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Quindicinale Editrice ASD Ponte Tegorzo

Anno XLII

24.06.2020
Numero

738
PERIODICO DI ATTUALITÀ DEI COMUNI DI ALANO DI PIAVE, QUERO VAS, SEGUSINO

Vent’anni senza Mario - pag. 1


I 100 anni del bar “Piave” di Carpen - pag. 3
Università adulti/anziani: quale futuro - pag. 6/7
Non respiro. Non c’è pace senza giustizia - pag. 12
Pro Loco di Alano in assemblea - pag. 13
Chiuso in redazione il 15.06.2020 - Prossima chiusura il 16.07.2020
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Tassa pagata/Taxe Perçue/Ordinario Autorizzazione Tribunale BL n. 8 del 18/11/80Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 - (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DCB BL
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IL TORNADO Sede: Via J. Kennedy - 32031 FENER-ALANO di PIAVE (BL). DIRETTORE RESPONSABILE: Cesare Turra. DIRETTORE OPERATIVO: Mauro Mazzocco REDATTORI: Sandro Curto,
Silvio Forcellini. COLLABORATORI: Alessandro Bagatella, Ivan Dal Toè, Antonio Deon, Foto Comaron, Fotocolor Resegati, Ermanno Geronazzo, Cristiano Mazzoni, Sergio Melchiori, Andrea Tolaini.
ABBONAMENTI: ITALIA Abbonamento annuale (18 numeri)  25,00 ESTERO Abbonamento annuale (18 numeri)  50,00.
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sul c/c Banco Posta intestato alla PRO LOCO di FENER, IBAN: IT49 M076 0111 9000 0001 0153 328; 3- pagando direttamente ad uno dei nostri seguenti recapiti: BAR “DA RICCI” - Alano; BAR
JOLE - Fener; CARTOLIBRERIA SCHIEVENIN ALBERTINA - Quero; ALESSANDRO BAGATELLA - Quero; BAR “PIAVE” Carpen - LOCANDA SOLAGNA - Vas; ANTONIO DEON - Vas; BAR
“BOLLICINE” - Scalon; BAZAR di A. Verri - Segusino.
1 PERSONAGGI

Vent’anni senza Mario


(s.for.) Vent’anni fa, il 23 giugno del 2000, moriva a soli 53 anni Mario Durighello, persona indimenticabile.
Indimenticabile per tanti motivi. Per l’amicizia sincera di cui ci ha fatto dono, per il suo fare garbato, per la sua
intelligenza, per la sua simpatia, per la sua ironia, per la dedizione al proprio paese… Oltre che presidente
della Pro Loco di Fener per quasi trent’anni, fu anche direttore editoriale e “pilastro” di questo giornale dalle
sue prime uscite, nel lontano 1979, fino all’ultimo giorno di vita. Anche per questo il suo ricordo, a vent’anni
anni di distanza, è sempre vivo in ognuno di noi. E proprio per questo motivo lo vogliamo ricordare con le
stesse parole che usammo all’indomani della sua morte per tracciarne un profilo su queste pagine e che ri-
pubblichiamo di seguito.

In ricordo
di un grande amico
di Silvio Forcellini
Non riesco a immaginare Fener senza Mario. E non riesco
a rassegnarmi al fatto che non lo vedrò più. Non si trovano
mai le parole adeguate per descrivere la perdita di un ami-
co così caro, non si trovano mai le parole adeguate per de-
scrivere il vuoto che resta dentro in circostanze come que-
sta…
Un grande amico: questo, soprattutto, era Mario per
noi (del Tornado, della Pro Loco…) che abbiamo avuto la
fortuna di conoscerlo molti anni fa e di cui abbiamo apprez-
zato, fin dalle prime frequentazioni, le indubbie qualità. Un
amico che, senza far pressioni ma con la sola forza
dell’esempio, della simpatia o di un semplice sorriso, ci ha
via via coinvolti in mille “imprese” dettate tutte dal suo pro-
fondo amore per il proprio paese.
Basterebbe ricordare, al riguardo, gli oltre 30 anni
dedicati “anima e corpo” (è proprio il caso di dirlo) alla “sua”
Pro Loco di Fener, di cui 29 da presidente; i 20 al Tornado
da direttore editoriale; quelli in Comune da amministratore
(10 come vicesindaco, 5 come capogruppo di maggioran-
za) e da membro della Commissione Edilizia; senza dimenticare, infine, il suo costante impegno in qualità di
dirigente e accompagnatore della locale squadra calcistica, la gloriosa Polisportiva Tegorzo. Dove occorreva
darsi da fare per la collettività, lui era in prima fila e, cosa non meno importante, mai che lo facesse pesare. E
tutti noi, non sempre per la verità ma…spesso, eravamo lì al suo fianco, fedeli “scudieri” o…”precettati” (co-
me, scherzando, ci definivamo), perché la generosità, la dedizione, l’entusiasmo di Mario erano talmente con-
tagiosi da renderci, come lui, “ostaggi” della Pro Loco, del Tornado…ma senza che la cosa ci disturbasse più
di tanto, anzi con il sorriso sulle labbra e con l’orgoglio di fare qualcosa di utile per il paese. E “ostaggio della
Pro Loco” era - non a caso - una sua scherzosa definizione, che “applicava” in primo luogo a se stesso. La
parola “ferie”, infatti, era bandita dal suo vocabolario o, meglio, le sue “ferie” (si fa per dire) le trascorreva, an-
no dopo anno, nello stesso posto, il…Parco del Piave. E persino la data del suo matrimonio con la Marilena -
raccontava - arrivò a subire una variazione a causa di una manifestazione nella quale era coinvolta
l’associazione da lui presieduta…
Oltre alla sua straordinaria disponibilità al servizio del paese (sotto gli occhi di tutti), non vanno dimen-
ticate, di Mario, l’intelligenza non comune, la modestia, la simpatia, la bonomìa, il disinteresse personale, la
spiccata ironia… Ci conoscevamo ormai da una vita, si può dire, ma non ricordo di aver mai avuto una scre-
zio con lui, nemmeno quando discutevamo di politica (io schierato da una parte, lui da quella opposta), pro-
prio perché era prima di tutto una “bella” persona, di grande intelligenza, cultura, rispetto, equilibrio e buon
senso (merce rara in questi “bassi” tempi).
Questo è quello che voglio ricordare di Mario, che venerdì 23 giugno ci ha lasciati a soli 53 anni (po-
chi, troppo pochi). Avrei voluto scrivere di più, e soprattutto meglio, per rendergli omaggio come meritava: non
credo di esserci riuscito. Quando Mauro, questa mattina, mi ha chiesto di tracciarne un profilo per il Tornado,
mi era appena giunta la notizia della sua morte. Mille situazioni vissute con lui, mille aneddoti, mi si sono ad-
densati improvvisamente nella mente, tutti assieme, in un tale turbinìo che è stato impossibile riportarli ade-
guatamente su un foglio di carta. La commozione, poi, ha fatto il resto… Me ne scuso con chi avrà avuto la
bontà di leggere queste poche righe, ma soprattutto con Mario che, d’altro canto, sono sicuro mi perdonerà.
Ciao Von Durighel, amico carissimo…
2 CENNI STORICI

Campo e Colmirano
Due Comuni una parrocchia dal 1100 alla fine del 1800
Testo di Orazio Piccolotto, tratto dal Volume III a cura di Giancarlo Follador
“Alano, la memoria e l’immagine di una Comunità”
Nel 1100 l'imperatore Enrico IV di Franconia, il grande antagonista di Gre-
gorio VII, scomunicato da quattro papi, umiliato a Canossa, tradito dai figli
da cui sarà destituito, è sceso per la terza volta in Italia.
Tra i guerrieri del suo seguito c'è Gerardo, nobile di sangue germanico. Co-
stui, secondo lo storico Nicolò Mauro, è il capostipite della famiglia Da
Campo che, come i Da Alano e i Da Comirano, trae il suo nome dal luogo
d'origine. Afferma lo storico Nicolò Mauro nelle sue "Genealogie" che tale
famiglia "produsse molti homeni di valore che furono conosciuti buoni et
honorati cittadini, anzi che alcuni di quelli primi antichi suoi per zelo della
patria si fecero scrivere nella militia equestre e perciò furono annoverati fra i
cittadini del primo grado ed ebbero la signoria di quella fortezza".
La signoria di quella fortezza ...
Narra Giovanni Bonifacio nella sua "Storia di Trevigi" che nel 1284 Gherar-
do Da Camino, capitano generale di Treviso, volendo annientare la potente
famiglia dei Da Castelli (che aveva esteso il suo dominio dalle colline aso-
lane alla pedemontana del Piave e alla Pieve di Quero) ne "fece distrugge-
re le fortezze", comprese quelle "delle ville di Campo, di Comirano e di Fenero", Anche Campo, come Colmi-
rano e Fener, aveva dunque il suo castello, dimora dei nobili Da Campo e successivamente, a partire dai
primi decenni del 1200, dei Da Castelli. Già a quel tempo era normale che nell'ambito della fortificazione sor-
gesse una cappella castrense, servita da un "rettore", riservata dapprima ai castellani e destinata a diventare
col tempo la chiesa del villaggio. Questa è la probabile origine della parrocchiale di Campo (da sempre
dedicata a sant'Ulrico o Ulderico o Odorico, vescovo di Augusta dal 923 al 973 dopo Cristo), che potrebbe
quindi risalire al XII secolo. È quanto sostiene lo storico Carlo Bellinati nella sua opera dedicata alle visite
pastorali dei vescovi di Padova. Egli cita a conferma della sua tesi una sentenza arbitrale emessa a Mantova
il 19 ottobre 1193, frutto di un compromesso tra il Patriarcato di Aquileia, la Diocesi di Feltre e Belluno e il
Comune di Treviso: quest'ultimo, avendo invaso i territori degli Episcopati di Ceneda, Feltre e Belluno. viene
costretto a tutta una serie di restituzioni e di risarcimenti, tra cui quello di 1100 "marche d'argento" per i danni
provocati "proposito sancti Ulrici", cioè al prevosto della chiesa di sant'Ulrico o Odorico. Ma si tratta davvero,
come il Bellinati ritiene, della chiesa di Campo? Se così fosse, avremmo la prova che la sua origine è anterio-
re al 1193. Ma la cosa non regge. La chiesa in questione va identificata con quella di sant'Odorico al Taglia-
mento, dove, all'epoca dei fatti, esisteva una collegiata retta da un prevosto: questa aveva effettivamente su-
bito gravi danni ad opera di milizie al soldo di Treviso. Né, altrimenti, si spiegherebbe l'intervento del patriarca
di Aquileia.
Il problema dell'origine della chiesa di sant'Ulderico di Campo resta dunque aperto. È probabile che
essa risalga alla signoria dei Da Campo, ma le prime notizie certe di cui finora disponiamo si riferiscono al
1297, l'anno in cui tutta la Cristianità è chiamata da Bonifacio VIII al versamento della decima papale. Anche
l"'ecclesia sancti Olderici de Campo" figura negli elenchi, accanto a quelle di Alano, di Segusino e di Quero,
alla cui Pieve tutte appartengono. Ne è rettore prè Giovanni che otterrà, come il suo collega di Alano, di esse-
re esonerato dall'imposta. Anche nell'estimo papale del secolo successivo appare "santo Odorico", ma questa
volta niente esenzioni: le cose vanno un pochino meglio, tant'è che l'imponibile per la comunità di Campo sale
a "17 lire di piccoli". A prè Giovanni seguono altri presbiteri, cioè sacerdoti autorizzati a celebrare la messa, a
predicare e ad amministrare i sacramenti, a noi noti perché citati come "rettori di sant'Odorico" in vari atti no-
tarili dell'epoca. Il nome di prè Giovanni appare ripetutamente: oltre che nel 1297, anche nel 1327, nel 1349,
nel 1362. È tuttavia improbabile che si tratti della stessa persona: costui infatti avrebbe retto la chiesa di
sant'Ulderico per oltre sessanta cinque anni, un po' troppo per quei tempi! Il successore, prè Vinciguerra, è
nominato in un legato testamentario nel 1389 e nel 1395. Il secolo si chiude con prè Giacomo di Guido da
Valdobbiadene, rettore di Campo almeno fino al 1410. Nel decennio 1416-1426 è curato prè Antonio di Am-
brogio da Venezia, a cui sarà riservato il privilegio di ricevere, nel 1424, la prima visita pastorale della storia di
Campo. (…omissis…)

La foto di copertina
(M.M.) Il testo completo della nota storica si può leggere nel libro citato nel sottotitolo, sicuramente reperi-
bile nelle biblioteche locali. Uno spaccato interessante della storia dei villaggi, citati spesso in occasione
delle visite pastorali, nelle cui relazioni si trovano descrizioni e dati che raccontano la situazione delle po-
polazioni a quei tempi. Una lettura che consigliamo caldamente, sollecitati dalla vista panoramica scatta-
ta verso Campo dalla zona di Quero. Uno scorcio impreziosito dalla presenza di una bella fioritura di or-
tensie.
3

100 anni di continuità per la famiglia Curto


100 anni di noi, 100 anni di voi
Nel lontano 1920 ha
inizio questa lunga
storia, quando
Giuseppe Curto aprì
questa Osteria a
Carpen di Quero.
Forse anche qualche
anno prima, ma nel
Catasto Storico della
Camera di Commercio,
così come in quello del
Comune di Quero
(grazie Mauro
Mazzocco per le
ricerche d’archivio) a
cavallo della prima
guerra mondiale
qualcosa è andato
perso oppure le
registrazioni sono state fatte in un secondo tempo.
Successivamente il figlio Attilio Curto nel 1965 proseguì l'attività di
famiglia fino al 1967, quando la figlia Mirella prende il mano il
locale, noto come Bar Piave, e lo porta con impegno a rifiorire.
30 anni di dedizione fino al 1987 quando la nuora Giuliana decide
di proseguire la storia.
100 anni belli e a volte anche difficili: la prima guerra mondiale, la
seconda guerra mondiale, l'alluvione del 1966 quando l'acqua del
Piave arrivò a lambire il bancone e più recente nel 2012 ancora
l'acqua, ma questa volta scesa dalla montagna a riempire e creare
ancora tanti danni.
Ora questi 3 mesi di stop forzato dal quale, come per tutti, non sarà

facile ripartire. Ma ''se del futur non v'è certezza'' noi siamo qui
sempre e comunque.
100 anni, un traguardo importante per la nostra famiglia, un arrivo
che merita di essere festeggiato e ricordato perché ha dato molto a
noi, ma anche al nostro territorio. Avevamo in programma molte iniziative per condividere tutto questo con voi,
ma purtroppo dovremo rinunciare a causa della contingente situazione determinata dal coronavirus.
La nostra famiglia al gran completo vi ringrazia per quello che finora avete fatto per noi.
Mirella, Enzo, Giuliana, Michele, Enrica, Gaia, Giada, Andrea, Antonella
4 LETTERE AL TORNADO

Ricordo di Giuseppe Marcer


di Marcello geom. Meneghin
Ho perso, con grande dispiacere,
un grande amico col quale ho
passato, a Quero, gran parte dei
giorni felici della giovinezza. Se
dovessi descrivere tutti i giochi fat-
ti, ben distribuiti, con cadenza pre-
cisa, stagione per stagione, dovrei
scrivere pagine e pagine tutte im-
prontate dalla contentezza che ne
derivava. Tra tutti non posso evita-
re di raccontarne uno del tutto par-
ticolare ma che dà un'idea dei gio-
vani queresi di un tempo. Dunque
Io e Bepi ci eravamo accordati per
vedere quale di noi due sarebbe
riuscito, durante tutta la sua vita, a
dire per ultimo una parola da noi
inventata “trec”. Ed infatti ogni vol-
ta che ci salutavamo per tornare a casa, a giochi finiti, ci salutavamo con un TREC ripetuto più volte anche da
,lontano, perché ognuno cercava essere l’ultimo a dirlo. Sono passati molti anni ma anche recentemente da vec-
chi, quando ci incontravamo a Quero, continuavamo ognuno a dire trec cercando, senza riuscirci, ad essere
l’ultimo. Ora non posso e non voglio dire più trec a Bepi perché voglio giustamente lasciare a lui la palma di aver-
lo detto per ultimo e lo testimonia il presente impegno scritto.
Ciao Bepi, guarda di star tranquillo e sereno nella tua nuova situazione, nel frattempo la mia bocca non pronun-
cerà più quella parola se non quando la mia tarda età finirà per farmi avvicinare a te lassù in alto. Allora, Bepi,
continueremo nella nostra disputa la quale non può dare mai alcun vincitore. Ciao Bepi amico mio.

In memoria di Enzo Conte (Giovanni)


di Loretta Secco
Con questa giornata di temporale mi sono tornati alla mente tanti giorni di pioggia
d’estate, quelli vissuti da bambina ed ho ripensato alle tante persone che hanno
popolato la mia infanzia. Una di queste era Enzo Conte, chiamato da tutti Giovan-
ni. Era un bel giovanotto che aveva conosciuto una cugina di mio padre, Rosa,
Rosetta per tutti. Viveva a Quero essendo nipote di Monsignor Angelo Maddalon,
per molti anni arciprete del paese. Ero bambina quando si sono sposati Giovanni
e Rosetta nel 1959, troppo piccola per avere dei ricordi miei, ho visto le foto con la
famiglia di zio Berto, il padre di Rosetta e fratello di mio nonno.
Nella casa di Rosetta, Norina, zio Berto e zia Teresa sono cresciuta, ammirando
la bravura delle mani di quelle cugine così esperte nel ricamare. E’ stata una bella
unione quella di Giovanni e Rosetta, vissuta all’inizio a Milano, in seguito a Me-
stre. Tornavano spesso a Quero dove hanno costruito la casa per il pensionamen-
to, sul col dei Sechi, dove si vede un ottimo panorama fino alla collina della Rocca
di Cornuda.
Non sono nati figli dal loro matrimonio ma il loro amore era bastante alla solidità
della loro unione, c’era molta affinità tra loro e soprattutto rispetto. Quando Roset-
ta si è ammalata e poi è mancata Giovanni ha vissuto nell’ombra del ricordo della donna amata, “me manca la
me vecia” diceva lui in veneziano. E’ stato così bene assistito negli anni della solitudine da una signora rumena,
la cara Zory, che è entrata a far parte della famiglia e della comunità querese col suo buon cuore e la sua gene-
rosità. Il 25 aprile Giovanni ha compiuto 90 anni, ma già si vedevano i segni della malattia, cominciata a dicem-
bre e proseguita a gennaio con un ricovero in cardiologia. Il 12 maggio, dopo alcuni giorni passati in ospedale,
tornato a casa, Giovanni ha raggiunto la sua amata moglie. Riposano assieme nella tomba di famiglia, con quelle
anime belle di Berto e Teresa che ho amato così tanto. Voglio ricordarmeli sorridenti quando scappavo con gli
stivaletti rossi durante i temporali e con i miei cugini andavamo a “spiaccicare” in ogni pozzanghera della corte,
mentre Giovanni e Rosetta ci guardavano divertiti. Sarete sempre vivi nel ricordo di chi vi ha amato, guarderemo
giorni di pioggia, di lampi e fulmini aspettando di attraversare il ponte dell’arcobaleno.
5 CRONACA

Lo ha deciso il consiglio comunale

Alano, sconto del 40% sulla tassa dei rifiuti


per chi fa compostaggio domestico
di Silvio Forcellini
Una bella notizia per gli alanesi che possiedono il composter o usufrui-
scono della classica “buca” per smaltire l’umido: nella prossima bolletta
relativa ai rifiuti (Tari) avranno uno sconto del 40% sulla parte variabi-
le del tributo. Lo ha deciso l’amministrazione comunale di Alano, che
ha portato lo sconto dall’attuale 25% al 40%, sia per incentivare ulte-
riormente il compostaggio domestico premiando chi lo fa, sia dopo
aver calcolato dettagliatamente i costi effettivi della raccolta dei bidon-
cini dell’umido, di cui i soggetti in questione non usufruiscono. Chi già
beneficia dello sconto in bolletta del 25%, non dovrà fare nulla: nella bolletta Tari relativa al 2021 si ritroverà
automaticamente lo sconto del 40%. Chi invece, incentivato anche dalla riduzione, vorrà optare per il compo-
staggio domestico, dovrà presentare all’ufficio tributi del Comune di Alano - entro il 20 gennaio 2021 -
un’autocertificazione (il modello di dichiarazione sostitutiva è disponibile in municipio) in cui si afferma che il
compostaggio viene fatto a casa (oltre eventualmente a restituire all’ufficio tecnico il bidoncino dell’umido per
il “porta a porta”, se in precedenza ritirato). Sarà poi il Comune ad effettuare le verifiche, anche periodiche,
per accertare la reale pratica del compostaggio. Per ulteriori informazioni, recarsi in municipio all’ufficio tributi
il lunedì dalle 9.30 alle 12.30 e rivolgersi a Barbara De Paoli.
Dopo 70 giorni, ha vinto la sua battaglia contro il coronavirus

Celso è tornato a casa!


di Silvio Forcellini
Una bellissima notizia, che tutti attende-
vamo con ansia: Celso Zaetta, carissimo
amico molto conosciuto e stimato anche
nella nostra zona per aver lavorato per
molti anni presso la filiale UniCredit di
Fener, è finalmente tornato a casa dopo
aver vinto la sua battaglia contro il coro-
navirus. “All’inferno e ritorno”: il titolo del
celebre film campione d’incassi diretto da
Jesse Hibbs nel 1955 penso possa ben
descrivere l’odissea di Celso, per fortuna
conclusasi felicemente. Risalgono alla
metà di marzo i primi sintomi della malattia - stanchezza, febbre, difficoltà respiratorie - che hanno interessato
anche il resto della famiglia Zaetta (la moglie Sonia e i due figli Alex e Giada), seppure in modo lieve. Per
Celso, invece, prima il ricovero in Pneumologia a Belluno, poi - visto il peggioramento delle sue condizioni - il
trasferimento dal 5 aprile in Rianimazione, dove è rimasto per una quarantina di giorni, di cui ventuno in coma
farmacologico. Dal risveglio dal coma le cose sono pian piano migliorate, tanto da essere finalmente portato
in reparto. Il 3 giugno infine, dopo 70 giorni di positività, il tanto agognato ritorno a casa, a Dorgnan di Cesio-
maggiore, dove ha potuto riabbracciare la propria famiglia. «E’ stata dura, ma la posso raccontare», mi ha
scritto Celso, che ora dovrà affrontare la necessaria riabilitazione, dato che - in questo periodo - ha perso ben
25 chili. Ma, oltre alle cure del caso, un fattore determinante sarà sicuramente l’amore della sua famiglia e
l’affetto degli amici, che non è mai venuto meno, nemmeno nel Basso Feltrino, dove Celso, persona di una af-
fabilità e di una simpatia contagiose, ha lasciato un ottimo ricordo. E il grande attaccamento degli amici si è
manifestato anche con un corteo di auto che sabato 6 giugno, con tanto di trombe e bandiere, si è radunato
sotto casa sua, dove campeggiava anche un grande striscione con su scritto, rigorosamente in caratteri ne-
razzurri, “BENTORNATO GUERRIERO: CELSO 1 – COVID 0”. Guerriero interista, ovviamente: insomma,
Celso Zaetta come…Romelu Lukaku, e se a dirlo è un “cugino” vale doppio…

Cacciatori solidali contro il coronavirus


(S.C.) L’A.C.B. (Associazione Cacciatori Bellunesi), su richiesta di alcune Riserve, si è prodigata, nei mesi
scorsi, in una raccolta fondi per contribuire, attraverso l’Associazione Vola, all’acquisto di uno strumento ne-
cessario per processare i tamponi destinato all’ospedale di Feltre e dal costo di 100.000 euro. In tutta la pro-
vincia sono stati raccolti 8.400 euro, 1.000 dei quali versati dalla Riserva di Quero presieduta da Giuliano
Mazzocco.
6 LETTERE AL TORNADO

Università adulti/anziani: quale futuro?


Si pensa all'anno prossimo: alla ricerca di soluzioni che tutelino il valore relazionale dell'esperienza
Belluno, maggio 2020
Carissimi,
con le disposizioni delle autorità medico-sanitarie e civili è sospesa ogni nostra attività scolastica, compresi il XII°
Convegno Provinciale e il VII° Concorso Creatività 2020. Il mio augurio, e la mia preghiera che rivolgo sempre al
Signore, per tutti, è di poter riprendere, tutti insieme, quando sarà garantita la nostra salute e la nostra vita, che
costituiscono il bene "l'essenziale". Nonostante questo, mai, come in questi mesi difficili, è stata coltivata la nostra
vicinanza con le mail e le telefonate del sabato.
Ci preme l'interrogativo: come e quando riprendere?
La risposta impegna la riflessione personale e collettiva per rinvigorire la nostra Istituzione, Unica e Unita, quale

luogo di apprendimento culturale, laboratorio di socialità, creatività ed esperienza di vita, in modo da ridare
all'anziano lo statuto di persona. Se 40 anni fa siamo nati come antidoto alla cultura dell'emarginazione sociale
dell'anziano, considerato un problema e un peso, oggi, nella situazione di pandemia Covid 19, emerge la nuova
cultura "dello scarto" nei confronti dell'anzianità: c'è stata "una strage" di vecchi, abbandonati nelle RSA. Tragica
realtà, indegna di un paese civile. Qualcuno ha pure affermato che sarebbe stato "accanimento" la cura dei
vecchi malati, ultra ottantacinquenni. Eppure gli Anziani sono membri di una generazione portatrice di un
contributo culturale e antropologico unico. Hanno attaversato la discontinuità prodotta dalla seconda guerra
mondiale e sono stati protagonisti della successiva fase di ricostruzione. Quindi gente preziosa per aiutare a
capire cosa significa far ripartire un paese messo in ginocchio da una dura prova, facendo leva sui valori solidi
dell'impegno, dell'etica del lavoro, della responsabilità individuale, del bene comune. Valori non comuni oggi,
perciò ancora più utili per le giovani generazioni davanti al nuovo scenario culturale e sociale.
La persona anziana è la prima stella che illumina il percorso della nostra Università.
Una riflessione deve ripartire dalle nostre radici, non tanto per "cercare le radici" ma per "mettere radici". Nel
senso di ripensarle e declinarle di nuovo: non siamo quelli della retorica delle radici, nè della metodologia del
"passatismo", nè della custodia delle "ceneri", ma va riaccesa la nostra eredità storica. L'atteggiamento sano è
piuttosto quello di lasciarsi interrogare dalle sfide del nostro tempo presente e cogliere con la virtù del
discernimento dei valori solidi, fondati e irrinunciabili: la dignità di ogni persona oltre l'età, il concetto di anziano
come risorsa e ricchezza, il diritto allo studio ad ogni età, il valore della cultura antropologica, la responsabilità
verso le nuove generazioni, la conoscenza e l'impegno nel proprio territorio, la salvaguardia del pianeta terra,
l'apertura all'orizzonte mondiale. La vecchiaia non è una malattia. Il nostro progetto ha sviluppato negli anni una
cultura media, aggiornata e necessaria per vivere al passo coi tempi e codificata nel Piano di Studi, concretizzata
nella "scuola per adulti" con un ampio ventaglio di discipline, privilegiando quelle umanistiche per educare al
pensiero critico, profondo e universale. Alla base c'è l'idea che, attraverso la cultura, è possibile rigenerare la
propria esistenza dopo la pensione, per riprogettare la pienezza della persona nell'ambiente di vita e della
società. Perciò abbiamo motivato i nostri corsisti, in modo che non si ritengano solo consumatori, utenti di servizi
e prestazioni tesi ad interessi individuali, bensì ricercatori nelle varie aree (lettere, storia, arte, filosofia, cultura
7 LETTERE AL TORNADO

locale, ...). Altrettanto si è data rilevanza a


esperienze didattiche particolari (laboratori,
gruppi di interesse, visite culturali,..), per
favorire la partecipazione, per vincere la
chiusura, l'isolamento e l'individualismo.
Vertice di questo quarantennale percorso è
stata la produzione dell' "Archivio Storico",
importante e autorevole strumento perchè
senza storia non c'è e non si ha memoria. Ora
stiamo analizzando il problema del digitale
(che ha fatto compagnia in questi mesi ai
nipoti e ai figli) con la XIa Conferenza
Organizzativa del 18 maggio 2019, in
preparazione del XII° Convegno Provinciale,
16 maggio 2020, sospeso per la pandemia,
ma che verrà celebrato a tempo opportuno. Ci portiamo nel cuore una grande tristezza per l'alto numero di
decessi nelle Case di Riposo, che rivela con grande evidenza una questione non solo sanitaria, ma anche
umana. L'istituzionalizzazione non può essere la normalità, va invece rafforzata l'assistenza domiciliare, con
interventi più decisi e adeguati nei confronti delle famiglie. Diceva don Oreste Benzi, con fulminante chiarezza:
"Dio ha creato la famiglia, gli uomini gli Istituti".
Come e quando ripartire?
In attesa di capire quali potrebbero essere le possibili soluzioni per la ripresa (ma non è escluso anche un
periodo di sospensione) ecco la realtà di cui si compone l'Università Adulti/Anziani della provincia di Belluno, una
realtà molto complessa, Unica e Unita nelle sue 13 Sezioni. Per questo, impone un'attenta riflessione su quale
possa essere la soluzione migliore da adottare. L'Università in cifre: composta da 13 sezioni, nell'anno
accademico 2019/2020 (il 36° della serie), l'Università ha proposto 158 attività fra corsi, seminari, laboratori, visite
e incontri culturali per un totale di 4250 ore con 430 docenti volontari e altri 167 operatori volontari.
In totale i corsisti sono stati 1765, così suddivisi nelle varie Sezioni: Belluno 237, Zumellese 144, Cismon
Bellunese 133, Feltre 122, Comelico/Sappada 101, Val di Zoldo 100, Cadore 109, Ampezzo/Oltrechiusa 211,
Agordo 157, Alto Cordevole 111, Destra Piave 159, Longaronese 101, Conca del Piave 130. Da segnalare inoltre
i 15 partecipanti a Teatro Tre, i 30 a Coro Tre, 31 sono i soci dell'Associazione. Una realtà che ci pone la
problematica sia nella scuola che nella didattica! La seconda stella che illumina la nostra scuola è la cultura
antropologica, che riattiva la persona degli adulti e degli anziani tramite mente, cuore e corpo, per crescere nella
conoscenza, costruire, promuovere, salvare anche la "socialità".
Mente: la conoscenza che è attenta ai valori e ai significati delle scienze;
Cuore: coinvolge i sentimenti, le emozioni, gli affetti, le amicizie, le feste, interessi e innovazioni;
Corpo: comprende la presenza fisica, lo stare insieme, le relazioni sociali.
Come ripartire? Due sono le tipologie di scuola e di didattica
a) Didattica tradizionale: lezione frontale o scuola in presenza. Quali e quante possibilità con la pandemia? -
Attenzione alla categoria Anziani perchè vulnerabili e quindi vanno protetti.
- Corsisti: è necessario riorganizzare i modelli didattici con attenzione alla sicurezza, alla salute, alla possibilità di
creare le condizioni necessarie: dispositivi di sicurezza, mascherine, guanti...
- Logistica: quasi tutte le sedi attuali creano difficoltà per il distanziamento sociale, disinfezione dell'ambiente. Noi
siamo un'unica e unita Università!
- Trasporti: in ogni sede confluiscono più Comuni. Usare mezzi pubblici e privati per più persone?
- Docenti: disponibilità più difficile...
b) Teledidattica: lezioni in lontananza, scuola a distanza, virtualizzata. È l'ipotesi "digitale", che è tutta da valutare
e da verificare perchè si tratta di Università Adulti/Anziani.
- La sua scuola ha l'orizzonte della cultura antropologica che rigenera la vita con lo sviluppo della conoscenza e
la sostanza della relazione per dar senso e valore all'esistenza;
- Non tutti hanno e sono in grado di usare lo strumento digitale e si creerebbe una ineguaglianza scolastica e
quindi disagi e disparità sociale;
- Non sempre ci potrebbe essere la disponibilità dei docenti nell'uso dei mezzi.
Quando? Occorrono le autorizzazioni delle istituzioni scientifico-sanitarie, politiche competenti, per le garanzie di
legalità, di sicurezza e di rischio zero per gli Anziani e gli Adulti.
Con questa lettera ho desiderato condividere alcune riflessioni per confrontarle con voi a settembre. Nel
frattempo ciascun Comitato di Sezione può ipotizzare un programma di massima per il futuro, a livello di
contenuti, lasciando in sospeso le date e le modalità. Per quanto riguarda l'apertura delle varie Sezioni,
decideremo insieme per ripartire tutti insieme! In attesa di rivederci, continuerò a rimanere in contatto con
tutti, tramite i Coordinatori. Sempre ci ricordiamo reciprocamente rivolgendoci a Maria, salute degli infermi.
Don Attilio
Continueremo a sognare progetti e a realizzarli insieme! Michelangela Ceccotto
Foto di Settimo Rizzotto: momenti di lezione al Centro Culturale “Bice Lazzari” di Quero Vas
8 CRONACA

Per ricordare Girolamo “Mimo” Favero


di Alessandro Bagatella
E’ giusto ricordare la figura di Girolamo Favero, da
tutti conosciuto come “Mimo”. Per tanti anni è stato
Presidente del Comitato San Valentino e quel che
ha realizzato, con amore e rettitudine, assieme al
suo gruppo tutti lo possono vedere. Lo ricordo di
quando io facevo il sacrestano a Santa Maria. Mimo
non mancava di farmi avere una cassetta di arance
benedette da distribuire agli abitanti della frazione e
a quelli che non si recavano alla Messa il sottoscritto
portava le arance a domicilio, così desiderava Mimo,
sempre presente anche al Castello nelle feste di
San Girolamo, il suo Santo. Egli è stato, come tutta
la sua famiglia, esempio di aiuto verso chi aveva
bisogno. Ricordo, inoltre, che nei miei ventisei anni
di Babbo Natale alla scuola materna di Quero e
nelle case di riposo di Quero e di Alano, Mimo è
stato l’unico a darmi un contributo di generi alimentari. Tanti negozi, ma nessuno mi ha mai dato un sacchetto di
caramelle. Io lo facevo volentieri, come Mimo, e non chiedevo niente a nessuno e, forse, la gente pensava che
l’iniziativa fosse sponsorizzata dal Comune. Il Bene che hai fatto a tutti, Mimo, non sarà mai dimenticato ed il
premio lo riceverai lassù, dove sei arrivato. Ora non farai più panettini, ma pandorini. Riposa in pace, Mimo e dona
ai tuoi cari una serena rassegnazione. (In foto: Mimo in occasione di San Valentino 2008)

LETTERE AL TORNADO

Ciao Anna Maria Menegon


di Gianni Codemo
Il 16 maggio ci ha lasciato Anna Maria Menegon, classe 1933, originaria di
Alano di Piave. Nel 1956 era immigrata in Svizzera dove ha vissuto il resto
della sua vita. Era sempre vicina a suo marito: Piero Codemo, morto nel
2020, ed ai suoi figli: Gianni, Roberto e Laura. Piero ed Anna Maria non vo-
levano ritornare alle loro radici perché i figli avevano le famiglie e gli amici in
Svizzera. Anche se Anna Maria non ha mai imparato bene il tedesco, con
l’aiuto dei figli, con i gesti e con il suo sorriso si faceva capire da tutti. Ogni
anno si godeva le vacanze estive ad Alano dove incontrava parenti ed ami-
ci. Si divertiva sempre un mondo con la gente che conosceva. Qui poteva
parlare il suo dialetto, scherzare con la gente e rivivere nel ricordo gli anni
della sua gioventù. Un gelatino, un cappuccino, un bicchiere o anche due di
vino, il baccalà, la polenta e la pizza, come amava i sapori del suo Alano.
Alano di Piave era un punto fisso delle sue estati come la lettura del suo
Tornado. Gli ultimi 10 mesi li ha trascorsi nella casa di riposo del suo paese.
Stava bene e aveva ogni giorno visite dei suoi figli, di amici o di vicini di pri-
ma. A causa del coronavirus i suoi famigliari non hanno potuto vederla per nove settimane. Il giorno prima della
sua morte, due figli hanno potuto andare a trovarla. Nessuno avrebbe immaginato che fosse per l’ultima volta.
Adesso Anna Maria riposa in un “Cimitero di rose”.
ATTUALITÀ

FIDAS Regione Veneto: un nuovo sito a disposizione dei donatori


Da qualche giorno è on line il nuovo sito internet di FIDAS Regione Veneto.
L’aggiornamento si è reso necessario per adeguare il sito alla normativa in materia
di sicurezza informatica, inoltre la precedente versione richiedeva un aggiornamento
delle impostazioni e dei contenuti.
Per gli utenti sarà ora sempre più facile navigare sul sito, avendo a disposizione le
principali informazioni in tema di donazione del sangue. Grazie ai collegamenti
diretti, il sito permette ora di accedere sia alle altre Associazioni Provinciali della
FIDAS operanti nel territorio regionale, sia ad altre istituzioni locali e nazionali.
Lo spazio dedicato alle NEWS verrà aggiornato con il coinvolgimento di tutte le
sezioni di FIDAS Veneto.
Il sito è consultabile all’indirizzo www.fidasveneto.it
9 ATTUALITÀ

Ri-dono i libri
(M.M.) Se avvistate il logo e vedete qualche libro appeso in un sacchetto, non stu-
pitevi. Si tratta di una nuova iniziativa delle biblioteche locali che rimettono in circo-
lo i libri avuti in dono (sanificati e protetti). Il regalo viene ripetuto a beneficio dei
lettori che hanno la ventura di imbattersi in questi insoliti “panni stesi”, come nel
caso fotografato a Quero, in via Toà. Se il titolo piace si può prelevare liberamente
e godere così di una lettura gratuita. Magari senza volerlo ci si può imbattere in un
titolo desiderato da tempo o
scoprire un filone di lettura di-
verso dal solito. Insomma un
regalo che si può rivelare pre-
zioso. Una nuova forma di
scambio di libri che prende le
mosse dallo storico book-
crossing. Un’esperienza pro-
vata anche nei nostri paesi
che ora si veste di una nuova,
fresca divisa.

Dal 01 Luglio 2020


Nuovi limiti per il pagamento in contanti
Dal 01 primo luglio 2020 la nuova soglia per i pagamenti in contanti sarà 2.000 euro. Il limite scenderà anco-
ra, arrivando a 1.000 euro, a partire dal 1° gennaio 2022. Il nuovo limite per i pagamenti in contanti era già stato
stabilito dal decreto n. 124/2019 collegato alla Legge di Bilancio, come ulteriore strumento nelle mani del Gover-
no per la lotta all’evasione fiscale. Inoltre, l’emergenza sanitaria ha dato una grande spinta ai pagamenti traccia-
bili: complice la chiusura forzata di moltissime attività e l’aumento degli acquisti online.
L’opposizione ha presentato in Parlamento un emendamento al decreto Rilancio per rivedere la modifica al tetto
dei contanti, decisa quando ancora non si sapeva che cosa fosse il coronavirus, quindi in tempi lontani
dall’attuale crisi. E' stato formalmente presentato un emendamento alla Camera. Se non dovesse essere appro-
vato, le cose resteranno come previste: si potrà fare un pagamento massimo in contanti di 1.999,99 euro e dal 1°
gennaio 2021 di 999,99 euro. Le somme oltre queste cifre dovranno essere pagate con uno strumento tracciabi-
le, per esempio con bonifico bancario o postale, assegno, carta di credito, prepagata o Bancomat. La regola vale
anche per prestiti o donazioni a parenti o amici. Attenzione alle multe per chi viola queste disposizioni: vanno da
2.000 a 50.000 euro a seconda dell’importo trasferito.

Il 730 cartaceo non più disponibile


Stralcio della lettera dell’Agenzia Entrate che avvisa della cessata distribuzione
OGGETTO: Abolizione della distribuzione cartacea della modulistica dichiarativa delle persone fisiche - ar-
ticolo 3, comma 3-bis, del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28
giugno 2019, n. 58
L’articolo 3, comma 3-bis, del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge
28 giugno 2019, n. 58, ha modificato l’articolo 1, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 22 lu-
glio 1998, n. 322, recante modalità per la presentazione delle dichiarazioni relative alle imposte sui redditi,
all’imposta regionale sulle attività produttive e all’imposta sul valore aggiunto, ai sensi dell’articolo 3, comma
136, della legge 23 dicembre 1996, n. 662. In particolare, sono stati soppressi il secondo ed il terzo pe-
riodo del citato articolo 1, comma 2, del decreto n. 322 del 1998, che prevedeva, per i contribuenti, la
possibilità di ritirare gratuitamente presso gli uffici comunali i modelli in formato cartaceo per la di-
chiarazione dei redditi delle persone fisiche, nonché la possibilità per l’Agenzia delle entrate di individuare ul-
teriori modalità di distribuzione o di invio dei modelli dichiarativi e di altri stampati.
10 CRONACA

Segusino, il 1° giugno
ha riaperto il Bar-chét
di Silvio Forcellini
Pur con un mese di ritardo causa coronavirus, lunedì 1° giugno ha riaperto i battenti il Bar-chét, il celeberrimo
chiosco segusinese gestito dalla vulcanica Stefania Franceschin. D’ora in avanti,
dunque, e per tutti i giorni della stagione estiva, il Bar-chét rappresenterà una vera
e propria oasi di pace e di tranquillità, di svago e di allegria in prossimità del Piave,
nel pieno rispetto delle normative vigenti anti Covid-19. Per la sicurezza del perso-
nale e dei clienti si è dovuto rinunciare infatti a qualche posto a sedere, ma il risul-
tato - va detto - è ugualmente soddisfacente, merito an-
che del suo particolare “look” che anno dopo anno viene
rinnovato, dato che in casa Franceschin la creatività non
manca. Quasi tutto ciò che fa parte dell’arredamento non
è nuovo, bensì orgogliosamente ritornato a nuova vita o
riciclato creativamente partendo da diversi materiali di recupero. E poi le proposte
enogastronomiche, che puntano come sempre su prodotti locali («perché ne siamo
fieri!», sottolinea Stefania), biologici, equosolidali, con un occhio di riguardo per le
diverse esigenze alimentari. Conclude Stefania: «Il
Chiosco Bar-chét esiste perché è frutto della sincera
compartecipazione di molte persone, che - ciascuna a suo modo - hanno contribui-
to a far crescere quest’idea. Compresa la persona che pubblicherà questo articolo,
che ci supporta sempre. Quindi un grazie a tutti gli “amici del Bar-chét” e buona
estate a tutti!» Noto anche, per l’appunto, con il nome di “chiosco dell’estate”, il
Bar-chét è situato in un terreno di proprietà di Stefania sito in via Verri 34, sul lato
destro della “provinciale” poco prima della galleria Vas-Segusino. Novità di questo
2020: allo staff degli abituali collaboratori di Stefania (che è coadiuvata nella sua
attività da tutti i suoi familiari, in particolar modo dalla mamma Rosanna e dalla so-
rella Dorotea), si aggiunge quest’anno Alain Deon, il suo compagno originario di Vas, di recente rimpatriato
da New York dopo sei anni di lavoro nella “Grande Mela”. Un’ultima cosa: Il Bar-chét è aperto ogni giorno dal-
le 10 alle 23. Buon lavoro!

Giorgio e Beniamina,
58 anni di matrimonio
di Silvio Forcellini
Giorgio Verri e Beniamina Berra, di Segusino, si sono
sposati il 19 maggio 1962 e lo scorso mese di maggio
hanno pertanto festeggiato 58 anni di matrimonio.
Dalle pagine del Tornado augurano loro un felice anni-
versario e tanti anni ancora assieme, le figlie Rosanna e
Adriana, i nipoti (in rigoroso ordine di nascita) Stefania,
Marco, Melania, Dorotea e Paolo e i pronipoti Emma e
Giorgio (figli di Marco) e Alessandro e Amelia (figli di
Melania).
All’elenco dei familiari che si stringono attorno a Giorgio e Beniamina per l’importante traguardo raggiunto non
poteva certo mancare il nostro collaboratore Pino Verri, che di Giorgio è il fratello e che, in occasione di un al-
tro significativo anniversario (le nozze d’oro), aveva dedicato agli sposi i seguenti versi:
Signore e signori, giovani e vecchi, aprite bene gli orecchi: era il 19 maggio 1962 e nella chiesa di Santa Lu-
cia un bel matrimonio prese il via. El fea le proe a n boto de matina, me fradel, a dir “sì sì sì Beniamina”. Tuti
contenti i era in contrada pì che sia par farse ‘na magnada e su una bela caséta la cicogna ve à portà ‘na tosa
e ‘na toséta. Tu era come un bachét, a forsa de rostesìn e vin tu à més su qualche chilét. Quante bele ma-
gnade a casa vostra in alegria, ma el piato pì bon l era senpre quel de la conpagnia. Tra alti e bassi cin-
quant’anni i é pasà e grande è la gioia di avervi ancora qua. Ahi ahi dir non so quanto è stato bello il convivio
con voi da Mirka e Marcello. No ston qua a piàndér e dison in coro: “Evviva Beniamina e Giorgio e le so noz-
ze d’oro”.
P.S. Caro Giorgetto, guarda in ciel e par na volta dì... “elo poc bravo me fradel”.
Pino Verri
11 CRONACA

Apre a Segusino “Riva dei Coz”,


agriturismo con camere a Riva Secca
a cura di Silvio Forcellini

Tutto è cominciato nel 2000 quando Giovanni Coppe, assieme alla moglie Maria Elena, decide di aprire a Se-
gusino la propria azienda agricola, che ancor oggi porta il nome della località in cui si trova, Riva dei Coz. Na-
ta all’inizio come allevamento di anatre, polli e oche, col passar degli anni si specializza su queste ultime, por-
tando avanti un’attività non intensiva e sostenibile, seguita dalla macellazione in loco, destinata alla vendita.
Ma è grazie anche all’aiuto dei figli Antonio, Gianluca (con la compagna, l’alanese Andrea Tugnolo) e Tom-
maso Coppe, che nel 2019 il progetto assume una nuova forma, pur mantenendo le caratteristiche iniziali:
così, nel gennaio del 2020, dopo numerosi sacrifici ma anche con tanto coraggio e
tanta ambizione (che meritano davvero un plauso, visti i tempi), viene finalmente
aperta l’attività connessa di agriturismo con camere. Certo è che il periodo in que-
stione, dal punto di vista imprenditoriale, è stato il peggiore che si potesse immagi-
nare, causa la chiusura forzata per la pandemia globale: entusiasmo e voglia di ini-
ziare per coronare un sogno cullato da molto tempo, si sono dovuti scontrare con
uno scenario a dir poco problematico, che ha lasciato tutti impotenti. Dopo un iniziale
e innegabile sconforto, però, tutta la famiglia ha deciso di ottimizzare il tempo in più che aveva a disposizione
per sistemare gli ultimi dettagli, procedere con lavori che non avrebbero altrimenti trovato spazio e riaccende-
re la voglia e la passione per questa nuova avventura. Il 18 maggio 2020, dunque, ecco la riapertura.
“Riva dei Coz”, a Riva Secca sui cof, si trova alle pendici del Monte Cesen ed è affacciato sul “fiume sacro”:
da qui si può ammirare “un panorama super” di Segusino e dintorni (come mi ha relazionato la mia fidata “in-
viata speciale” al di là del Piave, Anna Rita Coppe). L’attività di agriturismo, non a caso, nasce anche con
l’intento di far scoprire agli ospiti il nostro bel territorio, le meraviglie che la natura offre, ma anche le innume-
revoli località circostanti (e le attività correlate): Milies, Stramare, la stessa Segusino con i suoi numerosi per-
corsi naturalistici, ma anche la vicina Valdobbiadene (ora, ricordiamolo, sito Unesco con le sue colline del
prosecco), senza dimenticare le città storiche e d’arte come Asolo e Feltre, Castelfranco e Treviso, e poi la
meravigliosa Venezia e le altrettanto meravigliose Dolomiti…
“Riva dei Coz” dispone di tre diversi ambienti classificati per colore (cosa c’è di più semplice e bello dei colo-
ri?): Arancio, Rosa e Blu, ognuno con caratteristiche
differenti, adatti ad ogni genere di ospite e tutti dotati di
bagno, angolo cottura, frigorifero, aria condizionata,
connessione Wi-Fi gratuita, tv a schermo piatto, oltre
al giardino e alla terrazza solarium. L’appartamento
Arancio, il più spazioso, dotato di due camere e due
bagni, con ingresso indipendente, è stato adibito a
“casa vacanza” per affitti lunghi (ottimale per l’insegnante fuori sede o per il lavoratore con famiglia che ha la
necessità di essere vicino al luogo di produzione). Negli ap-
partamenti Blu e Rosa - come in un tradizionale B&B - viene
invece servita la prima colazione, nella comodità della pro-
pria stanza e all’ora richiesta, preparata con ingredienti di
prima qualità e, quando possibile, a km 0, forniti dalle azien-
de del paese e preparati in casa. “Riva dei Coz”, in definitiva,
vuole contraddistinguersi per la cura dei dettagli, la posizione
incantevole in cui si trova, lo spettacolo mozzafiato dei tramonti ai quali si può assistere dalla propria camera
e la cordialità di tutta la famiglia, che non vede l’ora di accogliervi. Dal Tornado l’augurio di buon lavoro!
Per informazioni:
Facebook - Agriturismo Riva dei Coz # Instagram - Riva_Dei_Coz
# http://www.rivadeicoz.com # tel. 340.5387036
12 ATTUALITÀ

Non respiro. Non c’è Pace senza Giustizia


di Cesare Turra
Le proteste e gli scontri avvenuti le scorse settimane negli Stati Uni-
ti per la morte dell’afro-americano George Floyd ripropongono alla
nostra coscienza il tema del razzismo e degli abusi delle forze
dell’ordine.
Le immagini degli scontri, delle violenze e dei saccheggi che hanno
fatto seguito alla morte di George Floyd sono le stesse di quelle
che avevamo visto nel 1992, quando alcuni quartieri di Los Angeles
vennero messi a ferro e fuoco perché i cinque poliziotti che l’anno
precedente, il 3 marzo 1991, avevano massacrato di botte il tassi-
sta afro-americano Rodney King, vennero assolti nonostante
l’evidenza dei fatti. Quella del 3 marzo 1991 è una data fondamen-
tale perché per la prima volta il pestaggio venne filmato sbatten-
do in faccia dell’opinione pubblica l’orrore degli abusi delle forze di
polizia verso le minoranze. Il pestaggio suscitò scalpore e polemiche, ma fu solo un anno dopo, con
l’assoluzione della giuria il 29 aprile 1992, che l’indignazione sfociò in senso di impotenza, il senso di impotenza
in rabbia e la rabbia in violenza che venne sedata dopo sei giorni di scontri e l’intervento della Guardia Nazionale
e dell’esercito. Il bilancio finale fu pesante: 63 morti, 2.383 feriti, 12.000 arresti, 3.600 incendi, danni per oltre un
miliardo di dollari. Da allora sono passati quasi trent’anni, la tecnologia ha fatto passi da giganti fornendo
all’umanità mezzi di informazione e comunicazione evoluti, viviamo in un mondo che sembra senza confini tanto
da definirlo “globale”, ma la morte di George Floyd e il filmato di lui sofferente che invoca il poliziotto che gli bloc-
ca il collo con un ginocchio, perché non riesce a respirare, cancella d’un colpo tutto il tempo trascorso per sbat-
terci nuovamente in faccia una realtà che ci richiama alle nostre responsabilità.
Avvenimenti come quelli che hanno portato alla morte di George Floyd, infatti, non avvengono per caso, ma tro-
vano terreno fertile in quelle società che sono accondiscendenti, vuoi per paura delle ritorsioni della pubblica au-
torità, vuoi perché gli abusi vengono perpetrati in genere verso le minoranze sociali, vuoi infine per una errata
concezione di “legale” e “giusto” che porta ad una visione sproporzionata e non conforme alla normativa,
quando valutiamo le infrazioni commesse dagli altri.
Rodney King e lo stesso George Floyd sono stati entrambi fermati dalla polizia per validi motivi: il primo, ubriaco
e in eccesso di velocità con l’auto, forzò un posto di blocco per paura che gli fosse ritirata la licenza da tassista; il
secondo, anche lui apparentemente ubriaco da quanto ci sembra di aver colto nei video in internet, viene fermato
perché sospettato di aver usato una banconota falsa da 20 dollari che, al cambio attuale, sono circa 17,70 euro.
Entrambi andavano fermati, come è avvenuto, sanzionati ed eventualmente processati secondo le disposizioni di
legge locali sulla guida in stato di ebbrezza, sull’eccesso di velocità, sull’uso di banconote false ecc..
Colpire a manganellate per 56 volte una persona inerme a terra fratturandogli il cranio e provocandogli danni
permanenti per un eccesso di velocità, piuttosto che provocare la morte di una persona sospettata di aver utiliz-
zato una banconota falsa per un corrispettivo di 17,70 euro, non è conforme né alla legge, né al senso di giustizia
che ognuno di noi prova, e non giustifica in nessun modo gli agenti che ne sono stati i protagonisti e che sono
chiamati a rispondere delle proprie azioni davanti alla legge come tutti gli altri cittadini, senza alcun privilegio o
esenzione. Come testimoniato dalla vicenda processuale di Rodney King che ora si riverbera anche nell’episodio
di George Floyd, non è stato tanto l’episodio in sé stesso a scatenare la rabbia della comunità, quanto il senso di
ingiustizia nel successivo procedimento di accertamento dei fatti e delle eventuali condanne e sanzioni da irro-
gare. Questo è accaduto nella sentenza di assoluzione dei cinque poliziotti coinvolti nel caso di Rodney King,
questo è quello che i manifestanti vogliono evitare nel caso di George Floyd, anche in considerazione che tra i
due casi vi sono stati molteplici casi di abuso di potere da parte della polizia. Vediamo qui di seguito i casi più
famosi (fonte: Paolo Beltramin, Dal pestaggio di Rodney King a Minneapolis, trent’anni di violenza e rivolte negli USA, in “Corrie-
re.it” del 01 giugno 2020):
1999: Amadou Diallo, 23 anni, ucciso da quattro poliziotti che stanno cercando un uomo sospettato di stupro.
Gli agenti, che sparano 41 colpi e lo colpiscono 19 volte, sostengono che Amadou sembrava stesse prendendo
una pistola, ma in realtà stava solo cercando di prendere dalla tasca il portafogli (forse per mostrare ai poliziotti i
propri documenti?). Esito del processo: assoluzione.
2006: Sean Bell, 23 anni e padre di 2 figli, mentre lascia con gli amici il locale in cui aveva festeggiato il suo ad-
dio al celibato, viene ucciso il giorno del suo matrimonio da un gruppo di agenti sotto copertura che controllavano
il locale perché sospettato di ospitare un giro di prostituzione. Dopo un alterco all’uscita, il gruppo di amici cerca
di seminare i poliziotti che sparano uccidendo Sean. Esito del processo: assoluzione.
2012: Trayvon Martin, 17 anni, assassinato da un vigilante di quartiere perché, avendo il cappuccio alzato, vie-
ne scambiato per un possibile criminale. Esito del processo: assoluzione.
2012: Eric Garner, 43 anni e padre di 6 figli, bloccato per il collo da un poliziotto perché sospettato di vendere
sigarette di contrabbando. Eric ripete undici volte “non riesco a respirare”, la stessa frase di George Floyd, prima
di essere abbandonato sul marciapiede. Un’ora più tardi muore in ospedale per arresto cardiaco. Esito del pro-
cedimento: il Gran Giurì decide di non incriminare l’agente.
13 ATTUALITÀ

2014: Michael Brown, 18 anni, viene ucciso da un poliziotto che lo ferma perché sospettato di aver commesso
un furto pochi minuti prima. Esito del procedimento: il Gran Giurì decide di non incriminare l’agente.
2016: Philando Castile, 32 anni, viene ucciso mentre guidava con in macchina la figlia di 4 anni e la compagna,
che ha filmato la scena trasmettendola in diretta su Facebook dove sono viste da milioni di persone. Esito del
processo: assoluzione.
2018: Stephon Clark, 23 anni, sospettato di atti di vandalismo nel quartiere, viene ucciso nel giardino della non-
na da due agenti della polizia locale con otto colpi di pistola, sei dei quali alla schiena. Gli agenti sostengono che
Stephon avesse un’arma, ma in realtà in mano aveva solo un cellulare. Esito del procedimento: il Procuratore Di-
strettuale decide di non incriminare gli agenti.
2018: Botham Shem Jean, 26 anni, contabile, mentre mangia un gelato seduto davanti alla televisione viene
ucciso da una poliziotta che - la motivazione ha dell’incredibile - pensava di essere entrata in casa propria e di
aver sorpreso un ladro. Piccolo particolare: la poliziotta aveva sbagliato piano ed era entrata nell’appartamento
sbagliato. Esito del processo: 10 anni di carcere.

e-mail: segreteria@prolocoalano.it

Assemblea Ordinaria dei SOCI


VENERDI 17 Luglio
ore 20,00 in prima convocazione ORE 20,30 in seconda convocazione
*******************************************************
Ordine del Giorno:
1) Tesseramento anno 2020 e UNPLI Card
2) Approvazione Bilancio Preventivo 2020
3) Approvazione Bilancio Consuntivo 2019;
4) Rinnovo cariche sociali: elezione Consiglio Direttivo e
Revisori dei Conti;
5) Varie ed eventuali.
*******************************
Potrà votare ed essere eletto solo chi risulterà in regola con la quota sociale.
Chi non avesse ancora rinnovato la quota 2020 può rivolgersi a:
Panificio Errandi”
Per candidarsi ogni SOCIO può segnalare il proprio nominativo 5-6 giorni prima
in modo di formare le liste con i nomi delle persone disponibili.

Entra in PRO LOCO


Puoi fare qualcosa per il tuo paese, partecipare è importante, fatti avanti e dai
la disponibilità a far parte del DIRETTIVO per i prossimi 3 anni
14 CRONACA

In ricordo di Gianpietro
di Alessandro Bagatella
A questa lettera, scritta dal figlio Omar, letta il giorno delle esequie a Sanzan, celebrate da don Firmino alla
presenza di tanta gente: famigliari, parenti, amici, colleghi di lavoro, mi sembra non
serva aggiungere altro. Piero era una persona socievole con tutti, gli piaceva dialo-
gare e bere qualcosa in amicizia. Al figlio Omar, alla moglie Bahija, alla sorella Al-
ba, al cognato Francesco, alle nipoti ed agli amici tutti le più sentite condoglianze.

Lettera per Piero


Ciao Piero, si perché per me anche se sei il mio papà rimarrai sempre Piero. Per i
tuoi cari amici che per te sono stati anche una seconda famiglia eri "peteto ", chi ti
chiamava Jean-Pierre, Giampy o Pier. Insomma di soprannomi ne avevi, anche
perché di amici ne avevi tanti e sparsi e sparsi in tutta l'Italia, quell'Italia che per più
di 40 anni hai girato da nord a sud con tanto orgoglio e sacrificio per il lavoro che
svolgevi e per chi rappresentavi: la Doimo, azienda a cui tenevi tanto e che non hai
mai tradito, i suoi dipendenti nonché tuoi colleghi che ti hanno sempre portato un grande rispetto e a cui tu
volevi molto bene. Ora però come mi dicevi sempre "scolteme a mi", per questo brutto male che ti ha colpito e
che hai sempre combattuto fino alla fine come una roccia, senza mai perdere la speranza di stare meglio e
tornare a viaggiare e goderti la vita, ora intraprenderai un nuovo viaggio e spero ti porti in un bel posto dove
rincontrare il nonno e la nonna e tutti i tuoi vecchi amici. Quaggiù sappi che hai lasciato la mamma, che ti ha
voluto sempre bene, ti ha amato e che non avrebbe mai voluto vederti andar via per questo viaggio senza
che tu non ritornassi più il fine settimana. Le mancherai tanto con le tue brontolate, le risate e il tuo" intelli-
gence".
Lasci anche la tua sorella Alba, con cui sei stato una vita insieme e a cui volevi molto bene anche se non lo
dicevi con le parole, le tue amate nipoti: Sara, Barbara e Francesco.
So che ci tenevi tanto anche a tutti i tuoi cugini Romeo, Germano, Gino, Dina e Anna Maria, però a uno più di
tutti Germano, che ti ha dato quella spinta di cui avevi bisogno da giovane per trovare la tua strada e poi per
non dimenticare nessuno le tue sorelle di Marziai Mirka, Serena, Elisa, Maddalena, il tuo amicone Walter, tuo
fratello di viaggio Jean-Luis, Enzo e la Giuly, Piero e la sua famiglia, Adriana e Giulio, i tuoi amici sardi, la
classe del 53, gli amici del Carpen e tutte le persone a cui tenevi che erano tante.
Ora papà veniamo a me e te, so che mi hai lasciato presto e potevamo ancora passare tanti momenti insie-
me, ma dalle mie esperienze e dal football ho imparato che bisogna accettare la sconfitta, rialzarsi, combatte-
re e non mollare perché tutto va avanti e chi si ferma è perduto.
lo grazie all'esempio che mi hai dato di forza, coraggio e sacrificio non mollerò mai, ti penserò sempre per le
cose belle e gli insegnamenti che mi hai dato, sarai sempre al mio fianco sul campo da football, nel lavoro e
nella vita. Spero di raggiungere tanti successi sportivi e lavorativi e dedicarteli con grande gioia.
Poi volevo dirti grazie perché non mi hai mai fatto mancare nulla nella vita, mi hai dato tutto quello che potevi
darmi, l'unico rimpianto che ho è quello di aver passato poco tempo insieme a te, visto che sia io che tu era-
vamo sempre in viaggio, due percorsi diversi ma che si assomigliano.
Con questo ti saluto per il tuo viaggio, ciao Piero, ciao "peteto”, ciao Jean-Pierre, ciao Giampy, ciao papà.

Un pensiero
per Rosa Coronet
in Vergerio
Alessandro Bagatella e Roberto Vergerio
La foto, risalente ai primi anni ’50, ritrae Rosa, la prima a sinistra, con
la propria famiglia, alla quale si è ricongiunta, nella corte ove
abitavano, nella frazione di Santa Maria di Quero; ci sono i genitori
Angela Zardin ed Antonio, i fratelli Angelo e Giulio e la sorella Maria.
Rosa è morta lo scorso mese di aprile, all’età di 87 anni, nella casa di
Riposo San Giuseppe di Quero, ove era ospite da circa tre anni. Le
sue ceneri riposano accanto a quelle del marito Livio nel cimitero di
Quero.
I “giovanotti” del paese, suoi coetanei, la descrivevano al figlio Roberto
come una bella persona, educata e riservata. Questo è tra i ricordi che
egli conserverà della madre.
15 ATTUALITÀ

Andare in bicicletta sicuri


Cosa dice il codice della strada
La prima cosa da chiarire è che i ciclisti sono tenuti al pieno rispetto delle regole sancite dal Codice della
strada, in quanto la bicicletta è considerata un veicolo a tutti gli effetti (definito dal Codice con il termine un po’
datato di “velocipede”). Oltre a stabilire le regole per le caratteristiche costruttive e funzionali delle biciclette e
i dispositivi di equipaggiamento obbligatori, in particolare per quanto riguarda i dispositivi di segnalazione
visiva (ad esempio luci anteriori e posteriori) e di segnalazione acustica (campanello), il Codice della strada
fornisce alcune precise regole di comportamento e gli obblighi per i conducenti delle due ruote.
Ad esempio:
l’obbligo di tenere la destra durante la marcia;
l’obbligo di procedere su di un’unica fila, quando si transita fuori dai centri abitati ovvero quando le
condizioni del traffico lo richiedono e, in ogni caso, mai affiancati in numero superiore a due;
sempre fuori dai centri abitati, è ammessa la circolazione per file parallele solo quando uno dei due
conducenti sia un bambino minore di dieci anni e proceda alla destra dell’altro;
la conduzione della bicicletta deve avvenire in assoluta sicurezza, con il libero uso delle braccia e in
modo tale da afferrare il manubrio, con almeno una mano, mentre i piedi devono stare sui pedali;
è vietato trainare, farsi trainare da altri veicoli o condurre animali;
il trasporto di passeggeri è di norma vietato. Possono essere trasportati i bambini (fino agli otto anni di
età) quando la bicicletta è attrezzata allo scopo ovvero, quando è dotata di uno specifico seggiolino;
dove esistono piste ciclabili segnalate, i ciclisti sono obbligati a farne uso e, nel farne uso, devono os-
servare le norme di comportamento relative alla circolazione dei veicoli. Quando le piste ciclabili si in-
terrompono ed occorre immettersi nelle carreggiate a traffico veloce o attraversarle, i ciclisti sono te-
nuti ad effettuare le manovre con la massima cautela;
i ciclisti devono mantenere una direzione uniforme, evitando di zigzagare e, nel caso di attraversa-
mento di carreggiate a traffico particolarmente intenso, o, in generale, dove le circostanze lo richiedo-
no, devono attraversare tenendo il veicolo a mano;
le manovre di svolta a destra e a sinistra e la fermata devono essere preventivamente segnalate con
le braccia.
Dal 12 ottobre 2010 “Il conducente di velocipede che circola fuori dai centri abitati da mezz’ora dopo il tra-
monto del sole a mezz’ora prima del suo sorgere e il conducente di velocipede che circola nelle gallerie han-
no l’obbligo di indossare il giubbotto o le bretelle retroriflettenti ad alta visibilità”: è quanto disposto dall’Art. 28
comma 5 della Legge 120 del 29 luglio 2010 - Circolazione dei velocipedi - che introduce il comma 9 bis
dell’articolo 182 del Codice della Strada. Tali disposizioni hanno esteso ai ciclisti l’obbligo, già previsto nel
2004 per i conducenti delle auto, di dotarsi e di utilizzare gli indumenti di segnalazione ad alta visibilità. Per i
velocipedi l’obbligatorietà è legata al passaggio nelle gallerie e sui percorsi fuori dai centri urbani. Per ade-
guarsi ai nuovi precetti del Codice e conoscere le caratteristiche dei giubbini, i ciclisti possono far riferimento
alla norma UNI EN 471 “Indumenti di segnalazione ad alta visibilità per uso professionale - Metodi di prova e
requisiti” (direttamente richiamata da un decreto ministeriale del 30/12/2003) che specifica i requisiti di questi
particolari tipi di indumenti in grado di segnalare visivamente la presenza dell’utilizzatore.
Ovviamente, anche se il Codice della strada non lo dice in modo esplicito, durante la guida ai conducenti di
biciclette è vietato procedere contromano, utilizzare il telefono cellulare o svolgere qualsiasi altra attività che
possa essere fonte di distrazione. Tratto dalla pubblicazione UNI “Hai tutte le ruote a posto?” ed. maggio 2011
16 ATTUALITÀ

Per i neo Cavalieri della Repubblica


I Curricula che hanno sostenuto le candidature
(M.M.) La cerimonia della consegna dei titoli di Cavaliere della Repubblica è stata rimandata, a causa dell’attuale
situazione pandemica, e si sta studiando come procedere a questo ufficiale passo. Nel frattempo, dopo la notizia
data nel numero scorso, proponiamo ai nostri lettori le motivazioni con le quali sono state richiesti, e ottenuti, i ri-
conoscimenti ai nostri due concittadini. Ringraziamo per averci fornito il materiale l’Amministrazione Comunale di
Quero Vas, nella persona dell’assessore Alberto Coppe, regista dell’operazione.

Teresa Gallina
Egregio signor Sindaco, siamo a chiederle di poter proporre a sua Eccellenza il Prefetto di Belluno l'onorificenza
di CAVALIERE al Merito della Repubblica Italiana per la nostra compaesana signora Teresa Gallina, nata a
Ougree (Belgio) il 01.10.1961 e residente in paese in via Roma. Sposata con Wilmer Schievenin, madre di due
figli, Vittorio e Martina, ed ora anche nonna di tre nipoti.
La signora Teresa Gallina nell'attività di volontariato è sempre stata una delle anime attive della Comunità Que-
rese. Da sempre presente nel mondo scolastico come rappresentante di classe dalla scuola materna all'elemen-
tare alla media dei suoi figli Vittorio e Martina (anni 2000); Consigliere comunale dal 1999 al 2009. Artefice di una
delle più belle pagine della rinascita della Pro Loco di Quero: rilanciata in tutti i suoi settori: culturale, sociale,
educativo e ricreativo. Presidente ininterrotta della Pro Loco dal lontano 2000, ha saputo dare all'associazione
una nuova veste, una veste di servizio per la Comunità, con la programmazione e l'organizzazione di tutta una
serie di manifestazioni non solo ricreative, ma anche culturali e sociali. Oggi, grazie alla sua lungimiranza, la Pro
Loco è una delle associazioni di volontariato più attive a livello provinciale, si caratterizza per l'organizzazione di
molte manifestazioni tra cui ricordiamo:
il Carnevale Querese,
la conosciutissima Sagra degli S'cios (manifestazione a livello regionale),
le manifestazioni estive in piazza, la castagnata novembrina,
la festa dell'anziano,
la festa di primavera,
la festa dello studente, ecc.
La Pro Loco inoltre collabora con altre associazioni locali, il mondo industriale-commerciale ed il Comune per la
raccolta di fondi per le borse di studio annuali rivolte agli studenti meritevoli, per l'abbellimento di alcune zone
comunali di pubblica utilità: giardini, parco giochi, aiuole pubbliche. Inoltre nell'ambito culturale, la Pro Loco spon-
sorizza e collabora con la Biblioteca Comunale a tutta una serie di manifestazioni culturali, musicali e teatrali che
si svolgono all'interno del Centro Culturale del paese. Importante anche la collaborazione con la Parrocchia
nell'organizzazione del Grest estivo per i ragazzi.
Di Teresa ricordiamo anche la sua esperienza amministrativa presso il Comune di Quero in qualità di consigliere,
con delega all'associazionismo, negli anni 1999-2009.
E' proprio in questi anni che l'interesse e l'impegno di Teresa ha saputo spingere la Pro Loco, di cui ella ne è di-
ventata indiscusso presidente fin dall'anno 2000, ad occuparsi di molte altre attività rivolte alla cultura (collabo-
razione alla Biblioteca Civica in progetti, mostre, serate, pubblicazioni sulla storia di Quero, iniziative per la corre-
sponsione di benemerenze al gonfalone comunale, ecc), al sociale (festa dell'anziano, collaborazione alle altre
associazioni locali per manifestazioni di pubblica utilità, collaborazione al Comune per l'organizzazione del Cen-
tro estivo rivolto ai giovani, ...).
In tutti questi anni la signora Gallina Teresa si è sempre occupata delle attività culturali, associative e socio-
ricreative del paese, dando una forte spinta al volontariato locale, in particolare alla Pro Loco. Oggi Quero anno-
vera oltre una quindicina di sodalizi di volontariato, tutti attivi in vari campi, dal sociale, al ricreativo, ai ragazzi, al-
lo sport, alla cultura, alla scuola.
La Pro Loco ha superato la soglia dei 150 soci iscritti. Tutto questo importante tessuto sociale rende oggi possibi-
le l'organizzazione di tutta una serie di attività che si dimostrano utili per la crescita della nostra Comunità locale.
Se oggi tutto questo esiste, lo abbiamo anche perché qualcuno un tempo ci ha creduto e continua ancora a so-
stenere questo grande patrimonio collettivo.
Per tali motivi, signor Sindaco, Le proponiamo, cortesemente, di farsi promotore della richiesta al Presidente del-
la Repubblica italiana, affinché la signora Teresa Gallina sia insignita dell'Onorificenza al Merito della Repubblica
Italiana di CAVALIERE (Ordine al Merito della Repubblica Italiana fondato con la L. 3 marzo 1951, n. 178 3 modi-
ficato, nelle insegne, con D.P.R. 30 marzo 2001, n. 173).
Certo di un suo impegno in tal senso, porgiamo fin ora, i nostri più cordiali saluti.

Walter Zanella
Egregio signor Sindaco, siamo a chiederle di poter proporre a sua Eccellenza il Prefetto di Belluno l'onorificenza
di CAVALIERE al Merito della Repubblica Italiana per il nostro compaesano signor Walter Zanella, nato a Vas il
28.07.1949 e residente in Vas, Via Bertoni 9 frazione di Caorera. Sposato con Berton Rita, padre di due figli, Sil-
via e Paolo.
17 ATTUALITÀ

li signor Zanella Walter nell'attività di volontariato è sempre stato una delle anime attive della Comunità Vassese
prima e Querovassese oggi (dopo la fusione dei due comuni di Quero e Vas). Da sempre presente nel mondo del
volontariato, artefice di una delle più belle pagine del rilancio della Pro Loco di Caorera migliorata in tutti i suoi
settori: culturale, sociale, educativo e ricreativo. Presidente nei lontani anni 1974 e fino al 1977 e successivamen-
te ininterrottamente dal 2005, ha saputo dare all'associazione una nuova veste, una veste di servizio per la Co-
munità, con la programmazione e l'organizzazione di tutta una serie di manifestazioni non solo ricreative, ma an-
che culturali e sociali. Oggi, grazie alla sua lungimiranza, la Pro Loco è una delle associazioni di volontariato più
attive a livello provinciale, si caratterizza per l'organizzazione di molte manifestazioni tra cui ricordiamo:
la Sagra della Zucca (manifestazione a livello regionale) giunta quest'anno alla sua 24a edizione, all'inter-
no della sagra viene organizzato il concorso culinario per il miglior piatto a base di zucca ed il grande
mercatino dell'antiquariato e dei lavori di un tempo che si svolge nell'antico borgo della frazione di Caore-
ra,
la semina e la raccolta delle zucche sante in apposite giornate (maggio la semina e settembre la raccolta)
con i bambini e le maestre della scuola materna di Vas,
la collaborazione con le altre associazioni per il sostegno economico delle borse di studio annuale per gli
studenti meritevoli del comune,
la Festa della Madonna del Piave durante la quale quest'anno il gonfalone di Quero Vas è stato insignito
dell'onorificenza austriaca "Croce Nera",
la biciclettate lungo i borghi dei comuni bassofeltrini,
i tornei di calcio e volley al parco di Piave di Caorera,
il concorso spiedo gigante presso il parco del Piave di Caorera,
la promozione dei prodotti tipici locali in particolare del marchio "Zucca Santa Bellunese".
La Pro Loco inoltre collabora con le altre associazioni locali, il mondo industriale- commerciale ed il Comune per
la raccolta di fondi per le borse di studio annuali rivolte agli studenti meritevoli, per l'abbellimento di alcune zone
comunali di pubblica utilità: piazze e giardini delle borgate vassesi e il parco giochi della scuola materna. Inoltre
nell'ambito culturale, la Pro Loco collabora con la Biblioteca Comunale, il Museo della Grande Guerra di Caorera
per tutta una serie di manifestazioni culturali, musicali che si svolgono all'interno del Parco del Piave o il Museo
del Piave di Caorera.
E' proprio in questi anni che l'interesse e l'impegno di Walter ha saputo spingere la Pro Loco di Caorera ad occu-
parsi di molte altre attività rivolte alla cultura (collaborazione alla Biblioteca Civica in progetti, il Museo della
Grande Guerra con mostre, iniziative per la corresponsione di benemerenze al gonfalone comunale, ecc), al so-
ciale (festa con i bambini della scuola materna, collaborazione al Comune per l'organizzazione di altre piccole
manifestazioni nelle frazioni di Scalon, Marziaì e Caorera.
La Pro Loco di Caorera ha superato la soglia dei 100 soci iscritti. Tutto questo importante tessuto sociale rende
oggi possibile l'organizzazione di tutta una serie di attività che si dimostrano utili per la crescita della nostra Co-
munità locale.
Da quest'anno, grazie alla fattiva collaborazione con il Comune di Quero Vas, la zona del Parco del Piave di Cao-
rera è stata sistemata ed abbellita con panchine, barbecue, campetto da volley, ampio parcheggio, spiaggia at-
trezzata sul Piave, percorso vita ed una struttura edilizia, ad uso cucina e segreteria dell'associazione. La gestio-
ne di questo angolo del paese è stata affidata alla Pro Loco che lo tiene in ordine ed organizza in esso una serie
importante di manifestazioni socio ricreative.
Se oggi tutto questo esiste, lo abbiamo anche perché qualcuno un tempo ci ha creduto e continua ancora a so-
stenere questo grande patrimonio collettivo.
Per tali motivi, signor Sindaco, Le proponiamo, cortesemente, di farsi promotore della richiesta al Presidente del-
la Repubblica italiana, affinché il signor Walter Zanella sia insignito dell'Onorificenza al Merito della Repubblica
Italiana di CAVALlERE (Ordine al Merito della Repubblica Italiana fondato con la L. 3 marzo 1951, n. 178 modifi-
cato , nelle ìnsegne, con D.P.R. 30 marzo 2001, n. 173).
Certo di un suo impegno in tal senso, porgiamo fin ora, i nostri più cordiali saluti.
18 POESIA

Al Corona Virus
Al e da Novembre che al e partì
L’ispirazione poetica
di Alessandro Bagatella
da la Cina che lo à smentì Come sapete, da anni mi diletto con le poesie dialettali e
e nesun Stato la à avertì. anche in questo particolare, difficile momento, durante il
Al à dilagà par tut al mondo periodo d’isolamento, ho riflettuto e pensato molto ed ho
e anca in Italia al è rivà scritto quel che leggete qui a fianco. Lascio ai lettori
e al Presidente Zaia al lo à an poc fermà. giudicare se sono stato tragico o nel giusto. La copia di
Tanti mort e infetadi al à portà questa composizione ho voluto donarla alla Protezione
i ospedai i e pieni de maladi Civile di Quero, che si è impegnata, così come i medici,
dotor e infermieri contagiadi gli infermieri, gli alpini ed i tanti volontari, contro il Corona
e nessun de sto virus i era pareciadi. Virus.
La gente la e tuta col teror
e no la va pì gnanca dal dotor.
Le case di riposo le e serade
e in ospedal la e na disperation
i veci e i maladi i li asa morir in ten canton.
I propri cari no se pol gnanca saludar
e an funeral poderghe far.
Dopo na vita a la fameia
asadi senza na preghiera.
Alpini, Protezion Civil e Volontari
i se dà tuti da far
e i se impegna de aiutar
e se qualche d’un se pol salvar.
Al Papa, i Vescovi e i Preti
i dis la mesa lori soi
e i prega par tuti noi.
Se spera de sopraviver da sto virus maledetto
e che i popoli insieme a noi
done pace e serenità
senza guere e cativerie, aiutando la sanità,
che tuti bisogn i à.

01.04.2020

Un’altra mia poesia dialettale donata al Chiosco Le campanele de Scievenin


Bar di Schievenin in segno di amicizia. Anche
per questa lascio al lettori il giudizio in merito. Su la strada de Scievenin
Certamente saranno quelli di una certa età a se vet le campanele che fa tin tin.
capirla meglio; i giovani sono nati in un’altra era. Le e sempre a testa basa
e le varda quei che pasa.
Le à vist tanta gente pasar
tanti pieni de vin
insieme ai putin.
Veci, doveni e soldadi in guera le à vist pasar
e tanti tribular.
Descolzi, coi zocoi, a piè, in bicicletta
e magari na borseta, col mus, al zaino o la sporta
che i gnia a Quer a farse scorta.
Tanta gente poareta, ma co tant rispeto e creanza,
na feta de polenta a nesun ghe manca
e anca an bon cafè
par tuti ghe né.
I temp i è cambiadi
e le strade i le neta coi machinari
tuti i le ol bele,
che fin fale le campanele…!
Le se cata in te la cuneta
insieme a l’erba seca.
19 ASTERISCO

Fulmini
Informazioni generali (tratto da https://www.epicentro.iss.it/fulmini/)
Un fulmine è una scarica elettrica che si verifica nell’atmosfera, ad alta
intensità di corrente. La causa della scarica è una differenza di poten-
ziale elettrico. La stragrande maggioranza dei fulmini si genera nelle
nuvole, e in particolare in quelle temporalesche (cumulonembi). Tutta-
via, anche se raramente, ci possono essere fulmini durante tempeste
di sabbia e bufere di neve, o in nuvole di polvere vulcanica. Le nubi
temporalesche si trovano per lo più ad un’altitudine di 8-10 chilometri,
ma il dato può variare a seconda delle condizioni geografiche e clima-
tiche. I fulmini che si originano nelle nuvole si distinguono a loro volta
in diverse categorie: quelli che si scatenano all’interno di una nuvola,
quelli che si trasmettono da una nuvola all’altra e infine quelli che si
scaricano al suolo. Questi ultimi costituiscono una piccola percentuale
di tutti i fulmini (circa il 10%), ma sono quelli che ovviamente hanno il
maggiore impatto sulla salute e in generale sulle attività umane. In
questo caso, la differenza di potenziale all’origine del fulmine si crea a
causa dello sfregamento all’interno della nuvola fra le particelle di ac-
qua che salgono verso l’alto e quelle di ghiaccio trasportate verso il
basso. A seconda del territorio e della presenza di punte, il fulmine può
essere discendente (cioè che scende dalla nuvola a terra) o ascenden-
te (che sale da terra alla nuvola). Danni alla salute. Un fulmine può
provocare danni alla salute in forma diretta, se il corpo viene colpito di-
rettamente dalla scarica, oppure indiretta, se viene colpito dalla corrente di ritorno nel terreno. I danni più gra-
vi sono quelli derivanti dalla fulminazione diretta, e in certi casi possono provocare la morte. Se, per esempio,
la corrente passa per il cuore può provocare un arresto cardiaco, mentre se attraversa i centri nervosi o respi-
ratori può portare alla morte per arresto respiratorio. Possono causare la morte, o ferite gravi, anche le bru-
ciature conseguenti alla fulminazione. Danni meno gravi possono essere: paralisi, amnesie e perdita di cono-
scenza per periodi compresi fra pochi minuti e varie ore. Il bagliore del fulmine (il lampo) può causare poi
disturbi alla vista, e l’onda d’urto danni all’udito. Altri effetti indiretti dei fulmini possono essere gli incendi e la
caduta di alberi. Prevenzione. Esistono numerose regole di comportamento da seguire in caso di temporale,
per minimizzare il rischio di essere colpiti da un fulmine.
In montagna o all’aperto. Bisogna evitare di ripararsi sotto un albero o in un bosco: gli alberi sono infatti par-
ticolarmente esposti ai fulmini. Se poi l’albero è isolato, il rischio di essere colpiti è ancora maggiore. Oltre che
dagli alberi, è consigliabile stare lontano dai pali (anche quelli delle fermate degli autobus) e dai muri: un ful-
mine li può far crollare, del tutto o in parte. La cosa migliore, se non è possibile mettersi al coperto, è stare in
uno spazio aperto, lontano da oggetti appuntiti o metallici (compresi ombrelli, bastoni e piccozze). La posizio-
ne migliore da assumere è stare accovacciati, mentre è più pericoloso stare sdraiati o in piedi. Non praticare
passatempi che comportano l’uso di oggetti appuntiti, come la pesca o il golf. Meglio evitare di parlare al cel-
lulare, soprattutto se l’apparecchio ha l’antenna.
Al mare o al lago. È pericoloso fare il bagno in mare durante un temporale: l’acqua è un buon conduttore
elettrico. La cosa migliore è abbandonare la spiaggia e mettersi al riparo. Se non è possibile, meglio rimanere
accovacciati all’aperto, senza ombrello e lontani da oggetti appuntiti o metallici.
In casa. La casa è un posto sicuro in caso di temporali, ma occorre stare attenti a determinati comportamenti:
dato che l’acqua è un buon conduttore, è meglio evitare di fare il bagno o la doccia e di lavare i panni. Meglio
anche staccare gli elettrodomestici, che possono bruciarsi se la casa viene colpita da un fulmine. Evitare di
parlare al telefono fisso: la carica potrebbe propagarsi attraverso i fili.
In macchina. Anche la macchina è un posto sicuro: è una gabbia metallica che scarica l’eventuale fulmine
sulle gomme (è l’effetto noto come gabbia di Faraday). Bisogna però evitare di toccare l’autoradio e le parti
metalliche dell’abitacolo.
In barca. Se si è vicini a un porto, è consigliabile cercare di attraccare. Altrimenti può convenire cercare di al-
lontanarsi: spesso i temporali sono circoscritti ad aree relativamente piccole. In generale, l’albero di una barca
è esposto ai fulmini, quindi è meglio tenersene lontani. Per far scaricare in acqua un eventuale fulmine è con-
sigliabile collegare l’albero con il mare, per esempio buttando in mare l’ancora dopo aver attorcigliato il cavo
intorno all’albero.
Altri mezzi di trasporto. L’aereo è un mezzo sicuro: è dotato di dispositivi di sicurezza, e comunque di solito
vola al di sopra delle nuvole temporalesche. In treno non si corrono rischi. Anche la funivia si comporta come
una gabbia di Faraday.
In campeggio. Meglio stare fuori della tenda piuttosto che dentro. Soprattutto evitare di toccare i paletti me-
tallici. Il camper e la roulotte sono invece luoghi sicuri, dove comunque valgono le stesse regole di sicurezza
della casa e dell’automobile.
Foto scattata a Quero da Carolina Bollotto, con lo smartphone, in occasione di un temporale di fine maggio
20 LETTERE AL TORNADO

Ritorna da domenica 14 giugno la Fiera dell'Oggetto Ritrovato


Ritorna domenica 14 giugno l'appuntamento con la “Fiera dell'oggetto ritrovato –
Mostra-mercato dell'usato e dell'antiquariato in centro storico”, nella sua tradizionale
collocazione della seconda domenica di ogni mese, Quest'anno la manifestazione,
organizzata dall’Associazione “Feltre Vivere il Centro Storico” con il supporto del
Comune di Feltre, avrà anche una data straordinaria a ridosso del Natale, domenica
20 dicembre.
La rassegna, che nei giorni scorsi ha ottenuto anche la qualifica di manifestazione
fieristica locale a carattere espositivo e promozionale, è, come noto, una mostra-mercato di prodotti ed
oggetti usati di uso quotidiano, che in questi anni ha riscontrato ampio gradimento sia tra i cittadini di Feltre
che presso i molti visitatori giunti da fuori.
Anche durante il 2020 la Fiera si svolgerà nella suggestiva cornice del centro storico tra via Mezzaterra (da
Salita da Romagno verso Piazza Vittorio Emanuele II), Piazza Filippo De Boni, Piazza Vittorio Emanuele II
(Piazza Maggiore), Piazzetta delle Biade, Piazza della Legna, Salita Muffoni.
“La Fiera dell'Oggetto Ritrovato è una delle prime iniziative da cui intendiamo ripartire nell'ottica di rivitalizzare
la città e il centro storico, avvalorando nel contempo la pratica del riuso e del riciclo degli oggetti altrimenti
destinati allo scarto”, commenta l'assessore Valter Bonan, che aggiunge: “I visitatori troveranno nella
cittadella un'occasione di scambio culturale, oltre che di merci, avvalorato dalla contemporanea apertura della
Galleria “Rizzarda” e del Museo Civico, dove è visitabile da qualche giorno anche la nuova mostra “Carta,
Fuoco, Macerie”.
“Con la ripresa della Fiera vogliamo contribuire a dare un segno di vitalità della città, dopo il lungo periodo di
chiusura forzata che ha inciso pesantemente sulla nostra vita sociale ed economica, aggiunge Massimiliano
Conzada, presidente dell'associazione “Feltre, Vivere il Centro Storico”. La manifestazione – conclude
Conzada – si terrà naturalmente nel rispetto delle normative sul distanziamento sociale e le altre cautele per
previste per il contenimento dell'epidemia”. Comunicato stampa Feltre, 11 giugno 2020

CRONACA

L’Insolito Look di Alano si rinnova


(S.C.) Le foto a fianco testimoniano il rinnovo del locale “Insolito Look” avvenu-
to durante il periodo di for-
zata chiusura causato dal
coronavirus. Il titolare è il
nostro abbonato Mirco
Coppe di Segusino, da
una quindicina d’anni pre-
sente ad Alano con la sua
attività di acconciatore ma-
schile, prima in piazza Li-
cini e poi in piazza Martiri.

ATTUALITÀ

Quero Vas
diamo i numeri
Il 1 gennaio 2020 eravamo 3157, il 31 maggio 3134.
Durante i primi mesi dell'anno, purtroppo, 17 cittadini sono morti e 47
sono emigrati. In compenso, 31 persone hanno deciso di trasferirsi a
Quero Vas e sono nati ben 10 bambini!
http://quero-api.municipiumapp.it/news/statistiche-demografiche
21 POESIA

Covid 19 - 2020
Sei arrivato non so se dolcemente
in silenzio o prepotentemente ...
Ti sei aggrappato a noi e pensi
di non mollare per chissà quanto tempo...
Ti intrufoli negli ospedali, nei passanti,
nelle case di riposo, per porre fine
alle nostre esistenze ...
Non guardi ne l'età ne altro ci sei e basta.
Ci hai rinchiusi nelle case come prigionieri senza
scampo...
Tu non fai rumore ma sei peggio
d’una mitragliatrice silenziosa senza pietà.
La famiglia, la casa, dovrebbe essere
un qualcosa che ci separa dalle avversità della
vita,
invece il riposo forzato ci stressa, ci deprime.
Grazie per lo splendido sole che DIO ci manda
ed i fiori che ci fanno compagnia
che ci rallegrano le lunghe giornate
guardandoli dalle finestre, non so se loro sono contenti...
Io non vedo nessun movimento
tutto è immobile come una cartolina
Riceviamo dalla nostra lettrice Maria
non sento più nemmeno gli uccellini del mattino,
qualche macchina che passa per Stimpfl, di cui abbiamo già ospitato in
assistere qualche paziente bisognoso, niente, nulla. varie occasioni componimenti poetici, il
Non so più cosa dire, sono senza parole. contributo qui a lato, assieme
La TV ti sommerge di spot inerenti al VIRUS all’immagine di un ricamo molto colorato,
Tutto bene, ce la faremo, arcobaleni, ma a LUI che, immaginiamo, Maria abbia
non le importa dei nostri commenti c'è e basta ... confezionato nei lunghi giorni della
Non voglio essere pessimista anzi, ma ho l'impressione
chiusura imposta dalla pandemia. Un
che vogliano buttarci come spazzatura,
dopo una vita di lavoro, fatiche, e anche soddisfazioni... buon modo per esorcizzare la paura del
lo prego sempre non certo ora perché c'è il VIRUS Coronavirus e per elaborare il difficile
ma perché il SIGNORE si metta la mano nel cuore ... momento attraversato, grazie
Ringrazio tutti e tutte quelle persone che mettono all’impegno letterario ed artistico.
a repentaglio la loro vita per salvare la nostra ...
Maria (Mariella) Stimpfl

CRONACA

Maggio: mese del Rosario


(M.M.) Si è concluso il mese di maggio, a Quero, con il
passaggio della statua della Madonna, accompagnata da don
Alessio, per le vie del paese, secondo un calendario che ha
coinvolto tutte le vie. I Fedeli hanno
predisposto dei punti di sosta, con
allestimenti semplici, ma efficaci nel
manifestare la devozione alla Madre
di Dio, il cui aiuto è stato invocato
con preghiere e recita del Rosario.
Un percorso di Fede, è il caso di
dirlo, che ha coinvolto tutta la
popolazione, che ha riservato al
passaggio della statua e del parroco
un’attenzione non folcloristica, ma
densa di fiduciosa speranza per un
migliore avvenire.
22 ATTUALITÀ

Tempio del Donatore: il luogo del cuore


Si può votare fino al 15 dicembre
Ognuno di noi è emotivamente legato a luoghi unici che rappresentano una parte importante della nostra vita
e che vorremmo fossero
protetti per sempre. Per
proteggerli è nato il pro-
getto del FAI “I Luoghi
del Cuore“, giunto
quest’anno alla decima
edizione. Tra i tanti luoghi
che è possibile votare, è
presente anche Il Tempio
Internazionale del Donato-
re. A Pianezze (Tv), a
1061 metri di altezza, do-
ve si può godere del silen-
zio, del fresco e della quie-
te che la natura ci regala,
sorge Il Tempio del Dona-
tore, costruito nel 1962 per
volontà di alcuni donatori di sangue. “Il sangue si dona, non si versa”, questo il motto ispiratore del progetto.
L’intento era infatti quello di cancellare lo sdegno del sangue inutilmente versato nel territorio durante le guer-
re, contrapponendo questa dolorosa immagine a quella del dono anonimo e gratuito del sangue. Da allora Il
Tempio rappresenta la casa di tutti, un luogo in cui celebrare l’impegno dei volontari e ritrovare l’entusiasmo
necessario per rilanciare azioni di solidarietà e generosità. Per oltre cinquant’anni, Il Tempio è stato meta di
visite, feste, incontri, convegni e raduni di volontari del dono provenienti da tutta Italia. Dal dicembre del
2017 il Tempio è chiuso per inagibilità, a causa di ingenti danni causati dalle intemperie e dal tempo.
Nel 2019, FIDAS insieme ad AVIS, FRATRES e AIDO hanno costituito l’Associazione ODV Tempio Interna-
zionale del Donatore, per la rinascita del Tempio. Ma oggi, grazie al FAI e al censimento de “I luoghi del
cuore”, ognuno può fare la propria parte con un semplice click: basta votare Il Tempio come proprio
luogo del cuore. Con un click possiamo sostenere la sua candidatura e concorrere al sostegno eco-
nomico per il suo restauro. Collegandosi al sito è possibile inoltre inviare ai propri amici una lettera digitale
per invitare anche loro a votare. tratto da https://fidas.it/tempio-del-donatore-il-luogo-del-cuore/

LETTERE AL TORNADO

In ricordo di Ermi Barbirato


di Mara Durighello
È spirata il 25 maggio 2020, all’età di 100 anni, Ermi Barbirato, ved. Durighello,
nata a Mestre (VE) il 18 febbraio 1920. Figlia di Eugenio Barbirato e Barbara
Bozzato, Ermi aveva vissuto diversi anni a Fener, posto che le è sempre rimasto
nel cuore, prima di sposarsi con Romeo Durighello (di Alano di Piave) nel 1950
per poi trasferirsi a San Francisco, California. Dopo una ventina d’anni in Cali-
fornia, è tornata in Italia con la famiglia per occuparsi dei suoi genitori, ormai an-
ziani, ed ha vissuto a Treviso per molti anni. Rimasta vedova nel 1988, è tornata
negli Stati Uniti nel 2001, quando sua figlia Mara si è trasferita a Moorestown,
New Jersey. Ha vissuto con Mara e famiglia circondata da tanto affetto, e dove
ha soprattutto potuto godere dell’amore delle due nipoti, fino a poco meno di
due anni fa quando, affetta da demenza senile, si è reso necessario il suo tra-
sferimento in una casa di riposo. Ha superato molte cose nel corso della sua
lunga vita, ma non è riuscita a vincere la battaglia contro il coronavirus. Ormai
ricongiunta al marito Romeo († 1988) e alla figlia Marta († 1954), lascia le figlie
Grace (Greg Nelson) a Cardiff (Gran Bretagna) e Mara (Steven Maasland) a
Sidney, British Columbia (Canada), e le nipoti Céline e Anaïs Maasland a Otta-
wa, Ontario (Canada). Data la situazione non è possibile fissare una data per le
esequie. Le sue ceneri verranno comunque riportate a Fener per essere poste
nella tomba di famiglia appena possibile.
23 ASTERISCO

Indovina i titoli dei libri


(M.M.) Nei giorni di
chiusura forzata a
causa del Coronavirus,
Cesare, con il quale ero
in contatto per la
definizione della sua
accettazione a nuovo
Direttore responsabile
del nostro periodico, mi
ha sottoposto questo
bel gioco, proposto in
origine da: Laboratorio
di poesia “Il lavoro della
parola”, di Riccione.
Ci siamo divertiti per
una mezza serata a
cercare di indovinare i
titoli dei romanzi da
questi pittogrammi.
Alcuni li abbiamo
trovati.
Giriamo ai lettori la
sfida di trovarne altri.
Buon divertimento!
Qui sotto le prime
soluzioni che abbiamo
condiviso io e Cesare.
Le altre le sveleremo
nei prossimi numeri.
24 COME ERAVAMO

Fener: a scuola nel 1930 (?)


(M.M.) L’anno è approssimativo, perché la foto non riporta sul retro alcuna data. Che sia Fener, però, è fuor di
dubbio, dato che un paio di persone si riconoscono. Dalla loro data di nascita è stato possibile tentare una
datazione dell’immagine, con margini d’errore, ovviamente. Non abbiamo avuto altre informazioni e, come al
solito, lasciamo ai lettori l’esercizio della memoria e della capacità di individuare i nominativi dei bambini
ritratti in questa storica istantanea.

Un nido di uccellini sulla tomba


segnalazione di Andrea Mondin
La scoperta di una covata di sei
uccellini, in un nido costruito sui
fiori che nel cimitero di Schie-
venin adornano la tomba di
Fausto Specia (barichel, burli).
E' l'incredibile vicenda che ha com-
mosso e allo stesso tempo sconvolto i
figli Alida, Giovanni, Letizia ed Elda,
che interpretano questa covata come
un misterioso segnale del destino.
Sei uccellini, tanti quanti i componenti
della loro famiglia. Il loculo di Fausto
si trova nell'ultima fila , la più alta; lo
hanno individuato e prescelto realiz-
zando il loro nido fra le margherite in
plastica che lo sostengono lievemen-
te, invisibile da terra, protetto da tutto
e tutti.
25 ASTERISCO

Il poema della grappa


di Libya e Dino Cortese
Donde viene, o può derivare, il nome che si dà correntemente a questo meraviglioso liquore, nelle regioni dell'Ita-
lia settentrionale, «Grappa» o «Graspa», detta anche «Sgnapa» in qualche luogo?
Il Ladino fassano infatti preferisce chiamarla in quest'ultimo modo sgnapa, o meglio, come trascrive il Mazzel,
Diz., 131, «Jgnàpa», con un «j» sonoro, come «cosa» in toscano, e una «a», finale, suono intermedio tra a e o
(id. IX). Ma si dice anche «èga de vita», o anche «jnòps;, con una patente rassomiglianza con il vocabolo tede-
sco «Schnaps» di uguale significato (id. 136): che significa però sia la grappa, che il «grappino», cioè il bicchieri-
no ingordamente trincato di domenica dopo messa prima, in specie dagli uomini di un tempo, per sentirsi «graf-
fiare» lo stomaco dopo il pasto eucaristico: «pasto» nel senso più buono della parola, quello cioè fornito (e
doveva bastare per una intera settimana) dal «pastore», il sacerdote parroco. Questi aveva l'obbligo, una volta, di
dire la messa prima, quella che era veramente la parrocchiale. Quelle successive nella giornata domenicale era-
no ugualmente buone per la osservanza del precetto, ma non esigevano poi - quasi una ricompensa -il grappino
fornito dall'oste quasi sempre pronto davanti alla chiesa nella sua bottega.
E «graspa» la chiamano anche i Vicentini, (Candiago, Voc., 81); e un «cuchéto de gràspa» il bicchierino di cui si
è detto, mentre il plurale «gràspe» è riservato alle vinacce, ai grappoli cioè della vite oramai privati degli acini, i
«gran de ua», con i quali, convenientemente spremuti, «torciati», si è fatto il vino. Ma la chiamano anche «sgna-
pa» (id. 83), come i ladini di Fassa. Notiamo qui per inciso l'affinità del vocabolo «graspa» con «grapa» e «arpe»,
l'erpice (id. 81) che graffia la terra,-come la grappa lo stomaco, per eccitarne le funzioni digestive, specie dopo la
cena della sera, che è la più diffusa abitudine, o i pranzi importanti: specie aggiunta al caffè, che diventa così cor-
retto e si dice «cafè corèto»; o anche subito dopo aver bevuto il caffé da solo, aggiungendo poi sul fondo della
«cìcara», la chicchera, la tazzina, un po' di grappa, che viene detto così «sguaratin», perché serve a sciacquare
la «cìcara».
Anche i Padovani usano i termini «graspa» e «sgnapa», questo secondo usato più specificatamente talvolta per
indicare la «sgnàpa de casàda», quella fatta in casa, di contrabbando, più pericolosa per la salute, al fegato par-
ticolarmente, perché contiene una grande quantità di alcool metilico. Durante-Turato, Diz., 211, 518, hanno cura
di ricordare due volte nel loro dizionario questo importante particolare. E questa, detta anche «graspa de contra-
bàndo», perché contravviene alle norme statali, è detta anche, specie nel Trevisano, nel Feltrino, nel Vicentino e
nella parte alta del Padovano, «graspa de fosso, de foss» o «de trozo, de troi», perché fatta con rustici alambic-
chi nei fossati o nei sentieri che dividono le proprietà individuali, in modo che «la Finanza», i finanzieri, le guardie
del fisco, non riescano o non possano con certezza individuare il contravventore, «el contrabandier».
Il Boerio, Diz. del dialetto veneziano, Venezia, 1856, non conosce il termine «grappa», non ne tratta. la chiama
«acqua de vita», o semplicemente «aqua-vita», «aqua de vita rafinada», o «aqua de sète cote», cotta sette volte,
anche «aquarzente» (p. 39,40).
E a un di presso la stessa terminologia usa il Facciolati, Ortografia moderna, Venezia, 1821,4: «aquaex vino di-
stilato», aqua arzente», anche «spiritus vini» (p. 258). I veneziani probabilmente avevano ereditato dagli spa-
gnuoli delle Americhe il vocabolo da loro usato, «aguardiente».
Anche i Romani (latini) sembra non disprezzassero il buon liquore. Il Luciano, Voc. Lt. Lat., Bologna, 1962,25
parla di «aqua vitae sucus ex racemis expressis», il succo derivante dai «graspi» schiacciati: che non è definizio-
ne esatta. E il Georges-Calonghi non ha alcunché che si avvicini al concetto.
Il Castiglione, Cortegiano, libro 2°, usa il termine grappa in un passo che, letto, mi è sfuggito di vista, ma che è ci-
tato dal Facciolati, Ortografia, 88, che definisce per grappa il racemo di ciliegia, privo del suo frutto; e il Sélla,
Glossario, 473, identifica, da un testo umbro del sec. XVI, il «raspo» con il grappolo.
Ciò detto, si può concludere che il termine «graspa», di cui diremo tra poco le innumerevoli quantità e virtù cura-
tive, è particolarmente settentrionale, dell'Italia di qua dal Po, particolarmente della parte montagnosa del Veneto;
mentre «sgnapa» si usa più in su. Il termine si è raggentilito in «grappa», con la scomparsa della «s»; il che è un
errore, perché si confonde con «grappa», derivato dal germanico «Krappa» che è il ferro ricurvo con cui si salda-
no i muri pericolanti «(Zingarelli, Diz, alla voce).
Il documento interessante che esamineremo, che non è di origine veneta, ma bolognese, la chiama aqua di vite o
aqua ardente. Vediamolo un po' più da vicino nella sua provenienza questo testo.
Si tratta di un codice manoscritto della Biblioteca Vaticana, catalogato sotto la collocazione Vat. Lat. 1530, e in
questo l'elogio della grappa è contenuto al foglio II. RisaIe all'anno 1427, perché ciò è precisato al foglio 158;
scritto in latino, calligrafia non facile a leggersi, che non può ancora essere qualificata «corsiva umanistica». Oc-
cupa appena mezzo foglio, e di questo più esattamente 26 righe.
Altre otto righe distaccate dal primo testo da un abbondante spazio bianco, riguardano altro argomento, forse di
carattere giuridico, è una «formula iuramenti de calumpnia»; ma sono state scritte dalla stessa mano.
Il codice, un membranesco di mm. 347 per 243, fu scritto nella città di Brescia e costò 25 fiorini, per conto e inca-
rico del Cardinale Ludovico D'Aleman (1390-1450), di cui porta lo stemma. Questo personaggio, piuttosto vivace
e attivo, che osò schierarsi nel Concilio di Basilea (1431-39) con il partito antipapale che dichiarò decaduto il pon-
tefice Eugenio 4° (1431-47), ritornò poi nelle grazie del papa, fu vescovo di Arles e arrivò, per la sua santa vita e
nonostante gli accennati trascorsi, ad essere beatificato da papa Clemente VII (1523-34): v. Bibl Sanct I, 757.
26 ASTERISCO

Nel 1427 egli era legato apostolico dell'Esarcato di Ravenna con sede a Bologna e ordinò questo codice per of-
frirlo, e lo offrì, ad altro notevole prelato della Curia papale. Angelotto de Fuscis o Fosco, (m, 1444) cubiculario
del papa allora regnante Martino 5° (1417-31).
Era vescovo di Cava dei Tirreni, ma prima lo era stato di Anagni e nel 1431 sarà fatto cardinale da Eugenio 4°,
nella prima promozione, quando cioè giunse al papato,
L'opera però è più vecchia; Ruralium commodorum libri duodecim, o «Libro dell'Agricoltura», scritta Da Pietro De
Crescenzi, nato a Bologna nel 1230 e ivi morto tra il 1320 e il 1321: un personaggio interessante, che prima si
laureò in medicina, poi in diritto, e fece per circa 30 anni il giudice al seguito di parecchi podestà bolognesi, che
allora avevano l'abitudine di portarsi dietro un esperto del diritto. Così il Crescenzi fu in parecchie città d'Italia, tra
cui anche Brescia, dove più tardi, certamente un secolo dopo la sua morte, venne trascritto il codice che ci inte-
ressa.
Dopo il 1300, oramai sessagenario, si ritirò in una sua villa nei pressi di Bologna, dedicandosi completamente
all'agricoltura, e questa sua unica opera scritta completò e rese di pubblica ragione tra il 1304 e il 1305: la dedicò
a Carlo II d'Angiò (1249-1309) detto lo Zoppo o anche il Ciotto, allora re di Sicilia.
Il libro ebbe enorme diffusione. Stampato per la 1a volta ad Augusta nel 1471, ebbe più di 15 incunaboli ed alme-
no 50 edizioni latine, italiane, francesi, tedesche. e polacche (v. Dizz Lett. Bonpiani, Opere, IV 384): «Il Crescenzi
occupa, nella letteratura agraria del Medio Evo, un posto di primissimo piano» (O Verona).
Detto questo della pregevole opera, resta a risolvere il dubbio se l'elogio della grappa, che vedremo, faccia parte
dell'opera del De Crescenzi, o sia un appunto aggiunto su foglio rimasto bianco nel codice, da mano terza: il che
è più che probabile, perché nelle edizioni a stampa cui si è accennato non sembra ricompreso.
Il testo delle virtù dell'acquavite, che presentiamo oggi ai volonterosi lettori, si può quindi dire sin ora inedito, e
perciò se ne dà in appendice il testo originale, che si è cercato di leggere e trascrivere nella maniera migliore. Si
è già detto che non è facile la lettura sia per la grafia, che si può definire orrenda, sia per la lingua ripiena di vo-
caboli e di locuzioni, che non si ritrovano facilmente nei diversi dizionari medioevali; sia per i concetti. La presen-
tazione e la trascrizione del testo originale è quindi d'obbligo ad uso dei più sagaci interpreti di quel linguaggio. E
siccome, tutto sommato, le virtù curative della grappa esaltate sono di interesse farmaceutico, non è escluso che
i farmacisti dell'epoca, magari con le dovute precauzioni, ne abbiano fatto uso, quanto meno di consultazione, se
non di prescrizione.
(Dal Vat. Lat. 1530 della Bibl. Ap. Vaticana, 2°)
ISTE SUNT VIRTUTES AQUE VITIS SEU AQUE ARDENTIS:
Nam primo, si abluis cappillos cum ipsa aqua circa radices cappillorum non efficientur albi et multiplicabuntur.
Item consumat fleuman viscosam et grossam.
Item necat omne genus vermium et removet roram de cappillis.
Item si ungis cum ipsa aqua caput sarnosum et sentuosum mundificat ipsam sarnam.
Item si ungis sepe tiniosum ex toto removet tiniam.
Item unge cum ipsa aqua frontem reumaticum et loca ubi sit dolor et tene parum de ipsa aqua in ore et fortiter
dissolvit fleumam.
Item si lavas faciem de ipsa aqua destruit guttam rosaceam et lepram et leprosos iuvat.
Item si pones de ipsa aqua in auribus removet surditatem.
Item si ungis palpebras oculorum removet de oculis remundiciam et lagaiam et minuit lacrimas.
Item si desfeyta et ecarnam est in oculo mitte de ipsa aqua mane et vespere qualibet die et proderit etiam lacri-
maIi oculo.
Item si habes oculum dolorosum ac rubrum habeas succhum rosaticum mixtum cum lacte mulieris et colatum
una cum ipsa aqua cumcendatata et postea mitte in oculo et cessabit dolor et rubedo.
Item habeas pannum lineum et cotonum et madefac in ipsa aqua et pone sepe super dentem dolorosum et qua-
libet vice tene de ipsa aqua in ore clauso et removet ex toto dolorem.
Item si habes cancrum in gengivis vel paladar vel in lingua tene de ipsa aqua in ore sepe et si habes aliquam
aliam infìrmitatem in ore veI in organa forriter sanat.
Item si ungis de ipsa aqua spineam a capite usque ad ancas sanat de paraIicia omnia Ioca corporis si hoc facias
sepe et prodest ab frigore et quod bibe sepe de ipsa aqua et quod ungas sepe de ea loca dolorosa.
Item qui bibit de ipsa aqua cum teriaga destruit omne venenum et facit mutus loqui si stet per duos annos in dieta
et qui mutus porret corrigiam de pilo luppi circa ominem.
Item curat omnis morsus venenosos et curat vulnus et conservat ipsum vulnus de postema et de omni corruptio-
ne.
Item solvit bidendo periplomenstrua et omnem postemam fleumaticum et destruit fleumam de ventrubus et necat
omne genus vermium vemris.
Item si misceas cum ipsa aqua tantam partem aque rosacee et laves faciem habebis pulcram faciem et conser-
vabit tibi iuventutem.
Item qui bibit de ipsa aqua prodest omni egritudini que provenit ex frigiditate: idem si ungis loca ubi sit dolor de
ipsa aqua.
Item si de ipsa aqua lavas nares et paladarium valet contra catarrum et malefìcia adversa et contra debilitatem
nervorum si ungas de ipsa aqua Ioca ubi sit dolor.
27 ASTERISCO

Item si mittas corpus hominis in ipsa aqua per unum diem et noctem ita quod ipsa aqua sit tribus vicibus distillac-
ta et conservat ipsum corpus a corruptione sicut balsamum facit.
Item pone flores per unam diem vel per unam noctem in ipsa aqua et postea reserva et post in yeme pone ipsos
flores in aqua rosacea et erum eiusdem coloris odoris et saporis sicut prius et eiusdem virtutis.
Item si vinum sit turbatum et mittas de ipsa aqua in vegete facit ipsum vinum redire ad primum saporem et colo-
rem.
Item valet bibendo contra omnem febrem ex frigiditate procedentem si bibatur ante cessionem et consumat
omnes umores superfluos et corruptos qui sim ex frigiditate et confìrmat er auget calorem naturalem.

La traduzione
Queste sono le virtù dell'acqua della vite o acqua ardente:
Innanzitutto se ti lavi i capelli vicino alla radice di essi, non diventeranno bianchi e aumenteranno di numero.
Inoltre distrugge i bubboni purulenti e grossi.
Così pure uccide ogni genere di vermi e rimuove la forfora dai capelli. Se poi ti ungi con quell'acqua il capo scab-
bioso e arruffato, fa sparire la scabbia.
Così se ungi spesso chi ha la tigna, la fa sparire del tutto.
Se ungi spesso con quell'acqua la fronte che ha la sinusite e i luoghi dove ti fa male, e ne tieni un poco in bocca,
scioglie energicamente la infezione.
Lo stesso avviene se ti lavi la faccia; distrugge le pustole rosse e la lebbra; giova molto ai lebbrosi.
Se la metti nelle orecchie, guarisce la sordità.
Se poi ti ungi le palpebre, fa sparire dagli occhi il cispo e le rughe, e diminuisce le lacrime.
Anche se la palpebra è disfatta e senza carne, metti di quell'acqua nell'occhio ogni giorno, mattina e sera; giova
molto per le lacrime.
Se l'occhio ti fa male ed è rosso, mescola insieme succo di rose e latte di donna, e cola il tutto con quell'acqua at-
traverso un panno; poi lo metti nell'occhio e cesserà sia il dolore che il rossore.
Se bagni un panno di lino o del cotone in quell'acqua e te lo metti di tanto in tanto sul dente che ti fa male, e ogni
volta tieni un po' di questa acqua nella bocca chiusa, il dolore sparirà del tutto.
Se hai un tumore nelle gengive o nel palato o nella lingua, tieni spesso in bocca di quest'acqua, e se hai qualche
altra malattia in bocca o sulla lingua, in fretta ti risanerà.
Così pure se ti ungi la spina dorsale dalla testa sino alle anche, fa guarire dalla paralisi tutti i luoghi del corpo se
lo fai spesso; e ti difende dal freddo se bevi spesso di quest'acqua e se ti ungi spesso con essa i luoghi che ti
fanno male.
Chi la beve poi con la teriaca1, distrugge qualsiasi veleno, e fa parlare il muto solo che stia a dieta due anni e
porti intorno al ventre una cintura di pelle di lupo.
Cura anche tutti i morsi velenosi e ne guarisce la ferita, evitando che faccia infezione o cancrena.
Bevendone scioglie il flusso mensile ed ogni postema di origine infettiva; distrugge il catarro intestinale e uccide
ogni genere di vermi del ventre.
Se mescoli con quest'acqua altrettanta parte di acqua di rose e ti lavi la faccia avrai un bel viso e ti conserverà la
gioventù.
Così pure chi beve di quest'acqua, previene ogni malattia che deriva dal freddo; così pure se ti ungi di quell'ac-
qua i luoghi dove c'è il dolore.
Se poi con essa ti lavi le narici e il palato, vale contro il catarro e le altre malattie e contro la debolezza di nervi se
ti ungi con quell'acqua dove è il dolore E così anche se immergi, per un giorno o per una notte, il corpo di un uo-
mo in quell'acqua, che sia però tre volte distillata, conserva il corpo dalla decomposizione come fa il balsamo.
Se poi metti dei fiori per un giorno o per una notte in quell'acqua, e poi li metti da parte, e quando è inverno metti
gli stessi fiori in acqua di rose, diventeranno del medesimo colore, odore e sapore come erano prima, e della
medesima virtù.
Se il vino è torbido e metterai di quell'acqua nella botte, farà tornare quel vino al primitivo sapore e colore.
Così pure, bevendone, vale contro ogni febbre che proviene dal freddo, specie se la si beve prima di uscire; e
consuma tutti gli umori superflui e corrotti che derivano dal freddo, e conserva e rinforza il calore naturale.
1) trïaca (meno com. terïaca; ant. otrïaca, utrïaca) s. f. [dal gr. ϑηριακή (ἀντίδοτος) «(rimedio) contro le morsicature di animali ve-
lenosi», der. di ϑηρίον «belva, animale velenoso»; lat. theriăcus agg., theriăca s. f.]. – Farmaco di origine antichissima e di prepara-
zione e composizione molto complesse che presentava come base fondamentale, sia pur nella diversità delle formule attraverso i
secoli, la carne di vipera, e veniva adoperato come antidoto contro ogni veleno; dopo un periodo di particolare fortuna in età medie-
vale e rinascimentale, è sopravvissuto nella farmacia popolare fino ai primi decenni del sec. 19°. Dal Dizionario Treccani

Appunti ritrovati fra mucchi di fogli di una vecchia libreria. Non sappiamo di quale pubblicazione facessero parte
e non siamo riusciti a trovarne traccia nemmeno consultando i motori di ricerca su internet. Lo studio degli autori
ci è sembrato interessante e meritevole di essere proposto sulle nostre pagine, sperando di non violare alcuna
regola o diritto d’autore. Una curiosità storica per un prodotto che conta molti estimatori anche nelle nostre zone.
28 COME ERAVAMO

Fener, la festa dei falegnami e degli artigiani


a cura di Silvio Forcellini
Questa foto, dataci dalla nostra lettrice
Anna Lisa Bertoncin, è stata scattata a
Fener presumibilmente negli anni Set-
tanta. Si riferisce al raduno dei fale-
gnami e degli artigiani, che erano soliti
ritrovarsi in occasione della festività di
San Giuseppe, il 19 marzo, o di San
Giuseppe Artigiano, il 1° maggio. Qui
siamo al ristorante Tegorzo. In piedi, da
sinistra: Bepi Tessaro, Fortunato Iritti
(“Nato Pipa”), Anacleto Dallo (“Egidio”),
Andrea Bertoncin (“Balét”), Mario Bon-
sembiante (“Bodo”), Ivo Balzan e Fran-
cesco Bristot (“Chéchi falegname”),
mentre l’ultimo non lo abbiamo ricono-
sciuto; accosciati, sempre da sinistra:
Mario Bellet (“Pajòt”), Primo Mazzocco
(“Primét”), Mario Balzan, Bruno Forcel-
lini (“Bruno Flèma”), Elio Santangelo e
Alvise Dal Zotto (“Gigéto Bacìce”).

CRONACA

Quero: per il 2020 niente Sagra dei S’cios


(M.M.) La complessità
dell’organizzazione non
permetterà alla Pro Loco di
Quero di mettere in cantiere la
sagra dei S’cios, nonostante
l’annunciata riapertura delle
attività. Qui di seguito il
comunicato pubblicato
dall’associazione sulla propria
pagina FB. “Carissimi, a
malincuore, a nome di tutta la
Pro Loco di Quero, mi vedo
costretta ad annullare la 42ª
edizione della Sagra dei S'cios.
Come tutti sappiamo, è un obbligo dato
dall'attuale situazione epidemiologica
causata dal “coronavirus” e le conseguenti
disposizioni statali che hanno sospeso le
manifestazioni e gli eventi di qualsiasi
natura, svolti in ogni luogo, sia pubblico che
privato, che comportano affollamento di
persone. Ci auguriamo tutti di uscirne al più
presto e nel miglior modo possibile,
confidando nella capacità umana di saper
risolvere questa calamità. Uscirne al più presto per tornare a stare ancora insieme. Grazie a tutti, Teresa Gallina”

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