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LUCA CLUN

LA FISICA DELLA MENTE

Imparare a Conoscere e Sfruttare


i Benefici della Scienza Irrazionale
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Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook


Titolo
“LA FISICA DELLA MENTE”

Autore
Luca Clun

Editore
Bruno Editore

Sito internet
www.brunoeditore.it

ATTENZIONE: questo ebook contiene i dati criptati al fine


di un riconoscimento in caso di pirateria. Tutti i diritti sono
riservati a norma di legge. Nessuna parte di questo libro può
essere riprodotta con alcun mezzo senza l’autorizzazione scritta
dell’Autore e dell’Editore. È espressamente vietato
trasmettere ad altri il presente libro, né in formato cartaceo né elettronico, né
per denaro né a titolo gratuito. Le strategie riportate in questo libro sono frutto di
anni di studi e specializzazioni, quindi non è garantito il raggiungimento dei
medesimi risultati di crescita personale o professionale. Il lettore si assume piena
responsabilità delle proprie scelte, consapevole dei rischi connessi a qualsiasi
forma di esercizio. Il libro ha esclusivamente scopo formativo e non sostituisce
alcun tipo di trattamento medico o psicologico. Se sospetti o sei a conoscenza di
avere dei problemi o disturbi fisici o psicologici dovrai affidarti a un appropriato
trattamento medico.

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Sommario

Introduzione pag. 5
Giorno 1: Come vedere quello che non vedi pag. 10
Giorno 2: Come verificare una realtà più grande pag. 28
Giorno 3: Come vivere in una realtà olografica pag. 62
Giorno 4: Come sviluppare l’intuito pag. 91
Giorno 5: Come fare il salto quantico pag. 135
Giorno 6: Guida alle possibilità della vita pag. 169
Giorno 7: Come raddrizzare la rotta pag. 211
Conclusione pag. 242

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Introduzione

Che cosa si intende per psicologia quantistica? È una particolare


neuroscienza derivata dalla meccanica quantistica, una branca
particolare della fisica. L’evoluzione della fisica sta infatti
portando a scoperte a dir poco sconcertanti, in grado quasi di
spiegare scientificamente la coscienza, facendo emergere una
serie di rivelazioni fino a qualche tempo fa impensabili.

Queste scoperte ci hanno portato a capire l’effetto della volontà


umana sul mondo fisico, l’influenza che l’uomo ha sulla realtà e
sulle vicende che accadono. È stato infatti scientificamente
provato che la mente umana è in grado realmente di interferire sul
mondo, addirittura il nostro DNA ha il potere di modificare
fisicamente le cose.

Le rivelazioni della meccanica quantistica hanno aperto nuove


strade su una sempre più profonda conoscenza dell’uomo, della
sua coscienza e dei “meccanismi” interiori che intervengono nella

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nostra mente, partendo dall’interpretazione della realtà che ci
circonda.

Nel suo libro Il Tao della fisica, edito da Adelphi, il fisico Fritjof
Capra scrive: «I concetti della fisica moderna presentano spesso
una sorprendente corrispondenza con le idee espresse nelle
filosofie religiose, in particolar modo quelle orientali. Queste,
inizialmente, furono rilevate da alcuni grandi fisici quando
vennero in contatto con le culture orientali nei loro giri di
conferenze in India, Giappone e Cina.»

Ancora: Werner Karl Heisenberg (uno di questi fisici) dichiarò:


«Il grande contributo scientifico alla fisica teorica venuto dal
Giappone dopo l’ultima guerra può essere un indice dell’esistenza
d’un certo rapporto tra le idee filosofiche delle tradizioni orientali
e la sostanza filosofica della teoria dei quanti.»

Di sicuro molti degli studi ed esperimenti che sono tuttora in


corso sono incentrati sulla ricerca di una verità più sottile rispetto
a quella a cui siamo abituati. È una verità che arriva a spiegare
fisicamente la struttura delle emozioni, dei pensieri, della

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coscienza. L’incredibile somiglianza della fisica con le filosofie
religiose, in termini di misticismo, meditazione o preghiera, ci
conduce su un sentiero molto più elevato della solita materialità
fisica, nel senso più stretto del termine, al quale siamo abituati.
Molte teorie della fisica, infatti, sembrano riprendere dei concetti
che diverse religioni esprimono dalla notte dei tempi.

Un esempio eclatante (che svilupperemo anche in questo ebook)


è quello dell’unione delle cose: nelle culture orientali, in
particolar modo, viene espresso il fatto che ogni cosa sia legata a
un’altra, dagli eventi alle persone. L’essenza delle filosofie
orientali (che sia taoismo, buddismo o altro) è la consapevolezza
dell’unità e della interrelazione tra tutte le cose.

Una delle più importanti rivelazioni della fisica moderna è,


incredibilmente, che tutta la materia, indipendentemente dallo
spazio che la separa, è costantemente collegata e unita nel vero
senso della parola. E più osserviamo il mondo micro fino al
subatomico (ossia le particelle più piccole dell’atomo) e più
questo legame è evidente.

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Pare dunque che qualsiasi strada si possa percorrere, che sia
scientifica o religiosa, conduca a una meta comune: un livello di
consapevolezza superiore! Da qui prende forma la psicologia
quantistica, ovvero un concetto di psicologia che va oltre la realtà
percepita. Se la meccanica quantistica arriva a esprimere la realtà
in funzioni di probabilità, la psicologia quantistica applica questi
criteri alla mente umana e alla realizzazione degli eventi che
possono accadere, ragionando in termini di eventi probabili.

Capire le basi della fisica quantica significa capire le basi della


psicologia quantistica, poiché sono le medesime. Nel mare delle
infinite possibilità che un evento possa avvenire in modi diversi,
la psicologia quantistica fonda le sue basi su come ottimizzare le
probabilità che una cosa accada come vogliamo noi.

Questo ebook vuole avvicinarti a questa consapevolezza,


portandoti fisicamente, concretamente, palpabilmente a cambiare
la tua percezione della realtà. Ci porterà, cioè, a sentire,
percepire, interagire e influenzare il mondo, la realtà che ti
circonda, mostrandoti cosa si nasconde sotto lo strato di polvere

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della realtà, capendo che non è poi così necessario scavare tanto
in fondo per trovare quello che cerchi.

Rimane ovvio che crescere è possibile solo in funzione di quanto


impegno ci metterai: con le giuste strategie e la giusta
determinazione andrai incontro a cambiamenti tanto tangibili da
stupirtene te stesso!! L’unico elemento che manca in questo
ebook sei tu, la tua voglia di crescere, di cambiare o anche solo di
capire. Senza un grande impegno da parte tua, puoi evitare di
andare avanti con la lettura!

Ti invito allora all’azione, che è l’unica cosa che fa la differenza!


Per quanto leggere tu possa, senza azione, determinazione e
impegno questo ebook rimarrà solo una lettura da passatempo!
Dunque, buona lettura e…

BUON LAVORO!!

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GIORNO 1:
Come vedere quello che non vedi

Questo ebook vuole portarti ad avere una concezione del mondo e


della realtà diversa da quella avuta finora, e vuole farti capire che,
oltre a non essere parole al vento, non è poi così difficile come
potrebbe sembrare. Voglio dimostrarti quindi sin da ora che non è
necessario avere conoscenze particolari per poter sperimentare da
subito certe esperienze, perché è già tutto intorno a noi, e noi
stessi vi siamo immersi.

Molte situazioni della vita si manifestano in modo strano. A volte


non riusciamo a capire, altre volte non diamo loro il significato
che dovremmo dare. Capita invece, magari in momenti particolari
della nostra vita in cui la nostra sensibilità è più accentuata, che
riusciamo stranamente a dare un significato a quello che succede.

Chi è vicino alla religione interpreta il caso o la fortuna, e anche


ciò che di brutto può accadere, come risultato di un disegno

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divino, o come manifestazioni non casuali. Oggi pare che la
scienza sia in grado di confermare queste credenze e che dia un
valore specifico alle cose che accadono.

La meccanica quantistica infatti, è in grado di spiegare come


l’uomo sia causa di tutto quello che gli succede intorno, e non
come spettatore o osservatore: non è la realtà che ci influenza, ma
siamo noi che influenziamo in modo pratico la realtà, e non solo
nelle vicende!

SEGRETO n. 1: la realtà è semplicemente influenzata


dall’uomo stesso, al contrario di quello che possiamo credere.
L’uomo è in grado di modellare fisicamente la realtà.

E come fare a capire velocemente se non in modo pratico e


diretto, tramite l’esperienza? Al contrario dei soliti metodi, voglio
darti la possibilità di poter capire che questo tipo di concetto è
una cosa che vivi già tutti i giorni, senza esserne consapevole, o
quantomeno non sempre. In modo anomalo rispetto ad un
qualsiasi “manuale”, voglio farti partire dalla fine, ossia da

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un’esperienza pratica che potrà farti comprendere e vivere al
meglio quello che leggerai!

Voglio quindi farti sperimentare direttamente, ancora prima di


approfondire il tutto, quanto possa essere semplice accedere a
qualcosa di più elevato anche senza aver studiato e quanto sia
sorprendentemente semplice accedere a tutto questo. È
un’esperienza importantissima che ti aiuterà a leggere questo
scritto con un ottica completamente diversa.

È un’esperienza affascinante e incredibile, tanto semplice quanto


meravigliosa, alla portata di tutti! Questa semplicità è il segnale
che ci fa capire quanto sia già tutto intorno a noi e di facile
accesso: siamo immersi già in una realtà più profonda di quanto
possiamo vedere, e basta semplicemente avere una visione
diversa del mondo.

SEGRETO n. 2: siamo già immersi in un modello di realtà


molto più ampio e profondo di quanto possiamo percepire
normalmente, ma cambiando punto di vista, anche la realtà ci
appare diversa.

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In questo esperimento collauderai cosa possa voler dire cambiare
in modo pratico la percezione che hai della realtà. È
un’esperienza reale, che tu possa credere o meno, che ti mostra
un velo della realtà più nascosto di quello che vivi tutti i giorni. È
un esperimento molto particolare, la sua importanza sta nel fatto
che:
 è uguale per tutti (l’effetto è il medesimo per ogni
individuo);
 è semplice e accessibile a tutti;
 sperimenti un’esperienza che riprende antiche concezioni.

Proverai un’esperienza abbastanza unica nel suo genere. In breve,


in sei semplici fasi, sarai in grado di poter vedere fisicamente
quel sottile strato d’energia che circonda il nostro corpo,
un’energia non visibile in modo automatico tutti i giorni, ma che
è costantemente presente in ogni cosa che facciamo e in ogni
istante che viviamo, invisibile solo agli occhi di chi non guarda in
profondità, energia che solitamente viene chiamata aura:
 fase 1. Poniti in un ambiente in penombra, una stanza che
non sia troppo buia né troppo luminosa, in tranquillità. È

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importante che il tuo stato emotivo sia rilassato, evitando il
più possibile disturbi esterni;
 fase 2. Poni la tua mano davanti al tuo sguardo utilizzando
come sfondo il soffitto o una parete della stanza;
 fase 3. Poni la tua attenzione in un punto preciso, un punto
qualsiasi del muro o della mano. Se fissi il muro, la tua mano
perderà attenzione da parte tua e l’effetto potrà essere più
veloce. E non scostare lo sguardo, fissa quel punto. È
importante che lo sguardo sia fissato su un punto fittizio,
immaginato del muro. Questo perché, in questo modo, sei in
grado di accedere a un modo di osservare che va oltre la
fisicità delle cose. Ti è mai capitato di guardare uno di quei
quadri tridimensionali? Sono dei disegni astratti dove,
fissando intensamente un punto, si rivela un’immagine
tridimensionale, perché cambi il modo di osservare. Ecco,
l’effetto è lo stesso;
 fase 4. Comincerai a intravedere uno strano alone molto
sottile che circonda la tua mano: te ne accorgi perché è
stranamente incolore e leggermente luminoso;
 fase 5. Senza distogliere lo sguardo da quel punto, noterai
che l’alone si allarga, fino a diventare più visibile e stabile. È

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un alone luminoso che dà una sensazione soffice, calda ed
“ovattata”, la stessa sensazione che potresti avere pensando
ad un morbido e soffice cuscino;
 fase 6. Se la visione ti è chiara, ora prova anche a muovere la
mano: noterai che addirittura lascerà una scia! Le prime volte
potrai avvertire un po’ di pesantezza o affaticamento degli
occhi, causato dallo sforzo dello sguardo, ma più pratichi,
meno fatica sentirai, e più rapidamente potrai osservare
questo effetto. Quando avrai una buona dimestichezza, prova
con due mani: potrai osservare come la scia di un dito di una
mano si unisca a quella dell’altra.

Quello che puoi vedere con questa esperienza è l’aura.


Scientificamente può essere considerata come la quantità
d’energia che le molecole del nostro corpo continuano a emanare,
una quantità di fotoni (molecola di cui è composta la luce)
spiegabili con la meccanica quantistica. Ogni corpo vivente
emana questa energia, che sia animale o vegetale, e con il tempo,
se la cosa ti affascina e vorrai approfondire, potresti essere in
grado di vedere anche quella altrui.

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Ma è anche considerata un’esperienza dell’anima: cambiando il
nostro modo di osservare la realtà siamo in grado di scorgere
elementi molto più sottili. Metafisicamente parlando, infatti,
questo velo sottile d’energia, può essere considerato come una
manifestazione dell’anima. La tipica aureola dei santi nei dipinti è
l’esempio pratico dell’aura di cui stiamo parlando.

SEGRETO n. 3: la tecnica che ci permette di osservare la


nostra aura ci dimostra già quanto sia semplice cambiare
punto di vista e vedere cose che prima non vedevamo.

Pensa: fin dai quadri dipinti centinaia d’anni fa, si parla di una
cosa che hai appena sperimentato!

E cosa può significare questo?


Sarebbe bello poter pensare che forse nelle saggezze religiose è
custodito molto più di una fede! Possiamo in effetti dire che dalle
icone di Buddha, ai santi del Cristianesimo, a Maometto (la cui
aura è una fiamma che gli circonda il corpo e sale al cielo in una
lingua di fuoco) l’aura è un elemento che è passato in tutte le
religioni.

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Capra scrive ancora: «Quanto più profondamente penetriamo nel
submicroscopico, tanto più ci accorgiamo che il fisico moderno,
al pari del mistico orientale, è giunto a considerare il mondo
come un insieme di elementi inseparabili, interagenti e in moto
continuo, e che l’uomo è parte integrante di questo sistema.»

SEGRETO n. 4: il cammino della scienza ci sta di fatto


portando a studiare un aspetto della vita finora predicato solo
nelle religioni e nei misticismi.

Ti è piaciuto questo esperimento? Ricordo la prima volta che lo


feci io. Rimasi talmente affascinato da questa cosa che ci pensai
tutta la notte. La cosa incredibile per me era il fatto che potevo
ripetere l’esperienza tutte le volte che volevo: era semplice ed
estremamente accessibile.

Ricordo che pensai: «Caspita! Pensa se questa fosse l’anima!»


Che lo sia o meno, la cosa più importante da trarre da questa
esperienza è che il nostro modo di vedere le cose può davvero
cambiare in modo drastico, tangibile e semplice.

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SEGRETO n. 5: il nostro modo di vedere le cose può
cambiare in modo semplice, e questo ti porterà a vedere le
cose in modo nuovo.

Ma come avviene tutto questo? Com’è possibile che la scienza sia


in grado di spiegare questi concetti? Come si può pensare che un
percorso scientifico possa effettivamente spiegare alcuni eventi
dell’anima?

È necessario a questo punto iniziare dal principio, e indicare


velocemente qual è stato lo sviluppo della fisica fino a ora.
Innanzitutto: cos’è la fisica? Molto semplicemente possiamo
considerare la fisica come una ricerca del mondo che ci circonda.
Cerchiamo con questa scienza di spiegare e classificare tutto ciò
che ci circonda, dalla natura all’astronomia. Insomma, tutto
quello che è fisico, dagli elementi alle forze che governano
l’universo, è compreso dall’uomo per mezzo della fisica.
Possiamo però, ora come ora, considerare la scienza come una
via, paragonabile perché no, a quella religiosa.

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Perché? Eppure nell’immaginario collettivo la scienza è una
forza opposta alla religione! La frase: «Tra scienza e religione» è
un chiaro riflesso del pensiero comune della gente e della società
riguardo la divisione dei due movimenti. Ma andiamo per gradi e
cominciamo a capire in modo semplice e veloce il cammino della
fisica fino ad oggi, essenziale per capire il succo di questo libro.

1687 - Fisica di Newton


Isaac Newton (nome sentito praticamente da chiunque) pubblica i
principi fondamentali della dinamica: l’universo non è come
diceva Aristotele un luogo dove tutto è fisso, ma è soggetto a
leggi dinamiche. Nasce così la fisica (che ai giorni nostri è
considerata la base della fisica classica). Chiunque conosce la
famosa mela di Newton, l’illuminazione che lo portò a elaborare i
presupposti della fisica moderna. Si dice che camminando per un
giardino, Newton passò vicino a un albero, un melo per la
precisione. Una mela cadde dall’albero vicino a lui… e lì la
domanda: «Perché questa mela è caduta? Quale forza ha fatto
cadere la mela a terra?» Una domanda… un’illuminazione!

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Chi è pratico di PNL, o psico coscienze simili, a queste quattro
parole può dare un significato più che casuale! Le domande sono
lo strumento per condurre la nostra vita nella direzione che
vogliamo, e l’illuminazione non è di certo solo un caso… ma
approfondiremo più avanti anche questi aspetti.

Tornando a noi, la visione della fisica di Newton concepisce


l’universo come un sistema in movimento, dove tempo e spazio
hanno valori assoluti (ossia indipendenti l’uno dall’altro e fini a
se stessi).

1867 - Fisica dei campi


James Clerk Maxwell propone la teoria dei campi di forza.
Capendo che alcune cose non potevano essere spiegate dalla
fisica di Newton, elaborò una teoria, avvalorata da ricerche ed
esperimenti, che esprime l’universo come un insieme di energie
che interagiscono tra loro (come magnetismo e elettricità), e
inserì nella sua teoria l’importanza della velocità della luce e
della propagazione elettromagnetica sotto forma di onde
d’energia (onde radio, raggi x ecc.).

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1900 - Fisica quantistica
Il fautore di questo nuovo modo di valutare la fisica è Max
Planck. In quest’anno viene pubblicata la teoria secondo cui il
mondo e le cose sono frutto di una serie di microesplosioni
d’energia che chiama quanti: gli elettroni, spostandosi da
un’orbita a un’altra creano esplosioni d’energia, che sono alla
base della realtà.

Gli esperimenti condotti da Planck portano a verificare che la


realtà è un insieme di probabilità e possibilità, di tendenze
(termine utilizzato convenzionalmente) piuttosto che di eventi
certi e sicuri. Negli anni venti il fisico Werner Karl Heisenberg
riformula questi postulati come meccanica quantistica.

La sua teoria conosciuta come principio di indeterminazione ci


espone il fatto che l’osservazione del mondo micro, e quindi a
catena del mondo macro, è inevitabilmente influenzato
dall’osservazione stessa, ossia dall’osservatore che agisce per
misurare, e quindi la misurazione non può essere precisa. Tanto
per chiarirci: non è possibile misurare il sapore di un cioccolatino
senza assaggiarlo, ma facendo questo modifichiamo

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irrimediabilmente il cioccolatino stesso che quindi cambia le sue
caratteristiche.

È questo un principio molto conosciuto e applicato ormai in tutti i


campi. Nasce così il concetto di dualità onda-particella: non c’è
distinzione tra onde e particelle, le onde si possono comportare
come particelle e viceversa. Prende forma il principio di insieme
di realtà probabili e possibili: la realtà si può manifestare in più
modi, esistono più possibili manifestazioni in cui la realtà può
avvenire (concetto che approfondiremo più avanti). E qui il primo
barcollamento della certezza sulla realtà: forse la realtà non è così
certa, solida e assoluta come si possa pensare!

1905 - Fisica della relatività


E qui interviene la persona, il fisico moderno più conosciuto in
assoluto anche da chi di fisica non capisce: Albert Einstein! In
quell’anno questo personaggio, fino ad allora sconosciuto, un
semplice impiegato dell’ufficio brevetti svizzero, pubblica una
teoria secondo la quale il tempo e lo spazio non hanno valori
assoluti, bensì sono legati in modo indissolubile.

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La famosa legge E=mc2 sta ad indicare che l’energia (E) di un
corpo è direttamente proporzionale alla sua stessa massa (m)
moltiplicata per la velocità della luce (c) elevato alla seconda.
Senza entrare troppo nello specifico, significa che l’energia di un
corpo varia in funzione della sua massa e al suo movimento: la
massa varia in funzione dell’approssimarsi della velocità della
luce.

Ipotizzando che un corpo possa viaggiare alla velocità della luce,


la sua massa diverrebbe infinita, e questo è il motivo per cui si
teorizza che non si possa viaggiare a una velocità superiore a
quella della luce. Da qui ne deriva che il rapporto tra tempo e
spazio è praticamente inscindibile, e questo è il succo della
famosa legge della relatività: il tempo è relativo alla massa di un
corpo e allo spazio.

«Spazio e tempo non sono condizioni in cui viviamo, ma modi in


cui pensiamo» (A. Einstein). Per semplificare: il tempo per una
formica scorre molto più velocemente che per un uomo. Dovendo
quindi considerare a questo punto l’importanza della relazione tra

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tempo e spazio, nasce il concetto di quarta dimensione (appunto
spazio/tempo).

A questo punto si crea una discrepanza, una tra le più discusse nel
mondo della fisica, oltretutto nello stesso periodo: le due teorie
sono soggette a leggi diverse. Mentre nella fisica quantistica le
cose accadono in funzione di probabilità, nella relatività,
conseguenza diretta ed evoluzione della fisica classica e che ci ha
portato a uno studio molto più approfondito dell’universo, si
parla di leggi certe. Deve allora esistere una legge che possa
accumunare i due postulati. Siamo davanti ad un paradigma: «Di
ogni verità, è vero anche il suo opposto!»

1970 circa - Fisica delle stringhe di energia


Si accenna in questo periodo a una teoria che può legare le due
dottrine, ossia dell’esistenza di stringhe (sequenze o filamenti) di
energia che, come una rete, collegano tutta la materia. Questa
teoria pare che possa spiegare i fenomeni sia degli eventi micro
che di quelli della realtà ordinaria. Nel 1984 la comunità
scientifica accetta la teoria e concorda che questa può essere
quella legge tanto cercata che unisce la due teorie. Penso sia

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abbastanza e non vado oltre. Tutto questo è solo per introdurre e
far capire che cosa si intende per fisica dei quanti. Infatti è stata
proprio questa teoria che ha fatto barcollare l’intero concetto di
realtà. Questa teoria parla dunque di come le particelle possano
essere influenzate e possano mutare completamente i propri
comportamenti.

SEGRETO n. 6: il cammino della fisica ci ha portato, di fatto,


a sviluppare il concetto che la realtà può essere espressa in
termini di possibilità e non di assoluti.

Senza soffermarci troppo sulla storia della fisica quindi, possiamo


effettivamente osservare come si sia percorso un vero e proprio
cammino verso la fisica di oggi. Un’evoluzione, un evento dopo
l’altro, necessari ad arrivare dove siamo. Si è aperta una vera e
propria porta che si affaccia su una serie di scoperte che ancora ci
aspettano. Quando sembra d’aver raggiunto un punto di massima
conoscenza ci si rende conto che non abbiamo cominciato a
capire davvero neanche come siamo fatti.

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Aveva ragione Socrate quando diceva: «So di non sapere»!
Questa è una frase che la dice lunga! La pretesa dell’uomo è
sempre stata quella di capire tutto, e che tutto quello che non è
compreso dalle sue conoscenze o dalla sua mente, tutto quello
che non può essere concepito, non fa parte di questo mondo.
Siamo davanti alla conferma scientifica che le cose sono ben
diverse da ciò che si è sempre pensato.

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RIEPILOGO DEL GIORNO 1:
 SEGRETO n. 1: la realtà è semplicemente influenzata
dall’uomo stesso, al contrario di quello che possiamo
credere. L’uomo è in grado di modellare fisicamente la
realtà.
 SEGRETO n. 2: siamo già immersi in un modello di realtà
molto più ampio e profondo di quanto possiamo percepire
normalmente, ma cambiando punto di vista, anche la realtà
ci appare diversa.
 SEGRETO n. 3: la tecnica che ci permette di osservare la
nostra aura ci dimostra già quanto sia semplice cambiare
punto di vista e vedere cose che prima non vedevamo.
 SEGRETO n. 4: il cammino della scienza ci sta di fatto
portando a studiare un aspetto della vita finora predicato
solo nelle religioni e nei misticismi.
 SEGRETO n. 5: il nostro modo di vedere le cose può
cambiare in modo semplice, e questo ti porterà a vedere le
cose in modo nuovo.
 SEGRETO n. 6: il cammino della fisica ci ha portato di fatto
a sviluppare il concetto che la realtà può essere espressa in
termini di possibilità e non di assoluti.

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GIORNO 2:
Come verificare una realtà più grande

Ebbene, dopo una breve spiegazione della strada della fisica,


cominciamo a entrare nei dettagli. Questo capitolo affronta una
serie di “istruzioni” vere e proprie per cominciare ad
interfacciarsi con tutto quello che ci circonda.

Cominciamo!
La meccanica quantistica è dunque quella branca della fisica che
studia le micro particelle, ossia l’insieme delle forze che agiscono
nel mondo dell’infinitamente piccolo. Molti, anche solo per
sentito dire, conoscono la fisica quantistica come studio delle
onde: le particelle sono troppo piccole per poter essere osservate
o rilevate direttamente. Se ne studiano quindi gli effetti sotto
forma di onda d’energia, ossia studiando l’influenza che le stesse
hanno sull’ambiente circostante.

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Questo non è del tutto vero. Come accennato prima, infatti, lo
studio delle particelle ha portato a verificare che le stesse possono
comportarsi come onde: come è possibile che una particella si
possa comportare in modo diverso dalla sua natura?

Per meglio cominciare a capire cosa significhi ragionare in


termini di psicologia quantistica, è opportuno che ti presenti
alcuni tra gli esperimenti più importanti eseguiti in nome della
meccanica quantistica. Ce ne sono quattro in particolare che
meritano davvero la nostra attenzione.

Esperimento n. 1: dualità particella-onda


Uno dei primi esperimenti inspiegabili della fisica quantistica è
stato quello che portò al concetto di dualità di particella-onda,
ossia che una particella può diventare onda e viceversa,
cambiando la propria struttura. Fu eseguito nel 1909 circa, ma
nonostante siano passati un centinaio d’anni e sia stato riprovato
più volte ottenendo sempre gli stessi risultati, è tuttora molto
discusso e dibattuto.

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È conosciuto come esperimento della doppia fenditura (double-
slit experiment). Consiste nel “lanciare” una particella attraverso
un acceleratore, un condotto attraverso il quale la particella
viaggia da un punto di partenza a uno di arrivo. Le si fa
attraversare una barriera con due fenditure, per poter misurare in
che modo la stessa particella venga rilevata all’uscita.

Come ci si potrebbe aspettare in natura, se una particella parte


con una forma precisa, ci si aspetta che all’arrivo mantenga la
stessa forma, ossia quella di particella. Tuttavia, l’esperimento
dimostra ben altro. In un dato e imprecisato momento del tragitto
si verifica un effetto diverso, inspiegabile e straordinario.

Ponendo una fessura invece di due, all’arrivo la particella in


questione attraversa semplicemente la fenditura mantenendo la
propria forma di partenza, comportandosi secondo i risultati
attesi. Ponendo due aperture invece, la particella si comporta in
modo definito “impossibile”.

Parte come tale, ossia come particella definita, ma arrivata alle


due fenditure il suo comportamento risulta assolutamente

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irrazionale e contrario a tutte le leggi fisiche di nostra
conoscenza. Gli scienziati hanno scoperto che succede qualcosa
di davvero misterioso: arrivata alle due fenditure, si verifica che
la particella le attraversa entrambe, simultaneamente, come solo
un onda è in grado di fare, e la misurazione che viene effettuata è
lo schema tipico di un’onda di energia!

Chiaramente la cosa risulta essere impossibile e irrazionale, per


due motivi principali: in primo luogo, la particella cambia la
propria forma e, secondariamente, in qualche modo essa ha
coscienza che esiste una seconda fessura! Ovviamente, la povera
molecola non può avere conoscenza consapevole di questa
alternativa, e l’unica spiegazione plausibile è che, in qualche
modo, sia la coscienza dell’osservatore ad influenzarne il
processo.

SEGRETO n. 7: ogni elemento, molecola, struttura della


realtà può di fatto essere misurato in modi diversi. La
coscienza dell’osservatore è di fatto in grado di influenzare la
materia.

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Scientificamente si è coniato un termine per definire questo tipo
di eventi “impossibili”: bizzarrie quantistiche (quantum
weirdness), ossia eventi non spiegabili che avvengono solo nel
mondo quantistico! La teoria più avvalorata è che,
presupponendo che la particella non sia munita di coscienza, è la
coscienza dell’osservatore che permette questo tipo di risultato.

Mentre nel primo caso le attese erano che la particella passasse


per la singola fenditura, nel secondo, l’incertezza provocata
dall’osservatore (o osservatori) ha portato la stessa a comportarsi
secondo “l’indecisione” di chi osservava, passando per entrambe
le fessure.

E ora entriamo nel vivo della meccanica quantistica, che porta


alla nascita della psicologia! Principalmente sono tre le teorie
elaborate nel tentativo di spiegare queste bizzarrie, tutte
comunque molto simili tra loro.

a - Interpretazione di Copenhagen
È la più riconosciuta. Secondo questa teoria l’intero Universo non
esiste come insieme di fenomeni certi e indiscutibili (cioè che

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succedono “così e basta”), ma bensì come insieme di infinite
possibilità sovrapposte. Esse sono già tutte presenti e coesistono
insieme, ma non hanno una posizione precisa nello spazio e
mantengono una forma d’esistenza non precisa, diciamo sfocata,
come fossero fatti di nebbia.

Hai mai visto il film Sliding Doors? C’è una scena, quella chiave
di tutto il film, dove la protagonista si trova in metropolitana nel
tentativo di prendere il treno. Lì il film si divide in due: una
possibilità che perda il treno, e una che lo prenda. Ecco,
immagina la realtà come un’infinita sovrapposizione di
fotogrammi di un film, con immagini sfocate e infinite possibilità
di scelta che si sovrappongono.

La realizzazione della realtà, la manifestazione della scelta di una


di queste possibilità, è data dalla coscienza dell’osservatore: il
focalizzare su una possibilità, uno dei fotogrammi del film,
materializza l’immagine stessa del film. Nell’insieme di queste
immagini sfocate e simultanee ne aumentiamo la focalizzazione
solo su una, rendendola vera e facendo svanire le altre. In questo

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modo la realtà può chiamarsi tale solo in funzione di un
osservatore.

b - Interpretazione degli universi paralleli


Molto similmente alla precedente, questa teoria avvalora il fatto
che esistano più realtà fisiche allo stesso momento. La differenza
sta nel fatto che l’insieme delle realtà possibili esistono già, non
sono né annebbiate né sfocate, e vivono in uno spazio definito
invisibile alle altre realtà, che vengono chiamate dimensioni.

Immagina come prima, invece di un insieme di fotogrammi


sovrapposti e sfocati, che la realtà sia un televisore e che sia
diviso in un numero infinito di quadranti, e che in ogni quadrante
sia proiettato lo stesso film che si evolve in maniera diversa. Ogni
realtà esiste già come ben definita e indipendente, e in ogni
momento si realizzano infinite possibilità.

Queste infinite dimensioni vengono denominate Universi


Alternativi. Capita a volte allora che la focalizzazione, la
“concentrazione” della coscienza umana, che pare essere il
legame tra queste dimensioni, ci faccia effettuare quello che viene

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chiamato un salto quantico, ovvero un “saltino” da una realtà
all’altra, scegliendo la dimensione che più “ci rispecchia” in quel
dato momento.

c - Interpretazione Penrose
Molto similmente alle due teorie precedenti, il fisico Roger
Penrose “aggiunge” un fattore in più, ossia il fatto che ogni realtà
è fisicamente esistente e fatta di materia che “contiene” un
quantitativo d’energia, cioè possiede un valore di gravità. Questo
perché tutta la materia produce gravità: una cosa che molti non
sanno è che, come la Terra ci attrae verso di sé per mezzo di
questa forza, anche noi attraiamo lei verso di noi.

Il fatto che la Terra sia infinitamente più grande di noi fa sì che


siano i nostri piedi a essere ancorati a terra, poiché la sua forza è
grandemente superiore. Se fossimo grandi quanto il nostro
pianeta, la forza di gravità sarebbe identica e ci attrarremmo l’una
agli altri. Semplificando al massimo il concetto, diciamo che i
livelli di gravità sono diversi per ogni realtà.

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Le possibilità più probabili hanno un valore più basso e quelle più
improbabili un valore più alto. Per poter mantenere la forza di
gravità è necessario un dato quantitativo d’energia, e più energia
viene richiesta, più il sistema, la realtà, risulta instabile. Avviene
così che i sistemi più instabili, e quelli che hanno poca energia
per potersi mantenere, collassano. Si annullano e si “schiacciano”
in un unico spazio, dando forma a quello che utilizza il valore
d’energia più “giusto”, quello che risulta più stabile, che
percepiamo come realtà. Possiamo dire che, indipendente da
quale sia quella più giusta, è un fatto che le realtà siano più di
una, e che questa si può considerare la base della psicologia
quantistica!

SEGRETO n. 8: le realtà appaiono essere più di una e nello


stesso momento più realtà simultanee esistono. La nostra
coscienza si focalizza una di queste possibilità.

Esperimento n. 2: divisone delle particelle


Nel 1997 si è effettuato un esperimento che, secondo le leggi
fisiche, non sarebbe potuto accadere. Fu pubblicato diffusamente,
tra riviste scientifiche e non, in quaranta diversi paesi del mondo.

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L’esperimento fu effettuato a Ginevra, in Svizzera, ed è
incentrato sulle componenti della materia. Oggetto
dell’esperimento: i fotoni, particelle elementari che compongono
la luce.

E già: anche la luce è costituita da particelle, o meglio, da onde


che si comportano anche da particelle. In breve, l’esperimento
consisteva nel suddividere un fotone in due metà identiche e con
le stesse caratteristiche, e nell’osservare i movimenti dei singoli
semifotoni. Ebbene, creata una struttura apposita per questo tipo
di esperimento, i due semifotoni vennero isolati e sperimentati
singolarmente.

Collocati su diverse “piste” di fibra ottica molto distanti tra loro, i


due vennero sparati in direzioni opposte. Alla fine del percorso,
per entrambi, venne imposta una “scelta” arbitraria: la pista si
divideva in due, in modo da poter osservare quale delle due
alternative sarebbe stata “scelta”, se si fosse trattato di caso o
quantomeno per studiarne i comportamenti.

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Si verificò un evento assolutamente inaspettato, che non era
contemplato tra le opzioni possibili: i due mezzi fotoni si
comportavano esattamente allo stesso modo. Quando uno girava
da una parte, l’altro faceva la stessa scelta… e questo succedeva
ogni volta che si ripeteva l’esperimento! La meta dei due percorsi
era distante l’una dall’altra circa 22 km! Nacquero così diverse
domande:
 Com’è possibile che i due si comportassero allo stesso modo?
 Che cosa li teneva legati?
 Potevano comunicare tra loro?
 Potevano trasmettersi informazioni?

Per poter comunicare tra loro, viaggiando essi stessi alla velocità
della luce (essendo questa la loro caratteristica) la trasmissione
doveva avvenire a una velocità maggiore di quella della luce,
cosa che la Legge di Einstein ritiene impossibile.

L’unica alternativa era che i due non comunicassero in effetti, ma


si comportassero allo stesso modo perché in modo istantaneo,
senza il passaggio di una comunicazione; quindi, i due potevano

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rimanere in contatto. In breve: i due si comportavano come se
non si fossero mai divisi, come se fossero ancora uniti!

Il loro comportamento simultaneo risultava essere, infatti, non


semplicemente frutto di una comunicazione che avrebbe potuto
essere avvenuta tra le due metà, ma indicava di fatto che il
comportamento delle due metà non era diverso dal
comportamento che avrebbero avuto se fossero state ancora unite:
sollecitando una ad avere un comportamento particolare l’altra,
anche se non soggetta alle stesse influenze, si comportava
egualmente.

Quest’esperimento è anch’esso tra i più controversi della storia


della fisica: se esistesse una comunicazione tra le due metà,
significherebbe che la comunicazione avverrebbe a una velocità
più alta di quella della luce, cosa che pare impossibile. Deve
esistere allora un’interconnessione tra le due metà, che le
mantiene ancora unite nonostante la loro divisione. Ma com’è
possibile che esista una cosa simile?
 Che cosa le mantiene ancora unite?
 Quale forza collega le due metà?

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 …e se non si fossero mai divise, in realtà?

Questo effetto viene chiamato entanglement quantistico. Rimane


quindi un fatto che un fotone diviso in due si comporti comunque
come un fotone intero: la divisione fisica non cambia
assolutamente il comportamento della particella. È come se la
stessa fosse ancora unita a un livello di realtà più profondo di
quanto ci è possibile concepire, come se i due semifotoni fossero
una proiezione, proprio come quella di una pellicola. Possiamo
dividere in due il telo su cui si proietta la pellicola, ma la pellicola
rimane intera.

Allora com’è spiegabile di fatto un evento che non è soggetto


a leggi?
Si ripresenta nuovamente il concetto di bizzarrie quantistiche!
Ma questa volta con una novità in più: gli scienziati sono stati in
grado di verificare che lo stesso effetto si ha su pianeti o galassie,
indipendente dalle loro dimensioni. In breve, questo esperimento
a noi serve per capire che la visione convenzionale della vita,
della realtà, ci porta a negare la possibilità che i due fotoni
possano essere collegati o comunicanti, eppure la cosa è reale!

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SEGRETO n. 9: esiste un collegamento tra le particelle, e
quindi tra le cose , che va oltre la nostra comprensione. Ciò
nonostante le cose sono intimamente collegate.

Esperimento n. 3: l’influenza del DNA umano sui fotoni


Questo esperimento è stato di un peso incredibilmente rilevante
perché ha verificato quanto il nostro DNA (e quindi l’uomo) sia
in grado di influenzare il movimento dei fotoni (e quindi della
realtà).

Una piccola parentesi: spesso stai ritrovando il termine fotone.


L’importanza del fotone sta nel fatto che è considerato il
“mattone” quantistico della vita. Quando avviene un salto
quantico nell’atomo, ossia un elettrone cambia la propria orbita,
si crea dell’energia, appunto un fotone, che è alla base della
materializzazione della realtà.

L’esperimento era orientato sull’approfondire il comportamento


dei fotoni. Inizialmente è stato preso un cilindro ed è stato messo
sottovuoto, ossia privato dell’aria ed ermeticamente sigillato. Per
quanto svuotato di tutto, in realtà all’interno del cilindro qualcosa

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rimane: i fotoni. In questo modo è possibile fare esperimenti solo
su queste particelle.

Ebbene, individuati i fotoni, si rilevò che, come da aspettativa,


essi erano distribuiti nel cilindro in modo disordinato, come un
gas per capirci, quindi non sul fondo o attaccati alle pareti o
agglomerati. Nella seconda parte dell’esperimento si posero
all’interno del cilindro sotto vuoto alcuni campioni di DNA
umano.

Ebbene, la disposizione dei fotoni cambiò. Il DNA aveva su di


essi una qualche influenza che scuoteva il loro ordine casuale
diffuso all’interno del cilindro. I fotoni si comportarono in modo
assolutamente inaspettato, e nessuna delle leggi fisiche può di
fatto dare una spiegazione a quello che avvenne: i fotoni si
raggrupparono assumendo la tipica forma elicoidale della
molecola di DNA. Crearono, di fatto, una copia precisa del
filamento! Il DNA stava quindi influenzando i fotoni per mezzo
di una qualche energia invisibile, forzandoli ad assumere - in
qualche modo - una qualche forma ordinata.

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E non è finita! La cosa che più di tutto sconvolse e portò al
controllo delle apparecchiature e allo sbalordimento generale fu
che, togliendo i campioni di DNA dal cilindro, i fotoni
incredibilmente non cambiavano la loro nuova composizione,
mantenendola nel tempo. Si può tranquillamente parlare di un
DNA di luce! Anche allontanando fisicamente fotoni e DNA, i
fotoni continuavano a mantenere la forma del DNA.

Quale forza interagiva dunque tra di essi?


Il DNA aveva influenzato la materia quantica di cui è fatto il
mondo! Nella necessità di elaborare una teoria, il fenomeno fu
definito effetto fantasma del DNA (DNA phantom effect),
definizione che sta a indicare che la materia vivente è in grado di
influenzare fisicamente, se pur ad un livello subatomico, la
struttura della realtà. Possiamo allora trarre due conclusioni molto
importanti:
 esiste una tipologia di energia non dimostrata fin ora e che,
a quanto pare, collega le cose le une alle altre;
 il DNA, e quindi le cellule del nostro corpo, sono in grado
di influenzare la materia per mezzo di questa energia.

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Questa rivoluzionaria dimostrazione del legame tra materia
vivente e materia non vivente ha di fatto avvalorato il concetto di
quanto la realtà possa essere meno assoluta di quanto possiamo
pensare. Ipotizzando di poter allora influenzare la materia, anche
il contatto con altre persone è influenzato reciprocamente.

SEGRETO n. 10: l’organismo umano è in grado di


influenzare fisicamente tutto il mondo che lo circonda in
modo permanente.

Esperimento n. 4: DNA a distanza


Molti degli ultimi esperimenti hanno confutato quanto le nostre
emozioni e i nostri sentimenti influenzino il DNA umano. Tra gli
esperimenti più sbalorditivi, c’è stato quello di osservare fino a
che punto il DNA potesse essere influenzato. In altre parole:
 I sentimenti potevano influenzare il DNA?
 E l’effetto poteva avvenire anche a distanza?
 Oppure il fenomeno era localizzato solo nell’organismo
stesso?

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L’esperimento dunque consisteva nel prelevare un campione di
DNA di un soggetto (che sia un tampone di saliva o un campione
di sangue) e porlo a distanza dal soggetto in questione. Al
soggetto venivano mostrati diversi filmati che potessero suscitare
istintivamente forti emozioni, che fossero di paura, comiche o
erotiche. Sollecitato il soggetto a provare sentimenti, veniva
effettuata una misurazione del suo organismo in termini di
impulsi elettrici. Ebbene, un altro risultato che non avrebbe avuto
motivo d’essere: il campione di DNA prelevato reagiva allo
stesso modo del DNA dell’organismo dal quale proveniva,
reagendo ai picchi emozionali che il soggetto poteva provare!

Raggiunti dei picchi d’emozioni, positivi o negativi che fossero,


il DNA allontanato reagiva con gli stessi impulsi elettrici… fino
ad una distanza di più di 500 km! E la cosa straordinaria è che
l’effetto, secondo la misurazione di un orologio atomico, risultava
essere simultaneo! Insomma: il DNA a distanza reagiva come
fosse ancora parte dell’organismo!

Sembra che, qualunque fosse il legame tra i tessuti viventi, non si


trattasse di una semplice comunicazione, ossia di una

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trasmissione di informazioni (che implica almeno un minimo di
tempo di trasmissione), bensì di una connessione costante viva
già nel DNA!

Tante sarebbero le controversie legate a questi risultati, come ad


esempio nell’ambito dei trapianti di organi: significa forse che gli
organi trapiantati rimangono in qualche modo interconnessi con il
donatore? Pare, in effetti, che questo collegamento sia verificabile
in funzione della consapevolezza del donatore: se lui non lo sa,
pare che il fenomeno abbia effetti praticamente nulli!

Da questo esperimento, oltre la conferma dei valori


dell’esperimento n. 2, emergono altri punti:
 le emozioni umane, a livello intenso, interferiscono
direttamente sul DNA umano, il quale è in grado di
influenzare la materia;
 le distanze sembrano non avere importanza.

SEGRETO n. 11: i sentimenti umani, manifestati


intensamente, influiscono sul DNA, che a sua volta influenza

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il mondo fisico. Le emozioni hanno il potere di modellare la
struttura fisica delle cose.

Approfondendo questi esperimenti, si è addirittura arrivati a


valutare che tipo di modifica subisce il DNA in funzione delle
emozioni che lo “influenzano”. Ossia: a intenzioni diverse, si
hanno reazioni diverse e specifiche, costringendo la molecola di
DNA ad avvolgersi o svolgersi!

Insomma, siamo sempre stati abituati a considerare quest’ultima


come un valore fisso, caratteristica della vita fin dalla nascita,
codice della vita stessa e immutabile… e questi esperimenti
stanno confermando proprio il contrario!

Ma cos’è allora questa energia sottile che si ripresenta ad ogni


esperimento, che collega le molecole e permette un
interconnessione continua tra gli elementi? Che cosa c’è nel
vuoto intorno a noi?

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«La natura ci mostra solo la coda del leone. Non ho dubbi che
essa appartenga al leone, anche se lui non può rivelarsi nella sua
interezza, poiché la sua grandezza è illimitata» (A. Einstein).

Un aspetto da considerare è come noi consideriamo il vuoto:


all’inizio della fisica si considerava l’aria come spazio vuoto.
Successivamente è stato ampiamente dimostrato che in realtà
“l’aria”, ossia lo spazio vuoto che ci circonda, non è “vuoto” nel
senso stretto del termine.

Tra gli esperimenti più famosi possiamo indicare l’esperimento


della piuma: lasciando cadere una piuma, questa ondeggerà
lentamente fino a raggiungere terra. Ma se poniamo la stessa
piuma in un contenitore sottovuoto, ossia privo d’aria, e lasciamo
cadere la piuma come in precedenza, questa cadrà come un sasso,
precipitando.

L’aria è composta da molecole che creano una densità, e la piuma


si appoggia a esse cadendo molto lentamente. Tutto ciò è stato
poi confermato dai voli aerei che devono far conto con l’attrito
dell’aria. Se l’aria fosse “vuota”, i paracadutisti cadrebbero come

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sassi e addirittura il suono della nostra voce non ci sarebbe più: le
onde provocate dalle nostre corde vocali fanno muovere le
particelle nell’aria che si scontrano l’una contro l’altra, creando
così l’effetto del suono.

Allo stesso modo è possibile concepire lo spazio siderale o lo


spazio presente negli atomi. Si stima che la distanza che c’è tra il
nucleo di un atomo e gli elettroni che gli girano attorno è
proporzionabile alla distanza che c’è tra il Sole e la Terra. O
ancora, considerando il nucleo come una punta di spillo, gli
elettroni sono ad una distanza pari alla Cappella Sistina.

Com’è possibile che tutto questo spazio sia davvero vuoto? Come
può esserci uno spreco tanto elevato di spazio? Tra gli ultimi
esperimenti è emerso che l’uomo è in grado di poter vedere circa
solo un quarto di ciò che è in verità: sembra, infatti, che gli atomi
siano composti da qualcosa come dieci/dodici particelle, circa
tre/quattro volte tanto quelle che conosciamo (elettroni, protoni,
neutroni). Perché? Cosa sono queste particelle sconosciute? E
perché non le vediamo?

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Innanzitutto, non le vediamo perché non riflesse dalla comune
luce del sole. Possiamo dire che queste toccano un livello
“dimensionale” diverso dal nostro. Esse sono infatti visibili solo
attraverso uno spettro di luce diverso dalla luce solare (tipo raggi
x, ultravioletti ecc.). Noi vediamo solo ciò che la frequenza della
luce del sole ci permette di vedere.

È allora plausibile anche solo pensare che esista un livello di


realtà che non siamo in grado di scorgere, che non ci è dato di
vedere! Il cosa siano e perché non riusciamo a vederle è tuttora
oggetto di studi, ma il solo essere consapevoli che esista un
livello di realtà che in qualche modo non ci è dato di vedere…
be’, già questo ci fa barcollare. E non è un fatto intangibile o
etereo: è provato scientificamente!

Possiamo dire allora con certezza che esiste concretamente un


livello di realtà più ampio di quanto siamo in grado di percepire!
Gli studi e le ricerche effettuate su questa scia hanno trovato una
più sorprendente scoperta: ci si è trovati di fronte a un tipo di
energia molto sottile e completamente diversa da tutte quelle
conosciute. Questa risulta essere addirittura una sorta di rete, con

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dei filamenti d’energia intrecciati, che collega ogni singolo
elemento, addirittura come se gli elementi fossero inseriti
all’interno di questa rete (e qui interviene la fisica delle stringhe
d’energia; vedi il Giorno 1).

Hai mai visto in tv quelle ricostruzioni tridimensionali fatte al


computer dove una rete disegnata sullo schermo assume delle
forme tridimensionali? Di solito sono di colore verde. Ecco,
questo è un concetto molto simile: immagina che ogni elemento,
dalla singola particella alla Via Lattea, sia una sorta di distorsione
di questo campo.

Come un contenitore, questa energia è una fitta trama che unisce


tutto. Addirittura possiamo immaginare la realtà, gli oggetti - da
una penna alle galassie - come un’interferenza, un “disturbo” in
questa rete. Immaginiamo un telo disteso: se lo pizzichiamo al
centro, stropicciandolo o facendogli un nodo, questo gesto può
essere inteso come un’interferenza, una distorsione. Ogni oggetto
fisico può essere considerato uno di questi nodi.

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SEGRETO n. 12: il vuoto, come tale, non esiste. Tutto è
immerso all’interno di una rete universale che unisce le cose,
che addirittura ne è creatrice.

Ma cosa può voler dire tutto questo in termini di psicologia


quantistica?
È facilmente intuibile, a questo punto, come si sia passati dalla
fisica alla psicologia. Tutti gli esperimenti effettuati e riportati
sopra confermano quanto la coscienza dell’uomo influisca sulla
realtà! Riportiamo brevemente allora tutte le istruzioni che questi
esperimenti hanno toccato, utilizzandoli in chiave di psicologia
quantistica:
 la nostra coscienza è in grado di creare la realtà.
L’effetto dell’esperimento double-slit ci conferma che
esistono diverse realtà con le quali possiamo intercedere, e
la nostra coscienza sembra essere lo strumento per
comunicare e rendere più probabile il verificarsi di alcune
situazioni piuttosto che altre, dipendendo dalla
focalizzazione della coscienza stessa: la nostra coscienza è
in grado di creare e rendere più probabile una realtà
piuttosto che un’altra;

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 tutto è collegato. Il fenomeno dell’entanglement
quantistico, ossia l’effetto delle due semiparticelle di
fotone che si comportano come fossero ancora unite,
conferma il fatto che esista un energia sottile che collega
tutte le cose, dalla più piccola alla più grande. Ciò
significa che esiste un collegamento inscindibile, e la
nostra coscienza è il tramite che ci permette di interagire
con esso;
 l’uomo modifica la materia. L’esperimento DNA
fantasma ci riconferma l’esistenza di una connessione tra
la materia. L’uomo è in grado di influenzare la realtà, la
fisicità delle cose in modo naturale, perché questo è un
effetto intrinseco e innato dell’universo. Anche il contatto
con altre persone è influenzato reciprocamente, venendo
“modificato” irrimediabilmente. La consapevolezza di
questo effetto ci permette di focalizzare una mutazione
della realtà: la coscienza dell’osservatore determina quindi
il comportamento dell’energia e materializza la realtà che
ci rispecchia;
 la consapevolezza e le emozioni umane interferiscono e
modellano la realtà. L’esperimento della reazione del

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DNA a distanza ci dimostra come tutto quello che è
collegato non può essere diviso, a patto che se ne sia
consapevoli. Rimangono collegate, indipendentemente
dalla loro distanza fisica. Inoltre le emozioni umane,
quando manifestate intensamente, influenzano il DNA, il
quale influenza la materia e la realtà. La nostra coscienza è
il tramite.

Queste quattro verità sono la base della psicologia quantistica e


sono il primo passo per una consapevolezza più ampia della realtà
che ci circonda e nella quale siamo immersi. Esiste un
collegamento tra le cose e gli avvenimenti, e dipende tutto da noi.
I nostri sentimenti e convinzioni più profonde costruiscono,
mattone su mattone, tutta la realtà che ci circonda.

La realtà non accade, siamo noi a realizzarla!


Se hai assimilato bene tutto questo Giorno, hai già fatto il primo
passo per entrare nel primo stadio della psicologia quantistica.
Hai presente il film Karate Kid? Ricordi la frase: «Metti la cera,
togli la cera»? Nelle scene dove il Maestro Miyagi insegna a

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Daniel, fa anche fare a questo una serie di lavori che lo portano
inconsapevolmente all’acquisizione delle tecniche.

Allo stesso modo, l’acquisizione di quello che hai letto ti ha già


proiettato nella sfera della psicologia quantistica, radicando una
serie di verità sperimentate. Tutto quello che hai letto è, di fatto,
una serie di istruzioni per entrare in una concezione di realtà
molto più ampia, dimostrandoti fisicamente la realizzazione delle
cose. Hai la conferma fisica che tutto ciò che è stato affrontato in
questo Giorno è reale e non soltanto immaginato!

A questo punto, le cose pratiche da fare sono:


 prendi carta e penna e scrivi su un foglio le quattro frasi in
neretto;
 leggile ogni mattina;
 comincia a vivere le situazioni che accadono come una
manifestazione di ciò che stai creando, senza giudizi (che
affronteremo più avanti), ma in maniera assolutamente
neutra;
 cerca di verificare come queste esperienze possano essere
uno specchio di ciò che stai provando emotivamente nella

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tua vita. Cerca il legame che esiste fra te e ciò che ti
circonda e in che modo ciò possa essere il risultato di
quello che stai creando.
 non pensare più in termini di fortuna o sfortuna, ma di
specchi quantici, ossia di riflessi della tua coscienza e di
quello che stai creando.

Seguendo questo semplice tragitto arriverai ad avere


un’incredibile veduta d’insieme delle cose e l’interazione che
esse hanno. La tua visione cambierà allo stesso modo
dell’osservazione di una pianta: se sei abituato a osservare una
singola foglia, la tua percezione si allargherà e si eleverà,
arrivando a vedere l’intero albero di cui la foglia fa parte.
Scoprirai cose sorprendenti! Questa è dunque la prima fase:
l’analisi e la verifica.

Un’esperienza personale
Diversi anni fa vivevo in Toscana. A un certo punto mio padre
cominciò a star male e, non avendo al momento una compagna,
decisi di mollare tutto e di tornare in famiglia a Milano.

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Vivemmo un anno in modo molto unito, ma mio padre venne a
mancare da lì a un anno.

Ora, la situazione che si venne a presentare era questa: io, mia


madre e mio fratello. I miei genitori hanno sempre vissuto in
affitto. La mia preoccupazione era dunque per mia madre.
Davanti a me e mio fratello, di due anni più giovane di me, si
presentava una vita intera, con tutto quello che ne derivava, e in
particolare una casa nella quale vivere la vita futura: era normale
considerare che entrambi avremmo vissuto, da lì a qualche
tempo, in case indipendenti e con le rispettive famiglie future.

La difficoltà era che, alla realizzazione di tutto questo, mia madre


sarebbe rimasta sola, non potendo inoltre assolutamente
affrontare l’onere di un affitto. L’idea allora fu questa: acquistare
una casa, magari più grande, da poter dividere in tre soluzioni
indipendenti.

Le possibilità economiche non erano delle migliori, e la cosa


risultava essere davvero ardua. Infatti, i prezzi delle case, anche
essendo in tre a pagare un mutuo, erano davvero esorbitanti, e la

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mia “compassione” nei confronti di mia madre era sempre più
accentuata. A un certo punto, cercando e ricercando tra internet e
annunci vari, trovai una casa che poteva fare al caso nostro, anche
se non in città.

Trovammo una villa in occasione, che rispecchiava tutte le


caratteristiche che ci servivano: due appartamenti già fatti, sotto
di 80 mq e sopra di 100 mq, una mansarda di 80 mq (anche se da
sistemare), due box, e in più con terreno edificabile. Insomma,
alla fine, ovviamente, acquistammo l’immobile, anche perché il
suo costo era davvero incredibile: acquistammo il tutto alla cifra
assurda di 150.000 € (e sto parlando dell’anno 2007)!

Nessuno dei miei amici e conoscenti poteva credere a quello che


stava accadendo, tanto meno io, pensando tutti ovviamente che ci
fosse qualche cosa di strano. Mai avevo visto un prezzo talmente
basso che poteva risolvere la nostra situazione.

Di fatto, non c’era nulla che non andasse nella casa, e tuttora ci
viviamo serenamente. E quando la guardo, la prima sensazione
che provo è un’immensa commozione… ogni volta! Riprendendo

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i concetti espressi in questo Giorno (in particolare, quelle quattro
frasi in neretto), possiamo dire che, nel mare delle infinite realtà
possibili:
 la mia coscienza ha creato una realtà, improbabile ma
possibile;
 il collegamento tra le cose mi ha permesso di interferire
sul mondo circostante.

Seguendo i principi della psicologia quantistica, quindi:


 la mia coscienza ha influenzato il mio DNA, che ha
influenzato la materia;
 l’intensità delle mie emozioni ha dato un’intensa energia,
un picco a questa realtà possibile, modellandola,
manifestandola e portandola da possibile e probabile a
certa.

Rimane il fatto che mai avrei pensato di trovare un risultato tale


da rappresentare una caratteristica tanto corrispondente alle mie
esigenze. Credimi: riuscendo ad acquisire i meccanismi della
psicologia quantistica, facendoli davvero tuoi e credendoci

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davvero, con il giusto impegno, puoi davvero “modellare” tutto
quello che ti circonda!

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RIEPILOGO DEL GIORNO 2:
 SEGRETO n. 7: ogni elemento, molecola, struttura della
realtà può di fatto essere misurato in modi diversi. La
coscienza dell’osservatore è di fatto in grado di influenzare
la materia.
 SEGRETO n. 8: le realtà appaiono essere più di una e
nello stesso momento più realtà simultanee esistono. La
nostra coscienza si focalizza su una di queste possibilità.
 SEGRETO n. 9: esiste un collegamento tra le particelle, e
quindi tra le cose, che va oltre la nostra comprensione. Ciò
nonostante le cose sono intimamente collegate.
 SEGRETO n. 10: l’organismo umano è in grado di
influenzare fisicamente tutto il mondo che lo circonda in
modo permanente.
 SEGRETO n. 11: i sentimenti umani, manifestati
intensamente, influiscono sul DNA, che a sua volta
influenza il mondo fisico. Le emozioni hanno il potere di
modellare la struttura fisica delle cose.
 SEGRETO n. 12: il vuoto, come tale, non esiste. Tutto è
immerso all’interno di una rete universale che unisce le
cose, che addirittura ne è creatrice.

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GIORNO 3:
Come vivere in una realtà olografica

Più volte, nel capitolo precedente, abbiamo accennato e parlato di


un qualche collegamento tra le cose. Ma, in fin dei conti, di che
cosa stiamo parlando? Dagli esperimenti effettuati recentemente è
stato in effetti rilevato che le molecole sono soggette a un
particolare fenomeno definito non-locale. Cosa vuol dire questo?

Nel 1982 un’équipe di ricerca dell’Università di Parigi diretta dal


fisico Alain Aspect ha condotto uno tra i più importanti
esperimenti che si possono considerare fondamentali per
l’affermarsi della meccanica quantica, e quindi della psicologia
quantistica, uno tra i più importanti del XX secolo!

Aspect e il suo team hanno infatti scoperto che, sottoponendo a


determinate condizioni delle particelle subatomiche, come gli
elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente l’una

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con l’altra indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che
si tratti di un millimetro che di centinaia di chilometri.

È come se ogni singola particella sapesse esattamente cosa stiano


facendo tutte le altre! Questo fenomeno può essere spiegato solo
in due modi: o la teoria di Einstein che esclude la possibilità di
comunicazioni più veloci della luce è da considerarsi errata,
oppure le particelle subatomiche sono connesse non-localmente.

Il termine non-locale sta a indicare il fatto che l’unione, il legame


di queste particelle non è vincolato a un luogo (cioè al fatto che
siano riunite in un determinato spazio), ma che il fenomeno è
sempre lo stesso, indipendentemente dalla distanza che esse
hanno, rendendo il fenomeno non localizzato in uno spazio
definito, appunto non-locale, comportandosi come fossero
sempre e comunque nello stesso luogo, unite.

Poiché la maggior parte dei fisici nega la possibilità di fenomeni


che oltrepassino la velocità della luce, l’ipotesi più accreditata è
che l’esperimento di Aspect sia la prova che il legame tra le
particelle subatomiche sia effettivamente di tipo non-locale.

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Sembra che le molecole, quindi, siano di fatto collegate le une
alle altre, assumendo comportamenti alquanto anomali.

È come se ognuna avesse coscienza di quello che stanno facendo


le altre, comportandosi in modo simile, o meglio: uguale!
Insomma, pare che lo spazio o la distanza non vengano più prese
in considerazione! Allora, se il collegamento è indipendente dallo
spazio, che tipo di comunicazione può avvenire tra di loro?

Se, di fatto, non possono comunicare a una velocità maggiore di


quella della luce, può significare solo una cosa: che le stesse in
realtà sono ancora nello stesso spazio, anche se apparentemente
separate! Ecco che allora l’unica spiegazione possibile è
concepire che gli elementi sono, in una realtà più sottile di quella
che possiamo percepire, inseparabili tra loro, concepiti in un
universo di tipo olografico.

SEGRETO n. 13: le molecole sono collegate tra loro come se


non fossero mai separate, come fossero la stessa unità.

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Il fisico dell’Università di Londra scomparso recentemente,
David Bohm è il primo a sostenere che quella realtà oggettiva alla
quale siamo tanto abituati e assuefatti, dagli oggetti che vediamo
fino alla luce stessa del sole, di fatto non esiste. L’universo,
nonostante la sua apparenza certa e assoluta, ossia ancorata a
leggi e strutturata in modo matematico, è in realtà un fantasma,
un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato.

SEGRETO n. 14: l’universo ha caratteristiche olografiche ed


è come un fantasma, una proiezione di qualcosa di più
profondo.

Ma cos’è, di fatto, un ologramma? Avrai sicuramente visto la


saga di Guerre Stellari almeno una volta nella vita! E avrai visto
il messaggio che il robotino C-3PO registra nel primo film: un
messaggio tridimensionale della principessa Layla, una
proiezione come quella di una pellicola, ma in 3D! Da
fantascienza davvero! Ebbene: questo è un ologramma!

Non è semplice capire come si crea un ologramma. La sua natura


è quella di una fotografia tridimensionale prodotta con l’aiuto di

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un sistema di laser: in breve, per creare un ologramma, l’oggetto
da fotografare viene prima immerso nella luce di un raggio laser;
poi un altro raggio laser viene fatto rimbalzare sulla luce riflessa
del primo, e lo schema che esce dall’incontro dei due raggi viene
fotografato sulla pellicola.

Quando la pellicola viene sviluppata risulta visibile solo un


intreccio di linee chiare e scure ma, illuminata da un altro raggio
laser ancora, ecco apparire il soggetto originale tridimensionale.
Ma non è tutto: un’altra caratteristica affascinante di un
ologramma è che, se viene tagliato a metà e illuminato dal laser,
si scoprirà che ciascuna metà riflette ancora l’intera immagine.

Anche continuando a dividere le due metà, vedremo che ogni


minuscolo frammento di pellicola conterrà sempre una versione
più piccola, ma intatta, della stessa immagine intera. Ogni parte
di un ologramma contiene tutte le informazioni possedute
dall’ologramma integro.

Ogni singolo elemento, insomma, è sì parte dell’intera immagine,


ma anche, preso singolarmente, già l’intera immagine. Non so se

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ricordi, ma diversi anni fa erano stati prodotti dei segnalibri nei
quali dove la faccia anteriore era di color metallo, o meglio:
aveva un riflesso come se fosse fatta d’alluminio. Guardando
questo riflesso, si vedeva che era inciso un disegno, che
incredibilmente sembrava essere a tre dimensioni.

Praticamente si poteva vedere la profondità del disegno. Quello


era un ologramma che utilizzava la luce del sole invece del laser.
Tagliando in due questo straordinario cartoncino, beh, risultavano
due figure uguali. Il concetto che ci interessa di più, comunque, è
quello che ogni singolo frammento di questa superficie,
indipendentemente dalla sua dimensione, contiene già
l’immagine intera. Insomma: ogni elemento dell’universo
olografico contiene già in se l’universo intero!

SEGRETO n. 15: una delle caratteristiche di un ologramma è


che ogni suo elemento contiene incredibilmente l’immagine
intera.

Prova a pensare allora all’uomo come elemento di un universo


olografico: se fosse così, significherebbe che l’intero universo è

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già dentro ogni individuo, in tutta la sua integrità e immensità. E
il suo potenziale, la sua creatività, la coscienza stessa avrebbero
un senso diverso. È già tutto dentro di noi, perché noi siamo già il
tutto, facciamo parte del tutto e il tutto fa parte di noi!

SEGRETO n. 16: l’uomo, come elemento olografico, riflette


l’immagine intera dell’universo. Facciamo parte del tutto e il
tutto è dentro di noi.

Che considerazione sconcertante! Tutto quello che le religioni e


le filosofie mistiche hanno sempre predicato pare che stia per
essere spiegato anche dalla scienza. Che il mondo della
meccanica quantistica possa essere di fatto quel livello di realtà
per comunicare con un’intelligenza superiore? A questo punto
potrebbe avere un senso e ci potrebbe risultare più chiaro quanto
le antiche saggezze, ad esempio buddiste, predicassero da
millenni a questa parte.

È di fatto necessario sconvolgere tutto quello che abbiamo


sempre pensato della vita e dell’universo: esiste una coscienza
superiore, forse l’insieme delle coscienze di tutti, al quale siamo

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intimamente collegati… e che è già dentro di noi! Ma spieghiamo
un po’ meglio questo concetto: in che modo possiamo concepire
una realtà di questo tipo e come viverla tutti i giorni?

Questa caratteristica degli ologrammi ci fornisce di fatto una


maniera totalmente nuova di comprendere i concetti di certezza e
assoluti. L’esempio migliore è quello espresso sempre da Bohm.
Immagina un acquario contenente un pesce. Immagina che
l’acquario sia visibile attraverso due telecamere, una posizionata
in fronte all’acquario, una laterale rispetto all’acquario.

Mentre guardi i due monitor, puoi pensare che i pesci visibili


sugli schermi siano due entità separate: la differente posizione
delle telecamere ci darà infatti due immagini diverse. Ma, se
continui ad osservare i due pesci, man mano che passa il tempo,
alla fine ti accorgerai che vi è un certo legame tra di loro: quando
uno si muove, l’altro si muove; quando uno guarda di fronte a sé,
l’altro guarderà di lato. Se fossimo all’oscuro del fatto che stiamo
guardando lo stesso pesce da angolazioni diverse, e che i
movimenti sono in realtà gli stessi, continuando a osservare le
due telecamere potremmo arrivare a credere che in qualche modo

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i due pesci stiano comunicando tra di loro istantaneamente e
misteriosamente: i loro movimenti appaiono collegati in qualche
modo. Diversi livelli di consapevolezza, diverse realtà!

Il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto,


indipendentemente dalla distanza che le separa, risiede nel fatto
che la loro separazione è un’illusione, non esiste! Bohm
sosteneva che, a un qualche livello di realtà più profondo, tali
particelle non sono entità singole, ma estensioni di uno stesso
“organismo” fondamentale.

Il comportamento delle particelle subatomiche indica chiaramente


che vi è un livello di realtà del quale non siamo minimamente
consapevoli, una dimensione che oltrepassa la nostra. Se le
particelle subatomiche ci appaiono separate è perché siamo
capaci di “vedere” solo una porzione della loro realtà, solo quello
che ci è dato di vedere!

«Dio non gioca a dadi» (A. Einstein)


Le particelle non sono parti separate, elementi singoli, ma
proiezioni di un tutto più profondo e nascosto, alla base di tutto,

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che sembra essere incredibilmente somigliante al modello di un
ologramma. E poiché ogni cosa nella realtà fisica è costituita da
queste “immagini”, ossia ogni elemento è la “proiezione” di
qualcos’altro di più nascosto, ne consegue che l’universo stesso è
una proiezione, un ologramma.

In breve, la natura illusoria dell’universo, oltre ad avere le


caratteristiche di una proiezione, assume altre caratteristiche
stupefacenti: se la separazione tra le particelle subatomiche è solo
apparente, ciò significa che, a un livello più profondo, tutte le
cose sono infinitamente collegate.

«Gli elettroni di un atomo di carbonio del cervello umano sono


connessi alle particelle subatomiche che costituiscono ogni
salmone che nuota, ogni cuore che batte ed ogni stella che brilla
nel cielo.» (Anonimo).

Tutto è uno, e uno è tutto!


Sebbene l’uomo cerchi di classificare e suddividere i fenomeni
naturali della vita e dell’universo, ogni suddivisione risulta
necessariamente artificiale e più si tenta di categorizzare, più ci si

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allontana dalla verità: che tutta la natura non è altro che una
immensa rete ininterrotta. «Più si vuole descrivere Dio, più ce se
ne allontana!» (A. Einstein)

SEGRETO n. 17: esiste un livello di realtà di base che ci lega


alle cose. Come un proiettore che proietta delle immagini, allo
stesso modo la realtà che percepiamo è solo
un’interpretazione, una proiezione.

Prova a pensare a un colore: in che modo potresti descriverlo a


una persona che non l’ha mai visto, magari a un non vedente? O
ancora, un profumo: come potresti descrivere un profumo a
qualcuno? In che modo puoi far immaginare un aroma ad un’altra
persona? Pensa addirittura che nella concezione di un universo
olografico, persino il tempo non sarebbe più un principio
fondamentale.

Poiché i concetti come lo spazio vengono infranti in un universo


dove nulla è separato dal resto, anche il tempo e lo spazio
tridimensionale (come le immagini del pesce sui monitor TV)
dovrebbero venire interpretati come semplici proiezioni di un

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sistema più complesso e nascosto. Al suo livello più profondo la
realtà non è altro che una sorta di super-ologramma dove il
passato, il presente e il futuro coesistono simultaneamente.

SEGRETO n. 18: anche il tempo che scorre, come lo spazio, è


una proiezione, una percezione e un’interpretazione umana.

Comunque, tornando a noi, il modello di ologramma pare


davvero sposarsi alla perfezione con le ultime scoperte
quantistiche: in una realtà olografica, ogni bizzarria quantistica
ha perfettamente motivo d’essere! Anche il nostro cervello pare
che abbia una struttura simile all’ologramma!

Il cervello è capace di conservare dieci miliardi di informazioni,


fatto spiegabile solo con un modello olografico. Numerosi studi
hanno dimostrato che i ricordi non risultano confinati in
determinate zone del cervello. Dagli esperimenti nessuno però
riusciva a spiegare quale meccanismo consentisse al cervello di
conservare i ricordi, fin quando il neurofisico Pribram non
applicò a questo campo i concetti dell’olografia.

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Pribram crede che i ricordi non siano immagazzinati nei neuroni
o in piccoli gruppi di neuroni, ma negli schemi degli impulsi
nervosi che si intrecciano attraverso tutto il cervello, proprio
come gli schemi dei raggi laser di un ologramma. Quindi, il
cervello stesso funziona come un ologramma e la teoria di
Pribram spiegherebbe anche in che modo questo organo riesca a
contenere una tale quantità di ricordi in uno spazio così limitato.

Come detto prima, il cervello umano ha la capacità di


immagazzinare circa dieci miliardi di informazioni nell’arco di
una vita media, e si è scoperto che anche gli ologrammi
possiedono una sorprendente capacità di memorizzazione.

Infatti semplicemente cambiando l’angolazione con cui due raggi


laser colpiscono una pellicola fotografica, si possono accumulare
miliardi di informazioni in un solo centimetro cubico di spazio…
ma anche di correlare idee e decodificare frequenze di ogni tipo.

Anche la nostra stupefacente capacità di recuperare velocemente


una qualsiasi informazione dal nostro cervello risulta spiegabile
più facilmente se si suppone che esso funzioni secondo principi

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olografici. Non è necessario scartabellare attraverso una specie di
gigantesco archivio alfabetico cerebrale, perché ogni frammento
di informazione sembra essere sempre istantaneamente correlato
a tutti gli altri: un’altra particolarità tipica degli ologrammi.

Un’altra caratteristica del cervello spiegabile in base all’ipotesi di


Pribram è la sua abilità nel tradurre la valanga di frequenze
luminose, sonore ecc. che esso riceve tramite i sensi. Codificare e
decodificare frequenze è esattamente quello che un ologramma sa
fare meglio.

Così come un ologramma converte un insieme di frequenze prive


di significato in un’immagine, così il cervello usa i principi
olografici per convertire le frequenze ricevute in percezioni
interiori. Per capirci, tutto - anche la materia - “vibra” e la
velocità di vibrazione crea una frequenza; il cervello capta queste
frequenze e le trasforma, convertendole in qualcosa che possiamo
vedere o toccare o, ancora, ascoltare.

Vi è una impressionante quantità di dati scientifici che


confermano questa teoria. Recentemente questo modello è stato

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anche applicato ai fenomeni acustici: perché gli umani possono
localizzare la fonte di un suono senza girare la testa, abilità che
conservano anche se sordi da un orecchio?

È risultato che ogni nostro senso è sensibile a una serie di


frequenze più ampia di quanto pensiamo. Ad esempio: il nostro
sistema visivo è sensibile alle frequenze sonore, al suono, e
persino le cellule del nostro corpo sono sensibili a una vasta
gamma di frequenze. Queste scoperte semplicemente ci dicono
che è solo in una condizione “olografica” della coscienza che
queste frequenze possono essere considerate e convertite in
realtà. In breve: la realtà? Non esiste, è solo un illusione, un
interpretazione!

Ma in modo pratico, quali considerazioni possiamo trarre?


L’aspetto più sbalorditivo del modello olografico del cervello è
ciò che risulta quando lo si unisce alla teoria olografica
dell’universo. Se la consistenza del mondo fisico è solo una
proiezione secondaria di una realtà che non vediamo e ciò che
esiste non è altro che un insieme di proiezioni olografiche di
frequenze, cosa resta della realtà oggettiva?

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E se persino il cervello è solo un ologramma che seleziona alcune
di queste frequenze trasformandole in percezioni sensoriali, cosa
resta della realtà che viviamo tutti i giorni? Per dirla in parole
povere: la realtà non esiste! Come avevano lungamente sostenuto
le religioni o le filosofie orientali, il mondo materiale pare essere
una semplice apparenza.

Noi stessi pensiamo di essere delle entità fisiche che si muovono


in un mondo fisico, ma tutto questo fa parte di un’incredibile
illusione. In realtà, siamo una sorta di “ricevitori” e di
“trasformatori” che galleggiano in un immenso mare di
frequenze, e ciò che ne estraiamo lo trasformiamo magicamente
in realtà fisica: una delle infinite realtà che sono presenti
simultaneamente esistenti nell’universo olografico.

SEGRETO n. 19: la realtà, di fatto, non esiste, e noi siamo dei


“ricevitori”, “trasformatori” che convertono frequenze in
realtà.

Questo impressionante nuovo concetto di realtà è conosciuto


come paradigma olografico. In un universo in cui le menti

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individuali sono in effetti porzioni indivisibili di un ologramma e
tutto è infinitamente collegato, i cosiddetti stati alterati di
coscienza potrebbero semplicemente essere il passaggio a un
livello olografico diverso.

Se la mente è effettivamente parte di un qualcosa di molto più


grande, collegata non solo a tutte le altre menti, ma ad ogni
elemento, particella o vicenda che è o che sarà stata, allora tutte le
teorie appartenenti all’autosuggestione (o al fatto che immaginare
e credere fortemente a qualcosa, per quanto assurde o impossibili
possano sembrare le vicende che vogliamo realizzare) assumono
un significato diverso.

Parlare di creatività e immaginazione diventa incredibilmente


concreto ed è il primo passo che ci permette di interferire sul
mondo… e crederci fermamente ci permette di rendere fisico ciò
che abbiamo immaginato! In un universo olografico ogni singola
particella riflette l’immagine intera dell’universo stesso! In un
concetto di realtà olografica, quindi, possiamo concepire quanto
la coscienza umana sia protagonista e non solo spettatrice.

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Partendo da questi presupposti si deduce allora che tutte le
manifestazioni della vita “si materializzano” in funzione di cause
comuni a tutte le cose, che includono ogni atomo dell’universo.
Possiamo quindi sottolineare il fatto che, se la fisicità delle cose
non è altro che un’illusione olografica, non potremo più
affermare che la mente crea la coscienza.

Al contrario, sarebbe la coscienza a creare l’illusione di un


cervello, di un corpo e di qualunque altro oggetto ci circondi che
noi interpretiamo come fisico.

SEGRETO n. 20: la nostra stessa immagine fisica è la


proiezione che la nostra coscienza crea in un livello di realtà
più profondo.

Ricordo che da piccolo vedevo una serie televisiva intitolata


Galactica, forse lo ricordi anche tu. L’unico episodio che ho
sempre ricordato era quello dove un essere alieno, dormendo,
creava la realtà. Ricordo molto chiaramente il pensiero che la mia
mente da bimbo mi suggeriva, una piccola domanda: «E se fosse
tutto un sogno?»

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Certo, un bambino ha una fantasia molto accentuata, ma di sicuro
non contaminata dalle convinzioni che la nostra vita ci impone. A
pensarci ora questo ricordo ha un valore molto più significativo:
potremmo anche dire, a questo punto, che è la dimostrazione di
quanto anche il tempo sia sovrapposto e simultaneo, di quanto il
passato e il presente coesistano.

Questo ricordo è di fatto un pensiero che si sposa perfettamente


con la realizzazione di questo ebook! Forse siamo tutti d’accordo
su cosa esista o non esista, semplicemente perché quello che
consideriamo realtà fisica è stato elaborato e formulato a un
livello della coscienza umana nel quale tutte le menti sono
illimitatamente collegate tra loro.

In un universo olografico non vi sono limiti all’entità dei


cambiamenti che possiamo apportare alla sostanza della realtà,
perché ciò che percepiamo come realtà è soltanto una tela in
attesa che noi vi si dipinga sopra qualunque immagine vogliamo.
In senso pratico, nei precedenti Giorni, abbiamo toccato i primi
punti per poter entrare nel mondo della psicologia quantistica.
Riassumendo brevemente:

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 nel Giorno 1: sperimentazione diretta, vedere il mondo con
occhi diversi attraverso la sperimentazione dell’aura;
 nel Giorno 2: osservazione, analisi e verifica. Per poter
cominciare a “utilizzare” la psicologia quantistica è
necessario vedere tutto quello che ci circonda come un
incredibile susseguirsi di causa ed effetto causati dalla nostra
coscienza attraverso quattro passi, quattro verità di base:
1. la nostra coscienza è in grado di creare la realtà;
2. tutto è collegato;
3. l’uomo modifica la materia;
4. la consapevolezza e le emozioni umane interferiscono e
modellano la realtà.

Vedere la vita e il mondo attraverso questi quattro concetti base


ci permette di arrivare ad avere una visione completamente
diversa, una visione complessiva e più ampia della nostra vita,
arrivando ad avere una sorta di visione d’insieme. A un certo
punto ti troverai a vedere quanto le cose siano davvero collegate:
vedrai dei collegamenti tra gli avvenimenti della tua vita talmente
ovvi che ti saranno chiari immediatamente.

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Immagina di essere effettivamente immerso in un’enorme boccia
d’acqua: per ogni movimento che farai, creerai dei movimenti
nell’acqua. L’acqua si muoverà e creerà delle correnti o dei
mulinelli.

Questa enorme boccia d’acqua è la nostra vita, o la nostra realtà:


per ogni azione o movimento, l’acqua inevitabilmente si muoverà
assecondando i nostri movimenti. La vita, come l’acqua, scorre in
funzione dei movimenti e delle azioni che vi faremo all’interno,
seguendo quei flussi nati dalle nostre azioni.

SEGRETO n. 21: la vita è un flusso che scorre come l’acqua,


e noi ne siamo parte attiva.

Dopo aver collaudato una visione di una realtà diversa (aura) e


aver cominciato a scorgere cosa si cela nella visione d’insieme
della tua vita (Giorno 2), il prossimo passo è dunque cominciare a
interagire con la realtà in modo consapevole.

L’oggetto della nostra attenzione diventa realtà nel nostro


mondo!

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Ponendo una visione d’insieme su tutto quello che hai letto,
possiamo dire con fermezza che il nostro DNA è al centro di tutti
gli esperimenti riportati precedentemente e i nostri sentimenti
influenzano il DNA: i nostri sentimenti sono dunque la chiave.
Essi sono quindi in grado, in modo diretto, di creare la realtà!
Possiamo addirittura confermare che è la nostra coscienza, dalla
quale arrivano le nostre emozioni e le nostre convinzioni, che la
crea! La nostra coscienza crea!

SEGRETO n. 22: la coscienza è quell’energia che dà origine e


crea la materialità delle cose, la realtà stessa.

Ma andiamo per ordine:


 esiste qualcosa là fuori che lega tutto e tutti, un campo,
un’energia intessuta che è causa e principio di ogni
avvenimento o manifestazione (e causa del risultato degli
esperimenti);
 il DNA, la struttura stessa dell’uomo, ci fa accedere a
quest’energia, come un ponte che si affaccia da una
sponda all’altra;

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 le nostre emozioni sono la chiave per accedere al DNA e
camminare sul ponte.

Ti invito ora, a fronte di quanto letto, a fare una semplice


riflessione: quale problema o situazione intricata non potrebbe
essere risolta se siamo in grado, effettivamente, di accedere a
quell’energia da cui proviene tutto?

Prova a farti queste domande:


 Cosa mi ha portato a essere come sono?
 Cosa ho fatto, in cosa ho creduto fin ora per essere dove
sono?
 Ho creduto sempre in quello che facevo?
 Perché succedono certe cose che voglio e certe che mi fanno
paura?
 Che cosa do al mondo, alle persone che mi stanno intorno?
 Cosa faccio davvero per essere sereno?
 Come mi comporto di fronte alle avversità?

Già tutti i giorni creiamo la nostra realtà in modo inconsapevole,


inconsciamente, “materializzando” tutti i nostri sentimenti, nel
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bene e nel male. I nostri stati emotivi ci portano a costruire tutto
questo! E anche le nostre paure. Nella gamma delle nostre
emozioni, la paura è considerata tra quelle più intense e, come
tutte le emozioni quindi, anch’essa crea la realtà.

Se vogliamo allora poter avere più “controllo” sulle cose che ci


succedono, sulla realtà che ci circonda e nella quale siamo
immersi, l’unica chiave possibile è la consapevolezza: essere
consapevoli, sapere che abbiamo il potere di modellare tutto
quello che ci circonda rende questa “tecnologia” un immenso
potere, portandoci a vivere con consapevolezza, avendo il potere
di avere la vita che desideriamo.

Insomma, se so che avere paura di qualcosa può portarmi alla sua


realizzazione, allora so che non devo avere paura. Questo effetto
possiamo chiamarlo processo inverso: i sentimenti non sono
effetto di quello che succede, ma ne sono causa! Il processo
inverso ci dice che sono le emozioni, specie quelle intense, che
fanno sì che un evento abbia più probabilità di avvenire.

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Solitamente la nostra abitudine è quella di provare un’emozione
come conseguenza di un avvenimento. Se so che un’emozione è
in grado di selezionare una realtà tra le infinite possibili, so che
gli avvenimenti ne saranno ovviamente influenzati, rischiando
così di entrare in un circolo vizioso. È pressappoco quello che
succede a una persona che si reputa sfortunata o che passa la
propria vita a compiangersi.

La convinzione che ci creiamo in un dato periodo non può che


aumentare le probabilità che la realtà si manifesti così come la
vediamo noi, e più sono intense e profonde, più energia diamo
alle possibile realtà di manifestarsi.

Processo inverso
Sono le nostre emozioni che, focalizzando un tipo di realtà
possibile, la rendono probabile tendendo a manifestarla.

SEGRETO n. 23: la consapevolezza è l’accesso al dominio


della psicologia quantistica, e il processo inverso, ossia
provare emozioni prima che la vicenda si manifesti, è lo
strumento per attuare i cambiamenti.

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Ricordi la frase tormentone del venditore Guido Angeli, il
televenditore dell’azienda Aiazzone? «Provare per credere!»
Ecco, il succo del processo inverso è provare un emozione o una
convinzione ancora prima che qualcosa avvenga, al contrario di
quanto facciamo solitamente.

Se vivi con paura, renderai più probabile che si manifesti una


realtà legata alle tue paure; se vivi con serenità e fiducia, renderai
più probabile la manifestazione di una realtà più serena e
propizia. I sentimenti sono il canale attraverso il quale
richiamiamo a noi la realtà più consona, rendiamo più probabile
che si manifesti una realtà piuttosto che un’altra.

E più abbiamo costanza nel provare certe sensazioni (più energia


e intensità diamo loro), più aumentiamo le loro probabilità, fino a
renderle certe. Il punto focale dei nostri sentimenti, diventa la
realtà del nostro mondo!

Vivere in una realtà olografica significa essere consapevoli che la


realtà la facciamo noi, con tutto quello che proviamo, crediamo e
immaginiamo. Significa sapere che ogni cosa è collegata e che

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qualunque cosa possa succedere, succede a tutto quello che
abbiamo intorno. Quello che siamo, il modo in cui viviamo la
vita, le nostre convinzioni sono ciò che avremo dalla nostra vita,
e più queste sono intense e costanti, più il loro effetto passerà da
possibile, a probabile, a certo!

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RIEPILOGO DEL GIORNO 3:
 SEGRETO n. 13: le molecole sono collegate tra loro come
se non fossero mai separate, come fossero la stessa unità.
 SEGRETO n. 14: l’universo ha caratteristiche olografiche
ed è come un fantasma, una proiezione di qualcosa di più
profondo.
 SEGRETO n. 15: una delle caratteristiche di un
ologramma è che ogni suo elemento contiene
incredibilmente l’immagine intera.
 SEGRETO n. 16: l’uomo, come elemento olografico,
riflette l’immagine intera dell’universo. Facciamo parte
del tutto e il tutto è dentro di noi.
 SEGRETO n. 17: esiste un livello di realtà di base che ci
lega alle cose. Come un proiettore che proietta delle
immagini, allo stesso modo la realtà che percepiamo è solo
un’interpretazione, una proiezione.
 SEGRETO n. 18: anche il tempo che scorre, come lo
spazio, è una proiezione, una percezione e
un’interpretazione umana.

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 SEGRETO n. 19: la realtà, di fatto, non esiste, e noi siamo
dei “ricevitori”, “trasformatori” che convertono frequenze
in realtà.
 SEGRETO n. 20: la nostra stessa immagine fisica è la
proiezione che la nostra coscienza crea in un livello di
realtà più profondo.
 SEGRETO n. 21: la vita è un flusso che scorre come
l’acqua, e noi ne siamo parte attiva.
 SEGRETO n. 22: la coscienza è quell’energia che dà
origine e crea la materialità delle cose, la realtà stessa.
 SEGRETO n. 23: la consapevolezza è l’accesso al
dominio della psicologia quantistica, e il processo inverso,
ossia provare emozioni prima che la vicenda si manifesti, è
lo strumento per attuare i cambiamenti.

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GIORNO 4:
Come sviluppare l’intuito

Bene! Pian piano, un Giorno alla volta, stai acquisendo un livello


di consapevolezza diverso. Dalla consapevolezza scientifica a
quella interiore, stai entrando in una sfera di “modellamento”
della realtà che ti rende protagonista di tutte le cose che ti
accadono. Come i gradini di una scala, ogni Giorno ti innalza a
qualcosa di più alto. Se non hai acquisito completamente i Giorni
precedenti, ti chiedo di farlo nel miglior modo possibile prima di
procedere. Se, invece, hai ben chiaro quanto letto finora,
proseguiamo. È ovvio, a questo punto, fare una considerazione
importante: la maggior parte delle “modifiche” che apportiamo
alla realtà, avvengono in modo inconscio. Partendo dal fatto che
le emozioni e le nostre sensazioni scaturiscono inconsciamente da
valori profondi e radicati, è opportuno allora “aggiungere”
un’altra chiave per utilizzare la psicologia quantistica: utilizzare il
più consapevolmente possibile l’inconscio.

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SEGRETO n. 24: la maggior parte delle modifiche che
apportiamo alla realtà sono inconsce; è quindi necessario
cominciare a interagire con l’inconscio.

Molte sono le tecniche per arrivare a utilizzare in modo più


coerente i meccanismi nascosti dell’inconscio, ma è bene a questo
punto introdurre velocemente come funziona la nostra mente.
Come forse sai, il nostro cervello è diviso in due emisferi: il
destro e il sinistro. In generale, l’emisfero destro gestisce le
“attività” creative e la parte sinistra del nostro corpo, quello
sinistro la “logica” e il lato destro del nostro corpo.

Emisfero sinistro Emisfero destro

Lato sinistro Lato destro

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Il nostro cervello “lavora” per frequenze elettriche, ossia la sua
attività è contraddistinta da impulsi elettrici che hanno delle
oscillazioni, appunto, frequenze, onde o cicli. L’unità di misura
della frequenza è l’Hertz (Hz), ossia il numero di oscillazioni al
secondo. Le onde cerebrali, quindi, sono dei tracciati grafici che
evidenziano l’attività elettrica del cervello ottenuti tramite la
registrazione dell’elettroencefalogramma.

21 Hz
Percezione
Onde beta fisica, tempo Azione Consapevolezza esteriore
e spazio

14 Hz

Onde alpha Percezione


Consapevolezza
non fisica, no Pensiero
Sonno interiore
7 Hz tempo e
Onde theta spazio

4 Hz Immersione
Onde delta percezioni Inconscio
inconsce
0,5 Hz

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Questa tabella è uno schema delle frequenze con cui lavora il
nostro cervello.

Tra i 14 e 21 Hz: onde beta


Questa fase contraddistingue lo stato di veglia: il nostro cervello
lavora relazionato alle sensazioni e percezioni esterne e
puramente sensoriali. È il mondo dell’azione e della
consapevolezza esteriore, del chi siamo fisicamente, della
percezione dello spazio e del tempo.

Tra i 7 e i 14 Hz: onde alpha


È la fase del pre-sonno, la fase di passaggio, di transizione tra la
veglia e la perdita di coscienza. Il cervello diminuisce la propria
frequenza di lavoro introducendoci nel domino della percezione
interiore: si perdono gli agganci esterni e la percezione esterna
diminuisce drasticamente, ma pur sempre in stato di semiveglia.
È considerato l’inizio del sonno. Il tempo e lo spazio perdono il
proprio valore e non esistono più. È anche ritenuto il dominio del
pensiero, dove i pensieri si materializzano nella nostra mente.

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Tra i 4 e i 7 Hz: onde theta
È la fase dove si comincia a sognare, la famosa fase R.E.M., dove
si approfondisce la consapevolezza interiore. In questa fase si
perde completamente il rapporto con l’esterno, perdendo la
percezione del dolore.

Tra i 0,5 e i 4 Hz: onde delta


Qui si entra nella fase di sonno profondo e nel dominio
dell’inconscio puro. Possiamo dire che nel sonno entriamo quindi
in contatto con il nostro inconscio. Il cervello rallenta talmente
tanto da non poter essere raggiunto in modo cosciente.

SEGRETO n. 25: il nostro cervello lavora per frequenze che


contraddistinguono i nostri stati di coscienza. Più la
frequenza è bassa, più ci avviciniamo all’inconscio.

È ovvio quindi che il dominio dell’inconscio risulta essere


“difficilmente” raggiungibile in modo consapevolmente naturale,
e non sembra un caso che ciò non si possa fare. Non ci è dato di
accedere a questa sfera, e forse proprio qui dentro risiede quel

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famoso 90% circa del nostro cervello che apparentemente non
usiamo.

La mole di informazioni che l’inconscio elabora è infinitamente


più alta di quella che può fare lo stato conscio (si parla di
diecimila informazioni al secondo). La fase delle onde alpha è
quindi l’obiettivo da raggiungere per poter avere un’influenza
efficace nella nostra vita. In questa fase, a 10 Hz circa, si ha la
massima potenzialità celebrale.

Questa fase è il fulcro di ogni “tecnica” interiore, meditazione o


ipnosi che sia, che ci permette di comunicare con noi stessi, quel
punto d’incontro tra l’io profondo e il mondo che abbiamo
intorno: è la fase che si ottiene con il rilassamento profondo. In
questo dominio rallentiamo l’attività della nostra mente,
effettuando il primo sganciamento dalle percezioni esterne.

La nostra attenzione si focalizza principalmente sulle nostre


attività interiori, il tempo e lo spazio non hanno più alcun valore,
gli eventi esterni ci destano solo se intensi. Di fatto non perdiamo
completamente la percezione dell’esterno, più che altro ne

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diminuisce drasticamente la sensibilità: spostando su di noi
l’attenzione, l’esterno passa in secondo piano.

La meditazione o l’ipnosi sono tecniche che ci portano in questo


dominio in modo consapevole. Se hai provato l’una o l’altra, sai
benissimo di cosa sto parlando: la percezione di se stessi, nella
vita di tutti i giorni (specialmente se le pratiche sono abituali)
cambia completamente, avendo come la sensazione che nulla ci
possa toccare o turbare, una sorta di alterazione di coscienza che
cambia la nostra vita, donandoci una serenità e un equilibrio
difficili da ottenere altrimenti.

Molte delle tecniche di consapevolezza interiore risiedono


“nell’uso” di questa fase. Entrare dunque nella zona alpha
velocizza e permette un approccio più diretto alla percezione
dell’io più profondo e al cambiamento: entrando di fatto in questo
dominio siamo in grado di comunicare più efficacemente con noi
stessi e, di conseguenza, di capire intimamente chi siamo.

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SEGRETO n. 26: le onde alpha sono la chiave per accedere al
dominio dell’io interiore e per mezzo di alcune tecniche è
possibile utilizzarle in modo consapevole.

Ma dal 1999 in avanti si sono moltiplicati gli studi sulle


frequenze del nostro cervello, visualizzando delle aree cerebrali
coinvolte durante diversi esercizi meditativi. Questi lavori
confermano alcuni dati noti, come l’aumento della frequenza e
dell’ampiezza (larghezza delle onde) delle onde alpha e, al tempo
stesso, aggiungono due stranissime novità:
 la comparsa di scariche di onde theta, soprattutto in fase di
meditazione profonda;
 la comparsa di onde anomale, dette onde gamma, durante
esercizi di visualizzazione e non solo.

Il cervello è caratterizzato da una notevole attività elettrica,


misurabile con l’elettroencefalogramma. Quasi cinquanta anni fa,
per la prima volta, vennero individuate nel cervello delle onde a
elevata frequenza, tra i 30 e 100 Hertz, battezzate “gamma”.

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Nell’ultimo decennio, queste onde hanno ricevuto una particolare
attenzione in quanto emergono in concomitanza dello
svolgimento di vari compiti legati a stimoli sensoriali, ma anche
ai circuiti dell’attenzione e della coscienza.

In particolare, diversi studi hanno segnalato l’esistenza di una


forte corrente di onde gamma nell’ippocampo, area fondamentale
per la memoria. Ma dove è situato il generatore di queste strane
onde gamma, e che rapporto c’è tra queste e le altre onde
cerebrali? E, in definitiva, qual è il significato generale
dell’attività elettrica oscillatoria del cervello?

Una prima importante risposta è venuta dall’Università del New


Jersey, da un gruppo di scienziati guidati dal Dr. Buzsáki, che ha
dimostrato che una particolare area dell’ippocampo, denominata
CA3, costituita da grandi neuroni cosiddetti “piramidali”,
contiene il generatore del ritmo gamma.

Questi neuroni sono davvero speciali e anomali: sono, infatti,


dotati di notevoli ramificazioni e di una intrinseca capacità
oscillatoria. Da essi parte un ritmo che, via via, pervade le altre

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aree dell’ippocampo proiettandosi, a seconda delle necessità, in
diverse direzioni. L’anno scorso lo stesso studioso aveva
dimostrato che dalla medesima area CA3 si origina anche il ritmo
delle theta.

Qual è il rapporto tra i due ritmi cerebrali? È stato visto che, in


assenza di ritmi theta, le onde gamma non scompaiono, ma sono
disordinate e meno potenti. È evidente quindi che l’oscillazione
theta regola e potenzia anche l’oscillazione gamma.

Addirittura, alcune ricerche realizzate nell’Università del Messico


dimostrano che è possibile registrare una notevole
sincronizzazione delle onde elettriche tra le menti di più persone
sconosciute che entrano in risonanza, in comunicazione empatica
silenziosa per mezzo della meditazione.

Esperimenti iniziati su piccoli gruppi, prima, durante e dopo una


seduta di meditazione collettiva, hanno evidenziato un aumento
della coerenza tra le onde cerebrali di persone vicine durante la
meditazione con punte elevatissime di sincronizzazione: tra il 60

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e l’80%. In definitiva, dall’esame degli studi scientifici riportati,
si può concludere che l’uso delle tecniche meditative produce:
 un rilassamento profondo che potenzia l’attenzione;
 un maggior controllo dei “circuiti” interni;
 una maggior coerenza cerebrale e una migliore
comunicazione e sincronizzazione tra i due emisferi del
cervello.

Le onde gamma quindi sembrano essere la chiave per la


“comunicazione” con la realtà olografica e il collegamento tra le
cose, ed è accessibile in modo consapevole per mezzo delle onde
alpha e theta (ossia dal rilassamento, dalla meditazione o la
focalizzazione del se profondo).

Le onde gamma rappresentano quindi lo stadio di


sincronizzazione dei due emisferi del nostro cervello, la parte
creativa e quella logica, ed è il momento in cui i due “cervelli”
lavorano alla stessa frequenza.

SEGRETO n. 27: l’accesso all’intuito è contraddistinto dalle


alte frequenze dette gamma, che si presentano in fasi di

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rilassamento. Le onde gamma sono il risultato della
sincronizzazione dei due emisferi cerebrali.

È necessario a questo punto introdurre e sviluppare quella che


viene definita intelligenza intuitiva, da non confondere con
l’istinto. Una piccola distinzione tra istinto e intuito: l’istinto è
una reazione immediata a un evento, in modo impulsivo, e a volte
inappropriato, in reazione a una causa. L’intuito è
un’illuminazione, un avvertimento o una sensazione senza
apparente motivo, come una vocina che ci consiglia o avverte di
qualcosa.

Seguendo i postulati della psicologia quantistica, l’intuito è


prettamente legato al concetto di tempo quantico, ossia alla
sovrapposizione di passato, presente e futuro: la percezione che il
tempo sia monodirezionale è puramente illusoria, una semplice
interpretazione che tramutiamo in percezione.

Come abbiamo detto precedentemente, lo scorrere del tempo, in


un dominio quantistico, non esiste: tra il passato e il futuro non
c’è distinzione, e la loro presenza è simultanea e sovrapposta,

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diventando non più dei valori assoluti, ma assumendo anch’essi
un valore di probabilità.

L’intuito quindi sfrutta questo principio, “valutando” in modo


parallelo il presente, il passato e il futuro. È di fatto in grado di
poter vedere, diciamo così, le vicende non solo nel tempo
presente, ma valutare le probabili realtà future.

SEGRETO n. 28: l’intelligenza intuitiva è il dominio in cui il


tempo viene valutato in chiave quantica. L’intuito è in grado
di percepire la sovrapposizione del tempo.

Pensa un attimo a quante volte nella tua vita, forse anche più
volte al giorno, hai avuto la sensazione di sapere in anticipo
qualcosa che a breve ti si sarebbe concretizzata davanti. Ti è mai
capitato, ad esempio, di pensare a qualcosa come la voglia di
vedere un film o cose simili, e che dopo qualche tempo il film è
stato proiettato?

Cosa significa questo? Prima cosa: che ognuno di noi è


consapevole di aver provato spesso tale capacità, ma, pur

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rimanendo sconcertato della corrispondenza, vi ha riflettuto poco
considerandola solo una coincidenza. Seconda cosa: quasi sempre
la razionalità interviene e offusca l’innata dote dell’intuizione,
mischiando quello che la logica ci suggerisce (ossia una
coincidenza o che non sia possibile), scontrandosi con quello che
viene considerato l’irrazionalità dell’intuizione. Diventa
importante allora evidenziare i due momenti principali
dell’intuizione:
 la percezione (oggetto dell’intuizione) diretta dei “segni”;
 la loro interpretazione.

È necessario evitare nel modo più assoluto la sovrapposizione


delle due cose! Non dobbiamo, nel momento in cui si
percepiscono dei segnali intuitivi, cercare subito di interpretarli.
Durante il flusso dell’intelligenza intuitiva, l’intervento del sé
cosciente fa da filtro, poiché razionalizza ciò che razionale non è
prima che il flusso in arrivo termini la sua ondata di simboli
concernenti l’intuizione.

Separare il momento interpretativo da quello percettivo è


fondamentale poiché l’intuizione arriva attraverso un “canale”

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non del tutto chiaro e definito, attraverso lo stato mentale delle
onde gamma (alta frequenza), ma, come detto prima, subito dopo
un precedente stato alpha (bassa frequenza), come se lo
“svuotamento” prodotto dal rilassamento rendesse possibile
l’innalzamento della consapevolezza... diciamolo: che
meravigliosa metafora!

Allora è chiaro che se in tale processo interviene la razionalità del


sé, ossia lo stato delle onde beta (frequenza di veglia), lo stato
alfa in cui si manifestano le onde gamma si altera, eliminando e
limitando lo stato delle onde gamma.

SEGRETO n. 29: è necessario separare i momenti


interpretativi da quelli percettivi, per far sì che l’intuito abbia
la massima espressione e comunicazione.

Questa fase è alla portata di tutti, bisogna imparare a riconoscerla


come tale, a gestirla bene, prima di passare alla fase
interpretativa. Dentro di noi ci sono tutte le risposte di ciò che
vogliamo sapere. L’intelligenza intuitiva dunque affiora da queste

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onde gamma, frequenza non-comune che innalza lo stato di
coscienza comune ad un livello più alto.

È da sottolineare come questo alto livello di frequenza cerebrale


(quindi un innalzamento della nostra interpretazione della realtà)
scaturisca dalle basse frequenze della zona alpha e theta (quindi
da una percezione non più esterna, ma interna del nostro io).

Per poter accedere all’intuito è necessario entrare in uno


stato di coscienza interiore!
Qui risiede l’intuito, o meglio: da qui scaturisce. Come capire
allora l’intuito? Come sentirlo? La sua manifestazione è
solitamente una sensazione o una “vocina” che ci dice qualcosa.
Tanti sono i messaggi interiori, e non sempre è l’intuito: molte
volte questi messaggi nascono da paure e timori o addirittura
dall’ego della personalità.

Questo non è intuito! L’intuito arriva dal profondo di ogni


individuo e spesso accade così, all’improvviso. Per poter essere
aperti a questa funzione è quindi necessario non essere influenzati
da nessun tipo di emotività. Entrare nella fase alpha ci permette

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di fatto di essere “puliti” da ogni inquinamento possa arrivare
dall’esterno, e per inquinamento intendo ansie, paure e la stessa
razionalità. L’intuito è un “messaggio” neutro che ci dice
qualcosa.

SEGRETO n. 30: le onde gamma sono il dominio dell’intuito,


l’intuito è una sorta di messaggio neutro, non “contaminato”
dall’emotività.

Ma, a volte, l’intuito si manifesta come emozione, e allora come


fare per distinguere ciò che arriva da dentro come avvertimento o
messaggio, e ciò che arriva da fuori? La sfera nel quale agisce
l’intuito è quella dell’equilibrio dell’universo, dell’armonia.
Quando riconosciamo questa sfera nei messaggi che ci vengono
dati, allora abbiamo la sicurezza che si tratta del nostro intuito.

Purtroppo non è così semplice, perché è come se l’intuito fosse il


sole dietro un cielo nuvoloso: a volte si vede, a volte no… e
quando non si vede, non ci preoccupiamo di vederlo.
L’intelligenza intuitiva comunica in risonanza con l’universo
olografico, utilizzando quelle frequenze che ci portano a uno

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stato di equilibrio e benessere spirituale, un equilibrio che ci porta
alla consapevolezza che esiste qualcosa di più.

Da un punto di vista emotivo e più concreto, l’intelligenza


intuitiva si manifesta come “messaggio del cuore”, nella gamma
dell’altruismo, del bene comune, della serenità e di tutto ciò che è
“buono” (utilizziamo questa parola semplice ma efficace): per
farla breve, consideriamolo come l’angioletto che ci sussurra
sulla spalla.

La capacità di interagire con l’intelligenza intuitiva non è cosa di


tutti i giorni, spesso succede che avvenga inconsciamente, perché
questa è la sua sfera, e non sempre si è capaci di comunicare con
essa. Questo è dovuto alla natura stessa dell’uomo, la stessa
limitazione che ci porta a vivere una realtà illusoria. Queste
limitazioni, sono le nuvole dell’esempio di prima…

Ma, di fatto, sappiamo che dall’altra parte il sole c’è! Come la


presenza del sole è continua, anche l’intelligenza intuitiva è in
continuo contatto con noi, comunicando continuamente, il lavoro

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da fare è sulle nuvole che si pongono tra noi e l’intelligenza
intuitiva.

Di fatto esse non si possono eliminare, ma possiamo ottenere un


“dominio” su di loro, arrivando a metterci in comunicazione con
esso quando ne abbiamo più bisogno.

SEGRETO n. 31: l’intuito è in continua comunicazione con


noi; la natura dell’uomo offusca questa comunicazione, ma è
possibile avere più controllo di queste nuvole.

Le nuvole scaturiscono dalle frequenze beta, quelle della veglia e


delle percezioni esterne e superficiali. Le informazioni delle
esperienze vissute vengono “incise” nella nostra sfera
emozionale, creando quella struttura che chiamiamo esperienze
emotive.

Questo bagaglio che ci portiamo dietro è, in larga misura, il


fulcro delle nuvole: praticamente queste nostre esperienze
annebbiano i messaggi dell’intuito o ne modificano le
caratteristiche. Per semplificare: prendiamo in esempio una

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persona che vive una rottura in un rapporto di coppia, e lo vive in
malo modo.

L’esperienza di certo mette alla prova questa persona ponendola


in guardia da future relazioni. Se, trovata la persona “giusta”,
l’intuito gli dice qualcosa, questo messaggio sarà offuscato
dall’insieme delle esperienze negative, mischiando nella gamma
delle emozioni il messaggio dell’intuito. Come fare dunque per
ascoltare ed entrare in risonanza con l’intelligenza intuitiva? Qual
e il segreto per risvegliare la forza dell'intuizione?

La prima cosa da capire è che la somma dei singoli ha più valore


dell’insieme dei valori dei singoli. Cosa vuol dire questo? Mi
spiego meglio: diciamo che, nonostante quello che siamo abituati
a pensare e considerare, “2+2” vale più del valore singolo di “4”,
e riassumiamolo in una simpatica formuletta per ricordare
velocemente il concetto:

2+2>4

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che significa, appunto, che il valore di 2 + 2 è maggiore (>) del
valore del singolo numero 4.

Questo vuole semplicemente dire che l’interazione e le sinergie


che esistono tra elementi singoli che “lavorano” o “collaborano”
insieme, crea delle forze che possono essere considerate degli
elementi che aumentano il valore dell’insieme degli elementi.

SEGRETO n. 32: la somma dei singoli che interagiscono tra


loro ha più valore dell’insieme dei singoli che possiamo
riassumere nella formula 2+2>4.

Aggiungo una piccola dimostrazione matematica che se vuoi puoi


saltare, ma è solo per verificare matematicamente questa verità.
Se è vero che 2 + 2 = 4, allora, cambiando punto di vista, è anche
vero che √2 + √2 = √4. Dando il valore appropriato alle radici
quadrate con una calcolatrice abbiamo che:
 √2 è uguale a 1,4142136;
 √4 è uguale a 2.

Cambiamo allora i valori della formula precedente:

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√2 + √2 = √4
1,4142136 + 1, 4142136 = 2 ?!

Che risultato ti viene? Il risultato è 2,8284271… ma dovrebbe


essere semplicemente 2, che è la radice quadrata di 4!
Fenomenale! Un esempio di matematica che esprime un
paradosso! Consideriamo convenzionalmente i simboli grafici “2
+ 2” come un insieme di tre simboli, dove il simbolo “+” è quel
valore aggiunto che rappresenta quella forza che si aggiunge ai
singoli, il legame che risulta come elemento aggiuntivo.

Questa proprietà è che il tutto (quindi 2 + 2) è più della somma


delle parti (quindi 4), ed è uno sviluppo della cosiddetta coerenza
olografica. Analogamente, a livello cerebrale, vi può essere
maggiore o minore coerenza neuronale.

Se ogni neurone che elabora l’informazione opera


contemporaneamente agli altri, ma in maniera coordinata, vi è
quello che possiamo definire uno stato di coerenza. Ci sono
momenti in cui siamo più intuitivi ed efficienti. Questi stati sono
caratterizzati da un’impressione di benessere e di potere.

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Noi siamo più efficienti quando siamo più sincronizzati e
coordinati. Le persone più efficaci, ad esempio in uno sport, sono
estremamente coordinate nei movimenti. Analogamente, un
manager estremamente efficace è organizzato e coordinato nel
suo lavoro. Il cervello è quindi una “macchina per coordinare”.

Lo scopo del cervello può essere visto nel creare un


coordinamento coerente dei vari sottosistemi delle funzioni che
compongono l’essere. Quindi, ogni azione che facilita tale
coerenza facilita il lavoro del cervello. Molto spesso la differenza
tra chi ottiene successo e chi non lo ottiene nonostante lo sforzo è
semplicemente nella coerenza o sincronizzazione mentale.

SEGRETO n. 33: sviluppare coerenza olografica è uno dei


punti focali per accedere all’intelligenza intuitiva.

La correlazione, ossia il collegamento tra le cose e gli elementi di


una realtà olografica, viaggia di pari passo con la coerenza, sia a
livello interumano che mentale. La sincronizzazione, o
coordinazione, è quello che permette a un insieme di essere più

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delle singole parti che lo compongono. Il segreto del successo di
molti esercizi mentali è nel conoscerne il ritmo adatto.

Il ritmo è una sincronizzazione del lavoro della mente. Il pensiero


si sviluppa secondo certi ritmi che corrispondono a quei ritmi
cerebrali citati finora. Le canzoni, le poesie, la simmetria e le arti
in generale, esplicitano una necessità di ritmo, sincronia e
coerenza del cervello.

Varie ricerche propongono che tale sincronia aiuti a creare


coerenza quantica. La coerenza quantica è quella che permette al
nostro cervello di mettere in atto l’elaborazione quantica, migliaia
di volte più potente di un’elaborazione semplice. In pratica: un
insieme coerente non disperde l’informazione nell’ambiente
perché ogni elaborazione coinvolge tutto.

Un’organizzazione coerente è al contempo più capace di dare


spazio al singolo. La mente funziona al meglio e più velocemente
quanto più è unita e coerente. La sincronizzazione con ritmi
specifici può aiutare in ciò.

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Per analizzare molti elementi contemporaneamente è importante
che i vari neuroni funzionino in maniera correlata e
contemporanea, all’unisono. La coerenza neuronale è da sola il
punto centrale di tutte le applicazioni evolute. La ragione per
questi miglioramenti è probabilmente negli effetti di una
maggiore coerenza. Riassumendo:
 il tutto è maggiore delle parti;
 un sé unito è meglio di un sé diviso;
 un sé unito nasce dalla coerenza e coordinazione mentale.

La coerenza può essere sviluppata in varie maniere: a livello


personale ha importanza la coerenza neurofisiologica, che può
essere sviluppata per creare coerenza neuronale. È quindi
importante la sincronizzazione tra i due emisferi cerebrali per
l’analisi della realtà. Già nel percepire la realtà abbiamo bisogno
di coordinazione mentale: la terza dimensione, ad esempio, la
profondità, è costruita, nasce dall’integrazione degli emisferi
cerebrali.

Ogni occhio vede solo uno spazio bidimensionale: il cervello


combina l’attività di ogni emisfero in maniera da creare l’idea di

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spazio. Infatti ogni nostro emisfero analizza una parte della realtà.
La sincronizzazione tra gli emisferi aiuta la coerenza cerebrale e
il funzionamento del cervello.

Stimolazioni alternative ai due emisferi permettono al cervello di


funzionare meglio. Da qui probabilmente la considerazione che
camminare aiuta a trovare soluzioni. Infatti camminando
muoviamo alternativamente le gambe che sono ciascuna
comandata da un emisfero (la parte sinistra dall’emisfero destro e
la parte destra dall’emisfero sinistro).

Il processo di visione e percezione della realtà richiede quindi la


coordinazione degli emisferi… ma è più complesso di quel che
può sembrare. Infatti, per creare la visione tridimensionale,
vengono anche normalmente completati gli elementi mancanti.
Questo può essere sperimentato facilmente. Ad esempio, un
piccolo oggetto davanti a un occhio non impedisce la
focalizzazione di entrambi gli occhi su di un oggetto più distante.

Ciò significa che se manca un elemento in quel che viene


percepito da un singolo occhio, il cervello lo ricostruisce. Un

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esempio pratico è avere una mano davanti ad un occhio e
guardare un oggetto: il classico effetto di vedere una mano
“trasparente” è una conseguenza di questo principio.

Ne consegue una nostra partecipazione alla costruzione del


mondo, che percepiamo anche attraverso il ricostruire elementi
mancanti. In altre parole l’oggetto più distante viene riconosciuto
simile anche in mancanza di un elemento (la parte coperta), in
quanto la mente ha supposto che fosse lo stesso oggetto. Molte
illusioni ottiche si basano su tale concetto.

Tale processo avviene anche a livello uditivo: l’uomo è bilaterale


e le percezioni sia visive che uditive sono costituite in maniera
simile. Il fatto che la nostra percezione dello spazio sia costruita è
un fenomeno al quale non facciamo attenzione, ed è un evento
quotidiano. Normalmente vediamo che il fenomeno si ripete a
tutti i livelli mentali: i processi di più basso livello si influenzano
reciprocamente, in combinazione con i processi di più alto livello.

Il fenomeno viene anche definito “autopoietico”. In altre parole:


noi creiamo la nostra realtà. Ovviamente non tutti gli stimoli

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esistenti rispondono alla corrispondenza che esiste a livello di
oggetti fisici. Ad esempio, le nostre immaginazioni e i nostri
ragionamenti esistono solo nella nostra mente e non vi può essere
un elemento fisico sul quale basarci.

Questi stimoli vengono ugualmente trasformati velocemente in


maniera tale da non soffrire di mancanza di elementi a livello di
un emisfero o dell’altro. Questo è uno tra i modi con i quali
costruiamo il nostro mondo e la nostra realtà soggettiva. Un
emisfero, infatti, lavora più intensamente dalla causa all’effetto
(deduttivo); l’altro, viceversa, dall’effetto alla causa (induttivo).

Ne consegue che a volte cerchiamo le giustificazioni ai nostri


operati e costruiamo un sistema coerente e autopoietico nella
stessa maniera in cui quale conduciamo il processo di percezione.
Se stiamo male, ad esempio, cerchiamo una ragione al nostro
modo di sentirci.

Tale partecipazione si estende anche alle immagini mentali, dove,


mancando la possibilità di un riscontro fisico, l’integrazione di
elementi mancanti a livello di un singolo emisfero è ancora più

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facile. Il fatto che camminando si ragiona meglio è probabilmente
legato alla stimolazione alternativa dei due emisferi cerebrali e
alla loro sincronizzazione.

A livello corporeo vi è un’unità percettiva. Gli esercizi di


respirazione ritmica (come nello yoga) combinano il ritmo
all’attenzione sul corpo, e forse questa è la ragione della loro
efficacia. Il mantenimento di un ritmo aumenta di fatto la potenza
mentale. L’idea è che il ritmo favorisce la coerenza mentale.
Facendo molta attenzione ai propri ritmi, è possibile svilupparli al
meglio.

Il fatto che l’elettroencefalogramma sia così significativo del


funzionamento cerebrale è infatti collegabile al fatto che
rappresenta vari valori di coerenza cerebrale. Ad esempio, il
ritmo beta è quello con cui normalmente siamo nella vita
quotidiana.

I momenti individuazione di “nuove idee” e “nuovi


collegamenti”, che approfondiremo tra poco e che vengono
chiamati insight, sono collegati al fenomeno della coerenza

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quantica. In tali momenti si verifica infatti una coerenza
maggiore a livello cerebrale.

Il ritmo gamma è di particolare interesse perché ricerche


sperimentali hanno mostrato come corrisponda a momenti di
scoperta e di insight. Gli altri ritmi sono collegati a esperienze
varie di rilassamento (alfa) man mano più profondo (delta e
theta).

SEGRETO n. 34: trovare il proprio ritmo permette di


potenziare la coerenza olografica.

Un’altra piccola parentesi: la definizione “intelligenza intuitiva”


sta di fatto a indicare che questa è una forza con un’intelligenza,
che va oltre la nostra volontà, un fattore che ci mette in
collegamento con l’universo olografico e ci comunica qualcosa…

Continuando il nostro cammino, si presenta ora un altro elemento


fondamentale per l’approccio all’intuito, che viene chiamato
insight.

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Che cos’è l’insight?
L’insight può essere considerato un momento, un flash (quei
momenti dove vediamo il sole dietro le nuvole) nel quale si
sperimenta una “scoperta” improvvisa o un chiarimento intuitivo,
che sia essa la soluzione di una situazione o un’idea fulminea. In
pratica è mettere in atto il proprio “genio” intuitivo. È un
fenomeno neurofisiologico che è stato analizzato anche a livello
di elettroencefalogramma.

È un elemento caratteristico delle onde gamma. È come se un


messaggio improvviso o una soluzione ci venga data, la classica
intuizione improvvisa che a volte avviene anche spontaneamente.
Una sorta di illuminazione che ci coglie a volte anche alla
sprovvista, e che è la soluzione a una situazione che stiamo
vivendo. La famosa esclamazione: «Eureka!» nasce da un
momento di insight.

SEGRETO n. 35: l’intuito comunica per mezzo di momenti


detti di insight, momenti di illuminazione che si manifestano
come idee o soluzioni.

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Chiamiamo quindi momenti di “insight” quei momenti nei quali
ci sembra di fare una scoperta. Questi momenti (chiamati anche
in inglese ahah moments), sono momenti di illuminazione
mentale. Recenti studi mostrano che i momenti di insight sono
caratterizzati da un’alta frequenza cerebrale (onde gamma).
Questo tipo di oscillazione probabilmente porta la mente a un alto
stato di coerenza mentale.

L’idea è che, in tale stato di coscienza, si crei una particolare


coerenza a livello cerebrale che aiuta la creazione di nuove
connessioni o correlazioni mentali. In pratica, il momento di
insight permette la diffusione olografica dell’informazione.
Riassumiamo ora gli elementi focali per “l’accesso”
all’intelligenza intuitiva:
 ritmo: trovare il proprio ritmo, in modo da entrare in
contatto con se stessi, è lo stato necessario per sviluppare
coerenza e ricevere “informazioni” dal dominio
olografico;
 coerenza: sviluppare una coerenza mentale, ossia una
sincronizzazione dei due emisferi cerebrali, ci porta a una
coerenza olografica e a “captare” i momenti di insight;

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 insight: sviluppare e riconoscere i momenti di insight è il
mezzo con cui il nostro intuito comunica con noi.

Questi tre elementi sono alla base dell’accesso all’intuito, tre


condizioni da raggiungere. E per raggiungere questo risultato,
data la capacità limitata della nostra mente, sono necessari alcuni
passaggi mentali. Prima del momento di insight, quindi, ci sono
altri due momenti:

 coscienza del problema: la definizione di quello che


viene definito un “problema”;
 riflessione creativa: questa parte può essere considerata
come una riflessione creativa ed è accompagnata spesso da
onde di tipo alfa. In altre parole: questa fase è
caratterizzata dalla ricerca di nuove soluzioni.

Individuati questi cinque elementi, ti presento un modello da


seguire passo passo per raggiungere consapevolmente i momenti
di insight. Ti ricordo comunque nuovamente che, chi vuole
cambiare, deve farlo volontariamente e con grande impegno!

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Infatti solo così è possibile possedere il cambiamento. Per mezzo
di questo processo è possibile ottenere e raggiungere
consapevolmente il dominio dell’intuito. Questo è un modello in
quattro passi che ci permette di raggiungere gli stati di coscienza
elencati sopra (ritmo, coerenza, insight). Sintetizziamo quindi
schematicamente:

Coscienza di un problema

Riflessione creativa

Insight

Azione

Coscienza di un dilemma
Focalizzare una situazione da risolvere o una condizione che vuoi
cambiare è un atto caratterizzato da onde beta: in questo modo
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creerai una matrice, un’immagine che porterai nello stato di
riflessione. È necessario creare in modo più dettagliato possibile
un’immagine della situazione che vuoi risolvere.

Creare questa immagine in fase cosciente ti permetterà di tenerla


nella mente e portarla con te. Questa immagine viene definita,
appunto, “matrice”. Quindi crea una matrice prima di entrare
nella fase di riflessione.

Riflessione
Con la matrice che hai creato rilassati, utilizzando se vuoi una
tecnica di meditazione o ipnosi. Basta anche che ti porti soltanto
in condizioni rilassate, in una posizione comoda che puoi
mantenere nel tempo, senza disturbi esterni che possano distrarti.
E concentrarti sul suono del tuo respiro.

Appena senti di aver rallentato il tuo ritmo e di aver aumentato la


percezione interna, riprendi e visualizza mentalmente la matrice
che hai creato (semplicemente ricorda l’immagine della matrice
che avevi pensato prima). In questa fase l’elettroencefalogramma
mostra l’apparire di onde alfa: questo significa che gli stimoli

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esterni sono stati esclusi per facilitare la focalizzazione sui
processi interni.

Insight
Visualizzando la matrice, rilascia ulteriormente le tensioni che
potresti ancora sentire, entrando interamente in uno stato di
completo relax. Proietta la tua intenzione di risolvere il contenuto
della matrice, senza pensare alla soluzione, lasciando che idee e
intuizioni arrivino da sole.

In questa condizione sei immerso nella fase alpha, ed è


importantissimo non “pensare” alle soluzioni, perché questo ti
porterebbe ad uno stato di “veglia”, aumentando la frequenza
cerebrale, riportandoti alle frequenze beta.

Lascia che lo scorrere dei flussi di pensiero ti portino una serie di


idee, prenditi il tempo che serve, abituati in questa fase a non
usare la volontà come mezzo di ricerca delle soluzioni, visualizza
semplicemente l’intenzione di trovare una soluzione, ti porrai
così nello stato giusto per “ricevere” le intuizioni giuste.

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Ricorda che stiamo parlando di un’intelligenza intuitiva che ti
comunicherà delle idee, ed esse si manifesteranno con l’effetto-
Eureka! In questa fase, l’elettroencefalogramma mostra un
aumento nella zona delle onde gamma, associate con processi
cognitivi complessi. Questo rappresenta un cambiamento nel
circuito mentale. Si riscontra anche il rilascio di adrenalina e
dopamina.

Azione
Esci dallo stato di rilassamento e appunta le idee che hai avuto.
L’insight porta un’urgenza a breve termine di agire. Se hai
praticato correttamente, avrai avuto una serie di flash, di idee che
puoi considerare intuizioni. L’azione aumenta la densità
dell’attenzione. La densità dell’attenzione approfondisce le
connessioni mentali. Le nuove mappe sono infatti creature
delicate che devono essere nutrite attentamente per divenire una
parte di noi.

SEGRETO n. 36: per accedere all’intelligenza intuitiva, ci


possiamo avvalere di un modello in quattro fasi: coscienza >
riflessione > insight > azione.

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Crea quindi un feedback positivo. Il cervello ha bisogno di una
situazione serena o felice per cementare il circuito neuronale. I
suoni positivi, ad esempio, aiutano a catalogare una sinapsi per la
conservazione.

Questa è una tecnica che può richiedere un pò di pratica, ma dal


momento in cui pratichi, se rendi la cosa abitudinaria, ti
basteranno dieci/quindici di pratica anche solo due volte a
settimana. Noterai che il tuo ritmo, anche nella vita di tutti i
giorni, rallenterà, le tue percezioni cambieranno e avrai intuizioni
anche in stato quotidiano.

Perché gli insight siano utili, devono essere generati dall’interno,


da te stesso, e non influenzati dalle altre persone come
conclusioni, consigli o opinioni. Il momento di insight è noto
come un’esperienza positiva ed energizzante. Il cervello infatti
funziona a momenti. È inutile quindi essere sempre in stato di
insight. Ecco perché bisogna sapere come creare tale momenti di
sincronizzazione cerebrale.

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Questa quantità di energia (procurati dai momenti di insight) può
essere centrale nel facilitare il cambiamento: va oltre le forze
interne o esterne che cercano di impedire che il cambiamento
accada. Nella fase di insigth abbiamo accennato alla
visualizzazione di un’intenzione.

In breve: significa semplicemente focalizzare e indirizzare la


nostra attenzione verso un atteggiamento. La nostra attenzione è
guidata dalle nostre intenzioni inconsce o dalla nostra coscienza.
Le intenzioni sono il frutto dell’incontro tra passato e futuro,
ossia tra le esperienze vissute che la nostra mente elabora come
valori, e le prospettive del futuro.

Ne consegue che se abbiamo paura per il futuro, ci è difficile


modificare la direzione dell’attenzione, in quanto la nostra mente
pensa che rischia di mancare delle informazioni importanti. È
quindi importante sviluppare un ambiente rilassato nel quale la
persona possa prendere più confidenza con se stesso.

È importante dominare l’intenzione per trasformare il bisogno in


desiderio. Il bisogno procura tensione e rende difficile un buon

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funzionamento della mente in quanto altera la visione del
presente e impedisce di trovare nuove scelte fuori da un range
ristretto. Il desiderio si muove invece nell’ottica delle possibilità e
permette alla mente di funzionare più efficacemente.

L’attenzione è quindi fondamentale per orientare l’intenzione e


focalizzare la realtà possibile desiderata. Il termine densità di
attenzione è utilizzato sempre più frequentemente per definire la
quantità di attenzione data a una particolare esperienza mentale in
un dato momento. Più alta è la concentrazione su una specifica
idea o esperienza mentale, più alta è la densità di attenzione.

SEGRETO n. 37: è importante sviluppare l’attenzione


adeguata per attuare un cambiamento sull’intenzione,
fondamentale per l’accesso all’intelligenza intuitiva.

Con una sufficiente densità di attenzione, i pensieri individuali e


le azioni mentali possono divenire una parte intrinseca
dell’identità individuale, aumentando il valore della realtà che
cerchiamo e che sarà utile per il prossimo Giorno, dedicato al
salto quantico.

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In questo Giorno abbiamo affrontato una serie di argomenti un
po’ più impegnativi. Il concetto di intelligenza intuitiva è infatti
una pratica che deve diventare abitudinaria: solo così è possibile
effettuare dei veri e propri cambiamenti.

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RIEPILOGO DEL GIORNO 4:
 SEGRETO n. 24: la maggior parte delle modifiche che
apportiamo alla realtà sono inconsce; è quindi necessario
cominciare a interagire con l’inconscio.
 SEGRETO n. 25: il nostro cervello lavora per frequenze
che contraddistinguono i nostri stati di coscienza. Più la
frequenza è bassa, più ci avviciniamo all’inconscio.
 SEGRETO n. 26: le onde alpha sono la chiave per
accedere al dominio dell’io interiore e per mezzo di alcune
tecniche è possibile utilizzarle in modo consapevole.
 SEGRETO n. 27: l’accesso all’intuito è contraddistinto
dalle alte frequenze dette gamma, che si presentano in fasi
di rilassamento. Le onde gamma sono il risultato della
sincronizzazione dei due emisferi cerebrali.
 SEGRETO n. 28: l’intelligenza intuitiva è il dominio in
cui il tempo viene valutato in chiave quantica. L’intuito è
in grado di percepire la sovrapposizione del tempo.
 SEGRETO n. 29: è necessario separare i momenti
interpretativi da quelli percettivi, per far sì che l’intuito
abbia la massima espressione e comunicazione.

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 SEGRETO n. 30: le onde gamma sono il dominio
dell’intuito, l’intuito è una sorta di messaggio neutro, non
“contaminato” dall’emotività.
 SEGRETO n. 31: l’intuito è in continua comunicazione
con noi; la natura dell’uomo offusca questa
comunicazione, ma è possibile avere più controllo di
queste nuvole.
 SEGRETO n. 32: la somma dei singoli che interagiscono
tra loro ha più valore dell’insieme dei singoli che
possiamo riassumere nella formula 2+2>4.
 SEGRETO n. 33: sviluppare coerenza olografica è uno dei
punti focali per accedere all’intelligenza intuitiva.
 SEGRETO n. 34: trovare il proprio ritmo permette di
potenziare la coerenza olografica.
 SEGRETO n. 35: l’intuito comunica per mezzo di
momenti detti di insight, momenti di illuminazione che si
manifestano come idee o soluzioni.
 SEGRETO n. 36: per accedere all’intelligenza intuitiva, ci
possiamo avvalere di un modello in quattro fasi: coscienza
> riflessione > insight > azione.

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 SEGRETO n. 37: è importante sviluppare l’attenzione
adeguata per attuare un cambiamento sull’intenzione,
fondamentale per l’accesso all’intelligenza intuitiva.

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GIORNO 5:
Come fare il salto quantico

Questo è l’argomento che personalmente mi affascina di più! In


questo Giorno affronteremo il vero scopo della psicologia
quantistica: il salto quantico! Ebbene, cos’è il salto quantico? Hai
mai visto il film Matrix? Se non l’hai fatto, ti consiglio di
vederlo… per quanto fantascientifico possa essere, è un perfetto
parallelismo di tutto quello che rappresenta questo scritto.

Se l’hai visto, c’è una scena dove il protagonista Neo viene


addestrato dal leader Morpheus al combattimento nel programma
chiamato Struttura. Ebbene, durante il combattimento Morpheus
esclama: «Sei più forte di così! Non pensare di esserlo:
convinciti di esserlo!» Accidenti!! Che dire di questa frase?
«Non pensare… convinciti!»

Be’, non saprei descrivere in modo migliore e con parole più


semplici cosa possa essere il salto quantico e come puoi

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realizzarlo. Questa frase sottolinea l’incredibile differenza tra
pensare semplicemente una cosa e viverla direttamente:
convincersi di qualcosa significa viverla già ancor prima che
succeda.

Cosa significa dunque fare il salto quantico?


In un concetto di realtà olografica, sappiamo che molteplici e
infinite possibilità di realtà coesistono nello stesso momento,
dalle più improbabili alle più possibili. Ebbene, quello che in
meccanica quantistica viene chiamato salto quantico è il salto che
un elettrone fa da un orbitale a un altro, rilasciando un
quantitativo d’energia, appunto, quanto.

Dal punto di vista della psicologia quantistica, significa cambiare


uno stato emotivo non in funzione di ciò che accade, ma di ciò
che vogliamo che accada, indipendentemente dagli eventi.
Significa avere piena consapevolezza e volontà di quello che si
prova emotivamente.

In ambito di realtà olografica, significa effettuare un salto da una


realtà a un’altra. Sembra, in effetti, che questo tipo di pratica la

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effettuiamo già diverse volte al giorno. Basti pensare, ad esempio,
a tutte quelle volte in cui accade una serie di eventi (solitamente
improvvisi) che cambiano l’andamento della nostra vita.

SEGRETO n. 38: il salto quantico è il potenziale salto da una


realtà all’altra, gestibile per mezzo delle emozioni.

Diversi anni fa, ricordo, mi successe una cosa molto particolare.


Ricordo che era il mese di marzo… nel giro di tre giorni la mia
vita fu sconvolta da una serie di eventi praticamente improvvisi.
Il 14 ebbi un litigio con il titolare dell’azienda dove lavoravo e mi
licenziai; il 16 la mia ragazza mi lasciò dopo due anni; il 17,
portando a spasso il mio carissimo cane per la passeggiatina,
be’… mi morì improvvisamente tra le braccia…

Insomma, nel giro di soli quattro giorni la mia vita diede una
tremenda sterzata all’auto che stavo guidando, facendo crollare
tutto quello che avevo di più caro e che consideravo “certo”.
Ecco, questo è un salto quantico!

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L’esempio è magari molto drastico, ma serve a farti capire più
chiaramente cosa si intende con il termine salto. Ai quei tempi
ero già vicino a queste materie e, dopo qualche giorno per
riprendermi, capii cosa stava accadendo (nel Giorno successivo
approfondiremo il discorso). Di fatto i salti quantici avvengono
tutti i giorni, in modo a volte impercettibile.

Questo perché le diverse realtà nelle quali saltiamo


quotidianamente sono molto simili, e l’energia necessaria per
“saltare” è esigua. Molte delle realtà possibili, essendo queste un
numero infinito, sono infatti molto simili tra loro: capita quindi
che i cambiamenti a volte non vengano percepiti.

I cambiamenti sono dunque un segnale di questi salti quantici,


anzi, sono i salti quantici. I cambiamenti sono un cambio di
strada improvviso, una sterzata all’auto che stiamo guidando. La
cosa straordinaria è che di fatto possiamo effettuare questi salti in
modo consapevole.

«Non pensare di esserlo, convinciti di esserlo!»

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Per effettuare un salto consapevole, è necessario sentire e vivere
una situazione ancora prima che essa esista. E questo è il
richiamo: vivere a partire dalla risposta!

SEGRETO n. 39: per effettuare un salto quantico


consapevole è necessario vivere la situazione attesa come se
già fosse avvenuta.

C’è una grande ma sottile differenza tra il protendersi verso un


risultato e vivere all’interno di esso. Pensare di arrivare dove
vogliamo, cercare di raggiungere un traguardo, mentalmente ci
porta a perseguire un cammino, avvicinando i nostri pensieri a
quelle frequenze di desiderio o di speranza. Fare un salto
quantico non significa solo desiderare di arrivare o di essere.

Significa creare l’immagine di una realtà diversa da quella attuale


e viverci all’interno come se già fosse avvenuta, con le stesse
emozioni e sensazioni. Vuoi la casa dei tuoi sogni? Immaginala,
vivici già dentro, senti le emozioni che ti trasmette e vivi in modo
naturale come se già ci vivessi.

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Questo è il vero salto quantico! L’intensità delle emozioni
provate modellerà la realtà e gli eventi in funzione di quello che
stai vivendo. E non dubitare mai! La costanza è un altro elemento
fondamentale: più una sensazione è intensa e costante, più
energia diamo al processo possibilità-probabilità-certezza:

CERTEZZA

PROBABILITÀ

POSSIBILITÀ

Il diagramma qui presentato sta a indicare la mole di


manifestazioni legate a possibilità, probabilità e certezza della
realtà voluta. Il settore più in basso, quello delle possibilità,
rappresenta l’insieme delle realtà olografiche. Graficamente è
limitato da un contorno, ma sappiamo benissimo che la sua natura
è infinita.

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Per poter passare al settore superiore è necessaria una
focalizzazione intensa della nostra coscienza su situazioni
definite, creando dei limiti nelle possibilità infinite, pescando
insomma un insieme di possibilità simili tra loro che rispecchiano
quello che cerchiamo.

Il settore superiore, quello della certezza, impone una


focalizzazione ancora maggiore, e quindi un’energia ancora
maggiore da parte nostra. Questo ci porta a pescare nuovamente
dalle probabilità una realtà specifica tra queste, rendendola
certezza.

Il mezzo che ci permette di fare questi passaggi è la nostra


coscienza, la nostra immaginazione, la nostra costanza. Possiamo
riassumere il tutto in quattro semplici valori che chiameremo
flusso percettivo, ossia una serie di fasi interiori che tracciano un
cammino:
 stato (consapevolezza): è l’essere consapevoli che la realtà
è una conseguenza delle nostre emozioni. Questo ci
permette di averne un maggior controllo;

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 oggetto (immaginazione): è importante creare quelle
situazioni che desideriamo nella nostra mente, e quelle
emozioni legate a eventi che ancora devono avvenire. Così
facendo, permetteremo di attirare a noi e rendere più
probabile una realtà piuttosto che un’altra;
 valore (intensità): più i sentimenti che proviamo rispetto a
un evento che ancora deve accadere sono intensi, più la
probabilità che si manifesti la realtà voluta diventa
probabile;
 durata (costanza): più le nostre sensazioni sono costanti
nel tempo, più la probabile realtà avrà spazio per poter
manifestarsi.

SEGRETO n. 40: il modello del flusso percettivo è lo


strumento interiore per effettuare il salto quantico ed è diviso
in quattro fasi: stato, oggetto, valore e durata.

Immaginiamo la realtà che vogliamo come una persona che,


camminando, ci deve raggiungere. Lo stato consiste nella
consapevolezza, ossia nel fatto che sappiamo e siamo consapevoli

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che questa persona esista, cammini e che debba arrivare: siamo
già certi che arriverà… è solo una questione di tempo.

L’oggetto consiste nell’immaginazione, è la sua immagine che


cammina, il suo avvicinarsi, la sua azione e la sua esistenza. La
sua stessa esistenza dipende da noi, e più l’immaginazione è forte
e chiara in noi, più la sua immagine e il suo cammino sarà vero.

Il valore è l’intensità dei sentimenti provati, è il richiamo che


diamo a questa persona, una serie di telefonate o di contatti che la
attirano verso di noi. E più chiamate facciamo, più lei si
avvicinerà. È il modo per farci sentire.

La durata è la costanza nel provare queste emozioni, è la strada


che la persona percorre per giungere da noi, la strada che
costruiamo per lei. Se la costanza è forte, la strada rimane
spianata; se diminuisce, la strada, il canale che lei ha per
raggiungerci, si riempie di ostacoli rallentandone il cammino, o
addirittura facendola franare.

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Un esempio calzante può essere quello degli atleti di arti marziali
quando si accingono a spaccare un mattone o una tavola:
l’immagine è quella della tavola o del mattone già spaccato. Gli
atleti sono già proiettati in una realtà diversa da quella del
momento che stanno vivendo, creando e vivendo già la realtà
voluta.

La loro grande fermezza nel credere in questo, la loro


convinzione è tale da portarli a effettuare questo salto. Puoi
quindi immaginare quanta energia “mentale” sia necessaria per
realizzare questa realtà.

Più la realtà voluta è diversa da quella attuale, più energia


sarà necessaria per effettuare un salto quantico
Immagina le diverse realtà come degli appezzamenti di terra
separati da un fosso. Più le realtà sono simili, più i fossi da saltare
sono stretti. Quando le realtà cominciano a essere particolarmente
diverse e distanti tra loro, il fosso tra loro diventa più ampio, e
l’energia necessaria per saltare è più consistente.

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Qualche tempo fa ho incontrato una persona, una ragazza che
desiderava fortemente un cambio della propria vita professionale,
desiderando di fare la rappresentante. Mai aveva avuto
un’esperienza simile, ma ugualmente era ferma su questa scelta.
Ricordo che andò a fare una visita medica. Le venne prima
sottoposto un questionario da compilare e, tra le domande, una
chiedeva la sua professione.

In modo istintivo e naturale, lei scrisse: «Rappresentante». Pensa:


tale era la sua proiezione in questa realtà, che già le sue
sensazioni erano vive più che mai! Entrando per la visita,
cominciò a conversare con l’addetta che, letto il questionario, le
chiese che lavoro facesse.

Lei spiegò che in realtà era in cerca, e incredibilmente


l’infermiera le disse che il marito faceva già questo lavoro e che
nella sua azienda stavano cercando una persona per coprire una
zona che era rimasta scoperta poco tempo prima. Ebbene, il
giorno dopo la ragazza fece il colloquio e cominciò a lavorare dal
giorno successivo, oltretutto con un trattamento economico di
tutto rispetto.

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Questo esempio mi sta particolarmente a cuore per due motivi:
uno, perché è accaduto mentre scrivevo questo ebook, e l’altro è
che questa persona mi è al momento a fianco nella vita. L’effetto
suggestivo dunque è la chiave di tutto! Nel dominio olografico
non è solo una suggestione. È in realtà un richiamo, è il modo di
“selezionare”, per così dire, e materializzare quella realtà che
vogliamo si manifesti.

In realtà, dal momento stesso in cui viviamo una certa situazione,


che sia una preghiera intensa o spinti da una motivazione molto
forte, il salto quantico è già stato effettuato, e il processo per
arrivare a ottenere il risultato voluto è già partito.

Molti studi hanno dimostrato che nel momento stesso in cui si


prega fortemente per qualcosa, si vive già in una realtà differente.
Smettere di pregare, di fatto, ci fa effettuare un altro salto alla
realtà precedente. Si è addirittura sperimentato che per effettuare
un salto di coscienza basta l’intervento minimo dell’1% della
popolazione: la “convinzione” di una persona è in grado di
influenzare la realtà di circa cento persone.

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Questo è il quantitativo minimo d’energia richiesto dall’universo
olografico per variare e focalizzare una realtà diversa.
L’esperimento fu effettuato su un gruppo di persone (circa un
centinaio) esperte di “meditazione”. Fu chiesto loro di meditare e
di visualizzare momenti di pace e serenità. Fu riscontrato che gli
effetti di questi esperimenti ripetuti avevano portato a un drastico
calo della delinquenza della zona di riferimento. Ma quando
l’esperimento terminava, le condizioni tornavano a essere quelle
di prima. È chiaro da quest’esempio quale sia l’importanza della
costanza in un dominio quantistico. Di certo non avverrà che la
mattina ci si svegli e le cose siano stravolte.

Più il cambiamento è rilevante, più il fattore tempo avrà un valore


alto, ma di fatto rimane che il salto è stato effettuato. Tutto sta a
non farne un altro magari spinto dallo sconforto… e qui subentra
il flusso percettivo.

SEGRETO n. 41: il salto quantico di fatto avviene già


istantaneamente ogni qualvolta viviamo emozioni diverse da
quelle che la realtà attuale dovrebbe farci provare.

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Una domanda potrebbe dunque essere: «Come si può vivere
un’emozione per qualcosa che ancora non c’è?» Ad esempio:
possiamo immaginarci all’interno di un’automobile da corsa
mentre guidiamo mentalmente lungo un tragitto e, nel farlo,
possiamo sperimentare e percepire direttamente le varie
situazioni.

Dobbiamo impersonare nella vita di ogni giorno ciò che


decidiamo di sperimentare nel mondo, proprio quelle cose che
scegliamo di vivere nella realtà. Se ogni elemento di un
ologramma rispecchia l’ologramma intero, allora anche noi, in
quanto elementi di una realtà e di un universo olografico,
rispecchiamo tutto interamente. Abbiamo già dentro tutto, tutti gli
strumenti e le risposte che ci servono, e tutto quello che proviamo
è già giusto! A fronte di tutto questo, identifichiamo ora otto
chiavi focali per il salto quantico.

Chiave n. 1: essere – fare - avere


«Prima di tutto, devi cominciare sapendo che sei già arrivato!»
(Jonathan Livingston, Il Gabbiano).

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Il cuore del concetto quantico è quello che abbiamo espresso nel
processo inverso: vivere già quello che vuoi essere prima ancora
di esserlo.

ESSERE

FARE

AVERE

Questo schema rappresenta l’espressione massima del concetto


quantico. Il cerchio esterno è la manifestazione ultima della
realtà. Il cerchio più piccolo è la partenza, la base per poter
manifestare una realtà piuttosto che un’altra.

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Essere significa porsi già nella condizione di vivere l’esperienza
che vogliamo sperimentare. Modificando alla radice il nostro
modo di essere, le azioni che ne scaturiranno saranno una diretta
conseguenza della realtà che stiamo modellando.

Avere è lo stadio conclusivo dove il tutto viene manifestato. La


sfera dell’essere corrisponde a quella scelta che facciamo, come
detto in precedenza, tra le infinite possibilità della realtà
olografica. Scegliendo di essere in un determinato modo,
focalizziamo la nostra coscienza su un numero di possibilità più
limitate e simili tra loro rispetto a quelle infinite.

Di conseguenza le nostre azioni avverranno in funzione di ciò che


siamo in quel momento, scremando ulteriormente le possibilità di
realizzazione della realtà ricercata. Infine, nella sfera dell’avere,
il richiamo della realtà più probabile, più simile a ciò che stiamo
sperimentando, tenderà a manifestarsi. Essendo l’insieme delle
possibilità infinito, la realtà che mi serve c’è per forza, e più attuo
il processo del flusso percettivo, più la realtà prenderà la piega
desiderata.

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SEGRETO n. 42: la prima chiave di consapevolezza è essere-
fare-avere, essere qualcosa prima di averla.

Chiave n. 2: chi dà riceve


«Fai al tuo prossimo quel che vorresti sia fatto a te»
È importante sapere (cosa che approfondiremo nel Giorno
successivo) che quello che la vita ci manifesta sotto forma di
realtà quantistica è una sorta di specchio: tutti i sentimenti che
“diamo” al mondo, ci ritornano sotto forma di manifestazioni.
Insomma: quello che diamo, riceviamo e la nostra responsabilità
su quanto ci accade, a questo punto, risulta essere maggiore di
quanto si possa pensare.

La qualità della realtà che tendiamo a manifestare è dunque in


funzione della qualità delle emozioni e convinzioni che diamo
all’universo olografico. E anche le paure fanno parte della gamma
di queste emozioni. Molte volte la vita ci mette davanti alle
situazioni che più ci fanno paura. Avere coraggio non significa
non avere paura, ma andare oltre.

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L’affrontare i problemi a viso aperto significa semplicemente
eliminare questa sensazione rispetto a qualcosa. Se non
decidiamo di affrontarla, essendo la paura un’emozione molto
intensa, questi eventi ci capiteranno in modo sempre più
accentuato.

La soluzione sta nel “provare” sensazioni dentro di noi che


eliminino il loro realizzarsi. In breve, davanti ad una situazione
da risolvere, poniti emotivamente come già risolta utilizzando il
flusso percettivo. È ovvio quindi pensare che i meccanismi
quantici rispondono come specchi, e diventa importantissimo a
questo punto valutare approfonditamente quali sentimenti doni al
mondo e quali convinzioni sono alla base del tuo essere.

Dona il tuo tempo, il tuo sorriso, i tuoi talenti, il tuo perdono, il


tuo altruismo e tutto quello che puoi concepire come le cose più
“buone” che possano esistere, incondizionatamente, solo per
farlo. Non per avere in cambio qualcosa. Vivi e dai senza pensare
che qualcosa ti debba tornare in dietro, avendo già la sicurezza
che ti arriverà quello che hai dato.

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SEGRETO n. 43: chiave 2 - dare per ricevere è il motivo per
cui ci accade ciò che accade, siamo più responsabili di quanto
si possa pensare.

Chiave n. 3: inizia con un sogno


«L’immaginazione è più importante della conoscenza perché
infinita» (A. Einstein).

Che cosa immagini del tuo futuro? Qual è quella cosa, o quelle
cose, che desideri che si realizzino? Cosa desideri cambiare della
tua vita che ora non va? Come rispondi a queste domande? Ci
saranno sicuramente delle cose o situazioni che vorresti cambiare.
Ci sarà sicuramente una situazione che vorresti andasse meglio.
Modellare la realtà è una funzione intrinseca dell’uomo, risultato
di quanto si sta “scoprendo” dalla meccanica quantistica. Pensa a
una situazione, a una realtà che vorresti si manifestasse.

Comincia a sognare, a immaginare quello che vorresti. Crea un


piccolo film nella tua mente. Cerca, anche per gioco, di riempire
di dettagli l’ambiente o la situazione che stai immaginando.

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Questa immagine che stai creando viene chiamata matrice, è uno
schema mentale.

Questa metodica sfrutta il fatto che la mente non è in grado di far


distinzione tra le informazioni che riceve da fuori e quelle che
riceve da dentro (praticamente non fa distinzione tra realtà fisica
e fantasia). Immergiti completamente in questo film, guardati
mentre fai un’attività o scruta tutto quello che hai intorno
rendendolo il più vero possibile.

Dai libero sfogo a quello che ti viene in mente, e osserva quello


che la fantasia e i tuoi desideri ti fan vedere. Fai molta attenzione
a quello che stai provando in termini di emozioni, e cerca di
esaltarlo e amplificarlo. Non pensare di dover raggiungere un
obiettivo. La sottile differenza sta nel fatto che devi trarre energia
da esso piuttosto che protrarti a raggiungerlo.

Non pensare di arrivare, ma vivici già all’interno, sentendoti…


comportandoti già in quel modo. Dal momento che fai questo, il
salto quantico è già avvenuto. E più mantieni vivo il flusso
percettivo, più vedrai - con tuo grande stupore - il manifestarsi di

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ciò che stavi solo immaginando. Comincia così, con il vivere un
sogno, una realtà diversa.

Riversa al suo interno tutta quella gamma di emozioni positive


che puoi trovare. Meglio se fai tutto questo dopo aver raggiunto
un rilassamento profondo, e raggiunto la zona alpha, magari
volontariamente, magari prima di dormire. Ricorda che la cosa
più importante è immaginare! Da qui parte tutto: vedrai da lì a
qualche tempo quello che succede…. e solitamente proprio
quando meno te lo aspetti!

SEGRETO n. 44: chiave 3 - iniziare con un sogno,


immaginare, è lo strumento interiore che permette alla nostra
coscienza di interagire con la realtà olografica.

Tieni sempre presente una cosa importante: non sempre gli effetti
di un salto quantico sono immediati. Potrebbe volerci del tempo
prima di vedere i cambiamenti, specie se il cambiamento voluto è
grande. Più il risultato voluto è diverso da ora, più energia viene
richiesta per effettuare il salto.

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È fondamentale avere una fortissima convinzione che le cose
“saranno così” come vogliamo. Ed è altrettanto importante
mantenere nel tempo questa certezza, senza cambiare le nostre
convinzioni. Ti ribadisco quindi che il tuo apporto è
fondamentale: grande impegno, determinazione e azione sono il
fuoco che alimentano il motore!

Chiave n. 4: assecondare la strada


C’è una verità elementare che troppo spesso oscuriamo perché
considerata di poco conto. Tutti noi abbiamo delle caratteristiche
particolari, che ci rendono diversi gli uni dagli altri, e ci rendono
unici. C’è da chiedersi: perché? Per quale motivo ogni persona ha
delle caratteristiche particolari completamente diverse da quelle
degli altri? Certo, le esperienze della vita influenzano i nostri
modi di pensare, ma questo non basta.

Le stesse esperienze, vissute da persone diverse, hanno effetti


diversi. Questo significa che le caratteristiche della persona
vanno ben oltre le semplici esperienze. E allora perché ci sono i
geni, i matematici, gli artisti? Per quale motivo il pittore è spinto

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a dipingere e non a fare matematica, o viceversa? Tutti nasciamo
con delle caratteristiche, delle passioni e dei talenti.

Questi talenti esistono e sono soggettivi, esistono per un motivo.


Il nostro posto nella realtà olografica è dato dai nostri talenti, e
seguendo questi, seguiamo la nostra strada. È importante capire
chi siamo, quali talenti ci contraddistinguono, quali sono le nostre
qualità. Essere sinceri con se stessi è alla base di una vita
realizzata.

Ti propongo un piccolo esercizio da fare. È uno specchietto che


può aiutarti a guardare a fondo dentro di te e a capire quali sono i
tuoi talenti. Si tratta di una serie di domande che possono aiutarti
a comprendere meglio certi meccanismi più nascosti:
 Quali sono le attività che più mi piacciono e mi soddisfano?
 Qual è il mio desiderio segreto?
 Per cosa mi fanno i complimenti?
 In che cosa ho avuto successo nella vita?
 Quali sono alcuni dei miei punti forti?
 Cos’è che non farei mai?
 Per cosa invece rischierei la vita?

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 Qual è il mio posto nel mondo?
 In cosa posso contribuire per migliorare quello che ho
intorno?

Queste domande seguono una linea precisa:


 le rosse, le tue passioni;
 le blu i tuoi talenti;
 le verdi i tuoi valori;
 le viola le tue considerazioni su te stesso.

È importante seguire l’ordine delle domande, perché le risposte


sono legate le une alle altre. Le ultime due domande
rappresentano un po’ quelle che sono le conclusioni a fronte di
quanto hai risposto alle altre.

Tutto questo per capire verso cosa la tua vita è orientata.


Riuscendo a capire meglio tutto questo, sarà più facile poter
effettuare un salto quantico “ottimizzato”, ossia creare una realtà
diversa da quella attuale in modo più veloce e consono alla tua
persona: è molto più “semplice” cavalcare un cavallo seguendo la
direzione che ha già preso.

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Fare un salto quantico in una realtà consona alla tua persona ti
darà una forza e una voglia maggiore che si realizzi, e
amplificando queste sensazioni, accelererai il processo del flusso
percettivo.

SEGRETO n. 45: chiave n. 4 - le nostre caratteristiche


personali hanno motivi precisi per esistere. Capirli e
assecondarli, ottimizza la qualità dell’evento che ci
attendiamo.

Chiave n. 5: conosci già la risposta


«Che tu possa pensare di farcela o di non farcela, hai comunque
ragione!» (H. Ford).

Vivere a partire dalla risposta: questa è l’essenza del salto


quantico! Nel momento in cui ti fai una domanda, o accendi un
desiderio, o preghi per qualcosa, hai già modificato la realtà. La
domanda che ti sei posto o la preghiera che hai fatto, contengono
già la risposta.

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Se chiedi qualcosa, significa che quel qualcosa esiste. E nel
momento in cui vivi fortemente una situazione, hai già reso
possibile l’attuarsi della realtà che cerchi. Il processo inverso sta
a indicare proprio questo.

SEGRETO n. 46: chiave n. 5 - per ogni domanda o preghiera


che si possa fare, la risposta è già al suo interno e immediata.

Chiave n. 6: adeguatezza
«Se c’è soluzione, perché ti preoccupi? Se non c’è soluzione,
perché ti preoccupi?» (proverbio cinese).

Ecco un’altra chiave fondamentale: la qualità dei nostri


sentimenti! Come abbiamo detto finora, il processo inverso, ossia
vivere un’emozione per una realtà che ancora deve avvenire, è il
primo elemento per effettuare il salto quantico. Allora si potrebbe
dire che qualsiasi cosa io voglia, è possibile che si realizzi. Ad
esempio: voglio essere ricco! Be’… non è proprio così.

Come abbiamo visto prima dagli esperimenti effettuati, pare


infatti che i “meccanismi” di un universo olografico siano effetto

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di particolari sentimenti. Il concetto è quello di “utilizzare”
sentimenti, emozioni e convinzioni che siano in risonanza con
l’ologramma stesso. L’universo olografico utilizza, per così dire,
delle frequenze che tendono all’equilibrio.

Per potersi sintonizzare con esso, è necessario utilizzare al meglio


le stesse frequenze, che emotivamente possiamo tradurre come
armonia, altruismo e quella parola che tanto usiamo: amore. È
quindi necessario essere adeguati riguardo ai sentimenti da
provare nella nostra vita. Ad esempio: voglio essere ricco! Quali
sono i sentimenti che puoi provare riguardo questa affermazione?

Se lo vuoi per puro egoismo, la reazione che potresti avere


potrebbe non essere quella desiderata. Se lo fai per migliorare la
situazione della tua famiglia… già meglio! Ricordi l’esempio che
ho fatto su di me nel Giorno 2? Quello sulla casa? Ecco,
probabilmente l’emozione che più ha modellato la realtà è stata la
tenerezza e l’istinto di protezione che avevo nei confronti di mia
madre.

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Nel momento stesso in cui “lavoro” consapevolmente sulla realtà
olografica, la stessa realtà funziona da specchio. Il collegamento
tra le cose che costituisce l’essenza dell’universo olografico, mi
porta a modificare le situazioni che ho intorno. Cambiando me
stesso, modificherò anche tutte le cose che a me son collegate.

Per capirci: se cucino una zuppa e cambio la temperatura


dell’acqua, ogni ingrediente della zuppa modificherà le proprie
caratteristiche. Nel Giorno successivo affronteremo meglio
questo argomento.

SEGRETO n. 47: chiave n. 6 - dalla qualità dei sentimenti che


proviamo, dipende la qualità della realtà che si manifesta; è
quindi importante avere sentimenti e convinzioni adeguate.

Chiave n. 7: bussa e ti sarà aperto


Chiedi e ti sarà dato; ti riporto in questa chiave una semplice
citazione che puoi usare ogni qualvolta le tue paure ti creano
dubbi, o la tua fede in quello che fai viene meno: «(…) fino a
quando un individuo non si impegna, questi esita, rischia di tirarsi
indietro, di rimanere sempre inconcludente. Esiste una sola verità,

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molto semplice, in tutte le azioni protese a promuovere,
l’ignoranza della quale distrugge innumerevoli idee e splendidi
progetti: nel momento in cui una persona si impegna, interviene
anche la provvidenza. Viene in aiuto un insieme cose che
altrimenti mai sarebbero accadute. Dalla decisione scaturisce un
fiume di avvenimenti, facendo sorgere a proprio favore ogni tipo
di imprevisti, incontri e sostegno materiale, che nessuno potrebbe
immaginare potessero accadere.

Ho un profondo rispetto per il seguente distico di Goethe:


‘Qualsiasi cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, falla.
L’audacia ha in sé genialità, forza e magia.’» (W.H. Murray,
1951)

Penso che questa citazione basti e avanzi. Leggila ogni qualvolta


ti serve!

SEGRETO n. 48: chiave n. 7 - «Qualsiasi cosa tu possa fare, o


sognare di poter fare, falla. L’audacia ha in sé genialità, forza
e magia.»

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Chiave n. 8: azione
Cosa vuol dire allora vivere una realtà che vogliamo, ancor prima
che essa esista? Innanzitutto: tutto ciò che succede, avviene in
funzione di ciò che desideri. Se desideri cambiare lavoro, ad
esempio, è importante capire che lavoro tu voglia fare, valutare i
tuoi talenti e le tue passioni. Identificalo pienamente, come
espresso nella chiave n. 4. Vivici, senti le sensazioni che esso ti fa
nascere, amplificale. Guardati mentre lavori, guarda quello che
fai, guarda l’ambiente e immagina più dettagli possibili.

SEGRETO n. 49: comportati e sentiti nella vita di tutti i


giorni nel modo in cui vuoi che la realtà si manifesti.

A questo punto comportati di conseguenza: ti senti un poliziotto?


Comportati da poliziotto, sentiti poliziotto!

Personalmente ho cominciato a lavorare nel campo commerciale


a circa venti anni. Il mio iter professionale mi ha portato quindi a
lavorare con le persone e a gestirle. Lavorando sulle mie
caratteristiche, ho capito chi ero nella mia vita professionale e
cosa volevo fare: il formatore.

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Bene, ho cominciato a sentirmi tale comportandomi da tale. Nella
mia mente mi sentivo formatore e come tale “mi comportavo”.
Cominciarono allora, incredibilmente, a presentarsi delle
situazioni diverse. Sopraggiunsero delle opportunità che mai
erano accadute, arrivando io persino a scrivere degli ebook di
formazione sulla crescita personale.

Molte “coincidenze” avvennero: una volta ricordo che volevo


contattare un’azienda di mia conoscenza per propormi come
consulente… ma rimandavo, un po’ per impegni, un po’ per altro.
Insomma: da lì a poco quella stessa azienda mi contattò, portando
avanti una collaborazione di consulenza... inutile dire che rimasi a
bocca aperta!

Queste chiavi sono dei cardini d’atteggiamento, punti focali per


ottimizzare il salto quantico. Per capire meglio immaginiamo
l’uomo come il processo di un computer:

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Funzione Computer Uomo

Hardware Cpu, stampante, ecc. Realtà

Sistema Windows, ecc. Coscienza


Operativo

Software Word, excel, ecc. Sentimenti,


Emozioni,
Preghiere,
Convinzioni
Come un software che si interfaccia con il sistema operativo di un
pc e ne gestisce l’hardware, allo stesso modo i nostri sentimenti e
convinzioni si interfacciano con la nostra coscienza profonda che
modella la realtà.

SEGRETO n. 50: per cambiare la nostra realtà, dobbiamo


cambiare i comandi di sentimenti, convinzioni, preghiere ed
emozioni che “programmano” la realtà stessa.

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RIEPILOGO DEL GIORNO 5:
 SEGRETO n. 38: il salto quantico è il potenziale salto da
una realtà all’altra, gestibile per mezzo delle emozioni.
 SEGRETO n. 39: per effettuare un salto quantico
consapevole è necessario vivere la situazione attesa come
se già fosse avvenuta.
 SEGRETO n. 40: il modello del flusso percettivo è lo
strumento interiore per effettuare il salto quantico ed è
diviso in quattro fasi: stato, oggetto, valore e durata.
 SEGRETO n. 41: il salto quantico di fatto avviene già
istantaneamente ogni qualvolta viviamo emozioni diverse
da quelle che la realtà attuale dovrebbe farci provare.
 SEGRETO n. 42: la prima chiave di consapevolezza è
essere-fare-avere, essere qualcosa prima di averla.
 SEGRETO n. 43: chiave 2 - dare per ricevere è il motivo
per cui ci accade ciò che accade, siamo più responsabili di
quanto si possa pensare.
 SEGRETO n. 44: chiave 3 - iniziare con un sogno,
immaginare, è lo strumento interiore che permette alla
nostra coscienza di interagire con la realtà olografica.

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 SEGRETO n. 45: chiave n. 4 - le nostre caratteristiche
personali hanno motivi precisi per esistere. Capirli e
assecondarli, ottimizza la qualità dell’evento che ci
attendiamo.
 SEGRETO n. 46: chiave n. 5 - per ogni domanda o
preghiera che si possa fare, la risposta è già al suo interno
e immediata.
 SEGRETO n. 47: chiave n. 6 - dalla qualità dei sentimenti
che proviamo, dipende la qualità della realtà che si
manifesta; è quindi importante avere sentimenti e
convinzioni adeguate.
 SEGRETO n. 48: chiave n. 7 - «Qualsiasi cosa tu possa
fare, o sognare di poter fare, falla. L’audacia ha in sé
genialità, forza e magia.»
 SEGRETO n. 49: comportati e sentiti nella vita di tutti i
giorni nel modo in cui vuoi che la realtà si manifesti.
 SEGRETO n. 50: per cambiare la nostra realtà, dobbiamo
cambiare i comandi di sentimenti, convinzioni, preghiere
ed emozioni che “programmano” la realtà stessa.

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GIORNO 6:
Guida alle possibilità della vita

È necessario a questo punto del cammino approfondire il concetto


di tempo quantico. Da sempre l’uomo ha cercato di andare oltre il
velo che nasconde dietro di sé il “significato del tempo”, ma esso
è misterioso. Non ha soggettivamente sempre la stessa durata: ad
esempio, nel sonno o in ipnosi possiamo apparentemente vivere
in pochi istanti un tempo molto lungo.

Il tempo, come soggettivamente percepito, nasce dall’interazione


tra memorie e intenzioni, e dal loro confronto con la realtà che
percepiamo coi sensi, alla quale diamo un’interpretazione. Come
esseri olografici, quindi, semplicemente interpretiamo anche il
tempo.

Sono gli elementi legati alle memorie e alle nostre immaginazioni


che intervengono continuamente, dandoci “l’idea”, la sensazione
di un presente che va in una direzione (verso il futuro). Anche il
concetto di tempo appare come un artificio personale.

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Così come la visione tridimensionale richiede l’uso di elementi
provenienti dai due occhi, il tempo nasce dall’incontro tra
elementi del passato (come le memorie) e avvenimenti del futuro,
nell’interpretare e selezionare gli elementi sensoriali che
percepiamo.

Questo concetto esprime il fatto che l’interpretazione è data


dall’incontro di un’onda temporale che viaggia verso il futuro e di
un’altra onda che viaggia indietro nel tempo. Quest’incontro
attualizza una possibilità nel presente:

Dal passato.. Presente dal Futuro

Possiamo dunque considerare il momento attuale come


l’attualizzazione, al presente, dell’onda proveniente dal passato, e

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l’attualizzazione dell’onda di eventi possibili proveniente dal
futuro.

SEGRETO n. 51: il momento presente, in un dominio


olografico, è l’incontro tra l’onda temporale del passato e
quella che arriva dal futuro.

L’incontro stesso delle due crea il presente, che nella nostra vita,
con un po’ più di senso pratico, possiamo considerare come le
nostre esperienze vissute (onda del passato) che si incontrano con
l’insieme delle possibilità future (onda dal futuro). Possiamo
pensare che il presente costituisce una misurazione del futuro
condotta anticipatamente.

Per il futuro il tempo presente rappresenta quindi


un’informazione della forma che dovrà prendere, anche se ha
un’esistenza autonoma. Ma da un punto di vista non umano,
diciamo così, uscendo un po’ dai canoni del nostro modo di
pensare, per l’onda che arriva dal passato, il presente rappresenta
una conseguenza… ma lo è anche per l’onda che arriva dal
futuro…

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Semplificando al massimo: il presente è anche una conseguenza
dell’onda che arriva dal futuro. Seguendo la rappresentazione del
grafico di prima le direzioni sono opposte, e il presente è in realtà
una conseguenza di entrambe le forme d’onda… nella nostra
percezione limitante sentiamo e viviamo solo quella
unidirezionale che arriva dal passato.

In breve: nel presente possediamo delle informazioni che arrivano


da momenti futuri! E qual è lo strumento che ci permette di
sondare queste informazioni? Nel dominio olografico è:
l’intuizione! Seguendo questo filone, essendo l’onda dal futuro un
insieme di realtà possibili, il momento presente assume un valore
molto più rilevante rispetto a quanto si pensa in modo comune:

La misurazione del presente è già di fatto una misurazione


del futuro.
In questo contesto, parlare di salto quantico appare illuminante:
saltare da una realtà olografica a un’altra significa saltare da una
forma d’onda proveniente dal futuro a un’altra… e che già
esiste!! È importante quindi permettere al futuro di esprimersi al

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Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook


meglio facendo sì che, come conseguenza di un salto quantico,
scorra in modo autonomo.

La visione che abbiamo tutti i giorni è quindi quella di un tempo


lineare: in quest’ottica pare essere solo un illusione, frutto della
nostra percezione, che può essere sostituita con un concetto di
tempo geometrico. Secondo vari ricercatori, il fatto che
percepiamo il tempo come una linea unidirezionale è dovuto alla
differenza tra quello che possiamo considerare il tempo
soggettivo (percezione del susseguirsi di una serie di eventi) e
tempo geometrico (continuo, reversibile e multidirezionale).

La relazione che sperimentiamo tra questi due tempi dipende


dalla natura del nostro sistema conscio. Gli stati quantici sono
come delle eternità, immersi in un concetto di tempo a più
direzioni, e solo le nostre informazioni consce al riguardo
corrispondono a fotografie di questi, apparentemente immerse in
un tempo.

A livello fondamentale non c’è qualcuno che possa misurare il


tempo! C’è solo misurazione e percezione quantica, e questa crea

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Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook


l’esperienza di un “io” che osserva e misura qualcosa. In questo
dominio l’intenzione è fondamentale: mentre, infatti, la nostra
percezione della realtà avanza in un certo modo, il suo incrociarsi
con l’onda proveniente dal futuro ha effetto nell’evento mentale
che percepiamo.

La percezione soggettiva di questo evento è caratterizzata da


un’intenzione, che dipende dall’incrocio tra questi due flussi.
Riprendendo i colori del grafico precedente:

Onda del passato + Onda del futuro =


intenzione che ci guida nella percezione della realtà

Questo significa che ogni nostra percezione soggettiva è virtuale,


in quanto esiste solo nell’arco di tempo dell’incontro tra queste
due onde. Lo svilupparsi del tempo può quindi essere visto come
un modello tridimensionale piuttosto che lineare, immaginandolo
come un cubo o una sfera piuttosto che una linea. All’interno di
questo cubo il tempo non scorre in una direzione ma si diffonde
come un gas, in più direzioni.

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SEGRETO n. 52: il concetto di tempo lineare è il riflesso
olografico di un modello di tempo geometrico
multidirezionale.

L’incontro tra passato e futuro avviene nella nostra mente,


attraverso la nostra coscienza che è in grado di “interfacciarsi”
con il mondo quantico.

Una piccola spiegazione tecnica


Un evento D sveglia la memoria A. Seguendo l’onda che viene
emessa dal passato, si propaga verso il futuro a partire dalla
memoria A, finché non incontra un elemento di adattamento (una
possibilità adeguata) futuro G che assorbe l’onda. A questo punto
l’elemento G riflette l’onda emettendone una di risposta (come un
radar, per intenderci), un’onda che torna indietro nel tempo fino
alla memoria passata.

Nel momento centrale del presente i due elementi sono


sovrapposti. Cerchiamo di fare un esempio: sei in un fosso e devi
uscire. L’idea di uscire è quindi uno stato futuro. Questa si

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Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook


incontra dapprima con l’onda del passato attraverso le memorie.
Esperienze simili a questa sono uno stato del passato.

L’incontro tra l’idea futura di uscire e le esperienze del passato


spingono la tua attenzione a trovare una soluzione, magari
chiamando aiuto o spostando la tua attenzione attorno,
osservando gli elementi circostanti. Vedi una corda in terra. La
corda stimola una sovrapposizione quantica contenente tutti gli
usi passati della corda e le memorie corrispondenti.

Questa sovrapposizione quantica si incontra con l’idea di uscire e


decidi di provare a utilizzare la corda. In altre parole, il tuo stato
di attenzione presente è il frutto dell’incontro tra lo stato del
futuro e lo stato del passato. Anche l’esperienza del tempo che
viviamo tutti i giorni, altro non è che il riflesso di un concetto di
tempo molto più profondo.

Possiamo quindi sostenere che di fatto il tempo lineare è una


proiezione di un modello di tempo geometrico: in quanto
proiezioni noi stessi, le nostre percezioni sono legate a questo
livello d’esistenza. L’intuizione, lo sviluppo dell’intelligenza

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intuitiva è quello stato di coscienza che è in grado di
interfacciarsi con questo dominio profondo.

Ponendo attenzione al momento presente, siamo già in contatto


con il futuro, e ne riceviamo i messaggi attraverso l’intelligenza
intuitiva. L’atteggiamento quantico affronta il concetto di
potenzialità della vita. È importante comprendere il concetto di
possibilità multiple, di possibilità nascoste e capire il significato
e l’utilità che possono avere l’intuizione e l’atteggiamento nella
nostra vita.

Può essere la chiave per effettuare più salti quantici in modo


naturale e automatico, senza dover attuare strategie particolari,
facendo in modo che la piega della nostra vita scorra in modo
spontaneo. La definizione sovrapposizione quantistica sta a
indicare che ogni momento della vita è fatto di possibilità in
sovrapposizione, ovvero sia: vi è certezza dell’incertezza.

Uno dei valori più importanti che emerge dall’atteggiamento


quantico è che è necessario operare con insiemi di probabilità
piuttosto che con certezze, in quanto è impossibile conoscere tutti

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gli aspetti della vita contemporaneamente. Accettare questo fatto
apre la strada all’utilizzo di tecnologie mentali nuove e adatte a
tale situazione. Non possiamo avere certezze sulle singole cose,
ma possiamo infatti avere certezze sulle probabilità.

L’atteggiamento quantico insegna quindi anche ad agire e pensare


in modo da avere naturalmente più opportunità nella vita,
nonostante i cambiamenti, e trarne più profitto. Insegna anche ad
aprirsi a nuove dimensioni dello spirito non quantificabili
materialmente e che portano l’accento su di una crescita
personale basata sull’aspetto della nostra coscienza, cioè quella
parte di noi che è dietro ad ogni nostra percezione.

Questa sorta di “tecnologia” sviluppa la parte creativa della


mente, e aiuta ad adottare l’atteggiamento più efficace. I due
strumenti interiori da utilizzare per uno scorrere armonioso e
autonomo della nostra vita sono l’attenzione al momento
presente, da concepire come incontro tra passato e insieme di
possibilità future, e l’intuizione, che ci “porta messaggi” dallo
scorrere inverso del futuro verso di noi, dall’insieme delle
possibilità che possono accadere.

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SEGRETO n. 53: l’attenzione e l’intuizione sono gli strumenti
interiori che ci permettono di comunicare con il modello di
tempo geometrico.

Il primo valore da considerare è la creatività


L’insegnamento quantico ci porta all’attenzione della parte della
mente che chiamiamo “creatività” e sapere come essere creativi
per sviluppare possibilità. La creatività ci apre l’accesso al campo
delle potenzialità: se è vero che le possibili realtà olografiche
sono infinite, è allora anche vero che qualunque fatto o
avvenimento si possa immaginare, per quanto possa sembrare
fantasioso, è già dentro l’insieme delle realtà possibili.

Questo infatti permette di individuare più vie di soluzione ai


problemi. La creatività è naturale - e lo vediamo già nei bambini -
anche se l’educazione e un mondo pensato in maniera lineare
tende a depotenziarla. Chi ha una sola linea d’azione possibile
prima o poi rischia di fallire. Un esempio: se siamo in autostrada,
e la nostra auto ha il volante bloccato, prima o poi rischiamo di
uscire di strada.

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Quindi:
1. per avere successo è importante avere nella mente più
strategie possibili d’azione in contemporanea, e scegliere
nel corso dell’azione quella più utile da mettere in atto;
2. se vogliamo avere ancora più successo è utile che sia la
parte della mente che è più adatta e capace di far ciò (la
nostra mente inconscia) ad occuparsi dell’individuare le
possibilità. Infatti, non tutte le possibilità sono
quantificabili razionalmente e ci sono sempre molti
elementi non osservabili direttamente che influenzano la
realtà.

Può essere utile a questo proposito utilizzare una semplice tecnica


chiamata brainstorming (letteralmente: tempesta cerebrale):
prendi un foglio e comincia a scrivere tutte le idee che ti vengono
in mente. Scrivi anche quelle più irrazionali o quelle più
assurde. Può essere utile scriverne cinque o dieci ogni giorno.
Nell’insieme delle idee scritte, ce ne saranno molte da cestinare e
magari solo una che ci sarà utile: è quella che ci servirà! Questa
tecnica ci permette di attivare la parte della mente che di solito

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non lavora (la parte creativa). Le idee più utili saranno quelle che
arrivano dopo aver scritto le prime!

SEGRETO n. 54: il primo di quattro valori da considerare è


la creatività, che ci permette di uscire dagli schemi mentali
classici e di elaborare sempre strategie nuove.

Il secondo valore è che il significato delle nostre azioni è dato


dall’incontro con la realtà.
La creatività deve sempre andare verso l’elaborazione di una
pluralità di linee possibili, ossia verso un insieme di più
possibilità. Ogni momento della nostra vita può essere infatti
rappresentato come una sovrapposizione di possibilità che
verifichiamo in una maniera o nell’altra.

Definiamo un insieme di più possibilità in contemporanea, che


divengono attuali solo al momento dell’azione, una
“sovrapposizione di possibilità”. In una sovrapposizione di
possibilità mentale le possibilità esistono in ambito di “possibile”,
e divengono osservabili solo quando arrivano alla nostra
coscienza.

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Il fenomeno è più frequente di quanto si pensi: nel riconoscere
un’immagine, ad esempio, le interpretazioni possibili possono
essere in sovrapposizione quantistica fino al momento della loro
attualizzazione.

SEGRETO n. 55: il secondo valore è l’incontro con la realtà,


che materializza gli eventi possibili derivati dalla creatività.

Terzo valore: è utile sovrastimare le possibilità positive


Nulla è assolutamente sicuro nella vita, e tutto è sempre
rappresentato da una probabilità. Il termine probabilità è però un
quasi sinonimo di possibilità. Questo modo di vedere ci fa
abbandonare le false certezze di un mondo immutabile.

Ma dall’altra apre la strada a vedere le possibilità e le


opportunità del mondo in evoluzione permanente. Anche se
pensiamo che non ci siano possibilità in realtà ne esistono. Ci
sono sempre più possibilità di quelle che calcoliamo fisicamente.
Molte possibilità dipendono infatti da noi stessi e non sono quindi
calcolabili. In altre parole: paradossalmente nella vita è utile:
 sovrastimare il numero di possibilità che abbiamo;

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 mantenendo però un atteggiamento realistico in quanto si
tratta di probabilità.

L’opinione sopra espressa è il frutto di varie ricerche statistiche:


le persone che riescono di più nella vita sovrastimano le
possibilità di riuscita rispetto al semplice calcolo. Una piccola
nota: la sovrapposizione di più stati è un’altra maniera di vedere
il fatto che lo stato quantico di un sistema sottolinea la
“tendenza” di un evento di accadere, espressa sotto forma di
probabilità, e l’evento quantico è il risultato di un’azione (una
misurazione) specifica messa in atto sul sistema.

SEGRETO n. 56: il terzo valore sta nel sovrastimare le


possibilità positive; ciò è utile per aprirsi a un numero di
possibilità e successi più elevato.

Quarto valore: lasciare accadere tutto automaticamente


L’uomo è fatto per poter gestire situazioni nuove e incerte. La
mente inconscia è istintivamente abile nel gestire tali
sovrapposizioni di possibilità che comprendono elementi non

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razionali. Infatti, tali insiemi di possibilità sfuggono normalmente
al calcolo razionale.

La nostra mente inconscia può gestire contemporaneamente tutte


le potenzialità, mentre la nostra mente conscia in tale compito è
limitata, poiché può cogliere un solo significato alla volta. Un
esempio: quante volte avete cercato qualcosa senza trovarlo?
Osserviamo le due modalità di funzionamento nel ritrovare un
oggetto:

 se utilizziamo la mente conscia, passiamo in esame


sequenzialmente tutti i posti dove potremmo aver lasciato
un oggetto. Il processo impiega diverso tempo;
 se utilizziamo la mente inconscia, passiamo attraverso un
piccolo stato di rilassamento (caratterizzato da onde di
ampiezza alpha) per poi arrivare di colpo a una soluzione
(normalmente caratterizzata da onde di ampiezza gamma).
La nostra mente inconscia ha cercato contemporaneamente
tutte le possibilità!

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Se vogliamo dunque operare efficacemente nel mondo è bene
individuare molte alternative efficaci in sovrapposizione quantica
ed essere in grado di osservare la realtà come insieme di
probabilità. Per operare in tale realtà è utile che parte del lavoro
di ricerca delle alternative sia svolto da quella parte della nostra
mente inconscia che ha natura quantica. È quindi fondamentale
sapere come accedere a tale dimensione e come trasportarla nella
nostra vita quotidiana.

SEGRETO n. 57: il quarto valore è l’automatismo, ossia far


si che le vicende si evolvano nel tempo, perché già esistono.

Riassumendo: i due strumenti interni che dobbiamo cominciare a


utilizzare sono attenzione e intuizione: nello schema successivo
viene rappresentata l’interazione tra questi e i quattro valori
espressi finora:

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Intenzione Intuito
La creatività stimola la L’intuito ci “avvisa”
visualizzazione di realtà per ogni possibilità
diverse a seconda delle che modelliamo con
Creatività
nostre intenzioni la creatività

L’azione è una diretta Ci consiglia

Incontro con conseguenza riguardo cosa è


dell’intenzione che si meglio fare, quale
realtà = azione
incontra con la realtà “realtà” scegliere
Sovrastimare Sposta l’attenzione Ci dice quale potrà

possibilità verso atteggiamenti essere il risultato


positivi migliore
positive
Stimolando Trova le soluzioni e
l’attenzione verso ciò le metodiche
che ci serve, la mente autonomamente
Automatismo
lavora in automatico

Questi valori vanno letti in chiave consecutiva, ossia il primo è


alla base del secondo e così via. Diversamente dai precedenti
Giorni, qui voglio spostare la tua attenzione verso una metodica
di comunicazione con te stesso, per poter apportare un

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cambiamento anche negli atteggiamenti di ogni attimo della tua
vita.

Il cambiamento più importante avviene in maniera discontinua, e


l’origine non è predefinibile da parte della mente conscia: solo
l’intuizione, cioè la nostra mente inconscia, può aiutarci
nell’intuirlo. Anche quella che la maggior parte delle persone
chiama “personalità” può essere rappresentata come una
sovrapposizione di stati. Chi siamo? Un momento una persona è
in un modo, il momento dopo in un altro.

In ogni realtà la nostra personalità ha una certa probabilità di


manifestarsi in un modo diverso. Cambiamo la situazione e
cambia anche la distribuzione di probabilità della personalità.
Lavorare su se stessi per incrementare la propria coscienza
cambia in tal caso la personalità, e questo è uno degli effetti
visibili del salto quantico: essere adeguati in ogni situazione!

Le frasi come «È più forte di me» o «Non ce la faccio» o, ancora,


«Io sono così» se inserite in un contesto quantico non hanno più
valore! Se paragoniamo l’avvenire di certi elementi nella vita

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come un’onda di probabilità, allora acquista importanza la
capacità di sentire il flusso. Sentire il flusso significa riuscire ad
adattarsi alle situazioni e sviluppare la parte del cervello che più
di tutte è in grado di percepire l’insieme: la nostra intuizione.

Il grande stilista di moda è in grado di sentire il flusso, ovvero sia


di intuire le evoluzioni della moda; il grande artista è capace di
sentire i movimenti della cultura; colui che ha successo nel
marketing è in grado di sentire il mercato; o, ancora, il grande
terapeuta può sentire il paziente.

Poiché la realtà è analizzabile con algoritmi quantici, è pensabile


che all’interno del nostro cervello esista un algoritmo simile. La
nostra capacità di sentire il flusso delle cose è direttamente
collegata alla capacità del nostro cervello di operare in maniera
quantica.

SEGRETO n. 58: sentire il flusso significa utilizzare questi


strumenti ed entrare in risonanza con quello che ci circonda.

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È chiaro che la nostra coscienza nell’universo riveste un ruolo
fondamentale per l’espressione dei concetti quantici. Essa fa da
ponte tra quella realtà più profonda e nascosta e quella comune
che siamo abituati a vivere. Ma questa distinzione merita un
approfondimento. Il fisico Bohm, di cui abbiamo già parlato,
illustra due teorie molto importanti.

La prima è detta funzionamento creativo di soggiacenti livelli di


realtà, ossia ritiene che esistano (come accennato nei Giorni
precedenti) piani di creazione più profondi ed elevati che
custodiscono lo stampo di ciò che accade nel mondo: è da questi
livelli di realtà che prende forma il nostro mondo fisico.

La seconda concepisce l’universo come un unico sistema


unificato, collegato secondo modalità non sempre evidenti: se
riuscissimo ad avere un punto di vista “privilegiato” (non umano)
probabilmente quello che vedremmo sarebbe che il nostro
mondo, il nostro modo di concepirlo, altro non è che la
conseguenza di eventi che accadono in un altro regno, uno stato
di realtà più nascosto (come nell’esempio del proiettore).

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Per distinguere i due concetti di realtà, quella illusoria e quella
profonda, li ha battezzati con le definizioni di regno esplicito e
regno implicito. La prima sta a indicare tutto quello che viviamo
tutti i giorni, dalla singolarità degli oggetti alla distinzione di
singoli eventi come un tramonto, dalla percezione lineare del
tempo e delle distanze. La seconda invece sta a indicare che,
nonostante si possa toccare un sasso e vederlo come oggetto
singolo, in realtà esso è collegato a tutto quello che lo circonda,
in un unico sistema. Il tempo ha un modello geometrico e il
concetto delle distanze si dissolve completamente.

L’ordine implicito è quella forma di realtà che non ci è dato di


scorgere, il proiettore da cui si proietta la nostra realtà. Insomma:
tutto quello che accade e si manifesta come ordine esplicito, ossia
nel nostro mondo, è segno che sta avvenendo qualcosa come
ordine implicito. L’ordine esplicito è proiezione dell’ordine
implicito. La continua oscillazione che l’universo ha tra dominio
implicito ed esplicito, dà luogo al flusso dinamico della creazione
ed è alla base del concetto di universo e realtà olografici e dei
salti quantici.

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SEGRETO n. 59: distinguiamo come ordine esplicito la realtà
comune che percepiamo, e come ordine implicito quel livello
di realtà più profondo nel quale tutto è unito.

Riassumendo quanto espresso dai Giorni precedenti fino ad ora,


questo ordine implicito, modello di un universo unificato per
mezzo della nostra coscienza, ha per noi tre funzioni ben definite.

1. la prima è un “contenitore”, perché ne siamo immersi e ne


facciamo parte;
2. la seconda un “ponte”, poiché il collegamento tra le cose
(per mezzo di emozioni e convinzioni) ci permette di
comunicare oltre la nostra realtà;
3. la terza è uno “specchio” (che approfondiremo nel Giorno
successivo) poiché essendo ogni cosa legata all’altra, tutto
quello che succede in noi, succede a tutto ciò che è intorno
a noi, manifestandosi come noi siamo in quel momento.

SEGRETO n. 60: la rete universale che tutto collega ha per


noi un valore di contenitore, di ponte e di specchio.

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Per la nostra mente, possiamo definire ordine implicato e ordine
esplicato come due processi di analisi. L’ordine esplicato è
statico e diviso, e ci porta a supporre che esistano “cose”.
L’ordine implicato è meglio rappresentabile come un “processo”,
ovvero una trasformazione continua, dove tutto è correlato.

I nostri pensieri sono un ordine esplicato, sono come onde sul


lago della mente. Noi, la nostra coscienza, siamo un ordine
implicato dietro i nostri pensieri. Il concetto di base è che ciò che
è diviso a livello di ordine esplicato è unito a livello di ordine
implicato.

I pensieri sono una manifestazione di un noi più profondo e


variegato: noi siamo l’ordine implicato dietro i nostri pensieri. Se
osserviamo il mare e guardiamo le onde che si formano alla
superficie, abbiamo l’idea di una serie di onde.

Queste onde si spostano lungo la superficie del mare. Tuttavia, se


ponessimo un tappo di sughero su queste onde, noteremmo come
si alzerebbe e abbasserebbe al passaggio di ogni onda, ma in
realtà non si muoverebbe. Il fatto che le onde si muovano come

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fossero indipendenti è quindi un’illusione data dal movimento del
mare. Bohm utilizzò una frase di Leonardo da Vinci per
semplificare il concetto: «Il movimento dà origine alle forme, la
struttura dà ordine al movimento»

La frase sopracitata significa che la realtà, in continuo


movimento, dà origine a quelle che chiamiamo forme. A sua
volta queste forme dipendono dal tipo di struttura che creiamo e
che ci “ordina” questo movimento. Nell’ordine implicato le
distanze e le distinzioni esistenti tra gli elementi dell’ordine
esplicato non esistono, sono date dal tipo di analisi effettuata,
ossia dalla nostra percezione.

Potremmo definire l’esplicato come la misurazione dell’implicato


secondo i nostri metri di misura e di percezione delle frequenze.
Dobbiamo quindi cominciare a pensare in termini di flusso e non
più di eventi determinati e fini a se stessi. Possiamo vedere
l’ordine implicato come il potenziale della nostra realtà dove tutto
è contenuto. Esso non conosce il tipo di distinzioni della nostra
realtà. La mente trasforma in realtà percepita tale potenziale
introducendovi vari livelli di distinzioni.

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Anche se non è argomento di questo ebook, ti accenno che per
riuscire almeno a trasmettere l’idea di trasformazione, Bohm si
fece portavoce di un tipo particolare di linguaggio (che chiamò
rheomode) incentrato sull’idea di flusso e non sull’idea di
particella o cosa.

Un altro esempio di ordine esplicato sono le nostre memorie:


rappresentano un ordine esplicato statico rispetto alla realtà da
noi vissuta effettivamente, che è in continua trasformazione.
Possiamo notare che quello che noi vediamo diviso a livello di
ordine esplicato è unito a livello di ordine implicato: ad esempio,
la divisione che vediamo a livello di una carta politica non esiste
più se osserviamo il territorio rappresentato direttamente.

L’ordine esplicato rappresenta normalmente un sistema olistico


Infatti le varie unità apparentemente divise sono interdipendenti,
in quanto ogni modificazione di una si riflette sulle altre.
L’ordine implicato è anche lo “spazio delle possibilità”. Infatti,
ogni volta che ritorniamo all’ordine implicato possiamo in teoria
ricreare un nuovo ordine esplicato:

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Accedere all’ordine implicato significa quindi accedere allo
spazio dei potenziali. Questi potenziali possono essere di vario
tipo:
1. vitalità. Ad esempio: accedere alla percezione di base del
corpo ci porta una sensazione di benessere, oltre a essere
la base di molti processi terapeutici;
2. creatività. Accedere alla base delle nostre
rappresentazioni del mondo ci permette di sviluppare la
nostra creatività;
3. insight. Possiamo supporre che tutte le volte che abbiamo
un nuovo “insight”, una nuova scoperta, stiamo andando al

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di là della nostra rappresentazione esplicata del mondo ed
accedendo all’ordine implicato;
4. contatto umano. Quando tra due persone vi è un effettivo
contatto umano, vi è la sensazione di un contatto più
profondo del semplice accostamento delle rispettive
mappe del mondo. Nasce una “creatività della relazione”;
5. spiritualità. Di certo, la coscienza di ordine implicato e di
accesso al campo delle potenzialità è anche la base per
uscire da certe rappresentazioni mentali limitative ed
eccessivamente materiali.

SEGRETO n. 61: accedere all’ordine implicato significa


accedere al campo delle potenzialità che sono vitalità,
creatività, insight, contato umano e spiritualità.

 Ma cosa c’è dietro tutto questo?


 Qual è il segreto del feeling (o, in PNL, del rapport)?
 Come mai certe persone sono in accordo più di altre in una
relazione?
 Come mai certe persone sembrano provare le stesse cose?

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 Come mai certe persone influenzano le scelte di altre persone
o condividono gli stessi stati d’animo?

Il segreto in tutte queste situazioni è il concetto di correlazione.


Correlazione indica che due entità, pur muovendosi, si
trasformano mantenendo qualcosa di correlato. La comprensione
del meccanismo della correlazione a livello umano è la chiave
delle relazioni. Se ben compresa, può aiutarci a vivere una
relazione più piena, completa e fluida.

Al contrario, senza la percezione di questo elemento ci


incamminiamo verso la sofferenza. Possiamo definire la
correlazione come un contatto a livello di ordine implicato, in
maniera tale che quello che sembra diviso in realtà è unito a un
livello non immediatamente percepibile. Ricordi l’esperimento
dell’entanglement quantistico?

Questo esperimento ci propone il concetto di correlazione


quantica: si riferisce alla possibilità che due elementi separati
all’interno di un sistema abbiano una relazione tra di loro anche a
distanza. Di conseguenza, il concetto stesso di tempo e spazio si

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annullano. È come se, per utilizzare l’espressione di Bohm, la
realtà esterna che percepiamo non fosse altro che il “livello
esplicato” di un ordine più profondo, che chiamiamo “livello
implicato”, dove tutto è unito. Un esempio molto pratico di
correlazione è quello tra le persone.

Due persone possono essere in correlazione, e lo stato dell’una si


può riflettere su quello dell’altra a livello interpersonale. Cosa
serve perché questo possa avvenire efficacemente?
 entrambe devono entrare in contatto;
 bisogna che ci sia possibilità di sovrapposizione
quantistica.

Che vi sia possibilità di sovrapposizione quantistica significa che


se entriamo in contatto con una persona con uno stato d’animo
obbligato, non avremo possibilità di correlarci a lei. La libertà di
avere più stati emozionali contemporaneamente permette di
creare correlazione; giudizi o critiche invece riducono la
correlazione.

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Chi è prevenuto non può creare facilmente correlazione. Infatti la
correlazione non è basata sulla invariabilità, bensì sul
movimento. Possiamo invece aumentare la correlazione con una
direzione futura positiva proiettata a lungo termine. Infatti,
incontrare una persona pensando che l’incontro sarà positivo e
fruttuoso nel lungo termine estende anche alla direzione del
futuro la correlazione. Quindi, per migliorare la correlazione
quantica, a livello personale è necessario:
 eliminare dalla nostra mente ogni pregiudizio nei confronti
di chi incontriamo;
 mantenere la nostra mente la più aperta possibile;
 manteniamoci aperti alla sincronicità emozionale, ossia a
dire “teniamoci aperti al modo di sentire degli altri”;
 aspettiamoci che le relazioni con gli altri possano essere
fortunate e costruttive.

Creare correlazione con gli altri è dipeso solo ed esclusivamente


da noi e da quello che creiamo: il salto quantico che effettuiamo
ogni volta è una diretta conseguenza di quello che siamo e
proviamo in quel momento.

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SEGRETO n. 62: creare correlazione quantica significa
creare i presupposti per entrare intimamente in contatto con
gli altri e con le cose intorno a noi.

Non serve aver paura di fidarsi o di lasciarsi andare quando siamo


ben consapevoli che la vita sarà legata alle nostre credenze più
profonde. Se dobbiamo aver paura di qualcosa, è solo di noi che
dobbiamo averne… ma su di noi, se e quando vogliamo, ci
possiamo lavorare tutti i giorni! Chiediti: «Qual è allora nella vita
il mio atteggiamento verso gli altri? È sufficientemente aperto?»

Più superi prevenzioni e pregiudizi e adotti un’aspettativa futura


positiva nelle relazioni, più ne migliori il risultato. Se hai
diffidenze nei confronti degli altri, pensa che spesso gli altri
potrebbero pensare le stesse cose che pensi tu, e quindi appena si
crea correlazione rischi di distruggere il lavoro fatto. Crea quindi
più immagini positive possibili quando incontri gli altri!

Anche vivendo in una realtà olografica non visibile, la differenza


di qualità di vita la facciamo noi: quando viviamo la relazione tra
le parti come “pezzi” collegati, e il tutto non è coerente, come in

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un’automobile, il tutto è eguale alla somma delle parti (logica
tridimensionale). In questo caso non vi è relazione olografica,
bensì si tratta solamente di una relazione lineare, il valore di una
parte singola si somma al valore singolo di un’altra parte.

Se invece viviamo consapevolmente in modo geometrico, con


tutte le sfumature di un dominio olografico, tutte le parti sono
armoniche. Il tutto è più grande della somma delle parti, e questa
è una proprietà della vita e di tutte le entità naturali dell’universo.
Come in un concerto, la somma dei vari strumenti è qualcosa di
più che ascoltare i vari musicisti suonare in successione.

Ritornando a qualche Giorno precedente, la realtà è


un’interpretazione della nostra mente: ogni, cosa persino i colori,
hanno una frequenza. Basti pensare a come il colore nero si scaldi
più velocemente del colore bianco: su uno stesso tessuto, le
molecole del colore nero (le molecole dei colori vengono
chiamate “pigmenti”) vibrano più velocemente del colore bianco
quando vengono esposte alla luce.

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La velocità di vibrazione aumenta il calore. È come quando
sfreghiamo qualcosa, o ci sfreghiamo le mani: la sollecitazione
che diamo alle molecole le fa vibrare più velocemente,
sprigionando più energia e aumentandone il calore. Nella mente,
ogni informazione è potenzialmente interconnessa alle altre e non
possono essere distrutte.

Poiché l’informazione è immagazzinata in forma vibrazionale,


proprio come un ologramma, l’interconnessione può avvenire a
vari livelli di risonanza. Il fatto che l’informazione sia diffusa nel
cervello in maniera estesa, e non locale in punti precisi, spiega
anche come l’accesso alla memoria possa essere istantaneo.

Per riuscire a correlarsi in modo consapevole alle cose che ci


circondano, e alle altre persone, è necessario creare una risonanza
tra noi e gli elementi che ci circondano. La frequenza base
dell’armonia è la frequenza fulcro dell’universo olografico. Ne
consegue, quindi, che per entrare in risonanza con le cose è
necessario trovare la frequenza in armonia con noi stessi,
trovando il ritmo giusto.

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Ogni persona ha ritmi diversi, che si rispecchiano nel modo di
vivere e nel modo di pensare: una persona che nella vita è
iperattiva e vive freneticamente ha anche un processo di pensieri
molto veloce, e spesso anche una respirazione veloce. Questo è il
ritmo personale.

È necessario quindi cominciare a entrare in risonanza con noi


stessi che, essendo noi elementi olografici, ci permetterà di
entrare in risonanza con tutte le cose. Questo perché, essendo
tutto correlato come un unico sistema, in ordine implicito tutto
vibra alla stessa frequenza.

La cosa semplice da fare è quindi cominciare ad ascoltare il


proprio respiro, sentire il suo ritmo, la sua frequenza e la sua
velocità. Chiudendo gli occhi, rilassati e comincia con l’ascoltare
concretamente il rumore dell’aria che entra ed esce dal tuo naso.
Appena riesci a sentire il suo rumore (che sia subito o dopo
qualche pratica) utilizza questa tecnica di respiro:
 inspira velocemente dai tre ai cinque secondi;
 trattieni il respiro per lo stesso tempo;

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 espira rilasciando l’aria almeno per un tempo doppio (ad
esempio dieci secondi per cinque inspirati). Più sarai lento
nell’espirare, più ne sentirai la differenza.

Più pratichi, più l’inspirazione sarà breve e l’espirazione lunga:


personalmente inspiro per due secondi ed espiro tra i trentacinque
ed i quaranta secondi, rilasciando in modo continuo l’aria.
Utilizzando questa piccola pratica due volte al giorno (dieci
minuti mattina e sera) otterrai dei risultati sorprendenti:
 rallenterai il tuo ritmo, avvertendo eventuali tensioni che
eliminerai con la pratica;
 i tuoi pensieri avranno una qualità diversa, una velocità
diversa legata al ritmo del tuo respiro;
 l’intero ritmo del tuo equilibrio psico-fisico si stabilizzerà
circa alla stessa frequenza, creando una risonanza tra
mente e corpo che viaggeranno insieme;
 la tua percezione degli oggetti intorno cambierà. Appena
finito di praticare, l’effetto non svanisce subito, e potrai
avvertire una stranissima e piacevole sensazione che io
chiamo “ovattata”, avendo la sensazione che il tempo
scorra più lentamente;

204

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 nel tempo, inoltre, raggiungerai uno stato di benessere che
ti farà vivere le cose in modo più sereno, gli stessi
problemi ti scivoleranno addosso proprio perché avrai una
consapevolezza di qualcosa di più profondo, e vedrai i
problemi come un qualcosa di superficiale;
 praticando più volte entrerai in questo stato a occhi aperti e
più rapidamente;
 nel tempo, la tua percezione manterrà una lucidità
sorprendente anche in stato di veglia di tutti i giorni.

Non è spiegabile a parole cosa voglia dire lavorare sul proprio


ritmo, ma quelle sopra elencate sono una serie di conseguenze
ottenute semplicemente concentrandoci sul nostro respiro.
Rallentando il nostro ritmo e sintonizzando ogni nostro elemento
sulla stessa frequenza, rallentiamo le frequenze mentali, entrando
nella zona alpha.

In questi momenti è anche facile che si producano onde gamma, e


non è difficile che qualche “illuminazione” riguardo qualche
situazione che stai vivendo si possa verificare: probabilmente
avrai dei momenti di insight.

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SEGRETO n. 63: per entrare in risonanza con l’ordine
implicito è necessario lavorare sul nostro ritmo, che
rappresenta la “frequenza” con la quale ci interfacciamo alla
vita.

A seconda delle nostre percezioni quindi, interpretiamo la realtà


in modo soggettivo. I processi consci come la memoria, la
percezione e l’immaginazione costituiscono una lettura
“dell’ologramma realtà” e formano la nostra realtà soggettiva.

In quest’ottica le rappresentazioni sensoriali soggettive hanno


funzione di una misurazione basata su una “scelta”. Al momento
della misurazione (cioè al momento di creare una realtà
soggettiva) ogni senso funziona come la lente di un paio di
occhiali, rifocalizzando e rielaborando i modelli d’onda
percependo uno specifico modello o contesto. Togliendo le lenti
rappresentate dai sensi, quel che resterebbe è un ologramma.

Il sintonizzarsi delle frequenze delle onde nelle cellule della


corteccia visiva primaria svolge un ruolo nell’immaginazione.
Pribram ha scritto: «Quello che i dati suggeriscono è che esiste

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nella corteccia un processo multidimensionale olografico che
serve da attrattore, i quali la contrazione muscolare opera per
raggiungere uno specifico risultato comportamentale.»

Elemento di riferimento può essere un’esperienza precedente


(della specie o dell’individuo) immagazzinata in forma olografica
nella memoria. Come accennato precedentemente, il cervello ha
una struttura molto simile ad un ologramma, una “rete” nervosa
fatta di “interferenze” proprie di un ologramma.

L’atto di immaginare crea contrazione muscolare, le cui


operazioni sequenziali sono orientate alla realizzazione visiva
dell’elemento immaginato, codificandolo in un’immagine. In
pratica la creazione della nostra realtà mentale è intenzionale, e
mette assieme lo stato emozionale e la rappresentazione mentale
soggettiva.

Ad esempio, se ho fame, noto ovunque insegne di ristorante,


oppure soggettivamente mi vengono immagini correlate. Oppure:
se compro un automobile nuova o ne ho l’intenzione, vedrò
intorno a me quest’automobile molto più di quanto non la vedessi

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prima. I sensi sono lo strumento per comunicare con l’esterno e
hanno una funzione di adattamento. Uno schema del processo
olografico dei nostri sensi è questo:

Le stimolazioni sensoriali creano delle frequenze di informazione


che elaborano la realtà, e vengono trasmesse ai circuiti di
risonanza della mente. I circuiti costituiscono un campo, che
varia man mano che vengono aggiunte esperienze. Questo campo
può essere paragonato alle tracce dell’interferenza sulla placca
fotografica di una foto olografica.

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RIEPILOGO DEL GIORNO 6:
 SEGRETO n. 51: il momento presente, in un dominio
olografico, è l’incontro tra l’onda temporale del passato e
quella che arriva dal futuro.
 SEGRETO n. 52: il concetto di tempo lineare è il riflesso
olografico di un modello di tempo geometrico
multidirezionale.
 SEGRETO n. 53: l’attenzione e l’intuizione sono gli
strumenti interiori che ci permettono di comunicare con il
modello di tempo geometrico.
 SEGRETO n. 54: il primo di quattro valori da considerare
è la creatività, che ci permette di uscire dagli schemi
mentali classici e di elaborare sempre strategie nuove.
 SEGRETO n. 55: il secondo valore è l’incontro con la
realtà, che materializza gli eventi possibili derivati dalla
creatività.
 SEGRETO n. 56: il terzo valore sta nel sovrastimare le
possibilità positive; ciò è utile per aprirsi a un numero di
possibilità e successi più elevato.

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 SEGRETO n. 57: il quarto valore è l’automatismo, ossia
far si che le vicende si evolvano nel tempo, perché già
esistono.
 SEGRETO n. 58: sentire il flusso significa utilizzare
questi strumenti ed entrare in risonanza con quello che ci
circonda.
 SEGRETO n. 59: distinguiamo come ordine esplicito la
realtà comune che percepiamo, e come ordine implicito
quel livello di realtà più profondo nel quale tutto è unito.
 SEGRETO n. 60: la rete universale che tutto collega ha
per noi un valore di contenitore, di ponte e di specchio.
 SEGRETO n. 61: accedere all’ordine implicato significa
accedere al campo delle potenzialità che sono vitalità,
creatività, insight, contato umano e spiritualità.
 SEGRETO n. 62: creare correlazione quantica significa
creare i presupposti per entrare intimamente in contatto
con gli altri e con le cose intorno a noi.
 SEGRETO n. 63: per entrare in risonanza con l’ordine
implicito è necessario lavorare sul nostro ritmo, che
rappresenta la “frequenza” con la quale ci interfacciamo
alla vita.

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GIORNO 7:
Come raddrizzare la rotta

Finora abbiamo parlato di come interagire con il dominio della


realtà olografica, ossia di come ottimizzare in modo consapevole
il “modellamento” della realtà e gli atteggiamenti da “utilizzare”
per approcciarsi a questa verità.

Ma come fare per capire se quello che stiamo facendo è giusto?


Come rendersi conto che quello che stiamo adoperando e gli
atteggiamenti che stiamo migliorando siano quelli giusti?
Insomma: come capire che la strada è quella giusta?

Tornando al concetto di universo olografico, abbiamo di fatto


capito che ogni singolo elemento è infinitamente collegato e in
relazione a ogni altro elemento esistente, indipendentemente da
forma, consistenza o dimensione. Ogni “modifica” che un
elemento subisce si ripercuote sull’intero e su ogni altro
elemento.

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Il concetto stesso di universo olografico sta a indicare che ogni
singolo elemento contiene già l’immagine dell’intero. Quindi,
ogni cambiamento, ogni alterazione o modifica di un qualsiasi
elemento di un ologramma, si riflette sull’intero e su tutti gli altri
elementi.

Da questo postulato consegue che ogni azione che apportiamo per


effettuare un salto quantico ha riflessi non solo verso di noi, ma
in tutto il mondo: la stessa “modifica” che avremo su di noi,
l’avremo anche intorno a noi. Se ogni cosa è collegata e tutto è
uno e uno è tutto, allora ogni modifica di un elemento avviene su
tutti gli altri.

SEGRETO n. 64: nel dominio olografico, ogni modifica che


apportiamo a noi stessi avviene anche su tutto il resto.

Se vivi un sentimento di pace, intorno a te ci sarà pace. Se vivi


sentimenti di orgoglio o vendetta, sarai circondato da
atteggiamenti di questo tipo. Insomma, in senso pratico e nella
vita di tutti i giorni, significa che ogni cosa che diamo, che
facciamo, ogni nostra convinzione o atteggiamento, si riflette

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come uno specchio nei nostri confronti: saremo circondati da
realtà che saranno in funzione di quello che diamo.

Questo è l’effetto ultimo del salto quantico. L’universo ci parla,


noi parliamo e lui ci risponde attraverso gli eventi della nostra
vita. La comunicazione avviene continuamente, a volte è molto
sottile, altre volte è chiarissima. Semplicemente, l’universo
rispecchia le nostre certezze più radicate e profonde, e questo è
anche per i rapporti umani: ciò che accade nei rapporti
interpersonali è un riflesso di noi stessi.

I riflessi di noi stessi che scorgiamo negli altri sono i più difficili
da accettare, ma sono forse la strada più semplice per migliorarci.
Anche se non riusciamo a vedere cosa si cela nella realtà più
profonda, abbiamo dei segnali, delle indicazioni su cosa accade,
come riflessi, specchi nella vita quotidiana. Le nostre esperienze
sono dei messaggi veri e propri, a volte sono diretti e molto
chiari, a volte molto labili e possono essere fraintesi o,
addirittura, ci possono sfuggire completamente.

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Spesso accade addirittura che la realtà fisica manifesti delle
situazioni che a noi potrebbero sembrare strane, ma che sono di
fatto “azionate” dai nostri stati emotivi. Infatti, oltre a parlare di
unione delle cose, la nostra coscienza è in sintonia con il dominio
fisico.

SEGRETO n. 65: quello che ci accade è un messaggio che


arriva direttamente da noi stessi, come in uno specchio,
poiché siamo noi stessi a modellare la realtà.

Ti è mai capitato, ad esempio, che passando sotto un lampione in


strada questo si spenga? O, ancora, che cada qualcosa nel
momento in cui stai passando vicino ad essa? Oppure, che un
apparecchio elettronico abbia dei problemi a funzionare con te e
non con altri (o viceversa)? O, anche, che un’automobile abbia
meno (o più) problemi con te che con altri?

A fronte di questo ci sono due concetti da approfondire: quelli


che chiamiamo specchi quantici e le paure universali. I primi
sono i “risultati” pratici dei salti quantici che effettuiamo, un
modo per valutare quello che stiamo facendo: a seconda di quello

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che ci “capita” siamo in grado di valutare come stiamo davvero in
quel momento e su cosa è meglio lavorare, sono un metro di
confronto e sono principalmente cinque.

Le paure universali invece hanno un meccanismo più sottile: si


manifestano in quanto già radicate intimamente nell’animo
umano. Cominciamo con le paure. Poiché tutte le nostre
convinzioni ed emozioni più profonde vengono riflesse
costantemente, anche le paure radicate in noi hanno lo stesso
effetto. Questi riflessi quindi ci mostrano, in modo anche crudo, il
nostro io profondo, mettendoci davanti al nostro io più vero:
possiamo anche mentire a noi stessi quanto vogliamo, ma i
riflessi che avremo saranno sempre veri! Possiamo considerare
letteralmente il mondo come un enorme specchio della verità, che
ci permette di comprenderci e di capire chi siamo davvero.

Esistono quindi delle paure non date dalle nostre esperienze,


paure che fanno parte del nostro essere, che nascono dalla realtà
profonda di quella rete universale che lega tutte le cose.

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Queste sono chiamate paure universali, perché non sono legate
alla soggettività delle persone (ossia paure singole e diverse per
ogni persona), ma nascono nel concetto stesso di unione delle
cose: pare dunque che l’origine della nostra coscienza (il
proiettore che proietta la pellicola) sia ben consapevole di questa
infinita unificazione, forse proprio perché il nostro essere non
nasce da un singolo elemento che proietta un’illusione, ma è già
una proiezione di quel tutto.

Vivendo una singolarità come individui, ossia vivendo come


persone singole, soffriamo in un certo modo la separazione dal
tutto: il fatto stesso di vivere non uniti ci porta a sentire una sorta
di “strappo”, dal quale scaturisce il sentimento di solitudine.
Qualunque cosa si possa fare o vivere, questo è un bagaglio che
non possiamo eliminare perché parte della nostra essenza.

L’unica cosa che è possibile fare è quindi vivere queste paure


come processo naturale e non con sofferenza, convivendoci in
modo sereno: solo così è possibile andare oltre! Esistono degli
schemi che agiscono nel profondo della nostra coscienza

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collettiva, e sono talmente radicati e “dolorosi” che li
nascondiamo accuratamente sotto metri di terra.

Alcuni vivono ciò in modo quasi sereno, altri in modo


accentuato, altri arrivano al suicidio… per come si possa vivere,
conviviamo con queste paure universali comuni a tutti (appunto:
universali). Queste paure nascono quindi da questo strappo nella
singolarità. Esse si manifestano in tre modi: attraverso
separazione e abbandono, bassa autostima e fiducia.

Paura n. 1: separazione e abbandono


Tutti, indistintamente, abbiamo la sensazione profonda di essere
soli. Percepiamo vagamente nella nostra intima memoria, tra le
nebbie dell’essere, una sensazione di solitudine. Nelle antiche
tradizioni greche si dice che inizialmente l’uomo fosse asessuato,
un essere completo, senza sesso e perfetto.

Venne poi diviso dagli dei in due parti complementari: uomo e


donna. Questo portò l’essere umano a una sensazione di
solitudine e a una continua ricerca della sua metà, quella parte
che l’avrebbe completato come essere integro.

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Nel buddismo l’illuminazione è lo stato di Buddha: Buddha,
infatti, significa “illuminato”, ed è il raggiungimento di uno stato
spirituale elevato che ci riporta allo stato di unione con l’universo
e l’equilibrio delle cose, lo stato ultimo della meditazione.

Nella religione cristiana, nella preghiera del Padre Nostro, si


recita: «Padre nostro che sei nei cieli...». Secondo la mia
personale lettura la traduzione occidentale della preghiera sta
come a indicare l’enorme separazione tra noi e il nostro Creatore.
Esiste anche una preghiera in aramaico, però, da alcuni
considerata una delle versioni alternative a quella classica della
religione cristiana, che è: «O radioso, tu risplendi in ognuno di
noi e al di fuori di noi, perfino l’oscurità risplende, quando noi
rimembriamo…».

Addirittura, convertendo gli elementi che compongono il DNA


umano con lettere dell’antico arabo o dell’aramaico (seguendo le
indicazioni tramandate dal libro mistico del I secolo Sefer
Yetzirà) e facendo le giuste sostituzioni, pare che il primo strato
di DNA reciti testualmente: «Dio eterno nel corpo.»

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Indistintamente dalla persona, la sensazione di essere soli ci
pervade, e la paura di restare soli o abbandonati spesso influisce
sui nostri atteggiamenti. Spesso le nostre azioni, specie nelle
relazioni di coppia, sono “contaminate” da questa paura, e più la
viviamo, più essa si manifesterà. Molte volte ho sentito discorsi
del tipo: «La lascio io prima che lo faccia lei», oppure: «Non ci
provo neanche… Sai quel che lasci ma non sai quel che
trovi…Mi va comunque bene così e non voglio rischiare…»

Discorsi come questi sono un campanello d’allarme: la paura di


rimanere senza sicurezze che ci fa sentire abbandonati o soli
(nelle relazioni come nel lavoro), poiché emozione molto intensa,
realizza un salto quantico in quella direzione. L’unica cosa da
fare, quindi, per lavorare su questa paura e far sì che influenzi il
meno possibile l’andamento della nostra vita, è quella di vivere
l’abbandono e la solitudine come elemento naturale della vita.

Non aver paura di rimanere solo, non aver paura di poter soffrire
perché anche quella è una cosa solo tua. Non aver paura di
affrontare la scelta di separarti o anche di cambiare lavoro: le tue

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convinzioni profonde ti faranno effettuare un salto quantico nella
direzione di quello che provi.

SEGRETO n. 66: la prima paura universale è costituita dalla


separazione e dall’abbandono, intima paura che deriva dallo
strappo dall’ordine implicito.

Paura n. 2: bassa autostima


In tutte le culture si ha la vaga sensazione di non valere
abbastanza. Chiunque, nella propria vita, ha vissuto una
sensazione d’inadeguatezza nei confronti di una situazione
particolare, che sia in una relazione, nel lavoro, nello sport o
anche solo nella vita quotidiana.

Quante volte ci capita di vivere questa paura quando ci si


presenta una situazione nuova che consideriamo più grande di
noi, oppure davanti a una scelta ci sentiamo impauriti della nuova
soluzione perché non siamo in grado di affrontarla o, ancora, ci
sentiamo fuori luogo in una situazione estranea a noi…

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Ogni volta che ci troviamo in queste situazioni, ogniqualvolta
proviamo una sensazione simile, l’universo rispecchia
prontamente quello che proviamo, manifestandolo nella realtà. E
più proviamo queste sensazioni più, ovviamente, si
manifesteranno fino a quando non saremo in grado di “andare
oltre”.

Quante volte avrai sentito frasi come: «Chi ti credi di essere?» o


«Non ce la farò mai, non sono mica come lui!» o ancora «È
troppo per me!» O quante volte capita di adattarsi a situazioni che
vorremmo cambiare per la convinzione di non essere all’altezza
di cambiare! Sentirsi adeguato in ogni situazione è la risposta a
questa paura. Non limitarsi a sentirsi piccoli piccoli ci farà andare
oltre la paura di non essere all’altezza.

Essere adeguati alle situazioni significa sapere che qualsiasi cosa


ti possa accadere, non sarà mai più grande di te. Effettuando un
salto quantico nella direzione delle paure, significa che le
creiamo noi, e il fatto stesso che provengano da noi significa che
siamo in grado di affrontarle!

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SEGRETO n. 67: la seconda paura è la bassa autostima, che
scaturisce dalla sensazione di non essere adeguati alle
situazioni o alle aspettative.

Paura n. 3: fiducia
Questa è forse la paura più ostica! Quanto è difficile fidarsi di
qualcuno (o anche di noi stessi) incondizionatamente? Sapere che
la fiducia che poniamo in qualcuno può essere tradita può
portarci a una sofferenza molto grande. Vivere la fiducia senza
aspettarsi nulla in cambio, senza pretendere che sia ricambiata:
questa è la risposta!

Far sì che diventi un’abitudine piuttosto che un premio: fidarsi


solo per farlo farà sì che la risposta che avremo sia più
favorevole. In definitiva, il senso di fiducia nel mondo deve
provenire dal senso di sicurezza che abbiamo dentro e
percepiamo in noi stessi. Per raggiungere questo traguardo è
necessario avere fiducia nell’intelligenza dell’universo, che
permea ogni aspetto della nostra vita.

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Possiamo dire che questo atteggiamento di fiducia è il sunto e lo
scopo di questo ebook: se abbiamo fede in tutto quello che qui
viene espresso, be’… non servono altre parole! Il fatto che molte
delle cose orribili che succedono al mondo facciano parte di una
realtà, non significa affatto che facciano parte della nostra realtà!

Sapendo che esiste un ordine implicito, un universo collegato e


che funziona come uno specchio, dobbiamo essere sempre più
consapevoli che un piccolo cambiamento in noi è sufficiente ad
avere la stessa modifica su quello che ci circonda.

SEGRETO n. 68: la terza paura è la mancanza di fiducia


nell’equilibrio dell’universo, cosa che dipende
dall’individualità che viviamo tutti i giorni.

Riassumendo, se non ci si “libera” - nel senso di “cominciare a


cambiare qualcosa davvero” - di queste paure rischiamo di creare
un circolo vizioso dal quale è difficile uscir fuori: più abbiamo
paura, più queste si manifesteranno confermandoci che avevamo
ragione ad avere paura, e quindi continueremo ad averne perché
convinti che sia così.

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Per interrompere il processo è necessario attuare un cambiamento
in noi. Questo ci porterà alla manifestazione di realtà più serene.
Gli avvenimenti che accadranno saranno di conferma a quello che
pensiamo, e facendo così attueremo lo stesso principio di un
circolo vizioso rendendolo virtuoso e positivo.

Le paure universali sono dunque un elemento che a priori è


necessario modificare dentro di noi. Lavorando su di esse saremo
in grado di migliorare la nostra qualità di vita. Per poter
“visionare” quello che la nostra coscienza sta creando ci si avvale
di uno strumento che chiamiamo specchi quantici.

Specchi quantici
Come messaggi da noi stessi, questi specchi ci mostrano nella
realtà quotidiana ciò che abbiamo creato nel dominio delle nostre
convinzioni. Talvolta sono ovvi e ci mostrano chiaramente quello
che stiamo dando, altre volte ci sorprendono, riflettendo aspetti
talmente profondi da essere quasi illuminanti o inquietanti: tutto
quello che siamo viene riflesso incondizionatamente, portandoci
saggiamente a riflettere su quale possibile convinzione ci abbia
portato a vivere una determinata situazione.

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Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook


Le manifestazioni più importanti le abbiamo nei rapporti con le
altre persone. Queste ci permettono di percepire noi stessi
attraverso le altre persone: tutte ci mostrano qualcosa di noi stessi
e riuscendo a comprenderle nel modo più corretto possibile,
scopriremo le convinzioni che possono causare sofferenza nella
nostra vita.

La domanda è: «Riusciamo di fatto a interpretare correttamente i


messaggi che ci mandiamo attraverso gli specchi olografici?»
Questi si manifestano come schemi riconoscibili, secondo
particolari metodiche, e sono cinque, i primi cinque riflessi più
importanti:
1. del momento presente;
2. del giudizio;
3. di ciò che abbiamo perso;
4. notte oscura dell’anima;
5. grande atto di compassione.

Questo elenco rappresenta, inoltre, l’ordine nel quale di solito li


riconosciamo, uno dopo l’altro. I primi, i più evidenti, ci portano
all’identificazione dei successivi, più sottili e profondi.

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Comprendendo i primi, la nostra attenzione ci porterà a
comprendere e identificare anche quelli più profondi.

Qualsiasi cosa succeda, essendo riflessi, ci ripropongono sia gli


effetti positivi che negativi, sempre. La nostra natura ci porta di
fatto a esaminare solo le situazioni negative, proprio perché non
ci piacciono e non vogliamo che accadano.

Specchio n. 1: riflessi del momento presente


Questo è sicuramente il più evidente e il suo effetto è immediato.
Rispecchia le nostre convinzioni attuali, ed è la reazione diretta a
quello che siamo in quel dato momento. Riconoscerlo è semplice:
esaminando gli avvenimenti, ciò che ci sta accadendo, cerchiamo
di capire e trovare quali delle nostre convinzioni sono correlate a
questi avvenimenti.

Ad esempio: qualche tempo fa parlavo con una persona che mi


diceva che, costantemente nella sua vita, tutte le automobili che
aveva avuto si erano “fuse”, rompendosi il motore. Mi chiese
cosa ciò potesse significare, secondo me. Gli risposi che non
potevo saperlo io per lui, ma secondo me il riflesso che arrivava,

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il messaggio da leggere, era quello di un’interruzione: qualcosa,
un elemento della sua vita o anche una convinzione creava delle
interruzioni nella sua vita. In più, l’auto poteva rappresentare
qualcosa d’importante.

Qualche giorno dopo lo risentii, mi disse d’aver riflettuto e


aggiunse: «Effettivamente ho avuto due mogli, ora ho una
compagna; due figli con una e l’altra moglie e le storie son
sempre finite all’improvviso sempre per colpa mia. Non amo
restare legato a una donna...» Be’, ogni persona fa le sue scelte,
ma il messaggio dell’auto era fin troppo chiaro: «Qualcosa della
tua vita deve cambiare, puoi farlo o non farlo!»

Questo riflesso immediato, quasi fin troppo chiaro, è il primo


specchio e spesso è direttamente collegato alle paure universali.
Una volta riconosciuto questo schema, abbiamo la favolosa
opportunità di poter cambiare in un attimo la condizione attuale:
poiché il riflesso di questo specchio è immediato, prima
cambiamo il nostro atteggiamento, più immediato sarà il
cambiamento.

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SEGRETO n. 69: il primo specchio quantico è lo specchio del
presente, che ci mostra quello che siamo emotivamente in
quel dato momento.

Specchio n. 2: riflesso di ciò che giudichiamo nel presente


Questo specchio è riferito sempre al momento presente, ma nasce
dagli elementi che giudichiamo nella nostra vita. L’insegnamento
che l’universo ci trasmette per mezzo di questo specchio è che
nessuno ci dà il diritto di giudicare, neanche il più nefando dei
comportamenti.

Essendo il giudizio una delle convinzioni più profonde


dell’animo umano, ci viene rispecchiato in funzione di cosa
giudichiamo. Se giudichiamo e critichiamo le persone disoneste o
approfittatrici, queste si presenteranno nella nostra vita fino a
quando non ci libereremo di questi pregiudizi.

Come riconoscerlo? Se gli avvenimenti che accadono non


rispecchiano le tue convinzioni attuali, allora l’analisi merita un
approfondimento. Allora le domande da farsi sono:
 Cosa c’entra con me questa cosa?

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 Che cosa c’è di me in questi fatti che accadono?
 Quali valori mi si stanno rispecchiando?

Se ciò che ti si sta proponendo dalla vita non rispecchia i tuoi


sentimenti attuali, allora forse rispecchia i valori negativi che hai
sempre criticato.

SEGRETO n. 70: il secondo specchio è quello dei nostri


giudizi che applichiamo nella vita di tutti i giorni.

Specchio n. 3: riflesso di ciò che abbiamo perso


Questo specchio comincia a essere più sottile. Ogni volta che
entriamo in contatto con qualcuno, inevitabilmente cediamo
qualcosa di nostro. Le esperienze della nostra vita ci portano a
lasciare parti di noi: diventare adulti, ad esempio, ci porta a
rinunciare alla parte di noi che dà spazio alla fantasia infantile.
Dietro la scusa di crescere, scegliamo di sognare e fantasticare di
meno, per evitare di soffrire sognando una cosa che potrebbe non
realizzarsi o per sentirci più grandi. In particolare, le sofferenze
che viviamo ci portano a vivere con più prudenza o, addirittura, a
non vivere più quelle situazioni che ci hanno fatto soffrire.

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Facendo questo abbandoniamo, o permettiamo di farlo, quella
parte di noi che ci ha portato a soffrire.

Ad esempio: se amiamo fortemente qualcuno e questo ci tradisce,


l’amore e la fiducia che abbiamo riposto in quel rapporto
vengono meno, portandoci a non lasciarci più andare e
abbandonando quei sentimenti che ci hanno portato a stare male.
Per ogni cosa che abbiamo lasciato per arrivare a essere quello
che siamo, è come se rimanesse un vuoto dentro di noi.

In realtà, non abbiamo perso nulla. Abbiamo solo represso quegli


atteggiamenti o sentimenti, indurendoci. Ti è mai capitato di
incontrare, anche casualmente, una persona con cui hai avuto
subito una conversazione molto naturale, quasi da sembrare di
parlare con te stesso? O, addirittura, uno scambio di sguardi
diverso dal solito, anche molto veloce ma che ti ha lasciato una
traccia fortissima?

Questo è il terzo specchio. Quando accadono cose di questo tipo,


è perché riconosciamo qualcosa che abbiamo lasciato andare
nella nostra vita. Quando riconosciamo qualcosa di nostro nelle

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altre persone ne siamo particolarmente attratti, fino quasi a
pensare di aver bisogno di esse, a volte fino a creare una sorta di
dipendenza.

Riconoscendo che cosa in queste persone ci attragga siamo in


grado di capire cosa abbiamo perso nella nostra vita, e che in
realtà ciò è solo assopito. Possiamo in questo modo ritrovare noi
stessi e ci accorgeremo che, man mano che ritroviamo ciò che
avevamo perso, l’attrattiva verso quella persona diminuisce fino a
eliminare il condizionamento delle nostre mancanze.

È questo uno specchio molto utile per la crescita personale:


individuando negli altri le cose di cui abbiamo più bisogno,
possiamo ritrovare noi stessi e aumentare la fiducia in noi stessi.
La chiave del terzo specchio è quindi la capacità di saper
riconoscere i nostri sentimenti verso gli altri per quello che sono,
e non per quello che i nostri condizionamenti ce li hanno fatti
apparire.

Ci permette inoltre di capire quali sono le nostre lacune più


nascoste e le nostre più grandi mancanze. Capire cosa ci stanno

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comunicando realmente i nostri sentimenti può essere uno degli
strumenti più determinanti per la nostra continua crescita.

SEGRETO n. 71: il terzo specchio è il riflesso di quello che


abbiamo perso nella nostra vita e che cerchiamo anche in
modo latente.

Specchio n. 4: riflesso della notte oscura dell’anima


Questo può essere considerato lo specchio più forte in termini di
esperienza vissuta. La sua definizione forse un po’ teatrale sta ad
indicare il riflesso della nostra più grande paura. La frase notte
oscura dell’anima ci indica infatti un passaggio della nostra vita
in cui attraversiamo un momento doloroso o sofferente.

Hai mai vissuto un cambio “violento” nella tua vita? Magari dopo
aver raggiunto un buon risultato, del quale essere contenti, tutto
improvvisamente sembra crollare, una cosa dopo l’altra,
incredibilmente. Questo specchio, come detto prima, ti pone
davanti alla tua paura più grande: per alcuni può essere la
solitudine, per altri la compagnia… ognuno ha una paura che lo

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accompagna e fino a quando non la si affronta, questo specchio si
ripropone.

Come riconoscerlo? Quando questo specchio si presenta, viviamo


di solito una perdita o uno strappo che ci fa piombare nella
situazione che più ci spaventa. La prima cosa da fare è pensare
che recuperare quello che abbiamo perso non è lo scopo di quello
che stiamo vivendo, anche se l’effetto finale potrebbe essere
quello. Una cosa importante è che quando ciò capita, siamo già
pronti a riceverlo: come viene riflessa la nostra paura più
profonda, anche la nostra capacità di reggere a questi eventi si
riflette. È semplice da riconoscere proprio perché ci mostra la
cosa che più temiamo.

Il suo schema è individuabile rapidamente: solitamente avviene


in momenti di picco della nostra vita, in cui stiamo vivendo una
situazione di realizzazione. Il motivo per cui si manifesta questo
specchio è che la situazione di benessere che stiamo vivendo è
nata dalla necessità di nascondere quella paura che lo specchio ci
mostrerà, quella maschera che dobbiamo rompere.

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Ad esempio: se una persona ha paura di restare sola rischia di
trovare un partner solamente per riempire la lacuna della
solitudine. Se questo accade, condurrà un momento della sua vita
con questa persona (al quale potrà anche voler bene) molto
positivo, ma intimamente il suo rapporto sarà alimentato dalla
paura della solitudine. Se questo è vero, allora lo specchio si
presenterà, facendo crollare la situazione.

Se la “lezione” non viene percepita, rischiamo di ricadere nella


stessa trappola, e lo specchio si ripropone fino a quando non
affrontiamo e risolviamo questa nostra lacuna. È uno specchio
molto diretto questo, ma ci permette, quando siamo pronti, di
guarire dalle nostre paure.

Solitamente la prima volta è la più forte, quella più dura, e


rappresenta il più grande agente di cambiamento. Ma quando ne
usciamo, questa è una di quelle esperienze che definiamo con la
frase: «Se ho passato questa, non mi butta giù più nessuno»!

SEGRETO n. 72: il quarto specchio è la notte oscura


dell’anima, che ci mostra la nostra paura più grande.

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Specchio n. 5: riflesso del più grande atto di compassione
Qual è il più grande atto di compassione che si può avere nella
vita? È la compassione verso se stessi! Nell’universo olografico,
ciò che proviamo verso noi stessi, ciò che pensiamo di noi, dal
lavoro alla vita affettiva o anche solo l’aspetto, si riflette nella
realtà tramite questo specchio.

Questo specchio permette la guarigione più importanti di tutte: la


gentilezza che riserviamo a noi stessi! Accettare se stessi è
indubbiamente la strada giusta per l’automiglioramento, e questo
specchio ci mostra intorno a noi quello che realmente pensiamo
di noi stessi. È lo specchio più profondo e complicato di quelli
elencati finora. Sono le nostre imperfezioni che ci rendono
perfetti, e quando non le accettiamo lo specchio si manifesta. Il
suo schema si ripropone ogniqualvolta avviene qualcosa legato
alla percezione che abbiamo di noi stessi. È uno specchio molto
sottile e riconoscerlo non è semplice, ma una volta individuato ci
permette di riconoscerlo subito.

Solitamente il suo manifestarsi è legato alla ricerca di una


perfezione personale, che possa essere fisica o altro, scegliendo

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una via sbagliata o ricercando un immagine di noi stessi diversa.
Con un esempio: se non sono contento della mia pancia, posso
andare in palestra o fare una liposuzione. Se scelgo la seconda,
decido di sopprimere l’idea che per ottenere qualcosa è
necessario guadagnarselo, eliminando ogni concetto di armonia o
di scambio. Se continuo a volermi “cambiare” mi spingerò fino a
ottenere dei risultati che prima o poi mi crolleranno addosso.
Perché?

La domanda più giusta da farsi è: «Perché voglio cambiare?» La


risposta a questa domanda, la risposta più profonda che
otteniamo, dà il via a questo specchio che si manifesta: se
deciderai di andare in palestra e sei spinto dall’idea di lavorare
sodo per ottenere qualcosa, allora lo specchio rifletterà i tuoi
nobili propositi, portandoti serenità; allo stesso modo, se decidi
per un operazione, verrà riflesso ciò che ti ha spinto a fare questa
scelta!

SEGRETO n. 73: il quinto e ultimo specchio è quello del più


grande atto di compassione, che è l’accettazione di noi stessi.

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Non dimenticare che lo scopo principale degli specchi quantici è
la guarigione. Essendo l’armonia la frequenza dell’universo, gli
specchi ci mostrano ogni spostamento da questa frequenza.
Solitamente creiamo delle maschere dietro le quali nascondiamo
il motivo scatenante di questi specchi, e più la maschera che
indossiamo ci è incollata addosso, più lo specchio sarà energico.

Essendo questi il riflesso di quello che siamo, le cose che teniamo


più nascoste sono quelle che più a fatica riconosciamo negli
specchi: essi nascono e riflettono proprio perché tendiamo ad
accumulare e a rimandare la guarigione dalle nostre paure, spesso
girando le spalle.

SEGRETO n. 74: lo scopo ultimo degli specchi quantici è la


nostra guarigione. Per mezzo di loro possiamo capire come
poter meglio lavorare su di noi.

Non essendo in grado di gestirli o affrontarli in modo diretto,


questi nostri lati rimangono latenti, ma continuano a esistere. Di
certo queste emozioni non svaniscono e il fatto stesso di lasciarle
in quel cassetto nascosto dentro di noi fa sì che la realtà rifletta

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anche queste. E, per concludere, ti propongo uno specchietto che
riassume velocemente gli specchi:

SPECCHI SCOPO SCHEMA INTERVENTO

Riconoscere Quello che Capendo quello


come ci avviene è che avviene intorno
DEL PRESENTE stiamo simile ad a me, posso
comportando un’emozione cambiare
che sto immediatamente i
vivendo in miei atteggiamenti
quel dato
momento
Riconoscere Quello che Capendo la
ed eliminare avviene se non corrispondenza tra
DEL GIUDIZIO giudizi e corrisponde ai la realtà e i miei
pregiudizi miei giudizi, posso
atteggiamenti, eliminarli
è il riflesso dei
miei giudizi
Riconoscere e Si manifesta Se riconosco quale
colmare le nei rapporti caratteristica di
DELLA nostre umani come quella persona mi
PERDITA mancanze un feeling attrae, è quella la
immediato caratteristica che
ho nascosto dentro
e che devo ritrovare

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Riconoscere Una perdita Affrontare la paura
NOTTE qual è la violenta che più grande
OSCURA nostra paura segue un
DELL’ANIMA più profonda e momento di
affrontarla soddisfazione
Riconoscere Segnali che ci Accettare se stessi
cosa pensiamo indicano che in modo sereno e
ATTO DI davvero di noi quello che migliorarsi
COMPASSIONE stessi stiamo secondo criteri
facendo a noi armonici ed
stessi è da equilibrati
cambiare

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RIEPILOGO DEL GIORNO 7:
 SEGRETO n. 64: nel dominio olografico, ogni modifica
che apportiamo a noi stessi avviene anche su tutto il resto;
 SEGRETO n. 65: quello che ci accade è un messaggio che
arriva direttamente da noi stessi, come in uno specchio,
poiché siamo noi stessi a modellare la realtà.
 SEGRETO n. 66: la prima paura universale è costituita
dalla separazione e dall’abbandono, intima paura che
deriva dallo strappo dall’ordine implicito.
 SEGRETO n. 67: la seconda paura è la bassa autostima,
che scaturisce dalla sensazione di non essere adeguati alle
situazioni o alle aspettative.
 SEGRETO n. 68: la terza paura è la mancanza di fiducia
nell’equilibrio dell’universo, cosa che dipende
dall’individualità che viviamo tutti i giorni.
 SEGRETO n. 69: il primo specchio quantico è lo specchio
del presente, che ci mostra quello che siamo emotivamente
in quel dato momento.
 SEGRETO n. 70: il secondo specchio è quello dei nostri
giudizi che applichiamo nella vita di tutti i giorni.

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 SEGRETO n. 71: il terzo specchio è il riflesso di quello
che abbiamo perso nella nostra vita e che cerchiamo anche
in modo latente.
 SEGRETO n. 72: il quarto specchio è la notte oscura
dell’anima, che ci mostra la nostra paura più grande.
 SEGRETO n. 73: il quinto e ultimo specchio è quello del
più grande atto di compassione, che è l’accettazione di noi
stessi.
 SEGRETO n. 74: lo scopo ultimo degli specchi quantici è
la nostra guarigione. Per mezzo di loro possiamo capire
come poter meglio lavorare su di noi.

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CONCLUSIONE

Bene, siamo giunti alle conclusioni! Facciamo allora un


resoconto molto veloce degli argomenti che abbiamo toccato.
Abbiamo sperimentato nel primo Giorno, con la visione dell’aura,
cosa possa voler dire vedere e sperimentare qualcosa che va oltre
la visione classica delle cose, senza bisogno di fede, magia o cose
simili.

Nel secondo Giorno abbiamo visto una serie di esperimenti che ci


fanno capire come la fisica ci stia introducendo a una visione
della realtà e della nostra influenza su essa totalmente diversa
rispetto a quella vissuta finora. Abbiamo preso visione del potere
che il nostro DNA ha sull’ambiente e ci siamo posti in uno stato
di analisi e verifica del mondo che ci circonda, cominciando a
sperimentare una visione diversa da quella solita.

Nel terzo Giorno abbiamo cominciato a introdurre il concetto di


realtà olografica e il valore che noi stessi abbiamo all’interno di
essa: come elementi olografici, rispecchiamo già l’intero universo
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dentro di noi. Ne emerge che la realtà è illusoria, e lo è lo spazio
quanto il tempo. La nostra influenza sulla realtà è data dai nostri
sentimenti che modificano la materia: utilizzando il modello del
processo inverso siamo in grado di “richiamare” a noi la realtà
che desideriamo.

Nel quarto Giorno abbiamo scoperto l’importanza dell’inconscio


e dell’intuito e come utilizzarli meglio a nostro vantaggio.
Abbiamo inoltre utilizzato il modello di “intenzione” combinato
con l’intelligenza intuitiva, per poter sincronizzare conscio e
inconscio. E qui abbiamo anche introdotto il concetto di insigth,
ossia dei momenti d’illuminazione.

Nel quinto Giorno abbiamo parlato dell’elemento più importante


della psicologia quantistica, il salto quantico, ossia la capacità di
saltare da una realtà all’altra. Esistono dei valori cardine da
seguire e degli elementi propri del salto quantico che ci aiutano
ad effettuare salti consapevoli.

Nel sesto Giorno abbiamo approfondito il concetto di tempo


geometrico, della sua influenza con l’intuito e di come poterlo

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meglio usare per migliorare la nostra esistenza. Abbiamo inoltre
introdotto la differenza tra ordine implicito e ordine esplicito e il
legame tra essi.

L’ultimo passo nel Giorno 7: abbiamo visto gli strumenti che


possiamo utilizzare come segnali per migliorare il nostro
cammino. Questi sono le paure universali e gli specchi quantici.
Come dei riflessi, ci mostrano quello che siamo e quello che
stiamo dando al mondo, facendoci capire davvero quello che
stiamo facendo.

In conclusione, possiamo dire che la psicologia quantistica è lo


strumento che ci fa più di tutto capire cosa si cela dietro ogni
evento o manifestazione della vita. Non è un arrivo, bensì un
punto di partenza: come nelle arti marziali, la cintura nera non è
la meta da raggiungere, ma il punto da dove cominciare.

Tutto quello che hai letto in questo ebook può essere di fatto
considerato un’introduzione a quello che è questa vastissima
materia, ma è comunque un’ottima base per cominciare ad
approcciarsi in maniera completa alla vita in modo più profondo,

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sano e responsabile. Ci mette nella situazione di capire quanta
responsabilità abbiamo nei confronti di noi stessi e di quello che
ci accade.

Sono incredibili, inoltre, le similitudini con le antiche religioni e


con i movimenti filosofici: è come se la scienza fosse in grado di
spiegare quello che le religioni ci vogliono comunicare da
migliaia di anni! Ci stiamo velocemente incamminando verso
un’unione sempre più evidente tra mistico e profano,
avvicinandoci anche scientificamente a quell’infinito mistero che
è il più grande tra tutti: il senso del divino!

Io ti ringrazio per l’interesse che hai mostrato verso questo


scritto, mi auguro vivamente che queste nozioni ti possano essere
d’aiuto sia per una comprensione migliore dei meccanismi che si
celano dietro la vita, sia per ottenere sempre di più una vita
realizzata.

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