Sei sulla pagina 1di 42

Alessandro Mendini (1931-)

Superfluo Designer
come artista
Sentimento
Spirituale
Banale
Decorazione
Design Irrazionale
Inutile
Artigianato Forma
Moda
Sintesi delle arti Ironia

Arte
Ornamento
Gorilla, Copertina di Casabella, n. 367, 1972

1970: Mendini
direttore di
“Casabella”

RADICAL
DESIGN

http://www.arte.rai.it/articoli/1972-
italy-the-new-domestic-landscape-
al-moma-di-new-york/14621/
default.aspx
A. Mendini, Autoritratto con un prigioniero di Mauthausen, 1974
Alessandro Mendini, Lassù, 1974-75 (performance per Casabella)

“OGGETTI AD USO SPIRITUALE”


Joseph Kosuth, One and Three Chairs, 1965
RAPPRESENTAZIONE RAPPRESENTAZIONE
ICONICA LOGICA

REALTA’
GRANELLI DI TERRA DENTRO A INVOLUCRO IN PLEXIGLAS: la sedia non è più un oggetto
funzionale ma diventa il reliquiario di una cosa perduta

A. Mendini, Sedia Terra, 1975


A. Mendini, Sedia di paglia, 1975
Marianne Brandt and Hin Bredendieck, 1928
GLOBAL TOOLS
Il 12 gennaio 1973 Archizoom Associa6, Remo Bu6, Riccardo Dalisi, Ugo La Pietra, 9999, Gaetano Pesce, Gianni
PeBena, EBore SoBsass jr., Superstudio, UFO e Zziggurat fondano presso la redazione di «Casabella» la 'Global
Tools'. Definendosi nel primo documento pubblicato sul numero 377 di «Casabella», "..un sistema di laboratori
per la propagazione dell'uso di materie tecniche naturali e rela6vi comportamen6.." che si poneva come obieUvo
"..di s6molare il libero sviluppo della crea6vità individuale..", la Global Tools si proponeva come un luogo di
comunicazione e di confronto in cui il lavoro di ricerca intendeva specializzarsi secondo aree disciplinari, e in cui
avrebbero dovuto concre6zzarsi esperienze comuni e progeU-proto6po. La scuola-laboratorio rappresentò in
definiBva il tentaBvo da parte del movimento radicale di non disperdere le diverse esperienze ma piuFosto di
organizzarle, non tanto per dare sistema6cità alle aUvità sperimentali quanto per avviarle su percorsi diversi.
ABraverso cioè la programmazione di seminari e di laboratori aper6 al pubblico, il movimento cercava di ritrovare
unità su basi programma6che e opera6vità comuni. Nata come momento di collegamento e ipotesi di ricerca
comune sulle possibili tema6che di una crea6vità di massa nella 'società del tempo libero', in realtà la Global
Tools non entrò mai in funzione.
Da un’intervista ad Alessandro Mendini (1987):
“Per quanto riguarda Modo, l’idea di base fu quella
di voler contaminare la purezza aseUca del discorso
sul progeBo elitario, 6pica della storia delle riviste
di architeBura, facendola reagire con l’energia del
profiBo di massa. Volevo superare il moralismo
Bpico della leFeratura del Movimento Moderno,
usando (appunto) un MODO e delle moralità
diverse, volevo meBere il progeBo in relazione
direBa con la vita, con le gioie, i dolori, i
comportamen6 delle persone. Questo era il tema:
pensare agli “strumen6” adaU agli uomini di “altre”
realtà, a un nuovo infinito (e capovolto) mondo di
oggeU non solo gius6, necessari, an6-autoritari, ma
anche allegri, fantasiosi, rituali, diverten6 da
comperare, vendere, scambiare, prestare, regalare
e distruggere. Questo era il metodo: dare al leBore
s6moli cri6ci ed esporgli documen6, no6zie, dubbi,
GRAFICA verità e anche paradossali falsità perché egli
FOTOGRAFIA potesse elaborare la propria sintesi personale.
MODA Riuscì quell’intenzione? Una rivista è un aBo di
entusiasmo che solo il leBore può giudicare. Ma una
DESIGN
rivista è anche un contenitore che i vari direBori
ECC. uno dopo l’altro riempiono di idee differen6: e
proseguendo la sua vita, so che Modo ora inizia un
Rivista MODO, dal 1977 nuovo ciclo, che spero molto fortunato!”.
REDESIGN: dare
un nuovo
significato a
oggetti esistenti

“IO INVENTO E ASSIEME IO COPIO, PERCHE’ NEL PANTEISMO DELL’ENORME VIA LATTEA
DELLE MERCI, TUTTO QUELLO CHE POSSO PENSARE GIA’ ESISTE: L’IMPORTANTE E’ CHE SIA
ORIGINALE IL MIO MODO DI FALSIFICARE”
Alessandro Mendini, Originalità del falso, 1997
Alessandro Mendini, divano Kandissi, Alchymia, 1979

Wassily Kandinsky,
Calma selvaggia,
1923

Grace Jones in a maternity dress designed by Jean-Paul Goude and Antonio Lopez, 1979 © Jean-Paul
Goude
DECORAZIONE COME “VALORE
STABILE”, ANTROPOLOGICO, CHE
RISPONDE A BISOGNI INCONSCI E
IRRAZIONALI

READY-MADE; LAVORO MANUALE;

http://www.arte.rai.it/articoli/la-poltrona-proust/19079/default.aspx
G.L. Ciagà, Alessandro Mendini, 2011
Adolf Loos (1870-1933)
Fondazione dello studio Alchimia da parte di Adriana e Alessandro
Guerriero (1976): dare vita a una produzione autonoma di arredi non
industriali e di proporre ques6 oggeU al pubblico aBraverso una serie di
alles6men6

MANIFESTO DI ALCHIMIA – Alessandro Mendini, 1984


Per il gruppo Alchimia oggi è importante l’aBo del “disegnare”. Disegnare, ovvero emeBere segni, non è “design”
e non è “progeBo”: è invece un libero e con6nuo movimento del pensiero, quando si esprime visivamente. Un
movimento “mo6vato”.
Per Alchimia il suo compito di gruppo che disegna è quello di consegnare agli altri una tes6monianza del
“pensiero sen6mentale”. La moBvazione del lavoro non sta nella sua efficienza praBca, la “bellezza” dell’oggeBo
consiste nell’amore e nella magia con cui esso viene proposto, nell’anima che esso con6ene.
Per Alchimia l’uomo e la donna di oggi vivono in stato di turbolenza e di squilibrio, ma sopratuBo la caraBeris6ca
della loro vita è quella del “deBaglio”: frammen6 organizza6vi, umani, industriali, poli6ci, culturali.... Quest’epoca
di transizione li vede immersi nella paura indefinita dovuta alla scomparsa di mol6 valori considera6 come cer6.
Occorre ritrovare se stessi, Alchimia lavora sui valori considera6 nega6vi, della debolezza, del vuoto, dell’assenza
e del profondo, oggi intesi come cose laterali rispeBo a ciò che è esteriore, pieno e violento, come cose da
rimuovere.
Se la labilità dei tempi non permeBe che esistano obieUvi cer6, se anche la filosofia sembra chiusa al futuro, se è
impossibile pensare a trasformazioni generali e razionali, il gruppo di Alchimia si concentra in se stesso, cerca
deBagli di pensiero dentro di sé, con la sola intenzione di segnalare la sua vocazione poe6ca. Svolge il suo aBo di
introversione, il suo arbitrio crea6vo minimale, al di là di qualsiasi giudizio.
Questa è la “nuova moralità” di Alchimia.
Per Alchimia le discipline non interessano quando sono considerate al l’interno delle loro regole. Anzi, è
importante indagare nei grandi spazi liberi esisten6 fra di essere.
Per Alchimia non bisogna mai sapere se si sta facendo scultura, architeFura, piFura, arte applicata, teatro o
altro ancora. Il progeBo agisce ambiguamente al di fuori del progeBo stesso, in uno stato di spreco, di indifferenza
disciplinare, dimensionale e conceBuale: il progeBo è solo ginnas6ca del disegno.
Per Alchimia la memoria e la tradizione sono importan6. Ma il nuovo disegno è autonomo da ogni cedimento
retorico, che Alchimia raggela e decanta in uno s6le formalis6co e caleidoscopico.
Per Alchimia vale la despecializzazione, ovvero l’ipotesi che debbano convivere metodi di ideazione e di
produzione “confusi”, dove possano mescolarsi ar6gianato, industria, informa6ca, tecniche e materiali aBuali e
inaBuali.
Per Alchimia vale il conceFo di “variazione”. Data l’insufficienza del disegno a fronteggiare il mondo, il disegno
stesso diventa un’opera con6nua, senza principio, senza fine e senza gius6ficazione. I giochi linguis6ci e di
comportamento si intrecciano, si combinano e si ripetono all’infinito nell’immagine bidimensionale e
tridimensionale dell’oggeBo disegnato, in un sistema di ordinato disordine, valido solo “all’interno di sé”. L’aspeBo
visivo vince sulla radice culturale e sulla mo6vazione, vale l’immagine depurata, raffreddata e “staccata” dal peso
antropologico e rituale dell’ar6sta. L’errare indeterminato della fantasia dà luogo alla costruzione di un
meccanismo rappresenta6vo, nell’aUtudine eterna dell’uomo, che Alchimia fa propria, a ridisegnare
incessantemente l’immagine del mondo e le sue matrici ornamentali.
Per Alchimia gli ogge\ devono essere assieme “normali” e “anormali”. La loro componente di qualunquismo li
fa confluire nel quoBdiano, nel reale e nel bisogno di appiaUmento, la loro componente di eccezione li toglie dalla
consuetudine e li collega al bisogno dell’imprevisto, dell’incidente, della differenza, della trasgressione.
Per Alchimia il disegno è un ciclo: tuBo quanto accadrà è già avvenuto, e la fantasia individuale, base della
sopravvivenza del mondo, può percorrere in tuU i sensi ogni cultura e luogo, purché operi in maniera innamorata.
Per Alchimia il progeBo è delicato, non si impone, ma affianca e accompagna dolcemente l’andamento della vita e
della morte delle persone cui quel progeBo piace.
L’elogio del banale, Studio Forma/Alchymia, 1980

Eleggere il quotidiano come campo


d’indagine: liberare nuove energie
creative e caricare di nuovi
significati (con interventi di restyling
o redesign) oggetti ormai estenuati e
scarichi di senso. Un’opera di
riconcettualizzazione della funzione
del designer come intellettuale
Alla fine del 1979 Mendini
assume la direzione di
“Domus”, negli anni di
massima diffusione della
cultura del Postmoderno
(neo-moderno)
CONTESTATA LA
“AUTORIALITA’” DEL
DESIGN
Alessandro Mendini et al., Groninger Museum, NL, 1990
Groninger Museum, Pavilion by Coop Himmelb(l)au

Potrebbero piacerti anche