ed i fiori in decotte (25 gr. per un litro d'acqua) seno calmanti o sedativi e narcotici; utili
nelle nevralgie, nei reumatismi doloranti, nelle convulsioni, nelle diarree con irritazione. Lo stesse decotto
addolcito con miele, e utilissime nelle tessi ribelli e nel catarro cronico polmonare.
La fecola di patate in polvere si usa all'esterno in molte malattie della pelle : eripela, impetigine, eczema
impetiginoso, escoriazioni, irritazione della pelle dei bambini.
La fecola di patata può sostituire completamente tutte le fecole straniere, di qualsiasi nome e di qualsiasi
prezzo, in tutte e nelle paste dolci in genere.
La patata e nutriente e di facile digestione; contiene vitamine PP, A, B1, B2. Si devono proibire
dall'alimentazione le patate che hanno già cominciato a germogliare, perchè con i germogli si forma la
solanina che è velenosa; purtroppo si notano molti casi di avvelenamento per patate mangiate già
germoglianti.
La patata deve essere mangiata calda; essa contiene, su cento Parti di tube ro: acqua 44, amido 20, sostanze
azotate 1,60, sostanze grasse, un olio volatile 0,11 materie zuccherine 1,09, cellulosa 1,64 e tracce di jodio.
Perciò non basta da sola come nutrimento completo, dev'essere congiunta con uova, latte, formaggio, carne,
ecc.
La patata e permessa ai diabetici ed e da preferirsi al pane comune, il quale può essere sostituito con patate
cotte al forno.
La patata ha un'importanza grandissima come mezzo profilattico e curativo delle scorbuto.
Unguento di patate centro le emorroidi : si prepara facendo bollire grasso e patate in parti uguali, finchè tutta
l'umidità sia eliminata; quindi si aggiungono altre patate fresche e anch’esse si lasciane bollire finchè tutta
l'acqua sia eliminata; in fine si raccoglie l’unguento e si usa localmente.
E' da conservarsi in barattolo di vetro e ben chiuso.
E' da evitare l'alcool e la "acquavite" ricavati dalle patate, perchè velenosi : producono abbrutimento,
paralisi e vecchiaia precoce.

111
PELOSELLA

“Hieracium Pelosella” Famiglia delle Composite.

Descrizione:
Erba perenne, frequente nei siti aridi, pietrosi, erbosi e boschivi, bordi di strade, fessure nelle rocce, dal mare
alle montagne, Alpi ed Appennini d’Italia. Ha rizoma strisciante da cui nascono stoloni sempre sopra la terra,
che emettono foglie e radici a rosetta, intere o quasi, oblungo lanceolate, biancastre coperte di peluria
cotonosa al di sotto, setolose ed ispide in ambedue le facce.
I peduncoli fiorieri, alti 15-40 cm., sono nudi (senza foglie), dritti, e portano un solo capolino di fiori giallo-
zolfo con involucro di brattee pubescenti ghiandolose.
I fiori sono tutti con linguetta, nei periferici porporina al di sotto.
I frutti, quasi cilindrici e tronchi all’apice, sono bruno-rossicci con foglie verdi al di sotto o bianco-farinose
sulle due facce.
Tempo di fioritura: dalla primavera all’autunno.
Parti usate: tutta la pianta.

Proprietà medicinali:
Contiene tannino, pelosella antibiotico, mucillagine, ossicumarina, amaro, resina, acido tannico. E’ diuretica
declorurante e febbrifuga.
Si usa con molta efficacia per le sue proprietà astringenti nelle dissenterie, nei flussi delle donne, per saldare
ferite interne ed esterne, negli sputi di sangue, nelle ernie intestinali, nell’itterizia, nell’idropisia, nei gonfiori
di fegato e della milza; fa parte degli unguenti per le ferite esterne e per le ulcere maligne.
Nelle febbri terzane si dà con successo l’infuso nel vino bianco secco; ed anche nella tisi, dato che questa
pianta è ricca di tannino.
La Pelosella è molto efficace per rendere più attiva la diuresi (per eliminare l’urea ed i cloruri) dando l’infuso
della pianta fresca al 10%, o la tintura: da prendere 3-4 tazze al giorno.
Si consiglia caldamente alle persone febbricitanti e con brividi, e che sono deboli e senza forze: esse si
rimetteranno in forza se prendono spesso la polvere di questa pianta cotta nel vino, nella minestra o nel latte.
E’ eccellente contro gli accumuli di orina e nell’idropisia.
Questa pianta è anche molto stimata nella scrofola e nelle idrofobie, nelle febbri di malaria a tipo quartano,
che sono le più ostinate, e nelle nevralgie periodiche, usando il decotto mattina e sera.
Si usa pure con successo contro la dissenteria che precede gli attacchi di colera.

Dosi:
30-60 grammi per litro d’acqua o vino, usata tanto fresca che secca; verde è però più attiva ed efficace in
tutte la malattie predette.

112
PERO

’Pyrus cemmunis'. Famiglia delle Rosacee.


Il pero è un albero notissimo; se ne incentrane molte specie e qualità an che alle stato selvatico.

Proprietà medicinali
I frutto del pero si mangiano tante crudi quanto cotti; contengono tracce di ferro, di iodio e fosforo, glucosio;
Inoltre mucillagine, tannino, clorofilla.
Perciò convengono assai bene a chi lavora molto di cervello.
Le pere sane leggermente lassative e calmanti il colore interno; mangiate dopo i pasti fortificano lo stomaco
ed aiutane la digestione; invece mangiate a digiune nuocciono, e mangiate spesso suscitane dolori colici e
generano renelle.
Le pere cotte seno più sane che crude; le pere più dolci cotte nelle zucchero si consigliano ai convalescenti,
perchè nutritive, di facile digestione e gradite al palato. Sono anche pettorali ed addolcenti; se ne preparano
perciò decotti e sciroppi nella tesse e per facilitare l'espettorazione.
Efficacia della scorza del pero (tronco e rami): e molte consigliabile contro le febbri intermittenti; decotto di
50-60 gr. per un litro d’acqua; per essere astringente, se ne preparane decotti per lavande in tutti quei
casi in cui si richiedono astringenti.
La cenere del legno di pero giova mirabilmente, bevendola, a chi avesse mangiato funghi velenosi.
Ma tutte le parti del pero si raccomandano centro l'avvelenamento da funghi: fare bollire 50-60 gr. con metà
acqua e metà aceto di vino per 20 minuti; celare e bere a piccoli sorsi (un cucchiaie ogni quarto d'ora).
La pera e le regina della frutta; essa è sempre presente sulle mense.
La polpa di pere a 150-200 gr. al giorno, combatte l'iperacidità gastrica e scioglie gli acidi urici.
Uso esterno: il succo di pera e emolliente, idratante e vellutante per le pelli d’ordinario ipotoniche e rugose;
inoltre agisce da detergente.
Le foglie si raccolgono in agosto/settembre per non intralciare la vegetazione; essiccarle in fretta e
conservare in recipiente di vetro.

113
PESCO

“Amygdalus Persica” Famiglia delle rosacee.

Originario della Persia, ma ora coltivato in tutta Europa, è coltivato dappertutto, salvo che in montagna.

Proprietà medicinali
La polpa del frutto maturo è rinfrescante, diuretica, lassativa; quindi il suo uso è indicato nei calori estivi e ai
temperamenti sanguigni e biliari, ai sani ed agli ammalati affetti da disturbi provenienti da calore.
Però mangiati a lungo ed in quantità, produce languore e debolezza di stomaco, sovente diarrea, febbri e gas
intestinali, con o senza gonfiore di ventre. Tutti questi inconvenienti si possono evitare unendovi un po' di
vino o di zucchero nel mangiarli.
Le pesche di polpa molle si devono mangiare avanti gli altri cibi, perché lubrificandoli ne facilitano l’esito,
mentre che mangiati dopo, nello stomaco “nuotano” sopra gli altri cibi e li corrompono.
Il succo spremuto dai frutti, un buon bicchiere la mattina a digiuno per 8 giorni di seguito, promuove l’urina
e mette in regola l’intestino.
Le pesche si possono anche mangiare cotte come le mele; si possono essiccare per l’inverno, rammollendole
con l’acqua calda zuccherata. In fette sciroppate combattono il catarro di stomaco.
Lasciandole fermentare, con la distillazione forniscono un ottimo alcool.
I semi racchiusi nel nocciolo contengono una forte proporzione di acido prussico o cianidrico, perciò
velenosissimo, quindi attenzione nel farne un eccessivo uso. Tuttavia mangiati con moderazione, fanno
cessare l’ubriachezza.
Le foglie ed i fiori contengono anch’essi acido prussico, ma in minima quantità; vengono usati come
lassativi e calmanti e hanno virtù diuretiche, vermifughe e febbrifughe nella cura delle febbri intermittenti.
Si prende a digiuno la mattina e la sera una tazza di decotto fatto con 25-50 grammi per litro d’acqua.
Il succo e le foglie del pesco applicate sul ventre, uccidono i vermi; cioè le foglie verdi, pestate con aceto, si
impastano sul ventre ed ombelico ed ammazza i vermi.
Le foglie di pesco, ridotte in cataplasma, si applicano con utilità sulle parti affette da eruzioni erpetiche, da
ulcere, da dolori locali.
La gomma dell’albero, sciolta nel vino e bevuta, giova mirabilmente a coloro che sputano sangue; così come
la medesima è utile per rompere e cacciare fuori le “pietre” dai reni: un bicchiere al giorno bevuto in due
volte.

114
PIANTAGGINE

'Plantago lenceolata'. Famiglia delle Plantaginacee.

Descrizione: pianta perenne con radice forte e molte fibre radicali. Sopra la radice nascono subito le foglie
ritte od orizzontali, allungate, lanceolate o lineari-lanceolate, col margine intero o con piccoli e rari
denti, leggermente vellutate alla base e con 5-5 nervature. Dal mezzo delle foglie s'innalzano peduncoli
diritti, alti 10-15 cm., senza foglie, angolosi, senza pelurie o quasi, portanti fiori disposti a spighe ovali
od allungate, tramezzati con brattee bianchicce, acuminate. I fiori han no calice gamosepalo, corolla
brunastra gamopetala con 4 lobi ovali, acuminati; A stami ed un pistillo. Il frutto e una capsule che si apre a
mo' di scatola (pisside), con due cavità o logge, contenente ognuna un seme gialliccio, allungato.
Tempo di fioritura: della primavera all'ottobre.
Distribuzione geografica: comunissima nei campi, lungo le strade di campagna, dentro le città, in tutta l'Italia
e l'Europa.
Presenta parecchie varietà.
Parti usate: tutta la pianta, fresca o secca.

Proprietà medicinali:
Ha sapore mucillaginoso, erbaceo, un po' astringente; le foglie contengono tannino, glucosidi; i semi molta
mucillagine, gomma, pectina, sostanze amare, saponina, acidi citrico, ossalico e silicico cicatrizzante; inoltre
silici, antibiotici vegetali, antibatterici.
Le sue proprietà sono note dai tempi più remoti.
Il suo decotto e vulnerario ed astringente, da noi di uso comune; le sue foglie si applicano fresche sulle ferite
e sulle contusioni; il suo succo dato alla dose di 50-60 gr., guarisce le febbri intermittenti; il decotto
e utile nella dissenterie, negli sputi di sangue e nelle emorragie di qualsiasi nature; i semi 0 le polvere delle
foglie, presi insieme al brodo o minestra, sono molto efficaci contro le diarree; unite con petali di
rosa e utile come collirio nelle infiammazioni degli occhi, in decotto; il decotto nell'acqua di calce dissecca le
ulcere delle gambe, cosi come il suo gargarismo nei mali di gola; inoltre dà ottimi risultati contro le
emorroidi, usata in forma di unguento, che si prepara con piantaggine pestata, che si fa infondere con burro
fresco: con questo unguento freddo si strofina la parte malata.
Sciroppo di piantaggine: si fa cuocere le piantaggine fresca per 1-2 ore in molta acqua, assieme con uno o
due pugni di bacche di ginepro; si getta poi l'erba e si fà cuocere il liquido con il triplo del suo peso di
zucchero, finchè non diventa in forma di marmellata; poi si mette in bottiglie e si conserve in luogo fresco.
Questa marmellata e particolarmente buona per chi ha poco sangue o cattivo sangue, per quelli che hanno
polmoni e voce deboli, che sono pallidi, che hanno eruzioni o dartri, per quelli che hanno tosse, e per tutte le
vie respiratorie.
E' buonissima, poi, per i fanciulli deboli, che non prosperano malgrado tutte le buone cure; essa e più
efficace dell'olio di fegato di merluzzo, torture dei bambini.
Tintura di piantaggine contro il dolore di denti: si schiaccia bene con menta piperita, potentilla e rovo, poi si
mette il tutto in infuso in alcool a 70° entro un vaso che si espone ben chiuso al sole per dieci giorni; quindi
si filtra e si conserve in vetro ben chiuso. Quando si manifestano i dolori di denti, si diluisce un cucchiaio di
questa tintura con 5 cucchiai d’acqua e ci si gargarizza la bocca: i dolori cessano all'istante.
Contro il catarro bronchiale e polmonare e efficace il the composto da:
piantaggine 2 gr., ortica 2 gr., tossillagine 2 gr., ginepro 2 gr. .

115
PINO

Quattro sono le specie del pino, una coltivata e le altre selvatiche.


Il pino coltivato ha tronco lungo, ramoso in alto, ricoperto d'una scorza ruvida e rossiccia. Il suo legno e
robusto, gialliccio, odorifero. I suoi rami sono disposti in ruota; le sue foglie nascono a due a due, lunghe,
minute, come grosse fibre, dure,aguzze e pungenti alla cima ed avvolte in basso da una guaina membranosa.
I castoni del pino sono con molte cime o borse membranose, le quali aprendosi lasciano vedere due ripostigli
ripieni d'una polvere minuta. Questi castoni non lasciano verun frutto dopo di loro; i frutti nascono sui
medesimi piedi che portano i castoni, e cominciano da un embrione che diventa poi una mela grossa, quasi
rotonda, scagliosa, di color rossiccio. Le scaglie che compongono il frutto sono legnose, dure, più spesse
d'ordinario nella punta che nella base, incavate per lungo in due ripostigli; in ciascuno di essi sta distesa una
coccola ossosa, bislunga, avvolta in una pal licella sottile, rossiccia. Queste coccole chiamansi "pinocchi".
Per trarli dalle pigne si scaldano nei forni: esse si aprono e ne escono le coccole ossose.
Le conifere sono piante legnose che apparvero sulla Terra prima delle Angiosperme, nel periodo devoniano,
e contribuirono col loro enorme sviluppo, nel periodo detto appunto carbonifero, alla formazione del carbon
fossile. Vivono adesso quasi esclusivamente nelle regioni fredde.
I loro caratteri principali sono: le foglie aghiformi, piccole, intere, resistenti, appiattite o prismatiche, che
durano d'ordinario parecchi anni; il fusto privo di vasi nel legno secondario; gli ovuli nudi nei quali
l'endosperma (serbatoio nutritizio destinato a nutrire l'embrione) si sviluppa prima che avvenga la
fecondazione; il polline pluricellulare; l’embrine pluricotiledonato; il seme sovente alato. Sono utili per le
resine che producono, per il legname e talune anche per i semi. Tali sono il pino comune o di Scozia (Pinus
silvestris), l'abete rosso o di moscovia (Abies excelsa), il larice (Pinus larix), l'abete bianco (Abies alba, A.
pectinita, Pinus picea), il ginepro (Juniperus communis), il ginepro sabina (Juniperus Sabina), il tasso (Taxus
baccata).
La seconda specie del pino e detta pino silvestre volgare; d’ordinario cresce men alto del coltivato.
La terza specie è detta pinastro austriaco; questo pino selvatico non sormonta l'altezza d'un uomo.
La quarta specie è detta pino silvestre marittimo, con coni fortemente aderenti ai rami.

Proprietà medicinali.
La scorza e le foglie del pino sono astringenti.
Il decotto in aceto delle fronde, usato a caldo lavandosene la bocca, mitiga il dolore dei denti. Il decotto di 50
gr. di foglie di pino in un litro d’acqua, e da somministrarsi con quattro bicchieri al giorno nella
cura della gotta e dei reumatismi. L'infuso di 50 gr. di gemme di pino in un litro d'acqua e da preferissi a
tazze nelle affezioni bronchiali, nei catarri vescicali, nella cura della blenorragia e della cistite.
Dalla distillazione secca del tronco e delle radici del pino selvatico e del pino marittimo si ricava il catrame
vegetale, che ha proprietà balsamiche ed antisettiche. Il catrame per uso interno viene impiegato nelle
bronchiti croniche e nella cistite.
Nelle bronchiti si usano anche le inalazioni di catrame, effettuate con l'inalatore. Per uso esterno si impiega
nell'erpete e nella psoriasi sotto forma di unguento: 10 gr. di catrame vegetale e 90 gr. di sugna.

Virtù dei pinoli. I pinoli mangiati freschi nei cibi, nutrono assai bene, specialmente quando si infondono
prima per un'ora nell'acqua tiepida, spogliandosi cosi della loro untuosità. Agiscono molto bene nei paralitici
e in coloro che tremano, puliscono i polmoni e le loro ulcere, eliminandone il catarro. Sono molto utili nei
difetti di petto e polmonari e si danno con utilità nella tosse. Mangiati con zucchero o con miele (mellificati )
prima nell’acqua tiepida e poi lavati con acqua fresca) si danno con giovamento nelle ulcere dei reni e della
vescica, sanano i rodimenti di stomaco ed ingrassano i magri. Giovano ancore ai tisici. Non convengono nei
dolori di testa. L'olio ricavato dai pinoli giova, unto caldo, alle membra paralitiche. I pinoli modificano i reni
e la vescica, impediscono la recidiva di ulcere ed il distillare dell’orina, confortano la virtù ritentiva e perciò
in simili malattie sono molto in use presse di noi.

116
Ricchezze del pino silvestre: resine e ragie di pino. Quando la stagione calda e cessata, la temperature non e
più sufficientemente elevate per tenere in stato fluido le resina trasudata dal tronco; pertanto esse si raccoglie
in inverno: e la cosiddetta ragie di pino. Sottomesse alla distil lazione, somministra un olio fetido di
trementina, che si purifica lavandolo nell'alcool.
Olio di trementine. Quest'olio si ottiene sottoponendo la trementina comune, cioè la resina, alla distillazione
in grandi alambicchi di rame stagnato, muniti di serpentine.
La trementina ha azione tonica, balsamica, un pò astringente, sudorifera e diuretica. Si usa nelle
infiammazioni catarrali dei bronchi ed in quelle delle vie urinarie (vescica, uretra). La resina e stimata nelle
malattie polmonari.
Della distillazione delle foglie si ha l'olio di setole di pino, usato per bagni aromatici.
DOSI: le gemme in decotto od infuse di 20 gr. per un litro di acque bollente: se ne beve mezze litro al giorno
a tazze de caffè.
Le foglie di abete in decotto di 50 gr. per un litro d'acqua: se ne prendono 5-4 bicchieri al giorno, prima e
dopo i due pasti principali.

117
PISTACCHI

Virtù dei Pistacchi.


I pistacchi sono quasi simili ai pinoli; sono frutti della grossezze e delle figure quasi delle mandorle. Nascone
in grappoli su una specie di Terebinto.
I pistacchi hanno due bucce: le prima è tenera, di color verdiccio misto di rosse; la seconda e dura, bianca,
fragile. Racchiudono una mandorla di color verde misto a rosse di fuori e verde dentro, d’un gusto dolce e
grato.
Debbono scegliersi i pistacchi novelli: sono pettorali, ristoratori, fortificanti lo stomaco e risvegliano
l'appetito.
I pistacchi assottigliane gli umori grossi e per questo sono utili al fegato, ll polmone ed alle reni.

118
POLIGALA AMARA

'Polygala amara' Famiglia delle Poligalacee.

Descrizione : pianta erbacea, vivace, con radice settile, di sapere amare, con fusti (8-IO cm.) aventi alla base
una rosetta di foglie grandi, obovali, intere; le foglie superiori acne più piccole, lanceolate. I fiori, irregolari,
inclinati su lunghi grappoli terminali, sono un blu pallido o biancastri ed azzurri, con brattee alla base più
corte dei loro peduncoli; il calice è di 5 sepali, di cui 5 esterni più piccoli, due interni molto grandi detti ali
che ravvolgono la corolla; questa ha i petali disuguali, l'inferiore più grande, curva a me' di carena laciniato-
frangiata; gli 8 stami hanno filamenti saldati con i petali, fermanti un solo fascetto ( stami monadelfi), e le
antere riunite 4 a 4 in due fascetti opposti; il pistillo ha stile con stimma bifide. Il frutte é una capsula piccola,
più lunga e più larga delle ali, compressa, con margine distinte, a 2 legge con un seme in ciascuna, munite di
una espansione conica detta arillo.
Tempo di fioritura: da maggio a luglio.
Distribuzione geografica: si trova nelle regioni montane ed alpine della penisola, nei prati umidi e torbosi,
abbondante nelle selve e nei prati delle colline e dei monti. Preferisce i terreni calcarei.
Simile u questa specie é la Poligala comune e falso bosso (Polygala vulgaris) che si distingue dalla
precedente per essere alta 10-50 cm., per la radice un pò legnosa, per le foglie tutte alterne, non a rosetta alla
base, ovali—allungate, le superiori più lunghe, lanceolate, strette, per i fiori di color blu, rosei, bianchi e
gialli, eispesti in grappoli terminali, con tre brattee alla base, di cui quella di mezze uguale e più lunga
dei relativi peduncoli, per le ali del calice ovali ed ellittiche, e per il frutto (capsule) più breve delle ali e
larghe quante queste. Presenta però alcune varietà. Fiorisce da maggio a luglio. Trovasi nei boschi, nei
prati, nei luoghi erbesi, dal mare alla regione alpina di tutta l'Italia e delle sue isole.
Parti usate : delle due specie si usa quasi esclusivamente la radice, che si raccoglie alla fine dell'inverno e al
principio della primavera.

Proprietà medicinali:
Ambedue le specie hanno le stesse proprietà; contengono la poligala marina, la poligalite {zucchero) ed un
principio amare ( quassina), altre ad altri elementi.
Esse si usano con grande vantaggio come tonico-eccitanti nei catarri polmonari, specialmente dei vecchi, nei
catarri cronici pettorali, nella tisi polmonare, per promuovere il sudore e l'orina; inoltre come tonico-amaro
contro la debolezza degli organi digerenti, nelle convalescenze, nella clorosi, nell'asma umide, nelle diarree
creniche e nell'anemia.
Per le malattie di petto le nostre due specie sene efficaci come la virginiana.

Dosi : radice in decotto a 50-90 gr. per un litro d'acqua ; 5-10 cucchiai al giorno.

119
120
POLIOPODIO

“Polypodium vulgare ” Famiglia delle Filicine.


Descrizione: pianta erbacea, senza fiori, con rizoma sotterraneo, coperto di squame brune, un po' carnoso,
con molte fibre radicali. Le fronde, che si alzano da esso, sono lunghe anche 50 cm., con picciuolo lungo e
nudo, e lamina allungato-lanceolata, profondamente divisa in lobi o segmenti lance olati, interi, o un po'
dentati, in numero di 10-25 paia, di color verde più o meno intenso. Nella pagina inferiore nascono i sori,
grossi circa 2 mm., disposti in 2 file parallele al nervo mediano dei segmenti; essi sono gruppi di sporangi nel
cui interno si formano le spore per la riproduzione della pianta.
Tempo di sporificazione: quasi tutto l'anno.
Distribuzione geogrsfica: comunissimo in Italia e nelle sue isole, nei boschi, sulle rocce umide, sulle rupi, sui
muri, sui tronchi ed ai piedi degli alberi.
Parti usate: le foglie e specialmente il rizoma.

Proprietà medicinali.
Il rizoma ha sapore dolcigno, affine a quello della liquirizia. Le foglie si usano per le malattie dei bronchi e
dei polmoni, tossi, catarri ; il rizoma, per la sua azione speciale sul fegato, è vantaggioso specialmente nei
suoi ingorghi per favorire l'eliminazione della bile nel duodeno; inoltre nell'itterizia e, come leggero
lassativo, specialmente nei bambini.
Contiene polipodina, zucchero mannite, glicirrizina, amido, olio grasso, resina, mucillagine, tannino,
saponina, malato di calcio e silice.
Si raccomanda il decotto per le malattie epatiche, per sciogliere il ventre nelle febbri, nei catarri, e come
astringente nelle screpolature della pelle delle dita dei piedi. Il rizoma è anche pettorale.
E' usato anche con vantaggio nella gotta e nell'asma; il decotto è lassati vo quando ha bollito a lungo
nell'acqua: un purgante blando ma di effetto sicuro. Il rizoma é eccellente nell'itterizia, nelle costipazioni
croniche e specialmente nell’insufficienza epatica; si consiglia : rizoma di polipodio 20 gr., liquirizia
frantumata 10 gr., radice di angelica 5 gr., acqua un quarto di litro; si fa bollire il polipodio per 15 minuti,
poi si aggiunge la liquirizia e l’angelica e si lascia macerare a freddo per 12 ore; si filtra, si dolcifica con un
cucchiaio da tavola di miele, e si prende la miscela al mattino a digiuno. La sua azione si esercita sul fegato,
ed i malati, dopo otto ore, hanno le feci colorate di bile, con effetto meraviglioso sull'intestino.
Dosi: nei catarri bronchiali e sul principio della tisi: decotto di 20-50 gr. del rizoma per un litro d'acqua;
bollire 20 minuti. Prenderne due cucchiai da tavola ogni ora.

121
POLMONARIA

“Stellaria Media” `Famiglia delle Cariofillacee.

Pianta erbacea, con fusti deboli, biforcati superiormente, con una sottile fila di peluzzi. Le foglie sono ovali-
acuminate, le inferiori con lungo picciuolo. I fiori piccoli, in cime terminali, hanno calico di 5 sepali
allungati con o senza pelurie, corolla di 5 petali, profondamente divisi, più brevi del calico, bianchi; gli stami
sono 5-5; il pistillo ha stili lunghi quasi come gli stami. Il frutto é una capsula ovoide, un po' più lunga
del calice.
Tempo di fioritura: primavera / autunno.
E' comune nei luoghi coltivati ed incolti di tutta l'Italia, sui muri umidi, ecc.
Si trova anche in quasi tutte le regioni del globo.
Parti usate : tutta la pianta.

Proprietà medicinali. Ha proprietà emollienti e diaforetiche.


Questa è veramente un'erba dei polmoni, perché agisce come disciogliente ed eliminante del catarro o
mucosità e rende buoni servizi anche negli sputi sanguigni; cosi pure nelle emorroidi (essendo astringente) e
negli ingorghi dei reni e della vescica. Con la polmonaria si prepara un thè di cui si prende due volte e più al
giorno una tazza da caffé. Negli ingorghi polmonari l'efficacia di questo thè e ancora più energica
aggiungendovi un terzo di vino; anche un'aggiunta di equiseto o di tossillaggine è ottima ed opportuna. Ma si
raggiunge migliore effetto mescolandone il succo e facendone marmellata, di cui si prendono giornalmente
8-10 cucchiaini; non occorrono molte erbe per avere una buona quantità di succo; si fa cuocere leggermente
con miele a piccolo fuoco e si rimesta per bene, onde svapori l'acqua.
Quest'erba e assai efficace anche esternamente per lesioni esterne, per efflorescenze e per tumori invecchiati
e suppuranti: si fa un decotto con l’erba, s'immergo il panno nel decotto e lo si lega sul tumore che viene cosi
purgato e guarito. Le piccole efflorescenze si lavano per bene con questo decotto due volte al giorno; in
principio pare che esso vada peggio, ma questo é appunto un buon segno, perché appena si ammollano
comincia la guarigione. `
Il lupus viene debellato con questo decotto, particolarmente quando esso é commisto con equiseto od
assenzio.
Il the di polmonaria e un efficace rimedio per l'intorbidamento della cornea, perché pulisco l'occhio e ne
aumenta la chiarezza, lavandolo ogni giorno 3 o A volte; mescolando del miele al succo di equiseto si ottiene
un ottimo collirio, di cui s'introduce negli occhi una goccia due volte al giorno.

Dosi: 50-50 gr. per un litro d’acqua.

122
PRATOLINA

'Bellis perennis' Famiglia delle Composite.

Comune nei boschi e brughiere del piano submontano e montano, in tutta l’ Italia continentale e nelle sue
isole. Fiorisce quasi tutto l'anno.
ha foglie ovali, allargate a spatola presso la sommità, il capolino dei fiori è portato da un peduncolo sovente
breve.

Proprietà medicinali
Contiene una resina amara, una saponina, un olio etereo, inulina, sostanze tanniche e mucillaginose. Ha
proprietà digestive, carminative, diaforeti che e diuretiche.
Con il decotto di pratolina si ha guarigione molto soddisfacente di enteri ti mucomembranose dolorose e
tubercolari, ed in modo particolare si usa contro le enteriti dei bambini in corso di dentizione. Esso ed anche
eccellenti risultati in tutte le forme infiammatorie dell'apparato renale, dai processi infiammatori acuti del
rene stesso, alle calcolosi uriche, cistiti e prostatiti. L’acqua dei fiori si usa contro le infiammazioni degli
occhi e delle mucose boccale e faringea; inoltre, con impacchi imbevuti nella stessa, per la medicazione di
ferite infette, di piaghe a lento decorso e per la cura di eruzioni cutanee.
Questa pianticella e una delle specie della vecchia medicina popolare, usata internamente (infuso dei fiori : 1
cucchiaino da caffé per tazza; due tazze al giorno) contro le pleuriti e contro le malattie della gola e dei
bronchi; in più anche per clistere e per irrigazione contro le forme intestinali infiammatorie e le emorragie
uterine.
Due pugni della pianta fresca, macerati in un litro di vino bianco, danno una bevanda che, bevuta in quantità
di un bicchiere ogni mattina, agisce contro i dolori di testa prodotti da urti, contro la commozione cerebrale,
l'idropisia, la renella e gli ingorghi viscerali.

123
PREZZEMOLO

“Petroselinum sativum”. Famiglia delle Ombrellifere.

E' sub-spontaneo nei pietrosi aridi e rocciosi, dal mare si colli dell'Europa meridionale. E' coltivato negli orti
per il grande uso che se ne fa come condimento da cucina.
Contiene : essenza 0,05-0,08% ; apiolo, apiina ( glucoside che per scissione idrolitica dà glucosio ed
apigenina od apigenolo), mucillagini, zuccheri, minerali, vitamine A, C, K.

Proprietà medicinali
Come droga diuretica si usano i semi e le radici; ambedue hanno azione più potente delle foglie, per la
presenza di olio essenziale, cui si deve anche lo speciale odore aromatico. Ha utilissima applicazione nelle
idropisie, negli ingorghi di fegato, della milza e degli altri visceri addominali, nella irregolarità della
circolazione del sangue, nella itterizia, nella renella, nel far ritornare i mestrui alle donne, regolarne l'efflusso
e calmarne i dolori.
Le foglie fresche, pestate, sono risolutive e stimolanti: si usano esternamente contro gli ingorghi lattei delle
mammelle, applicandovele sopra, e nelle oftalmie purulente. Si usano anche nelle contusioni, in questo
modo:
la parte contusa si lava bene tre volte al giorno con spirito canforato, e poi si applica sopra un cataplasma
caldo di foglie di prezzemolo cotte nel vino; si rinnova bagnando sempre nello stesso vino che si dovrà ogni
volta scaldare; in due o tre giorni si ha guarigione completa.
L'erba si usa anche contro le febbri malariche.
Nelle punture di api e di vespe si pone sulla parte offesa il prezzemolo pestato e, leggermente strofinando, si
toglie il dolore e si evita il gonfiore.
Per la gangrena e le ulcere si usa il seguente rimedio: si mettono in mezzo litro di aceto di vino tre cucchiai
da tavola di succo di prezzemolo, un cucchiaio di sale ed uno di pepe polverizzato, quindi si lascia macerare
il tutto per tre giorni e si passa per pannolino; compresse imbibite in questo liquido si mettono sulla parte
malata e si rinnovano spesso.
Le foglie fresche, pestate ed applicate sulle mammelle, arrestano la formazione del latte nelle donne che non
possono allattare.
Questa pianta fa guarire le oftalmie purulente, mettendone qualche goccia sugli occhi, più volte, tanto nei
bambini che negli adulti; questa proprietà era già nota dai tempi più remoti.
Lo stesso succo, unito con latte caldo e preso a digiuno, è eccellente nell’asma umida, nel catarro dei
polmoni e nella perdita della voce; mescolato con miele è utilissimo posto sulle contusioni.
Come diuretico, specialmente nelle idropisie, negli ingorghi di fegato, per regolare la circolazione sanguigna,
servono i semi in infuse (10-50 gr. Su 200 gr. d’acqua) e ls radice (50-I00 gr. bolliti in decotto in 200 gr.
d'acqua).
Questo decotto, essendo anche diaforetico, se bevuto favorisce l'eruzione del morbillo, quando questa ritarda.
Nei dolori di stomaco per cattiva digestione e accompagnati da sviluppo di gas, si usa con vantaggio l'infuso
dei semi: un cucchiaino da caffé di semi in mezzo litro d’acqua bollente; dopo mezz'ora si passa e se ne
prende una tazzina da caffé dopo i pasti.

124
PRIMAVERA ODOROSA

'Primula 0fficinalie’. Famiglia delle Primulacee.

Luogo di crescita: nel luoghi erbosi asciutti, nei boschivi collinari e montuosi preferibilmente calcarei, dalle
Alpi all'Appennino settentrionale e centrale.
Descrizione: pianta erbacea con rizoma sotterraneo breve, su cui nascono molte radici sottili ed una rosette di
foglie col picciuolo alato, ovali o bislunghe, crenate, con nervatura mediana grossa ed un po' pelosa come
tutta la pagina inferiore. Dalla rosetta di foglie s'innalzano pochi peduncoli, alti 10-50 cm., che portano in
cima una piccola ombrella di fiori, formati da un calice largo, rigonfio, ovoide, gamosepalo, coperto di fine
peluria, biancastro, diviso in cinque denti ovali, quasi ottusi. I fiori sono odorosissimi e perlo più pendenti da
uno stesso lato. -
Tempo di fioritura: da marzo ad aprile.
Parti usate: tutta la pianta.

Proprietà medicinali.
Tutta la pianta contiene saponina per il 5-10%, glucosidi (primaverina e primulaverina), mucillagine, l'olio
etereo primaverolo.
Tutta la pianta ha proprietà calmanti, antispasmodiche, bechiche espettoranti, antireumatiche.
La Primavera agisce meravigliosamente contro le malattie del sistema nervoso, contro la paralisi,
l'apoplessia, le vertigini, l'insonnia, le palpitazioni, le indigestioni, gli stati febbrili, l’artrite, i reumatismi, i
catarri polmonari, i raffreddori di petto.
Si prepara l'infuso delle foglie e dei fiori : un pizzico in una tazza da thè d'acqua bollente. Il thè fortifica
il sistema nervoso e guarisce le paralisi della lingua e le balbuzie; guarisce l'emicrania e le vertigini delle
giovani che soffrono a cause delle loro regole. Con i fiori e le foglie di questa pianta si fanno eccellenti
cataplasmi per calmare i dolori della gotta.
L'infuso conviene bene nell'emicrania, nei vomiti, nelle indigestioni, nelle coliche; contro le diarree croniche
con infiammazione delle mucose intestinali e sulle quali gli astringenti non hanno azione.

Dosi : 10-20 gr. di tutta la pianta per un litro d'acqua bollente.

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QUERCIA MARINA

‘Ficus Vssicul0sus’. Famiglia Alghe.

Luogo : litorali marittimi dell'Adriatico e Mediterraneo, dove e rigettata dalle mareggiate.


Descrizione : é pianta crittogama (senza fiori) del gruppo delle alghe brune. Ha il tallo membranoso,
coriaceo, lungo 10-20 cm., largo non più di un centimetro, che si divide più volte in due rami, di colore
olivastro quando è fresco, bruno scuro quando e secco. E' percorso nel senso della lunghezza da un
cordoncino più consistente, a guise di nervatura, ai lati del quale si vedono delle vescichette piene d'aria che
lo rendono galleggiante. Le ramificazioni sterili sono appiattite; quelle fertili terminano con una parte
ingrossata, ovale, sparse di piccole sporgenze o verruche, che contengono gli organi della riproduzione. E'
attaccata agli scogli sottomarini, in prossimità della spiaggia.
Parti usate: tutta la pianta.
Epoca di raccolta: tutto l’anno.
Componenti principali : algina mucillagine, acido alginico, amaro, mannite, fucosio, minerali in
combinazione organica (bromo; potassio, fosfati, arsenico, jodio).

Proprietà medicinali.
Essendo ricca di jodio, e pianta fondente (risolvente) ed antiscrofolosa; perciò è usata negli ingorghi
ghiandolari e nel gozzo, contro cui da ottimi risultati; applicata fresca attorno al collo per
molte notti di seguito, si hanno guarigioni complete in circa tre mesi.
E' vantata contro l’obesità, in cui ha ottimi risultati.

Dosi :
mezzo cucchiaio in polvere e in ostia, ingerito dietro una tisana di gambi di ciliegie, al mattino a digiuno.

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QUERCIA (ROVERE)

’Quercus Robus'. - Famiglia delle Cupolifere.

Diffusa nei boschi cedui, in suolo calcareo di pianura, collina e submonti, nei terreni di brughiera della
Penisola.
Raggiunge i 50-40 metri d'altezza.
La Quercia ha corteccia rugosa, rami potenti muniti di foglie pergamenacee, glabre di sopra, pelose di sotto,
tagliate a onde profonde ed attaccate a code corte. I suoi fiori sono castoni lunghi, composti di piccoli
gomitoli, attaccati attorno ad un nervo minuto. Questi non lasciano alcun frutto dopo di loro, perchè le
ghiande nascono in luoghi separati.
Ciascuna ghianda é attaccata all’estremità ad un calice detto coppa.
Tutte le parti della quercia sono utili. Si usa la scorza, specialmente dei rami giovani, le foglie, le ghiande e
le noci di galla.
Componenti principali: acido quercitannico 15·20%, acido gallico 1,6%, acido ellagico, quercina,
floroglucina, gomma; pectina, resina, zucchero, ossalato di calcio, una sostanza amara particolare.

Proprietà medicinali.
Astringente energico, emostatica, antidiarroica, decongestionante, disintossicante.
Il decotto della scorza, specialmente dei rami giovani, è eccellente nelle emorragie di stomaco e
dell’intestino e negli sputi di sangue. Perciò si fanno bollire 50 gr. di scorza in 200 gr. d'acqua e vi si
aggiunge un pò di zucchero o vino aromatico; si prende a cucchiai, uno ogni 5, 10, 15 minuti,
e poi più di rado col cessare dell'emorragia.
La corteccia di quercia anticamente era usata contro la tubercolosi polmonare. Il decotto della scorza dei
rami giovani agisce molto bene in tutti gli avvelenamenti per sostanze vegetali, come alcuni funghi, la
nicotina, la belladonna, il colchico, l'aconito, ecc. In questi casi si deve bere il decotto della scorza, facendo
bollire un pugno di scorza ridotta in frammenti in un litro d’acqua, prima che il veleno passi nel sangue.
Energetico : le persone deboli dovrebbero prendere ogni mattina ed ogni sera 2-5 cucchiai del decotto di
scorza di quercia con un po' di miele.
Con la scorza di quercia si prepara un vino tonico, macerando per 4 giorni 30-60 gr. di scorza frantumata in
un litro di vino rosso; poi si filtra e se ne prende un bicchierino prima del pasto. Esso e specialmente indicato
per i fanciulli scrofolosi e per quelli sofferenti d'incontinenza d'urina.
Il decotto della scorza di quercia serve a guarire il gozzo. Basta per ciò avvolgere al collo un panno piegato
più volte a formare diversi strati, bagnato e poi spremuto in un decotto freddo di scorza a mezz'ora di
bollitura.
Quando il panno comincia a scaldarsi, si ribagna altra volta, e così di seguito pid volte e per molti giorni.
L'impacc0 va coperto con lane perché non vi penetri l’aria. Oppure, e meglio, prendendo ogni giorno 2-5
cucchiai dello stesso decotto. In 50 o 60 giorni il gozzo scompare.
Contro pustole e fistole : i semicupi e qualche clistere di decotto di scorza, bollita per mezz'ora, guariscono le
fistole anali (che sovente sono pericolose). Lo stesso decotto, in gargarismi, de ottimi risultati nelle malattie
della gola di cattiva nature, cioè ulcerate, negli ascessi nelle gen give flosce dello scorbuto, nelle varici da
emorroidi, nelle fessure anali.
L'infuso delle ghiande e un ottimo rimedio contro la rachitide incipiente, gli ingorghi ghiandolari, l'asma e la
tosse. Se si continua a lungo questo uso, si ha un rimedio utilissimo per distruggere le disposizioni scrofolose
fino alla loro radice. Questo infuso e assai utile a tutti quelli che hanno digestione lenta e difficile; lo si
prepara mettendo un cucchiaio di polvere di ghiande in una tazza d'acqua bollente e lasciandolo infondere
per mezz'ora.

i Dosi : 50-50 gr. per un litro d'acqua o di vino rosso.

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RIBES

'Ribea nigrum. Famiglia delle Sassifragacee.

E' indigene dell'Europa settentrionale, spontanee nei luoghi umidi ed ombrosi della zona montana, nelle alpi
piemontesi e lombarde, coltivate talora nei giardini. Si trova anche in tutta l'Europa centrale e boreale.
Descrizione: arbusto cespuglioso di m. 1-1,60 a fusti ramosi giovani di colore giallastre, gli altri bruno-
rossastri; foglie alterne palmate di 5-5 lobi cuneati dentati che, per le ghiandole gialle diafane al rovescio,
esalano odore balsamico se strofinate o tritate. Fiori campanulati rossastri, 8-12 riuniti in grappolini penduli
ad aprile-maggio, e che promanano una sottile fragranza, penetrante e gradevole; bacche globose nere,
polpose, agro-dolciastre, profumate di muschio; semini numerosi, rotonde-triangolari, schiacciati e nericci.

Proprietà medicinali.
I frutti, dal sapere acido-dolce, contengono acido malico e citrico, zuccheri, mucillagini, caroteni, acide
salicilico, e sono ricchi di vitamina C (acido ascorbico).
Con il loro succo, unite a zucchero, si fa una bevanda molte efficace nelle febbri infiammatorie biliari e
putride, calma la febbre e l'ardore della sete; si usa anche nelle infiammazioni gastro-intestinali, nell'angina,
nella scarlattina, nella rosolia, nelle scorbuto, nella porpora emorragica e nel-
le infiammazioni delle vie urinarie. I soggetti alla gotta i biliosi, possono averne molto vantaggio.
Le foglie sono usate con sicuro giovamento centro il reumatismo, col prendere ogni sera un infuse di foglie
di ribes.
Queste foglie contengono nelle loro ghiandole un olio essenziale, di acido chinico e di una ossidiasi assai
attiva; quindi determina abbondante urina, che trascina con se l’azoto non del tutto ossidato; perciò è un
potente diuretico, indicatissimo in tutte le forme reumatiche.
Con queste foglie si guariscono la renella, le idropisie e il catarro della vescica; quindi si raccomanda centro
le nodosità della gotta, usandole nel seguente mode: 50 gr. di Rosmarino, 50 gr. di Ribes, 50 gr. di Lauro e
50 gr. di Salvia; prendere un pizzico della miscela per una tazza d'acqua bollente,
una al mattina a digiune ed una alla sera.

Dosi : 50 gr. di foglie per un litro d'acqua.

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RISO

“Oryza sativa" Famiglia delle Graminacee.

E' coltivato nei campi di pianura ad irrigazione capillare.


Descrizione: pianta annua cespitosa a radici affastellate; culmi eretti, nodosi, cavi, alti 50-90 cm.; foglie
parallelinervie lineari piano, scabre.
Fiori: uno per spighetta, dal peduncolo breve, in pannocchia racemosa terminale, fiorenti in agosto;
cariosside affusolata bianca con le due glumelle aderenti all’interno.
Parti usate: i semi.
Epoca di raccolta: settembre-ottobre.
Contiene vitamina BI, B2, PP, amido quasi pure per l'83%, proteine ed aleurone,
grassi.

La sua origine nell'alimentazione si perde nella notte dei tempi. Forma sempre un ottimo nutrimento ricco di
fosfati, di facilissima digestione, che si pub preparare in molte e diverse maniere. E' originario delle Indie e
della Cina.

Proprietà medicinali
Come medicine è usato fin dai tempi più remoti, per gli infermi da malattie gastro-intestinali e per quelli le
cui funzioni intestinali sono lente. La sua digeribilità aumenta quando sia cotto con latte di vacca o con
brodo grasso.
E' Usato con utilità nella dissenteria, dapprima un po' abbrustolito, poi bollito nel latte di vacca o con brodo
grasso. Nella stessa malattia sono vantaggiosi i clisteri fatti con il suo decotto; questo, bevuto a piccoli
sorsi, più volte al giorno, vale contro le diarree biliari e le enteriti.
Cataplasmi fatti con la farina ed applicati, sono di molta utilità al principio di infiammazione delle
mammelle.
Con il rise, nelle zone calde e nel Giappone, si prepara la birra, sana e molto buona.

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ROSMARINO

'Rosmarinus Officinalis'. Famiglia delle Labiate.

Luogo di crescita: e sub spontaneo qua e la nei siti pietrosi, rocciosi, arenosi litoranei (massimamente),
secchi, soleggiati e riparati, in macchie e scoscesi, giardini, orti, del piano e collina della zona temperate e
centromeridionale.
Componenti principali : 1-2% di un olio essenziale costituito prevalentemente da derivati terpenici (pinene,
canfene, borneolo libero ed acetato, valerianato di bornile, cineolo, canfora), poco tannino, amaro, resina,
saponina acida. Vitamina C nella pianta secca.

Proprietà medicinali. Aromatico, eupeptico, tonico, stomatico, carminativo, colagogo, antispasmodico,


antiisterico, emmenagogo, stimolante nervino.
Le foglie di Rosmarino sono carminative, cioè fanno uscire i gas dallo stomaco e dall’intestin0; si usano
perciò nei dolori colici provenienti da tali gas interni.
Alle donna isteriche, come rimedio antispasmodico ed antinevralgico, si consiglia il the, fatto con 10-20 gr.
di foglie o di sommità fiorite per un li tro d'acqua bollente; esso si beve anche a bicchierini, con zucchero,
per
combattere le coliche flatulenti, le affezioni nervose, l’inappetenza e le cattive digestioni. Lo stesso the è
indicate per fortificare il cervello, per l'epilessia, la paralisi e per i vapori isterici. E' anche un ottimo
stimolante negli stati di depressione che accompagnano le febbri da tifo ed influenzali, nelle dispepsie in
seguito ad atonia gastrica.
Contro l'idropisia generale e specialmente cardiaca, si consiglia di Prendere mattina e sera 5-4 cucchiai di
vino di rosmarino : si prepara mettendo in un litro di vino bianco 20 gr. di foglie di rosmarino ben
sminuzzate, e poi ben chiuso si tiene allo scuro per I2 ore; quindi si filtra. Questo vi no ha la proprietà di
promuovere copiosa orina e di agire come calmante del cuore.
I fiori di rosmarino, oppure le foglie cotte nel vino generoso con miele, fino alla riduzione della meta, e preso
un po' prima di dormire, giova mirabilmente ai sofferenti di asma, e rendono la voce più chiara.
Contro il catarro intestinale ; si prepara una tisana con alcune foglie per sorta di rosmarino, ruta ed assenzio,
da far bollire in una tazza d'acqua:
se ne prende il decotto al mattino a digiuno e si ripete alla sera prima di coricarsi, correggendo con un po' di
succo di limone.
Si prepara anche un ottimo vulnerario, infondendo a freddo per I5 giorni in un litro d’alcool (a 60 gradi) 10
gr. di sommità di rosmarino, di maggiorana, di timo, di salvia e di melissa finemente frantumate, che poi si
applica come compresse. Questa preparazione, alla dose di 2-5 cucchiaini in mezzo bicchiere d'acqua calda, e
raccomandata nel casi di svenimenti, sincopi, deliquio. Lo stesso rosmarino giova alle sincopi odorandolo.
Il decotto di rosmarino, bevuto, aiuta coloro a cui è traboccato il fiele.
Il rosmarino vale ai freddi difetti dello stomaco, al vomito del cibo, principalmente mangiato con il pane o
bevuto in polvere con vino. Esso giova ai difetti di milza ed alle oppilazioni del fegato, perchè non solo
scalda, assottiglia e disoppila, ma ancora corrobora.
Oltre a ciò, vale ai flussi ed a tutti i difetti freddi del corpo, cioè al mal caduco, allo stupore, al
sonno profondo, alla paralisi; inoltre rischiara la vista.

Dosi:
10-30 gr. per un litro di acqua o vino.

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ROVO

'Rubus fruticosus'. Famiglia delle Rosacee.

Descrizione : pianta selvatica comunissima più o meno dappertutto: nei campi incolti, nelle siepi, tra le
macerie, sulle vecchie mura; e ben nota a tutti perchè in estate fornisce i frutti, nerastri a maturazione (more),
molto ricercati e che si mangiano con gusto.
Componenti principali: sostanze tanniche, resina, pectina, zucchero, inosite, acidi lattico,malico,ossalico e
succinico; lattato di magnesio.

Proprietà medicinali.
Il Rovo è medicinale nelle sue foglie e nei suoi frutti, che hanno azione tonica, astringente ed un po'
diuretica.
Pertanto le proprietà sono astringenti antidiarroiche, temperanti.
Il decotto delle foglie ed i teneri germogli, fresche o secche (50 gr. Per un litro d'acqua) si usa con successo
contro la diarrea, la dissenteria, gli sputi di sangue, l'ematuria, contro i flussi bianchi, contro l'infiammazione
di gola, nel rammollimento o gonfiore delle gengive (in gargarismi). Bevuto più volte al giorno, guarisce la
peritonite, la peritiflite (infiammazione dell'intestino crasso e del cisco). Il decotto pub essere addolcito con
miele e con aggiunta di petuli di rosa.
Il succo ricavato dai rami giovani e dalle loro estremità superiori (più tenere e ricche di succo), sbattuto con
acqua di rose ed una chiara d'uovo, dà un ottimo collirio contro i casi di oftalmia.
Le foglie fresche ben pestate si applicano con effetto sicuro sui dartri, sul le vecchie piaghe, sugli ascessi e
sulle ulcere delle gambe, che guariscono in poco tempo ; sicché si può constatare come la nature e buona
verso l'uomo.
I teneri germogli posti in una bottiglia, tanti che la riempiano, ed esposti al sole d’estate, mandano fuori un
liquido che si conserve con vantaggio contro le ferite ed i tagli.
Il decotto dei rami giovani, fatto con vino, e un cicatrizzante ottimo delle ulcere atoniche e delle vecchie
piaghe che non si chiudono.
I frutti maturi sono rinfrescanti e dissetanti. Con essi si fa anche un vino, un'acquavite, degli sciroppi e delle
marmellate squisite. Lo sciroppo fatto con i frutti maturi b molto efficace nei bruciori di orina. Lo sciroppo
fatto con i frutti non maturi, ma rossi, e molto astringente e detersivo.

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RUSCO

'Ruscus aculeatus'. Famiglia delle Asparagacee.


Luogo di crescita: boschetti, siepi ed ombreggiati, macchie asciutte sassose, nei terreni calcarei assolati, fine
ai colli della regione mediterranea.
Descrizione: suffrutice cesposo sempreverde con rizoma strisciante grigiastre fibroso, emettente radici
avventizie e fusti eretti striati verdi di 25 -90 cm., ramosi; fronde di foglie simulate alterne ovali, coriacee e
pungenti.
Fiori verdi, solitari od appaiati, riposti sulle foglie in ottobre e da marzo a maggio; bacche globose-rosso
corallo con uno o due semi.
Parti usate: il rizoma.
Epoca di raccolta: settembre-ottobre.
Componenti principali: essenza, resina, saponina, amaro, mannite, calcio e sali di potassio.

Proprietà medicinali.
E' aperitivo, antiartritico, diuretico.
Si usa in medicina il decotto del rizoma contro i calcoli, nelle difficoltà di orina e nell'orina sanguinolenta,
preso in giorni alternati.
Si consiglia nei tumori scrofolosi come fondente, nell'ardore di orina e nella gonorrea, contro la colica
nefritica e nell'idropisia, prendendone un bicchiere al mattino a digiuno per qualche tempo.
E' rimedio eccellente nella gotta e nel reumatismo. Come diuretico si usa dai tempi più remoti.
Dosi: 50·5O gr. per un litro di acqua in decotto; da 1 a 2 bicchierini in
giornata.

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RUTA

'Ruta graveolena'. Famiglia delle Rutacee.

Le Rute e arboscello alto 50 cm./ un metro, di cui due sono le specie genereli: la domestica e la selvatica. Il
genere pero e composto da 50 specie circa.
La Ruta domestica, detta Ruta Graveolens Hortensis latifolia, ha fusti grossi come il dito, legnosi, ramosi,
con corteccia bianchiccia. Le sue foglie sono divise in molte psrti, piccole, bislunghe, un poco grosse, liscie,
di color verse mare, punteggiate e messe a due a due sopra una costa terminate da una foglia. I suoi fiori
nascono sulle cime dei rami e sono piccoli, raccolti in un grande corimbo terminale, per ordinario di quattro
foglie di color giallo smorto.
Ai fiori succede un frutto composto quasi sempre da 4 cassettine radunate insieme, come quello delle
Fusaggine o Evonimo. Ogni cassettina racchiude molti semi reniformi. Le radice o legnosa, gialla e guernita
di molte fibre. Tutte la pianta emana un odore sgradevole, ed ha un gusto amarissimo ed acre. Questa qualità
viene coltivata nei giardini e negli orti per le sue proprietà medicinali.
Le Ruta selvatica si divide in due specie: grande e piccola. La prima, dette 'montana’ e 'major',differisce da
quelle domestica per essere molto più piccole.
Le sue foglie sono divise in parti più lunghe, più strette, d'un verde scuro, odore più forte e gusto più acre. La
seconda specie é detta 'Ruta montana tenuifolia’; essa getta foglie per terra, divise minutamente,
do color verde smorto, bianchiccio, d'un odore fortissimo e gusto acre.
Fra queste foglie si alzano due o tre fusti divisi in rami, che sostengono nelle loro cime dei fiori, simili a
quelli delle specie precedenti, me più piccoli, di color giallo smorto. Essi sono seguiti da frutti composti da
due; tre cassettine che racchiudono dei semi minuti, neri ed acri.
La sua radice è legnosa, grosse come un dito mignolo, lunga e bianca. Questa pianta non può resistere al
freddo. Le Rute selvatiche nascono nei paesi caldi, nei luoghi montani, rozzi e sassosi.
La parole "ruta" vuol dire "io conservo", perchè questa pianta è adoperata per conservare Le sanità.

Proprietà medicinali.
Le rute sono antinervose, antispesmodiche, antiepilettiche , calmanti, antiisteriche, eccitanti uterine,
discussive, proprie per fortificare il cervello, dissipare i ’vapori’ e per la colica ventosa.
Si usano internamente ed esternamente. La più usata in medicine e pero quelle dei giardini.
Componenti principali: rutina, glucoside analogo alla quercitrina, che eccita l'utero; per idrolisi enzimatica
produce quercetina e rutinosio, biosio composto di glucosio e ramnosio, ecc.
Le foglie di Ruta hanno virtù stimolanti, antispasmodiche, emmenagoghe (ossia attitudine a promuovere i
mestrui); si usano nelle flatulenze, spasmodiche, cefalgie, elle dose di un pizzico per une tazze da the, in
infuso.
La polvere di Ruta, presa da 4 ad 8 grammi. in vecchia birra, per sei mesi, guarisce l'epilessia.
Nota bene: ed site dose le Ruta e velenosa; quindi per evitare possibili in convenienti, non si oltrepassino le
dosi.
La polvere, da uno a due grammi. con miele, si use contro i vermi dell'intestino, flatulenze e crampi. Le
tinture di Ruta presa e gocce serve a promuovere l’appetito in tinture si prepara ponendo un po' di Ruta
nell'alcool, per alcuni giorni, poi si filtra; se ne prendono 10-15 gocce in zucchero.
Come vermifugo e nell'isterismo, come pure nelle debolezze di stomaco, si gasa l‘olio di Ruta, di cui se ne
prendono 2-5 gocce su zucchero, tre o quattro volte al giorno; Quest’olio si prepara riducendo in polvere un
po' di foglie secche di Ruta, poi si mette in bottiglia nella quale si versa l'olio di olive e si agita; poi ls si tiene
in luogo caldo od al sole per un mese, quindi si filtra.
Usi esterni: ponendo a macero 100 gr. di foglie o di sommità fiorite in 500 gr. di olio d'oliva, si ottiene un
linimento da adoperarsi per unzione sul ventre ai bambini affetti da acetone (cioè da vermi).
Il decotto di Ruta ha impiego in gargarismi contro le granulazioni delle gola, ed in aspirazioni nelle narici
contro il fetore di naso (ozena). Si usa il medesimo in lavande per detergere la ulcere di cattiva natura e
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contro le malattie di pelle. Il decotto da 20-50 gr. per litro di acqua, si usa in clistere per coliche e stitichezze
ostinate, e per lavare le vecchie piaghe e gli occhi arrossati.
Avendo la Ruta azione rivulsiva e rubefacente sulla pelle, la si adopera, contusa fresca, in cataplasmi
all'esterno, contro le nevralgie, i dolori di sciatica e reumatici.
Mangiando spesso qualche foglia di Ruta e lavandosi gli occhi con un leggero decotto, si rischiara la vista.

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SALICARIA

'Lytrum salicaria' Famiglia delle Litracee.


Distribuzione geografica: boschi, rive di fossi, ruscelli, canali e laghi; posti umidi e pantanosi palustri
specialmente del mare,pianura, collina e nelle marcite e risaie d'Italia.
Descrizione.
Erba cesposa perenne slanciata, di colore grigiognolo, con radice e fuso tortuosa e robusta, munita di
radichette fibrose; fusto a 4-6 spigoli, eretto e rigido, alto m. 1-1,5. Foglie opposte o verticillate a tre,
lanceolate acute sessili, vellutate inferiormente. Fiori di 6 pezzi rosso-porporini vinosi, in 5 od 8 fascetti
all'ascella delle foglie superiori, a formare spighe, fiorenti da giugno ad ottobre; capsula oblunga con semi
numerosi, ellittici, angolosi e giallini.
Parti usate: le sommità fiorite e le foglie, raccolte nel loro pieno sviluppo.

Componenti principali: tannino, resina, iposterolo, mucillagine, idrati di ferro (2%), glucoside speciale, la
Salicarina.
Proprietà medicinali.
Dai tempi più remoti questa bella piantina è stata usata come ottimo astringente; perciò si usa in decotto o in
infuso nelle emorragie (nasali, boccali, intestinali, uterine), nei flussi di ogni parte del corpo, nella
dissenteria, nella diarrea, nella lienteria (quando per diarrea i cibi si eliminano non digeriti), nella leucorrea e
nelle infiammazioni dello stomaco e dell'intestino. Le foglie pestate si adoperano per curare
le piaghe e le ulcere.
Il decotto, preparato con 50 gr. di sommità fiorite in un litro d'acqua e somministrato a cucchiai ogni 10
minuti, serve contro le emorragie di stomaco e d'intestino.
Il vino di Salicaria e migliore; Si prepara mettendo a macero per 8 giorni 30 gr. di sommità fiorite di
Salicaria in un litro di vino rosso.
Di questo vino se ne berrà un bicchierino prima dei pasti principali e serve per tonificare lo stomaco e per
facilitare la digestione.

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SALVIA

'Salvia officinalis'. Famiglia delle Labiate.

Luoghi: avventizia nei sassosi assolati e sterili aridi ma freschi, con diffusione in tutte Italia; frequente nei
giardini ed orti, dal mare alle montagna.

Descrizione: suffrutice cespuglioso con radice fusiforme robusta fibrosa; steli quadrangolari grigi eretti di
cm. 40-90 e numerose ramificazioni biancastre; foglie opposte ellittiche pelose ghiandolose, verdi-
cenerognole. Fiori tubulosi bilabiati azzurri e bianco-violacei, in glumeruli di 3-4 a formare spighe terminali,
da maggio a luglio; frutto di 4 acheni ovoidali. Spande intense profumo balsamico. Specchio della salute per
i medici del passato.
(Perciò : "come può perire un uomo al quale cresce la Salvia nel giardino?")
Parti usate: le foglie.
Epoca di raccolta: da maggio e luglio.

Proprietà medicinali
Proprietà : digestive.
Per la sue essenze, che agisce come gli antispasmodici diffusibili, essa eccita le funzioni delle pelle, il calore
delle stomaco, facilita la digestione, promuove l'urina, rende più attiva la circolazione sanguigna, eccita le
funzioni dell'utero favorendone le regole quando ritardano e sono difficili a venire; agisce favorevolmente
sull'encefalo e modifica favorevolmente tutto il sistema nervoso. E' molte efficace nei disturbi prevenienti da
atonia degli organi digestivi, nelle dispepsie, nei dolori di stomaco, nelle febbri reumatiche, nei vecchi
catarri, nella bronchite, contro la diarrea dei bambini, negli spasmi nervosi e nelle malattie del fegato e dei
reni. Quindi è più efficace con acqua e vino insieme, nelle malattie del fegato e dei reni,
tanto più efficacemente se vi si aggiunge un pò di Esperule, centro l'emicrania e i dolori di testa, dipendenti
da cattive funzionamento dello stomaco (una parte di esperula e due di salvia), nell’emottisi e nelle perdite
uterine.
Il decotte con acqua e vine forma un ottime gargarismo nelle infiammazioni delle bocca delle tonsille, nelle
scorbuto della bocca, nei catarri del petto, nelle affezioni nervose, nella paralisi, nelle gotta, nelle gengive
rammollite, nelle ulcerazioni (afta) della bocca e della lingua, nell'alito cattivo.
Per uso esterno, la sua proprietà di essere tonica, antisettica e cicatrizzante e fuori dubbio; per essa si vedono
le ulcere de varici, le ulcere atoniche e le ferite chiudersi abbastanza rapidamente, applicandovi supra
compresse di acqua e vino bolliti con salvia.
In case di attacchi asmatici, un beneficio si avrà fumando un pizzico di polvere di foglie secche di salvia.
La Salvia può essere chiamata la "sovrana del giardino".
Centro le tessi ribelli ed i catarri crenici si può fare uso di un decotto che ha un'azione calmante veramente
sorprendente. Si prepara facendo bollire insieme, per venti minuti, intanto che si sia raggiunta una
consistenza sciropposa, un etto di salvia, 100 gr. di zucchero e mezzo litro di vino bianco dolce.
Si cola il decotto che si è ottenuto e se ne prenda un cucchiaini ogni 2-3 ore.
Si usa pure in bagni per i reumatizzati e per i bambini scrofolosi e deboli, nelle paralisi delle membra, nelle
rachitide, nei deboli e stanchi; in sacchetti negli ingorghi edematosi e nei gonfiori atonici; in lavande e
fomenti nelle piaghe da decubito.
Dosi: 25-50 gr. per un litro d‘acqua o vino.

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SAMBUCO NERO

'Sambucus Nigra'. Famiglia delle Caprifogliolacee.

Luogo: diffuse nelle boscaglie, siepi, incolti, macerie, presso le case ed i viottoli umidicci delle campagne;
del mare, pianure e colli d’ltalia.
Descrizione: arbusto cespuglioso alto m. 2,5 di solito spontaneo, assai diramato; fusti eretti dalla scorze
cinereo-grigiastra, rugosa perchè cosparsa di lenticelle brune, i rami giovani ricchi di midollo soffice,
spugnoso e bianco; foglie opposte pennatosette composte di 5-7 foglioline ovalo-acute, seghettate, colore
verde scuro, esalanti odore disgustoso se stropicciate.
Fiori regolari di 5 lobi bianco—giallini in corimbi terminali spianati di 5 raggi (1 centrale e 4 a croce
attorno), grandi 10-15 cm. di diametro, profumati e fiorenti da aprile a giugno; frutti a bacca carnosa
rotondeggiante nere—violacea, succosa acidula e 5 noccioli compressi rugosi; sfregate emana
no odore particolare.
Parti usate: corteccia seconda (o profonda) del fusto, verde all'esterno e bianchiccio all'interno, e delle radici;
si trova sotto il tessuto cellulare della radice e lo strato epidermico grigio dei fusti.
Epoca di raccolta: in primavera ed ottobre.
Proprietà medicinali:
E' pianta antiedematosa, diuretica, purgante per i casi di spasmi intestinali; contiene nitrato di potassio, un
alcaloide (sambucina) ed un glucoside cianidrico, la sambunigrina.
- a): Utilità dei fiori: con essi si prepara un the ottimo nelle bronchiti, nei catarri, nei raffreddori, e come
emolliente e sudorifero. L'infuso di 10-15 gr. di fieri in 200 gr. d'acqua si prende caldo e tazzine come
sudorifero e per facilitare il flusso latteo delle donne.
Nei casi di erisipela si applicano compresse inzuppate nell'infuso di fiori secchi di Sambuco.
Il decotto dei fiori e delle foglie è sudorifero, diuretico e purgativo, molto efficace nelle idropisie e diarree.
Di fiori, per ottenere l'effetto purgativo, ne occorrono 50 gr. per ogni litro d'acqua, da prendersi ogni gior
no due tazze a digiuno; mentre invece il decotto della scorza e foglie si fa solo con 15 gr. .
I fiori di Sambuco in decotto, adoperati come bagni ai piedi, sono un rimedio efficacissimo contro la gotta.
- b): Utilità dei frutti: le bacche di Sambuco si mangiano preparate in diver si modi e si considerano un
mezzo eccellente per purgare il sangue.
Con esse si prepara il "Rob" di Sambuco, che ha la consistenza d’un estratto e si adopera come leggero
purgante. Il decotte di 5-10 gr. di frutti per I00 gr. di acqua è un ottimo lassativo.
- c): Utilità della corteccia: la decozione di 50 gr. di corteccia verde del Sambuco in un litro d'acqua, da
ridurre e metà con la bollitura, è un ottime diuretico. Si prepara pure il vino di Sambuco con 100 gr. di
corteccia a macero per 8 giorni in un litro di vino bianco dolce da prendersi in dose di 100 gr. al giorno nei
casi di idropisia.
La scorza verde (che si raccoglie dopo cadute le foglie e si fa seccare), unità con olio e cera vergine mediante
bollitura, da un buon unguento utile contro le bruciature, ustioni prodotte dal fuoco e le piaghe da decubito o
da vescicanti.
Questa pianta è purgativa in tutte le sue parti. Più che altro si adopera la scorza media. I fiori disseccati
modificano le loro proprietà, perchè così agiscono come sudorifero.

139
SAPONARIA

’Saponaria officinalis'. Famiglia delle Cariofillacee.

Luogo: comune negli erbosi freschi, siepi, lungo le strade di campagna ed i bordi dei ruscelli, fossi e canali,
argini dei fiumi, dal piano alla zone submontana d'Italia.
Descrizione: erba perenne spontanea, cespugliosa con rizoma cilindrico allungato strisciante, giallo bruniccio
fuori e bianco internamente, radici fibrose sottili ai nodi; fusto rotondo, eretto od ascendente, di cm. 50-80,
nodoso, verde-rossigno, ramificato; foglie opposte lanceolate appuntite, a 3-5 nervature, color verde tenero.
Fiori regolari grandi, di 5 petali roseo-pallidi profumati, in fascetti formanti una pannocchia apicale in estate;
capsula oblunga cartilaginosa molle, con numerosi semi circolari piatti, rugosi.
Parti usate: rizoma e radici.
Epoca di raccolta da aprile o da agosto ad ottobre.

Componenti principali: saponina acida, saporubrina, galattano, gomma, mucil lagine, zuccheri, grasso,
essenza, resina, ossalato di calcio. Le saponine solubili nell'acqua o nell'alcool diluito, sono insolubili
nell'alcool forte.

Proprietà medicinali.
L'uso di questa pianta si perde nella notte dei tempi in cui veniva usata nella lebbra, nelle malattie della pelle
e nelle ulcere maligne.
In Italia fu molto usata fino alla fine del secolo scorso, poichè è stato provato che é uno dei nostri migliori
risolventi (contro la stitichezza) e depurativi; ha azione espettorante, diuretica, sudorifera e tonica, molto
utile nelle malattie croniche della pelle, nel reumatismo cronico, nelle affezioni reumatico-artritiche, nella
gotta, negli ingorghi scrofolosi del fegato e del la milza, nell'itterizia, nelle febbri intermittenti ribelli, nelle
affezioni catarrali croniche, nelle psoriasi.
La saponarie è meravigliosa come depurativo della sifilide, specialmente se si aggiungono alla saponaria
foglie di noce, bardana, salsapariglia, e fogli e di rovo; il tutto in parti uguali. Versa re un cucchiaio da tavola
della miscela in un quarto di litro di acqua bollente, lasciare bollire 10 minuti e colare; da bersi in due volte
nella giornata, mattino e sera, lontano dai pasti.

Dosi: 30-60 gr. per un litro d’acqua.

140
SEDANO

'Apium graveolens' Famiglia delle Ombrellifere.

Luogo di crescita: posti umidi paludosi, lungo i corsi d'acqua; negli orti delle pianura e colline del
mediterraneo.
Descrizione: erba bienne a radice affusolata fittonante grigia esternamente e biancastra all'interno; fusto
cilindrico eretto solcato cavo di cm. 30-60, ramoso; foglie pennatosette a 3-5 divisioni romboidali, inciso-
dentate, lucide, con picciuolo guainante. Fiori regolari di 5 petali bianco-verdigni in ombrella di 6-12 raggi
ineguali, fiorente da maggio a settembre; frutto qua si rotondo appiattito, costituito da due acheni bruni a 5
coste distinte più chiare. Promana forte odore aromatico, aspro nelle forme selvagge.
Parti usate: tutta la pianta intera.
Epoca di raccolta: da marzo ad ottobre.
Componenti principali: olio essenziale costituito da limonene, anidride sedanica, sedanolide, acido palmitico,
guaiacolo, un fenolo cristallizzabile, alcuni sesquiterpeni, vitamine A, K, BI, B2, C, ecc.

Proprietà medicinali.
E' pianta aperitiva, diuretica declorurante uricoliti ca, depurativa.
I semi sono carminativi, atti a cacciare i gas dallo stomaco e dall'intestino. Le radici e le foglie sono usate per
eccitare l'appetito e per facilitare la digestione; se ne mette un pugno nel brodo o in una tazza di acqua
bollente. Le foglie sono risolutive.
Il decotto delle foglie, mescolato con acqua e latte e preso a digiuno, è molto indicate nell'asma umido, nei
catarri di petto, nell’afonia o perdita della Voce, nella debolezza di stomaco, negli ingorghi, nella scrofola,
nell'itterizia, nella circolazione sanguigna irregolare, nel1'idropisia, nella gotta, nelle coliche nefritiche e nel
reumatismo.
Il succo è ottimo nelle ulcere della bocca e rinforza le gengive.
Con la sommità della pianta e con zucchero si prepara una specie di conserve, molto efficace nelle malattie di
petto, nelle flatulenze, per promuovere le regole mensili e le urine.
Con tutta la pianta fresca, mangiata in insalata per più giorni, si guarisce, dalla perdita di voce (afonia).

Dosi: 50-60 gr. per un litro di acqua.

141
SPIREA OLMARIA o Spirea Ulmaria (Regina dei prati)

’Spirea ulmaria’ Famiglia delle Rosacee.

Luogo di crescita: qua e le nei posti umidi, macchie e boschi, prati e pascoli, margini di fossi, ruscelli e
canali. Zone collinari e montuose della penisola.
Descrizione:
Erba perenne spontanea con radice cespitosa fibrosa; fusto eretto di cm. 60-110 solcato rossastro, ramoso,
guarnito di foglie grandi pennatosette, composte di 5-9 paia di foglioline ovali acute seghettate ineguali,
verdi-score e della pagina inferiore biancastra. Fiori piccoli di 5 petali bisnco-gialli, di odore particolare, in
ampie ombrelle irregolari estive; frutti composti di alcuni follicoli con stile e semini membranosi.
Tempo di fioritura: giugno/agosto.

Parti usate: le foglie e le sommità fiorite, che si fanno seccare all'ombra e si conservano in scatole chiuse.
Componenti principali: gaulterina o spireina che per l'azione dell’enzima gaulterasi, si scinde in zuccheri e
salicilato di metile.

Proprietà medicinali:
Diuretiche decloruranti, antiidropiche, antidiarroiche.
Si usa in fomenti nelle idropisia e come rimedio, miracoloso, nelle artriti, sella gotta e nella renella. E' usata
anche come tonica, astringente, detersiva; il decotto della radice e molto indicate nelle febbri maligne.
L’infuso di Spirea Olmaria, inoltre, porta sensibili e rilevanti benefici ai gottosi, facilitando lo scioglimento e
la relative eliminazione delle uratine dei calcoli urinari.
Unendo queste due foglie: quelle di Parietaria e quelle Spirea Ulmaria, degli effetti medicamentosi cosi
eccellenti, si otterrà un farmaco portentoso per tutti i disturbi delle vie urinarie, e che dare inoltre sensibili
benefici e sollievi a chi soffre di dolori artritici, come anche nelle polmoniti, nel la renella, nel mal della
pietra, come diuretica, nella gotta e nelle gastralgie.

Si usa l'infuso elle dose di 5 parti della piante in 100 di acqua e vino.

142
ERBE E PIANETI

E PIANTE SOLARI (URANO)

angelica girasole prezzemolo


artemisia iperico rosmarino
camomilla lauro senape
centaurea mandorlo vincetossico
drosera noce vischio
eufrasia olive vite
frassino pimpinella zafferano
ginepro peonia

ACQUARIO - LEONE
--------------------------------------------------------------------------------------------------
LUNA (PLUTONE)

cavolo ippocastano salice


cetriolo lattuga sassifraga
cucurbita papavero semprevivo
cicuta piantaggine serpentaria
giglio portulaca spinacio
giunco potentilla trifoglio
iris sagittaria violaciocca

CANCRO
------------------------------------------------------------------------------------------------------------
MERCURIO

angelica dulcamara mirto


aneto elenio morella
assenzio finocchio nocciolo
avena gattaria origano
azalea lavanda rovo
camedrio linaria saturea
cicoria liquirizia valeriana
convallaria mandragora zedoaria
cumino mezero

143
GEMELLI — VERGINE
--------------------------------------- -----------------------------------------------------------------------------------------

144
VENERE (NETTUNO)

achillea primula
amaranto pruno
aquilegia ribes
artemisia romice
bardana rosa
betulla sambuco
brunella sanguisorba
carciofo sassifraga
centaurea min. saturea
ciclamino segala
digitale tanaceto
fiordaliso terebinto
fragaria timo
menta tormentilla
ortica tussillaggine
papavero trifoglio
pero verbena
potentilla viola
prezzemolo

BILANCIA + PESCI + TORO


----------------------------------------------- -----------------------------------------------------------------------------------
MARTE

aglio crescione porro


aloe crespino rabarbaro
anemone genziana ranuncolo
aro geranio rubia
basilico ginestra senape
cappero graziola tabacco
capsico imperatoria valeriana
caprifoglio luppolo
cardo benedetto nepeta (gattaia)
cipolla ortica
coriandolo pino

ARIETE + SCORPIONE

145
---------------------------------------------------- -----------------------------------------------------------------------------

146
GIOVE

acaro. issopo
agrimonia. Lingua di bue
asparago. menta crespa
albicocca. mirra
anice. mirtillo
balsamo. pioppo
barbabietola. polmonaria
betonica. quercia
cariofillata. romice
cardo. rosa
castagno. salsapariglia
cicoria. salvia
cicuta . scolopendrio
dente di Leone. semprevivo
fico. stramomio
eupatoria. rape
garofano. vincitossico
geranio. vischio
giusquiamo

SAGITTARIO

------------------------------------------------------- --------------------------------------------------------------------------

147
SATURNO

amaranto. giusquiamo
borsa pastore iris
calamo aromatico. lino
cardo. muschio
celidonia. pelosella
centinodia. piantaggine
centaurea minore. pioppo
crisantemo. primula
edera. pruno
elleboro. poligano
equiseto. segala cornuta.
erniaria. solidago
euforbio. sorbo
fumaria. tarassaco
genziana. verbena
giunco. viola tricolore

CAPRICORNO

----------------------------------------------- --------------------------------------------------------------------------------

Queste sono tutte le tavole delle erbe trattate nelle conferenze di Turtula Salvatore.
Ovviamente non vi sono tutte le erbe che si usano o si trovano nelle erboristerie, ma sono quelle più comuni
usate nella medicina popolare in Italia.
Le erbe pericolose non vengono menzionate, ma si potrebbe fare una trattazione a parte, tenendo presente
che le erbe molto velenose possono essere letali se usate senza una conoscenza sufficiente nelle dosi che si
assumono. Quindi è di competenza medica la somministrazione, mentre a livello di studio non vi sono
problemi, e serve anche per evitare confusioni tra piante simili, ma di sostanze contenute ben diverse.

Nella traslazione di questo documento, che ho ricavato da copie eliografiche fatte all’epoca ho usato senza
troppo successo la “scannerizzazione” con riconoscimento OCR (digitalizzazione automatica) ma per via
degli originali scritti a macchina e poi fotocopiati con processo eliografico, le singole lettere non erano molto
chiare, quindi ho corretto gli errori e talvolta riscritta l’intera pagine. Forse sono rimasti errori, ma credo che
non vi siano errori che cambiano i significati, e spero ve ne siano rimasti molto pochi.

Spero che questo lavoro possa dare informazioni utili in molti casi in cui si possa anche fare a meno di
medicinali, che non sempre sono esenti da effetti collaterali. Questo ovviamente quando i malesseri non sono
gravi e si abbia già una diagnosi medica utile.

Buona lettura
Roberto Quaglia

148
Ceres, Sabato 8 Aprile 2017

149
Indice generale
ABROTANO................................................................2
ACARO - CALAMO AROMATICO................................................3
ACHILLEA................................................................4
ACETOSELLA..............................................................5
AGAVE...................................................................6
AGLIO...................................................................7
AGRIMONIA...............................................................8
ALCHEMILLA..............................................................9
ALKEKENGI..............................................................10
ALTEA..................................................................11
ANGELICA...............................................................12
ANSERINA...............................................................13
ARANCIO................................................................14
ARNICA.................................................................15
ASPARAGO...............................................................16
ASSENZIO...............................................................17
Artemisia...........................................................17
BARDANA................................................................18
BASILICO...............................................................19
BETULLA................................................................20
BIANCOSPINO............................................................21
BISTORTA...............................................................22
BORRAGINE o BORRANA....................................................23
BORSA PASTORE..........................................................24
BOSSO..................................................................25
CALENDULA..............................................................26
CAMOMILLA..............................................................27
CANAPA ACQUATICA.......................................................28
CAPELVENERE............................................................29
CAPPERO................................................................30
CARCIOFO...............................................................31
CARDO SANTO............................................................32
CARIOFILLATA...........................................................33
CAROTA.................................................................34
CASTAGNO D'INDIA.......................................................35
CAVOLO.................................................................36
CECE...................................................................37
CELIDONIA..............................................................38
CENTAUREA MINORE.......................................................39
CENTINODIA.............................................................40
CERASO.................................................................41
CIPOLLA................................................................42
CIPRESSO...............................................................44
CONSOLIDA..............................................................45
COTOGNO (MELO).........................................................46
CRESCIONE..............................................................47
DATTERI................................................................48
DENTE DI LEONE.........................................................49
DULCAMARA..............................................................50
EDERA TERRESTRE........................................................51
ENULA CAMPANA..........................................................52
EQUISETO...............................................................53
ERICA..................................................................54
ERISMO o Erisimo.......................................................55
EUCALIPTO..............................................................56

150
EUFRASIA...............................................................57
FAGGIO.................................................................58
FAVA...................................................................59
FELCE FLORIDA..........................................................60
FELCE MASCHIO..........................................................61
FICO...................................................................62
FINOCCHIO..............................................................63
FRAGOLA................................................................64
FRANGOLA (Ontano nero).................................................65
GELSO..................................................................66
GENZIANA MAGGIORE......................................................67
GINEPRO................................................................68
GINESTRA SCOPERECCIA...................................................69
GRAMIGNA...............................................................70
IPERICO................................................................71
IPPOCASTANO............................................................72
ISSOPO.................................................................73
LATTUGA................................................................74
LAVANDA – SPIGHETTA....................................................75
LENTICCHIE.............................................................76
LAURO o ALLORO.........................................................77
LICHENE D’ISLANDA......................................................78
LIMONE.................................................................79
LINARIA................................................................80
LINO...................................................................81
LIQUIRIZIA.............................................................82
LUPPOLO................................................................83
MAGGIORANA.............................................................84
MALVA..................................................................85
MANDORLO...............................................................86
MARRUBIO...............................................................87
MELANZANA..............................................................88
MELO...................................................................89
MELOGRANO..............................................................90
MENTA PIPERITA.........................................................91
MIRTILLO...............................................................92
MIRTO (MORELLA)........................................................93
.......................................................................93
NESPOLO................................................................94
un litro di acqua o di vino............................................94
NOCCIOLO...............................................................95
NOCE...................................................................96
OLIVO..................................................................98
OLMO...................................................................99
ONONIDE...............................................................100
ORTICA................................................................101
ORZO..................................................................102
PAPAVERO Selvatico (Rosolaccio).......................................103
PARIETARIA............................................................104
PASSIFLORA............................................................105
PATATA................................................................106
PELOSELLA.............................................................107
PERO..................................................................108
PESCO.................................................................109
PIANTAGGINE...........................................................110
PINO..................................................................111
PISTACCHI.............................................................113
POLIGALA AMARA........................................................114

151
POLIOPODIO............................................................115
POLMONARIA............................................................116
PRATOLINA.............................................................117
PREZZEMOLO............................................................118
PRIMAVERA ODOROSA.....................................................119
QUERCIA MARINA........................................................120
QUERCIA (ROVERE)......................................................121
RIBES.................................................................122
RISO..................................................................123
ROSMARINO.............................................................124
ROVO..................................................................125
RUSCO.................................................................126
RUTA..................................................................127
SALICARIA.............................................................128
SALVIA................................................................129
SAMBUCO NERO..........................................................130
SAPONARIA.............................................................131
SEDANO................................................................132
SPIREA OLMARIA o Spirea Ulmaria (Regina dei prati)....................133
ERBE E PIANETI........................................................134

152

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