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Dario Dongo

L’etichetta

Origine, tabella nutrizionale, ingredienti…


Tutte le novità del regolamento europeo

ilfattoalimentare.it
“Penso che lo scandalo maggiore sia economico: è quello
delle disuguaglianze sociali, della giustapposizione di
estrema ricchezza ed estrema povertà su un pianeta interconnesso.

Non sta soltanto nell’esistenza di Paesi ricchi e Paesi poveri,


ma nell’acuirsi del divario che esiste tra loro,
in particolare negli ultimi vent’anni.

La lotta per ridurlo è del tutto insufficiente”

(Stéphane Hessel, 2011)

Questo libro é dedicato a quel miliardo di bambini,


madri e padri, giovani e vecchi
che ancora non dispongono di cibo e acqua,
né degli strumenti per procurarseli.

A chi si interessa di loro, e se ne occupa con azioni concrete.

A chi di Voi - con l’occasione di questa lettura - ha contribuito


agli aiuti nel Corno d’Africa. E a chi ne seguirà l’esempio,
a prescindere.

Dario

L’ETICHETTA / PAG. 1
Oggi in Somalia un milione e mezzo di bambini ha urgente bisogno di as-
sistenza umanitaria e la comunità internazionale non è in grado di fronteg-
giare l’emergenza.

Ilfattoalimentare.it ha aderito alla proposta dell’autore di contribuire agli


aiuti pubblicando “L’etichetta”, un ebook di 54 pagine scritto da Dario
Dongo, che illustra tutte le novità del nuovo regolamento sulle etichette e
sulla pubblicità dei prodotti alimentari in via di pubblicazione sulla Gazzet-
ta Ufficiale UE il 22 novembre 2011.

Oltre 50 operatori - tra imprese, professionisti, società di consulenza, edi-


tori - hanno raccolto il nostro invito a sostenere i progetti portati avanti
in Somalia da: Agire, Medici senza Frontiere e Oxfam, per un ammontare
complessivo che ha superato 85.000 €. I loghi e i siti web dei donatori sono
riportati a pagina 3.
Questa “pagina” la consideriamo aperta perché l’emergenza umanitaria é
ancora in corso e contiamo sull’adesione di altri operatori e dei lettori che
lo vorranno.

“L’etichetta“ è un testo “in progress”, che sarà aggiornato quando la Com-


missione europea pubblicherà le norme di attuazione sull’origine, la leggi-
bilità, le indicazioni nutrizionali...

Roberto La Pira
Novembre 2011 Direttore ilfattoalimentare.it

L’ETICHETTA / PAG. 2
Ringraziamo tutti coloro che hanno aderito al progetto

Avvocato Vito Rubino Studio Avvocato Andreis e Associati Studio Avvocato Neva Monari
Università Piemonte Orientale Torino - Milano - Bruxelles Torino

L’ETICHETTA / PAG. 3
Indice
PARTE I - INTRODUZIONE 7

1. I motivi della riforma 8


1.1 Semplificazione normativa 8
1.2 Certezza del diritto 9
1.3 Riscontro alle esigenze degli stakeholders 9

2. Le occasioni mancate 10
2.1 Limiti alla legislazione concorrente degli Stati membri 10
2.2 Database di tutte le norme pregresse applicabili a etichette
e pubblicità degli alimenti 11
2.3 Alimenti c.d. preincartati 12
2.4 Informazioni nutrizionali, continuità con gli schemi esistenti 12

PARTE II - NOVITA’ 14

1. Campo di applicazione 14
1.1 Alimenti non preconfezionati 14
1.2 Pubblici esercizi, mense, catering 15
1.3 Informazioni B2B 15
1.4 Vendite a distanza 15

2. Legislazione concorrente 16
2.1 Informazioni obbligatorie ulteriori 16
2.2 Prescrizioni nazionali su origine e provenienza 17

3. Bevande alcoliche 17

4. Responsabilità degli operatori 18

L’ETICHETTA - INDICE - PAG. 4


5. Informazioni obbligatorie in etichetta 18
5.1 Informazioni nello stesso campo visivo 18

6. Simboli e strumenti alternativi d’informazione 19

7. Denominazione di vendita 19
7.1 “Scongelato” 19
7.2 “Ingrediente sostitutivo” 19
7.3 Acqua aggiunta a carni o pesci 19
7.4 “Carne ricomposta” e “pesce ricomposto” 20
7.5 Insaccati, involucro non edibile 20

8. Leggibilità 20

9. Ingredienti 21
9.1 Allergeni 21
9.2 Oli e grassi vegetali 21
9.3 Oli e grassi di origine animale 21
9.4 Acqua e ingredienti volatili aggiunti 21
9.5 Caffeina 22
9.6 Aromi 22
9.7 Nano-materiali 22

10. Peso netto 23

11. Termine minimo di conservazione e data di scadenza 23

12. Data di congelamento 23

13. Origine e provenienza 23


13.1 Origine o provenienza del prodotto diversa da quella
dell’ingrediente primario 24
13.2 Origine delle carni 24
13.3 Origine di altre categorie di prodotti 24

14. Informazione nutrizionale 25


14.1 Dichiarazione nutrizionale obbligatoria 25
14.2 Informazioni sul campo visivo principale 26
14.3 GDA’s 26
14.4 Ulteriori forme di informazione nutrizionale 27
14.5 Acidi grassi trans (TFA’s) 27

15. Macellazione rituale 27

16. Micro-confezioni 28

17. Bottiglie in vetro marchiate indelebilmente


con vuoto a rendere 28

18. Controlli 28

19. Tempi 29

L’ETICHETTA - INDICE - PAG. 5


PARTE III - ANALISI 30

1. Principi generali 30
1.1 Principio di non-ingannevolezza 31
1.2 Requisiti linguistici 31

2. Informazioni obbligatorie 31
2.1 Denominazione dell’alimento 32
2.2 Elenco degli ingredienti 33
2.2.1 Indicazione degli ingredienti 33
2.2.2 Alimenti esenti dall’obbligo di elencare gli ingredienti 34
2.2.3 Sostanze esentate dall’elenco degli ingredienti 34
2.3 Etichettatura di alcune sostanze o prodotti che provocano
allergie o intolleranze 35
2.3.1 Elenco delle sostanze allergeniche 35
2.3.2 Modalità di indicazione 35
2.4 Quantità di taluni ingredienti o categorie di ingredienti 36
2.5 Quantità netta dell’alimento 36
2.6 Termine minimo di conservazione o data di scadenza 37
2.7 Data di congelamento 38
2.8 Condizioni particolari di conservazione e/o condizioni d’impiego 38
2.9 Nome o ragione sociale e indirizzo dell’operatore 39
2.10 Paese d’origine e luogo di provenienza 39
2.10.1 Regola di base 39
2.10.2 Origine o provenienza del prodotto diversa da quella
dell’ingrediente primario 40
2.10.3 Origine delle carni 40
2.10.4 Origine di altre categorie di prodotti 41
2.11 Istruzioni per l’uso 42
2.12 Bevande alcoliche, titolo alcolometrico 42
2.13 Dichiarazione nutrizionale 43
2.13.1 Dichiarazione nutrizionale obbligatoria 43
2.13.2 Dichiarazioni volontarie 44
2.13.3 Informazioni nutrizionali sul campo visivo principale 44
2.13.4 Calcolo dei valori nutrizionali, e relative tolleranze 45
2.13.5 GDA’s 45
2.13.6 Ulteriori forme di informazione nutrizionale 46
2.13.7 Acidi grassi trans (TFA’s) 47

3. Informazioni facoltative 48

4. Controlli e sanzioni 49
4.1 Controlli pubblici ufficiali 49
4.2 Concorrenza e pratiche commerciali leali 50
4.3 Comunicazione pubblicitaria responsabile 51

5. Conclusioni 53

L’ETICHETTA - INDICE - PAG. 6


PARTE I
Introduzione
Dopo trentadue anni di onorato servizio, la direttiva 79/112/CEE1 - che ha
stabilito regole armonizzate su etichette, presentazione e pubblicità dei pro-
dotti alimentari in Europa – va in pensione. Per cedere il passo a un nuovo
regolamento UE sull’informazione al consumatore relativa ai prodotti
alimentari, definito a fine 2011 dopo quasi quattro anni di dibattiti tra la
Commissione europea, il Parlamento e il Consiglio.

Il nuovo regolamento non si discosta in modo significativo dalla disciplina


coeva e tuttavia introduce alcune novità da applicarsi dopo tre anni dalla
sua entrata in vigore (cinque anni per quanto attiene all’informazione nutri-
zionale in etichetta).

Questo manuale è anzitutto rivolto agli operatori del settore alimentare,


primo comparto manifatturiero in Europa, i quali potranno valutare – alla
luce delle nuove norme - l’opportunità di rivedere le ricette e se del caso
gli approvvigionamenti, oltre a etichette e pubblicità, per promuovere con
maggiore efficacia i loro prodotti nel Mercato comune.

La lettura può anche offrire alcuni utili spunti ai consumatori più attenti,
per conoscere e comprendere le caratteristiche degli alimenti loro offerti in
vendita.

Il manuale si articola in tre parti:

1) introduzione,
2) novità del regolamento,
3) analisi del nuovo regime d’informazione al consumatore relativa ai pro-
dotti alimentari.

1 Direttiva consolidata in dir. 2000/13/CE e successive, da ultimo dir. 2008/5/CE (recepite in Italia
con d.lgs. 27.1.92 n. 109 e seguenti modifiche)

L’ETICHETTA - PARTE I - PAG. 7


1. I motivi della riforma
Il 30.1.08 la Commissione europea - dopo diversi anni di valutazione delle
esigenze espresse dalle parti sociali interessate (i c.d. stakeholders: consu-
matori, autorità degli Stati membri, agricoltori, industria di trasformazione,
distribuzione alimentare) - ha adottato la proposta di un nuovo regolamento
sull’informazione al consumatore relativa ai prodotti alimentari.

I motivi della riforma sono diversi:

1.1. Semplificazione normativa. Si è anzitutto ritenuto necessario racco-


gliere in un unico testo regolativo le norme armonizzate in tema di:

• etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari,2


• etichettatura nutrizionale,3
• informazione sulla presenza di ingredienti allergenici.4

Si è dimenticato di richiamare la direttiva sul lotto di produzione,5 la cui ci-


tazione in etichetta rimane perciò doverosa - sulla base della dir. 1989/396/
CEE appunto - se pure non citata nel nuovo regolamento tra le informazioni
obbligatorie (art. 9).

E’ poi risultato necessario precisare che gli obiettivi generali di questo in-
sieme di regole non sono limitate alla libera circolazione delle merci nel
Mercato unico (art. 3.2), ma si estendono alla protezione della salute e
degli interessi dei consumatori (art. 3.1).

2 C.d. direttiva etichettatura, dir. 2000/13/CE e successive


3 Dir. 496/1990/CEE e seguenti. Testo consolidato su http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServdo
?uri=CONSLEG:1990L0496:20081211:IT:HTML
4 Dir. 2003/89/CE e modifiche
5 NB: dir 1989/396/CEE, “relativa alle diciture o marche che consentono di identificare la partita
alla quale appartiene una derrata alimentare”

L’ETICHETTA
L’ETICHETTA
- PARTE
/ PAG.
I - PAG.
8 8
1.2. Certezza del diritto. Tre decadi
di applicazione di normative nazio-
nali che recepivano i principi comuni
sono valse a evidenziare la necessità
di regole non solo armonizzate bensì
identiche.

I principi sono stati perciò assemblati


in un regolamento europeo: un iden-
tico testo, tradotto nelle 23 lingue
ufficiali, che entra in vigore e viene
applicato contestualmente in tutti gli
Stati membri.

Si è inoltre provveduto a chiarire una


volta per tutte le responsabilità degli operatori economici sulle informazio-
ni rese in etichetta e pubblicità: quando anche l’alimento sia realizzato e/o
confezionato da terzi per conto di un operatore che vi apponga il proprio
nome o ragione sociale (es. private labels), è quest’ultimo che risponde del-
la completezza e veridicità delle notizie a esso riferite; delle etichette di cibi
di provenienza extra-UE è invece responsabile l’importatore.

1.3. Riscontro alle esigenze degli stakeholders. Le parti sociali interessa-


te, nell’ambito delle consultazioni che hanno avuto luogo negli ultimi anni,
hanno espresso diverse istanze. In particolare:

• leggibilità delle informazioni essenziali. Il criterio generale stabilito nel


precedente regime non è bastato a garantire l’effettiva leggibilità delle no-
tizie riportate in etichetta. Il legislatore europeo ha quindi introdotto pre-
scrizioni ulteriori - quali l’altezza minima dei caratteri, il loro spessore, il con-
trasto luminoso e cromatico tra le diciture e lo sfondo – idonee a realizzare
tale obiettivo,

• informazioni nutrizionali. La varietà degli alimenti disponibili a scaffale è


notevolmente aumentata, le loro ricette e caratteristiche assai differenziate.
Frattanto anche in Europa (come in altre aree del pianeta) sovrappeso, obe-
sità e varie malattie riconducibili a diete squilibrate e stili di vita poco salutari
hanno assunto una rilevanza endemica.
Di conseguenza, si è convenuto di offrire ai consumatori accurate informa-
zioni sul valore energetico e le proprietà nutrizionali di tutti i prodotti loro
offerti in vendita (al di là di rare eccezioni) e di introdurre idonei strumenti di
educazione pubblica volti a favorire il miglioramento delle loro diete,

• notizie sulla presenza di ingredienti allergenici. I consumatori affetti


da allergie e intolleranze alimentari, secondo gli studi dedotti a base della
c.d. direttiva allergeni,6 rappresentano il 3-4% della popolazione adulta e il

6 Dir. 2003/89/CE e successive modifiche

L’ETICHETTA - PARTE I - PAG. 9


7-8% dei bambini in UE. E il 50% dei pasti, in media, viene consumato fuori
casa. Si è dunque concordata la necessità di garantire a queste categorie
vulnerabili di consumatori le informazioni per essi cruciali anche in occasio-
ne di acquisto di prodotti non preconfezionati, oltreché presso gli esercizi
pubblici e di ristorazione,

• origine e provenienza di alcuni prodotti e loro materie prime. Il legisla-


tore europeo - considerato l’interesse dei consumatori a conoscere l’origine
e/o la provenienza degli alimenti più vicini alla produzione agricola primaria
– ha esteso l’obbligatorietà delle suddette informazioni a tutte le carni (non
solo bovine ma anche ovine, caprine, suine e avicole). Ha inoltre affidato alla
Commissione europea il compito di valutare l’opportunità di prescrivere la
designazione dell’origine anche per altri prodotti (quali gli alimenti mono-
ingrediente, il latte e i prodotti da esso derivati, le carni utilizzate come
ingrediente di altri cibi). Tenendo conto sia degli interessi dei consumatori,
sia della fattibilità e del rapporto costi-benefici che la registrazione e trascri-
zione di tali notizie sulle singole confezioni può comportare per gli operatori
della filiera (agricoltura e allevamento, trasformazione, distribuzione),

• notizie specifiche su composizione e caratteristiche di alcuni prodot-


ti. Per migliorare la trasparenza delle notizie in merito alla composizione
dei vari alimenti, sono state introdotte prescrizioni ulteriori quali l’obbligo
di precisare la natura degli oli vegetali impiegati, l’eventuale decongela-
zione del prodotto venduto e varie altre che più avanti si esploreranno nei
dettagli.

2. Le occasioni mancate
Per onestà intellettuale bisogna anche annotare le aree di miglioramento che
il legislatore europeo ha trascurato in questa grande occasione di riforma:

2.1. Limiti alla legislazione concorrente degli Stati membri. La Corte di


Giustizia di Lussemburgo, nel corso di tre decenni, aveva definito un princi-

L’ETICHETTA - PARTE I - PAG. 10


pio rigoroso: il principio di libera circolazione delle merci7 com-
porta il divieto di misure nazionali divergenti rispetto a quelle
comuni. Al di fuori delle sole norme dettate da esigenze impera-
tive di ordine generale - come la tutela della salute dei cittadini
- purché proporzionate nella misura e nel tempo alle suddette
esigenze.

Il legislatore europeo ha rinnegato la giurisprudenza comunitaria,


introducendo invece la facoltà per gli Stati membri di introdurre
norme tecniche ulteriori rispetto a quelle armonizzate (capitolo
VI del regolamento). Queste aprono la strada a regimi sperequati
di concorrenza, discriminazioni tra gli operatori dei diversi Paesi
membri, livelli differenziati di tutela dei consumatori.8

2.2. Database di tutte le norme pregresse applicabili a etichette e pub-


blicità degli alimenti. Il nuovo regolamento, come si è visto,9 consolida in
un unico testo le normative di carattere generale applicabili a etichette e
pubblicità, etichettatura nutrizionale, informazione sulla presenza di ingre-
dienti allergenici nei prodotti.

Le norme relative all’informazione commerciale sui prodotti alimentari sono


tuttavia disperse in centinaia di provvedimenti europei e nazionali, di natura
orizzontale (vale a dire applicabili alla generalità degli alimenti, es. nutrition
& health claims)10 e verticale (le normative che riguardano singoli prodotti
e/o loro categorie, es. prodotti di cacao e cioccolato).11 Queste normative si
sovrappongono e derogano alle regole generali,12 sebbene ciò talora com-
porti dubbi interpretativi e incongruenze applicative.

Di conseguenza gli operatori, i consumatori e le autorità di controllo devono


affrontare un ginepraio di norme di varia origine (storia, tempo, livello di
governo) e applicazione, nel tentativo di identificare quali di esse debbano
prevalere sulle altre.

Il Parlamento europeo nella sua prima lettura del progetto di regolamento


aveva proposto di attribuire alla Commissione europea i compiti di: rac-
cogliere in un unico database accessibile al pubblico tutte le normative,
orizzontali e verticali, applicabili all’informazione commerciale sui prodotti
alimentari; verificare la coerenza di tali disposizioni con i principi generali
stabiliti nel nuovo regolamento; presentare, ove del caso, le opportune pro-
poste di modifica delle norme speciali per garantire la congruità dell’intero
sistema. Questa occasione è tuttavia sfumata nel corso dei successivi dibat-
titi con il Consiglio.

7 Art. 34 TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea)


8 Per i dettagli, si veda la Parte II, paragrafo 2
9 Si veda il precedente paragrafo 1.1
10 Informazioni nutrizionali e relative alla salute fornite sugli alimenti, reg. (CE) n. 1924/06
11 Dir. 2000/36/CE (recepita in Italia con d.lgs. 178/2003)
12 In omaggio al principio lex specialis derogat legi generali

L’ETICHETTA - PARTE I - PAG. 11


2.3. Alimenti c.d. preincartati. Rimangono pur-
troppo esclusi dalla quasi totalità delle informazioni
obbligatorie gli alimenti pre-confezionati dai super-
mercati “per la vendita diretta”.

Una deroga assolutamente ingiustificata per meri-


to della quale i consumatori continueranno a non
reperire informazioni essenziali sui prodotti (come
carni, formaggi e salumi) che la grande distribuzio-
ne “porziona”,13 avvolge nel cellophane e colloca
sui banchi di vendita accanto a quelli confezionati dal produttore che invece
riportano un quadro completo di informazioni (art. 2.2 lettera ‘e’).

Bisogna perciò affidarsi ai legislatori nazionali per colmare questa lacuna


che arreca un grave pregiudizio al diritto d’informazione dei consumatori sui
prodotti loro offerti in vendita (art. 42.1).

2.4. Informazioni nutrizionali, continuità con gli schemi esistenti

La direttiva “etichettatura nutrizionale”14 ha introdotto in Europa un sistema


di informazione basato su due schemi alternativi:

• Big 4. Valore energetico, proteine, carboidrati, grassi,


• Big 8. Valore energetico, proteine, carboidrati, zuccheri, grassi, acidi grassi
saturi, fibre alimentari, sodio.

Tali valori, riferiti a 100g/ml di prodotto ed eventualmente alla porzione,


sono apposti su base volontaria in un’apposita tabella sulle etichette dei
prodotti alimentari. La loro indicazione assume carattere obbligatorio solo
nelle ipotesi in cui, in etichetta o pubblicità, sia fatto vanto delle proprietà
nutrizionali dell’alimento (es. “meno grassi”, “ricco in fibre”, c.d. claims nu-
trizionali).15

Già nel 2006 peraltro l’Industria alimentare europea così come quella ita-
liana, rispettivamente rappresentate da FoodDrinkEurope e Federalimen-
tare, hanno assunto l’impegno di inserire sulle etichette di tutti i prodotti
alimentari – su base volontaria – una tabella nutrizionale (a 4 o a 8 elementi,
secondo gli schemi previsti in dir. 1990/496/CEE) accompagnata, ove del
caso, da un’informazione nutrizionale di sintesi che esprime l’apporto di una
porzione di alimento in termini percentuali rispetto al fabbisogno medio
giornaliero. Informazione nota come “quantità giornaliera indicativa” (in in-

13 A proposito di deroghe ingiustificate a favore della Grande Distribuzione Organizzata (GDO), vale la
pena ricordare che il legislatore europeo ha esentato la grande distribuzione anche dall’applicazione
delle regole igieniche supplementari stabilite a garanzia della sicurezza dei prodotti di origine animale
(reg. CE n. 853/04, regolamento c.d. Igiene 2)
14 Dir. 90/496/CEE e ulteriori modifiche (recepita in Italia con d.lgs. n. 77/1993)
15 I c.d. nutrition & health claims (indicazioni nutrizionali e relative alla salute) sono attualmente
disciplinati dal reg. (CE) n. 1924/06 e successive modifiche

L’ETICHETTA - PARTE I - PAG. 12


glese GDA, Guideline Daily Amount) e applicata uniformemente nell’intera
Unione europea, sulla base di parametri definiti da Eurodiet e convalidati
dall’Efsa.16

I consumatori europei, abituati da oltre vent’anni a tabelle nutrizionali così


composte, dovranno ora adeguarsi al nuovo schema informativo stabilito
nel regolamento che altera l’ordine consolidato dei valori e costringe gli
operatori che intendano citare sul fronte etichetta la quantità giornaliera
indicativa (GDA) relativa al valore energetico a riportare tale valore non solo
riferito alla porzione, ma anche ai 100g/ml di prodotto: notizia, quest’ulti-
ma, di scarso rilievo in particolare per i cibi destinati al consumo in quantità
assai lontane dal parametro dei 100g/ml (es. un paio di chewing-gum, un
cucchiaio d’olio extra-vergine d’oliva destinato a condire un’insalata).

16 European Food Safety Authority, Autorità europea per la sicurezza alimentare,


istituita con reg. (CE) n. 178/02

L’ETICHETTA - PARTE I - PAG. 13


NOVITA’
PARTE II
Il regolamento UE per l’informazione al consumatore sui prodotti alimentari
è stato definito in seconda lettura dal Parlamento europeo il 6.7.11,17 me-
diante ratifica dell’accordo raggiunto il 22.6.11 tra i suoi rappresentanti e
quelli di Consiglio e Commissione.18 Il testo è disponibile su http://www.eu-
roparl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P7-TA-2011-
0324+0+DOC+XML+V0//IT

Segue una breve disamina dei suoi elementi essenziali, con annotazione in
colore rosso di alcune criticità:

1. Campo di applicazione
Il regolamento si applica a tutti i prodotti destinati al consumatore finale, ivi
compresi quelli somministrati dalle collettività (es. ristoranti, mense, ospe-
dali, catering),19 nonché quelli destinati alle collettività (art. 1.3, art. 8.7).

1.1. Alimenti non preconfezionati. Il legislatore europeo ha abdicato, in fa-


vore degli Stati membri, alla potestà di decidere quali informazioni debbano
accompagnare la vendita di alimenti sfusi e c.d. preincartati,20 e con quali
modalità esse debbano venire fornite. Fatto salvo l’inderogabile obbligo di
indicare la presenza di allergeni, negli ingredienti e/o coadiuvanti tecnolo-
gici (art. 44.1.a).

17 I primi commenti da Strasburgo sono disponibili su http://www.ilfattoalimentare.it/parlamento-


nuovo-regolamento-ue-etichette-pubblicità-alimenti.html
18 L’approvazione del regolamento in esame è soggetta alla procedura di co-decisione,
che comporta l’accordo delle tre Istituzioni sull’intero testo in ogni sua parte
19 Addirittura, sono compresi i “servizi di ristorazione forniti da imprese di trasporto quando il luogo
di partenza si trovi nel territorio di Stati membri cui si applica il trattato” (art. 1.3, capoverso)
20 Vale a dire, i cibi confezionati presso gli esercizi di vendita o in locali a essi attigui. Si veda Parte I,
paragrafo 2.3

L’ETICHETTA
L’ETICHETTA
- PARTE
/ PAG.
II - PAG.
14 14
Ne consegue che gli operatori economici e i con-
sumatori si troveranno di fronte a 27 sistemi diffe-
renziati di doveri e di diritti. Una situazione del tutto
distonica rispetto agli obiettivi generali del regola-
mento.21

1.2. Pubblici esercizi, mense, catering. Sono ancora


da definire le specifiche modalità con cui i ristoratori
e i pubblici esercenti, oltre ai titolari di mense e cate-
ring, dovranno offrire le informazioni ai consumatori
finali. Fermo restando il principio secondo cui “per
tutti gli alimenti sono rese disponibili e facilmente ac-
cessibili le relative informazioni obbligatorie, confor-
memente al presente regolamento” (art. 12.1).

1.3. Informazioni B2B.22 Gli operatori del settore ali-


mentare devono trasferire le informazioni obbligato-
rie23 (sulla confezione, o in etichetta, o sui documenti
commerciali)24 in entrambe le ipotesi di:

• alimenti preconfezionati destinati al consumatore


finale, ma commercializzati in una fase anteriore alla
vendita al consumatore finale,

• alimenti preconfezionati destinati alle collettività in vista della loro succes-


siva preparazione, trasformazione, frazionamento o taglio (art. 8.7).

1.4. Vendite a distanza. L’operatore è tenuto a fornire una parte delle in-
formazioni obbligatorie sul materiale a sostegno della vendita a distanza (es.
sito web per le vendite online, depliant per quelle telefoniche) o con altri
mezzi appropriati (art. 14.1.a). Tutte le informazioni obbligatorie devono poi
venire offerte in fase di consegna (art. 14.1.b).25

Rimane da chiarire se, in ipotesi di vendita e consegna a domicilio di pizza


e/o prodotti di gastronomia, oltre alle informazioni da fornire preventiva-
mente, sia necessario applicare etichette sulle confezioni.

21 Si veda Parte I, paragrafo 2.1 (Le occasioni mancate – limiti alla legislazione concorrente
degli Stati membri), ultimo capoverso
22 Business to business. Ci si riferisce alle informazioni da trasferire in occasione delle forniture
di prodotti dall’operatore del settore alimentare ad altri operatori commerciali, i quali a loro volta
forniranno o serviranno alimenti al consumatore finale
23 Si veda la successiva Parte III, paragrafo 2 (Informazioni obbligatorie)
24 “se si può garantire che tali documenti accompagnano l’alimento cui si riferiscono o sono stati inviati
prima o contemporaneamente alla consegna”
25 Tali requisiti inspiegabilmente non si applicano “agli alimenti messi in vendita tramite distributori
automatici o locali commerciali automatizzati” (art. 14.3)

L’ETICHETTA - PARTE II - PAG. 15


2. Legislazione concorrente

Le Istituzioni comunitarie non hanno escluso, come era invece prioritario,26


la possibilità che gli Stati membri integrino la legislazione con provvedi-
menti nazionali relativi a singoli prodotti e loro categorie, nelle parti non
soggette a regole comuni (capitolo VI).27

Anzi, “gli Stati membri possono adottare disposizioni nazionali concernenti


materie non specificamente armonizzate dal presente regolamento purché
non vietino, ostacolino o limitino la libera circolazione delle merci conformi
al presente regolamento” (art. 38).28

2.1. Informazioni obbligatorie ulteriori. Addirittura, gli Stati membri po-


tranno imporre “ulteriori indicazioni obbligatorie per tipi o categorie speci-
fici di alimenti per almeno uno dei seguenti motivi:

a) protezione della salute pubblica;


b) protezione dei consumatori;
c) prevenzione delle frodi,
d) protezione dei diritti di proprietà industriale e commerciale, delle indica-
zioni di provenienza, delle denominazioni d’origine controllata e repressio-
ne della concorrenza sleale” (art. 39.1).29

26 Si veda la Parte I, paragrafo 2.1 (Le occasioni mancate - Limiti alla legislazione concorrente
degli Stati membri)
27 Si veda il Capitolo VI del regolamento (Disposizioni nazionali)
28 Si veda l’art. 38 del regolamento (Disposizioni nazionali)
29 Si veda l’articolo 39 (Disposizioni nazionali sulle indicazioni obbligatorie complementari)

L’ETICHETTA - PARTE II - PAG. 16


Lo Stato membro che intende introdurre
un nuovo provvedimento nazionale deve
notificarne il progetto alla Commissione
europea e non darvi attuazione prima dei
tre mesi successivi, salvo parere negativo
di quest’ultima. Ci si dovrà quindi affida-
re alla Commissione per la salvaguardia
del Mercato unico e dell’uniformità delle
regole. A tutela degli operatori della fi-
liera e dei consumatori.

2.2. Prescrizioni nazionali su origine e


provenienza. I legislatori nazionali po-
tranno anche introdurre ulteriori prescri-
zioni sull’indicazione d’origine o prove-
nienza di taluni alimenti, quando esista
“un nesso comprovato tra talune qualità
dell’alimento e la sua origine o prove-
nienza” (art. 39.2).

L’unico limite che è stato apposto al rischio di proliferazione di discipline


localistiche consiste nei divieti, per le norme nazionali, di ostacolare la li-
bera circolazione delle merci nel Mercato unico e di discriminare i prodotti
realizzati in altri Paesi membri (art. 38.1). Un limite del tutto velleitario ove si
consideri che l’introduzione di prescrizioni ulteriori rispetto a quelle comuni
comporta per definizione:

• maggiori costi per gli operatori, PMI in particolare (per l’aggiornamento


sulle regole da applicarsi in ogni Stato membro, l’elaborazione delle notizie
supplementari richieste, la revisione delle etichette),

• un diverso appeal dei prodotti (poiché i consumatori dei vari Paesi, in ac-
cordo con le rispettive politiche nazionali, possono venire indotti a preferire
gli alimenti che presentino determinati requisiti la cui informazione sia ivi
imposta come obbligatoria).

Si ricorda, tra l’altro, che il nesso comprovato tra le qualità dell’alimento e


la sua origine e provenienza già riceve tutela nei regolamenti CE n. 509,
510/06 sulle indicazioni geografiche (DOP, IGP, STG).

3. Bevande alcoliche
La generalità delle bevande alcoliche (>1,2% vol.), in quanto soggette ad
apposita e distinta disciplina comunitaria, rimane esentata dagli obblighi di
indicazione degli ingredienti e di informazioni nutrizionali (art. 16.4).

Nei tre anni successivi all’entrata in vigore del regolamento la Commissio-


ne pubblicherà una relazione per valutare “se alcune categorie di bevan-
de alcoliche debbano essere in futuro esentate, in particolare, dall’obbligo

L’ETICHETTA - PARTE II - PAG. 17


di fornire le informazioni relative al valore energetico”30 e, in tale ambito,
l’opportunità di introdurre una definizione per i c.d. alco-pops (art. 16.4,
capoverso).

4. Responsabilità degli operatori


Un grande passo avanti viene fatto nel definire i ruoli degli operatori. In
linea con i criteri stabiliti nel c.d. General Food Law (reg. CE n. 178/02), chi
appone il proprio nome o ragione sociale o marchio sull’alimento destinato
al consumatore finale – sia esso il produttore o il venditore – è responsabile
della completezza e veridicità delle informazioni riportate in etichetta.

Per i prodotti che provengono da Paesi extra-UE, il responsabile è l’impor-


tatore (art. 8).

5. Informazioni obbligatorie in etichetta


In aggiunta alle notizie tuttora previste come obbligatorie per la generalità
dei prodotti, si aggiungono essenzialmente le indicazioni nutrizionali e quelle
relative all’origine, con le modalità descritte nei successivi paragrafi (art. 9.1).

5.1. Informazioni nello stesso campo visivo. E’ utile ricordare che devono
venire collocate nello stesso campo visivo la denominazione di vendita, la
quantità netta e ove del caso il titolo alcolometrico (art. 13.5).

Rispetto alla disciplina attuale, viene meno l’obbligo di riportare nel suddet-
to campo visivo il termine di durabilità del prodotto. Un’omissione ingiusti-
ficata, considerato il significato essenziale di tale informazione.31

30 Frattanto, “in attesa dell’adozione delle disposizioni dell’Unione di cui all’articolo 16, paragrafo 4,
gli Stati membri possono mantenere disposizioni nazionali per quanto riguarda l’elencazione
degli ingredienti delle bevande con contenuto alcolico superiore all’1,2% in volume”
(art. 41 – Bevande alcoliche)
31 Il regolamento anzi prevede la possibilità di indicare il termine di durabilità facendo richiamo
ad altra parte dell’etichetta ove esso sia stampato (si veda la successiva Parte III, paragrafo 2.6,
Termine minimo di conservazione o data di scadenza)

L’ETICHETTA - PARTE II - PAG. 18


6. Simboli e strumenti alternativi d’informazione
La Commissione potrà introdurre simboli o pittogrammi in alternativa a pa-
role e numeri relativi alle indicazioni obbligatorie presenti sulle etichette
(art. 9, comma 2-4).

E’ prevista anche la possibilità di introdurre, in futuro, strumenti d’informa-


zione alternativi alle etichette (es. schermi interattivi sugli scaffali di vendita,
applicazioni per smart-phones. Art. 12.3, 3.a).

7. Denominazione di vendita
Come già previsto nella legislazione attuale, questa deve essere accompa-
gnata dalla precisazione delle condizioni fisiche o del trattamento subito dal
prodotto,32 qualora l’omissione di tale indicazione possa indurre in errore il
consumatore (All. VI, parte A, punto 1).

Le novità:

7.1. “Scongelato”. Se l’alimento è stato congelato o surgelato prima del-


la vendita e viene venduto scongelato, la denominazione di vendita deve
venire accompagnata dalla dicitura “scongelato”. Fatti salvi i casi di scon-
gelamento di singoli ingredienti, di prodotti nei quali l’abbattimento di tem-
peratura costituisca una fase di processo tecnologicamente necessaria, di
alimenti per i quali lo scongelamento non comporta conseguenze negative
in termini di sicurezza e qualità (All. VI, parte A, punto 2).

7.2. “Ingrediente sostitutivo”. Se un ingrediente normalmente utilizzato


(es. uova/ovoprodotti nella maionese) o naturalmente presente nel prodot-
to è sostituito da altro ingrediente (es. proteine di soia al posto di uova/ovo-
prodotti), l’ingrediente sostitutivo33 deve essere indicato accanto alla deno-
minazione di vendita, in caratteri di altezza non inferiore al 75% di quella del
nome del prodotto (art. 7.1 lett. d) e All. VI, parte A, punto 4, lett. b).

7.3. Acqua aggiunta a carni o pesci. La carne, le preparazioni di carne e i


prodotti della pesca che hanno l’apparenza di fetta, filetto o porzione a cui
venga aggiunta acqua in percentuale superiore al 5% in peso devono indi-
carne la presenza, a fianco della denominazione di vendita (All. VI, parte A,
punto 4b).

32 Es. in polvere, ricongelato, congelato, surgelato, concentrato, affumicato


33 NB: il concetto di “ingrediente sostitutivo” è meno chiaro di quanto appaia nell’esempio riportato,
quando di pensi alle centinaia di migliaia di diversi alimenti disponibili nel mercato UE. Bisognerebbe
chiarire in quali casi il solo aspetto esteriore (“appearance”) del prodotto, svincolato da immagini,
pittogrammi e diciture, possa indurre in errore il consumatore circa la presenza di un determinato
alimento o ingrediente. Sarà certamente utile sviluppare un’interpretazione unitaria, per evitare che le
applicazioni differenziate da parte delle autorità di controllo dei 27 Paesi creino inutile confusione tra
gli operatori e i consumatori

L’ETICHETTA - PARTE II - PAG. 19


7.4. “Carne ricomposta” e “pesce ricompo-
sto”. La carne, le preparazioni di carne e i pro-
dotti della pesca che appaiono come una fetta,
filetto o porzione ottenuti da un unico pezzo,
ma che in realtà sono composti da diversi pezzi
di carne/pesce uniti tra loro tramite altri ingre-
dienti (es. additivi o enzimi), devono recare la
specifica indicazione sopra citata (All. VI, parte
A, punto 5a).

7.5. Insaccati, involucro non edibile. Gli insac-


cati devono riportare una specifica indicazione,
vicino alla denominazione di vendita, laddove
l’involucro non sia edibile (All. VI, parte B, a).

8. Leggibilità34
Il regolamento chiarisce che alla leggibilità delle informazioni in etichetta
contribuiscono diversi fattori, tra cui “le dimensioni del carattere, la spazia-
tura tra lettere e righe, lo spessore, il tipo di colore, la proporzione tra lar-
ghezza e altezza delle lettere, la superficie del materiale nonché il contrasto
significativo tra scritta e sfondo” (art. 2.2.m).35

L’altezza minima dei caratteri delle informazioni obbligatorie in etichetta è


fissata in 1,2mm (altezza media, riferita alla lettera ‘x’ minuscola).36 Per le
confezioni più piccole (la cui superficie più ampia è inferiore a 80cm2) l’altez-
za minima dei caratteri sarà invece di 0,9mm (art. 13.2-3).

Inoltre, “le informazioni obbligatorie sugli alimenti sono apposte in un pun-


to evidente in modo da essere facilmente visibili, chiaramente leggibili ed
eventualmente indelebili. Nessun’altra indicazione o immagine o nessun al-
tro elemento suscettibile di interferire deve nascondere, oscurare o separare
tali informazioni o distogliere da esse l’attenzione” (art. 12.1).

La Commissione svilupperà apposite raccomandazioni volte a promuovere


la migliore leggibilità delle notizie in etichetta (art. 13.5).

34 Per approfondimenti, si veda la successiva Parte III, paragrafo 2 (Informazioni obbligatorie)


35 Si segnalano al proposito le Linee Guida per la leggibilità delle informazioni obbligatorie in etichetta
sviluppate dalla Confederazione dell’Industria alimentare in UE (FoodDrinkEurope), su http://www.
ciaa.be/documents/positions/Guidelines%20for%20the%20Legibility%20of%20Labelling.pdf
36 NB: per la determinazione dell’altezza minima dei caratteri, si veda l’Allegato IV (Definizione di altezza
della x) del regolamento

L’ETICHETTA - PARTE II - PAG. 20


9. Ingredienti

9.1. Allergeni. Si dovrà ripetere il nome dell’allergene ogni qualvolta esso


sia presente in più ingredienti e coadiuvanti tecnologici impiegati nella pre-
parazione dell’alimento (art. 21.1, terzo capoverso).

La loro presenza deve inoltre venire enfatizzata mediante un carattere, uno


stile o uno sfondo differente rispetto a quello degli altri ingredienti (art.
21.1.b).

Fatti salvi i “casi in cui la denominazione dell’alimento fa chiaramente riferi-


mento alla sostanza o al prodotto in questione”37 (21.1, ultimo capoverso).

9.2. Oli e grassi vegetali. Queste diciture dovranno venire seguite dalla
specifica indicazione della natura degli oli e grassi specificamente utilizzati.38
Quando si usano miscele, è ammessa la dicitura “in proporzione variabile”
in alternativa alla citazione in ordine decrescente di peso (All. VII, parte A,
punti 8 e 9).

9.3. Oli e grassi di origine animale. Sarà possibile indicare, in alternativa


alla dicitura generica, la specie animale da cui essi derivano (All. VII, parte
B, punti 1 e 2).

9.4. Acqua e ingredienti volatili aggiunti. Dovranno venire indicati solo


nell’ipotesi in cui la loro presenza nel prodotto finito – vale a dire, la diffe-
renza tra il peso totale del prodotto finito e il peso degli ingredienti diversi
da acqua e ingredienti volatili - è superiore al 5%. Dovranno invece venire

37 Es. latte, burro, formaggio, orzo (solubile), etc.


38 Es. soia, palma, arachide

L’ETICHETTA - PARTE II - PAG. 21


sempre citati, quando aggiunti alla carne, alle
preparazioni di carne, ai prodotti della pesca
non processati e ai molluschi bivalvi non pro-
cessati (All. VII, parte A, punto 1).

9.5. Caffeina. Le bevande diverse da tè, caffè


e dai drink a base di tè e caffè con un tenore di
caffeina maggiore di 150mg/l dovranno ripor-
tare nello stesso campo visivo del loro nome
- oltre all’indicazione “Tenore elevato di caf-
feina”, già introdotta nel 200239 - l’avvertenza
“Non raccomandato per bambini e donne in
gravidanza o nel periodo di allattamento”.

Gli alimenti solidi a cui venga aggiunta caffei-


na a scopo non aromatizzante ma fisiologico
(es. integratori alimentari) dovranno riportare,
anche in questo caso nello stesso campo visivo del nome del prodotto:
“Contiene caffeina. Non raccomandato per bambini e donne in gravidan-
za”.

9.6. Aromi. Dovranno venire menzionati in lista ingredienti come “aromi”


ovvero con una delle più specifiche indicazioni previste all’art. 3 del reg. CE
1334/08 (sostanze aromatizzanti, preparazioni aromatiche, aromi ottenuti
per trattamento termico, aromatizzanti di affumicatura, precursori degli aro-
mi, ingredienti alimentari con proprietà aromatizzanti). L’utilizzo del termine
“naturale” è soggetto alle specifiche regole e condizioni (aroma naturale di
‘x’, aroma naturale di ‘x’ con altri aromi naturali, aroma naturale) di cui all’art.
16 del citato regolamento (All. VII, parte D).

9.7. Nano-materiali. Viene introdotta una prima definizione di nano-mate-


riali ingegnerizzati,40 il cui utilizzo viene assoggettato alla disciplina dei c.d.
“novel foods”,41 quando impiegati negli ingredienti e additivi alimentari
(art. 2.1.t).

“Tutti gli ingredienti presenti sotto forma di nanomateriali ingegnerizzati


sono chiaramente indicati nell’elenco degli ingredienti. La dicitura «nano»,
tra parentesi” (art. 18.3).

39 Dir. 2002/67/CE, recepita in Italia con d.lgs. 181/2003 (intervenuto a modifica del d.lgs. 109/92)
40 «Nanomateriale ingegnerizzato»: materiale prodotto intenzionalmente e caratterizzato da una o più
dimensioni dell’ordine di 100 nm o inferiori, o che è composto di parti funzionali distinte, interne
o in superficie, molte delle quali presentano una o più dimensioni dell’ordine di 100 nm o inferiori,
compresi strutture, agglomerati o aggregati che possono avere dimensioni superiori all’ordine di 100
nm, ma che presentano proprietà caratteristiche della scala nanometrica
41 Reg. (CE) n. 258/97, attualmente in corso di revisione. Si veda http://www.ilfattoalimentare.it/novel-
foods-gli-alimenti-da-animali-clonati-fanno-saltare-il-negoziato-per-un-nuovo-regolamento.html

L’ETICHETTA - PARTE II - PAG. 22


10. Peso netto
Laddove un prodotto alimentare sia stato glassato
(come nel caso di alcuni surgelati), il peso deve venire
indicato al netto della glassatura (All. IX, punto 5).42

11. Termine minimo di conservazione


e data di scadenza
La Commissione potrà adottare regole più precise sulle
modalità da utilizzare per indicare il termine minimo di
conservazione43 (“da consumarsi preferibilmente entro
…”, art. 24.3).

La data di scadenza (“da consumarsi entro …”) dovrà


venire riportata su ogni porzione individuale preconfe-
zionata (All. X, punto 2). Non più soltanto, come sinora,
sulla confezione esterna che contenga più imballi singoli.

12. Data di congelamento


Viene introdotto l’obbligo di indicare la data del primo congelamento (gior-
no/mese/anno) per le carni e preparazioni di carni, nonché i prodotti ittici
non processati (All. III.6, All. X.3).

A ben vedere questa informazione non ha rilievo per il consumatore, e infatti


l’obbligo di indicare la data di produzione non è stabilito per nessun altro
prodotto a lunga conservazione. Le autorità di controllo, d’altra parte, posso-
no già risalire agevolmente alla data di produzione di ogni alimento tramite
accesso ai registri di rintracciabilità che ogni operatore deve mettere loro a
disposizione.44

13. Origine e provenienza


L’indicazione dell’origine del prodotto (vale a dire, il luogo ove esso ha subito
l’ultima trasformazione sostanziale)45 o del luogo di provenienza rimane ob-
bligatoria nel caso in cui la sua omissione risulti in grado di indurre in errore il
consumatore (es. una mozzarella fabbricata in Germania e venduta in Italia).

42 Rimane da chiarire come tale obbligo potrà venire conciliato con le previsioni di cui al precedente
paragrafo 9.4
43 “Termine minimo di conservazione” è una traduzione impropria, che perdura da oltre trent’anni
nei testi italiani, del concetto di “termine minimo di durabilità” espresso nel testo originale francese
della direttiva 112/79/CEE
44 Ai sensi del reg. (CE) n. 178/02, c.d. General Food Law, art. 18 (si vedano al proposito le Linee
Guida di Federalimentare per la rintracciabilità dei prodotti alimentari, su www.federalimentare.it,
area “Documenti”, voce “Linee Guida”)
45 Il nuovo regolamento, nel riferire al Paese d’origine del prodotto (all’art. 2.2.g), richiama infatti
il c.d. Codice doganale comune, reg. (CE) n. 2913/1992, art. 23-26

L’ETICHETTA - PARTE II - PAG. 23


Il regolamento specifica che l’obbligo di indicare l’origine
del prodotto ricorre anche “se le informazioni che accom-
pagnano l’alimento o contenute nell’etichetta nel loro insie-
me potrebbero altrimenti far pensare che l’alimento abbia
un differente paese d’origine o luogo di provenienza” (art.
26.2.a). Una precisazione utile a ostacolare il fenomeno del
c.d. Italian sounding, vale a dire le ipotesi di prodotti presen-
tati come “made in Italy” (con indicazioni esplicite o l’evoca-
zione di immagini o simboli) se pure realizzati altrove.46

Le novità:

13.1. Origine o provenienza del prodotto diversa da quella dell’ingre-


diente primario.47 Qualora l’origine o la provenienza del prodotto venga in-
dicata, ed essa sia diversa da quella dell’ingrediente primario,48 dovrà citarsi
anche quest’ultima, o comunque si dovrà precisare la sua non coincidenza
con l’origine del prodotto.

Si precisa a tal fine che la sola indicazione del nome e sede dell’operatore
non si qualifica come “indicazione d’origine” e quindi non fa scaturire il pre-
detto obbligo (art. 25.3).

Leggere sulle confezioni che l’origine dell’ingrediente primario è diversa da


quella di produzione dell’alimento modificherà le abitudini dei consumatori
europei, produrrà alcun concreto effetto sul mercato, apporterà beneficio
all’agricoltura locale? Sembra un’utopia, mentre è invece sicuro che la gran
parte delle etichette, già affollate di notizie, ne riporteranno una in più.

13.2. Origine delle carni.49 Viene introdotto l’obbligo di indicare la prove-


nienza delle carni fresche e congelate delle specie suina, ovina, caprina e di
pollame vendute tal quali (art. 26.2.a), con le modalità che la Commissione
andrà a precisare entro due anni dall’entrata in vigore del regolamento.

Nell’occasione, dovrà anche valutarsi l’opportunità di estendere l’indicazio-


ne obbligatoria di origine anche alla carne usata come ingrediente di pro-
dotti finiti (art. 26.5a-7).

13.3. Origine di altre categorie di prodotti.50 Entro tre anni dall’entrata


in vigore del regolamento la Commissione dovrà eseguire una valutazione

46 La questione dell’Italian sounding è in effetti più complessa di quanto possa apparire.


Si veda ad esempio quanto annotato su http://www.ilfattoalimentare.it/agromafie-coldiretti-notizie-
eurispes-giornalisti-acritico.html
47 Per approfondimenti, si veda la Parte III, paragrafo 2.10.2, di pari oggetto
48 Per ingrediente primario va inteso sia l’ingrediente prevalente (>50%), sia l’ingrediente
caratterizzante (art. 2, par. 2, lett. o) si vedano Parte III, paragrafo 2.4, e la nota 121
49 Per approfondimenti, si veda la Parte III, paragrafo 2.10.3, di pari oggetto
50 Per approfondimenti, si veda la Parte III, paragrafo 2.10.4, di pari oggetto

L’ETICHETTA - PARTE II - PAG. 24


d’impatto in merito all’eventuale estensione dell’obbligo di
indicare l’origine ai seguenti prodotti: carni diverse da quel-
le già soggette a tale obbligo,51 latte, latte utilizzato come
ingrediente di prodotti lattiero-caseari, prodotti non trasfor-
mati,52 prodotti mono-ingrediente, ingredienti utilizzati in
quota superiore al 50% (art. 26.5).

Alcuni stakeholders insistono nell’affermare che l’estensione


dell’obbligo di indicare l’origine delle materie prime agricole
a una pluralità di alimenti possa risollevare le sorti dell’agri-
coltura europea. Se questa ricetta funzionasse, ben varrebbe
la pena di applicarla. Ma la questione appare più complessa e il rischio è
paradossalmente quello di deprimere i consumi di alimenti che pure re-
chino vanto di origine autoctona,53 a causa della scarsa competitività delle
rispettive filiere. Ci si chiede perché gli sforzi delle confederazioni agricole
non vengano invece orientati su elementi strutturali, come ad esempio le
pratiche commerciali sleali della grande distribuzione organizzata nei
confronti dei propri fornitori.54

Nulla peraltro vieta agli operatori di aggiungere su base volontaria infor-


mazioni ulteriori in merito all’origine dei prodotti e/o delle materie prime.55

14. Informazione nutrizionale56

14.1. Dichiarazione nutrizionale obbligatoria. Tutti i prodotti alimentari


preconfezionati, fatte salve rare eccezioni,57 dovranno riportare in un unico
campo visivo dell’etichetta una tabella nutrizionale con i valori di energia

51 In essenza carni equine, asinine o mulesche, alcuni volatili (es. piccioni), coniglio, cacciagione, rane e
lumache. Oltre a lardo e frattaglie, in quanto tecnicamente esclusi dalla definizione di “carne”
52 Unprocessed foods, come definiti nel reg. CE n. 852/04 (c.d. regolamento Igiene 1)
53 Esemplare in questo senso è la crisi dell’olivicoltura in Spagna, primo Paese produttore, ove
l’indicazione dell’origine delle olive degli oli vergini ed extra-vergini non è servita a influenzare le
aggressive politiche di prezzo della grande distribuzione (si veda l’articolo “Squeeze hits Spanish olive
farmers”, di Miles Johnson da Madrid su Financial Times, 1.5.11)
54 Si segnalano, al riguardo, alcuni articoli: http://www.ilfattoalimentare.it/grande-distribuzione-
concorrenza-sleale-europarlamento-strapotere.html, http://www.ilfattoalimentare.it/il-coordinamento-
europeo-via-campesina-contro-le-pratiche-commerciali-scorrette-della-grande-distribuzione-
organizzata.html, http://www.ilfattoalimentare.it/il-parlamento-europeo-con-jos.html, http://www.
ilfattoalimentare.it/i-prezzi-dei-prodotti-scendono-ma-occorre-riconoscere-il-valore-del-cibo.html,
http://www.ilfattoalimentare.it/il-parlamento-ue-contro-la-concorrenza-sleale-dei-supergruppi-della-
gdo.html
55 Si cita l’esempio di una catena della GDO d’Oltralpe, Casinò France, che ha scelto di riportare
l’origine nazionale del latte UHT confezionato a marchio proprio
56 Per approfondimenti, si veda la Parte III, paragrafo 2.13 (Dichiarazione nutrizionale)
57 Sono esenti dall’obbligo di informazione nutrizionale i prodotti non trasformati, quelli soggetti
al solo processo di maturazione, l’acqua, le erbe e le spezie, il sale, gli edulcoranti artificiali, il caffè,
il tè e le erbe infusionali che non contengano ingredienti diversi dagli aromi, gli aceti, gli aromi, gli
additivi, i coadiuvanti di processo, gli enzimi, le gelatine, i preparati per confetture, i lieviti, le gomme
da masticare, le mini-confezioni (la cui superficie più ampia sia inferiore a 25cm2). Oltre alle bevande
alcoliche, come premesso nel precedente paragrafo 3

L’ETICHETTA - PARTE II - PAG. 25


(kcal/kj), grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, pro-
teine e sale (art. 30.1).

Questi valori dovranno essere riferiti a 100g/ml ed eventual-


mente, su base volontaria, alla porzione (art. 33).

La Commissione adotterà, mediante atti delegati, regole


sulla espressione per porzione o unità di consumo per alcu-
ne categorie di alimenti (art. 33.4).58

14.2. Informazioni sul campo visivo principale. Su base volontaria sarà


consentito ripetere sul campo visivo principale:

• il valore energetico (kcal), riferito a 100g/ml ed eventualmente anche alla


porzione (art. 33.2),

• le quantità di grassi, acidi grassi saturi, zucchero e sale (art. 30.3). In questo
caso sarà possibile utilizzare una forma diversa da quella tabellare (art. 35.3)
e pure riferirsi esclusivamente alla porzione, fatto salvo l’obbligo di ripetere
il valore energetico di 100g/ml di prodotto (art. 33.2).59

14.3. GDA’s. Viene esplicitamente ammesso l’utilizzo dei c.d. Reference In-
takes (o GDA’s, Guideline Daily Amounts,60 quantità giornaliere indicative),
su base volontaria, per esprimere in termini percentuali il contributo di una
porzione di alimento rispetto ai fabbisogni medi quotidiani. Con dovere di
precisare che “i valori si riferiscono a un adulto medio (8400kJ/2000kcal)”
(art. 31.4.a nuovo).

A tal fine viene tra l’altro introdotto un apporto medio giornaliero raccoman-
dato per le proteine, pari a 50g (All. XIII).

La Commissione svilupperà un documento riferito all’indicazione delle GDA’s


rivolte a gruppi specifici di popolazione (art. 36, comma 3, lett. c). In attesa di
tali atti, gli Stati membri potranno disporre misure per l’indicazione su base vo-
lontaria dei Reference Intakes rivolti a gruppi specifici di popolazione (art. 43).

58 L’ipotesi di regolamentare le porzioni appare in contraddizione con la recente dir. 2007/45/CE


(recepita in Italia con d.lgs. 12/2010), c.d. direttiva gamme, che ha invece abolito ogni previgente
standard (peso/volume) sulle unità di vendita degli alimenti al preciso scopo di consentire la libera
circolazione di prodotti preconfezionati in qualsiasi quantità nominale (si veda http://www.ssica.it/
index2.php?option=com_docman&task=doc_view&gid=424&Itemid=34). Il dibattito sulle porzioni
alimentari non è del resto nuovo, né facile da risolversi (si veda http://www.ilfattoalimentare.it/
porzioni-chi-le-decide-i-diversi-punti-di-vista-di-consumatori-aziende-e-enti-istituzionali-hanno-d.html)
59 La ripetizione del valore energetico per 100g/ml non è richiesta nel solo caso di alimenti non
preimballati (art. 33.3, in combinazione con art. 30.5). La ratio di questa deroga e di varie altre a
favore degli alimenti preimballati (si vedano, a esempio, la Parte II, paragrafo 2.6, ultimo capoverso, e
la nota 145) sfugge completamente alla ragione (!)
60 Per maggiori informazioni, si veda http://gdalabel.com. Per una guida pratica alla lettura delle GDA’s,
si veda http://eufic.org/article/nutrizione/etichettatura-alimenti-rivendicazioni/artid/Making_Sense_
of_Guideline_Daily_Amounts

L’ETICHETTA - PARTE II - PAG. 26


La Commissione potrà adottare regole sulle tolleranze relati-
ve alle dichiarazioni nutrizionali (art. 31.4).

14.4. Ulteriori forme di informazione nutrizionale. Come


se le novità sopra riportate non bastassero, il nuovo regola-
mento ammette ulteriori espressioni riferite alle informazioni
nutrizionali basate su dati scientifici, in quanto accettate dal-
la maggioranza degli stakeholders, non discriminatorie né in
grado di recare ostacolo alla libera circolazione delle merci.

14.5. Acidi grassi trans (TFA’s). Entro tre anni dall’entrata in vigore del re-
golamento verrà redatto un rapporto sulla possibile previsione obbligatoria
degli acidi grassi trans nella tabella nutrizionale. Il dossier sarà eventualmen-
te accompagnato da una proposta legislativa.

In attesa del rapporto della Commissione non è consentita l’indicazione


dei TFA’s, neppure su base volontaria (combinato disposto degli articoli
30.7 e 54.2-3). Questo divieto è problematico per gli operatori che utiliz-
zano le stesse confezioni per vendere i prodotti in USA, ove la citazione
dei TFA’s in tabella nutrizionale è obbligatoria. Se la Commissione non
risolverà la questione con un ragionevole anticipo rispetto all’applicazione
del nuovo regolamento, molte confezioni rischieranno di venire destinate
a rifiuto.

15. Macellazione rituale


Le carni di animali soggetti a macellazione rituale (kasher, halal) non
devono né dovranno riportare diciture specifiche in etichetta. E’ stata
accantonata l’ipotesi di imporre l’avviso “prodotto derivato da animale
sottoposto a macellazione senza stordimento” che alcuni membri del
Parlamento europeo avevano avanzato nella prima lettura della proposta
di regolamento.

Non si tratta infatti di stigmatizzare alcu-


na pratica rituale ma piuttosto di trovare
un equilibrio tra le stesse e le esigenze
di benessere animale condivise in UE, in
sede di revisione delle normative a ciò
dedicate. La Commissione procederà a
un apposito studio (considerando 50 in
premessa del regolamento).

16. Micro-confezioni
Quando la superficie maggiore della
confezione è inferiore a 10cm2 sono pre-
scritte in etichetta le sole notizie essen-

L’ETICHETTA - PARTE II - PAG. 27


ziali: denominazione di vendita, allergeni eventualmente presenti, peso net-
to, termine minimo di conservazione (“da consumarsi preferibilmente entro
…”) o data di scadenza (“da consumarsi entro …”).61

L’elenco degli ingredienti può venire offerto con altre modalità (ad esempio
negli stand di vendita) e comunque deve essere disponibile su richiesta del
consumatore (art. 16.2).

17. Bottiglie in vetro marchiate indelebilmente


con vuoto a rendere
Le sole informazioni obbligatorie sono denominazione di vendita, allergeni,
peso netto, termine minimo di conservazione o data di scadenza, indicazio-
ni nutrizionali (art. 16.1).

18. Controlli
Il regolamento affida agli Stati membri la responsabilità di gestire i con-
trolli ufficiali sull’informazione al consumatore relativa ai prodotti alimenta-
ri, “conformemente alle disposizioni del regolamento (CE) n. 882/2004 del
Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativo ai controlli
ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi
e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali” (consi-
derando 52).

61 Tali confezioni sono inoltre esonerate dal requisito di collocare sullo stesso campo visivo
la denominazione di vendita, la quantità e ove del caso il titolo alcolometrico (art. 13.6)

L’ETICHETTA - PARTE II - PAG. 28


19. Tempi
Il testo dell’accordo, a tradursi nelle 23 lingue ufficiali, ha ricevuto la formale
approvazione del Consiglio il 29.9.11 e sarà pubblicato entro fine anno sulla
Gazzetta Ufficiale. Il regolamento entrerà in vigore nei venti giorni successivi
alla pubblicazione e le nuove regole saranno applicate nei tre anni che se-
guiranno (cinque anni per quanto riguarda le informazioni nutrizionali).

Tutti i prodotti etichettati sino alla data di applicazione del nuovo regola-
mento in conformità alle regole previgenti potranno venire commercializzati
sino all’esaurimento delle scorte (art. 54.1).

Rimane da chiarire la possibilità per gli operatori di utilizzare etichette con-


formi alle nuove prescrizioni anche prima dell’applicazione del regolamento
(facoltà esplicitamente prevista per le informazioni nutrizionali, art. 55). Al-
trimenti gli operatori sarebbero costretti a utilizzare le etichette “retrò” sino
al giorno prima dell’applicazione del regolamento e solo a decorrere dal
giorno sucessivo avrebbero la possibilità di avviare l’utilizzo delle etichette
“nouveau”. Poiché le informazioni sono stampate non solo su etichette ade-
sive ma anche su confezioni di cartone, materiali plastici, alluminio litogra-
fato, si rischia non solo un grave pregiudizio economico agli operatori ma
anche un danno ambientale legato allo smaltimento come rifiuto di tutte le
confezioni “retrò” che avanzerebbero a magazzino alla data di applicazione
del regolamento.

Adeguati periodi transitori (“salvo nei casi debitamente motivati”), oltre alla
possibilità di esaurire le scorte di prodotti immessi sul mercato prima della
scadenza del periodo transitorio, dovranno comunque venire garantiti in
ogni ipotesi di riforma (art. 3.3).

L’ETICHETTA - PARTE II - PAG. 29


PARTE III
ANALISI

1. Principi generali
Tutte le informazioni commerciali relative ai prodotti alimentari devono es-
sere “precise [cioè veritiere e dimostrabili, ndr], chiare e facilmente com-
prensibili per il consumatore medio” (art. 7.2).

1.1. Principio di non-ingannevolezza. “Le informazioni sugli alimenti non


inducono in errore, in particolare:

a) per quanto riguarda le caratteristiche dell’alimento e, in particolare, la


natura, l’identità, le proprietà, la composizione, la quantità, la durata di con-
servazione, il paese d’origine o il luogo di provenienza, il metodo di fabbri-
cazione o di produzione;
b) attribuendo al prodotto alimentare effetti o proprietà che non possiede;
c) suggerendo che l’alimento possiede caratteristiche particolari, mentre
tutti gli alimenti analoghi possiedono le stesse caratteristiche, in particolare
evidenziando in modo esplicito la presenza o l’assenza di determinati ingre-
dienti e/o sostanze nutritive;62
d) suggerendo, tramite la denominazione, l’aspetto, la descrizione o le illu-
strazioni, la presenza di un particolare alimento o di un ingrediente, mentre
di fatto un componente naturalmente presente o un ingrediente normal-
mente utilizzato in tale alimento è stato sostituito con un diverso componen-
te o un diverso ingrediente” (art. 7.1).

62 Il divieto in questione, testualmente ricopiato dalla dir. 79/112/CE, a ben vedere non è congruo con
i principi definiti dal reg. (CE) n. 1924/06 e successive modifiche, in tema di nutrition & health claims,
secondo il quale è invece possibile utilizzare indicazioni nutrizionali su tutti gli alimenti che rientrano
nel suo campo di applicazione (con esclusione dei prodotti alimentari destinati a un’alimentazione
particolare e delle bevande alcoliche), al ricorrere delle condizioni ivi previste. Anche quando le
proprietà nutrizionali in questione siano comuni alla categoria di appartenenza, l’informazione è infatti
utile per i consumatori a comprendere il ruolo dell’alimento nella propria dieta. Il regolamento claims
dovrebbe prevalere sulle norme generali, tra l’altro, anche in virtù del c.d. principio di specialità (lex
specialis derogat legi generali). Sarà utile al proposito definire un’interpretazione condivisa a livello UE

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Tali principi “si applicano anche:
a) alla pubblicità,
b) alla presentazione degli alimenti, in par-
ticolare forma, aspetto o imballaggio, ma-
teriale d’imballaggio utilizzato, modo in cui
sono disposti o contesto nel quale sono
esposti” (art. 7.4).

1.2. Requisiti linguistici. Fatte salve le ipo-


tesi in cui la Commissione stabilisca la pos-
sibilità di utilizzare simboli o pittogrammi63
per esprimere alcune informazioni, le infor-
mazioni obbligatorie devono venire riporta-
te “in una lingua facilmente comprensibile da parte dei consumatori degli
Stati membri nei quali l’alimento è commercializzato.”64

Gli Stati membri possono imporre che tali indicazioni siano fornite sui loro
territori “in una o più lingue ufficiali dell’Unione”. Senza pregiudizio alla
possibilità di etichette multi-lingua (art. 15).

2. Informazioni obbligatorie
Per quanto attiene alle etichette alimentari, le informazioni si distinguono in
obbligatorie e facoltative. Ci si sofferma anzitutto sulle informazioni obbli-
gatorie in etichetta (art. 9):

a) la denominazione dell’alimento;
b) l’elenco degli ingredienti;
c) qualsiasi ingrediente o coadiuvante tecnologico […] che provochi allergie
o intolleranze usato nella fabbricazione o nella preparazione di un alimento
e ancora presente nel prodotto finito, anche se in forma alterata;
d) la quantità di taluni ingredienti o categorie di ingredienti;
e) la quantità netta dell’alimento;65
f) il termine minimo di conservazione o la data di scadenza;
g) le condizioni particolari di conservazione e/o le condizioni d’impiego;
h) il nome o la ragione sociale e l’indirizzo dell’operatore del settore alimen-
tare […];
i) il paese d’origine o il luogo di provenienza […];
j) istruzioni per l’uso, per i casi in cui la loro omissione renderebbe difficile
un uso adeguato dell’alimento;

63 Si veda la Parte II, paragrafo 6 (Simboli e strumenti alternativi d’informazione)


64 Peccato che le Istituzioni europee non abbiano raggiunto un accordo nel prevedere che tutte le
informazioni obbligatorie vengano sempre e comunque riportate nella lingua che la maggior parte
dei consumatori europei sono in grado di comprendere, l’inglese
65 NB: la quantità netta (oltre, ove del caso, il titolo alcolometrico volumico effettivo) deve venire
riportata nello stesso campo visivo della denominazione dell’alimento (si veda la Parte II, precedente
paragrafo 5.1)

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 31


k) per le bevande che contengono più di 1,2%
di alcol in volume, il titolo alcolometrico volu-
mico effettivo;
l) una dichiarazione nutrizionale.”

Le suddette informazioni obbligatorie sono rese


disponibili e facilmente accessibili per tutti gli
alimenti (art. 12), fatti salvi i casi degli alimenti
non preimballati, cioè sfusi e/o preincartati.66

In particolare, “le informazioni obbligatorie su-


gli alimenti sono apposte in un punto eviden-
te in modo da essere facilmente visibili, chia-
ramente leggibili ed eventualmente indelebili.
Nessun’altra indicazione o immagine o nessun
altro elemento suscettibile di interferire deve nascondere, oscurare o sepa-
rare tali informazioni o distogliere da esse l’attenzione” (art. 13.1).

Inoltre, “le indicazioni obbligatorie […] che appaiono sull’imballaggio o


sull’etichetta ad esso apposta sono stampate in modo da assicurare chiara
leggibilità, in caratteri la cui parte mediana (altezza della x),67 è pari o supe-
riore a 1,2mm” (art. 13.2).

“Nel caso di imballaggi o contenitori la cui superficie maggiore misura meno


di 80cm2, l’altezza minima della x […] è pari o superiore a 0,9mm” (art. 13.3).

La Commissione è delegata a emanare norme ulteriori in materia di leggi-


bilità,68 con la facoltà di estendere tali requisiti “alle indicazioni obbligatorie
complementari per tipi o categorie specifici di alimenti” (art. 13.4-5).69

2.1. Denominazione dell’alimento. Il consumatore deve anzitutto venire


messo nelle condizioni di distinguere la natura del prodotto offertogli, attra-
verso la c.d. denominazione di vendita.

66 Si vedano la Parte I, paragrafo 2.3 (Alimenti c.d. preincartati) e la nota 59


NB: in ogni caso, “gli operatori del settore alimentare, nell’ambito delle imprese che controllano,
non modificano le informazioni che accompagnano un alimento se tale modifica può indurre
in errore il consumatore finale o ridurre in qualunque altro modo il livello di protezione dei
consumatori e le possibilità del consumatore finale di effettuare scelte consapevoli. Gli operatori
del settore alimentare sono responsabili delle eventuali modifiche da essi apportate alle informazioni
sugli alimenti che accompagnano il prodotto stesso” (art. 8.4). In attesa di interpretazione comunitaria
o giurisprudenziale, si potrebbe inferire da tale norma il divieto - per un distributore che sconfeziona,
porziona e riconfeziona un alimento soggetto a data di scadenza – di omettere l’indicazione del
termine di durabilità dell’alimento. Senza dimenticare che il suddetto termine dovrebbe venire
apposto previa valutazione della c.d. shelf-life del prodotto a seguito delle ulteriori operazioni su di
esso compiute, sotto responsabilità del distributore
67 Si veda l’Allegato IV (Definizione di altezza della x) del regolamento
68 Ad esempio, il tipo e colore dei caratteri, il loro spessore, il contrasto con lo sfondo, etc. Si vedano,
a questo proposito, le “Guidelines for the legibility of labelling”, pubblicate dalla Confederazione
delle industrie agroalimentari in Europa (FoodDrinkEurope, ex CIAA) il 20.11.08. Si veda la nota 35
69 Si veda l’articolo 13 (Presentazione delle indicazioni obbligatorie)

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 32


Il nuovo regolamento distingue tra:

• denominazione legale: “la denominazione di un


alimento prescritta dalle disposizioni dell’Unione ad
esso applicabili70 o, in mancanza di tali disposizioni, la
denominazione prevista dalle disposizioni legislative,
regolamentari e amministrative applicabili nello Stato
membro71 nel quale l’alimento è venduto al consuma-
tore finale o alle collettività” (art. 2.1.n),

• denominazione usuale: “una denominazione che è ac-


cettata quale nome dell’alimento dai consumatori dello
Stato membro nel quale tale alimento è venduto,72 senza
che siano necessarie ulteriori spiegazioni” (art. 2.1.o).

Ci si riferisce, in primo luogo, alla denominazione legale. Ove questa non


sia disponibile, si può utilizzare la denominazione usuale. In assenza pure di
quest’ultima, dovrà venire fornita una denominazione descrittiva73 (art. 17.1).

In ogni caso, “la denominazione dell’alimento non è sostituita con una de-
nominazione protetta come proprietà intellettuale, marchio di fabbrica o
denominazione di fantasia” (art. 17.4).

2.2. Elenco degli ingredienti. L’elenco degli ingredienti è preceduto da


una dicitura che comprende la parola «ingredienti» (es. “ingredienti”, “lista
ingredienti”, “elenco ingredienti”).

2.2.1. Indicazione degli ingredienti. L’elenco riporta “tutti gli ingredienti


dell’alimento, in ordine decrescente di peso, così come registrati al momen-
to della loro utilizzazione nella fabbricazione dell’alimento”, purché ancora
presenti nel prodotto finito, anche se in forma modificata; “i residui non
sono considerati come ingredienti” (art. 2.2.f).74

“Gli ingredienti sono designati, se del caso,75 con la loro denominazione di


vendita” (art. 18).76

70 Es. olio extra-vergine d’oliva, reg. (CE) n. 1019/2002 e successive modifiche


71 Es. alcuni prodotti di salumeria, D.M. 21.9.05
72 Es. cantucci, in Italia
73 Es. “crema spalmabile alle nocciole”
74 Non è tuttavia richiesto di riportare le percentuali di ciascun ingrediente, fatta salva l’applicazione
della regola del c.d. QUID (Quantitative Ingredients Declaration), citata nel successivo paragrafo 2.4
(Quantità di taluni ingredienti o categorie di ingredienti)
75 Si può desumere da tale apertura (“se del caso”) la possibilità di abbreviare la denominazione
di vendita di alcuni ingredienti (es. “crema alle nocciole” in luogo di “crema spalmabile
alle nocciole”), come infatti già previsto in Italia nel d.lgs. 109/92
76 Secondo quanto previsto nel precedente art. 17, nonché negli allegati VI (Denominazioni
degli alimenti e indicazioni specifiche che la accompagnano) e VII (Indicazione
e designazione degli ingredienti) del regolamento

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 33


2.2.2. Alimenti esenti dall’obbligo di elencare gli ingredienti. L’elenco
degli ingredienti non è prescritto per gli alimenti che seguono:

a) “ortofrutticoli freschi, comprese le patate, che non sono stati sbucciati o


tagliati o che non hanno subito trattamenti analoghi;
b) le acque gassificate dalla cui descrizione si rilevi tale caratteristica;
c) gli aceti di fermentazione provenienti esclusivamente da un solo prodotto
di base, purché non siano stati aggiunti altri ingredienti;
d) i formaggi, il burro, il latte e le creme di latte fermentati, purché non siano
stati aggiunti ingredienti diversi dai prodotti derivati dal latte, gli enzimi e le
colture di microrganismi necessari alla fabbricazione o ingredienti diversi dal
sale necessario alla fabbricazione di formaggi che non siano freschi o fusi;
e) prodotti che comprendono un solo ingrediente a condizione che la deno-
minazione dell’alimento:
i) sia identica alla denominazione dell’ingrediente, oppure
ii) consenta di determinare chiaramente la natura dell’ingrediente” (art. 19).

2.2.3. Sostanze esentate dall’elenco degli ingredienti. Fatto salvo l’ob-


bligo di indicare le sostanze allergeniche77 che eventualmente residuino
nell’alimento, “nell’elenco degli ingredienti non è richiesta la menzione dei
seguenti costituenti di un alimento:

a) i costituenti di un ingrediente che sono stati temporaneamente separati


durante il processo di fabbricazione e successivamente reintrodotti in quan-
tità non superiore alla proporzione iniziale;
b) gli additivi e gli enzimi alimentari:
i) la cui presenza in un determinato alimento è dovuta unicamente al fatto
che erano contenuti in uno o più ingredienti di tale alimento,78 purché non
svolgano una funzione tecnologica nel prodotto finito; oppure
ii) che sono utilizzati come coadiuvanti tecnologici;
c) i supporti e le sostanze che non sono additivi alimentari, ma sono utilizzati
nello stesso modo e allo stesso scopo dei supporti e sono utilizzati nelle dosi
strettamente necessarie;
d) le sostanze che non sono additivi alimentari, ma sono utilizzate nello stes-
so modo e allo stesso scopo dei coadiuvanti tecnologici e sono ancora pre-
senti nel prodotto finito, anche se in forma modificata;
e) l’acqua:79
i) quando è utilizzata, nel corso del processo di fabbricazione, solo per con-
sentire la ricostituzione di un ingrediente utilizzato sotto forma concentrata
o disidratata, o
ii) nel caso di un liquido di copertura che non è normalmente consumato”
(art. 20).

77 Si veda il successivo paragrafo 2.3 (Etichettatura di sostanze o prodotti che provocano allergie
o intolleranze)
78 “conformemente al principio del trasferimento di cui all’articolo 18, paragrafo 1, lettere a) e b),
del regolamento (CE) n. 1333/2008” che disciplina la materia degli additivi alimentari in Europa
79 In merito all’acqua aggiunta, si richiama la Parte II, paragrafo 9.4 (Acqua e ingredienti volatili
aggiunti)

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 34


2.3. Etichettatura di alcune sostanze o pro-
dotti che provocano allergie o intolleranze.
La presenza in un alimento di sostanze o pro-
dotti che provocano allergie o intolleranze deve
sempre venire segnalata,80 anche quando essa
sia solo residuale81 o in tracce o in forma trasfor-
mata.

2.3.1. Elenco delle sostanze allergeniche. Al-


lergie e intolleranze alimentari sono segnalate ri-
spetto a una moltitudine di sostanze. Nondime-
no il legislatore europeo – in linea con quanto
stabilito nel Codex Alimentarius82 – ha definito
un elenco tassativo delle sole sostanze e prodot-
ti soggetti a un obbligo di informazione specifi-
ca (All. II).83 Tale elenco è soggetto a sistematica
revisione da parte della la Commissione euro-
pea (art. 21.2).

2.3.2. Modalità di indicazione. Le sostanze e prodotti che provocano aller-


gie o intolleranze devono figurare nell’elenco degli ingredienti, “con un ri-
ferimento chiaro alla denominazione della sostanza o del prodotto figurante
nell’elenco dell’allegato II”.84

Il nuovo regolamento introduce un requisito ulteriore:85 la denominazione


della sostanza o del prodotto in questione deve venire “evidenziata attra-
verso un tipo di carattere chiaramente distinto dagli altri ingredienti elenca-
ti, per esempio per dimensioni, stile o colore di sfondo” (art. 21.1.b).

Quando l’alimento non sia soggetto all’obbligo di riportare in etichetta


l’elenco degli ingredienti,86 l’informazione sulla presenza di sostanze o pro-
dotti che possono provocare allergie o intolleranze deve venire fornita me-
diante la dicitura «contiene» seguita dalla denominazione della sostanza o
del prodotto di cui in Allegato II.87

80 Si ricorda che il nuovo regolamento estende tale obbligo a tutti gli operatori della filiera alimentare: si
veda la Parte II, 1 (Campo di applicazione) e 4 (Responsabilità)
81 Ad esempio, quando un ingrediente allergenico sia contenuto nei coadiuvanti tecnologici utilizzati
per la preparazione dell’alimento, ovvero sia presente in additivi o in additivi c.d. carry over. Si
vedano al proposito le “Linee Guida di Federalimentare per l’etichettatura degli allergeni” (su www.
federalimentare.it, area Documenti, voce Linee Guida)
82 Si veda il “Codex Standard for General Standard for the Labelling of Prepackaged Foods”, par.
4.2.1.4 , su http://www.codexalimentarius.net
83 Si veda l’Allegato II del regolamento (Sostanze o prodotti che provocano allergie o intolleranze)
84 NB: l’indicazione dovrebbe venire specificamente riferita alla sostanza (es. mandorle) e non alla
categoria di appartenenza (es. frutta secca con guscio)
85 Rispetto alla dir. 2003/89/CE (recepita in Italia con d.lgs. 114/2006)
86 Si veda il precedente paragrafo 2.2.2. (Alimenti esenti dall’obbligo di elencare gli ingredienti)
87 Ad esempio sull’etichetta di un vino (non soggetto a obbligo di elenco degli ingredienti), laddove il
tenore di solfiti sia pari o superiore a 10mg/l, deve venire apposta la dicitura “contiene solfiti”

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 35


Il regolamento introduce anche l’obbligo di ripetere
la presenza di una sostanza allergenica quando più
ingredienti o coadiuvanti tecnologici la contengano.

L’indicazione non è richiesta nel solo caso in cui “la


denominazione dell’alimento fa chiaramente rife-
rimento alla sostanza o al prodotto in questione”88
(art. 21).

2.4. Quantità di taluni ingredienti o categorie di


ingredienti. La quantità di un ingrediente o di una
categoria di ingredienti89 deve venire indicata in per-
centuale90 - nella denominazione, o immediatamen-
te accanto alla denominazione dell’alimento, o nella
lista degli ingredienti – “quando tale ingrediente o categoria di ingredienti:

a) figura nella denominazione dell’alimento91 o è generalmente associato a


tale denominazione dal consumatore;92
b) è evidenziato nell’etichettatura mediante parole, immagini o una rappre-
sentazione grafica;93 o
c) è essenziale per caratterizzare un alimento e distinguerlo dai prodotti con
i quali potrebbe essere confuso a causa della sua denominazione o del suo
aspetto”94 (art. 22).95

2.5. Quantità netta dell’alimento. La quantità netta di un alimento è


espressa utilizzando, a seconda dei casi, il litro, il centilitro, il millilitro, il chi-
logrammo o il grammo:
a) in unità di volume per i prodotti liquidi,
b) in unità di massa per gli altri prodotti (art. 23).

Le norme tecniche per l’indicazione della quantità netta, compresi i casi par-
ticolari in cui essa non è richiesta, sono stabilite in Allegato IX (Indicazione
della quantità netta).

88 Es. latte, orzo solubile, farina di grano tenero. La Commissione europea - nelle proprie Linee guida
per l’applicazione della c.d. direttiva allergeni tuttora in vigore (dir. 2003/89/CE) - ha precisato
che non è necessario indicare la sostanza allergenica (es. latte) anche nel caso di prodotti la cui
denominazione (es. yogurt, panna, burro, formaggi) sia chiaramente associata dal consumatore
medio all’allergene in questione (http://ec.europa.eu/food/food/labellingnutrition/foodlabelling/
guidelines_6_10.pdf). In questa stessa direzione si citano le Linee Guida di Federalimentare (http://
www.federalimentare.it/Documenti/LineeGuida/Allergeni_rev2_6nov09.pdf)
89 Vale a dire, “la quantità dell’ingrediente o degli ingredienti al momento della loro utilizzazione”
90 Secondo i criteri stabiliti in Allegato VIII del regolamento, ai punti 3 e 4
91 Es. “ravioli con ricotta e spinaci”
92 Es. in Italia mandorle nel torrone, patate negli gnocchi
93 Es. immagine dell’uovo in una confezione di maionese
94 Es. latte e nocciole in una crema spalmabile a base di cacao
95 Le norme tecniche per l’indicazione quantitativa degli ingredienti, “compresi i casi particolari nei
quali l’indicazione della quantità di taluni ingredienti non è richiesta”, sono stabilite nell’allegato VIII
(Indicazione quantitativa degli ingredienti. Art. 22.2)

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 36


Si ricorda che “quando un alimento solido è presentato in un liquido di co-
pertura,96 viene indicato anche il peso netto sgocciolato di questo alimento.”

Per quanto riguarda gli alimenti semi-solidi,97 “in mancanza di disposizioni


dell’Unione […] gli Stati membri possono mantenere le disposizioni naziona-
li adottate prima” della data di entrata in vigore del regolamento (art. 42).98

Infine una novità: “quando l’alimento è stato glassato, il peso netto indicato
dell’alimento non include la glassa” (All. IX.5).

2.6. Termine minimo di conservazione o data di scadenza. Rimane l’ob-


bligo di indicare il termine di durabilità dell’alimento, da esprimersi me-
diante la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro …”99 (c.d. termine
minimo di conservazione)100 oppure - “nel caso di alimenti molto deperibili
dal punto di vista microbiologico che potrebbero pertanto costituire, dopo
un breve periodo, un pericolo immediato per la salute umana” – con l’indi-
cazione “da consumarsi entro” (data di scadenza).

Le modalità di indicazione di questi termini sono precisate in Allegato X


(Termine minimo di conservazione, data di scadenza e data di congelamen-
to). Si segnalano:

• il nuovo obbligo di indicare la data di scadenza su ogni singola porzione


preconfezionata101 (All. X, 2.d),
• il chiarimento circa la possibilità di fare richiamo a una diversa parte della
confezione o etichetta ove la data è indicata (All. X, 1.b, 2.b),102
• “ove necessario, tali indicazioni sono completate da una descrizione delle
modalità di conservazione che devono essere garantite per il mantenimento
del prodotto per il periodo specificato” (All. X.1.b, capoverso).103

96 “Per «liquido di copertura» s’intendono i seguenti prodotti, eventualmente mescolati e anche quando si
presentano congelati o surgelati, purché il liquido sia soltanto accessorio rispetto agli elementi essenziali
della preparazione in questione e non sia pertanto decisivo per l’acquisto: acqua, soluzioni acquose di sali,
salamoia, soluzioni acquose di acidi alimentari, aceto, soluzioni acquose di zuccheri, soluzioni acquose di
altre sostanze o materie edulcoranti, succhi di frutta o ortaggi nei casi delle conserve di frutta o ortaggi”
L’olio non è un liquido di copertura: l’operatore, pur non essendovi obbligato, ha comunque la facoltà di
indicare il peso dell’alimento sgocciolato (es. tonno, conserve vegetali sott’olio)
97 Es. salse (come maionese, mostarda, ketchup), gelati
98 Tale previsione trova fondamento nelle diverse e consolidate abitudini dei consumatori dei vari Paesi
membri a ricevere informazioni (anche di tipo nutrizionale) su questi prodotti, a seconda dei casi,
riferite al peso o al volume
99 «Da consumarsi preferibilmente entro il…» quando la data comporta l’indicazione del giorno; «da
consumarsi preferibilmente entro fine...», negli altri casi (All. X.1.a)
100 Per le modalità di indicazione, si veda anche la precedente nota 31
101 NB: la data di scadenza dovrà perciò venire stampata anche sulle singole porzioni sigillate che si
trovino all’interno di una confezione multi-pack
102 Es. “da consumarsi entro: vedere data sul coperchio”
103 NB: non tutti, tra i 500 milioni di consumatori europei, hanno una cognizione esatta su come
meglio conservare i diversi tipi di prodotto. Si raccomanda perciò agli operatori di fornire ogni
utile suggerimento affinchè l’alimento sia preservato in condizioni ottimali, nelle fasi logistica e
commerciali ma anche dopo l’acquisto. L’indicazione “conservare al riparo di fonti di luce e di calore”,
ad esempio, si presta a molte categorie di prodotti.

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 37


Il nuovo regolamento introduce una presunzione di legge: “suc-
cessivamente alla data di scadenza un alimento è considerato
a rischio a norma dell’articolo 14, paragrafi da 2 a 5, del re-
golamento (CE) n. 178/2002” (art. 24.1). Tale previsione, oltre
a contrastare con le stesse norme da essa richiamate,104 rivela
un’inaccettabile incongruenza: assoluto rigore sulla data di sca-
denza dei prodotti preimballati (vale a dire, preconfezionati dal
produttore) e nessun obbligo di indicarla sui prodotti preincar-
tati (vale a dire, preconfezionati dal distributore).105

2.7. Data di congelamento. Come si è anticipato, non senza annotazioni


critiche,106 il regolamento introduce l’obbligo di indicare la data di congela-
mento per “carne, preparazioni a base di carne e prodotti non trasformati a
base di pesce che sono stati congelati” (All. III.6).

La data (giorno, mese, anno) di congelamento o di primo congelamento


(per i prodotti congelati più di una volta, deve venire preceduta dalla dicitu-
ra «Congelato il …» 107. E’ ammesso il richiamo ad altra parte della confezio-
ne ove la data sia riportata.108

2.8. Condizioni particolari di conservazione e/o condizioni d’impiego.


“Per gli alimenti che richiedono condizioni particolari di conservazione109
e/o di utilizzazione,110 tali condizioni devono essere indicate”.

104 Il reg. (CE) n. 178/02, c.d. General Food Law, è fondato sul principio dell’analisi del rischio: quando
un alimento presenti alcuna concreta pericolosità per la salute dei consumatori (tenuto conto sia
dei suoi possibili effetti nel medio-lungo termine e nei confronti dei discendenti, sia delle peculiari
vulnerabilità di alcune categorie di soggetti, sia delle informazioni che lo accompagnano) esso si
qualifica come a rischio, ed è perciò soggetto a una serie di azioni correttive (ritiro, notifica all’autorità
sanitaria competente, eventuali informazioni dei consumatori e richiamo pubblico, ai sensi dell’art. 19
reg. cit.). Una presunzione legale di rischio - oltre a risultare del tutto incongruente con il suddetto
principio – è irrealistica in quanto gli operatori, nel determinare sotto la propria responsabilità la
data di scadenza di un alimento, tendono a eseguire scelte prudenziali: di conseguenza, al di là della
presunzione astratta, è del tutto improbabile che il prodotto sia effettivamente pericoloso a partire dal
giorno successivo alla sua scadenza. Il vero rischio è invece quello di esporre gli operatori a sanzioni
gravissime anche per banali distrazioni (come può essere il caso del titolare di una caffetteria che
dimentichi di gettare il latte in scadenza prima della chiusura serale) e attivare allerta non giustificate
dall’esistenza di alcun reale pericolo per la salute dei consumatori. A tale riguardo si veda http://www.
ilfattoalimentare.it/data-di-scadenza-termine-minimo-conservazione-consigli-evitare-sprechi.html
105 Si veda la Parte I, paragrafi 2.3 (Alimenti c.d. preincartati), e il precedente paragrafo 2 (Informazioni
obbligatorie) capoverso. Si segnala anche l’articolo http://www.alimentibevande.it/attualita.
aspx?id=82434
106 Si veda la Parte II, paragrafo 2.12 (Data di congelamento)
107 Secondo le modalità di cui in All. X.3 (Termine minimo di conservazione o data di scadenza e data di
congelamento)
108 Es. “congelato il: vedere lato di apertura”
109 NB: vale quanto suggerito in nota 103
110 NB: ai sensi del reg. (CE) n. 178/02, art. 14, la sicurezza dell’alimento viene valutata in relazione
alle sue normali condizioni d’utilizzo. Le indicazioni su condizioni particolari di utilizzo (es. “da
consumare previa cottura”, su una confezione di carne macinata) valgono perciò anche ai fini della
determinazione della sicurezza dell’alimento (nell’esempio citato, la cottura consente infatti di
eliminare salmonella o listeria che potrebbero risultare pericolose per la salute del consumatore, ove
la carne in questione venisse consumata cruda)

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 38


Una novità: “per consentire una conservazione o un’uti-
lizzazione adeguata degli alimenti dopo l’apertura del-
la confezione, devono essere indicate le condizioni di
conservazione e/o il periodo di consumo, se del caso”
(art. 25).111

2.9. Nome o ragione sociale e indirizzo dell’operatore.


L’etichetta deve riportare il nome o la ragione sociale e
l’indirizzo de “l’operatore con il cui nome o con la cui
ragione sociale è commercializzato il prodotto o, se tale
operatore non è stabilito nell’Unione, l’importatore nel
mercato dell’Unione.” (art. 8.1).

Questi è il responsabile delle informazioni sugli alimenti e deve assicurare


“la presenza e l’esattezza delle informazioni sugli alimenti, conformemente
alla normativa in materia di informazioni sugli alimenti applicabile e ai requi-
siti delle pertinenti disposizioni nazionali” (art. 8.2).112

Si annotano due novità rispetto alla disciplina che tuttora vige in Italia:113

• è esclusa la possibilità di identificare l’operatore con il solo marchio registrato,


• viene meno l’obbligo di indicare la sede dello stabilimento di fabbricazio-
ne o confezionamento.114

2.10. Paese d’origine e luogo di provenienza. Come si è anticipato,115 il


nuovo regolamento introduce alcune novità in merito all’obbligo di desi-
gnare l’origine e/o la provenienza degli alimenti.

2.10.1. Regola di base. In linea di massima, l’indicazione dell’origine dei


prodotti alimentari (che coincide con il luogo di loro ultima trasformazio-
ne)116 rimane facoltativa, fatti salvi:

111 Si tratta del c.d. PAO (“Period After Opening”), informazione resa obbligatoria in UE sui prodotti
dell’industria chimico-farmaceutica a far data dal 2005. Tale informazione, basata su studi di shelf-life
in laboratorio, tende inevitabilmente a essere approssimativa in quanto la durabilità dell’alimento è
condizionata dalle sue modalità di conservazione nelle fasi logistica, commerciale e dopo l’acquisto
112 Si veda il precedente paragrafo 2 (Informazioni obbligatorie), e la relativa nota 66
113 D.lgs. 27.1.92 n. 109 e successive modifiche
114 L’indirizzo della sede dello stabilimento di fabbricazione o di confezionamento, si ricorda, poteva già
venire omesso nel caso di prodotti recanti il c.d. marchio di identificazione. Tale marchio è costituito
da una forma ovale che comprende: la sigla dello Stato di fabbricazione o di confezionamento (es.
IT, per indicare l’Italia), il numero di riconoscimento dello stabilimento (o l’indicazione del punto
dell’etichetta ove esso è riportato) e la sigla della Comunità Europea (CE). Si veda anche http://www.
ilfattoalimentare.it/nome-ragione-sociale-marchio-registrato-dubbio-etichettatura.html
115 Si veda la Parte II, paragrafo 13 (Origine e provenienza)
116 Il luogo d’origine e’ definito (art. 2.3) mediante richiamo al c.d. codice doganale comune (reg. CEE n.
2913/92, articoli 23-23). Tale codice - che a partire dal 24.6.13 sarà sostituito dal successivo reg. (CE)
n. 450/08 - identifica appunto l’origine delle merci con il luogo in cui esse hanno subito la loro ultima
trasformazione sostanziale

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 39


• i requisiti di etichettatura stabiliti
per determinati prodotti o loro ca-
tegorie da specifiche disposizioni
UE,117

• quanto previsto nella legislazio-


ne relativa a DOP (denominazioni
d’origine protetta), IGP (indicazio-
ni geografiche protette)118, STG
(specialità tradizionali garantite),119

• i casi “in cui l’omissione di tale


indicazione possa indurre in errore il consumatore in merito al paese d’origi-
ne o al luogo di provenienza reali dell’alimento, in particolare se le informa-
zioni che accompagnano l’alimento o contenute nell’etichetta nel loro insie-
me120 potrebbero altrimenti far pensare che l’alimento abbia un differente
paese d’origine o luogo di provenienza” (art. 26.2.a).

2.10.2. Origine o provenienza del prodotto diversa da quella dell’in-


grediente primario. Nella sola ipotesi in cui “il paese d’origine o il luogo
di provenienza di un alimento è indicato e non è lo stesso di quello del suo
ingrediente primario:121
a) è indicato anche il paese d’origine o il luogo di provenienza di tale ingre-
diente primario; oppure
b) il paese d’origine o il luogo di provenienza dell’ingrediente primario è
indicato come diverso da quello dell’alimento.”

L’applicazione di tale regola è in ogni caso soggetta all’adozione degli atti


di esecuzione della Commissione, entro due anni dall’entrata in vigore del
regolamento (art. 26.3).

2.10.3. Origine delle carni. Il regolamento introduce l’obbligo di indicare


l’origine delle carni122 - fresche, refrigerate o congelate - di animali delle
specie suina, ovina o caprina, e dei volatili della voce NC 0105.123

117 Es. carni bovine (reg. CE n. 1760, 1825/2000), prodotti ortofrutticoli freschi (reg. CE n. 2200/96 e
1580/07), prodotti ittici freschi (reg. CE n. 104/00 e 2065/01), miele (dir. 2001/110/CE), oli vergine ed
extra-vergine di oliva (reg. CE n. 1019/2002)
118 Reg. (CE) n. 510/06
119 Reg. (CE) n. 509/06
120 Ad esempio nel caso in cui siano riportati simboli, pittogrammi o immagini generalmente associati a
un Paese, e il prodotto sia tuttavia fabbricato in un Paese diverso
121 «Ingrediente primario»: l’ingrediente o gli ingredienti di un alimento che rappresentano più del
50% di tale alimento o che sono associati abitualmente alla denominazione di tale alimento dal
consumatore e per i quali nella maggior parte dei casi è richiesta un’indicazione quantitativa” (art.
2.2.q)
122 Le carni dei codici della nomenclatura combinata (NC) elencati all’Allegato XI (Tipi di carni per le quali
è obbligatorio indicare il Paese di origine o il luogo di provenienza)
123 Galli, galline, anatre, oche, tacchini e faraone. Curiosamente, si annota sono state dimenticate le quaglie

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 40


Anche in questo caso, l’applicazione è soggetta all’adozione degli atti di
esecuzione della Commissione, entro due anni dall’entrata in vigore del re-
golamento (art. 26.2.b).124

La Commissione dovrà valutare, tra l’altro, “le opzioni sulle modalità di


espressione del paese d’origine o del luogo di provenienza di detti alimenti,
in particolare per quanto riguarda ciascuno dei seguenti momenti determi-
nanti nella vita di un animale:
a) luogo di nascita,
b) luogo di allevamento,
c) luogo di macellazione” (art. 26.9).125

Entro lo stesso termine di due anni dall’entrata in vigore del regolamento,


“la Commissione presenta una relazione126 al Parlamento europeo e al Con-
siglio sull’indicazione obbligatoria del paese d’origine o del luogo di prove-
nienza per le carni utilizzate come ingrediente” (art. 26.6).127

2.10.4. Origine di altre categorie di prodotti. Entro tre anni dall’entrata in


vigore del regolamento, “la Commissione presenta al Parlamento europeo
e al Consiglio relazioni sull’indicazione obbligatoria del paese d’origine o
del luogo di provenienza per i seguenti alimenti:

124 Appare dunque un refuso la previsione di cui all’art. 26.4: “Entro cinque anni dalla data di
applicazione del paragrafo 2, lettera b), la Commissione presenta una relazione al Parlamento
europeo e al Consiglio per valutare l’indicazione obbligatoria del paese d’origine o del luogo di
provenienza per i prodotti ivi indicati” (?)
125 Potrebbe ad esempio ritenersi sufficiente riferire un’unica informazione sull’origine delle carni avicole,
considerato che per tali specie di animali i luoghi di nascita, allevamento e macellazione in genere
coincidono
126 A tal fine, la Commissione dovrà tenere “in considerazione l’esigenza del consumatore di essere
informato, la fattibilità della fornitura dell’indicazione obbligatoria del paese d’origine o del luogo di
provenienza e un’analisi dei relativi costi e benefici, compreso l’impatto giuridico sul mercato interno
e l’impatto sugli scambi internazionali” (art. 26.7)
127 Es. carni utilizzate come ingredienti di prodotti di salumeria, wurstel, pasta ripiena, piatti pronti,
condimenti tipo ragù

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 41


a) tipi di carni diverse dalle carni bovine e da
quelle di cui al paragrafo 2, lettera b);
b) il latte;
c) il latte usato quale ingrediente di prodotti
lattiero-caseari;
d) gli alimenti non trasformati;
e) i prodotti a base di un unico ingrediente;
f) gli ingredienti che rappresentano più del
50% di un alimento” (art. 26.5).

Tali relazioni128 dovranno tenere in debito con-


to gli elementi che seguono:

• “l’esigenza del consumatore di essere informato”, ma anche


• “la fattibilità della fornitura dell’indicazione obbligatoria del paese d’origi-
ne o del luogo di provenienza”, e
• “un’analisi dei relativi costi e benefici”, compreso
• “l’impatto giuridico sul mercato interno e l’impatto sugli scambi interna-
zionali” (art. 26.7).

2.11. Istruzioni per l’uso. “Le istruzioni per l’uso di un alimento sono indi-
cate in modo da consentire un uso adeguato dello stesso” (art. 27.1).129

Il regolamento rimette alla Commissione la facoltà di adottare atti di esecu-


zione che definiscono norme dettagliate sulle istruzioni per l’uso relative a
determinati alimenti (art. 27.2).130

2.12. Bevande alcoliche, titolo alcolometrico. Si conferma l’obbligo di


indicare il titolo alcolometrico volumico effettivo, per le bevande con un
tenore alcolico superiore all’1,2%.

Le modalità, per i prodotti di cui al codice NC 2204, sono quelle determina-


te dalle disposizioni specifiche UE applicabili agli stessi (art. 28.1).

Per le bevande con contenuto alcolico superiore all’1,2% diverse da quelle


sopra citate, le modalità sono quelle stabilite in Allegato XII (art. 28.2): il va-
lore è indicato da una cifra con non più di un decimale, seguita dal simbolo
«% vol», che può venire preceduta dal termine «alcol» o dall’abbreviazione
«alc.». Il titolo alcolometrico è determinato a 20°C, secondo le tolleranze
specificamente previste.131

128 Così come la relazione sull’origine delle carni utilizzate come ingredienti,
di cui al precedente paragrafo ultimo capoverso
129 Es. tempi e modi di preparazione di un alimento surgelato (almost) ready-to-eat, o di una minestra
liofilizzata
130 Si potrebbe immaginare, ad esempio, l’introduzione di un simbolo a valere nell’intera UE
per indicare i tempi di cottura della pasta
131 Si veda l’Allegato XII (Titolo alcolometrico)

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 42


2.13. Dichiarazione nutrizionale. La novità di maggior rilievo del regola-
mento è costituita dall’introduzione di una tabella nutrizionale obbligato-
ria – con alcune variazioni rispetto agli schemi consolidati132 - e dall’apertura
verso forme di informazione nutrizionale sintetica quali le GDA,133 esplicita-
mente ammesse.

Sono esclusi dalle regole in questione gli integratori alimentari134 e le acque


minerali naturali.135

Sono poi fatte salve le direttive CE relative agli alimenti destinati a un’ali-
mentazione particolare.136

I valori sono espressi per 100g o per 100ml (art.32.2), ed eventualmente per
porzione (art. 33.1.a). “La porzione o l’unità [di consumo, ndr] utilizzate sono
immediatamente accanto alla dichiarazione nutrizionale” (art. 33.3).137 Il regola-
mento affida alla Commissione il compito di adottare, “mediante atti di esecu-
zione e tenendo conto degli effettivi comportamenti alimentari dei consumatori
e delle raccomandazioni dietetiche, regole sull’espressione per porzione o per
unità di consumo per categorie specifiche di alimenti” (art. 33.4).138

I valori sono presentati in formato tabellare, ”se lo spazio lo consente, con


allineamento delle cifre. In mancanza di spazio, la dichiarazione è presentata
in formato lineare” (art. 34.2).

2.13.1. Dichiarazione nutrizionale obbligatoria. Sono prescritte le se-


guenti indicazioni:
• il valore energetico, e
• le quantità di grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale.

“Nel caso in cui il valore energetico o la quantità di sostanze nutritive di un pro-


dotto sia trascurabile, le informazioni relative a questi elementi possono essere
sostituite da una dicitura del tipo “contiene quantità trascurabili di...” e sono

132 Si veda la Parte I, paragrafo 2.4 (Le occasioni mancate – Informazioni nutrizionali, continuità con gli
schemi esistenti)
133 Si vedano la Parte II, paragrafo 14.3, e la nota 60
134 Dir. 2002/46/CE (recepita in Italia con d.lgs. n. 169/2004 e successive modifiche, si veda http://
www.salute.gov.it/alimentiParticolariIntegratori/paginaInternaMenuAlimentiParticolariIntegratori.
jsp?id=995&menu=integratori)
135 Dir. 2009/54/CE (lo schema di decreto italiano di recepimento è attualmente all’esame del
Parlamento, si veda http://parlamentosalute.osservatorioistituzioni.it/articles/4532-atto-governo-379-
schema-di-decreto-legislativo-recante-attuazione-della-direttiva-2009-54-ce-sull-utilizzazione-e-la-
commercializzazione-delle-acque-minerali-naturali)
136 Dir. 2009/39/CE e altre ivi richiamate (per le normative nazionali di riferimento, si veda http://
www.salute.gov.it/alimentiParticolariIntegratori/paginaInternaMenuAlimentiParticolariIntegratori.
jsp?id=985&menu=dietetici). Per informazioni sul progetto di revisione della disciplina UE, si
vedano gli articoli http://www.ilfattoalimentare.it/prodotti-dietetici-la-commissione-propone-di-
ridimensionare-la-categoria-.proteste-dei-celiaci.html, http://www.ilfattoalimentare.it/celiachia-
malattia-dieta-nuove-normative.-intervista-caterina-pilo-associazione-italiana.html, http://www.
alimentibevande.it/attualita.aspx?id=82553
137 Es. porzione “1 biscotto, pari a 15g”, “1 bicchiere, pari a 125ml”
138 Per un breve commento su tale previsione, si veda la precedente nota 58

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 43


riportate immediatamente accanto alla dichiarazione nutrizionale. La commis-
sione dovrà stabilire attraverso atti di esecuzione il valore energetico e le quan-
tità di sostanze nutritive che possono essere considerati trascurabili” (art. 34.5).

“Una dicitura indicante che il contenuto di sale è dovuto esclusivamente al


sodio naturalmente presente può figurare, ove opportuno, immediatamen-
te accanto alla dichiarazione nutrizionale” (art. 30.1).

2.13.2. Dichiarazioni volontarie. La dichiarazione di cui al precedente


paragrafo può venire integrata, su base facoltativa, con l’indicazione delle
quantità di “uno o più dei seguenti elementi:

a) acidi grassi monoinsaturi,


b) acidi grassi polinsaturi,
c) polioli,
d) amido,
e) fibre,
f) i sali minerali o le vitamine elencati in Allegato XIII”, a condizione che essi
siano presenti in quantità significativa secondo quanto ivi previsto139 (art. 30.2).
Tali dichiarazioni - oltre alla forma di espressione per 100g/ml ed eventualmen-
te per porzione (art. 33.1.b) - possono venire espresse “quali percentuali delle
assunzioni di riferimento fissate nell’allegato XIII, parte A, punto 1” (art. 32.4).

Viene meno, rispetto al regime attuale, la possibilità di citare il valore del


colesterolo nell’alemento.

Per quanto riguarda gli alimenti non preimballati la dichiarazione nutri-


zionale – volontaria in linea di principio, fatte salve le disposizioni nazionali
applicabili140 - “può limitarsi:

a) al valore energetico; oppure


b) al valore energetico accompagnato dalla quantità di grassi, acidi grassi
saturi, zuccheri e sale” (art. 30.5). Non è richiesto l’utilizzo del formato ta-
bellare (art. 34.4).

Le bevande alcoliche sono esenti dall’obbligo di dichiarazione nutrizionale


obbligatoria.141 Quando tuttavia rechino una dichiarazione nutrizionale, il suo
contenuto può limitarsi al solo valore energetico (art. 30.4).

2.13.3. Informazioni nutrizionali sul campo visivo principale. Quando


l’etichettatura di un alimento preimballato contiene la dichiarazione nutri-
zionale obbligatoria, è consentito ripetere su base volontaria:
a) il valore energetico, oppure

139 Si veda l’Allegato XIII (Consumi di riferimento)


140 Si veda, a tale riguardo, quanto previsto all’art.44 del regolamento
141 Art. 16.4. Si veda la Parte II, paragrafo 3

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 44


b) il valore energetico accompagnato dalla quantità di grassi,
acidi grassi saturi, zuccheri e sale (art. 30.3).

Le suddette informazioni dovranno venire riportate in modo


chiaramente leggibile142 (con altezza mediana dei caratteri non
inferiore a 1,2mm per la ‘x’ minuscola)143 e posizionate sul cam-
po visivo principale144 (art. 34.3). Non è richiesto l’utilizzo del
formato tabellare (art. 34.4).

In tali ipotesi, i valori delle sostanze nutritive (ma non il valore energetico,
che deve in ogni caso venire riportato anche per 100g/ml, ai sensi dell’art.
33.2, capoverso)145 “e/o la percentuale delle assunzioni di riferimento”146
potranno venire espressi soltanto per porzione (art. 33.2).

2.13.4. Calcolo dei valori nutrizionali, e relative tolleranze. “Il valore


energetico è calcolato mediante i coefficienti di conversione elencati nell’al-
legato XIV” (art. 31.1).147

“Il valore energetico e le quantità di sostanze nutritive […] si riferiscono


all’alimento così com’è venduto. Se del caso, tali informazioni possono ri-
guardare l’alimento dopo la preparazione, a condizione che le modalità di
preparazione siano descritte in modo sufficientemente particolareggiato e
le informazioni riguardino l’alimento pronto per il consumo.” (art. 31.3).
L’operatore dichiara i “valori medi stabiliti, a seconda dei casi, sulla base:

a) dell’analisi dell’alimento effettuata dal fabbricante,


b) del calcolo effettuato a partire dai valori medi noti o effettivi relativi agli
ingredienti utilizzati, oppure
c) del calcolo effettuato a partire da dati generalmente stabiliti e accettati”
(art. 31.4).

La Commissione potrà inoltre adottare, mediante atti di esecuzione, norme


dettagliate per definire in modo uniforme le tolleranze “tra i valori dichiarati
e quelli constatati in occasione di controlli ufficiali”. (art. 31.4, capoverso).

2.13.5. GDA’s.148 Oltre alla forma di espressione per 100g/ml, “il valore
energetico e le quantità di sostanze nutritive […] possono essere espressi,

142 In caratteri la cui parte mediana (altezza della x), come definita in Allegato IV, è pari o superiore a 1,2
mm (ai sensi dell’art. 13.2)
143 In conformità all’articolo 13, paragrafo 2
144 “Parte principale del campo visivo: la parte del campo visivo di un imballaggio più probabilmente
esposta o visibile al consumatore al momento dell’acquisto e che permette al consumatore di
identificare immediatamente il carattere e la natura del prodotto e, eventualmente, il suo marchio di
fabbrica. Se l’imballaggio ha diverse parti principali del campo visivo, la parte principale del campo
visivo è quella scelta dall’operatore del settore alimentare” (art. 2.2.l)
145 Fatto salvo il caso di alimenti non preimballati, ai sensi dell’art. 33.3
146 Le c.d. GDA’s, si veda il successivo paragrafo 2.13.4
147 Si veda l’Allegato XIV (Coefficienti di conversione)
148 Si veda la Parte II, paragrafo 14.3 di identico titolo, e relative note

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 45


se del caso, per 100 g o 100 ml [e/o per porzione, ai sensi
dell’art. 33.1.c] quale percentuale delle assunzioni di riferimen-
to fissate nell’allegato XIII, parte B”149 (art. 32.4).

In tale ipotesi, in stretta prossimità alle suddette forme di


espressione “deve figurare la seguente dicitura supplemen-
tare: «Assunzioni di riferimento di un adulto medio (8.400
kJ/2.000 kcal)»” (art. 32.5).

2.13.6. Ulteriori forme di informazione nutrizionale. Vie-


ne introdotta la possibilità di indicare il valore energetico e le
quantità di sostanze nutritive “mediante altre forme di espres-
sione e/o […] usando forme o simboli grafici oltre a parole o
numeri, purché siano rispettati i seguenti requisiti:
a) si basano su ricerche accurate e scientificamente valide condotte presso i
consumatori e non inducono in errore il consumatore […],
b) il loro sviluppo deriva dalla consultazione di un’ampia gamma di gruppi
di soggetti interessati,
c) sono volti a facilitare la comprensione, da parte del consumatore, del
contributo o dell’importanza dell’alimento ai fini dell’apporto energetico e
nutritivo di una dieta,
d) sono sostenuti da elementi scientificamente validi che dimostrano che il
consumatore medio comprende tali forme di espressione o presentazione,
e) nel caso di altre forme di espressione, esse si basano sulle assunzioni di
riferimento armonizzate di cui all’allegato XIII [GDA’s, ndr] oppure, in man-
canza di tali valori, su pareri scientifici generalmente accettati riguardanti
l’assunzione di elementi energetici o nutritivi,
f) sono obiettivi e non discriminatori, e
g) la loro applicazione non crea ostacoli alla libera circolazione delle merci”
(art. 35.1).

A tal uopo, il regolamento prevede che “gli Stati membri possono racco-
mandare agli operatori del settore alimentare l’uso di una o più forme di
espressione o presentazione supplementari della dichiarazione nutrizionale
che ritengono soddisfare meglio i requisiti di cui al paragrafo 1, lettere da
a) a g)” (art. 35.2).150

Alcuni Paesi membri hanno creduto così di poter preservare i loro bizzar-
ri sistemi di [dis]informazione nutrizionale sintetica, come i traffic-lights in
Regno Unito, gli healthy logo nei Paesi Bassi, i keyhole system in Svezia,
Finlandia e Danimarca.151 Ma a ben vedere, nessuno di tali sistemi – a pre-
scindere da ogni illazione sul loro dichiarato fondamento scientifico – è con-

149 Si veda l’Allegato XIIII (Consumi di riferimento), parte B (Consumi di riferimento di elementi
energetici e di determinati elementi nutritivi diversi dalle vitamine e dai sali minerali - adulti)
150 Gli Stati membri devono inoltre monitorare l’utilizzo sui loro territori di tali forme di espressione
e presentazione supplementari, e fornire alla Commissione informazioni dettagliate (art. 35.2-3)
151 Si citano al riguardo gli articoli http://www.ilfattoalimentare.it/crociata-semafori-etichetta-regno-unito-
usa-e-ritorno.html e http://www.ilfattoalimentare.it/danimarca-romania-semafori-etichette-alimentari.html

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 46


forme al nuovo regolamento, per due ragioni:

• le “forme di espressione e presentazione supplementari” at-


tengono esclusivamente all’indicazione di “valore energetico e
le quantità di sostanze nutritive […]”152 (art. 35.1). E’ ammesso ad
esempio presentare le proteine con il logo di Popeye, ma non
anche esprimere un giudizio sulla presunta “salubrità” dell’ali-
mento in quanto ricco di proteine,153

• i sistemi citati, nell’esprimere giudizi sulle caratteristiche nutrizionali degli


alimenti, di fatto li discriminano in “buoni”, “meno buoni” e “cattivi”, e di
conseguenza ostacolano la libera circolazione delle merci.154

Entro sei anni dall’entrata in vigore del regolamento, “alla luce dell’espe-
rienza acquisita, la Commissione presenta una relazione al Parlamento euro-
peo e al Consiglio sull’uso di forme di espressione e presentazione supple-
mentari, sul loro effetto sul mercato interno e sull’opportunità di armoniz-
zare ulteriormente tali forme di espressione e presentazione.” (art. 35.5).155

2.13.7. Acidi grassi trans (TFA’s). Entro tre anni dall’entrata in vigore del
regolamento “la Commissione presenta, tenendo conto dei dati scientifici e
delle esperienze acquisite negli Stati membri, una relazione sulla presenza
di grassi trans negli alimenti e nella dieta generale della popolazione euro-
pea.156 La relazione è tesa a valutare l’impatto di strumenti opportuni che
potrebbero consentire ai consumatori di operare scelte più sane in merito
agli alimenti e alla dieta generale o che potrebbero promuovere l’offerta di
opzioni alimentari più sane ai consumatori, compresa, tra l’altro, la fornitura
di informazioni sui grassi trans o restrizioni al loro uso. Se del caso, la Com-
missione correda la relazione di una proposta legislativa” (art. 30.7).

Si richiamano le note critiche già espresse su tali disposizioni.157

152 Viene fatto riferimento alle sole sostanze nutritive di cui in tabella nutrizionale obbligatoria (grassi,
acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale) e facoltativa (acidi grassi monoinsaturi e/o
polinsaturi, polioli, amido, fibre, sali minerali e/o vitamine). Categoricamente esclusi, tra gli altri, gli
acidi trans-grassi (che pure sono considerati nei sistemi nazionali in questione)
153 L’indicazione delle virtù nutrizionali degli alimenti è infatti rigorosamente soggetta a regole comuni, al
preciso scopo di “garantire l’efficace funzionamento del mercato interno e un elevato livello di tutela
dei consumatori” (c.d. regolamento “claims”, reg. CE n. 1924/06, art. 1.1, su http://eur-lex.europa.eu/
LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CONSLEG:2006R1924:20100302:IT:PDF)
154 In palese contrasto non solo con le condizioni di cui all’art. 35.2, punti ‘f’ e ‘g’, ma con la stessa
scienza nutrizionale, secondo cui non sono i singoli cibi ad essere più o meno adeguati ma è la
dieta nel suo complesso - da valutarsi su base periodica, giornaliera e settimanale - a dover essere
equilibrata e varia
155 NB: dove si andrà a finire? I consumatori europei devono ancora venire aiutati a comprendere le
informazioni nutrizionali prescritte dal regolamento e a farne buon uso, ma già si prevedono ulteriori
complicazioni del quadro informativo? Poveri loro (!)
156 L’EFSA si è già pronunciata a tale riguardo nel 2008, nella propria opinione sui profili nutrizionali
relativi agli alimenti (si veda http://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/pub/644.htm), annotando
che l’impiego di ingredienti che recano acidi trans-grassi è già stato ridotto, in Europa, in misura
significativa. Grazie alle iniziative volontarie adottate dall’industria in tal senso
157 Si veda la Parte II, paragrafo 14.5, di pari oggetto, secondo capoverso

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3. Informazioni facoltative.
Per le informazioni facoltative, come per
quelle obbligatorie, valgono i requisiti ge-
nerali di precisione (veridicità e dimostrabi-
lità), chiarezza (e non-ingannevolezza), facile
comprensibilità per il consumatore medio.158

Il regolamento specifica che tali informazio-


ni non devono essere ambigue né arrecare
confusione al consumatore e che, se del
caso, devono essere “basate sui dati scienti-
fici pertinenti” (art. 36.2).

La Commissione è incaricata di adottare atti


di esecuzione “per le seguenti informazioni
volontarie sugli alimenti:
a) informazioni relative alla presenza eventuale e non intenzionale nei
prodotti alimentari di sostanze o prodotti che provocano allergie o intol-
leranza,159
b) informazioni relative all’idoneità di un alimento per vegetariani o ve-
gani,160
c) indicazione delle assunzioni di riferimento per un gruppo o gruppi specifi-
ci di popolazione oltre alle assunzioni di riferimento di cui all’allegato XIII”161
(art. 36.3).162

La Commissione ha inoltre facoltà di introdurre regole su altri casi di infor-


mazioni volontarie sui prodotti alimentari (art. 36.4).163

Quanto alle modalità di presentazione, si prescrive che “le informazioni vo-


lontarie sugli alimenti non possono occupare lo spazio disponibile per le
informazioni obbligatorie sugli alimenti” (art. 37).164

58 Si veda il precedente paragrafo 1 (Principi generali)


1
159 Vale a dire, criteri e modalità per esprimere informazioni del tipo “può contenere (tracce di) …
(sostanza allergenica)”, sulla scia delle Linee guida predisposte a tal uopo dalla Food Standards
Agency nel Regno Unito (si veda http://www.food.gov.uk/multimedia/pdfs/publication/
allergenlabelguidance09.pdf)
160 Anche su questo tema si cita l’esempio delle Linee guida “Clear Food Labelling”, predisposte dalla
Food Standards Agency (su http://tna.europarchive.org/20100910172942/http://www.food.gov.uk/
foodindustry/guidancenotes/labelregsguidance/clearfoodlabelling)
161 E’ l’ipotesi, ad esempio, delle GDA’s riferite ai bambini, per i prodotti a loro destinati
162 “In attesa dell’adozione delle disposizioni dell’Unione di cui all’articolo 36, paragrafo 3, lettera c), gli
Stati membri possono adottare misure nazionali relative all’indicazione volontaria delle assunzioni di
riferimento per gruppi specifici di popolazione” (art. 43 - Indicazione volontaria delle assunzioni di
riferimento per gruppo o gruppi specifici di popolazione)
163 La Commissione potrebbe ad esempio precisare le condizioni d’utilizzo di diciture quali “naturale”,
“ingredienti naturali” (es. Linee guida Food Standard Agency, UK, su http://www.food.gov.uk/
multimedia/pdfs/fresh.pdf) , “prodotto artigianale” (es. Circ. Min. Attività Produttive 10.11.03 n.
168), etc.
164 Se pure la ratio di questa previsione possa risultare condivisibile, le sue implicazioni pratiche sono
tutte da chiarire. A maggior ragione in quanto il nuovo regolamento ha già introdotto chiare regole
sui criteri di leggibilità delle informazioni obbligatorie (si vedano il precedente paragrafo 2 e la Parte
II, paragrafo 8)

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 48


Vale infine la pena di ricordare due elementi:

• l’applicazione del reg. CE n. 1924/06 a tutte le indicazioni su proprietà nu-


trizionali e relative alla salute nell’informazione commerciale degli alimenti
(c.d. nutrition & health claims),165

• gli impegni assunti su base volontaria da parecchi operatori della filiera


alimentare, in particolare nell’ambito di piattaforme europee di lavoro come
la “EU Platform for Action on Diet, Physical Activity and Health”.166

4. Controlli e sanzioni.

4.1. Controlli pubblici ufficiali. Come si è visto, il regolamento affida agli


Stati membri la responsabilità di gestire i controlli ufficiali sull’informazione
al consumatore con le stesse modalità previste per i controlli sulla sicurezza
alimentare.167

Un grande passo avanti a garanzia dell’effettivo e uniforme rispetto delle re-


gole nell’intero Mercato unico, considerato che tale responsabilità comporta
la designazione delle autorità deputate al coordinamento su scala nazionale
dei controlli, i quali dovranno venire affidati a organismi appositamente for-
mati, nel rispetto di procedure documentate ed efficaci.

L’autorità designata da ogni Stato membro dovrà quindi redigere bilanci


consuntivi annuali sulle verifiche effettuate e, a seguito della loro analisi (lo-
calizzazione, categorie di operatori, prodotti e filiere maggiormente interes-
sate da non-conformità), programmare i controlli per gli esercizi a seguire.

La Commissione europea a sua volta potrà “controllare i controllori”, sia me-


diante supervisione dei rendiconti e dei programmi, sia attraverso visite ispet-
tive (audit) atte a verificare l’efficacia dei controlli eseguiti sui diversi territori.

Le informazioni commerciali relative agli alimenti rilevano poi sotto due ul-
teriori profili:
• la lealtà della concorrenza tra imprese, e la correttezza delle loro pratiche
commerciali nei confronti dei consumatori finali,
• la responsabilità della comunicazione pubblicitaria.

165 Alcuni problemi, relativi all’applicazione del regolamento claims, sono segnalati su http://www.
ilfattoalimentare.it/indicazioni-salutistiche-in-etichetta-in-attesa-di-sintonia.html?searched=sint
onia&advsearch=oneword&highlight=ajaxSearch_highlight+ajaxSearch_highlight1, http://www.
ilfattoalimentare.it/prodotti-erboristici-lue-detta-nuove-regole.-ma-resta-più-semplice-registrare-un-
farmaco-vegetale-che-un-alimento.html?searched=sintonia&advsearch=oneword&highlight=ajaxSear
ch_highlight+ajaxSearch_highlight1
166 Si vedano http://ec.europa.eu/health/nutrition_physical_activity/platform/index_en.htm, http://www.
ilfattoalimentare.it/la-piattaforma-europea-su-dieta-attivit.html e le note critiche espresse su http://
ilfattoalimentare.it/kelloggs-e-nestl%C3%A9-reclamizzano-i-loro-prodotti-nei-programmi-tv-per-
bambini-%C3%A8-corretto.html
167 Si veda la Parte II, Novità, paragrafo 18 (Controlli)

L’ETICHETTA - PARTE III - PAG. 49


4.2. Concorrenza e pratiche commerciali leali
In ogni Stato membro dell’Unione europea la vigilanza sulle regole
a tutela di concorrenza e lealtà delle pratiche commerciali è affidata
a organi istituzionali o ad autorità indipendenti,168 come è in Italia
l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (AGCM).169 Sotto
la supervisione della Commissione europea, Direzione Generale per
la Concorrenza e - per quanto concerne le pratiche commerciali sle-
ali – della Direzione Generale per la Salute e i Consumatori.170

Tali autorità intervengono su segnalazione dei consumatori, delle imprese


o delle loro rappresentanze, ma anche – quando la normativa nazionale lo
consente - d’ufficio (vale a dire, di propria iniziativa).171

All’apertura del procedimento segue un’attività istruttoria e, in caso siano


riscontrate violazioni, l’autorità può:

• ingiungere al responsabile di rimediare il danno. Vale a dire, eliminare o


correggere l’informazione (es. etichette, pubblicità) ritenuta scorretta,172

168 Autorità indipendenti rispetto ai poteri politico, legislativo e giudiziario, nda


169 In Regno Unito la “Competition Commission” e lo “Office for Fair Trading”, in Francia la “Autorité
de la Concurrence”, in Germania la “Bundeskartellamt” e la “Bundesamt für Verbraucherschutz
und Lebensmittelsicherheit” (Agenzia federale per la protezione del consumatore e la sicurezza dei
prodotti alimentari), in Spagna la “Comision Nacional de la Competencia”, lo ”Instituto Nacional del
Consumo” e le comunità locali autonome, etc.
170 Si veda http://ec.europa.eu/competition/index_en.html
171 L’AGCM contribuisce di fatto a chiarire i criteri da seguire per una corretta informazione dei
consumatori, talora anche in anticipo rispetto a regole specifiche. Si pensi al caso dei c.d. “nutrition
& health claims”: prima ancora dell’applicazione del reg. CE n. 1924/06 l’AGCM si è riferita alle
indicazioni del Ministero della Salute e dell’Istituto Nazionale di Ricerca su Alimenti e Nutrizione
(INRAN) per definire alcuni principi essenziali. Anzitutto il divieto di promuovere l’idoneità dei
prodotti alimentari a curare patologie come stipsi, ulcere, disturbi sessuali o malattie cardiovascolari
(PI/3588-2002, PI/4563-2004, PI/6008-2007, PB/582 e PS/3689 del 2010). Inoltre, il divieto di
pubblicizzare l’efficacia di determinati alimenti a produrre effetti quali la riduzione dell’assorbimento
delle calorie, del colesterolo o dell’invecchiamento cellulare, senza riferire alla necessità di un regime
alimentare equilibrato abbinato a una regolare attività fisica (PI/3128, PI/3418, PI/3162, PI/3323,
PI/2551B e PI/3495 del 2001, PI/3742, PI/3803, PI/3849 e PI/3588 del 2002, PI/4257, PI/3972,
PI/4258 e PI/4214 del 2003, PI/4519, PI/4355 e PI/4398 del 2004, PI/4944, PI/4681, PI/4495, PI/4597,
PI/4783, PI/4850 e PI/4868 del 2005, PS/195 e PS/917del 2008, PS/5595 del 2010). E ancora, il
dovere di fornire idonee avvertenze sulle potenziali pericolosità dei prodotti (PI/2551B, PI/3162,
PI/3348 e PI/3128 del 2001, PI/2551C; PI/3634; PI/3588; PI/3776 e PI/3778 del 2002, PI/5001 del
2005, PI/6008 del 2007 e PS/3689 del 2010).
Circa l’ingannevolezza delle etichette alimentari, si segnalano alcune importanti pronunce dell’AGCM,
quali PS/5582, PS/5851, PS/6425, PS/6691, PS/6813, PS/6863, PS/6892 (2011), PS/411 e PB/11
(2008), PI/5375, PI/5156, PI/5216 (2006), PI/4767 (2005), PI/4590 (2004), PI/4237 (2003), PI/3894,
PI/3709, PI/3614, DP/4373 (2002), DP/4162, DP/4165, PI/3458, DP/4921 (2001). In materia di prodotti
tradizionali e protezioni geografiche, PS/4850 (2011), PI/4817, PI/4818, PI/4819, PI/4847 (2005),
PI/4087, PI/4162, PI/3997 (2003). Per consultare i citati provvedimenti è sufficiente inserire il loro
numero e anno nel campo di ricerca su http://www.agcm.it/consumatore/consumatore-delibere.html
172 Si citano a esempio i provvedimenti PI/3634 E PI/3742 (2001), mediante i quali l’AGCM ha sospeso
d’ufficio la diffusione di alcuni messaggi pubblicitari. E i provvedimenti PI/4519 (2004), PI/6008,
PI/6088 (2007) laddove l’Autorità, oltre a sospendere la pubblicità, ha imposto all’operatore di
diffondere una dichiarazione di rettifica. L’AGCM, nell’imporre all’operatore di eliminare o correggere
le violazioni riscontrate, fissa un termine congruo (90 giorni, in genere). Se l’AGCM verifica che,
decorso il termine, l’impegno dell’operatore si è rivelato inesistente o insufficiente, irroga una
ulteriore sanzione pecuniaria, come nel caso PI/5156 del 2007, seguito dal provvedimento PI/19 dello
stesso anno

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• condannarlo al pagamento di una sanzione pecuniaria
(in Italia, tra i 5.000 e 500.000 euro).173

Le autorità pubblicano regolarmente sia i propri provve-


dimenti,174 sia le proprie relazioni annuali,175 per consen-
tire agli operatori di maturare idonea sensibilità e ai legi-
slatori di intervenire con regole ad hoc.

Sono inoltre disponibili alcuni strumenti per la risoluzione


non contenziosa dei conflitti tra le imprese, o tra queste
e i consumatori. In Italia:

• l’assunzione di impegni: l’operatore, nel corso dell’istrut-


toria, può proporre all’autorità di assumere precisi impegni (es. rimozione o
correzione della pratica commerciale sotto esame). Se l’autorità ritiene gli
impegni sufficienti, può archiviare il caso a seguito di verifica del loro effet-
tivo adempimento,

• la moral suasion: al di fuori dei casi di particolare gravità l’autorità può


adottare una procedura informale, invitando l’impresa a rettificare la pratica
commerciale ritenuta scorretta.176 Nell’accogliere l’invito, l’impresa di fatto
rinuncia a difendere la propria condotta e tuttavia si sottrae al rischio di gravi
sanzioni pecuniarie (il cui impatto sulla reputazione potrebbe risultare assai
più grave).

4.3. Comunicazione pubblicitaria responsabile.

La comunicazione commerciale rivolta al pubblico è controllata dalle auto-


rità indipendenti, come abbiamo visto nel precedente paragrafo, ma anche
da organismi di auto-tutela.

La “European Advertising Standard Alliance” (EASA)177 coordina una rete


europea di organismi di autodisciplina, tra i quali l’Istituto di Autodisciplina

173 Si vedano, ad esempio, http://www.ilfattoalimentare.it/pubblicita-ingannevole-mangostano-xango-


multata-antitrust-succo-efficace-malattie-cancro-alzheimer.html, http://www.ilfattoalimentare.it/
ingannevole-pubblicità-vini-giordano-70-mila-euro-multa-2011-antitrust-250-mila-euro-consumatori.
html
174 Il bollettino settimanale dell’AGCM è disponibile su http://www.agcm.it/bollettino-settimanale.html
175 Si veda http://www.agcm.it/relazioni-annuali.html
176 Non è attualmente prevista la pubblicazione degli interventi di moral suasion, ma l’AGCM sta
considerando anche tale ipotesi (si veda http://www.ilfattoalimentare.it/lantitrust-studia-modifiche-
alla-moral-suasion-pi.html). La Relazione annuale 2008 dell’AGCM peraltro riporta alcuni esempi di
esercizio della moral suasion per eliminare alcune scorrettezze di gravità relativamente modesta: si è
ottenuta l’eliminazione di diciture quali “senza residui nocivi” e “dal primo anno di età” dall’etichetta
di un succo di frutta; è stata rimossa l’indicazione “brucia i grassi”, riferita a una barretta sostitutiva
del pasto; è stato cancellato l’acronimo “DOC” da un alimento, per escludere ogni possibile
confusione con l’origine controllata dei prodotti vitivinicoli; infine, si è messo da parte il vanto di
“unicità” di una bevanda priva di grassi idrogenati (!)
177 Si veda http://www.easa-alliance.org

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Pubblicitaria (IAP)178 in Italia, la “Advertising Standard Authori-
ty” in Regno Unito, il “Deutscher Werberat” in Germania e vari
altri.179 Con l’obiettivo di armonizzare le procedure, i metodi di
valutazione e di intervento, in vista di una tutela omogenea dei
consumatori nel Mercato unico.

Tali organismi sono costituiti da collegi di esperti, indipenden-


ti dal settore pubblicitario, i quali valutano la comunicazione
commerciale degli operatori. Intervengono su segnalazione ovvero di pro-
pria iniziativa. Al termine dell’istruttoria e del giudizio, il collegio può:

• intimare all’operatore di interrompere subito la diffusione di un messaggio


ritenuto non conforme ai codici di autodisciplina,
• nei casi più gravi o quando l’ordine non sia stato eseguito, ordinare la pub-
blicazione di un estratto della decisione. Per rendere noto ai consumatori e
agli altri operatori l’esito del giudizio.180

Il sistema si basa sulla volontà degli operatori, preventivamente espressa, di


accettare l’esito dei giudizi e conformarsi agli indirizzi e alle decisioni. In Italia,
possono decidere di aderire all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP):

• singole imprese (direttamente, o tramite le proprie associazioni di categoria),


• agenzie di comunicazione,
• imprese e associazioni radiotelevisive,
• organi di stampa,
• imprese concessionarie,
• aziende del settore delle affissioni,
• imprese e associazioni che si occupano di comunicazione sul web,
• aziende coinvolte nella pubblicità sociale.

In concreto, l’efficacia di questo sistema supera ogni aspettativa: in Italia ad


esempio, grazie a un’ampia serie di vincoli sia associativi che contrattuali,
lo IAP controlla oltre il 90 % del volume degli investimenti pubblicitari sui
mezzi tradizionali. E i tempi di giudizio sono assai brevi (in media, tre setti-
mane).181

I settori oggetto di maggiore attenzione da parte dello IAP sono quelli dei
prodotti cosmetici, di integratori alimentari e prodotti dietetici, medicinali,
trattamenti estetici, operazioni finanziarie, turismo e giocattoli.

178 Si veda www.iap.it


179 Per l’elenco completo, si veda http://www.easa-alliance.org/page.aspx/55
180 Le decisioni dello IAP sono pubbliche e disponibili on line (http://www.iap.it/it/indingiu.htm). In
ambito alimentare si citano, tra le altre, le Pronunce n. 96, 66, 44, 15 (2011), n. 132, 24 (2010), n. 122,
117, 109, 33, 18 (2009) e le Ingiunzioni n. 104, 100, 13 (2011), n. 92 (2010), n. 82, 15 (2009)
181 Per alcuni recenti esempi di pronunce dello IAP, si vedano
http://www.ilfattoalimentare.it/coca-cola-giurì-lorella-cuccarini-pubblicità-mascherata.html,
http://www.ilfattoalimentare.it/pubblicità-ingannevole-detokal-dimagrire.html,
http://www.ilfattoalimentare.it/pubblicità-ingannevole-birra-corona-censura-giurì.html,
http://www.ilfattoalimentare.it/giurì-pubblicità-censura-revidox-integratore-alimentare.html

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5. Conclusioni

Il regolamento ha definito una serie di principi, che innovano solo in parte


la disciplina attuale. La definizione delle regole di dettaglio, in molte aree,
è affidata a ulteriori atti di esecuzione che sono stati delegati dal legislato-
re alla Commissione europea. Altre prescrizioni verranno messe a punto a
seguito di apposite valutazioni d’impatto e relazioni della Commissione (al
Parlamento europeo e al Consiglio), che potranno venire accompagnate da
apposite proposte regolative.

La presente analisi dovrà quindi venire aggiornata nei tre-cinque anni a far
data dall’entrata in vigore del regolamento.

Per ora, è solo possibile annotare come allo straordinario impiego di risorse
(pubbliche e private) richiesto per tale riforma182 non è conseguito un prov-
vedimento chiaro, completo e coerente come si sarebbe potuto sperare.

Un ringraziamento, per i preziosi contributi all’analisi del regolamento, va


agli amici Domenico Stirparo, Dirk Jacobs, Luigi Tozzi e Marco Mongillo.

Dario Dongo

182 Per un’idea della complessità e onerosità della riforma, si richiamano gli articoli in cui sono state
riprese le sole ultime fasi del dibattito politico:
http://www.ilfattoalimentare.it/le-etichette-di-bruxelles.html, http://www.ilfattoalimentare.it/le-
ipotesi-sulle-nuove-etichette-formulate-dal-parlamento-europeo.html, http://www.ilfattoalimentare.
it/indicazione-dorigine-accordo-tra-i-governi-degli-stati-membri-e-la-commissione-europea.html,
http://www.ilfattoalimentare.it/nuove-regole-europee-per-le-etichette-dei-prodotti-alimentari-
origine-obbligatoria-per-polli-carne-di-maiale-e-ovini.html, http://www.ilfattoalimentare.it/consiglio-
agricoltura-ue-lorigine-dovrà-essere-indicata-anche-sulle-carni-suine-ovine-caprine-e-avicole.html,
http://www.ilfattoalimentare.it/etichette-alimentari-sicurezza-origine-e-più-informazioni-chiede-la-
commissione-envi-del-parlamento-europeo.html, http://www.ilfattoalimentare.it/etichette-alimentari-
tabella-nutrizionale-novità-commissione-origine-scadenza-acidi-trans-oli-grassi.html

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Editore: ilfattoalimentare.it, Via Soperga, 18 - 20127 Milano
Progetto grafico e impaginazione: Studio Grafica & Immagine
Ricerca fotografica: Mariateresa Truncellito
Prima edizione: novembre 2011
Diritti: tutti i diritti sono riservati
Foto: Photos.com

Note sull’autore:
Dario Dongo (Genova 1971), avvocato e pubblicista, ha iniziato a occuparsi di diritto
alimentare nel 1993 prima come libero professionista, poi nel Gruppo Eridania-beghin-Say.
Dal 2002 lavora in Federalimentare, con il ruolo di responsabile delle politiche europee.

Rappresenta “FoodDrinkEurope” nei Comitati Tecnici internazionali ISO TC34/SC17


“Food Safety Management” e “Global Food Safety Initiative”). Autore dei libri “Etichette
e pubblicità, principi e regole” (Edagricole-Sole24Ore, 2004), “Sicurezza alimentare e
rintracciabilità, manuale operativo” (Agrisole-Sole24Ore, 2005).

Scrive su: ilfattoalimentare.it, Alimenti & Bevande, Agrisole, Alimenta e collabora con
alcune università.

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