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«a preposizione giusta (che, a me almeno, sa di femminile) può essere usata con nomi
L
maschili plurali, con articolo o meno? la sola espressione che vedo adoperare e adopero è
“giusta procura...”: è possibile dire “giusta atto di procura...”, “giusta il decreto...”, “giusta patti
di contratto...”?
La preposizione giusta è l'esito italiano della voce latina iuxta, il cui significato originario era
“vicino tanto da toccare” (connesso al verbo iungere. Lo avvertiamo ancora in un incipit
famoso: "Stabat Mater dolorosa / iuxta crucem lacrimosa...". È nel latino tardo, e specialmente
negli usi ecclesiastico e giuridico, che iuxta prende l'accezione di “conformemente a...”,
“secondo...”, come nell'espressione iuxta alligata et probata, impiegata in testi di diritto
processuale: [il giudice deve decidere] “secondo (in base a) quanto allegato e provato [dalle
parti]”.
Essendo una preposizione, giusta (come anche il latino iuxta) è invariabile; perciò può
procedere indifferentemente nomi di qualsiasi genere e numero. È voce antiquata, che
compare quasi esclusivamente nella lingua degli uffici. Nei quattro codici attualmente in vigore
è presente una sola volta, e precisamente nell'art. 116 del codice civile: “giusta le leggi”.
L'articolo (determinativo) è necessario nella maggior parte dei casi; la sua omissione è rara
(ad es., “giusta certificazione del cancelliere”). Inaccettabile l’espressione con la preposizione
che precede immediatamente un participio, come nell’esempio proposto dal lettore: “*giusta
stabilito da sentenza di data...” per “giusta quanto stabilito...”.»
27 aprile 2012
Lingua e diritto