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Krzysztof Penderecki

La vita e le opere
Krzysztof Penderecki nasce a Debica in Polonia nel 1933.

Decide dapprima di intraprendere lo studio del violino per poi dedicarsi esclusivamente allo studio della composizione
presso l’Accademia di Musica di Cracovia, dove si laurea nel 1958 e poi viene nominato professore e, nel 1972, rettore.

Nel 1959 partecipa al terzo Festival della musica contemporanea di Varsavia, presentando in forma anonima tre suoi lavori
- Strophes, Psalms of David e Emanations - che vincono tutti e tre i premi disponibili.

Nel 1960, compone la Trenodia per le vittime di Hiroshima, per 52 archi - che riceve il premio UNESCO -, nel quale
Penderecki, fa uso - tra le tante altre tecniche - di cluster di quarti di tono e glissandi e il tempo viene scandito in secondi.

Nonostante sia considerato il massimo esponente dell’avanguardia polacca, il suo stile - che combina elementi
sperimentali con i residui della tradizione - gli vale l’etichetta di “neoromantico” o “classico postmoderno”, così come si
può notare nella St. Luke Passion, commissionata dalla Radio della Germania Ovest a Colonia per celebrare il 700 °
anniversario della Cattedrale di Munster, dove è stata eseguita per la prima volta nel 1966.

Nella forma, Penderecki s’ispira al modello delle Passioni di Bach e si avvale di forme tradizionali come la passacaglia (una
forma di variazione), una libertà di metro simile a quella del canto gregoriano e una serie dodecafonica basato sul motivo
B♭ - A - C - B (in notazione tedesca, BACH) in omaggio a Bach.
Inoltre, oltre che come compositore, è attivo come direttore d’orchestra e ha anche insegnato alla Yale University negli
USA dal 1973 al 1978.

I suoi lavori successivi includono:

● quattro melodrammi
● otto sinfonie, tra le quali spicca la Settima - intitolata Le sette porte di Gerusalemme (1996) -, eseguita per la prima volta
in occasione delle celebrazioni per i 3000 anni di Gerusalemme del 1997
● Utrenja (1969-71) - divisa in due parti, The Entombment of Christ and The Resurrection of Christ
● il Requiem Polacco (1980-2005) - composto in memoria delle vittime delle rivolte anti-governative polacche del 1970 -
che include la Ciaccona in memoria di Papa Giovanni Paolo II
● l’oratorio Dies Irae (1967), noto anche come Oratorio di Auschwitz
● il concerto per pianoforte e orchestra Resurrection (2002), composto in risposta all’attentato alle Torri Gemelle.

Infine, Penderecki è uno dei pochi compositori di musica contemporanea il cui nome sia giunto con successo anche presso
il grande pubblico grazie all'utilizzo di alcune sue composizioni in due celebri film: The Exorcist, di William Friedkin, e in
Shining di Stanley Kubrick.
Lo Stabat Mater: una possibile lettura
Con l’instaurarsi nel periodo postbellico di un regime dittatoriale di stampo comunista, molta musica
d’avanguardia si fermò al fronte polacco e l’unico punto di riferimento per i giovani compositori come Penderecki
rimase Bela Bartok, i cui intenti nazionalistici gli permisero di aggirare la censura.

Il primo a studiare le opere del compositore ungherese fu il critico musicale Erno Lendvai, teorizzatore del sistema
assiale.

Secondo Lendvai, in Bartok l’utilizzo dell’accordo maggiore-minore comportava non solo il prevalere del tono sul
modo, ma anche l’equipartizione dell’ottava in terze minori e tritoni piuttosto che in quarte e quinte.

Così facendo, presa una tonalità di riferimento - Do M -, ne risulta che questa può modulare, oltre che ai toni vicini
e alle tonalità con note comuni, anche in tutte le altre tonalità, esaurendo così il totale cromatico.

Inoltre, all’interno del circolo delle quinte è possibile individuare tre assi - corrispondenti alle tre funzioni principali
(Tonica, Dominante e Sottodominante) -, all’interno di ognuno dei quali vige il principio di sostituibilità.
È possibile individuare - ipoteticamente - un procedimento simile nelle
composizioni - soprattutto corali - di Penderecki; tra questi lo stesso Stabat Mater.
Lo Stabat Mater (1962-3) per tre cori a cappella nasce come opera autonoma per essere poi inserita nella St. Luke’s
Passion. Il testo riprende solo 6 delle 20 strofe dell’omonima sequenza.

A (batt. 1-27):
1) Esposizione del “tema” (T I); note prevalenti: Lab e Sib, sostituti della sottodominante e della dominante di La
(essa stessa dominante rispetto alla tonica globale Re)
2) Pedale di La1 (B, poi A)
3) Primo cluster (A, T, B)

B (batt. 28-57):
1) Ingresso dei S I sul Mi4 (= Dominante di La); subito dopo, Fa#3 (T I) sostituto di La
2) Canone ritmico (A, poi Tutti) sul Do#3, sostituto del Mi; emissione sibillante

A’ (batt. 58-86):
1) Esposizione “tema” (A I); Re come tonica fa suo ingresso
2) Risposta T I con cellula melodica semitono, che, insieme al “tema”, consentono lo sviluppo di un discorso
imitativo tra le voci
3) Secondo cluster quartale su “Christe”: estremi esterni: Do2 e Si4; estremi interni: Re2 e La4
C (batt. 86-89): alternanza tra canone su testo recitato e cluster (estremi Re3 e Fa4)

A” (batt. 90-117):

1) breve episodio imitativo, basato sul principale materiale tematico


2) Pedale di Re3 (A I), al quale si sovrappongono via via le altre voci, eseguendo la cellula melodica del semitono
discendente: prima i soprani e poi le voci maschili
3) Ultimo cluster che va a sfociare su accordo di Re M (unico accordo consonante di tutta la Passione, forse
presagio della risurrezione)
Bibliografia:

J.R. Goheen, Axial Pitch Organization in Penderecki’s A Cappella Works, University of British
Columbia, 2000 (tesi di laurea)

Sitografia:

https://culture.pl/en/artist/krzysztof-penderecki

https://www.britannica.com/biography/Krzysztof-Penderecki

https://www.musicologie.org/publirem/stabat_mater.html

Illustrazioni:

Krzysztof Penderecki in Dębica, 1969, foto: Wojciech Plewiński / Forum

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