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DEFINIZIONI DI ARCHITETTURA
LABORATORIO DI FONDAMENTI DELLA PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA
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Marc‐Antoine Laugier, Essai sur lʹArchitecture, 1755, frontespizio.
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ANDREA PALLADIO.
Andrea Palladio “I Quattro Libri dell’architettura”, 1561, frontespizio dell’edizione del 1579.
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Giudico che sia bene dichiarare chi è quello, che
voglio chiamare Architettore percioché lo non ti
porrò inanzi un legnaiuolo, che tu lo habbi ad
aguagliare ad huomini nelle altre scienze
essercitatissimi; colui certo che lavora di mano,
serve per Instrumento allo architettore.
Architettore chiamerò lo colui, iI quale saprà con
certa, e maravigliosa ragione, e regola, si con la
mente, e con lo animo divisare; si con la opera
recare a fine tutte quelle cose, le quali mediante
movimenti di pesi, congiugnimenti, e
ammassamenti di corpi, si possono con gran
dignità accomodare benissimo allo uso de gli
huomini. Et a potere far questo, bisogna che egli
abbia cognitione di cose ottime, e eccellentissime; e
che egli le possegga.
(Dal De Re Ædificatoria, 1450)
Leon Battista Alberti, il ridisegno della
basilica albertiana secondo Quirico Viviani.
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Io ti mosterrò lʹedificio essere proprio uno uomo
vivo, e vedrai che così bisogna a lui mangiare per
vivere, come fa proprio lʹuomo: e così sʹamala e
muore, e così an<che> nello amalare guarisce
molte volte
[…] Tu potresti dire: lo edificio non si amala e
non muore come lʹuomo. Io ti dico che così fa
proprio lʹedifìcio: lui sʹamala quando non
mangia, cioè quando non è mantenuto, e viene
scadendo a poco a poco, come fa proprio lʹuomo
quando sta sanza cibo, poi si casca morto. Così fa
proprio lʹedifìcio e se ha il medico quando
sʹamala, cioè il maestro che lo racconcia e
guarisca, sta un buon tempo in buono stato.
(da Trattato di Architettura, 1451‐64)
Una pagina del trattato di Filarete
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L’Encyclopedie di Diderot e D’Alambert.
Una delle Planches rappresenta la grande sala in uno degli edifici rinascimentali della “Strada Nuova” di Genova
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ETIENNE L. BOULLÉE
Cosʹè lʹarchitettura? La definirò io, con
Vitruvio, lʹarte del costruire? Certamente
No. Vi è, in questa definizione, un errore
grossolano. Vitruvio prende lʹeffetto per la
causa. La concezione dellʹopera ne precede
lʹesecuzione. I nostri antichi padri
costruirono le loro capanne dopo averne
creata lʹimmagine. Eʹ questa produzione
dello spirito che costituisce lʹarchitettura e
che noi di conseguenza possiamo definire
come lʹarte di produrre e di portare fino
Boullée, progetto di una biblioteca alla perfezione qualsiasi Edificio. Lʹarte del
costruire è quindi qualcosa di secondario
che a noi sembra corretto indicare come la
parte scientifica dellʹarchitettura. Lʹarte e la
scienza; ecco ciò che noi crediamo dover
distinguere nellʹarchitettura. (...)
(Da Architecture, Essai sur lʹart, 1780).
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CARLO LODOLI
Lʹarchitettura è una scienza intellettuale e
pratica diretta a stabilire col raziocinio il
buon uso e le proporzioni degli artefatti, e
collʹesperienza a conoscere la natura deʹ
materiali che li compongono.
(da A. Memmo, Elementi dellʹArchitettura
Lodoliana, 1786)
Carlo Lodoli, Gli “Elementi”, frontespizio.
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FRANCESCO MILIZIA
LʹArchitettura è lʹArte di fabbricare: e prende
denominazioni differenti secondo le diversità deʹ
suoi oggetti. Si chiama Architettura Civile, se il
suo oggetto si raggira intorno alla costruzione
delle fabbriche destinate al comodo, ed ai vari usi
degli uomini raccolti in Civil Società. […] Eʹ ben
evidente, che lʹArchitettura presa in tutta questa
Una Planche del trattato di Milizia
sua estensione, è lʹArte più interessante per la
conservazione, per la comodità, per le delizie, e
per la grandezza del genere umano. (..)
(LʹArchitettura) 1 Come la base e la regolatrice di
tutte le altre Arti. 2 Ella forma il legame della
Società Civile. 3 Produce, ed aumenta il
commercio. 4 Impiega le pubbliche, e le private
ricchezze in beneficio, ed in decoro dello Stato, deʹ
proprietari, e deʹ posteri. 5 Difende la vita, i beni,
la libertà deʹ Cittadini.
(da Principi di Architettura Civile, Tomo I, 1781.)
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Quando una sala di questo tipo è quadrata o
rotonda, ed ha dimensioni notevoli, il soffitto
deve presentare la figura di un cono perché,
se il soffitto fosse piano la sua dimensione
sarebbe spaventosa. Le stanze rotonde
voltate si possono illuminare solo con una
finestra orizzontale e aperta nella loro
sommità; si possono illuminare in questo
modo la maggior parte delle stanze, anche se
sarebbero preferibili aperture verticali.
Quando sono coperte da un soffitto piano si
illuminano con comuni finestre tagliate nei
muri; quando sono a volta si possono
illuminare con grandi aperture semi circolari
nella parte alta delle loro estremità o solo in
una porzione, si apriranno in basso, dopo
aver trasformato la volta a botte in volta a
crociera.
Durand, frontespizio del “Recueil et J.N.L Durand Precis de leçons… 1804.
paralléle des edifices e un ed un particolare
di edificio nei “Precis de leçcns”
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L’architettura è la continuazione della natura nella
sua attività costruttiva
(Das architektonische Lehrbuch 1804‐1835)
La rotonda dell’Altes Museum di Schinkel
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GOTTFRIED SEMPER
L’arte conosce un solo signore, la necessità. Essa
degenera quando obbedisce allo stato d’animo
dell’artista o peggio a potenti magnati.
...Forse l’architettura, come la natura sua grande
maestra, non deve scegliere ed adottare il proprio
materiale secondo le leggi da essa determinate, ma
far dipendere forma ed espressione delle sue
creazioni non dal materiale, ma dalle idee che
vivono in esse...
...L’architetto deve prendere in considerazione
l’ambiente, che dovrebbe, per così dire, fondersi il
più possibile con l’edificio,
….. il grande segreto dell’architettura è creare un
complesso che abbia un carattere individuale, ma
che nello stesso tempo che sia in armonia con se
stesso e con l’ambiente...
(da Kleine Schriften 1848‐1860)
La capanna caraibica: l’archetipo di
architettura secondo Gottfried Semper
(1851)
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EUGENE VIOLLET-LE-DUC
Lʹarchitettura è lʹarte del costruire. Si compone di
due parti, la teoria e la pratica. La teoria
comprende: lʹarte propriamente detta, le regole
suggerite dal gusto, derivate dalla tradizione, e
la scienza, che si fonda su formule costanti e
assolute. La pratica è lʹapplicazione della teoria
al bisogni; cʹè la pratica che piega lʹarte e la
scienza alla natura dei materiali, al clima, al
costumi di unʹepoca, alle necessità di un periodo.
Prendendo in considerazione lʹarchitettura
allʹorigine di una civiltà che succede ad unʹaltra,
è necessario tener presente da una parte le
tradizioni, dallʹaltra i nuovi bisogni.
(dalla voce ʺArchitecture», nel Dictionnaire raisonnée
de lʹArchitecture Francaise du XI au XVI siecleʺ,
1854‐68.)
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WILLIAM MORRIS
(Prospects of Architecture in Civilization, 1881))
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VERSO IL XX SECOLO
Una installazione dell’artista Dennis
Oppenheim
Una installazione di Gordon Matta Clark,
esposta presso il MOMA (Museum of
Modern Art) di New York
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ADOLF LOOS
La casa deve piacere a tutti. A differenza
dellʹopera dʹarte che non ha bisogno di piacere
a nessuno (...) Dunque la casa non avrebbe
niente a che vedere con lʹarte, e lʹarchitettura
non sarebbe da annoverare tra le arti: Proprio
cosi. Soltanto una piccolissima parte
dellʹarchitettura appartiene allʹarte: il sepolcro
e il monumento. (...) Se In un bosco troviamo
un tumulo, lungo sei piedi e largo tre,
disposto con la pala a forma di piramide, ci
facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi:
qui è sepolto qualcuno. Questa è architettura.
Adolf Loos, Monumento Funebre per Max
Dvorak, maquette conservata all’Accadmia (da Architettura, 1910)
Albertina di Vienna
Adolf Loos, Edificio in Michaelerplatz a
Vienna
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ANTONIO SANT’ELIA
Il problema dell’architettura moderna non è un
problema di rimaneggiamento lineare. Non si
tratta di trovare nuove sagome, nuove
marginature di finestre e porte, di sostituire
colonne, pilastri, mensole, con cariatidi,
mosconi, rane […], ma di creare di sana pianta
la casa nuova, costruita tesoreggiando ogni
risorsa della scienza e della tecnica […]
determinando nuove forme e nuove linee, una
nuova armonia di volumi e di profili,
un’architettura che abbia la sua ragione
d’essere solo nelle condizioni speciali della vita
moderna e nella sua rispondenza, come valore
estetico, nella nostra sensibilità
Sentiamo di non essere più gli uomini delle
cattedrali e degli arengari; ma dei grandi
alberghi, delle stazioni ferroviarie, delle strade
immense, dei porti colossali, dei mercati
coperti, delle gallerie luminose, dei rettifili,
sventramenti salutari. Noi dobbiamo inventare
e fabbricare ex novo la città moderna simile ad
un immenso cantiere tumultante, agile, mobile,
dinamico in ogni sua parte, e la casa moderna,
simile ad una macchina gigantesca. Gli
ascensori non debbono rincantucciarsi come
vermi solitari nei vani delle scale; ma le scale ‐
divenute inutili ‐ debbono essere abolite, e gli
ascensori debbono inerpicarsi come serpenti di
ferro e di vetro lungo le facciate. La casa di
cemento, di vetro, di ferro, senza pittura e
senza scultura, ricca soltanto della bellezza
congenita alle sue linee e ai suoi rilievi;
straordinariamente brutta nella sua meccanica
semplice, alta e larga quanto più è necessario, e
non quanto è prescritto dalla legge municipale,
deve sorgere sullʹorlo di un abisso
tumultuante.
(dal Manifesto dell’Architettura Futurista
pubblicato in: Lacerba, agosto 1914)
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KAZIMIR MALEVIC
Il nostro nuovo architetto è colui che saprà
debellare la Grecia e Roma; che saprà parlarci il
nuovo linguaggio dellʹarchitettura.
Le città distrutte attendono i nostri miracoli, le
nostre nuove conclusioni teoriche. Ma, per lʹamor
di Dio, non portatevi dietro i frontespizi delle
vecchie Bibbie e dei dieci comandamenti.
Noi, pittori, dobbiamo difendere le nuove
costruzioni, e per il momento chiudere sotto
chiave o, meglio, far saltare per aria lʹistituto dei
vecchi architetti e bruciare nel forno crematorio i
resti dei Greci, per spingere verso il nuovo,
Malevic, Gota architekton 1922
affinché lʹimmagine appena forgiata della nostra
giornata sia unʹimmagine pulita.
(da L’architettura quale schiaffo del cemento armato,
1918)
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BRUNO TAUT
Lʹarchitettura assume un ruolo
fondamentale nella esistenza dellʹuomo,
quello di una «finalità artistica» che
soddisfi le esigenze pratiche In una
forma artistica. Solo quando i desideri
umani superano la dimensione
strettamente pratica e utilitaristica e
quando si fa strada unʹesigenza
qualitativa nel modo di vivere,
lʹarchitettura si mostra in maggior
misura nella sua vera essenza. (..) Questa
Bruno Taut, glass pavilion
è nel complesso la concezione con cui
devono confrontarsi lʹarchitettura attuale
e i suoi fautori. (..) Non è sufficiente la
corrispondenza tra forma e contenuto,
ma al di là di questo, il gioco delle forme
deve corrispondere allʹallargamento
degli orizzonti umani (...)
(da Die Stadtkröne, 1919)
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WALTER GROPIUS
Che cosʹè lʹarchitettura? Lʹespressione
cristallina dei più nobili pensieri degli
uomini, del loro fervore, della loro
umanità, della loro fede, della loro
religione Così era una volta. Ma chi, fra
quanti vivono in questʹepoca
giustamente dannata, comprende ancora
la natura onnicomprensiva, beatificante
dellʹarchitettura? Ma cʹè una
consolazione per noi: lʹidea, la
costruzione di una idea dellʹarchitettura,
ardente, coraggiosa, fortemente
precorritrice, che è destinata a soddisfare
unʹepoca più felice che deve venire.
Artisti, abbattiamo finalmente le mura
che la nostra diseducativa erudizione
scolastica ha eretto fra le «arti», e
torniamo ad essere tutti dei costruttori.
Vogliamo, ideiamo, creiamo insieme le
nuove concezioni costruttive.
(da Arbeitsrat für Kunst, 1919)
Il fine ultimo di ogni attività figurativa è
l’architettura! Decorare gli edifici era un
tempo il compito più eccelso delle arti
figurative, le quali erano componenti
inscindibili della grande architettura.
Oggi esse si trovano in uno stato di
autarchico isolamento cui possono essere
strappate solo attraverso una
consapevole collaborazione di tutti
coloro che prestano la loro opera in
questi campi. Architetti, pittori e scultori
devono imparare a conoscere e capire la
complessa forma dell’architettura nella
sua totalità e nelel sue parti, dopo di che
potranno restituire alle loro opere quello
spirito architettonico che hanno perduto
nell’arte da salotto.
Walter Gropius, programma del Bauhaus
statale di Weimar (1919).
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Noi non riconosciamo forma alcuna, bensì soltanto
problemi costruttivi. La forma non è il fine del
nostro lavoro, bensì il risultato. Non esiste alcuna
forma in sé. Lʹeffettiva pienezza della forma è
condizionata e strettamente legata ai propri
compiti: sì, è lʹespressione più elementare della loro
soluzione. La forma come fine è formalismo; e noi
lo rifiutiamo. Altrettanto poco aspiriamo a uno
stile. Anche la volontà di stile è formalista. Noi
abbiamo altre preoccupazioni. Ci preme
sostanzialmente di liberare la pratica del costruire
dalla speculazione estetica, per riportare il costruire
a ciò che deve essere esclusivamente.
(da Bauen, in «G», 2 sett. 1923)
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Mi genufletto di fronte alle meraviglie della
tecnica, tuttavia non credo che una nave a
vapore possa reggere il confronto con il
Partenone.
Posso entusiasmarmi di fronte alla bellezza,
alle linee pressoché perfette di
unʹautomobile, ma lʹaereo mi appare ancora
molto goffo.
Ho proclamato che gli artisti si dovevano
porre al servizio della macchina, ma ero
consapevole che la macchina devʹessere al
servizio dellʹarte.
Nutro le più belle speranze nellʹaffinamento
che il modo di produzione meccanica può
dare allʹarchitettura, ma temo che
lʹammirazione acritica per tutto ciò che è
meccanico possa portare a una deplorevole
ricaduta.
(da Höllandische Architektur, Bauhausbücher 10,
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1929)
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CIAM
Lʹarchitettura presiede ai destini della città. Essa
ordina la struttura dellʹalloggio, questa cellula
essenziale del tessuto urbano la cui salubrità, gaiezza
e armonia dipendono dalle sue decisioni. Essa
raggruppa alloggi in unità di abitazione i cui risultati
dipenderanno dalla esattezza dei suoi calcoli. Essa
fissa in anticipo gli spazi liberi in mezzo ai quali si
Ciam, i partecipanti al congresso di La eleveranno volumi costruiti con proporzioni
Sarraz
armoniche. Essa predispone i prolungamenti
dellʹalloggio, i luoghi di lavoro, gli spazi dedicati al
riposo. Essa stabilisce la rete di traffico che metterà in
collegamento le diverse zone. Lʹarchitettura è
responsabile del benessere e della bellezza della città.
Essa ha il compito di crearla e di migliorarla ed ha
lʹincombenza di scegliere e di ripartire i vari elementi
il cui felice equilibrio costituirà unʹopera armoniosa e
durevole. Lʹarchitettura è la chiave di tutto.
(CIAM 1933. Assiomi n. 71‐95 in la Carta di Atene, 1941)
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LE CORBUSIER
Lʹarchitettura non ha nulla a che vedere con gli
stili.
(...) Lʹarchitettura consiste, mediante lʹuso di
materiali grezzi, nello stabilire rapporti emotivi.
La architettura è al di là dei fatti utilitari.
Lʹarchitettura è un fatto plastico.(...) Lʹarchitettura
è il gioco sapiente, corretto, magnifico dei volumi
sotto la luce. (...) Non ha il solo significato e il solo
compito di rispecchiare la costruzione e di
assolvere una funzione, se come funzione si
intende quella dellʹutilità pura e semplice, del
comfort e dellʹeleganza pratica. Lʹarchitettura è
Le Corbusier, convento di La Torurette arte nel senso più elevato, è ordine matematico, è
E, in basso la progetto per la “Ville teoria pura, armonia compiuta grazie allʹesatta
Radieuse” proporzione di tutti i rapporti: questa è la
«funzione» dellʹarchitettura. (...)
(da Vers une Architecture, 1923; da Les tendances de
lʹarchitecture rationaliste, 1937; e da Manière de penser
lʹurbanisme, 1946)
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ALVAR AALTO
...lʹarchitettura non è una scienza. Lʹarchitettura è,
e resta, un meraviglioso processo di sintesi in cui
sono coinvolte migliaia di componenti umane:
essa rimane pur sempre «architettura». La sua
missione è ancora di armonizzare il mondo
materiale con la vita. Rendere lʹarchitettura più
umana significa fare architettura migliore, e
significa anche allargare il concetto di
funzionalismo oltre il limite della tecnica. Questa
meta può essere raggiunta solo con mezzi
architettonici, creando e combinando le tecniche,
così che si possa offrire allʹuomo lʹesistenza più
armoniosa possibile.
I metodi architettonici somigliano a volte ai
processi scientifici; le metodologie della ricerca,
così come per la scienza, possono essere adottate
per lʹarchitettura. La ricerca stessa potrà farsi
progressivamente più analitica, ma la sostanza
non potrà mai essere solo analitica. Nella ricerca
architettonica intuizione e arte avranno sempre il
sopravvento.
(da Humanizing of Architecture, Technology Review,
nov. 1940)
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GIO PONTI
(non si può capire l’architettura come arte se
non si ha qualche idea sull’arte)
(una cosa vivente ha mille forme cioà non ha
una forma: l’arte è nella forma, astrazione,
sintesi ed estasi di un movimento e della vita.
È l’attimo arrestato per sempre).
Gio Ponti, Amate l’architettura, 1957.
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Nessuno pensa che lʹarchitettura sia addizione di
forme da manuale, o possa attuarsi come
folgorazione sentimentale; ma sarà altrettanto
assurdo aspettarsi che essa risulti da un coacervo
di formule, da discussioni specialistiche — pur
valide nel proprio settore — che non si
concretizzino nella realtà spaziale dove è implicita
lʹaffermazione delle forme. Le forme sono la prima
e ultima tappa per garantire la vitalità genetica dei
fenomeni e non vʹè specie dʹuomo più qualificato
dellʹarchitetto che possa assumersi il compito di
questʹazione pregnante. Se questʹuomo non si
atteggia a demiurgo (nume ordinatore del mondo)
e se invece è capace di stare nel proprio ambito,
già abbastanza impegnativo, mentre gli altri si
sforzano reciprocamente di stabilire un dialogo in
modo che il loro linguaggio possa tradursi in
quello conclusivo delle forme, non vi saranno
malintesi e sovrapposizione di attività, ma
integrazione verso la sintesi armonica.
(da Necessità dellʹimmagine, editoriale in « Casabella »
n. 282, Dicembre 1963)
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ROBERT VENTURI
Amo la complessità e la contraddizione in
Architettura. Non amo l’incoerenza e l’arbitrarietà
dell’architettura incompetente, i complicati
preziosismi del pittoresco o dell’espressionismo.
Mi riferisco ad un’architettura complessa e
contraddittoria basata sulla ricchezza e
sull’ambiguità dell’esperienza moderna, compresa
quellla esperienza inerente all’arte.
[…] io sono per il disordine pieno di vitalità più
che per l’unità ovvia, accetto il non sequitur e
proclamo la dualità. Sono per la ricchezza
piuttosto che per la chiarezza di significato […],
preferisco “e‐e” ad “o‐o”: bianco e nero ed a volte
grigio, piuttosto che bianco o nero.
Complexity and contradiction in architecture,
1966.
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ALDO ROSSI
Vi dirò ora brevemente quale intendo sia lʹarchitettura.
Intendo lʹarchitettura in senso positivo come una
creazione inscindibile dalla vita e dalla società In cui si
manifesta; essa è in gran parte un fatto collettivo. I
primi uomini nel costruirsi delle abitazioni,
realizzarono un ambiente più favorevole alla loro vita,
nel costruirsi un clima artificiale costruirono secondo
una intenzionalità estetica. Essi iniziarono lʹarchitettura
a un tempo con le prime tracce della città; lʹarchitettura
è così connaturata al formarsi della civiltà ed è un fatto
permanente, universale e necessario. I suoi caratteri
stabili sono la creazione di un ambiente più propizio
alla vita e lʹintenzionalità estetica. In questo senso i
trattatisti Illuministi si riferiscono alla primitiva
capanna come al fondamento positivo dellʹarchitettura.
Lʹarchitettura si costruisce quindi con la città e con la
città si costruiscono nel tempo le abitazioni e i
monumenti. (...) Bisogna distinguere tra la città e
lʹarchitettura della città come manufatto collettivo e
lʹarchitettura in sé, lʹarchitettura come tecnica e come
arte che si ordina e si tramanda razionalmente. Nel
primo caso si tratta di un processo collettivo, lento e
rilevabile in tempi lunghi, a cui partecipa tutta la città,
la società... la modificazione del volto della città...
richiede di essere studiato secondo le sue leggi e le sue
particolarità... lo studio della città può essere
paragonato a quello della lingua... Osserviamo ora un
monumento: il Pantheon. Prescindiamo dalla
complessità urbana che presiede a questa architettura.
In certo senso noi possiamo riferirci al progetto del
Pantheon o addirittura a suoi principi, agli enunciati
logici che presiedono alla sua progettazione, lo credo
che la lezione che posso prendere da questi enunciati
sia del tutto attuale quanto la lezione che noi riceviamo
da una opera dellʹarchitettura moderna; o possiamo
confrontare due opere, e vedere come tutto il discorso
dellʹarchitettura, per quanto complesso, possa essere
compreso in un solo discorso, ridotto a degli enunciati
base. Allora lʹarchitettura si presenta come una
meditazione sulle cose, sui fatti; i principi sono pochi e
immutabili ma moltissime sono le risposte concrete che
lʹarchitetto e la società danno ai problemi che via via si
pongono nel tempo. Lʹimmutabilità è data dal carattere
razionale e riduttivo degli enunciati architettonici.
(da Architettura per i musei, Bari 1968).
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LOUIS KAHN
Prima di tutto voglio dirvi che lʹarchitettura non
esiste. Esiste unʹopera di architettura. E unʹopera
di architettura è unʹofferta alla architettura nella
speranza che questʹopera possa diventare parte del
tesoro dellʹarchitettura. Non tutti gli edifici sono
architettura. Di grandissimo aiuto al mio compito
di architetto è la consapevolezza che ogni edificio
appartiene a unʹistituzione dellʹuomo. E ho il
massimo rispetto per le aspirazioni da cui sono
scaturite le istituzioni e per la bellezza delle
interpretazioni architettoniche. Ma noi abbiamo
separato le due cose. Pensate anche solo a quella
stupenda «pressione artistica che fu ispirata da
Adriano. Adriano voleva un luogo nel quale
ognuno potesse Prender parte allo stesso modo ai
riti religiosi. Il risultato fu il Pantheon. E che
splendida interpretazione ce ne ha dato, un
edificio circolare che non «si prestasse ad un
rituale formalistico. (..) .. il programma non è
architettura, è semplicemente una indicazione
come potrebbe essere la ricetta per il farmacista.
Perché nel programma cʹè scritto atrio e l’architetto
deve trasformarlo in un luogo per entrare. I
corridoi devono diventare gallerie. I budget
devono diventare economia, le aree spazi. (...) Il
programma che si riceve e la traduzione
architettonica che se ne da, devono venire dallo
spirito dellʹuomo non dalle istruzioni materiali.
(...) Un edificio quadrato, o costruito secondo il
quadrato e la luce deve dare evidenza a questo
quadrato. Un edificio rettangolare deve essere
costruito secondo il rettangolo. E cosi lʹedificio
circolare, e cosi lʹedificio di forma ancor più fluida,
che deve pur sempre trovare il proprio ordine, la
propria legge interna, nel suo farsi, che è un farsi
realmente geometrico.
(da una conferenza tenuta al Politecnico di Milano,
Gennaio 1967).
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