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Il percorso che il 

Testo tossico compie per arrivare tra le mani del lettore italiano non è lineare.
Il Testo Yonqui, pubblicato in Spagna nel 2008, Testo Junkie per la Francia dello stesso anno e per
il mondo anglofono dal 2013 in poi, è tradotto dallo spagnolo da Elena Rafanelli, subendo una
riconfigurazione inquinante che lo arricchisce con le modifiche presenti nella versione francese e
con le aggiunte anglofone. Il décalage cronologico che il testo subisce ha già fatto sì che i contenuti
ne ricevessero una convalida anticipata su un’attualità italiana ed europea che mostra sempre più le
spire di quel serpente deleuziano-guattariano che ha ormai prepotentemente sostituito la vecchia
talpa monetaria. Se il passaggio dalla società disciplinare alla società di controllo, da presagio
distopico quale sembrava ancora potesse essere a quotidianità infestante è già avvenuto, Preciado
identifica nell’era farmacopornografica un’ulteriore trasformazione del biopotere foucaultiano,
volta all’elaborazione e all’immediata codificazione in regime di verità di una matrice suprema,
unica e univoca, di quella teoria degli affetti che, se non opportunamente imbrigliata, agisce come
fonte di moltiplicazione di saperi e di pratiche. Allo scopo di controllare e sfruttare la pulsione
desiderante della collettività, il capitalismo farmacopornografico non si limita alla depredazione
del general intellect, ossia di quell’insieme di conoscenze prodotto in orario extralavorativo e
individuato da Gorz come immateriale; se nella knowledge society il soggetto veniva incitato alla
partecipazione cognitiva della produzione di sé, nel nuovo regime lo sguardo si sposta dalle
esternalizzazioni del lavoratore salariato (intelligenza, cultura, immaginazione) a quella consistenza
biologica e numerica che Preciado chiama über-Materialität. L’occhio del controllo si rivolge verso
l’interno, utilizzando nuove tecnologie volte all’elaborazione e alla gestione di un circuito
eccitazione-frustrazione che coinvolge i corpi delle soggettività politiche; il processo di
soggettivazione non passa più attraverso la porta dell’economia classica, ma per un’economia
libidinale nella quale la forza lavoro è sostituita dalla potentia gaudendi, da mettere docilmente al
servizio del capitalismo. La prima, fondamentale conseguenza di questa alterazione epistemologica
è la scissione tra le caratteristiche anatomiche dell’attore politico e la propria capacità di azione
sulla rappresentazione del sé: il corpo non deve produrre nulla, la biotecnologia e la
pornocomunicazione si preoccuperanno di inventarlo come soggetto desiderante, insegnandogli
l’eterosessualità come “nuova epistemologia visuale sessopolitica”. L’imperativo normalizzante
non si applica più sui corpi a partire dall’occhio benthamiano, ma entra nella stessa struttura
biomolecolare per correggere l’anormale o il deviante rispetto alla costruzione tecnologica del
maschile e del femminile, sulla base di un’“ontologia visiva” volta a preservare quella coppia
oppositiva che ne è, in realtà, il fondamento. Ecco come il panottico entra nella farmacopornopolis
sotto forma di packing della pillola anticoncezionale, di catalizzatore del desiderio sessuale (Viagra
o cocktail di estrogeni), di inibitore della serotonina (Prozac), di antidepressivo (Seroxat), di droghe
legali mirate a sopperire ai deficit degli affetti da ADHD (Ritalin), di rigidi protocolli di
medicalizzazione che garantiscano il successo del passaggio da un sesso all’altro, in un processo
pseudo-omeopatico che trasforma il corpo in un tecnocorpo, ossia in un corpo politicamente già
morto, suggerendo al contempo che, fuori da quella strada, non si sopravvivrebbe, data l’alta
concentrazione di tossicità della quotidianità post-fordista. Preciado dedica il proprio esperimento di
autointossicazione a base di testosterone in gel “ai nostri morti”, ossia a chi, seguendo il principio di
autocavia, ha fatto di sé stesso il proprio laboratorio, unica possibilità di affermazione come
soggetto politico. Seguendo il loro esempio, non diverso da quello offerto da Freud o da Benjamin,
Beatriz Preciado si lancia in quell’esercizio performativo che la porterà a intavolare un dialogo
immaginario con l’amico e alter ego appena scomparso Guillaume Destan, in un processo di
sostituzione, imitazione, sovrapposizione che rifiuta totalmente la logica identitaria dello stadio
dello specchio, di lacaniana memoria. Sebbene nel corso dei sette anni che ci separano dalla
pubblicazione del volume Beatriz abbia lasciato il posto a Paul, non è con l’intenzione di un cambio
di sesso che Preciado inizia l’autosomministrazione di ormoni maschili: il suo obiettivo principale è
la delegittimazione dello statuto originale del corpo come sesso incarnato sulla base di tratti
somatici ben precisi (presenza di peluria sul viso, il timbro della voce, ecc.) per mezzo di una
trasformazione endocrina autoindotta fuori da ogni protocollo di medicalizzazione, l’affermazione
di un corpo in divenire che rifiuta di recidere la propria molteplicità. La narrazione dell’esperienza
accompagna il lettore lungo un circolo libidinale che coinvolge soddisfazione immediata, desiderio,
frustrazione e dipendenza; questi punti notevoli delineano al contempo una seconda cartografia,
fondamentale nella narrazione preciadiana, ossia quella dell’evoluzione del rapporto d’amore
intessuto con Virginies Despentes, l’anarco-femminista autrice e co-regista di Baise-moi. Contro
l’occhio unico della contemporanea politica snuff, che permette al pubblico mondiale di assistere 
inerme alla propria autodistruzione per avvelenamento, non senza un inconfessabile
compiacimento, l’intreccio stabilito da Preciado soddisfa la struttura plurale e differenziale
incoraggiata dal maestro Derrida, senza per questo abbandonare il ruolo, fondamentale,
dell’autosperimentazione sul corpo: il corpo tossico permette infatti di stabilire microcooperazioni
fondate sulla condivisione di uno spazio pubblico (come nel caso, dettagliatamente analizzato, del
laboratorio drag king), base fondamentale per stabilire “un’ermeneutica del sospetto di genere” che
permetterà una riconfigurazione delle pratiche collettive. Questa micropolitica della
disidentificazione passa in Preciado tanto attraverso la somministrazione di testosterone quanto
nella pratica di scrittura, impedendo così di ridurre il senso dell’operazione a un mémoire. Il Testo
tossico è un invito alla cooperazione contro quell’ottundimento generalizzato che l’era
farmacopornografica ci suggerisce essere il modo migliore per affrontare la nostra quotidianità, da
compiere per appropriazione del soma huxleyano – e non per rifiuto – al fine di creare sacche di
resistenza politica che i macrodiscorsi sul genere non riescono a intercettare.

Testo tossico - sesso, droghe e biopolitiche nell’Era farmacopornografica è l’ultimo libro del
filosofo Paul B. Preciado, uno dei maggiori esponenti della teoria queer,  edito in Italia da Fandango
libri. In Testo tossico il Preciado filosofo parla di teoria di genere e costruzione di identità, di
sperimentazione scientifica ormonale, psichiatrica, e del concetto di controllo sociopolitico della
soggettività attraverso i secoli. Preciado parte dagli studi condotti da Michel Foucault, Jacques
Derrida e Julia Kristeva sul concetto di identità di genere come costruzione sociale, che ha generato
nelle diverse epoche sociali dei codici cognitivi verbali ufficialmente riconosciuti come le uniche
identità di genere possibili, fino ad arrivare all’invenzione nel 1968 delle identità sessuali e della
loro classificazione tassonomica e psicopatologica.
Nel suo saggio inserisce frammenti di intima quotidianità, dove racconta la sua relazione con la
scrittrice Virginie Despentes. Ma anche questo frastagliato memoir, oltre il filtro sentimentale della
narrazione, è nei fatti il diario scientifico di Preciado che, nello spazio di una relazione, scandisce
gli effetti dell’intossicazione volontaria da testosterone a cui si sottopone.

L’autore descrive come alla fine del diciassettesimo secolo si passa da un regime sovrano, come
forma di potere che ritualizza la morte, a un regime disciplinare (Foucoult) che governa i corpi, le
nascite e il loro comportamento. Il controllo del sesso e della riproduzione diventa, nel
diciannovesimo secolo, espressione di controllo politico. Si realizzano i primi esperimenti sulla
fecondazione artificiale, si proibisce e si controlla la masturbazione, così come si medicalizza
l’orgasmo femminile e l’espressione di “isteria”  che gli viene associata. Il corpo eterosessuale
diventa nell’era del “Pensiero Straight“ (Monique Wittig), il modello biopolitico dominante, tutte le
altre espressioni della sessualità diventano patologiche e da correggere.
Il terzo regime di controllo ha inizio dopo la seconda guerra mondiale ed è quello che Preciado
definisce l’era farmacopornografica. L’era farmacopornografica vede l’avvento delle
biotecnologie, come la chirurgia, l’ingegneria genetica, l’endocrinologia, e della rappresentazione
come internet, la televisione, la fotografia e i video che governano la soggettività attraverso forme
subliminali quasi “gelatinose”.
Nel 1950 George Henry elabora la prima demografia della “devianza sessuale”, nel 1957 il
sessuologo e psicologo John Money inventa per la prima volta il termine “genere”, e afferma che “è
possibile modificare il genere di un neonato fino ai diciotto mesi di età”. Negli stessi anni il fisico
Henry Benjamin, sistemizza l’uso delle molecole ormonali nel trattamento di cambiamento di sesso.
Gli anni ’50 sono anche gli anni dell’invenzione della pillola contraccettiva, introdotta
originariamente per i dolori mestruali. L’industria farmaceutica comincia a investire nella ricerca
per risolvere i problemi di erezione maschile.
Ma lo studio degli ormoni sintetici e delle sostanze psicotrope si sviluppa soprattutto negli anni
della guerra fredda, come sostanze per usi militari. Fino a quando la CIA non intraprende
esperimenti come l’elettroshock e droghe allucinogene come parte di un programma per il
“lavaggio del cervello”, interrogatori militari e torture. Questi furono i primi esperimenti di
controllo e modifica della soggettività del prigioniero.

Il vero motore del capitalismo contemporaneo è dunque il controllo farmacopornografico della


soggettività, attraverso la serotonina, il testosterone, gli antiacidi, il cortisone, gli antibiotici,
l’alcool, il tabacco, l’insulina, la cocaina e il viagra. Basti pensare a come la depressione si
trasformi in Prozac, la mascolinità in testosterone e Viagra, la fertilità/sterilità in pillola e l’Aids in
triterapia.

Paul B. Preciado nasce con l’identità di genere femminile di Beatriz, ma decide di assumere
volontariamente, e al di fuori di qualsiasi protocollo medico, il testosterone: “non per diventare un
uomo, perché faccio del testosterone una droga pesante come qualsiasi altra, perché faccio cattiva
pubblicità del testosterone proprio ora che la legislazione comincia a integrare i transessuali, a
garantire che le dosi e le operazioni siano pagati dai servizi Sociali”. Un Hacker di genere e sesso,
- così Preciado si definisce -  perché gli ormoni non sono altro che “droghe politiche”, ovvero il
filtro attraverso il quale decodifichiamo la realtà e veniamo decodificati. “Droghe” che sono state
utilizzate nel trattamento della “disforia di genere” per riportare le “diversità” agli unici canoni
biopolitici ammessi e riconosciuti: maschile e femminile, uniformando così la rappresentazione
della soggettività.
Preciado, così come Freud, Walter Benjamin, Ernst Bloch, Ernst Joel e Fritz Frankel, sposa il
principio politico secondo il quale “non si può pretendere di dissertare sul reale senza accettare di
intossicare se stessi con quello che si pensa di somministrare poi agli altri”. Preciado assume
testosterone, come Freud assumeva cocaina e altre droghe per i suoi studi sulla narcoanalisi (Uber
coca–S.Freud). Freud si sottopose anche fisicamente alle sperimentazioni, subendo varie operazioni
chirurgiche, alcune anche sui suoi testicoli, arrivando a sostenere che non è possibile modificare la
cartografia psichica se non attraverso una certa tossicità. Dopo di lui, Benjamin, Joel, Bloch,
Frankel e Fritz, assumono diverse sostanze chimiche, mangiano hashish, fumano oppio e si
iniettano mescalina e morfina.
La lettura sociopolitica del ventunesimo secolo di Preciado è marxiana, lo sfruttamento invisibile
delle masse oggi, è secondo l’autore, esercitato attraverso l’intossicazione farmacologica, la
produzione della sessualità e la comunicazione. L’eloquente e corposa esposizione filosofica e
biopolitica dell’autore, fa di Testo tossico un saggio radicale e potente. Un testo che va oltre
l’apparente provocazione dell’esperimento su se stesso, e che concentra in 376 pagine il concetto di
manipolazione genetica, politica e sociale.

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