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A. A. 2019-2020 - Corso di Storia dell’Arte moderna - Prof. Valter Rosa


L’OPERA D’ARTE E LA SUA CORNICE
NONA LEZIONE: Roma quanta fuit, ipsa ruina docet / mercoledì 8 aprile 2020 / ore 9,00
2020-1591
in copertina: Busto di Nerone, calco in gesso, dall’origina-
le in marmo appartenuto a Vespasiano Gonzaga. Milano,
Accademia di Brera, Biblioteca.
sotto: la biblioteca dell’Accademia di Belle Arti di Brera.
a destra: Sabbioneta, Galleria degli Antichi o Corridor
Grande.
Mantova, Palazzo Ducale, Galleria della Mostra.
Osservate queste tre fotografie. Ne riconoscete ni di questi calchi riproducono degli originali in
i luoghi? Il primo, la Biblioteca dell’Accademia marmo che nel tardo Cinquecento appartenevano
di Brera, col suo archivio collocato sul soppalco, alle collezioni di antichità di Vespasiano Gonza-
dovrebbe essere familiare a tutti, anche se non ga, principe e poi duca di Sabbioneta, sistemati
posso escludere che qualcuno di voi non ci abbia parte in alcune sale del suo Palazzo Ducale (in
mai messo piede. Ma gli altri due? Sono nell’or- particolare nella Sala degli Imperatori), parte nel
dine la Galleria degli Antichi o Corridor Grande Palazzo Giardino e soprattutto nella collegata
di Sabbioneta e la Galleria della Mostra nel Pa- Galleria degli Antichi, che vedete nella foto, lun-
lazzo Ducale di Mantova. Vi chiederete la ragione ghissimo spazio espositivo costruito fra il 1583 e
dell’accostamento: che cosa hanno in comune? il 1584. Ma le mensole che li hanno sostenuti sino
Tutti voi avrete notato, frequentando la nostra al principio degli anni Settanta del Settecento,
biblioteca, una serie di busti in gesso collocati oggi sono vuote: dove sono finiti i busti antichi?
ordinatamente sopra gli scaffali dei libri. Alcu- Li potete intravvedere nella terza foto che ripro-

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duce la Galleria della Mostra nel Palazzo Ducale non trascurabile attività collezionistica), con uno che evidentemente riflette il significato attribui- qualche nostra considerazione perché è parte del
di Mantova, un ambiente realizzato tra la fine del scultore in bronzo e orafo d’eccezione come Pier to in quel preciso contesto dal possessore. Nella nostro habitat quotidiano.
Cinquecento e l’inizio del Seicento, dove in real- Jacopo Alari Bonacolsi detto l’Antico, attivo so- fattispecie, dato che noi stiamo inseguendo gli Per venire alla terza questione, ripeto la doman-
tà le antichità di Vespasiano Gonzaga sono state prattutto al tempo di Isabella d’Este Gonzaga, il spostamenti di alcuni busti antichi appartenuti a da: storia marginale? Qui mi sento di rispondere
risistemate in tempi relativamente recenti, tra il cui appellattivo è già tutto un programma. L’ab- Vespasiano Gonzaga, non potremo fare a meno senza mezzi termini, sulla scorta di tutti gli studi
2003 e il 20041, con ulteriori cambiamenti in re- biamo poi ritrovata trasposta in mirabili grisail- di notare come cambia, ad ogni tappa (sino alla che sono stati fatti sull’argomento, che si tratta di
lazione alla mostra su Giulio Romano (2019) (in les nella decorazione della Camera di San Paolo loro traduzione in gesso che ci porta a Brera) il una storia tutt’altro che provinciale, anzi salda-
occasione della quale ho scattato la foto). Ma qui del Correggio, allievo ideale, se non diretto, del significato di queste sculture. Eppure, a fronte di mente intrecciata a vicende internazionali (come
appunto, in modo forse un poco arbitrario, tali Mantegna stesso, e subire invece una contami- tanti cambiamenti, qualcosa permane e merita lo è la storia straordinaria di Vespasiano Gonza-
sculture colmano semplicemente il ga e della sua Sabbioneta), storia che
vuoto lasciato da una precedente col- mette in campo artisti e architetti di
lezione di antichità, appartenente al primo piano. E se la città di Sabbione-
ramo principale dei Gonzaga, che se ta resta un sogno infranto con la morte
ne andò dalla galleria suddetta e dal del suo creatore Vespasiano Gongaga,
Palazzo Ducale con la vendita a Carlo cui seguirà pure la dispersione del pa-
I d’Inghilterra degli anni 1627-1628 trimonio, non di meno quell’attarda-
e col successivo saccheggio delle sol- to sogno rinascimentale tramutato in
datesche imperiali nel 1630-31, a cui pietra è stato in qualche modo il la-
abbiamo già accennato in una prece- boratorio dello spazio moderno. Ed a
dente lezione. Si suppone ovviamente questo mira questa lezione, non tanto
che le antichità sabbionetane prima a porre in luce un episodio seppur si-
di finire esposte nella Galleria della gnificativo del collezionismo cinque-
Mostra, abbiano avuto diverse desti- centesco o lo sviluppo di una tipolo-
nazioni, come vedremo fra poco. gia architettonica (la galleria) ad esso
dedicata, quanto la nascita del moder-
Ma a questo punto avrete cominciato no spazio teatrale che nella passione
a porvi alcune domande che, antici- per l’antico trova la sua radice e, nella
pandovi, voglio ricondurre a tre prin- realizzazione di Vincenzo Scamozzi a
cipali. Perché inserire questa vicenda Sabbioneta, il primo modello.
all’interno del nostro programma, che
relazione sussiste coi temi sin qui af- Non possiamo ripercorrere tutta la
frontati? Che cosa c’entra col tema storia del collezionismo di “antica-
della “cornice”? Perché prendere in glie”, dalle origini agli sviluppi tar-
esame una vicenda così settoriale e docinquecenteschi. Limitiamoci qui
periferica rispetto ai grandi temi che succintamente a riferire cosa signi-
si giocano nella storia dell’arte della ficarono le raccolte sabbionetane e
fine del XVI secolo e oltre? come trasmigrarono sino a giungere,
Rispondo alla prima: la riscoperta seppure attraverso riproduzioni, nel-
dell’antico e la passione antiquaria ci l’Accademia di Brera.
accompagnano sin dalla prima lezio- Quella di Sabbioneta, città di nuova
ne dedicata all’ambiente padovano e fondazione con impianto urbanistico
agli esordi di Mantegna. Il gusto per esemplato sul castrum romano, è una
le antichità, la loro esemplarità quali Veduta aerea della città di Sabbioneta (Mantova).
vicenda simile a quella di molte altre
modelli di studio, sia attraverso i marmi origina- nazione in Parmigianino a favore di mirabilia e cittadine padane del Cinquecento, spesso collo-
li, sia attraverso i calchi, era già pratica di botte- naturalia, con anticipo rispetto a una tendenza cate in posizioni territoriali strategiche, legate a
ga negli anni formativi presso lo Squarcione. La che contaminerà anche le raccolte italiane, non rami cadetti di signorie (soprattutto Gonzaga) e
passione per le antichità s’instaura precocemen- ultime quelle mantovane. all’atto demiurgico di un signore, principe o duca,
te nella corte mantovana della seconda metà del Rispondo ora alla seconda: “cornice” dell’opera distintosi per onori militari al servizio dei mag-
Quattrocento, e si riverbera a Mantova nell’arte d’arte, non importa se antica o contemporanea, è giori potentati europei e soprattutto della Spagna
contemporanea con la ricreazione architettonica da intendersi qui il luogo fisico in cui è colloca- che, in questo periodo storico, esercita il proprio
di Alberti, con la pittura di Mantegna (e la sua ta e, insieme, il criterio con cui risulta esposta e dominio su gran parte dell’Italia. Ma Sabbioneta

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Sabbioneta, Teatro all’Antica, particolare della facciata. a destra: Sabbioneta, Teatro all’Antica, interno, la cavea e
il loggiato col peristilio.

è anche un caso particolare in virtù della ecce- cazione della sua Sabbioneta dotandola di tutte lo classico di teatro, struttura del resto inserita in luogo elevato riservato al Duca e alla sua corte.
zionalità del suo principe, della sua cultura, dello le strutture atte a farne una vera città, abbellen- un’architettura preesistente, nel caso di Sabbio- Il teatro è dedicato a Rodolfo II, ma tutto l’appa-
slancio progettuale e, naturalmente della sua pas- dola di monumenti e opere d’arte, perseguendo neta il teatro è concepito come un edificio auto- rato decorativo evoca il mondo romano, a partire
sione collezionistica. l’immagine di una novella Roma, comparando se nomo, separato dalle residenze ducali, ma in po- dalla scritta in capitali albertiane che corre nel-
Vespasiano Gonzaga Colonna (Fondi, 1531-Sab- stesso alle figure degli imperatori romani, come sizione strategica come elemento di connessione la fascia mediana del perimetro esterno: ROMA
bioneta, 1591) ebbe una carriera folgorante al si vede nel bel monumento bronzeo realizzato urbana, a svolgere la funzione di interfacciare il QUANTA FUIT IPSA RUINA DOCET, motto
servizio dei reali di Spagna: fu paggio d’onore dallo scultore cesareo Leone Leoni, posto nel duca con la sua piccola comunità, a presentarsi ai ripreso dai libri di architettura di Sebastiano Ser-
del principe Filippo, presso la corte imperiale di 1588 all’ingresso del Palazzo Ducale e in segui- suoi ospiti attraverso la celebrazione della stessa lio, ad indicare il valore delle rovine quali testi-
Carlo V, tra il 1545 e il 1549 e si mise al suo to collocato sul monumento funebre nella Chiesa cultura urbana tradotta nella sua immagine più monianze della grandezza di Roma. All’interno,
servizio, tra il 1568 e il 1578, quando questi di- dell’Incoronata2. eloquente, quella dell’antica Roma. Scamozzi ai due lati dell’orchestra, tra la cavea e la scena,
ventò re, sposandone inoltre la cugina, ovvero Ma la chiave per comprendere il significato del progetta uno spazio funzionale, dotato di locali sono dipinti due archi trionfali inquadranti due
la principessa spagnola Anna d’Aragona. Iniziò culto per le antichità nello spirito che animava accessori per le esigenze di una compagnia di vedute di Roma, Piazza del Campidoglio e Castel
la costruzione di Sabbioneta nel 1556, a partire Vespasiano e la sua città, è la costruzione fra il attori, concepito con una scena prospettica co- Sant’Angelo, ripresa di antichità secondo lo spi-
dal sistema di fortificazioni, con possente cinta 1588 e il 1590 del Teatro all’Antica ad opera di struita e sviluppata in profondità e una gradinata rito già annunciato un secolo prima da Mantegna,
muraria e sistema di terrapieni, modernamente Vincenzo Scamozzi. L’architetto giungeva a que- per gli spettatori a forma di ferro di cavallo, so- in quanto rovine abitate (si veda la bottega del
aggiornato a reggere gli attacchi dell’artiglieria sta impresa dopo aver completato il Teatro Olim- luzione destinata a essere ripresa nella successiva cerusico ricavata in uno dei fornici tamponati).
pesante. Insignito del titolo di Duca nel 1577 pico vicentino lasciato incompleto alla morte del evoluzione dello spazio teatrale. Questa è contor- Questa intrusione del quotidiano entro architettu-
dall’imperatore Rodolfo II, e nel 1585 dell’alta suo ideatore, Andrea Palladio. Se a Vicenza si nata posteriormente da un peristilio, sormontato re che, secondo la codificazione delle tre scene di
onorificenza del Toson d’Oro, continuò l’edifi- trattava ancora di una interpretazione del model- da statue delle divinità olimpiche, delimitante il Serlio, avrebbero dovuto alludere forse più alla

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Vicenza, Teatro Olimpico. La frons scenae. Progettato da Andrea Palladio nel 1580, poco prima di morire, è
completato con la scenografia delle prospettive urbane da Vincenzo Scamozzi ed inaugurato nel 1585.
sotto: Andrea Mantegna, San Sebastiano, 1478-1480, part. Parigi, Museo del Louvre.

Sabbioneta, Teatro all’Antica, interno, la nuova scena (1996), ispirata all’originaria di Vincenzo Scamozzi,
nella ricostruzione di Anna Di Noto e Francesco Montuori.

scena tragica, qui invece stanno a sottolineare la zioni già avviate dal Duca di Mantova e dai Far-
vocazione del teatro sabbionetano come deputato nese di Parma; con Ottavio Farnese, in particola-
alla commedia, come conferma, nella decorazio- re, il duca intrattenne peraltro una lunga amicizia,
ne che cinge su tre lati tutto lo spazio riservato foriera anche di significativi scambi artistici.
al pubblico, la rappresentazione di una balconata Ma non può essere sottaciuto qui, per il suo alto
(finzione nello stile veronesiano di Villa Barbaro valore politico, il modello di uno straordinario
a Maser) da cui sporgono musici e maschere del- statuario, quello del cardinale Domenico Grima-
la commedia dell’arte, un genere teatrale, agito ni (1461-1523) che nel 1523 donò alla Repubbli-
da attori professionisti, che prende le mosse pro- ca di Venezia la sua ricca collezione di dipinti e di
prio in questo momento in terra gonzaghesca per antichità raccolte a Roma. Con una parte dei suoi
diffondersi poi nel resto dell’Europa. marmi nel 1525 s’inaugurò in Palazzo Ducale
Ma nell’apparato decorativo non mancano na- una Sala delle teste: non ancora un museo, come
turalmente le immagini dipinte degli imperatori ha precisato Pomian, ma un’esposizione pubbli-
romani, oltre alla presenza, nelle nicchie esterne, ca in un luogo di potere che, oltre all’evidente si-
di un certo numero di busti in marmo, attestata da gnificato politico (additare l’esempio di Roma) si
una fonte settecentesca. proponeva quale fonte “di un’educazione perma-
Per quanto riguarda le collezioni di antichità di nente”3. Tale idea trovò il suo compimento con la
Vespasiano Gonzaga e in particolare di busti di decisione del Senato di trasferire tutte le sculture
imperatori romani, si può immaginare che fra le appartenute a Domenico e al successore Giovan-
spinte iniziali vi fosse quella di emulare le colle- ni Grimani (che, a sua volta, aveva accresciuto

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Jacopo Negretti detto Palma il Giovane, Ritratto di col- la collezione) nell’anticamera della Biblioteca
lezionista, 1600 circa, olio su tela, cm 118x103. Birmin- Marciana, affidandone l’allestimento a Vincen-
gham, Museum and Art Gallery. zo Scamozzi: nacque così nel 1596 lo Statuario
a destra, in alto: Lo statuario Grimani, ricomposto nella Pubblico della Serenissima4, in un momento in
Tribuna del Museo di Palazzo Grimani (fino al 30 maggio cui l’interesse per le antichità aveva contagiato
2021). tutti i principi e molti collezionisti del tempo. Ciò
è attestato, fra l’altro, da un dipinto quasi coevo
a destra, in basso: Anton Maria Zanetti il Giovane, di Palma il Giovane, il Ritratto di collezionista
Statuario Pubblico della Serenissima: Facciata dell’An-
tisala della Libreria, 1736. Venezia, Biblioteca Nazionale (1600 ca.)5 nel quale si suole identificare Barto-
Marciana, Cod. It. IV, 123. lomeo della Nave: dietro all’effigiato, fra altre
sculture, si riconosce significativamente proprio
il cosiddetto Vitellio Grimani, ormai divenuto

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Bernardino Campi, Ritratto dell’imperatore Tiberio (copia
da Tiziano), 1561 c., penna, bistro e biacca su carta.

Cesare Gonzaga, del ramo guastallese, durante il


suo soggiorno romano (1559-1562), raccolta ini-
zialmente trasferita nel palazzo mantovano di fa-
Aegidius Sadeler, Tiberius Caesar (da Tiziano), incisione. miglia. La sua Galleria dei marmi, ammirata dal
Vasari che la visitò nel 1566 e da Ulisse Aldro-
vandi nel 1571, smantellata nel 1587 e riallestita
nel palazzo di Guastalla da Bernardino Campi,
comprendeva centocinquanta pezzi, affiancati da
una copia dei Cesari di Tiziano.
Non poteva dunque essere da meno Vespasiano
Gonzaga, fondatore di città e celebrato dall’uma-
nista Nizolio come un novello Romolo o un Vi-
un oggetto di culto per pittori e scultori, come lo facendosi interprete del disegno del duca Fede- tellio, il quale organizzava la propria raccolta di
sarà in seguito anche nell’ambito della scultura rico volto a sottolineare il suo legame politico antichità a Sabbioneta sistemandola in gran par-
contemporanea: s’ispireranno a quel modello, tra con l’Impero, né la singolare fortuna di tale ciclo te in un edificio costruito appositamente - il già
gli altri, Medardo Rosso e Constantin Brâncusi. di dipinti, replicato innumerevoli volte da altri ricordato Corridor grande o Galleria degli Anti-
La progettazione e l’allestimento di spazi prepo- artisti nel corso del Cinquecento e spesso desti- chi (1583-1584), un lunghissimo corpo di fabbri-
sti ad accogliere queste particolari raccolte rivela nato ad affiancare un analogo pantheon di busti ca, interamente porticato al piano terra, cingente
quanto fosse alto l’interesse a loro riservato dai antichi. Tiziano realizzò tale ciclo fra il 1536 e un lato della Piazza d’Armi, che esternamente
signori del tempo. A Mantova l’allestimento di il 1539, ma consegnò undici Cesari, escludendo reinterpreta in chiave moderna la struttura degli
ambienti interamente dedicati ai Cesari sveto- Domiziano. Tali dipinti, venduti a Carlo I d’In- acquedotti romani e all’interno, al primo piano,
niani risale almeno a Federico II Gonzaga e alla ghilterra nel 1628, trasferiti nel 1652 in Spagna il modello francese di galleria. Da Roma, come
sistemazione dei ritratti imperiali commissionati all’Alcazar, dove finirono distrutti nell’incendio pure da Napoli e molte altre località, da un mer-
a Tiziano nel Camerino dei Cesari, entro un arti- del 1734, ci sono noti attraverso le incisioni di cato antiquario ormai fiorente e già inquinato
colato piano decorativo ideato da Giulio Roma- Aegidius Sadeler e la replica pittorica che Ferdi- da falsi, giungevano quindi a Sabbioneta molte
no nell’appartamento di Troia in Palazzo Ducale. nando Francesco d’Avalos, marchese di Pescara, sculture antiche e delle copie moderne, tra cui
Bernardino Campi, Ritratto dell’imperatore Tiberio (copia
Benché si tratti, in questo caso, di un intervento commissionò nel 1561 a Bernardino Campi6. dall’originale distrutto di Tiziano), 1561, olio su tela, cm
“un Scipione, Vespasiano, Tito e Vitellio”, come
pittorico, non va sottovalutata né la connotazione Oltre alle collezioni presenti nel Palazzo Ducale 138x110. Napoli, Gallerie Nazionali di Capodimonte. si legge nella licenza di esportazione dei marmi
archeologica dei Cesari dipinti da Tiziano, che di Mantova7, merita di essere segnalata innanzi- datata 27 gennaio 15798, ad alimentare una col-
pare essersi ispirato a medaglie e marmi antichi, tutto la raccolta di antichità che aveva formato a sinistra: Camerino dei Cesari. Mantova, Palazzo Ducale. lezione che, in base alle ricostruzioni documen-

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Sabbioneta, Palazzo Ducale, Sala degli Imperatori, il tarie e a quanto è pervenuto (a Mantova), appare Cesari nel Palazzo Giardino di Sabbioneta, picco- Federico II Gonzaga) per la Sala degli Imperatori
fregio delle quattro pareti nel riallestimento attuale con come imponente per numeri e di notevole rilievo lo ambiente che non ha marmi antichi, ma si pro- nel Palazzo Ducale di Sabbioneta, sistemati tre
l’inserimento delle riproduzioni dei Cesari (di Tiziano) per l’importanza dei singoli pezzi. pone come uno statuario dipinto a trompe-l’oeil, per parete e intervallati da mensole su cui erano
dipinti da Bernardino Campi e conservati a Capodimonte. Artista chiave nelle imprese decorative sia a Sab- con sei imperatori a figura intera (fra questi Vitel- collocati i busti marmorei degli imperatori. Tutte
a destra:
bioneta che a Guastalla fu certamente il già cita- lio) e sei riprodotti in finti medaglioni bronzei9. le tele vennero confiscate dalle autorità austria-
Sabbioneta, Palazzo Ducale, Sala degli Imperatori con le to Bernardino Campi. Si deve forse a lui anche È ancora Bernardino Campi che realizza dopo il che nel 1772 e portate a Mantova, ma in seguito
riproduzioni dei ritratti di Vitellio, Vespasiano e Tito. l’ideazione (non l’esecuzione) del Camerino dei 1584 una copia dei Cesari (dipinti da Tiziano per disperse. Recentemente si è pensato di ripristi-
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Busto di Marco Aurelio, marmo lunense, h.
cm 91. Da Sabbioneta, collezione di Vespa-
siano Gonzaga. Mantova, Palazzo Ducale.

Busto di Settimio Severo, marmo greco, h. cm


65. Da Sabbioneta, collezione di Vespasiano
Gonzaga. Mantova, Palazzo Ducale.

sotto:
Le fatiche di Ercole, fronte del sarcofago,
170-180 d.C., marmo italico, cm 73,7x225,8.
Da Sabbioneta, collezione di Vespasiano
Gonzaga. Mantova, Palazzo Ducale.

a destra:
Bernardino Campi, Ritratto dell’imperato-
re Galba (copia dall’originale distrutto di
Tiziano), 1561. Napoli, Gallerie Nazionali di
Capodimonte.

a pag. 18:
Pieter Bruegel il Vecchio, Il trionfo della
Morte, c. 1562, olio su tavola, cm 117x162.
Madrid, Museo Nazionale del Prado.
Lettere di Vespasiano Gonzaga Colonna ai Farnese, a cura di Giuseppina Bacchi, Quaderni della Società Storica Viada-
nese, 4, Viadana 2012, p. 146, n.155.

Dopo la sua morte nel 1591, la città di Sabbio- tore Giuseppe Franchi. Fu naturale allora per la
neta si avviò a un lento inesorabile declino, con neonata Accademia di Brera (1776), totalmente
dispersione dei suoi beni artistici, ad eccezione priva di modelli, attingere in prima istanza (e poi
nare l’aspetto originario della sala attraverso la Dossier 10), fu l’acquisizione di un celeberrimo dei marmi che, meno trasportabili o appetibili naturalmente a Roma, Firenze e Parigi) a questo
ricollocazione in sede di riproduzioni dei Cesari dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio, che di Bosch dei quadri e di altri oggetti di lusso, rimasero sul straordinario e vicino serbatoio per la formazio-
del Campi conservati a Capodimonte10. allora poteva ben considerarsi seguace, ovvero il posto, sino a che non diventarono di nuovo appe- ne della sua Galleria dei Gessi. Così il professo-
Il collezionismo di Vespasiano Gonzaga non si Trionfo della Morte, oggi conservato al Museo tibili per uno scopo diverso. re di scultura Giuseppe Franchi, che insegnava
limitava però alle antichità o alla rievocazione, del Prado. Ma la puntata praghese di Vespasiano, Con la creazione nel 1752 dell’Accademia Manto- appunto a Brera e che si era recato più volte a
attraverso la pittura, delle grandezze di Roma e che colà si era recato investito da Filippo II di vana di Lettere ed Arti si determinò gradualmen- Mantova in qualità di restauratore dei pezzi anti-
dei suoi personaggi illustri, ma era orientato an- una missione relativa alla trattativa per la libera- te l’esigenza di affiancarle un Museo di antichità chi, non esitò a cavarne calchi per l’Accademia
che verso l’arte contemporanea. La frequentazio- zione del re di Polonia Massimiliano d’Asburgo, come campionario di modelli per lo studio del di Milano15. Almeno trentadue busti calcati sugli
ne delle principali corti europee lo ha presto sin- fratello dell’imperatore Rodolfo II, ha un altro in- disegno. Fra il 1774 e il 1775 Sabbioneta venne originali mantovani entrarono così nella Sala dei
tonizzato sul gusto, talora eccentrico, dei gran- teressante risvolto per le collezioni sabbionetane. così spogliata dei marmi di Vespasiano Gonzaga Gessi (poi Galleria delle Statue) di Brera. Tali
di sovrani del tardo Cinquecento. Lo rivela, tra A ricompensa dei buoni uffici, Rodolfo II infatti che furono assegnati all’Accademia per trovare presenze non erano certo disgiunte dagli scrupo-
l’altro, una lettera (qui riprodotta) che lui scrive donò a Vespasiano venti trofei di caccia, costi- poi definitiva collocazione museale nel Palazzo li filologici che animavano l’insegnamento del-
da Praga ad Alessandro Farnese, duca di Parma tuiti principalmente da palchi di corna di cervi, degli Studi13, assieme ai rimanenti pezzi sparsi la pittura di storia, genere allora dominante nel
e Piacenza ed “eroe delle Fiandre”, chiedendogli che, al ritorno da Praga, il duca fece collocare, nei palazzi ducali della città14. A sovrintendere contesto dei salon espositivi, essendo integrate,
di procurargli un paio di quadri di Hieronymus rimuovendo molti ritratti di uomini illustri, fra queste operazioni fu il segretario di quell’accade- nella biblioteca dell’Accademia di Brera, da una
Bosch o di un suo seguace, in cambio della re- le antichità della sua galleria, seguendo quindi mia, Giovanni Girolamo Calvi, il quale predispo- copiosa serie di trattati di storia, di antiquaria e di
stituzione di un importante arazzo (su disegno il gusto d’oltralpe di affiancare curiosità naturali se il definitivo riordinamento delle raccolte in un medaglie antiche dedicate proprio ai Cesari.
di Francesco Salviati) un tempo appartenente ai agli oggetti propriamente artistici. museo statuario nel corridoio superiore del Pa- Il progressivo venir meno del valore impositivo
Farnese11. L’esito di quella trattativa, secondo la Ma che fine hanno fatto le prestigiose raccolte lazzo del Ginnasio con la collaborazione di Paolo dei modelli, la definitiva caduta della pittura di
ricostruzione di uno studioso12 (vedi l’allegato artistiche di Vespasiano Gonzaga? Pozzo (per la parte architettonica) e dello scul- storia negli ultimi decenni dell’Ottocento, deter-

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Il Museo Antiquario nel Palazzo degli Studi a Mantova, a destra: Il museo naturalistico del Liceo-Ginnasio “Vir-
fotografia realizzata prima del 1915. gilio”. Mantova, Palazzo degli Studi.

minarono in seguito un crescente disinteresse per depositi del Palazzo Ducale di Mantova, utilizza-
i gessi. Dallo smantellamento della Galleria delle ti pian piano ad ornarne alcuni ambienti.
statue, per allargare gli spazi della Pinacoteca di Quanto ai naturalia della Galleria di Sabbione-
della Serenissima. Due secoli di collezionismo di antichità exemplum etico, civile e antropologico, in Dei ed eroi nel
Brera, nasceva dunque l’esigenza di costruire un ta, in parte incredibilmente conservati, pure loro 1596-1797, catalogo della mostra, a cura di I. Favaretto e Palazzo Giardino a Sabbioneta. Miti e allegorie per un
nuovo ambiente destinato ad ospitare i pezzi più cambiarono però significato confluendo nel Mu- G. L. Ravagnan, Cittadella, 1997. Vedi inoltre I. Favaretto, principe umanista, a cura di L. Ventura, Roma, Bulzoni,
importanti, ancora utilizzati, per qualche tempo, seo di Storia naturale della Regia Accademia di Le collezioni di antichità veneziane del Settecento tra cul- 2008, pp.99-125.
per il disegno di Figura. All’inizio del Novecen- Mantova, e oggi si possono ancora ammirare nel tura antiquaria e gusto del bello, in Illuminismo e illustra- 10
La Sala degli Imperatori di Palazzo Ducale a Sabbione-
to, su progetto di Gaetano Moretti, veniva co- museo naturalistico del Liceo-Ginnasio “Virgi- ción. Le antichità e i loro protagonisti in Spagna e in Italia ta, a cura di Gianluca Bocchi e Giovanni Sartori, Rotary
nel XVIII secolo, atti del convegno (Roma 2001), a cura di Club Casalmaggiore-Viadana-Sabbioneta, Viadana, 2015.
struito, all’interno di uno dei cortili del Palazzo lio”16. J. Beltrán Fortes, Roma, “L’erma” di Bretschneider, 2003, 11
Lettere di Vespasiano Gonzaga Colonna ai Farnese, a
di Brera, un padiglione in cemento armato (uno pp. 172-173. cura di Giuseppina Bacchi, Quaderni della Società Storica
dei primi nel suo genere a Milano), coperto da un 5
Olio su tela, cm 118x103. Birmingham, Museum and Art Viadanese, 4, Viadana 2012, pp. 48-49, 64-65, 146, n.155.
ampio lucernario, destinato ad ospitare le statue NOTE Gallery, inv. P 48/61. 12
Antonio Ernesto Denunzio, Sulla provenienza de Il trion-
ed utilizzato anche come sede di alcune scuole. 1
Federico Rausa, Volti di Roma antica. Le sculture nella
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Le copie degli undici Cesari, a cui venne aggiunto il do- fo della Morte di Pieter Bruegel il Vecchio: le collezioni di
dicesimo, dalla collezione d’Avalos a Napoli passarono nel Vespasiano Gonzaga tra Sabbioneta, Napoli e Madrid, in
Qui, all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso Galleria della Mostra, Mantova, Tre Lune Edizioni, 2008.
1882 nelle Gallerie Nazionali di Capodimonte, ma due di «Boletin del Museo del Prado», tomo XXIX, n. 47, 2011,
è stata trasferita la biblioteca, l’archivio e parte 2
Notizie ampie e aggiornate su Sabbioneta e i suoi monu- queste (Giulio Cesare e Augusto) si trovano in deposito pp. 6-15.
delle raccolte storiche, dove, un paio di decenni menti si desumono da Giovanni Sartori, Marcella Luzza- nella Villa Rosebery a Posillipo. 13
L. Ventura, Il collezionismo ..., cit., pp. 27-33.
ra, Alberto Sarzi Madidini, Sabbioneta e il suo territorio.
dopo, hanno trovato collocazione una serie di 7
F. Rausa, “Li disegni delle statue et busti sono rotolate 14
Dopo la pubblicazione di una prima piccola guida nel
Guida per il visitatore, Associazione Pro Loco Sabbioneta, drento le stampe”. L’arredo di sculture antiche delle re- 1790, venne in seguito approntato un catalogo illustrato,
metope e i calchi dei busti restaurati, quelli da cui
Viadana, 2013. sidenze dei Gonzaga nei disegni seicenteschi della Royal compilato da G. Labus, Museo della Reale Accademia di
siamo partiti per questi nostri ragionamenti. Tali 3
K. Pomian, Dalle sacre reliquie all’arte moderna. Vene- Library a Windsor Castle, in Gonzaga. La Celeste Galeria Mantova, Mantova, Fratelli Negretti, 3 voll., 1830-1837.
gessi, esaurita la funzione didattica, tornano oggi zia-Chicago dal XIII al XX secolo [2003], Milano, Il Sag- ..., cit., pp.67-91. Si segnala qui la presenza, fra gli innu- 15
A. Musiari, I calchi da opere classiche, in Le raccolte
a parlare una diversa lingua dentro una nuova lo- giatore, 2004, pp. 49-50. merevoli busti, dei dodici Cesari svetoniani. storiche dell’Accademia di Brera, a cura di G. Agosti e M.
gica museale. 4
Tale assetto, documentato nella prima metà del Settecento 8
Per una puntuale ricostruzione del catalogo dei marmi Ceriana, Firenze, Centro Di, 1997, pp. 172-192.
dai disegni di Antonio Maria Zanetti e dalla pubblicazio- della collezione di Vespasiano, vedi L. Ventura, Il collezio- 16
Il Palazzo degli Studi. Appunti per una storia dell’istru-
Nel frattempo i marmi sabbionetani, cessata da
ne Delle antiche statue greche e romane che nell’Antisala nismo di un principe. La raccolta dei marmi di Vespasiano zione superiore a Mantova. Luoghi e vicende dal Collegio
tempo l’attività dell’Accademia di Mantova, ac- della Libreria di S. Marco ed in altri luoghi pubblici di Ve- Gonzaga Colonna, Modena, Franco Cosimo Panini, 1997. dei Gesuiti al Liceo Ginnasio “Virgilio”, a cura di Ugo
quisiti dal Comune nel 1881 e, a seguito di con- nezia si trovano (Venezia 1740-1743), è stato ricostituito in 9
Per una lettura iconologica di questo ambiente, vedi E. Bazzotti e Daniela Ferrari, Mantova, Publi Paolini, 1991,
venzione con lo Stato, sono confluiti nel 1915 nei occasione della mostra del 1997, cfr. Lo Statuario Pubblico Camilli Giammei, Il Camerino dei Cesari. L’antico come pp. 62-65.

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Leone Leoni, Vespasiano Gonzaga, bronzo.
Sabbioneta, Chiesa dell’Incoronata, monumento sepolcrale

Questo fascicolo è ad uso esclusivo degli studenti iscritti al corso di Storia dell’Arte moderna del prof. Valter Rosa.
Ogni altra diffusione è rigorosamente vietata.

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