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RINASCIMENTO

Movimento culturale e artistico sviluppatosi in Italia fra i secc. XV e XVI, la cui profonda influenza sulla
civiltà europea dell’età moderna lo prospetta come uno degli elementi costitutivi dell’identità occidentale. Il
suo rilievo in ambito italiano giustifica la nozione di “età del Rinascimento” introdotta per la prima volta da
un celebre studio di J. Burckhart: la civiltà del Rinascimento in Italia (1860) in riferimento ai più svariati
contenti della storia della penisola italiana.
L'espressione, che il lessico italiano mutua, insieme con il più arcaico «Rinascenza», dal termine francese
renaissance: (adottato nella formulazione originale dal tedesco e dall'inglese), rinvia all'ideale sorto allora
del recupero del patrimonio artistico e letterario del mondo classico, offuscato dalll«imbarbarimento» del
medioevo e restituito allo splendore originario dall'infiorescenza degli studi filologici avviata nel sec. XIV

In questo senso, la distinzione fra Umanesimo e R. è in buona parte aleatoria, e in linea di massima giusti-
ficabile ove il primo termine sia adottato a indicare un periodo della storia della cultura letteraria —
caratterizzato dal predominio dell'educazione classica, dall'esaltazione dell'esemplarità del mondo antico e
da una generale estensione delle professioni intellettuali — che con l'età rinascimentale arriva a radicarsi e a
diventare comune retroterra delle più diverse forme della vita civile.

La convenzione cronologica tradizionale, che fa durare l'Umanesimo da Petrarca alla metà del Quattrocento
e vede nel R,, da Lorenzo il Magnifico al Concilio di Trento, la conseguenza di quella fase preparatoria (ma
nella storiografia anglosassone è comune l'uso di estendere il periodo rinascimentale al primo terzo del
Seicento, con la cesura simbolica rappresentata dalla condanna di Galilei ), può essere accettata solo a patto
di adottare semplificazioni quali l'idea di un «secolo d'oro» delle arti figurative o di un carattere
prevalentemente letterario e imitativo della cultura umanistica, mentre perde di valore laddove si consideri il
pensiero filosofico con i suoi risvolti etici.

In una prospettiva schematica i caratteri fondamentali del R. possono essere sintetizzati nella riacquisizione
della padronanza del latino classico, ciceroniano in particolare, depurato delle «scorie» del latino medioevale
ed eretto a lingua dei ceti dirigenti, anzitutto nella sua dimensione retorica; nella rapida evoluzione della
perizia tecnica in architettura e nelle arti figurative, evidenziata dal realismo pittorico; nel comune
affrancamento dal monismo etico e intellettuale del cristianesimo medioevale, con l'ingresso di una
concezione immanentistica della vita nell'orizzonte mentale europeo e la rivalutazione dei desideri umani
condannati dal paradigma teologico e trascendente della cultura di matrice cristiana dei secoli precedenti.
Centrale, all'epoca, fu la percezione della rottura con la tradizione medioevale rispetto alla visione
dell'uomo e del mondo, la consapevolezza di vivere un'età nuova illuminata dalla stella della renovatio della
rinascita, e, con essa, l'irruzione di una filosofia della storia retta dall'idea di una discontinuità del presente nei
confronti di un passato avvertito come media aetas, come periodo rozzo e puerile di transizione
dall'antichità classica a una rinnovata stagione di civiltà: un modello che sarà mutuato dall'Illuminismo, con
la fondamentale distinzione che quest'ultimo sostituirà alla nozione di restaurazione del passato quella di
instaurazione di una dinamica evolutiva fondata sull'uso libero della ragione e l'impegno per la felicità
collettiva.

Nel più ampio contesto della cultura europea il R.. sia per effetto dell'intensificarsi degli scambi intellettuali
sia per l'avvio delle campagne belliche francesi e imperiali in Italia, generò e diffuse la coscienza di una
supremazia intellettuale e artistica della civiltà italiana, una percezione perdurata almeno sino alla fine del
sec. XVII e oltre. Mentre il patrimonio della cultura umanistica e rinascimentale trovò i suoi propagatori in
uomini quali Erasmo da Rotterdam. Guillaume Bude e Jacques Lefèvre d'Étaples. Altrettanto efficace nell’
adozione dei modelli estetici italiani fu l'azione della corona di Francia, in particolare di Francesco I. La
politica di conquista delle monarchie continentali fu fondamentale nel favorire l'esodo di artisti e letterati
italiani (Leonardo, Luigi Alamanni), nel diffondere testi seminali per la formazione delle classi dirigenti, quali
Il principe di Machiavelli e II cortigiano di Castiglione, nell'alimentare l'influenza della retorica, della
novellistica, del teatro italiano del Cinquecento in Francia, in Spagna e nell'Inghilterra elisabettiana, nel
risvegliare l'interesse per l'osservazione della natura e nel propagare una filosofia antiscolastica che raggiunse
l'apice espressivo con il panteismo di Giordano Bruno.

Cultura filosofica e scientifica.

Nel passaggio dal sec. XV al XVI è riscontrabile una continuità di fondo tra linguaggio artistico e letterario
e pensiero filosofico, sostanziati di un nuovo rapporto con la natura e di una comune comprensione
dei fatti politici e religiosi illuminata da una prospettiva realistica. La valorizzazione quattrocentesca
della tradizione degli autori antichi, che pure in parecchi casi si era sclerotizzata nella pedanteria
umanistica dell’'imitatio, si trasformò nondimeno con il R. in un originale approccio verso il sapere:
la meditazione su Platone e Aristotele generò una filosofia che rifiutava la legittimazione scolastica
fondata sull'autorità, la riscoperta dei grandi testi della scienza antica favorì la nascita dell'interesse
verso i più svariati campi del sapere, dalla matematica alla musica all'architettura, e nel contempo
inaugurò l'età dello studio empirico della natura, cosi come la riflessione sugli accadimenti storici della
classicità, svincolati dal pregiudizio paolino e agostiniano verso le opere dei pagani intese come mero
esercizio di superbia, permise un'inedita interpretazione del presente.

La stessa Riforma protestante ebbe la propria radice intellettuale nell'uso degli strumenti della
critica filologica applicata al testo sacro, che si sviluppò in critica religiosa alla stratificazione rituale
della Chiesa romana dopo che la strada era stata aperta alla critica della sua dimensione
temporale dall'opera di un umanista quale Lorenzo Valla. Alla base del modello culturale proprio del R.
sta la pedagogia umanistica intesa come sistema integrato di sapere nel quale la padronanza delle
humaniores litterae e della retorica si armonizza con la conoscenza della storia e della filosofia e con la
pratica intensa delle scienze sacre e profane, dalla musica alla matematica, alla medicina, al diritto, alla
teologia stessa. La retorica, in particolare, esemplata sul patrimonio di Cicerone, di Quintiliano e della
Rhetorica ad Herennium, divenne un vasto strumentario logico in grado di fornire una visione comprensiva
delle scienze:
La congiunzione dell'appello agli antichi e della conoscenza delle tecniche retoriche con l'interesse
per le scienze della natura e per l'arte rappresenta senza dubbio uno fra i motivi di fondo della
cultura del R.

Non a caso rappresentanti emblematici di essa furono intellettuali poliedrici come Leon Battista Alberti,
letterato e scrittore, matematico, ingegnere e teorico delle arti figurative, suggestionato dalla
consapevolezza amara e disincantata della precarietà dell'azione dell'uomo ma instancabilmente attratto
dal brulicare operoso delle botteghe artigiane, e Leonardo da Vinci, artista, ingegnere e naturalista elevato a
simbolo dello spirito rinascimentale, la cui traiettoria biografica fu guidata da un'inestinguibile sete di co-
noscenza riversata sulla realtà naturale culminante nell'uomo, studiato e raffigurato da Leonardo nei suoi
aspetti anche più crudi, quello anatomico compreso, ma invariabilmente considerato nella sua piena
dignità di creatura soggetta alle emozioni e ai desideri.

L'emersione di una visione del mondo slegata dall'antico paradigma antropocentrico - che individuava,
peraltro, nel centro dell'universo, e dunque nella terra, un naturale ricettacolo di impurità e di corruzione
sulla base del principio della corruttibilità della materia generata nel mondo terrestre - non è disgiunta
dall'affermarsi di alcuni nodi cruciali della crisi etica e religiosa da cui prese origine la «crisi della
coscienza europea» giunta al pieno compimento con la fine del sec. XVII.

Sul piano politico, la concezione della comunità e dello Stato configurata da Niccolo Machiavelli
rappresentò l’esito più estremo e fecondo del mutamento della percezione dei rapporti fra gli uomini.
Alcuni celebri luoghi machiavelliani, quali la ciclicità delle forme e degli eventi politici e la
permanenza dei comportamenti umani attraverso le epoche, tracciarono il profilo di un mondo già
secolarizzato nelle leggi che lo governavano, leggi immutabili e per questo estranee al disegno
provvidenziale e la cui presa d'atto doveva dominare l'agire dell'uomo di governo, impegnato in uno sforzo
instancabile per l'esercizio del potere. La storia delle signorie quattrocentesche, a posteriori, ha prodotto
in questa prospettiva nella storiografia del Novecento (Federico Chabod e prima di lui, lo stesso Burckhardt)
la nozione di uno «Stato del R.» come concretizzazione, precaria e sommersa dall'onda di piena delle
guerre d'Italia nel primo quarto del sec. XVI. della volontà politica del principe in un'età affatto
differente da quella dell'assolutismo barocco. Al contempo, accanto al realismo amaro di Machiavelli e
di Francesco Guicciardini non scomparve quella fiducia nel destino di libertà dell'uomo propria
dell'Umanesimo, sintetizzata nel richiamo di Erasmo alla tolleranza e a un cristianesimo fondato sulla
concordia e nella ripresa del motivo platonico della repubblica ideale dell" Utopia (1516) diTommaso Moro.

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