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A. A. 2019-2020 - Corso di Storia dell’Arte moderna - Prof. Valter Rosa


L’OPERA D’ARTE E LA SUA CORNICE
SESTA LEZIONE: Intermezzo veneziano / venerdì 27 marzo 2020, Aula 10, ore 14
INTERMEZZO VENEZIANO
SU ALCUNE PALE DI GIOVANNI BELLINI
E DI TIZIANO

L’arco temporale compreso fra il 1474 e il 1519,


ovvero fra l’ultimazione della Camera Picta di
Mantegna e l’esecuzione della Camera di San
Paolo di Correggio, vede una grande evoluzione
della spazialità della pittura che, affrancandosi
progressivamente dagli schemi rigidi della pro-
spettiva lineare, trova nel colore, nella gradazio-
ne tonale e nell’intonazione atmosferica la nuo-
va strada maestra. Lo studio della luce conduce
inoltre al recupero della tradizione bizantina dap-
prima nei termini di citazione di schemi o di mo-
tivi iconografici, come era in Mantegna e come
ancora risulta in Giovanni Bellini, seppure questi
ormai a una svolta perché, soprattutto attraverso
Tiziano, la luce metafisica del mosaico antico si
traduca in una nuova materia pittorica luminosa,
una calda atmosfera inaurata.
Nell’arte del ritratto, il tradizionale sfondo paesi-
stico o architettonico, viene gradualmente sosti-
tuito da un bruno d’atelier, un colore scuro (non
nero, né omogeneo), spazioso, capace di evocare,
senza descriverla, l’atmosfera di un interno, dan- Giovanni Bellini, Cristo che incorona Maria tra i santi
do risalto alla figura e al volto che vi si trovano Paolo, Pietro, Gerolamo e Francesco (Pala di Pesaro),
tavola, cm 262x240. Pesaro, Museo Civico.
parzialmente immersi.
Nelle opere di grandi dimensioni, come ad esem- Giovanni Bellini, Imbalsamazione di Cristo, tavola, cm
107x84. Roma, Pinacoteca Vaticana.
pio pale d’altare o pitture murali, così come nei
quadri da camera, come bene ha dimostrato John
Shearman (Only Connect...Art and the Spectator
in the Italian Renaissance, 1992; trad. it. Milano,
Jaca Book, 1995), diventa sempre più esplicita
la ricerca da parte degli artisti di una relazione
stringente col luogo (tenendo conto quindi delle
condizioni spaziali, di collocazione e di illumi-
nazione naturale) e con la posizione fisica del-
lo spettatore. Aggiungiamo che, proprio in tal
senso, si evince il ruolo essenziale svolto dalle
cornici, da quelle più semplici alle più elaborate
(sovente col concorso progettuale degli stessi pit-
tori) come elementi di connessione al luogo e al
contempo di amplificazione dei significati, non
solo cultuali, della parte dipinta.
Un ambito di studio particolarmente interessante,
sotto questo profilo, è proprio quello dell’evolu-
zione della pala d’altare. Ci sono sull’argomen-
to molti saggi, da quello ormai classico di An-
dré Chastel (La pala d’altare nel Rinascimento,
Milano 1993) a contributi più recenti e settoriali.

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L’attenzione alle cornici, che, quando conservate, Giovanni Bellini, Pala di San Giobbe: Ma-
iniziano finalmente ad essere riprodotte insieme donna col Bambino, tre angeli musicanti e i
santi Francesco, Giovanni Battista, Giobbe,
alle opere, si è però fatta sistematica solo negli Domenico, Sebastiano e Ludovico da To-
ultimi due decenni. losa, olio su tavola, cm 471x258. Venezia,
Uno studio sistematico dell’evoluzione della pala Gallerie dell’Accademia.
d’altare è fuori dalla portata e dagli obiettivi di
Qui sopra un fotomontaggio mostra la sua
questo corso. Ritengo tuttavia che possa tornarci collocazione nell’ancona originaria nella
utile, anche in vista di ragionamenti futuri, getta- chiesa di San Giobbe.

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masticato storia dell’arte al liceo, che non sosti in con castello, vero quadro nel quadro. Il coordina-
lunga contemplazione davanti ai rispettivi dipinti mento prospettico delle due cornici, quella vera e
per verificare di persona ed assegnare la palma quella dipinta, rivela quindi una concezione spa-
al migliore – e questo è uno dei tanti motivi per ziale e quindi ideativa unitaria di straordinaria
cui possiamo spezzare una lancia a favore dei efficacia.
musei, in quanto il confronto diretto delle opere, La Pala di San Giobbe, datata al 1480 ca. (o
consentito appunto dai musei, è più eloquente di 1487, come vogliono altri studiosi), fu in origine
qualsiasi spiegazione e non può essere sostituito concepita come un ex-voto dopo la peste (1478)
da alcuna riproduzione. scongiurata grazie ai santi Giobbe e Sebastiano
Questa distanza fra i due cognati si fa ancora più qui rappresentati in primo piano, rispettivamente
sensibile nelle pale realizzate da Bellini dopo la a sinistra e a destra della Madonna, per la chie-
metà degli anni Settanta, pur se, non di rado, vi sa francescana di San Giobbe a Venezia. La resa
persistono elementi comuni, in alcuni casi poco spaziale qui si fa più matura, affidata non più
più che dettagli, quasi un’attrezzeria di scena. a un digradare prospettico di piani distinti che
Cominciamo con la Pala di Pesaro, opera sul- rendeva più astratta la Pala di Pesaro, quanto
la cui datazione non vi è molto accordo fra gli invece a un sapiente effetto chiaroscurale che
studiosi, ma che dovrebbe essere stata eseguita fa risaltare la calotta dell’abside dipinta a finto
intorno al 1475 per l’altare maggiore della chie- mosaico bizantino, incorniciata dalla volta a cas-
sa di San Francesco a Pesaro e che, dopo varie settoni. Il riferimento più immediato è alla Pala
vicissitudini, si trova oggi esposta nel Museo di San Cassiano (1476) di Antonello da Messina,
Civico di quella città. La cosa curiosa è che di ma vi è dell’altro. Come ha ben chiarito Shear-
questa pala faceva parte una cimasa raffigurante man, Bellini, assimilando qui la lezione toscana
l’Imbalsamazione di Cristo, oggi conservata nei di Brunelleschi, Masaccio e Donatello, rielabora
Musei Vaticani. La ragione di questo smembra- un modello che lo porta a costruire la pala inte-
mento è dovuta al fatto che la sola cimasa venne grata con la sua cornice architettonica come se si
requisita dai Francesi e portata a Parigi, mentre al trattasse di una cappella virtuale che si apre nella
momento della restituzione, cui contribuì come parete della chiesa. Così come si presenta oggi,
negoziatore Antonio Canova, essendosi smarrita nelle sale delle Galleria dell’Accademia (dove è
la memoria della sua appartenenza, venne con- giunta dopo il 1815), la pala appare molto im-
segnata allo Stato Pontificio. Fu solo nel 1913 poverita e depotenziata rispetto alle sue risorse
che Gustavo Frizzoni, uno studioso variamente pittorico-luministiche, come si può vedere dal
legato all’Accademia di Brera (a cui ha donato, confronto col fotomontaggio che la mostra en-
tra l’altro, la sua fototeca), si accorse della reci- tro un’ancona marmorea all’interno della chiesa.
proca appartenenza delle due parti, anche se la Oltre alla profondità e continuità spaziale, risulta
loro prima ricongiunzione fisica si è potuta avere pure giustificato l’orizzonte prospettico che così
solo in occasione di una esposizione nel 1988 e, coincide con l’altezza del punto di vista dello
più recentemente, nel 2008, nella grande mostra spettatore. Anche in questo caso non si può fare
dedicata al Bellini alle Scuderie del Quirinale. a meno di notare – e più di uno studioso lo ha ri-
La pala è impreziosita da una straordinaria cor- marcato - quanto sia stata devastante e delittuosa
nice intagliata, dipinta d’oro e di blu, che in- la sua rimozione dalla collocazione originaria.
globa le scene della predella e le figure di san- Sempre di Bellini, il Trittico dei Frari, esegui-
Giovanni Bellini, Madonna con Bambino e due angeli re uno sguardo, naturalmente mirato, ad alcune ti nei pilastrini laterali, in questo tenendo conto to nel 1488 per la cappella della famiglia Pesaro
musicanti tra i Santi Nicola da Bari, Pietro, Marco e pale veneziane del periodo preso in esame. probabilmente anche di modelli marchigiani. In nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari,
Benedetto (Trittico dei Frari), 1488, tavola, cm 275x250. Restringiamo il campo alle opere di Giovanni tal modo la struttura a polittico è assorbita dalla sembra proporre il modello più tradizionale del
Venezia, Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, Cap-
pella Pesaro. Bellini che, più giovane del cognato Mantegna, cornice medesima che assolve pure la funzione trittico, invece dello spazio unificato, forse in
si era già emancipato dall’influenza di quest’ul- devozionale, alleggerendo la tavola della presen- omaggio al gusto della famiglia che l’aveva com-
timo nella meravigliosa Orazione nell’orto del za di troppe figure. Al centro di questa, a fare da missionato. In questo caso, però, l’opera fortuna-
alle pagine successive:
1458-60 circa. Il confronto sullo stesso tema fra schienale al trono a due posti dove è rappresen- tamente conservata nella sua straordinaria corni-
Giovanni Bellini, Pala di San Zaccaria: Madonna col
Bambino, un angelo musicante e i santi Pietro, Caterina, Bellini e Mantegna è didatticamente squadernato tata l’incoronazione della Vergine, è poi un’ele- ce architettonica intagliata da Jacopo da Faenza,
Lucia e Gerolamo, 1505, olio su tavola, cm 500x235. su una parete della National Gallery di Londra gantissima cornice marmorea che incornicia, a dimostra quale capacità avesse il pittore di tra-
Venezia, Chiesa di San Zaccaria. e non vi è studioso o studente, che abbia un po’ mo’ di finestra, una brano di paesaggio collinare sformare il vincolo in una soluzione spaziale in

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qualche modo inedita e di grande effetto plastico. ebbe un percorso conservativo piuttosto acciden-
Ai due lati dei santi si intravedono poi due strisce tato, che comportò, fra l’altro, la decurtazione
sottili di paesaggio, soluzione che verrà ripresa della parte superiore e di una striscia inferiore.
e ampliata nella Pala di San Zaccaria. Questa, Nonostante questo, tornata nella bellissima anco-
realizzata nel 1505 per le monache benedettine na ed altare del Codussi, i cui elementi architet-
della chiesa di San Zaccaria a Venezia, non ven- tonici trovano continuità nella pittura, con note-
ne risparmiata dalle requisizioni napoleoniche ed vole effetto prospettico, la pala s’impone ancora

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come uno degli esiti più alti della tarda maturità luce causato dalla collocazione della pala nel
dell’artista. Anche in questo caso, se la composi- luminosissimo coro costituito dall’abside gotica
zione può sembrare in apparenza meno avanzata traforata della Chiesa dei Frari.
rispetto alle pale precedenti, essendo improntata Tale effetto che avrebbe oscurato qualsiasi al-
a una compostezza ancora quattrocentesca, con tra opera, viene qui contrastato in due modi: la
studiata simmetria che s’impreziosisce dei moti- cornice e la luce del colore. Infatti da una parte
vi del catino absidale mosaicato, davanti al quale la costruzione di una monumentale cornice mar-
pendono un uovo di struzzo e una lampada bizan- morea, dovuta a Lorenzo e Giambattista Bregno,
tina (già visti rispettivamente in Piero e in Man- scherma la luce creando un cono d’ombra utile
tegna), Bellini vi apporta delle novità significati- ad isolare la pittura, cornice che pure amplifica,
ve che concernono la luminosità atmosferica e un anche in questo caso, il contenuto del dipinto
tonalismo quasi giorgionesco. attraverso tre sculture poste sulla sua sommità,
Sono indicazioni molto importanti per i suc- raffiguranti Cristo risorto con ai lati i Santi Fran-
cessivi sviluppi della pala d’altare. La lezione cesco e Antonio.
belliniana emerge infatti, accanto a quella di Dall’altra l’impiego di tonalità calde e in parti-
Giorgione, in un’opera di Tiziano eseguita entro colare del rosso e di sapienti sbattimenti di luce
il primo decennio del Cinquecento per la chie- e di ombra a contrasto con la luminosità fredda
sa di Santo Spirito in Isola, ma trasferita dopo il del cielo e l’esplosione di luminosità aurea che
1656 nella Basilica di Santa Maria della Salute, fa da sfondo alla Vergine, trasformano il dipinto
ovvero il San Marco in trono e i Santi Cosma in una fonte emittente in grado di trionfare sulla
e Damiano, Rocco e Sebastiano. Ma spostiamo- luce naturale che le fa da sfondo.
ci ora al decennio successivo, quando le novità Dal punto di vista dell’impaginazione, è sta-
della pittura a Roma, tra le prime Stanze vatica- to notato come Tiziano abbia meditato a lungo,
ne di Raffaello e la volta della Cappella Sistina mentre lavorava alla Scuola del Santo a Padova,
(ultimata nel 1512) di Michelangelo, erano di- sull’Assunzione dipinta da Mantegna nella Cap-
ventate un richiamo imprescindibile per tutti gli pella Ovetari, un’opera giunta a noi in pessime
artisti. Tiziano, come notava già Ludovico Dolce condizioni conservative, ma che ancora ci mostra
nel suo Dialogo (1557), mostra l’influsso della cosa deve aver guardato con interesse il giovane
“grandezza e terribilità di Michel Agnolo, la pia- Tiziano, ovvero, nel registro inferiore, le monu-
cevolezza e la venustà di Raffaello”, pur «senza mentali figure degli apostoli e il lor interagire
haver veduto alhora le anticaglie di Roma» (Ti- con la cornice stessa ovvero con lo spazio sacro
ziano aveva rifiutato l’invito nel1513 del Bem- della cappella. Ma se nell’affresco del Mantegna
bo di trasferirsi presso la corte pontificia) nella gli apostoli restano molto distanti dalla visione,
svolta artistica della grandiosa pala dell’Assunta ancora racchiusa entro una mandorla goticizzan-
nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a te, nonostante lo svolazzamento di angioletti (an-
Venezia. Qui però, come notava sempre Dolce, cora troppo rigidi) cerchi di ancorarla al cielo fi-
quelle novità vi risultano trasfigurate nell’accen- sico, nell’Assunta di Tiziano, dimensione terrena
sione coloristica e nell’inedita animazione della e visione celeste, pur spazialmente distinte, sono
scena, conseguendo un risultato inedito di gran- congiunte grazie alla soluzione di una ghirlanda
dissimo impatto e fortuna. di nuvole che fa da ancoraggio e aggregazione a
La gigantesca tavola (690x360 cm), commis- una miriade di angioletti, disposti secondo una essere restaurata (nel corso del tempo l’opera si Venezia, Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, inter-
era in parte danneggiata, oltre che iscurita). Qui no con la pala dell’Assunta (1516-1518) di Tiziano.
sionata nel 1516 da Germano da Casale, padre prospettiva a perdimento nella luce, e da soste-
guardiano del convento dei Frari, oltre al signi- gno alla Vergine ascendente, una nuvola tanto fi- però rimase stabilmente esposta, come dimostra-
ficato religioso legato agli indirizzi teologici sica da gettare un suggestivo e drammatico cono zione dei risultati più alti della pittura veneziana,
del momento e alla posizione dei frati minori in d’ombra sul gruppo degli apostoli disposti in cer- da contrapporre e da preferire, secondo Leopol-
relazione al mistero (in seguito dogma) dell’As- chio, con forte impatto e coinvolgimento emoti- do Cicognara, alla Trasfigurazione di Raffaello,
sunzione, è probabile avesse anche una valenza vo dello spettatore, soprattutto grazie alla grande finché nel 1945 non fu opportunamente restituita
politica per la situazione internazionale in cui si figura in rosso di spalle. alla sua collocazione originaria.
trovava lo Stato veneziano in quel preciso anno. La pala, fortunatamente non inclusa fra i capo-
Nella sua esecuzione il primo grande problema lavori requisiti dai commissari francesi, venne
che si trovò ad affrontare era quello del contro- tuttavia trasferita nel 1816 all’Accademia per

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Andrea Mantegna, Assunzione, af-
fresco staccato. Padova, Chiesa degli
Eremitani, Cappella Ovetari.

a destra:
Tiziano Vecellio, Assunta, 1516-1518,
olio su tavola, cm 690x360. Venezia,
Basilica di Santa Maria Gloriosa dei
Frari.

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Dossier 8
LA SCOPERTA E L’INCANTO DEI DETTAGLI,
OVVERO L’ELOGIO DEI MUSEI
Vi propongo qui e nella copertina un breve tour virtuale, nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia,
a caccia di dettagli nella meravigliosa pittura veneziana. A voi il piacere di scoprire opere ed autori.

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