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DOTTRINA
J.T. Martìn de Agar, L'incapacità consensuale nei recenti discorsi del romano
Pontefice alla Rota Romana.................................................................................. 395
M.F. Pompedda, Il processo canonico di nullità di matrimonio: legalismo o leg
ge di carità?............................................................................................................... 423
P. Ciprotti, La giustizia amministrativa nell'ordinamento giuridico vaticano . . . 449
J.L. Gutiérrez, Le prelature personali...................................................................... 467
J. Hervada, Il diritto naturale nell'ordinamento canonico...................................... 493
C. Larrainzar, La « Summa super quarto libro Decretalium » de Juan de An
drés ............................................................................................................................. 509
GIURISPRUDENZA
NOTE E COMMENTI
RECENSIONI
DOCUMENTI
M.p. Decessores Nostri, 18 giugno 1988, con cui si riordina la Pontificia com
missione per l’America Latina............................................................................. 733
M.p. Iusti iudicis, 28 giugno 1988, con cui si istituiscono i patroni presso la
Curia Romana e della Santa Sede (con nota di J. Llobell)........................... 735
Allocuzione alla Rota Romana, 26 gennaio 1989........... ........................................ 740
SOMMARIO V
Legislazione particolare.
Belgio. Decreti generali della Conferenza episcopale, del 26 marzo 1985 e
del 28 ottobre 1986, riguardanti la legislazione complementare al codice
di diritto canonico (con nota di J.-P. Schouppe) ........................................ 763
Brasile. Decreti generali della Conferenza episcopale, del 27 febbraio 1986 e
del 30 ottobre 1986, riguardanti la legislazione complementare al codice
di diritto canonico........................................................................................... 767
El Salvador. Statuti dell’Ordinariato militare, del 23 novembre 1984-30 lu
glio 1986 .......................................................................................................... 779
Gran Bretagna. Statuti dell’Ordinariato militare, confermati dalla Congre
gazione per i Vescovi il 24 ottobre 1987 ..................................................... 786
Eduardo Baura, Aggiunto di Parte generale e di Diritto della Persona - Centro Ac
cademico Romano della Santa Croce.
Ernest Caparros, Professore titolare nella facoltà di giurisprudenza - Università di
Ottawa.
Joan Carreras, Assistente di Diritto matrimoniale canonico - Centro Accademico
Romano della Santa Croce.
Pio Ciprotti, Ordinario di Diritto canonico - Pontificia Università del Laterano -
Presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano.
José Luis GuTIÉrrez, Ordinario di Diritto amministrativo canonico - Centro Acca
demico Romano della Santa Croce.
Javier Hervada, Ordinario di Diritto canonico - Centro Accademico Romano della
Santa Croce.
Carlos Larrainzar, Ordinario di Diritto canonico e di Diritto ecclesiastico - Diret
tore del dipartimento di diritto privato - Università di La Laguna.
JoaquÍn Llobell, Aggregato di Diritto processuale canonico - Centro Accademico
Romano della Santa Croce.
Luis Madero, Direttore dell’Istituto Superiore di Diritto canonico - Rio di Janeiro.
A. Introduzione.
(*) Lezione inaugurale del corso tenuta nel Centro Accademico Romano della
Santa Croce il 26 ottobre 1988.
(') Cfr. Giovanni Paolo II, esort. ap. Familiaris consortio, 1.
396 JOSÉ TOMÁS MARTÍN DE AGAR
(2) Maggiore rigore significa innanzitutto sforzo per accertare la verità in cia
scun caso, poiché « il valore... che si vuol tutelare... è il matrimonio realmente esi-
INCAPACITA CONSENSUALE NEI DISCORSI ALLA ROTA 397
stente, non quello che ne ha solo la parvenza, essendo nullo in partenza » (1984, 8).
Cito i discorsi del Papa alla Rota con l’anno e il numero del paragrafo fra parentesi.
Vid. et. (1980, passim).
In questo senso dice Llobell che « l’attribuzione del contenuto giuridico dell’i
stituzione matrimoniale ad una situazione che di coniugale possiede solo l’apparen
za, suppone una grave ingiustizia » (La sentenza: decisione e motivazione, in II proces
so matrimoniale canonico, Città del Vaticano, 1981, p. 308). Vid. et. J.J. GarcÌa
Failde, Princípios inspiradores del proceso de nulidad matrimoniai, in lus Canonicum,
21 (1987), p 151.
Cfr. Card. P. Felici, Relatio die 6.X.1980. Ex Actis Synodi Episcoporum, in
Communicationes, 12 (1980), p. 125-220; Z. Grocholewski, Processi di nullità ma
trimoniale nella realtà odierna, in II processo matrimoniale canonico, cit., p. 11-23.
(3) Un interessante studio tecnico di questo mezzo di prova si trova in E. Be-
lenchón, La prueba pericial en los procesos de nulidad de matrimonio, Pamplona,
1982. Sulla valutazione delel perizie psichiatriche si vedano i diversi studi raccolti
nel n. 44 (1982) di lus Canonicum, p. 535-706.
(4) Osserva Grocholewski, commentando il discorso del 1987, che « l’impor
tanza e la necessità di ripensamenti in materia si scorge anche dal fatto che per al
cuni tribunali le cause di nullità di matrimonio per motivi psichici vengono conside
rate fra le più difficili e tormentate, per altri invece appaiono come cause fra le più
semplici », Il giudice ecclesiastico di fronte alle perizie neuropsichiatricbe e psicologiche,
in Z. Grocholewskki-U. Trama, In tema di dichiarazione di nullità del matrimonio
canonico, Roma, s/d, p. 11.
398 JOSÉ TOMÁS MARTÍN DE AGAR
1. Coincidenza antropologica.
2. Purezza metodologica.
Quando si verifica questa divergenza iniziale su chi sia l’uomo e
cosa sia il matrimonio, è facile che vi sia un’ulteriore discordanza sui
presupposti teorici del dialogo tra canonista e psicologo: la mancanza
di rispetto del metodo, oggetto, limiti ed autonomia di ciascuna
scienza.
Ogni scienza considera la realtà secondo il proprio grado di
astrazione e dal punto di vista del suo oggetto, che determinano an
che il metodo, le categorie concettuali, il modo di argomentare, i li
miti. In questo senso ogni scienza raggiunge una verità parziale se
condo la propria formalità. Alla scienza giuridica interessa ciò che è
giusto nelle relazioni sociali e la sua effettiva realizzazione. Alla psi
cologia sperimentale interessa la conoscenza empirica dei processi ra
zionali del conoscere, del volere e dell’agire umano, le alterazioni di
questi processi e le possibili cure. Ma né il diritto né la psicologia o
la medicina possono pretendere di dare una spiegazione totale e com
pleta dell’uomo, che invece spetta alla filosofia. È anzi proprio da
questa che devono muovere per conoscere l’origine, la natura, la di
gnità, i fini dell’essere umano (u).
Perciò, se manca il nesso con la metafisica dell’uomo (il suo es
sere ed agire: antropologia ed etica), è facile pretendere di spiegare
totalmente l’uomo secondo i presupposti della sola scienza sperimen
tale, il che equivale a condannarlo ad un determinismo umano, se
non meramente biologico. La chiusura in se stessa di una scienza la
porta all’assolutismo. In tal senso il Papa avverte
(u) Il diritto canonico deve inoltre basarsi sui dati della teologia.
INCAPACITÀ CONSENSUALE NEI DISCORSI ALLA ROTA 403
Ma, se è vero che una scienza non può prescindere dalle altre
assolutizzando le verità parziali che scopre, è anche vero che i neces
sari rapporti con le altre scienze si devono svolgere senza confusione,
rispettando la reciproca autonomia. Il che, in poche parole, significa
che ogni scienza può e deve servirsi dei risultati delle altre, assumen
doli però come dati da studiare con il proprio metodo, non recepen
doli direttamente come proprie conclusioni (12).
Limitiamoci al nostro tema ciò implica, tra l’altro, un adeguato
uso dei concetti tecnici con i quali si instaura il dialogo diritto-scien
ze della psiche (B). A volte si tratta di nozioni che hanno una stessa
espressione semantica, e perciò hanno una certa coincidenza di signi
ficato reale, ma che non possono essere completamente e immediata
mente trasferite da una scienza all’altra. In proposito il Santo Padre
ha messo in evidenza
(12) Il tema della purezza metodologica formale nella costruzione della scienza
canonica è stato ampiamente trattato da Hervada, vedi ad es. le recenti Conversacio-
nes propedêuticas sobre el Derecbo canónico, in lus Canonicum, 28 (1988), p. 43-46.
(u) « La interdipendenza dei dati psicologici e di quelli giuridici non deve in
durre a confondere le esigenze della psicologia con quelle del diritto (...) se si consi
derano attentamente proprio i rapporti tra scienze umane e diritto, soprattutto tra
probabilità che caratterizza i risultati della psicologia e certezza di cui abbisogna la
scienza giuridica, si deve necessariamente concludere per la necessità di poggiare il
sistema del diritto sopra concetti rigorosamente giuridici, anche se è bene precisare
che lo sforzo del giurista dovrà essere particolarmente indirizzato a recepire quanto
più possibile ampiamente le istanze del pre-giuridico, dando ad esse la forma del di
ritto »; O. Fumagalli Carulli, Il matrimonio canonico..., cit., p. 142-143, vid. et.
p. 198-200.
404 JOSÉ TOMÁS MARTIN DE AGAR
D. I concetti tecnici.
1. Normalità.
Il Papa ha ampiamente spiegato come si deve intendere la normali
tà richiesta per il matrimonio. Dopo aver fatto notare che è quasi impos
sibile definirla in modo soddisfacente, il Romano Pontefice soprattutto
evidenzia il contrasto tra la normalità teorica delle scienze psicologiche
fondate su una antropologia immanentista, e la normalità considerata in
una visione integrale dell’uomo.
Nel primo caso la normalità equivale a perfezione, pienezza di pos
sibilità, assenza di ogni limite; per cui si identifica
Per cui le difficoltà, gli errori, i difetti o gli insuccessi, poiché im-
pedisocno tale piena realizzazione, sarebbero sempre interpretabili co
me anormalità e quindi incapacità consensuale. La meta ideale non rag
giunta sarebbe quindi indice di una anomalia esistente sin dall’inizio. In
questa visione
« la normalità diviene facilmente un mito e, sul piano pratico,
si finisce per negare alla maggioranza delle persone la possibili
tà di prestare un valido consenso » (1988, 5) (14).
(H) Cfr. una coram Stankiewicz, 22 marzo 1984, 3-4, in Monitor Ecclesiasticus
(1986), p. 262-263.
INCAPACITA CONSENSUALE NEI DISCORSI ALLA ROTA 405
Una visione integrale dell’uomo, invece, tiene conto della sua con
dizione di « ferito per il peccato ed insieme gratuitamente redento »,
che contraddistingue la storia di ogni persona. In questa prospettiva la
normalità è « la normale condizione umana in questo mondo » della
quale fanno parte le « normali » difficoltà e limitazioni — anche di tipo
psicologico — che accompagnano il cammino terreno di ciascuno, per
superare le quali il fedele ha anche l’aiuto della vita cristiana. Un con
cetto di normalità che è allo stesso tempo lontano sia dal mito del benes
sere che esclude ogni dolore, sia dall’assoluto determinismo degli impul
si vitali.
2. Maturità psicologica.
Le stesse precisazioni sono necessarie per valutare la maturità dei
coniugi ad assumere gli obblighi e i pesi della vita matrimoniale.
(16) Quando si parte, invece, da una visione riduttiva dell’uomo e della vita co
niugale
« ogni ostacolo che richieda sforzo, impegno o rinuncia e, ancor più, ogni
fallimento di fatto dell’unione coniugale diventa facilmente conferma del
l’impossibilità dei presunti coniugi ad intendere rettamente e a realizzare il
loro matrimonio » (1987, 5).
Onde risulterebbe che il tanto criticato meccanicismo che, secondo alcuni, ca
ratterizzava il diritto preconciliare, ricompare, colorato di personalismo, in assiomi e
dogmi tesi a creare presunzioni prò nullitate.
INCAPACITÀ CONSENSUALE NEI DISCORSI ALLA ROTA 407
(19) Questi limiti sono senza dubbio una difficoltà per il compimento della vo
cazione personale e matrimoniale dell’uomo, ma fanno parte della
(21) Come abbiamo detto, la causa della nullità sono i diversi tipi di incapacità
giuridica, non le malattie che di fatto possono esserne all’origine.
(22) Cfr. P.A. Bonnet, L’essenza del matrimonio canonico, Padova, 1976, p.
221-287.
(23) Per questa verifica sarà sempre utile, come indizio, verificare la capacità
del soggetto rispetto ad altre realtà naturali diverse dal matrimonio come ad esem
pio l’amicizia, il lavoro, la famiglia di origine, gli affari, le virtù, la vita religiosa, le
relazioni sociali in genere.
(24) Afferma anche che questa libertà sostanziale è intaccata solo dalle « forme
più gravi di psicopatologia » (1988, 6). Sulla libertà come punto di incontro tra di
ritto e psicologia vedi O. Fumagalli Cakulli, Il matrimonio..., cit., p. 151 ss.
(23) Sulla distinzione accidentale dei fini e la loro unità sostanziale nel consor
tium omnis vitae, vedi J. Hervada, Los fines del matrimonio, Pamplona, I960, in
particolare p. 174-184.
(26) « No se debe olvidar que hay diveros grados de cumplimiento de estas
obligaciones y que el canon 1.095, 3 se refiere a las obligaciones esenciales. Por con-
siguiente hay un minimo y un máximo. Aquel se requerirà para la validez del matri
monio pero no éste que se exigirá para obtener la perfección de esas relaciones (...)
en este bien de los cónyuges solamente se debe exigir para la validez del matrimonio
aquello que es esencial al contrato mismo matrimoniai, no lo que pertenece a la per
fección del mismo »: F. Gil De Las Heras, La incapacidad para asumir las obligacio
nes esenciales del matrimonio, in lus Canonicum, 27 (1987), p. 269 e 271. Vedi anche
M.F. Pompedda, Il canone 1095 del nuovo codice di diritto canonico, in lus Canoni-
INCAPACITÀ CONSENSUALE NEI DISCORSI ALLA ROTA 411
1. Il pento.
« Il compito del perito è soltanto quello di prestare gli
elementi riguardanti la sua specifica competenza, e cioè la
natura ed il grado delle realtà psichiche o psichiatriche, a
motivo delle quali è stata accusata la nullità del matrimo
nio » (1987, 8).
Non gli spetta invece di dare « un giudizio circa la nullità del
matrimonio » (ivi), che è un’attività giuridica. Il parere del perito si
inquadra processualmente tra le prove, e non può essere trasferito
sul piano della decisione giudiziaria, che implica la qualificazione
giuridica dei fatti dimostrati e non rientra nella scienza e nelle com
petenze del perito (32).
Inoltre, come abbiamo evidenziato, la corretta distinzione di
funzioni, che vi deve essere tra gli interlocutori del dialogo, non può
significare né il completo isolamento di ciascuno nella propria scien
za, né una manipolazione della distinzione stessa, lasciando la dia
gnosi medica solo formalmente nell’ambito della sua competenza, ma
di fatto elaborandola con l’intenzione di determinare in modo univo
co la risoluzione giuridica (33).
2. Il giudice.
La maggior parte delle indicazioni e gli orientamenti del Santo
Padre nei suoi discorsi si riferiscono all’attività del giudice nelle cau
se per incapacità.
P4) Cfr. can. 1574 e 1680; L. Del Amo, Valoración e 1680; L. Del Amo,
Valoración jurídica del peritaje psiquiátrico..., in lus Canonicum, 22 (1982), p. 651
706.
INCAPACITÀ CONSENSUALE NEI DISCORSI ALLA ROTA 415
ma siccome
« gli approfondimenti circa la complessità ed i condiziona
menti della vita psichica non devono far perdere di vista ta
le intera e completa concezione dell’uomo » (1987, 6),
aggiunge che
« è da incoraggiare ogni sforzo nella preparazione di giudici
che sappiano scoprire e discernere le premesse antropologi
che implicate nelle perizie » (1987, 8) (35).
invece
« non deve pretendere dal perito un giudizio circa la nullità del matrimo
nio, e tanto meno deve sentirsi obbligato dal giudizio che in tal senso il
perito avesse eventualmente espresso. La valutazione circa la nullità del
matrimonio spetta unicamente al giudice » (1987, 8).
(39) Si veda anche il discorso di Pio XII alla Rota del 1944.
{w) La stessa certezza che sarebbe necessaria per vietare a qualcuno il matrimo
nio. C£r. can. 1432 e 1060; L. Del Amo, La defensa del Vinculo, Madrid, 1954, p. 134.
INCAPACITA CONSENSUALE NEI DISCORSI ALLA ROTA 419
li) Vedi sul tema F. Gil De Las Heras, La impugnación de la sentencia por
el defensor del Vinculo..., in lus Canonicum, 2 (1981), p. 277-307. J. Llobell, Lo
« jus postulandi » e i patroni, in II processo matrimoniale canonico, cit., p. 194-196.
C2) Cfr. J.J. GargÍa Failde, Princípios inspiradores..., cit., p. 152.
420 JOSÉ TOMÁS MARTIN DE AGAR
F. Conclusioni.
(45) Tuttavia, questo a volte avviene e il Papa cerca di correggere con fortezza
questa possibile passività:
corato alla verità, quindi per il canonista anche al sentire cum Ec
clesia.
Forse per molti di voi queste cose sono ben note e vissute. A
tutti però può essere utile risentirle, soprattutto per riflettere sui
motivi e il fine che hanno spinto il Santo Padre a fare questi inter
venti, e per impegnarci ad assecondarlo, con il nostro lavoro univer
sitario, nel compito di promozione e difesa del matrimonio, che spet
ta a tutta la Chiesa C16).
(•’6) per una interessante impostazione del lavoro che spetta al canonista in
questa materia P.J. Viladrich, Matrimonio e sistema matrimoniale della Chiesa, in
Quaderni Studio Rotale, I, Roma, 1987, p. 21-46.
MARIO F. POMPEDDA
1. Il carattere pastorale del diritto canonico e gli aspetti giuridici della pastorale. —
2. La specificità dell’ordinamento della Chiesa: a) giustizia e carità; b) giustizia e ve
rità; c) giustizia e diritto divino; d) giustizia e diaconia istituzionale. — 3. Principi
informatori del nuovo processo matrimoniale: a) l’obbligo di cercare la conciliazione
tra i coniugi; b) la semplificazione delle forme processuali. — 4. Libertà del giudice
nel momento probatorio: preeminenza della verità oggettiva sulla verità formale. —
5. Conflittualità tra foro interno e foro esterno?
dica per sua stessa natura renda difficile l’azione pastorale e che que
sta esiga uno spazio di autonomia non componibile con le limitazioni
imposte dalla legge canonica. Si può infatti agevolmente ribattere
che « la norma vincolante non è ostacolo, ma appoggio, alveo, difesa
contro il disordine e l’ingiustizia. E sebbene l’azione pastorale si
debba adeguare alle circostanze concrete, ciò deve essere fatto ordi
natamente come chiedeva San Paolo nell’uso dei carismi (1 Cor. 14,
40). Nella pastorale la spontaneità e la creatività non vanno confuse
con l’improvvisazione e l’arbitrio. Il diritto canonico cristallizza una
preziosa esperienza di secoli che, convenientemente aggiornata, offre
parametri sicuri per orientare la pastorale. E non va dimenticato che
lo stesso diritto canonico prevede e provvede i necessari mezzi per
temperare la rigidità della norma, quando questa impedisse in qual
che forma il bene spirituale » dei soggetti (4).
Se dunque diritto canonico non può esservi che non rifletta e
non si accordi con le supreme esigenze della carità, è in primo luogo
da ricercare la ragione della stessa esistenza, anzi della necessità che
esista un diritto nella Chiesa.
Questa di fatto « si presenta a chiunque la osservi senza pregiu
dizi come fortemente radicata nel tempo e nello spazio, dotata di
una precisa e articolata organizzazione descrivibile in termini giuridi
ci, politici e sociologici, attenta a utilizzare tutti i mezzi che le pos
sono consentire una più incisiva presenza nella vita e nella storia de
gli uomini. Tutto ciò può certamente essere giudicato come un tradi
mento da chi la vorrebbe puramente « spirituale » e totalmente « ce
leste », ma non è certamente questo il pensiero del Concilio Vatica
no II che, ripetendo e confermando un insegnamento quanto mai
tradizionale, non solo rifiuta decisamente ogni immagine « spirituali
stica » della Chiesa, ma respinge anche energicamente qualunque
tentativo di separarne e contrapporne l’aspetto « visibile » e quello
« spirituale », l’elemento « terrestre » e quello « celeste » (5)-
Né può dirsi che questa immagine della Chiesa appartenga uni
camente al nostro tempo o che essa sia il frutto di una evoluzione
storica, mossa da motivazioni contingenti, se non anche da impulsi
(6) Cfr. Card. A. Stickler, Teologia e diritto canonico nella storia, in Teologia
e diritto canonico. Città del Vaticano, 1987, p. 18.
(7) G. Feuciani, o.c., p. 60 ss. Cfr. A. Boni, he fonti di diritto nella struttura
del nuovo CIC, in Utrumque lus, 9 (1983), p. 40 ss.
LEGGE E CARITA NEL PROCESSO MATRIMONIALE 427
a) Giustizia e carità.
Dobbiamo invece ricordare che « giustizia e carità, per essere
autentiche, devono associarsi ed integrarsi indissolubilmente; se è ve
ro, come dice San Tommaso, che misericordia senza giustizia è ma
dre della dissoluzione, è anche vero che giustizia senza misericordia
è crudeltà, per cui possiamo affermare... che la giustizia senza l’amo
re è vuota, la compassione senza una retta norma è cieca » (n).
Del resto questa mirabile interconnessione non era sfuggita nep
pure alla saggezza pagana, se Marco Tullio Cicerone poteva afferma
re: « Studiis officiisque scientiae praeponenda esse officia justitiae,
quae pertinent ad hominum caritatem; qua nihil homini debet esse
antiquius » (12).
Ma evidentemente altra cosa sono l’ispirazione, la natura e il
contenuto della charitas cristiana, e quindi più profondo appare l’in
segnamento delPAquinate ove ricorda l’intrecciarsi, in reciproca esi
genza, di giustizia e carità, prima di tutto perché entrambe parallela
mente tendono insieme a Dio e all’uomo: come nell’amore di Dio,
egli insegna, è incluso l’amore del prossimo, così ugualmente nel fat
to che l’uomo serve Dio è incluso che a ciascuno egli renda ciò che
gli è dovuto (1J).
b) Giustizia e verità.
Ma vi è un altro principio, fondamentale ed illuminante per il
nostro stesso argomento, che dobbiamo ancora riportare da San
Tommaso: l’equiparazione cioè della giustizia con la sapienza divina e,
in ultima istanza, con la verità stessa; se ne deve concludere che, esi
gendo la giustizia che si realizzi la carità, questa come quella mai po
tranno essere disgiunte dalla verità. La giustizia di Dio, cioè, quella
che costituisce e radica nelle cose l’ordine congruente con la raziona
lità della sua sapienza, che è poi la sua legge, ben a ragione ed op
portunamente viene chiamata verità (14). Ma in tutte le opere di Dio
vi è misericordia e giustizia: misericordia in quanto presuppone la ri-
(28) R. Bertolino, La tutela dei diritti nella Chiesa, Torino, 1983, p. 11 ss.
Cfr. M.F. Pompedda, Diritto processuale nel nuovo Codice di diritto canonico: revisio
ne o innovazione?, Roma, 1983.
(29) Allocuzione al Tribunale della Rota di Pio XII del 3 ottobre 1941, A.A.S.,
33 (1941), p. 421. Sul significato di una genuina pastoralità nella trattazione delle
cause di nullità di matrimonio, cfr. P. Wesemann, Das erstinstanzliche Gericht und
seine pastorale Aufgabe, in Dilexit Iustitiam, Città del Vaticano, 1984, p. 91 ss.
(30) Allocuzione al Tribunale (Leila Rota di Pio XII del 2 ottobre 1944, A.A.S.,
36 (1944), p. 281.
434 MARIO F. POMPEDDA
(31) Ih..
(32) Cfr. M.F. Pompedda, La giurisprudenza come fonte di diritto nell'ordina
mento canonico matrimoniale, in Quaderni - Studio Rotale, I, Roma, 1987, p. 47
72.
(33) Cfr. I. Gordon, De nimia processum matrimonialium duratione, Factum -
Causae - Remedia, in Periodica, 58 (1969), p. 563.
(34) Voto del Sinodo dei Vescovi del 1967, in Communicationes, 1 (1969), p.
79. Per rendersi conto delle mutate condizioni culturali nella Chiesa, in proposito,
si confronti quanto scriveva, per esempio, V. Bartoccetti, De causis matrimoniali-
bus, Romae, 1951, p. 10* ss.
(33) Cfr. R. Bertolino, o.c., p. 20 ss.
LEGGE E CARITA NEL PROCESSO MATRIMONIALE 435
(47) Can. 1490. Vi è da chiedersi, scrivevo altrove, se questo non sia un com
promesso tra chi rivendica in modo assoluto il diritto alla difesa esercitato attraver
so persona di propria fiducia e chi invece preme perché, almeno nelle cause matri
moniali, il patrono sia sempre dato d’ufficio: M.F. Pompedda, Diritto processuale...
cit., p. 19.
(48) Can. 1592. Cfr. M.F. Pompedda, L’assenza della parte nel giudizio di nulli
tà di matrimonio, Roma, 1986; S. Villeggiante, Lo « jus defensionis denegatum » e il
diritto di difesa della parte dichiarata assente, in Monitor Ecclesiasticus, I-II, 1986, p.
202 ss.
(49) Can. 1425 § 3.
(50) Can. 1458.
LEGGE E CARITÀ NEL PROCESSO MATRIMONIALE 439
parti sugli obblighi morali od anche civili cui eventualmente sono te
nute, e che quindi non cessano dall’avere vigore in coscienza, anche
dopo la dichiarazione di nullità, sia reciprocamente di una parte ver
so l’altra sia nei confronti della prole, per quanto concerne il mante
nimento e l’educazione (57). Se tale disposizione può rappresentare
un raccordo — sul piano morale e di coscienza — tra l’ordinamento
canonico che rimette al magistrato laico quanto attiene agli effetti
puramente civili del matrimonio (58) e l’ordinamento dello Stato, essa
è allo stesso tempo espressione dell’indole peculiare del diritto della
Chiesa, attento alle esigenze della giustizia formale unitamente a
quelle della legge di coscienza e di carità.
(77) C. Zaggia, Iter processuale di una causa matrimoniale secondo il nuovo Co
dice di Diritto Canonico, in II matrimonio nel nuovo Codice di Diritto Canonico, Pa
dova, 1984, p. 217. Il principio, più che dal testo del codice, veniva dalla cit.
Istruzione Provida Mater Ecclesia, art. 116 e art. 117.
(78) Can. 1536. Cfr. I. Gordon, Novus processus nullitatis matnmonii, Romae,
1983, p. 23, nota c.
(79) Can. 1537.
(80) Cfr. Card. P, Felici, Discorso... cit., p. 180 ss., con la giurisprudenza ivi
citata a mò di esempio.
(81) Can. 1679. Opportunamente ha scritto I. Gordon, « valor et utilitas
huis “argumenti moralis” nititur in eo quod coalescit ex paucis omnino elementis
obiectivis, sed ita arcte inter se devinctis, ut requisitam certitudinem in animo iu-
dicis gignere valeat. Itaque matrimonia quae asseruntur obiective invalida, per hanc
saltem viam calia demostrari debent; quodsi talia non demonstrentur, merito cen-
sendum est agi de invaliditate potius subiectiva. Est igitur haec “probatio subsidia
ria” medium a legislatore sapienter oblatum ut sic dictis « casibus fori interni »,
qui revera tales sunt, solutionem in foro iudiciali afferai »: Novus processus... cit.,
p. 33, nota r.
LEGGE E CARITÀ NEL PROCESSO MATRIMONIALE 447
(82) Can. 1573. Cfr. Card. P. Felici, Discorso... cit., p. 182 ss.; « Magna no
vi tas est quod unius testis depositio plenam fidem facere possit, quando « rerum et
personarum adiuncta » id iudici suadeant »: I. Gordon, Novus processus... cit., p.
26, nota e. Cfr. anche il can. 1572.
(83) Card. P. Felici, Discorso... cit., p. 184. Cfr. Ch. Lefebvre, Du juge ecclé
siastique, in Diritto, persona e vita sociale (Scritti in memoria di Orio Giacchi), voi.
II, Milano, 1984, p. 107.
Pagina bianca
PIO CIPROTTI
1. Premessa.
2. Nonne comuni.
(2) È superfluo precisare che un atto può essere illegittimo senza essere lesivo
di alcun diritto soggettivo; viceversa, non può essere lesivo di un diritto soggettivo
senza essere per ciò stesso illegittimo.
(3) S’intende che deve trattarsi di effetti diversi dall’abrogazione dell’atto e
dalla sua inapplicabilità o ineseguibilità: altrimenti siamo nell’ipotesi b).
GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA NELLO STATO VATICANO 453
(4) Lo stesso vale, se si tratti di lavoro prestato alle dipendenze della Curia Ro
mana o di enti gestiti direttamente dalla Santa Sede. Ma di questo non mi occupo, es
sendo fuori dell’ordinamento giuridico dello Stato della Città del Vaticano.
(5) La revoca o la modifica dell’atto amministrativo, legittimo o illegittimo, può
essere fatta, oltre che dal Sommo Pontefice, solo dall’autore o da un’autorità a lui su-
454 PIO CIPROTTI
periore, salvo, come si vedrà era poco, che si tratti di provvedimento in materia di
pubblico rapporto di lavoro.
GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA NELLO STATO VATICANO 455
(6) L’esclusione, fatta pure dall’art. 10, comma 11, dello Statuto della compe
tenza dell’Ufficio per i ricorsi di competenza della Commissione Disciplianre della
Curia Romana, riguarda il rapporto d’impiego con lo Stato della Città del Vaticano
solo per quel che attiene al trattamento di quiescenza in alcuni casi speciali.
GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA NELLO STATO VATICANO 457
(") Le due citate disposizioni del Regolamento del 1969 (art. 97, comma 4, e
131) ammettono l’azione giudiziaria solo « per violazione di legge ». Non si vede pe
raltro quale portata abbia questa norma, dato die l’art. 15 della legge fondamentale
richiede, perché sia possibile l’azione giudiziaria, che l’atto amministrativo abbia le
so un diritto soggettivo, il che comporta sempre una violazione di legge. Quelle due
norme, richiedendo che vi sia « violazione di legge » perché si possa proporre azione
giudiziaria contro atti amministrativi relativi al rapporto di pubblico impiego, nulla
aggiungono a quanto stabilito in via generale per l’azione giudiziaria contro atti am
ministrativi.
(8) Non è più in vigore l’art. 11 della legge 7 giugno 1929 n. IV, tutta la ma
teria dei provvedimenti relativi al personale essendo ora disciplinata dal Regolamen
to del 1969 e successive modificazioni, oltre che dalle nuove norme emanate in oc
casione della costituzione dell’ufficio del Lavoro della Sede Apostolica.
GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA NELLO STATO VATICANO 459
3. Giurisprudenza recente.
(9) La questione dell legittimità o meno deH’art. 131 del Regolamento era sta
ta già accennata o'oiter nella sentenza del Tribunale del 18 novembre 1987, dove si
accenna a « un delicato problema di rapporto tra le disposizioni di un regolamento,
sia pure emanato da un organo avente poteri legislativi, e la norma dell’art. 4 della
legge 7 giugno 1929 n. IV ». Ma la questione non fu allora decisa, perché il Tribu
nale ritenne di non aver giurisdizione circa l’azione proposta.
(10) Norme identiche figuravano già nell’art. 20 del Regolamento per le pen
sioni approvato con M.P. del 31 dicembre 1937.
460 PIO CI PROTI!
(12) L’ordinanza in realtà riporta il testo del parere del Promotore di giustizia,
dichiarando di condividerlo con qualche lieve rettifica.
GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA NELLO STATO VATICANO 465
(5) Cfr. Cone. Vat. II, decr. Christus Dominus, n. 11/1. Vedi anche CIC, can.
369.
(6) Tale riforma ebbe inizio con il m. p. Ecclesiae Sanctae, del 6 agosto 1966,
I, nn. 1-3 (AAS 58 (1966), p. 759-760), la cui normativa è poi passata nei cann. 265
e ss. del vigente CIC. Si vedano anche le note direttive della Congregazione per il
Clero De mutua Ecclesiamm particularìum cooperatione promovenda ac praesertim de
aptiore cleri distrihutione, del 25 marzo 1980: AAS 72 (1980), p. 343-364.
470 JOSÉ LUIS GUTIERREZ
(7) Per quanto concerne l’elaborazione del decr. Presbyterorum Ordinis, n. 10,
cfr. J.E. Fox, The personal Prelature of thè Second Vatican Council: an Historical Ca-
nonical Study. Appendix: A Documentary History of the Personal Prelature, 2 vol., Ro
ma, 1987; J.L. Gutiérrez, De praelatura personali iuxta leges eius constitutivas et Co-
dicis Iuris Canonici normas, in Periodica 12 (1983), p. 73-87; G. Lo Castro, Le pre
lature personali per lo svolgimento di specifiche funzioni pastorali, in II diritto Ecclesia
stico 1/1983, p. 87-99; P. Lombardia-J. Hervada, Sobre prelaturas personales, in lus
Canonicum 27 (1987), p. 17-44; J. Martìnez-Torrón, o.c. (nota 2), p. 159-283.
(8) Cfr. Cone. Vat. Il, decr. Ad gentes, n. 20/7 e nota 4; n. 27/2 e nota 28.
I.K PRELATURE PERSONALI 471
competenza sulle prelature personali e sui loro prelati, nei luoghi non
soggetti alla Congregazione per le Chiese orientali o alla Congrega
zione di propaganda fide.
La stessa disposizione è ora enunciata nella cost. ap. Pastor Bo
nus, del 28-VI-1988, art. 80: « Ad hanc Congregationem (prò Epi
scopi) pertinent ea omnia, quae ad Sanctam Sedem spectant circa
Praelaturas personales » (16).
(20) Ibid., p. 160. Per il testo del canone, al quale ci stiamo ora riferendo, cfr.
ibid., p. 187.
(21) Cfr. Communicationes 17 (1985), p. 74-94.
i22) Cfr. ibid., p. 90.
(23) Cfr. Communicationes 18 (1986), p. 54-69.
(24) Per la sessione IV dei consultori (4-7 marzo 1968), cfr. Communicationes
18 (1986), p. 112-114. Non sono stati ancora pubblicati i verbali di tutte le sessio
ni, ragion per cui la ricostruzione dell'iter è necessariamente frammentaria. Quanto
al concetto di equiparazione in iure, cfr. J.L. GutiÉrrez, Estúdios sobre la organiza-
ción jerárquica de la Iglesia, Pamplona, 1987, p. 187-190.
(25) « Schema canonum Libri II, de Populo Dei », Typ. Vat. 1977, can. 217 § 2.
(26) Ibid., can. 219 § 2. Si veda anche il can. 221 § 2.
(27) Cfr. Communicationes 14 (1982), p. 62-63, per quanto concerne i canoni
relativi all’incardinazione, e Communicationes 12 (1980), p. 275-282 quanto a quelli
« De Ecclesiis particularibus ».
1980 (2S), nel quale, per quanto concerne il nostro argomento, l’op
zione tecnica scelta dalla commissione codificatrice può essere così
descritta:
a) la diocesi è il paradigma della chiesa particolare; ad essa sono
assimilate la prelatura territoriale, l’abbazia territoriale, il vicariato
apostolico, la prefettura apostolica e l’amministrazione apostolica
eretta con carattere stabile (*29);
b) la prelatura personale si distingue dalle precedenti figure; per
definire la normativa secondo la quale essa deve reggersi, si stabilisce
il principio generale della sua equiparazione in iure alle chiese parti
colari, con le opportune clausole restrittive, vale a dire: « nisi ex rei
natura aut iuris praescripto aliud appareat, et iuxta statuta a Sede
Apostolica condita » (30).
L’opzione tecnica operata dalla commissione codificatrice può
quindi sintetizzarsi così: una prelatura personale non è una chiesa
particolare; ciò stabilito, non sembra necessario tuttavia elaborare un
complesso normativo proprio per le prelature personali, giacché ciò
comporterebbe molte inutili ripetizioni nel corpo legale; è sufficien
te, quindi, prendere un punto di riferimento (le norme previste per
le chiese particolari) da applicarsi alle prelature personali secondo la
tecnica giuridica dell’equiparazione, determinando allo stesso tempo
i casi nei quali tali norme non sono applicabili, mediante il rinvio,
soprattutto, agli statuti emanati dalla Santa Sede per ogni prelatu-
(2S) Cfr. Schema Codicis Iuris Canonici, Libreria Editrice Vaticana 1980, cann.
335-341.
(29) Cfr. ibid., can. 335 § 1.
(30) Cfr. ibid., can. 335 § 2.
(31) La tecnica dell’equiparazione in iure non è altro se non una derivazione
del principio più generale dell’economia legislativa: invece di stabilire un corpo nor
mativo per ogni istituzione, si prescrive in generale che la normativa prevista per
un’istituzione vale pure, entro certi limiti, per un’altra (che in questo senso viene
equiparata alla prima). Da notare pure che il concetto di equiparazione presuppone
quello di disuguaglianza fra le istituzioni. « Como bien saben los cultivadores de la
ciencia del Derecho, una de las maneras más eficaces del principio de ‘economia le
gislativa’ es precisamente el recurso a la equiparación para regular figuras que pre-
sentan alguna analogia con otra más conocida en el orden jurídico. De ahi que cláu
sulas como ‘nisi ex rei natura aut iuris praescripto aliud appareat’ presuponen la di
ferencia jurídica sustancial de las figuras y son la expresión legal de los limites que
hacen legítima la equiparación, manifestando asi que la aplicación a la nueva figura
del régimen de la figura principal es sólo parcial, ya que dejan de aplicarse aquellas
normas que corresponden a los rasgos diferenciales » (P. Rodrìguez-A. De Fuenma-
LE PRELATURE PERSONALI 475
autori che sostengono tali opinioni concludono, quindi, che, non es
sendo le prelature personali chiese particolari nel senso da loro at
tribuito all’espressione, altro non possono essere se non entità ap
partenenti al genus delle associazioni. Tuttavia, sembra necessario
affrontare il nocciolo della questione: è vero che l’organizzazione
ecclesiastica non ammette altri elementi fuori delle chiese partico
lari?
La produzione scientifica in merito sembra essersi concentrata
sui rapporti fra le chiese particolari, le cosiddette istanze intermedie
e la potestà suprema (40), lasciando da parte, salvo alcune eccezioni,
una trattazione dettagliata e precisa sul concetto stesso di chiesa
particolare. Per essere esatti, sono frequenti le opere nelle quali,
sulla base del decr. Chrìstus Dominus, n. 11/1, la chiesa particolare
è tout court identificata con la diocesi, che è in seguito descritta
con riferimento ai suoi elementi integranti (41): raramente, però, e
quasi di passaggio, è considerato negli stessi scritti il fatto che esi
stono anche altre dimensioni particolari della Chiesa, le quali non
rientrano nella categoria delle diocesi (42), giacché, pur avendo ele
menti comuni con esse, mancano di alcuni elementi loro propri. La
(43) Cfr. G. Philips, Utrum Ecclesiae particulares sint iuris divini an non, in
Periodica 58 (1969), p. 143-154.
(44) La nozione correlativa di eparchia è descritta in termini identici nell’at
tuale progetto del CICO (in Nuntia 24-25, 1987), can. 175 § 1.
(45) Cfr. Cone. Vat. II, cost. dogm. Lumen gentium, n. 27/1; decr. Chrìstus
Dominus, n. 8/1; CIC, can. 381 § 1; progetto CICO (cit. nella nota precedente),
can. 176.
(46) Cfr. Congregazione per i vescovi, lettera prot. n. 335/67, del 17 ottobre
1977: Communicationes 9 (1977), p. 224.
(47) Cfr. CIC, can. 370.
LH PRELATURE PERSONALI 479
(48) Cfr. Paolo VI, motu pr. Catholìca Ecclesìa, 23 ottobre 1976: AAS 68
(1976), p. 694-696. Gli abati che ricevono l’episcopato sono vescovi titolari, e cioè
non sono ordinati vescovi della rispettiva abbazia intesa come Chiesa particolare.
(49) Cfr. CIC, can. 371 SS 1-2.
P) Cfr. CIC, can. 371 § 1.
(51) In AAS 78 (1986), p. 481-486. Cfr. J.I. Arrieta, Et Ordinariato castrense,
in lus Canonicum 26 (1986), p. 731-748; G. Dalla Torre, Aspetti della storicità del
la costituzione ecclesiastica. Il caso degli ordinariati castrensi, in II diritto Ecclesiastico
(1986, 1), p. 261-274; J.L. Gutiérrez, De Ordinariati rnilìtaris nova constilutìone,
cit. nella nota 13; D. Le Tourneau, La juridiction cumulative de l'Ordìnariat aux Ar
mées, en Revue de Droit Canonique 37 (1987), p. 171-214; M. Morüante, La Chiesa
particolare nel codice di diritto canonico. Ed. Paoline, 1987, p. 16-19; J.P. Schouppe,
Les Ordinariats aux Années dans la Constitution Apostolique « Spirituali militum cu
rae », in Ephemerides Thcologicae Lovanìenses 64 (1988), p. 173-190; U. Tammler,
« Spirituali Militum Curae » - Entstehung, Inhalt, Bedeutung und Auswirkungen der
Apostolischen Konstitution vom 21. Aprii 1986 iiber die Militdrseelsorge, in Archiv fiir
katholisches Kirchenrecht 155 (1986), p. 49-71. Si veda anche la rivista Militum cura
spirituali, apparsa nel 1987, a cura della Congregazione per i vescovi.
(32) Riferendosi alle norme fino ad allora vigenti, il proemio della cost. ap.
Spirituali militum curae espone: « Nunc vero tempus advenisse dicendum est, ut nor-
480 JOSÉ LUIS GUTIÉRREZ
çant leur juridiction de façon plutôt subsidiaire par rapport à celle de l’Ordinaire
des Orientaux, conçue corne principale » (ibid.).
(61) Ibid., art. IL
(62) Ibid., art. III.
(63) Cfr. S.C. Concistoriale, decr. del 21 marzo 1964 e dell’11 marzo 1975
(OCHOA, III, 4481 e V, 7004).
(64) A titolo d’esempio, fra le provisiones Ecclesiarum del 1982, leggiamo: « die
18 Decembris. Titulari Ecclesiae Tubiensi R.D. Dominicum Hrusovsky, e clero Tyr-
naviensi, ad pastoralem curam Catholicorum Slovachorum in exteris regionibus de-
gentium deputatum. Titulari episcopali Ecclesiae Lutomislensi R.D. Jaroslav Skarva-
da, e clero Pragensi, ad pastoralem curam Catholicorum Cecorum in exteris ragioni-
bus degentium deputatum » (AAS 15, 1983, p. 334).
482 JOSÉ LUIS GUTIÉRREZ
12. Il can. 295 prevede che ogni prelatura è retta dagli statuti
sanciti dalla Santa Sede: gli statuti diventano in tal modo la legge
pontificia mediante la quale el prescrizioni generali vanno applicate
alla prelatura di cui si tratti, con le precisazioni richieste dalla finali
tà, composizione, ecc. della stessa, sempre entro Lambito della già
menzionata legge-quadro. La stessa normativa è stata stabilita per gli
ordinariati militari nella cost. ap. Spirituali militum curae (69).
La prelatura ha un prelato, che è il suo ordinario proprio, per la
cui nomina vale quanto prescritto dal can. 377 § 1. Egli ha, tra l’al
tro, il diritto di erigere il proprio seminario (70), nazionale o interna
zionale a seconda dell’ambito per il quale sia stata eretta la prelatu
ra, nonché di incardinare gli alunni e di promuoverli agli ordini con
il titolo del servizio della prelatura (71), con il dovere di provvedere
sia alla formazione spirituale di coloro che ha promosso con il pre
dotto titolo sia al loro decoroso sostentamento.
(68) Tale parere delle conferenze episcopali o dei vescovi diocesani interessati
è previsto per l’erezione di entità appartenenti all’organizzazione pastorale della
Chiesa (cfr. cann. 4.31 § 3 e 433 § 1, quanto alle province e regioni ecclesiastiche),
non per gli istituti di vita consacrata, per le società di vita apostolica o, in generale,
per le associazioni.
(69) Nell’introduzione della cost. ap. Spirituali militum curae (cit. nella nota
51), leggiamo che si era resa necessaria la revisione della normativa generale fino ad
allora vigente quanto agli ordinariati militari. Si aggiunge tuttavia: « Iluiusmodi ve
ro normac eaedem esse non possunt prò cunctis nationibus, cum numerus fidelium
catholicorum qui militiae addicuntur non idem ubique sit sive absolutc sive relative,
cumque adiuncta valde inter se différant prò singulis locis. Congruit igitur ut gene
rales quaedam normae hic statuantur, quae omnibus Ordinariatibus militaribus —
hactenus Vicariatus castrenses dictis — applicentur, quaeque statutis a Sede Aposto
lica prò unoquoque Ordinariati! conditis compleantur, intra ambitimi tamen hnius
legis generalis ».
(70) Per gli ordinariati militari, invece, la costituzione del seminario richiede
la previa approvazione della Santa Sede: cfr. cost. ap. Spirituali militum curae, cit.
(nota 51), art. VI § 3.
(71) Si vedano anche i cann. 265 e 266.
484 JOSÉ LUIS GUTIÉRREZ
stamente messa in rapporto con la comunione da A. Vallini, Sul nuovo codice, Na
poli, 1984, p. 53-67; si veda anche A. Montan, Obblighi e diritti di tutti i fedeli, in
Apollinaris 60 (1987), p. 557; A. De Fuenmayor, I laici nelle prelature personali, in
AA.VV., Studi in memoria di Mario Condorelli, vol. I, t. I, Ed. Giuffrè, 1988, p.
465-477; P. Rodrìguez, Chiese particolari..., cit. (nota 17), p. 80-82; W.H. Stet-
son-J. Hervada, o.c. (nota 17), p. 394-398.
C76) Difatti il Concilio Vaticano II impiega il concetto di organicità per desi
gnare la struttura della Chiesa stessa, della comunione nell’ambito del collegio epi
scopale, delle Chiese orientali cattoliche o di una diocesi: cfr. Cone. Vat. II, cost.
dogm. Lumen gentium, nn. 11/1, 22/2, 23/4; nota esplicativa previa, n. 2; decr.
Orientalium Ecclesiarum, nn. 2 e 6; decr. Christus Dominas, n. 23 inizio e 1).
(77) Cfr. Cone. Vat. II, cost. dogm. Lumen gentium, n. 11/1.
(78) « Est in Ecclesia diversitas ministerii, sed unitas missionis » (Conc. Vat.
II, decr. Apostolicam actuositatem, n. 2/2.
(79) Conc. Vat. II, cost. dogm. Lumen gentium, n. 10/2. Sulla questione, cfr.
J.L. Gutiérrez, Diakonie und Vollmacht - Vom Dienst der Hiérarchie, in AA.VV.,
Die Stunde des Laien. Laie und Priester zwanzig Jahre nach dem Konzil, St. Ottilien,
1987, p. 147-189; P. Rodrìguez, El concepto de estmctura fundamental de la Iglesia,
in AA.VV., Vevitati Catholicae. Festschrift fiir Leo Scheffczyk zum 65. Geburtstag,
Aschaffenburg, 1985, p. 237-246; Id., Sacerdócio ministerial y sacerdócio común en la
estmctura de la Iglesia, in Romana, n. 4 (1987), p. 162-176.
(80) Conc. Vat. II, decr. Apostolicam actuositatem, n. 6/1. Sulla partecipazione
organica di tutti i fedeli alla missione della Chiesa, si veda anche Giovanni Paolo
II, eort. ap. postsinodale Christifideles laici, 30 die. 1988, specialmente cap. II (nn.
18 ss.).
486 JOSÉ I.U1S GUT1ÉRREZ
14. Il can. 297 stabilisce che gli stessi statuti dovranno defini
re i rapporti della prelatura personale con i vescovi delle diocesi nelle
quali essa svolge il suo compito. La clausola salvis iuribus Ordinario-
rum locorum trova la sua formalizzazione giuridica in questo canone,
nel quale si prescrive con carattere generale:
a) che le norme relative dovranno essere definite negli statuti,
sanciti, come si è visto, dalla Santa Sede: spetta pertanto ad essa de
terminare, nei singoli casi, il modo concreto secondo il quale l’azione
di una prelatura personale debba inserirsi nella pastorale della Chiesa
universale e in quella delle relative chiese locali;
b) che, per esercitare il suo lavoro in una diocesi, la prelatura
deve ottenere il consenso previo del rispettivo vescovo diocesano.
(83) Per uno studio approfondito della questione, cfr. G. Lo Castro, Le prela
ture personali per lo svolgimento..., cit. (nota 7), p. 129-140, nonché, dello stesso au
tore, Le prelature personali. Profili giuridici, Milano, 1988, p. 122 ss. e 239 ss.
(84) Cfr. A. De Fuenmayor-P. Rodrìguez, Sobre la naturaleza..., cit. (nota
31), p. 30.
JOSÉ LUIS GUTIÉRREZ
(89) L’articolo precedente (art. II della cost. ap.) recita: « La prelatura (Opus
Dei) è retta dalle norme del diritto generale e di questa costituzione, oltre che dai
propri statuti, che sono denominati Codex iuris particularis Operìs Dei ». Nei predetti
Nota bibliografica
Alle opere citate nelle note in calce possono anche aggiungersi:
J.L Arrieta, L’atto di erezione dell'Opus Dei in prelatura personale, in
Apollinaris 56 (1983), p. 89-114;
W. Aymans, Teilkirchen und PersonaIpràlaturen, in Archiv fiir katboli-
sches Kirchenrecht 156 (1987), p. 486-500;
M. Benz, Die Personalprdlatur. Entstehung und Entivicklung einer neuen
Rechtsfigur vom Ziveiten V’atikanischen Konzil bis zum Codex 1983, EOS
Verlag, Erzabtei St. Ottilien, 1988;
E. Caparros, Une structure juridictionnelle issue de la préoccupation pa
storale de Vatican II: les prélatures personnelles, in Studia Canonica 17
(1983), p. 487-531;
A. De Fuenmayor, Primatial Power and Personal Prelatures, in The New
Code of Canon Law. Ottawa, August 19-23, 1984, Ottawa, 1986, p. 309
318; '
ID., Le prelature personali e l’Opus Dei, in lus Ecclesiae 1 (1989), p. 157
175;
A. De Fuenmayor - V. Gómez-Iglesias - J.L. Illanes, El itinerario ju
rídico del Opus Dei. Historia y defensa de un carisma, Pamplona, 1989;
J. Fornes, El perfil jurídico de las Prelaturas personales, in Monitor Eccle-
siasticus 107 (1983), p. 436-472;
O. Fumagalli Carulli, Una novità introdotta dal Concilio Vaticano II,
in Prospettive nel mondo n. 147 (sett. 1988), p. 41-50;
J.L. Gutiérrez, La Costituzione Apostolica « Ut sit » e la figura giuridica
della prelatura personale, in Apollinaris 57 (1984), p. 335-340;
statuti si parla appunto di incorporazione dei laici alla prelatura (cfr. soprattutto tit.
1, cap. Ili, nn. 17 ss.) e di fedeli della stessa (cfr. tit. I, cap. II, nn. 6 ss.); si veda
anche la dichiarazione Prelaturae personales, cit. sopra (nota 85), passim.
LK PRELATURE PERSONALI 491
IL DIRITTO NATURALE
NELL’ORDINAMENTO CANONICO (*)
(*) Conferenza tenuta a Roma l’il dicembre 1988 nel corso del 40° Conve
gno Nazionale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani. Sono omesse le parole di cor
tesia.
494 JAVIER HERVADA
in questa prima ed aurea tappa, non venne meno la lex naturae che
gli uomini seguivano per virtù e con spontaneità.
Una agiuridicità naturale, tale che il diritto sia, sin dalla sua ra
dice, un fatto culturale, è a mala pena ragionevolmente sostenibile,
perché è assiomatico che qualsiasi evento culturale possiede una base
naturale. Affinché Puomo produca, è assolutamente necessario che
disponga della corrispondente capacità naturale e che nella natura si
trovino i necessari presupposti. Se l’uomo non possedesse la capacità
di vedere, non esisterebbe tutto quell’insieme di eventi culturali in
rapporto con, e in dipendenza dalla, potenza visiva: la pittura, la
scultura, la televisione, il cinema, e tutto ciò che si poggia sulla capa
cità umana della vista.
Per questo mi sembra di elementare buon senso affermare che,
se esiste il fenomeno giuridico, deve esistere un nucleo naturale di
giuridicità. Si noti che non è sufficiente qualsiasi potenza o capacità
per far sì che esista il fatto culturale. La potenza deve essere dello
stesso ordine del fatto e deve stare in rapporto con esso. Per poter
nuotare è necessaria la capacità natatoria. Per la scultura occorre la
vista e la manualità. O nella natura esiste la dimensione giuridica, o
questa risulta impossibile e inesistente. È ciò che si verifica con gli
animali. Noi uomini possiamo parlare di diritti degli animali e redi
gere dichiarazioni, ma rispetto agli animali e alla loro condotta, que
ste dichiarazioni sono vane, dato che i pretesi diritti non hanno in
fluenza alcuna sul comportamento animale, alieno a questa categoria.
Senza giuridicità naturale nell’uomo, non esisterebbe il diritto positi
vo. Perciò, secondo me, la migliore dimostrazione dell’esistenza del
diritto naturale è l’esistenza del diritto positivo.
Qual è il nucleo naturale di giuridicità? Penso che, da un lato,
tale nucleo naturale di giuridicità risieda nell’esistenza di una dimen
sione giuridica della persona, in virtù della quale possiede la potenza
naturale per essere titolare di diritti. Ma ciò è possibile solo se l’uo
mo è costitutivamente strutturato come dominatore del proprio esse
re e del proprio ambito. Per cui, se è possessore del proprio essere, è
titolare di un diritto: il diritto al proprio essere. E ciò significa che è
naturalmente capace e per di più titolare di diritti.
D’altronde, il nucleo naturale di giuridicità presuppone la strut
tura naturale della persona come essere regolato da leggi sociali, e
ciò implica l’esistenza di alcune leggi naturali.
In definitiva, credo che, come conseguenza di quanto abbiamo
detto, si possa stabilire ciò che possiamo chiamare la insanabile apo
DIRITTO NATURALE NELL’ORDINAMENTO CANONICO 503
ria del positivismo: se non esiste diritto naturale non può esistere di
ritto positivo; e se esiste diritto positivo, necessariamente esiste di
ritto naturale.
Passiamo adesso a una seconda convinzione della concezione
classica, vale a dire della canonistica comune. Essendo vero diritto
vigente, il diritto naturale non forma un ordinamento giuridico sepa
rato dal diritto positivo. L’idea che esistano due sistemi giuridici,
uno naturale e l’altro positivo, due ordini giuridici in sé completi,
entrambi protesi alla regolazione della realtà sociale, non è una idea
propria della concezione classica; è invece conseguenza della prospet
tiva distorta introdotta dalla Scuola moderna del Diritto Naturale,
soprattutto nel suo indirizzo razionalista.
Ricordiamo che il giusnaturalismo razionalista considerava il di
ritto naturale come l’insieme di leggi razionali che a suo dire reggeva
la società umana, in virtù della Natura. Così come l’Universo possie
de leggi fisiche perpetue, universali e immutabili, indipendenti dal
divenire storico, la società possiederebbe allo stesso modo alcune leg
gi di natura, fisse e immutabili fuori dal tempo e dalla storia. Queste
leggi naturali — leggi razionali — formerebbero un sistema completo
di norme regolatrici della realtà sociale, contrarie al diritto vigente a
quei tempi, quello dell’Ancién Régime, che sarebbe un diritto oscu
rantista. Il diritto naturale che il razionalismo offriva rappresentava,
per gli autori di quel periodo, il nuovo diritto — quello dell’Illumini
smo —, che avrebbe dovuto sostituire il vecchio diritto di origine
medievale. Perciò l’ideale razionalista del secolo XVIII si concretò
nel plasmare questo diritto razionale in alcuni corpi legali, dando co
sì impulso al movimento codificatore. Diritto naturale e diritto posi
tivo erano presentati come due ordini o sistemi giuridici. L’idea dei
due ordini, naturale e positivo, ha lasciato una traccia così forte che
addirittura alcuni neoscolastici — contro ogni ragionevolezza —
l’hanno fatta propria. Ma nessuno misconosce che il giusnaturalismo
dei due ordini o sistemi doveva condurre — come si verificò — alla
negazione del diritto naturale in quanto diritto vigente. Se il diritto
positivo è un sistema giuridico distinto dal diritto naturale, e gli è
proprio il sistema di garanzie giudiziali e di esecuzione coattiva, il
diritto naturale è un ordine normativo sprovvisto di queste due ulti
me caratteristiche. Se ne rese conto Hobbes e lo pose in risalto Tho-
masio. La conseguenza — a cui giunsero in effetti i due autori citati
— consiste nel fatto che il diritto naturale possiede caratteristiche
peculiari diverse da quelle del diritto positivo, sino al punto che il
504 JAVIER 11ERVADA
I. Introducción.
(2) Stephan Kuttner, The scientific investigation of rnediaeval canon law: thè
need and t-he opportunity en Variorum reprints: Gratian and thè Schools of Leno 1140
1.234 (London 1983) que es el texto de la conferencia pronunciada en Toronto du
rante el ano 1949; también su esludio más redente The revival of jurisprudence en
Renaissance and rencwal in thè tewlfth century (Cambridge Mass. 1982) pp. 299-323.
LA « SUMMA SUPER QUARTO... » DE JUAN DE ANDRES 511
(3) A saber: Tractatus universi iuris duce et auspice Gregorio XIII Pontífice maxi
mo in unum congesti additis quamplurimis antea nunquam editis, hac * nota designatis,
XVIII matérias et XXV voluminìbus comprehendentes. Praeter summaria singulorum
tractatuum accessere locupletìssìmi indices ita distincte et ordinate compositi ut lector
matérias omnes tenere ante hoc sparsas artificiosa distributione sub uno quasi adspectu
positas contueri possit (Venecia 1584-1586).
512 CARLOS LARRAINZAR
(4) Para una introducción breve sobre este autor cfr. S. Stelling-Michaud, Jean
D'André (D’Andrea ou D'Andreae) en Dictionnaire de Droit Canonique VI (Paris 1954)
pp. 89-92, pero es una sintesis ciel estúdio más completo de Friedrich von Schulte, Die
Geschichte der Quellen und Literatur des canonischen Rechts. IL Von Papst Gregor IX. bis
zum Condì von Trient (Stuttgart 1887) pp. 205-229; para valorar su actualidad vid. la
introducción que precede a la edición de Stephan Kuttner, « loannis Andreae in quin-
que Decretalium libros Novella Commentarla » with an introduction (Torino 1963).
LA « SUMMA SUPER QUARTO... » DE JUAN DE ANDRÉS 513
(5) Parece claro que ensefió en Padua con anterioridad al ano 1280, en razón
de la cronologia cierta y comprobada de Alberto de Gandino (1280-1305), que fue
uno de sus discípulos; confiesa éste en su tratado De maleficiis: « hanc autem dist.
sic copiose notavit d. Jo. de Angus, de Cesena legum doctor in utroque iure Pad. in
scholis. Ego Al. didici ab eo », cfr. Andrea Gloria, Monumenti della Università di
Padova (1222-1318) (Venecia 1884) pp. 240 y 324.
Se ignora con qué fundamento algunos autores más antiguos retardan la fecha
de su muerte al ano 1310 y en la Universidad de Bolonia; vid. por ejemplo Nicolaus
Comnenus Papadopulus, Historia Gytnnasii Patavini (Venecia 1726) p. 195, que di
ce: « Docuisse etiam traditur Bononiae post an. MCCC quamobrem circa an. X sae-
culi XIV, fato concesserit. Fertur multa scripsisse, quae temporum iniuria perie-
rint ».
514 CARLOS LARRAINZAK
dos versiones del Tractatus universi iuris, sin duda extraídas de manus
critos distintos.
Para ofrecer al lector todos los materiales impresos de manera que
pueda enjuiciar por si mismo nuestro trabajo, en esta edición se publica:
1) Un texto principal de la suina, que es bàsicamente la version
primera (T-l) o Texto-1 con ligeros anadidos del Texto-2 o segunda
version (T-2), que incorporo en letra negrìlla. Por la via de crear notas
críticas en él se excluyen las citas de fuentes que Juan de Andrés hace,
habitualmente mediante el uso de abreviaturas, y estas — una vez
identificadas — se incorporali luego a pie de pàgina usando la técnica
más moderna para la elaboraceli de estas referencias de fuentes.
2) A esta edición principal, que permite una ágil lectura del tex
to y un estúdio reposado sobre sus fuentes, se incorporan luego très
apêndices complementarios:
a) Las variantes del texto principal que se registran en el T-2.
h) El texto original de las notas críticas formadas o extraídas
sobre el T-l junto con las variantes que el T-2 registra en este aspecto.
c) El texto del sumario que precede al T-2 seguii su propia nume-
radòn, pero anotando su relación paralela con el sumario que acompa-
na al T-l, y que en esta edición se ha incorporado en cursiva al texto
principal.
La comparación entre las versiones del T-l y T-2 muestra que
son muy escasas las ampliaciones que el primero recibe del segundo.
Como puede verse en esta edición, a través de la letra negrilla, sólo
en très ocasiones — en temas de parenuesco, afinidad y legitimación
de hijos — los complementos son mejoras del texto.
Además he aceptado del T-2 dos pequenas correcciones de lectu
ra, que probablemente son erratas de imprenta en la composición del
T-l, sin excluir tampoco la posibilidad del error en el manuscrito ori
ginal. En concreto: leo homicidium casuale (II § 10) en vez de « car
nale » y, por el sentido de la frase, nonnullus (II § 19) en vez de
« nullus » aunque el T-2 escribe « multum ». Son, pues, correcciones
mínimas que evidencian la calidad del T-l y su validez como primera
referencia para la fijación del texto principal de la suma.
Más todavia al considerar que, a la inversa, las diferencias son
notorias. El T-2 parece extraído de una mala copia manuscrita en la
que, a primera vista, se intenta una redacción más breve y ágil
mediante los retoques de estilo y las supresiones de párrafos; de ahi
sus no pocas omisiones respecto del T-l y también los numerosos
errores de bulto en las citas de las fuentes.
516 CARLOS LAKKAINZAR
A) La sistemática.
a) 7 notas autónomas con textos del « ius civile » más otras dos
en conexión con el Decreto de Graciano; en concreto las notas: 3, 6,
40, 58, 73, 100, 101, y además las notas 2 y 39.
b) 16 notas autónomas con textos de la Concordia más otras 11
en conexión con los textos del « ius novum »; en concreto las notas:
1, 21, 30, 42, 45-47, 61, 72, 79, 85, 113-114, 121, 147, 173, y ade
más las notas 7, 22, 52, 91, 117, 137, 146, 175-176, 187, 205.
c) 169 notas autónomas con fragmentos de decretales, en su
mayor parte de la colección de Gregorio IX pues sólo 9 notas se
refieren a textos del Liber Sextus de Bonifacio Vili; en concreto las
notas: 4, 5, 8-20, 23-29, 31-38, 41, 43-44, 48-51, 53-57, 59-60, 62
71, 74-78, 80-84, 86-90, 92, 93-99, 102-112, 115-116, 118-120,
122-136, 138-145, 148-172, 174, 177-186, 188-204, y las referencias
al Sexto en las notas 13, 84, 92, 96-98, 105, 153-154.
Si ahora ponemos la atención en los textos citados por Juan de
Andrés, de entrada se puede destacar la escasa utilización de frag
mentos del ius civile: apenas se incorporan unas definiciones sobre el
matrimonio y los esponsales (Digesto, Instituta), sobre la pubertad
(Instituta) y el error (Codex); además sólo en contados casos se
conectan con el ius antiquum del Decreto gracianeo: sucede asi con
las nociones de matrimonio y esponsales. La unica recepción sustan-
tiva y de cierta entidad jurídica está en el concepto de cognatio lega-
lis o parentesco legal, que se toma directamente de los textos del
Digesto sobre la adopción.
Es verdad que se hace un mayor uso del Decreto de Graciano,
pero cuantitativamente no mucho más; las citas corresponden a la
segunda parte del Decreto y se localizan entre las Causas 27 a 33,
salvo el fragmento C. XXII 2.6 in quibus que se utiliza para recibir
la noción romana de error.
Sin embargo los textos de la Concordia son utiles para una
amplia variedad de temas. Por ejemplo: para los impedimentos deri
vados de crimen, orden sagrado, impotência, parentesco, error, o
bien para el estúdio de la « causa institutionis » del matrimonio, de
la situación del cónyuge caído en herejía y de la disparidad de cultos,
de la muerte presunta y las segundas núpcias o, finalmente, para
subrayar la necesidad del consentimiento de los púberes frente al de
los padres o bien el carácter público — no clandestino — de la cele-
bración matrimonial.
La relación entre Decreto y Decretales se establece sólo en algu-
nos temas. Por ejemplo: a propósito de las prohibiciones impedientes34
se engarzan los textos con la vieja tradición del ius antiquum gra-
cianeo.
Se citan también algunos fragmentos del Liber III, sobre todo
de los títulos 32 de conversione coniugatorum y 33 de conversione infi-
delium, y hay también citas esporádicas del Liber II; unicamente el
fragmento X 3.32.14 ex parte y también X 2.9.4 capellanus se rela-
cionan con textos del Decreto de Gradano, y ese último fragmento
se conecta además con el capítulo X 1.21.3 debitum.
Las referencias al Liber Sextus son complementarias en ese estú
dio global de la materia matrimoniai, y sobre aspectos muy concre
tos: la pública honestidad que genera el compromiso esponsalicio, el
parentesco y el voto. Por fuerza de la misma cronologia podian no
haber sido demasiado amplias, sin embargo resultan exhaustivas: se
citan todos los textos del Libro IV con excepción del capítulo VI
4.3.3 quamvis; además se incorporan très referencias aisladas, una
por cada uno de los très primeros libros, de las cuales sólo una — el
fragmento VI 3.13.1 quod votimi — se conecta con textos de la anti
gua tradición gracianea.
En definitiva parece claro que el núcleo básico de la disciplina
matrimoniai, de los conceptos y la doctrina jurídica sobre la materia,
se contiene en la colección de Gregorio IX; entre sus muchas aporta-
ciones no es la menor ofrecer una primera sistematización científica y
orgànica, más allá de la variada casuística de sus capítulos.
(8) Cfr. Carlos Lakrainzar, La distinción entre «fides pactionis » y «fides con
sensus » en el « Corpus luris Canonici » en lus Canonicum 21 (1981) pp. 31-100.
LA « SUMMA SUPER QUARTO... » DE JUAN DE ANDRES 525
I. De sponsalibus.
II. De matrimonio.
Viso de prima parte rubricae scilicet de sponsalibus mine de
secunda parte videlicet de matrimonio videndum est. Videamus ergo
primo: quid sit matrimonium. Secundo: unde dicatur. Tertio: ubi et
quando et a quo et quibus verbis fuerit institutum. Quarto: quae
fuit causa institutionis. Quinto: qua aetate vel quomodo contrahatur.
Sexto: quae et quot sunt impedimenta matrimonii. Septimo: qui
admittantur [ad ipsa impedimenta matrimonii probandum]. Octavo:
quae et quot sunt eius bona.
alter — cuius non erat filius — fit compater levantis; idem si post
compaternitatem tecum contractam contraxi cum uxore vel prius
contractum [consummavi] matrimonium — quia uxor praedicta non
efficitur tibi commater — quia per unionem carnis sequentem non
transit ad unionem spiritus praecedentem (91).
Et quod dixi de compaternitate quod dirimit matrimonium
intelligo de illa qua contrahitur per baptismum vel confirmationem
[in fronte]. Compaternitas autem contracta [per cathecismum] impe
dii sed non dirimit (92); per alia sacramenta non contrahitur compa
ternitas impediens vel dirimens matrimonium. Et sicut compatres
contrahere non possunt sic nec filii duorum compatrum [si per eos
vel per eorum alterum deventum] est ad compaternitatem; et scien-
tes contrahi denuntiare debent Ecclesiae (93), et si contraxerint taies
dirimetur matrimonium (94). Si autem per neutrum eorum deventum
est ad compaternitatem tune non dirimetur, nisi consuetudo loci
esset in contrarium cui statur (95). Et sciendum est quod sicut com
paternitas contrahitur inter levantem et levatum et eius parentes sic
inter baptizantem vel baptizatum et eius parentes (96).
Unde XX sunt casus in quibus cognatio spiritualis impedit et
dirimit. Scilicet. Inter baptizatum et levantem, inter baptizatum et
filios levantis, inter baptizatum et coniugem levantis prius tamen
cognitam, inter parentes baptizati et coniugem levantis prius cogni-
tam, inter levantem et parentes baptizati; item inter baptizatum et
baptizantem, inter baptizatum et filios baptizantis, inter baptizatum
et coniugem baptizantis prius cognitam, inter parentes baptizati et
coniugem baptizantis prius cognitam, inter baptizantem et parentes
baptizati. Inter confirmatum et [tenentem], inter confirmatum et
filium [tenentis], inter confirmatum et coniugem [tenentis] prius
cognitam, inter parentes confirmati et coniugem tenentis, inter
[tenentem] et parentes confirmati, inter confirmatum et confirman-
tem, inter confirmatum et filios confirmantis, inter confirmatum et
(91) C. XXX 3 et C. XXX 4.5 post uxoris obitum, et vide de hoc in summa in
C. XXX 4 et in praedicta decretali X 4.11.4 Martinus.
(92) X 4.11.5 contracto in fine et in VI 4.3.2 per catechismum et in VI 4.3.3
quamvis.
(93) infra X 4.11.7 tua Nos.
(94) x 4.11.1 utrum et X 4.11.3 super eo, et X 4.18.1 relatum.
(95) X 4.11.3 super eo.
(96) in VI 4.3.1 nedum.
536 CARLOS LARRAINZAR
leretur (108).109
Si *tamen
* infidèles secundum legem suam coniugantur in
gradu prohibito per Ecclesiam non separabuntur post baptismum (lfi9)
et filii eorum sunt legitimi (no).
VI. Apêndices.
(1) '"[breviter antiquitus scripta rememorans], *[patri] (12) [commiscere] (16) [in-
gredij (17) [contradicere] (20) [casibus], [attinet] (35) [si secundam non cogno-
vit] (38) *[habent] (39) [ad matrimonium impediendum], [retinens] (41) [ante
partum est onerosa, in partii dolorosa, in lactando laboriosa] (42) [constitu-
tum] (52) [deficit] (58) [convenire] (63) [infra] (65) [est illegitima] (70) [pu-
taj (71) [ut ab hac die in antea habebo te in legitima axore rnea et e contra], *[quae
dirimere possunt matrimonium sunt duodecim in] (73) [sensui] (75) [Mariotta],
[et iste], [hoc casu], [cum utroque] (76) [oritur] (79) [inaequalitatis], *[omnes],
*[verbo] (83) [Sequitur Voturn] (86) [id] (89) [facienti] (91) [confirmavi] (92)
[in fonte], [per alia sacramenta puta per cathecismum] (93) [si per eorum utrunque
vel alterum deventum] (97) [levantem], [levantisj, [levantis], [levantem], [levan-
tis] (98) [inter] (99) [prohibitiones] (100) [scilicet etiam] (102) [citerio
ri] (104) [alius], [de] (105) [tamen], [requiritur] (108) [in] (112) [item] (113)
[Item] (116) [Cum], [fideiussorem] (119) [de] (120) [sine adulterio] (122)
[quaeritur], [eam], [illam] (124) [saepius], [quaütercunque] (125) [ad primam so
lam adhaerebunt. Item], [ad solam primam repudiatam adhaerebit], [alteri] (126)
[de] (127) [non], [dum], [ideo non] (129) [secrete] (133) [consenserit] (134)
[consensit] (136) [valet] (138) [rumpitur] (142) [postea] (145) [debet] (147)
[septem iuramenta] (151) [est ut] (153) [dumtamen], [et sic pura et certa] (154)
[huiusmodi] (155) [cognatis] (159) [tamen], [consanguineis] (162) [si pote-
st] (165) [professionem] (166) [foro] (169) [arctatio] (170) [tamen] (171) [il-
le] (173) [eodem modo] (174) [per] (177) [tam], [quam] (179) [fuerit] (183)
[vel] (184) [autem] (185) [sed], [et], [potest] (187) [quia], [vetari] (191) [solum-
modo] (193) [multus], [usquead], [nihil] (195) [aliquis], [de], [et] (196) [constan
te], [quo], [donatoris], [praemoriente] (197) [filium praecedentem] (203) [sed],
[verbo] (204) [et matrimoniis] (205) [desinere], *[rectum], [summula]
(1) de consecr. di. 2. c. revera (2) 30. q. 5. nostrates. ff. e. ti. 1. 1 (3) ff. e. ti. 1.
2 (4) ut c. si inter, de spon. et spon. duo c. 1 (5) de despon. impu, c. fi. et eo.
tit. c. unico, lib. 6 (6) C. de spon. 1. arris (7) de desp. impu. c. ult. 27. q. 2. si
quis desponsaverit. 2 (8) j. eo. ex literis in 2. et c. de illis. et c. praeterea (9) ut
de despon. impub. literas. et c. seq. (10) ut ibi (11) de desp. impu. c. ad dissol-
vendum (12) ut ). eo. iuvenis (13) j. eo. sponsam. et eo. ti. c. unico, li. 6 (14) J.
e. ex literis. in 2 (15) J. eo. requisivit (16) J. eo. commissum (17) ). de despon.
imp. c. de illis (18) ut ibi, et eo. ti. a nobis (19) ut J. eo. continebatur. et s. de
prob. causam matrimonii (20) de conver. coniug. c. ex publico (21) 27. q. 2 c.
ecce (22) secundum Io. et Ber. qui hoc no. 32. q. 2. desponsata. et de conver. co-
niu. c. ex parte, in 2. dixi de hoc, de vo. et vo. re. c. 1. lib. 6 (23) ut j. eo. c.
2 (24) }. eo. de illis (25) j. de coniu. lepro. c. fi. et de iureiu. quemadmo-
dum (26) j. de coniug. lepro. c. 1. et 2 (27) J. de eo, qui cog. consang. uxo. suae.
c. veniens. in 1. et 2. et c. ex literis (28) de consag. et affinit. cap. 2 (29) ). e.
praeterea. cl. 2 (30) 28. q. 1. non solum. et c. iam nunc eadem eau. et q. (31) s.
de iureiu. quemadmodum (32) j. e. si inter, de spon. duo. c. 1 (33) ut ibi (34) j.
e. sicut (35) J. e. is qui. (36) de despon. impub. c. de illis (37) ]. e. sicut (38)
secundum Host. qui de hoc no. j. de cog. spi. c. veniens. in fi. et est ar. de eo, qui
cog. consang. uxo. suae. c. veniens. in 1. et J. e. ex literis (39) 32. q. 2. c. 1. et
Inst, de pat. pote, in ver. nuptiae aut. (40) ff. de ri. nup. 1. 2. vide glo. in ver. in-
dividuam. de pa. po. (41) de conver. infid. c. 2 (42) c. sicut. §. his ita. 32. q.
2 (43) s. de biga. c. debitum. et J. de divor. gaudemus (44) quod hoc tenet Ber.
de fri. et malefi. c. ult. (45) et de hoc per Io. no. 27. q. 1. in prin. (46) ut 32. q.
2. die. §. his ita (47) 27. q. 2. sufficiat (48) de desp. impu. c. 1 (49) de coniu.
serv. c. 1. (50) ut ibidem. (51) }. e. non est vobis(52) ]. e. tua. et 30. q. 2. c.
ubi non est (53) ]. e. ti. c. 1 (54) j. eo. tua (55) J. e. cum apud (56) j. e. exli
teris. cl. primo (57) de desp. impub. c. puberes (58) Inst. qb. mo. tu. fi. vers, et
ideo nostra sancta. etc. (59) \. e. de illis. 2 (60) e. ti. c. 2 (61) c. nullus fidelis.
cum ca. seq. 30. q. 5 (62) j. de clandest. despon. c. 1. et 2 (63) j. qui filii sint le-
LA « SUMMA SUPER QUARTO... » DE JUAN DE ANDRES 547
gi. c. 2. c. perlatum. et c. pervenit (64) j. qui ma. accu. pos. c. ult. (65) c. cum
inhibitio. §. si quis vero, de clan, despon. (66) e. ti. quod nobis (67) die. §. si
quis vero. ver. pari mo. (68) e. ti. ex tenore (69) haec oïa hës de clan. desp. c.
ult. (70) ]. e. si inter, de spon. duo. c. 1 (71) j. eo. ex parte (72) 12. q. 2. in
quib. (73) ut ff. de iur. om. iu. 1. si per errorem (74) et de spon. cum lo-
cum (75) hoc habes de coniu. ser. c. 2. et ult. (76) de natis ex lib. ven. c.
1 (77) ut ibi (78) de coniu. ser. c. 3 (79) 29. q. 2. si quis ingenuus. et die ut
ibi (80) de cond. app. c. de illis. etc. super eo. et c. per tuas (81) e. ti. c. 1. et
ult. (82) eo. ti c. ult. (83) c. meminimus. et ca. seq. qui cie. vel vo. mã. cô.
pò. (84) de vo. et vo. redem. c. 1. lib. 6 (85) 30. q. 3. c. 1. et 2 (86) de cog.
spi. c. Martinus. et c. veniens (87) ut ibi (88) e. ti. si vir (89) e. ti. contracto,
in fi. (90) e. ti. Martinus (91) 30. q. 30. post uxoris obitum. et ibi in summa, vi
de de hoc, et ï pdicta decretali, Martinus (92) e. ti. contracto, in fi. et eo. tit. c. 2
et 3. li. 6 (93) ]. e. tua (94) e. ti. c. 1. et c. super eo. qui mat. acc. pos. c.
1 (95) e. tit. c. super eo (96) e. ti. c. 1. lib. 6 (97) hoc probatur eo. ti. Marti
nus, et c. ult. eo. ti. li. 6 (98) e. ti. c. ult. li. 6 (99) de cog. le. c. 1 (100) ff. de
ritu nup. 1. adoptivus. et 1. quinetiam (101) ff. de ritu nupt. adoptivus (102) de
consan. et affi, non dët. (103) ut ibi (104) e. ti. c. vir q. et c. quod dilec-
to (105) de fil. presby. c. 1. li. 6. et facit ad hoc eo. li. de reg. iu. c. odia, et de
pb. eo. lib. c. 1 (106) eo. tit. quod dilecto (107) eo. ti. quia circa (108) ut
ibi (109) eo. ti. de infidelib. et de divor. gaudemus (110) qui fil. sint legi. c.
ult. (Ili) de eo qui cog. consan. uxo. suae. transmissae (112) de divor. c.
1 (113) quae no. 33. q. 2. c. hoc quamquam, vel c. de poenitentib. (114) de
poen. et re. c. 2 (115) de divor. c. 2 (116) de eo qui duxit in matr. quà polluit
per adult. c. 2 (117) 31. q. 1. per totum. de eo qui dux. in ma. per totum (118)
eo. ti. ex tua (119) J. cum apud. et de eo qui dux. in matri. qua pòi. per adul. c.
1. et c. veniens (120) quod vr per decretalem, de conver. infi. c. 1. î fi. et de div.
c. 1. et facit ad hoc quod no. Ber. de eo, qui du. ï mat. qua pòi. c. super eo (121)
28. q. 1. cave, et c. seq. (122) de divor. quâto. et c. gaudemus (123) ut
ibi (124) de conver. coniug. c. fi. de divor. de illa. et c. seq. in fi. (125) e. tit.
gaudemus (126) j. c. cum Iocum (127) j. eo. dilectus (128) e. ti. c. Gem
ma (129) ut in c. cü locum (130) j. e. de muliere, et de bap. maiores (131) de
desp. impu. de illis, in 2. et c. ex Iris. j. eo. veniens. in 2 (132) ut ibi (133) ut j.
e. ad id. et ï pdicta decretali, de illis. in 2 (134) qui ma. accu. pos. insuper (135)
j. eo. consultationi, et probat de eo qui dux. in ma. c. 2 (136) qui cleri, vel. vo. c.
2 (137) ut ibi, et 32. dis. c. si qui vero, et c. seriatim (138) de spò. duo. per to-
tü. (139) e. ti. c. ult. (140) de consan. et affi, no dët. (141) de spò. duo. c.
2 (142) J. c. is qui (143) j. e. c. fi. (144) de secun. nup. c. pe. et ult. (145) j.
c. I pntia. de sec. nup. c. 2 (146) ut ibi. et 34. q. 2. cum per bellicam (147) 31.
q. 1. quod si (148) de secò. nup. c. 1. et 3 (149) ut ibi ï c. 1 (150) J. e. spòsa,
de despo. imp. Iras. c. accessit, et c. duo pueri, qui fil. sint leg. c. referëte. (151)
ut ibi (152) ]. e. c. ad audientiam (153) J. e. c. uni. li. 6 (154) ut ibi (155) ].
de consan. et affin. c. non debet (156) de cons. et affi. c. non dët. (157) ut
ibi (158) de divor. c. ult. (159) de cons. et affi, quod super his (160) eo. tit. c.
1 (161) de eo qui cog. consang. uxo. c. 1. et c. discretionem. et c. tuae. et c.
ult. (162) eo. ti. transmissae. et c. tuae (163) ut ibi. et c. discretionem (164) e.
ti. de ilio (165) e. ti. super eo (166) eo. ti. veniens (167) J. eo. praeterea.
2 (168) ]. eo. cum in tua (169) de frig. et malefi. c. 1. 2. et 3 (170) e. ti. c.
548 CARLOS LARRAINZAR
consultationi. et c. seq. (171) e. ti. laudabilem (172) e. ti. c. ult. (173) 33. q. 1.
si per sortiarias (174) e. ti. c. frnitatis (175) de quo 33. q. 4. non oportet. et de
fer. c. pe. et de matrimonio contracto contra interdictum eccl. per totum (176) ut
ibi (177) de divor. c. 2 (178) ut ibi (179) eo. ti. significasti (180) eo. ti. ex
Iris (181) q. matr. accu. pos. significante (182) j. q. ma. acc. pos. c. 1. qui fi.
sint leg. perlatum (183) e. ti. c. 2 (184) j. e. ti. vr (185) d. divor. porro (186)
ut ibi (187) 27. q. 2 omne itaque. de condi. appo. c. si (188) de do. inter vir. et
ux. pleruq; (189) e. ti. c. 2. et 3 (190) e. ti. c. et si necesse (191) de consang.
et affi. c. 1 (192) e. ti. c. 3 (193) e. tit. c. nuper (194) ut ibi in fine (195) e.
ti. per vras (196) eo. ti. c. ult. (197) qui fil. sint leg. c. 1 (198) e. ti. tâ
ta. (199) e. ti c. 1 (200) e. ti. per venerabilem (201) eo. ti. per tuas (202) eo.
tit. c. lator. et c. càm, quae. 2 (203) eo. tit. transmissae (204) j. e. cum
apud (205) 32. q. 1. non est. eo. ti. inter opera
A continuación transcribo las variantes, respecto del texto de las notas, que
aparecen en el T-2; son diferencias de texto en ligeros matices y de entidad muy di
versa.
probatur hoc de eo qui dux. in matri. capitu. 2 (143) J. eo. c. adolescentes (170)
véase más arriba apartado Io) (184) eodem titulo, indecorum (188) de dona, inter
vir. et uxo. pletiq; (191) eo. ti. c. 3 (192) de cosan. et affi. c. 1. et c. discretio-
nem. et eo. tit. c. 3 (199) eo. tit. c. causam
I. De SPONSALIBUS.
Parágrafo 1
1. Sponsalia proprie de futuro sunt et dicuntur futuraram nuptiarum promissio.
2. Sponsalia de futuro quomodo contrahantur ubi multis modis contrahuntur.
3. Sponsalia inter septemnes contrahuntur et non inter minores et oritur ex eis
publica honestas.
Parágrafo 2
4. Sponsaliorum effectus qui sint.
Paràgrafo 3
5. Sponsi quando ad matrimonium contrahendum compellantur. Qui iuravit con-
trahere matrimonium et vult religionem ingredi contrahere debet et ante carna-
lem copulam religionem ingredi.
6. Maiores septemnio si sponsalia contrahant ante puberiatem nemo contradicere
potest. Maior qui alteri minori contrahere promisit minorem expectare debet
ut ad adultam aetatem perveniat, ad quam cum pervenerit matrimonium appro-
bare poterit vel reprobare.
Paràgrafo 4
7. Viro dicenti se carnaliter mulierem cognovisse creditur nisi per aspectum cor-
poris ipsa mulier contrarium probet.
8. Sponsalia de futuro et etiam de praesenti per religionis ingressum resolvuntur.
9. Item per susceptionem sacri ordinis nisi sint de praesenti.
550 CARLOS LARRAINZAR
10. Sponsalia dissolvuntur cum vir et uxor mutuo se absolvuntur. Item quando al
ter ad partes longinquiores ante carnalem copulam proficiscitur.
11. Sponsalia dissolvuntur cum alter coniugum lepram incurrit vel aliam magnam
corporis deformitatem. Matrimonium vel sponsalia de praesenti per lepram non
dissolvitur.
12. Sponsalia dissolvuntur si affinitas supervenerit.
13. Item si fama habet impedimentum, puta affinitatem supervenisse.
14. Sponsalia de futuro dissolvuntur cum alter carnaliter vel spiritualiter fornice-
tur. Sponsalia prima de futuro per secunda non dissolvuntur si secundam non
cognovit.
15. Sponsalia de futuro dissolvuntur cum minor qui ad adultam aetatem pervenit
quod fecit servare non vult. Item cum promisit intra certum tempus contrahere
nec per eum stetit quominus contraheret.
16. Sponsalia de futuro dissolvuntur superveniente cognatione spirituali vel legali.
17. Sponsalia vel matrimonium in quibus casibus ipso iure non teneant, remissive.
II. De matrimonio.
Parágrafo 1
18. Matrimonium quid sit.
19. Matrimonium unde dicatur.
20. Matrimonium ubi constitutum fuerit.
21. Matrimonii institutionis causa quae fuerit.
Paràgrafo 2
22. Matrimonium per consensum puberum coniugendorum non per parentum con-
sensum contrahitur.
23. Matrimonium per servos dominis invitis contrahitur. Vir uxorem a pâtre per
censuram ecclesiasticam repetit. Matrimonium non est si consensus ex aliqua
partium deficit.
24. Solemnitates non sunt de substantia. Verba in valente loqui in matrimonio quo
ad Ecclesiam necessaria sunt.
25. Verba contrahentium matrimonium si obscure prolata sunt ad communem ipso-
rum intelligentiam recurritur.
Paràgrafo 3
26. Puberes dicuntur qui generare possunt. Pubertas quando in masculo et quando
in faemina incipiat.
Paràgrafo 4
21. Matrimonium publice et non clandestine contrahi debet.
28. Matrimonium quando contrahendum est banna publice in Ecclesia poni debent
ut qui impedimenta sciunt opponat; si post impedimenta appareat, soboles su-
scepta legitima est.
LA « SUMMA SUPER QUARTO... » DE JUAN DE ANDRES 551
Parágrafo 5
Ninguna referencia específica.
Parágrafo 6
32. Matrimonium per errorem personae dirimitur. Errare quid sit. Error consensui
contrarius est. Error ubi est ibi consensus non est. Error quadruplex est.
33. Liber si cum serva contrahat an matrimonium teneat. Liber dicitur qui ex ma-
tre libera oritur.
34. Libertates per Ecclesiam defendi debent.
35. Matrimonium non dirimitur per errorem iortunae et inaequalitatis.
Parágrafo 7
36. Matrimonium non est si conditio licita in eo apposita non servetur.
37. Conditio impossibilis ve illicita, si est contra naturam matrimonii, pro non
adiecta habetur.
Parágrafo 8
38. Matrimonium per votum solemne et non simplex dirimitur. Votum quando so-
lemne dica tur quo ad dirimendum matrimonium.
Paràgrafo 9
39. Cognatio triplex est: spiritualis, carnalis et legalis.
40. Cognatio spiritualis quid sit. Matrimonium dirimitur si compater cum conma-
tre contrahat quando compaternitas matrimonium praecessit. Limita: ut infra
numero 43.
41. Quid si secuta fuerit.
42. Matrimonio consumato si alter coniugum puerum de sacro fonte levet parenti-
bus infantis ambo sunt compatres.
43. Compaternitate tecum contracta, si duco uxorem, tibi uxor commater non est.
44. Compaternitas per catechismum contracta matrimonium impedit sed non diri-
mit. Compaternitas per alia sacramenta praeter quam per baptismum non con
trahitur, quae impediat vel dirimat matrimonium.
45. Compatres sicut non possunt contrahere nec filii duorum compatrum si per eo-
rum utrunque vel alterum ad compaternitatem deventum est.
46. Matrimonium non dirimitur quando per neutrum coniugum ad compaternita
tem deventum est.
47. Compaternitas sicut contrahitur inter baptizatum et baptizantem sic etiam in
ter eius parentes.
48. Cognatio spiritualis in XX casibus matrimonium impedit et dirimit.
552 CARLOS LARRAINZAR
49. Cognatio spiritualis inter omnes contrahitur si plures levant de sacro fonte vel
confirmatione licei unus solus debeat levare vel confirmare.
50. Cognatio legalis très habet prohibitiones: imam temporalem et duas perpetuas.
51. Cognatio carnalis in quarto gradu consanguinitatis vel affinitatis vel cite
riori matrimonium dirimit.
52. Matrimonium contrahitur inter eum qui excedit quartum gradum cum co
vel ea quae est in quarto vel citeriori gradu.
53. Dispensario, si fiat ut matrimonium in quarto gradu contraili possit, requi-
ritur quod uterque quarto gradu distet. Papa solus dispensât ut in quartu
gradu matrimonium contrahatur.
54. Dispensario in matrimonio inique contracto, causa falsa expressa, non
valet.
55. Infidèles, si secundum legem suam in gradu per Ecclesiam prohibito con-
trahant, post baptismum non separantur.
Paràgrafo JO
56. Matrimonium impeditur sed non dirimitur ob crimen incestus.
57. Quid per machinationem in mortem coniugis effectu non secuto.
58. Matrimonium ob homicidium casuale non impeditur: et numero 59 et 60.
59. Idem.
60. Matrimonium per quae crimina dirimatur.
Parágrafo 11
61. Matrimonium ob cultus disparitatem dirimitur.
62. Matrimonium fidelium est verum et ratum sed infidelium est verum sed
non ratum.
63. Infidelis ad fidem rediens an suam uxorem recuperet.
64. Pagani si secundum legem suam cum pluribus uxoribus contrahant et cum
ipsis ad fidem convertantur primae soli adhaerebunt.
Paràgrafo 12
65. Matrimonium per vim contractum dirimitur: vide infra numero 67 et 68.
66. Consensus non est ubi est vis.
67. Matrimonium per furiosum contrahi non potest et quare.
68. Sponsalia sine poena sed libera debent esse.
Paràgrafo 13
69. Matrimonium impeditur et dirimitur per ordinem sacrum.
70. Matrimonium cum secunda contractum per habentem primam quando non
teneat: et numero sequenti.
71. Idem.
72. Vir si est absens uxor matrimonium contrahere non debet nisi primo de
eius morte certificata fuerit: vide infra numero 76.
73. Nuptias secundas contrahere peccatimi non est. Nuptias secundas contra-
hentes benedici non debent.
LA « SUMMA SUPER QUARTO... » DE JUAN DE ANDRÉS 553
Parágrafo 14
74. Matrimonium dirimitur ob publicae honestatis iustitiam.
75. Honestas publica ex sponsalibus nullis insurgit.
Parágrafo 15
76. Affinitas quid sit.
77. Prohibitio affinitatis primi gradus usque ad quartum gradum et non ultra ex-
tenditur.
78. Papa in primo affinitatis gradu dispensavit.
79. Consanguinei viri non sunt affines consanguineis uxoris nec e contra. Mari-
tus solus est affinis consanguineis uxoris et e contra.
80. Maritus a consanguineis uxoris sicut a propriis abstinere debet. Affinitas se-
quens matrimonium vel sponsalia ea non rumpit: et infra sub numero 81.
81. Affinitas per incestuosum coitum contrahitur. Matrimonium ad dictum unius,
qui dicat affinitatem praecessisse, non separatur.
Paràgrafo 16
82. Matrimonium dirimitur ob frigiditatem perpetuam vel sectionem in viro vel
arctationem in muliere matrimonium praevenientem.
83. Frigidus an ab uxorem separetur. Frigidus qui dicebatur, si cum alia contra-
hat, priora connubia restaurabuntur.
84. Maleficiatus an ab uxore separetur.
85. Matrimonium, si dirimatur ob mulieris arctationem, restauratur si postea apta
viro reddatur.
Parágrafo 17
86. Feriarum tempus impedit matrimonium sed non dirimit.
87. Matrimonium quo ad torum separatur ob fornicationem tam spiritualem
quam carnalem.
88. Adulterium notorium petenti restitutionem obstat.
Parágrafo 18
89. Accusatores quales esse debeant et testes quando matrimonium impeditur.
90. In causa matrimoniali contra contumacem lite non contestata proceditur ad
testium receptionem et diffinitivam sententiam.
91. Absens per literas matrimonium accusare non potest.
92. Consanguinitas per parentes et consanguineos probatur. Episcopus potest in-
quirere et si impedimenta matrimonii invenerit matrimonium separare potest.
93. Coniux coniugem absque iudicio Ecclesiae dimittere non potest etiam si pa
rentela notoria sit.
Parágrafo 19
94. Matrimonii bona sunt: fides, proies et sacramentum. Et quid sit quando in
ipsis bonis peccatur: et infra numero 95 et 96.
95. Idem.
96. Idem.
97. Causa matrimonialis si iudici committatur dotis etiam causa commissa intelli-
gitur. Et quibus committenda sit.
98. Mulieribus licet multus favor debeatur in dotibus et donationibus propter
nuptias non tamen tantus quod ob hoc alii graventur.
99. Uxor proprie viro dotem dat, vir autem donationem propter nuptias.
100. Donatio inter virum et uxorem constante matrimonio facta non valet, dona-
toris tamen morte confirmatur et praemoriente donatario revocatur.
101. Dos ad mulierem, donatio ad virum, soluto matrimonio redit.
102. Filii an et quando per sequens matrimonium legitimentur.
103. Papa ubi utranque potestatem habet quo ad temporalia et spiritualia légi
timât.
104. Uxor si probetur proles eius legitima est. Causa illegitimitatis coram iudíce
ecclesiastico tractanda est.
10.5. Parentes si neguent aliquem filium eorum verbo creditur nisi contrarium pro
betur.
Parágrafo 20
106. Edictum de sponsalibus et matrimoniis est permissorium vel prohibitorium
certarum personarum.
107. Matrimonium cum meretrice contrahere pietatis opus est.
Giurisprudenza
TRIBUNAL APOSTOLICUM ROTAE ROMANAE - Neapolitana -
Nullitatis matrimoni - Sentenza definitiva - 22 luglio 1985 - Pompedda,
Ponente (*)
La qualità della persona che, come regola generale, deve essere consi
derata come qualcosa di accidentale, può tuttavia acquistare un così grande
peso nell'ordine etico e sociale o un tale valore nell'ordine spirituale e reli
gioso che, secondo una generale considerazione — per lo meno in certi luo
ghi e tempi — arrivi a toccare e penetrare la stessa persona ed a determinar
la nella sua identità individuale.
Tuttavia, a meno che la qualità sia voluta direttamente e principal
mente, oppure che su di essa esista un errore doloso, sembra che il consenso
matrimoniale non soffra nessun vizio irritante derivato dal semplice errore
su questa stessa pur grave qualità.
Nonostante possa sembrare un’interpretazione che in certo modo forzi
il senso del c. 1097, la diretta e principale intentio sulla qualità, su cui ri
cade l'errore dei nubenti, può essere intesa in modo generale ed implicito,
senza la necessità di una volontà positiva. Essendo /'intentio in realtà una
direzione della volontà, significa qualcosa di formalmente soggettivo, ma
non richiede un atto positivo ed esplicito.
In jure. — 3. Error, qui est falsa cognitio alicuius obiecti vel fac
ri, inspici potest utpote vitium voluntatis in negotiis juridicis (cfr. P.
Bonfante, Istituzioni di diritto romano, Torino, 1951, § 30, p. 90 s.),
isque esse potest vel essentialis aut substantialis vel non essentìalìs: iste
versatur circa obiecti qualitates quae haud subvertunt ipsius momen-
tum oeconomicum-sociale, aut circa nomen obiecti vel personae, aut
circa motiva actus.
Eiusmodi erroris distinctio videtur accipi vel in ordine canonico,
quippe qui respondet rationibus generalibus seu principiis fundamenta-
libus humanae sapientiae. Reapse jam can. 104 Codicis abrogati mani-
18. Esto quod ista de suis divitiis immensis locua sit: sed haud
splendide Neapoli vivebat, saepe saepius pecuniam ab actore ante
matrimonium petiit.
Cur numquam actor dubia fovit? Cur inquisitiones haud peregit
circa mulierem? Quomodo possumus admittere eundem ignorasse
etiam mulierem tunc tamquam puerorum institutricem suam navare
operam?
22. Ipse videLur nescire quid voluerit vel quid nunc velit citra
quod declarativ: « In poche parole io non voglio essere marito di una
donna che è tutta diversa da quella che mi si presentò prima del ma
trimonio ».
Ceterum actor fatetur: « io fui indotto a sposare questa ragazza
anche in considerazione dei suoi vantati titoli professionali e della
posizione economica familiare... Naturalmente non era questo l’unico
motivo per cui sposai Dolores ». Igitur actor voluit praeprimis in
TRIBUNALE DELLA ROTA ROMANA 567
Non può assumere gli obbligai essenziali del matrimonio chi si tro
vi nell’impossibilità morale di adempierli. Pertanto è incapace di con
trarre matrimonio chi, per una causa di natura psichica, si trovi nellim
possibilità morale o di osservare la fedeltà o di instaurare l'intima co
mune tionem personarum atque operum in cui i coniugi trovano quella
complementarietà psicosessuale senza la quale il consorzio matrimoniale
di vita non può sussistere. Questa incapacità di donare l’oggetto formale
essenziale del consenso matrimoniale — analogamente ^//'impotentia
coëundi — può essere assoluta o relativa; deve essere inoltre antecedente
e perpetua (').
La dottrina dei sessuologhi — che recentemente si esprime in termini
più moderati — distingue principalmente l'autentica o vera ninfomania
da quella solamente apparente, e si afferma che la prima è molto poco
frequente. Pertanto i casi di ipersessualità della donna o dell’uomo che
n. 23; c. Egan, 10 novembre 1983, in SRRD., voi. 75, p. 603 ss.; c. Ja-
rawan, 19 giugno 1984, in II Diritto Ecclesiastico (1985/11), p. 36, n.
10. In senso contrario: c. Lèfebvre, 15 gennaio 1972, in SRRD., voi.
64, p. 18 ss., n. 8; c. Lèfebvre, 4 febbraio 1978, in Periodica 68
(1978), p. 671 ss., n. 8; c. Pompedda, 19 febbraio 1982, in SRRD.,
voi. 74, p. 85 ss., n. 8; c. Stankiewicz, 14 novembre 1985, in II Diritto
Ecclesiastico (1986/11), p. 329, n. 8-9.
Contrariamente a quanto affermato nella sentenza, la giurispru
denza rotale è pressoché unanime nel negare la rilevanza dell’incapaci
tà relativa cfr. c. Lèfebvre, 4 febbraio 1978, in Periodica 68 (1978), p.
671 ss.; c. Bruno, 22 febbraio 1980, in SRRD., voi. 72, p. 125 ss., c.
Di Felice, 12 novembre 1977, in Monitor Ecclesiasticus 104 (1979), p.
407; c. Di Felice, 25 ottobre 1978, in Monitor Ecclesiasticus 104
(1979), p. 163; c. Pompedda, 19 febbraio 1982, in SRRD., voi. 74, p.
572 GIURISPRUDENZA
85 ss. Per una rassegna della dottrina più recente sulla materia cfr.
F.R. Aznar, Las causas de nulidad matrimoniai por incapacidad psíquica
(can. 1095 § 3) segùn la jurisprudência rotai, in Revista espahola de Dere-
cho Canónico 44 (1987), p. 500 ss.; P.A. Bonnet, L’incapacità relativa
agli oneri matrimoniali, in L’incapacitas..., cit., p. 44 ss.; F. Gil De Las
Heras, La incapacidad para asumir las ohligaciones esenciales del matri
monio (su tratamiento en los tribunales eclesiásticos espanoles), in lus Ca-
nonicum 53 (1987), p. 61-63. E. Olivares, Incapacitas assumendi obli-
gationes essentiales matrimonii debetne esse perpetua?, in Periodica 76
(1986), p. 153-169; M.F. Pompedda, Incapacity to assume thè essential
obligations of marnage, in AA.VV., Incapacity for marnage (Jurispruden
ce and interprétation), Roma, 1987, p. 201 ss.; L. Ruano, La incapaci
dad para asumir las obligaciones esenciales del matrimonio por causas psí
quicas, como capítulo de nulidad, Barcellona, 1989, p. 64-70, 84-85.
TRIBUNALE DELLA ROTA ROMANA 573
tutti gli uomini studiati è emerso che ... Non v’erano indizi del fat
to che in loro la pulsione sessuale in quanto tale fosse più intensa
che nell’uomo medio » (J.L. Mc Cary, o. c., p. 346-347).
Casus igitur hypersexualitatis mulieris vel viri qui nupturientem
reddat incapacem se obligandi ad fidelitatem perpetuo observandam
vix umquam pervenire potest, quia, vel non effrenata vel non per
petua.
(cfr. supra, nn. 4-5). Immo, ne quidem in casu daretur sic dieta
« promiscuità » aut « dongiovannismo » (cfr. supra, n. 6).
14. Actrix quidem asserii: « Erio aveva abusato della mia inge
nuità, e mi aveva fatto andare contro i miei principi; per cui il mio
amore per lui si tramutò in avversione, perché mi aveva ingannato,
non era stato leale e quindi lo volevo lasciare ».
Opportunissime autem Rev. Defensor Vinculi deputatus ani-
madvertit: « Documenta, verbis eloquentiora, mendacii coarguunt
Archangelam »,
Revera Actrix, quae post amissam cum Letterio virginitatem ei-
dem nuntiaverat menstruationem (quam in epistulis illa « le mie ama
tissime amiche » vocat) retardari, die 5 iunii 1968 Letterio scripsit:
« Tesoro mio carissimo, come prima notizia ti faccio sapere che le
mie amatissime amiche sono arrivate con la massima puntualità e re
golarità ... Se sapessi quanti pianti, rancori e lacrime versai in chiesa
TRIBUNALE DELLA ROTA ROMANA 579
prima che esse arrivassero ... Si, amore, non è stata mica una bella
cosa, quello che ti ho permesso, anche se la colpa è da attribuirsi al
l’amore. Il mio rimpianto, tesoro, non lo devi interpretare come di
spiacere d’averlo fatto con te, in questo modo ti farei capire che non
ti amo ... Con questo non intendo farti capire che io sia una ragazza
fredda; sarò come tu mi vorrai. Adesso ti voglio amare nell’anima,
per armonizzarla con la mia, poi, quando ci saremo accorti che que
st’armonia avrà raggiunto il vertice, ci sposeremo per iniziare lecita
mente l’unione fisica, quale completamento dell’unione dei cuori ».
Huiusmodi amor confirmatur posterioribus epistulis utriusque partis.
(*) Vedi sentenza c. Palestro del 15 giugno 1988 e nota, riportate di seguito.
582 GIURISPRUDENZA
maxime in jure, aequitas spectanda est (D. 50, 17, 90). In summa
aequitatem quoque ante oculos habere debet judex (D. 13, 4, 4,
parg. Interdum) » (S.R.R. Decis., vol. XXVI, Dee. 6/4/1935, p.
200).
(’') Aspetti del diritto alla difesa, il risarcimento dei danni e altre
questioni giurisdizionali in alcune recenti decisioni rotali.
1. Fattispecie.
parti convenute in virtù del privilegio del foro (can. 120 § 1), e indi
ca la Rota Romana come organo competente per risolvere in via giu
diziaria la lite se vuole adire la giurisdizione canonica (can. 1557 §
2, n. 2). Nel maggio 1966 Elisabeth presenta tramite un patrono il
libello di domanda presso la Rota, chiedendo in solidum all’abbazia e
alla congregazione C il risarcimento del credito, dei danni e degli
interessi. Le parti convenute eccepiscono prima della loro citazione
la mancanza di legittimazione passiva; soltanto nel maggio 1972 la
Rota accetta il libello della domanda. La concordanza del dubbio
avviene nel luglio 1973. Dopo un’istruttoria molto travagliata, nel
corso della quale cessano nel loro incarico il ponente ed un altro udi
tore del turno, nel giugno 1982, dopo la « conclusio in causa », si
decide di rimandare la sentenza per cercare una volta di più una
transazione (can. 1925) tra la parte attrice ed ognuna delle due parti
TRIBUNALE DELLA ROTA ROMANA 591
convenute (a questo punto si era già accertato che non era provata la
loro responsabilità in solidum). Malgrado il tribunale avesse stabilito
l’ottobre 1982 come termine per questo tentativo conciliatore, sol
tanto nell’aprile 1983 la persona incaricata informa dell’esito negati
vo del suo intento. Nel novembre 1983 il tribunale emette la senten
za che, pubblicata nel giugno 1985, condanna le due parti convenu
te, le quali appellano presso il turno superiore.
Nel dicembre 1985 l’abbazia rinuncia all’appello e, nel marzo
1986, viene accettata la rinuncia e si dà il decreto esecutorio della
sentenza (c. Masala), affidandolo al tribunale diocesano di Parigi
(luogo dove si stipularono i due contratti). Il tribunale diocesano di
Parigi, dopo essere stato avvertito (dal ponente del turno rotale che
seguiva l’appello della congregazione C, mons. Palestra) dell’inadem
pimento del suo obbligo, rispose (nel settembre 1987) che non riusci-
592 GIURISPRUDENZA
nullam aliam actionem promoturam esse prò hoc eodem ohiecto adver-
sus partem conventam in qualibet iurisdictione ».
2. Diversi aspetti del diritto alla difesa. Autonomia del diritto e della
disciplina della Chiesa. Questioni sulla giurisdizione e sulla compe
tenza.
degebat, ubi, uti mandatarius Soc. F., immo vero P. Aloisius, li-
bros inveniebat, postea vertendes ac dein imprimendos cura Soc.
F.
Facta ab actrice enarrata, documenta ab eadem producta et a
nemine unquam impugnata, id absque dubio probant.
D.nus Roberto charta epistulari cum inscriptione Soc. F. ute-
batur et actrici rescribebat eidem committens munus vertendi duos
libros « destinés à la Société F. », nempe XX et YY, quorum auc-
tor erat « un religieux, le R.P. G. ».
Charta epistularis impressa fuerat a Typographo V., approdan
te Societate F., uti expresse edicitur a teste Virgilio, qui refert de
visitatione peracta a. 1963 a typographo V. comitante d.no Rober
to, apud sedem Societatis F.
Tali occasione, adstante et praeside P. Aloisius inter cenam
« donné en l’honneur de Roberto et de V. ». D.nus Roberto ascri-
bebatur « comme notre représentant européen » et d.nus V. « com
me notre imprimeur européen ».
D.nus V. uti testis in judicium accitus facta enarrata a d.no
Virgilio confirmât.
Ex iis testimoniis clarissime probatur d.num Roberto fuisse
mandatarium Societatis F. prò Europa et legitime usum esse pro
suis litteris ad hune finem missis charta epistulari cum inscriptione
« Soc. F. » quam apud V. imprimere fecerat postquam P. Aloisius
et sui Consiliarii licentiam tradiderant chartam eiusmodi imprimen-
Elisabeth et son époux les premiers, sont loin d’être édifiés par ce
camouflage devant des obligations des justice... J’ose vous demander,
très Révérend Père, d’user de votre influence pour obtenir que ceux
des nôtres honorent leurs engagement, même s’ils ont été partiellement
trompés et même s’ils ont doubles frais à payer... Veuillez être assu
ré qu’en tout cela, j’ai d’abord en vue les intérêts de C. et de l’Eglise,
et me croire ».
« Praefata epistula — uti scribit Promotor Justitiae Nostri Apo
stolici Tribunalis — non indiget commentario quoad assertam conne-
xionem inter societatem F. et Congregationem C. Unicus est sensus
praefatae epistulae: societas F. reapse, etsi non formaliter, habito re
specta legislationis Americae Septentrionalis, pertinet ad Congregatio
nem C., et ad istius Congregationis necnon ipsius Ecclesiae tuendam
dignitatem, minatam modo iniusto agendi aliquorum asseclarum eiu-
sdem Instituti, qui etiam ad “camouflage” recurrunt ut rerum verita-
tem mutent, P. E.M. recurrit ad Supremum Moderatorem Congrega
tionis C. ad quam et ille pertinet. Non solum, sed praedictus Rev.
E.M., cuius epistula evidenter alicui piacere non debuit, die 30 decem-
bris 1964 denuo scribit: “Ma lettre indiquait clairement que je veux,
avant tout, sauver le crédit moral de la Congrégation et de l’Eglise” ».
Quae omnia Rev. P. E.M. non scripsisset si sibimet persuasum
non esset Congregationem teneri locum Soc. F., de qua bene edoctus
apparet etiam relate ad munus P. Aloisius in eadem societate.
Epistula P. E.M. conscripta fuit anno ante quo Sacra Congrega-
tio prò Religiosis licentiam actrici concederet vocandi in judicium
Congregationem C. prò obligationibus erga actricem contractis a So
cietate F. satisfaciendis.
« Superiores Maiores Congregationis C. — uti scribit Cl.mus
actricis Patronus — et P. Aloisius operam dedisse ad eadendam
“connexionem” arctissimam inter Congregationem et societatem F.
Publishers, quae se perficiebat per P. Aloysius, qui in societate F.
omnes facultates administrationis et gubernii habebat, scientibus et
consentientibus Superioribus suae Congregationis.
« Ideo explicatur conamen, quod P. E.M. appellai « camoufla
ge » excludendi P. Aloisius a societate F., ne per ipsius praesentiam
in vertice societatis magis clara esset “connexio” quam “ex tune” ne
gare conati sunt ».
Liminaire.
Le 17 décembre 1987 la Cour suprême du Canada refusait l’auto
risation de pourvoi aux Musées nationaux du Canada 0), l’une des par
ties en cause dans l’action introduite par la Fabrique de la Paroisse de
PAnge-Gardien contre ces Musées, ainsi que celui du Québec — repré
senté par le Procureur général du Québec — et des collectionneurs pri
vés. Le litige portait sur la propriété d’objets destinés au culte et ven
dus, par le curé d’alors sans autorisation.
Ce refus de la Cour suprême rend final et exécutoire l’arrêt unani
me de la Cour d’appel du Québec du 28 mai 1987, confirmant la déci
sion de la Cour supérieure du Québec du 18 février 1980 (2).
Malgré son importance pratique et doctrinale, l’arrêt de la Cour
d’appel n’a obtenu que la publication d’un résumé (3). Pourtant, cet ar
rêt apporte un éclairage fort complet aux questions de droit patrimonial
en litige et aux relations entre le droit canonique et le droit étatique,
établissant de façon judiciaire une « civilizatio » (4) du droit canonique,
Cour d’appel:
Le vingt-huitième jour de mai de mil neuf cent quatre-vingt-sept
Coram: L’Heureux-Dubé, Malouf, Rothman, JJ. C.A.
Roger Prévost, et
Jean Soucy, et
Le Procureur général de la province de Québec, et
Les Musées nationaux du Canada, et
Jean-Paul Lemieux,
Appelants (Défendeurs)
c.
Intimée (Demanderesse)
Résumé
Un résumé plus complet est publié dans Jurisprudence Express, 87
657.
En octobre 1962, le curé de la paroisse a vendu certains objets
anciens à l’appelant qui les a par la suite revendus à des tiers. La fa
brique intimée réclame les biens ainsi vendus, au motif qu’ils étaient
des choses sacrées et hors commerce.
L’absence d’autorisation préalable d’ester en justice requise par
l’article 26 de la Loi des fabriques n’affecte pas l’action intentée par
l’intimée. L’exigence de l’autorisation préalable de l’évêque du dio
cèse lui donne un pouvoir de surveillance et de contrôle adéquats
pour protéger les meilleurs intérêts de la fabrique, de la paroisse et
des ses paroissiens. Cette disposition de la loi ne vise pas à protéger
les tiers.
La Cour entérine l’opinion du premier juge qui a conclu que le
droit canon doit s’appliquer au présent litige. Il a eu raison de décla
rer que les biens revendiqués étaient des choses sacrées et que, tant
et aussi longtemps que leur destination n’avait pas été changée par
l’autorité compétente, ils étaient hors commerce et ne pouvaient être
vendus. Le curé n’ayant pas obtenu les autorisations requises, n’a
vait pas, selon le droit civil et le droit canon, le mandat nécessaire
pour vendre les biens appartenant à la fabrique.
Arrêt
L’arrêt établi de façon identique pour chacun des appelants se lit
comme suit-.
620 ERNEST CAPAKROS
Je dois ici ajouter que cette nouvelle loi a abrogé l’ancienne Loi
des paroisses et des fabriques, 1964 S.R.Q. ch. 303.
Les appelants prétendent que l’action intentée par l’intimée est
nulle d’une nullité absolue pour défaut d’autorisation préalable. Le
premier juge, en consacrant 27 pages de son jugement sur ce point (7),
(7) Id., aux p. 186-192 (le juge Malouf réfère certainement au texte dactylogra
phié du jugement de première instance).
I. AFFAIRE DES TRESORS DE L ANGE-GARDIEN 625
(9) Ibidem.
(10) là., p. 182.
(H) Id., p. 182-183.
628 ERNEST CAPARROS
Et le juge continue:
L’Eglise qui doit durer longtemps veut que ses êtres infé
rieurs conservent leur capital stable pour les générations fu
tures et décrète qu’aucun acte pouvant mettre en péril de
tels biens ne puisse être posé sans la permission des chefs
ecclésiastiques.
Je suis d’avis que le curé ayant agi de son propre chef sans l’au
torisation de la fabrique n’avait pas le mandat nécessaire pour ven
dre les biens appartenant à la fabrique.
Passons maintenant au droit ecclésiastique.
Le professeur Ernest Caparros, lors de son témoignage a décrit
les étapes et les formalités qui doivent être suivies lors de l’aliéna
tion d’un bien ecclésiastique appartenant à une fabrique. Il nous dit
que le droit canon exige, selon les canons 1530 et suivants, premiè
rement une estimation écrite faite par des experts, deuxièmement
une juste cause, c’est-à-dire d’urgente nécessité, ou l’utilité de l’égli
se ou un motif de piété, et troisièmement la permission du supérieur
légitime sans quoi l’aliénation est invalide. Cette dernière condition
est absolument nécessaire sans quoi l’acte devient nul et on ne doit
pas omettre les autres exigences que peut prescrire le supérieur.
Dans le cas présent, le curé a aliéné de son propre chef les biens
revendiqués. Il n’a pas suivi la procédure établie par le droit canon.
Je désire maintenant référer à la publication intitulée « Discipline
Diocésaine » publiée par l’autorité de son Éminence le Cardinal Ville
neuve, archevêque de Québec, dans la troisième édition de la Discipli
ne du Diocèse de Québec, refondue selon le Code de droit canonique,
Québec, l’Action Catholique, 1937.
À l’article 21, le mot « aliénation » est défini comme « acte qui
transfère à titre gratuit ou onéreux la propriété d’un bien ecclésiasti
que ». L’article 23 prévoit:
Conclusion. — Par tous ces motifs, je suis d’avis que les appels
devraient être rejetés avec dépens.
[Extrait]
[...]
(19) Il semblerait qu’une erreur fort compréhensible se soit glissée dans cette
référence. En effet, la citation reproduite plus loin indique qu’il s’agit bien de l’ali
néa 1 de l’article 553 C.P.C., et non de l’article 553.1 C.P.C. L’article 553 se lit:
« Sont insaisissables: 1. Les vases sacrés et autres objets destinés au culte; [...] ».
Nous le corrigerons dans le texte.
l’affaire des trésors de l’ange-gardien 637
* * *
* * *
(20) À cause de la même erreur signalée à la note 19, l’arrêt reproduisait ici
l’article 553.1 C.P.C., que nous avons suprimé car il ne concerne pas ce litige.
638 ERNEST CAPARROS
* * *
(2I) Le juge P.-E. Bernier en fait la longue énumération, voir supra, note 2,
p. 178-179.
F) Cfr. supra, note 2, p. 177-178.
P) Cfr. id., p. 192-196.
P) Cfr. id., p. 179, 201 et 203. Soulignons, cependant, que l’autorisation de
l’évêque n’était pas requise pour l’aliénation de biens mobiliers au moment où les
ventes se sont produites. Voir infra, note 30.
F) Cfr. notamment supra, note 2, p. 192-1.93.
(26) Voir supra, opinion du juge Malouf, au paragraphe intitulé « Les points en
litige ».
640 ERNEST CAPARROS
(32) Nous avons le curieux privilège d’avoir deux codes civils. L’ancien, le Co
de civil du Bas-Canada, voué à la disparition. Et le nouveau: le Code civil du Québec,
qui finira un jour par remplacer l’ancien.
(33) Mutatis mutandis, si une telle disposition avait été insérée dans un Code
civil elle aurait pu se lire: Les dispositions du droit canonique auxquelles renvoient
implicitement ou explicitement le Code civil doivent être observées en droit civil
avec les mêmes effets, dans la mesure où elles ne sont pas contraires à l’ordre public
et aux lois prohibitives.
P'*) C’esL le cas pour la Loi sur les fabriques, supra, note 5. D’une façon plus
ou moins similaire la Loi sur les évêques catholiques romains, L.R.Q., c. E-17, envisa
ge des aspects de civilizatio en rapport avec les corporations simples des évêques.
l’affaire des trésors de l’ange-gardien 643
Conclusion.
nico não falta razão a este autor, já que, com a entrada em vigor do
Codex atual, por força dos cânones 6 § 1, l°e34§3, fica derroga
da essa Instrução (22). Mesmo assim caberia objetar que, dada a situa
ção atual, poder-se-ia entender como mais necessário fazer a tramita
ção do expediente mediante a Cúria, como tem sido estabelecido por
outras Conferências Episcopais, já que isso evita em maior medida
possível fraudes que não raramente se apresentam, especificamente,
onde mais patente são as condições descritas pelo referido autor (23).
Também deixa à determinação do Bispo Diocesano o modo e
prazo em que devem ser feitos os proclamas (n° 3 da norma que co
mentamos). Parece que a CNBB não quis unificar este tema para to
do o país, por razão das várias circunstâncias que nele se dão, dei
xando à normativa diocesana este tema, assim como as normas acer
ca da preparação doutrinal e espiritual dos nubentes (n° 6 da nor
ma). Cada Bispo na sua diocese deverá ditar normas mais adequadas.
No que se refere aos matrimónios mistos, a norma 17 do Decre
to 4/86 estabelece como deve ser preparado o processo de habilitação
nestes casos. Será o pároco quem fará os trâmites do processo de ha
bilitação matrimonial, quem pedirá e receberá as declarações dos nu
bentes em ordem aos compromissos que assumem respectivamente.
Levar-se-á em consideração que embora seja o pároco quem tem este
dever, a licença para contrair o matrimónio deverá ser pedida por
este ao Ordinário do lugar, de acordo com o cân. 1125.
No que diz respeito à dispensa da forma canónica nos matrimó
nios mistos, o n° 18 das normas (Decreto 4/86) estabelece no item 3
quais são as graves dificuldades que podem ser motivos suficientes
para a dispensa. Lembra-se que a dispensa deve ser concedida em ca
da caso e não de modo genérico. Inicialmente, o texto aprovado pela
22 a Assembléia Geral, podia induzir a equívocos neste sentido; daí a
observação feita por parte da Santa Sé, lembrando que devia constar
no texto que a dispensa só pode ser concedida em casos singu
lares (2,f).
Com relação ao tema da idade mínima para contrair licitamente
matrimónio se estabelece a de 18 anos para o varão e 16 para a mu-
das, para sua adequação ao novo Código, mas de fato parece que
existia um desejo de não deixar de fazer uma referência explícita nes
te decreto àqueles cânones que se remetem à competência da Confe
rência Episcopal nestas matérias.
Além destas normas de caráter organizacional se contém nos
Decretos que comentamos outras normas que afetam mais direta
mente à organização eclesiástica. A primeira delas determina quais
são os órgãos competentes para a elaboração das listas de candidatos
possíveis ao Episcopado (n° 5).
As normas relativas ao funcionamento dos Conselhos Presbiterais
(n° 7 do Dec. 4/86) e a que se refere à nomeação de párocos ad tempus
(n° 24 do Dec. 4/86) foram objetos de uma certa discussão entre a
CNBB e os respectivos dicastérios da Cúria Romana, que vale a pena
destacar, para descobrir quais os critérios que foram seguidos.
A observação enviada pela Congregação para o Clero pede que
no item sete da norma n° 07 se incluissem as palavras se possível, de
maneira a tornar mais discrecional a reunião do Conselho Presbite-
ral, deixando uma maior margem para a avaliação pessoal do Bi
spo (26). A impressão que se tem é que não se desejava impor como
obrigatória a convocação desta reunião periódica do Conselho, coisa
que podia, em certa medida, ser deduzida da norma que foi aprova
da pelo Plenário e enviada a Roma.
O próprio Romano Pontífice fez uma série de observações rela
tivas ao tema da nomeação de pároco ad tempus. De fato, a norma
enviada inicialmente a Roma determinava que « o Bispo pode no
mear pároco por tempo determinado. O prazo desta nomeação não
seja inferior a três anos ». O Papa dava uma série de razões para in
dicar que o normal deve ser a nomeação de pároco por tempo indefi
nido, gozando da necessária estabilidade no ofício, sendo que a no
meação de pároco ad tempus deve constituir a exceção, e que em
qualquer caso não seja este tempo inferior a seis anos. Como se afir
ma na Carta da Congregação: « O Papa tem insistido benevolamente
sobre a figura do pároco, como pai de seus fiéis que acolhe na vida
cristã e conduz e acompanha progressivamente aos vários sacramen-
(26) Cfr. C.M., 30 de abril de 1985, p. 367 - A comissão fez uma contra-obser
vação « a observação é óbvia, mas o texto aprovado não ativa a discrecionalidade de
julgamento do Bispo; pois « ad impossibilia nemo tenetur ». Por outro lado, uma
reunião ao menos trimestral, pareceu a quase todo o Episcopado Brasileiro um crité
rio válido de periodicidade mínima para as reuniões do « senatus episcopi ». De fato
não foi atendida esta sugestão, e ficou prevalecendo o critério mais amplo.
LEGISLAÇÃO COMPLEMENTAR DO CODIGO DO BRASIL 659
(2S) Vide sobre este tema E. Delamea, A Organização Administrativa dos Bens
Temporais, São Paulo, 1986, p. 66.
(29) CM., 30 abril de 1986, p. 581-582.
LEGISLAÇÃO COMPLEMENTAR DO CODIGO DO BRASIL 661
Luís Madero
L’ABORTO PROCURATO: ASPETTI CANONISTICI
I. Introduzione.
(') Il Concilio Vaticano II, nella cosi, pastorale Gaudium et spes, n° 51, quali
fica l’aborto e l’infanticidio come nefanda criniina. Paolo VI nella lettera enciclica
Rumarne vitae, n° 14, dichiara che « è assolutamente da escludere, come via lecita
per la regolazione delle nascite, l’interruzione diretta del processo generativo già ini-
664 JOSEMARÍA SANCHIS
IL II delitto di aborto.
a) Antecedenti ed impostazione.
Com’è noto la nozione canonica di aborto procurato non coince
deva del tutto né con quella morale né con quella adoperata in ambi
to medico.
Dal punto di vista medico l’aborto provocato è definito come
l’interruzione della gravidanza prima che il feto sia vitale, che pos
sieda cioè le condizioni di sviluppo necessarie per poter vivere fuori
dal seno materno (teoricamente prima della ventottesima settimana).
Si badi che tale nozione ruota attorno al fatto della « gravidanza »,
che designa il fenomeno fisiologico femminile. L’interruzione della
gravidanza può avvenire sia provocando l’espulsione del feto dal ven
tre materno sia con la sua uccisione nell’utero. Si denomina invece
parto prematuro quando il feto viene espulso, vivo o morto, nel pe
riodo vitale.
Nella prospettiva morale, d’altro canto, l’aspetto prevalente ri
guardante l’aborto non è quello dell’interruzione della gravidanza
bensì la soppressione di un essere umano (2).
La dottrina morale classica distingueva tra feticidio (per embrio
tomia, craniotomia (3), ecc.) e aborto. Il primo è l’uccisione del feto
nel seno materno. Per aborto si intendeva invece l’espulsione dal se
no materno del feto vivo ma non vitale, del feto cioè immaturo,
causandone di conseguenza la morte (4).
Per quanto riguarda la nozione canonica di aborto, il codice del
1917 non conteneva alcuna definizione. Tuttavia le fonti del can.
2350 § 1 si rifacevano alla cosi. Effraenatam di Sisto V, del 29 otto
bre 1588, nella quale si condannava come veri omicidi tutti coloro
che in qualsiasi modo « abortus, seu foetus immaturi (...) eiectionem
procuraverint (...) ita ut re ipsa abortus inde secutus fuerit » (5). Con
questo rilevante precedente, tenendo conto del concetto tuttora ela
borato dalla dottrina morale e la norma del can. 19 secondo la quale
« le leggi che stabiliscono una pena (...) sono sottoposte a interpreta
zione stretta », la maggior parte dei commentatori del codice piano
benedettino ritenevano che l’azione costitutiva del delitto di aborto
consistesse esclusivamente nell’espulsione di un feto umano immatu
ro dal seno materno (6).
Tale nozione però non poteva essere considerata unanime in
dottrina dato che autorevoli canonisti se ne discostavano. Per il
Wernz l’elemento fondamentale del delitto di aborto, la sua malizia,
consisteva nell’uccisione del feto; pertanto « qui occidit foetum in
(2) Cfr. J. Connery, Abortion: thè development of thè Roman Catholic perspec
tive, Chicago, 1977.
(3) L’embriotomia è l’intervento chirurgico con il quale il feto viene tagliato a
pezzi nell’utero materno, nel caso in cui non possa essere estratto in maniera norma
le. L’operazione, ove concerni unicamente la testa del feto, prende il nome di cra
niotomia.
(4) Cfr. per tutti D. Prümmer, Manuale Theologiae Moralis, tomus II, Barci-
none-Friburgi Brisg.-Romae, 1958, pp. 125-128.
(5) Codicis Iuris Canonici Fontes, vol. I, Romae, 1926, p. 309.
(6) C. Augustine, A Commentar} on thè new Code of Canon Law, vol. VIII,
St. Louis, Mo., 1922, pp. 398-399; F.M. Cappello, Summa Iuris Canonici, vol. Ili,
Romae, 1940, pp. 540-541; A. Vermeersch-J. Creusen, Epitome Iuris Canonici, to
mo IH, Bruxellis, 1946, p. 345; T. Garcia Barberena, Comentários al Código de
Derecho Canònico, vol. IV, Madrid, 1964, pp. 510-511.
tempo clic va dal concepimento fino alla nascita (,6). Uccidere significa
causare la morte, e questa può essere cercata in qualunque modo; nel ca
so dell’aborto un modo specifico sarà provocando l’espulsione del feto
immaturo dal seno materno. Va sottolineato tuttavia che perché vi sia
l’aborto non si richiede che l’uccisione sia di un feto immaturo. Questo
è confermato dall’impiego dell’espressione quocumque tempore dalla fe
condazione, senza alcuna limitazione, e dal fatto che l’aggettivo imma
turo è aggiunto solo in riferimento all’espulsione del feto in quanto che
esso, essendo appunto immaturo, non può sussistere se non nel ventre
materno. Comunque, il parto prematuro è lecito se fatto nell’intento di
salvare la vita del feto e della madre (17).
Problema diverso è quello di stabilire se la fattispecie del delitto di
aborto esiga che l’uccisione del feto venga procurata nel seno materno
oppure possa anche avverarsi fuori di esso, come a prima vista porta a
concludere il senso letterale della risposta data dalla Commissione, la
quale testualmente dispone che per aborto deve intendersi anche « l’uc
cisione del feto medesimo in qualunque modo e in qualunque tempo dal
momento del concepimento venga procurata », vale a dire, l’uccisione
di un feto umano. Si pensi, ad esempio, agli embrioni umani ottenuti in
vitro che sono distrutti prima di essere trasferiti nel corpo della donna;
si tratta senz’altro in questi casi dell’uccisione di un feto, e tanto la dot
trina morale quanto la più recente dichiarazione del magistero in propo
sito dichiarano immorali e gravemente illeciti tali interventi; non sono
però qualificati quali interventi abortivi (l8), né costitutivi, a nostro av
viso, del delitto di aborto, tra l’altro perché al momento dell’elaborazio
ne del canone sembra che non si fosse considerata, né era allora conce
pibile, una nozione di aborto non riferita alla gravidanza (19).
(20) Cfr. Pio XII, Discorso all'unione Medico-biologica «San Luca », 12.XI.1944,
in Discorsi e Radiomessaggi, Città del Vaticano, 1961, vol. VI, p. 191-192.
(21) Cfr. P. Sardi, op. cit., pp. 323-331; L. Ciccone, «Non uccidere». Que
stioni di morale della vita fisica, Milano 1984, pp. 229-246; P. Palazzini, Vita e virtù
cristiane, Roma, 1987, pp. 222-225.
670 JOSEMARÍA SANCHIS
(22) Cfr. Pio XI, Casti connubii, 31 Dee. 1930, AAS 22 (1930), pp. 564-565
(Dz 3719 e 3721); Istruz. Donum vitae, Parte II: « Fra gli embrioni impiantati ta
lora alcuni sono sacrificati per diverse ragioni eugenetiche, economiche o psico
logiche. Tale distruzione volontaria di esseri umani (...) è contraria alla dot
trina già ricordata a proposito dell’aborto procurato ». Sul rapporto tra fe
condazione in vitro e 1 'embryo-transfer (FIVET) ed aborto si veda A. RodrÌguez-
R. Lopez, La fecondazione « in vitro ». Aspetti medici e morali, Roma, 1986, pp.
82-90.
(23) Cfr. Resp. S. Officii ad archiep. Lugdunensi, 31 Maii 1884, ASS, 17
(1884/85), p. 556; Resp. S. Officii ad archiep. cameracensem, 14 (19) Aug. 1889,
De craniotonia, ASS 22 (1889/90), p. 748 (Dz 3258); Resp. S. Off. ad archiep.
Camerac. (Cambrai), 24 lui. 1895, De craniotonia et abortu, A55 28 (1895/96), p.
383-384 (Dz 3298); Pio XI, Casti connubii, cit., pp. 562-563 (Dz 3720). L’escis
sione di una tuba contenente un feto ectopico costituisce aborto diretto: Cfr.
Resp. S. Officii ad episc. Sinaloensem 4 Maii 1898, « Ad 3. Necessitate cogente,
licitam esse laparotomiam ad extrahendos e sinu matris ectopicos conceptus,
dummodo et fetus et matris vitae, quantum fieri potest, serio et opportune provi-
deatur » , ASS 30 (1897/98), p. 704 (Dz 3338); Resp. S. Off. ad Fac. theol, Univ.
Marianopol., 5 Mart. 1902, De modis extrahendi fetum, «Qu.: Utrum aliquando
liceat e sinu matris extrahere fetus ectopicos adhuc immaturos, nondum exacto
sexto mense post conceptionem? Resp.: Negative, iuxta Decr. 4 Maii 1898, vi
cuius fetus et matris vitae, quantum fieri potest, serio et opportune providen-
dum est; quoad vero tempus, iuxta idem Decretum, Orator meminerit, nulla m par-
tus accelerationem licitam esse, nisi perficiatur tempore ac modis, quibus ex or
dinarie contingentibus matris ac fetus vitae consulatur », ASS 35 (1902/3), p. 162
(Dz 3358). L’isterectonia per carcinoma in donna gestante, invece, è considerata
aborto indiretto. Sul dibattito scientifico suscitato tra i moralisti in occasione di
questi problemi e gli orientamenti del magistero si veda J. Connery, op. cit., pp.
284-303.
(24) Declaratio De abortu procurato, n° 14: « Non possiamo misconoscere
queste gravissime difficoltà: può essere ad esempio una grave questione di salute,
talvolta di vita o di morte, per la madre; può essere l’aggravio che rappresenta un
figlio in più, soprattutto se ci sono buone ragioni per temere che egli sarà anorma
le o rimarrà minorato; può essere il rilievo che, in diversi ambienti, hanno o assu
mono le questioni di onore e di disonore, di declassamento sociale, ecc,; si deve
senz’altro affermare che mai alcuna di queste ragioni può conferire oggettivamente
il diritto di disporre della vita altrui anche se in fase iniziale. (...). La vita, infatti,
l’aborto procurato: aspetti canonistici 671
è un bene troppo fondamentale perché possa essere posta a confronto con certi in
convenienti, benché gravissimi ».
(25) Cfr. F.X. Wernz-P. Vidal, op. cit., p. 516; F.M. Cappello, op. cit., p.
540; A. Vermeersch-J. Creusen, op. cit., p. 344.
(26) V. De Paolis, op. cit., pp. 119-120: «Deliberata voluntas procurandi
eiectionem foetus vivi sed non vitalis vel mortem ipsius foetus in sinu materno ».
(27) Cfr. I. Carrasco De Paula, Vent'anni ài cultura contraccettiva, in « Hu-
manae vitae »: venti anni dopo, Atti del II Congresso Internazionale di Teologia Mo
rale (Roma 1988), Milano, 1989, pp. 688-699.
(28) Cfr. Couzinet ed altri, Termination of early pregnancy by thè progestorone
antagonist RU 486 (mifepristone), in New England Journal of Medicine, 315 (1986),
pp. 1565-1570.
672 JOSEMARÍA SANCHIS
(29) Ad esempio, l’uso del dispositivo intrauterino o della pillola del giorno
dopo, benché abbiano effetto abortivo, non comportano necessariamente l’aborto,
perché questo dipenderà dall’effettiva fecondazione previa; siccome in questi stadi
dello sviluppo dell’embrione non è possibile sapere, senza un’apposita esplorazione
di accertamento, se la fecondazione è avvenuta o meno, i possibili aborti provocati
dall’utilizzazione di questi mezzi, proprio per la loro incertezza, non cadono sotto la
pena stabilita. Per lo stesso motivo scrive M. Conte a coronata, Institutiones luris
Canonici, vol. IV, p. 490: « Attamen admittit doctrina non considerari ut abortum
actum quo per lavacra aut aliis mediis semen masculinum ex vagina expellitur intra
viginti quatuor horas a conceptione seu melius a copula, licet haec expulsio fiat in-
tentione procurandi abortum ».
(30) Il codice precedente alla scomunica aggiungeva la pena speciale di degra
dazione per i chierici, perciò nei primi progetti del nuovo canone si prevedeva an
che la sospensione se si trattava di un chierico (Schema documenti quo disciplina
sanctionum seu poenarum in Ecclesia Latina denuo ordinatur, Typis Polyglotis Vatica
ni, 1973, can 71: « Qui abortum procurât, in latae sententiae interdictum incurrit,
et, si sit clericus, etiam in suspensionem »; dello stesso tenore il Codex luris Canoni
ci, schema del 1980, can. 1350); poi questa disposizione è stata soppressa. Rimane
tuttavia, d’altro canto, l’irregolarità a ricevere gli ordini sacri di chi « ha procurato
l’aborto, ottenuto l’effetto, e tutti coloro che vi hanno cooperato positivamente »
(can. 1041, 4°), oppure a esercitare gli ordini ricevuti (can. 1044 § 1, 3°).
(}1) Opera consultorum in parandis canonum schematis, III. Coetus studiorum de
Iure poenali, adunatio diei 22 aprilis 1977, in Communicationes 9 (1977), p. 317:
« Suggestum est ut contra procurantes abortum statuatur poena ferendae sententiae.
Consultores autem censent opportunam esse poenam latae sententiae alioquim omni
efficacia privaretur, cum multi casus aborti sint occulti ». Come si vede, la stessa ra
gione più volte ripetuta come giustificativa delle pene latae sententiae (Cfr. Commu
nicationes 8 (1976), pp. 170-171; e P. Ciprotti, La riforma del diritto penale della
Chiesa, in AA.W., Raccolta di scritti in onore di Pio Fedele, vol. 1, Perugia, 1984,
p. 74, nota 2).
L ABORTO PROCURATO: ASPETTI CANONISTICI 673
(32) Relatio complectens syntesim animadversiomm ab Em. mis atque Exc. mis
patribus commissioni ad novissimum schema CIC exhibitamm, cum responsionibns a se
cretaria et consultoribus datis. Anìmaàversìones ad can. 1350, in Communicationes 16
(1984), pp. 50-51.
(33) Sulla dottrina e la normativa riguardante il codice precedente si veda G.
Michiels, De delictis et poenis, vol. 1, Parisiis-Tornaci-Romae-Neo Eboraci, 1961,
pp. 326-363; sul regime vigente A. Marzoa, Los delitos y las penas canónicas,
AA.VV., Manual de Derecbo Canónico, Pamplona, 1988, Cap. XI, pp. 704-706.
(34) Si chiamano coautori le persone che con la stessa intenzione delittuosa
concorrono simultaneamente e fisicamente ad un delitto (cfr. can. 2209 § 1 del CIC
17).
(35) Se il mandante è un’autorità pubblica, il mandato si denomina ordine di
delinquere. In senso ampio si considera il mandante autore principale.
(36) Cfr. J.A. Coriden, The canonical penalty for abortion as applicable to admi-
nistrators of clinics and hospitais, in The Jurist, 66 (1986), pp. 652-658. Ha ragione
quest’autore quando conclude: « The canonical tradition of sanctions for abortion
goes back many centuries. Even its more modern precode enactments occured in
thè late sixteenth and nineteenth centuries. They envisioned abordons as indivi-
674 JOSEMARÍA SANCHIS
dual, isolated events involving very few persoli. They were certainly not aimed at
routinized, institutionalized abortion procedures which take place in complex faci-
lities with many levels of participating personnel. Serious moral responsability exi-
sts at all these levels (e.g., support staff, counsellors, medical assistants, managers,
executives, trustées, donors, licensing agents, lawmakers, etc.), but none of them
fall under thè canonical sanction of canon 1398 » (p. 658). Sono tuttavia suggesti
ve le seguenti riflessioni di L. Ciccone, op. cit., p. 178: « Ora il fenomeno recente
della liberalizzazione dell’aborto, ha fatto comparire forme del tutto nuove di coo
perazione all’aborto davvero inesistenti e impensabili in passato. Si tratta di parec
chie categorie di persone la cui opera è stata, ed è, determinante nell’effettuarsi
non di un singolo aborto, ma di un numero imprecisabile, comunque molto eleva
to, di aborti. (...) sarebbe davvero ingiusto e irrazionale che la scomunica colpisca
un semplice infermiere, che anche una solo volta abbia cooperato a un aborto, ad
esempio porgendo gli strumenti in sala operatoria a un medico che effettua un
aborto, mentre non colpisce chi, non a un medico, ma a tutti quelli che compiran
no aborti nella nazione, o nella regione, o nel comune, o nell’ospedale, porge gli
« strumenti » indispensabili per compiere un numero indefinito di aborti, assicura
loro un adeguato compenso e garantisce loro l’impunità ».
L ABORTO PROCURATO: ASPETTI CANONISTICI 675
(37) Ad esempio, Rivista Diocesana di Roma, V. 25, 1984, p. 637: «Il Santo
Padre, limitatamente al territorio della diocesi di Roma, concede a tutti i sacerdoti
che, per ragione del loro ufficio a Roma o per concessione del Vicariato godono del
la facoltà di ricevere le confessioni dei fedeli, la facoltà di rimettere nel foro interno
sacramentale la scomunica latae sententiae prevista al canone 1398 per l’aborto pro
curato, con l’obbligo di imporre una congrua penitenza ».
676 JOSEMARIA SANCHIS
(38) È ovvio che rimanere in stato di peccato, anche se per un periodo di tem
po molto limitato, dovrebbe essere sempre gravoso alla coscienza rettamente forma
ta di qualsiasi fedele, e perciò il pentimento e il desiderio di ricevere l’assoluzione
dei peccati ed ottenere la riconciliazione — riacquistare, per opera della grazia divi
na che si riceve in questo sacramento, lo stato di grazia — sarebbe in tutti auspica
bile. E questo il motivo, fondato su salde ragioni teologiche e pastorali (cfr. esorta
zione apostolica post-sinodale Reconciliatio et paenientia, 2.XII. 1984, AAS 77
(1985), pp. 185-275, passim), per il quale il sacerdote può fomentare il pentimento
— fa parte importante del suo ministero — e quindi promuovere le condizioni ri
chieste per poter impartire l’assoluzione della scomunica e dei peccati (evidentemen
te sono necessari il pentimento c la confessione di tutti i peccati gravi, non solo di
quello per l’aborto: cfr. cann. 959 e 988 § 1).
L ABORTO PROCURATO: ASPETTI CANONISTICI 677
JOSEMARÌA SaNCHIS
(39) Cfr. A. Stenson, Penalties in thè new Code. The role of thè confessor, in
The Jurist, 63 (1983), p. 418.
(40) Cfr. V. De Paolis, Coordinatio inter forum intemum et extemum in novo
iure poenali canonico, in Periodica, 72 (1983), pp. 430-432.
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Rassegna di bibliografia
Recensioni
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AA.VV., Le nouveau code de droit Chiesa latina e dalla redazione di
canonique. (Actes du Ve. Congrès in quello delle Chiese di rito orien
ternational de droit canonique. Otta tale.
wa, 19-25 août 1984), éditeur: Fa Le periodiche assemblee (e gli
culté de droit canonique, Universi Atti corrispondenti) della Consocia-
té Saint-Paul - The new code of ca tio intemationalis studio iuris cano
non law. (Proceedings of the 5th. In nici promovendo riflettono bene
ternational Congress of Canon Law. questa situazione. Il primo congres
Ottawa, August 19-25, 1984), publi so convocato dalla Consociatio ebbe
sher: Faculty of Canon Law, Saint come tema Persona e ordinamento
Paul University - Ottawa 1986, 2 nella Chiesa (Milano, 1973); questo
vol., p. 1166. fu in realtà il secondo dei « Con
gressi internazionali di diritto ca
Abitualmente i congressi cercano nonico » giacché il primo fu quello
di analizzare, da prospettive e posi che dette origine alla Consociatio
zioni dottrinali differenti, un de (Roma, 1970) ed ebbe un argomen
terminato aspetto nell5 ambito dei to ancora più generico: La Chiesa
vari settori scientifici cui i congres dopo il Concilio. Pamplona fu sede
sisti dedicano la loro attenzione nel nel 1976 del terzo congresso {La
lavoro di ricerca, di insegnamento norma nel diritto canonico), mentre
o di applicazione pratica. Nella ca Friburgo in Svizzera ospitò il quar
nonistica questa tipica specializza to (I diritti fondamentali del cristia
zione presente nella maggioranza no nella Chiesa e nella società).
dei convegni scientifici, non è sta Dopo la promulgazione ed entra
ta, negli ultimi decenni, possibile ta in vigore del nuovo codice, nel
né conveniente. Il profondo rinno 1983, parve doveroso che il succes
vamento dell’ecclesiologia realizza sivo congresso della Consociatio si
to dal Concilio Vaticano II ha fatto dedicasse a porre in evidenza i cri
sì che l’interesse dei canonisti si di teri ermeneutici con cui si fosse do
rigesse in larga misura verso quegli vuta studiare, applicare ed inter
aspetti più fondamentali sui quali pretare la nuova legge; le sue prin
poggia l’intera struttura del diritto cipali innovazioni rispetto alla nor
della Chiesa, e perfino verso la co mativa precedente; alcuni aspetti
statazione dell’esistenza della stes su ciò che il denominato « ultimo
sa dimensione giuridica del popolo documento conciliare » esige o per
di Dio. Tutto ciò veniva inoltre ri mette rispetto ad ulteriori sviluppi
chiesto dal lavoro di revisione del legislativi (sia a livello universale
codice di diritto canonico della che particolare); ecc. Nell’agosto
del 1984, sotto il patrocinio dell’U zione del congresso (prof. Francis
niversità di San Paolo ad Ouawa, G. Morrisey) e la pubblicazione
ebbe luogo il V Congresso interna degli Atti (prof. Jean Thorn, in
zionale di diritto canonico, dal tito stretta collaborazione con un équi
lo Le nouveau code de droit canoni pe diretta dal prof. Michel Thé-
que - The new code of canon lato, di riault). In secondo luogo, questa
cui ora presentiamo gli atti. presentazione degli Atti del con
Questa pubblicazione rispecchia gresso di Ottawa ci evoca il ricor
con chiarezza alcune delle peculia do del professor Pedro Lombardia,
rità che caratterizzano il metodo rieletto presidente della Consocia
scientifico e docente delle Univer no ad Ottawa e spentosi nel 1986
sità nordamericane: pragmatismo e a 55 anni di età. Nei suoi brevi
concretezza, nei confronti di impo discorsi di apertura e di chiusura
stazioni più astratte e teoretiche ti del congresso (p. 51-57) si manife
piche di ampi settori del vecchio stano con chiarezza i tratti che, a
continente; particolare sensibilità mio giudizio, caratterizzarono il
di fronte alla diversità di situazioni suo lavoro universitario ed eccle
culturali ed etniche che coesistono siale: amore e obbedienza intelli
in una medesima società (questa gente alla legge della Chiesa; rigo
sensibilità è particolarmente viva re scientifico; stima sincera (e non
nel Canada bilingue), rispetto ad solo rispetto) verso posizioni intel
una maggiore omogeneità di pro lettuali differenti dalle sue; deside
blematiche in ciascuna delle confe rio di far risaltare la dignità e la
renze episcopali europee. I criteri libertà di ciascun membro del Po
utilizzati per armonizzare Ì diversi polo di Dio e di promuovere il più
articoli, gli utili abstracts, ma so ampio pluralismo nei vasti settori
prattutto l’impostazione della mag della scienza canonistica nei quali
gioranza dei contributi dei canoni la lex divina ed il magistero eccle
sti americani sono il riflesso di siastico non esigono una filiale e
quanto abbiamo esposto. feconda unità.
Questi Atti sono il risultato dello Di fronte alla impossibilità di
sforzo di molte persone, in primo commentare le 59 relazioni e comu
luogo degli autori delle 59 relazioni nicazioni, precedute dal messaggio
e comunicazioni presentate. Tutta di Giovanni Paolo II ai partecipan
via ci pare doveroso risaltare il con ti (p. 33-39), e per evitare di privi
tributo di alcune persone che, al di legiarne alcune con inevitabili
là dei loro apporti scientifici nel omissioni che sarebbero ingiuste,
Congresso, hanno reso possibile il mi limito a trascriverne un indice,
suo svolgimento e la presente pub seguendo l’ordine alfabetico degli
blicazione. In primo luogo i decani autori: Arrieta Ochoa, Juan Igna
della Facoltà di diritto canonico cio - Provincia y région eclesiástica,
dell’Università di San Paolo, cui va 607-625. Arza Arteaga, Antonio
il merito della brillante organizza - Bautizados en la Iglesia católica
RECENSIONI 683
diano con attenzione la figura del Mons. Tramma espone una rela
curatore, gli effetti giuridici della zione sui periti, intitolata Annota
sua costituzione, da chi è designa zioni sgarse in tema di periti (p. 203
to, i suoi diritti e obblighi ecc. Seb 209). E questo un tema assai trat
bene mons. Ricciardi nella conclu tato, in ogni momento storico, dai
sione affermi che le questioni che maggiori canonisti: mons. Tramma
possono sorgere attorno alla figura tuttavia non fa riferimento ai sud
del curatore sono molte, possiamo detti studi, ma preferisce riportare
tuttavia affermare, una volta letto alcune indicazioni sull’istituto della
il suo studio, che esse siano state perizia sorte dalla sua esperienza
da lui già in gran parte risolte. forense, unitamente alla citazione
Il prof. Llobell ha contribuito al di taluni casi reali. Le Annotazioni,
l’opera con uno studio su Lo « ius pur nella loro sinteticità, risultano
postulandi » e i patroni (p. 185 di grande interesse.
202). L’autore analizza dapprima L’argomento relativo a La fase
taluni principi normativi fonda introduttona del processo e la non
mentali relativi agli avvocati e ai comparsa della parte convenuta (p.
procuratori; ma particolarmente in 211-221) è trattato da un avvocato
teressanti ci paiono le idee da lui rotale, L. Mattioli. Due questioni
espresse sui problemi posti dagli da lui affrontate mi sono parse par
istituti qui trattati. Esse sono il ri ticolarmente significative. La pri
flesso di una assennata riflessione ma riguarda alcune perspicaci con
dottrinale sulla concezione istituzio clusioni in tema di interesse ad agi
nale del processo canonico — alla re e a resistere, relativamente al
luce degli insegnamenti di Pio XII soggetto capace di introdurre una
alla Rota Romana —, e sulle conse causa di nullità matrimoniale. La
guenze di detta concezione nelle seconda è sintetizzata dall’a. nel se
norme sulla funzione e ruolo degli guente modo: « Attesa però la na
avvocati e procuratori nel processo. tura del processo matrimoniale, la
Prendendo le mosse da questi realtà dei fatti per avventura emer
aspetti, l’a. dimostra cosa implichi sa non può rimanere senza conse
l’unità del fine delle cause di nulli guenze solo perché la sua acquisi
tà matrimoniale; l’unità di azione e zione è affetta da un vizio di proce
di cooperazione da parte di coloro dura » (p. 217). Ritengo che detta
che intervengono in una causa di affermazione vada chiarita, in
nullità matrimoniale, nel pieno ri quanto può essere causa di non po
spetto della natura del proprio ruo che ingiustizie: ci troveremmo in
lo processuale (ovvero, rispettando fatti dinanzi ad azioni che, pur fon
il principio del contraddittorio); e, date sulla verità dei fatti, si autole-
infine, la natura giuridica dei dirit gittimino per non osservare le nor
ti e obblighi inerenti ai patroni re me processuali, dettate invece pro
lativamente a quanto sopra enun prio a garanzia della conformità
ciato. con la giustizia non solo della sen-
RECENSIONI 693
degli organi collettivi, sulla base di La prima parte dei lavori viene
criteri giuridici: elezione dei com conclusa dal prof. Zanchini di Ca-
ponenti, designazione del presiden stiglionchio, con un lavoro intitola
te, determinazione dei suoi poteri, to La costituzione della Chiesa fra
capacità di autoconvocazione, de regressione e sviluppo, ricco di preci
terminazione dell’ordine del giorno se osservazioni sull’attuale momen
ecc. to della scienza canonistica e del
Il lavoro del prof. Pio Fedele, in diritto della Chiesa, benché non
titolato Il primato del Vicario di Cri sempre paiono condivisibili le con
sto evidenzia la qualità scientifica e clusioni o il contesto delle sue im
l’erudizione dell’autore. Il prof. postazioni. In campo metodologi
Ferrari tratta de L’organizzazione co, denuncia gli sterili e vuoti pa-
istituzionale della Chiesa italiana du storalismi e teologismi che hanno
rante il pontificato di Pio XII, ana invaso l’ambito canonistico, sotto
lizzando il contenuto dei sinodi lineando come tali correnti finisca
diocesani e dei concili particolari no per essere debitrici del normati
svoltisi in Italia in quel periodo. Il vismo giuridico che pretenderebbe
prof. Gherro, a proposito dell’Ac ro superare (p. 314); a partire dal
cordo di modificazione del Concor contenuto dei discorsi inaugurali
dato lateranense affronta sia il pro del Concilio Vaticano II — pro
blema della libertas Ecclesiae anche nunciati da Giovanni XXIII e da
in funzione del singolo christifidelis, Paolo VI — e dai « quattro scopi »
sia quello dei nuovi modelli di rela del Concilio in essi tracciati, viene
zione e cooperazione tra la Chiesa affrontata la tematica dei principi
e lo Stato che sorgono dall’esisten integrativi della costituzione mate
za delle Conferenze episcopali. La riale della Chiesa, sostenendo la vi
prof.sa Petroncelli presenta le genza giuridico-canonica delle indi
strutture di cooperazione dei diffe cazioni conciliari senza necessità
renti episcopati africani che costi dell’intervento mediatorio della
tuiscono el Conferenze episcopali legge formale.
internazionali create nel continen La seconda parte del libro, dal ti
te, con il contributo documentale tolo di Contributi vari, raccoglie
dei loro rispettivi statuti. Il prof. con qualche eccezioni studi di dirit
Spinelli, nel suo lavoro dal titolo to ecclesiastico e di diritto matri
Annotazione sul potere del collegio moniale, limitandoci in questa sede
episcopale in unione al Pontefice, all’indicazione deio loro titolo: il
studia il tema della cooperazione prof. Adami, Brevi note sullo « sta
del collegio nella funzione prima- tus » giuridico dell’insegnante di reli
ziale. Il prof. Varnier si occupa del gione; il prof. Barbieri, Alcune
la recente evoluzione della figura questioni in merito all’inconsumazio
del sinodo diocesano, facendo par ne del matrimonio; il prof. Laric
ticolare riferimento a quello attual cia, La posizione della Repubblica
mente in preparazione nella diocesi italiana nei confronti della Chiesa
romana. cattolica; il prof. Lo Castro, Ri
RECENSIONI 699
non più ecclesiologica ma, piutto non può che studiare lo « stato di
sto, sociologica — della comunità. christifedelis » prima di passare alla
Il secondo capitolo del libro è trattazione dei particolari stati. A
dedicato all’esposizione sistematica mio avviso, ogni volta che il codice
della normativa codiciale riguar ha voluto espressamente essere la
dante la posizione giuridica delle traduzione in linguaggio canonisti
persone nella Chiesa. Il prof. De co dell’ecclesiologia del Concilio,
Paolis, dimostrandosi un grande se si vuole ritenere ancora questa
conoscitore del codice, articola terminologia, la si dovrà svuotare
quest’argomento in quattro sezioni del significato che cozza con il
intitolate « lo stato di christifede- principio d’uguaglianza di tutti i
lis », « lo stato clericale », « lo stato battezzati, come del resto sembra
laicale » e « lo stato di vita consa che si faccia nell’introdurre la nuo
crata », appoggiandosi non solo sui va categoria di « stato » del fedele.
corrispondenti canoni, ma anche Il compito di affrontare diretta
sui testi conciliari pertinenti, spe mente il tema dello statuto giuridi
cie nel parlare della vita consacrata. co dei ministri ordinati è stato affi
L’autore si sofferma soprattutto su dato al prof. Urso. Nel terzo capi
gli aspetti che presentano maggiori tolo dell’opera, Urso raccoglie esau
novità, cercando di coglierne i trat rientemente la normativa codiciale
ti essenziali. Ciò si nota anzitutto riguardanti i diritti ed i doveri dei
nella descrizione dello stato laicale chierici, in continuo raffronto con
e nella spiegazione degli istituti se il codice piano-benedettino nonché
colari che vengono giustamente in con frequenti riferimenti ai docu
quadrati nella vita consacrata an menti conciliari ed al processo d’e
che se differenziati dagli istituti re laborazione del nuovo codice. Egli
ligiosi. conclude il suo lavoro con un elen
Quantunque lo scopo di questo co dei diritti e doveri dei ministri
secondo capitolo sia sempre quello ordinati, avvertendo però che nel
di presentare il contenuto del codi l’attuale codice non si trovano solo
ce, è palese che un’analisi sistema obblighi e diritti ma anche capacità
tica di questa materia non è priva ed esortazioni morali (ponendosi
di difficoltà. L’autore infatti si giustamente il problema della loro
sforza per armonizzare la dottrina portata giuridica).
del Vaticano II circa l’uguaglianza Il quarto capitolo, a cura di
di tutti i fedeli, la chiamata univer mons. Fagiolo, tratta dell’episcopa
sale alla santità, il ruolo dei laici, il to. Lungo le prime pagine, il Segre
rafforzamento della vita religiosa, tario della Congregazione per i Re
ecc., con il tenore letterale del co ligiosi e gli Istituti secolari mostra
dice. E proprio nelle parole del co le conseguenze giuridiche derivanti
dice laddove egli trova sostegno al dalla sacramentalità e collegialità
la conservazione del termine « sta dell’episcopato, facendo leva sul
to ». Tuttavia, dovendo spiegare i concetto di communio. Dopo aver
canoni riguardanti tutti i fedeli, differenziato l’essenza della comu
RECENSIONI 701
festa, lungo il periodo esaminato, Allo stesso tempo, sul piano del
nelle decisioni della Conferenza in la società cattolica svizzera, la Con
vista di una progressiva uniformità ferenza va affermando la sua posi
disciplinare e di un’applicazione zione di guida unitaria e punto di
della legislazione universale, pru riferimento. L’a. conclude che, su
denzialmente condotta secondo le perando gli schemi dell’alleanza
concrete circostanze della società Chiesa-Stato, la Conferenza episco
svizzera. Le successive approvazio pale svizzera ha saputo potenziare
ni e incoraggiamenti dati dalla San su base nazionale la presenza catto
ta Sede, insieme alle informazioni e lica nella società, grazie all’atten
comunicazioni del coetus episcopo- zione rivolta all’opinione pubblica
rum ad essa inviate, presuppongono mediante la stampa, la capillarità
un reciproco scambio che sottoli dell’associazionismo e l’insegna
nea una chiara unità ed una giusta mento, mantenendo però sempre
autonomia (valutata nel quadro le una singolare indipendenza dal par
gislativo allora vigente). tito consrevatore.
Determinate circostanze agevo Il volume recensito costituisce
larono un rapido consolidamento un documentato studio storico del
dell’istituzione: la politica antireli le riunioni dei vescovi svizzeri fin
giosa che causerà la rottura delle dal loro inizio che, collocato nel
relazioni con la Santa Sede e la quadro delle recenti indagini stori
soppressione della nunziatura (av che su altre Conferenze episcopali,
venuta nel 1873 e ristabilita solo contribuisce a chiarire, dalla loro
nel 1920), l’inopportunità politica genesi, la peculiare natura di questi
della costituzione di una provincia coetus episcoporum.
ecclesiastica che avrebbe propiziato José Luis Domingo
l’utilizzazione di strumenti meno
flessibili come i concili privinciali,
la recente nascita della Confedera
zione (Costituzione del 1848) unita
al carattere anticattolico dell’unità Salvatore Berlingò, Libertà d’istru
politica che occorreva modificare, zione e fattore religioso, Giuffrè,
il ridotto numero di vescovi e la Milano, 1987, p. 523.
semplicità di procedimento che
consentivano il massimo rispetto Si tratta di una raccolta di saggi,
delle singole posizioni e la recipro apparsi in diversi luoghi, che hanno
ca concordia. Tutto questo favorirà in comune non solo un’unità tema
il potenziamento della Conferenza tica, ma anche, come si esprime
episcopale da parte della Santa Se l’autore nella presentazione, « una
de, che vedrà in essa lo strumento trama concettuale unitaria, che re
adeguato di connessione con le dio clama una evidenziazione anche
cesi svizzere, così come la soluzio esteriore, e quindi la loro sistema
ne pastorale più idonea per le ne zione nella successione seriale dei
cessità della società liberale. capitoli di un’opera unica » (p. 1).
703
RECENSIONI
deriva poi una grande libertà di lin la nuova figura canonica delle Pre
guaggio e una flessibilità negli ap lature personali, prevista dal Decr.
procci metodologici che consente Presbyterorum Ordinis, n. 10. Da al
di accostarsi alle questioni sotto lora si son moltiplicate le pubblica
molteplici prospettive tra loro com zioni scientifiche che studiano l’i
plementari. Ne risulta tra l’altro stituto delle Prelature personali nei
anche un’ampia capacità di integra suoi contorni generali e nel con
re nella propria ricerca i risultati tempo disaminano il suo uso speci
validi provenienti dalle più svariate fico nel caso dell’istituzione fonda
correnti filosofiche. ta da Mons. Josemaría Escrivà nel
D’altra parte, per chi non sia 1928. Tuttavia, per una adeguata
abituato a percorrere gli itinerari comprensione della trasformazione
fenomenologico-strutturali proposti avvenuta occorre approfondire l’al
da Cotta, è particolarmente confor tro versante della questione, e cioè
tante trovare in una nuova ottica, e la realtà stessa dell’Opus Dei ed in
con T approfondimento inerente ad particolar modo la storia delle sue
ogni ricerca filosofica rigorosamen successive configurazioni canoni
te condotta, i capisaldi della visio che. Proprio qui s’inserisce la pre
ne classica e cristiana del diritto, sente opera.
alla quale non è certo estraneo un La metodologia scelta è quella
legittimo pluralismo metodologico. propria della storia del diritto, ca
ratterizzata, tra l’altro, dall’adesio
Carlos J. Errázuriz M. ne ai fatti, come si rilevano attra
verso le fonti. Ma per penetrare nel
vero senso di questa lunga ricerca
di una soluzione canonica piena
A. Fuenmayor, V. Gomez-Igle- mente adeguata al carisma fonda-
sias, J.L. Illanes, El itinerario jurí zionale dell’Opus Dei, non si può
dico del Opus Dei. Historia y defen- fare a meno di uno sforzo teologico
sa de un carisma, Pamplona, Edic. tendente a captare le sue radici spi
Universidad de Navarra, 1989, p. rituali ed ecclesiologiche. Appare
663. così molto oculata l’idea del con
corso interdisciplinare di due cano
Dal momento in cui si apprese la nisti — il Prof, de Fuenmayor, già
notizia dell’erezione dell’Opus Dei Decano della Facoltà di Diritto Ca
in Prelatura personale si è registra nonico dell’Università di Navarra,
to un notevole interesse, sia nell’o e che attraverso la sua lunga vita
pinione pubblica sia nell’ambito accademica ha saputo intrecciare il
della canonistica, verso questa nuo lavoro civilistico ed ecclesiasticisti-
va attuazione del Concilio Vatica co con quello specificamente cano
no II, decisa da Giovanni Paolo II nistico, ed il Prof. Gómez-Iglesias,
nei confronti di una realtà ecclesia docente di Diritto Amministrativo
le tanto nota nel mondo intero. Si Canonico nel Centro Accademico
è applicata così per la prima volta Romano della Santa Croce, di cui è
Neanche c’è una volontà di modifi tendo sembrare qualche volta al
care i rapporti con gli Ordinari loca quanto ripetitivi, aiutano a farsi
li, che restano immutati, come vole uni’idea globale ed esauriente della
va lo stesso Mons. Escrivà (cfr. le questione. Un’altro grande pregio
sue parole a p. 565). D’altra parte, si dell’opera consiste, a nostro parere,
evidenzia che dagli anni trenta egli nell’aver lasciato parlare le fonti
prospettava una soluzione giuridica storiche, e soprattutto lo stesso
situata nell’ambito delle giurisdizio Fondatore, che appare non solo
ni secolari a carattere personale (cfr. quale protagonista di questo itine
le fonti cit. a p. 335) e che, più con rario, ma anche quale suo autorevo
cretamente, ravvisò subito nella lissimo testimone ed interprete.
nuova figura delle Prelature perso Da canonisti ci pare particolar
nali, contemplate dal Decr. Presby- mente illuminante l’atteggiamento
terorum Ordinis, n. 10, una via ade assunto da Mons. Escrivà nei con
guata per l’Opera (cfr. p. 371 s.), an fronti del diritto della Chiesa a
che se non procedette ad inoltrare proposito della sistemazione giuri
immediatamente una richiesta in ta dica dell’Opus Dei. Egli, ottimo
le senso, poiché si rendeva conto giurista, ha saputo cogliere tutta la
che occorreva prima un paziente e vera rilevanza della dimensione
profondo lavoro di studio, avviatosi giuridica della Chiesa e, nello stes
in effetti in vita sua — soprattutto so tempo, ne ha percepito la fun
col menzionato Congresso Generale zionalità rispetto alla vita della
Speciale (cui si dedica l’intero cap. Chiesa. La presente storia testimo
IX: p. 363-418) —. Al suo insepara nia molti valori che a volte potreb
bile collaboratore, Mons. Alvaro del bero essere ritenuti contraddittori,
Portillo, attuale Prelato dell’Opus e che invece qui sono perfettamen
Dei, sarebbe spettato il compito di te compaginati: l’obbedienza, fidu
portare a termine il tanto desiderato cia e lealtà verso la Chiesa e i suoi
progetto di trasformazione giuri Pastori; la instancabile difesa di un
dica. carisma di cui non si è padrone
Il lungo processo, di cui abbiamo bensì amministratore; la prudenza
tentato di offrire una visione essen ed il senso realistico per trovare la
ziale, è raccontato in questo libro soluzione che era in ogni momento
in un modo che risulta molto parti possibile, e contemporaneamente
colareggiato — in quanto si soffer non rinunciare ad andare oltre nel
ma ad ogni passo storico ed anche l’avvenire, mettendo in pratica la
affronta molti aspetti del diritto massima di « concedere senza cede
particolare dell’Opus Dei nelle sue re con animo di ricuperare » (cit.,
varie formulazioni lungo l’iter — ad es., a p. 96). A questo scopo
e, nel contempo, di ampio respiro Mons. Escrivà ha utilizzato diversi
— in quanto riflette bene l’indole mezzi giuridici, tra cui spiccano
unitaria del processo, mediante fre quello di inserire nei successivi do
quenti riepiloghi, rimandi e succes cumenti giuridici una molto chiara
sivi approfondimenti che, pur po ed adeguata descrizione del diritto
720 RASSEGNA DI BIBLIOGRAFIA
peculiare dell’Opus Dei, che è ap gún el Código de 1983), 4a ed. rive
parso quindi come filo di continui duta, EUNSA, Pamplona, 1988, p.
tà lungo l’itinerario (cfr. p. 94-98), 195.
e quello di difendere un’interpreta
zione giusta delle rispettive figure
canoniche che non rendesse ancor Dal titolo di questo libro, scritto
più inadeguata la loro applicazione dall’ordinario di Diritto canonico
all’Opera (quest’aspetto si è verifi dell’Università di Oviedo, si po
cato soprattutto in relazione agli trebbe essere indotti a pensare che
Istituti Secolari: cfr. p. 314 ss.). Gonzàlez del Valle si limiti ad
Ma anche e soprattutto ha fatto af esporre il sistema matrimoniale re
fidamento sui mezzi soprannatura golato dal nuovo Codice di diritto
li: la preghiera e l’offerta del dolo canonico; e che quindi l’interesse
re, anche quello provato proprio a del volume si fondi proprio sulla
causa di questo iter giuridico che da descrizione del nuovo dato norma
lui era vissuto come gravissimo tivo. Tuttavia l’intuizione suggeri
problema di coscienza, essendo ta dal titolo non viene confermata
tanto consapevole dei rischi che si dalla lettura del libro, in quanto
sarebbero potuti derivare dal pro l’a. si prefigge un obiettivo ben di
trarsi di una configurazione giuridi verso da quello di una mera esposi
ca inadeguata. Perciò, pensiamo zione del regime matrimoniale vi
che i fatti raccontati in queste pagi gente; costruisce infatti un sistema
ne possano costituire anche una so originale per analizzare ed esporre
lida prova della sua santità di vita. la dimensione giuridica del matri
Insomma, questo volume rappre monio canonico. Questa innovazio
senta indubbiamente un’opera di ne metodologica nello studio di una
necessaria consultazione per chi sia istituzione, quale il matrimonio,
interessato alla storia giuridica del che è stata oggetto di una così ab
l’Opus Dei, ma, più in generale, ri bondante letteratura scientifica,
sulta pure di grande interesse per spiega le perplessità manifestate da
chi voglia conoscere più da vicino e alcuni autori e le ulteriori precisa
in modo documentato il carisma, la zioni di Gonzàlez del Valle (nella
vita, e lo sviluppo di quest’istitu terza e quarta edizione del suo sag
zione ecclesiale, che ha finalmente gio), per poter rispondere alle os
potuto trovare la sua sistemazione servazioni mossegli dalla dottrina e
canonica definitiva per meglio ser per giustificare in modo più con
vire la Chiesa. vincente i motivi che lo hanno
Carlos J. Errázuriz M. spinto verso nuovi criteri ermeneu
tici ed espositivi. Di fatto il libro si
apre con una « Nota dell’editore »,
una « Presentazione » ed una « In
troduzione » (p. 11-22) nelle quali
José Maria Gonzalez Del Valle, si allude a questi rilievi; e ciascun
Derecbo matrimoniai canònico. (Se- capitolo ha come proemio una ne-
RECENSIONI 721
sti elementi soggettivi siano deter che non viene presa in considera
minati dal legislatore). Questa si zione dalla disciplina canonica
tuazione si verifica quando una (cap. 7). L’a. inverte la classica af
persona si dona nel matrimonio fermazione secondo la quale il ma
nella misura in cui sia dotata di una trimonio viene costituito dal con
determinata qualità e l’altra perso senso (interno) legittimamente ma
na Faccetti precisamente in quanto nifestato (esteriorizzazione dello
possiede detta qualità che, quindi, stesso); il matrimonio nasce innan
rientra nell’oggetto delle due vo zitutto, dice Gonzàlez del Valle,
lontà, cioè del contratto. Tuttavia con la dichiarazione di volontà (che
la qualità che non sia oggetto di deve coincidere con il consenso in
contratto (perché non possiede la terno). Questa esigenza di adegua
nota di bilateralità), quando sia sine zione è peculiare dell’ordinamento
qua non fa sì che la persona sprov canonico nei confronti di una con
vista di questa qualità non sia og figurazione più attenta della di
getto del consento dell’altra parte, mensione formale ed esterna, pro
distinguendosi pertanto tra oggetto pria degli ordinamenti statuali. Se,
del contratto e oggetto del consen come fa l’a., si incentra lo studio
so (cap. 3). della forma dichiarativa della vo
In seguito Gonzalez del Valle si lontà matrimoniale sui modi legitti
occupa degli atti di volontà con mi di ricevere queste dichiarazioni
traddittori con il consenso matri dei coniugi, è logico dedicare un
moniale ed analizza le diverse pos capitolo (l’ottavo) all’esposizione
sibilità di simulazione parziale delle persone competenti a effet
(cap. 4); la simulazione totale si tuare questa ricezione. Gli impedi
considera studiando la celebrazione menti matrimoniali (dopo la loro
del matrimonio come oggetto del breve considerazione fatta nel cap.
consenso (cap. 5). Dopo questi pre 3 come requisiti meramente negati
supposti logici della dichiarazione vi degli elementi soggettivi del con
di volontà matrimoniale, si soffer tratto legale) sono presi in esame
ma sull’atto dichiarativo (cap. 6). dalla prospettiva della « comprova
In questo momento della descrizio zione della legittimità del progetto
ne fenomenologica del matrimonio di matrimonio », che deve realiz
l’a. considera il ratto; ma non lo fa zarsi nel momento della preparazio
dalla prospettiva formale degli im ne matrimoniale. In questo modo si
pedimenti, bensì come mancanza mette in evidenza molto opportu
di libertà nel preciso momento di namente la dimensione giuridica di
celebrare il matrimonio, situazione un’attività (la preparazione eccle
che l’a. considera applicabile tanto siale al matrimonio) che frequente
alla donna quanto all’uomo (p. mente viene considerata solo da
112). un’ottica pastorale, senza riferi
Il successivo momento descritto mento alcuno alle sue connotazioni
è la forma di ricezione del consen giuridiche. In questo stesso capito
so, e non la sua forma di emissione lo (il nono), si include lo studio di
RECENSIONI 723
Datum Romae, apud Sanctum Petrum, die XVIII mensis Iunii, anno
MCMLXXXVIII, Pontificatus Nostri decimo.
Ioannes Paulus PP. II
Il m.p. Iusti iudicis sviluppa il cap. Vili della cost. ap. Pastor bonus
(art. 183-185) sugli advocati, capitolo che costituisce una novità rispetto
alla precedente legge sulla Curia Romana (la cost. ap. Regimini Ecclesiae
universae, 15 agosto 1967, non contemplava, infatti, gli avvocati). Le nor
me del 1988 (nella stessa data, 28 giugno) creano due nuovi coetus di pa
troni: quelli dell 'Album generale advocatorum apud Romanam Curiam (co
st. ap., art. 183 e 184; m.p., art. 1-6) e i Sanctae Sedis advocati (cost. ap.,
art. 183 e 185; m.p., art. 1 e 7-10), distinguendoli dagli avvocati della Ro
ta Romana e da quelli per le cause dei santi, senza però voler escludere gli
avvocati rotali e quelli per le cause dei santi dal genus degli avvocati pres
so la Curia Romana previsto dal capitolo Vili della cost. ap., né dalle con
seguenze giuridiche che derivano dalla connessione con la Sede Apostolica
736 DOCUMENTI
dica gli art. 24-26 agli avvocati. La funzione degli avvocati concistoriali
dinanzi alla Corte di Cassazione dello stato della Città del Vaticano (c£r.
Ordinamento giudiziario, art. 24 § 3) corrisponde adesso al nuovo corpus
degli avvocati della Santa Sede (cfr. m.p. Iusti iudicis, art. 10 § 1).
Il rapporto della Curia con i due nuovi tipi di avvocati è diverso. I
Sanctae Sedis advocati, infatti, hanno il patrocinio delle cause della Santa
Sede, formano parte di un corpus, e sono nominati dal Segretario di Stato.
I componenti dell’albo generale, invece, aiutano le parti nella tutela dei
loro diritti presso la Curia e sono iscritti al suddetto albo. I membri del
corpus di Avvocati della Santa Sede succedunt (m.p. Iusti iudicis, art. 10 §
1) al collegio degli Avvocati Concistoriali e al collegio dei Procuratori dei
Sacri Palazzi Apostolici, i quali erano annoverati tra i membri della Curia
Romana (cfr. Annuarìo Pontificio 1988, pp. 1155 e 1157).
Il termine.
Tra gli altri, ci sembra interessante accennare ad alcuni argomenti sui
quali si potrà rivolgere l’attenzione degli studiosi del m.p.:
738 DOCUMENTI
a) le disposizioni disciplinari (cfr. cost. ap. art. 184; m.p. art. 4-6)
sono applicabili soltanto agli avvocati dell’albo generale della Curia Ro
mana, in virtù dei criteri generali d’interpretazione (cfr. can. 18) ma
hanno un valore indicativo per la stesura delle future norme dei tribuna
li apostolici, nonché dei regolamenti dei tribunali diocesani e interdioce-
sani (cfr. can. 1402 e 1602 § 3; cost. ap. Pastor bonus, art. 130);
b) in contrasto con la normativa codiciale che prevede la generica
possibilità per la parte di « agere et respondere per se ipsa » (cfr. can.
1481 § 1), è richiesta presso i dicasteri romani la presenza del patrono
per l’azione di tutela dei diritti in via giudiziaria e amministrativa (cost.
ap., art. 183; m.p., Esposizione dei motivi, §§ 1 e 2, e art. 1), come già
accadeva prima (cfr. Normae spéciales in Supremo Tribunali Signaturae
Apostolicae ad experimentum servandae, 25 marzo 1968, art. 99 § 1);
c) il termine « patrono », come quello di « difensore », comprende
sia gli avvocati che i procuratori (cfr. can. 1481 § 1 e 3, in rapporto con
i can. 1490 e 1519 § 1). Perciò ci sembra che il titoletto del m.p. appar
so sugli AAS (« ... muneris Patronorum et Advocatorum exercitium... ») sa
ATTI DI GIOVANNI PAOLO II 739
rebbe stato più preciso se non avesse fatto riferimento agli « advocato
rum », o se avesse indicato « Procuratorum » invece di « Patronorum ».
Conformemente con la normativa codiciale, si unificano le due mansioni
del patrocinio forense in un unico « Album generale Advocatorum qui (...)
“patrocinium causarum” (...) operam suam praestent » (m.p., art. 1; cfr. co
si. ap., art. 183); e, coerentemente con tale unificazione, queste norme
per i due nuovi genus degli avvocati (meglio patroni), non prevedono nes
suna specificità circa i requisiti necessari per ricoprire la funzione di avvo
cato o la funzione di procuratore. Forse sarà necessario stabilire per chi
sia investito dell’ufficio di procuratore presso la Curia Romana l’obbligo
di avere la sua stabile dimora in Roma (cfr. Normae S. Romanae Rotae Tri-
bunaliSj 16 gennaio 1982, art. 61);
d) si amplia la possibilità che un maggior numero di professionisti ot
tenga la facoltà di patrocinare presso la Curia Romana. Finora questa fa
coltà era riservata agli avvocati concistoriali e ai procuratori dei sacri pa
lazzi apostolici nonché, pur con talune limitazioni, agli avvocati rotali
(cfr. Normae spéciales in Supremo Tribunali Signaturae Apostolicae ad expe
rimentam servandae, 25 marzo 1968, art. 6).
joaquin Llobell
740 DOCUMENTI
Datum Romae, apud Sanctum Petrum, die XXVIII mensis Iunii, an
no MCMLXXXVIII, Pontificatus Nostri decimo.
Ioannes Paulus PP. Il
Nota di presentazione
I. Professio fidei
Premesse
La visita « ad limina Apostolorum » da parte di tutti i Vescovi che
presiedono nella carità e nel servizio alle Chiese particolari in ogni parte
del mondo, in comunione con la Sede Apostolica, ha un preciso signifi
cato e cioè: il rafforzamento della loro responsabilità di successori degli
Apostoli e della comunione gerarchica con il Successore di Pietro e il ri
ferimento, nella visita a Roma, alle tombe dei SS. Pietro e Paolo, pasto
ri e colonne della Chiesa Romana.
Essa rappresenta un momento centrale dell’esercizio del ministero
pastorale del Santo Padre: in tale visita, infatti, il Pastore Supremo rice
ve i Pastori delle Chiese particolari e tratta con essi questioni concer
nenti la loro missione ecclesiale.
L’analisi dell’origine e dello sviluppo storico-giuridico della visita e
la riflessione sul suo significato teologico-spirituale-pastorale permettono
di approfondire il senso e di illuminare i fondamenti, le ragioni e le fi
nalità di una istituzione così veneranda per la sua antichità e così carica
di valore ecclesiale.
Per questo si annettono tre note, una teologica, una spirituale-pa-
storale ed una terza storico-giuridica.
Qui ci limiteremo a segnalare alcuni punti per una migliore com
prensione del Direttorio.
VII. Di qui la necessità, sentita dal Santo Padre, dai Vescovi e dai
Dicasteri della Curia Romana, di regolare lo svolgimento della visita
« ad limina » degli Ordinari di rito latino, e prima ancora la sua prepa
razione da parte sia dei Vescovi sia dei Dicasteri, con una normativa
adeguata espressa dal presente Direttorio.
Per i Vescovi di rito orientale si attende la promulgazione del Co
dice di Diritto Canonico Orientale.
DIRETTORIO
1. Preparazione remota
dice per tutti gli Ordinari in sede per almeno due anni interi del quin
quennio stabilito 0).
1.2.2 Per comodità di lavoro e per una certa uniformità redaziona
le, utile ad ogni successivo esame e dialogo, l’Ordinario potrà avvalersi
dell’apposito schema preparato dalla Congregazione per i Vescovi (2).
1.2.3 Pregi della relazione saranno la conciliazione della brevità
con la chiarezza, la precisione, la concretezza, l’obiettività nella descri
zione reale della Chiesa particolare cui l’Ordinario è preposto, dei suoi
problemi e dei rapporti con le altre comunità religiose non cattoliche e
non cristiane e con la società civile e le pubbliche autorità.
1.2.4 Nella stesura della relazione l’Ordinario potrà chiedere la col
laborazione di persone competenti e di sua fiducia, salva sempre la riserva
tezza che deve circondare tali documenti come tutta la corrispondenza con
la Sede Apostolica circa i problemi fondamentali della Chiesa.
1.2.5 La relazione ordinariamente dovrà essere inviata alla Congre
gazione per i Vescovi circa sei mesi (e in ogni caso non meno di tre) pri
ma della visita « ad limina », perché possa essere studiata e riassunta in
una esposizione sintetica da presentare al Santo Padre, per consentirgli
di prendere conoscenza dello stato e dei problemi di ciascuna Chiesa,
prima della visita 0).
1.2.6 Sarebbe opportuno che l’Ordinario inviasse tre copie della
relazione, oppure estratti completi secondo la specifica competenza dei
vari Dicasteri, per eventuali problemi o casi da trattare con essi.
1.3 Collaborazione del Rappresentante Pontificio.
1.3.1 In ogni Paese sarà cura del Rappresentante Pontificio di ri
cordare ai singoli Vescovi, con alcuni mesi di anticipo sull’inizio dell’an
no, il tempo stabilito per la visita.
(0 Cfr. C.I.C., can. 399, § 2. Per i quinquenni cfr. Decreto De visitatone SS.
Liminum deque relationibus diocesani, 29 giugno 1975, n. 2: AAST LXVII (1975),
P. 675-676.
(2) Formula Relationis Quinquennalis, Typis Polyglottis Vaticanis, 1982.
(3) Cf. Decreto De visitatone SS. Liminum deque relationibus dioecesanis, n. 5:
AAS LXVII (1975), p. 676.
754 DOCUMENTI
2. Preparazione prossima
Beatissimo Padre!
Nel dare inizio al trascorso anno giudiziario di questo Tribunale, che
è Vostro perché Apostolico, aprimmo il nostro animo di Giudici di fronte
alla Santità Vostra accennando ad alcuni dei problemi che ci assillano nel
lavoro quotidiano, ed in special modo a quelli che attengono alla delicatis
sima materia di giudicare l’Uomo, soprattutto nell’ambito dei processi
matrimoniali. Sull’argomento crediamo di dover ancora oggi ritornare,
con filiale apertura e sempre con la totale fiducia di ricevere da Codesta
suprema cattedra di verità e di giustizia lume conforto direttive.
Ci rendiamo conto pienamente che alla crisi della famiglia in questi
tempi acutamente grave, così come alle difficoltà di molti matrimoni non
è unico né primario rimedio la causa di nullità matrimoniale; anzi, che
questa dovrebbe costituire l’estremo tentativo per riportare ordine nelle
coscienze e ricostituzione della comunione ecclesiale. Vi sono tuttavia non
poche né lievi considerazioni che la pratica forense ci induce a fare, sem
pre con la vivissima aspirazione di noi, Sacerdoti ancor prima che Giudi
ci, a collaborare alla crescita del Corpo Mistico di Cristo quale è la Chie
sa, ed in ultima istanza al bene vero delle anime.
E prima di tutto mancheremmo di sincerità ma anche di onestà intel
lettuale, nuocendo infine alla genuina carità che deve animarci in tutto, se
tacessimo una constatazione che continuamente siamo portati a fare, che
cioè il naufragio di molti matrimoni, l’irreparabilità della rottura della vi
ta coniugale, la mancata costituzione di un vero ed autentico consorzio
connubiale sono ascrivibili in non piccola parte ad una inadeguata, spesso
addirittura trascurata preparazione degli sposi.
Con ciò non intendiamo dire che ogni fallimento matrimoniale com
porti anche la presenza di una causa che radicalmente abbia inficiato la
760 DOCUMENTI
quasi totale ignoranza del significato e della essenza sacramentale del ma
trimonio.
Se è vero che una mera ignoranza non può essere confusa con una vo
lontà simulatoria o con un positivo intendimento delle nozze in quanto
aliene dal sacramento, e quindi se non è legittimo fondare esclusivamente
su di essa la nullità del vincolo, è altrettanto vero che una simile situazio
ne non può essere accettata passivamente. Occorre reagirvi, da una parte,
con una più intensa azione pastorale volta a promuovere nei nubenti una
adeguata informazione e conseguentemente una responsabile coscienza
del significato cristiano del connubio fra battezzati. Occorre, dall’altra
contrastare sul piano giudiziario la facilità con cui qualche Tribunale ec
clesiastico opera illogicamente, ancor prima che illegittimamente, un’argo
mentazione che conduce a riconoscere l’inesistenza del patto coniugale sol
perché gli sposi ebbero una concezione erronea, od addirittura ignorarono
essere il matrimonio un vero sacramento istituito da Cristo Nostro Si
gnore.
Su entrambi questi aspetti che ho brevemente delineato non ha man
cato il Tribunale della Rota, e non da oggi, di fermare la propria attenzio
ne, trattando in non poche sentenze i problemi canonistici ivi implicati ed
invitando, se del caso, tutti gli operatori del diritto della Chiesa ad una
maggiore ponderatezza nell’affrontare le cause di nullità in cui fossero in
gioco tali profili della dogmatica matrimoniale. Il che, prima ancora che
manifestazione di sensibilità per la problematica giuridica o dottrinale, ha
voluto essere espressione di quella sollecitudine per la Chiesa e per le ani
me, che riteniamo dover essere alla base e ispiratrice di tutta l’attività di
questo Tribunale Apostolico.
Da Voi, Beatissimo Padre, ancora una volta attendiamo parole di al
tissimo insegnamento, insieme con la Benedizione che invochiamo sulle
nostre persone e sul nostro lavoro.
validità del vincolo, ben lungi come siamo dal pensare che l’infelicità sia
sinonimo di nullità del matrimonio. Certo è tuttavia che diffusissima ap
pare la mancanza di una coscienza responsabile ed illuminata, non soltan
to circa il valore il significato le implicanze del matrimonio cristiano, ma
altresì dello stesso istituto naturale del connubio.
Non sta a noi, umili ma impegnati operatori del diritto nella ammini
strazione della giustizia ecclesiastica, indicare quali rimedi efficaci ed ur
genti in fatto di preparazione al matrimonio, debbano essere posti in atto
con serietà di intenti e di mezzi, per ovviare a tale triste realtà. Ci sia con
sentito tuttavia, anche per offrire un contributo costruttivo in tale impe
gno pastorale, accennare a due aspetti fra loro speculari in cui l’inadegua
tezza della preparazione al matrimonio si manifesta più vistosamente, al
meno per quanto consta alla nostra esperienza giudiziaria.
Vi è, innanzi tutto, una sempre più diffusa mentalità divorzistica,
per la quale perde significato il patto coniugale nella definitiva mutua do
nazione di amore fra i coniugi.
Che il fenomeno trovi la sua spiegazione storica-sociale-culturale nel
la introduzione della legge che consente sempre più facilmente il divorzio
negli ordinamenti statali, od anche in una visione relativistica edonistica e
di provvisorietà della realtà in genere e dei rapporti umani in specie, non
è qui il luogo di ribadire o di approfondire. Resta il fatto che tale imposta
zione di vita mina alla radice il concetto stesso del connubio, sul piano del
diritto naturale ancor prima che su quello dell’etica cristiana e della conse
guente legislazione canonica. Ammettere quindi al matrimonio da cele
brarsi dinanzi alla Chiesa in cotali condizioni persone che respingono la
perpetuità del vincolo da contrarre, significa rendersi corresponsabili del
la nullità di esso e cosa ancor più grave, del sacrilegio che i nubenti, in
quanto battezzati, commettono.
D’altro canto, ben ricordiamo il principio per cui una erronea conce
zione non necessariamente genera di per sé un matrimonio nullo: ma pur
con tale precisazione, sancita dal resto della norma canonica positivamen
te nel vigente come nel precedente Codice, vi è da chiedersi quanto au
tenticamente cristiano sia un connubio ispirato ad una simile mentalità
implicante un chiaro errore dottrinale.
Tuttavia non possiamo non rilevare l’insidiosa tendenza giurispru
denziale di taluni Tribunali ecclesiastici i quali, in materia, sembrano non
fare più distinzione tra errore puramente intellettivo e volontà positiva di
esclusione dell’indissolubilità del vincolo, spesso deducendo, con acritica
e assoluta argomentazione, dalla semplice mentalità una vera nullità del
consenso.
L’altro aspetto, del tutto analogo al primo, attiene alla sacramentalità
del matrimonio.
Vi è in merito la realtà di una grave lacuna — e mi riferisco unica
mente a coloro che si apprestano a celebrare nozze cristiane — per quanto
riguarda la conoscenza e quindi la coscienza di ciò che il matrimonio rap
presenta per e fra i battezzati, verificandosi troppo spesso perfino una
ATTI DELLA SANTA SEDE 761
Belgio
(*) Les deux décrets que les Évêques de Belgique ont édictés con
formément au can. 455, ont été publiés notamment dans Pastoralia, Bul
letin Officiel de VArchidiocèse de Malines-Bruxelles, juin-juillet 1985/6 p.
94 et janvier 1987/1 p. 2. Toutes les normes qu’il incombe à chaque con
férence des Évêques de prendre en vertu de la Lettre Certaines conférences
de la Secrérairerie d’État du 8.XI. 1984 (cfr. Communicationes 15 (1983)
p. 135-136) n’ont pas encore vu le jour. Cependant, certaines dispositions
ont été prises en dehors de ces deux décrets d’application du Code. C’est
le cas, par exemple, du sacrement de la réconciliation, qui a fait l’objet
d’une mise au point relative au canon 961: « Vu les normes actuelles du
Code concernant l’absolution collective, les Évêques de Belgique estiment
que l’argument de « grave nécessité » ne peut être invoqué dans notre
pays » (cfr. Pastoralia. o.c., décembre 1985/10 p. 147).
En matière d’adoption, la Loi du 27 avril 1987 (cfr. Moniteur, be
lge, 27.V. 1987) a modifié fondamentalement les art. 345-370 du Code
764 DOCUMENTI
façon de les établir au for externe, et la manière dont la partie non ca
tholique en sera avertie » (can. 1126).
— Norme pour la province ecclésiastique'. Comme suite à la publica
tion du Motu proprio « Matrimonia mixta » (1970), repris dans le Code
actuel, les évêques de Belgique ont publié trois notes pastorales (1970,
1971, 1972) dans lesquelles ils déclarent: « Dorénavant, au lieu de la
déclaration écrite requise jusqu’à présent de la partie catholique au sujet
du baptême et de l’éducation des enfants, le prêtre rendra compte au su
des fiancés, dans la requête qu’il adressera à l’évêque pour l’octroi de la
dispense d’empêchement, de l’entretien qu’il a eu avec eux et de l’enga
gement pris... Si le conjoint non catholique ne peut prendre part à l’ent
retien préparatoire au mariage, il(elle) sera informé(e) de l’engagement
pris par la partie catholique, à savoir la fidélité à sa foi et aux obli
gations qui en découlent pour le foyer » (note de 1970, n. 7).
y 3. Le canon 1246 énumère les jours de fêtes obligatoires pour 1’
Eglise universelle.
— Norme pour la province ecclésiastique-. En vertu du canon 5, qui
traite des coutumes centenaires, subsistent uniquement dans notre pays
le quatre fêtes de précepte suivantes: Noël, l’Ascension, l’Assomption et
la Toussaint.
4. La Conférence des évêques peut préciser davantage les modali
tés d’observance du jeûne et de l’abstinence, ainsi que les autres formes
de pénitence, surtout les œuvres de charité et les exercices de piété qui
peuvent tenir lieu en tout ou en partie de l’abstinence et du jeûne »
(can. 1253).
— Norme pour la province ecclésiastique-. A la suite de la Consti
tution apostolique Paenitemini (1966), les évêques de Belgique ont pu
blié une décision, le 11 janvier 1967: elle reste en vigueur. En consé
quence de cette décision, le jeune est obligatoire le mercredi des Cen
dres et le Vendredi saint. L’abstinence de la viande n’est plus obligatoi
re. « Le vendredi restera cependant un jour de pénitence obligatoire,
c’est-à-dire que tous les fidèles, à partir de l’âge de 14 ans, s’imposeront
une œuvre de pénitence, à leur choix ».
5. Le canon 1292, § 1 et 2, détermine l’autorité compétente pour
autoriser l’aliénation des biens ecclésiastiques. Chaque Conférence
épiscopale doit déterminer la somme minimale et la somme maximale
pour sa région. Si la somme minimale est dépassée, s’il s’agit de person
nes qui sont juridiquement dépendantes de l’évêque diocésain, ce der
nier est compétent; pour d’autres personnes juridiques, l’autorité
compétente est celle prévue par leurs propres statuts. Si la somme ma
ximale est dépassée, l’autorisation du Saint-Siège est de plus requise
pour la validité de l’aliénation.
LEGISLAZIONE PARTICOLARE 767
Brasile
El Salvador
Art. 11. De Ins Capellanes: Son los sacerdotes que con sus respecti-
vos nombramientos eclesiástico y militar darán el servido religioso y la
asistencia espiritual, en las diferentes Unidades de la Fuerza Armada,
taies corno:
1) Dar asistencia a los familiares y personal doméstico de los
miembros de la Fuerza Armada y a todos los que de alguna manera
estén vinculados a la Institución donde prestan sus servidos;
2) Elaborará un plan de asistencia y servicio religioso, que será
presentado al Jefe de la Unidad y al Ordinario Militar para su apro-
bación; en el plan de trabajo tomará muy en cuenta los aspectos religio
sos, sociales, culturales y de formación humana, especialmente en Guan
to al conocimiento de los Derechos Humanos y al respeto de ellos;
3) Será el encargado de celebrar personalmente, y en el recinto del
Cuerpo, todos los servidos religiosos;
4) Será el asesor directo del Comandante del Cuerpo, en cuanto al
servido religioso se refiere; y el encargado de impartir pláticas, de ca
rácter religioso y moral al personal, de acuerdo a los planes de Ins-
trucción;
5) No estará obligado a realizar comisiones que sean incompatibles
con su ministério sacerdotal y deberá mantenerse ajeno a toda actividad
que no sea la de su ministério;
6) Llevará diligentemente los libros en los que registrarán bau-
tismos, confirmación, matrimónios y entierros del personal militar y sus
familiares.
Art. 26. La edad para el retiro del Ordinario Militar, del Vicario
General Militar y de los Capellanes, es la establecida en el Código de
Derecho Canònico, para los Pàrrocos.
Art. 33. Las quejas o reclamos del clero castrense se tramitarán ob
servando el conducto regular senalado en la Ordenanza.
786 DOCUMENTI
Gran Bretagna
Statutes
II
The Military Ordinariate is placecl under thè patronage of Mary,
thè Mother of God, and St Michael, thè Archangel.
Ili
The Military Ordinary enjoys thè rights and is bound by thè obli
gations proper to a diocesan bishop. He belongs to thè Episcopal Con
férence of England and Wales with a deliberative vote; he is associated
with thè Episcopal Conférence of Scotland with a consultative vote.
IV
The Military Ordinariate is governed by thè norms of:
1) The Apostolic Constitution Spirituali militum curae of Aprii
21, 1986;
2) These particular statutes sanctioned by thè Holy See;
3) The universal laws of thè Church even though not specified in
thè preceding documents.
V
The following persons are subject to thè jurisdiction of thè Military
Ordinary:
(’) The UK Regular Armed Forces are thè Royal Navy, thè Regular Forces as
defined in Section 225 of thè Army Act 1955, thè Regular Air Force as defined by
LEGISLAZIONE PARTICOLARE 785
Art. 34. El personal del Ordinariato Militar estará sujeto a las dispo-
siciones de seguridad emitidas al respecto por las Comandancias corres-
pondietes y al secreto que debe guardar de las informacioncs que, en razón
de su función, llegaren a su conocimiento.
Art. 33. El Ordinario Militar, el Vicario General Militar y los Ca-
pellanes usarán como distintivos los correspondientes a su grado y ser
vido.
Art. 36. La asistencia a los servidos religiosos es voluntaria para el
personal militar, ninguna autoridad ya sea religiosa o militar puede dictar
ordenes que obstaculicen dicha libertad.
Art. 37. Se reconoce y respetará la libertad de cultos y el Comandan
te de cada Unidad facilitará el cumplimiento de su ejercicio.
Art. 38. El Ministério de Defensa y de Seguridad Pública facilitará
las condiciones necesarias para el mejor desempeno del servicio religioso
para la Fuerza Armada, estableciendo una Capilla Mayor de la Fuerza Ar
mada y Capillas menores en los Cuerpos Militares; proporcionando
asimismo una residência para el Ordinario Militar con su curia, anexa a la
Capilla Mayor de la Fuerza Armada.
Art. 39. Para el cumplimiento del servicio religioso en la Fuerza Ar
mada, el Ministério de Defensa y de Seguridad Pública asignará los fondos
económicos necesarios, en base al estúdio que presente el Ordinario Mi
litar y aprobados en el presupuesto de la Nación.
Art. 40. En caso de la duda en la aplicación o de asuntos no previstos
en el presente Reglamento, corresponde al Ministério de Defensa y de Se
guridad Pública y al Estado Mayor Conjunto de la Fuerza Armada, en
coordinación con el Ordinario Militar, resolver lo que fuere del caso.
Art. 41. El presente reglamento entrará en vigência a partir del dia
de su publicación en el Diario Oficial.
C.E.D.E.S, 23 de noviembre de 1984; Casa Presidencial, 30 de Julio de
1986.
Doy Fe,
Pbro. Leopoldo Barreiro Gómcz
Secretario General de la C.E.D.E.S.
LEGISLAZIONE PARTICOLARE 787
VI
The Military Ordinary dépends upon thè Congrégation for
Bishops.
VII
The Church of thè Military Ordinary is SS. Michael and George,
Queen’s Avenue, Aldershot, Hampshire, England; his Curia is situated
at 26 The Crescent, Farnborough, Hampshire, England.
Vili
The Curia consists of thè following officiais:
1) One or more Vicars generai or episcopal Vicars, according to
thè pastoral needs of thè Military Ordinavate;
Section 223 of thè Air Force Act 1955, thè Queen Alexandra’s Royal Naval Nurs
ing service, and thè Women’s Royal Naval Service.
(2) Dependents include spouses, children, relatives, employées and other
members of thè household.
(3) The UK Reserve and Auxiliary Forces are thè Royal Naval Reserve, thè
Royal Marines Reserve, thè Territorial Army, thè Ulster Defence Regiment (in
practice thè UDR is under thè pastoral care of locai civilian clergy; only outside
Northern Ireland would members be cared for by Chaplains of thè Regular Forces),
thè Army Reserve, thè Royal Auxiliary Air Force and thè Air Force Reserve.
788 DOCUMENTI
IX
1) The Military Ordinary holds no military rank. However, thè
Defence Council recognises his right to exercise ecclesiastical power of
govcrnance in relation to thè clergy and faithful attached to thè UK Re
gular Armed Forces.
2) The Principal Chaplains to thè UK Regular Armed Forces are
appointed by thè Defence Council in consultation with thè Military
Ordinary.
3) Priests entering thè Military Ordinariate as commissioned or
full-time officiating Chaplains normally remain incardinated in their
own particular Churches. While they belong to thè Military Ordinariate
presbyterate, thè provisions of Canon 271 apply.
4) In thè exercise of ecclesiastical office and in thè care of souls,
Chaplains are subject to thè authority of thè Military Ordinary; as
members of thè UK Regular Armed Forces, they are subject to Service
Law.
X
1) When it is vacant, governance of thè Military Ordinariate
devolves upon thè Ordinariate Administrator, who will be elected by
thè College of Consultors in accordance with Canon 419; only thè Prin
cipal Chaplains to thè UK Regular Armed Forces will be eligible for
élection.
2) When it is impeded, governance of thè Military Ordinariate is
determined by thè Military Ordinary in accordance with Canon 413.1;
a copy of thè List mentioned in thè said Canon is communicated to thè
Metropolitan of Westminster.
3) The functions a metropolitan may be required to fulfill when a
see is vacant or impeded as described in Canons 415 and 421.2, are
performed for thè Military Ordinariate by thè Metropolitan of
Westminster or, failing him, by thè Suffragan of thè Westminister
Province senior by promotion.
XI
1) The supervision of thè ecclesiastical goods of thè Military
Ordinariate falls to thè Ordinary (cf. Canon 1276); thè administration
belongs to thè Finance Committee. The ecclesiastical ownership of such
LEGISLAZIONE PARTICOLARE 789
XII
The Council of Priests, governed by its own Statutes, is established
in two sections: one section in thè UK; thè second section for thè UK
Regular Armed Forces in Germany. The Metropolitan of Westminster
is consulted in thè circumstances mentioned in Canon 501.3.
XIII
The Pastoral Council, governed by its own Statutes, is established
for thè entire Military Ordinariate. Représentatives are drawn from all
Ordinariate organisations, and from thè clergy and faithful of thè UK
Regular Armed Forces at home and overseas.
XIV
1) The Military Ordinariate Records Office, entrusted to thè care
of thè Vice-Chancellor, is situated at Queen’s Avenue, Aldershot,
Hampshire, England.
2) The following books are preserved at thè Records Office:
I) Registers of thè administration of thè sacraments of initiation;
II) Registers of thè célébration of marriage and validations;
III) Records of acts connected with thè célébration of marriage
and validations.
3) The official archives and records of thè state of persons are
kept by thè Chancellor.
XV
The Tribunal of thè Archdiocese of Westminster acts as a court of
thè first instance for judicial cases concerning thè faithful of thè Mili-
790 DOCUMENTI
XVI
These Particular Statutes shall take force one month from thè date
of their promulgation, which may be by means of a publication of thè
Military Ordinariate itself. They cannot be modified without thè ap
provai of thè Holy See.
Decretum
DOTTRINA
Pag
J.l. Arrieta, Conferenze episcopali e vincolo di comunione.............................. 3
S. Berlingò, La tipicità dell'ordinamento canonico........................................... 95
P. Ciprotti, La giustizia amministrativa nell’ordinamento giuridico vaticano . . . 449
C. de Diego-Lora, La potestad de régimen de las conferencias épiscopales en el
« Codex » de 1983 ..................................................................................... 23
A. de Fuenmayor, Le prelature personali e l'Opus Dei (A proposito di una re
cente monografia di Gaetano Lo Castro)..................................................... 157
C.J. Errazuriz, La dimensione giuridica del « munus docendi » nella Chiesa ... 177
V. Fagiolo, « Potestas » del vescovo e conferenza episcopale.............................. 47
J.L. Gutiérrez, La conferenza episcopale come organo sopradiocesano nella
struttura ecclesiastica................................................................................... 69
J.L. Gutiérrez, Le prelature personali............................................................. 467
J. Hervada, Il diritto naturale nell'ordinamento canonico.................................. 493
C. Larrainzar, La «Stimma super quarto libro Decretalium » de Juan de An
drés ............................................................................................................. 509
J.T. Martin Agar, L'incapacità consensuale nei recenti discorsi del romano
de
Pontefice alla Rota Romana....................................................................... 395
M.F. Pompedda, Il processo canonico di nullità di matrimonio: legalismo o leg
ge di carità?................................................................................................. 423
GIURISPRUDENZA
pai-
Tribunale Apostolico della Rota Romana. Romana. lumini (crediti et
àamnorum). Questione incidentale sull’esecuzione di sentenza rotale. De
creto. 13 aprile 1988. Palestro, Ponente ................................................. 581
Tribunale Apostolico della Rota Romana. Romana, lurium (crediti et damno-
rum). Sentenza definitiva. 15 giugno 1988. Palestro, Ponente (con nota
di J. Llobell)............................................................................................... 587
NOTE E COMMENTI
RECENSIONI
AA. VV., Código de derecho canònico. Edición bilingue y anotada a cargo del
Instituto Martin de Azpilcueta (E. Baura)................................................... 289
AA.VV., Il sinodo diocesano nella teologìa e nella storia (j. Llobell) ................ 291
AA.VV., Teologia e diritto canonico (C.J. Erràzuriz)....................................... 293
AA.VV., Le nouveau code de droit canonique (Actes du V Congrès international
de droit canonique. Ottawa, 19-2.5 août 1984) (J. Llobell).......................... 681
AA.VV., Manual de Derecho Canónico, a cura dell’Istituto Martin de Azpil
cueta (Università di Navarra) (C.J. Erràzuriz)......................................... 685
AA.VV., Il processo matrimoniale canonico (R. Rodrigucz-Ocana) .................. 689
AA.VV., Studi in onore di Guido Saraceni (D. Cito)....................................... 696
AA.VV., Episcopato, presbiterato, diaconato, teologia e diritto canonico (E.
Baura)......................................................................................................... 699
J.I. Arrieta, El Sinodo de los Obispos (A. Bettetini)....................................... 701
R. Astorri, La Conferenza Episcopale Svizzera. Analisi storica e canonica (J.L.
Domingo)................................................................................................... 703
R. Astorri, Gli statuti delle conferenze episcopali. (Vol. 1 Europa) (J.Llobell) . 298
D. Baudot, L’inséparabilité entre le contrat et le sacrament du mariage. La dis
cussion après le Concile Vatican II (E. de Leon)....................................... 300
S. Berlingò, Libertà d'istruzione e fattore religioso (J.T. Martin de Agar)........ 704
F. Bolognini, Lineamenti di diritto canonico (E. de Leon) .............................. 707
SOMMARIO GENNAIO-DICEMBRE 1989 795
Pag-
C. Burke, Autbonty and freedom in thè Church (J. Sanchis)........................... 708
R. L. Burke, Lack of discrétion of judgement because of schizophrenia: doctrine
and recent rotai jurisprudence (I. Gramunt)............................................... 303
G. Caberletti, L’oggetto essenziale del consenso coniugale nel matrimonio
canonico. Studio storico-giuridico sul pensiero di Tomás Sánchez (F.
Eguiguren)................................................................................................. 305
S. Cotta, Il diritto nell'esistenza (C.J. Erràzuriz)............................................. 710
F. D’Agostino, Sanzione e pena nell'esperienza giuridica (C.J. Errazuriz)........ 306
A. de Fuenmayor-V. Gómez-Iglesias-J.L. Illanes, El itinerario jurídico del
Opus Dei. (Historia y defensa de un carisma) (C.J. Errazuriz).................... 713
V. de Paolis, De sanctionibus in Ecclesia. Adnotationes in Codicem: liber VI
(J. Sanchis).................................................................................. 308
C. J. Errazuriz, La teoria pura del derecho de Hans Kelsen (vision crítica) (J.
Llobell)....................................................................................................... 309
J. Gaudemet, Le mariage en Occident (L. Orlila)........................................... 310
P. Giuliani, La distinzione fra associazioni pubbliche e associazioni private dei
fedeli nel nuovo Codice di diritto canonico (L. Navarro)........................... 312
J.M. Gonzalez del Valle, Derecho matrimoniai canònico. (Segttn el Código de
1983), 4a ed. riveduta (J. Llobell)............................................................ 720
I. Gramunt-J. Hervada-L.A. Wauck, Canons and commentari.es on marriage
(C.J. Erràzuriz) ......................................................................................... 314
J. L. Gutiérrez, Estúdios sobre la organización jerarquica de la Iglesia (D. Cito) 724
J. Hervada, Elementos de Derecho constitucional canònico (L. Navarro)........ 315
D. Le Tourneau, Le droit canonique (J. Llobell)............................................. 726
J.T. Martîn de Agar, El matrimonio canónico en el Derecho civil espahol (J.
Llobell)...................................................................................................... 318
J. Martínez-TorrÓn, La configuración jurídica de las prelaturas personales en el
Concilio Vaticano II (J. Sanchis)............................................................... 320
A. Marzo a, La censura de excomunión. Estúdio de su naturaleza jurídica en los
siglos XIII-XV (J. Sanchis)......................................................................... 323
P. Moneta, Il matrimonio nel nuovo diritto canonico (C.J. Erràzuriz) ............ 324
M. Morgante, La Chiesa particolare nel Codice di Diritto Canonico: commento
giuridico-pastorale (D. Cito)....................................................................... 727
Pontificia Commissio Codici Iuris Canonici Authenticf. Interpretando,
Codex Iuris Canonici fontium annotatione et indice analytico-alphabetico
auctus (E. Baura)....................................................................................... 729
A.M. Punzi Nicolò, Gli enti nell'ordinamento canonico (E. Baura)................ 327
J.-P. Schouppe, Le réalisme juridique (C.J. Erràzuriz)..................................... 331
Il Sinodo Pastorale dell’Archidiocesì di Cracovia (1972-1979) (J. Llobell).......... 331
Studio Rotale. Quaderni (J. Llobell)................................................................... 334
796 SOMMARIO GENNAIO-DICEMBRE 1989
Pag.
A. VIANA, Los acuerdos con las confesiones religiosas y el principio de igualdad
(sistema espanol) (F. Eguiguren)...................................................................... 337
DOCUMENTI
M.p. Quo civium iuta, 21 novembre 1987, con il quale si adatta l’Ordina
mento giudiziario dello Stato della Città del Vaticano alle recenti leggi
canoniche.......................................................................................................... 341
M.p. Sollicita cura, 26 dicembre 1987, con cui si costituisce il Tribunale di
appello del Vicariato di Roma........................................................................ 343
M.p. Decessores Nostri, 18 giugno 1988, con cui si riordina la Pontificia com
missione per l’America Latina........................................................................ 733
M.p. lusti iudicis, 28 giugno 1988, con cui si istituiscono i patroni presso la
Curia Romana e della Santa Sede (con nota di J. Llobell)......................... 735
M.p. Ecclesia Dei, 2 luglio 1988, con cui si istituisce una commissione pei
dar risoluzione alle questioni poste dalla Fraternità sacerdotale di S. Pio
X ...................................................................................................................... 346
Allocuzione alla Rota Romana, 26 gennaio 1989 ................................................. 740
pag.
Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi.Risposta
del 23 maggio 1988 (pubblicata il 10 marzo 1989) .................................... 760
Legislazione particolare.
Belgio. Legislazione complementare al codice di diritto canonico. Decreti
della Conferenza Episcopale del 26 marzo 1985 e del 28 ottobre 1986
(con nota di J.-P. Schouppe).......................................................................... 763
Brasile. Legislazione complementare al codice di diritto canonico. Decreti
della Conferenza Episcopale del 27 febbraio 1986 e del 30 ottobre 1986 767
El Salvador. Statuti dell’Ordinariato militare (23 novembre 1984-30 luglio
1986) ................................................................................................................ 779
Francia. Statuti dell’Ordinariato militare (16 maggio 1988) ........................... 377
Gran Bretagna. Statuti dell’Ordinariato militare (24 ottobre 1987) ............. 786
Inghilterra e Legislazione complementare al codice di diritto cano
Galles.
nico. Decreti della Conferenza Episcopale del 1985 e del 1986 ............... 360
Messico. Legislazione complementare al codice di diritto canonico. Decreti
della Conferenza Episcopale del 12 ottobre 1985 e dell’11 aprile 1988 . . 365
Stati Uniti. Statuti dell’Ordinariato militare (18 agosto 1987)....................... 382