Analizzare i disegni di Aldo van Eyck è quasi più intrigante che parlare
delle sue architetture (fig. 1). Queste sono state, negli anni ’70, un riferimento
importante per gran parte degli architetti della generazione emergente1. Anni
in cui parlare di disegno di architettura signifi-
cava schierarsi verso quella posizione teorica e
pratica che intendeva la sola rappresentazione
del progetto come vero esito di una architettura
‘concreta’. Ciò non vale per van Eyck che dise-
gna, in quegli anni e fino a tutti i ’90, le sue ar-
chitetture attraverso una complessa esplorazio-
ne della forma, utilizzando un processo compo-
sitivo configurazionale e usando il disegno e la
geometria come mezzi per esplorare l’universo
primordiale delle possibilità compositive di un
tema architettonico.
I suoi disegni sono un ‘magico’ gioco di dif-
1 - Manifesto ferenti configurazioni, in un variare di forme
della mostra alla 1 Bernard Colenbrander, A tradition
Borsa di Berlage di planimetriche e volumetriche diverse tra loro resumed-rethinking Aldo van Eyck, in
Amsterdam 1989 ma tutte coerenti al fine di raggiungere la giusta «Archis», n. 11, 1997.
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poetica di un’opera in cui i riferimenti e le memorie giocano un ruolo determi- 2 - Cerchi concentrici
verso l’orizzonte,
nante. Van Eyck scopre la “forma” attraverso un’esplorazione configurazionale
interno o esterno.
del luogo che accoglierà una sua architettura, utilizzando un processo grafico Sia la conca che la
che ‘magicamente’ usa la geometria per rivelare il senso profondo della morfolo- collina sono condivise
da tutte le persone
gia del luogo, che può essere già strutturata o che diventa tale solo dopo un suo
sedute in cerchi
intervento progettuale2. Van Eyck è un inventore di “Luoghi” (fig. 2). concentrici…
Questa analisi non si basa sullo studio di figure o di forme in senso gestal-
tico, o sulla similitudine tra geometrie differenti riscontrate nelle opere dell’au-
tore, o sulla semplice scoperta delle simmetrie o delle possibilità combinatorie
di un’opera architettonica, ma – ed è ciò che vogliamo mettere in evidenza - sui
contenuti del metodo progettuale e compositivo utilizzato al fine di definire for-
me e spazi, come costruzioni teoriche e mentali e, in ultimo, come materiali dei
2 Gaetano Ginex, Aldo van Eyck, luoghi dell’abitare e dei loro significati. Una geometria analizzata attraverso il
dalle radici archetipe, in « Controspa-
zio», n. 2, 1999, pp. 28-49.
disegno, inteso come spazio mentale, come ricerca di uno spazio architettonico,
3 «Il concetto di elemento sta di uno spazio-luogo, di uno spazio che sia simbolo concreto dell’abitare e del
quindi alla base di questa ricerca: ele- costruire.
mento non come pezzo da comporre,
ma come principio organizzativo,
Un’analisi che si concentra sulle relazioni tra gli elementi che assumono il
come costante tipologica e morfolo- ruolo di vere strutture minime in una continuità, tutta interna alla forma stessa,
gica, che struttura il processo della che si evolve e cambia direzione in ogni progetto3. I disegni di Aldo van Eyck
progettazione architettonica e ne
rende possibile una forma» da Vitto-
sono intrisi di “archetipicità” che è comunque radicata nella sua formazione e
rio Ugo, Forma Progetto Architettura, che traspare nelle opere realizzate appunto come opere “trovate” nell’universo
Palermo 1976, pp. 40-76 delle forme mentali che ha elaborato attraverso una attenta ricerca delle primor-
4 - Con i suoi viaggi presso i
I playground progettati da van Eyck tra il 1947 e il 1973 sono un esercizio di cezione spazio-tempo con un con-
cetto migliore: la concezione del si-
morfologia urbana in cui il disegno è inteso nella sua accezione di ricerca della
gnificato del luogo. Qualsiasi cosa si
giusta configurazione formale di un luogo. Il disegno come studio della forma voglia intendere con spazio-tempo,
che interpreta, attraverso nozioni archetipiche, la configurazione di un’area e luogo e occasione significano qualco-
sa di più perché lo spazio agli occhi
che fa diventare “luogo” ciò che prima non lo era. Come avviene tutto questo ?
dell’uomo significa luogo, mentre
Questi disegni sembrano esercizi di pura geometria ma, guardando bene tutte le tempo significa occasione. Il mestie-
configurazioni dei giochi progettati da van Eyck, ci si rende conto che essi rispec- re degli architetti consiste nel creare
configurazioni di luoghi ad ogni li-
chiano la visione di un mondo di forme in cui l’aspetto prioritario è lo schema
vello cioè fornire il tipo di luogo più
reale che si integra con altri schemi reali per costruire una reale configurazione adatto per ogni stadio configurativo.
formale che sia essenzialmente funzionale al gioco, al movimento, all’invenzio-
una nuova morfologia che si confronta con il circostante tessuto di architettura mancata, dal cap. Fine
del disegno, pag. 22: «In ciascuno di
urbano10 (figg. 10, 11). L’orfanotrofio, visto in questa ottica, è un questi procedimenti parole come
congegno perfettamente riuscito. La sua struttura planimetrica è spazio, intervallo, confine, sequenza,
costituita da una sequenza di quadrati che sono dei piccoli moduli origine, proporzione, ordine, preci-
sione, sembrano voler descrivere un
compositivi e strutturali, sormontati da cupole che, nell’aggregar- perimetro dentro il quale si misura
si tra loro, creano un’insieme uniforme di piccole e grandi volte, l’autonomia dei modi di costituzione
come un tetto che ricorda il deserto o il moto delle dune sotto l’ef- della forma architettonica», ciò è im-
portante per definire dei concetti che
fetto del vento. stanno alla base del procedimento
Il quadrato di base crea un reticolo modulare che funziona con configurazionale usato nel disegno
grande efficacia. Il suo disegno sembra essere elementare in rap- da van Eyck.
10 -«La morfologia è quel proces-
porto alla complessità che deriva dall’assemblaggio dei piccoli so che studia e parallelamente costi-
moduli in orizzontale, secondo un ordine ben determinato. Nella tuisce la struttura dell’opera architet-
planimetria del piano terra, è più leggibile che tutto è riconducibile tonica e che viene a costituirsi come
la sequenza di uno o più morfemi. A
al quadrato: ogni elemento minimo quadrato è propulsore di altri loro volta i morfemi sono sequenze
eventi architettonici che determinano spazi differenti, a seconda di uno o più fonemi che come per la
del tipo di relazioni con l’interno o l’esterno che istaura ogni singo- linguistica costituiscono la più picco-
la unità dotata di significato: i fonemi
lo elemento col successivo (fig. 12). Spesso i quadrati hanno inscrit- formano unità minime di significato
to, al loro interno, un cerchio inciso nella superficie del pavimento. che possono venire liberamente com-
14 - Elemento interno
alla corte di ingresso
(dis.di G. Ginex)
16 - Buchi regolari
di ambienti abitabili
dell’Oasi di Siwa in
Egitto
17 - Schemi Nel 1958 van Eyck progetta, ma non realizza, questa opera che
configurazionali e sembra quasi una continuazione dei temi trattati nell’orfanotrofio,
pianta del Centro
Congressi di come si evince dall’analisi dei primi schemi programmatici del pro-
Gerusalemme, getto (fig. 17). Anche in questo caso il quadrato è la forma base da
progettato nel 1958 cui partire ma il quadrato questa volta innesca un processo diverso
dal precedente poiché non ci troviamo più in un sistema addizio-
nale di elementi bensì in un sistema che sottrae materia in un com-
plesso lavoro di scavo.
Il modulo resta il quadrato e la compenetrazione di elementi
semplici, i quadrati più piccoli facenti parte della stessa configura-
zione di origine, convive all’interno di un unico schema compositi-
vo a base quadrata. Il processo configurazionale porta a definire un
processo labirintico, quasi di disintegrazione dello spazio quadrato
di base, con soluzioni imprevedibili dal punto di vista formale. Van
Eyck in questo caso lavora per sottrazione, individuando solo uno
schema di riferimento su cui fare scorrere un flusso di aggregazioni
spaziali e funzionali. Edifici uno dentro l’altro in una successione di
recinti, in un gioco di scatole cinesi. Se nell’orfanotrofio l’aggrega-
zione dei moduli e la loro composizione sembra essere l’obbiettivo
finale in termini di effetti spaziali ben riusciti, in questa opera il
quadrato è solo un pretesto, anche perché ne resterà poco di esso
alla fine del processo configurazionale. Infatti la forma teorica qua-
drata assume una forma materiale di spazi ricavati, anche in questo caso di spazi
interstiziali che sommandosi configurano un organismo ben definito all’esterno
ma che all’interno non ha nessuna forma finita e definita ma bensì un susseguirsi
di luoghi nella loro funzione che procedono a zig zag in un circuito circolare e
senza “spigoli”. Forse lo schema quadrato è troppo stretto per van Eyck che sta
in tutti i modi cercando di uscire da schemi geometrici troppo restrittivi12.
sempre più complessi, in cui il disegno giocherà un ruolo determinante nel con- mento è chiaro, forse non è poi così
chiaro in questo caso. Mi sembra di
cepimento dell’opera. La fase concettuale del disegno assume un cambiamento
potere riscontrare un riferimento al
di elaborazione, non più schemi scomposti tra loro che sottintendono una ricer- disegno del Pueblo Bonito del Nuo-
ca di configurazione morfologica dell’architettura, bensì tavole programmatiche vo Messico
Nel 1963 van Eyck progetta una chiesa protestante a Driebergen denominata
“le ruote del cielo”. Questa volta gli schemi del manifesto programmatico sono
più configurazionali. Tutto è disegnato e racchiuso in un’unica tavola che espri-
me in forma chiara il processo progettuale. Anche in questo caso il quadrato o la
somma dei quadrati è disintegrata da cerchi piccoli e grandi (figg. 18, 19). Questo
progetto purtroppo non fu realizzato ma è il preludio ad elaborazioni più pro-
fonde, sia sul profilo formale che funzionale.
La prima tavola programmatica riporta una base rettangolare interrotta da
tre cerchi che si spostano in modo tale da fare risultare estranea la forma origina-
ria di base. Attraverso la migrazione dei cerchi si configura uno spazio ecclesiale
con più centri, non esiste una unica centralità ma al contrario essa migra in più
direzioni. Il cerchio in questo caso è l’elemento determinante dello spazio pro-
gettato, l’elemento preponderante sia in termini dimensionali che figurativi. Van
Eyck, però, non si ferma a questa configurazione, ne tenta un’altra in cui da un
ruolo differente alle geometrie del progetto.
18 - Conceptual
sketches del progetto
“Le ruote del cielo”,
chiesa protestante
a Driebergen 1963
(prima e seconda fase)
Il rettangolo di base assume una forma più fluida e dilatata mentre i cerchi
rompono questa linearità in maniera pacata, tanto da essere dimensionalmente
differenti tra di loro. Un centro non più determinato in forma inequivocabile ma
presente in più direzioni e, al contempo, luogo unico, centro come punto di tan-
genza tra i cerchi. Tutto questo da luogo ad una architettura semplice fortemente
concettuale e di grande impatto poetico, in quanto i cerchi sono sormontati da
grandi abbaini che rompono la rigidezza del rettangolo di base, enfatizzando
la forma circolare. Ai due lati estremi del rettangolo costruisce due corti a cielo
aperto che sono un preludio all’architettura interna illuminata dai lucernai cir-
colari (fig. 20).
20 - Studi della
configurazione
compositiva del
progetto “Le ruote
del cielo” (dis.di G.
Ginex)
32 - Studi sulla
configurazione
compositiva e
funzionale del
Padiglione di
Arnhem (dis. di G.
Ginex)
33 - Disegno
definitivo e
collocazione delle
opere da esporre
del Padiglione delle
Sculture
semplicità (fig. 31). Il padiglione in questo senso rappresenta il caso più signifi-
cativo di disegno configurazionale, cioè che va alla ricerca di uno stato figurale
definito, passando per stadi intermedi di cui il disegno per sua natura ne è la
rappresentazione e lo strumento di ricerca. Il disegno è usato come tecnica per
pensare e prefigurare spazi e luoghi (fig. 32). Il progetto finale è inscritto in un
quadrato che ha la funzione di basamento al sistema di muri, il quadrato àncora
34 - Padiglione
i muri sottili e “fluidi” al terreno, e a loro volta i muri diventano un susseguirsi
delle Sculture, vista
interna di cerchi quasi accennati che ruotano lungo il percorso lineare tracciato dai muri
(figg. 33, 34). È un susseguirsi di eventi emozionali che richiamano spazi arcaici
di memoria lontana.
Hubertus House
Dal 1973 al 1981 è impegnato nella costruzione della casa per genitori singoli.
Il programma è molto interessante e, come era avvenuto per l’orfanotrofio pro-
Due altri progetti affrontano il tema del quadrato, l’ultima chiesa progettata
39 - Chiesa da Van Eyck nel 1985 e la clinica di Boekel del 1989. I due progetti partono da
protestante delle una geometria di base simile, il quadrato che diventa rettangolo e che, a sua vol-
Molucche a Deventer
ta, è scavato, aperto, “lavorato” come un sistema geometrico mutabile e a volte
(1984/85) Impianto
planimetrico “incompleto” poiché smussato in alcune parti (figg. 39, 40, 41)
Il cerchio in questo caso appare quasi accennato, si potrebbe parlare di super-
40 - Schizzo
dell’impianto fici curve piuttosto che di cerchi, in particolare per la clinica il cui spazio della
corte assume una forma circolare accentuata dalla copertura. Ma anche altri spa-
41- Conceptual
zi danno al cerchio o al semicerchio un ruolo che serve ad alleggerire a rendere
sketches della Chiesa
protestante delle più fluida la geometria delle facciate. Questo avviene nei due progetti alla stessa
Molucche maniera e, ancora una volta, la copertura determina una forma dell’organismo
45 - Complesso
dell’Estec a
Noordwijk
(1989), modello
digitale ed esploso
assonometrico,
schema funzionale
interno e modello
della copertura
47 - Schema della
distribuzione
interna e colori che
differenziano le
diverse aree
sono alla base dell’ordine sintattico che van Eyck costruisce questi insediamenti
(fig. 53).
Il telaio teorico corrisponde sempre ad un procedimento che parte virtual-
mente dal ‘primo’ schizzo, che inquadra i caratteri fondamentali del gioco com-
plesso delle geometrie, codificando gradualmente il sistema attraverso successi-
vi gradi di complessità formale.
Van Eyck affronta sempre le potenzialità della forma con molta “modestia”,
attraversando un percorso che possiamo quasi definire di tipo “poietico”, man-
tenendo sempre un rapporto con la storia con l’intento di confermarla e prose-
guirla. Come abbiamo visto, parte sempre da una serie di concept studies, vere
rappresentazioni concettuali che mostrano come lo spazio del disegno è il luogo
dove lentamente e attraverso varie fasi e vari stadi, il progetto prende forma
compiuta.
Lo schizzo configurativo costruisce lentamente la forma finale, lo abbiamo
visto nelle chiese ma anche nel Padiglione delle Sculture e nel Palazzo dei con-
gressi di Gerusalemme, in cui il disegno mo-
stra il programma, non solo funzionale attra-
verso la suddivisione degli spazi interni, ma
soprattutto mostra un processo di erosione
della forma a partire dalla geometria elemen-
54 - Conceptual
tare del quadrato.
sketches del progetto
degli edifici per uffici Ciò avviene anche nei progetti urbani
Court of Audit a come la Hubertus House o nel progetto della
l’Aia (1997) «alla
Corte dei Conti a l’Aia del 1997 (fig. 54) di
ricerca del giusto
perimetro» cui abbiamo qui riportato una sequenza di
62 - I colori
dell’arcobaleno,
stipite di una porta
nella Hubertus
House
63 - «I riferimenti
di van Eyck sono
sempre rivolti a tutte
quelle architetture
senza architetti
sparse per il mondo di
cui tutta la sua opera
è profondamente
permeata»,
caravanserraglio e
casa del tè a Qum,
Teheran