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A. A. 2019-2020 - Corso di Storia dell’Arte moderna - Prof. Valter Rosa


L’OPERA D’ARTE E LA SUA CORNICE
QUARTA LEZIONE: Mantova dopo il 1459 / venerdì 20 marzo 2020 / Aula 10, ore 14,00
1459-1474
In copertina:
Andrea Mantegna, San Sebastiano, 1478-
1480, part. Parigi, Musée du Louvre.
A destra: Andrea Mantegna, Morte della
Vergine (nella ricostruzione di Roberto
Longhi).

Stiamo pian piano entrando nell’ordine di sulla falsariga delle parlate e degli sguardi che
idee che ogni volta che ci troviamo di fronte a instaura con le opere del proprio tempo. Il più
un’opera d’arte dobbiamo compiere una sorta delle volte noi siamo chiamati a leggere/giudica-
di restauro, perlomeno virtuale, interrogandoci re le opere in base alle loro vite ulteriori (soprat-
sull’aspetto originario dell’opera e sforzando- tutto quando finiscono/rinascono all’interno dei
ci di immaginarla con quelle integrazioni che il musei) e possiamo essere soddisfatti di questo
nostro bagaglio storico-culturale ci consente di approccio. Tuttavia conoscere le loro vite ante-
mettere in campo. Ma è davvero indispensabile riori (le altre lingue) non è solo un’esigenza posta
sottoporci a questo tour de force? Certamente dalla necessità di verificarne la provenienza (il
no, si può vivere bene e godere un’opera d’ar- pedigree), ma risponde a un approccio filologi-
te anche per semplice apprezzamento estetico di co-storico che ci consente di passare dal sempli-
un suo frammento. Sappiamo tutti che, talvolta, ce apprezzamento estetico alla comprensione del
ci sono frammenti straordinariamente eloquenti, significato, non inteso qui come disvelamento di
capaci di evocare il fantasma di ciò che manca, arcani ed enigmatici simboli, ma in primo luogo
di tenerlo in sospeso davanti a noi, senza che ne della relazione fra l’opera e lo spettatore. Saper
siamo pienamente consapevoli, ma con benefi- impostare in termini storico-critici, ovvero ripri-
cio del nostro appagamento emotivo-sensoriale. stinare questa relazione è già compiere un passo
(Ciò accade più facilmente con una scultura o un importante per intenderne la lingua originaria e
dipinto antichi che con un’opera d’arte contem- tradurla nella nostra.
poranea: riconoscereste un frammento di un’ope- Insomma di fronte alle opere d’arte può esse-
ra astratta o informale del XX secolo? Ma questo re tutto molto semplice o tutto maledettamente
ragionamento ne implicherebbe altri che, per il complicato, ... come nella vita.
momento, ci porterebbero fuori strada).
D’altra parte l’opera d’arte non ha cessato di vi-
vere quando la si è tolta dalla sua cornice, dalla MANTOVA DOPO IL 1459
sua collocazione originaria, dalla sua luce, dalla
chiesa, dalla collezione, ecc.; non ha cessato di Queste e tante altre domande sorgono spontanee
vivere quando si è smembrato un polittico, quan- ogni volta che ci si accosta al patrimonio artisti-
do si è segata una cimasa per fare entrare una co della città di Mantova e al problema della sua
tavola in una nuova cornice, quando si è smem- dispersione nel mondo. Il turista che oggi visita
brato un gruppo scultoreo, quando si sono poste la città, tutto sommato di dimensioni contenute,
le singole sculture sopra un piedestallo, le si è non può non restare colpito dalla concentrazio-
ambientate in un parco, invece che in un palaz- ne di monumenti d’arte straordinari, dalla loro
zo o in un interno borghese. Semplicemente ha importanza storica (sono su tutti i libri di storia)
continuato a vivere una vita diversa, entrando in non meno che dal loro carattere singolare e, se
relazione con nuovi proprietari, contesti e, pro- vogliamo, eccentrico. Si tenga conto che oggi la
babilmente, trovandosi a fianco di nuove opere città vive soprattutto della luce dei suoi beni ar-
amiche o nemiche. E questa vita diversa, non tistici immobili; si provi ad immaginarla prima
sempre negativa, può rivelarsi in alcuni casi una del 1628, allorché i pezzi migliori della Celeste
nuova opportunità, una nuova chance capace di Galeria, una delle più famose raccolte d’arte
porre in luce dei valori (qualità, sensi, significa- del mondo, realizzata grazie alla passione colle-
ti) inattesi. Un’opera d’arte parla molte lingue, zionistica e al mecenatismo dei duchi Gonzaga,
ma non nello stesso tempo e nello stesso luogo: vennero venduti a Carlo I Stuart; la si immagini
ogni epoca scopre la sua e stabilisce un dialogo pure prima del 1630-1631, quando il resto ven-
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ne saccheggiato dai lanzichenecchi; o per venire Niccolò di Pietro Gerini, Dormitio Virginis, II metà del XIV Michele Giambone, Dormitio Virginis (su cartone di An- magari visto da una finestra, come avevano già
a un’epoca più vicina a noi, quella napoleonica, sec. Tempera e oro su tavola. Parma, Galleria Nazionale drea del Castagno), 1442-1443, mosaico. fatto i pittori fiamminghi, ma quel paesaggio in
Venezia, San Marco, Cappella dei Mascoli.
quando le ultime importanti opere d’età gonza- genere era inquadrato in modo più preciso, non
ghesca (come ad esempio la Madonna della Vit- così libero come qui, dove addirittura il cielo ap-
toria di Mantegna) vennero confiscate dai fran- pare tagliato unicamente dal bordo della tavola.
cesi e portate al Musée central des Arts (poi Mu- Si dirà: una visione “mondana” del tema sacro,
seo del Louvre). quasi una semplice veglia funebre, magari richia-
Come la capitale di un piccolo ducato nell’Italia mando alla memoria altra variazione sul tema, di
del Quattrocento abbia potuto assumere un rilie- sconvolgente modernità (ma per altre ragioni) fi-
vo così importante da richiamare figure di primo nita per opportunità collezionistiche, grazie alla
piano come Leon Battista Alberti e Andrea Man- segnalazione di Rubens (allora ingaggiato dai
tegna non è cosa così scontata, pur se vista in un Gonzaga) a Mantova, ovvero La Morte della Ver-
contesto di particolarismo tutto italiano e di com- gine del Caravaggio.
petizione sfrenata fra i signori del tempo. Piccolo, Alla modernità inedita della tavoletta del Man-
ma non marginale, a causa della posizione strate- tegna si è pensato sino a quando Roberto Lon-
gica in area padana, quasi di cerniera fra signori e ghi non dimostrò in modo inconfutabile che in
stati più potenti, il ducato di Mantova godeva poi origine aveva un aspetto più tradizionale, ovvero
di un prestigio assicurato da un’accorta politica conforme a un modello preciso tramandato dalla
di alleanze o semplici buoni rapporti che i Gon- tradizione bizantina, quello della Dormitio Vir-
zaga, coltissimi signori educati alla Ca’ Zoiosa ginis, che univa il motivo del transito a quello
di Vittorino da Feltre, avevano saputo allaccia- dell’assunzione in cielo dell’anima della Vergine.
re. Questo spiega perché l’umanista Eneo Silvio Fu la scoperta nel 1926 nella raccolta Vendeghi-
Piccolomini, da poco salito al soglio papale col ni Baldi (oggi nella Galleria Nazionale di Fer-
nome di Pio II, la scelse nel 1459 come sede di diventa parlante non appena si delinea il contesto rara) di una minuscola tavoletta (cm 27,5x17,5)
una Dieta (concilio o congresso) per consultare i culturale e politico. raffigurante Cristo con l’animula della Vergine,
potenti italiani ed europei dell’epoca intorno al Il saggio qui allegato (dossier 6) di Marcella Bian- to al Museo del Prado a Madrid. L’opera faceva incorniciata da elementi architettonici il cui pro-
progetto di bandire una crociata contro i turchi chi e Paolo Carpeggiani ci aiuta a comprendere parte probabilmente di un polittico, comprenden- lungamento ricostruttivo, tenendo conto proprio
e riconquistare Costantinopoli. La storia non si come era la città gonzaghesca prima del 1459 e te il cosiddetto Trittico degli Uffizi, che adornava del suo DNA prospettico, coincide perfettamen-
fa con i “se”, ma certamente è da chiedersi se come si sia innescata una vera e propria renova- una cappella appositamente allestita nel Castello te con gli elementi architettonici della tavola del
quel che ne è seguito per l’evoluzione della città tio urbis che, seppur rimasta in parte sulla carta, di S. Giorgio, ambiente non più esistente, forse Prado, intuizione confermata dallo stile pittorico
sarebbe stato la stesso senza l’evento del 1453 e ha portato alla realizzazione di alcune opere fon- smantellato già nel Cinquecento. e dalle caratteristiche fisiche delle due tavole.
senza quell’incredibile e irripetibile riunione, nel damentali il cui linguaggio formale e simbolico Scelgo spesso di parlare di questo dipinto, nel Nel corso di alcuni passaggi collezionistici, pro-
1459, non solo di potenti e loro rappresentanti, viene chiarito in relazione alle singolari vicende mio corso di Teoria e storia dei metodi di rappre- babilmente a Ferrara, il dipinto era stato decurta-
ma anche delle menti più eccelse dell’epoca, fra storiche che ne costuiscono lo sfondo e insieme sentazione, a dimostrazione del singolare potere to semplicemente per essere adattato a una nuo-
cui Nicolò Cusano. i moventi. Ciò valga egregiamente da cornice in- della prospettiva, come dirò fra poco. Se non la va cornice e fare pendant con un altro dipinto di
Il sostanziale apporto fiorentino, specialmente troduttiva all’attività mantovana di Mantegna e a si è mai vista dal vero, od osservata in una buona analoghe dimensioni, secondo una prassi tutt’al-
nell’architettura (da Manetti Ciaccheri all’Al- comprendere meglio la curiosa fusione nella sua riproduzione (a cui purtroppo non sfugge la tra- tro che infrequente.
berti, senza dimenticare quel valentissimo Luca pittura fra l’antico (nelle sue declinazioni roma- ma della sua crettatura), si può essere ingannati Così ricomposta l’opera appare meno rivoluzio-
Fancelli che operò in autonomia, oltre che essere ne e greco-bizantine) ed elementi più orientali sulle sue reali dimensioni: quella visione pro- naria di quanto non sembri la sola porzione del
esecutore dei progetti albertiani), un apporto giu- ed “esotici”, assecondando in tal senso tanto le spettica c’introduce in uno spazio che si dilata Prado: il paesaggio è ora totalmente incorniciato
stificato non solo dalla politica medicea di espor- passioni antiquarie dei suoi signori, quanto l’am- aprendosi, oltre la loggia, in un paesaggio molto dalla loggia. Ciò non toglie che, se appare meno
tazione dei talenti, ma anche dalle relazioni che i bizioso progetto di Ludovico Gonzaga di farsi esteso. La veduta appunto, non immaginaria ma innovativo il taglio dell’immagine (come non ri-
Gonzaga intrattenevano con Firenze (il marchese erede di diverse culture o di unificare addirittura reale, quale è dato scorgere da una finestra del cordare ad esempio il mosaico, su disegno di An-
Ludovico Gonzaga nel 1447 era divenuto capita- le due chiese, la romana e la bizantina. Castello di S. Giorgio, da cui si vedono i dintor- drea del Castagno, in San Marco a Venezia che è
no generale della città), non è bastante a spiegare ni della città a partire dai laghi mantovani, una di circa due decenni precedente?), non ne risulta
i caratteri singolarissimi, fortemente sperimenta- Fra le prime opere realizzate da Andrea Mante- difesa naturale oltre che fonte di ricchezza, e il sminuito il significato per il modo in cui il pittore
li, delle due architetture più importanti del mo- gna a Mantova – dove, chiamato con insistenza ponte di S. Giorgio, costituisce qualcosa di stu- cala un brano di storia sacra in uno spazio archi-
mento, il Sant’Andrea e il San Sebastiano (que- già nel 1455 dal marchese Ludovico, si era infine pefacente per il taglio prospettico e la precisione tettonico-prospettico preciso e per il rapporto che
st’ultima poi di difficile interpretazione proprio trasferito nel 1460, operandovi come artista di descrittiva. Intendiamoci: non è un fatto nuovo si stabilisce con la storia concreta e attuale della
a causa delle trasformazioni subite nel corso del corte – vi è la notissima Morte della Vergine, un che, come sfondo di Madonne e di sacre conver- città di Mantova.
tempo). Ma il linguaggio dell’Alberti mantovano piccolo dipinto su tavola (cm 54,5x42) conserva- sazioni, venga posto un paesaggio urbano reale, È proprio il rapporto con la storia che sostanzia,

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Andrea Mantegna
Camera degli Sposi,
Mantova, Castello di San
Giorgio.

fra le molte opere mantovane che non è possibile compiuta in costume all’antica il 24 settembre
qui analizzare, né enumerare, una delle tre va- 1464 da Mantegna assieme agli amici Samuele
riazioni sul tema del martirio di San Sebastiano, da Tradate (figlio del celebre scultore Jacopino),
quella finita misteriosamente, forse dal 1481, ad Felice Feliciano (umanista veronese) e Giovanni
Aigueperse (Auvergne) in Francia, e dal 1910 al Marcanova (già probabile referente del Mante-
Musée du Louvre. In questa tela il classico tema gna, per la sua competenza in materia epigrafica,
del martirizzato che trionfa sulle rovine del paga- negli affreschi della cappella Ovetari).
nesimo (immancabile è il cespuglio del fico allu- Non molto tempo dopo, il 16 giugno 1465 Man-
sivo alla rinascita), qui descritte con la consueta tegna inizia a dipingere, nel Castello di San Gior-
competenza in materia di antichità e con studiata gio, la Camera Picta, come è detta nei documen-
giustapposizione di frammenti (si noti il piede ti, meglio nota come Camera degli Sposi, termi-
scultoreo accostato al piede del martire, un detta- nando l’opera nel 1474. Dieci anni di esecuzione
glio che piacerà a Giorgio de Chirico), trova un posso sembrare tanti se non si tiene in conto che
singolare commento, se così si può dire, nel pae- Mantegna, in quanto artista di corte, veniva im-
saggio che fa da sfondo, soprattutto nella parte piegato dai Gonzaga in mille altre mansioni.
destra. Qui, come in una sedimentazione natura- Ciò non toglie che l’opera, tanto complessa,
le, Mantegna ha stratificato sopra alcuni speroni quanto qualitativamente alta nella sua esecuzio-
rocciosi una serie di architetture che delineano ne (qualità ancora percepibile nonostante le tra-
un tragitto storico, quello che parte dalla città ro- versie subite e alcuni interventi antichi di restau-
mana (in rovina, ma abitata), procede oltre l’arco ro inappropriati), abbia richiesto un gran lavoro
trionfale inerpicandosi sul mensolone roccioso di di progettazione, oltre che di realizzazione tanto
un castello feudale, per giungere all’ardito spero- accurata nelle “storie” che impegnano le pareti
ne sulla cui sommità svetta il borgo fortificato. principali (quelle illuminate dalla luce che entra
La percezione mantegnesca del passato della sto- dalle finestre – si rammenti che qui lo spazio è
ria umana, come una stratificazione geologica, lo stato rimodellato in funzione della pittura) quan-
rende qualcosa di tangibile, presente nella con- to nelle parti apparentemente decorative, ma che
temporaneità pur allo stato di rovina. È insomma con la loro finzione di tendaggi di pesanti corami
uno spazio da abitare e su cui esemplare il nuovo. inaurati, che lasciano qua e là filtrare nei pun-
Andrea Mantegna
San Sebastiano, 1478-1480 Sotto questa luce assume un certo rilievo l’epi- ti di aggancio il cielo illusivamente sottostante,
tela, cm 255x140. sodio, tramandato dalle fonti, della gita sul Gar- si fanno rivelatori del potere straordinario che
Parigi, Musée du Louvre. da, alla ricerca di antichità ed epigrafi romane, Mantegna conferisce alla prospettiva, capace di

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farci percepire lo spazio anche quando un osta- ciano, ha voluto far rinascere con la sua Camera
colo interposto ce ne vieta la visione, essendo picta. Vale la pena di riflettere sul fatto che, an-
tutta la decorazione della sala (una elegantissima cora una volta abbiamo a che fare con una fonte
loggia aperta su due lati verso l’esterno, ovvero greca: nella Mantova del Quattrocento le persone
tre se consideriamo pure l’inedito sotto in su del- colte “parlano greco” e Mantegna, come ha ben
l’oculo del soffitto) costruita sul punto di vista di mostrato Eugenio Battisti, rilegge spesso la sto-
un osservatore fisico collocato al centro di essa. ria romana da un punto di vista greco.
(Vi ricordate la Pala di San Zeno? Ora vi trovate Ma ora, al di là dei contenuti, riflettiamo anche
esattamente al centro del suo recinto sacro). Fra solo per un momento sull’apparente semplicità
le molte osservazioni che questa straordinaria ca- della soluzione mantegnesca di portare l’oro al-
mera susciterebbe – lascio a voi scoprire le storie l’interno, per rivelare l’azzurro del cielo naturale
narrate nelle due pareti figurate, - voglio richia- all’esterno, come vediamo anche nei risvolti dei
marne almeno una, per me essenziale. corami alle pareti. È l’esatto contrario di quanto giottesca, quella di aver voltato la lingua dal gre- a sinistra: Andrea Mantegna, Camera degli Sposi.
Permettetemi di fermare la vostra attenzione sul Giotto, all’inizio del Trecento, aveva realizzato co al latino; ebbene Mantegna, col suo apparente Mantova, Castello di San Giorgio, angolo sud-orientale.
contrasto fra l’ornatissimo soffitto, con le sue nel soffitto della cappella degli Scrovegni a Pa- naturalismo, qui fa il contrario, ovvero volta il la-
grisaille delle teste clipeate degli imperatori ro- dova, un’opera sulla quale il giovane Mantegna tino in greco (si ricordi che greco vuol dire bizan-
sopra: Andrea Mantegna, Camera degli Sposi.
mani su fondo aureo a imitazione musiva, e quel- deve avere a lungo meditato: aprire degli oculi Mantova, Castello di San Giorgio, la volta con l’oculo
tino), la storia moderna (quella del suo mecenate) (parzialmente restaurato nel 1506 da Francesco Mante-
lo squarcio di blu del cielo naturale che sbuca nel cielo fisico, per mostrare l’oro del vero cielo, in storia antica. In questo modo, incorniciando gna, figlio dell’Artista).
dall’oculo, attorno al cui parapetto, quasi fosse quello di Dio, dei santi e delle creature celesti. d’oro e di rilievi marmorei la storia di Ludovico
la vera di un pozzo, si affacciano alcune figure, Perché Giotto, quando dipinge il cielo del bel- Gonzaga, per celebrarne la memoria, Mantegna
di cui una intenta a pettinarsi. Questa intrusione lissimo blu lapislazzuli, è consapevole, almeno intende rallentarne la durata che, se non sarà eter-
del quotidiano è sempre stata ritenuta inessenzia- quanto lo erano le avanguardie russe del XX se- na, starà nella scala temporale delle cose destina-
le finché uno studioso mantovano, Rodolfo Si- colo, che si tratta di una “carta da parati” che na- te a durare più della vita degli uomini.
gnorini, non ne ha individuato la fonte letteraria sconde lo spazio vero, di un bel tappeto che, alla
in un raccolto di Luciano, Di una stanza, sorta fine dei tempi, bisognerà riarrotolare. Ricordia-
di ekphrasis di un capolavoro della pittura anti- mo qui la celebre efficacissima definizione che
ca andato perduto che Mantegna, attraverso Lu- Cennino Cennini aveva dato della rivoluzione

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Andrea Mantegna, Camera degli Sposi. Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova.
Mantova, Castello di San Giorgio, angolo nord-occidentale e volta..

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Dossier 6 Trattao da:
MANTOVA: LA RENOVATIO URBIS
A Casa di Andrea Mantegna. Cultura artistica
a Mantova nel Quattrocento, a cura di Rodolfo
Signorini, con la collaborazione di Daniela So-
gliani, catalogo della mostra (Mantova, Casa del
Mantegna, 26 febbraio-4 giugno 2006), Cinisel-
lo Balsamo, Silvana Editoriale, 2006, pp. 20-45.

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Giorgio de Chirico, L’enigma dell’oracolo, 1910, olio su tela, cm 42x61. Collezione privata.

Questo fascicolo è ad uso esclusivo degli studenti iscritti al corso di Storia dell’Arte moderna del prof. Valter Rosa.
Ogni altra diffusione è rigorosamente vietata.

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