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LEZIONE N° 18

ELEMENTI STRUTTURALI COMPRESSI

Elementi compressi sono presenti in numerosi componenti strutturali, quali le colonne degli
edifici, le travi reticolari, le strutture di controvento, ecc …
Nelle travi reticolari i puntoni sono di regola costituiti da due
profilati paralleli (aste composte), fra i quali vengono interposte
piastre di imbottitura, unite ai profilati mediante bulloni o
saldature a cordone d’angolo.

Le colonne degli edifici per abitazione sono di solito costituite da un unico profilato HE.
Nel caso in cui sia necessario trasmettere carichi assiali rilevanti, come può accadere, ad
esempio, negli edifici industriali, le colonne possono anche essere composte, con elementi di
collegamento a calastrello oppure a traliccio.

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Nel caso degli elementi strutturali compressi è essenziale valutare la qualità dell’equilibrio.
Come è noto dai Corsi precedenti l’equilibrio elastico può essere stabile, instabile,
indifferente.
La determinazione della qualità dell’equilibrio può essere effettuata imprimendo una
perturbazione al sistema studiato ed esaminando il suo conseguente comportamento.
Esaminiamo un ben noto esempio.
Con riferimento alla figura sottostante consideriamo un cilindro pesante appoggiato su una
superficie cilindrica concava verso l‘alto (Caso 1). Applichiamo quindi ad esso una
perturbazione consistente in uno spostamento orizzontale. Il cilindro si sposta dalla posizione
A alla posizione B. Rimuovendo l’azione che ha prodotto la perturbazione il cilindro ritorna
nella posizione A. Di conseguenza l’equilibrio è stabile.
Consideriamo ora il cilindro appoggiato su una superficie cilindrica concava verso il basso
(Caso 2). Applichiamo ad esso una perturbazione consistente in uno spostamento orizzontale.
Il cilindro si sposta dalla posizione A alla posizione B. Rimuovendo l’azione che ha prodotto
la perturbazione il cilindro continua a muoversi verso la posizione C senza fermarsi più.
Di conseguenza l’equilibrio è instabile.
Consideriamo infine il cilindro appoggiato su una superficie piana (Caso 3). Applichiamo ad
esso una perturbazione consistente in uno spostamento orizzontale. Il cilindro si sposta dalla
posizione A alla posizione B. Rimuovendo l’azione che ha prodotto la perturbazione il
cilindro resta fermo nella posizione B.
Di conseguenza l’equilibrio è indifferente.

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Naturalmente l’equilibrio elastico delle strutture deve essere stabile.
Per la valutazione della stabilità dell’equilibrio delle aste semplici sono disponibili due
modelli di calcolo:
1) Il primo (Asta di Eulero) prevede le seguenti ipotesi:

a) l’asta è perfettamente rettilinea;


b) la sezione trasversale è costante;
c) il carico è centrato (M = 0);
d) il materiale è perfettamente ed indefinitamente
elastico.

2) Il secondo modello prevede la presenza di un carico


eccentrico invece di quello centrato. Le altre ipotesi
di base sono le stesse.

Anche se il primo modello di calcolo considera l’asta semplicemente compressa,


considerando nullo il momento flettente, occorre tener presente che nelle aste reali (aste
industriali) esistono sempre delle imperfezioni, per cui il primo modello di fatto non è
praticamente mai realizzato in modo completo, mentre il secondo risulta più realistico, anche
se non si conosce esattamente il valore dell’eccentricità e dovuta alla presenza di imperfezioni

Imperfezioni delle aste industriali


Le imperfezioni che si possono riscontrare nelle aste prodotte con procedimenti industriale, ad
esempio profili laminati sono le seguenti:
a) Imperfezioni geometriche: la linea d’asse non è perfettamente rettilinea, ma è curva;
b) Imperfezioni strutturali:
b1) nelle aste permangono autotensioni dovute al raffreddamento non uniforme dopo la
laminazione a caldo;
b2) il valore della tensione di snervamento fy non è perfettamente uniforme lungo la
sezione trasversale dell’asta.

Se però le imperfezioni geometriche relative alla non rettilineità dell’asse non superano il
valore di 1/1000 della luce libera di inflessione (distanza tra due cerniere consecutive) e se le
imperfezioni legate alla non omogeneità della resistenza strutturale sono quelle derivanti dai

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normali processi industriali a produzione controllata, si adotta comunque come modello di
calcolo dell’asta industriale semplicemente compressa, pur se imperfetta, il modello dell’asta
di Eulero (primo modello) e si tiene conto delle imperfezioni apportando opportuni
aggiustamenti alla procedura di calcolo e cioè adottando le curve d’instabilità indicate dalle
Norme Tecniche.

STUDIO DELL’ASTA DI EULERO

Con riferimento all’asta di Eulero determiniamo il valore del carico critico Ncr che separa la
configurazione rettilinea stabile dalla configurazione rettilinea instabile (carico di
biforcazione).

Prendiamo in esame un’asta di lunghezza  0 , vincolata con una cerniera al piede ed un

carrello in testa che consenta gli spostamenti verticali, come in figura. Chiamiamo  0

lunghezza libera di inflessione.


Consideriamo, oltre alla configurazione originaria rettilinea, una configurazione perturbata
curvilinea che si trovi nella condizione di equilibrio indifferente.

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Scriviamo la condizione di equilibrio in tale configurazione, valida per ogni sezione
trasversale dell’asta. Il Momento flettente esterno deve essere uguale a quello interno:

M int  M est

in cui
d2y
M int   EJ (considerando l’espressione linearizzata della curvatura)
dx 2
M est  N  y

Sostituendo nell’equazione di equilibrio si ha allora:

d2y
 EJ Ny
dx 2
d2y N
 y0
dx 2 EJ

E’ questa un’equazione differenziale omogenea del 2° ordine, lineare e a coefficienti costanti,,


che richiede, per la sua soluzione, la imposizione di due condizioni al contorno.
Posto, per comodità:

N
2 
EJ

Si ottiene:

d2y
 2 y  0
dx 2

Il suo integrale generale è noto e vale:

y  C1 sin  x  C2 cos  x

Le condizioni al contorno consistono nell’imporre l’annullamento degli spostamenti


orizzontali in corrispondenza dei vincoli e sono quindi le seguenti:

yx 0  0 ; yx l0  0

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Imponendo la prima condizione si ottiene:

C1 sin  0  C2 cos  0  0  C2  0

Tenendo conto del risultato precedente, dalla seconda condizione si ha:

C1 sin  l0  0

Affinché non si ottenga una soluzione banale occorre che sia:

k
sin  l0  0   l0  k   
l0
N
Sostituendo il valore di  nella posizione  2  , si ha:
EJ
2
 k  N
  
 l0  EJ

N corrisponde al carico critico dell’asta e quindi:


2
 k  N cr
  
 l0  EJ

In realtà questa relazione rappresenta una famiglia di carichi critici, crescenti con k.
Ma il primo carico critico, che si ha per k=1, non può essere superato e corrisponde al carico
critico di Eulero:
 2 EJ
N cr 
l02
Dividiamo ora l’equazione precedente, membro a membro, per l’area della colonna, A:
N cr  2 E J
 2
A l0 A
N cr
Il primo membro rappresenta la tensione critica:  cr  .
A
Ricordando poi che il rapporto tra il momento d’inerzia e l’area di una sezione corrisponde al
J
quadrato del raggio d’inerzia i: i 2  , si può semplificare la relazione precedente scrivendo:
A

 2E
 cr  i2
l02

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Definiamo ora la snellezza  dell’asta come:

l0

i

Si può ottenere allora:

 2E
 cr 
2

che è l’equazione che lega la snellezza con la tensione critica.


Sul piano -cr la funzione cr () è rappresentata dall’iperbole cubica  cr   2   2 E  cos t ,

anche nota come “iperbole di Eulero”.

Al diminuire di  il valore di cr aumenta finché viene raggiunto il valore della tensione di

E
snervamento fy per    y   . Tale valore non può, evidentemente, essere superato.
fy

Peraltro l’iperbole di Eulero deve essere raccordata con la linea orizzontale cr = fy.
Gli studi su questa parte del diagramma -cr sono stati numerosi e tra essi si ricordano quelli
dovuti a Tetmajer, Shanley, Von Karman, Engesser, ecc.. , che hanno proposto appropriate
curve di raccordo.

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In particolare Tetmajer ha individuato come punto terminale della validità della iperbole di
Eulero il limite di proporzionalità  p , corrispondente al termine del tratto elastico lineare del

legame costitutivo dell’acciaio E p .

Si ricorda, a questo proposito, che la tensione al limite di proporzionalità p è inferiore alla


tensione di snervamento, cioè esiste un tratto compreso tra p e y, in cui il materiale è
elastico, ma non-lineare. Di conseguenza si ha che la snellezza al limite di proporzionalità
 p è un poco maggiore di quella alla tensione di snervamento.
D’altra parte è evidente che l’espressione della tensione critica dedotta mediante il modello
dell’asta di Eulero sia valida solo in ambito elastico lineare, in quanto la corrispondente teoria
è basata, appunto, sull’ipotesi che il legame costitutivo sia elastico-lineare.

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