Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista A&C (Analisi e Calcolo) N° 19 del 2005.
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Approccio oramai consolidato è quello che concentra l’attenzione della progettazione antisismica, non tanto sulla definizione
delle proprietà di resistenza dei singoli elementi strutturali, quanto sulla filosofia del “Capacity Design” ovvero sullo studio
della gerarchia delle resistenze e delle caratteristiche di duttilità. Secondo tale procedimento si perviene all’individuazione di
zone a “danneggiabilità controllata” nelle quali concentrare la dissipazione, in modo da salvaguardare gli elementi strutturali
principali. Tali zone possono essere facilmente identificate conducendo sulla struttura una analisi dinamica incrementale
(I.D.A.) oppure mediante l’oramai più consolidata analisi Pushover (definita come statica non lineare nella OPCM 3274/03).
Questa modalità di progettazione, tuttavia, non sempre risulta economicamente conveniente, richiedendo necessariamente
interventi di riparazione dei danni prodotti dal sisma.
Per ovviare a tale inconveniente, sono stati sviluppati nel corso di questi ultimi anni, numerosi dispositivi di dissipazione
supplementare di energia o di isolamento, il cui inserimento nella compagine strutturale è stato finalizzato alla massima
limitazione della danneggiabilità degli elementi strutturali, dal momento che in essi s’intende concentrare la gran parte dei
meccanismi di dissipazione. Questi stessi dispositivi possono essere montati anche su strutture esistenti, consentendo un
adeguamento oppure un miglioramento sismico della struttura.
Particolarmente utilizzati nei ponti di nuova concezione, i dispositivi di isolamento o di dissipazione si aprono all’impiego di
protezione di strutture civili di particolare pregio o importanza ai fini della protezione civile, anche in Italia.
Un passo importante, anche se non esaustivo, viene compiuto da un punto di vista normativo, infatti, per la prima volta vengono
date disposizioni normative (cap.10 - OPCM3274/03), sugli edifici isolati alla base. Tali indicazioni, se pur non modificando
sostanzialmente quelle presenti nelle linee guida, emanate attraverso la circolare 256/96 dal Ministero dei LL.PP.,
rappresentano un passo importante verso la regolamentazione, con relativo snellimento delle procedure di controllo e
approvazione, di tecniche di protezione sismica.
L’attenzione sempre crescente verso queste metodologie di protezione, ha prodotto l’inevitabile entrata nel mercato di
numerosi dispositivi. La classificazione di questi dispositivi è resa complessa data la duplice natura degli stessi, ma viene
riportata una comune suddivisione (Tabella 1 ).
Classificazione Principi sfruttati Materiali e tecnologie Risultato richiesto
Snervamento del
materiale Acciaio Dissipazione di energia,
Dispositivi Contatto metallo-metallo o miglioramento della
isteretici Attrito non metallo resistenza
Deformazione di solidi Polimeri Dissipazione di energia,
viscoelastici viscoelastici accrescimento della
Dispositivi Deformazione di fluidi rigidezza, assorbimento
viscoelastici viscoelastici Fluidi altamente viscosi degli urti
Fluidi in pressione Fluidi comprimibili,
passante in orifizi sigillatura ad alte pressioni
Contatto metallo-metallo o
Azione di molle ad attrito non-metallo Dissipazione di energia,
Leghe a memoria di forma, accrescimento della
Dispositivi Trasformazione di fasi nei comportamento rigidezza, capacità di
Ricentranti metalli superelastico ricentraggio
Tabella 1: classificazione dispositivi di protezione sismica
Nel presente articolo, è stato mantenuto volutamente congiunto l’utilizzo di questi dispositivi ai fini dell’isolamento e della
dissipazione, lo scopo infatti è quello di illustrarne le tecniche di modellazione e di analisi.
[1]
dove K è la costante elastica della molla, la c è il coefficiente di smorzamento, cexp è l'esponente della velocità, il dk è la
La gamma pratica è fra 0.15 e 2.0, anche se difficilmente si supera 0.3. La deformazione totale dell’elemento risulterà pertanto
somma della deformazione della componente elastica e di quella viscosa.
[2]
Per uno smorzatore puro l'effetto della molla può essere reso trascurabile rendendolo sufficiente rigido.
La rigidezza della componente elastica deve essere grande abbastanza da far risultare il periodo caratteristico del sistema
molla-smorzatore dato da (quando l’esponente è 1) un ordine di grandezza minore della grandezza dei passi di
carico. Il passo di carico rappresenta l’intervallo di tempo nel quale il valore del carico cambia.
Il comportamento è non lineare ma elastico. Questo vuol dire che il l’elemento multilineare è un elemento elastico la cui curva
è n-lineare e la stessa curva viene seguita in fase di carico e in fase di scarico senza avere isteresi.
Se la superficie di slittamento è concava, il dispositivo oltre a garantire uno slittamento e un comportamento isteretico prodotto
dall’attrito ha la duplice funzione di ricentraggio, ovvero, la capacità di tornare nella posizione iniziale successivamente
all’azione sismica.
[3]
Dove KL è la matrice di rigidezza degli elementi lineari (tutti gli elementi escluso gli elementi denominati NLLINK); C è la
matrice di smorzamento; M la matrice delle masse, rN il vettore delle forze dei gradi di libertà degli elementi non lineari;
sono relativamente lo spostamento, la velocità e l’accelerazione relativa con il suolo; r è il vettore delle forze applicate.
Una FNA può avere come condizioni iniziali la struttura indeformata, oppure, uno stato deformato a seguito di una analisi FNA
precedente. Allo scopo di analizzare le strutture isolate o dotate di dispositivi di dissipazione supplementare di energia
vengono definite diverse analisi FNA sequenziali che rispettano la successione indicata nello schema 1.
Con l’utilizzo di questo metodo ad ogni passo della analisi non viene aggiornata la matrice di rigidezza, ma viene aggiornato il
vettore delle forze non lineari che rappresenta la variazione di rigidezza degli NLLINK presenti. Questo “escamotage” consente
di risparmiare notevolmente il tempo di analisi e semplificare la scelta dei parametri.
Questo metodo è anche detto “Time history di tipo modale” in quanto utilizza una analisi modale per la determinazione della
matrice di rigidezza iniziale e la “forma” del vettore delle componenti non lineari.
Dispositivi SFV
Tali dispositivi vengono posizionati nella struttura in elevazione, all’interno di controventi tradizionali, con lo scopo di
incrementare la dissipazione strutturale, oppure vengono inseriti alla base della struttura, nel piano di scivolamento, con lo
scopo di accoppiamento a sistemi di isolamento sismico.
Figura 6: esempio di inserimento di un dispositivo SFV in un controvento a K di una struttura multipiano in acciaio
La modellazione dei dispositivi siliconici fluido-viscosi
Per riprodurre il comportamento dei dispositivi siliconici è stato necessario ricorrere all’utilizzo di quattro elementi non
lineari, posizionati in parallelo, presenti nella libreria del codice di calcolo SAP2000.
La corrispondenza numerica di questo modello FEM con i dispositivi è stata accertata mediante una estesa campagna di
riproduzione in forma numerica di prove sperimentali.
Terenzi, G., Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Roma,“Effetti dissipativi nell’isolamento sismico”.
Sorace, S., Terenzi. G., "Design assessment of fluid viscous dampers for base-isolation systems", submitted for publication in
the ASCE Journal of Structural Engineering, January 2000.
Scheller, J., Constantinou, M.C., Response History Analysis of Structures with Seismic Isolation and Energy Dissipation Systems:
Verification Examples for Program SAP2000 - MCEER-99-0002.
Wilson, E.L., “Three dimensional static and dynamic analysis of structures”, Csi – Computer and Structures, Inc, Berkeley
California USA.
AA.VV., “CSi Analysis References Manual for SAP2000, ETABS and SAFE” , Csi – Computer and Structures, Inc, Berkeley
California USA.
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