ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Indice
Indice Lezioni .......................................................................................................................... p. 2
Lezione 001 ............................................................................................................................. p. 4
Lezione 002 ............................................................................................................................. p. 7
Lezione 003 ............................................................................................................................. p. 8
Lezione 004 ............................................................................................................................. p. 10
Lezione 005 ............................................................................................................................. p. 11
Lezione 006 ............................................................................................................................. p. 15
Lezione 007 ............................................................................................................................. p. 16
Lezione 008 ............................................................................................................................. p. 17
Lezione 009 ............................................................................................................................. p. 20
Lezione 010 ............................................................................................................................. p. 21
Lezione 011 ............................................................................................................................. p. 28
Lezione 012 ............................................................................................................................. p. 29
Lezione 013 ............................................................................................................................. p. 30
Lezione 014 ............................................................................................................................. p. 31
Lezione 015 ............................................................................................................................. p. 32
Lezione 017 ............................................................................................................................. p. 34
Lezione 018 ............................................................................................................................. p. 35
Lezione 019 ............................................................................................................................. p. 36
Lezione 020 ............................................................................................................................. p. 37
Lezione 021 ............................................................................................................................. p. 38
Lezione 022 ............................................................................................................................. p. 39
Lezione 023 ............................................................................................................................. p. 42
Lezione 025 ............................................................................................................................. p. 43
Lezione 026 ............................................................................................................................. p. 46
Lezione 027 ............................................................................................................................. p. 47
Lezione 028 ............................................................................................................................. p. 48
Lezione 029 ............................................................................................................................. p. 49
Lezione 030 ............................................................................................................................. p. 50
Lezione 031 ............................................................................................................................. p. 52
Lezione 032 ............................................................................................................................. p. 53
Lezione 033 ............................................................................................................................. p. 54
Lezione 034 ............................................................................................................................. p. 56
Lezione 035 ............................................................................................................................. p. 58
Lezione 036 ............................................................................................................................. p. 59
Lezione 037 ............................................................................................................................. p. 60
Lezione 038 ............................................................................................................................. p. 63
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Lezione 001
01. IL VALORE DELLA RESISTENZA
E’ inversamente proporzionale alla sezione del materiale, alla resistività e direttamente proporzionale alla lunghezza
E’ direttamente proporzionale alla resistività del materiale, direttamente proporzionale alla lunghezza, e inversamente proporzionale alla sezione
OHM
WATT
AMPERE
VOLT
04. UN POTENZIOMETRO
E' UN'APPARECCHIATURA ELETTRICA IN GRADO DI MANTENERE COSTANTE LA RESISTENZA AL VARIARE DELLA TEMPERATURA
07. 1 VOLT =
1 COULOMB/1 JOULE
1 JOULE/ 1 COULOMB
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VOLT
V*A
AMPERE
OHM
4 ELETTRONI
8 ELETTRONI
29 ELETTRONI
26 ELETTRONI
OHM
AMPERE
WATT
VOLT
14. IN UN ATOMO
IL NUMERO DEGLI ELETTRONI E' UGUALE AL NUMERO DI PROTONI SOMMATO AL NUMERO DEI NEUTRONI
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E' variabile solo con la sezione del materiale con cui è costituita.
E' direttamente proporzionale alla resistività del materiale, direttamente proporzionale alla lunghezza, e inversamente proporzionale alla sezione
E' inversamente proporzionale alla sezione del materiale, alla resistività e direttamente proporzionale alla lunghezza
Un’altra classificazione utile per le resistenze è quella che le vuole divise in due classi:
resistori a valore fisso. Per resistori di piccola potenza il valore della resistenza (e della tolleranza)
sono individuabili tramite bande colorate la cui corrispondenza con i valori è tabellata.
resistori e valore variabile (in gergo potenziometri). A loro volta possono essere distinti in resistori a
contatto rotante, resistori a contatto strisciante
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Lezione 002
01. CHE COSA SI INTENDE PER MAGLIA
Un percorso chiuso che contiene un insieme di elementi circuitali connessi tra di loro
Un componente a quattro morsetti di cui un coppia costituisce la porta di ingresso e una coppia costituisce la porta di uscita.
In elettrotecnica la convenzione normale è una coppia di criteri usati per fissare i riferimenti positivi di tensione e
corrente sui bipoli. Questo determina i segni delle varie grandezze che li interessano.
Fissare i riferimenti di tensione e corrente è finalizzato alla realizzazione di un modello del circuito in cui tutte le
grandezze siano coerenti rispetto al riferimento adottato, è quindi importante ricordare che a prescindere dal criterio
utilizzato i due modelli sarebbero comunque equivalenti nel descrivere lo stesso circuito.
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Lezione 003
01. RESISTORI LINEARI TEMPO VARIANTI
LA SUA CARATTERISTICA E' UNA RETTA PASSANTE PER L'ORIGINE CHE HA UNA PENDENZA CHE VARIA NEL TEMPO
LA SUA CARATTERISTICA E' UNA RETTA PASSANTE PER L'ORIGINE CHE HA UNA PENDENZA CHE VARIA NEL TEMPO
LA SUA CARATTERISTICA E' UNA RETTA NON PASSANTE PER L'ORIGINE CHE NON VARIA NEL TEMPO
NON ESISTONO
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LA SUA CARATTERISTICA E' UNA RETTA NON PASSANTE PER L'ORIGINE CHE NON VARIA NEL TEMPO
LA SUA CARATTERISTICA E' UNA RETTA PASSANTE PER L'ORIGINE CHE NON VARIA NEL TEMPO
LA SUA CARATTERISTICA E' UNA RETTA PASSANTE PER L'ORIGINE CHE VARIA NEL TEMPO
Bipolo Circuito aperto, la sua resistenza vale R=∞, la tensione ai suoi morsetti può assumere
qualsiasi valore, la corrente che lo attraversa vale I=0. Riportiamo di seguito la sua
caratteristica tensione-corrente.
Il bipolo descritto
nella realtà non esiste, tuttavia ci sono alcuni dispositivi che approssimano il suo
comportamento; questi dispositivi sono chiamati comunemente batterie.
Nel caso in cui v*(t) è identicamente nulla esso si comporta come un corto circuito e la sua
caratteristica coincide con l’asse delle ascisse.
Lezione 004
01. LA CAPACITA' SI MISURA IN
OHM
SECONDI
FARAD
HENRY
Il valore del generatore dipende solo dal valore di una tensione generata.
Il valore del generatore cambia al cambiare di una tensione generata da un altro generatore.
Il valore del generatore dipende da un'altra tensione o corrente presente nel circuito e varia proporzionalmente ad essa.
Il valore del generatore dipende solo dal valore di una corrente generata
In una induttanza, la variazione della tensione è inversamente proporzionale al valore della corrente e all'induttanza.
In una induttanza la variazione della corrente è direttamente proporzionale alla tensione e inversamente proporzionale al valore dell'induttanza stessa.
In una induttanza, la variazione della tensione è direttamente proporzionale al valore della corrente e all'induttanza.
OHM
HENRY
FARAD
SECONDI
Un generatore in cui il valore della corrente o della tensione non dipende da nessun'altra grandezza elettrica del circuito.
In un condensatore, la variazione della tensione ai capi delle due armature, è direttamente proporzionale alla corrente.
In un condensatore, la variazione della tensione ai capi delle due armature, è direttamente proporzionale alla corrente e inversamente proporzionale al valore della capacità
stessa.
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Lezione 004
08. Induttore
Gli induttori sono bipoli in cui in ogni istante di tempo il flusso magnetico concatenato Φ(t) e la
corrente i(t) che lo attraversa soddisfano una relazione rappresentabile nel piano (Φ,i).
Il simbolo dell’induttore è riportato in figura, la grandezza che caratterizza l’induttore é
l’induttanza L la cui unità di misura è l’Henry (H), ([L]=H).
Se la caratteristica nel piano (Φ,i) è una retta passante per l’origine esso è lineare, altrimenti è
non lineare; se la caratteristica non cambia nel tempo è tempo-invariante altrimenti è tempo variante.
INDUTTORE LINEARE TEMPO INVARIANTE
L’induttanza L non dipende da t e da i
In ogni istante di tempo la corrente che attraversa l’induttore è data dalla somma di due
termini, la corrente all’istante iniziale e la corrente all’istante t di un induttore avente induttanza
L che a t=0 ha una corrente nulla.
INDUTTORE LINEARE TEMPO-VARIANTE
L’induttanza L dipende dal tempo, la caratteristica è una retta che passa per l’origine del piano
(Φ,i) ma ha una pendenza che varia nel tempo.
Lezione 004
09. Condensatore
I condensatori sono componenti in grado di immagazzinare carica elettrica sulle armature.
Un condensatore molto diffuso che può rappresentare un condensatore lineare tempo
invariante potrebbe essere quello ad armature piane e parallele. Possiamo considerarlo
costituito da due superfici conduttrici dette armature, fra le quali è interposto un mezzo
isolante, detto dielettrico. La capacità dipende in maniera direttamente proporzionale dalla
carica Q, e in maniera inversamente proporzionale dalla tensione applicata alle armature.
Possiamo dire che la capacità è la caratteristica che ha il condensatore ad accumulare una certa
carica elettrica. Nel caso di armature piane e parallele nel vuoto si ha: C = Q/V
Ossia, la capacità è uguale al prodotto tra la costante dielettrica di ciò che vi è tra le due
armature, per l’area della superficie affacciata, cioè della superficie attiva di esse, diviso la
distanza tra le stesse armature. Va inoltre ricordato che la costante dielettrica assoluta è data
dal prodotto della costante dielettrica del vuoto per la costante dielettrica propria del materiale.
Per un condensatore ad armature piane avente una geometria come quella riportata in figura
per il calcolo della capacità possiamo scrivere la seguente equazione
C =εa *S/d
I condensatori sono bipoli in cui in ogni istante di tempo la carica q(t) immagazzinata sulle
armature e la tensione v(t) presente tra le armature stesse soddisfano una data relazione
rappresentabile nel piano (v,q).
la grandezza che caratterizza il condensatore é
In ogni istante di tempo la tensione ai capi del condensatore è data dalla somma di due termini, la tensione all’istante
iniziale v(0) e la tensione all’istante t di un condensatore C che a t=0 è scarico
CONDENSATORE LINEARE TEMPO-VARIANTE
La capacità C dipende dal tempo, la caratteristica è una retta che passa per l’origine del piano (v,q) ma ha una
pendenza che varia nel tempo. Possiamo immaginare di realizzare un condensatore ad armatura piane e parallele dove
un’armatura è fissa e l’altra si muove nel tempo , variando S e/o d si ha come conseguenza una variazione della capacità
C.
q(t) = C(t)v(t)
CONDENSATORE NON LINEARE
E’ un condensatore che ha nel piano (v,q) ha una caratteristica non lineare (o che non passa per l’origine)
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Lezione 004
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Lezione 005
01. LA LEGGE DI KIRCHHOOFF DELLE CORRENTI
PER REALIZZARLO E' NECESSARIO CHE I GENERATORI ABBIANO TUTTI LA STESSA TENSIONE
LA CORRENTE DELLA SERIE E' PARI ALLA SOMMA ALGEBRICA DELLE CORRENTI DEI SINGOLI GENERATORI
LA TENSIONE DELLA SERIE E' PARI ALLA SOMMA ALGEBRICA DELLE TENSIONI DEI SINGOLI GENERATORI
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LA SOMMA ALGEBRICA DELLE TENSIONI DEI LATI DI UNA MAGLIA E' NULLA
PER REALIZZARLO E' NECESSARIO CHE I GENERATORI ABBIANO TUTTI LA STESSA CORRENTE
LA CORRENTE DEL PARALLELO E' PARI ALLA SOMMA ALGEBRICA DELLE CORRENTI DEI SINGOLI GENERATORI
La corrente totale viene suddivisa tra le resistenze, tutte le resistenze sono soggette alla stessa tensione
Una serie di resistenze si ha solo quando due resistenza hanno lo stesso valore
La tensione totale viene suddivisa tra le resistenze, tutte le resistenze sono attraversate dalla stessa corrente
Una serie di resistenze implica una partizione della corrente su ogni resistenza
Un parallelo di resistenze può essere sostituito da una resistenza il cui valore è dato dalla somma delle resistenze coinvolte nel parallelo
La corrente totale viene suddivisa tra le resistenze, tutte le resistenze sono soggette alla stessa tensione
La tensione totale viene suddivisa tra le resistenze, tutte le resistenze sono attraversate dalla stessa corrente
La legge di Kirchhoff esprime la conservazione della carica elettrica ai nodi ,cioè il fatto che in ogni nodo tutta la carica
elettrica in ingresso deve uscire; ai nodi non si verificano ne accumuli ne ammanchi di carica. La LKC può essere
enunciata così: per ogni nodo, in ogni istante di tempo, la somma delle correnti in ingresso è uguale alla somma delle
correnti in uscita.
Da un punto di vista operativo, nella risoluzione dei circuiti, come prima cosa bisogna assegnare le direzioni di
riferimento a tutte le correnti nei lati e, successivamente, considerare nelle somme algebriche col segno positivo ,le
correnti uscenti dal nodo e col segno negativo le correnti entranti nel nodo (o viceversa).
Possiamo fare alcune considerazioni:
dall’applicazione della LKC ai vari nodi di un circuito scaturiscono equazioni algebriche lineari a coefficienti
costanti 0,1,-1
la LKC ha validità generale, nel senso che essa è indipendente dalla natura dei componenti per quanto attiene a
linearità e tempo invarianza
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14.
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15.
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16.
Per in circuito in figura, in cui E=12V, R1=1 ohm, R2=3 ohm, R=3 ohm,
calcolare I.
SEGUE
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17.
SVOLGIMENTO:
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18.
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Nei circuiti elettrici due o più bipoli possono essere collegati tra di loro in diversi modi. Nei casi in cui i due (o più) bipoli sono
collegati in modo da avere entrambi un morsetto in comune il collegamento del bipolo sarà di tipo serie.
In questo collegamento la LKT impone che V=VR1+VR2 cioè la tensione totale ai capi della serie è data dalla somma delle
tensioni ai capi dei singoli bipoli, inoltre risulta che i=i1=i2.
In generale, se i bipoli hanno ognuno la propria caratteristica (I-V), vi sarà una caratteristica (V-I) del bipolo equivalente in
collegamento serie.
Da un punto di vista grafico, la caratteristica del bipolo serie (Rs) è ottenibile sommando per ogni valore della corrente I le tensioni
corrispondenti sui due bipoli(R1 ed R2), come illustrato in figura
se i condensatori sono inizialmente scarichi avremo vi(0)=0 per i=1…n per la LKT avremo
COLLEGAMENTOINSERIEDIINDUTTORI
Consideriamo n induttori lineari e tempo invarianti ,aventi ciascuno induttanza Lk con k=1..n., abbiamo visto che per ognuno di
essi si ha
Se supponiamo che tutte le correnti iniziali siano nulle, avremo ik(0)=0 con k=1..n, per la LKT avremo
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In generale la legge di Kirchhoff delle tensioni (LKT o LKV o KVL) afferma che la somma algebrica delle tensioni agenti tra le
coppie di punti nello spazio che formano una qualsiasi sequenza chiusa (orientata) è uguale a zero.
Nella formulazione più semplice la legge dice che la somma algebrica delle tensioni lungo una linea chiusa (con il segno appropriato
in funzione del verso di percorrenza della maglia stessa) è pari a zero.
Se le grandezze elettriche del circuito sono rappresentate nel dominio del tempo (per esempio se è in corrente continua) la somma va
intesa come somma algebrica. Se il circuito è in corrente alternata e le grandezze elettriche sono rappresentate da fasori la somma
può essere fatta anche sui fasori corrispondenti alle tensioni (quindi come somma vettoriale).
Ad esempio, applichiamo la legge alla maglia a,b,c,d, a del circuito in figura. Partiamo dal nodo a percorrendo la maglia in senso
orario e ipotizziamo che i potenziali elettrici dei nodi da a a d siano via via decrescenti. Si ha: V1+V2+V3-V4=0
Questa legge corrisponde alla legge di conservazione dell'energia per un campo conservativo, in quanto afferma
che il lavorocompiuto per far compiere ad una carica un percorso chiuso deve essere uguale a zero.
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Lezione 006
01.
SEGUE
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02.
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Questo principio rappresenta uno strumento fondamentale per la soluzione di circuiti lineari. Sia
data una rete lineare, contenente n generatori di tensione ed m generatori di corrente se
indichiamo con Wi una generica tensione-corrente del circuito si ha che
Ossia, qualsiasi tensione-corrente è ottenibile come somma di una combinazione lineare dei
generatori di tensione E e una combinazione lineare dei generatori di corrente I.
04.
SEGUE
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Lezione 007
01. QUANDO E' POSSIBILE CALCOLARE IL CIRCUITO EQUIVALENTE ALLA THEVENIN
Non ci sono limitazioni, occorre semplicemente poter calcolare la resistenza equivalente vista ai capi dei morsetti rispetto ai quali calcolare il circuito equivalente, una volta
reso passivo il circuito su cui si lavora, e poi determinare la corrente misurata in corto circuito ai capi degli stessi morsetti, una volta che si è reso attivo il circuito stesso.
Non ci sono limitazioni, occorre semplicemente poter calcolare la resistenza equivalente vista ai capi dei morsetti rispetto ai quali calcolare il circuito equivalente, una volta
reso attivo il circuito su cui si lavora, e poi determinare la tensione misurata a vuoto ai capi degli stessi morsetti, una volta che si è reso passivo il circuito stesso.
Dipende dal circuito che si vuole sostituire: deve avere solo generatori di uno stesso tipo
Quando la resistenza equivalente ai morsetti ai quali si vuole calcolare il circuito equivalente è finita.
02.
SEGUE
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03. Thevenin
Il teorema di Thevenin può essere enunciato come segue: data una rete lineare R
(tempo-invariante o tempo-variante) e dati due suoi morsetti A e B a cui è connessa una
rete generica RAB di qualsiasi natura (rispetto a linearità e tempo invarianza),
supponendo che tra la rete R e la rete RAB non ci sia alcun collegamento se non quello
tra i morsetti AB (esempio accoppiamento di tipo magnetico o con generatori controllati),
la rete lineare R è equivalente ad un circuito costituito da una resistenza RTh in serie ad
un generatore di tensione VTh.
Con il termine equivalente si intende che i due circuiti (rete lineare R e circuito equivalente di
Thevenin) ai morsetti AB hanno lo stesso comportamento elettrico.
Diamo di seguito i criteri per calcolare i componenti del circuito equivalente di Thevenin.
RTh è la resistenza equivalente calcolata ai morsetti A e B dopo aver reso passiva la rete R (si
cortocircuitano i generatori di tensione e si aprono i generatori di corrente). Se la rete lineare R
ha una resistenza equivalente infinita (circuito aperto) non si può applicare il teorema di
Thevenin.
VTh è la tensione che si misura tra i morsetti A e B quando questi sono scollegati dalla rete RAB
(indicazione operativa: attenzione al verso di VTh, deve essere con il + in A e con il – in B).
Dopo aver determinato i parametri del circuito equivalente di Thevenin, sarà possibile
determinare il punto di lavoro di una qualsiasi rete RAB connessa tra i morsetti AB, esso potrà
essere ottenuto come intersezione tra la caratteristica del generatore equivalente VAB=VTh-RThI
e la caratteristica (V,I) ai morsetti AB della rete RAB.
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Lezione 008
01. COSA SIGNIFICA CONSIDERARE IL CIRCUITO EQUIVALENTE ALLA THEVENIN E ALLA NORTON COSA SIGNIFICA CALCOLARE IL
CIRCUITO EQUIVALENTE ALLA THEVENIN E ALLA NORTON
Significa sostituire il circuito con uno esattamente equivalente costituito sempre da un generatore di tensione e una resistenza in parallelo
Significa sostituire il circuito con uno esattamente equivalente costituito sempre da un generatore di corrente e una resistenza in serie
Significa sostituire il circuito con uno equivalente dal punto di vista elettrico costituito da una sola resistenza e da un solo generatore di corrente (o di tensione) a seconda
che si tratti del circuito equivalente di Norton o quello di Thevenin
Significa sostituire il circuito con uno esattamente equivalente costituito sempre da un generatore di tensione in parallelo ad una resistenza
SE CALCOLIAMO IL CIRCUITO EQUIVALENTE DI THEVENIN NON POSSIAMO CALCOLARE IL CIRCUITO EQUIVALENTE DI NORTON
IN GENERALE, O ESISTE IL CIRCUITO EQUIVALENTE DI THEVENIN OPPURE ESISTE IN CIRCUITO EQUIVALENTE DI NORTON
IN GENERALE, E' POSSIBILE CALCOLARE SIA IL CIRCUITO EQUIVALENTE DI THEVENIN, SIA QUELLO DI NORTON
06. AFFINCHE', AI MORSETTI AB, ESISTANO ENTRAMBI I CIRCUITI EQUIVALENTI DI THEVENIN E DI NORTON
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HANNO VALORI DIPENDENTI DAI CIRCUITI E ,IN GENERALE, DIVERSI TRA DI LORO
09. COSA SIGNIFICA CONSIDERARE IL CIRCUITO EQUIVALENTE ALLA THEVENIN E ALLA NORTON
SIGNIFICA SOSTITUIRE IL CIRCUITO CON UNO ESATTAMENTE EQUIVALENTE COSTITUITO SEMPRE DA UN GENERATORE DI CORRENTE E UNA
IMPEDENZA IN SERIE
SIGNIFICA SOSTITUIRE IL CIRCUITO CON UNO ESATTAMENTE EQUIVALENTE COSTITUITO SEMPRE DA UN GENERATORE DI TENSIONE IN
PARALLELO AD UNA IMPEDENZA
SIGNIFICA SOSTITUIRE IL CIRCUITO CON UNO EQUIVALENTE DAL PUNTO DI VISTA ELETTRICO COSTITUITO DA UNA SOLA IMPEDENZA E DA
UN SOLO GENERATORE DI CORRENTE (O DI TENSIONE) A SECONDA CHE SI TRATTI DEL CIRCUITO EQUIVALENTE DI NORTON O QUELLO DI
THEVENIN
SIGNIFICA SOSTITUIRE IL CIRCUITO CON UNO ESATTAMENTE EQUIVALENTE COSTITUITO SEMPRE DA UN GENERATORE DI TENSIONE E UNA
IMPEDENZA IN PARALLELO
PUO' ESSERE VALUTATO SEMPRE TRA I MORSETTI AB DI UNA RETE NON LINEARE
PUO' ESSERE VALUTATO SEMPRE TRA I MORSETTI AB DI UNA RETE NON LINEARE
QUALSIASI RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI A E B E' EQUIVALENTE AD UN CIRCUITO COSTITUITO DA UNA RESISTENZA COLLEGATA
AD UN GENERATORE DI TENSIONE
QUALSIASI RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI A E B E' EQUIVALENTE AD UN CIRCUITO COSTITUITO DA UNA RESISTENZA IN SERIE AD
UN GENERATORE DI TENSIONE
QUALSIASI RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI A E B E' EQUIVALENTE AD UN CIRCUITO COSTITUITO DA UNA RESISTENZA IN SERIE AD
UN GENERATORE DI CORRENTE
QUALSIASI RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI A E B E' EQUIVALENTE AD UN CIRCUITO COSTITUITO DA UNA RESISTENZA IN
PARALLELO AD UN GENERATORE DI TENSIONE
QUALSIASI RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI A E B E' EQUIVALENTE AD UN CIRCUITO COSTITUITO DA UNA RESISTENZA COLLEGATA
AD UN GENERATORE DI TENSIONE
QUALSIASI RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI A E B E' EQUIVALENTE AD UN CIRCUITO COSTITUITO DA UNA RESISTENZA IN
PARALLELO AD UN GENERATORE DI CORRENTE
QUALSIASI RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI A E B E' EQUIVALENTE AD UN CIRCUITO COSTITUITO DA UNA RESISTENZA IN SERIE AD
UN GENERATORE DI CORRENTE
QUALSIASI RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI A E B E' EQUIVALENTE AD UN CIRCUITO COSTITUITO DA UNA RESISTENZA IN
PARALLELO AD UN GENERATORE DI TENSIONE
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14.
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15. Norton
Il teorema di Norton può essere enunciato come segue: data una rete lineare R (tempoinvariante
o tempo-variante) e dati due suoi morsetti A e B a cui è connessa una rete
generica RAB di qualsiasi natura (rispetto a linearità e tempo invarianza), supponendo che
tra la rete R e la rete RAB non ci sia alcun collegamento se non quello tra i morsetti AB
(esempio accoppiamento di tipo magnetico o con generatori controllati), la rete lineare R
è equivalente ad un circuito costituito da una resistenza RN in parallelo ad un generatore
di corrente IN.
Con il termine equivalente si intende che i due circuiti (rete lineare R e circuito equivalente di
Norton) ai morsetti AB hanno lo stesso comportamento elettrico.
i componenti del circuito equivalente di Norton sono i seguenti:
RN è la resistenza equivalente calcolata ai morsetti A e B dopo aver reso passiva la rete lineare
R (si cortocircuitano i generatori di tensione e si aprono i generatori di corrente), essa coincide
con RTh. Se la rete lineare R ha una resistenza equivalente nulla (corto circuito), non si può
applicare il teorema di Norton.
IN è la corrente che si misura tra i morsetti A e B quando questi sono cortocircuitati (indicazione
operativa: attenzione al verso della IN deve essere quello da A verso B).
Dopo aver determinato i parametri del circuito equivalente di Norton, sarà possibile determinare
il punto di lavoro di una qualsiasi rete RAB connessa tra i morsetti A e B.
(Nel caso in cui 0<Req=RTh=RN<∞ esistono entrambi i circuiti di Thevenin e Norton.
Se Req=∞ esiste solo l’equivalente di Norton, se Req=0 esiste solo l’equivalente di Thevenin).
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Lezione 009
01. IL TEOREMA DI MILLMAN
E' applicabile solo quando nel circuito ci sono due nodi e solo generatori di tensioni
E' applicabile quando il numero di nodi del circuito è pari a tre ed uno si prende come riferimento
02. Millmann
la caduta di tensione ai capi di una rete costituita da due soli nodi (binodale) è data dal rapporto tra la somma algebrica delle correnti di
cortocircuito (che si calcolano imponendo VAB=0) e la somma delle conduttanze di ogni ramo.
Il calcolo delle correnti in ogni ramo si effettua applicando la legge di Ohm generalizzata, per cui:
03.
Lezione 010
01. L'ENERGIA ELETTRICA
LA SOMMA ESTESA A TUTTI I LATI DI UN CIRCUITO DEI PRODOTTI TRA TENSIONE E CORRENTE E' SEMPRE NEGATIVA
LA SOMMA ESTESA A TUTTI I LATI DI UN CIRCUITO DEI PRODOTTI TRA TENSIONE E CORRENTE E' NULLA
LA SOMMA ESTESA A TUTTI I LATI DI UN CIRCUITO DEI PRODOTTI TRA TENSIONE E CORRENTE NON E' QUANTIFICABILE A PRIORI
LA SOMMA ESTESA A TUTTI I LATI DI UN CIRCUITO DEI PRODOTTI TRA TENSIONE E CORRENTE E' SEMPRE POSITIVA
PER OGNI t LA CARATTERISTICA NON E' TUTTA O NEL I O NEL III QUADRANTE
SOLO POSITIVA
SOLO NEGATIVA
SEMPRE NULLA
SEMPRE
MAI
p(t)=Rv(t)i(t)
p(t)=v(t)i(t)
WATT
JOULE
VAR
VA
ZERO
UNO
La somma dei prodotti delle tensioni per le correnti al quadrato di ogni lato, deve essere nulla
La somma algebrica dei prodotti delle tensioni per le correnti di ogni lato deve essere nulla
La somma dei prodotti delle tensioni al quadrato sulle correnti di ogni lato deve essere nulla
15.
La potenza p(t) espressa in Watt (W) entrante nel bipolo è pari al prodotto tra la tensione v(t) e
la corrente i(t), si utilizza per il bipolo la convenzione degli utilizzatori.
Analizziamo il segno della potenza in un bipolo; ogni bipolo
è caratterizzato da una curva nel piano V-I (o I-V), una volta stabilito il punto di lavoro (cioè la
coppia tensione v(t) e corrente i(t)) la potenza p(t)=v(t)i(t) è univocamente determinata ed è
pari all’area del rettangolo formato tra il punto di lavoro e gli assi V-I. Se il punto di lavoro si
trova nel I o nel III quadrante (v*i>0) la potenza è positiva, cioè il bipolo riceve potenza
dall’esterno, per lo stesso motivo se il punto di lavoro è nel II o nel IV quadrante la potenza è
negativa, cioè il bipolo fornisce potenza all’esterno.
Diremo che un bipolo è passivo se per ogni istante t la caratteristica si trova nel I o nel III
quadrante, esso non fornisce mai potenza all’esterno; diremo che un bipolo è attivo se non è
passivo, ad esempio un generatore di tensione (con tensione diversa da zero) è un bipolo attivo
in quanto non ha tutta la caratteristica nel I e III quadrante.
LEGGE DI JOULE
Tutti sappiamo dall’esperienza quotidiana che ogni volta che una corrente elettrica percorre un
conduttore (che possiamo rappresentare come una resistenza lineare e tempo–invariante)
quest’ultimo si riscalda. In effetti la resistenza si oppone al passaggio della corrente
determinando una caduta di tensione ai suoi capi VR(t)=R*i(t), nel caso di corrente continua si
ha VR=R*I, a tale coppia tensione-corrente corrisponde la potenza dissipata per effetto joule
Pj=VR*I=R*I^2=VR^2/R.
POTENZA GENERATA, EROGATA E RENDIMENTO DI UN GENERATORE
Consideriamo un generatore avente una f.e.m. costante pari ad E, sia esso attraversato da una
corrente I, indichiamo come potenza generata Pg la potenza Pg=E*I. La presenza della
resistenza interna Ri del generatore provoca una dissipazione di potenza Pd=Ri*I2
17.
SEGUE
18.
19.
Vi=10·i V , R=Ri=1 Ω,
determinare il valore di J tale che la potenza dissipata nella resistenza R sia nulla.
20.
SEGUE
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21.
Ω, R5=60 Ω , RA=10,5 Ω
22.
SEGUE
23.
Determinare il valore di V1 tale che la potenza dissipata nella resistenza R3 sia nulla.
24.
25.
26.
Per il circuito in figura sono noti V=12 V, J1=6 A, J3=3 A, Ri=i Ω, R=3 Ω,
27.
28.
Per il circuito in figura sono noti I=8 A, R=2 Ω, R1=10 Ω, R2=6 Ω, R3=6 Ω, RU=3 Ω,
calcolare la potenza dissipata in RU.
SEGUE
Lezione 011
01. Energia in corrente continua
Noto che l’energia non si crea e non si distrugge, ma può essere solo trasformata in un altro tipo di energia e per tale
trasformazione si impiegherà un certo intervallo di tempo, possiamo definire il concetto di energia W(t0,t) , l’integrale
della potenza nel tempo, possiamo Scrivere quindi
Lezione 012
01. Metodo delle correnti cicliche di maglia
consente di ridurre il numero di
equazioni. Per un dato circuito consideriamo tutte (e solo) le m maglie indipendenti e
introduciamo una corrente fittizia circolante in ognuna di esse. Scrivendo la LKT a tali maglie si
ottiene un sistema di m=l-(n-1) equazioni che risolto restituisce le correnti fittizie di maglia. Se
sommiamo algebricamente le correnti fittizie che interessano i vari lati (considerandole col segno
positivo se sono concordi alla corrente circolante nel lato), avremo un legame tra le correnti
fittizie e le correnti sui lati, sarà così possibile valutare queste ultime.
La procedura da seguire per applicare il metodo è la seguente:
- scegliere una corrente fittizia per ogni maglia indipendente indicandone il verso;
- orientare tutte le correnti fittizie nello stesso verso (ad esempio il verso orario);
- rappresentare tutti i lati non puramente resistivi tramite il circuito equivalente di Thevenin (per
gli ni lati contenenti solo un generatore di corrente si introducano ni equazioni);
- scrivere il sistema di m+ni equazioni che risolto fornisce le correnti fittizie alle maglie più le
tensioni sui generatori di corrente.
Possiamo generalizzare il metodo come segue: una volta ricavata la matrice delle resistenze, si
impone il seguente legame tra quest’ultima il vettore delle correnti fittizie ed il vettore delle
tensioni (dopo avere sostituito eventuali lati contenenti generatori di corrente e resistenze col
circuito equivalente di Thevenin): © 2016 Università Telematica eCampus - Data Stampa 11/12/2016 17:17:16 - 39/62
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Rii : auto-resistenza della maglia i, si calcola come somma di tutte le resistenze che si incontrano
lungo la maglia i (prese col segno positivo). Rij : mutua resistenza tra la maglia i-esima e la maglia
j-esima, è la resistenza presa col segno negativo del lato comune tra le maglie i e j. Se le maglie i e
j non hanno lati in comune si considera Rij=0. Ji corrente fittizia della maglia i. Ei generatore di
tensione della maglia (se sono più di uno si sommano considerando positive le tensioni col verso
concorde alla corrente fittizia della maglia).
02.
SEGUE
Lezione 013
01.
SEGUE
Il metodo del potenziale ai nodi consente di risolvere una rete avente l lati risolvendo un sistema
di dimensioni minori di l.
Consideriamo un circuito avente n nodi e scegliamone uno di riferimento; l’obiettivo è quello di
calcolare le tensioni tra gli n-1 nodi ed il nodo di riferimento, fatto questo possiamo determinare
qualsiasi tensione d’interesse.
Le n-1 tensioni si possono calcolare risolvendo un sistema di n-1 equazioni ottenute applicando la
LKC agli n-1 nodi.
I passi da seguire per applicare correttamente il metodo in esame sono i seguenti:
- scegliere un nodo come riferimento ed indicare con V1,V2, … Vn-1 le tensioni esistenti tra gli n-1
nodi ed il nodo di riferimento;
- rappresentare tutti i bipoli della rete che non sono puramente resistivi tramite il circuito
equivalente di Norton. Se ci sono ne lati in cui è presente solamente un generatore di tensione
aggiungere ne equazioni al sistema;
- scrivere un sistema di n-1+ne equazioni ottenute come segue: n-1 applicando la LKC agli n-1
nodi ed ne identità, una per ogni generatore di tensione presente da solo sul lato.
Scrivendo le equazioni forma matriciale genericamente si ha
dove Gii è detta auto-conduttanza del nodo i e si calcola come somma (col segno positivo) di
tutte le conduttanze che fanno capo al nodo i. Gij è detta mutua conduttanza tra i nodi i e j e
si calcola considerando col segno negativo le conduttanze presenti tra i nodi i e j. Se tra i nodi
i e j non ci sono resistenze Gij=0. La matrice delle conduttanze è simmetrica.
Vi è la tensione incognita tra il nodo i ed il nodo preso a riferimento.
ji è la somma algebrica di tutte le correnti impresse al nodo i (positive se entranti al nodo)
Lezione 014
01. CHE COSA SI INTENDE PER ?PORTA?
Una coppia di morsetti in cui la somma delle correnti (quella entrante in un morsetto e quella uscente nell'altro morsetto) è nulla.
Una coppia di morsetti in cui la corrente che entra in un morsetto è la metà di quella che esce dall'altro.
Una coppia di morsetti in cui la corrente che entra in un morsetto è il doppio di quella che esce dall'altro.
Una coppia di morsetti in cui la somma delle correnti (quella entrante in un morsetto e quella uscente nell'altro morsetto) è costante.
02.
determinare la matrice delle resistenze del doppio bipolo compreso tra le porte 1-1’ e 2-2’.
SEGUE
03.
determinare la potenza assorbita dal doppio bipolo compreso tra le porte 1-1’ e 2-2’.
SEGUE
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In Fig.3 abbiamo rappresentato un generico doppio-bipolo. La condizione (4) può essere verificata dalla natura intrinseca del
componente, come avviene per il trasformatore, oppure da come il componente è inserito nel resto del circuito. Quest’ultimo caso
riguarda i doppi-bipoli resistivi e più in generale i doppi-bipoli costituiti da resistori, condensatori e induttori. In questa lezione
esamineremo prima i doppi-bipoli resistivi, in particolare introdurremo la loro caratterizzazione e le proprietà relative e poi i doppi
bipoli di impedenze
In un doppio-bipolo i quattro terminali dell’N-polo si accoppiano a due a due. I terminali che formano una coppia si
chiamano porta e si preferisce indicarli con 1-1’, 2-2’ come fatto in Fig.3.
in un doppio bipolo le due porte 1-1’ e 2-2’ sono caratterizzate dalle loro tensioni, v1 e v2 e dalle loro correnti, i1 e i2
Vogliamo ora caratterizzare il doppio-bipolo. Vogliamo, cioè, determinare la relazione funzionale che lega le quattro grandezze ai
terminali. Vogliamo cercare, cioè, un sistema di 2 equazioni in cui esprimiamo un legame tra due delle quattro grandezze in funzione
delle altre due. Esistono vari modi di rappresentare tale legame a seconda se considero variabili dipendenti talune grandezze anziché
altre. Nel seguito elenchiamo i vari casi:
1. i1 e i2 in funzione di v1 e v2. In questo caso parleremo di caratterizzazione in tensione.
2. v1 e v2 in funzione di i1 e i2. In questo caso parleremo di caratterizzazione in corrente.
3. v1 e i2 (o i1 e v2) in funzione di i1 e v2 (o v1 e i2). In questo caso abbiamo una caratterizzazione ibrida.
4. V1 e la corrente I1 sono le variabili indipendenti, la tensione V2 e la corrente I2 sono le variabili dipendenti (o il
duale).Caratterizzazione di trasmissione
Volendo esaminare i bipoli resistori a tempo invarianti
Nella rappresentazione su base corrente le tensioni V1 e V2 vengono espresse in funzione delle
correnti I1 e I2 attraverso le seguenti equazioni:
I parametri R11, R12, R21 e R22 del doppio bipolo possono essere determinati come segue.
R11 è la resistenza vista dalla porta 1 quando la porta 2 è aperta (circuito aperto), è la
resistenza equivalente vista dai morsetti della porta 1 quando la porta 2 è aperta
R22 è la resistenza vista dalla porta 2 quando la porta 1 è aperta (circuito aperto), è la
resistenza equivalente vista dai morsetti della porta 2 quando la porta 1 è aperta
SEGUE
R21 è il rapporto tra la tensione V2 della porta 2 quando essa è aperta e l’intensità della corrente I1 .
Per il suo calcolo bisogna esplicitare V2 in funzione di I1.
Se sono noti i valori della matrice delle resistenze (R11, R12, R22, R21) si possono ricavare le
resistenze della configurazione a T (Ra, Rb ed Rc) e viceversa. Si utilizzano le seguenti
espressioni:
E’ possibile rappresentare un doppio bipolo per il quale è nota la matrice delle conduttanze tramite la configurazione a Π.
Se sono noti i valori della matrice delle conduttanze (G11, G12, G22, G21) si possono ricavare le conduttanze della configurazione a
Π (Gx, Gy e Gz) e viceversa. Si utilizzano le seguenti espressioni:
Lezione 015
01. Circuiti non lineari
I circuiti non lineari sono circuiti in cui almeno un componente non è lineare. Per studiare tali
circuiti è possibile procedere per via analitica ma il modo più semplice è procedere per via grafica.
Il simbolo grafico utilizzato per indicare un bipolo non lineare è il seguente
I bipoli non lineari sono caratterizzati da una caratteristica nel piano V-I (o I-V) che non è una
retta oppure è una retta che non passa per l’origine.
Come accennato è importante determinare per via grafica il punto di lavoro del bipolo non lineare che coincide con
l’intersezione tra due curve: la caratteristica V-I del bipolo non lineare e la caratteristica V-I
equivalente della rete a cui il componente non lineare è connesso.
In dipendenza da come è fatta la caratteristica del bipolo non lineare potrebbero esserci più di
un punto di intersezione.
Volendo fare un esempio considerando un diodo e un resistore in serie
Per ottenere la caratteristica del collegamento serie bisogna sommare le tensioni sui bipoli a
parità di corrente che li attraversa, si ottiene la caratteristica V-I tratteggiata.
02.
SVOLGIMENTO
SEGUE
03.
V=12 V, Ri=i Ω,
determinare l’energia W trasferita dal sistema all’utilizzatore U in 24 ore.
SEGUE
04.
V=12 V , Ri=i Ω ,
SEGUE
05.
V=12 V , Ri=i Ω,
06.
E=12 V, R1=1 Ω, R2=1 Ω, R3=2 Ω, la caratteristica (V-I) del bipolo non lineare,
determinare la potenza assorbita (o generata) dal bipolo non lineare.
SEGUE
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Lezione 017
01. DATA LA GRANDEZZA SINUSOIDALE x(t)=XMsen(omegat+fi) il suo fasore è:
X=v2Xej(omegat)
X=v2Xej(fi)
X=v2Xej(omegat+fi)
X=Xej(fi)
HZ
CICLI/MIN
SECONDI
RAD/SEC
pulsazione=314 rad/sec
pulsazione=infinito rad/sec
pulsazione=0 rad/sec
Siano date due grandezze sinusoidali espresse in forma trigonometrica v1(t) e v2(t) (ad
esempio due tensioni),
SEGUE
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Docente: Infante Gennaro
Lezione 017
Lezione 017
06. Numeri complessi in forma esponenziale
o equivalentemente la definizione di esponenziale complesso, è possibile rappresentare un numero complesso in forma esponenziale
Sia dato un numero complesso V in forma cartesiana, quindi siano note la
sua parte reale Vx e la sua parte immaginaria Vy, possiamo calcolare il suo modulo e la sua fase,
questi due valori consentono di rappresentare il numero complesso in forma esponenziale
Questa è la notazione che viene più frequentemente utilizzata nelle applicazioni in cui modulo e fase abbiano un significato
preminente rispetto a parte reale ed immaginaria (ad esempio per la descrizione dei fasori), e preferita alla rappresentazione polare
per la maggior compattezza e per la maggior praticità nello svolgimento di operazioni di moltiplicazione (e conseguentemente di
elevamento a potenza).
Applicando l’operatore j ad un numero complesso “V” , si ottiene un numero complesso che ha lo stesso modulo,
ma risulta sfasato di π/2 nel senso antiorario (diremo π/2 o 90° in anticipo).
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SEGUE
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Lezione 017
SEGUE
Lezione 017
Lezione 018
01. X=Xej(fi) E' IL FASORE DELLA GRANDEZZA SINUSOIDALE
x(t)=v2Xsen(fi)
x(t)=v2Xsen(omegat+fi)
x(t)=Xsen(omegat+fi)
x(t)=Xsen(omegat)
02.
a fase zero).
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Lezione 018
Una grandezza sinusoidale , dove VM, ω e α sono rispettivamente il valore massimo, la pulsazione e la
fase, è possibile rappresentarla attraverso la proiezione su un asse (consideriamo quello immaginario) , di un vettore rotante con
velocità angolare
il vettore rotante ha modulo pari a VM che ruota in senso antiorario nel piano complesso compiendo un giro completo
per ogni periodo T della sinusoide; se consideriamo la proiezione di tale vettore rotante sull’asse immaginario
otteniamo per ogni t il valore della v(t).
04.
Zi=i+j4 Ω, Z=3+j2 Ω,
determinare l’impedenza equivalente ai morsetti A-A’.
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Lezione 018
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Lezione 019
01. IN UNA RESISTENZA
V=LI
WATT
AMPERE
OHM
VOLT
R=Ztgfi
R=V/I
R=Zsenfi
R=Zcosfi
sarà legata alla tensione ai capi del condensatore Vc(t) dalla seguente relazione
, andando ad eseguire i calcoli otteniamo :
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Lezione 019
Un circuito puramente ohmico è costituito da un generatore di tensione collegato ad una resistenza, se ipotizziamo che il generatore
di tensione sia sinusoidale che la resistenza sia Lineare a tempo invariante la corrente circolante sul circuito i(t)
la tensione ai capi della resistenza sarà sinusoidale e per la legge di Ohm varrà vR(t)=R*i(t)
Un circuito puramente induttivo è costituito da un generatore di tensione collegato ad un induttore, se ipotizziamo che il generatore
di tensione sia sinusoidale che l’induttore sia Lineare a tempo invariante, la corrente circolante sul circuito i(t)
Volendo sintetizzare il comportamento del circuito puramente induttivo ipotizzando XL=2 Ohm
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Lezione 019
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Lezione 020
01. I TRE PARAMETRI DI UN'IMPEDENZA (R,X,Z)
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Lezione 020
Un circuito RC parallelo è costituito da un generatore di tensione collegato ad un condensatore in parallelo ad una resistenza (vedi
figura), se ipotizziamo che il generatore di tensione sia sinusoidale che il condensatore e la resistenza siano Lineari a tempo
invariante, la corrente circolante sul circuito i(t) applicando la LKC al nodo sarà data da :
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 020
04.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 020
05. Circuito RL serie
Un circuito Rl parallelo è costituito da un generatore di tensione collegato ad un induttore in serie ad una resistenza (vedi figura), se
ipotizziamo che il generatore di tensione sia sinusoidale che l’induttore e la resistenza siano Lineari a tempo invariante, applicando
la LKC alla maglia la tensione sarà data da
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 020
Un circuito RC serie è costituito da un generatore di tensione collegato ad un condensatore in serie ad una resistenza (vedi figura),
se ipotizziamo che il generatore di tensione sia sinusoidale che il condensatore e la resistenza siano Lineari a tempo invariante,
applicando la LKC alla maglia la tensione sarà data da
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 021
01. NELLE IMPEDENZE IN PARALLELO
LA TENSIONE TOTALE VIENE SUDDIVISA TRA LE IMPEDENZE, TUTTE LE IMPEDENZE SONO ATTRAVERSATE DALLA STESSA CORRENTE
LA CORRENTE TOTALE VIENE SUDDIVISA TRA LE IMPEDENZE, TUTTE LE IMPEDENZE SONO SOGGETTE ALLA STESSA TENSIONE
UN PARALLELO DI IMPEDENZE PUÒ ESSERE SOSTITUITO DA UNA IMPEDENZE IL CUI VALORE È DATO DALLA SOMMA DELLE IMPEDENZE
COINVOLTE NEL PARALLELO
LA TENSIONE TOTALE VIENE SUDDIVISA TRA LE IMPEDENZE, TUTTE LE IMPEDENZE SONO ATTRAVERSATE DALLA STESSA CORRENTE
UNA SERIE DI IMPEDENZE IMPLICA UNA PARTIZIONE DELLA CORRENTE SU OGNI IMPEDENZE
LA CORRENTE TOTALE VIENE SUDDIVISA TRA LE IMPEDENZE, TUTTE LE IMPEDENZE SONO SOGGETTE ALLA STESSA TENSIONE
UNA SERIE DI IMPEDENZE SI HA SOLO QUANDO DUE IMPEDENZE HANNO LO STESSO VALORE
Un circuito RLC parallelo è costituito da un generatore di tensione collegato ad un condensatore, un induttore e una resistenza in
parallelo(vedi figura), se ipotizziamo che il generatore di tensione sia sinusoidale che il condensatore la resistenza e l’induttore
siano Lineari a tempo invariante, applicando la LKC al nodo, la corrente sarà data da
γ è l’angolo caratteristico dell’ammettenza ovvero l’angolo tra la corrente e la tensione ovvero ancora l’angolo compreso
tra i fasori della corrente e della tensione. La corrente è in ritardo/anticipo sulla tensione dell’angolo caratteristico γ. Il
diagramma vettoriale che segue illustra le posizioni reciproche tra i vettori.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 021
Un circuito RLC serie è costituito da un generatore di tensione collegato ad un condensatore, un induttore e una resistenza in serie
(vedi figura), se ipotizziamo che il generatore di tensione sia sinusoidale che il condensatore la resistenza e l’induttore siano Lineari
a tempo invariante, applicando la LKC alla maglia , la tensione sarà data da
γ è l’angolo caratteristico dell’impedenza ovvero l’angolo tra la corrente e la tensione ovvero ancora l’angolo compreso
tra i rispettivi fasori. La corrente è in ritardo/anticipo sulla tensione dell’angolo caratteristico γ. Il diagramma vettoriale
che segue illustra le posizioni reciproche tra i vettori.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 022
01. IN UN CIRCUITO:
La somma delle potenze attive assorbite è uguale alla somma delle potenze attive generate
OHM
VAR
Wh
VA
03. PER UN CIRCUITO LA POTENZA APPARENTE COMPLESSA TOTALE A PUO' ESSERE OTTENUTA:
Come A=VI
P diversa da 0, Q = 0, A=P
P diversa da 0, Q = 0, A=P
P diversa da 0, Q = 0, A=P
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
JOULE
VA
WATT
VAR
A=v(P2+Q2)
A=VI*
A=V*I
A=VI
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Dall’ultima espressione possiamo dire che la potenza istantanea è data dalla somma di due componenti, uno costante
pari alla potenza attiva o media, l’altro sinusoidale a pulsazione doppia (2ω) rispetto alla pulsazione di v(t) ed i(t), (ω).
Mediante alcuni artifici matematici è possibile pervenire alla seguente espressione per la potenza istantanea
Consideriamo il prodotto tra il fasore della tensione V ed il complesso coniugato del fasore della
corrente I*, a tale prodotto diamo il nome di potenza apparente complessa A.
Le potenze attiva P, reattiva Q e apparente complessa A, stanno tra di loro come i lati di un triangolo detto triangolo
della potenza.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Se consideriamo un circuito comunque complesso dove sono presenti resistori, induttori e condensatori il calcolo delle potenze può
essere fatto utilizzando il teorema di Boucherot. Il teorema dice che la potenza attiva totale PT è data dalla somma aritmetica delle
potenze dissipate da ogni resistore:
PT = P1 + P2 +...+ PN
La potenza reattiva totale QT è data dalla somma algebrica delle singole potenze reattive. Le
potenze induttiva e capacitiva hanno segno opposto, quindi nel momento in cui sono uguali in
valore assoluto la potenza reattiva complessiva è pari a zero.
QT = QL1 +QL2 +...+QLN − (QC1 +QC2 +...+QCN )
La potenza apparente complessa totale AT è data dalla somma vettoriale delle singole potenze apparenti complesse.
Se consideriamo ad esempio un circuito costituito da tre componenti (tre carichi), ognuno dei quali ha le sue Pi, Qi e Ai, da un punto
di vista grafico avremo che le potenze parziali e le potenze totali stanno tra di loro come riportato in figura.
Si noti che gli angoli γi rappresentano lo sfasamento tra la tensione e la corrente del carico i.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
12.
Per il circuito riportato in figura, funzionante in regime sinusoidale, in cui sono noti
determinare il valore della capacità C, da collegare ai morsetti AB, in modo che l’angolo di fase tra V ed I sia pari a 0° (rifasamento totale).
SEGUE
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
13.
Zl=1 Ω, ZU=j2 Ω
Verificare del bilancio energetico per le potenze apparenti complesse.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
14.
Per il circuito riportato in figura, funzionante in regime sinusoidale, in cui sono noti
Determinare i tre costi relativi all’energia attiva per l’utilizzatore WU, la linea Wl e del generatore
Wp; è noto che 1 kWh costa 0,12 €, il circuito funziona per 24 ore al giorno per 60 giorni.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 023
01. PER RIFASARE A cos fi=1 UN CARICO OHMICO CAPACITIVO CHE ASSORBE Q E' NECESSARIA UNA POTENZA REATTIVA QL :
QL=Q
QL=P
QL=VI
QL=R*I QUADRO
02. PER RIFASARE A cos fi=1 UN CARICO OHMICO INDUTTIVO CHE ASSORBE Q E' NECESSARIA UNA POTENZA REATTIVA QC:
QC=RI2
QC=Q
QC=VI
QC=P
Per rifasamento si intende quella pratica che permette di supplire allo sfasamento introdotto nella linea da un carico reattivo. Il
parametro più significativo è lo sfasamento φ tra la tensione e la corrente elettrica di alimentazione. Rifasare vuol dire fornire in
loco, tutta (rifasamento totale ) o parte (rifasamento parziale) della potenza reattiva elettrica necessaria al carico.
RIFASAMENTO TOTALE
In questo caso si elimina completamente la potenza reattiva Q. Dopo il rifasamento si ha A=P;Φ’=0; Q’=0.
Operativamente calcoleremo il valore della potenza reattiva del carico Qu e lo porremo uguale alla potenza reattiva del
condensatore QC da usare per rifasare. Nota la potenza reattiva e la tensione che interessano il condensatore
calcoleremo la reattanza capacitiva e quindi la capacità da utilizzare.
SEGUE
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 023
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 025
01. TERNA DELLE TENSIONI STELLATE E1,E2, E3 PER UN SISTEMA SIMMETRICO ED EQUILIBRATO
NON PUO' ESSERE ESEGUITA PER QUALSIASI VALORE DELLE IMPEDENZE A TRIANGOLO
03. CORRENTE SUL NEUTRO PER UN SISTEMA SIMMETRICO ED EQUILIBRATO A STELLA CON NEUTRO
NON PUO' ESSERE ESEGUITA PER QUALSIASI VALORE DELLE IMPEDENZE A STELLA
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
05.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
06.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Come nel caso delle resistenze è possibile eseguire trasformazioni Triangolo-Stella o stella –Trinagolo delle impedenze, utilizzando
le seguenti relazioni:
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Questo tipo di collegamento è costituito da un generatore trifase collegato ad un utilizzatore costituito da tre impedenze identiche
connesse tra di loro a stella. Il punto in comune O è detto centro stella. Considereremo impedenze ohmico-induttive in quanto
rappresentano la quasi totalità dei carichi elettrici.
Applicando la legge di Ohm In ogni fase della stella circolerà una corrente Data dalle seguenti relazioni
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
09.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
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Docente: Infante Gennaro
10.
SEGUE
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 026
01. NEI SISTEMI A STELLA SQUILIBRATI SENZA NEUTRO LA TENSIONE DEL CENTRO STELLA REALE PUO' ESSERE VALUTATA
AGEVOLMENTE TRAMITE
MILLMANN
THEVENIN
NORTON
02. TERNA DELLE CORRENTI DI FASE PER UN SISTEMA SIMMETRICO ED EQUILIBRATO A STELLA
03. CORRENTE SUL NEUTRO PER UN SISTEMA SIMMETRICO E SQUILIBRATO A STELLA CON NEUTRO
04. POTENZIALE DEL CENTRO STELLA PER UN SISTEMA SIMMETRICO E SQUILIBRATO A STELLA SENZA NEUTRO
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
E1, E2 ed E3 sono le tre tensioni di fase nel caso di stella equilibrata (ideale), E’1, E’2 ed E’3 le tre tensioni di fase nel
caso di stella squilibrata (reale). Il vettore Vo’-o rappresenta la tensione esistente tra il centro stella reale e il centro
stella ideale,
Sono valide le seguenti relazioni
Dovendo essere verificata la condizione che la somma delle tre correnti è pari a zero, possiamo
scrivere le seguenti equazioni e quindi determinare la tensione Vo’-o
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
In questo tipo di collegamento, il generatore trifase è collegato a tre impedenze tra di loro diverse connesse a stella, il punto in
comune O è detto centro stella.
Dove le terne delle tensioni stellate e delle correnti di linea (o di fase) stanno tra di loro come riportato nel diagramma.
In ogni fase la tensione e la corrente sono sfasate di un angolo pari all’angolo caratteristico dell’impedenza di fase.
La corrente che attraversa il neutro è ottenibile come somma vettoriale delle correnti delle tre fasi (LKC al nodo O).
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 027
01. TERNA DELLE CORRENTI DI FASE PER UN SISTEMA SIMMETRICO ED EQUILIBRATO A TRIANGOLO
02. TERNA DELLE CORRENTI DI LINEA PER UN SISTEMA SIMMETRICO E SQUILIBRATO A TRIANGOLO
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 027
04. Sistemi trifase a triangolo squilibrato
In questo tipo di collegamento, il generatore trifase è collegato a tre impedenze diverse connesse tra di loro a triangolo.
Dove si evince
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 028
01. NEI SISTEMI TRIFASE
P = sqrt(3)VIcosfi
P diversa da 0, Q = 0, A=Q
P = sqrt(3)EIcosfi
P diversa da 0, Q = 0, A=Q
Q= sqrt(3)EIsenfi
Q = sqrt(3)VIsenfi
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 028
04. Potenze nei sistemi trifase simmetrici ed equilibrati
Sappiamo che le relazioni che legano le diverse grandezze in gioco in un sistema trifase simmetrico ed equilibrato sono le seguenti:
nei sistemi simmetrici ed equilibrati con carico a triangolo le potenze sono determinabili dalle seguenti relazioni
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 028
Indicando con e1(t), e2(t) ed e3(t) i valori istantanei delle tensioni di fase e con i1(t), i2(t) ed i3(t) i valori istantanei delle correnti
che attraversano le tre fasi. la potenza istantanea p(t) è data dalla seguente espressione:
p(t)=p1(t)+p2(t)+p3(t)=e1(t)*i1(t)+e2(t)*i2(t)+e3(t)*i3(t).
Essendo:
e1(t)=EMsen(ωt)
e2(t)=EMsen(ωt-120°)
e3(t)=EMsen(ωt-240°)
(EM è il valore massimo della tensione sulle tre fasi,
E=EM/√2 è il valore efficace della tensione sulle tre fasi)
i1(t)=IMsen(ωt+ϕ)
i2(t)=IMsen(ωt+ϕ-120°)
i3(t)=IMsen(ωt+ϕ-240°)
IM è il valore massimo della corrente nelle tre fasi,
I=IM/√2 è il valore efficace della corrente nelle tre fasi,
ϕ è l’angolo caratteristico dell’impedenza di fase
Andando a Sostituire otteniamo:
p(t)=p1(t)+p2(t)+p3(t)=e1(t)*i1(t)+e2(t)*i2(t)+e3(t)*i3(t)=3/2(EMIMcosϕ)=3EIcosϕ
Notiamo che la potenza istantanea p(t) è costante nel tempo, essa coincide con la potenza attiva o media P.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 029
01. INSERZIONE ARON DI DUE WATTMETRI
Misurare grandezza elettrica, significa determinarne il valore in rapporto ad un’altra grandezza dello stesso tipo assunta come unità
di misura.
Tra il valore misurato Am ed il valore vero della grandezza AV c’è sempre una differenza (in difetto o in eccesso) che costituisce
l’errore di misura. E’ fondamentale stabilire il grado di precisione che si vuole raggiungere nella misura, si distinguono a tal
proposito due diverse misure;
misure industriali (quelle in cui il grado di precisione non ha importanza)
misure di laboratorio (quelle in cui il grado di precisione ha importanza) .
Per poter effettuare le misurazioni ci avvaliamo degli strumenti di misura le più importanti caratteristiche di questi strumenti sono
L’ERRORE ASSOLUTO E la classe;
Definiamo errore assoluto ∆A della misura la differenza tra il valore misurato Am ed il valore vero
Av della grandezza (ammesso che si possa conoscere).
Definiamo classe dello strumento Cl l’errore assoluto massimo espresso in % rispetto alla portata
P (massimo valore misurabile dallo strumento), avremo Cl=(∆A/P)*100. Se ad esempio un
voltmetro (strumento adatto alla misura della tensione ) ha una classe di 0,5 e portata P=300 V
se misuriamo Vm=220 V in effetti VV=Vm±∆ =220 ± 1,5 V dove ∆A=Cl*P/100 =1,5 V è l’errore
massimo commesso dallo strumento.
In genere le classi degli strumenti vanno da Cl=0,05 degli strumenti campione a Cl=1 strumenti
portatili per verifiche su impianti a Cl=5 per strumenti da quadro.
Di seguito si riportano gli strumenti di misura di utilizzo comune;
Il voltmetro è uno strumento in grado di misurare la tensione sia in continua (dc) che in
alternata (ac).
Deve essere collegato tra i due punti tra cui si vuole misurare la tensione. Essendo connesso in è auspicabile che la sua resistenza
interna tenda ad infinito, in modo che non venga attraversato da corrente e quindi non perturbi il funzionamento del circuito con la
sua presenza.
L’amperometro è uno strumento di misura in grado di misurare la corrente sia in continua (dc) che in alternata (ac).
Deve essere collegato in serie al lato in cui si vuole misurare la corrente. Essendo connesso in serie è auspicabile che la sua
resistenza interna tenda a zero in modo che la caduta di tensione ai suoi morsetti risulti nulla (caso ideale) e quindi non “perturbi”
con la sua presenza il funzionamento del circuito
Il wattmetro è uno strumento in grado di misurare la potenza sia in continua (dc) che in alternata (ac).
Per ogni fase si hanno due circuiti uno voltmetrico ed uno amperometrico. Il primo deve essere collegato in derivazione al carico, il
secondo in serie. Essendo connesso sia in parallelo che in serie è importante che la resistenza interna del circuito amperometrico
tenda a zero e che la resistenza del circuito voltmetrico tenda ad infinito in modo che la sua inserzione all’interno del circuito di
misura non “perturbi” il funzionamento del circuito (variazioni di tensione e corrente sul carico dovute alla presenza dello strumento
nel circuito).
Il multimetro è uno strumento in grado di misurare la corrente e la tensione sia in continua (dc) che in alternata (ac) e la resistenza.
E’ necessario selezionare il tipo di misura da effettuare (tensione continua/alternata, corrente
continua/alternata o resistenza) e la portata dello strumento
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 029
Per la misurare della potenza in un sistema trifase generico possiamo distinguere diverse casistiche;
caso di un sistema trifase con neutro (4 conduttori) per poter misurare la potenza in un sistema trifase ci avvaliamo di tre wattmetri
considerando anche l’ipotesi anche di un caso di sistema dissimetrico e squilibrato.
.Essendo la potenza definita dalla seguente relazione;
Si ha P=P1+P2+P3=E1I1cosϕ1+E2I2cosϕ2+E3I3cosϕ3
Mentre la reattiva sarà data utilizzando dei varmetri al posto di wattometri da Q=Q1+Q2+Q3=E1I1senϕ1+E2I2senϕ2+E3I3senϕ3
Per tale sistema la corrente sul neutro è pari alla somma vettoriale delle correnti sulle fasi (cambiata di segno) IN=-(I1+I2+I3).
La potenza attiva totale è data dalla somma delle potenze misurate dai tre wattmetri.
Nel caso di un sistema a tre conduttori senza neutro che potrebbe avere un carico squilibrato possiamo misura la potenza on l’ausilio
di tre wattometri
In questo caso la somma delle correnti sulle tre fasi è in ogni istante di tempo nulla, cioè
I1+I2+I3=0
I tre wattometri collegati come da figura andranno a creare artificialmente il centro stella O
La potenza attiva P sarà data da P=P1+P2+P3=E1I1cosϕ1+E2I2cosϕ2+E3I3cosϕ3
Nel caso particolare in cui il sistema è simmetrico ed equilibrato i tre wattmetri danno la stessa
indicazione, sarà possibile misurare la potenza attiva utilizzando un solo wattmetro. Per non
squilibrare il sistema sarà necessario aggiungere, in serie alla resistenza R sulle due fasi in cui
non ci sono wattmetri, una resistenza pari alla resistenza voltmetrica del wattmetro.
In tal caso si avrà P=3P1 essendo P1 l’indicazione dell’unico wattmetro.
Per Un sistema a tre conduttori è possibile misurare la potenza anche con l’ausilio di due wattometri (inserzione Aron) il metodo è
applicabile anche a sistemi dissimmetrici e squilibrati
In tale metodo si fa coincidere il centro stella con uno dei conduttori di fase (in questo caso il
terzo). I due wattmetri segnano rispettivamente:
P13=V13*I1*cos(V13-I1), e P23=V23*I2*cos(V23-I2) in cui (Vij-Ii) è l’angolo compreso tra i due vettori Vij ed Ii.
Anche in questo caso in ogni istante di tempo la somma delle tre correnti di linea deve essere
nulla, cioè I1+I2+I3=0.
SEGUE
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 029
La potenza attiva P è data da P=P13+P23 essendo P13 e P23 le indicazioni dei wattmetri con voltmetrica sui conduttori di fase 1-3 e
2-3 rispettivamente.
Per la misura della reattiva andando a sostituire al wattmetro dei varmetri essendo Q13=V13*I1*cos(V13-I1),
Q23=V23*I2*cos(V23-I2) La potenza reattiva Q è data da Q=Q13+Q23
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
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Lezione 030
01. PER RIFASARE A cos fi=1 UN CARICO OHMICO INDUTTIVO TRIFASE E' NECESSARIA UNA POTENZA REATTIVA QC
QC=V*I
QC=Q
QC=R+I
QC=P
02. PER RIFASARE A cos fi=1 UN CARICO OHMICO-CAPACITIVO TRIFASE E' NECESSARIA UNA POTENZA REATTIVA QL
QL=Q
QL=R+I
QL=V*I
QL=P
03.
PU=5 kW , cosfiU=0,6, f=50 Hz, costo Wa=0,15 €/kW·h, costo Wr=0,25 €/kVAR·h,
con il tasto T chiuso provvedere al rifasamento totale determinando il valore di CY.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
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04.
SEGUE
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Set Domande: ELETTROTECNICA
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Set Domande: ELETTROTECNICA
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Per rifasamento si intende quella pratica che permette di supplire allo sfasamento introdotto nella linea da un carico reattivo
Ne caso di sistema trifase simmetrico ed equilibrato, per rifasare parzialmente un carico, quindi ridurre la potenza reattiva si può
utilizzare una terna di condensatori collegati in parallelo al carico stesso. I tre condensatori possono essere collegati tra
di loro a stella o a triangolo.
Indicando con QT la potenza reattiva del carico e con QC la potenza reattiva della batteria di
condensatori. rifasiamo parzialmente quando la QC<QT.
Stiamo supponendo che il carico assorba una potenza reattiva induttiva e cioè che sia di tipo
ohmico-induttivo. Se così non dovesse essere, cioè se il carico dovesse essere di tipo ohmico-capacitivo
il rifasamento dovrà essere eseguito utilizzando un terna di induttanze
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Set Domande: ELETTROTECNICA
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Per rifasamento si intende quella pratica che permette di supplire allo sfasamento introdotto nella linea da un carico reattivo. Il
parametro più significativo è lo sfasamento φ tra la tensione e la corrente elettrica di alimentazione. Rifasare vuol dire fornire in
loco, tutta (rifasamento totale) o parte come del testo della domanda (rifasamento parziale) della potenza reattiva elettrica necessaria
al carico
.
RIFASAMENTO PARZIALE
In questo caso si riduce la potenza reattiva in modo da passare da quella messa in gioco normalmente dal carico Q (a
cui corrisponde l’angolo Φ) a quella messa in gioco dall’insieme carico+condensatore di rifasamento Q’ (a cui
corrisponde l’angolo Φ’). Se considerando il triangolo delle potenze la QC del condensatore è pari a Q=PtgΦ meno la
Q’=P*tgΦ’.
Nota la potenza reattiva e la tensione del condensatore calcoleremo la reattanza capacitiva e quindi la capacità da
utilizzare.
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Lezione 031
01. LE TERNE ALLA SEQUENZA OMOPOLARE
LA TERNA DELLE TENSIONI CONCATENATE E' IN ANTICIPO DI UN ANGOLO DIPENDENTE DAL CARICO SULLA TERNA DELLE TENSIONI
STELLATE
LA TERNA DELLE TENSIONI CONCATENATE NON E' IN ANTICIPO DI 30° SULLA TERNA DELLE TENSIONI STELLATE
LA TERNA DELLE TENSIONI CONCATENATE E' IN RITARDO DI 30° SULLA TERNA DELLE TENSIONI STELLATE
LA TERNA DELLE TENSIONI CONCATENATE E' IN ANTICIPO DI 30° SULLA TERNA DELLE TENSIONI STELLATE
NON PUO' ESSERE SEMPRE OTTENUTA SOMMANDO TRE TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA, INVERSA E OMOPOLARE
PUO' ESSERE SEMPRE OTTENUTA SOMMANDO TRE TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA, INVERSA E OMOPOLARE
PUO' ESSERE SEMPRE OTTENUTA SOMMANDO DUE TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA E INVERSA
PUO' ESSERE SEMPRE OTTENUTA SOMMANDO TRE TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA
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Per poter illustrare le terne di vettori alla sequenza diretta inversa e omopolare è opportuno introdurre l’operatore matematico α (α=
), che se applicato ad un vettore generico V otterremo un nuovo vettore
V‘=αV che si trova a 120° in anticipo rispetto a V ed ha lo stesso modulo di V.
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Una terna dissimmetrica (con sfasamenti e moduli reciproci diversi tra di loro )costituita ad esempio di tre vettori chiamati ad
esempio A1, A2 e A3 possiamo ottenerla dalla somma di tre terne opportunamente calcolate, una alla sequenza diretta, una alla
sequenza inversa ed una alla sequenza omopolare.
Questo risultato è utilizzabile nella soluzione dei circuiti trifase dissimmetrici e squilibrati e/o in
condizioni di guasto. L’idea operativa consiste nell’operare su tre circuiti monofase ottenuti considerando le sequenze
diretta-inversa omopolare, e poi “sommare” i risultati ottenuti.
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Lezione 032
01. IL CIRCUITO EQUIVALENTE DI THEVENIN PER I SISTEMI TRIFASE
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Lezione 033
01. UN CIRCUITO RLC PARALLELO E' IN RISONANZA QUANDO:
IN NESSUN CASO
02. IN UN CIRCUITO R-L-C SERIE PER VALORI DI PULSAZIONE OMEGA MAGGIORI DELLA PULSAZIONE DI RISONANZA
IN NESSUN CASO
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IN NESSUN CASO
09. IN UN CIRCUITO R-L-C PARALLELO PER VALORI DI PULSAZIONE OMEGA MAGGIORI DELLA PULSAZIONE DI RISONANZA
IN NESSUN CASO
Da questa relazione si deduce che quanto più è elevato Qr tanto più è stretta la banda e quindi più selettiva la
risposta in frequenza del circuito risonante. Si comprende perciò il motivo per cui i circuiti risonanti vengono
utilizzati per selezionare intervalli di frequenza, come ad esempio nella sintonia di apparati radio riceventi
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L’ammettenza totale del circuito visto dal generatore è data dalla seguente relazione
In condizioni di risonanza il modulo dell’ammettenza è minimo e coincide con il valore della conduttanza; di
conseguenza la tensione nel circuito, a parità di modulo della corrente, è massima.
Se la parte immaginaria dell’ammettenza Y non è nulla, il circuito non è in risonanza ed occorre specificare due casi:
Un circuito risonante in parallelo si ottiene quando la parte immaginaria dell’impedenza è nulla ,ovvero considerando a titolo di
esempio il circuito in figura quando
In condizioni di risonanza il modulo dell’impedenza è minimo e coincide con il valore della resistenza. Di conseguenza la
corrente nel circuito, a parità di modulo della tensione, è massima, inoltre tensione e corrente sono in fase.
Se la parte immaginaria dell’impedenza Z non è nulla, il circuito non è in risonanza ed occorre specificare due casi:
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Lezione 034
01. LA COSTANTE DI TEMPO DI UN CIRCUITO RC SI MISURA IN
R*C
OHM
SEC
V*A
02. LA SOLUZIONE DI UNA EQUAZIONE DIFFERENZIALE LINEARE DEL PRIMO ORDINE A COEFFICIENTI COSTANTI
L'intervallo di tempo in cui il circuito passa da una condizione di funzionamento A ad una condizione di funzionamento B
Ohm
Farad
E' adimensionale
Secondi
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10.
SEGUE
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dove τ=RC è la costante di tempo del circuito; τ è un parametro che indica la rapidità di evoluzione del transitorio e si misura in
secondi. Trascorso un tempo t pari a circa 5τ il fenomeno transitorio può considerarsi esaurito.
Torniamo alla soluzione dell’equazione e risolviamo l’equazione omogenea associata:
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Considerando il circuito in figura, nel quale si suppone che il condensatore sia inizialmente carico: vC(t0)=E. Si vuole
determinare l’andamento della vC(t) a partire dall’istante t0 di chiusura del tasto. In questo caso l’equazione
differenziale, che si scrive applicando la LKT alla maglia, coincide con l’equazione omogenea associata:
Conoscendo l’andamento della vc(t) è possibile ricavare la corrente data dalla seguente relazione
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Lezione 035
01. LA COSTANTE DI TEMPO DI UN CIRCUITO RL INDICA
SEC
R*C
V*A
OHM
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L’integrale particolare è dato dal valore a regime della i(t), che vale: i(t∞) = E/R, in quanto l’induttore si comporta, in continua,
come un cortocircuito.
La soluzione dell’equazione differenziale è, quindi:
Noto l’andamento della i(t), l’andamento della tensione ai capi dell’induttore si determina applicando la LKT alle maglie come
segue
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Per studiare il fenomeno consideriamo il circuito riportato in figura, nel quale si suppone che l’induttore sia
inizialmente carico: i(t0)=E/R. Si vuole determinare l’andamento della i(t) a partire dall’istante t0 in cui viene cortocircuitato il
generatore E che alimentava il circuito. In questo caso l’equazione differenziale che si scrive coincide con l’equazione omogenea
associata, la cui soluzione è:
Noto l’andamento della i(t), l’andamento della tensione ai capi dell’induttore si determina applicando la LKT alle maglie come
segue:
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06.
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Lezione 036
01. Circuito del secondo ordine RLC
Per lo studio di un circuito RLC prendiamo in esame la figura seguente:
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Lezione 037
01. PER UN CONDUTTORE RETTILINEO ATTRAVERSATO DA UNA CORRENTE I, IL VERSO DEL CAMPO MAGNETICO
TESLA
WEBER
WATT
WEBER*M
04. PER UN CONDUTTORE RETTILINEO ATTRAVERSATO DA UNA CORRENTE I, L'INTENSITA' DEL CAMPO MAGNETICO
05. FORZA DI LORENTZ: SU UN CONDUTTORE DI LUNGHEZZA L ATTRAVERSATO DA UNA CORRENTE I ,IMMERSO IN UN CAMPO
MAGNETICO DI INDUZIONE B (PERPENDICOLARE ALLA CORRENTE), AGISCE UNA FORZA
F=I*B/L
F=B*L/I
F=I*B*L
06. ALL'INTERNO DI UN SOLENOIDE COSTITUITO DA N SPIRE ATTRAVERSATE DA UNA CORRENTE I , AVENTE LUNGHEZZA L L'INTENSITA'
DEL CAMPO MAGNETICO H VALE:
H=N*I
H=N*L/I
H=N*I/L
07. NEI MATERIALI FERROMAGNETICI CONSIDERANDO LA CURVA DI MAGNETIZZAZIONE B=f(H) NOTIAMO CHE:
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Set Domande: ELETTROTECNICA
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Docente: Infante Gennaro
TESLA
WEBER*M
WATT
WEBER
HENRY*METRO
HENRY/METRO
ADIMENSIONALE
WEBER
WEBER
HENRY/METRO
ADIMENSIONALE
HENRY*METRO
Uguale ad uno
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Set Domande: ELETTROTECNICA
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Docente: Infante Gennaro
La forza elettromotrice indotta non dipende dalla variazione di flusso nel tempo
La forza elettromotrice indotta non si oppone alla causa che l'ha generata
La legge di Faraday-Neumann afferma che Se in un intervallo di tempo ∆t si ha una variazione ∆Φ(B) del flusso di
campo magnetico B concatenato con un circuito, nel circuito è indotta una forza elettromotrice “e” che genera una
corrente I che si oppone alla variazione di flusso che l’ha generata”. nel caso si abbiano N spire interessate
in cui
Kcp è un coefficiente che dipende dal materiale;
f è la frequenza [Hz];
BM è il valore massimo dell’induzione [Tesla]
δ è lo spessore del lamierino [mm]
Per ridurre le perdite per correnti parassite i circuiti magnetici delle macchine elettriche vengono
realizzati utilizzando lamierini con spessori δ compresi tra 0,3 - 0,5 mm. Tali lamierini sono isolati
tra di loro tramite carte speciali, vernici, film.
M [W/m3] in cui
Ki è un coefficiente costante che dipende dal materiale, f è la frequenza in Hz, BM è l’induzione massima in Tesla.
Per diminuire le perdite per isteresi e nello stesso tempo lasciare invariate le proprietà magnetiche è solito per i
costrittori aggiungere il 3-4% di silicio sui lamierini durante il processo di fabbricazione in modo da ridurre la
conducibilità.
Il parametro che sintetizza la qualità del materiale nei confronti delle perdite di potenza è la cifra
di perdita, che rappresenta la potenza dissipata per isteresi e correnti parassite in
un Kg di materiale con BM=1 T ed f=50 Hz. Valori tipici sono dell’ordine di 1 W/Kg.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
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Docente: Infante Gennaro
Consideriamo una spira: un circuito chiuso in cui scorre una corrente I. Per semplicit`a assumiamo una spira rettangolare di lati a e b.
In un campo magnetico B (vettore) costante, la forza totale agente sulla spira `e nulla: lati opposti danno contributi alla forza totale di
verso opposto. Si pu`o dimostrare che cio’ `e vero qualunque sia la forma della spira.
C’e’ per`o un momento torcente che agisce sulla spira. Nell’esempio qui sotto, in cui B (vettore) `e diretto lungo i lati 1 e 3, il
momento torcente `e τ = 2(b/2)(aIB) = (abI)B, dove b/2 = braccio del momento, aIB = modulo della forza agente sui lati 2 e 4; τ
(vettore) e’ ortogonale al piano della pagina e provoca una rotazione in senso orario.
Se B (vettore) forma un angolo θ con la normale al piano della spira, il momento torcente diventa τ = (abI)B sin θ. Introduciamo un
vettore A (vettore) di modulo S = ab, superficie della spira, e direzione ortogonale al piano della spira. Il verso di A(vettore) `e scelto
secondo la regola della mano destra
Questo genera il momento di dipolo magnetico: µ(vettore) = IA(vettore). Che è un vettore diretto come A (vettore) sopra definito.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
la permeabilità magnetica di un materiale è una grandezza fisica che esprime l'attitudine del materiale a magnetizzarsi in presenza di
un campo magnetico.
La permeabilità magnetica si misura in henry al metro (H/m), equivalente a newton all'ampere quadrato (N/A^2). Quasi tutti i mezzi
omogenei hanno una permeabilità magnetica che può essere considerata costante, tuttavia per alcune sostanze (come ferro, cobalto,
nichel) essa ha un comportamento che manifesta una certa isteresi, ovvero la permeabilità mostra una dipendenza dalle precedenti
magnetizzazioni e smagnetizzazioni subite da tali materiali. Le sostanze per le quali si verifica tale comportamento sono dette
ferromagnetiche.
Nelle sostanze non ferromagnetiche il valore della permeabilità magnetica differisce di poco rispetto a quella del vuoto, e si dividono
in (--> non si "dividono in" ma "diamagnetiche e paramagnetiche sono sostanze differenti dalle ferromagnetiche) diamagnetiche (in
cui la permeabilità relativa è minore dell'unità) e paramagnetiche (in cui la permeabilità relativa è maggiore dell'unità). Ciò si
differenzia rispetto alla permittività elettrica, che può differire di molto dal valore nel vuoto e cambia sensibilimente a seconda della
sostanza, assumendo però sempre valori maggiori rispetto a quello nel vuoto.
La permeabilità magnetica del vuoto µ0 è una delle costanti fisiche fondamentali. Il suo valore in unità del SI è:
µ0=4π* 10^-7H/m.
Spesso la permeabilità si esprime come il prodotto µ=µr*µ0 della permeabilità relativa µr e di quella del vuoto µ0
La permeabilità magnetica è legata al campo magnetico (H) e all’induzione magnetica(B) dalla relazione µ=B/H
E’ noto che un filo percorso da corrente elettrica genera attorno a se un campo magnetico.Se il conduttore è rettilineo le linee del
campo magnetico sono circonferenze concentriche al filo che giacciono su piani perpendicolari al filo stesso. La regola della mano
destra è un procedimento operative per determinare il verso del campo magnetico. Se indichiamo con il pollice la direzione della
corrente , le dita della mano destra chiudendosi indicheranno il verso del campo magnetico.
le due grandezze ovvero la corrente e il campo magnetico sono legate tra di loro dalla legge della circuitazione magnetica
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Il conduttore attraversato dalla corrente I2 sarà soggetto ad una forza avente modulo F21=I2*l*B1 . La direzione ed
il verso di F21 sono determinabili con la regola della mano sinistra. Analogamente, sul conduttore attraversato dalla
corrente I1 si ha la forza F12=I1*l*B2. Queste forze faranno attrarre i conduttori se le due correnti hanno lo stesso verso , mentre
faranno respingere i conduttori i versi delle correnti che percorrono i conduttori sono opposti.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Per illustrare tale fenomeno si supponga di magnetizzare un nucleo di materiale intorno al quale sono avvolte N spire
percorse da corrente e di riportare su un grafico cartesiano le relative coppie di valori B-H, ipotizzando che la corrente
magnetizzante possa variare sia in intensità (da zero a IM) che come verso di percorrenza dell’ avvolgimento,
determinando, di conseguenza, come noto dalle seguenti relazioni riportate una campo
magnetico variabile tra gli estremi HMin e HMax. Procedendo con lo studio del ciclo facciamo variare la corrente
inizialmente pari a zero fino al valore IMax (a cui corrisponde l’intensità di campo magnetico HMax), l’induzione magnetica cresce
secondo una curva detta di prima magnetizzazione. Quando si riporta il campo da HMax a 0 l’induzione magnetica all’interno del
materiale non ritorna a 0 in quanto il materiale rimane “magnetizzato”.
Per riportare a zero il valore dell’induzione bisogna invertire la corrente. Se si fa variare ciclicamente la corrente, e quindi l’intensità
del campo H, tra Hmin e Hmax l’induzione magnetica percorrerà la curva descritta precedentemente.
il generatore deve fornire energia affinche il materiale si possa magnetizzare alternativamente .L’energia dissipata è proporzionale
all’area del ciclo di isteresi. L’energia si dissipa in calore nei domini magnetici. Possiamo immaginare che i domini magnetici per
cambiare il loro orientamento subiscono urti e quindi produzione di calore. Per tale motivo nella realizzazione dei nuclei
magnetici delle macchine elettriche è preferibile utilizzare materiali che hanno un ciclo di isteresi con l’area “piccola”.
Se prendiamo in considerazione la curva di magnetizzazione si evince che: il legame esistente tra H e B non è lineare e quindi la
permeabilità µ non è costante.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
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Lezione 038
01. NELLA DUALITA' TRA CIRCUITI ELETTRICI E CIRCUITI MAGNETICI
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
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In base alle relazioni ottenute, sono deducibili i principi fondamentali per i circuiti magnetici, analoghi ai principi di Kirchhoff per le reti elettriche:
che affermano che : • la somma algebrica di tutti i flussi magnetici che attraversano un nodo in un circuito magnetico è nulla e che • lungo un percorso chiuso in un circuito
magnetico la somma algebrica delle amperspire è uguale alla somma algebrica dei prodotti delle riluttanze per i relativi flussi.
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Set Domande: ELETTROTECNICA
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la riluttanza misura l'opposizione di un materiale al transito di un flusso magnetico. Essa è legata dalla legge di Hopkinson al
rapporto tra la forza magnetomotrice (f.m.m.) applicata ad un circuito magnetico e il flusso di induzione da essa generato e
concatenato con il circuito.
Fm.m.
La riluttanza magnetica è spesso indicata con la lettera e si misura nel sistema SI in Ampere-spire/Wb, equivalenti all'inverso
dell'Henry (H−1).
La riluttanza è direttamente proporzionale alla lunghezza del percorso magnetico del flusso,
mentre è inversamente proporzionale alla permeabilità del materiale (facilità a lasciarsi
attraversare) e alla sezione (quanto più è alta, tanto minore è l’ostacolo al flusso).
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
07.
SEGUE
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
08.
variabile nel tempo (ortogonale al piano del foglio, entrante nel foglio), sono noti
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
09.
La spira mostrata in figura ha tre lati fissi ed un lato mobile a velocità costante v(t).
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Set Domande: ELETTROTECNICA
INGEGNERIA INDUSTRIALE (D.M. 270/04)
Docente: Infante Gennaro
Lezione 039
01. IL COEFFICIENTE DI MUTUA INDUZIONE M SI MISURA IN
HENRY
OHM
FARAD
SECONDI
Si misura in Henry/metro
È sempre M= M12*M21
M12=M21=M
05. Induttanza
L'induttanza è la proprietà dei circuiti elettrici tale per cui la corrente (intesa variabile nel tempo) che li attraversa
induce una forza elettromotrice che, per la legge di Lenz, è proporzionale alla variazione del flusso
magneticoconcatenato dal circuito. Il rapporto tra flusso magnetico concatenato dal circuito e la corrente che
genera tale flusso è un parametro fisso.
Se consideriamo una bobina con N spire quanto esposto può essere riassunto nelle seguenti relazioni
Sostituendo
L’induttanza dipendente dalla geometria e disposizione dei circuiti, detto coefficiente di autoinduzione se riferito
a flusso e corrente sullo stesso circuito, coefficiente di mutua induzione se riferito ad un flusso su un circuito
generato da una corrente che circola in un altro circuito. La grandezza fisica associata è indicata con il
simbolo L in onore del fisico Heinrich Lenz. e si misura in Henry (H).
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il coefficiente di accoppiamento è dato dalla relazione K=|M|/√L1*L2. Dove M in valore assoluto è il coefficiente di
mutua induzione e L1 e L2 sono i valori di induttanza del circuito presupponendo per la trattazione dell’argomento il
seguente circuito:
K è sempre compreso tra zero e uno. Il coefficiente di mutua induzione M può avere segno negativo
o positivo, dipende dai flussi mutuamente concatenati, nello specifico se essi risultino concordi o discordi con i
flussi dovuti alle auto induzioni. Convezionalmente si indica con un punto marcato i due morsetti
corrispondenti ad un coefficiente M positivo. In pratica il segno di M dipende dal verso con cui
sono avvolti i due avvolgimenti.
In generale un avvolgimento sarà soggetto sia al flusso che ha prodotto sia al flusso prodotto
da altri avvolgimenti con cui esso è magneticamente accoppiato. Nel caso di due avvolgimenti
avremo:
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Set Domande: ELETTROTECNICA
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Come noto la semplice corrente elettrica anche fluisce in un circuito, se è una corrente di variabile intensità, genera un campo
magnetico variabile, che può indurre corrente elettrica in un altro. Una variazione di corrente elettrica genera una variazione del
flusso del campo magnetico nel secondo circuito; di conseguenza in esso comincia a scorrere corrente. Si può dimostrare che il
flusso del campo magnetico relativo ad uno dei due circuiti è direttamente proporzionale alla corrente che lo genera, e che scorre
nell’altro circuito; la relazione è data dalla seguente formula:
Φ1→2=M⋅i1 , Φ2→1=M⋅i2
dove M rappresenta una costante, detta coefficiente di mutua induzione dei circuiti. Anche questo coefficiente, così come il
coefficiente di autoinduzione, viene misurato in henry (H).
Anche in questo caso, possiamo ricavare l’espressione della forza elettromotrice indotta in ciascuno dei due circuiti, e dovuta alla
presenza della corrente che scorre nell’altro:
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Lezione 041
k=E1/E2
k=I1/I2
K=E1/E2=I1/I2
k=1
A1=A2
A1>A2
A1
A1=0
ADIMENSIONALE
AMPERE
VOLT
SPIRE
05. IN UN TRASFORMATORE MONOFASE IL VALORE EFFICACE DELLA FORZA ELETTROMOTRICE INDOTTA SECONDARIA VALE
E2=-4,44 N2 f FIMAX
E2=4,44 N2 f FIMAX
E2=4,44 N1 f FIMAX
IL RENDIMENTO MASSIMO SI HA IN CORRISPONDENZA DEL CARICO PARI AL 75% DEL CARICO NOMINALE
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Lezione 041
Diagramma vettoriale
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Lezione 041
Il trasformatore è una macchina elettrica statica, che serve per variare (trasformare) i parametri in ingresso (tensione e intensità di
corrente) rispetto a quelli in uscita, mantenendo costante la potenza elettrica .
Solitamente un trasformatore è utilizzato per ottenere un valore di tensione diverso da quello disponibile e per questo può essere
considerato una specie di “adattatore” che permette di collegare una sorgente di energia ad un utilizzatore che funziona a tensione
diversa
Nella produzione e distribuzione dell'energia elettrica i trasformatori permettono di impiegare i valori di tensione e corrente più
opportuni. Infatti per una maggiore efficienza degli impianti è meglio avere alte tensioni e basse correnti così da:
ridurre le sezioni dei cavi (quindi meno materiale, meno peso, campate più lunghe tra i tralicci) e abbassare il costo
dell'impianto
ridurre le perdite
ridurre le cadute di tensione
Allora dove è necessario trasportare grandi quantitativi di potenza per lunghe distanze, si utilizzeranno sistemi in alta tensione (>200
kV) o media tensione (20 kV) mentre le utenze utilizzeranno sistemi a bassa tensione (230-400 Volt).
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Lezione 041
Il trasformatore è una macchina elettrica statica, che serve per variare (trasformare) i parametri in ingresso (tensione e intensità di
corrente) rispetto a quelli in uscita, mantenendo costante la potenza elettrica .
Considerando l’ipotesi di un trasformatore ideale Se Alimentiamo il primario con una tensione V1 sinusoidale e
Tra i morsetti del secondario è presente un carico di impedenza Z generalmente Ohmico induttiva, siamo in presenza del
funzionamento sotto carico del trasformatore
Entrando nel merito della trattazione dell’argomento
Applicando una tensione sinusoidale V1 circola nell’avvolgimento primario una corrente Iµ detta corrente magnetizzante, che genera
un flusso all’interno del nucleo anch’esso accettabilmente approssimabile a sinusoidale. La variazione del flusso concatenato con gli
avvolgimenti primario (costituito da N1 spire) e secondario (costituito da N2 spire) genera per la legge di Faraday due forze
elettromotrici indotte sinusoidali E1 ed E2.
Ai capi dei morsetti dell’avvolgimento secondario che è chiuso su un’impedenza Z è presente una tensione V2 e di conseguenza una
corrente I2 sfasata sulla tensione V2 di un angolo pari all’angolo caratteristico dell’impedenza Z. La corrente I2 circolando nelle N2
spire del secondario genera un flusso magnetico Φ2 che si sovrappone al flusso preesistente Φ.
Questa sovrapposizione tenderebbe a far variare il flusso Φ, ma per la legge di LKF alla maglia V1=E1 e affinchè la condizione
E1=Kost=4,44*f*N1*ΦM sia soddisfatta, il che comporta che il flusso deve rimanere costante, la
macchina richiama dalla rete di alimentazione una corrente detta di reazione primaria I1’ che
sommata ad Iµ forma la I1. La corrente di reazione primaria genererà una forza magnetomotrice N1*I1’ uguale ed opposta alla forza
magnetomotrice generata dalla corrente I2 (cioè N2*I2). E’ chiaro che nel funzionamento sottto carico la macchina assorbe una
quantitivo di corrente magnetizzante maggiore rispetto al funzionamento a vuoto.
Rapppresentando il diagramma vettoriale del Trasformatore in funzionamento sotto carico abbiamo:
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Lezione 041
La condizione di trasformatore ideale consiste nell’ipotizzare che sulla macchina vi siano le seguenti caratteristiche ;
.resistenza nulla sugli avvolgimenti (in rame) primario e secondario;
• non ci sono perdite di potenza per isteresi e per correnti parassite Nel nucleo magnetico;
• il nucleo magnetico abbia riluttanza magnetica nulla;
• Non vi siano dspersione di flussi, ovvero che il flusso generato dalla corrente I1 (avvolgimento primario) si concateni tutto con
l’avvolgimento secondario, e vicerversa ovvero che il flusso generato dalla corrente I2 (avvolgimento secondario) si concateni tutto
con l’avvolgimento primario)
I due circuiti siano perfettamente accoppiati magneticamente
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Lezione 042
01. IL BILANCIO ENERGETICO DEL TRASFORMATORE REALE SOTTO CARICO SI ESPRIME COME:
P2=P1-PJ+PCU
P1=0
PCU+PJ=P2-P1
P1=P2+PJ+PFE
I1'=I0+I2 (VETTORI)
I1=k*I0 (VETTORI)
I1=I0+I1' (VETTORI)
I1'=I0+I2 (MODULI)
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Lezione 042
Il trasformatore è una macchina elettrica statica, che serve per variare (trasformare) i parametri in ingresso (tensione e intensità di
corrente) rispetto a quelli in uscita, mantenendo costante la potenza elettrica .
Entrando nel merito della trattazione dell’argomento
Applicando una tensione sinusoidale V1 circola nell’avvolgimento primario una corrente detta corrente a vuoto I0 la quale ha la
componente magnetizzante Iµ che genera un flusso magnetico sinusoidale Φ all’interno del nucleo. La variazione del flusso
concatenato con gli avvolgimenti primario (N1 spire) e secondario (N2spire) genera per la legge d Faraday due forze elettromotrici
indotte E1 ed E2.
Ai capi dei morsetti dell’avvolgimento secondario che è chiuso su un’impedenza Z è presente una tensione V2 e di conseguenza una
corrente I2 sfasata sulla tensione V2 di un angolo pari all’angolo caratteristico dell’impedenza Z. La corrente I2 circolando nelle N2
spire del secondario genera un flusso magnetico Φ2 che si sovrappone al flusso preesistente Φ.
Questa sovrapposizione tenderebbe a far variare il flusso Φ, ma per la legge di LKF alla maglia V1=E1 e affinchè la condizione
E1=Kost=4,44*f*N1*ΦM sia soddisfatta, il che comporta che il flusso deve rimanere costante, la
macchina richiama dalla rete di alimentazione una corrente detta di reazione primaria I1’ tale da generare una forza magnetomotrice
N1I1’ uguale ed opposta alla forza magnetomotrice N2I2 generata dalla corrente I2.
Durante il funzionamento sotto carico la macchina assorbe una corrente che va da I0 ad I1=I0+I1’.
Trattandosi di un trasformatore reale vi saranno dei flussi dispersi che volendoli quantificare sono pari
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Lezione 042
Il trasformatore è una macchina elettrica statica, che serve per variare (trasformare) i parametri in ingresso (tensione e intensità di
corrente) rispetto a quelli in uscita, mantenendo costante la potenza elettrica .
Se Alimentiamo il primario con una tensione V1 sinusoidale lasciando
i morsetti secondari aperti siamo in presenza del funzionamento a vuoto del trasformatore
Entrando nel merito della trattazione dell’argomento Applicando la tensione V1 , la macchina assorbirà dalla rete una corrente
chiamata corrente a vuoto( I0), costituita dalla corrente magnetizzante Iµ e dalla corrente Ia legata alle perdite di potenza nel ferro .
La variazione del flusso Φ(t) concatenato con gli avvolgimenti primario (costituito da N1 spire) e secondario (costituito da N2 spire)
genera per la legge di Faraday due fem indotte E10 ed E20
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Set Domande: ELETTROTECNICA
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Docente: Infante Gennaro
Lezione 042
05. Bilancio energetico trasformatore reale
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Set Domande: ELETTROTECNICA
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Docente: Infante Gennaro
Lezione 042
06. Circuito equivalente trasformatore reale
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Docente: Infante Gennaro
Lezione 042
07. Diagramma vettoriale trasformatore reale sotto carico
Partendo dal circuito equivalente di un trasformatore reale sotto carico che può essere così schematizzato
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Docente: Infante Gennaro
Lezione 043
01. LA TENSIONE DI CORTO CIRCUITO DI UN TRASFORMATORE:
E' LA TENSIONE DA APPLICARE AL PRIMARIO IN CORTO CIRCUITO IN MODO DA FAR CIRCOLARE LE CORRENTI NOMINALI
E' LA TENSIONE DA APPLICARE AD UN AVVOLGIMENTO, CON L'ALTRO AVVOLGIMENTO IN CORTO CIRCUITO, IN GRADO DI FAR CIRCOLARE LE
CORRENTI NOMINALI
NEL NORMALE FUNZIONAMENTO DEVONO AVERE CORRENTI TRASCURABILI PER LIMITARE LE CADUTE DI TENSIONE
NEL NORMALE FUNZIONAMENTO DEVONO AVERE CORRENTI ELEVATE PER AVERE ELEVATE CADUTE DI TENSIONE
OGNUNO FORNISCE AL CARICO UNA TENSIONE PROPORZIONALE ALLA SUA IMPEDENZA DI CORTO CIRCUITO
OGNUNO FORNISCE AL CARICO UNA POTENZA PROPORZIONALE ALLA SUA POTENZA NOMINALE
Due trasformatori sono in parallelo quando sono collegati ad una stessa linea e allo stesso carico.
Essi quindi prelevano da un’unica Linea l’energia necessaria per alimentare lo stesso carico. Si definisce funzionamento in parallelo
è perfetto quando ogni macchina fornisce alla linea una potenza apparente proporzionale alla sua potenza
nominale.
Nel funzionamento a vuoto, se i trasformatori collegati alla stessa linea primaria non hanno carico, fra le coppie di
morsetti secondari non deve essere presente alcuna differenza di potenziale in modo che non ci
siano correnti di circolazione sui due secondari.
Affinchè questo sia possibile per i trasformatori monofasi è necessario che siano costruiti per la stessa tensione primaria e abbiano lo
stesso rapporto di trasformazione.
Nel funzionamento sotto carico per i trasformatori che dovranno essere collegati in parallelo e’ necessario che la
ripartizione del carico tra le due macchine sia proporzionale alla potenza Nominale di ognuno di essi. Condizione che si soddisfa
quando i trasformatori hanno stessa tensione di corto circuito Vcc e lo stesso fattore di potenza in corto circuito cosϕcc.
Nel caso di un parallelo non perfetto l’opportunità di accoppiare due trasformatori è legata alla valutazione della corrente di
circolazione a vuoto che potrà essere tollerata solo nel caso in cui risulti dello stesso ordine di grandezza della corrente a vuoto. e al
diverso contributo dato da ogni macchina con riferimento alle potenze nominali. E’ comunque necessario che i due rasformatori
abbiano la stessa tensione nominale primaria, e appartengano allo stesso gruppo..
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Docente: Infante Gennaro
Lezione 043
Considerando il circuito equivalente secondario e Ipotizziamo di applicare al primario una tensione Vcc (di corto circuito)
dell’ordine del 4%-7% della tensione nominale
La tensione E2cc presente sulle spire secondarie sarà data dalla seguente relazione
Quindi in definitiva alimentando la macchina a tensione ridotta è possibile acquisire informazioni preziose sulle caratteristiche
della macchina .
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Docente: Infante Gennaro
Lezione 043
I trasformatori di misura permettono di standardizzare i valori di tensione al secondario. Sono impiegati in circuiti nei quali la
tensione raggiunge valori non compatibili con quelli degli strumenti di uso standard, dei relè di controllo e dei sistemi di protezione;
garantiscono inoltre un miglioramento delle condizioni di sicurezza per gli operatori
I TV di misura in condizione ideali sono caratterizzati da una tensione primaria V1e da una tensione secondaria V2 con rapporto di
trasformazione K dato dalla relazione V1/V2
In condizioni reali sugli avvolgimenti vi sono cadute di tensione e il rapporto di trasformazione non sarà dato da V1/v2 ma bensì dal
rapporto di E1/E2 (tensione reale ai capi degli avvolgimenti ) quindi il rapporto Ksarà maggiore rispetto al caso ideale essendo
E1<V1 e E2<V2, Tale situazione genererà quindi un errore nel risalire alla tensione da misurare partendo da quell misurata
Per minimizzare al massimo questi errori i TV vengono costruiti utilizzando accorgimenti atti a ridurre le cadute di tensione sugli
Avvolgimenti, ad esempio si aumenta il grado di accoppiamento tra i circuito primario e secondario in modo da diminuire i flussi
dispersi e di conseguenza ridurre le induttanze di dispersione L1 e L2.
.
I trasformatori di misura permettono di standardizzare i valori di corrente al secondario. Sono impiegati in circuiti nei quali la
corrente raggiunge valori non compatibili con quelli degli strumenti di uso standard, dei relè di controllo e dei sistemi di protezione;
garantiscono inoltre un miglioramento delle condizioni di sicurezza per gli operatori
In condizioni reali sull’ avvolgimento primario circola una corrente a vuoto I0, la quale ha una componente magnetizzante e il
rapporto di trasformazione non sarà dato come nelle condizioni ideali dal rapporto I2/I1 ma bensì dal rapporto di I2/I1’, dove I1’è la
corrente di reazione primaria data da I1-I0 (I1 è la corrente assorbita dalla rete) Tale situazione genererà quindi un errore nel risalire
alla corrente da misurare partendo da quella misurata
Per minimizzare al massimo questi errori i TA vengono costruiti utilizzando accorgimenti atti a ridurre la corrente a vuoto, un tipico
esempio e la realizzazione di nuclei magnetici toroidali e non a forma rettangolare in modo da ridurre la riluttanza del nucleo
magnetico e quindi della corrente I0
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Docente: Infante Gennaro
Lezione 044
01. L'APPARTENENZA AL GRUPPO DI UN TRASFORMATORE 12 SI OTTIENE:
NEI COLLEGAMENTI STELLA-STELLA OPPURE TRIANGOLO-TRIANGOLO CON AVVOLGIMENTI AVVOLTI NELLO STESSO VERSO
NEI COLLEGAMENTI STELLA-STELLA OPPURE TRIANGOLO-TRIANGOLO CON AVVOLGIMENTI AVVOLTI IN VERSO OPPOSTO
NEI COLLEGAMENTI STELLA-TRIANGOLO OPPURE TRIANGOLO-STELLA CON AVVOLGIMENTI AVVOLTI IN VERSO OPPOSTO
03. IN UN TRASFORMATORE TRIFASE CON LE FASI PRIMARIE A STELLA E LE FASI SECONDARIE A STELLA
IL RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE COINCIDE CON IL RAPPORTO SPIRE DIVISO RADICE QUADRATA DI TRE
IL RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE COINCIDE CON IL RAPPORTO SPIRE MOLTIPLICATO RADICE QUADRATA DI TRE
ALIMENTANDO DA UN LATO ALLA TENSIONE DI CORTO CIRCUITO E MANTENENDO APERTO L'ALTRO LATO
ALIMENTANDO DA UN LATO ALLA TENSIONE NOMINALE E MANTENENDO IN CORTO CIRCUITO L'ALTRO LATO
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Lezione 044
06. Gruppi dei trasformatori trifase
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Lezione 044
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Docente: Infante Gennaro
Lezione 045
01. LO SCORRIMENTO s
E' LA FRAZIONE DI GIRO PERSA DAL ROTORE PER OGNI GIRO DEL CAMPO MAGNETICO ROTANTE
E' LA FRAZIONE DI GIRO PERSA DALLO STATORE PER OGNI GIRO DEL ROTORE
E' LA FRAZIONE DI GIRO PERSA DALLO STATORE PER OGNI GIRO DEL CAMPO MAGNETICO ROTANTE
-1<=s<=1 MAI
s<1 SEMPRE
s>0 SEMPRE
0<=s<=1
f2(s)=s f2
f1(s)=s f2
f2(s)=s f1
n1=60*f/scorrimento
n1=costante=3.000 giri/min
n1=60*f/p
n1=60*scorrimento/p
UN CAMPO MAGNETICO ALTERNATIVO PUO' ESSERE OTTENUTO SOVRAPPONENDO DUE CAMPI MAGNETICI ROTANTI
TRE BOBINE DISPOSTE A 120 GRADI E ATTRAVERATE DA TRE CORRENTI SFASATE DI 120 GRADI PRODUCONO UN CAMPO MAGNETICO
ALTERNATIVO
NON ESISTONO
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Docente: Infante Gennaro
CICLI AL SECONDO
ADIMENSIONALE
GIRI/MIN
RAD/SEC
La macchina asincrona è costituita da una parte fissa, detta statore, che contiene gli avvolgimenti induttori, e da una parte rotante,
detta rotore, che contiene gli avvolgimenti indotti, si tratta di una macchina rotante e può funzionare sia motore che da
generatore , nel primo caso trasforma l’energia elettrica prelevata in energia meccanica, nel secondo caso trasforma l’energia
meccanica in energia elettrica.
La macchina asincrona è costituita da:
Un circuito magnetico statorico, il traferro, un circuito magnetico rotorico, e dalle cava statorica e rotorica dove sono alloggiati
rispettivamente gli avvolgimenti induttore e indotto
Lo statore è la parte fissa della macchina. E’ costituito da un pacco di lamierini in ferro al silicio isolati tra di loro a forma
di corona circolare.
I Lamierini sono impaccati tra loro e rigidamente collegato alla carcassa Al suo interno vengono realizzate le cave dove
vengono inseriti gli avvolgimenti statorici. Le cave possono essere aperte chiuse o semichiuse. Le matasse di conduttori
isolati costituiscono le fasi statoriche, esse sono tre e possono essere collegate tra di loro a stella o a triangolo e sono
sfasate fisicamente di 120°.
Lo statore è installato all’interno di una carcassa in ghisa o alluminio che è la struttura portante del motore. Sulla carcassa è
presente la morsettiera dove possiamo effettuare il collegamento stella o triangolo
ROTORE
Il rotore ha simmetria cilindrica coassiale con lo statore e per mantenere costante il traferro il rotore è mantenuto in
(
un’opportuna posizione tramite dei cuscinetti. Il rotore può essere costruito in diversi modi rotore avvolto, rotore a gabbia
e rotore a doppia gabbia)
TRAFERRO
Il traferro è lo spazio compreso tra lo statore ed il rotore. Tale spazio è necessario affinché il rotore ruoti all’interno dello statore
senza che vi siano attriti.
Le perdite di potenza presenti nella macchina sono dovute a dissipazioni di potenza nel rame statorico e rotorico, le perdite
provocano calore e aumento della temperatura della macchina che nuoce ai materiali isolanti presenti all’interno della stessa è
necessario quindi raffreddare la macchina naturalmente, forzatamente o tramite degli scambiatori di calore
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Docente: Infante Gennaro
Noto che una bobina fissa nello spazio se percorsa da una corrente alternata sinusoidale all’interno del solenoide si genera un campo
magnetico alternativo di intensità H, la cui direzione coincide con l’asse x del solenoide. L’intensità varia in maniera sinusoidale ed
il verso si alterna invertendo in ogni semiperiodo il polo nord ed il polo sud. H può essere ottenuto dalla somma di due vettori rotanti
chiamiamoli D ed S. I vettori D ed S ruotano in direzioni opposte (destra e sinistra) a velocità angolare ω coincidente con la
pulsazione della corrente ω. S e D valgono metà di Hmax
Vettorialmente si ha H=D+S, in termini di valori istantanei si ha H=D*sen(ωt)+S*sen(ωt).
Consideriamo tre avvolgimenti sfasati tra di loro di 120° nello spazio e percorsi da tre correnti sinusoidali sfasate di 120° tra di loro.
Osservando separatamente la scomposizione lungo gli assi X1, X2 ed X3, secondo i vettori rotanti S e D corrispondenti, otteniamo i
tre diagrammi di seguito riportati
In definitiva le tre correnti di uguale valore efficace e sfasate di 120° tra loro, generano un c.m.r. di ampiezza pari a 3/2 del valore
massimo di ciascuno dei tre campi magnetici alternativi. Il c.m.r. ruota con velocità angolare costante compiendo un giro per ogni
periodo delle correnti di alimentazione. Il verso di rotazione è determinato dalla successione delle tre correnti nelle fasi. Scambiando
tra di loro due fasi si ha l’inversione del verso di rotazione del c.m.r. (e quindi di rotazione del rotore).
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Lo statore contiene in genere un numero pari di avvolgimenti in quanto, normalmente, ce ne sono due per
ciascuna fase di alimentazione. Un motore a tre fasi, o trifase, avrà quindi come minimo sei avvolgimenti, cioè una
coppia di poli per ogni fase, mentre un motore a due fasi avrà tipicamente quattro avvolgimenti.
I due avvolgimenti di ciascuna coppia polare sono collegati in serie e disposti fisicamente l'uno di fronte all'altro.
Nel caso del motore trifase a sei avvolgimenti le coppie polari presentano uno sfasamento di 120° fisi ci ed elettrici;
viceversa, nel motore bifase le due coppie polari hanno uno sfasamento di 90° fisici ed elettrici. In tutte e due i
casi,
Tali bobine vengono alimentate dal sistema trifase di tensioni; vengono, quindi, percorse da una certa
corrente, e si ha luogo ad un campo magnetico variabile, generato ciascuno dalle tre bobine. Nella zona
compresa tra le tre bobine il campo magnetico sarà la somma dei tre campi magnetici delle tre bobine.
Ma poiché le bobine sono collegate sullo statore con un angolo meccanico pari a 120° ed inoltre il
sistema trifase di tensioni è anche esso sfasato dal punto di vista elettrico di un angolo pari a 120°
elettrici, il campo magnetico risultante non sarà fisso ma sarà variabile; questo campo magnetico ruota
attorno all’asse del motore con una frequenza fissa:
f =50 Hz
Se all’interno di queste bobine mettiamo un altro avvolgimento in corto circuito sul rotore, a causa del
flusso magnetico che si concatena con gli avvolgimenti di rotore nasce una forza elettromotrice indotta
per la legge di Faraday, la quale si oppone alla causa che la ha generata.
Poiché gli avvolgimenti da fare sul rotore devono essere in corto circuito e devono, quindi, sopportare
una elevata corrente, devono avere una elevata sezione, per cui si preferisce mettere delle barre di
alluminio attorno ad un nucleo di materiale ferromagnetico, costituito da lamierini al silicio. In tal modo
le barre di alluminio, chiuse in corto circuito si comportano come una insieme di poche spire, aventi
ciascuna una elevata sezione, in modo da sopportare le elevate correnti di corto circuito. Queste correnti
sono dovute alla tensione che si genera nelle barre a causa della legge di Faraday, in quanto il campo
magnetico generato dallo statore è variabile. Queste correnti danno luogo ad un altro campo magnetico
rotante generato sul rotore; tale campo magnetico ha verso opposto a quello generato dallo statore. Di
conseguenza il rotore, poiché si oppone al campo magnetico di statore è costretto a mettersi in
movimento e quindi ruotare con la stessa velocità del campo magnetico rotante di statore.
Il rotore non ruota a una velocità costante, cioè la velocità di sincronismo, ma rallenta al variare del
carico; per cui il motore non è detto sincrono ma asincrono, cioè non rispetta la velocità di sincronismo
imposta dallo statore.
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Un parametro che caratterizza un motore asincrono è Lo scorrimento s che rappresenta la frazione di giro persa dal rotore per ogni
giro del c.m.r.; questo è definito come s=(n1-n2)/n1, s ed è una grandezza adimensionale.
Se lo scorrimento vale zero, (cioè il rotore non perde giri nei confronti del c.m.r.), il numero di giri al minuto del rotore n2 è
uguale al numero di giri al minuto del campo magnetico rotante n1.
Se lo scorrimento vale uno, (cioè il rotore perde un giro per ogni giro del c.m.r.),il numero di giri al minuto del rotore n2 è uguale a
zero, cioè il rotore è bloccato
La frequenza f2 delle grandezze rotoriche è legata alla frequenza di alimentazione tramite lo scorrimento
Dall’espressione che lega la frequenza delle grandezze rotoriche con lo scorrimento è facile intuire che se lo scorrimento è uguale a
uno (rotore bloccato) f2(1)=f1, se lo scorrimento è uguale a zero la frequenza delle grandezze rotoriche sarà f2(0)=0. Normalmente il
motore lavora a bassi valori di scorrimento comportando delle perdite nel ferro rotoriche trascurabili poiché la bassi valori di
scorrimento la frequenza delle grandezze rotoria è altrettanto bassa
Il circuito equivalente di ogni fase di una macchina asincrona può essere così rappresentato
Dove;
•R1 ed R2 sono le resistenze degli avvolgimenti dello statore e del rotore;
•X1=ω*L1 è la reattanza di dispersione statorica che tiene conto del flusso generato dalla fase statorica che non si concatena con
il rotore;
•X2(s)=ω2(s)*L2=s*ω1*L2=s*X2(1) è la reattanza di dispersione rotorica. Siccome la pulsazione rotorica dipende dallo
scorrimento anche la reattanza dipenderà da s.
R(s) è una resistenza fittizia il cui valore dipende dallo scorrimento s e tiene in conto del carico meccanico.
Quando lo scorrimento è uguale a zero, n1(giri al minuto del c.m.r)=n2 (giri al minuto del rotore), la resistenza variabile R(s) è
infinita (il circuito rotorico è aperto). la I2(0)=I1’=0 eI1’=0. la corrente assorbita dalla macchina sarà I0=Ia+Iµ. situazione
paragonabile al funzionamento a vuoto di un trasformatore.
Quando invece lo scorrimento è uguale a 1, il rotore è bloccato R(s) è uguale a 0 (il circuito rotorico è in corto circuito).
I2(1) e I1’è massima , la macchina assorbirà una corrente I1 massima.situazione paragonabile al funzionamento in CC di un
trasformatore
.
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Lezione 046
01. L'AVVIAMENTO STELLA-TRIANGOLO E' UTILIZZATO PER
VA
ADIMENSIONALE
CICLI AL SECONDO
WATT
SI HA QUANDO s=0
PUO' ESSERE TRASLATA SULL'ASSE DELLO SCORRIMENTO TRAMITE L'USO DI RESISTENZE ROTORICHE
NON PUO' ESSERE TRASLATA SULL'ASSE DELLO SCORRIMENTO TRAMITE USO DI RESISTENZE ROTORICHE
SI HA QUANDO s=1
AD UN AUMENTO DELLA COPPIA RESISTENTE CORRISPONDE UN AUMENTO DELLA COPPIA MOTRICE ED UNA DIMINUZIONE DELLA VELOCITA'
AD UN AUMENTO DELLA COPPIA RESISTENTE CORRISPONDE UN AUMENTO DELLA COPPIA MOTRICE ED UN AUMENTO DELLA VELOCITA'
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09. BILANCIO ENERGETICO (PA=POTENZA ASSORBITA, PCU PERDITE NEL RAME, PFE=PERDITER NEL FERRO, PM PERDITE
MECCANICHE,PR POTENZA ALL'ASSE)
PA+ PR=PCU+PFE+PM
PR=PCU+PFE+PM
PA=PCU+PFE+PM+PR
PA=PCU+PFE+PM
10. POTENZE
11. SINCRONISMO E ROTORE BLOCCATO (n1=VELOCITÀ DI ROTAZIONE c.m.r., n2=VELOCITÀ DI ROTAZIONE DEL ROTORE)
n2=n1 E n2=0
n2=0 E n2= n1
13. LA REGOLAZIONE DELLA VELOCITA' DI ROTAZIONE DEI MOTORI ASINCRONI TRIFASE OTTENUTA VARIANDO IL NUMERO DI COPPIE
POLARI
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Per variare la velocità di rotazione della macchina (n2) si possono adottare diverse soluzioni.
Reostato in serie al rotore
Questo accorgimento consiste nel collegare in serie una resistenza sulle fasi rotoriche finalizzata ad ottenere uno spostamento della
caratteristica meccanica e per una fissata coppia resistente otteniamo delle velocità variabili.
Variazione della frequenza (n1=60*f1/p)
Variando la frequenza di alimentazione f1 in due modi:
alimentando la macchina con un proprio alternatore oppure alimentando la macchina con un variatore di
frequenza (inverter).
Variazione del numero di coppie polari
Abbiamo visto che n1=60*f1/p, a parità di frequenza all’aumentare del numero di coppie polari p diminuisce la
velocità del c.m.r. n1 e di conseguenza la velocità di rotazione del rotore. Notiamo che le variazioni di velocità
possono avvenire solo a scatti nel senso che per p=1 si ha n1=3000 giri/min, per p=2 si ha n1=1500 giri/min,
per p=3 si ha n1=750 giri/min (f1=50 Hz).
che è possibile per macchine con rotore a gabbia in quanto le coppie polari rotoriche sono automaticamente uguali alle
coppie polari statoriche. Lo stesso non si può dire nel caso di rotore avvolto. In questo caso ad ogni variazione del
numero di coppie polari
statoriche deve essere eseguita una variazione del numero di coppie polari rotoriche.
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Dove;
Pa=Potenza assorbita dalla rete
Pr=Potenza meccanica resa all’asse
Pcu=potenza dissipata dal rame
Pfe=Potenza dissipata dal ferro per isteresi e correnti parassite
Pm=Potenza meccanica dissipata per attrito
Pt=potenza trasmessa al rotore dallo statore
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In questa condizione lo scorrimento s=0 e I2(s)=0, la corrente assorbita a vuoto per motori di grande
potenza vale 35-50%, per motori di piccola potenza può arrivare al 50%.
Energeticamente :
la macchina non cede potenza all’asse;
tutta la potenza assorbita serve a bilanciare le perdite nel rame statoriche, le perdite nel ferro
statoriche, e le perdite per attrito e ventilazione.
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La caratteristica meccanica rappresenta l’andamento della coppia motrice resa C disponibile all’asse, al variare dello
scorrimento percentuale.
Nello specifico se allo spunto applichiamo all’asse una coppia resistente Cr inferiore alla coppia di avviamento Ca la
macchina si avvierà aumentando la sua velocità fino a quando si avrà uguaglianza tra coppia motrice e coppia resistente
C=Cr .
La macchina lavora nella zona di stabilità nel momento in cui ad un aumento della coppia resistente gli
corrisponde un aumento della coppia motrice e una diminuzione della velocità. Al contrario, nella zona di
instabilità avviene che ad ogni rallentamento del motore corrisponde una diminuzione della coppia motrice.
l’espressione analitica della coppia motrice in funzione dei parametri da cui essa dipende sarà dato dalle seguenti
relazioni
Il valore della coppia massima è indipendente dal valore della resistenza rotorica ma risulta
inversamente proporzionale all’induttanza di dispersione rotorica.
In effetti possiamo concludere dicendo che, variando il valore di R2 , riusciamo a traslare sull’asse
degli scorrimenti la caratteristica meccanica della macchina. Se dovesse essere utile variando
opportunamente il valore della resistenza rotorica si potrebbe avere il valore di coppia massima in
corrispondenza dello spunto (s=1). Questo consentirebbe l’avviamento in condizioni di carico
gravoso (es. un motore che deve sollevare un blocco di marmo precedentemente agganciato).
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Tutta la potenza elettrica assorbita dalla rete di alimentazione si trasforma in perdite di potenza
nella macchina. Si ha che Pt=Pcu’ ’ e PM=0; tutta la potenza trasmessa dal c.m.r. al rotore si
trasforma in perdite nel rame rotorico. La corrente assorbita dalla macchina è di circa 8/10 volte
la corrente nominale
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