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Triennale 1951

Mostra “La forma dell’utile”

Triennale 1954
I Congresso Internazionale dell’Industrial
Design
(cfr. La memoria e il futuro, Skira, Milano 2001)
“S"le Industria”, rivista fondata
dall’archite5o e designer Alberto
Rosselli (1921-1976), nasce nello stesso
anno, il 1954, in cui viene inaugurato il
premio “Compasso d’Oro” (per
valorizzare la qualità del design italiano)
e in cui alla X Triennale di Milano si
"ene la mostra sull’Industrial Design,
all’inizio di un periodo di espansione
economica che rende sempre più
impellente la necessità di un’in"ma
collaborazione tra il mondo della
crea"vità e quello della produzione
industriale.
La rivista di Rosselli si rivela uno
strumento culturale e informa"vo
imprescindibile per designer e
imprenditori, nella quale il conce5o di
“disegno industriale” – che "ene
insieme funzionalità, materiali,
ergonomia, marke"ng, brand – viene
so5oposto a un con"nuo e costruTvo
dibaTto.
FURNITURE DESIGN

Negli anni Cinquanta cresce la richiesta di mobili moderni
In alcune zone d’Italia ci sono molte piccole imprese ar"giane, con pochi
addeT, che nel dopoguerra avviano produzione meccanizzata diventando
aziende industriali piccole o medio-piccole, a conduzione familiare

Collaborazione tra architeT e imprenditori. L’archite5o diventa designer, art
director, consulente, etc.

Autopromozione (mostre, riviste, premi, fiere, show-room, etc.)


L’INDUSTRIA DEL MOBILE
Situazione negli anni Cinquanta: risposta produTva inadeguata (pubblico
consumatori sempre più ampio)

AZIENDE CHE SEPPER TRASFORMARE LE PRODUZIONI TRADIZIONALI:
Cassina (dal 1927); RIMA (dal 1927), Borsani Arredamen" che diventa
Tecbo dal 1954; Bonacina (da 1800), Poggi (da 1800), Arteluce (fondata da
Gino SarfaT nel 1939), etc.

AZIENDE CREATE EX NOVO:
Dino Gavina, Aurelio Zano5a, Poltronova, Kartell, etc.

SHOW-ROOM
Pun" di riferimento e produ5ori di “piccola serie”
Arform, Centro Fly, Danese, De Padova, etc.
Sele=va del Mobile, il Concorso Internazionale ideato nel 1955 a Cantù

“Alla base della SeleTva vi era l’idea di


rivolgersi agli architeT e ai designer di
tu5o il mondo invitandoli a suggerire gli
orientamen" futuri della produzione. La
manifestazione fu suddivisa in due fasi
dis"nte: il concorso internazionale
a5raverso il quale una giuria altamente
qualificata doveva valutare e selezionare i
progeT, e la vera e propria SeleTva,
ossia la mostra dei disegni vincitori.
L’aspe5o più interessante di questa
seconda fase consisteva nel
coinvolgimento dei più qualifica"
produ5ori locali per la realizzazione dei
proto"pi.
Dell’organizzazione della manifestazione
si occupò la Triennale di Milano, che mise
a disposizione tu5a l’esperienza
necessaria.”
Terza Sele=va, 1959, Yasuhiko Itoh (Giappone), scaffale componibile
“Il Mobile Italiano”: rivista fondata da Carlo De Carli nel 1957 (pubblicata fino al 1960)

“L’intento de Il mobile italiano era in


primo luogo quello di analizzare la
situazione dell’ar"gianato del mobile,
sopra5u5o nel Nord Italia, per individuare
strumen" di intervento nella produzione:
riforma degli Is"tu" d’Arte, creazione di
laboratori specializza", collegamento con
l’is"tuzione universitaria, formazione
professionale, creazione di veri e propri
“Centri di produzione”. Il proge5o di Carlo
De Carli lega l’aggiornamento este"co e
disciplinare al concreto operare delle di5e
ar"giane, in par"colar modo quelle della
Brianza, conne5endosi al dibaTto che si
sviluppa in quegli anni nelle sedi
universitarie, nell’ambito della Triennale e
sulle pagine delle riviste di se5ore.”
Franco Albini, Appartamento Albini in via De Togni, Milano 1940
Franco Albini, Libreria Il Veliero con puntoni e base in legno di frassino, giun` in oaone,
baccheae d’acciaio e ripiani sospesi in cristallo, 1938 - unico proto`po
Compasso d’Oro, dal 1954

Salone del Mobile, dal 1961


Ottagono, dal 1967
VIDEO

Salone del Mobile, dal 1961


Redesign
Vico Magistretti, Sedia Carimate, 1963

Redesign di una sedie


contadina tradizionale
Struttura in legno di
faggio, sedile in paglia.
Verniciatura all’anilina
rossa
Ottiene il brevetto per il
disegno della giunzione
tra montante verticale,
ingrossato leggermente
per rispondere alle
maggiori sollecitazioni di
carico, e per il raccordo
tra braccioli e schienale
C'era una volta un mastro sellaio. Un bravo,valente ar"giano.
Fabbricava delle selle così ben fa5e che non avevano niente in comune con le selle che si erano viste fin allora.
Neppure con quelle turche o giapponesi. Erano insomma selle moderne.
Ma lui non lo sapeva. Sapeva solo di fare selle. Meglio che poteva. Un giorno si diffuse per la ci5à un singolare
movimento.
Si chiamava Sezession. Pretendeva che si fabbricassero solo oggeT d'uso moderni.
Appena il sellaio lo seppe, prese una delle sue migliori selle e andò da un capo della Sezession. Gli disse: Professore —
poiché tale era, dal momento che i capi di quel movimento venivano automa"camente promossi professori—
professore, ho sen"to parlare delle vostre proposte.
Anch'io sono un uomo moderno. Anch'io vorrei lavorare in maniera moderna. Mi dica: è moderna questa sella? Il
professore esaminò la sella e tenne al sellaio una lunga dissertazione, di cui lui ricordò solo le parole più ricorren":
"arte nell'ar"gianato","individualità", "moderno","Hermann Bahr", "Ruskin", "arte applicata",e così via.
L'esito fu comunque: no, questa sella non è moderna. L'ar"giano se ne andò tu5o mor"ficato. E ci pensò su. Lavorava,
poi si rime5eva a pensare. Ma per quanto si sforzasse di seguire le nobili regole del professore, ne usciva sempre la
sua vecchia sella. Ra5ristato, tornò dal professore e gli espose la propria amarezza. Il professore esaminò i tenta"vi
del sellaio e disse: Caro ar"giano,lei non ha fantasia. Ecco il punto: non aveva proprio fantasia. Ma non ci aveva
neanche pensato che occorresse aver fantasia per fare delle selle.
Se ne avesse avuta, sarebbe diventato sicuramente pi5ore o scultore, poeta o musicista. Ma il professore disse: Torni
domani. Siamo qui apposta per aiutare l'ar"giano e fecondarlo con idee nuove. Vedrò cosa si può fare per lei. E in
classe diede questo tema ai suoi allievi: Proge5o di una sella.
L'indomani il sellaio tornò. Il professore potè presentargli ben 49 progeT di selle. I suoi allievi erano per la verità
soltanto 44, ma cinque progeT li aveva faT lui stesso, e dovevano essere pubblica" su «Studio», perché avevano una
certa impronta. L'ar"giano osservò a lungo i disegni e ai suoi occhi tu5o diventò molto più chiaro. Infine esclamò:
Professore, se io capissi così poco di equitazione, di cavalli, di cuoio e di lavorazione, avrei anch'io la sua fantasia! Da
allora visse felice e contento. E con"nua a fare delle selle. Moderne? Lui non lo sa. Sono selle e basta.

Adolf Loos
Gio Ponti, Superleggera, Cassina, 1955
A. e P.G. Castiglioni, Lierna, 1960
Jasper Morrison, Trattoria Chair, Magis, 2009 (massello di faggio naturale a
sezione circolare + policarbonato traslucido
Ready
Made
Marcel Duchamp, Bicycle
Wheel, 1913
Achille (1918-2002)
Livio (1911-1979)

Pier Giacomo (1913-1968)

Achille, Pier Giacomo, and Livio Castiglioni working in their studio (1952)
Lampadina a calotta argentata
(per luce indiretta)

Stelo in tubo di alluminio,


verniciato in più colori

Sostegni in tondini metallici


svitabili e inseribili nel tubo
(per trasporto)

A. e P.G. Castiglioni,
Luminator, Gilardi e Barzaghi
(1955), Artform (1957), Flos
(1994). Compasso d’Oro 1955 Pietro Chiesa, Luminator 1933
Lampada da terra regolabile in altezza, composta da faro di
automobile (300 Watt, importato dagli USA) a calotta argentata e
struttura metallica con trasformatore a vista. Il cavo scende in
anelli da canna da pesca. Base in metallo laccato rosso.

A. e P.G. Castiglioni, Toio, Flos, 1962


Mezzadro è composto da quattro
elementi: sedile, perno di fissaggio,
balestra e traversa.
Anche nel particolare sistema del
fissaggio troviamo un oggetto
familiare, usato per il bloccaggio delle
ruote della bicicletta, un galletto
grande che consente di serrare bene il
tutto senza l’uso di cacciaviti o chiavi.
La seduta è in lamiera stampata e
verniciata; la balestra (in acciaio inox),
sostegno del sedile, anch’essa
presente sul trattore ma girata
nell’altro senso per assorbire i
sobbalzi del mezzo agricolo sul
terreno, qui serve per rendere più
elastica la seduta. La traversa di legno
(faggio massiccio), che ricorda
vagamente un giogo, fornisce gli altri
due punti d’appoggio necessari per la
stabilità del sedile.

Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Mezzadro, 1957


Sedile metallico da trattore
(lamiera stampata e verniciata)
Balestra di sostegno in acciaio
inox (anch’essa presente sul trattore
ma girata nell’altro senso per
assorbire i sobbalzi del mezzo
agricolo sul terreno, qui serve per
rendere più elastica la seduta)

Traversa alla base in legno di faggio evaporato


(recuperata da vecchie navi in disarmo). Ricorda
vagamente un giogo, fornisce gli altri due punti
d’appoggio necessari per la stabilità del sedile.

Achille e Pier Giacomo Perno di fissaggio


Castiglioni, Mezzadro, 1957 dado a galletto usato per il bloccaggio delle ruote della
(Produzione Zanotta, 1971) bicicletta, un galletto grande che consente di serrare bene
il tutto senza l’uso di cacciaviti o chiavi.
MESSA IN DISCUSSIONE DELLA
TIPOLOGIA DELL’OGGETTO DA
PROGETTARE
Sellino in cuoio per
bicicletta

Tubolare metallico
regolabile in altezza

Basamento in ghisa
a mezza sfera

Achille e Pier Giacomo


Castiglioni, Sella, 1957
(Produzione Zanotta 1983)
“…se non siete curiosi lasciate
perdere. Se non vi interessano gli
altri, ciò che fanno e come agiscono,
allora quello del designer non è un
mestiere per voi (…) Un buon
progetto nasce non dall’ambizione di
lasciare un segno, ma dalla volontà
di instaurare uno scambio, anche
piccolo, con l’ignoto personaggio
che userà l’oggetto da voi progettato.
Mettetevi in testa che il lavoro di
ricerca è tutto, e il singolo oggetto
prodotto ne è una tappa, un
momentaneo stop più che una
conclusione”
Achille Castiglioni
A. e P.G. Castiglioni, Allestimento
mostra “Colori e forme della casa
d’oggi”, Villa Olmo (Como), 1957
“ L’ A M B I E N T E D O V E U N O V I V E , I L
SOGGIORNO, DEVE ESSER FATTO CON LE
COSE CHE SERVONO PER STARCI, SENZA
UNA PROGETTAZIONE PRECONCETTA, MA
DIPINTO DI BADANDO AL MODO IN CUI LE COSE
GIANNINO VENGONO USATE”
CASTIGLIONI
ACHILLE CASTIGLIONI
LUMINATOR

TELEVISORE
DECORAZIONE
AJMONE

THONET

LAVABO IN GHISA
SMALTATA DA SELLA
CORTILI MILANESI

MEZZADRO

PAVIMENTO IN COTTO
Gropius Haus, Dessau, abitata da Mies van der Rohe, fine anni Venti
Fratelli Castiglioni, Arco, Flos, 1962

Parallelepipedo di marmo bianco di


circa 65 kg, gli angoli sono smussa`,
munito di un foro pra`cato nel
baricentro, u`le sia al fissaggio dello
stelo ver`cale che sos`ene l’arco
vero e proprio, sia allo spostamento
agevole della lampada (inserendovi
per esempio un semplice manico di
scopa).

Lo stelo arcuato è cos`tuito da tre
seaori in profilato di acciaio
inossidabile con sezione a U capaci di
consen`re, scorrendo l’uno dentro
l’altro, l’avanzamento telescopico e il
passaggio nascosto dei fili. Ciò
conferisce all’arco più ampiezze, con
il posizionamento del rifleaore a tre
diverse altezze.

La distanza massima, in proiezione
orizzontale, del rifleaore dalla base è
di 2 m, l’altezza da terra è di 2,5 m.
La cupola è
formata da due
pezzi: uno fisso a
forma di caloaa
forata per facilitare
il raffreddamento
del portalampada;
l’altro un anello di
alluminio mobile,
appoggiato al
primo, in modo da
poter essere
re=ficato in
posizione, a
seconda
dell’altezza del
terzo seaore
dell’arco.
A. E P. Castiglioni, Parentesi, Flos, 1970
Apparecchio illuminante a luce dire5a orientabile con spostamento ver"cale.

La proge5azione della lampada prende spunto da uno schizzo di Pio Manzù (scomparso nel 1969) dove una
scatola cilindrica con una fessura per la luce scorreva su un’asta e la si fissava con una vite. Secondo lo
schizzo Pio Manzù avrebbe forse fissato a soffi5o e a terra la lampada.

Cas"glioni nel suo proge5o sos"tuisce l’asta con una corda metallica che, deviata, fa a5rito e perme5e alla
lampada di stare in posizione senza il bisogno di alcuna vite.

Parentesi è essenzialmente cos"tuita da un cavo di acciaio inossidabile, appeso al soffi5o e tenuto in
tensione da un basamento a terra, lungo il quale scorre un tubolare portalampada. L’a5acco al soffi5o del
cavo avviene per mezzo di un gancio ad espansione di acciaio con elemento metallico copri-foro cilindrico,
mentre l’ancoraggio a pavimento si a5ua mediante un contrappeso cilindrico in piombo rives`to in gomma
nera sospeso, l’altezza da terra è regolata da un gancio tenditore in acciaio (da barca). Un tubo di acciaio
sagomato (verniciato o cromato), dalla cui configurazione arcuata deriva il nome di “Parentesi”, sorregge un
giunto di gomma rotante, su cui è fissato il portalampada, comprensivo di filo ele5rico di alimentazione per
uno spot da 150 wa5.

Lo scorrimento di tale tubo saliscendi ha luogo per semplice pressione della mano, in quanto sostenuto
dall’a5rito radente che si viene a creare lungo il tensore, impedendone lo scivolamento, una volta
posizionato dove si desidera. All’estremità dell’elemento due tappi di chiusura fora" consentono il passaggio
della corda metallica. Il congegno rende così possibili infini" spostamen" del fascio luminoso grazie alla
orientabilità della lampada.

Parentesi nel 1970 fu presentata al pubblico in un kit, ideato dallo stesso Cas"glioni: in questa confezione
erano colloca" tuT i pezzi della lampada facilmente montabili; era realizzata con la tecnica della formatura
so5ovuoto, ed era cos"tuita da un guscio bianco di base perfe5amente incastrabile su quello trasparente di
chiusura. L’imballo era facilmente trasportabile grazie alle maniglie laterali ricavate nella confezione stessa.
Compasso d’Oro: 1979.
“L’oggetto di cui sono più orgoglioso? L’interruttore rompitratta, disegnato trent’anni fa con
mio fratello Pier Giacomo. Prodotto in grande numero, è acquistato per le sue qualità formali e
nessuno, nei negozi di materiale elettrico, ne conosce l’autore. È piacevole da tenere in mano,
ha un bel rumore… e spesso quando entro in una camera d’albergo in giro per il mondo, e
allungo la mano per cercare l’interruttore dell’abat-jour, trovo il nostro rompitratta”

A. e P.G. Castiglioni, Interruttore rompitratta, 1968


Neoliberty
Gae Aulenti, Sgarsul, Poltronova 1962
Gio Ponti, Grattacielo Pirelli, 1956-60 BBPR, Torre Velasca, 1956-58
CURA DEI PICCOLI NUMERI
PROCESSI ARTIGIANALI
MOBILIFICI PIEMONTESI
Mollino e poi Gabetti e Isola suoi allievi
MODELLO ANTI-INDUSTRIALE
Victor Horta, Hotel Tassel, Bruxelles

Sala da ballo Lutrario a Torino, 1959-1960

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