COLLEGAMENTI BULLONATI NEI NODI TRAVE ‐ COLONNA
I collegamenti bullonati rappresentano uno dei modi con cui di solito vengono realizzate le unioni tra elementi
strutturali in acciaio. In generale, vengono utilizzati principalmente per:
‐ prolungare le membrature tramite giunzioni (beam splice, column splice)
‐ collegare membrature tipologicamente differenti (beam‐to‐column joint)
‐ collegare le colonne alle fondazioni (column base)
Fig.1 – Nomenclatura per i collegamenti in acciaio
Tramite i collegamenti è possibile dunque trasmettere le caratteristiche di sollecitazione tra le varie membrature
collegate. In questo quaderno si farà riferimento ai collegamenti bullonati per i nodi trave‐colonna.
Riferimenti normativi
Le normative da seguire per la progettazione delle unioni bullonate sono:
DECRETO 17 gennaio 2018 ‐ Aggiornamento delle «Norme tecniche per le costruzioni» (NTC 2018)
UNI EN 1993‐1‐8 (Eurocodice 3): Progettazione delle strutture di acciaio – Parte 1‐8: Progettazione dei
collegamenti.
INFLUENZA NELL’ANALISI DELLA RIGIDEZZA DEI COLLEGAMENTI TRAVE‐COLONNA
Classificazione in base al tipo di vincolo
A seconda del tipo di connessione fra le membrature l’Eurocodice 3 individua, dal punto di vista statico, la
seguente classificazione (EN 1993‐1‐8:2005 – 5 Analysis, classification and modelling):
collegamenti a cerniera (collegamenti semplici)
collegamenti rigidi e a completo ripristino di resistenza (collegamenti continui)
collegamenti semirigidi e a parziale o completo ripristino di resistenza (collegamenti semi‐continui)
Fig.2 – Esempi tipici di nodi trave‐colonna in acciaio
Contributo alla deformazione del collegamento
La configurazione e le proprietà dei collegamenti giocano un ruolo fondamentale nel comportamento del nodo
in termini di distribuzione delle sollecitazioni interne. Analizzando la configurazione deformata di un telaio
generico sottoposto all’azione di forze orizzontali, è possibile concepire lo spostamento verticale v della trave in
campata, attraverso un’equivalenza cinematica, come se fosse prodotto da una forza verticale F applicata nello
stesso punto. Di tale spostamento è pertanto possibile individuarne i contributi in funzione delle rispettive
proprietà delle membrature (trave e colonna) e del nodo (pannello d’anima della colonna e componenti del
collegamento),
v v v v
dove:
vb è il contributo della trave
vc è il contributo della colonna
vj = vwp + vconn è il contributo del nodo, fortemente variabile a seconda delle caratteristiche geometriche e
meccaniche del nodo
Fig.4 – Modellazione cinematica equivalente di un nodo trave‐colonna all’interno di un telaio
Classificazione dei nodi in base alla rigidezza
Rigidi e a completo ripristino di resistenza v ≈ vb + vc sia in campo elastico che plastico
(vj è sempre trascurabile)
Rigido e a parziale ripristino di resistenza v ≈ vb + vc in campo elastico, ma non plastico
(vj è trascurabile in campo elastico)
Semi‐rigidi e a completo ripristino di resistenza v ≈ vb + vc in campo plastico, ma non elastico
(vj è trascurabile in campo plastico)
Semi‐rigidi e a parziale ripristino di resistenza v > vb + vc sia in campo elastico che plastico
(vj non è mai trascurabile)
L’andamento forza‐deformazione per le suddette tipologie di nodi è schematizzabile secondo il seguente grafico.
Fig.5 – Legame Forza‐Spostamento al variare della rigidezza del collegamento
Un telaio può dirsi a nodi rigidi se il moltiplicatore critico elastico αcr non è significativamente influenzato dalla
semi‐rigidezza dei nodi, potendo dunque trascurare gli effetti del secondo ordine. Secondo il DM 14/01/2008
(cap. 4.2.3.4 Effetti delle deformazioni) è infatti possibile effettuare l’analisi del primo ordine, imponendo
l’equilibrio sulla configurazione iniziale della struttura, nei casi in cui possano ritenersi trascurabili gli effetti delle
deformazioni sull’entità delle sollecitazioni, sui fenomeni di instabilità e su qualsiasi altro parametro di risposta
della struttura. Tale condizione si può assumere verificata se risulta soddisfatta la relazione (4.2.2):
F
α 10 per l analisi elastica
F
F
α 15 per l analisi plastica
F
dove:
Fed è il valore dei carichi di progetto
Fcr è il valore critico instabilizzante calcolato considerando la rigidezza iniziale elastica della struttura.
Fig.6 – Carico critico instabilizzante per strutture controventate e strutture intelaiate
Fig.7 – Moltiplicatore critico per telai a nodi rigidi e telai a nodi semi‐rigidi
Gli effetti del secondo ordine posso essere più o meno rilevanti a seconda della rigidezza dei collegamenti,
la quale gioca quindi un ruolo fondamentale, al pari della resistenza, nella risposta dell’intera struttura. Al
paragrafo 5.2.2.5 la EN‐1993‐1‐8 stabilisce i limiti per la classificazione dei nodi diversi da quelli alla base
delle colonne, facendo riferimento alla seguente figura.
Per il calcolo della rigidezza rotazionale Sj,ini per nodi che connettono sezioni ad I e H, è necessario fare
riferimento alla formula (6.27) presente al paragrafo 6.3 della EN‐1993‐1‐8.
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Fig.8 – Classificazione dei nodi in base alla rigidezza (rotazionale)
Fig.9 – Legame Momento‐Rotazione per tipici esempi di nodi trave‐colonna in acciaio
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A seconda del tipo di collegamento trave‐colonna, i nodi possono essere rappresentati dalle relazioni momento‐
rotazione visibili nel grafico precedente, dove:
Mj è il momento agente nel nodo
φj è la rotazione del nodo
Sj è la rigidezza rotazionale del nodo
Lb è la luce della campata calcolata fra gli interassi delle colonne
Ib è il momento d’inerzia della sezione della trave
Mb,pl è il momento resistente plastico della trave
Per i casi in cui il momento trasmesso dal nodo risulti ridotto, il comportamento del collegamento trave‐colonna
è assimilabile a quello di tipo a cerniera. È importante notare che il momento trasmesso si mantiene piccolo solo
se non avviene il contatto fra l’ala inferiore e la colonna e che si verifichi pertanto la seguente condizione:
Φ Φ
dove:
qL
Φ è la rotazione richiesta
24EI
tp è la distanza fra l’ala inferiore della trave e la colonna
he è la distanza fra il bordo inferiore della piastra frontale e il bordo inferiore dell’ala inferiore della trave
Fig.10 – Rotazione consentita dal collegamento trave‐colonna
Il precedente criterio si basa sulle due seguenti assunzioni:
‐ colonna indeformata
‐ centro di rotazione all’estremità inferiore della piastra frontale.
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RESISTENZA DEI COLLEGAMENTI BULLONATI NEI NODI TRAVE‐COLONNA
Classificazione dei nodi in base alla resistenza
Per quanto riguarda la resistenza di un nodo trave‐colonna, si può pensare alla seguente classificazione (vedere
la figura successiva):
Nodo a completo ripristino di resistenza della trave Mwp,b,Rj > Mb,R
Nodo a completo ripristino di resistenza della colonna Mwp,c,Rj > Mc,R
Nodo a completo ripristino Soddisfatte entrambe le condizioni precedenti
Fig.11 – Modellazione nodo trave‐colonna in acciaio
dove:
Mj,R = momento resistente del nodo
Mwp,b,Rj = momento resistente del collegamento fra pannello d’anima e trave
Mwp,c,Rj = momento resistente del collegamento fra pannello d’anima e colonna
Mb,R = momento resistente trave
Mc,R = momento resistente colonna
Il momento resistente del nodo Mj,R può essere calcolato come segue, facendo riferimento alla figura seguente:
M, F , z
dove:
F, min F , ; F , ; F , ; F , ; F ,
è la resistenza a trazione della componente più debole, posto inoltre che
F, min F , ; F , ,
F, F ,
Per la resistenza di ciascuna componente è stato assegnato un acronimo con riferimento alla simbologia
dell’Eurocodice 3 (EN 1993‐1‐8:2005 – 6.2.6 Design Resistance of basic components) e alla sollecitazione alla
quale è sottoposta la componente stessa:
cws = pannello d’anima della colonna soggetto a taglio (column web in shear)
cwt = pannello d’anima della colonna soggetto a trazione (column web in tension)
cwc = pannello d’anima della colonna soggetto a compressione (column web panel in compression)
cfb = ala della colonna soggetta a flessione (column flange in bending)
bt = bulloni soggetti a trazione (bolt in tension)
epb = piastra di estremità soggetta a flessione (end plate in bending)
bwt = anima della trave in trazione (beam web in tension)
bfc = ala della trave soggetta a compressione (beam flange in compression)
Fig.12 – Schema delle componenti di un nodo trave‐colonna con collegamenti bullonati
Fig.13 – Esempi di nodi trave‐colonna realizzati attraverso collegamenti bullonati
Modelli delle componenti dei collegamenti + T‐stub
Per modellare il comportamento in termini di legame momento flettente‐rotazione dei nodi trave‐colonna
considerati semi‐rigidi si può ricorrere al metodo delle componenti attraverso l’introduzione di un cosiddetto
“T‐stub” equivalente. L’equivalenza è stabilita mediante la definizione di una lunghezza “efficace” o lunghezza
“effettiva” leff.
Fig.14 – Lunghezza effettiva (o efficace)
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Per ogni riga di bulloni si definiscono due T‐stub equivalenti:
1) per la riga considerata a se stante;
2) per la riga come parte di un gruppo, così come nella figura seguente.
Fig.15 – Modellazione dell’ala di una colonna rinforzata come T‐stub separati
Per ciascuna riga, la lunghezza del T‐stub equivalente al piatto di estremità è diversa da quella del T‐stub
equivalente alla colonna.
Per la riga di bulloni oltre il filo della trave il T‐stub è “verticale”, perché l’ala della trave simula l’anima del T‐stub;
leff è perciò misurata in orizzontale. In tutti gli altri casi, il T‐stub è “orizzontale”.
Fig.16 – Modellazione di un’estesa piastra di estremità come T‐stub separati
Meccanismi (modi) di collasso di un «vero» T‐stub
Le ali del T‐Stub sono elementi «trave», che sviluppano una resistenza flessionale (momento plastico). I bulloni
sono elementi che sviluppano una resistenza (principalmente) assiale. Con la teoria dell’analisi limite si può
calcolare la resistenza del T‐stub associata ai tre possibili meccanismi illustrati di seguito.
Fig.17 – Meccanismi di collasso di un T‐stub
Meccanismi (modi) di collasso “veri”
Il T‐stub equivalente deve avere lunghezza tale da riprodurre la «vera» resistenza. Quest’ultima, escluso il caso
della rottura dei soli bulloni (modo 3), è la minima tra quelle associate a tutti i possibili meccanismi plastici
bidimensionali (linee di plasticizzazione in una piastra).
La figura seguente mostra esempi di meccanismi bidimensionali: a) meccanismo «circolare»; b) meccanismo
«non‐circolare»; c) «effetto gruppo». Le lunghezze efficaci sono diverse per ciascun meccanismo. La lunghezza
efficace finale sarà la minima tra quelle di tutti i meccanismi, in modo da minimizzare la resistenza.
Fig.18 – Esempi di meccanismi di collasso bidimensionali di un T‐stub
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INTERAZIONE FRA LE SOLLECITAZIONI NELLE VERIFICHE DI RESISTENZA PER
COLLEGAMENTI BULLONATI
Interazione M‐V
Per quanto riguarda i collegamenti “flangiati”, per la determinazione dell'interazione tra momento e taglio, si
possono seguire due differenti strade.
a) Si distribuisce la forza di taglio fra tutti i bulloni del collegamento (EN 1993‐1‐8:2005 ‐ Table 3.4: Design
resistance for individual fasteners subjected to shear and/or tension):
V
F ,
N
F , F,
1
F , 1.4F ,
da cui:
F ,
F, , 1.4F , 1
F ,
dove:
VEd = taglio sollecitante
Nb = numero complessivo di bulloni
Ft,Rd = resistenza a (sola) trazione del bullone
FV,Rd = resistenza a (solo) taglio del bullone
Ft,Rd,V è la resistenza a trazione del bullone ridotta per effetto del taglio.
b) Si assegna la forza di taglio a un gruppo di bulloni selezionati «in zona compressa».
0.4
N , F , N N , F , V
1.4
Dove:
FV,Rd,t è la resistenza a taglio ridotta per effetto della trazione (posto Ft, Ed = Ft,Rd)
Nb,V è il numero di bulloni ai quali si assegna la forza di taglio; si scelgono in prossimità del centro di
compressione.
Agli (Nb – Nb,V) bulloni si assegna il compito di resistere al momento flettente con una resistenza a trazione non
ridotta per effetto del taglio.
Per i collegamenti con angolari, invece, la squadretta che collega la flangia compressa della trave si può supporre
che trasferisca lo sforzo di taglio dalla trave alla colonna, assunto che:
‐ lo spazio g tra la fine della trave e la faccia della colonna non ecceda lo spessore ta dell'angolare;
‐ la forza tagliante non ecceda la resistenza a taglio di progetto dei bulloni che collegano la squadretta alla
colonna;
‐ l'anima della trave soddisfa i requisiti dati in EN 1993‐1‐5, sezione 6.
Interazione M‐N
Per l'interazione tra momento e sforzo normale, se la forza assiale NEd della trave collegata eccede il 5% della
resistenza di progetto Npl,Rd, si può usare il seguente metodo semplificato (EN 1993‐1‐8:2005 ‐ 6.2.7 Design
moment resistance of beam‐to‐column joints and splices):
M, N,
1,0
M, N,
dove:
Mj,Rd è la resistenza a momento di progetto del giunto, assumendo l'assenza di sforzo assiale;
Nj,Rd è la resistenza assiale di progetto del giunto, assumendo l'assenza di momento applicato.
Inoltre, si ha:
,
M, , M, 1 ;
,
N, ∑ F , ;
F , min F , , ;
dove:
Fti,r,Rd = resistenza a trazione della i‐esima componente alla riga r.
ESEMPI SVOLTI DI CALCOLO E VERIFICA PER COLLEGAMENTI BULLONATI FLANGIATI E
A SQUADRETTA
Il seguente quaderno approfondisce alcune verifiche in cui vi è interazione fra le sollecitazioni, mentre rimanda
all’Eurocodice 3 parte 1‐1 per le verifiche di resistenza dei singoli elementi collegati e alla parte 1‐8 per le
verifiche delle diverse componenti per collegamenti trave‐colonna rigidi e semi‐rigidi, le ultime delle quali sono:
‐ Verifica a taglio del pannello d’anima della colonna
‐ Verifica a compressione del pannello d’anima della colonna
‐ Verifica a trazione del pannello d’anima della colonna
‐ Verifica a flessione dell’ala della colonna
‐ Verifica a flessione della piastra di estremità (flangia)
‐ Verifica a flessione della squadretta
‐ Verifica a compressione dell’ala e dell’anima della trave
‐ Verifica a trazione dell’anima della trave
‐ Verifica a trazione e compressione della piastra (flangia)
‐ Verifica a trazione dei bulloni
‐ Verifica a taglio dei bulloni
‐ Verifica a rifollamento delle lamiere del collegamento
‐ Verifica di resistenza a “block tearing”
‐ Verifica delle saldature (se presenti)
Per approfondire l'argomento si allegano due esempi di calcolo di collegamenti bullonati trave‐colonna,
dove vengono svolte le verifiche complete per giunti flangiati e per giunti a squadretta, tratti dal volume
“Collegamenti in acciaio in edifici monopiano e multipiano ‐ Eurocodice 3” pubblicato da Fondazione
Promozione Acciaio. La monografia composta da due macrocapitoli, dedicati l’uno agli edifici monopiano,
l’altro alle costruzioni multipiano, è il risultato della traduzione dall’originale di Single‐Storey Steel Buildings
– Part 11: Moment Connections e Multi‐Storey Steel Buildings – Part 5: Joint Design, pubblicazioni facenti
parti del progetto europeo Facilitating the market development for sections in industrial halls and low rise
buildings (SECHALO) RFS2‐CT‐2008‐0030.
NOTA: negli esempi svolti a seguire si fa riferimento all’ultima versione aggiornata dell’Eurocodice (vale a
dire UNI EN 1993‐1‐8:2005) e si prescinde dai NAD italiani per il valore dei coefficienti, dal momento che
questi ultimi sono stati pubblicati in un secondo momento.
(6(0 3, 2
3DUWH&ROOHJDPHQWLLQDFFLDLRLQHGLÀFLPRQRSLDQRHPXOWLSLDQR²(XURFRGLFH $FFLDLR
7UDYH,3($6
)ODQJLD3LDVWUDGLHVWUHPLWjîî6
%XOORQL0
6DOGDWXUHFRUGRQHGLVDOGDWXUDPPJRODVDOGDWXUDa PP
5HVLVWHQ]HDWDJOLRGLSURJHWWR
7DJOLRGLSURJHWWRGHOO¶DQLPDGHOODWUDYH N1
)OHVVLRQHGLSURJHWWRLQFRUULVSRQGHQ]DGHOO¶LQWDJOLR 1$
,QVWDELOLWjORFDOHGLWUDYHLQWDJOLDWD 1$
5HVLVWHQ]DGLSURJHWWRGHOJUXSSRGLEXOORQL N1
5HVLVWHQ]DGHOODSLDVWUDGLHVWUHPLWj N1
Resistenza delle saldature OK
(6(0 3, 2
*LXQWRÁDQJLDWRFRQSLDVWUDGҋHVWUHPLWjSDU]LDOHFDS
5HVLVWHQ]DGLJLXQ]LRQLVRJJHWWHD³W\LQJ´
5HVLVWHQ]DGLSURJHWWRDÀHVVLRQHGHOODSLDVWUDGLHVWUHPLWj N1
5HVLVWHQ]DDWUD]LRQHGLSURJHWWRGHOO¶DQLPDGHOODWUDYH N1
Resistenza delle saldature OK
9DORULUDFFRPDQGDWL
3LDVWUDGLHVWUHPLWj × 12 mm
$OWH]]DSLDVWUD hp PP!hb OK
%XOORQL 0FODVVHHLQWHUDVVHPP
9HUL¿FKHSHUJLXQ]LRQLVRJJHWWHDWDJOLRYHUWLFDOH
9HUL¿FDDWDJOLRGHOO¶DQLPDGHOODWUDYH
6DOYRGLYHUVD
LQGLFD]LRQH
si fa sempre
riferimento
a EN 1993-1-8
5HTXLVLWRGLEDVHVEd VF5G
Av f y,b / 3
5HVLVWHQ]DDWDJOLRGHOO¶DQLPDGHOODWUDYHVc,Rd = EN 1993-1-1
L M0
$UHDGHOO¶DQLPDGHOODWUDYHVRJJHWWDDWDJOLR
AY = 430 × 9 = 3870 mm2
5HVLVWHQ]DDWDJOLRGHOO¶DQLPDGHOODWUDYH
3870 w 275 / 3
Vpl,Rd = w 103 " 614 kN
1, 0
VEd N1î N12.
3DUWH&ROOHJDPHQWLLQDFFLDLRLQHGLÀFLPRQRSLDQRHPXOWLSLDQR²(XURFRGLFH $FFLDLR
5HVLVWHQ]DGLSURJHWWRGHOJUXSSRGLEXOORQLFRd
se Fb,Rd
max
f Fv,Rd allora FRd " ¨ Fb,Rd
se
F
b,Rd min
f Fv,Rd ! Fb,Rd
allora FRd " ns Fb,Rd
max min
se Fv,Rd ! Fb,Rd min
allora FRd " 0, 8ns Fv,Rd
%XOORQLG¶HVWUHPLWj
2,12 w 0, 61 w 430 w 20 w 12
Fb,Rd,end " Fb,Rd min
"
1, 25
w 103 =107 kN
%XOORQLLQWHUQL
2,12 w 0, 81 w 430 w 20 w 12
Fb,Rd,inner " Fb,Rd max
"
1, 25
w 103 " 142 kN
N1N1SHUFXLFY5GFE5G)min
3DUWH&ROOHJDPHQWLLQDFFLDLRLQHGLÀFLPRQRSLDQRHPXOWLSLDQR²(XURFRGLFH $FFLDLR
Anv " tp hp e1 n1 0, 5 d0 " 12 430 40 6 0, 5 22 " 3228 mm 2
© 430 w 228 275 w 3228 ¹ 3
VRd,b = 2 w ª º w 10 " 1182 kN
« 1, 25 3 w 1, 0 »
V5GPLQ PLQ N1
VEd N1N12.
5HTXLVLWRGLEDVH FEd f min FRd,u,1 , FRd,u,2 , FRd,u,3
(6(0 3, 2
*LXQWRÁDQJLDWRFRQSLDVWUDGҋHVWUHPLWjSDU]LDOHFDS
0HFFDQLVPR
8n 2e M w pl,1,Rd,u Prospetto 6.2
2 mn e
m n
FRd,u,1 =
w
¨ l = 2e
n 1 p
eff 1A 1 1A
e1A = e1 e f 0, 5 p3 tw 2 a 2 d0
2
0, 5 140 9 2 w 5, 6 2 22
2
" 69 mm
A e1A = 40
p1A = p1 e f p3 tw 2 a 2 d0
p3 tw 2 a 2 d0 " 140 9 2 w 5, 6 2 22 " 137 mm
A p1A = 70
¨l eff
= 2e1A n1 1 p1A " 2 w 40 6 1 70 = 430 mm
0, 25¨ leff,1tp2 f u,p 0, 25 w 430 w 122 w 430
M pl,1,Rd,u = " w 106 " 6, 05 kNm
L Mu 1,1
p3 tw 2 w 0, 8 w a 2 140 9 2 w 0, 8 w 5, 6 w 2
m" " " 59 mm
2 2
dw
37
ew " " " 9, 25 mm
4 4
n " min e2 ; 1, 25m " min 30; 76 " 30 mm
8 w 30 2 w 9, 25 6, 05 w 10 3
" 493 kN
2 w 59 w 30 9, 25
59 30
FRd,u,1 =
0HFFDQLVPR
2 M pl,2,Rd,u n¨ Ft,Rd,u
FRd,u,2 = Prospetto 6.2
m n
M pl,2,Rd,u " M pl,1,Rd,u " 6, 05 kNm
k2 f ub A 0, 9 w 800 w 245
Ft,Rd,u = " w 103 " 160 kN
L Mu 1,1
2 w 6, 05 w 103 30 w 12 w 160
FRd,u,2 = " 793 kN
59 30
(6(0 3, 2
3DUWH&ROOHJDPHQWLLQDFFLDLRLQHGLÀFLPRQRSLDQRHPXOWLSLDQR²(XURFRGLFH $FFLDLR
0HFFDQLVPR
FRd,u,3 = ¨ Ft,Rd,u " 12 w 160 " 1920 kN Prospetto 6.2
min FRd,u,1 , FRd,u,2 , FRd,u,3 = min 493; 793; 1920 = 493 kN
FEd N1N12.
3DUWH&ROOHJDPHQWLLQDFFLDLRLQHGLÀFLPRQRSLDQRHPXOWLSLDQR²(XURFRGLFH $FFLDLR
*LXQWLPHGLDQWHVTXDGUHWWHDQJRODULG¶DQLPDEXOORQDWL
'DWL
7UDYH,3($6
6TXDGUHWWHîî6
%XOORQL0
6LQWHVLGHLGDWLSHUODYHUL¿FD
6ROOHFLWD]LRQLGLSURJHWWR
VEd N1
FEd N17LHIRUFH
5HVLVWHQ]HDWDJOLRGLSURJHWWR
Resistenza di progetto del gruppo di bulloni
/DWRGHOODWUDYHSRUWDWD
5HVLVWHQ]DDWDJOLRGHLEXOORQL N1
(6(0 3, 2
*LXQWRPHGLDQWHVTXDGUHWWHDQJRODULGҋDQLPDEXOORQDWLFDS
5HVLVWHQ]DDULIROODPHQWRGHOOHVTXDGUHWWHDQJRODUL N1
5HVLVWHQ]DDULIROODPHQWRGHOO¶DQLPDGHOODWUDYH N1
/DWRWUDYHSRUWDQWH
5HVLVWHQ]D N1
Taglio di progetto delle squadrette angolari
/DWRWUDYHSRUWDWD
5HVLVWHQ]DDWDJOLRGLSURJHWWR N1
/DWRWUDYHSRUWDQWH
5HVLVWHQ]DDWDJOLRGLSURJHWWR N1
7DJOLRGLSURJHWWRGHOO¶DQLPDGHOODWUDYH
Resistenza a taglio e “block tearing”
5HVLVWHQ]DDWDJOLRGLSURJHWWR N1
,QWHUD]LRQHWDJOLRPRPHQWRÀHWWHQWHVXVHFRQGD¿ODEXOORQL 1$
)OHVVLRQHGLSURJHWWRLQFRUULVSRQGHQ]DGHOO¶LQWDJOLR 1$
,QWDELOLWjORFDOHGHOODWUDYHLQWDJOLDWD 1$
5HVLVWHQ]HGLJLXQ]LRQLVRJJHWWHD³W\LQJ´
Resistenza di progetto delle squadrette angolari e del gruppo di bulloni
5HVLVWHQ]DDÀHVVLRQHGLSURJHWWRGHOOHVTXDGUHWWHDQJRODUL N1
5HVLVWHQ]DDWDJOLRGHLEXOORQL N1
5HVLVWHQ]DDULIROODPHQWRGHOOHVTXDGUHWWHDQJRODUL N1
5HVLVWHQ]DD³EORFNWHDULQJ´ N1
5HVLVWHQ]DGLSURJHWWRGHOO¶DQLPDGHOODWUDYH
5HVLVWHQ]DDULIROODPHQWRGHOO¶DQLPDGHOODWUDYH N1
5HVLVWHQ]DDWUD]LRQHGHOO¶DQLPDGHOODWUDYH N1
5HVLVWHQ]DD³EORFNWHDULQJ´ N1
9DORULUDFFRPDQGDWL 6DOYRGLYHUVD
Spessore squadrette 10 mm LQGLFD]LRQH
si fa riferimento
$OWH]]Dhac PP!hb2. sempre a
EN 1993-1-8
9HUL¿FKHSHUJLXQ]LRQLVRJJHWWHDWDJOLRYHUWLFDOH
9HUL¿FDGHOJUXSSRGLEXOORQL
/DWRWUDYHSRUWDWD
RESISTENZA A TAGLIO DEI BULLONI
5HTXLVLWRGLEDVHVEdVRd
nb Fv,Rd
VRd = 2 w
1 F n
G n
2
b b
F v f ub A
Fv,Rd =
L M2
(6(0 3, 2
3DUWH&ROOHJDPHQWLLQDFFLDLRLQHGLÀFLPRQRSLDQRHPXOWLSLDQR²(XURFRGLFH $FFLDLR
F v f ub A
Fv,Rd =
L M2
0, 6 w 800 w 245
3HUEXOORQL0FODVVH Fv,Rd = w 103 " 94 kN
1, 25
3HUVLQJROD¿ODGLEXOORQLLH n2 = 1 e n1 Į = 0
6z 6 w 50
G" " " 0,102
n1 n1 1 p1
6 6 1 70
6 w 94
Per cui VRd = 2 w " 962 kN
1 0 w 6
0,102 w 6
2 2
VEd N1N12.
5(6,67(1=$$5,)2//$0(172'(//(648$'5(77($1*2/$5,
5HTXLVLWRGLEDVHVEdVE5G
nb
Vb,Rd = 2 w
2 2
© 1 F nb ¹ © G nb ¹
ª º ª º
« Fb,ver,Rd » « Fb,hor,Rd »
Į = 0 e ȕ FRPHVRSUD
/DUHVLVWHQ]DYHUWLFDOHDULIROODPHQWRSHUXQVLQJROREXOORQHqSDULD
© e ¹ © 40 ¹
k1 " min ª 2, 8 2 1, 7; 2, 5º " min ª 2, 8 1, 7; 2, 5º "
« d0 » « 22 »
" min 3, 39; 2, 5 " 2, 5
© e p 1 f ¹ © 40 70 800 ¹
F b " min ª 1 ; 1 ; ub ; 1, 0º " min ª ; 0, 25; ; 1, 0º "
« 3d0 3d0 4 f u,ac » « 3 w 22 3 w 22 430 »
" min 0, 61; 0, 81; 1, 86; 1, 0
Įb
2, 5 w 0, 61 w 430 w 20 w 10
Fb,ver,Rd = w 103 " 105 kN
1, 25
(6(0 3, 2
*LXQWRPHGLDQWHVTXDGUHWWHDQJRODULGҋDQLPDEXOORQDWLFDS
/DUHVLVWHQ]DRUL]]RQWDOHDULIROODPHQWRSHUXQVLQJROREXOORQHqSDULD
k1F b f u,ac dtac
Fb,hor,Rd =
L M2
© e p ¹ © 40 70 ¹
k1 " min ª 2, 8 1 1, 7; 1, 4 1 1, 7; 2, 5º " min ª 2, 8 1, 7; 1, 4 1, 7; 2, 5º "
« d0 d0 » « 22 22 »
" min 3, 39; 2, 75; 2,55 " 2, 5
© e f ¹ © 40 800 ¹
F b " min ª 2 ; ub ; 1, 0º " min ª ; ; 1, 0º "
3d
« 0 f u,ac » « 3 w 22 430 »
" min 0, 61; 1, 86; 1, 0 " 0, 61
2, 5 w 0, 61 w 430 w 20 w 10
Fb,hor,Rd = w 103 " 105 kN
1, 25
6
VRd = 2 w " 1075 kN
2 2
© 1 0 w 6 ¹ © 0,102 w 6 ¹
ª« 105 º» ª« 105 º»
VEd N1N1 2.
5(6,67(1=$$5,)2//$0(172'(//·$1,0$'(//$75$9(
(6(0 3, 2
3DUWH&ROOHJDPHQWLLQDFFLDLRLQHGLÀFLPRQRSLDQRHPXOWLSLDQR²(XURFRGLFH $FFLDLR
5HTXLVLWRGLEDVHVEdVRd
nb
VRd =
2 2
© 1 F nb ¹ © G nb ¹
ª º ª º
« Fb,ver,Rd » « Fb,hor,Rd »
Į= 0 e ȕ FRPHVRSUD
/DUHVLVWHQ]DYHUWLFDOHDULIROODPHQWRSHUXQVLQJROREXOORQHqSDULD
© e2,b ¹ © 40 ¹
k1 " min ª 2, 8 1, 7; 2, 5º " min ª 2, 8 1, 7; 2, 5º "
« d 0 » « 22 »
" min 3, 4; 2, 5 " 2, 5
©e p 1 f ¹ © 90 70 1 800 ¹
F b " min ª 1,b ; 1 ; ub ; 1, 0º " min ª ; ; ; 1, 0º "
« 3d0 3d0 4 f u,b » « 3 w 22 3 w 22 4 430 »
" min 1, 36; 0, 81; 1, 86; 1, 0 " 0, 81
2, 5 w 0, 81 w 430 w 20 w 9
Fb,ver,Rd = w 103 " 125 kN
1, 25
/DUHVLVWHQ]DRUL]]RQWDOHDULIROODPHQWRSHUXQVLQJROREXOORQHqSDULD
k1F b f u,b dtw
Fb,hor,Rd =
L M2
© e1,b p ¹ © 90 70 ¹
k1 " min ª 2, 8 1, 7; 1, 4 1 1, 7; 2, 5º " min ª 2, 8 1, 7; 1, 4 1, 7; 2, 5º "
« d0 d0 » « 22 22 »
" min 9, 75; 2, 75; 2, 5 " 2, 5
©e f ¹ © 40 800 ¹
F b " min ª 2,b ; ub ; 1, 0º " min ª ; ; 1, 0º "
3d
« 0 f u,b » « 3 w 22 430
0 »
" min 0, 61; 1, 86; 1, 0 " 0, 61
2, 5 w 0, 61 w 430 w 20 w 9
Fb,hor,Rd = w 103 " 94 kN
1, 25
(6(0 3, 2
*LXQWRPHGLDQWHVTXDGUHWWHDQJRODULGҋDQLPDEXOORQDWLFDS
6
VRd = " 583 kN
2 2
© 1 0 w 6 ¹ © 0,102 w 6 ¹
ª« 125 º» ª« 94 º»
VEd N1N12.
/DWRWUDYHSRUWDQWH
5HTXLVLWRGLEDVHVEdFRd
5HVLVWHQ]DGLSURJHWWRGHOJUXSSRGLEXOORQLFRd
Se Fb,Rd max
f Fv,Rd allora FRd " ¨ Fb,Rd
Se F
b,Rd min
f Fv,Rd ! Fb,Rd
max
allora FRd " ns Fb,Rd min
5(6,67(1=$$7$*/,2'(,%8//21,
F v f ub A
5HVLVWHQ]DDWDJOLRGLXQVLQJROREXOORQHFv,Rd =
L M2
0, 6 w 800 w 245
3HUEXOORQL0FODVVH Fv,Rd = w 103 " 94 kN
1, 25
5(6,67(1=$$5,)2//$0(172'(//(648$'5(77($1*2/$5,
k1F b f u,ac dtac
Vb,Rd =
L M2
(6(0 3, 2
3DUWH&ROOHJDPHQWLLQDFFLDLRLQHGLÀFLPRQRSLDQRHPXOWLSLDQR²(XURFRGLFH $FFLDLR
3HULEXOORQLDLPDUJLQL
© e ¹ © 40 ¹
k1 " min ª 2, 8 2 1, 7; 2, 5º " min ª 2, 8 w 1, 7; 2, 5º "
« d0 » « 22 »
" min 3, 39; 2, 5 " 2, 5
3HULEXOORQLG¶HVWUHPLWj
© e f ¹ © 40 800 ¹
F b " min ª 1 ; ub ; 1, 0º " min ª ; ; 1, 0º "
« 3d0 f u,ac » « 3 w 22 430 »
" min 0, 61; 1, 86; 1, 0 " 0, 61
3HULEXOORQLLQWHUQL
© p 1 f ¹ © 70 1 800 ¹
F b " min ª 1 ; ub ; 1, 0º " min ª ; ; 1, 0º "
« 3d0 4 f u,ac » « 3 w 22 4 430 »
" min 0, 81; 1, 86; 1, 0 " 0, 81
%XOORQLG¶HVWUHPLWj
2, 5 w 0, 61 w 430 w 20 w 10
Fb,Rd,end " Fb,Rd min
""
1, 25
w 103 "
" 105 kN
%XOORQLLQWHUQL
2, 5 w 0, 81 w 430 w 20 w 10
Fb,Rd,inner " Fb,Rd max
"
1, 25
w 1003 "
" 139 kN
N1N1SHUFXLFY5GFE5G)min
VEd N1N12.
9HUL¿FDDWDJOLRGHOOHVTXDGUHWWHDQJRODUL
/DWRWUDYHSRUWDWD
5HTXLVLWRGLEDVHVEdV5GPLQ
V5GPLQ= min(V5GJ; V5GQ; V5GE)
(6(0 3, 2
*LXQWRPHGLDQWHVTXDGUHWWHDQJRODULGҋDQLPDEXOORQDWLFDS
f u,ac
VRd,n = 2 w Av,net
3L M2
$UHDHI¿FDFH Av,net = tac hac n1d0 " 10 430 6 w 22 " 2980 mm 2
430
VRd,n = 2 w 2980 w w 103 " 1184 kN
3 w 1, 25
ª« L M2 3L M0 º»
$UHDHI¿FDFHVRJJHWWDDWUD]LRQH
Ant " tac e2 0, 5d0 " 10 40 0, 5 w 22 " 290 mm 2
$UHDHI¿FDFHVRJJHWWDDWDJOLR
Anv " tac hac e1 n1 0, 5 d0 " 10 430 40 6 0, 5 22 " 2690 mm 2
V5GPLQ N1
VEd N1N12.
/DWRWUDYHSRUWDQWH
%ORFNVKHDU±URWWXUDSHUPHFFDQLVPR³EORFNWHDULQJ´
5HTXLVLWRGLEDVHVEdV5GPLQ
V5GPLQ= min(V5GJ; V5GQ; V5GE)
(6(0 3, 2
3DUWH&ROOHJDPHQWLLQDFFLDLRLQHGLÀFLPRQRSLDQRHPXOWLSLDQR²(XURFRGLFH $FFLDLR
$UHDHI¿FDFH Av,net = tac hac n1d0 " 10 430 6 w 22 " 2980 mm 2
430
VRd,n = 2 w 2980 w w 103 " 1184 kN
3 w 1, 25
ª« L M2 3L M0 º»
$UHDHI¿FDFHVRJJHWWDDWUD]LRQH
Ant " tac e2 0, 5d0 " 10 40 0, 5 w 22 " 290 mm 2
$UHDHI¿FDFHVRJJHWWDDWDJOLR
Anv " tac hac e1 n1 0, 5 d0 " 10 430 40 6 0, 5 22 " 2690 mm 2
© 0, 5 w 430 w 290 275 w 2690 ¹ 3
VRd,b =2 ª º w 10 " 954 kN
« 1, 25 3 w 1, 0 »
(6(0 3, 2
*LXQWRPHGLDQWHVTXDGUHWWHDQJRODULGҋDQLPDEXOORQDWLFDS
V5GPLQ N1
VEd N1N12.
9HUL¿FDDWDJOLRGHOO¶DQLPDGHOODWUDYH
5HVLVWHQ]DDWDJOLRH³EORFNWHDULQJ´
5HTXLVLWRGLEDVHVEdV5GPLQ
V5GPLQ= min(V5GJ; V5GQ; V5GE)
$UHDGHOO¶DQLPDGHOODWUDYHVRJJHWWDDWDJOLR
AYZE= A±btf + (tZ + 2r)tf ±îîî
AYZE = 6001 mm2
Ș hZtZ îî PP2
6001 w 275
VRd,g = w 103 " 953 kN
3 w 1, 0
$UHDHI¿FDFH
Av,wb,net = Av,wb n1d0tw " 6001 6 w 22 w 9 " 4813 mm 2
430
VRd,n = 4813 w w 103 " 956 kN
3 w 1, 25
(6(0 3, 2
3DUWH&ROOHJDPHQWLLQDFFLDLRLQHGLÀFLPRQRSLDQRHPXOWLSLDQR²(XURFRGLFH $FFLDLR
ª« L M2 3L M0 º»
$UHDHI¿FDFHVRJJHWWDDWUD]LRQH
Ant " tw e2 ,b 0, 5d0 " 9 40 0, 5 w 22 " 261 mm 2
$UHDHI¿FDFHVRJJHWWDDWDJOLR
Anv " tw e1,b n1 1 p1 n1 0, 5 d0 " 9 90 6 1 70 6 0, 5 22 " 2871 mm 2
9HUL¿FDDÀHVVLRQHLQFRUULVSRQGHQ]DGHOO¶LQWDJOLR
1RQDSSOLFDELOHWUDYHSULYDGLLQWDJOLR
9HUL¿FDGLVWDELOLWjORFDOHGHOODWUDYHLQWDJOLDWD
1RQDSSOLFDELOHWUDYHSULYDGLLQWDJOLR
9HUL¿FKHSHUJLXQ]LRQLVRJJHWWHD³W\LQJ´WUD]LRQHDVVLDOH
9HUL¿FDGHOOHVTXDGUHWWHDQJRODULHGHOJUXSSRGLEXOORQL
5HVLVWHQ]DDÀHVVLRQHGHOOHVTXDGUHWWHDQJRODUL
(6(0 3, 2
*LXQWRPHGLDQWHVTXDGUHWWHDQJRODULGҋDQLPDEXOORQDWLFDS
5HTXLVLWRGLEDVHFEdFRd
FRd " min FRd,u,1 , FRd,u,2 , FRd,u,3
La resistenza a “tying” F5GXSHULOPHFFDQLVPRqGDWDGD
FRd,u,1 =
8n 2e M w pl,1,Rd,u
2 mn e
m n
w
¨l eff
= 2e1A n1 1 p1A
d0
e1A = e1 e f 0, 5 p3 tw 2r 2
0, 5 109 9 2 w 11 22
2
" 50 mm
Ae1A = 40 mm
p1A = p1 e f p3 tw 2r d0
A p1A = 70 mm
¨l eff
2e1A n1 1 p1A " 2 w 40 6 1 70 " 430 mm
0, 25¨ leff,1tf2 f u,ac 0, 25 w 430 w 102 w 430
M pl,1,Rd,u = " w 106 " 4, 2 kNm
L Mu 1,1
p3 tw 2tac 2 w 0, 8 w r 109 9 2 w 10 2 w 0, 8 w 11
m" " " 31 mm
2 2
dw 37
ew " " " 9, 25 mm
4 4
n " min e2 ;1, 25m " min 40; 39 " 39 mm
FRd,u,1
8 w 39 2 w 9, 25 4, 2 w 10 " 696 kN 3
2 w 31 w 39 9, 25
31 39
=
3DUWH&ROOHJDPHQWLLQDFFLDLRLQHGLÀFLPRQRSLDQRHPXOWLSLDQR²(XURFRGLFH $FFLDLR
k2 f ub A 0, 9 w 800 w 245
Ft,Rd,u = " w 103 " 160 kN
L Mu 1,1
2 w 4, 2 w 103 39 w 12 w 160
FRd,u,2 = " 1190 kN
31 39
FRd " min FRd,u,1 , FRd,u,2 , FRd,u,3
FRd " min 696, 1190, 1920 " 696 kN
FEd N1N12.
5HVLVWHQ]DDWDJOLRGHLEXOORQL
5HTXLVLWRGLEDVHFEdFRd
FRd = 2nbFYX
F v f ub A 0, 6 w 800 w 245
Fv,u " " w 103 " 107 kN
L Mu 1,1
FRd îî N1
FEd N1N12.
5HVLVWHQ]DDULIROODPHQWRGHOOHVTXDGUHWWHDQJRODUL
5HTXLVLWRGLEDVHFEdFRd
FRd = 2nbFEKRUX5G
(6(0 3, 2
*LXQWRPHGLDQWHVTXDGUHWWHDQJRODULGҋDQLPDEXOORQDWLFDS
© e p ¹ © 40 70 ¹
k1 " min ª 2, 8 1 1, 7; 1.4 1 1, 7; 2, 5º " min ª 2, 8 1, 7; 1, 4 1, 7; 2, 5º "
« d0 d0 » « 22 22 »
" min 3, 39; 2, 75; 2,55 " 2, 5
© e f ¹ © 40 800 ¹
F b " min ª 2 ; ub ; 1, 0º " min ª ; ; 1, 0º "
3d
« 0 f u,ac » « 3 w 22 430 »
min 0, 61; 1, 86; 1, 0 " 0, 61
2, 5 w 0, 61 w 430 w 20 w 10
Fb,hor,u,Rd = w 103 " 119 kN
1,1
FRd îî N1
FEd N1N12.
5HVLVWHQ]DD³EORFNWHDULQJ´
5HTXLVLWRGLEDVHFEdF5GE
f u,ac Ant f y,ac Anv
FRd,b =
L Mu 3L M0
Caso 1
Ant " 2tac ¬® n1 1 p1 n1 1 d0 ¼¾ " 2 w 10 w ¬® 6 1 w 70 6 1 w 22 ¼¾ " 4800 mm 2
Anv " 4tac e2 0, 5d0 " 4 w 10 40 0, 5 w 22 " 1160 mm 2
(6(0 3, 2
3DUWH&ROOHJDPHQWLLQDFFLDLRLQHGLÀFLPRQRSLDQRHPXOWLSLDQR²(XURFRGLFH $FFLDLR
Caso 2
Ant " 2tac ¬® e1 n1 1 p1 n1 0, 5 d0 ¼¾
Ant " 2 w 10 w ¬® 40 6 1 w 70 6 0, 5 w 22 ¼¾ " 5380 mm 2
9HUL¿FDGHOO¶DQLPDGHOODWUDYH
5HVLVWHQ]DDULIROODPHQWRGHOO¶DQLPDGHOODWUDYH
5HTXLVLWRGLEDVHFEdFRd
FRd = nbFEKRUX5G
© p ¹ © 70 ¹
k1 " min ª 1, 4 1 1, 7; 2, 5º " min ª 1, 4 1, 7; 2, 5º " 2, 5
« d 0 » « 22 »
©e f ¹ © 40 800 ¹
F b " min ª 2,b ; ub ; 1, 0º " min ª ; ; 1, 0º " 0, 61
3d
« 0 f u,b » « 3 w 22 0
430 »
(6(0 3, 2
*LXQWRPHGLDQWHVTXDGUHWWHDQJRODULGҋDQLPDEXOORQDWLFDS
2, 5 w 0, 61 w 430 w 20 w 9
Fb,hor,u,Rd = w 103 " 107 kN
1,1
5HVLVWHQ]DDWUD]LRQHGHOO¶DQLPDGHOODWUDYH
5HTXLVLWRGLEDVHFEdF5GQ
f u,b
FRd,n = 0, 9 Anet,wb
L Mu
Anet,wb = tw hac d0 n1tw " 9 w 430 22 w 6 w 9 " 2682 mm 2
430
FRd,n = 0, 9 w 2682 w 103 " 944 kN
1,1
FEd N1N12.
5HVLVWHQ]DD³EORFNWHDULQJ´
5HTXLVLWRGLEDVHFEdF5GE
Caso 1
Ant " tw ¬® n1 1 p1 n1 1 d0 ¼¾ " 9 ¬® 6 1 w 70 6 1 22 ¼¾ " 2160 mm 2
Anv " 2tw e2 ,b 0, 5d0 " 2 w 9 40 0, 5 w 22 " 522 mm 2
© 430 w 2160 275 w 522 ¹ 3
FRd,b = ª º w 10 " 927 kN
« 1,1 3 w 1, 0 »
FEd N12.
LOFDVRVLDSSOLFDVRORDWUDYLLQWDJOLDWH
CREDITS
‐ Fig.1/6 – Ing. Antonio Formisano ‐ COSTRUIRE CON L’ACCIAIO: DAL MATERIALE AI SISTEMI COSTRUTTIVI.
PROGETTO E VERIFICA DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI ‐ Milano, 11 Novembre 2016
‐ Fig.2/4/5/7/9/11/12/14/17/18 – Prof. Gaetano Della Corte – Collegamenti e nodi: il metodo delle
componenti (EN 1993‐1‐8)
‐ Fig.8 – UNI EN 1993‐1‐8:2005 – Figure 5.4
‐ Fig.10 – Prof. Paolo Napoli – Progettazione di costruzioni in acciaio
‐ Fig.15 – UNI EN 1993‐1‐8:2005 – Figure 6.9
‐ Fig.16 – UNI EN 1993‐1‐8:2005 – Figure 6.10
‐ Esempi svolti di calcolo e verifica per collegamenti bullonati flangiati e a squadretta tratti dal volume:
COLLEGAMENTI IN ACCIAIO IN EDIFICI MONOPIANO E MULTIPIANO – EUROCODICE 3
Fondazione Promozione Acciaio – Dario Flaccovio Editore
ISBN: 978‐88‐579‐0146‐6
‐ Copertina: Sede L’Oreal, Milano – Redesco Progetti srl
© Documento di proprietà di Fondazione Promozione Acciaio. Redazione: Febbraio 2018. Diritti di riproduzione riservati.