Corso di DISEGNO – 1
Prof. Franco Prampolini
Il Rilievo strumentale e la
Rappresentazione digitale
Introduzione
http://www.david-laserscanner.com/
David 2
Si posiziona poi l’oggetto da rilevare nello spazio definito dalla quinta di
calibrazione e, definite le migliori condizioni di illuminazione, si comincia a
passare avanti e indietro il raggio del puntatore laser. I profili che si generano
saranno captati dalla videocamera che comincerà a ricostruire l’oggetto per
profili successivi, generando alla fine una nuvola di punti misurati.
Gli Scanner a rilievo di profilo
L’oggetto può ovviamente essere spostato nel campo di presa, senza variare la
calibrazione della videocamera, per ottenere scansioni multiple, che possono
essere unite via software individuando con precisione sufficiente punti comuni.
Il modello finale potrà poi essere trattato normalmente con le classiche
tecniche di shading, texturing, ecc.
Gli Scanner a rilievo di profilo
Vediamo infine alcuni esempi di modelli realizzati con “David” …
ALTM - I Laser Scanner aviotrasportati
L’ALTM (Airbone Laser Terrain Mapper) è impiegato da
qualche tempo per rilievi aerei, integrando sistemi GPS e
inerziali per la determinazione della posizione e
dell’assetto del velivolo. In zone particolarmente
accidentate gli strumenti sono montati anche su elicotteri
consentendo una maggiore flessibilità operativa.
Il sistema è costituito da un laser operante nell’infrarosso
vicino (λ=1064 nm) che invia impulsi laser ad una
frequenza di 33 kHz.
Gli impulsi laser vengono diretti verso uno specchio
oscillante che riflette gli stessi in senso ortogonale alla
direzione di avanzamento dell’aeromobile dove l’intero
sistema è alloggiato.
La scansione del terreno deriva dalla combinazione dei
due movimenti, quello di oscillazione dello specchio e
quello di avanzamento dell’aeromobile.
Il raggio laser una volta colpito il suolo viene riflesso e
parte dell’energia incidente sul terreno ritorna verso lo
specchio che convoglia il segnale luminoso ad un
sistema di rilevamento che determina il tempo di ritorno e
l'intensità dell’impulso.
Dal tempo impiegato dalla luce a percorrere il tragitto
relativo al punto di emissione – riflessione – ricezione si
determina la distanza fra lo specchio ed punto di
riflessione al suolo.
Laser Scanner aviotrasportati 2
L’intero sistema è montato rigidamente sull’aeromobile la cui
posizione viene determinata mediante GPS (Global Position
System).
Il calcolo della traiettoria del sistema avviene mediante misure
GPS differenziali cinematiche utilizzando almeno una stazione
fissa posizionata su di un punto noto entro 25 km dall’area del
rilievo.
I ricevitori GPS utilizzati sono di tipo geodetico e permettono la
misura su ambedue le bande L1 ed L2. L’elaborazione non
avviene in tempo reale e viene effettuata mediante elaborazione
cinematica con una frequenza di campionamento di 1 Hz.
Una volta ricostruita la traiettoria (vettore di stato) mediante il
GPS si dispone di un punto noto all’incirca ogni 35 metri
(considerando una velocità media dell’aeromobile di 75 kts).
A questo punto i dati di posizione vengono integrati con quelli
inerziali che sono acquisiti ad una frequenza di 200 Hz. Alla
traiettoria GPS vengono pertanto associati i dati di orientamento
del sistema ed accelerometrici ottenuti dall’unità di misura
inerziale (IMU), costituita da un terna di giroscopi al laser che
consentono una precisione di 0.02 gradi in rollio e beccheggio e
0.04 gradi in imbardata/direzione. In questo modo la traiettoria
viene risolta ogni 50 millisecondi (pressappoco ogni 0.17 m).
Integrando tutti questi dati con quelli di posizione istantanea dello
specchio si determina la posizione nello spazio dei punti che
hanno riflesso il raggio laser e che saranno riferiti al sistema
geodetico in cui opera il GPS ovvero il WGS84. La
correttezza della misura effettuata dall’IMU determina quindi in
larga parte il livello di precisione del rilievo.
Laser Scanner aviotrasportati 3
Disporre di dettagliati modelli digitali del terreno di porzioni del territorio regionale
permette analisi di grande accuratezza e simulazioni e scenari di evento.
In casi particolari è possibile sfruttare per la determinazione degli otto parametri, le geometrie degli oggetti
rappresentati. Si considerano le linee parallele nella realtà per determinare i punti di fuga della prospettiva
fotografica e alcune dimensioni lineari nelle due direzioni indipendenti (X e Y) per la messa in scala
dell'immagine.
Si può ipotizzare che l'origine degli assi del sistema di riferimento immagine (coordinate lastra o coordinate
pixel) si trasformi nell'origine del sistema di coordinate oggetto. In questo modo l'asse delle ascisse e delle
ordinate vengono individuate dalle rette uscenti dall'origine e passanti per i rispettivi punti di fuga.
RDF 1
In Piattaforma (Biblioteca/Materiali di supporto) è presente un programma utilizzabile per
il raddrizzamento speditivo delle immagini: RDF (Raddrizzamento Digitale
Fotogrammetrico. Il programma applica entrambi i metodi operativi, quello geometrico e
quello analitico. Vediamo inizialmente, in modo molto schematico, il funzionamento e poi
vedremo alcuni esempi.
(0,10)
+ (7,7)
Y +
(4,3)
+
(0,0) +
Ypixel
X + (10,0)
Le Immagini raster
Un’immagine digitale è costituita da una matrice bidimensionale composta da righe e colonne.
Ogni pixel è individuato univocamente da due numeri interi che rappresentano la posizione in riga
e colonna all’interno della matrice; per convenzione nelle immagini digitali l’origine del sistema
righe/colonne è posto nell’angolo in alto a sinistra: si noterà infatti che le coordinate y (i) sono
crescenti verso il basso.
RDF Analitica
Analogamente potremo definire, rispetto all’oggetto, delle linee che dovranno diventare
orizzontali (in rosso) e verticali (in blu). Queste saranno impiegate nel raddrizzamento
geometrico
Il caricamento dell’immagine
Iniziamo ora la sequenza col caricamento dell’immagine da raddrizzare.
Contestualmente apriamo il “Navigatore” che consentirà di spostarsi sull’immagine
stessa nella finestra principale. Il risultato sarà il seguente:
La creazione delle tabelle
Costruiamo ora le tabelle delle coordinate immagine e delle coordinate oggetto. Per le coordinate
immagine si apre l’apposita tabella e si inizia la collimazione dei punti. Ricordarsi di confermare la
collimazione dopo averla eseguita in modo da consentirne la memorizzazione.
Il programma visualizzerà i punti collimati numerandoli automaticamente in modo incrementale: le
coordinate della tabella, come detto, sono espresse in pixel.
Si passerà poi all’implementazione della tabella delle coordinate oggetto degli stessi punti.
IMPORTANTE: Ovviamente i punti devono, per quanto possibile, appartenere ad un piano ed il
sistema di riferimento a cui si riferiscono le loro coordinate deve essere tale che le x siano crescenti
verso destra e le y siano crescenti verso l’alto.
Il calcolo dei parametri
A questo punto il programma costruisce una tabella “unione” associando le coordinate
dei punti omologhi. Da questa si passa direttamente al calcolo dei parametri di
trasformazione, visualizzati in un’altra apposita tabella. Grazie all’utilizzo di una quantità
ridondante di punti di controllo è possibile una compensazione ai “minimi quadrati” e
quindi un controllo generale della qualità metrica dell’operazione di raddrizzamento. In
particolare è interessante esaminare le prime due colonne (x e y), dove vengono
riportate le coordinate “finali” dei punti a valle dell’operazione di compensazione: le
differenze rispetto a quelle teoriche sono dell’ordine dell’uno per mille (e.g. un
centimetro su dieci metri)
L’area di ricampionamento
Si passa poi al raddrizzamento vero e proprio. La prima operazione è quella di
individuare sull’immagine la porzione da raddrizzare, la cosiddetta “area di
ricampionamento”: lo faremo individuando un quadrilatero che circonda l’area
dell’immagine interessata all’operazione.
Sarà infine definita la risoluzione (e quindi la dimensione) dell’immagine finale
raddrizzata: ciò potrà essere fatto o indicando direttamente la risoluzione (DPI) o la
dimensione in metri di un singolo pixel.
Il Raddrizzamento
Infine, con il comando “RDF” si avvia il raddrizzamento. È possibile visualizzare
un’anteprima. L’immagine raddrizzata si aprirà nella finestra principale del programma e
potrà essere salvata in formato .BMP.
… nella realtà
Ovviamente la stessa tecnica viene di norma impiegata per il raddrizzamento di
immagini reali. In questo caso le coordinate dei punti di controllo possono essere
determinate o tramite operazioni topografiche (rilievo strumentale) ovvero tramite la
digitalizzazione di rilievi “storici” con programmi CAD.
Modelli e rendering
Il programma contiene anche un piccolo editor grafico con cui è possibile “disegnare”
sulle foto ed esportare i risultati in formato .DXF. Naturalmente, tuttavia, l’uso tipico di
queste immagini rettificate è l’importazione in ambienti grafici di vario genere (da
AutoCad a 3D Studio) per realizzare modelli fotorealistici.
Il montaggio dei raddrizzamenti
… e di generare anche soluzioni di grande efficacia per la rappresentazione di
monumenti molto complessi mediante la tecnica del montaggio dei raddrizzamenti.
Il Fotomosaico
Il cosiddetto “fotomosaico” si ottiene con il montaggio successivo di vari raddrizzamenti:
per ottenere un buon risultato occorre non solo che le varie foto siano geometricamente
corrette, ma anche che i colori e l’illuminazione siano per quanto possibile omogenei.
Integrazione con gli ambienti CAD
Il risultato finale può poi essere importato in ambiente CAD per la realizzazione di
dettagliate restituzioni vettoriali
Modellazione integrata
… che, combinate al rilievo topografico tridimensionale, possono consentire la
generazione di modelli 3D di grande dettaglio e di grande impatto.
La Fotomodellazione
Un’ulteriore “frontiera” del rilievo moderno è data dal mondo della cosiddetta
“Fotomodellazione”. Ancora oggi non c’è una definizione esaustiva del termine, anche
se evidentemente le origini del sistema, come vedremo meglio in seguito, sono
riscontrabili nell’evoluzione della fotogrammetria digitale e della computer vision.
Una volta definiti i marker in modo opportuno, questo possono essere utilizzati per
inserire nel modello direttamente delle primitive grafiche tridimensionali: facce,
cubi, cilindri, sfere, dischi.
Selezioniamo il cubo …
La fotomodellazione
Utilizzando opportunamente i marker, posizioniamo il solido dimensionandolo
correttamente. La forma si trova ora nello spazio virtuale dell’oggetto, generato
dall’intersezione spaziale delle varie immagini.
La fotomodellazione
Possiamo quindi passare direttamente, come detto, all’estrazione delle texture.
Selezioniamo innanzi tutto il cubo appena realizzato. Il programma selezionerà
automaticamente l’immagine nella quale ogni faccia dell’oggetto 3D costruito
compare al meglio, ne estrarrà la corrispondente porzione per proiettarla sulla
faccia stessa “raddrizzandola”
La fotomodellazione
Il risultato finale sarà qualcosa di simile a questo … e sarà possibile selezionare la
modalità di visualizzazione del modello “vestito”, le texture estratte, o gli oggetti 3D
inseriti nello “spazio foto”. Ovviamente sarà anche possibile esportare le immagini
raddrizzate per ulteriori utilizzi, o editarle direttamente all’interno del programma,
ad esempio per eliminare ombre, disturbi, o altro.
La fotomodellazione
Ripetendo le operazioni descritte in modo opportuno si può proseguire al
completamento del modello 3D, raggiungendo risultati molto interessanti.
Ricordiamo che, in questo caso, non è stato prodotto “solo” un modello
fotorealistico, ma si tratta di una restituzione tridimensionale completa, misurabile e
verificabile nei suoi parametri di precisione.
La fotomodellazione
Quello che abbiamo visto era solo un primissimo approccio al programma, che ha
potenzialità molto superiori. La modellazione, ad esempio, può essere spinta a
livello di grande dettaglio e raggiungere effetti veramente straordinari di realismo.
La fotomodellazione
Innanzi tutto è possibile intervenire sulle primitive tridimensionali e modificarne la
forma, e la giacitura in modo ad poterle adattare alla realtà tridimensionale del
monumento.
La fotomodellazione
È anche possibile operare più avanzate forme di editing, “tagliando” facce,
estrudendo porzioni o arrotondando gli spigoli, e così via, o lavorando con una
modellazione per profili.
La fotomodellazione
Vediamo di seguito alcuni esempi di realizzazioni e progetti in corso …
Negli anni ‘70 queste ricerche furono portate avanti soprattutto da Marr e
Poggio, con gli studi sulla visione stereoscopica umana, che pensarono di
applicare alla teoria della visione computerizzata.
Pian piano, a partire dagli anni ’90, queste tecniche cominciarono a diffondersi
grazie alla diffusione degli scanner e alla conseguente apertura alla
fotogrammetria digitale e furono impiegati, appunto, per la generazione
semiautomatica dei Modelli Digitali del Terreno.