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ilfattoalimentare.it
“Penso che lo scandalo maggiore sia economico: è quello
delle disuguaglianze sociali, della giustapposizione di
estrema ricchezza ed estrema povertà su un pianeta interconnesso.
Dario
L’ETICHETTA / PAG. 1
Oggi in Somalia un milione e mezzo di bambini ha urgente bisogno di as-
sistenza umanitaria e la comunità internazionale non è in grado di fronteg-
giare l’emergenza.
Roberto La Pira
Novembre 2011 Direttore ilfattoalimentare.it
L’ETICHETTA / PAG. 2
Ringraziamo tutti coloro che hanno aderito al progetto
Avvocato Vito Rubino Studio Avvocato Andreis e Associati Studio Avvocato Neva Monari
Università Piemonte Orientale Torino - Milano - Bruxelles Torino
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Indice
PARTE I - INTRODUZIONE 7
2. Le occasioni mancate 10
2.1 Limiti alla legislazione concorrente degli Stati membri 10
2.2 Database di tutte le norme pregresse applicabili a etichette
e pubblicità degli alimenti 11
2.3 Alimenti c.d. preincartati 12
2.4 Informazioni nutrizionali, continuità con gli schemi esistenti 12
PARTE II - NOVITA’ 14
1. Campo di applicazione 14
1.1 Alimenti non preconfezionati 14
1.2 Pubblici esercizi, mense, catering 15
1.3 Informazioni B2B 15
1.4 Vendite a distanza 15
2. Legislazione concorrente 16
2.1 Informazioni obbligatorie ulteriori 16
2.2 Prescrizioni nazionali su origine e provenienza 17
3. Bevande alcoliche 17
7. Denominazione di vendita 19
7.1 “Scongelato” 19
7.2 “Ingrediente sostitutivo” 19
7.3 Acqua aggiunta a carni o pesci 19
7.4 “Carne ricomposta” e “pesce ricomposto” 20
7.5 Insaccati, involucro non edibile 20
8. Leggibilità 20
9. Ingredienti 21
9.1 Allergeni 21
9.2 Oli e grassi vegetali 21
9.3 Oli e grassi di origine animale 21
9.4 Acqua e ingredienti volatili aggiunti 21
9.5 Caffeina 22
9.6 Aromi 22
9.7 Nano-materiali 22
16. Micro-confezioni 28
18. Controlli 28
19. Tempi 29
1. Principi generali 30
1.1 Principio di non-ingannevolezza 31
1.2 Requisiti linguistici 31
2. Informazioni obbligatorie 31
2.1 Denominazione dell’alimento 32
2.2 Elenco degli ingredienti 33
2.2.1 Indicazione degli ingredienti 33
2.2.2 Alimenti esenti dall’obbligo di elencare gli ingredienti 34
2.2.3 Sostanze esentate dall’elenco degli ingredienti 34
2.3 Etichettatura di alcune sostanze o prodotti che provocano
allergie o intolleranze 35
2.3.1 Elenco delle sostanze allergeniche 35
2.3.2 Modalità di indicazione 35
2.4 Quantità di taluni ingredienti o categorie di ingredienti 36
2.5 Quantità netta dell’alimento 36
2.6 Termine minimo di conservazione o data di scadenza 37
2.7 Data di congelamento 38
2.8 Condizioni particolari di conservazione e/o condizioni d’impiego 38
2.9 Nome o ragione sociale e indirizzo dell’operatore 39
2.10 Paese d’origine e luogo di provenienza 39
2.10.1 Regola di base 39
2.10.2 Origine o provenienza del prodotto diversa da quella
dell’ingrediente primario 40
2.10.3 Origine delle carni 40
2.10.4 Origine di altre categorie di prodotti 41
2.11 Istruzioni per l’uso 42
2.12 Bevande alcoliche, titolo alcolometrico 42
2.13 Dichiarazione nutrizionale 43
2.13.1 Dichiarazione nutrizionale obbligatoria 43
2.13.2 Dichiarazioni volontarie 44
2.13.3 Informazioni nutrizionali sul campo visivo principale 44
2.13.4 Calcolo dei valori nutrizionali, e relative tolleranze 45
2.13.5 GDA’s 45
2.13.6 Ulteriori forme di informazione nutrizionale 46
2.13.7 Acidi grassi trans (TFA’s) 47
3. Informazioni facoltative 48
4. Controlli e sanzioni 49
4.1 Controlli pubblici ufficiali 49
4.2 Concorrenza e pratiche commerciali leali 50
4.3 Comunicazione pubblicitaria responsabile 51
5. Conclusioni 53
La lettura può anche offrire alcuni utili spunti ai consumatori più attenti,
per conoscere e comprendere le caratteristiche degli alimenti loro offerti in
vendita.
1) introduzione,
2) novità del regolamento,
3) analisi del nuovo regime d’informazione al consumatore relativa ai pro-
dotti alimentari.
1 Direttiva consolidata in dir. 2000/13/CE e successive, da ultimo dir. 2008/5/CE (recepite in Italia
con d.lgs. 27.1.92 n. 109 e seguenti modifiche)
E’ poi risultato necessario precisare che gli obiettivi generali di questo in-
sieme di regole non sono limitate alla libera circolazione delle merci nel
Mercato unico (art. 3.2), ma si estendono alla protezione della salute e
degli interessi dei consumatori (art. 3.1).
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1.2. Certezza del diritto. Tre decadi
di applicazione di normative nazio-
nali che recepivano i principi comuni
sono valse a evidenziare la necessità
di regole non solo armonizzate bensì
identiche.
2. Le occasioni mancate
Per onestà intellettuale bisogna anche annotare le aree di miglioramento che
il legislatore europeo ha trascurato in questa grande occasione di riforma:
Già nel 2006 peraltro l’Industria alimentare europea così come quella ita-
liana, rispettivamente rappresentate da FoodDrinkEurope e Federalimen-
tare, hanno assunto l’impegno di inserire sulle etichette di tutti i prodotti
alimentari – su base volontaria – una tabella nutrizionale (a 4 o a 8 elementi,
secondo gli schemi previsti in dir. 1990/496/CEE) accompagnata, ove del
caso, da un’informazione nutrizionale di sintesi che esprime l’apporto di una
porzione di alimento in termini percentuali rispetto al fabbisogno medio
giornaliero. Informazione nota come “quantità giornaliera indicativa” (in in-
13 A proposito di deroghe ingiustificate a favore della Grande Distribuzione Organizzata (GDO), vale la
pena ricordare che il legislatore europeo ha esentato la grande distribuzione anche dall’applicazione
delle regole igieniche supplementari stabilite a garanzia della sicurezza dei prodotti di origine animale
(reg. CE n. 853/04, regolamento c.d. Igiene 2)
14 Dir. 90/496/CEE e ulteriori modifiche (recepita in Italia con d.lgs. n. 77/1993)
15 I c.d. nutrition & health claims (indicazioni nutrizionali e relative alla salute) sono attualmente
disciplinati dal reg. (CE) n. 1924/06 e successive modifiche
Segue una breve disamina dei suoi elementi essenziali, con annotazione in
colore rosso di alcune criticità:
1. Campo di applicazione
Il regolamento si applica a tutti i prodotti destinati al consumatore finale, ivi
compresi quelli somministrati dalle collettività (es. ristoranti, mense, ospe-
dali, catering),19 nonché quelli destinati alle collettività (art. 1.3, art. 8.7).
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Ne consegue che gli operatori economici e i con-
sumatori si troveranno di fronte a 27 sistemi diffe-
renziati di doveri e di diritti. Una situazione del tutto
distonica rispetto agli obiettivi generali del regola-
mento.21
1.4. Vendite a distanza. L’operatore è tenuto a fornire una parte delle in-
formazioni obbligatorie sul materiale a sostegno della vendita a distanza (es.
sito web per le vendite online, depliant per quelle telefoniche) o con altri
mezzi appropriati (art. 14.1.a). Tutte le informazioni obbligatorie devono poi
venire offerte in fase di consegna (art. 14.1.b).25
21 Si veda Parte I, paragrafo 2.1 (Le occasioni mancate – limiti alla legislazione concorrente
degli Stati membri), ultimo capoverso
22 Business to business. Ci si riferisce alle informazioni da trasferire in occasione delle forniture
di prodotti dall’operatore del settore alimentare ad altri operatori commerciali, i quali a loro volta
forniranno o serviranno alimenti al consumatore finale
23 Si veda la successiva Parte III, paragrafo 2 (Informazioni obbligatorie)
24 “se si può garantire che tali documenti accompagnano l’alimento cui si riferiscono o sono stati inviati
prima o contemporaneamente alla consegna”
25 Tali requisiti inspiegabilmente non si applicano “agli alimenti messi in vendita tramite distributori
automatici o locali commerciali automatizzati” (art. 14.3)
26 Si veda la Parte I, paragrafo 2.1 (Le occasioni mancate - Limiti alla legislazione concorrente
degli Stati membri)
27 Si veda il Capitolo VI del regolamento (Disposizioni nazionali)
28 Si veda l’art. 38 del regolamento (Disposizioni nazionali)
29 Si veda l’articolo 39 (Disposizioni nazionali sulle indicazioni obbligatorie complementari)
• un diverso appeal dei prodotti (poiché i consumatori dei vari Paesi, in ac-
cordo con le rispettive politiche nazionali, possono venire indotti a preferire
gli alimenti che presentino determinati requisiti la cui informazione sia ivi
imposta come obbligatoria).
3. Bevande alcoliche
La generalità delle bevande alcoliche (>1,2% vol.), in quanto soggette ad
apposita e distinta disciplina comunitaria, rimane esentata dagli obblighi di
indicazione degli ingredienti e di informazioni nutrizionali (art. 16.4).
5.1. Informazioni nello stesso campo visivo. E’ utile ricordare che devono
venire collocate nello stesso campo visivo la denominazione di vendita, la
quantità netta e ove del caso il titolo alcolometrico (art. 13.5).
Rispetto alla disciplina attuale, viene meno l’obbligo di riportare nel suddet-
to campo visivo il termine di durabilità del prodotto. Un’omissione ingiusti-
ficata, considerato il significato essenziale di tale informazione.31
30 Frattanto, “in attesa dell’adozione delle disposizioni dell’Unione di cui all’articolo 16, paragrafo 4,
gli Stati membri possono mantenere disposizioni nazionali per quanto riguarda l’elencazione
degli ingredienti delle bevande con contenuto alcolico superiore all’1,2% in volume”
(art. 41 – Bevande alcoliche)
31 Il regolamento anzi prevede la possibilità di indicare il termine di durabilità facendo richiamo
ad altra parte dell’etichetta ove esso sia stampato (si veda la successiva Parte III, paragrafo 2.6,
Termine minimo di conservazione o data di scadenza)
7. Denominazione di vendita
Come già previsto nella legislazione attuale, questa deve essere accompa-
gnata dalla precisazione delle condizioni fisiche o del trattamento subito dal
prodotto,32 qualora l’omissione di tale indicazione possa indurre in errore il
consumatore (All. VI, parte A, punto 1).
Le novità:
8. Leggibilità34
Il regolamento chiarisce che alla leggibilità delle informazioni in etichetta
contribuiscono diversi fattori, tra cui “le dimensioni del carattere, la spazia-
tura tra lettere e righe, lo spessore, il tipo di colore, la proporzione tra lar-
ghezza e altezza delle lettere, la superficie del materiale nonché il contrasto
significativo tra scritta e sfondo” (art. 2.2.m).35
9.2. Oli e grassi vegetali. Queste diciture dovranno venire seguite dalla
specifica indicazione della natura degli oli e grassi specificamente utilizzati.38
Quando si usano miscele, è ammessa la dicitura “in proporzione variabile”
in alternativa alla citazione in ordine decrescente di peso (All. VII, parte A,
punti 8 e 9).
39 Dir. 2002/67/CE, recepita in Italia con d.lgs. 181/2003 (intervenuto a modifica del d.lgs. 109/92)
40 «Nanomateriale ingegnerizzato»: materiale prodotto intenzionalmente e caratterizzato da una o più
dimensioni dell’ordine di 100 nm o inferiori, o che è composto di parti funzionali distinte, interne
o in superficie, molte delle quali presentano una o più dimensioni dell’ordine di 100 nm o inferiori,
compresi strutture, agglomerati o aggregati che possono avere dimensioni superiori all’ordine di 100
nm, ma che presentano proprietà caratteristiche della scala nanometrica
41 Reg. (CE) n. 258/97, attualmente in corso di revisione. Si veda http://www.ilfattoalimentare.it/novel-
foods-gli-alimenti-da-animali-clonati-fanno-saltare-il-negoziato-per-un-nuovo-regolamento.html
42 Rimane da chiarire come tale obbligo potrà venire conciliato con le previsioni di cui al precedente
paragrafo 9.4
43 “Termine minimo di conservazione” è una traduzione impropria, che perdura da oltre trent’anni
nei testi italiani, del concetto di “termine minimo di durabilità” espresso nel testo originale francese
della direttiva 112/79/CEE
44 Ai sensi del reg. (CE) n. 178/02, c.d. General Food Law, art. 18 (si vedano al proposito le Linee
Guida di Federalimentare per la rintracciabilità dei prodotti alimentari, su www.federalimentare.it,
area “Documenti”, voce “Linee Guida”)
45 Il nuovo regolamento, nel riferire al Paese d’origine del prodotto (all’art. 2.2.g), richiama infatti
il c.d. Codice doganale comune, reg. (CE) n. 2913/1992, art. 23-26
Le novità:
Si precisa a tal fine che la sola indicazione del nome e sede dell’operatore
non si qualifica come “indicazione d’origine” e quindi non fa scaturire il pre-
detto obbligo (art. 25.3).
51 In essenza carni equine, asinine o mulesche, alcuni volatili (es. piccioni), coniglio, cacciagione, rane e
lumache. Oltre a lardo e frattaglie, in quanto tecnicamente esclusi dalla definizione di “carne”
52 Unprocessed foods, come definiti nel reg. CE n. 852/04 (c.d. regolamento Igiene 1)
53 Esemplare in questo senso è la crisi dell’olivicoltura in Spagna, primo Paese produttore, ove
l’indicazione dell’origine delle olive degli oli vergini ed extra-vergini non è servita a influenzare le
aggressive politiche di prezzo della grande distribuzione (si veda l’articolo “Squeeze hits Spanish olive
farmers”, di Miles Johnson da Madrid su Financial Times, 1.5.11)
54 Si segnalano, al riguardo, alcuni articoli: http://www.ilfattoalimentare.it/grande-distribuzione-
concorrenza-sleale-europarlamento-strapotere.html, http://www.ilfattoalimentare.it/il-coordinamento-
europeo-via-campesina-contro-le-pratiche-commerciali-scorrette-della-grande-distribuzione-
organizzata.html, http://www.ilfattoalimentare.it/il-parlamento-europeo-con-jos.html, http://www.
ilfattoalimentare.it/i-prezzi-dei-prodotti-scendono-ma-occorre-riconoscere-il-valore-del-cibo.html,
http://www.ilfattoalimentare.it/il-parlamento-ue-contro-la-concorrenza-sleale-dei-supergruppi-della-
gdo.html
55 Si cita l’esempio di una catena della GDO d’Oltralpe, Casinò France, che ha scelto di riportare
l’origine nazionale del latte UHT confezionato a marchio proprio
56 Per approfondimenti, si veda la Parte III, paragrafo 2.13 (Dichiarazione nutrizionale)
57 Sono esenti dall’obbligo di informazione nutrizionale i prodotti non trasformati, quelli soggetti
al solo processo di maturazione, l’acqua, le erbe e le spezie, il sale, gli edulcoranti artificiali, il caffè,
il tè e le erbe infusionali che non contengano ingredienti diversi dagli aromi, gli aceti, gli aromi, gli
additivi, i coadiuvanti di processo, gli enzimi, le gelatine, i preparati per confetture, i lieviti, le gomme
da masticare, le mini-confezioni (la cui superficie più ampia sia inferiore a 25cm2). Oltre alle bevande
alcoliche, come premesso nel precedente paragrafo 3
• le quantità di grassi, acidi grassi saturi, zucchero e sale (art. 30.3). In questo
caso sarà possibile utilizzare una forma diversa da quella tabellare (art. 35.3)
e pure riferirsi esclusivamente alla porzione, fatto salvo l’obbligo di ripetere
il valore energetico di 100g/ml di prodotto (art. 33.2).59
14.3. GDA’s. Viene esplicitamente ammesso l’utilizzo dei c.d. Reference In-
takes (o GDA’s, Guideline Daily Amounts,60 quantità giornaliere indicative),
su base volontaria, per esprimere in termini percentuali il contributo di una
porzione di alimento rispetto ai fabbisogni medi quotidiani. Con dovere di
precisare che “i valori si riferiscono a un adulto medio (8400kJ/2000kcal)”
(art. 31.4.a nuovo).
A tal fine viene tra l’altro introdotto un apporto medio giornaliero raccoman-
dato per le proteine, pari a 50g (All. XIII).
14.5. Acidi grassi trans (TFA’s). Entro tre anni dall’entrata in vigore del re-
golamento verrà redatto un rapporto sulla possibile previsione obbligatoria
degli acidi grassi trans nella tabella nutrizionale. Il dossier sarà eventualmen-
te accompagnato da una proposta legislativa.
16. Micro-confezioni
Quando la superficie maggiore della
confezione è inferiore a 10cm2 sono pre-
scritte in etichetta le sole notizie essen-
L’elenco degli ingredienti può venire offerto con altre modalità (ad esempio
negli stand di vendita) e comunque deve essere disponibile su richiesta del
consumatore (art. 16.2).
18. Controlli
Il regolamento affida agli Stati membri la responsabilità di gestire i con-
trolli ufficiali sull’informazione al consumatore relativa ai prodotti alimenta-
ri, “conformemente alle disposizioni del regolamento (CE) n. 882/2004 del
Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativo ai controlli
ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi
e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali” (consi-
derando 52).
61 Tali confezioni sono inoltre esonerate dal requisito di collocare sullo stesso campo visivo
la denominazione di vendita, la quantità e ove del caso il titolo alcolometrico (art. 13.6)
Tutti i prodotti etichettati sino alla data di applicazione del nuovo regola-
mento in conformità alle regole previgenti potranno venire commercializzati
sino all’esaurimento delle scorte (art. 54.1).
Adeguati periodi transitori (“salvo nei casi debitamente motivati”), oltre alla
possibilità di esaurire le scorte di prodotti immessi sul mercato prima della
scadenza del periodo transitorio, dovranno comunque venire garantiti in
ogni ipotesi di riforma (art. 3.3).
1. Principi generali
Tutte le informazioni commerciali relative ai prodotti alimentari devono es-
sere “precise [cioè veritiere e dimostrabili, ndr], chiare e facilmente com-
prensibili per il consumatore medio” (art. 7.2).
62 Il divieto in questione, testualmente ricopiato dalla dir. 79/112/CE, a ben vedere non è congruo con
i principi definiti dal reg. (CE) n. 1924/06 e successive modifiche, in tema di nutrition & health claims,
secondo il quale è invece possibile utilizzare indicazioni nutrizionali su tutti gli alimenti che rientrano
nel suo campo di applicazione (con esclusione dei prodotti alimentari destinati a un’alimentazione
particolare e delle bevande alcoliche), al ricorrere delle condizioni ivi previste. Anche quando le
proprietà nutrizionali in questione siano comuni alla categoria di appartenenza, l’informazione è infatti
utile per i consumatori a comprendere il ruolo dell’alimento nella propria dieta. Il regolamento claims
dovrebbe prevalere sulle norme generali, tra l’altro, anche in virtù del c.d. principio di specialità (lex
specialis derogat legi generali). Sarà utile al proposito definire un’interpretazione condivisa a livello UE
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Tali principi “si applicano anche:
a) alla pubblicità,
b) alla presentazione degli alimenti, in par-
ticolare forma, aspetto o imballaggio, ma-
teriale d’imballaggio utilizzato, modo in cui
sono disposti o contesto nel quale sono
esposti” (art. 7.4).
Gli Stati membri possono imporre che tali indicazioni siano fornite sui loro
territori “in una o più lingue ufficiali dell’Unione”. Senza pregiudizio alla
possibilità di etichette multi-lingua (art. 15).
2. Informazioni obbligatorie
Per quanto attiene alle etichette alimentari, le informazioni si distinguono in
obbligatorie e facoltative. Ci si sofferma anzitutto sulle informazioni obbli-
gatorie in etichetta (art. 9):
a) la denominazione dell’alimento;
b) l’elenco degli ingredienti;
c) qualsiasi ingrediente o coadiuvante tecnologico […] che provochi allergie
o intolleranze usato nella fabbricazione o nella preparazione di un alimento
e ancora presente nel prodotto finito, anche se in forma alterata;
d) la quantità di taluni ingredienti o categorie di ingredienti;
e) la quantità netta dell’alimento;65
f) il termine minimo di conservazione o la data di scadenza;
g) le condizioni particolari di conservazione e/o le condizioni d’impiego;
h) il nome o la ragione sociale e l’indirizzo dell’operatore del settore alimen-
tare […];
i) il paese d’origine o il luogo di provenienza […];
j) istruzioni per l’uso, per i casi in cui la loro omissione renderebbe difficile
un uso adeguato dell’alimento;
In ogni caso, “la denominazione dell’alimento non è sostituita con una de-
nominazione protetta come proprietà intellettuale, marchio di fabbrica o
denominazione di fantasia” (art. 17.4).
77 Si veda il successivo paragrafo 2.3 (Etichettatura di sostanze o prodotti che provocano allergie
o intolleranze)
78 “conformemente al principio del trasferimento di cui all’articolo 18, paragrafo 1, lettere a) e b),
del regolamento (CE) n. 1333/2008” che disciplina la materia degli additivi alimentari in Europa
79 In merito all’acqua aggiunta, si richiama la Parte II, paragrafo 9.4 (Acqua e ingredienti volatili
aggiunti)
80 Si ricorda che il nuovo regolamento estende tale obbligo a tutti gli operatori della filiera alimentare: si
veda la Parte II, 1 (Campo di applicazione) e 4 (Responsabilità)
81 Ad esempio, quando un ingrediente allergenico sia contenuto nei coadiuvanti tecnologici utilizzati
per la preparazione dell’alimento, ovvero sia presente in additivi o in additivi c.d. carry over. Si
vedano al proposito le “Linee Guida di Federalimentare per l’etichettatura degli allergeni” (su www.
federalimentare.it, area Documenti, voce Linee Guida)
82 Si veda il “Codex Standard for General Standard for the Labelling of Prepackaged Foods”, par.
4.2.1.4 , su http://www.codexalimentarius.net
83 Si veda l’Allegato II del regolamento (Sostanze o prodotti che provocano allergie o intolleranze)
84 NB: l’indicazione dovrebbe venire specificamente riferita alla sostanza (es. mandorle) e non alla
categoria di appartenenza (es. frutta secca con guscio)
85 Rispetto alla dir. 2003/89/CE (recepita in Italia con d.lgs. 114/2006)
86 Si veda il precedente paragrafo 2.2.2. (Alimenti esenti dall’obbligo di elencare gli ingredienti)
87 Ad esempio sull’etichetta di un vino (non soggetto a obbligo di elenco degli ingredienti), laddove il
tenore di solfiti sia pari o superiore a 10mg/l, deve venire apposta la dicitura “contiene solfiti”
Le norme tecniche per l’indicazione della quantità netta, compresi i casi par-
ticolari in cui essa non è richiesta, sono stabilite in Allegato IX (Indicazione
della quantità netta).
88 Es. latte, orzo solubile, farina di grano tenero. La Commissione europea - nelle proprie Linee guida
per l’applicazione della c.d. direttiva allergeni tuttora in vigore (dir. 2003/89/CE) - ha precisato
che non è necessario indicare la sostanza allergenica (es. latte) anche nel caso di prodotti la cui
denominazione (es. yogurt, panna, burro, formaggi) sia chiaramente associata dal consumatore
medio all’allergene in questione (http://ec.europa.eu/food/food/labellingnutrition/foodlabelling/
guidelines_6_10.pdf). In questa stessa direzione si citano le Linee Guida di Federalimentare (http://
www.federalimentare.it/Documenti/LineeGuida/Allergeni_rev2_6nov09.pdf)
89 Vale a dire, “la quantità dell’ingrediente o degli ingredienti al momento della loro utilizzazione”
90 Secondo i criteri stabiliti in Allegato VIII del regolamento, ai punti 3 e 4
91 Es. “ravioli con ricotta e spinaci”
92 Es. in Italia mandorle nel torrone, patate negli gnocchi
93 Es. immagine dell’uovo in una confezione di maionese
94 Es. latte e nocciole in una crema spalmabile a base di cacao
95 Le norme tecniche per l’indicazione quantitativa degli ingredienti, “compresi i casi particolari nei
quali l’indicazione della quantità di taluni ingredienti non è richiesta”, sono stabilite nell’allegato VIII
(Indicazione quantitativa degli ingredienti. Art. 22.2)
Infine una novità: “quando l’alimento è stato glassato, il peso netto indicato
dell’alimento non include la glassa” (All. IX.5).
96 “Per «liquido di copertura» s’intendono i seguenti prodotti, eventualmente mescolati e anche quando si
presentano congelati o surgelati, purché il liquido sia soltanto accessorio rispetto agli elementi essenziali
della preparazione in questione e non sia pertanto decisivo per l’acquisto: acqua, soluzioni acquose di sali,
salamoia, soluzioni acquose di acidi alimentari, aceto, soluzioni acquose di zuccheri, soluzioni acquose di
altre sostanze o materie edulcoranti, succhi di frutta o ortaggi nei casi delle conserve di frutta o ortaggi”
L’olio non è un liquido di copertura: l’operatore, pur non essendovi obbligato, ha comunque la facoltà di
indicare il peso dell’alimento sgocciolato (es. tonno, conserve vegetali sott’olio)
97 Es. salse (come maionese, mostarda, ketchup), gelati
98 Tale previsione trova fondamento nelle diverse e consolidate abitudini dei consumatori dei vari Paesi
membri a ricevere informazioni (anche di tipo nutrizionale) su questi prodotti, a seconda dei casi,
riferite al peso o al volume
99 «Da consumarsi preferibilmente entro il…» quando la data comporta l’indicazione del giorno; «da
consumarsi preferibilmente entro fine...», negli altri casi (All. X.1.a)
100 Per le modalità di indicazione, si veda anche la precedente nota 31
101 NB: la data di scadenza dovrà perciò venire stampata anche sulle singole porzioni sigillate che si
trovino all’interno di una confezione multi-pack
102 Es. “da consumarsi entro: vedere data sul coperchio”
103 NB: non tutti, tra i 500 milioni di consumatori europei, hanno una cognizione esatta su come
meglio conservare i diversi tipi di prodotto. Si raccomanda perciò agli operatori di fornire ogni
utile suggerimento affinchè l’alimento sia preservato in condizioni ottimali, nelle fasi logistica e
commerciali ma anche dopo l’acquisto. L’indicazione “conservare al riparo di fonti di luce e di calore”,
ad esempio, si presta a molte categorie di prodotti.
104 Il reg. (CE) n. 178/02, c.d. General Food Law, è fondato sul principio dell’analisi del rischio: quando
un alimento presenti alcuna concreta pericolosità per la salute dei consumatori (tenuto conto sia
dei suoi possibili effetti nel medio-lungo termine e nei confronti dei discendenti, sia delle peculiari
vulnerabilità di alcune categorie di soggetti, sia delle informazioni che lo accompagnano) esso si
qualifica come a rischio, ed è perciò soggetto a una serie di azioni correttive (ritiro, notifica all’autorità
sanitaria competente, eventuali informazioni dei consumatori e richiamo pubblico, ai sensi dell’art. 19
reg. cit.). Una presunzione legale di rischio - oltre a risultare del tutto incongruente con il suddetto
principio – è irrealistica in quanto gli operatori, nel determinare sotto la propria responsabilità la
data di scadenza di un alimento, tendono a eseguire scelte prudenziali: di conseguenza, al di là della
presunzione astratta, è del tutto improbabile che il prodotto sia effettivamente pericoloso a partire dal
giorno successivo alla sua scadenza. Il vero rischio è invece quello di esporre gli operatori a sanzioni
gravissime anche per banali distrazioni (come può essere il caso del titolare di una caffetteria che
dimentichi di gettare il latte in scadenza prima della chiusura serale) e attivare allerta non giustificate
dall’esistenza di alcun reale pericolo per la salute dei consumatori. A tale riguardo si veda http://www.
ilfattoalimentare.it/data-di-scadenza-termine-minimo-conservazione-consigli-evitare-sprechi.html
105 Si veda la Parte I, paragrafi 2.3 (Alimenti c.d. preincartati), e il precedente paragrafo 2 (Informazioni
obbligatorie) capoverso. Si segnala anche l’articolo http://www.alimentibevande.it/attualita.
aspx?id=82434
106 Si veda la Parte II, paragrafo 2.12 (Data di congelamento)
107 Secondo le modalità di cui in All. X.3 (Termine minimo di conservazione o data di scadenza e data di
congelamento)
108 Es. “congelato il: vedere lato di apertura”
109 NB: vale quanto suggerito in nota 103
110 NB: ai sensi del reg. (CE) n. 178/02, art. 14, la sicurezza dell’alimento viene valutata in relazione
alle sue normali condizioni d’utilizzo. Le indicazioni su condizioni particolari di utilizzo (es. “da
consumare previa cottura”, su una confezione di carne macinata) valgono perciò anche ai fini della
determinazione della sicurezza dell’alimento (nell’esempio citato, la cottura consente infatti di
eliminare salmonella o listeria che potrebbero risultare pericolose per la salute del consumatore, ove
la carne in questione venisse consumata cruda)
Si annotano due novità rispetto alla disciplina che tuttora vige in Italia:113
111 Si tratta del c.d. PAO (“Period After Opening”), informazione resa obbligatoria in UE sui prodotti
dell’industria chimico-farmaceutica a far data dal 2005. Tale informazione, basata su studi di shelf-life
in laboratorio, tende inevitabilmente a essere approssimativa in quanto la durabilità dell’alimento è
condizionata dalle sue modalità di conservazione nelle fasi logistica, commerciale e dopo l’acquisto
112 Si veda il precedente paragrafo 2 (Informazioni obbligatorie), e la relativa nota 66
113 D.lgs. 27.1.92 n. 109 e successive modifiche
114 L’indirizzo della sede dello stabilimento di fabbricazione o di confezionamento, si ricorda, poteva già
venire omesso nel caso di prodotti recanti il c.d. marchio di identificazione. Tale marchio è costituito
da una forma ovale che comprende: la sigla dello Stato di fabbricazione o di confezionamento (es.
IT, per indicare l’Italia), il numero di riconoscimento dello stabilimento (o l’indicazione del punto
dell’etichetta ove esso è riportato) e la sigla della Comunità Europea (CE). Si veda anche http://www.
ilfattoalimentare.it/nome-ragione-sociale-marchio-registrato-dubbio-etichettatura.html
115 Si veda la Parte II, paragrafo 13 (Origine e provenienza)
116 Il luogo d’origine e’ definito (art. 2.3) mediante richiamo al c.d. codice doganale comune (reg. CEE n.
2913/92, articoli 23-23). Tale codice - che a partire dal 24.6.13 sarà sostituito dal successivo reg. (CE)
n. 450/08 - identifica appunto l’origine delle merci con il luogo in cui esse hanno subito la loro ultima
trasformazione sostanziale
117 Es. carni bovine (reg. CE n. 1760, 1825/2000), prodotti ortofrutticoli freschi (reg. CE n. 2200/96 e
1580/07), prodotti ittici freschi (reg. CE n. 104/00 e 2065/01), miele (dir. 2001/110/CE), oli vergine ed
extra-vergine di oliva (reg. CE n. 1019/2002)
118 Reg. (CE) n. 510/06
119 Reg. (CE) n. 509/06
120 Ad esempio nel caso in cui siano riportati simboli, pittogrammi o immagini generalmente associati a
un Paese, e il prodotto sia tuttavia fabbricato in un Paese diverso
121 «Ingrediente primario»: l’ingrediente o gli ingredienti di un alimento che rappresentano più del
50% di tale alimento o che sono associati abitualmente alla denominazione di tale alimento dal
consumatore e per i quali nella maggior parte dei casi è richiesta un’indicazione quantitativa” (art.
2.2.q)
122 Le carni dei codici della nomenclatura combinata (NC) elencati all’Allegato XI (Tipi di carni per le quali
è obbligatorio indicare il Paese di origine o il luogo di provenienza)
123 Galli, galline, anatre, oche, tacchini e faraone. Curiosamente, si annota sono state dimenticate le quaglie
124 Appare dunque un refuso la previsione di cui all’art. 26.4: “Entro cinque anni dalla data di
applicazione del paragrafo 2, lettera b), la Commissione presenta una relazione al Parlamento
europeo e al Consiglio per valutare l’indicazione obbligatoria del paese d’origine o del luogo di
provenienza per i prodotti ivi indicati” (?)
125 Potrebbe ad esempio ritenersi sufficiente riferire un’unica informazione sull’origine delle carni avicole,
considerato che per tali specie di animali i luoghi di nascita, allevamento e macellazione in genere
coincidono
126 A tal fine, la Commissione dovrà tenere “in considerazione l’esigenza del consumatore di essere
informato, la fattibilità della fornitura dell’indicazione obbligatoria del paese d’origine o del luogo di
provenienza e un’analisi dei relativi costi e benefici, compreso l’impatto giuridico sul mercato interno
e l’impatto sugli scambi internazionali” (art. 26.7)
127 Es. carni utilizzate come ingredienti di prodotti di salumeria, wurstel, pasta ripiena, piatti pronti,
condimenti tipo ragù
2.11. Istruzioni per l’uso. “Le istruzioni per l’uso di un alimento sono indi-
cate in modo da consentire un uso adeguato dello stesso” (art. 27.1).129
128 Così come la relazione sull’origine delle carni utilizzate come ingredienti,
di cui al precedente paragrafo ultimo capoverso
129 Es. tempi e modi di preparazione di un alimento surgelato (almost) ready-to-eat, o di una minestra
liofilizzata
130 Si potrebbe immaginare, ad esempio, l’introduzione di un simbolo a valere nell’intera UE
per indicare i tempi di cottura della pasta
131 Si veda l’Allegato XII (Titolo alcolometrico)
Sono poi fatte salve le direttive CE relative agli alimenti destinati a un’ali-
mentazione particolare.136
I valori sono espressi per 100g o per 100ml (art.32.2), ed eventualmente per
porzione (art. 33.1.a). “La porzione o l’unità [di consumo, ndr] utilizzate sono
immediatamente accanto alla dichiarazione nutrizionale” (art. 33.3).137 Il regola-
mento affida alla Commissione il compito di adottare, “mediante atti di esecu-
zione e tenendo conto degli effettivi comportamenti alimentari dei consumatori
e delle raccomandazioni dietetiche, regole sull’espressione per porzione o per
unità di consumo per categorie specifiche di alimenti” (art. 33.4).138
132 Si veda la Parte I, paragrafo 2.4 (Le occasioni mancate – Informazioni nutrizionali, continuità con gli
schemi esistenti)
133 Si vedano la Parte II, paragrafo 14.3, e la nota 60
134 Dir. 2002/46/CE (recepita in Italia con d.lgs. n. 169/2004 e successive modifiche, si veda http://
www.salute.gov.it/alimentiParticolariIntegratori/paginaInternaMenuAlimentiParticolariIntegratori.
jsp?id=995&menu=integratori)
135 Dir. 2009/54/CE (lo schema di decreto italiano di recepimento è attualmente all’esame del
Parlamento, si veda http://parlamentosalute.osservatorioistituzioni.it/articles/4532-atto-governo-379-
schema-di-decreto-legislativo-recante-attuazione-della-direttiva-2009-54-ce-sull-utilizzazione-e-la-
commercializzazione-delle-acque-minerali-naturali)
136 Dir. 2009/39/CE e altre ivi richiamate (per le normative nazionali di riferimento, si veda http://
www.salute.gov.it/alimentiParticolariIntegratori/paginaInternaMenuAlimentiParticolariIntegratori.
jsp?id=985&menu=dietetici). Per informazioni sul progetto di revisione della disciplina UE, si
vedano gli articoli http://www.ilfattoalimentare.it/prodotti-dietetici-la-commissione-propone-di-
ridimensionare-la-categoria-.proteste-dei-celiaci.html, http://www.ilfattoalimentare.it/celiachia-
malattia-dieta-nuove-normative.-intervista-caterina-pilo-associazione-italiana.html, http://www.
alimentibevande.it/attualita.aspx?id=82553
137 Es. porzione “1 biscotto, pari a 15g”, “1 bicchiere, pari a 125ml”
138 Per un breve commento su tale previsione, si veda la precedente nota 58
In tali ipotesi, i valori delle sostanze nutritive (ma non il valore energetico,
che deve in ogni caso venire riportato anche per 100g/ml, ai sensi dell’art.
33.2, capoverso)145 “e/o la percentuale delle assunzioni di riferimento”146
potranno venire espressi soltanto per porzione (art. 33.2).
2.13.5. GDA’s.148 Oltre alla forma di espressione per 100g/ml, “il valore
energetico e le quantità di sostanze nutritive […] possono essere espressi,
142 In caratteri la cui parte mediana (altezza della x), come definita in Allegato IV, è pari o superiore a 1,2
mm (ai sensi dell’art. 13.2)
143 In conformità all’articolo 13, paragrafo 2
144 “Parte principale del campo visivo: la parte del campo visivo di un imballaggio più probabilmente
esposta o visibile al consumatore al momento dell’acquisto e che permette al consumatore di
identificare immediatamente il carattere e la natura del prodotto e, eventualmente, il suo marchio di
fabbrica. Se l’imballaggio ha diverse parti principali del campo visivo, la parte principale del campo
visivo è quella scelta dall’operatore del settore alimentare” (art. 2.2.l)
145 Fatto salvo il caso di alimenti non preimballati, ai sensi dell’art. 33.3
146 Le c.d. GDA’s, si veda il successivo paragrafo 2.13.4
147 Si veda l’Allegato XIV (Coefficienti di conversione)
148 Si veda la Parte II, paragrafo 14.3 di identico titolo, e relative note
A tal uopo, il regolamento prevede che “gli Stati membri possono racco-
mandare agli operatori del settore alimentare l’uso di una o più forme di
espressione o presentazione supplementari della dichiarazione nutrizionale
che ritengono soddisfare meglio i requisiti di cui al paragrafo 1, lettere da
a) a g)” (art. 35.2).150
Alcuni Paesi membri hanno creduto così di poter preservare i loro bizzar-
ri sistemi di [dis]informazione nutrizionale sintetica, come i traffic-lights in
Regno Unito, gli healthy logo nei Paesi Bassi, i keyhole system in Svezia,
Finlandia e Danimarca.151 Ma a ben vedere, nessuno di tali sistemi – a pre-
scindere da ogni illazione sul loro dichiarato fondamento scientifico – è con-
149 Si veda l’Allegato XIIII (Consumi di riferimento), parte B (Consumi di riferimento di elementi
energetici e di determinati elementi nutritivi diversi dalle vitamine e dai sali minerali - adulti)
150 Gli Stati membri devono inoltre monitorare l’utilizzo sui loro territori di tali forme di espressione
e presentazione supplementari, e fornire alla Commissione informazioni dettagliate (art. 35.2-3)
151 Si citano al riguardo gli articoli http://www.ilfattoalimentare.it/crociata-semafori-etichetta-regno-unito-
usa-e-ritorno.html e http://www.ilfattoalimentare.it/danimarca-romania-semafori-etichette-alimentari.html
Entro sei anni dall’entrata in vigore del regolamento, “alla luce dell’espe-
rienza acquisita, la Commissione presenta una relazione al Parlamento euro-
peo e al Consiglio sull’uso di forme di espressione e presentazione supple-
mentari, sul loro effetto sul mercato interno e sull’opportunità di armoniz-
zare ulteriormente tali forme di espressione e presentazione.” (art. 35.5).155
2.13.7. Acidi grassi trans (TFA’s). Entro tre anni dall’entrata in vigore del
regolamento “la Commissione presenta, tenendo conto dei dati scientifici e
delle esperienze acquisite negli Stati membri, una relazione sulla presenza
di grassi trans negli alimenti e nella dieta generale della popolazione euro-
pea.156 La relazione è tesa a valutare l’impatto di strumenti opportuni che
potrebbero consentire ai consumatori di operare scelte più sane in merito
agli alimenti e alla dieta generale o che potrebbero promuovere l’offerta di
opzioni alimentari più sane ai consumatori, compresa, tra l’altro, la fornitura
di informazioni sui grassi trans o restrizioni al loro uso. Se del caso, la Com-
missione correda la relazione di una proposta legislativa” (art. 30.7).
152 Viene fatto riferimento alle sole sostanze nutritive di cui in tabella nutrizionale obbligatoria (grassi,
acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale) e facoltativa (acidi grassi monoinsaturi e/o
polinsaturi, polioli, amido, fibre, sali minerali e/o vitamine). Categoricamente esclusi, tra gli altri, gli
acidi trans-grassi (che pure sono considerati nei sistemi nazionali in questione)
153 L’indicazione delle virtù nutrizionali degli alimenti è infatti rigorosamente soggetta a regole comuni, al
preciso scopo di “garantire l’efficace funzionamento del mercato interno e un elevato livello di tutela
dei consumatori” (c.d. regolamento “claims”, reg. CE n. 1924/06, art. 1.1, su http://eur-lex.europa.eu/
LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CONSLEG:2006R1924:20100302:IT:PDF)
154 In palese contrasto non solo con le condizioni di cui all’art. 35.2, punti ‘f’ e ‘g’, ma con la stessa
scienza nutrizionale, secondo cui non sono i singoli cibi ad essere più o meno adeguati ma è la
dieta nel suo complesso - da valutarsi su base periodica, giornaliera e settimanale - a dover essere
equilibrata e varia
155 NB: dove si andrà a finire? I consumatori europei devono ancora venire aiutati a comprendere le
informazioni nutrizionali prescritte dal regolamento e a farne buon uso, ma già si prevedono ulteriori
complicazioni del quadro informativo? Poveri loro (!)
156 L’EFSA si è già pronunciata a tale riguardo nel 2008, nella propria opinione sui profili nutrizionali
relativi agli alimenti (si veda http://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/pub/644.htm), annotando
che l’impiego di ingredienti che recano acidi trans-grassi è già stato ridotto, in Europa, in misura
significativa. Grazie alle iniziative volontarie adottate dall’industria in tal senso
157 Si veda la Parte II, paragrafo 14.5, di pari oggetto, secondo capoverso
4. Controlli e sanzioni.
Le informazioni commerciali relative agli alimenti rilevano poi sotto due ul-
teriori profili:
• la lealtà della concorrenza tra imprese, e la correttezza delle loro pratiche
commerciali nei confronti dei consumatori finali,
• la responsabilità della comunicazione pubblicitaria.
165 Alcuni problemi, relativi all’applicazione del regolamento claims, sono segnalati su http://www.
ilfattoalimentare.it/indicazioni-salutistiche-in-etichetta-in-attesa-di-sintonia.html?searched=sint
onia&advsearch=oneword&highlight=ajaxSearch_highlight+ajaxSearch_highlight1, http://www.
ilfattoalimentare.it/prodotti-erboristici-lue-detta-nuove-regole.-ma-resta-più-semplice-registrare-un-
farmaco-vegetale-che-un-alimento.html?searched=sintonia&advsearch=oneword&highlight=ajaxSear
ch_highlight+ajaxSearch_highlight1
166 Si vedano http://ec.europa.eu/health/nutrition_physical_activity/platform/index_en.htm, http://www.
ilfattoalimentare.it/la-piattaforma-europea-su-dieta-attivit.html e le note critiche espresse su http://
ilfattoalimentare.it/kelloggs-e-nestl%C3%A9-reclamizzano-i-loro-prodotti-nei-programmi-tv-per-
bambini-%C3%A8-corretto.html
167 Si veda la Parte II, Novità, paragrafo 18 (Controlli)
I settori oggetto di maggiore attenzione da parte dello IAP sono quelli dei
prodotti cosmetici, di integratori alimentari e prodotti dietetici, medicinali,
trattamenti estetici, operazioni finanziarie, turismo e giocattoli.
La presente analisi dovrà quindi venire aggiornata nei tre-cinque anni a far
data dall’entrata in vigore del regolamento.
Per ora, è solo possibile annotare come allo straordinario impiego di risorse
(pubbliche e private) richiesto per tale riforma182 non è conseguito un prov-
vedimento chiaro, completo e coerente come si sarebbe potuto sperare.
Dario Dongo
182 Per un’idea della complessità e onerosità della riforma, si richiamano gli articoli in cui sono state
riprese le sole ultime fasi del dibattito politico:
http://www.ilfattoalimentare.it/le-etichette-di-bruxelles.html, http://www.ilfattoalimentare.it/le-
ipotesi-sulle-nuove-etichette-formulate-dal-parlamento-europeo.html, http://www.ilfattoalimentare.
it/indicazione-dorigine-accordo-tra-i-governi-degli-stati-membri-e-la-commissione-europea.html,
http://www.ilfattoalimentare.it/nuove-regole-europee-per-le-etichette-dei-prodotti-alimentari-
origine-obbligatoria-per-polli-carne-di-maiale-e-ovini.html, http://www.ilfattoalimentare.it/consiglio-
agricoltura-ue-lorigine-dovrà-essere-indicata-anche-sulle-carni-suine-ovine-caprine-e-avicole.html,
http://www.ilfattoalimentare.it/etichette-alimentari-sicurezza-origine-e-più-informazioni-chiede-la-
commissione-envi-del-parlamento-europeo.html, http://www.ilfattoalimentare.it/etichette-alimentari-
tabella-nutrizionale-novità-commissione-origine-scadenza-acidi-trans-oli-grassi.html
Note sull’autore:
Dario Dongo (Genova 1971), avvocato e pubblicista, ha iniziato a occuparsi di diritto
alimentare nel 1993 prima come libero professionista, poi nel Gruppo Eridania-beghin-Say.
Dal 2002 lavora in Federalimentare, con il ruolo di responsabile delle politiche europee.
Scrive su: ilfattoalimentare.it, Alimenti & Bevande, Agrisole, Alimenta e collabora con
alcune università.