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282 Fluidodinamica

10. UGELLI

10.1 Introduzione

Generalmente si intende per ugello un condotto ad area variabile, non


molto lungo rispetto al suo diametro medio, convergente e/o divergente,
avente un rapporto tra l'area della generica sezione e l'area della sezione di
gola del tipo rappresentato in Fig. 7.9. Il tratto di questo condotto nel quale la
pressione diminuisce (la velocità aumenta) è generalmente chiamato effusore;
viceversa, il tratto in cui la pressione aumenta (la velocità diminuisce) viene
detto diffusore. Ad esempio, per quanto detto al par. 7.10, il tratto
convergente di un ugello si comporterà come effusore se attraversato da un
flusso subsonico e come diffusore se attraversato da un flusso supersonico. Il
riferimento al par. 7.10 è appropriato in quanto il moto del fluido negli ugelli
è spesso ben descritto dalle ipotesi di moto quasi-unidimensionale, quasi-
stazionario, omoenergetico ed isoentropico.
Sulla base di queste ipotesi sono quindi valide le equazioni di
bilancio:

H = h + V 2 / 2 = cost (7.30)

m& = ρ VA = GA = cost (7.6)

s = cost

che, come visto al par.7.7, per un gas più che perfetto conducono a:

 γ − 1 2
To = T  1 + M  (7.34)
 2 
1
 γ − 1 2 γ −1
ρo = ρ 1 + M  (7.36)
 2 
γ
 γ − 1 2 γ −1
po = p 1 + M  (7.38)
 2 
Fig. 10.1 - Rapporti caratteristici per un moto con variazione di area, quasi-
unidimesionale, quasi-stazionario, omoenergetico ed isoentropico,
Sono altresì valide tutte le considerazioni fatte ai par. 7.7, 7.8 e 7.10, per γ = 1.4.
derivate sulla scorta di dette ipotesi (si invita il lettore a riesaminarle), ed in
particolare la formula (anche essa valida per gas più che perfetto):
Ugelli 283 284 Fluidodinamica

γ +1 1
A 1  2  γ − 1 2  2 (γ − 1) ρ*
 2 γ −1
=   1 + M  (7.56) =   ; (0.6339) (10.2)
A* M γ + 1  2  ρo γ + 1

Per il caso di γ = 1.4 , i diagrammi della Fig. 10.1 mostrano gli γ


andamenti dei rapporti adimensionali caratteristici in funzione del p*  2 γ −1
=   ; (0.5283) (10.3)
corrispondente numero di Mach. po γ + 1
Attenzione: Per convenienza, nella figura è riportato il diagramma del
rapporto A* A = G G* . dove i valori numerici indicati tra parentesi si riferiscono al caso di γ = 1.4 .
All'aumentare del numero di Mach, i rapporti T/To , ρ / ρ o e p /po I rapporti critici sono, infatti, solo funzione di γ . Chiaramente la (7.56), per
sono tutti monotonicamente decrescenti come d'altronde è mostrato dalle M = 1, conduce a: A/A* = 1 .
relazioni (7.34), (7.36) e (7.38). La diminuzione maggiore si ha per la Si vuole ora ricavare la velocità del fluido in funzione della pressione
pressione, poi per la densità ed infine per la temperatura. Infatti, nel caso di da esso raggiunta in un determinato punto del campo di moto. Per un gas più
γ = 1.4 , gli esponenti della quantità in parentesi sono rispettivamente 3.5, che perfetto, la (7.30) si può scrivere nella forma:
2.5 ed 1.
1/ 2
Ad eccezione del caso in cui M = 1, per ogni valore del rapporto   T 
V = 2c p To  1 − 
A /A = G/G* , esistono due valori del numero di Mach, uno in regime
*
  To 
subsonico e l'altro in regime supersonico. Si vedano in proposito le curve c,
d, i ed l della Fig. 7.9.
Il numero di Mach critico M * già definito dalla (8.9), che rappresenta la quale, ricordando che c p = γ R / (γ − 1) , ao2 = γ R To e che per una
il rapporto V/V * , poiché riferisce la velocità sempre alla stessa quantità trasformazione isoentropica vale la (7.37), diventa:
V * = a* , indica l'andamento della velocità del fluido in funzione del numero 1/ 2
 (γ − 1) / γ  
di Mach. Il suo valore limite, asintotico  2   p 

V = ao  1 −   (10.4)
γ − 1   po  

(γ + 1) / (γ − 1)
La (10.4), comunemente chiamata formula di de Saint Venant e
si ottiene quando la velocità del gas raggiunge la velocità limite Vl indicata Wantzel, consente di calcolare la velocità raggiunta da un gas che, partendo
dalla (7.42) e può essere ricavato come rapporto tra la (7.42) e la (7.44) dalla pressione di ristagno po (cioè V = 0 ) , si porta ad una pressione
ovvero facendo tendere M → ∞ nella (8.10).
p < po .
Per le condizioni critiche (M = 1), i valori delle (7.34), (7.36) e (7.38)
sono: La (10.4), per p / po → 0 , ovviamente conduce alla velocità limite
Vl :
T* a* 2 2
= 2 = ; (0.8333) (10.1)
To ao γ +1 2 2 γ R To
Vl = ao = = 2H (7.42)
γ −1 γ −1

La (7.42) mostra ad esempio che, per γ = 1.4 , la massima velocità


Ugelli 285 286 Fluidodinamica

raggiungibile dal fluido è pari a 5 ao e cioè a circa 2.24 volte la velocità del ovvero dalla (7.40) tenendo conto che Fc = 1 .
suono in condizioni di ristagno (nel serbatoio). Attenzione: Nelle (10.5) e (10.5 bis), se la pressione po è misurata
Infine, occorre porre qui in evidenza che, nel caso in cui con un manometro differenziale a liquido di densità ρ l ed il dislivello
( po − p )/p << 1 , dalla (7.39) si ricava M 2 << 1 ed Fc ≅ 1 , quindi il moto manometrico tra i due rami è pari a hl , poiché il manometro misura la
può essere considerato incompressibile. Risulta allora molto più conveniente differenza tra la pressione nel serbatoio po e quella ambiente pa , sarà
ricavare la velocità all'uscita di un ugello (anche per motivi di migliore ∆ p = po − p a = ρ l g hl , dove g è il modulo dell'accelerazione di gravità e
approssimazione numerica) mediante la formulazione incompressibile del
teorema di Bernoulli (7.17) (applicato tra il serbatoio e la sezione di uscita si è supposto ρ << ρ l .
dell'ugello, dove p = pa , ed in cui si trascuri il termine gravitazionale) che Ponendo pa = p , le (10.5) e (10.5bis) possono essere applicate ad una
conduce alla relazione già anticipata al par. 5.13: qualunque sezione del condotto nella quale la pressione sia pari a p, purché
ivi sia M 2 << 1 .
2 ( po − p a ) 2∆ p
V = = (10.5)
ρ ρ
10.2 Portata in un ugello

con ∆ p = p o − p a . Nella (10.5) la densità ρ, a causa della piccola La portata di massa attraverso un ugello convergente, o convergente
differenza tra le due pressioni po e p a , può essere calcolata sia alla pressione divergente, in cui il moto sia quasi-unidimensionale e quasi-stazionario, può
di ristagno po , che alla pressione ambiente p a , che, meglio ancora, alla essere calcolata in una qualunque sezione del condotto mediante la formula:
pressione media ( po + pa ) / 2 tra le due; comunque, essa deve essere m& = ρ VA (7.6)
calcolata alla temperatura di ristagno (nel serbatoio) in quanto la temperatura
dell'ambiente in cui scarica l'ugello non influenza in alcun modo il fenomeno Nel caso di gas più che perfetto e di trasformazione isoentropica,
di efflusso. quale quella che si sta studiando, si ha:
L'ultimo modo (e cioè il calcolo della densità alla pressione media tra
quella nel serbatoio e quella ambiente) consente di estendere, con una buona 1/γ 1/γ
approssimazione (migliore del 3%), la validità della (10.5) sino a valori di ρ po  p  γ po  p 
ρ = ρo =   =  
( po − pa ) /po ≅ 0.5 cioè praticamente fino a M ≅ 1. In tal caso la (10.5) ρo RTo  po  ao2  po 
diventa:
per cui sostituendo questa espressione e la (10.4) nella (7.6) si ottiene:
4 ( po − p a ) RTo
V = (10.5bis) (γ − 1) / γ  1 / 2
po + p a  2/γ 
 2γ  p   p 
2
 
p A
m& = o    1 −   (10.6)
 
La (10.5) può anche essere calcolata espandendo in serie, arrestata al
ao γ − 1  p o  
  po  

secondo termine, il rapporto nella parentesi tonda della (10.4) dopo aver
posto p = pa e: dove, beninteso, la pressione p è quella che si realizza nella sezione di area A.
È conveniente introdurre il fattore di efflusso ψ definito come:
pa /po = ( po − ∆ p ) / po = 1 − ∆ p/po
Ugelli 287 288 Fluidodinamica

 (γ − 1) / γ 1/ 2 Il fattore di efflusso ψ è nullo per p/po = 0 , in quanto si annulla la


m& a o  2γ
2
 p 
2/γ   p   
ψ = =    1 − 
p   (10.7) quantità ( p/po )2 / γ nel prodotto entro la parentesi graffa della (10.7), ed è
po A γ − 1  po  
  o 
 altresì nullo per p/po = 1 , in quanto si annulla la quantità nella parentesi
quadra. Esso inoltre raggiunge un valore massimo per un particolare valore di
e diagrammato nella Fig. 10.2 in funzione della quantità p/po per diversi p/po che può essere agevolmente determinato.
valori di γ , che consente di scrivere la (10.6) nella forma: Indicando con η = p/po la (10.7) può essere scritta come:

m& =
po A
ao
ψ (10.8) [
ψ = K η 1 / γ 1 − η (γ − 1) / γ ]
1/ 2

dove K è una costante dipendente da γ. Derivando la relazione precedente


rispetto ad η ed uguagliando a zero, si ha:



= K
1 (1 − γ ) / γ
γ
η [
1 − η (γ − 1) / γ ]
1/ 2
+
η =η

η 1 / γ (γ − 1)η − 1 / γ / γ
− K = 0
2 [
1 − η (γ − 1) / γ ]
1/ 2

per cui, risolvendo rispetto ad η , si ottiene infine il particolare valore di


p/po per il quale si ha il valore massimo di ψ :

γ
p*  2 γ - 1
η = =   (10.3)
po γ +1

Questo valore coincide con quello indicato dalla (10.3) per le


condizioni critiche del moto. Si può concludere che il valore massimo di ψ si
raggiunge nelle condizioni critiche (M = 1), può essere quindi indicato
con ψ * e vale:

γ + 1
*  2  2(γ − 1)
ψ = γ   ; (0.8102) (10.9)
γ + 1

Fig. 10.2 - Fattore di efflusso ψ per diversi valori di γ dove il valore numerico riportato tra parentesi si riferisce al caso di γ = 1.4.
Ugelli 289 290 Fluidodinamica

Chiaramente, quando ψ = ψ * , è anche A = A* e la portata attraverso serbatoio e l'ambiente, pur migliorando l'approssimazione del calcolo stesso,
non estende di molto la sua validità. Utilizzando questo metodo, infatti, la
l'ugello potrà essere calcolata mediante la:
(10.11) può essere applicata fino a valori di ( po − pa ) /po ≅ 0.1 (e cioè M ≅
po A* * 0.4) con uno scostamento massimo dal risultato esatto pari a circa il 3%.
m& = ψ (10.10)
ao
10.3 Ugello convergente collegato ad un serbatoio
Come si vedrà al paragrafo successivo, in un ugello semplicemente
convergente, la condizione pa /po > p* /po (dove pa è la pressione Si supponga ora di avere un ugello convergente (del quale per
nell'ambiente in cui scarica l'ugello) si traduce nella situazione pu = pa e semplicità è stata disegnata solo una metà della sezione longitudinale)
collegato ad un serbatoio in cui sia noto lo stato termodinamico del gas (Fig.
M u < 1 (dove pu e M u sono la pressione ed il numero di Mach nella 10.3 in alto). Nel serbatoio, per definizione, la velocità del fluido è nulla per
sezione di uscita dell'ugello). È importante sottolineare che la (10.10) può cui, ipotizzando attraverso l'ugello un moto quasi-stazionario, omoenergetico
essere applicata anche nel caso in cui il numero di Mach M u nella sezione di ed isoentropico, le condizioni nel serbatoio (ad esempio po e To ) coincidono
uscita dell'ugello risulti minore di 1 e cioè quando si ha la condizione con le condizioni di ristagno del gas lungo tutto l'ugello.
pa /po > p* /po . Infatti, dal valore di pa /po = pu /po , mediante la (7.38), è Con riferimento alla Fig. 7.9 (che rappresenta le curve soluzione per
un moto quasi unidimensionale, quasi-stazionario, omoenergetico ed
immediatamente ricavabile il valore del numero di Mach nella sezione di
isoentropico in un condotto ad area variabile), per un ugello semplicemente
uscita dell'ugello M u ; questo, sostituito nella (7.56), consente di calcolare il
convergente ovviamente non esistono i tratti a destra del punto Q delle curve
rapporto tra l'area della sezione di uscita dell'ugello Au e l'area A* , per la in essa riportate. Delle curve e ed f si è detto già. Infine, poiché l'ugello è
quale si raggiungerebbe M = 1 se il fluido continuasse ad accelerare dopo attaccato ad un serbatoio nel quale la velocità è nulla, debbono essere escluse
anche le curve soluzioni a, b, e c che prevedono un ingresso supersonico del
l'uscita. Poiché la Au si presume nota, la conoscenza del rapporto Au / A* fluido nell'ugello. Infatti, per avere un ingresso supersonico (a partire dalla
consente di calcolare la A* da sostituire nella (10.10) per il calcolo della velocità nulla nel serbatoio) sarebbe necessario un passaggio del fluido
portata. Questo modo di procedere è chiamato metodo per il calcolo della attraverso condizioni soniche (M = 1) e quindi attraverso una gola (dA = 0)
portata mediante l'area critica fittizia in quanto l'area critica non esiste nel che chiaramente non esiste.
campo di moto ma è possibile effettuare i calcoli come se esistesse. Le curve soluzione che restano sono pertanto (sui piani M – x/L e
La (10.8) è del tutto generale e può essere applicata ad una qualunque p/po − x / L ) del tipo di quelle rappresentate nei diagrammi, al centro ed in
sezione di un qualunque condotto purchè il moto rispetti le ipotesi fatte e ψ basso, di Fig. 10.3 per un ugello assialsimmetrico (che, nella fattispecie, ha
sia calcolato con il rapporto p/po che si realizza in detta sezione. un'area di ingresso pari a 1.8 volte quella di uscita - di gola - ed è attraversato
Per valori di pa /po = ( po − ∆ p ) / po ≅ 1 , espandendo in serie da un gas avente γ = 1.4). Si vuole ora determinare il funzionamento
dell'ugello al variare delle condizioni termodinamiche nel serbatoio e della
arrestandosi al secondo termine la quantità elevata a potenza all'interno della
parentesi quadra della formula (10.6), si ricava l'espressione della portata di pressione ambiente p a .
massa in regime incompressibile: Per semplicità di ragionamento si può supporre che il serbatoio
contenga un gas ad una pressione costante po = 1ata e che l'ugello scarichi
m& = Au 2( p o − p a ) ρ = Au 2 ρ ∆ p (10.11) in un ambiente (in una camera a vuoto) in cui sia possibile regolare la
pressione p a da 1ata in giù. Poiché po = 1ata, i valori del rapporto
ricavabile peraltro più semplicemente sostituendo la (10.5) nella (7.6). adimensionale p/po rappresentano, di conseguenza, direttamente la pressione
Nella (10.11) il calcolo della densità alla pressione media tra il del fluido espressa in ata. Ad esempio, le curve soluzione tracciate nel
Ugelli 291 292 Fluidodinamica

grafico in basso di Fig. 10.3 corrispondono a quelle per le quali la pressione


nella sezione di uscita dell'ugello p u vale (dall'alto verso il basso) 1, 0.9, 0.8,
0.7, 0.6, e 0.5283ata, cioè rispettivamente le curve a, b, c, d, e ed f di figura.
La curva f corrisponde al raggiungimento delle condizioni soniche nella
sezione di uscita dell'ugello ( p* /po = 0.5283 ) ed è verosimile, anche alla luce
di ciò che verrà detto in seguito, che la curva a, corrispondente a
pu = po = 1ata , sia relativa al caso per il quale si ha p = po lungo tutto
l'ugello perché la velocità (il M) è ovunque nulla.
Si vuole ora mostrare che, qualunque sia il valore della pressione
ambiente p a compreso tra p* = 0.5283ata ed 1ata, la pressione del fluido
all'uscita dell'ugello p u deve necessariamente essere uguale a p a , cioè
deve rispettare la cosiddetta condizione di Kutta. Infatti, se ciò non fosse vero
(si immagini ad esempio che l'ugello stia funzionando lungo la curva d che
corrisponde a pu = 0.7ata e che la pressione ambiente p a sia uguale a
0.8ata, ovvero a 0.6ata), nella sezione di uscita dell'ugello dovrebbero essere
presenti o un salto di pressione verso l'alto (compressione), ovvero un salto di
pressione verso il basso (espansione).
Il brusco salto di pressione verso l'alto si può spiegare solo con
un'onda d'urto instazionaria (perché il moto nella sezione di uscita è
subsonico) che, muovendosi verso il serbatoio (poiché la sua velocità è
maggiore di quella del suono e la corrente che esce dall'ugello è subsonica),
fa rallentare la corrente per il fatto che sovrappone alla velocità verso valle
una velocità verso monte (si veda la Fig. 8.8b); l'onda d'urto tende quindi a
far fluire il gas secondo la curva di funzionamento c. Viceversa, il brusco
salto di pressione verso il basso può avvenire attraverso un treno di onde di
Mach di espansione (anche esse instazionarie), che risalgono l'ugello
viaggiando alla velocità del suono (si veda il par. 7.9), e che, accelerando il
fluido verso valle, lo portano a fluire secondo la curva e sino a che la
differenza di pressione pu − p a non si annulla.
In definitiva, poiché lo stesso ragionamento può essere fatto per
qualunque valore della pressione di ristagno po e per qualunque valore di γ
(anche diverso da 1.4 cui corrisponde p* /po = 0.5283 ), si può concludere
che, per p* /po ≤ pa /po ≤ 1 , si deve avere p u = p a . Il calcolo del numero
di Mach nella sezione di uscita dell'ugello può quindi essere eseguito, in
questo caso, ponendo nella (7.38) p /po = pa /po .
Fig. 10.3 - Curve di funzionamento per un ugello convergente attaccato Ben diverso è il caso di pa /po ≤ p* /po . Infatti, qualunque sia il
ad un serbatoio (γ = 1.4)
Ugelli 293 294 Fluidodinamica

valore di p a < p* , l'ugello continuerà a funzionare secondo la curva f un ambiente a pressione costante p a e per il quale cambi la pressione nel
poichè, essendo questa relativa al caso di una corrente sonica (verso valle) serbatoio po . Ovviamente si intende sempre che sia po ≥ p a .
all'uscita dell'ugello, il treno di onde di espansione (che viaggiano verso Il diagramma della Fig. 10.4 sintetizza l'andamento della pressione
monte alla velocità del suono), non può risalire la corrente. Le onde pertanto p u nella sezione di uscita dell'ugello in funzione della pressione ambiente.
resteranno ferme nella sezione di uscita dell'ugello. Ne consegue che, in Entrambe le pressioni sono state adimensionalizzate rispetto alla pressione di
questo caso, la pressione del fluido nella sezione di uscita sarà costantemente
uguale alla pressione critica, il numero di Mach nella sezione di uscita sarà ristagno. Per pa /po ≥ p* /po , si ha p u = p a , e cioè è rispettata la
sempre pari ad 1 e l'ugello si dirà strozzato, o sottoespanso, perché la condizione di Kutta; invece, per pa /po < p* /po , la p u resta costantemente
corrente non riesce a completare nell'ugello stesso la sua espansione fino alla
pressione ambiente. uguale al valore p* .
Il motivo per cui viene utilizzato l'aggettivo strozzato è, invece, A titolo di curiosità, si vuol fare osservare che per un gas non è molto
dovuto al fatto che, come si vedrà nel seguito, se la pressione di ristagno è difficile raggiungere le condizioni critiche di M = 1. Se l'ugello convergente
costante, la portata di massa effluente dall'ugello resta costante al diminuire scarica ad esempio aria nell'atmosfera ( p a = 1ata ; γ = 1.4 ), per avere M = 1
della pressione ambiente dal valore p* sino al vuoto più assoluto. L'ugello basta che la pressione nel serbatoio sia pari a po = 1/0.5283ata = 1.8929 ata
non riesce a scaricare più fluido perché si strozza. Per un ugello convergente, (pressione assoluta) e cioè circa 0.9 atmosfere relative, ovvero circa
il fenomeno dello strozzamento non dipende dalla geometria dell'ugello 0.9kp/cm2. Si pensi ad esempio cosa succede quando si fora un pneumatico
stesso purchè sia sempre possibile ritenere il moto unidimensionale nel quale l'aria si trova inizialmente a circa 2kp/cm2 (pressione relativa).
nell'ugello.

10.4 Portata attraverso un ugello convergente collegato ad un


serbatoio

Per poter applicare la (10.8) ad un ugello convergente, è conveniente


scegliere come A la sezione di uscita dell'ugello di area Au per cui la (10.8)
diventa:

po Au
m& = ψu (10.12)
ao

dove la ψ u è il valore del fattore di efflusso valutato alla pu / po .


Si consideri un ugello convergente collegato ad un serbatoio in cui
siano fissate ad esempio le condizioni di ristagno in termini di po e To (e
cioè ao ) e che scarichi in un ambiente a pressione p a variabile tra 0 e po . Il
Fig. 10.4 - Pressione all'uscita di un ugello convergente
diagramma che rappresenta la portata in funzione di p a è del tipo riportato in
I risultati descritti in precedenza per p a variabile sono del tutto Fig. 10.5. Infatti, a partire dal valore p a = pu = p o , che nella (10.7) dà
generali (in quanto legati ai valori dei rapporti p /po ). Essi sono pertanto ψ u = 0 e quindi portata nulla (curva a della Fig. 10.3b e punto D di Fig.
applicabili, mutatis mutandis, al caso di un ugello convergente che scarichi in 10.5), man mano che la pressione ambiente diminuisce (curve b, c, d, e ed f
Ugelli 295 296 Fluidodinamica

della Fig. 10.3b), poiché la pu = pa (si veda la Fig. 10.4) e po è costante, Per lo stesso ugello convergente considerato in precedenza, si vuole
il tratto relativo del diagramma è del tutto simile al diagramma di Fig. 10.2 a ora vedere l'andamento della portata in funzione della pressione di ristagno
destra del massimo. Quando, però, la p u diventa uguale alla pressione critica (nel serbatoio) po per un fissato valore della pressione p a dell'ambiente in
cui scarica l'ugello. Oltre al valore di pa si suppongono assegnati i valori di
p* (punto A di Fig. 10.5, corrispondente al massimo della Fig. 10.2),
γ, a o ed Au .
ulteriori diminuzioni della p a non si risentono nella sezione di uscita
Il diagramma che dà m& in funzione di po è del tipo rappresentato
dell'ugello dove la pressione p u resta, in ogni caso, bloccata alla pressione
nella Fig. 10.6. Infatti, a partire dal valore po = p a relativo al caso di
p* (si veda ancora la Fig. 10.4); il valore di ψ u diventa quindi
portata nulla, man mano che la po aumenta, nella (10.12) cresce anche il
costantemente uguale a ψ * . valore di ψ u (perché p u = p a e pu /po diminuisce) e quindi la portata m& .
Pertanto, l'aumento in questa zona si ha in quanto nella (10.12) aumentano sia
ψ u che po .

Fig. 10.5 - Portata per po costante in un ugello convergente

Questo fatto giustifica il tratto orizzontale del diagramma a sinistra


Fig. 10.6 - Portata per pa costante in un ugello convergente
del punto A (fino al punto C) nel quale la portata di massa resta costante e
giustifica altresì il motivo per cui, quando nella sezione di uscita dell'ugello si
raggiungono le condizioni critiche (M = 1), l'ugello stesso si dice strozzato. Quando la po diventa pari a pa ( po /p* ) , che per il caso di γ = 1.4 è
Si ricordi che il diagramma di Fig. 10.5 è relativo ad assegnati valori di γ , pari a po = p a / 0.5283 = 1.8229 pa (punto B del diagramma di Fig. 10.6 e
po , ao ed Au . punto spigoloso del diagramma di Fig. 10.4), nella sezione di uscita
Il fatto che, per valori della pressione ambiente al di sotto di p* , la dell'ugello si raggiungono le condizioni critiche. Ulteriori aumenti di po ,
portata di massa resti costante deve essere, ad esempio, tenuto in conto nella poiché conducono a pa /po < p* /po , rendono pu /po costantemente uguale a
progettazione degli impianti a vuoto. È inutile utilizzare pompe che diano
inizialmente una depressione sempre più spinta al fine di aumentare la portata p* /po (si veda ancora la Fig. 10.4), e quindi bloccano il fattore di efflusso al
poiché per p a < p* questa non cambia. Osservando la (10.10) si vede che, valore ψ * . Ne consegue che la formula che si deve applicare dal punto B in
in questi casi, è preferibile aumentare la A* e cioè l'area della sezione poi è la (10.10) che dà luogo ad una dipendenza lineare della m& dalla po in
minima tra il serbatoio, in cui si vuol fare il vuoto, e la pompa. quanto ψ * resta costante. La portata di massa risulta pertanto direttamente
Ugelli 297 298 Fluidodinamica

proporzionale alla pressione assoluta di ristagno. Nella Fig. 10.7 è anche rappresentata con linea tratteggiata la curva
Questo ultimo evento viene spesso utilizzato nella pratica industriale che si ottiene dall'intersezione della superficie conica con un piano parallelo
per una regolazione lineare della portata di massa con la pressione assoluta di al piano m& − po ( pa = cost ) che corrisponde al diagramma della Fig. 10.6.
ristagno. Si impiegano, inoltre, alcuni misuratori di portata di massa, Il segmento OD ( po = p a ), che dà luogo ad una portata nulla, appartiene
cosiddetti sonici, nei quali la misura della sola po e della To (per poter
ovviamente alla bisettrice del piano p a − p o .
calcolare la ao ) conduce, in base alla (10.10), alla misura della portata di
Quanto detto in questo paragrafo e nel precedente si applica
massa. ovviamente a moti adiabatici-isoentropici, quasi-unidimensionali e quasi-
I due diagrammi delle Figg. 10.5 e 10.6 altro non sono che due sezioni stazionari. Per la prima ipotesi è necessario che gli ugelli non siano molto
del cosiddetto solido della portata (rappresentato in assonometria nella Fig. lunghi rispetto al loro diametro medio in modo tale che si possano trascurare
10.7) la cui superficie dà il valore di m& sia in funzione della pressione di gli effetti associati allo scambio termico ed alle cause viscose. D'altro canto,
ristagno po che della pressione ambiente pa . La superficie del solido della la seconda ipotesi, che prevede una variazione graduale dell'area della
portata è costituita dal triangolo OCA (ortogonale al piano m& − po ) e dalla sezione dell'ugello, richiede che l'ugello non sia molto corto. Va comunque
superficie conica (non circolare) OAD che con esso ha in comune il segmento osservato che per ugelli molto corti, al limite fori in una parete (caso limite di
OA. In effetti si tratta di una sola superficie conica (perché anche il triangolo ugello convergente), gli aspetti salienti della trattazione restano validi salvo
OCA può essere considerato tale) avente vertice O e per generatrice la curva che è necessario introdurre dei coefficienti correttivi in particolare per la
CAD che coincide con quella della Fig. 10.5; quest'ultima rappresenta portata. Dell'applicabilità dell'ultima ipotesi si è già discusso al par. 5.13.
pertanto una sezione retta del cono essendo per essa po = cost (cioè
l'intersezione della superficie conica con un piano parallelo al piano 10.5 Condizioni di efflusso da un ugello convergente sottoespanso
m& − p a ).
È interessante ora esaminare, nel caso in cui p u > p a , quanto avviene
a valle della sezione di uscita di un ugello convergente sottoespanso,
schematicamente rappresentata a sinistra della Fig. 10.8. Per fare ciò è
necessario abbandonare l'ipotesi di moto quasi-unidimensionale e trattare il
problema dal punto di vista bidimensionale.

Fig. 10.8 - Campo di onde a valle di un ugello convergente sottoespanso

Il fluido, che esce dalla sezione AB con una pressione maggiore di


quella ambiente (indicata dal segno +; nel seguito il segno = indicherà una
Fig. 10.7 - Solido della portata pressione uguale alla pa ed il segno – una pressione inferiore) e con M = 1,
Ugelli 299 300 Fluidodinamica

deve espandere sino alla p a . Ciò può avvenire soltanto mediante un verso il basso. Di conseguenza le onde di Mach di compressione saranno
ventaglio di espansione che ha origine in A; di questo sono rappresentate solo convergenti (anche perché il numero di Mach si va progressivamente
5 onde (in effetti ne sono infinite) di cui la prima è la AB stessa, che ha luogo abbassando) e si può schematizzare che esse si incontrino in un punto
per M = 1 e quindi deve essere ortogonale alla direzione della corrente, e indicato nella figura con O dando luogo ad un'onda d'urto obliqua OP così
l'ultima è la AFGL. come accadeva nel caso rappresentato in Fig. 9.4.
Attenzione: La corrente sonica che esce dalla sezione AB, poiché trova La regione quadrangolare LNOP, nella quale è presente fluido che è
una convessità a valle di essa, in base all'espansione di Prandtl e Meyer, passato attraverso i due ventagli di espansione (quello che parte dal punto A e
dovrebbe ruotare di 90° verso l'alto. In effetti detta corrente ruoterà solo quello riflesso) che lo precedono, è una regione nella quale il numero di
dell'angolo v corrispondente al numero di Mach per il quale la pressione della Mach è massimo, la pressione è minima e la direzione della corrente è
corrente stessa sarà uguale a quella ambiente. Questa è la conseguenza parallela all'asse dell'ugello BR. È facile convincersi che il numero di Mach
pratica dell'osservazione fatta alla fine del par. 9.2. in questa regione è quello per il quale l'angolo di Prandtl e Meyer vale 2v
Poiché sul piano di simmetria BR la corrente deve continuare dritta, poiché la corrente ha subito una ulteriore deviazione (convessa), anch'essa
ogni onda di espansione (ad esempio la AC) si riflette come onda di pari a v, che la ha raddrizzata. Una volta noto il numero di Mach, è possibile
espansione (la CD) in accordo con quanto detto al par. 8.9. Quando l'onda anche calcolare la pressione in questa regione utilizzando sempre la (7.38)
riflessa CD incontra la terza onda di espansione AD, poiché quest'ultima fa perché il moto è omoenergetico ed isoentropico anche attraverso il ventaglio
aumentare il numero di Mach, la sua inclinazione deve aumentare per di espansione riflesso.
mantenere il Mach normale pari ad uno. Le onde del tipo AB, AC, AD ed AF Se il numero di Mach a valle lo consente, l'onda d'urto obliqua OP si
(che sono diritte) si chiamano onde semplici, mentre non semplici sono le riflette a sua volta sull'asse dell'ugello (piano di simmetria; vedasi la Fig.
onde che si intersecano con altre onde cambiando la loro pendenza. In realtà, 8.20) nell'altra onda d'urto obliqua PQ portando la pressione, che lungo il
poiché le onde di Mach sono infinite, la Fig. 10.8 rappresenta solo una confine del getto KQ era uguale a p a , ad un valore maggiore di quello
schematizzazione del fenomeno, infatti la riflessione delle onde dovrebbe ambiente.
iniziare immediatamente a valle del punto B. È chiaro che a questo punto, nella sezione QR, ci si ritroverà in
Anche l'onda DE deve cambiare la sua pendenza rispetto alla AD condizioni analoghe (salvo che per il diverso numero di Mach) a quelle della
perché il fluido, oltre all'espansione attraverso l'onda AC, ha subito anche sezione AB (d'altronde l'onda d'urto obliqua PQ si deve riflettere sulla
quella attraverso la CD ed ha quindi aumentato il suo numero di Mach. superficie libera come ventaglio di espansione; si veda la Fig. 9.11) e quindi
L'espansione della corrente, dalla p u alla p a , viene completata l'evoluzione del getto si può ciclicamente ripetere fino a che il numero di
dall'onda AF per cui, nell'ambito di questa schematizzazione, nella regione Mach resta sufficientemente elevato da consentire onde di Mach, di
triangolare AFH esiste una corrente supersonica il cui numero di Mach è espansione e compressione, ed onde d'urto. Certamente gli effetti viscosi e le
calcolabile mediante la (7.38) con p = p a ; infatti, anche l'espansione del diminuzioni della pressione di ristagno associate alle onde d'urto porteranno,
prima o poi, ad un abbassamento della velocità del getto, e conseguentemente
fluido attraverso il ventaglio AB-AF è quasi-stazionaria omoenergetica ed del suo numero di Mach, a valori subsonici.
isoentropica. La direzione della corrente in questa regione è parallela al Il campo di onde, il cui tratto iniziale, riportato in Fig. 10.8,
segmento AH (che rappresenta il confine del getto) ed è ovviamente inclinata rappresenta un'evoluzione della corrente per così dire a salsicciotto, è
rispetto all'asse dell'ugello dell'angolo di Prandtl e Meyer v che corrisponde al chiaramente visibile nella fase di decollo (soprattutto al tramonto, o di notte)
numero di Mach nella regione AFH. Si ricordi che la corrente nella sezione dei velivoli da caccia supersonici.
AB ha M = 1 ed è diretta lungo l'asse dell'ugello BR.
Le onde di Mach di espansione riflesse del tipo CH, EJ ed LK (che,
nell'ambito di questa schematizzazione, nei loro tratti FH, GI ed LN sono 10.6 Ugello convergente divergente collegato ad un serbatoio
onde semplici), quando raggiungono il confine del getto (superficie libera) si
riflettono ivi come onde di Mach di compressione (si veda ad esempio la Fig. Se paragonati a quelli di un ugello semplicemente convergente, i
9.12) con una progressiva deviazione della corrente ai confini del getto HJK diversi comportamenti di un ugello convergente divergente collegato ad un
Ugelli 301 302 Fluidodinamica

serbatoio risultano molto più articolati. Anche in questo caso conviene partire
dalle curve soluzione di Fig. 7.9 in cui occorre escludere le curve del tipo a,
b, c, e, f, g ed h per gli stessi motivi addotti nel caso di un ugello convergente.
Le curve che restano sono rappresentate (identificate in maniera
diversa da quanto fatto in Fig. 7.9) nella Fig. 10.9, per lo stesso caso della
Fig. 7.9 (e cioè distribuzione cosinusoidale dell'area ed aree di ingresso e di
uscita doppie rispetto a quella di gola) insieme ad altre di cui si dirà in
seguito e che, come si vedrà, non corrispondono ad un moto completamente
isoentropico nell'ugello.
Nel grafico in basso, sull'asse delle ordinate posto a destra, sono
indicati tre particolari valori del rapporto di pressione pa /po contrassegnati
con r1 , r2 , ed r3 e di solito denominati primo, secondo e terzo rapporto
critico di pressione rispettivamente, che, come si vedrà in seguito, delimitano
particolari campi di funzionamento dell'ugello. Questi tre rapporti sono
funzione, oltre che del rapporto tra i calori specifici γ , del rapporto tra l'area
di uscita dell'ugello e quella di gola. Tutti e tre i suindicati rapporti sono
comunque relativi ad un funzionamento dell'ugello per il quale si ha M = 1
nella sezione di gola.
In particolare il rapporto r1 è relativo a condizioni di uscita
subsoniche (anche curve l dei grafici di Fig. 7.9) mentre r3 a condizioni di
uscita supersoniche (anche curve d di Fig. 7.9). Il rapporto r2 invece si
ottiene moltiplicando il rapporto r3 per il rapporto tra le pressioni statiche a
valle ed a monte di un'onda d'urto normale stazionaria che avviene ad un
numero di Mach corrispondente al punto G di Fig. 10.9, e cioè posta nella
sezione di uscita dell'ugello. I tre punti C, H e G si chiamano punti
caratteristici perché, come si vedrà in seguito, delimitano diversi campi di
funzionamento dell'ugello.
Con riferimento alla Fig. 10.1 i due rapporti r1 ed r3 si leggono
sull'asse delle ordinate entrando nella figura con il rapporto assegnato tra
l'area di gola Ag e quella di uscita Au dell'ugello, Ag /Au che, per l'ipotesi di
funzionamento dell'ugello con M = 1 nella sezione di gola, risulta pari ad
A* /Au (ad esempio A* /Au = 0.5 come nella Fig. 10.9).
Questo valore del rapporto A* /Au corrisponderà a due valori del
numero di Mach, uno in regime subsonico M C (ad es. M C ≅ 0.31 ) ed uno
in regime supersonico M G (ad es. M G ≅ 2.2 ). In corrispondenza di questi
due valori del numero di Mach si potrà leggere nella stessa Fig. 10.1 Fig. 10.9 - Curve di funzionamento per un ugello convergente divergente
r1 = pC /po (ad es. r1 ≅ 0.936 ) ed r3 = pG /po (ad es. r3 ≅ 0.094 ). Per attaccato ad un serbatoio (γ = 1.4)
Ugelli 303 304 Fluidodinamica

calcolare il valore di r2 occorre entrare nel grafico di Fig. 8.5 con il valore (che si generano per la depressione esistente nella sezione di uscita
di M G e leggere il rapporto p2 /p1 (ad es. p2 /p1 ≅ 5.5 ) e poiché la pG non dell'ugello e viaggiano alla velocità del suono) riescono a risalire la corrente
subsonica presente nel divergente facendo accelerare il fluido verso valle. È
rappresenta altro che la p1 e la p H la p 2 , si avrà: r2 = r3 × p 2 /p1 (ad es. come se l'ugello tendesse a funzionare seguendo il ramo superiore della curva
r2 ≅ 0.52 ). g o h di Fig. 7.9, cosa che, peraltro, non può accadere perché queste curve
Non deve meravigliare il fatto che r2 risulti minore di 0.5283 anche prevedono M = 1 in una sezione diversa da quella di gola. Nella Fig. 10.9 è
invece rappresentato cosa effettivamente accade, sia pure dal punto di vista
se il numero di Mach a valle dell'onda d'urto è pari a circa 0.55, cioè è minore
unidimensionale, per tutte le condizioni r2 < pa /po < r1 ( curve f, g ed h di
di uno. Infatti, il diagramma di Fig. 10.9 riporta la quantità
p 2 /p o1 = p 2 /p o2 × p o2 /p o1 e, poiché po 2 / po1 < 1 , anche se per M 2 < 1 si figura e cioè per 0.52ata < p a < 0.936ata nella schematizzazione fatta).
ha p2 /po2 > 0.5283 , il prodotto può risultare minore di 0.5283. Si supponga, ad esempio, che il rapporto di pressione pa /po sia
Di seguito si esamineranno i diversi comportamenti dell'ugello al quello corrispondente al punto F del diagramma in basso di Fig. 10.9. La
variare del rapporto pa /po tra la pressione ambiente e quella di ristagno nel corrente, che nel convergente segue la curva d (accelerando e
contemporaneamente espandendosi), sino a M = 1 (punto B) imbocca il
serbatoio. Come nel caso dell'ugello convergente, per semplicità di
divergente continuando ad accelerare (tratto BD) raggiungendo in D un
ragionamento si continuerà a supporre che il serbatoio contenga un gas ad
numero di Mach supersonico (in figura M D = 1.85 e p D = 0.161ata poiché
una pressione costante po = 1ata e che l'ugello scarichi in un ambiente in cui
D è posto in corrispondenza di x/L = 0.75 → A /Ag = 1.5 ). Nella sezione
sia possibile far variare la pressione p a da 1ata in giù. Le possibili
corrispondente al punto D si ha un'onda d'urto normale che porta le
generalizzazioni, cioè il caso di pressione di ristagno diversa, o pressione
condizioni del fluido a quelle subsoniche rappresentate dal punto E (in figura
ambiente costante e pressione di ristagno variabile sono simili a quelle già
discusse per l'ugello solamente convergente.
M E ≅ 0.61 e p E /po = ( p E /p D ) × ( p D /po ) = 3.83 × 0.161 ≅ 0.62ata). A
La curva a, corrispondente al caso pu = p a = po = 1ata , è sempre valle di questa sezione si ha una graduale ricompressione (decelerazione
isentropica) del fluido sino alle condizioni F (in figura M F ≅ 0.40 e
relativa alla condizione per la quale la pressione p è uguale a po lungo tutto
p F / po ≅ 0.71 ) poiché il fluido si trova a M < 1 ( M E ≅ 0.61 ) ed il
l'ugello nel quale, perciò, la velocità del fluido è identicamente nulla. Al
diminuire della pressione ambiente, l'ugello funziona secondo curve del tipo condotto a valle è divergente.
b e c e la pressione del fluido nella sezione di uscita dell'ugello p u , per Attenzione: L'onda d'urto fa cambiare la pressione di ristagno e di
conseguenza l'area critica. Per la (10.10) si ha:
quanto già detto per l'ugello convergente, rispetta la condizione di Kutta, * *
cioè risulta p u = p a . Il moto del gas è subsonico lungo tutto l'ugello con un AD /AE = poE /p oD = poE /p o = 0.79 . Il numero di Mach nella sezione di
valore minimo della pressione (valore massimo del numero di Mach e della uscita M F si dovrà quindi calcolare mediante la (7.55) sostituendovi il
velocità) nella sezione di gola. rapporto Au / A*E = (Au / A* ) × (A* / A*E ) = 2 × 0.79 = 1.58 → M F ≅
Per pa /po = r1 ( p a = 0.936 ata nella schematizzazione fatta, punto 0.40. Della (7.55) occorre ovviamente considerare la sola soluzione
C di Fig. 10.9), la corrente raggiunge per la prima volta (al diminuire della subsonica e si deve osservare che nella espressione precedente è stato
p a ) le condizioni critiche (M = 1, punto B di figura) nella sezione di gola e assunto: A* = A*D .
l'evoluzione del fluido segue le curve d ed e. Come si vedrà in seguito, per Al progressivo diminuire del rapporto di pressione pa / po dal valore
questa condizione l'ugello si strozza perché ulteriori diminuzioni della
pressione ambiente non cambiano lo stato B del gas nella sezione di gola, e r1 a quello r2 , l'onda d'urto normale si muove lungo il divergente dalla
quindi, per pressione nel serbatoio costante, non fanno cambiare la portata. sezione corrispondente al punto B (onda di Mach normale ad effetto nullo) a
Se ora, a partire da pa /po = r1 la pressione ambiente viene quella del punto G (onda d'urto normale posta nella sezione di uscita
dell'ugello). Per tutti questi valori di pa /po , il moto nell'ugello non è
ulteriormente diminuita (ad es. punto F di Fig. 10.9), le onde di espansione
Ugelli 305 306 Fluidodinamica

completamente isoentropico per la presenza dell'onda d'urto anche se è ancora Come avviene nel caso di un ugello convergente per valori di
valida la condizione di Kutta pu = p a perché le condizioni del fluido nella pa /po < p* /po , nel caso di un ugello convergente divergente, quando si
sezione di uscita dell'ugello sono sempre subsoniche. Quindi, il rapporto r2 verifica pa /po < r3 , si genera un ventaglio di espansione a valle della
corrisponde ad un valore del rapporto pa / po per il quale si ha un'onda sezione di uscita dell'ugello che parte anch'esso dalla periferia della sezione
d'urto normale nella sezione di uscita dell'ugello che porta le condizioni del di uscita mentre nell'ugello il fluido continua a seguire la curva ABG. In
fluido da G ad H. Ovviamente si intende per po la quantità questa situazione l'ugello viene detto sottoespanso perché pu > p a . A
p oA = p oB = p oD = p oG > p oH . differenza di quanto avviene nell'ugello convergente, per il quale la prima
Attenzione: L'onda d'urto normale nel divergente è presente solo per onda del ventaglio di espansione è ortogonale alla corrente, poiché il numero
ugelli a bassa divergenza. Come si vedrà nel paragrafo successivo, ad di Mach di uscita è pari ad 1, per un ugello convergente divergente la prima
esempio negli ugelli propulsivi che per motivi di peso e di ingombro hanno onda di Mach del ventaglio è inclinata rispetto alla corrente di un angolo pari
una elevata divergenza, si può avere separazione della corrente. a µ = arcsin ( 1 / M G ).
Per ulteriori diminuzioni del rapporto di pressione pa /po , ed in Si può quindi concludere che, per valori di pa /po inferiori al primo
particolare per r3 < pa /po < r2 (ad es. 0.094ata < p a < 0.52ata e punti I, J rapporto critico di pressione r1 , si ha sempre M = 1 nella sezione di gola;
e K della Fig. 10.9), l'onda d'urto normale provocherebbe una ricompressione invece per valori di pa /po inferiore al secondo rapporto critico di pressione
troppo forte (che porta ad r2 ); quindi nella sezione di uscita dell'ugello (in r2 , all'interno dell'ugello non vi è alcun effetto della diminuzione della
particolare, in prossimità della sua periferia direttamente a contatto con la pressione ambiente sia sulla distribuzione del numero di Mach che su quella
pressione ambiente) deve esistere un'onda d'urto obliqua che dia luogo alla della pressione.
sola ricompressione necessaria. Al diminuire del rapporto pa /po dal valore In conclusione, il comportamento dell'ugello convergente divergente
r2 ad r3 , l'angolo di inclinazione ε dell'onda d'urto rispetto alla corrente si può riassumere nei seguenti quattro regimi di funzionamento:
diminuisce (perché è necessaria una ricompressione sempre minore, si veda − pa /po < r3 ; ugello sottoespanso; l'efflusso dall'ugello è
la (8.42) del par. 8.5) dal valore di 90° (corrispondente al secondo rapporto supersonico, la pressione nella sezione di uscita dell'ugello è
critico di pressione r2 ) al valore µ = arcsin 1/M (corrispondente al terzo maggiore di quella ambiente e la corrente completa la sua
rapporto critico di pressione r3 ) relativo ad un'onda di Mach. espansione sino alla pressione ambiente al di fuori dell'ugello
L'onda d'urto obliqua parte dalla periferia della sezione di uscita mediante un ventaglio di espansione; non è valida la condizione di
dell'ugello e, poiché come si vedrà al paragrafo successivo essa si sviluppa al Kutta.
di fuori di quest'ultima, il flusso nella sezione di uscita dell'ugello è sempre − r3 < pa /po < r2 ; ugello sovraespanso; l'efflusso dall'ugello è
supersonico con numero di Mach corrispondente al punto G della Fig. 10.9
supersonico, la pressione nella sezione di uscita dell'ugello è
(nella fattispecie M = 2.2); cioè, nell'ugello, il fluido segue sempre la curva
minore di quella ambiente e la corrente si porta alla pressione
ABG. Quindi non è più rispettata la condizione di Kutta poiché pu < p a e
ambiente al di fuori dell'ugello mediante un'onda d'urto obliqua;
l'ugello in questa situazione viene detto sovraespanso. non è valida la condizione di Kutta.
La condizione per la quale il rapporto pa /po è proprio quello
− r2 < pa /po < r1 ; regime con onda d'urto nel divergente; la
corrispondente al punto G (nella figura p a = 0.094ata) è anche detta
corrente raggiunge M = 1 nella sezione di gola percorre un tratto
condizione di progetto dell'ugello convergente divergente e l'espansione del del divergente in regime supersonico ma l'efflusso dall'ugello è
gas nell'ugello, dal punto di vista propulsivo, è detta espansione corretta subsonico; è valida la condizione di Kutta.
poiché conduce nella sezione di uscita dell'ugello ad un flusso supersonico
con una pressione uguale a quella ambiente. Per questo valore del rapporto di − r1 < pa /po < 1 ; regime alla Venturi; la corrente è ovunque
pressione pa /po viene così recuperata la condizione di Kutta. subsonica nell'ugello con un minimo della pressione (massimo
Ugelli 307 308 Fluidodinamica

della velocità e del numero di Mach) nella sezione di gola; è Il diagramma della Fig. 10.10 sintetizza gli andamenti della pressione
valida la condizione di Kutta. pu nella sezione di uscita dell'ugello e della pressione p g nella gola
Il regime alla Venturi è, ad esempio, utilizzato nei carburatori dei dell'ugello in funzione della pressione ambiente p a . Entrambe queste
motori alternativi ad accensione comandata. La pressione di ristagno del pressioni sono adimensionalizzate rispetto alla pressione di ristagno.
comburente (aria) è ovviamente la pressione atmosferica. La depressione che In particolare si nota che, al diminuire della pressione ambiente, la
si crea nella gola del Venturi serve a richiamare il combustibile (benzina) che
p g /po resta fissata al valore p* /po per pa /po ≤ r1 cioè per un valore di
miscelandosi al comburente dà luogo alla miscela pronta a "scoppiare" in
camera di combustione con l'ausilio della scintilla prodotta dalla candela di pa /po maggiore di p* /po . Per quanto riguarda invece la pu /po , essa rispetta
accensione. Lo stesso regime è anche utilizzato negli spruzzaprofumi a
la condizione di Kutta per pa /po > r2 , dopodiché resta uniformemente
pompetta.
A meno che non si sfrutti la presenza del minimo di pressione in gola, bloccata al valore r3 . Si ricorda che r2 può essere maggiore, minore o
non è conveniente utilizzare un ugello convergente divergente che funzioni uguale a p* /po .
nel regime alla Venturi. In questo campo, invece, è preferibile utilizzare un
ugello semplicemente convergente.
I punti C, H e G del grafico in basso di Fig. 10.9, rappresentativi dei 10.7 Portata attraverso un ugello convergente divergente collegato
tre rapporti critici di pressione, proprio perché suddividono i diversi regimi di ad un serbatoio
funzionamento dell'ugello, sono anche detti punti caratteristici dell'ugello,
terminologia che viene adottata anche per altri modelli di moto. Le relative Una buona parte dei risultati già ottenuti al paragrafo 10.2, ed in
curve di funzionamento che li interessano sono anche chiamate curve particolare tutti quelli ricavati sino alla formula (10.10), sono validi anche nel
caratteristiche dell'ugello. Nel caso di un ugello solamente convergente si ha: caso di un ugello convergente divergente collegato ad un serbatoio.
C ≡ H ≡ G ed r1 ≡ r2 ≡ r3 . La differenza fondamentale tra questo caso e quello di un ugello
solamente convergente è che, mentre per quest'ultimo la (10.10) era
applicabile solo per valori di pa /po ≤ p* /po , poiché un ugello convergente
divergente raggiunge le condizioni di strozzamento per pa /po = r1 (si
vedano in proposito sia la Fig. 10.9 che la Fig. 10.10), la formula (10.10) è
applicabile per tutti i valori pa /po < r1 . Ne consegue che i diagrammi delle
Figg. 10.5 e 10.6 devono essere corrispondentemente modificati.
In particolare il diagramma di Fig. 10.5 si modifica così come
rappresentato in Fig. 10.11 nella quale il punto A di Fig. 10.5 si è spostato
verso destra (poiché r1 po > p* ) e quindi il campo dei valori di pa per il
quale la portata di massa resta costante ( 0 ≤ pa ≤ r1 po ) si è esteso rispetto
al caso di un ugello semplicemente convergente.
Per quanto riguarda invece il diagramma di Fig. 10.6, nel caso di un
ugello convergente divergente, esso risulta modificato così come è mostrato
nella Fig. 10.12. Il punto B di Fig. 10.6 si sposta verso sinistra [poiché
pa / r1 < p a ( po /p* ) ] e la zona per la quale la portata di massa non dipende
linearmente dalla pressione di ristagno po si riduce.
Fig. 10.10 - Pressione nella gola ed all'uscita di un ugello convergente divergente
Ugelli 309 310 Fluidodinamica

10.8 Condizioni di efflusso da un ugello convergente divergente

Nel seguito si esamineranno le condizioni di efflusso a valle di un


ugello convergente divergente al variare del suo funzionamento ed in
particolare al diminuire del rapporto pa /po a partire da un valore compreso
tra i due rapporti critici di pressione r1 ed r2 .
Per r2 < pa /po < r1 , ossia per un valore del rapporto tra la
pressione ambiente e quella di ristagno (nel serbatoio) del tipo individuato
dal punto F di Fig. 10.9, si ha un'onda d'urto nel divergente e nella sezione di
uscita dell'ugello è valida la condizione di Kutta pu = pa . Tale situazione è
schematicamente rappresentata nella Fig. 10.13 nella quale il segno = sta
Fig. 10.11 - Portata per po costante in un ugello convergente divergente proprio a significare una pressione nella sezione di uscita dell'ugello, e nel
getto fuoriuscente da esso, uguale a quella dell'ambiente in cui l'ugello
In definitiva, con riferimento al problema riguardante la portata di scarica.
massa, l'ugello convergente divergente, poiché strozza ad un rapporto di
pressione pa /po maggiore di quello dell'ugello semplicemente convergente,
presenta un campo della pressione ambiente per il quale la portata resta
costante (per po = cost), ovvero un campo della pressione di ristagno per il
quale la portata dipende linearmente dalla pressione di ristagno stessa (per
pa = cost ), entrambi più estesi di quelli relativi all'ugello convergente.

Fig. 10.13 - r2 < pa / po < r1

In effetti, in questo caso, quanto dettato dalla teoria di moto quasi-


unidimensionale isoentropico non è completamente vero. Infatti, quando in
una corrente il gradiente di pressione in direzione assiale è favorevole
(dp/dx < 0 ) , lo strato limite alle pareti dell'ugello è molto sottile per cui i
risultati di moto non viscoso sono ingegneristicamente applicabili. Viceversa,
un gradiente di pressione sfavorevole (dp/dx > 0 ) come quello presente nel
Fig. 10.12 - Portata per pa costante in un ugello convergente divergente divergente a valle dell'onda d'urto di Fig. 10.13 può indurre separazione della
corrente dalla parete con la formazione di onde d'urto oblique all'interno del
Corrispondentemente, il solido della portata di Fig. 10.7 si divergente ed una zona di ricircolo. Questo comportamento è
modificherà presentando, in questo caso, la superficie triangolare OCA più schematicamente mostrato in Fig. 10.14.
estesa in quanto la semiretta determinata dal segmento OA ruoterà di una
certa quantità (determinata da r1 ) verso il piano m& − p a .
Ugelli 311 312 Fluidodinamica

progettati con un elevato rapporto di espansione po /p a , la separazione


avviene non appena la pressione p s (nella sezione in cui il flusso separa)
scende al di sotto della pressione ambiente pa di circa l'1% della pressione di
ristagno po .
Una regola più generale, anche se più grossolana, fissa il punto di
separazione nella sezione in cui p s è circa pari a 0.4 pa , curva tratteggiata di
Fig. 10.15, perché in tal caso [( pa − p s ) /po ] po /p a = 0.6 .
Per pa /po = r2 (punto H di Fig. 10.9), l'onda d'urto si porta
Fig. 10.14 - Onde d'urto nel divergente e ricircolo esattamente nella sezione di uscita dell'ugello e la relativa condizione di
efflusso è rappresentata in Fig. 10.16. Il segno – indica una pressione
Tale separazione è tanto più possibile quanto maggiore risulta il inferiore a quella ambiente così come il segno + indica nelle figure seguenti
dp/dx e quindi quanto maggiore è l'angolo di divergenza. Pertanto questa una pressione superiore.
fenomenologia è tipica degli ugelli propulsivi nei quali motivi di peso e di
ingombro richiedono divergenti relativamente corti e quindi ad elevato
angolo di divergenza.
È stato sperimentalmente trovato da Green che, ad esempio, per ugelli
conici con angolo di semiapertura α/2 pari a 15°, il punto di separazione si
ha all'incirca nella sezione in cui la pressione statica ps è data dalla curva a
tratto intero del diagramma di Fig. 10.15. È possibile notare che, per ugelli

Fig. 10.16 - pa / po = r2

In entrambe le due precedenti condizioni, come nelle successive


riportate in questo paragrafo, sono stati trascurati gli effetti viscosi che si
accompagnano al mescolamento del getto con il gas presente nell'ambiente ed
è stato di conseguenza possibile rappresentare il confine del getto uscente
dall'ugello con una linea parallela all'asse di quest'ultimo.
Se il rapporto di pressione pa /po diminuisce a partire da r2 (ad
esempio punto I della Fig. 10.9), l'onda d'urto normale, già presente all'uscita
dell'ugello per pa /po = r2 , darebbe luogo ad una ricompressione della
corrente effluente dall'ugello troppo forte. Ne consegue che, almeno in
prossimità della periferia della sezione di uscita (che è direttamente a contatto
con la pressione ambiente), deve esistere un'onda d'urto obliqua. A causa del
Fig. 10.15 - Pressione alla separazione nel divergente rapporto di pressione tra valle e monte dell'onda d'urto relativamente alto, a
Ugelli 313 314 Fluidodinamica

quest'onda d'urto obliqua corrisponde una soluzione forte (che comporta un


più elevato valore di ε) per cui il numero di Mach a valle di essa è senz'altro
subsonico (si veda il par. 8.5) e quindi l'onda d'urto non può riflettersi.

Fig. 10.18 - pa / po << r2

Si avrà allora una situazione simile a quella raffigurata nella Fig. 8.30
(riflessione alla Mach dell'onda su di un piano di simmetria) con l'unica
differenza che la corrente uscente dall'ugello ha una estensione limitata e non
Fig. 10.17 - pa /po < r2
più infinita come in Fig. 8.30. Le condizioni fluidodinamiche che si
verificano a valle della sezione di uscita sono quindi quelle rappresentate in
Inoltre, l'onda d'urto obliqua provoca una deviazione della corrente Fig. 10.18 in cui è mostrata anche la riflessione dell'onda d'urto al confine del
verso il basso, per cui, affinché il getto possa comunque effluire getto (superficie libera) mediante un ventaglio di espansione. La linea
nell'ambiente, la linea di corrente periferica del getto a valle dell'onda deve tratteggiata di figura rappresenta ancora una linea di slip per la quale vale
avere una curvatura del tipo rappresentato in Fig. 10.17. Questo evento, quanto già detto al par. 8.9.
unitamente al fatto che sull'asse dell'ugello la corrente deve continuare diritta Per ulteriori diminuzioni del rapporto pa /po , il numero di Mach a
per motivi di simmetria, fa sì che l'angolo d'inclinazione ε rispetto alla valle dell'onda d'urto obliqua continua ad aumentare e contemporaneamente
corrente dell'onda d'urto, che parte obliqua alla periferia dell'ugello, vada la deviazione della corrente indotta dall'onda tende a diminuire (punto K della
man mano aumentando sino a divenire uguale a 90° sull'asse dell'ugello Fig. 10.9). È allora possibile una riflessione regolare (si veda il par. 8.9)
(dando ivi luogo ad una deviazione nulla). La curvatura delle linee di corrente dell'onda d'urto e la situazione diventa quella raffigurata in Fig. 10.19.
del getto a valle dell'onda d'urto è causata proprio dal gradiente di pressione Dovrebbe risultare ovvio che, a valle dell'onda d'urto riflessa, ci si trova
esistente tra asse e periferia del getto, dovuto alla inclinazione variabile praticamente nelle stesse condizioni della Fig. 10.8 e cioè con una pressione
dell'onda d'urto. Il campo di moto a valle di tale onda d'urto è ovviamente
tutto subsonico, non uniforme e l'uguaglianza della pressione della corrente
con quella ambiente è rispettata solo alla periferia del getto.
Man mano che il rapporto di pressione pa /po continua a diminuire, il
numero di Mach a valle dell'onda d'urto aumenta progressivamente
diventando infine supersonico (ad es. punto J della Fig. 10.9). A questo punto
però, l'angolo di deviazione δ della corrente dovuto all'onda d'urto obliqua
ha un valore molto elevato (si veda in proposito la Fig. 8.12) ed il numero di
Mach a valle della stessa è solo debolmente supersonico. Ne consegue che la
corrente non può essere raddrizzata, in direzione dell'asse dell'ugello,
dall'onda riflessa in quanto risulta − δ > δ max .
Fig. 10.19 - pa /po <<< r2
Ugelli 315 316 Fluidodinamica

della corrente maggiore di quella ambiente, ancorché con un numero di Mach diverso numero di Mach iniziale che in questo caso è maggiore dell'unità.
in generale maggiore di uno (nella Fig. 10.8 era uguale ad uno). Ne consegue Anche per questa condizione la prima onda del ventaglio di espansione non è
che la prima onda di Mach del ventaglio di espansione non è ortogonale alla ortogonale alla corrente bensì inclinata di un angolo di µ = arcsin 1/M.
corrente (che in questa zona è parallela all'asse dell'ugello) bensì inclinata di L'evoluzione del getto a valle della sezione di uscita dell'ugello è, ancora una
un angolo µ = arcsin 1/M . Comunque, a valle di questa zona, il getto volta, simile a quanto già rappresentato nella Fig. 10.8.
evolve in modo simile a quello rappresentato in Fig. 10.8.
Per pa /po = r3 la pressione della corrente supersonica presente
nella sezione di uscita dell'ugello è esattamente uguale a quella ambiente e
quindi teoricamente non sono presenti onde nel getto effluente dall'ugello
stesso, così come rappresentato in Fig. 10.20.

Fig. 10.21 - pa /po < r3

10.9 Ricerca della posizione dell'onda d'urto normale nel


divergente

Fig. 10.20 - pa /po = r3 Ci si riferisce, qui di seguito, a situazioni del tipo rappresentato in Fig.
10.13 e cioè a rapporti di pressione pa /po tali che r2 < pa /po < r1 . Nel
In effetti, se si osserva un getto in tali condizioni (ad esempio caso in cui la posizione dell'onda d'urto normale nel divergente è nota, la
mediante la tecnica schlieren), si può notare che esso è attraversato da una determinazione delle condizioni all'uscita dell'ugello è immediata. Occorre,
serie di onde di Mach, praticamente parallele tra di loro, dovute alle piccole infatti, procedere come già indicato al par. 10.6.
irregolarità sempre presenti sulle pareti dell'ugello e/o all'impossibilità di Se, invece, si conosce il numero di Mach all'uscita M u e si vuole
mantenere sperimentalmente il rapporto di pressione pa /po precisamente conoscere la posizione dell'urto, occorre osservare che, con riferimento alla
uguale a r3 . Fig. 10.9, la costanza, sia della portata di massa nell'ugello che della
L'angolo di inclinazione µ di queste onde di Mach rispetto alla temperatura di ristagno della corrente, impongono in accordo con la (10.10):
corrente consente, tra l'altro, di valutare il numero di Mach all'uscita
dell'ugello mediante la relazione M = 1/sin µ, (che traduce il fatto che il p oE p oF A*D A* A* Au
= = = = (10.13)
numero di Mach normale ad esse deve essere unitario) qualora quest'ultimo p oD po A*E A*F Au A*F
sia incognito.
Infine per pa /po < r3 le condizioni fluidodinamiche a valle della
dove con A* e po sono state indicate l'area critica e la pressione di ristagno a
sezione di uscita dell'ugello sono quelle della Fig. 10.21 con un ventaglio di
espansione all'uscita dell'ugello e coincidono con quelle della Fig. 10.8 monte dell'onda d'urto.
(ovvero con quelle relative alla zona + di Fig. 10.19), salvo che per un Poiché la Au /A* è un dato del problema ed il rapporto Au /A*F è
Ugelli 317

deducibile dalla conoscenza di M u , si può ricavare il rapporto tra le due


pressioni di ristagno, noto il quale si conosce anche il numero di Mach a
monte dell'onda d'urto e di conseguenza la posizione di quest'ultima.
Infine, nel caso in cui sia nota la pressione nella sezione di uscita pu
(ad es. la p F di Fig. 10.9), dalla costanza della portata di massa si ha:

ρ *V * A* = ρ u Vu Au

ovvero, nel caso di gas più che perfetto:

p* pu
*
γ RT * A* = M u γ RTu Au
RT RTu

e semplificando:

γ + 1
Mu p* A* To p A*  2  2 (γ − 1)
= = o   = B (10.14)
Tu / To pu Au T* pu Au  γ + 1 

dove per A* e po vale quanto già detto per la (10.13).


Per l'ipotesi fatta di pu nota, il secondo, o il terzo membro, della
(10.14) è anch'esso noto per cui è possibile porlo uguale alla costante B.
Quadrando e risolvendo la (10.14), tenendo conto della (7.34) per la
cui validità è solo necessario che il moto sia omoenergetico e non
isoentropico, si ottengono le due radici:

− 1 ± 1 + 2 (γ − 1) B 2
M u2 = (10.15)
γ − 1

di cui è necessario scartare quella con il segno negativo che condurrebbe a


valori complessi del numero di Mach all'uscita dell'ugello.
A questo punto, è possibile applicare la (10.13) e quindi ricavare il
rapporto tra le pressioni di ristagno a monte ed a valle dell'urto, il numero di
Mach a monte di esso ed infine la posizione dell'onda d'urto nel divergente.

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