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REPUBBLICA ITALIANA – REGIONE SICILIANA

ISTITUTO ISTRUZIONE SUPERIORE


“Mario Rapisardi”
Liceo Classico - Paternò
Liceo Artistico-Architettura e Ambiente - Paternò
Liceo Scienze Umane ed Economico Sociale – Santa Maria di Licodia
ITT Chimica - Biotecnologie Ambientali e Sanitarie - Biancavilla
Via degli Studi, 1 – tel.: 095/6136650 - 95047 PATERNO’
Cod. Min.  CTIS01200Q – Cod. Fiscale 80012510873
ctis01200q@istruzione.it - www.istitutorapisardi.edu.it - ctis01200q@pec.istruzione.it

ANNO SCOLASTICO 2020/2021

ISTITUTO TECNICO TECNOLOGICO-CHIMICA, MATERIALI E BIOTECNOLOGIE

CLASSE V SEZ, A Articolazione Chimica e Materiali

PETRONIO PIETRO

ELABORATO VALIDO PER GLI ESAMI DI STATO IL CICLO (ai sensi dell’O.M. 53 del 3

marzo 2021)

titolo dell’elaborato: Le biotecnologie sono un settore in costante sviluppo. Il candidato descriva

una produzione biotecnologica di interesse industriale, discutendone le materie prime, l’inoculo, le

condizioni operative e lo schema di processo. Inoltre associare una tecnica analitica quantitativa atta

a determinare il consumo biochimico di ossigeno e la presenza di composti azotati nelle acque.

TUTOR: Prof. Fabio Giuseppe Gulino


INDICE:

-BIOTECNOLOGIE 1

-PRODUZIONE DI BIOETANOLO 4

-MICRORGANISMI E MATERIE PRIME 4

-PREPARAZIONE DELL’INOCULO 4

-PRODUZIONE DI ETANOLO DAL MAIS 5

-BOD 6

-METODO DI WINKLER 7

-AZOTO NELLE ACQUE 8

-SAGGIO DI GRIESS 8

-RETTA DI TARATURA 9
BIOTECNOLOGIE

Le biotecnologie sono un insieme di processi, che sfruttano l’azione di microrganismi

(batteri,lieviti,muffe) o composti attivi (enzimi), producono varie sostanze attraverso reazioni

biochimiche

processo di fermentazione:

SUBSTRATO: materia prima di natura animale o vegetale, che serve a nutrire i

microrganismi che la trasformano nei prodotti desiderati.

INOCULO: miscela contenente, batteri,lieviti o muffe utilizzati dalla biotecnologia,

ottenuta tramite coltura dei microrganismi

NUTRIENTI: sostanze aggiunte al substrato per dare apporto di elementi nutritivi, che

servono ai microrganismi, ma mancanti nelle materie prime

BRODO DI FERMENTAZIONE: miscela ottenuta dopo la fermentazione, contenente

prodotti ancora da separare

tecniche di sterilizzazione: per la sterilizzazione del brodo di fermentazione si possono usare due

tecniche:il riscaldamento tramite iniezione diretta di vapore o il riscaldamento con scambiatori di

calore.

Nel primo caso il liquido viene aspirato tramite un iniettore alimentato dallo stesso vapore di

riscaldamento, consentendo così una perfetta miscelazione delle due correnti. Quindi la miscela

liquido\vapore passa attraverso un serpentino che ha la funzione di mantenere la miscela alla

temperatura di sterilizzazione per ridurre la carica microbica.Infine, tramite una valvola di

espansione, si ottiene una diminuzione di pressione e una parziale vaporizzazione che raffredda il

brodo prima della sua utilizzazione del fermentatore. Quando il liquido non contiene solidi in

sospensione in quantità eccessiva è possibile portarlo alla temperatura di sterilizzazione tramite

scambiatori di calore.
Il liquido entra in un primo scambiatore, dove viene preriscaldato a spese del liquido uscente dal

secondo scambiatore, entra nel secondo scambiatore dove viene portato alla temperatura di

sterilizzazione grazie ad una corrente di vapore. Dopo un certo tempo di permanenza alla

temperatura di sterilizzazione viene inviato al preriscaldatore e viene refrigerato sino alla

temperatura di immissione nel fermentatore.

sterilizzazione del substrato: il mantenimento delle condizioni di sterilità è di importanza

fondamentale per la buona riuscita di un processo biotecnologico Si può avere un inquinamento del

processo in un qualunque degli stadi che precedono la fermentazione ed in particolare durante le

fasi di preparazione dell’inoculo, durante la preparazione del substrato o nell’immissione dell’aria,

inoltre lo stesso reattore deve essere opportunamente sterilizzato. La sterilizzazione delle

apparecchiature prima del ciclo di lavorazione viene effettuata per via termica iniettando vapore a

120°C nel reattore e in tutte le tubazioni. Tutti i microrganismi vivono bene entro un range di

temperatura ottimale, per cui, a temperature basse, il loro metabolismo viene bloccato, mentre ad

alte temperature vengono uccisi.

sterilizzazione dell’aria:L’immissione dell’aria nel fermentatore è sempre necessaria quando i

microrganismi impegnati sono di tipo aerobico. L’aria può contenere microrganismi, principalmente

costituiti da muffe e batteri. La filtrazione viene realizzata facendo passare l’aria prima attraverso

un prefiltro che elimina tutte le particelle. La fase successiva di completa sterilizzazione viene

effettuata facendo passare l’aria attraverso uno strato filtrante che può essere costituito da

membrane filtranti. vengono così rimossi batteri, lieviti e muffe.

enzimi e tecniche di immobilizzazione: gli enzimi sono una particolare classe di proteine che

hanno la funzione di catalizzare le reazioni che avvengono contemporaneamente all’interno della

cellula. Il meccanismo di catalisi enzimatica e descritto tramite il modello chiave-serratura le cui

fasi sono la formazione di un complesso enzima-substrato.


Enzimi immobilizzati:Il recupero degli enzimi dalle cellule che li producono viene effettuato

secondo una sequenza di operazioni. Il primo passo è la distruzione della cellula, che può essere

effettuata con metodi chimici o fisici. La seconda tecnica si realizza con l’enzima lysozyma. La

separazione finale degli enzimi può essere ottenuta per precipitazione.

reattori e sistemi di controllo: I bioreattori devono presentare una serie di funzioni e dispositivi tali

da consentire:La miscelazione del brodo di fermentazione, La distribuzione e la diffusione

dell’ossigeno nei processi aerobici,Il controllo del pH, L’aggiunta di nutrienti e reagenti durante il

processo inoltre per mantenere le condizioni di sterilità, si lavora a pressione leggermente superiore

a quella atmosferica.

reattori per enzimi immobilizzati:Il reattore discontinuo può operare anche con enzimi e cellule

immobilizzanti, prevedendo uno stadio di separazione successiva che consenta di recuperare il

catalizzatore biologico.si possono avere reattori che realizzano un flusso a pistone o reattori a letto

fluido.

reattore batch:è un reattore discontinuo in cui dopo l’inizio della reazione non si ha più scambio di

materia con l’esterno. Può essere modificato in reattore FED-BATCH, in cui si introducono

nutrienti anche dopo l’inizio della reazione. Se il processo è aerobico è necessario comunque

immettere l’aria durante la reazione.

recupero dei prodotti: All’uscita del reattore, sia continuo che discontinuo, il prodotto si trova nel

brodo di coltura ad una concentrazione piuttosto bassa e miscelato con i microrganismi e con

eventuali sospensioni solide.La prima operazione sul brodo ha l'obiettivo di separare le particelle

solide dalla fase liquida. La fase successiva è quella di separazione delle cellule che viene effettuata

con le consuete apparecchiature di separazione solido-liquido. Il prodotto del processo può essere

intracellulare o extracellulare
PRODUZIONE DI BIOETANOLO

La sintesi chimica dell’etanolo viene realizzata secondo la reazione:

CH2=CH2+H2O⇆CH3-CH2-OH

Avviene alla temperatura di 300°C ed alla pressione di 68 Bar, catalizzata da acido fosforico con

una resa complessiva del 92%.

MICRORGANISMI E MATERIE PRIME

I microrganismi più utilizzati nella produzione di bioetanolo sono alcuni lieviti come il

SACCHAROMYCES CEREVISIAE, il più diffuso, il SACCHAROMYCES UVARUM. La

fermentazione alcolica avviene in ambiente anaerobico.per la produzione di bioetanolo vengono

impiegate materie prime contenuti saccarosio, amidacee o cellulosa. Altri elementi necessari sono

fosforo, zolfo, ossigeno. Il processo anaerobico deve essere fornito per la sintesi di acidi grassi. Per

concentrazioni di ossigeno superiori a quella limite la produzione di etanolo viene inibita dal

cosiddetto “Effetto di pasteur” che comporta l’ossidazione del glucosio attraverso il ciclo di Krebs.

problemi ambientali:Negli ultimi decenni la produzione di bioalcool e biodiesel è andata

crescendo per trovare risposte al problema del riscaldamento globale.Il bioetanolo, può essere

impiegato in sostituzione della benzina grazie alla sua temperatura di ebollizione di

78,4°C.Vengono commercializzate miscele etanolo-benzina denominate dalla lettera “E” seguita da

un numero che rappresenta la percentuale in volume di etanolo.

PREPARAZIONE DELL’INOCULO

La preparazione dell inoculo di lieviti si realizza a partire da colture pure selezionate che vengono

messe in coltura per ottenere, attraverso successioni di stadi, volumi crescenti di coltivazione. Si

parte dalla coltura originaria ottenendo un volume di 20 litri di mosto che viene successivamente

posto in una serie di tre tini di coltivazione a volume crescente . Ciascun tino viene alimentato con

mosto ed aria sterile sino al raggiungimento del volume finale.


PRODUZIONE DI ETANOLO DAL MAIS

il mais viene inizialmente macinato in corrente d’acqua nel mulino P1. La pasta così ottenuta viene

conservata nel polmone D1 da dove passa alla cottura in bollitore continuo D2, riscaldato con

vapore diretto. Nel bollitore si raggiungono temperature di circa 175°C a pressione di 2 bar, con un

tempo di permanenza di circa 5 minuti. Con questa operazione gli amidi, presenti nel mais, si

gonfiano fino a scoppiare formando un gel. La temperatura viene abbassata, prima per passaggio

nella camera di flash D3 e successivamente per raffreddamento con acqua nello scambiatore E1. al

gel ottenuto vengono aggiunti enzimi amilasi presenti nel malto, ottenuto dalla germinazione

dell’orzo. Questi enzimi hanno lo scopo fondamentale di catalizzare l’idrolisi dell’amido per

ottenere prima maltosio ed infine glucosio. La reazione avviene in un miscelatore tubolare R1 con

un tempo di permanenza di pochi minuti alla temperatura di non oltre 60°C, temperatura limite

sopra la quale si attiverebbe l’enzima. A questo punto può essere aggiunta una portata di riciclo

proveniente dalla coda dell’impianto, costituito dal brodo di coltura privato dell’alcol prodotto.

Oltre al recupero del glucosio non trasformato, il riciclo consente di abbassare il pH e di fornire i

nutrienti ai lieviti. La miscela ottenuta insieme ai lieviti viene ulteriormente raffreddata , per

passaggio attraverso serpentina ad acqua E2, e introdotta al fermentatore R2, dove si abbassa il pH

ai valori ottimali, 4.8\5, con acido solforico diluito , mentre la temperatura viene controllata in

maniera che non superi i 32°C. Dal fermentatore esce il brodo di fermentazione contenente alcol ad

una concentrazione massima dell’11%, che procede quindi verso la sezione di purificazione e

rettifica, costituita da 3 colonne di distillazione. La prima C1, che funziona come colonna di

strippaggio, viene alimentata dall’alto producendo un residuo contenente il saccarosio non

trasformato che in parte viene riciclato a valle del reattore R1. Il prodotto di testa della colonna di

strippaggio è costituito da una corrente di vapore contenente acqua, alcol e aldeidi, dove queste

ultime sono i sottoprodotti del processo di fermentazione. Questa corrente procede verso una

seconda colonna di purificazione C2, dove vengono separati eventuali bassobollenti della testa,
acqua dal fondo della colonna ed una corrente ricca di etanolo che esce come taglio laterale.

L'ultima colonna C3 separa dal fondo acqua, e dalla testa, alcol etilico al 95%

La determinazione dell’ossigeno disciolto, è importante per conoscere lo stato di salute dell’acqua.

Tra l’ossigeno presente nell’aria e quello disciolto nell’acqua vi è un equilibrio di solubilità

gas-liquido che dipende dalla temperatura e dalla pressione. Quando nelle acque è presente un

carico inquinante biodegradabile i batteri, presenti naturalmente nell’acqua, danno vita a fenomeni

di degradazione della sostanza organica e durante tale attività aerobica essi utilizzano l’ossigeno

disciolto nell’acqua abbassandone la concentrazione con conseguenti danni all’ecosistema

BOD

Il test del BOD riproduce in laboratorio gli stessi fenomeni che si verificano in un corso d'acqua

naturale non appena vi si immette un carico inquinante biodegradabile.

Infatti ad opera dei batteri, presenti naturalmente nell'acqua, avvengono i fenomeni di degradazione

della sostanza organica. In natura ci sarebbero anche reazioni di degradazione anaerobica, ma quelle
che utilizzano O2 e che vanno a pesare sul BOD sono quelle aerobiche, quindi, per la misura del

BOD si considerano solo queste ultime.

Durante l'attività aerobica di degradazione i batteri aerobi utilizzano l'O2 disciolto nell'acqua; dalla

diminuzione del tenore di O2 si può allora risalire alla quantità di materia organica presente che

rappresenta l'inquinante organico sversato nel corso d'acqua.

Per assicurare che tutte le altre condizioni siano uguali, in ogni campione d’acqua da analizzare

viene inoculata una quantità molto piccola di microrganismi. L'inoculo consiste solitamente in

fanghi attivi diluiti opportunamente con acqua deionizzata. Il test viene svolto al buio (per impedire

che si sviluppino processi fotosintetici che generino O2) a una temperatura di 20 °C e per un periodo

di tempo determinato, della durata di solito di 5 giorni (120 ore).Possono, però essere svolti test

anche di durata differente. In questo caso il valore del BOD deve essere indicato con il relativo

pedice: per esempio per un BOD analizzato dopo 8 giorni (192 ore) dalla sua preparazione si

scriverà BOD 8, per un BOD analizzato dopo 12 giorni (288 ore) dalla sua preparazione si scriverà

BOD 12, mentre il tempo standard di riferimento è di 5 giorni (120 ore), quindi il BOD scritto senza

pedice indica il BOD5.

METODO DI WINKLER

la determinazione dell’ossigeno disciolto è effettuata con il METODO DI WINKLER. Tale metodo

è utilizzato per la sua accuratezza e per la facile attuazione si basa su una titolazione iodometrica.

Un sale di manganese(II), generalmente MnSO4 viene aggiunto a un volume noto del campione;

successivamente si aggiunge una soluzione basica per NaOH di ioduro di potassio. In tali

condizioni l’ossigeno presente ossida in manganese(II) a manganese(IV) che precipita come ossido

idrato di colore marrone. La reazione è piuttosto lenta per cui si deve agitare ripetutamente per

accelerarne il decorso. Quando il biossido di manganese è precipitato si aggiunge H2SO4 per

rendere la soluzione acida. A bassi valori di pH il biossido di manganese ossida lo ioduro a iodio A

questo punto si titola con una soluzione di tiosolfato standardizzata usando, come indicatore, la
salda d’amido che viene aggiunta in prossimità del punto finale e che varia la sua colorazione da blu

a incolore. Nella reazione il tiosolfato viene convertito in tetrationato mentre lo iodio viene ridotto a

ioduro

AZOTO NELLE ACQUE

presente in forma organica, ammoniacale, nitrosa e nitrica. Per ciascuna di queste forme esistono

limiti massimi di concentrazione prevista dalla legge ai fini della potabilità.Ad eccezione che per

l’azoto nitrico, la presenza di queste sostanze nelle acque è quasi esclusivamente di origine

organica, indicando un inquinamento dovuto a processi putrefattivi in atto: La degradazione di

sostanze organiche azotate provenienti da rifiuti animali e dalla decomposizione degli animali

stessi.

SAGGIO DI GRIESS

L’acido solfanilico viene diazotato dai nitriti presenti nelle acque, dando luogo ad un

diazocomposto(acido diazobenzensolfonico) che viene fatto reagire con a-naftilammina(reazione di

copulazione) formando un colorante azoico rosso, secondo la reazione di griess.

Procedimento

In 5 matracci da 100 ml vengono trasferiti nell’ordine 1, 2, 3, 4 e 5 ml di soluzione standard a 2

ppm e si diluisce fino a circa 50 ml con acqua distillata.Per il bianco vengono aggiunti direttamente

50 ml di acqua distillata in un matraccio da 100 ml.Per la soluzione analitica vengono prelevati al

massimo 50 ml dell’acqua in esame e trasferiti in un matraccio da 100 ml. In tutti i matracci

vengono introdotti:

-1 ml di reattivo contenente l’acido solfanilico, agitando bene e attendendo tra 5 e max 10 minuti.

-1 ml di α-naftilammina cloridrato ed 1 ml di soluzione di acetato, agitando e portando a volume a

100 ml.
Dopo aver atteso per circa 15 minuti, si effettuano le letture di assorbanza a 520 nm, rispetto alla

soluzione di riferimento. I risultati si esprimono in mg/L di NO 2-.

RETTA DI TARATURA

-si prepara una soluzione standard concentrata dell’analita e, se necessario, una soluzione standard

diluita.

-si prepara una serie di standard di lavoro diluendo lo standard concentrato o diluito in matracci

tarati. quando è possibile, le concentrazioni degli standard devono essere tali che la risposta dello

strumento sia lineare per tutti: diversamente, si deve preparare una curva di taratura(che avrà

andamento non lineare). A questi standard si aggiungono tutti i reagenti necessari per eliminare le

possibili interferenze o per provocare la risposta strumentale in condizioni ottimali e infine si porta

a volume con un solvente opportuno.

-si prepara il bianco reagenti una soluzione che contiene tutti i reagenti previsti tranne l’analita

-si prepara l’apparecchio per la misura nelle condizioni analitiche più favorevoli, ottimizzando tutte

le variabili operative;

- si registrano le risposte strumentali di ogni soluzione standard di lavoro e del bianco reagenti,

azzerando tutte le variabili operative

-si registrano le risposte strumentali di ogni soluzione standard di lavoro e del bianco reagenti,

azzerando con il solvente

-si costruisce un grafico di taratura ponendo in ascissa la concentrazione degli standard, o una sua

elaborazione matematica, e in ordinata la relativa risposta strumentale cui è stata sottratta la risposta

per il bianco reagenti; se il grafico è rappresentato da una retta , la relazione teorica che lega

l’assorbanza alle concentrazioni(legge di beer) prevede che la retta passi per lo zero e dato che

l’assorbanza del bianco reagenti è stata misurata e costituisce un punto sperimentale , si deve

inserire il punto 0,0 nel calcolo dell’equazione della retta, infine, in opportune condizioni, si può

adottare un modello statico che “forzi” la retta dei minimi quadrati a passare per l’origine;

- si prepara una soluzione del campione e si procede come per gli standard di lavoro. se la tecnica
strumentale non fornisce risposte lineari, si deve procedere in modo tale che la concentrazione della

soluzione campione sia minore della concentrazione dello standard più concentrato. così infatti si

minimizzano gli errori

.per rendere più accurate le misure. Si prepara anche un bianco campione, che contiene la soluzione

campione e tutti i reagenti, tranne il reagente specifico.

- si registrano le assorbanze relative alla soluzione del campione nelle stesse condizioni in cui sono

state registrate le assorbanze relative agli standard di lavoro.

-si ricava la concentrazione dell’analita nella soluzione campione in base alla relativa assorbanza

alla quale è stata sottratta la risposta del bianco reagenti ed eventualmente del bianco

campione.Infine si calcola la concentrazione effettiva dell’analita nel campione moltiplicando il

valore ottenuto dalla retta di taratura per il fattore di diluizione opportuno.

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