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Cosa ci permette distinguere tra un pallone e uno sgabello? L'esperienza. Noi per abitudine
dobbiamo dare un nome ad ogni cosa che vediamo. Ma una stessa cosa, altre culture, può avere più
nomi. Per noi italiani è normale distinguere e dare nomi a tutte le varietà di formaggio. Per altri non
è detto che sia così.
Noi tendiamo a vedere visi ovunque anche laddove non ci sono, questo sin dai primissimi mesi di
vita. Se ad un bimbo facciamo vedere il disegno di un sorriso, lui tenderà a sorridere. Noi pensiamo
che i bambini appena nati non sappiano niente, in realtà dentro di loro hanno l'atto di conoscere la
realtà. Son tutte cose che fanno parte della percezione.
All'interno delle teorie sulla percezione, ci sono molte teorie molto affascinanti, una di queste è la
teoria Gestalt che analizza un aspetto molto importante sia da un punto di vista della percezione che
della realtà in generale, afferma che l'insieme è più della somma delle sue parti, cioè noi
tendenzialmente, secondo la teoria Gestalt, non vediamo istintivamente un aspetto specifico di una
determinata cosa, ma il globale, poi, successivamente, lo specifico. Noi non vediamo la giacca del
prof ma il prof nella sua interezza. La teoria Gestalt analizza questo e lo fa attraverso una serie di
principi enunciati dallo psicologo ceco Wertheimer:
• Principio della buona forma: elementi che danno corpo a forme coerenti vengono
raggruppati tra di loro per formare un'unità percettiva.
Noi percepiamo dalla figura I più le forme II
che le forme III.
Sono tutte nostre deduzioni, abbiamo la tendenza a seconda della forma dell'oggetto ad attribuire
una realtà.
La percezione stessa dello spazio è variabile a seconda dell'esperienza. Ci sono ad esempio
popolazioni di Pigmei che vivono dal sempre in mezzo alla foresta che non hanno la capacità di
vedere la profondità, la distanza nei grandi spazi aperti. Ne riporta un esempio un famoso
antropologo che andò tra i Pigmei e con uno di essi uscì dalla foresta verso un'enorme vallata dove
in lontananza c'erano delle persone che lavoravano. L'antropologo chiede all'aborigeno se vedesse
quelle persone e il Pigmeo rispose che erano delle formiche perché le vedeva piccolissime. Questo
perché il Pigmeo non aveva mai visto nessuno in lontananza.
• Date due figure sovrapposte, la più grande verrà percepita come sfondo e la più piccola
come figura.
• Dati due elementi, l'uno incluso nell'altro, percepiamo l'elemento incluso come figura e
quello occludente come sfondo.
• Dati due elementi orientati in maniera diversa, percepiamo quello orientato secondo le
direzioni privilegiate dello spazio come figura, e quello obliquo come sfondo.
• Di Forma: un cubo viene riconosciuto anche quando viene guardato da diversi punti di vista
differenti. La forma è quindi qualcosa di costante nella nostra mente.
• Di Colore: un oggetto viene riconosciuto anche se il suo colore e la sua luminosità cambiano
a seconda dell'intensità della luce presente.
• Indizi cinetici di profondità: capita che seduti su un treno fermo vediamo un altro treno che
parte e pensiamo che sia il nostro ad essersi mosso ma in realtà è l'altro; questo effetto
percettivo si chiama la Parallasse di movimento e deriva dal fatto che il nostro corpo deve
sempre dare un significato a ciò che vede.
• Processi di tipo Top Down: Questo è un logo inventato nei primi del
Novecento quindi è possibile che non riusciremo a riconoscerlo come marchio.
Tuttavia la conoscenza dell'alfabeto e dell'esistenza di una società elettrica
AEG ci fa riconoscere il marchio in quanto tale. Questo però non significa che
tutti saremmo in grado di comprendere il significato del marchio e la
rappresentazione metaforica di un alveaere come società complessa e organizzata. Questo è
un tipo di riconoscimento Top Down dove riconosciamo l'oggetto per le nostre conoscenze
pregresse (cioè dall'alto Top, al basso Down, interpretazione dello stimolo sensoriale);
insomma per conoscere il simbolo AEG è necessario basarsi su esperienze passate, cioè su
conoscenze acquisite oltre che dell'elaborazione dell'input sensoriale a carico del sistema
visivo. che l'oggetto basandoci sulle nostre esperienze pregresse cioè dall'alto (le
conoscenze) al basso (interpretazione dell'input).
Esempi:
• Effetto Petter:
Quando ci troviamo di fronte a zone irregolari,
ma cromaticamente omogenee, il nostro sistema
visivo opera una scissione fenomenica facendoci
percepire due figure separate. Il pescatore di
Kanizsa Data l’omogeneità cromatica queste
figure tenderanno a essere «davanti» o «dietro»
in maniera reversibile.
Tutto questo ci dimostra come la percezione non sia altro che una rielaborazione della realtà.