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Claudia Bianchi

Pragmatica del linguaggio

oìitica
nificaco
© 2003, Gius. Laterza & Figli

Prima edizione 2003


Terza edizione 2005

Proprietà letteraria riservata Pragmatica del linguaggio


Gius. Laterza & Figli Spa,
Roma-Bari

Finito di stampare
nell'ottobre 2005
Poligrafico Dehoniano -
Stabilimento di Bari
per conto della
Gius. Laterza & Figli Spa
CL 20-7134-7
ISBN 88-420-7134-X

È vietata la riproduzione, anche


parziale, con qualsiasi mezzo
effetcuata, compresa la fotocopia,
anche ad uso interno o didattico.
Per la legge italiana la fotocopia
è lecita solo per uso personale purché
non danneggi l'autore. Quindi ogni
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di un libro è illecita e minaccia
la sopravvivenza di un modo
di trasmettere la conoscenza.
Chi fotocopia un libro, chi merte a
disposizione i mezzi per fotocopiare,
chi comunque favorisce questa
pratica commette un furto e opera
ai danni della cultura.
Capitolo primo
Come funziona il linguaggio?

Il Coniglio Bianco inforcò gli occhiali: "Da dove de-


vo iniziare, Maestà?" chiese. "Inizia dall'inizio" dis-
se il Re con solennità, "e va' avanti finché non arrivi
alla fine: poi, fermati". (Lewis Carro![)

Introduzione

Per cominciare, qualche scambio di battute, adattate da Achil-


le Campanile:
(1) Paolo: "Ciao, sono Paolo. E tu?"; Francesca: "Io no".
(2) Paolo: "Scusa, sai dov'è Piazza Duomo?"; Francesca:
"Certo che lo so".
(3) Paolo: "C'è un ladro in biblioteca!"; Francesca "Ah
sfr E che legge?".
(4) Paolo: "Ho già visto la tua faccia da qualche altra par-
te"; Francesca "Non credo, perché la porto sempre
con me".
Ringraziamenti (5) Paolo (a Francesca, che sta suonando al pianoforte):
Devo a François Récanati di avermi introdotto e guidato attraverso il
"Che cosa stai suonando?"; Francesca: "Il piano".
Paese delle Meraviglie Pragmatico, dove mi hanno offerto aiuto e in- Comunicare sembra una faccenda semplicissima. Comu-
coraggiamento Michele Di Francesco, Carlo Penco e Marina Sbisà. nichiamo con parole o con scritti, con gesti o smorfie, con
Un grazie di cuore va a Tito Magri, per aver creduto in questo modi di fare, di vestirci, di atteggiarci; comunichiamo usan-
progetto, e agli studenti del corso di Filosofia del linguaggio delle do oggetti, lo sguardo, il sorriso o il silenzio, calci sotto il ta-
Università di Bergamo e di Genova, che per primi ne hanno fatto le volo o pacche sulla spalla. Comunichiamo con una facilità e
spese.
un grado di successo straordinari. Ogni tanto, come nei dia-
Un ringraziamento tutto particolare va a Nicla Vassallo che ha
seguito il mio lavoro in ogni sua fase, con paziente intransi,genza e loghi di Campanile, qualcosa va storto. È solo in questi mo-
ferma dolcezza. menti che cominciamo a riflettere sulle difficoltà della comu-
Ho infine un debito di riconoscenza difficilmente esprimibile nicazione - e, di conseguenza, sulla ricchezza e la complessità
nei confronti dei miei genitori, e di mia nonna - alla memoria della del linguaggio e dei meccanismi comunicativi. Questo libro
quale questo libro è dedicato. prenderà sistematicamente il punto di vista del fallimento,
del malinteso , del cortocircuito, dell'anomalo e del bizzarro, è ben formata, oppure mal formata, come sono le fr~si (p:e-
ma anch e dell 'ironia e del gioco di parole, nella convinzione cedute da un asterisco che ne indica la non grammatlcahta):
che è nei momenti di rottura, intenzionale o meno, della co-
(7) "'Un biblioteca in è ci ladro
municazione che si rivela quanto generalmente resta nasco-
(8) "'Ci sono un ladro in biblioteca.
sto, sommerso dalla facilità e dal successo dei nostri quoti-
diani scambi verbali. La semantica si 9ççµg~jll~Ce d~l_J_ignificato delle espres-
Torniamo ai dialoghi d'apertura. Che cosa non ha funzio- sio;;if~_:g_;;s·tiç~_;:_Q~!:_ol_~__g..fg§j_ ::_aj. g!_ foq_d__ Qs:_ll~ situa?~O-~­
nato fra i due interlocutori? Che __tipo di comg~J~n~:i s_~_mbrn i~- -~uiyeI?:g9_ng__l}_~_?-J~; essa studia le relazioni f:a espression! (

man.care-A.Era.nc.es_c a?_No_n___dir~mmQ eh ~ le m anctla com- · ii~g~i~tiche e oggetti del mondo. Tesi semantlc~ c~ntrale_ e (
prensione del filgnifi cat_p dell<;_Qarole usate da _l?aQlo (qudfa. che le regole o convenzioni di una lingua, c~me l'nal_iano, fis - /
che viene chiamata la competenza se_manticq_ì__~nemll}en2)_a sano una volta per tutte il significato di ogm espressio?e .de~-
çpmQLe_n._~i9_1_1~:~~r~Q@ _i_Q- cgj_ _g!!_eSte Qarole_SOQ.Q._Q!l:J~~.QJ_O la lingua - parola o frase. Esse stabiliscono ad esempio il si-
_ combina~~ P.~r _ç_r~are__deU~ frn§.i_(gl!.ell_a_çhe._y!__qi__e_ çb_i::i,miita la gm'f'icato d'" i un " , "l adro" , "in". , "biblioteca"
. . . : "esserci" . e , una
competenza sinjattica): Francesca _sa certamente çQ~l!-~!gnjfi­ volta applicate le regole sintattiche, il sigmfic~to d~ (6). ~n­
_cino ~'99Y?.:2'.ill.azz. ~.'.'... "laçlro ", "biblioteca", "faccia_'.'. ,_..:_y~­ che la semantk~1 _s.9m~J:i__ sii:it~s§i_, hii _il_f om_m_tQ_c!u_tabilue
g~-~L ~!~QQ .kJr_~~i.. l:,eri_ for!l!~!~,,-~_?_S_?-!}<;Ì_Qs~erò non sull~
der~ ~'_ ,_ e_c__gsì_v!~'- ~~1J1et1~i;:~-~§iemeJ~~IQle p_~LQ!l~p,ere
fra_si _c!L s_~!l§Q_çQtr!P_~uto--'-Qv_~llo . çb~Y.rnn ç_~~ca -~e;.111 b.nu19n -~-tnin_ura__ g_11_rn!!k~._ I!!~ §..!l.l§ig_11_!fi_çg!_q_~e~e parole~e:i:.~.s~l\~­
__ç_omprendere _(q_fin.g~re .9.i no_n_ _ççmpre_Q_d~r~) è_cogi,~p_ar.ole d~re seg_'!J,~~~-()~-~-=
e fra~i_y~f).gono _usqte _d ~ p~9lo: ~ Francesça_m_@.ç_aJ:.!sorime-_ _(9) C_'.~- u11_~l?jbliot~~~I2~1J-~9!'o._
. t~I!'!-.~.!.E_g_'f!Z_q_!jfg_. Secondo un'impostazione assai diffusa in semantica, una
frase dichiarativa (un'asserzione o un'affermazione) ha come
funzione principale quella di descrivere uno stato di cose del
1. Sintassi, semantica e pragmatica
mondo: la frase sarà vera se le cose sono effettivamente come
1.1. La distinzione la frase dice che siano, e falsa altrimenti. Conoscere il signifi-
cato di una frase, allora, significa sapere come deve essere fat-
Le zucchine mi piacciono trafelate. (Ennio Flaiano) to il mondo perché la frase sia vera - sapere in quali casi essa
Tradizionalmente si suole ripartire lo studio del linguaggio in descrive correttamente il mondo, e in quali casi no. Se com-
tre discipline: sintassi, semantica e pragmatica. La sintassi è l' a- prendiamo il significato di (6) do~bi~mo poter dir~ fronte ?i
nalisi delle relazioni fra segni, la semantica delle relazioni fra a qualsiasi situazione se (6) ne costitmsce una descnzion.e c?~­
segni e oggetti, la pragmatica delle relazioni fra segni e parlan- retta: difficilmente verrà attribuita la conoscenza del s1gmfi-
cato di (6) a qualcuno che affermasse (6) vedendo il ladro ~n
ti (cfr. Morris 1938). Vediamo più in dettaglio la tripartizione.
cucina, o sul tetto, o un poliziotto in bibliote~a, o ness.uno ,m
La sintassi è lo studio dei s~ni coll!~alti_dei modi in_cui
biblioteca, e così via. Il significato convenzionale di un. e-
le.s:s..P-ressioniJillg_l!is1içhe.. .P-Q~sono esss:.IT. .J2Qm.g inate da__µn
spressione viene allora concepito generalmente com.e un m-
__p_u_!! to di _yi~Ja §_tr~gam~n_t_e _g_ç~gia ti~~k) .ç_g_ç_p..Q.QJ_i.~_Il~- cgg -
sieme di condizioni: le regole dell'italiano, ad esempio, asso-
to del loro significato. Essa stabilisce se una sequenza di se-
gni, come la fr ase ciano a ogni parola un insieme di condiz!oni di appli~azione
(le condizioni che un oggetto deve soddisfare perch~ !a i:'a-.
(6) C'è un ladro in biblioteca rola gli si applichi) e, a ogni frase, un insieme di condzzzonz dz

4 5
verità (le condizioni che il mondo deve soddisfare perché la spressioni di una lingua, e la semantica l'apparato interpreta-
frase ne costituisca una descrizione appropriata, e sia vera). tivo, la pragmatica si occupa di come un parlante si serva de-
Alla parola "biblioteca"\ ad esempio, sarà associato l'insie- gli apparati combinatorio e interpretativo in una particolare
me di condizioni (essere una stanza, contenere un consisten- situazione comunicativa. Uno dei cq_m iti della Q!2gmati~-~
te numero di libri, essere adibita principalmente a sala di let- ~~a!~- p~.rçh~__fr~~i,__ pl,lr _2$!Jfeg amente be_Q__f_grll.}_a,te d~L
.PUJ!.t_p_gi __vjfil:l!. ~i_qç_au_içQ_e semantico - coil1_e le risposte di
tura ecc.) che un oggetto deve soddisfare perché sia possibi-
Francesca_n.~Ld_i_alilllbillJ::CT1=.JLossano nondimeno non es-
le applicargli la parola "biblioteca". Allo stesso modo, a (6)
-~.§:~prop_riat~J_g_ç_e!_tj_ cop!~~!~.§ us~ •
2

sarà associato l'insieme di condizioni (che ci sia un ladro, che


ci sia una biblioteca, che il ladro sia nella biblioteca) che il
mondo deve soddisfare perché la frase sia vera. Conoscere il 1.2. La "pattumiera" della semantica
~jg_Qifl_ç~ffi_gi_ (Q)_ y_µ_QL_dir~~~p~re come deve e~;~r~fatt~-il
?19_1'l_qg_p~_r:çh~J~)_ sta Y~r:~1-~I! gQ11,_. ~_(i;;Jik~11~,_-~-~P~-r~-i€_(62 Se Lei si spiega con un esempio, non capisco più
_e ver_a o m~no.;_ bi~gg_~-~jru!!Iri.J~~mi.ni __conoscerne le condi- niente. (Ennio Flaiano)
zioni, ~..IJQ_I_!__iJ__v.~llE'.€_,__qi. y~rJ_tLPoss;inf~tti -d~~-di~~n~;~~­ In realtà il dominio della pragmatica è stato definito a lungo
re il significato di in negativo: finivano nella pragmatica sostanzialmente tutti i
(10) L'idolo di George W. Bush è Homer Simpson fatti per cui una spiegazione in termini sintattici o semantici
se so quale stato del mondo renderebbe vera (10) (il fatto che (in termini cioè di regole combinatorie o convenzioni lingui-
Bus.h p~en~a a modello di vita un certo personaggio dei car- stiche) si rivelava insufficiente, e le frasi per la cui interpreta-
tom ammau), anche se non ho la minima idea di se (10) sia ef- zione era necessario il ricorso a fattori non linguistici, a co-
fettivamente vera o falsa. In sintesi, la semantica è: noscenze sul mondo e sulla situazione in cui venivano usate.
a) convenzionale: il significato di un'espressione linguisti- La distinzione fra sintassi, semantica e pragmatica ha quindi
ca è determinato dalla forma dell'espressione; spesso celato un'idea di pragmatica come "pattumiera" della
b) vero-condizionale: il significato di una frase si identifi- semantica, come ricettacolo di tutte le questioni semantiche
ca con le condizioni di verità della frase, e il significato di una insolute, dei rompicapo, dei fatti linguistici considerati mi-
nori 0 marginali. Questo ha fatto sì che i fenomeni relegati
parola con il suo contributo alle condizioni di verità della fra-
se in cui compare; nella t:iragmatica fossero estremamente eterogenei: di fatto la
pragmatica si è troppo sovente limitata ad essere la mera de-
c) composizionale: il significato di un'espressione com-
scrizione di questioni frammentarie, senza riuscire a svilup-
plessa dipende funzionalmente dai significati dei suoi com-
pare un progetto teorico unitario. In questo primo capitolo
ponenti.
ci limitiamo a elencare alcune delle questioni oggetto, a vario
Ll!.P__!:~_gm~tiç_~ _!nfa:i_~,-~JQ __srnd_i9_9elk rdazioniir.a segni
titolo, di teorie pragmatiche - questioni che verranno riprese
e_pa,rla,1'1~!,_ fr.:3, ~SPI.~~~ig_njJj.Qg11-~J:id1~--~ç___oloro che se ne ser-
_YQP9__P-~r çQm_µni_ç~n:: _p_e_g~_kr:i._~jQ _sJ11dfo __ dei m-~~:iù;-~~"i""è
_p_~~fuiJe_ ~-~~r:~J~ __ fr_asi ig__~t_J,!azioni _ç_oncret~. ,In alt-ri·t~~;i~L 2 Si noti come, in alcuni dei dialoghi, _sia anche il comportamento, e non

men tre la sin tassi studia l'apparato combinatorio delle e- solo la risposta verbale di Francesca, a non essere appropriato. ella sua ac-
cezione più ampia, la pragmatica è la disciplina che si occupa dell'interpre-
tazione dell'azione intenzionale umana in generale. In questo libro limitere-
mo la nostra indagine ai comportamenti che-coinvolgono l'uso comunicati-
Per il momento ignoriamo il fatto che la parola "biblioteca" ha in realtà
1
vo del linguaggio: di qui la qualifica "del linguaggio" presente nel suo titolo.
almeno tre significati diversi: si veda il paragrafo 2 del secondo capitolo.

6 7
e approfondite nel corso del libro. Gli esempi mostrano, da no di determinare le condizioni di verità di (12)-(14). È ne-
un lato, che, in certi casi, la sola conoscenza delle convenzio- cessario possedere conoscenze che riguardano il mondo, e
ni semantiche di una lingua non è sufficiente a determinare non il linguagg~o: la conversazione verte su questioni mate-
qual è lo stato di cose descricto da una frase; e, dall'altro, che matiche, o di salute? Francesca è una scrittrice prolifica o
la tesi secondo cui le frasi di una lingua hanno la sola funzio- un'accanita lettrice? Bea è una fanciulla agile e slanciata o un
ne di descrivere stati di cose non è plausibile. animale che vive in Africa?
La pragmatica è stata aJungo identificata con lo studio dei Fanno poi parte del campo di ricerca della pragmatica fe-
fenomeni di deissi o indicalità - enunciati temporalizzari o nomeni del tutto diversi, analizzati dalle teorie degli atti lin-
contenenti pronomi, avverbi di tempo o luogo (come ' io", guistici. Si tratta del fatto che frasi come
"qui' "ora'). Ad esempio la frase ( 15) La condanno a 11 anni di carcere
(11) Qui piove (16) Guarda!
contiene l'espressione "qui", il cui riferimento (l'oggetto cui più che descrivere stati del mondo sembrano compiere atti i-
rimanda nel mondo) cambia al mutare del contesto in cui vie- stituzionali (condannare) o linguistici (ordinare, supplicare,
ne usata: proferita a Londra (a una certa ora di un dato gior- sfidare ecc.). Intuitivamente sono ancora informazioni sulle
no), (11) può essere vera; proferita ad Algeri (alla stessa ora circostanze d'uso delle frasi a consentirne l'interpretazione:
del medesimo giorno) può essere falsa. La mera conoscenza dobbiamo sapere chi ha proferito (15), e a proposito di chi, e
del significato della frase deve essere integrata con un certo in che occasione, per poter dire se la frase vale, o meno, co-
numero di informazioni che non sono semantiche, che non me condanna (un giudice in un'aula di tribunale può con-
sono cioè cLi tipo linguistico: per poter interpretare (1 1) dob- dannare, un giornalista o uno spettatore no); e dobbiamo sa-
biamo indiùduare a che luogo si fa riferimento con "qui". pere in che particolari circostanze (16) è stata usata, con che
Rientrano nel dominio della pragmatica anche i casi di omo- tono, per quali scopi e con quali intenzioni, per poter inter-
nùnia: nella frase pretare la frase come un ordine, una supplica, un rimprove-
(12) Il problema di Paolo sono i calcoli, ro, oppure una sfida, o un invito.
ad esempio, compare la parola "calcolo", ambigua fra i due Casi ancora diversi sono costituiti da quelle che vengono
significati di "computo" e "sassolino"; oppure i casi di poli- chiamate implicature conversazionati·. Supponiamo che, alla
semia, di cui è esempio il verbo "finire" nella frase domandi! di Paolo "Ti è piaciuta la cenetta che ti ho prepa-
rato?", Francesca risponda:
(13) Francesca ha finito un altro libro
(17) Il caffè era ottimo.
ambiguo fra i significati "finire di leggere" e "finire di scrive-
re"; o ancora i casi di linguaggio figurato come nella frase Il significato convenzionale delle espressioni che compaiono
in (17) - che pure è perfettamente conosciuto da Paolo - non
( 14) Bea è una gazzella,
gli permette tuttavia di interpretare (17) come una risposta al-
in cui il termine "gazzella" può riferirsi (se usato letteral- la sua domanda, a meno che non venga integrato con infor-
mente) a un'antilope africana, o (se usato metaforicamente) a mazioni su come è fatto il mondo, e in questo caso particola-
una persona agile e veloce. Anche per (12) -(14) la conoscen- re su cosa si considera, o meno, abilità culinaria, nonché sul-
za del sigt1ificar2 (o dei significati) delle parole contenute nel- le strategie che i parlanti utilizzano per comunicare ai loro in-
le frasi non è sufficiente per individuare quale stato cli cose il terlocutori opinioni spiacevoli. Per il momento osserviamo
parlante stia descrivendo: sintassi e semantica non permetto- che il significato convenzionale di una frase spesso non coin-

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cide affatto co~i pensieri che un parlante può esprimere pro- • la disciplina che si occupa del significato.in contesto;
ferendo quella frase (quello che viene chiamato zl signi/.zcato • la disciplina che si occupa del significato nelle intera-
del parlante): usando (17), ad esempio, Francesca sta proba- zioni sociali;
bilmente comunicando a Paolo il pensiero "La cena era pes- • la disciplina che si occupa della distanza, fisica e socia-
sima". Non si tratta di casi marginali o periferici, ma dei mo- le, tra interlocutori.
di in cui effettivamente comunichiamo, modi estremamente Al di là delle definizioni, ci preme chiarire quali sono i com-
diffusi e che passano generalmente inosservati. L'apporto di piti della pragmatica. Abbiamo detto che la semantica è lo stu-
sintassi e semantica è a volte ridotto al minimo: si veda dio del significato convenzionale delle espressioni e delle fra-
(18) Paolo: "Allora?"; Francesca: "È andata" si di una lingua come l'italiano: del loro significato a prescin-
che può costituire uno scambio comunicativo perfettamente dere dalle concrete circostanze in cui esse sono utilizzate da
appropriato sempre che i due interlocutori sappiano abba- parlanti particolari. Come si è visto nel paragrafo 1.2, questa
stanza delle circostanze in cui lo scambio ha luogo. Sempre, definizione va incontro a due obiezioni. In primo luogo, il con-
cioè, che i due interlocutori conoscano il contesto - per usa- tenuto proposizionale (il pensiero espresso da una frase ben
re un termine che ritornerà quasi a ogni pagina di questo li- formata dell'italiano, le sue condizioni di verità) di una frase
bro: per ora è sufficiente dire che il contesto è la situazione non sempre è fissato completamente e univocamente dalle
particolare in cui le frasi vengono usate, costituita dal resto convenzioni semantiche: in certi casi, come (11), è incomple-
della conversazione, da1J 'ambiente fisico in cui essa avviene, to; in altri casi, come (12)-(14), è ambiguo. In secondo luogo,
dall'identità degli interlocutori, ma anche dalla complessa re- anche una volta completato e disambiguato il contenuto pro-
te di scopi , intenzioni, credenze, desideri, timori, pregiudizi posizionale di una frase, le convenzioni semantiche non de-
conoscenze che essi condividono. terminano il tipo di "atto linguistico" che il parlante compie
proferendo 1uella frase: fuori contesto, non sappiamo se il
parlante usa (16) per impartire un ordine, o per rivolgere un
2. I due sensi di pragmatica: effetto delle parole sul mondo, invito, per formulare una supplica, o una sfida. Entrambe le
effetto del mondo sulle parole obiezioni sottolineano la necessità di un'integrazione (e un'in-
terazione) della competenza semantica con conoscenze non
Les paroles seules comptent. Le reste est bavardage.
(Eugène Ionesco) linguistiche 1la contestuali. Una teoria pragmatica intrapren-
de allora due direzioni di ricerca complementari:
A partire dai fenomeni sopra elencati sono state proposte sva- 1}-0.a un lato, essa si occupa dell'influenza del contesto sul-
riate definizioni di pragmatica: Levinson (1983) ne elenca ad- la parola: l'interpretazione del linguaggio deve tener conto di
dirittura quattordici, e commenta che si tratta di definizioni informaziom sulla situazione di discorso, e dunque sul mondo;
tutte per qualche verso riduttive, o parziali, o troppo vaghe (il 2) dall'altro, essa studia l'influenza della parola sul conte-
che è forse vero, ma vale allo stesso modo per le definizioni di sto:' i parlanti si servono del linguaggio per modificare la si-
semantica). Quelle più significative, e che più si avvicinano al- tuazione di discorso, e in particolar modo per influenzare le
la concezione di pragmatica che verrà qui sviluppata, sono: credenze e le azioni dei loro interlocutori.
• la disciplina che si occupa dell'uso del linguaggio; Ci occuperemo della pragmatica nel senso 1 nel secondo
• la disciplina che si occupa di ciò che un parlante comu- capitolo, e della pragmatica nel senso 2 nel terzo. Per il mo-
nica (al di là, o invece, di ciò che dice)· mento rivolgiamo un rapido sguardo alle origini della prag-
• la disciplina che si occupa del contesto; matica.

10 11
3. Le origini/iloso/iche della pragmatica cupano prevalentemente di linguaggi formali con l'obiettivo
di creare un linguaggio perfetto - un linguaggio ideale - pri-
Quando colui che ascolta non capisce colui che par-
vo dei difetti e delle ambiguità dei linguaggi naturali (le lin-
la e colui che parla non sa cosa stia dicendo: questa
gue che parliamo e scriviamo quotidianamente, come l'italia-
è filosofia. (Voltaire)
no, l'inglese, il giapponese). Solo alla fine degli anni Sessan-
La pragmatica è per sua natura una disciplina al crocevia di ta con i lavori di Donald Davidson e Richard Montague, si
diverse aree di ricerca: filosofia del linguaggio, linguistica se- ri~onosce la possibilità di costruire, grazie ai metodi logici
miotica, sociologia, psicologia, rerorica analisi conversazio- elaborati ·per i linguaggi formali, una teoria semantica rigoro-
nale, etnometodologia, linguistica testuale. In questo libro ci sa anche per i linguaggi naturali: nasce così la semantica for-
occuperemo quasi esclusivamente delle teorie pragmatiche male o semantica modellistica, che si afferma come il para-
elaborate nell'ambito della filosofia analitica (in modo parti- digma semantico dominante. A questo modo di concepire il
colare da filosofi del linguaggio): esse rappresentano infatti le linguaggio si contrappone quello dei filosofi del linguaggio or-
proposte più compiute e generali e, nelle loro elaborazioni dinario: il secondo Wittgenstein, Friedrich Waismann, John
più recenti, realizzano quel progetto teorico unitario che fa- Austin, Paul Grice, Peter Strawson. Mentre i filosofi del lin-
ceva difetto alla riflessione pragmatica delle origini3. guaggio ideale si sforzavano di creare uno strumento rigoro-
Nella filosofia del linguaggio contemporanea, semantica e so per il lavoro scientifico e filosofico, i filosofi del linguaggio
pragmatica sono considerate discipline complementari: la se- ordinario fanno del linguaggio naturale un oggetto autonomo
mantica si occupa del significato convenzionale delle espres- d'analisi, all'interno del quale risolvere i problemi filosofici:
sioni linguistiche, mentre la pragmatica studia gli usi delle nasce la pragmatica contemporanea.
espressioni nei contesti concreti di discorso. Eppure la com- Approfondiamo la contrapposizione.
plementarità nasconde spesso una vera e propria contrappo-
sizione teorica. Secondo una tesi non controversa in semanti-
ca, è possibile attribuire un contenuto proposizionale alle fra- 3.1. La filosofia del linguaggio ideale
si in modo del tutto indipendente dal contesto in cui il par- Dans toutes les tentatives de démontrer que 2 + 2 = 4
lante le proferisce: una frase possiede condizioni di verità de- il n'a jamais été tenu compte de la vitesse du vent.
finite in virtù delle sole regole del linguaggio. È invece tesi (Raymond Queneau)
diffusa in pragmatica che una frase esprima un contenuto
completo solo una volta che si sia determinato il contesto di Abbiamo detto che, secondo il paradigma semantico tradi-
proferimento della frase. Tale contrapposizione si ritrova nel- zionale, una frase ha la funzione di descrivere uno stato del
le origini stesse della pragmatica - nei due modi diversi di mondo ed è vera se il mondo è come la frase dice che sia, e
concepire il linguaggio che si affermano a partire dagli anni falsa altrimenti; il significato d" una frase viene identificato
Trenta del secolo scorso. I fondatori della filosofia del lin- con le condizioni di verità dellalrase. Questo modo di con-
guaggio contemporanea - Gottlob Frege, Bertrand Russell, cepire la semantica trova la sua origine nelle opere di Frege,
Ludwig Wittgenstein, Alfred Tarski e Willard Quine- si oc- di Russell, del primo Wittgenstein, di Tarski. Loro obiettivo
era realizzare il sogno di Leibniz di una lingua universale,
mettendo a punto uno strumento affidabile di comunicazio-
3
Sui precursori della pragmatica e sulle ric~rche svolte in tradizioni di-
verse da quella analitica rimandiamo alla sezione Cos'altro leggere, che chiu-
ne scientifica, un vero e proprio linguaggio per la sCienza. Lo
de il libro. scopo viene perseguito creando linguaggi artificiali - i lin-

12 13
guaggi formali- immuni dalle imperfezioni dei linguaggi na- fronti del linguaggio naturale cede il passo a un atteggiamen-
turali. Per Frege, infatti, il linguaggio è espressione del pen- to descrittz'vo e benevolo verso quelli che, lungi dall'essere con-
siero, in quanto riflesso del pensiero; solo per il linguaggio siderati difetti del linguaggio naturale, sono ora visti come se-
formale, però, si può postulare l'identità di forma linguistica gno della sua ricchezza e del suo potere espressivo. Per il pa-
e forma logica, specchio dell'identità di linguaggio e pensie- radigma tradizionale, una frase rappresenta uno stato di cose
ro. Il linguaggio naturale viene criticato in quanto logica- ed è vera o falsa a seconda che lo stato di cose rappresentato
mente imperfetto: se ne sottolineano non solo i difetti, ma ad- sia realizzato o meno nel mondo. I filosofi del linguaggio ordi-
dirittura i pericoli (cfr. l'Introduzione a Frege 1879). Nel la- nario distinguono invece tra "frase" ed "enunciato": non è la
voro scientifico e filosofico, pertanto, esso deve essere sosti- frase, in quanto unità grammaticale, che rappresenta uno sta-
tuito, parzialmente o totalmente, con un linguaggio formale. to di cose, ma il parlante che si serve della frase per dire qual,
Segue da questa prospettiva la tesi secondo cui l'uso teorico cosa di vero o di falso, per produrre, con la frase, un enuncia-
e scientifico precede e fonda l'uso dialogico e discorsivo del- to che può essere vero o falso. Le frasi sono allora solo stru-
la lingua, secondo una precisa gerarchia dei fatti linguistici ri- menti, utilizzati dal parlante per fare affermazioni.
masta invariata nell'evoluzione successiva della semantica D'altro lato, questa corrente sottolinea la varietà degli usi
modellistica: si privilegia la dimensione descrittiva e rappre- discorsivi delle frasi del linguaggio naturale, la diversità del-
sentativa del linguaggio, si dà priorità al significato letterale le funzioni che gli enunciati possono esercitare: affermazioni,
su quello figurato, si accantonano nella pragmatica fenomeni ordini, domande ecc. È la celebre tesi di Austin: «dire è fa-
linguistici centrali, come polisemia e indicalità. Va qui indivi- re», parlare significa agire, una tesi che verrà analizzata nel
duata la radice di un'immagine del linguaggio naturale spes- terzo capitolo. Gli enunciati non hanno solo un senso cogni-
so inadeguata, che ha avuto la conseguenza di mascherare fat- tivo, ma un senso pragmatico, una funzione sociale: servono
ti linguistici essenziali, come la deissi, che è l'asse portante del infatti a compiere atti istituzionali, come sposarsi, o battez-
linguaggio e della struttura cognitiva del parlante, o come l'i- zare, o dichiarare una guerra, o atti linguistici, come affer-
ronia e la metafora, che rappresentano la realizzazione più mare, minacciare, esortare, ipotizzare ecc.
evoluta del potenziale espressivo della lingua: tali fatti sono
stati spinti alla periferia dell'analisi semantica ed etichettati
come anomalie, o tutt'al più rompicapo, difficoltà minori per 3.3. La concezione pragmatica del linguaggio
un programma di ricerca comunque trionfante. Se ci siamo assicurati che è un cardellino, realmente
un cardellino, e poi in futuro fa qualcosa di anorma-
le (esplode, cita la signora Woolf, o chissà cos'altro),
3.2. La filosofia del linguaggio ordinario
non diciamo di esserci sbagliati nel dire che era un
cardellino: non sappiamo cosa dire. Ci mancano let-
La rottura con la semantica tradizionale viene segnata dai filo-
teralmente le parole. (fohn Austin)
sofi del linguaggio ordinario. Si tratta per lo più di proposte
non pienamente articolate e che non si traducono in vere e pro- L'attenzione rivolta ai contesti d'uso degli enunciati spinge i
prie teorie, ma che segnano la nascita di una prospettiva intel- filosofi del linguaggio ordinario a focalizzare il loro interesse
lettuale sul linguaggio naturale alternativa alla prospettiva tra- su quella flessibilità ed elasticità del linguaggio di ogni gior-
dizionale: ne sono gli iniziatori il secondo Wittgenstein, Au- no che venivano stigmatizzate dai semantici formali come va-
stin e Waismann. L'atteggiamento critico e normativo nei con- ghezza e indeterminatezza: questi stessi caratteri diventano i

14 15
segni della ricchezza del linguaggio naturale, e della sua ca- Problemi analoghi sorgono quando ci imbattiamo in una
pacità di adattarsi a nuovi contesti e a circostanze insolite. Se, nuova combinazione di parole: quando diciamo
in un linguaggio formale, le convenzioni semantiche associa- (23) Il cane pensa
no a ogni espressione e a ogni frase un significato fisso una
creiamo un nuovo contesto, usciamo dai limiti del discorso
volta per tutte, le espressioni di un linguaggio naturale sono
comune, e sorge allora la questione di che cosa vogliamo di-
caratterizzate invece da un'indeterminatezza essenziale. Il si-
re con questa sequenza di parole. La riflessione ci può con-
gnificato di ogni espressione ha confin" definiti in mocdo solo
durre a esplorare i limiti del pensiero e del linguaggio. Ad
parziale, in funzione delle conoscenze dei parlanti, dei loro
esempio, con
interessi e obiettivi, delle attività che li vedono coinvolti: que-
sto le rende aperte a usi inediti, alla creazione di nuove con- (24) x è esteso, ma non ha forma
venzioni in contesti inattesi. Si possono infatti variare le si- (25) Quest'uomo è e 'non è in casa
tuazioni di proforimento di un qualsiasi enunciato, per crea- siamo di fronte a enunciati che non si limitano a mettere alla
re circostanze d'uso inattese, casi straordinari o bizzarri in prova le nostre intuizioni empiriche, ma sembrano uscire dal-
contrasto con le nostre intuizioni, con lo scopo di evidenzia- lo spazio logico occupato dalla lingua fino ad allora. Ma anche
re i momenti di tensione del linguaggio naturale. Vediamo in questi casi le espressioni del linguaggio naturale sono suffi-
qualche esempio: l'enunciato cientemente flessibili da consentirci di piegarle a usi inediti e
(19) Ecco un mio amico inconsueti. A proposito di (24) e (25), infatti, Austin osserva:
è vero o falso se, quando mi awicino, l'uomo scompare, op-
In un certo senso non possiamo dire che cosa questo "potrebbe
pure parla e si comporta come un uomo, ma è alto solo dieci
voler dire" - non ci sono convenzioni semantiche, esplicite o impli-
centimetri? E che dire dell'enunciato
cite, che coprano questo caso: eppure esso non è escluso in alcun
(20) È oro modo - non ci sono regole che pongano limiti su quello che po-
proferito a proposito di una sostanza che soddisfa tutti i test tremmo o non potremmo dire in casi/uori dal comune (1961, p. 68).
chimici per l'oro, ma che emette un nuovo tipo di radiazione
(cfr. Waismann 1940)? E che diremmo dell'enunciato Di un uomo morto e disteso sul proprio letto, si chiede,
(21) È un cardellino diremmo che è in casa? Che non è in casa?
La questione dell'adeguatezza di un enunciato non ha in-
proferito a proposito di un uccellino che esplode o cita Virgi-
fatti una risposta generale, dal momento che gli standard di
nia Woolf (cfr. Austin 1961)? Austin osserva che né la frase
precisione dipendono dagli scopi: ciò che è sufficientemente
(22) È un gatto preciso per soddisfare certi obiettivi sarà troppo grossolano
né la sua negazione sembrano poter descrivere, o rappresen- e approssimativo per altri. La precisione non è d'altro canto
tare, lo stato di cose in cui il mio gatto, dopo anni di vita co- sempre un valore in sé: un linguaggio troppo preciso finireb-
mune in armonia e amicizia, si mette a discorrere in perfetto be inevitabilmente per essere meno flessibile, meno capace di
inglese. Il linguaggio naturale è a "tessitura aperta": è in via di adattarsi a contesti imprevisti. L'obiettivo polemico è ancora
principio impossibile prevedere tutte le circostanze che ci una volta la tesi fondante del paradigma tradizionale - l'idea
spingerebbero a modificare o ritrattare un enunciato, indica- secondo la quale un enunciato ben formato ha condizioni di
re le nuove esperienze che ci costringerebbero a una rifor- verità determinate completamente e in modo univoco. Ma,
mulazione radicale di un pezzo della nostra teoria sul mondo. ad esempio, l'enunciato

16 17
(26) La Francia è esagonale una forbicina per le unghie, o a fette come una torta di com-
è vero o falso? Un enunciato descrive un fatto e deve quindi pleanno? E che diremmo di (30), se la porta venisse sfonda-
essere confrontato con il fatto che descrive perché la sua ve- ta con m1' ascia, o aperta dopo essere stata strappata dai car-
rità o falsità sia stabilita: nel caso di (26), dice Austin, siamo dini e gettata in mezzo alla stanza? E come giudicheremmo
di fronte a una «descrizione sommaria», che corrisponde ai (31), se il frigorifero fosse solo sporco di latte, o se fosse com-
fatti solo «in una certa misura», sufficiente in certi contesti pletamente ricolmo di latte, pronto a inondare chi aprirà lo
(per un generale che studia una strategia di difesa della F ran- sportello? Uno stesso enunciato sarà vero in certii conresti e
cia), ma insufficiente in certi altri (per un geografo che deve fo.lso in altri - anche se lo stato di cose che l'enunciato de-
disegnare una cartina della Francia). E l'enunciato scrive resta il ~edesimo. Supponiamo che Paolo e Francesca
(27) La galassia ha la forma di un uovo al tegame, stiano facendo colazione e Francesca ami il caffè macchiato;
Paolo proferisce (31) e Francesca trova nel frigo solo vecchie
considerato vero nel contesto di una spiegazione dell'univer- incrostazioni di latte: è ragionevole pensare che Francesca
so a dei bambini, sarà probabilmente considerato falso, o non giudicherebbe falso (31). La semplice presenza di latte nel fri-
appropriato, o metaforico, nel corso di un congresso scienti- go non è sufficiente a rendere vero (31): quello che conta, in
fico. (26) e (27) vengono opposti a enunciati come questo contesto, è che il latte sia, o meno, commestibile, in
(28) Il gatto è sul tappeto. particolare come complemento del caffè. Il latte deve essere
Si tratta, dice Austin, di «frasi apparentemente pronunciate fresco, pulito, e in una forma appropriata: la presenza di se-
senza motivo - casi estremi e marginali»: e questo non senza crezioni di ghiandole mammarie di un coniglio, di panna da
ironia, dal momento che è su esempi come (28) che si è co- cucina o di un cheese-cake, non renderebbe vero (31), così
struita l'immagine del linguaggio naturale veicolata dalla se- come non lo rende vero la presenza di vecchie incrostazioni
mantica tradizionale. di latte. Ma ora supponiamo che Paolo e Francesca stiano pu-
Non è dunque un caso se la prima preoccupazione di au- lendo la cucina; Francesca ha appena finito di pulire il frigo;
tori più recenti, come John Searle e Charles Travis, sia stata Paolo apre il frigo, trova vecchie incrostazioni di latte e pro-
quella di escludere che si possano proferire enunciati "senza ferisce (31): in questo contesto (31) sarebbe giudicato vero.
ragione", fuori da ogni contesto, in un contesto nullo o conte- Si noti che la presenza di una bottiglia di latte fresco, pulita e
sto zero. I due autori riprendono dalla filosofia del linguaggio al proprio posto non sarebbe ora considerata pertinente (cfr.
ordinario delle origini esempi stranianti e metodo d'indagine: Travis 1981).
per enunciati apparentemente inoffensivi come (28) o Esempi come quelli citati mostrano che ogni frase ha un
senso soio una volta specificato un sistema di assunzioni con-
(29) Paolo taglia l'erba
testuali (che Searle chiama «background») che ne fissa le
(30) Bea ha aperto la porta
condizioni di verità, in altre parole solo una volta fornita una
(31) e' è del latte in frigorifero
descrizione dell'occasione d'uso, che ne fissa l'interpretazio-
vengono ancora una volta ipotizzati contesti devianti o biz- ne pertinente. Il sistema di assunzioni contestuali non è uni-
zarri. Ci si chiede allora se saremmo disposti a considerare ve- co, né costante, né associato in modo stabile, così come non
ro (28), se il gatto avesse solo un'unghia sul tappeto, oppure è unica l'occasione d'uso di un enunciato. Facendo variare in
fosse completamente sul tappeto ma gatto e tappeto fossero modo opportuno lo sfondo di ipotesi contestuali, è possibile
in viaggio nello spazio interstellare, in assenza di gravità. E far variare conseguentemente le condizioni di verità delle fra-
(29) sarebbe vero o falso, se l'erba venisse sì tagliata, ma con si. Il significato convenzionale di un enunciato m assenza
18 19
9~-~'~_p9r~o ~~~a P!l!"t;~().l.~r.~ 9.c:.c~~i()Qe q'lJ.§(),_g~termin3, !n Capitolo secondo
mod9 solo ir:ico!Ilp_l_cr9J~ çgpçlizi9n.i di yer:ità d~ll' c:nunciato:
il senso di un' espt_es§_i()_I1.t.:! lingu!st~ca d!p~11d~ gall' tf.§P che deJr Fare parole con le cose
I esp ressione ~i · - <liJ2_.çn<l~a ci_ò che con quc:H' espr~ssio~
si vuole fare. J'.. l"a:Ji{ntq.!J.i9_n ragp!.!Jj_jca gel _fo~gg~ggi.q,
Esaminiamo ora il primo dei due sensi di pragmatica: l'in-
fluenza del contesto sulla parola. Non rimandare a domani quello che puoi fare do-
podomani.

Introduzz.one

Immaginate di essere in tram e di sentire per caso, nella con-


versazione fra due passeggeri, la frase
(1) Oggi Silvio ha comprato il «Corriere della Sera».
O supponete di ricevere una cartolina con un paesaggio eso-
tico di palme e mare azzurro, dietro a cui qualcuno ha scritto
(2) Sonc qui da ieri e il tempo è splendido,
ma di non riuscire a decifrare né firma, né data, né timbro po-
stale. Oppure immaginate di ascoltare mia nonna che fa il se-
guente resoconto delle ultime puntate di Beautzful (una soap
americana con decine di personaggi, tutti vagamente impa-
rentati e ostinatamente impegnati a sposarsi, tradirsi, divor-
ziare e rispcsarsi) nel suo stile tutto personale:
(3) Lui ha finalmente deciso di sposarla, ma proprio ieri
l'ha ~coperta nelle braccia di quell'altro. Nel frattem-
po lei è corsa dalla madre e le ha detto di essere anco-
ra innamorata del figlio del fratello .
In un certo senso non sappiamo che cosa è stato detto nei
tre casi esaminati: non sappiamo se Silvio ha acquistato una
copia del «Corriere della Sera», o la testata; non sappiamo chi
è e dove si trova la persona che ci ha scritto, né quando è an-
data in quel luogo; non sappiamo quale nuovo tradimento si
è perpetrato in Beautzful. Eppure sappiamo che cosa, in eia-

21
scun caso, ci permetterebbe di determinare quanto è stato 1. Contesti: ambiguità, deissi e linguaggio figurato
detto: per (1) ci basterebbe sapere se la conversazione sul
tram verte sulle strategie editoriali di Silvio, o sui suoi acqui- Nel primo capitolo abbiamo accennato al fatto che i fondato-
sti all'edicola; per (2) dovremmo individuare chi, dove, e ri della filosofia del linguaggio contemporanea erano interes-
quando, ha scritto la cartolina; per (3) dovremmo scoprire a sati prevalentemente ai linguaggi formali. Il modo tradiziona-
chi la nonna fa riferimento con "lui", a chi con "lei", e così le di concepire il linguaggio subisce l'influenza di questa ori-
via. Dovremmo, in altre parole, avere un certo numero di gine: si tratta di un'immagine fortemente idealizzata, che mal
informazioni riguardo ai contesti particolari in cui i tre enun- si adatta ai linguaggi naturali, e ancor meno all'uso quotidia-
ciati sono stati usati. no, non scientifico, del linguaggio, e che utilizza frasi quali
Nel primo capitolo abbiamo detto che la pragmatica si (4) La neve è .bianca
prefigge due compiti: (5) Il gatto è sul tappeto
1) determinare il contenuto prnposizioroale di particolari
tipi di enunciati, ossia stabilire ciò che è stato detto usando come esempi paradigmatici di frammenti di linguaggio natu-
quegli enunciati; rale. Tesi semantica portante è l'idea che ogni espressione del
2) una volta stabilito il contenuto proposizionale, deter- linguaggio - parola o enunciato - ha un significato fisso, de-
minare che tipo di atto linguistko è stato compiuto. terminato una volta per tutte dalle convenzioni del linguag-
In questo capitolo ci occuperemo del primo compito: gio. Una teoria semantica deve essere, si è detto:
cercheremo di chiarire come il contesto ci permetta di de- a) convenzionale;
terminare il contenuto di un enunciato e in che modo il b) vero-condizionale;
mondo contribuisca a fa re parole, a completare il significato e) composizionale.
delle es:pnessioni linguisdehe (o di certe particolari espres- Semplici esempi di enunciati del linguaggio naturale, co-
sioni linguistiche) che usiamo. Vedremo che l'interpretazio- me (1)-(3 ), mostrano tuttavia che l'intervento del contesto è
ne linguistica deve tener conto di informazioni sulla situa- necessario per determinare qual è lo stato di cose descritto
zione di discorso, e dunque sul mondo: il caso più noto è co- dall'enunciato. Nel corso di questo secondo capitolo mostre-
stituito dalle espressioni coinvolte nei casi (2) e (3 ), le co- remo che l'intervento del contesto ha valenza diversa nei di-
siddette es-p_ression ·indicali, come "io'', "qui'', "lui", "quel- versi casi. In particolare, nel paragrafo 2 ci occuperemo dei
lo", "ieri" ecc., mediante le quali le lingue naturali codifica- casi di ambiguità, esemplificati da
no i tratti del contesto. (6) Bea ha una vecchia credenza
È però necessario innanzitutto illustrare come le teorie se-
mantiche tradizionali descrivono il funzionamento del lin- in cui compare il termine "credenza", ambiguo fra i due si-
guaggio nei casi "standard", in cui non si fa appello al conte- gnificati di "mobile" e "convinzione"; nel paragrafo 3 af-
sto. A partire dai casi non indicali, mostreremo in che modi fronteremo i casi di deissi, come
il contesto in cui un parlante proferisce un enunciato per- (7) Io sono bionda
mette di determinare il contenuto di quanto egli dice. in cui compare l'espressione indicale "io", che non ha riferi-
mento se presa indipendentemente dal contesto in cui viene
usata; e, infine, nel paragrafo 4, tratteremo i casi di linguag-
gio figurato o senso implicito, di cui sono esempio gli enun-
ciati metaforici, come

22 23
(8) Bea è una balena, la "gatto". Allo stesso modo, a (5) sarà associato l'insieme di
condizioni (che ci sia un gatto, che ci sia un tappeto, che il
che sembrano comunicare un senso diverso da quello lette-
gatto sia sopra al tappeto) che il mondo deve soddisfare per-
ralmente .espresso. Vedremo che sono in gioco non solo di-
ché l'enunciato sia vero.
versi usi, ma anche almeno due nozioni di contesto:
Il linguaggio naturale si allontana però dall'ideale rappre-
• il contesto semantieo o la situazione oggettiva di proferi-
sentato dal linguaggio formale perché contiene espressioni
mento - che si limita a determinare il contenuto di un picco-
ambigue. Diciamo che un'espressione è ambigua quando può
lo numero di variabili e, in particolare, a fissare l'identità di prendere convenzionalmente due o più significati. A un
parlante e interlocutori, il tempo e il luogo del proferimento, enunciato ambiguo sono allora associati più insiemi distinti
e così via; di condizioni di verità, a un'espressione subenunciativa più
• il contesto pragmatico - che corrisponde alla rete di cre- insiemi distinti di condizioni di applicazione (un'espressione
denze, intenzioni, attività degli interlocutori, e contribuisce subenunciativa può dare due o più contributi diversi alle con-
alla determinazione delle loro intenzioni oomuniGative. . dizioni di verità dell'enunciato in cui compare).
Cominciamo con l'esaminare l'intervento del contesto nei Abbiamo innanzitutto le espressioni lessicalmente ambi-
casi di ambiguità. gue: si parla di omonimia quando è possibile associare alla
medesima forma linguistica due o più significati che non han-
no generalmente relazione fra di loro. L'enunciato
2. Ambiguità
(6) Bea ha una vecchia credenza
Io posso sollevare un elefante con una mano sola.
Ma dove lo trovo un elefante con una mano sola?
contiene l'espressione lessicalmente ambigua "credenza" che
(Leopold Fechtner) può essere concepita nei termini di due elementi lessicali di-
stinti, pronunciati e scritti nello stesso modo, per una sorta di
2.1. Che cosa si intende per ambiguità? caso, o di patologia della lingua:
credenza 1 : "mobile da cucina";
Si è detto che i linguaggi formali sono caratterizzati da unari- credenza 2 : "convinzione, opinione".
gida corrispondenza tra forme e significati: il significato di Abbiamo poi esempi di ambiguità strutturali come
un'espressione è convenzionale, cioè determinato senza am-
(9) Uomini e donne competenti sono al governo in que-
biguità dalla forma dell'espressione. A ogni simbolo del lin- sto paese
guaggio corrisponde uno e un solo significato. A un enuncia-
to come (5) corrisponde dunque un solo insieme di condi- in cui è possibile individuare due strutture sintattiche, a se-
conda che l'aggettivo "competenti" vada a modificare la con-
zioni di verità, e a un'espressione subenunciativa come "gat-
giunzione "uomini e donne" o il solo termine "donne". Un
to" un solo insieme di condizioni di applicazione (in altri ter-
esempio analogo è
mini, un'espressione subenunciativa dà sempre il medesimo
contributo alle condizioni di verità dell'enunciato in cui com- (10) Bea ha visto l'uomo con il binocolo ,
pare). Alla parola "gatto", ad esempio, sarà associato l'insie- che ha due interpretazioni distinte, a seconda che Bea abbia
me di condizioni (essere un piccolo felino, domestico, avere visto l'uomo "usando il binocolo", o abbia visto l'uomo "che
quattro zampe, avere una coda, miagolare ecc.) che un og- ave~a il_ binoc~lo": ~i sono anche combinazioni di ambiguità
getto deve soddisfare perché sia possibile applicargli la paro- lessicali e amb1gmta strutturali, come in

24 25
(11) La vecchia porta la sbarra 2.2. Il trattamento dell'ambiguità
ambiguo fra due letture: "La vecchia porta le impedisce il Le persiane per loro natura sono portate ad aprirsi
passaggio" o "La donna anziana porta la sbarra". O ancora verso l'esterno. Sono gli iraniani che spesso non glie-
ambiguità di ambito come in lo permettono. (Eros Drusiani)
(12) Ogni marinaio ama una donna Qual è il trattamento tradizionale dell'ambiguità? Abbiamo
che presenta un caso particolare di ambiguità strutturale: o detto che il valore semantico di un'espressione è determina-
tutti i marinai amano la stessa donna, o ciascun marinaio ama to dalle regole.convenzionali del linguaggio: è la tesi a della
la propria donna. semantica tradizionale. Secondo la tesi b il valore semantico
L'ambiguità di un enunciato può essere causata anche da dell'espressione si identifica con le sue condizioni di verità; e
fenomeni di polisemia, come in infine il valore semantico di un'espressione complessa è fun-
(13) Silvio ha comprato un giornale zione del valore delle espressioni componenti (è la tesi e). La
congiunzione delle tre tesi ne implica una quarta:
in cui il termine "giornale" è polisemico fra le accezioni "co-
d) ogni parola fornisce alle condizioni di verità dell'enun-
pia di giornale" e "testata". Se parliamo di polisemia e non di
ciato in cui compare un contributo semantico costante.
omonimia, è perché in genere i parlanti percepiscono una re-
Il paradigma tradizionale giustifica il fatto che la stessa
lazione di parentela fra i diversi significati che l'espressione
espressione possa contribuire in modo diverso alle condizio-
può prendere, significati di cui uno è spesso considerato prio-
ni di verità di un enunciato (fatto che contraddice la tesi d)
ritario. Lo stesso fenomeno è all'origine dell'ambiguità di
postulando che ali' espressione ambigua siano associati due o
(14) Bush ha lasciato la Casa Bianca in mattinata più insiemi distinti di condizioni di applicazione. Le conven-
che ha due interpretazioni, a seconda che il presidente si sia zioni del linguaggio fissano la lista di tutte le proposizioni po-
allontanato dal luogo fisico (l'abitazione), o abbia lasciato l'i- tenzialmente disponibili, di tutte le alternative, postulando
stituzione (la presidenza degli Stati Uniti) che ha sede nel luo- tante unità quanti sono i sensi possibili:
go nominato. (14) è un caso di polisemia sistematica in quan- (6') Bea ha una vecchia credenza 1
to la generazione del senso derivato ("istituzione") dal senso (6") Bea ha una vecchia credenza2 .
prioritario ("luogo") è un processo che avviene sistematica-
La selezione della proposizione appropriata non è però
mente, come in "Berlusconi ha lasciato Palazzo Chigi in mat-
una procedura semantica, in quanto viene messa in atto pri-
tinata", "Chirac ha lasciato l'Eliseo in mattinata", e così via.
E, infine, l'ambiguità di un enunciato può essere causata ma che le convenzioni del linguaggio associno un significato
dal fatto che non sia nota o non sia stata specificata che lin- alle espressioni che compongono I' enunciato, prima cioè che
entri in gioco la teoria semantica vera e propria. È solo dopo
gua viene utilizzata in un enunciato, come in
aver selezionato la forma credenza 1 o credenza 2 e dunque la
(15) I vitelli dei romani sono belli forma dell'enunciato - (6') o (6") - che il calcolo composi-
che ha un significato in italiano e un significato differente in ziooale del significato viene messo in moto. La procedura di
latino. selezione è pragmatica relativa all'ambiente fisico degli in-
terlocutori, al segmento precedente di conversazione, e al-
l'insieme di conoscenze, ipotesi, credenze e pregiudizi che
ciascuno dei partecipanti allo scambio comunicativo ha sul

26 27
mondo. In molti casi il contesto linguistico da solo (il resto coinciso per lungo tempo con il solo studio degli indicali (cfr.
dell'enunciato, o la conversazione immediatamente prece- Montague 1968). Teoria del contesto, la pragmatica viene tal-
dente o seguente) permette di selezionare l'entrata lessicale volta definita anche come teoria della distanza - distanza fisi-
corretta, come in ca, sociale, psicologica ed emotiva. Una delle manifestazioni
più concrete della distanza è data appunto dai fenomeni rag-
( 16) Bea ha una vecchia credenza. L'ha fatta restaurare di
gruppati sotto la denominazione di deissi che, lo vedremo fra
recente breve, sono anche l'espressione più evidente di come le lin-
(17) Bea ha una vecchia credenza. Su di essa basa tutta la
gue naturali.(a differenza dei linguaggi formali, ma anche dei
sua esistenza. linguaggi tecnici o scientifici) siano carratteriz:zate tipicamen-
In altri casi la disambiguazione ha luogo grazie al conte- te per I ·n teraz.i©ne faccia a faccia .
sto extralinguistico: è ad esempio plausibile supporre che in All'interno della categoria generale della deissi, si indivi-
(6), proferito nel corso di una conversazione sull'apparta- duano almeno tre sottocategorie: i deittici di persona, quelli di
mento di Bea, "credenza" sia da intendersi nel senso di "mo- luogo e quelli di tempo. Le espressioni deittiche personali co-
bile". Allo stesso modo si procederà alla disambiguazione de- dificano il ruolo dei partecipanti in uno scambio comunicati-
gli enunciati (9)-(15), usando le informazioni condivise fra vo: "io" codifica il ruolo di parlante, "tu" o "voi" quello di
parlante e destinatario, conoscenze enciclopediche e sull'am- ascoltatori o destinatari, "egli" o "ella" ("lui" o "lei") quello di
biente fisico, credenze, desideri e scopi della conversazione. partecipanti che non sono né il parlante, né i destinatari. At-
Gli enunciati effettivamente ambigui - che restano tali anche traverso i deittici personali viene codificata tipicamente anche
una volta proferiti in un contesto - sono assai rari nelle con- la distanza sociale dei partecipanti (si pensi all'uso del "Lei" in
versazioni reali, tipici per lo più dell'ironia o dei giochi di pa- italiano), in modi diversi nelle diverse lingue, a seconda che
role (come nel celebre motto di Oscar Wilde: nella grammatica siano iscritte distinzioni di status sociale, as-
(18) La perdita di un genitore si può considerare una di- soluto o relativo al parlante, e distinzioni di età, sesso, grado di
sgrazia. La perdita di entrambi rasenta la sbadatag- intimità con il parlante: in Tamil, per fare un esempio, esisto-
gine); no sei pronomi di seconda persona singolare, in dipendenza
dalla posizione sociale del parlante rispetto al destinatario. È
assai rari sono del resto i malintesi.
evidente che l'uso dei deittici personali richiede una comples-
sa competenza non solo strettamente linguistica ma anche so-
3. Deissi ciale (dunque pragmatica), tanto più in lingue come il giappo-
nese o il coreano in cui la deissi sociale riveste un ruolo più im-
3 .1. Che cos'è la deissi? portante che in italiano (dr. Levinson 1983).
Le espressioni deittiche spaziali codificano invece la di-
Insegnante: "Susie, dimmi due pronomi!". stanza fisica, segnalando generalmente almeno la distinzione
Susie: "Chi? lo?". fra prossimale, o vicino al parlante (con espressioni come
(Prochnow e Prochnow Jr)
"qui", "questo", "questo libro", ma anche verbi come "veni-
Il fenomeno che prende il nome di deissi (dal greco deixis, re") e distale, o lontano dal parlante (con espressioni come
"indicazione") costituisce l'intervento più evidente e diffuso a , " que11o " , " quel l"b
"l'" 1 ro " , e verb.i come " an d are ") . N atu-
del contesto nella determinazione del contenuto degli enun- ralmente lingue diverse codificano distinzioni diverse: in ita-
ciati del linguaggio naturale, al punto che la pragmatica ha liano troviamo termini per "lontano dal parlante e vicino al

28 29
destinatario" (con espressioni come "codesto", o "costì"), in il mondo se essa è vera - è necessario identificare il riferi-
altre lingue ci sono deittici per distinguere gli oggetti visibili mento di "io" (l'individuo cui l'espressione si riferisce) .
al parlante e al destinatario da quelli non visibili, oppure deit- Quello che verrà valutato sarà allora l'enunciato indicale (7),
tici per "a monte" e "a valle". cioè la frase in quanto proferita in contesto (si veda il primo
Le espressioni deittiche temporali codificano la distanza capitolo, paragrafo 3 .2). Le espressioni deittiche sono e-
temporale - in genere dal momento del proferimento - con spressioni che hanno un riferimento solo dato un contesto
espressioni come "ora", "dopo", "subito", oppure "oggi", di proferimento: usi o occorrenze diverse dello stesso deit-
"ieri". "domani", "lunedì", "lunedì prossimo", "quest'an- tico (come tipo di espressione) possono riferirsi a oggetti di-
no" , "l'anno scorso" , "l'anno prossimo" ecc. Anche in que- versi. Infatti l'enunciato (7) proferito da Bea è vero se e so-
sto caso l'uso dei deittici richiede una competenza insieme lo se Bea è bionda, proferito da Francesca è vero se e solo se
linguistica ed enciclopedica: da un lato le diverse culture ca- Francesca è bionda, proferito da Claudia è vero se e solo se
tegorizzano in modo diverso il tempo (l'hindi ha lo stesso ter- Claudia è bionda. In altri termini , la verità di (19) dipende
mir1e per "oggi" e "domani", il giapponese ha nomi per tre da due sole cose: il significat<ll delle par.o e in (19) e come è
giorni prima del giorno del proferimento, e per due giorni fatto il m._ondo · la verità di (7) dipende invece da tre cose: il
dopo ); dall'altro ogni lingua possiede complessi meccanismi significaro delle parol@in (7), come è..fRtto il mondo e chi ha
di combinazione dei diversi sistemi di divisione del tempo. pJtoferito (7).
P er fare un solo esempio, si pensi alle regole per l'uso dei Sono stati proposti sostanzialmente due metodi per ren-
gioro ì della settimana, che fanno sì che "Vieni a cena sabato" dere conto degli enunciati contenenti deittici:
non possa essere detto la mattina del sabato stesso se non per A) il metodo delle coordinate multiple, elaborato da Ri-
riferirsi al sabato successivo (altrimenti il parlante avrebbe chard Montague: esso definisce le condizioni di verità di un
usato "oggi", o "stasera") e neppure il venerdì precedente enunciato rispetto a un certo numero di parametri;
(altrimenti il parlante avrebbe usato "domani"). B) le teorie proposte negli anni Settanta in maniera indi-
L'esistenza di espressioni deittiche costituisce un' obiezio- pendente da David Kaplan , Robert Stalnaker e John Perry:
ne alla congiunzione delle tesi a e b della semantica tradizio- esse distinguono, nel significato convenzionale di un deittico,
nale. Vediamo perché. Una frase come due componenti, il carattere e il contenuto.
(19) Bea è bionda
(prescindiamo per il momento dal tempo verbale) ha condi-
3.2. A) Il metodo delle coordinate m ultiple
zioni di verità fisse, determinate dal significato convenziona-
le dei componenti della frase: (19) è vera se e solo se Bea è Collaborazione: Io l'insulto. Tu lo tieni. Lui gli me-
bionda - se cioè Bea (l'individuo che l'espressione "Bea" no- na. Noi aiutiamo e voi guardate se essi arrivano.
mina, o cui si riferisce) appartiene all'insieme degli individui (Marcello Ma,-chesi)
biondi (in altri termini se ha la proprietà di essere bionda) . Il Secondo il metodo delle coordinate multiple, il contenuto o
significato convenzionale di una frase indicale come pensiero espresso da (7) - la proposizione espressa da (7) - è
(7) Io sono bionda, una funzione (in senso tecnico, matematico) che, dato un
preso indipendentemente dal contesto di proferimento, non mondo possibile e un insieme di coordinate contestuali, ci dà
basta invece a determinare le condizioni di verità della fra- il valore di verità (vero o falso) di (7) in quel mondo e rispetto
se: per poterla valutare - per sapere come deve essere fatto a quelle coordinate. Chiariamo che cosa questo significhi. Ab-

30 31
biamo detto che in una semantica vero-condizionale la frase 3) il luogo (per "qui" o "là");
(19) è vera se e solo se Bea è bionda. Per tipi particolari di enun- 4) l'insieme {o} di oggetti che possono essere designati
ciati (modali, temporali, di credenza, controfattuali) come (per "lui", "lei", "questo", "quello", "questo libro" ecc.);
(20) Bea potrebbe essere bionda 5) il segmento di discorso (per stabilire il riferimento di
dobbiamo prendere in considerazione come stanno le cose in pronomi anaforici e per gli standard di precisione).
mondi alternativi, ossia diversi da quello in cui la frase viene Parleremo allora di enunciati "veri rispetto all'indice i <w,
valutata (che assumiamo essere il mondo reale w). E così (20) t, p, d, 1, {o}, s>" (<mondo, tempo, parlante, destinatari, luo-
è vera in w se e solo se c'è un mondo possibile w' in cui (19) go, oggetti designabili, segmento di discorso>).
è vera. La semantica dei mondi possibili (o semantica inten-
sionale) relativizza il predicato di verità ai mondi possibili: 3 .3. B) Carattere e contenuto
non si parla più di "vero " tout court, ma di "vero rispetto al
mondo w" . Una soluzione analoga viene proposta per le fra- Va sempre in giro con il suo secondo, il Comitiva, che
si temporali (non eterne). La frase per motivi religiosi parla di se stesso in terza persona
(21) Piove a Milano, plurale. Dice "Sono dei bei camionisti" . Ma chi? "Es-
si! Domani sera vengono a cena da te". Tu prepari
ad esempio, può essere vera a un istante te falsa a un istante per diciotto, arriva lui e dice: "Sono arrivati!". Ma
t'; la frase
chi? "Essi!". E mangia tutto lui. E adesso chi paga?
(22) Pioveva a Milano "Loro!" . Perché il Comitiva non è mica scemo.
è vera all'istante t se e solo se (21) è vera a un tempo t' pre- (Francesco Salvi)
cedente t. Il predicato di verità viene allora relativizzato a una Le teorie di Kaplan, Stalnaker e Perry propongono di relati-
coppia mondo possibile/ tempo che costituisce quelle che vizzare l'interpretazione di un enunciato deittico (o indicale)
chiamiamo le circostanze di valutazione: si parlerà di enuncia- a un contesto. A ogni espressione indicale le convenzioni del
ti "veri rispetto al mondo w e al tempo t". linguaggio associano, come suo significato, una funzione (il
Si è suggerito di generalizzare questo metodo a tutti i fat- carattere) che determina, per il contesto dato, un'intensione
tori contestuali suscettibili di influenzare le condizioni di ve- (il contenuto); l'intensione è a sua volta una funzione da cir-
rità di un enunciato in un contesto dato (cfr. Montague 1968). costanze di valutazione (mondo possibile e tempo) a valori di
Si ha così che la proposizione espressa da un enunciato (la sua verità. Il valore semantico di un enunciato è pertanto deter-
intensione, le sue condizioni di verità) è una funzione che minato attraverso due fasi e tre livelli:
prende come argomento un insieme di parametri e fornisce I) significato convenzionale, o carattere, stabilito dalle re-
come valore il valore di verità dell'enunciato (la sua estensio- gole del linguaggio;
ne). Per semplificare il trattamento formale, le coordinate ~' intensione, o contenuto (o condizioni di verità);
contestuali vengono raccolte in un parametro unico detto in- ~ estensione (o valore di verità).
dice che contiene, oltre al mondo possibile e al tempo (ma si Il carattere di un'espressione indicale è la funzione che, a
noti che il numero di parametri è andato variando negli ap- partire dal contesto di proferimento, dà il contenuto dell' e-
profondimenti della teoria: cfr. Lewis 1970): spressione nel contesto dato: si tratta del significato conven-
1) il parlante (per "io"); zionale dell'espressione, della regola linguistica associata al-
2) l'insieme dei destinatari (per "tu" o "voi"); 1' espressione. A ogni tipo di espressione indicale è associato

32 33
un carattere particolare: per "io" il carattere stabilisce che 3 .4 . Essenzialità degli indicali
"un'occorrenza (un uso) di 'io' si riferisce al parlante nel con- Mi accade spesso di svegliarmi di notte e comincia-
testo di proferimento", per "qui" che "un'occorrenza di 'qui' re a pensare a una serie di gravi problemi e decidere
si riferisce al luogo del proferimento", per "ora" che "un' oc- di parlarne col Papa. Poi mi sveglio completamente
correnza di 'ora' si riferisce al tempo del proferimento", eco- e mi ricordo che sono io il Papa. (Giovanni XXIII)
sì via. Il carattere è pertanto il significato dell'espressione in-
teso come ciò che conosce un parlante per il solo fatto di co- Cominciamo con la prima distinzione. Una delle ragioni del-
noscere la lingua cui appartiene l'espressione. Il contenuto di l'interesse degli enunciati indicali, e più in particolare della
un enunciato è invece la proposizione espressa dall'enuncia- nozione di carattere, risiede nella loro centralità per l'analisi
to, ciò che è detto dall'enunciato. Carattere e contenuto rap- del rapporto fra linguaggio e realtà, e soprattutto della rela-
presentano i due ruoli che, in una semantica tradizionale zione fra credenze e comportamento. Esaminiamo la relazio-
erano svolti dalla stessa entità - il senso: quello della compe~ ne fra enunciati non indicali come
tenza semantica, da un lato (il carattere), e quello di "ciò che (24) Il 21gennaio2003 piove a Milano
è detto" o di proposizione espressa, d'altro lato (il contenu- ed enunciati indicali come
to). Infatti, non possiamo dire di comprendere pienamente
la frase (25) Oggi piove a Milano.
(23) Io ho ragione e tu hai torto (24) e (25), se proferito il 21 gennaio 2003, esprimono la
stessa proposizione. E tuttavia (24), ma non (25), ci sarà uti-
(che supponiamo proferita da qualcuno nella stanza accanto)
le se dobbiamo raccogliere informazioni sulle variazioni me-
prima di individuare, in contesto, il riferimento di "io" e "tu":
teorologiche a Milano nel corso del mese di gennaio, e se
non conosciamo le condizioni di verità di (23), non sappiamo
dobbiamo immagazzinarle e trasmetterle ad altri. Invece
come deve essere fatto il mondo perché (23) sia vero, non
(25), ma non (24), può servire come guida immediata all'a-
sappiamo cosa (23) dica realmente. E tuttavia in un certo sen-
so conosciamo il significato della frase fuori contesto, grazie zione. La credenza manifestata accettando (24), infatti, di per
alla nostra sola padronanza dell'italiano, della nostra cono- sé non mi spinge a prendere un ombrello per uscire, a meno
scenza del significato convenzionale dei componenti della che non venga mediata da una credenza che possiamo espri-
frase e delle regole di composizione. Se non sappiamo quale mere con
proposizione è stata espressa con (23), sappiamo almeno che (26) Oggi è il 21 gennaio 2003.
tipo di proposizione è stata espressa. Perry definisce gli indicali come essenziali: quando li vo-
In filosofia del linguaggio si tende ormai a preferire, al gliamo ridurre a termini non indicali, possiamo farlo solo po·
metodo delle coordinate multiple, il trattamento kaplaniano stulando assunzioni del tipo di (26) che ne conservano la for-
degli indicali or ora illustrato, perché esso permette di trac- za esplicativa (cfr. Perry 1993). In proposito si immagini che
ciare due distinzioni importanti: da un lato, la distinzione fra Carlo Azeglio Ciampi, perduta la memoria, vaghi nella ster-
aspetto oggettivo e aspetto cognitivo degli enunciati indica- minata Biblioteca Nazionale di Roma senza trovarne l'uscita
li; dall'altro, quella fra contesto di proferimento e mondo
e, per ingannare il tempo, legga una gran quantità di libri, fra
possibile.
cui una biografia di cui egli stesso è il soggetto, e una descri-
zione dettagliata della biblioteca in cui si trova. All'uomo af-
fetto da amnesia non mancano le conoscenze pubbliche, pre-

34 35
cise fino ai dettagli, e in particolare le conoscenze sulla per- (30) Tu stai nuotando in un fiume pieno di alligatori,
sona che gli capita di essere e sul luogo in cui gli capita di es- proferito da Francesca con l'intenzione di riferirsi a Paol<
sere; non gli mancano neppure certe conoscenze che riguar- due enunciati esprimono la medesima proposizione, in qu;
dano la "conoscenza di sé" (senza dubbio Ciampi non si to costituiti dallo stesso oggetto (Paolo) cui viene attribuit;
chiede in quale bocca deve infilare il cibo, o quali siano le sue medesima proprietà (il fatto di star nuotando in un fiume r:
mani). Quello che gli manca è piuttosto la connessione fra no di alligatori): sia (29) sia (30) sono veri se e solo se Pac
questi due tipi di conoscenza, data appunto da enunciati in- sta nuotando in un fiume pieno di alligatori. In questo cas
dicali come il carattere ad essere differente e dunque il comportamer
(27) Io sono Ciampi che ne consegue sarà differente: sarà Paolo, e non Frances
(28) Questa è la Biblioteca Nazionale di Roma. ad affrettarsi a uscire dal fiume.
Qui è cruciale la distin 21ione fra caratt<.sre e conteni.lito di
un'espressione o cli un eoun.ciato. Quello che conta per le
3 .5. Contesto di proferimento e mondo
condizioni di verità di un enunciato è il contenuto dell' e-
spressione indicale. Un enunciato come (7), proferito da Bea, Veniamo ora alla seconda ragione di preferire il trattamer
è vero se e solo se Bea è bionda: la proprietà di essere il par- degli indicali nei termini di carattere e contenuto: la possi
lante non è un componente della proposizione espressa e ser- lità di tra«ciare una distlinzione netta fra contesto d' p.rofe
ve solo a identificare il referente. Il significato convenziona- mento e mon3o possibile. Il metodo delle coordinate mu:
le, o carattere, di un indicale si limita a fissare quale aspetto ple raccoglieva in un indice unico, accanto a mondo passi
del contesto è pertinente al fine di determinarne il contenu- le e tempo, le coordinate del contesto di proferimento. I<
to: il carattere non è un componente della proposizione plan, invece, distingue nettamente fra il contesto di profe
espressa, ma determina il riferimento, che è un componente mento di un enunciato - che fissa la proposizione espre~
della proposizione espressa. Il carattere è però]' elemento che dall'enunciato, le sue condizioni di verità, e in particolan
rappresenta l'aspetto cognitivo, psicologico, soggettivo del- riferimento degli indicali - e il mondo possibile (o le circ
1' enunciato, e ha pertanto un legame diretto con l'azione. Si stanze di valutazione) - che permette di valutare la propo
consideri infatti l'enunciato zione espressa, di stabilirne il valore di verità. Mostriar
(29) Io sto nuotando in un fiume pieno di alligatori, perché tale distinzione è essenziale. Consideriamo i d
proferito da Paolo e proferito da Francesca: (29) esprimerà, enunciati
nei due casi, due proposizioni diverse, con diverse condizio- (31) Tu sei bruna e insegni filosofia
ni di verità, dal momento che si riferisce a due individui di- (32) Tu potresti essere bionda e fare la velina
versi: nel primo caso (29) sarà vero se e solo se Paolo sta nuo- proferiti da Francesca rivolgendosi a Bea. Nei due casi, il cc
tando in un fiume pieno di alligatori, mentre nel secondo ca- test~ di proferimento è lo stesso e il riferimento di "tu" ~
so (29) sarà vero se e solo se Francesca sta nuotando in un fiu- meliesimo (Bea): è il contesto a fissare il riferimento degli i
me pieno di alligatori. Ciò che è comune ai due casi è però il dicali. (31) esprime la proposizione che Bea è bruna e in~
carattere dell'enunciato che spinge Paolo e Francesca alla gna filosofia, (32) esprime la proposizione che Bea è bion
medesima azione, quella di affrettarsi a uscire dal fiume. Con- e fa la velina. I due enunciati, però, devono essere valutati
sideriamo ora gli enunciati (29), proferito da Paolo, e spetto a due diversi mondi possibili: il mondo reale per (3

36 37
e un mondo possibile diverso da quello reale per (32). (31) mento dipendono sì dal contesto, ma questo è inteso in sen-
sarà vero se, nel mondo reale w, Bea è bruna e insegna filo- so semantico, individuato da una lista fissa e ristretta di pa-
sofia, mentre (32) sarà vero se esiste un mondo w' in cui Bea rametri oggettivi della situazione di proferimento (parlante,
è bionda e fa la velina. tempo, luogo ecc.). Due osservazioni sembrano smentire
Grazie a questa distinzione possiamo capire perché certi questa impressione.
enunciati indicali possono essere sempre veri, quando profe- In primo luogo, è proprio vero che è possibile trovare un
riti - veri in tutti contesti -, ma veri in modo contingente - insieme finito di parametri contestuali, un indice che conten-
non saranno cioè veri in tutti i mondi possibili. Supponiamo ga tutti i tratti del contesto suscettibili di determinare le con-
che io proferisca dizioni di verità di un enunciato? Le teorie proposte non sem-
brano avere una restrizione di principio sul numero di para-
(3 3) Io sono qui ora. metri che potrebbero rivelarsi pertinenti per l'interpretazio-
L'enunciato esprime la proposizione "Claudia Bianchi è a Mi- ne di un enunciato. Vediamo alcuni esempi. L'enunciato
lano il 22 gennaio 2003 ", ed è contingente, non è cioè vero in
(34) Sono le nove
tutti i mondi possibili, dal momento che io potrei benissimo
essere altrove, a Parigi nel mio ristorante vietnamita preferi- richiede un parametro di "fuso orario": per poter determina-
to, o ai Caraibi in riva al mare. (33) è però vero ogni volta che re che proposizione è stata espressa con (34) è necessario sa-
lo proferisco: è il suo carattere - il suo particolare significato pere in che fuso orario è stato proferito l'enunciato; allo stes-
convenzionale - a renderlo sempre vero, mentre è il suo con- so modo l'enunciato
tenuto ad essere contingente. Questo naturalmente funziona (35) Siamo in inverno
anche se siete voi a proferirlo, funziona chiunque lo proferi- richiede un parametro di "emisfero" (cfr. Perry 1998). In mo-
sca. Provare per credere. do analogo l'enunciato
È quindi essenziale mantenere distinte le due nozioni di
(36) Posso ordinare quello che voglio come ultimo pasto
contesto e mondo:
* il contesto di proferimento è la localizzazione concreta sembra rimandare a una coordinata di "ruolo" o "posizione"
del proferimento e determina "ciò che è detto" da un enun- (cfr. Nunberg 1995). Gli esempi possono essere moltiplicati
ciato, la proposizione espressa, e in particolare permette di a piacere. L'enunciato
fissare il riferimento delle espressioni indicali; (37) Servi un altro bicchiere al tuo povero Jim
'-' il mondo possibile rappresenta le circostanze di valuta- sembra richiedere una "coordinata delle bevande precedenti"
zione, e permette di determinare se "ciò che è detto" è vero per fissare il riferimento di "un altro bicchiere", così come
o falso.
(38) Stanno suonando l'inno nazionale
m~a "coordinata di Stato", o
3.6. Semantica o pragmatica? (39) Gli dei sono in collera
Così come lo abbiamo descritto, il trattamento degli indicali una "coordinata di religione" (Cresswell 197 3).
sembra una parte della teoria semantica. A ciascuna espres- In secondo luogo, non tutte le espressioni indicali sono sul-
sione, infatti, è associata una regola convenzionale ("io" si ri- lo stesso piano, non tutte, cioè, dipendono dal contesto nello
ferisce al parlante, "qui" al luogo del proferimento, "ora" al stesso modo. Kaplan traccia una distinzione fra indicali veri e
tempo del proferimento ecc.); le espressioni per il loro riferi- propri, o puri (le espressioni come "io", "qui", "ora", "oggi",

38 39
"domani") e dimostrativi (le espressioni come "lui'', "lei", proferimento" - da sola non fornisce una procedura auto-
"questo", "quello", "quel libro"). Come si è visto, a ogni indi- matica che individua, anche una volta forniti tutti i parame-
cale puro è associata una regola, che fissa il riferimento di tri contestuali, il referente dell'espressione. Se infatti imma-
un'occorrenza dell'espressione (cioè di un uso dell' espressio- giniamo che nel contesto di proferimento di (41) ci siano più
ne) in un contesto dato. La regola è tale da fornire, una volta individui di sesso femminile, l'espressione, da sola, può iden-
dati i parametri che identificano il contesto di proferimento, il tificare a pari titolo uno qualsiasi di questi individui: la se-
contenuto dell'espressione in quel contesto. Supponiamo che mantica dell'espressione lei non è sufficiente a fissarne in mo-
il contesto e, identificato dall'insieme di parametri <parlante, do univoco il riferimento. Una soluzione possibile è dire che
luogo, tempo>, sia esemplificato dall'insieme <Bea, Milano, un'espressione dimostrativa (come "lui", "lei", "questo",
22 gennaio 2003>; e supponiamo di dover stabilire il conte- "quello") acquista un'istruzione semantica completa (un ca-
nuto - le condizioni di verità-dell'enunciato rattere vero e proprio, un significato convenzionale determi-
(40) Sono arrivata qui ieri. nato) solo quando è associata a un atto di indicazione ("a de-
monstration": Kaplan 1977). Con atto di dimostrazione si in-
I parametri di C permettono di determinare completamente
tende generalmente il gesto ostensivo, come il gesto di indi-
la proposizione espressa da (40), che sarà 'Bea è arrivata a Mi-
care; in realtà, però, per avere un "atto di indicazione", non
lano il 21 gennaio 2003'. Le cose non sono così semplici
è necessario un gesto vero e proprio da parte del parlante. È
quando si tratta dei dimostrativi.
spesso sufficiente la semplice direzione dello sguardo del
parlante, o il solo fatto che il parlante utilizzi "quell'uomo"
3.7. Dimostrativi in (ad esempio)
No one would remember the Good Samaritan if he' d (42) Fermate quell'uomo
only had good intentions. He had money as well. se nel contesto di proferimento di (42) c'è un solo uomo, o un
(Margaret Thatcher) solo uomo che corre precipitosamente verso la porta, o un so-
lo uomo perfettamente calmo ma completamente nudo, e co-
Come si ricorderà, nell'indice che raccoglie i parametri con-
sì via. Oppure il parlante può fondarsi su una convenzione
testuali pertinenti per l'interpretazione di un'espressione
che, ad esempio, identifica il demonstratum (l'oggetto che vie-
compare l'insieme {o} di oggetti ·suscettibili di essere desi-
ne designato) con qualunque individuo appaia su un'oppor-
gnati con le espressioni "lui", "lei", "questo", "quello". Sup-
tuna "piattaforma di indicazione" (si immagini un'asta, in cui
poniamo che il contesto e, identificato dall'insieme di para-
il battitore si può riferire in modo non ambiguo con "questo"
metri i: <parlante, luogo, tempo, oggetti designabili> (omet-
a qualunque oggetto venga messo su una particolare piat-
tiamo gli altri parametri perché in questo esempio non sono
taforma, senza indicarlo e senza nemmeno guardarlo); o an-
rilevanti), sia esemplificato dall'insieme <Bea, l'appartamen-
cora può sfruttare appropriate indicazioni naturali, come
to di Bea, 22 gennaio 2003, {o: Pia, Francesca, Paolo, Clau-
un'esplosione o una stella cadente, o un fascio di luce. Il ter-
dia}>; e supponiamo di dover stabilire il contenuto - le con-
mine "indicazione" raccoglie allora ogni elemento oggettivo
dizioni di verità - dell'enunciato:
attraverso cui il parlante mette il destinatario nelle condizioni
(41) Lei è ubriaca di identificare il referente di un'occorrenza (un uso) di un di-
proferito da Bea. La regola associata al dimostrativo "lei" in mostrativo; e questo utilizzando un vero e proprio gesto da
(41) - "'lei' si riferisce all'oggetto designato nel contesto di parte del parlante, oppure l'unicità del candidato a referente

40 41
nel contesto dato, o ancora la sua pertinenza o risalto o salien- parla. Si noti infatti che il gesto ostensivo che accompagna
za nel contesto. Si possono citare, come casi dimostrativi in cui talvolta un indicale puro è o enfatico (come quando si profe-
il parlante non effettua alcun gesto d'ostensione, i dimostrati- risce "io" indicando se stessi), oppure non pertinente (come
vi percettivi non visivi, come quelli usati negli enunciati quando si proferisce "io" indicando qualcun altro: il referen-
(43) Questo rumore mi fa impazzire te di "io" continuerà ad essere il parlante). Un proferimento
(44) Questo profumo è delizioso di "io", "qui", "ora'', designa rispettivamente il parlante, il
(45) Questo sapore mi ricorda Combray. luogo del proferimento e il tempo del proferimento, senza
che le intenzioni del parlante abbiano un ruolo nella deter-
Tali casi possono essere interpretati come varianti del caso di
minazione del riferimento: in questo senso si parla di indica-
unicità: gli esempi sono appropriati solo se c'è un solo rumo-
li auttJmatià (Perry 1997). Sono stati proposti argomenti con-
re (o profumo o sapore), o un solo rumore sufficientemente
vincenti per dimostrare che le credenze del parlante - quelle
saliente da essere considerato come il solo candidato a de- che egli associa al proprio uso di un indicale in un dato con-
monstratum nel contesto. testo - non sono né pertinenti; né necessarie, né sufficienti al-
Spesso, però, nemmeno l'atto d'indicazione associato a la determinazione della proposizione che l'enunciato espri-
un'occorrenza di un dimostrativo è sufficiente a disambigua- me. Vediamo perché.
re l'espressione. Si immagini che Bea proferisca a) Le credenze non sono pertinenti. Se Paolo proferisce
(46) Adoro questa l'enunciato
puntando il dito in modo evidente e non ambiguo nella dire- (47) Oggi piove
zione di una bottiglia di vodka: usando "questa" Bea potreb- nella convinzione che oggi sia il 21 gennaio, da questo non
be avere l'intenzione di riferirsi alla vodka, o alla bottiglia di deriva il fatto che egli stia esprimendo la proposizione
vodka, o alla marca di vodka, o all'etichetta della bottiglia, o
(48) Il 21 gennaio piove:
alla V sull'etichetta, o all'immagine sull'etichetta ecc. Nella
revisione che Kaplan ha proposto della sua teoria dei dimo- se infatti oggi è il 22 gennaio, giornata di sole, allora.l'enun-
strativi, non è allora il gesto a svolgere il ruolo semantico: l'e- ciato (47) è falso comunque sia la situazione meteorologica il
lemento cruciale è "the directing intention", l'intenzione di- 21 gennaio - e quindi anche se (48) è vero.
rezionale del parlante (Kaplan 1989). Ogni uso della stessa b) Le credenze non sono necessarie. Allo stesso modo, il
espressione dimostrativa tipo deve essere associato non a un fatto di non avere alcuna credenza associata al giorno espres-
atto di indicazione, ma a un'intenzione. Il gesto ostensivo ha so da "oggi" in (47) non impedisce a Paolo di esprimere, pro-
solo il ruolo di rendere manifesta l'intenzione, di esterioriz- ferendo (47), una proposizione, che sarà vera se e solo se pio-
zarla, un ruolo di semplice contributo pragmatico alla comu- ve il giorno in cui (47) è stato proferito.
nicazione, come il fatto di parlare più lentamente o ad alta vo- e) Le credenze non sono sufficienti. Si immagini, per fini-
ce per farsi capire meglio da un interlocutore. re, che Paolo sia convinto di essere Napoleone: l'enunciato
Sottolineiamo ancora una volta la differenza fra dimo- (49) Io sono l'imperatore dei francesi
strativi e indicali: una volta fissato il ~ontesto di proferimen- proferito da Paolo sarà falso. Non conta con quanta forza
to, le regole semantiche determinano completamente, auto- Paolo creda di essere Napoleone: la regola semantica asso-
maticamente e senza ambiguità il riferimento dell'indicale, ciata all'indicale "io" non permette a nessuno che non sia Na-
senza tenere in alcun conto né i gesti, né le intenzioni di chi poleone di far riferimento a Napoleone utilizzando "io".

42 43
Non è pertanto 1 intenzione che coma per la' determina- (50} Sono qui dalle 3,
zione del referente di un indicale: per un indicale èla regola sia un dimostrativo, come in
con enzionale che, una volta dato il contesto, determina
(51) Sono nato qui,
completamente il riferimento. Nel caso di un dimostrativo,
invece, la determinazione non è automatica e sono pertinen- proferito indicando una città su una cartina geografica. D'al-
ti le intenzioni del parlante: in questo senso si parla di indi- tro lato, se anche la regola associata a "qui" e "ora" stabilisce
cali inteir:.ionali. che le due espressioni si riferiscano rispettivamente al luogo
e al tempo del proferimento, è però intuitivamente evidente
che le regioni spaziale (per "qui") e temporale (per "ora") che
3 .8. Indicali e dimostrativi: una distinzione reale? includono il luogo o il momento del proferimento non sono
Non sarai mai solo con la schizofrenia. determinate. Si vedano ad esempio le innumerevoli diverse
regioni spaziali cui si può far riferimento con "qui": profe-
Come si è visto, si è ormai soliti sottolineare la necessità di un rendo lo stesso enunciato
trattamento asimmetrico di indicali puri e dimostrativi. Il ri-
(52) Qui fa freddo
ferimento di un indicale puro come "io" o come "oggi" vie-
ne fissato in funzione della situazione di proferimento dell'e- nello stesso contesto, posso designare di volta in volta il mio
nunciato, il contesto in senso semantico. Si potrebbe quasi studio, o il mio appartamento, oppure Milano, oppure l'Ita-
sostenere che la regola associata agli indicali puri è semanti- lia, o ancora questo pianeta o questa galassia ecc. E si noti la
camente completa perché codifica una clausola di unicita: in differenza dell'estensione temporale cui ci si può riferire con
ciascun contesto c'è un solo parlante (un solo parlante per "ora" nei diversi enunciati:
enunciato naturalmente) e un solo giorno del proferimento, (53) Bea è arrivata ora
ma una varietà di oggetti a cui il parlante può volersi riferire (54) Ora gli uomini vivono più a lungo.
- Kaplan scrive: « ebbene noi si debba affrontare la vita un "Qui" e "ora" sembrerebbero dunque termini "intenzio-
giorno alla volta, non siamo condannati a percepire o a diri- nali", almeno per quel che riguarda l'estensione di spazio o
gere la nostra attenzione su un oggetto alla volta» (Kaplan di tempo a cui il parlante può riferirsi. E ancora l'indicale
1989, p. 587). Per i dimostrativi non c'è una regola che fissi "noi" designa un insieme di individui all'interno del quale il
automaticamente il riferimento, ma solo restrizioni sui possi- parlante colloca se stesso: il fatto che l'insieme debba inclu-
bili referenti: "lui" si riferisce a un individuo di sesso ma-
dere il parlante è la restrizione che funge da regola linguisti-
schile che non è né il parlante né il destinatario del proferi-
ca associata a "noi' . A quale gruppo particolare il parlante
mento, "lei" a un individuo di sesso femminile che non è il
faccia riferimento viene invece determinato non da una rego-
parlante né il destinatario del proferimento. La possibilità
la, ma dalle intenzioni del parlante stesso: è il contesto che
dell'equivoco è propria solo ai dimostrativi. Il riferimento di
permette al destinatario di determinare, ad esempio, a quale
"lui" o "questo" viene stabilito in funzione delle intenzioni
gruppo si riferisce il parlante con l'espressione "noi" in
del parlante, e dunque del contesto in senso pragmatico.
E tuttavia c è tutta una serie di obiezioni che possono es- (55 ) Noi siamo molto più intelligenti:
sere mosse alla classificazione di "qui", "ora" e "noi ' fra gli noi in questa stanza, o noi filosofi, o noi filosofi del linguag-
indicali puri. Lespressione "qui " può essere sia un indicale gio, o noi donne, o noi italiani, o noi occidentali, o noi esseri
puro, come m umani rispetto agli animali, o rispetto agli extraterrestri ecc.

44 45
Obiezioni di questo tipo sono state avanzate ripetuta- d) i verbi come "fare";
mente, ma vengono generalmente ritenute poco preoccupan- e) i verbi tratti da eponimi (in genere verbi dell'inglese,
ti. "Qui", "ora" e "noi" si riferiscono a una regione spaziale che in italiano hanno come corrispondenti qualcosa come
o temporale o a un insieme di individui, con un'estensione "gretagarbeggiare" o "fare la Liz Taylor").
che può essere vaga, o indeterminata, o contestuale, ma che Si prenda ad esempio la frase
deve includere il luogo, o il tempo, o il produttore del profe- (56) Il gatto di Alice è nero.
rimento. E questo perché gli indicali puri hanno come pro-
prietà semantica definitoria il fatto di essere token-ri/lessivi L'espressione "il gatto di Alice" può riferirsi di volta in volta al
(cfr. Reichenbach 1947). Un termine token-riflessivo è un ter- gatto che Alice possiede, a quello che aveva quando era pic-
mine che può essere definito mediante l'espressione "questo cola, a quello che sogna di possedere, a quello di Bea, che Ali-
token" o "questa occorrenza"; avremo allora: ce tiene in braccio, a quello che ha investito, a quello che ha vi-
·~ ogni occorrenza del tipo "io" si riferisce alla persona che sto scomparire ecc. L'espressione "di" si limita a segnalare l' e-
produce questa stessa occorrenza; . sistenza di una relazione R che lega il gatto e Alice: R deve es-
·~ ogni occorrenza del tipo "qui" si riferisce al luogo del sere determinata contestualmente ad ogni uso di (56). Una fra-
proferimento di questa stessa occorrenza; se in cui figura l'espressione "il gatto di Alice" presenta delle
(> ogni occorrenza del tipo "ora" si riferisce al tempo del condizioni di verità determinate solo se viene fissata una rela-
proferimento di questa stessa occorrenza. zione specifica tra Alice e il gatto: questa specificazione non
obbedisce però ad alcuna regola semantica o procedura mec-
canica. Il destinatario deve ricorrere al contesto per determi-
3. 9. Le "espressioni contestuali" nare la relazione a cui il parlante si riferisce, ma un qualunque
L'uomo di Neanderthal è stato scoperto molto tar- elemento del contesto può rivelarsi pertinente a questo scopo:
di. D'altronde lo stesso Neanderthal non è che ci te- anche qui è la totalità del contesto pragmatico che entra in gio-
nesse a far sapere che stava con un uomo. (Anatolj co, e non un fattore che è possibile isolare a priori.
Balasz) I nomi composti dell'inglese (ad esempio "flea collar", "Il-
Altre categorie di espressioni si comportano come i dimo- linois shirt", "finger cup", "kitchen carpet") hanno un com-
strativi: il loro significato convenzionale è incompleto e non portamento analogo. Come nel caso delle costruzioni posses-
possiamo determinare le condizioni di verità degli enunciati sive, la determinazione della relazione R che lega i due sostan-
che le contengono. Si tratta delle espressioni contestuali (cfr. tivi in un nome composto come "Illinois shirt" è contestuale e
Clark 1992), che hanno un significato variabile in funzione non è sotto il controllo completo di una regola o di una proce-
delle situazioni in cui vengono utilizzate e possono pertanto dura linguistica. R varia in modo non prevedibile in un domi-
assumere un numero indefinito di sensi. Fra esse possiamo nio di sensi indefinito: e così con l'espressione "Illinois shirt"
annoverare: un parlante può riferirsi a una camicia con i colori dell'Illinois,
a) le costruzioni possessive (come "il gatto di Alice" o "il o acquistata nell'Illinois, o persa, vista, macchiata, strappata,
mio gatto"); sognata nell'Illinois ecc. In italiano abbiamo una variazione si-
b) i nomi composti dell'inglese (come "flea collar", "Illi- mile con l'uso delle preposizioni. Si pensi ai messaggi che pub-
nois shirt"); bliozzano shampoo "per" capelli lisci e morbidi, oppure
c) certi aggettivi (come "buono'', "facile", "difficile", "ra- shampoo "per" capelli sfibrati e senza vita, oppure creme
pido"); "per" le rughe o "per" una pelle giovane e luminosa; si pensi

46 47
ai collari "per" cani o gatti, e ai collari "per" le pulci; o a Bea 4. Linguaggio figurato
che ha parlato "con" sua madre e "con" forza; o ancora a Fran- Il Lago: "E lei dove se ne va, quest'anno?"
cesca che si è sposata "con" Paolo e "con" l'abito bianco. il Fiume: "Al solito, al mare"
Certi aggettivi possono qualificare una gran quantità di La Montagna: "Io non mi muovo"
nomi: intuitivamente il loro senso, come quello dei possessi- La Neve: "Io, ai primi calori, mi squaglio".
vi, sembra cambiare in funzione del contesto - e in particola- (Achille Campanile)
re del contesto linguistico. Si vedano le variazioni di senso
dell'aggettivo "difficile" in: "una lingua difficile" (da impa- Siamo giunti al terzo gruppo di fenomeni linguistici per i qua-
rare); "un testo difficile" (da capire); "una persona difficile" li è necessario prendere in considerazione il contesto nel qua-
(da sopportare o soddisfare); "un bambino difficile" (da alle- le l'enunciato da interpretare viene proferito: nei casi che esa-
vare); "una vita difficile" (da vivere). O quelle dell'aggettivo mineremo, quello che dipende dal contesto non è il significa-
"veloce" in: "un'auto veloce"; "una dattilografa veloce"; "un to convenzionale di un'espressione o di un enunciato, ma il
gioco veloce"; "un libro veloce"; "un conducente veloce"; senso implicito dell'enunciato, un senso che non viene espres-
"una decisione veloce". so letteralmente, ma solo comunicato in modo indiretto. Il de-
E ancora, un verbo come "fare" può prendere un nume- stinatario si fonda sul contesto in senso pragmatico - sulle cre-
ro indefinito di sensi, a seconda del contesto in cui viene usa- denze, i desideri, le attività che condivide con il parlante - per
to; nella frase identificare un senso diverso dal semplice senso letterale del-
(57) Bea ha fatto la camera le espressioni che il parlante utilizza. Abbiamo detto che que-
sto è il caso ad esempio delle metafore. Quando Romeo dice
"fare" può esprimere il senso "pulire", o "mettere in ordine",
oppure "dipingere", o ancora "arredare" a seconda della si- (59) Giulietta è il sole
tuazione in cui (57) viene proferita; e può esprimere persino, sra letteralmente dicendo che Giulietta è un corpo celeste.
in scenari appropriati, i sensi "svuotare", "bruciare", "riem- Egli però, basandosi sulle conoscenze enciclopediche che
pire d'acqua", "riempire di pop-com", e così via. E infine condivide (o che pensa di condividere) con noi (il fatto che il
n~afrue . sole è un corpo celeste che irradia luce, che è simbolo di bel-
(58) Alice ha fatto la Liz Taylor tutta la sera lezza e di maestà, che rende possibile la vita sulla terra ecc.),
ci comunica qualcosa di diverso, e cioè che Giulietta è un es-
l'espressione "fare la Liz Taylor", costruita a partire dall' e-
sere meraviglioso, che è il centro e la ragione della sua esi-
ponimo "Liz Taylor", può essere compresa solo dopo l'iden-
stenza, che è come se irradiasse una luce speciale ecc. Si po-
tificazione dell'azione dell'eponimo a cui il parlante si riferi-
trebbe pensare di essere di fronte a un caso analogo a quelli
sce. C'è un numero indefinito di azioni a cui il parlante po-
di ambiguità. In fondo, si potrebbe dire, (59) contiene un'e-
trebbe far riferimento con (58): atteggiarsi come una star di
spressione lessicalmente ambigua, "sole", che può essere rap-
Hollywood, oppure recitare, parlare, affascinare, bere, litiga-
presentata come due elementi lessicali distinti, pronunciati e
re con il marito, sposarsi un numero simile di volte, e così via.
scritti nello stesso modo:
Come i dimostrativi, le espressioni contestuali rappresentano
sole,: "corpo celeste";
dei "jolly", il cui valore semantico viene determinato in base
sole2 : "essere meraviglioso".
alle intenzioni dei parlanti.
Naturalmente, però, il significato "essere meraviglioso" o
"ragione dell'esistenza" non è sullo stesso piano del signifi-

48 49
cato letterale "corpo celeste": H significato metaforico viene un processo pre-semantico in quanto entra in azione prima
derivato da qoello letterale, a partire dalle conoscenze extra- che la teoria semantica vera e propria assegni significati alle
linguistiche che abbiamo sull'oggetto (il sole) cui I' espressio- varie espressioni di (6), e prima che entrino in gioco le rego-
ne letteralmente si riferisce. La proposizione comunicata da le di composizione.
(59) - 'Giulietta è un essere meraviglioso' - è una proposi- Per quanto riguarda le espressioni indicali, invece, l'uso
zione che il parlante ci chiede di inferire dal significato lette- del contesto è semantico: esso è necessario per la fissazione
rale di quanto ha proferito, e dalla conoscenza della situazio- delle condizioni di verità di una frase indicale come
ne di proferimento: conoscenze enciclopediche sul sole, su
(7) Io sono bionda
Giulietta, su Romeo, sui loro rapporti, accanto al fatto cru-
ciale che Ron:eo sta dicendo di Giulietta qualcosa di palese- anche dopo che si sia eliminata ogni altra ambiguità. Mentre
mente falso. E solo dopo aver determinato la proposizione nel caso degli usi pre-semantici il ricorso al contesto è un fat-
letteralmente espressa da (59) ('Giulietta è un corpo celeste') to accidentale (perché è accidentale che a una stessa espres-
che è ci è possibile, utilizzando il contesto, inferire il senso co- sione siano associati più significati), nel caso degli indicali -
municato. Questo non avveniva nei casi di ambiguità: la pro- e dunque degli usi semantici del contesto - è il significato
posizione effettivamente espressa da (6) ('Bea ha un mobile convenzionale dell'espressione indicale a sfruttare il contesto
antico', ad esempio) non veniva identificata in seguito e tra- per svolgere la propria funzione: è il significato stesso dell' e-
mite l'identificazione della proposizione letteralmente e- spressione "io" a dirigerci verso certi tratti del contesto (il
spressa ('Bea ha una convinzione antiquata'). parlante, nel particolare contesto di (7)).
La semantica affianca dunque alla nozione di condizioni C'è poi un terzo gruppo di fenomeni di dipendenza dal
di verità letterali di un enunciato una nozione di senso co- contesto: quello che dipende dal contesto non è il significato
municato, che costituisce il dominio tradizionale della prag- letterale dell'enunciato, o la proposizione espressa, ma un al-
matica. tro livello di senso - il significato del parlante (lo "speaker's
meaning") o senso implicito o senso comunicato. Il parlante
si serve delle aspettative, delle credenze, delle intenzioni che
5. Usi del contesto: la distinzione fra semantica e pragmatica condivide con i suoi interlocutori per comunicare qualche
cosa di più del (o di diverso dal) senso letterale delle espres-
Abbiamo iniziato la nostra rassegna dei casi in cui il contesto sioni che utili21za. È il caso del linguaggio figurato ; se profe-
interviene per stabilire il contenuto di certi enunciati del lin- riamo l'enunciato
guaggio naturale dicendo che tale intervento ha valenza di-
(8) Bea è una balena
versa nei diversi esempi: è infatti possibile tracciare una di-
stinzione fra usi pre-semantici, semantici e post-semantici del stiamo letteralmente dicendo che Bea appartiene alla classe
contesto (cfr. Perry 1997). dei cetacei. Possiamo comunicare però qualcosa di diverso, e
Tipici usi pre-semantici del contesto consentono di di- cioè che Bea è sovrappeso: per far questo ci basiamo sulle co-
sambiguare un enunciato come noscenze enciclopediche che condividiamo con il nostro in-
terlocutore (ad esempio sul fatto che le balene sono mammi-
(6) Bea ha una vecchia credenza
feri di grosse dimensioni) . In questo caso si parla di usi post-
in cui compare il termine "credenza", ambiguo fra i due si- semantici del oontesto perché è solo dopo aver determinato la
gnificati di "mobile" e "convinzione". La disambiguazione è proposizione letteralmente espressa da (8) ('Bea appartiene

50 51
alla classe dei cetacei'), quindi solo dopo che la teoria se- ferimento - a fornire gli elementi per completare la propo-
mantica ha svolto il suo ruolo, che è possibile inferire il sen- sizione espressa da (7).
so comunicato, utilizzando conoscenze sul contesto e il fatto La semantica tradizionale assegna dunque al contesto un
che stiamo dicendo qualcosa di così evidentemente falso di ruolo circoscritto - limitato ai casi di deissi: l'apporto del
un essere umano, che non può essere ciò che vogliamo dav- contesto è sotto il rigido cont olla delle regol semantiGhe.
vero dire. Nei casi di ambiguità le regole del linguaggio associano alla
Come si ricorderà, avevamo distinto fra due nozioni di medesima forma linguistica più significati convenzionali, che
contesto: a loro volta determinano due insiemi distinti di condizioni di
• il contesto semantico- che fissa l'identità di parlante e in- verità. La scelta dell'insieme di condizioni di verità pertinen-
terlocutori il tempo e il luogo del proferimento, e così via: èla te .non è frutto di una procedura semantica, non è cioè sog-
nozione che entra in gioco negli usi semantici del contesto; getta a un sistema fissato di regole, ma è affidata a una razio-
• il contesto pragmatico - costituito dalhnsieme di cre- nalità comunicativa generale: la disambiguazione è una pro-
denze desideri, intenzioni, scopi degli interlocutori: la.no- cedura pragmatica. Il fatto che le condizioni di verità di un
zione che viene mobilitata necrli usi pre e post-semantici el enunciato non siano determinate da una regola semantica,
contesto. ma dal modulo pragmatico, non è però un controesempio al-
La distinzione fonda e giustifica quella fra competenza la tesi a della semantica tradizionale (la forma di un' espres-
linguistica in senso stretto, che determina ciò che è detto da sione determina meccanicamente il suo significato): la di-
un enunciato - il senso semantico - e una competenza co- sambiguazione è una procedura pre-semantica, che avviene
municativa più generale, che detertnina ciò che il parlante prima che entri in gioco la semantica. E infine ci sono i casi
i; tende -comunicare con un enunciato - il senso implicito - , di senso implicito: anche gli aspetti impliciti del senso sono
e in definitiva f nda la istinzion tradizionale a semanti- forniti dalla pragmatica, in particolare da un insieme di pre-
C' e pragmatica. Si noti che nella semanrica tradizionale o!mi me~se costituite dalle conoscenze condivise e da una catena
enunciato ben formato esprime una e una sola proposizi;ne di inferenze, che, lungi dall'essere delle regole meccaniche di
- dice una e una sola cosa. Nei casi pre e post-semantici - generazione del senso, sono semplici indicazioni fondate su
ad esempio (6) e (8) - è come se avessimo "troppi significa- una nozione di plausibilità. L'intervento del modulo pragma-
ti . Lo stesso enunciato può esprimere più proposizioni: (6) tico nell'interpretazione del senso implicito non è ancora una
può esprimere la proposizione che Bea possiede una con- volta un controesempio alla semantica tradizionale: si tratta
inzione antiquata oppure la proposizione che Bea possie- di processi post-semantici che entrano in gioco solo dopo che
de un mobile antico; (8) può esprimere la proposizione che la teoria semantica ha determinato la proposizione letteral-
Bea è un cetaceo, oppure la proposizione che Bea è sovrap- mente espressa da un enunciato. La pragmatica si situa così
peso. Il contesto - qui il contesto in senso pragmatico - ci "prima" e "dopo", per così dire, la teoria semantica, segnan-
permette nella stragrande maggioranza dei casi di indivi- done il limite superiore e inferiore, secondo lo schema
duare quale proposizione il parlante sta, in queJ contesto
particolare esprimendo. Nel caso degli usi semantici del pragmatica >- semantica >pragmatica
contesto, abbiamo, si direbbe il problema contrario: (7) non Processi pragmatici di disambiguazione forniscono l'in-
ha condizioni di verità definite, non sembra cioè esprimere put della semantica, che a sua volta fornisce l'input di pro-
?essuna proposizione, o nessuna proposizione completa. È cessi pragmatici di individuazione del senso implicito.
il contesto - in un caso indicale il contesto semantico di pro- L'esame degli usi post-semantici del contesto, e in parti-

52 53
colare dei meccanismi che consentono a un parlante di co- Capitolo terzo
municare un senso non letteralmente espresso dalle parole
che egli usa, ci introduce al tema dell'influenza della parola Fare cose con le parole
sul contesto - dei modi, in altri termini, in cui i parlanti mo-
dificano la situazione di discorso: questo tema sarà l'oggetto
del prossimo capitolo. Chose étrange que ces mots "deux ou u-ois fois '', rien
que des mots, des mots prononcés <lans ì'air, à di-
stance, puissent ainsi déchirer le coeur comme s'ils le
touchaient véritablement, puissent rendre malade,
comme un poison qu' on absorberait. (Marcel Proust)

1. Parole come atti: la dimensione sociale del linguaggio

Nel primo capitolo abbiamo distinto due dimensioni di prag-


matica, corrispondenti alle due direzioni che assume la rela-
zione fra linguaggio e mondo. Da un lato, in pragmatica ci si
occupa dell'influenza che il mondo (o il contesto) esercita sul
linguaggio, e si mira a determinare il contenuto proposizio-
nale delle frasi in quanto utilizzate in contesto. D'altro lato,
una volta determinato il contenuto proposizionale di un
enunciato, ci si interessa dell'influenza che questo può eser-
citare sul mondo (sul contesto), della sua capacità di modifi-
care stati di cose, ma anche l'ambiente cognitivo degli inter-
locutori, di cambiare, rafforzare, o eliminare certe credenze,
desideri, conoscenze. È della pragmatica in questo secondo
senso che tratta questo capitolo.
Ad essere sottolineata è ora la dimensione sociale del lin-
guaggio, e in particolare la varietà degli usi discorsivi delle
frasi del linguaggio naturale: affermazioni , ordini, domande,
minacce ecc. In questa....pwspettiva parlar,e significa agire:
ogni enunciato serve a compiere un atto, regolato da norme,
convenzioni o consuetudini; il linguaggio come tale viene
concepito al pari di un'istituzione sociale. La stessa frase -
meglio, lo stesso contenuto proposizionale - può avere inter-
pretazioni sorprendentemente differenti a seconda delle in-
tenzioni con cui viene usata, e delle circostanze in cui viene
proferita. Per fare un esempio, la frase

55
( 1) Esci da questa stanza! la tesi che il significato di una frase sia dato dalle sue condi-
può essere usata come ordine o come supplica, come sfida, zioni di verità, dalle condizioni che il mondo deve soddisfare
come consiglio o come invito, a seconda di chi proferisce (1), perché la frase ne costituisca una descrizione appropriata, e
rivolto a chi, con che tono, in che circostanze, con quali pen- perché sia vera. Eppure è evidente che non tutte le frasi che
sieri, scopi e intenzioni. Allo stesso modo una frase apparen- proferiamo sono usate per fare asserzioni sulla realtà, per de-
temente descrittiva come scrivere stati del mondo. Si pensi a
(2) Sono cintura nera di karatè (4) Sì, lo voglio

suona come una minaccia se siete un potenziale aggressore di proferita dagli sposi durante la celebrazione di un matrimo-
chi la proferisce, ma come una rassicurazione se chi la profe- mo; o ancora a
risce vi sta accompagnando in un quartiere malfamato. E an- (5) Battezzo questa nave "Queen Elisabeth"
cora la frase proferita al momento di varare una nave; oppure a
(3) Bea è una vera amica (6) Mi scuso
verrà interpretata letteralmente se Bea vi ha appena aiutato in detto quando urtiamo inawertitamente qualcuno; o infine a
un momento difficile; un'interpretazione ironica sarà più ap-
(7) Scommetto 500 euro che domani pioverà.
propriata se l'avete appena scoperta nelle braccia della vostra
dolce metà. Ancora una volta la s€mplice interp retazione se- Quando usiamo gli enunciati (4) e (5) non stiamo descri-
mantica, da solu, mon permette di determinar~ che tipo di atto vendo, rispettivamente, la cerimonia di un matrimonio o il
è stato compiuto profereRdo (1), (2) o (3 ): in quel che segue ve- varo di una nave, non stiamo informando qualcuno di un fat-
dremo che solo se si tiene conto delle regole che i parlanti se- to, ma lo stiamo compiendo. In altri termini, pronunciando
guono nelle loro interazioni verbali, assieme alla conoscenza ce ti enunciatii Clieiamo atti nuovi, modifichiamo la realtà,
del contesto in cui gli enunciati sono stati proferiti, è possibi- aontraiamo impegni che possono avere un certo peso: con (5)
le dare di questi ultimi un'interpretazione completa. diamo un nome a una nave e con (4) ci leghiamo per la vita a
un'altra persona. In modo analogo, con (6) o (7) non descri-
viamo l'atto di scusarci o di scommettere ma compiamo l'at-
2. Atti linguistici to di scusarci o di scommettere: usando (6) abbiamo porto le
La prima tragedia della vita sono le azioni, la secon- nostre scuse (e null'altro ci è richiesto, se la colpa era lieve)
da le parole. E forse le parole sono peggio. Le paro- e proferendo (7) ci siamo impegnati a pagare 500 euro se l' in-
le sono spietate. (Oscar Wilde) domani non piove (e a nulla varrebbe protestare Oh , ma fa-
cevo così per dire").
2.1. Enunciati constativi ed enunciati perfonnativi Sembra allora possibile tracciare una distinzione fra la
classe di enunciati il cui scopo è descrivere stati del mondo -
Abbiamo già avuto modo di sottolineare come la riflessione gli enunciati con stativi come
filosofica contemporanea sul linguaggio sia nata con lo scopo
di costruire uno strumento affidabile di comunicazione (8) Il gatto è sul letto -
scientifica. Ne è scaturita come inevitabile conseguenza, l'i- e la classe di enunciati che servono a fare cose a compiere at-
dea che la funzione principale del linguaggio sia quella di de- ti regolati da norme e istituzioni (come sposarsi e battezzare)
scrivere la realtà, di rappresentare stati di cose, idea legata al- o da semplici consuetudini sociali (come scusarsi o scom-

56 57
mettere) -gli enunciar' perfo.rmativi (Austin 1962b). A diffe- 2.2. Fallimenti e infelicità
renza di (8), i performativi non caratterizzano stati di cose,
Esempi di applicazioni indebite: "io ti nomino ... "
non hanno contenuto informativo, non dicono nulla sul mon-
detto quando sei già stato nominato, o quando è sta-
do e non hanno dunque condizioni di verità: mentre (8) è ve- to nominato qualcun altro, o quando io non sono
ro se il gatto è effettivamente sul letto, e falso altrimenti, ri- abilitato a nominare, o quando tu sei un cavallo.
spetto a un enunciato performativo come (6) non ha senso (fohn Austin)
chiedersi se esso sia vero o falso.
Se osserviamo gli enunciati (4)-(7), sembra che la classe Gli enunciati performativi, dunque, non sono né veri né fal-
dei performativi possa venir isolata seguendo criteri gram - si. Essi hanno tipi diversi di invalidità, o di fallimenti, detti in-
maticali e lessicali: negli enunciati considerati compaiono felicità : se anche non ha senso ribattere "No, non è vero" a
verbi particolari (come "scusarsi", "promettere", "ordinare", (6) sarebbe ad esempio appropriato ribattere "Non mi sem-
"scommettere" ,~complimentarsi", e così via), alla prima per- bri, sincero". Austin (1962b) elenca vari casi di infelicità, con
sona dell'indicativo presente. (6), infatti, cessa di essere un diverse gradazioni di gravità.
enunciato performativo se il verbo "scusarsi" compare al Casi A. Ci sono innanzitutto i casi in cui l'atto fallisce, o
tempo passato o futuro, o al presente, ma non alla prima per- "fa cilecca"; l'atto è nullo e non avvenuto in seguito alla vio-
sona, come negli enunciati lazione di regole di due tipi. . .
A.1 In primo luogo la procedura convenz10nale invocata
(9) Mi sono scusato
deve es'stere: (4) ha l'effetto convenzionale di sposare due
(1O) Mi scuserò
persone solo se e in quanto esiste l'istituzione del mat~imo­
(11) Bea si scusa.
nio. Non avrebbe invece alcun effetto (alcun effetto sociale o
(9)-(11), infatti, sono descrizioni di stati di cose, in particola- giuridico, naturalmente) mettersi di fronte alla propria sposa
re descrizioni di atti (e, più in particolare ancora, di atti di e proferire
scusarsi) che sono stati compiuti o verranno compiuti trami- (13) Divorzio da te,
te (6): non ci si scusa annunciando che ci.si scuserà, o che ci
dal momento che l'atto sociale o giuridico del divorzio non
si è scusati. Naturalmente non tutti gli enunciati alla prima
viene effettuato tramite tale atto linguistico; si noti che inve-
persona dell'indicativo presente sono dei performativi; ad
esempio ce in certe società musulmane la procedura di ripudiazione
prevede proprio che si proferisca un equivalente di (13 ). Al-
(12) Lavo i piatti lo stesso modo l'enunciato
malauguratamente non compie l'atto di lavare i piatti, ma lo (14) Ti sfido a duello
descrive. E si noti che mentre non ha senso ribattere "No,
non avrebbe l'effetto di impegnarci a comparire all'alba die-
non è vero" a (6), è legittimo farlo per (9)-(12): (9) può esse-
tro al Convento delle Carmelitane scalze accompagnati da
re falso, se effettivamente io non mi sono scusato, e così (12)
due padrini e sciabole ben affilate: la nostra società .ha infat-
se invece di lavare i piatti sto guardando la tv. Dal momento ti rigettato l'intero codice di procedura che prevede 11 duello.
che considerazioni di verità o falsità sono pertinenti per (9)- A.2 In secondo luogo la procedura convenzionale deve
(12), questi sono enunciati constativi.
essere usata in circostane:e a12propriiate. L'enunciato (4) pro-
ferito in presenza della vostra futura sposa vestita in abito
bianco, dei testimoni e dei parenti ma di fronte a un barista
non ha l'effetto di sposarvi; e così

58 59
(15) Ti nomino senatore (21) Ti consiglio di sposarla
detto da Caligola al suo cavallo non conta (non dovrebbe ma non penso che sposarla sia una buona cosa per te.
contare) come nomina a senatore. C.2 La procedura convenzionale è viziata o vuota anche
Ca&! B. Altre infelicità sono causate da difetti o lacune.iroel- se i partecipanti non si comportano, in seguito, in modo
la prrocedura. conforme ali' atto eseguito - come quando qualcuno vi dà un
B.1 Ci sono casi in cui la procedura non è stata eseguita consiglio, voi lo seguite e quel qualcuno poi vi rimprovera per
correttamente, come quando in un testamento scrivo averlo seguito.
(16) Lascio il mio Picasso a Bea Si noti che, benché nei casi C l'atto non sia tecnicamente
nullo, anche giuridicamente si possono far valere considera-
ma ho due Picasso; o quando al posto di (4) rispondo alsa-
zioni di insincerità o di abuso per annullare un atto: un ma-
cerdote o al sindaco che celebra il matrimonio
trimonio può essere annullato dalla Sacra Rota se viene di-
(17) Ok, se proprio insisti mostrata l'adesione non sincera, o un contratto se c'è stata
(che pure sarebbe un modo appropriato di accettare qualco- coercizione, o un testamento se chi l'ha redatto non era in
sa, in altre circostanze). grado di_intendere e di volere.
B.2 Oppure casi in cui la procedura non è stata eseguita
fino in fondo, completamente. Se durante la celebrazione del
matrimonio uno degli sposi proferisce (4) mal' altro dice 2.3. Critica alla distinzione fra constativi e performativi
(18) No, non lo voglio Ho dei pensieri che non condivido. (Pino Caruso)
l'atto di sposarsi fallisce. E allo stesso modo fallisce l'atto di L'aver individuato una classe ristretta di enunciati - i perfor-
scommettere se proferisco (7) ma nessuno raccoglie la scom- mativi - per cui non vale la tradizionale caratterizzazione se-
messa (dicendo ad esempio "Ci sto"). mantica in termini di condizioni di verità sembra suggerire
Casi C. Infine l'infelicità di un performativo può essere che la teoria degli atti linguistici sia periferica rispetto alla ri-
provocata da abusi della procedura, o infrazioni, o insince- flessione complessiva sul linguaggio: è quanto veniva teoriz-
rità: in questi casi non diremmo che l'atto è nullo e non av- zato dai filosofi del linguaggio ideale. In realtà vedremo che
venuto, ma che è "vuoto", o comunque viziato, dal momen- la distinzione fra enunciati constativi ed enunciati performa-
to che c'è un abuso della procedura o un uso insincero della tivi deve essere abbandonata in favore della tesi generale del-
procedura. Anche qui possiamo distinguere due possibilità: la presenza di l!llila d?mens"ion.e performati\'a - o pragmatica -
C.1 La procedura convenzionale è viziata o vuota se vie- in ogni uso del lin.guaggi.Qi: dire è sempre a'nche fare. Da un
ne usata senza avere i pensieri, i sentimenti e le intenzioni ri- lato, infatti, non sembrano esserci criteri grammaticali o les-
chieste dalla procedura stessa - come quando, ad esempio, sicali in grado di circoscrivere la categoria dei performativi:
proferisco si promette con un performativo esplicito come (20) ma lo
(19) Mi congratulo con te stesso atto può essere compiuto con
ma sono in realtà roso dall'invidia; oppure (22) Verrò certamente alla tua festa;
(20) Prometto di venire alla tua festa un ordine può essere impartito esplicitamente come in
ma non ho nessuna intenzione di venire alla tua festa; oppu- (23) Ti ordino di tacere
re ancora oppure usando un verbo all'imperativo, come in

60 61
(24) Taci!
(28) Il ratto è sul letto.
o ancora con un enunciato apparentemente descrittivo come C. Ci sono infine i casi di abuso o infrazione.
(25) Non voglio sentire un'altra parola. Cl Si è detto che un performativo come (20) è vuoto se
. .J?'~tro lato, la_ distin~ione fra enunciati constativi - pas- non ho nessuna intenzione di venire alla tua festa; allo stesso
sibili di essere ven o falsi - ed enunciati performativi _ h modo dire
f, . . i: c e
possono essere e1ICI. o inrelici - è illusoria. E questo per al- (29) Il gatto è sul letto ma non ci credo
~en~ ~~e ar??me?t~ ~peculari: i) da un lato, considerazioni dà origine a un tipo di nonsenso molto simile.
di f~~~~a e di, mfehcna P.osson? contagiare gli enunciati con- C.2 D'altro lato anche fare un'asserzione significa assu-
stat1v1, _11) d~ll altro, coi:is~deraz:1one di verità o falsità possono mere certi impegni: se asserisco (8) mi impegno ad esempio
con_tag1are ~ pe~-f'ormanvi. Vediamo i due argomenti.
ad asserire
1). Cons1~enamo _un ~nunciato constativo come (8). L'e-
nunciato puo essere u:ifeli_ce negli stessi modi, per la violazio- (30) Il letto è sotto il gatto;
ne delle stesse regole m vigore per i performativi: se non lo faccio, la mia asserzione è viziata o vuota.
A.I Nel ~aso _dei performativi, l'atto è nullo se la prece- ii) In modo speculare, si richiedono anche per gli enun-
~ura n~n ~s1ste; m modo analogo, se fallisce la presupposi- ciati performativi, e non solo per i constativi, considerazioni
?i
z~one esistenza (se non c'è gatto, o non c'è letto), l'asser-
z10ne e nulla e senza effetto 1 .
di adeguatezza, appropriatezza e generale corrispondenza ai
fatti - giudizi di verità o falsità: dei verdetti diciamo che so-
. A .2 ~che le asserzioni sono un atto linguistico che ri- no equi o iniqui, dei consigli che sono buoni o cattivi, delle
chiede_circostanze appr_opr!ate . Non sembra approp;iato, ad stime che sono corrette o scorrette, dei rimproveri, delle lodi
ese~p10, fare asserzioni SUI sentimenti degli altri: suonereb- e delle congratulazioni che sono meritati o immeritati, e così
be bizzarro se Bea, alla mia affermazione "Mi sento triste" ri- via. Più in generale usiamo spesso i medesimi termini per va-
battesse ' lutare asserzioni o performativi: "vero" e "falso " non sono
(26) No, non lo sei proprietà di enunciati, o relazioni fra enunciati e stati del
(anche se potrebbe ribattere "No , non lo sembri'"). E nonpa- .mondo, ma indicano una generica dimensione di valutazione.
. Come già osservato nel primo capitolo a proposito di enun-
re appropnat~ nem?1eno fare asserzioni a proposito di stati
del mon?o sm quali non sono in posizione tale da potermi ciati come
pronunciare; per fare un esempio, l'enunciato (31) La Francia è esagonale,
(27) Ci sono 50 persone nell'aula accanto la risposta stessa sulla verità o falsità delle asserzioni è rara-
non costituisce un'asserzione genuina, ma solo un'ipotesi 0 mente una risposta semplice; anche nel caso delle asserzio-
una congettura. ni devono essere prese in considerazione riflessioni legate
B. An~he le asserzioni sono passibili di difetti o lacune agli scopi e alle intenzioni dei parlanti, alle circostanze in cui
qu~ndo s~ usa, ad esempio, un enunciato non grammaticale' un'asserzione può essere fatta, ai tipi di impegni che vengo-
o s1 sbaglia parola, come in ' no presi. Le asserzioni non saranno allora semplicemente
vere o false , ma più o meno obiettive, adeg~ate , esagerate,
approssimate: «"Vero" e "falso" [ ... ] non stanno per-alcun-
i Si tratta di una lettura strawsoniana delle descrizioni definite· er Rus
ché di semplice, ma soltanto per una dimensione generale
sell, (8) sarebbe falso (cfr. Strawson 1950 e Russell 1905). ,p -
dell'essere una cosa giusta o corretta da dire, in opposizio-
62
63
ne a una cosa sbagliata, in queste circostanze, a questo udi- •una minaccia: "Se non te ne vai faccio un fischio, il gat-
torio, per questi scopi e con queste intenzioni» (Austin to viene qui e ti sbrana";
1962b, p. 106). •un'insinuazione: "Lo hai lasciato salire tu";
La distinzione fra constativi e performativi si rivela allora • un ordine: "Fallo scendere!";
inadeguata: gli enunciati del linguaggio naturale sono tutti , a e così via. .
L'atto perlocutorio corrisponde infine ~gli ef~etti ottenuti
pari titolo, strumenti che i parlanti utilizzano per fare delle
dall'atto illocutorio, alle conseguenze ps1colog1che o com-
cose. Si rende pertanto necessaria non tanto una classifica-
portamentali, intenzionali o meno. Posso usare (8) come un
zione degli enunciati performativi, ma una teoria generale dei
invito rivolto a Bea a giocare con il gatto , e otten~rne ~ome
modi in cui è possibile usare il linguaggio, degli atti che è pos-
conseauenza L'effetto di farla enuare in camera e di far s1 che
sibile compiere con un enunciato una teoria generale di quel_,
giochi col gatto ; ma ~o~so anc?e ot_tener~ l'effetto di indu~la
la che Austin chiama la/orw illocutoria.
ad andarsene, perche e allergica ru gattl. ~pl?ure posso. ID~
tendere (8) come una minaccia nei confronti di Bea, e qumdi
compiere un atto illocutorio di minaccia, _senza ottenere~ e~­
2.4. La/orza illocutoria
fetto perlocutorio di spaventare Bea, ma mvec.e q~~o di di~
È dunque possibile, a proposito di ogni tipo di enunciato, verti.ria: le conseguenze perlocutorie dei nostn atti illocut?~1
tracciare una distinzione sistematica fra quelli che Austin sono del tutto non convenzionali, e dipendono dalle specifi-
chiama atto locutorio, atto illocutorio e atto perlocutorio. che circostanze in cui l'atto viene compiuto.
L'atto locutorio corrisponde al fatto di dire qualcosa, al pro-
ferimento di un'espressione ben formata sintatticamente e 2.5. Classificazione delle forze illocutorie
dotata di significato, oggetto di studio da parte di sintassi e
semantica. Nel caso dell'enunciato (8) un'analisi dell'atto lo- Quel che ho detto, ho detto. E qui lo nego. (Totò)
cutorio conduce a individuarne senso e riferimento, e quindi Sono state tentate svariate classificazioni delle forz~ i_lloc:ito-
senso e riferitnento dei suoi componenti: i sostantivi "gatto" . rie, tutte in qualche modo insoddisfacenti. La classificazione
e "letto", e il predicato "essere su". più riuscita e più nota è quella proposta d~ Searle ~979, sul-
Ma ogni volta che _Rroferiamo un enunciato, lo facciamo la base della direzione di adattamento fra linguaggio e mon-
per uno scopo: l'atto illocutorzo corrisponde all'azione che do: se ad esempio con un'asserzione miriamo a rappresenta-
viene effettivamente compluta, a ciò che facciamo proferen- re la realtà, e quindi a che il linguaggio si adatti al _mond<? cc:m
do (8), alla forza illocutoria che corrisponde al nostro profe- un ordine tendiamo invece a m-odifiçare la realta'. e. qu1:1~ a
rimento: affermazione, ordine, minaccia, promessa, avverti- che il mondo si adatti al linguaggio. E allora possibile distm-
mento, e così via. Possiamo usare (8) per fare una semplice guere cinque tipi principali di forze illo~u~orie (di ~orze e non
asserzione, una pura e disinteressata descrizione di uno stato di verbi) cinque tipi di atti che è possibile compiere profe-
di cose; ma possiamo servircene_per compiere una variegata rendo un enunciato: . .
quantità di altri atti linguistici. E facile immaginare contesti a) Rappresentativi: sono gli atti linguistici ~on. cll:l espr~-
in cui (8) è, ad esempio: miamo le nostre credenze sul mondo (come gh atti d1 asseri-
•un invito: "Entra in camera e gioca con il gatto"; re, descrivere, concludere). Con un :appr~sentativo il par~
• un avvertimento: "Non salire sul letto perché il gatto lante cerca di far sì che le sue parole s1 adattino al mondo e s1
non apprezzerebbe"; impegna alla verità di quanto afferma.

64 65
b) Dichiarativi: sono gli atti linguistici con cui modilichia- ro aperta la seduta") ecc.: l'aspetto convenzionale è qui evi-
mo stati. del mondo spesso stati istituzionali (come gli atti di dente, anche perché è la società (e in alcuni·casi il diritto) a
sposare, battezzare, dichiarare guerra, condannare, licenzia- sanzionare o meno questi atti. Ma l'idea che l'atto illocutorio
r~) . !--'us~ ~ ~dichiarativo è regolato da complesse istitu- abbia una forte dimensione di convenzionalità non sembra
zroru soc1al1 e il parlante deve avere un determinato status applicarsi agli atti linguistici in generale: nulla di convenzio-
giuridico o sociale: in questo caso è il mondo ad adattarsi al- nale, o di semantico, fa di (8) una minaccia o un invito - so-
le parole.
no le circostanze in cui (8) è stato proferito a dare all'enun-
c) Espressivi: sono gli atti linguistici con cui esprimiamo i ciato la valenza illocutoria che ha · (cfr. Strawson 1964). In
nostri se~~e~ti e più_in generale i nostri stati psicologici questa prospettiva è l' afto sociale ad avere rigide CQ'l ndizior:i
(come gli atti di scusars1 congratularsi, rallegrarsi ringrazia- di felicità, ma non l'atto tinguz'.stico in sé: è vero che un ban~
re, salutare): anche in questi atti possono essere coinvolti at- sta al suo bancone non può compiere l'atto istituzionale d1
teggiamenti e comportamenti regolati socialmente. Con un sposare due persone ma è anche ero che può compierne
espressivo il parlante mira a far si che le sue parole si adatti- l'arto linguistico: sarà l'ano sociale a fallire, e non quello lin-
no al mondo dei suoi sentimenti o sensazioni. guistico. L'osservazione risulta più chiara se la applichiam ~ a
d) Direttivi: sono gli atti linguistici con cui cerchiamo di un'asserzione. Austin afferma che non posso fare affermazio-
indurre gli altri a fare o a non fare, qualcosa (come gli atti di ni come (27) su cose di cui non so nulla, ma anche ui è ['at-
ordinare vietare, richiedere, domandare). Con un direttivo il to sociale a fallire non 1' atto linguistico: (27) mantiene la sua
parl~te ~erca di far sì che il mondo si adatti alle sue parole, valenza illocutoria di affermazione. Anche Austin ammette
grazie ali intervento del destinatario.
che la forza illocutoria è quel livello convenzionale per cui un
. e) Commissivi: sono gli atti linguistici con cui ci impe- atto, se ratificato dall'interlocutore, diventa valido, o entra in
?IDar:io a ~ar~ ~ualcosa in futuro (come gli atti di promettere, vigore: un ordine, ad esempio, perché sia eseguito con suc-
mcancar r rifiutare, acconsentire, scommettere). Con un cesso, deve essere riconosciuto come tale dal destinatario (cfr.
commissivo il parlante si impegna a far sì che il mondo si Sbisà 1989). Vedremo che, secondo Grice, compiere un atto
adatti alle sue _parole.
linguistico significa manifestare pubblicamente un'intenzio-
ne e che l'atto ha successo quando tale intenzione viene rico-
2.6. Da Austin a Grice nosciuta (cfr. Récanati 1981).
Questo spiega perché, fuori contesto, non siamo in grado
A questo punto sono opportune alcune precisazioni. Con è.i dire con che forza illocutoria è stato proferito un enunciato.
"atto illocutorio" Ausrin intende gli aspetti convenzionali di Non basta, ad esempio, la forma imperativa a fare di un enun-
un a~o lin~uistico: la sua idea è che le regole del linguaggio ciato un ordine; come si è accennato in apertura di questo ter-
assoaano m modo convenzionale a una certa formulazione zo capitolo, l'enunciato (1) può essere sì un ordine, ma anche
un c_erto val~re ~ocmorio . Questo sembra accettabile quan- un consiglio, un permesso, una sfida, o una supplica. In modo
~o s,1parla _d1 atti m qualche modo istituzionali come sposar- analogo non basta la forma interrogativa per fare di un enun-
si (l enunoato (4)) sposare due persone ("Vi dichiaro mari- ciato una domanda, una richiesta di informazioni; l'enunciato
to e moglie') battezzare bambini o navi (l'enunciato (5)) (32) Hai una sigaretta?
" ve clere " a poker ( ''1:ve
T d ")
o , con dannare ("Condanno l 'im-> costituisce nella stragrande maggioranza dei casi una richie-
putato a dieci anni di prigione "), aprire una seduta (" Dichia- sta di una sigaretta, e non di informazioni - e questo spiega

66 67
perché la risposta "Sì" non seguita dall'offerta di una sigaret- ficato a quella di intenzione e ~n definiti~a della rida7}one
ta verrebbe considerata non appropriata o scortese. Quando della semantica , psicologia. E centrale m tale progetto la
forma grammaticale e valore illocutorio coincidono (ad esem- distinzione fr ignificat "del!' spressione (il significato .eh~
pio forma dichiarativa e affermazione, forma imperativa e or- l'espressione ha convenzionalmente o le_tt_e ralmente) e s1gm-
dine, forma interrogativa e domanda), parliamo di atto lin- ficato dcl parla11/e (il significato ~on cw ~ parlan:e usa 1e-
guistico diretto; parliamo di atto linguistico indiretto quando spressione: dr. Grice 1957). Tormamo a ()2 ): ~bb1amo fatt?
non c'è coincidenza tra forma e valore illocutorio, come per notare che (32) è una domanda (e questo cornsponde al si.-
(3 2), o per gli usi non assertori di un enunciato dichiarativo gnificato convenzionale dell'espr~ss~one), .ma p~ù spesso
come (8) (cfr. Searle 1969). Naturalmente così come è possi- verrà utilizzata dal parlante come nch1esta di una sigaretta (e
bile che a una medesima struttura grammaticale corrisponda- questo corrisponde al significato del parlante). Allo stesso
no diversi atti illocutori, uno stesso atto illocutorio può esse- modo l'enunciato
re compiuto con una gran varieta di strutture grammaticali - (35) Fa proprio caldo
come abbiamo già mosrrato con gli esempi (23 )-(25). D 'altro è un'asserzione o descrizione (significato letterale), ma in
canro è evidente che siamo in grado di ottenere gli stessi ef- contesti particolari può fungere da ordine di ~prire. la fine-
fetti pedocurori servendoci dei mezzi più diversi. Possiamo stra in altri da invito a fare un bagno in mare, m altn ancora
innanzitutto usare il linguaggio in modo convenzionale: po- sarà detto ironicamente per descrivere una situazione di gran
rrei ad esempio persuadere Bea a smettere di girare attorno freddo e così via. (35) può dunque, nelle diverse circostanze
alla mia dolce metà urlando significare per il parlante Apri la finestra' o 'Facciamo un ba-
(3 3) Se non la smetti ti faccio spaccare le gambe; gno' o ancora ' Chi ha spento il ri~caldamento?' . .
Il significato del parlante comsponde _a quello che ~ p~r­
oppure usando il linguaggio in modo non convenzionale, sus-
lante vuole dire a ciò che intende comurucare al propno m-
surrando con dolcezza rerlocutore. In ~n caso di comunicazione intenzioqale, infat-
(34) So dove abitano i tuoi vecchi genitori; ti il parlante P vuole produrre nel d~sr~at.ario D la ~ed~_a
o ancora utilizzando mezzi non linguistici, ad esempio facendo p, usando una certa espressione E. E ID gioco un upo ~ s~­
dondolare dolcemente un grosso bastone (cfr. Austin 1962b). gnificato diverso dal significato natut"al~, com~ quru;ido ~i ,~­
ce "Queste nuvole significano (o vo~liono .dire) p1o~g1a ?
"Queste macchie significano (o voglion~ ~re) morbillo : il
3. La conversazione verbo ' significare" in questi due enuncia~ seg_nala con~es­
sioni di tipo causale che legano nuvole e pioggia_, ma~~e ~
"Davvero Lei sta facendo un corso di conversa-
morbillo. Si tratta di regolarità tra certi fatti e altn fatti di ~w
zione?" . "Sì". (Steve Martin)
i primi costituiscon_o i sintomi o ~li indi_zi: _no~ .c'è alcuna m-
3 .1. Significato e intenzioni tenzione di comumcare alcunche. Ma il significato del par-
lante è diverso anche da casi di significato non naturale, dico-
Si è detto che, secondo Grice, un parlante compie un atto lin- municazione intenzionale non verbale. Supponiamo che, per
guistico quando manifesta pubblicamente un intenzione, e produrre in Paolo la credenza che Francesca ~o tra.disca, io la-
che 1 atto ha successo quando l'intenzione comunicativa del sci in bella vista sulla mia scrivania una foto m cui Francesca
parlante viene riconosciuta dal suo interlocutore. Più in ge- bacia Pietro: in questo caso potrei generare .la. crede.nz~
nerale, Grice è fautore della riduzione della nozione di signi- 'Francesca tradisce Paolo' anche senza che le mie mtenz1om

68 69
com~cativ~ vengano riconosciute -Paolo potrebbe crede- l'interlocutore: il significato del parlante è prioritario rispetto
re che 10 abbUi semplicemente dimenticato la foto e non che al significare dell'espressione. E permette di sostenere che il
l'abbia lascia~ lì intenzionalmente. Nella comunic~one ver - significato del parlante è a fondamento del significato con -
b~e, ~ v.ece P ~ole generare in D la credenza p usando E tra- venzionale: un'espressione E significa p per una com unirà di
mtte il nconoscunemo delle sue sresse intenzioni comunica- parlanti in quanto esiste una convenzione tale per cui quando
tive: è parte della comunicazione che D riconosca l'intenzio- un membro della comunità usa E con ciò generalmente in-
ne comunicativa di P. Se quindi voglio comunicare a Paolo la tende p. Con "convenzione" si intende una regolarità di com -
credenza p: ~r~cesc~ tradisce Paolo' devo far sì che egli ri- portamento caratterizzata dal fatto che P sa che D sa che P sa
conosc_a la mia mrenz1one. Posso farlo in modo diretto di- che nel gruppo vige una certa convenzione caratterizzata in
cendo ad esempio ' altri termini, dalla "conoscenza mutua" che si sta agendo
(36) Francesca ti tradisce·, conformemente a una convenzione (cfr. Lewis 1969).
oppure in mod~ meno diretto, usando enunciati del tipo:
(37) Ho visto spesso Francesca con Pietro 3 .2. Linguaggio naturale e linguaggio formale
(38) Non sapevo che Francesca vedesse così spesso Pietro
È sempre così alle feste: mi ubriaco e nessuno mi
(39) Francesca e Pietro sono proprio grandi amici. parla, oppure nessuno mi parla e mi ubriaco. (Deir-
In un ~erto senso n~m contano le parole che uso, quello che dre Wilson)
conta e ~e Paolo nconosca Ja mia intenzione comunié:ativa.
La distinzione fra significato del parlante e significato dell' e-
Il punto mn~vati_vo della teoria griceana è di aver suggerito
spressione consente di chiarire un'altra delle osservazioni
che la com.umcaz1one uò essere caratterizzata es. nrialmen-
tc come rtconn cim n o di inr nzio ·: la comunicazione è chiave di Grice: il fatto che le espressioni che usiamo nelle no-
stre interazioni comunicative quotidiane spesso comunicano
possibile ogniqualvolta esiste un mezzo per far riconoscere le
(significato del parlante) molto più di quanto non dicano (si-
proprie intenzioni comunicative all'interlocutore (cfr. Sper-
ber e Wilson 1986). · gnificato convenzionale). Si considerino i seguenti enunciati:
Il vo~er dire - o significato - del parlante diventa allora il (40) Francesca si è sposata e ha avuto un bambino
p_unto di partenza di ~a vera e propria teoria del significato: (41) Paolo si è vestito ed è uscito di casa
µ parlante P vuole dzre o significa qualcosa mediante l'enun- (42) Francesca ha dato un calcio a Paolo e lui è caduto.
ciato E" equivale a "P ha 1'inrenzione che il proferimento di In semantica è comune sostenere che il significato conven-
E _Produca _un certo effetto nel destinatario grazie al ricono- zionale della congiunzione "e" corrisponde a quello della co-
samento di questa stessa intenzione". Sono pertanto in !ric- stante logica /\ - ed è pertanto stabilito dalle tavole di verità
0
co due intenzioni: di questo simbolo logico. L'enunciato complesso
• 1:~ntenz~one di produrre in D la credenza p, usando E; (43)peq
,. •I 1~tenz10ne che D riconosca che E è stato prodotto con
I mtenz1one precedente. ha dunque lo stesso significato (ha le stesse condizioni di ve-
L'aver caratterizzato il significato in termini di inrenzioni rità) di
,il
pe~mette di giu~tificare fatto c_he ciascun parlante possa usa- (44) p /\ q.
re 1D mo~o dev~ante un espressione E - sempre che il suo uso (43) e (44) sono veri nelle stesse circostanze - e cioè. quando
e la sua mtenz1one comunicativa vengano riconosciute dal- p e q sono entrambi veri ((43) e (44) saranno falsi in ogni al-

70 71
Una regola, e non una convenzione semantica: essa i~fatti
tra circostanza). Questo comporta, fra l'altro, che (43) e (44)
può essere abbandonata in qualunque momento, come m
siano equivalenti ai loro enunciati simmetrici
(40") Francesca si è sposata e ha avuto un bambino, ~a
(43')qep
non so in che ordine si sono prodotti i due eventi.
(44') q I\ p.
In certi contesti il destinatario è dunque autorizzato a suppor-
(44) e (44') sono infatti veri nelle stesse circostanze - hanno
re che ci sia una certa sequenza temporale fra P e q, come in
le stesse condizioni di verità (sono veri quando p e q sono en-
trambi veri). (40) Francesca si è sposata [prima] e [poi] ha avuto un
Torniamo a (40)-(42) e applichiamo l'analisi tradizionale: bambino
l'enunciato complesso (40) è vero se e solo se sono veri en- (41) Paolo si è vestito [prima] e [poi] è uscito di casa.
trambi gli enunciati che lo compongono, e cioè In altri contesti, il destinatario è autorizzato a supporre che
(45) Francesca si è sposata ci sia un legame causale fra p e q, come in
(46) Francesca ha avuto un bambino (42) Francesca ha dato un calcio a Paolo e [come conse-
(analogamente per (41) e (42)). Ma si confrontino ora gli guenza] lui è caduto.
enunciati (40)-(42) ("p e q") con i loro enunciati simmetrici
("q e p"), rispettivamente:
3 .3. I mplicature: il prinàpio di cooperazione
(40') Francesca ha avuto un bambino e si è sposata
Gianni De Michelis: Hai mai pensato di iscriverti al
(41') Paolo è uscito di casa e si è vestito
Partito Socialista?
(42') Paolo è caduto e Francesca gli ha dato un calcio. Massimo Cacciari: No grazie, sono ricco di famiglia.
La congiunzione "e", a differenza della corrispondente co-
stante logica/\, sembra in molti casi suggerire l'ordine tem- Grice chiama implicature le proposizioni che, in determinati
porale dei due eventi che mette in correlazione: l'interpreta- contesti, possono essere comunicate (significato del parlante)
zione naturale di (40) è 'Francesca prima si è sposata e poi ha usando un enunciato, senza essere esplicitamente dette, sen-
avuto un bambino'. Il confronto fra enunciati simmetrici per- za cioè essere parte del significato convenzionale dell' enun-
mette di notare che l'implicazione temporale di (40') è inver- ciato. Tipi particolari di implicature sono le imp~icature con-
tir~ rispe.tt? a quella di (40). Grice ritiene che si debbano ap- venzionali: le proposizioni addizionali comumcate da un
plicare ai lmguaggi naturali gli strumenti della semantica for- enunciato non dipendono da particolari circo~tanz~ d'us~
male, mantenendo una semantica "povera" o minimale e dell'enunciato, ma sono associate in modo stabile - m ogm
rende~do conto dei caratteri particolari del linguaggio natu-
contesto dunque - a determinate espressioni, come "ma",
rale a livello puramente pragmatico. Se si assume questa pro- "quindi':, "persino", "non ancora". Si consideri l'enunciato
spettiva, l'implicazione di sequenza temporale degli enuncia- (47) Francesca è povera ma onesta:
ti (4?)-(42) non fa parte di "ciò che è detto" dagli enunciati, esso ha le stesse condizioni di verità (è cioè vero nelle stesse
del livello semantico, del loro significato letterale, ma è da es- circostanze) di
si solo veicolata o comunicata; essa deriva semplicemente dal-
(47') Francesca è povera e onesta,
la su?posizione che, nelle loro conversazioni, i parlanti ri-
è vero cioè quando Francesca possiede la propriet~ di e_sse-
spettmo generalmente una regola che richiede di raccontare
re povera e la proprietà di essere onesta. (47), pero, a d1ffe-
i fatti in modo ordinato, nell'ordine in cui si sono verificati.

72
73
versazione Sia tale quale è richiesto, allo stadio in cui avviene,
renza di (47'), implica convenzionalmente che c'è un con-
con lo scopo o l'orientamento accettato dallo scambio_ling~i­
t~asto fra povertà e onestà. In modo analogo, negli enuncia-
stico in cui sei impegnato» (Grice 1975, p. 26). Ad ogm stadio
ti (48)-(50), le espressioni "quindi", "persino", "non anco-
della conversazione certe mosse, pur possibili, saranno rifiu-
ra" suggeris.cono al destinatario di inferire le proposizioni
tate in quanto inappropriate dal punto di vista conve:saziona-
fra parentesi quadre - proposizioni non esplicitamente det-
le: basti come esempio il seguente dialogo che ben illustra le
te dal parlante, ma solo implicate convenzionalmente (è il
. difficoltà e i pericoli di una conversazione che non si confor-
P.arlante a implicare una certa proposizione, e non l'enun-
Ciato, come accade nei casi di implicazione logica: si veda in- ma a principi di collaborazione:
fra, paragrafo 4): (52) Paolo (a Francesca, su una panchina e con ai piedi
un grosso cane): "Il suo cane morde?"
(48) Egli è inglese, quindi coraggioso [c'è una correlazio-
ne fr.a essere inglese ed essere coraggioso] Francesca: "No".
Paolo (accarezza il cane e il cane lo morde): "Ma
(49) Persmo Paolo è venuto [proprio tutti sono venuti]
aveva detto che non mordeva!"
(50) Francesca non è ancora arrivata [ci si aspettava che
Francesca: "Ma questo non è mica il mio cane".
Francesca arrivasse prima].
. Le implicature conversazionali sono invece le proposizio-
m che possono essere comunicate usando un enunciato solo 3 .4. Le massime conversazionali
in cont~sti. p~r~icolari, e che non sono legate a determinate Dicendo la verità si è più che certi che, presto o tar-
e~press1om. S1 immagini che Paolo chieda a Francesca: "An-
di, si verrà scoperti. (Oscar Wilde)
diamo al cinema?" e che Francesca risponda:
(51) Sono stanca. I principio di cooperazione si declina in massùne.conver a-
zionali. Non si tratta di norme che ogni partecipante alla con-
Francesca sta dicendo letteralmente di essere stanca ma nella versazione è tenuto a rispettare, ma di regole che rispecchia-
i
conversazione particolare che abbiamo riportato naturale no le aspeitative che un soggetto può ragionevolmente intrat-
s:ipporre che stia comunicando a Paolo di non voler andare al tenere sulle mosse comunicative del suo interlocutore, sem-
cmema. Che ~osa ci permette di inferire da (51) la proposizio- pre che ne presupponga la raz,ionalità. Si no~i che il prir:cipio
n~ _'Nor: voglio andare al cinema'? La tesi sottostante all'idea di cooperazione - che chiede al parlante di essere raz10nale
di ir;iphcatura è c_he le r:ostr~ interazioni comunicative, lungi nelle sue interazioni verbali - può essere visto come il con-
dall essere casuali o arbitrane, sono rette da regole che si im- traltare del principio di carità interpretativo - che chiede al
pongono ad ogni essere razionale. Per agire con qualcuno - destinatario o interprete di presupporre o attribuire raziona-
spostare un tavolo, ballare il tango, preparare un dolce ma an- lità al suo interlocutore (sul principio di carità si veda Quine
che parl~r,e - ~ nec~ssario coordinarsi, sforzarsi di ~gire in
1960, Davidson 1984) .
cor:form1ta a c10 che il n?stro partner di interazione si aspetta Le massime sono raccolte in quattro gruppi.
rag10~evo~men~e da noI. La comunicazione, in questa pro-
s?ett1v~, vien~ mtesa _come un'imptesa razionale di coopera- • Massime di quantità:
1) Dà un contributo tanto informativo quanto richiesto
zione: I nostn scambi verbali sono sforzi di collaborazione -
con uno scopo e una direzione comuni, stabiliti all'inizio del- (per gli scopi accettati dallo scambio linguistico i? corso); .
2) Non dare un contributo più informativo d1 quanto ri-
la conversa~io~e o negoziati durante lo scambio. Un'impresa
retta dal prznczpzo dz cooperazione: «il tuo contributo alla con- chiesto.

75
74
?i
• ~ssirne qualità (che è possibile sintetizzare nella for- nali dei nostri interlocutori - e quindi nemmeno, ad esempio,
mula Tema dt dare un conrriburo che sia vero "):
che i loro enunciati siano una risposta alle nostre domande
1) Non affermare ciò che credi essere falso·
(come nell'esempio (51 )) .
2) Non affermare ciò per cui non hai prov~ adeguate.
Si noti che le massime enunciate regolano il comporta·
• Massima di relazione: Sii pertinente. mento razionale in generale, sono cioè aspenative valide in
. • Massime di modo (sintetizzate nella formula "Sii per- ooni attività collaborativa, anche non verbale. Supponiamo,
spicuo"): ad esempio di dover preparare, voi e io, un dolce. Se ho bi-
1) Evita di esprimerti con oscurità· sogno di due etti di zucchero mi aspetto che voi men.e pas ~
2) Evita di essere ambiguo; ' siate due erti, e non quattro chili o un cucchiaino (massima di
3) Sii breve; quantità) ; allo stesso modo mi aspetto che voi mi passiate lo
4) Sii ordinato nell esposizione. zucchero e non il sale e che il cucchiaio che mi rendete pet
. Come ha m~strato l'esempio (52 ) (un caso evidente di vio- mescolare gli ingredienti sia di legno e non un cucchiaio fin-
lazione della pnma massirn.~ di quantfrà), è arduo immagina- to, in gomma (massima di qualità); e ancora mi aspetto che
re come potrebbe svolgersi la conversazione senza massime mi passiate lo zucchero e non un guanto da forno - anche se
come ~ueste. Basti pensare a cosa accadrebbe se tutti fossero questa mossa potrebbe essere pertinente a un altro stadio del-
eccess1v~en~e prolissi (e quindi non rispenassero la secon- la preparazione (massima di relazione)- e infine mi aspett~ ~
da mass-Ima d1 quantità) e invece di dire contributo chiaro e in tempi ragionevoli e dunque che vo1 fil
(53) Ho bevuto un caffè al bar passiate lo zucchero non il giorno dopo (massima di modo).
proferissero enunciati come Siamo ma in grado di spiegare come nascono le implica-
ture. L implicatUJ:_e conversazionali dipendono dall' intera-
(54) Sono entrato in un luogo pubblico in cui si servono
zion fra il ignificato convenziamù delle espressioni e il
bevande calde e fredde e cibi pronti; mi sono awici-
contesto. Il destinatario (ma anche il teorico del linguaggio)
nato al bancone e ho chiesto al cameriere dietro al
deve essere in grado di calcolare un implicatura a partire da:
banc~me d~ farmi un caffè; il cameriere mi ha prepa- l ) il significato convenzionale dell'enunciato che viene
rato 11 caffe e me Io ha servito in una tazzina che ha
proferito;
posat~ sul bancone; ho preso la tazzina tenendola per
2) l'informazione presente nel contesto in cui l'enunciato
il mamco e ho sorseggiato il caffè; ho posato la tazzi-
viene proferito;
na sul b~ncone, sono andato alla cassa, ho pagato e
sono uscito. 3) le massime conversazionali e l'ipotesi che il parlante si
conformi al principio di cooperazione .
.Av:emmo ~ffetti ancora più disastrosi per le nostre inte- In altri termini, "il parlante dice p e implica q" se:
raz1~r:_1 verba!~ se tutti mentissero, violando le massime di a) il destinatario presume che il parlante si conformi alle
quahta,. che ~1 impongono d~ essere, se non veritieri, quanto- massime;
men~ ~mcen: se n?n potessimo presupporre la sincerità dei b) per rendere coerente a con il fatto che il parlante ha
nostn mterlocuton non avremmo più alcuna ragione di cre-
detto p, il destinatario deve supporre che il parlante pensi q;
d.ere loro, con. conse.guenze gravissime per Ia stessa vita so-
e) il parlante pensa che il destinatario inferisca o possa in-
c1~e. Analoghi effett1 devastanti avrebbe una sistematica vio- ferire b (Grice 1975).
lazione della massima di relazione, senza la quale non po-
Nel nostro esempio iniziale di implicatura, Francesca di-
tremmo presupporre la pertinenza delle mosse conversazio-
ce a Paolo
76
77
(51) Sono stanca
raZiiome~ e uindi, in panticolare, l'aspettativa generale d. sin-
e implica 'Non voglio andare al cinema' se: cerità, che è possibile mentire.
~~Paolo presume che Francesca si conformi alle massime- 3) Il parlan ce può ancora scegliere di uscire dal raggio d ' a-
d p~r rendere coerente a con il fatto che Francesca h~ zione di una massima manifestando la decisione di non coo-
ett~' ono st~nca", Pao1o deve supporre che Francesca perare. Si supponga, come esempio, che alla domanda di
pensi Non voglio andare al cinema'· Paolo: "È vero che Francesca ha una relazione con Pietro?
e) Francese~ pensa che Paolo inf~risca o possa .inferire b
f
p ra-?c~sca, m alt.r~ pa~ole, proferendo (51) si aspetta eh~
.ao o s1~ m gra~o di mfenrne una risposta negativa al suo in-
Bea risponda:
(56) Le mie labbra sono sigillate

vito al c1(nema, s1 as~~tta cioè che Paolo sia in grado di inter- oppure
pretare 51) come nfmto di andare al cinema. (57) No comment.
Usando (56) o (57) Bea viola in modo manifesto la prima mas-
3 .5. Atteggiamenti difronte alle massime
sima di quantità. È interessante notare che tale violazione pa-
lese viene generalmeme interpretata come se comunicasse
"D~vevai?". "AMilano". "Bugiardo! Midicichevai più di quanto non dice - e in particolare che Bea sa se Fran-
a Milan.o per farmi credere che non vai a Milano, e in- cesca ha una relazione con Pietro (e, malauguratamente per
vece vai proprio a Milano!". (Achille Campanz'le) la discreta Bea, nel caso descritto, anche che Bea a che Fran-
Si è d~tto ~e una violazione sistematica delle massime con - cesca ha una relazione con Pietro).
vers~z1oz:iali por::r~bbe a conseguenze disastrose per la co- 4) Accade spesso che due massime entrino in conflitto fra

~~~caz10~e e xlU 1!' gener~e pe~ le nostre inrerazioni socia- loro. Si consideri un altro dialogo tra Paolo e Francesca che
stanno programmando un viaggio in Francia e vogliono far
. ~o s ~n. ? ~ sos_tanziale rispetto delle massime sono
t~tta~a poss1b~ d1vers1 atteggiamenti in relazione al rinci - visita alla loro amica Bea; alla domanda di Paolo: "Dove abi-
p10 di cooperazione e alle massime· vediamo ali p . ta Bea?" Francesca replica
1) In . l . ' qu .
. al P~? _uogo, il parlante P!!Ò semplicemente confor- (58) Da qualche parte nel sud della Francia .
~ars1 prmc1p1? e_alle massime. E solo la presunzione che Per rendere (58 ) compatibile con il rispetto da parte di Fran-
1· tnterlocutore
· l
stla nspertando il prin· . . di .
c1p10 cooperazione (e cesca del principio di cooperazione, Paolo deve supporre un
% ?atrnco are lal mass~a di relazione) che consente a Paolo
m erpretare enunaato ' pro~er1·to d a F rancesca
conflitto tra la prima massima cli quantità (che imporrebbe a
Francesca di essere più specifica) e la seconda massima d.
(55) Bea è andata spesso a Torino ultimamente qualità (che le impone di dire solo cose per cui ha prove ade-
c~me una risposta coerente alla sua domanda· "C guate) e inferirne che Francesca non sa in quale cinà del sud
gli amori di Bea?". · ome vanno della Francia abita Bea.
2) Il p~lant~ può invece violare una massima ad esemp·
5) L'atteggiamento più interessante che u n parlante può
assum ere nei confronti dì uoa massima è 4u llo di sfrutta la
per mennre o ingannare l'interlocutore. Natu;alm.ente ~o
quesro caso sceglie di ' n per ottenere effetti comunicativ· particolaci. In ca o di ,·iola-
. ' . non cooperare, anche se non rende z.i ne palese di una massima, infatti i desDnatari deve avan-
~an!est~ la pr~pna scelta. E importante sottolineare tutta- zare !_potesi upplemetitari er cartare l'ipores· Ji una tra-
Vla, e e ropao ·fruttaoc.L J'asperrativ generale di coope-
s0res ione e per riconciliare il comportamento del parlante
78
79
con l'a. unzione che egli stia cooperando. Grice (1975) offre
Come esempio di violazione della massima di qualità, si
un'efficace carrellata dei modi in cui è possibjje ricondurre a
considerino enunciati palesemente falsi come
comportamento collaborativo mosse conversazionali appa-
rentemente non in consonanza con le massime; ne esaminia- (62) Che giornata meravigli.osa!
mo alcuni. proferito durante un forte temp?rale.: in ~uesto caso il desti-
Cominciamo con un caso di violazione della prima massi- natario può ipotizzare un'intenzione 1romca da parte del par-
ma di quantità. Si considerino enunciati come lante per ricondurne l'apparente ins~nce.rità a comportam~n­
(59) La guerra è guerra to collaborativo. In modo analogo s1 spiega che un enuncia-
(60) Gli uomini sono uomini. to come
S! tratta di tautologie, enunciati sempre veri, veri cioè in ogni (63) Sei un fulmine,
circostanza, il cui potere informativo a livello di ciò che vie- manifestamente falso se detto di Bea, debba essere interpre-
ne letteralmente detto è evidentemente nullo. Il proferimen- tato come una metafora ('Bea è estremamente rapida') - o, in
to di un enunciato come (60) è pertanto una violazione della altri contesti, come una combinazione di metafora e ironia
prima massima di quantità, che ci chiede di dare un contri- ('Bea è estremamente lenta'). . . .
buto informativo alla conversazione cui stiamo partecipando: Un esempio di trasgressione della massima d1 relazione,
dal mome~to che la violazione è palese, il destinatario, per che ci chiede di essere pertinenti (di "rispondere a tono"), è
parer continuar a presupporre che il p arlante stia collabo- il seguente dialogo:
rando, deve u porre che, usando C60) egli voglia in realtà (64) Francesca: "Bea è diventata una balena".
comunicare iù di uanto non abbia Lctteralmcnt dcn o - e Paolo (che ha scorto Bea alle spalle di Francesca):
cioè che gli uomini sono esattamente come ci si aspetta che "Bel tempo, vero?".
siano, di volta in volta esseri fragili, o insensibili, o assetati di
potere, o infantili, o bisognosi di cure e di affetto ecc. La replica palesemente incoerente di Paolo_ serve in questo
caso a mettere in guardia Francesca dal contm~are sullo ste.s-
Vediamo ora un caso di violazione della seconda massima
so tono: il rifiuto di collaborare deve essere mterpretato m
di quantità. Si torni all'esempio di Francesca legata da trop-
questo caso come un invito a "cambiare discorso": .
po stretta amicizia con Pietro, e supponiamo che io dica a un
ignaro Paolo: E infine come esempio di violazione della massima di mo-
do, si confrontino gli enunciati
(61) Sono proprio assolutamente sicura e certa che Fran-
(65) Bea ha emesso una serie di suoni strettamente con-
cesca e Pietro sono buoni amici e sarei pronta a giu-
rarlo. nessi con la melodia di "O sole mio"
(66) Bea ha cantato "O sole mio".
Lungi dal rassicurare Paolo, (61) otterrebbe probabilmente
Le massime di modo regolano non tanto ciò che viene detto,
l'effetto opposto di insospettirlo - proprio perché viola la
quanto come viene detto: se anche (6~) e (66) ~ann? lo stes-
massima che ci chiede di non fornire più informazioni di
so contenuto informativo, (65) costitmsce una v10laz1one del-
quanto richi~sro. In generale un eccesso di informazioni può
la terza massima che ci invita alla brevità: il destinatario non
esser~ fuo~1ante, e generare effetti indiretti come quello di
può che trarre l'implicatura che l'esecuzione canora di Bea è
(61): il desunatario è legittimato a pensare che esista una ra-
gione per quella sovrabbondanza di informazioni. stata di desolante qualità. .
Bisogna comunque sottolineare che non tutte le massime
80
81
sono sullo stesso piano e che, di conseguenza, anche l'even- posizioni non vengono cioè vei~~late da ciò che è detto, ma
tuale trasgressione assume un peso diverso a seconda della dall' attG di dirlo - in u~o spec1fLCo contesto. Dal momento
massima che si sceglie di ignorare. È evidente che se mentire che non sono legate ai particolari termini u~z~ti (come ac-
è generalmente considerato con riprovazione, la violazione cadeva per le implicature convenzionali), le m:plicature sono
estemporanea della massima di relazione ("saltare di palo in non distaccabili: l'implicatura sorge anche se si usano espres-
frasca"! o di m~do verrà giudicata con minor severità. In ogni sioni equivalenti, come in
modo, i parlantl hanno a loro disposizione svariate espressio- (70) Francesca si è sposata. Ha avuto un bambino
ni - come "per quel che ne so", "potrei sbagliarmi" "come dove l'interpunzione genera la stessa implicatura di sequen-
.,, " .,, " . "
s~i , tra parentesi , a proposito - per segnalare conven- za temporale prodotta dallacongi~-~ione ·:e" in (40). . .,
)

zionalmente che stanno violando, o che rischiano di violare Inoltre, in quanto parte non d1 c10 che e dett:o. ma di cio
una massima: l'esistenza di tali espressioni è il segno del fat~ che e comunicato, le implicature sono cancellabilz, o revoca-
to che i parlanti sono coscienti delle massime, e vogliono mo-
bili. Nell'esempio
s~rare che le osservano, o se ne discostano, consapevolmente.
(40") Francesca si è sposata e ha avuto ur: ?ambino, ~a
Si vedano gli enunciati non so in che ordine si sono prodottl i due eventi
(67) Per quel eh(~ ne so, Francesca ha una relazione con
la cancellazione dell'implicatura di sequenza temporale non
Pietro,
genera infatti una contraddizione, come accade invece per
i~ cui l'espressione "per quel che ne so" segnala il rischio di
(71) Francesca ha ucciso Paolo, ma Paolo non è morto.
violare la seconda massima di qualità (il parlante non ha pro-
ve adeguate di quanto afferma); o E come detto, le implicature conversazionali sorgono so-
lo in 'contesti particolari. Se Paolo chiede "Dov'è il latte?" e
(68) Come sai, Francesca ha una relazione con Pietro )

Francesca risponde
in cui l' e~press~one "c~r:ie ~ai" segnala la violazione della pri-
ma massima di quantlta (il parlante sta richiamando infor- (72) Guarda nel frigo!
mazioni note); o ancora la sua replica verrà generalmente interpretata da Paolo c~me
implicante 'Il latte è in frigo '; se però Francesca profensc~
(69) A proposito, Francesca ha una relazione con Pietro
' (71) mentre dal frigo sta uscendo una massa verde e gelan-
in cui l'espressione "a proposito" segnala la violazione della nosa l'implicatura verrà altrettanto naturalmente cancellata.
massima ~i relazione (il parlante sta cambiando oggetto di In rn'odo analogo alla domanda di Francesca
conversazione).
(73) Hai visto la mia macchina nuova?
Paolo può tranquillamente rispondere "Sì"; la stessa risposta
3.6. Varietà di implicature alla domanda
L'essere umano può credere nell'impossibile, ma (7 4) Hai visto i miei occhiali?
non crederà mai nell'improbabile. (Oscar Wilde) sarà considerata non collaborativa se non seguita d~lla _rreci-
Fra i caratteri generali delle implicature conversazionali ab- sazione di dove Paolo ha visto gli occhiali (ed è fac~le imma-
biamo citato il fatto che si tratta di proposizioni comunicate ginare esempi in cui una semp~ice risposta afferma~1va sareb-
dal parl_ant_e: e inferite dal destinatario, ma che non fanno par- be considerata non collaborativa anche nel caso di ('.3) - se
te del s1gmficato delle espressioni usate dal parlante; le pro- ad esempio Francesca non ricorda dove ha parcheggiato) .

82 83
Almeno in un~ .cert~ misura, il legame delle implicature a le è generalizzata perché una qualunque istanziazione dello
un comes.to sp_eci.fico Vlene meno nel caso delle implicature schema:
con_vers~zzonalz generalizza.te: si tratta di implicature conver-
(80) a e b?
sazi<?nali ~trate nell'uso, che non richiedono, da parte del
b
?es~atano, alcuna conoscenza particolare delle circostanze
mc~ ~ en~ciato vi~ne proferito. Si veda ad esempio l' uso non a
dell articolo mdetermmat.Ivo in porta alla medesima interpretazione; si veda ad esempio
(75) Stasera Paolo ha un appuntamento con una donna (81) Paolo: "Hai comprato il pane e il giornale?"
c?e, ~che. s~nza alcuna particolare conoscenza della siru~ _ Francesca: "Ho comprato il giornale",
zione 1n cw_e stato proferi_to implica che l'appuntamento di in cui Francesca lascia intendere di non aver comprato il pane.
Paolo non e con sua moglie né con la sua fidanzata , e nem- Un caso particolare di implicature generalizzate sono le
n:en~ con sua madre, o sorella o figlia. Limplicatura 'non l'x implicature scalari. Si considerino gli enunciati:
~ P generata dall uso dell 'articolo indeterminativo "un x " è (82) Molti studenti hanno passato l'esame
prntt?sto stabile: si veda per fare solo un altro esempio l'e- (83) Bea va spesso in vacanza in Sardegna.
n unoato
Anche se non lo dice, usando (82) il parlante implica 'non tut-
(76) Francesca è entrata in un giardino e ha trovato un ti gli studenti hanno passato l'esame', e usando (83 ) implica
gatto,
"Bea non va sempre in vacanza in Sardegna". Certe espres-
che implic~ che il giardino in cui Francesca è entrata non è il sioni esprimono un valore all'interno di una scala di valori -
suo, e che il gatto_c~e h~ _trovato non è il suo. Gli esempi pos- come la scala ' tutti, la maggior parte, molti, alcuni, pochi", o
sono_ essere n:olt1pJ1cat.I mdefinitamente, senza che per que- la scala "sempre, spesso, a volte". Quando ci serviamo di un
sto s~ p~~sa dire che l'~~?can~;a _'n on I'x d~ P faccia parte termine all'interno di una di queste scale di valori, generiamo
del significato letterale di un x ; s1 confrontmo gli enunciati come implicatura la negazione del valore superiore nella sca-
(77 ) Paolo è rimasto seduto in una macchina per un 'ora la: se usiamo "molti" il nostro interlocutore è legittimato a in-
in cui :iulia vieta che la macchina in cui Paolo è rimasto s~­ ferire 'non tutti' e se usiamo "spesso" a inferii-e 'non sempre'
duto sia la sua, o -in accordo con l'aspettativa che la scelta di un termine piut-
(78) Francesca ha rotto un braccio , tosto che un altro all'interno di una scala sia una faccenda ra-
zionale, e non arbitraria.
in cui !'interpretazione 'l'x di P' è la più naturale; l'uso di (78)
per ch:e 'non l'x di P' ('non un braccio di Francesca' ad
ese~p10 '1:11 bra~cio di Paolo') sarebbe considerato dev~te, 4. Presupposizioni
quasi un g10co di parole.
Il bagnante: "Ci sono pescicani qui?". Quello del
. Un _altro esempio di implicatura conversazionale genera-
lizzata e dato dal seguente dialogo: luogo: "No, no, stia tranquillo. Hanno troppa paura
dei coccodrilli". (Achille Campanile)
(79) Paolo: "Hai invitato Ada e Bea?"
Francesca: "Ho invitato Bea". 4.1. Che cos'è una presupposizione?
Dalla risposta di Francesca, Paolo è legittimato a inferire che Le implicature conversazionali rappresentano un tipo di nes-
Francesca non ha invitato Ada. L'implicatura conversaziona- so semantico fra proposizioni che deve essere accuratamente
84 85

---- - - - · - -·--·"·· =•· ··======


distinto da altri nessi semantici, come le presupposizioni e le resuppone 'C'è un re di Francia'. Una caratteristica int~res­
conseguenze logiche (o implicazioni). Si considerino gli e- ~ante delle presupposizioni è che vengono generate dall uso
nunciati di un enunciato e della sua negazione:
(84) Francesca tradisce Paolo (86 neg) Paolo non si è reso conto che Francesca lo tradi-
(85) Ogni moglie tradisce il proprio marito sce ..
(38) Non sapevo che Francesca vedesse così spesso Pietro (87 neg) Non è stata Bea a vendere il Colosseo ai giappo-
(86) Paolo si è reso conto che Francesca lo tradisce nesi
(88 neg) Francesca non ha smesso di picchiare Paolo
e le relazioni che essi intrattengono con la proposizione p:
'Francesca tradisce Paolo'. L'enunciato (84) dicep, esprime la (89 neg) Il fratello di Paolo non è alto
proposizione p; (85), invece, implica logicamente p, o ha come (90 neg) Il re di Francia non è calvo.
conseguenza logica p (se supponiamo che Paolo e Francesca Sia (87) sia (87 neg) presuppongono 'Il Col?sseo è ~tato ven-
siano sposati): p segue logicamente da (85). Abbiamo già mo- duto ai giapponesi' - e così per tut~i gli altn e~empi. Ma n?n
strato che, usando (38), un parlante può implicare conversa- è solo l'uso di enunciati dichiarativi (affermaz1om o negaz1~­
zionalmente p. E infine (86) presuppone p: una presupposizio- ni) come (86)-(90) o (86 neg)-(90 ne?) .a? aver~ presupposi-
ne è ciò che si deve assumere, o dare per scontato, per un uso zioni, è anche l'uso di domande, ordm1, 1potes1 ecc. S1 veda-
appropriato di un enunciato. (86) non dice che Francesca tra- no ad esempio i due enunciati . . ")
disce Paolo, ma lo assume come un fatto: se il parlante non (87 dom) È stata Bea a vendere il Colosseo ai giapp?nesi.
pensasse che Francesca tradisce Paolo, non userebbe il verbo (87 hp) Se è stata Bea a vendere il Colosseo ai giapp?-
"rendersi conto". Si noti la differenza fra (86) e gli enunciati nesi dovremmo assumerla nel nostro uff1c10
(86') Paolo dice che Francesca lo tradisce '
vendite.
(86") Paolo crede che Francesca lo tradisce Sia (87 dom) sia (87 hp) - come già (87~ e_(87 neg) ~ presup-
(86"') Paolo è convinto che Francesca lo tradisce. pongono 'Il Colosseo è stato venduto ai giapponesi .
Usando questi tre enunciati il parlante non presuppone p,
non lo presenta come un fatto (si noti, fra l'altro, che in ita-
liano useremmo il congiuntivo per (86") e (86"')). In sostan- 4.2. Uso e abuso delle presupposizioni
za, presupporre una proposizione significa darne per sconta-
ta la verità, e assumere che i nostri interlocutori facciano lo L'insieme di tutte le proposizioni presu~p?~te ?a un ~arlan­
stesso. Vediamo altri esempi: l'enunciato te determina un insieme di mondi poss1b1h - 1 mo~d1 c?m-
(87) È stata Bea a vendere il Colosseo ai giapponesi patibili con le presupposizioni - e circoscrive una s1tuaz1one
comunicativa. Questo ha due conseguenze: . .
presuppone 'Il Colosseo è stato venduto ai giapponesi'; l'e- • un parlante non può asserire qualcosa di incompatibile
nunciato
con ciò che presuppone: l'enunciato
(88) Francesca ha smesso di picchiare Paolo (8r') È stata Bea a vendere il Colasse? ~i giappo~esi, e
presuppone 'Francesca picchiava Paolo'; l'enunciato nessuno ha venduto il Colosseo ai giapponesi
(89) Il fratello di Paolo è alto sembra inappropriato o addirittura mal formato: .,
presuppone 'Paolo ha un fratello'; e infine l'enunciato • un parlante non può asserire qualcosa che e gia presup-
(90) Il re di Francia è calvo posto: un enunciato come

86 87
(87'H') È stata Bea a vendereil Colosseo ai giapponesi, e porre una proposizione che non ritiene vera nei casi di finzio-
qualcuno ha venduto il Colosseo ai giapponesi ne, come quando uno scrittore ci parla dell'Imperatore della
Galassia, senza però impegnarsi all'effettiva esistenza di un
sar~~b: ridon?ante. Si osservi però che la negazione di (8r'),
Imperatore della Galassia (cfr. Stalnaker 1970).
e c1oe 1enunciato Si noti che il fatto che abbiano presupposizioni anche do-
(87"' neg) Non ~~tata B~a a vendere il Colosseo ai giap- mande, ordini, ipotesi (e non solo gli enunciati dichiarativi)
ponesi; m realta nessuno ha venduto il Colosseo genera fenomeni interessanti. Abbiamo detto che (88) pre-
ai giapponesi suppone 'Francesca picchiava Paolo'; in modo analogo la do-
non sembra essere contraddittorio, così come non sembrano manda
contraddittori (91) Quando hai smesso di picchiare Paolo?
(86'" neg) Paolo non si è reso conto che Francesca lo tra-
presuppone 'Picchiavi Paolo'; e così
disce, perché Francesca non lo tradisce affatto·
(88'" neg) Francesca non ha smesso di picchiare Paolo' (92) Perché hai picchiato Paolo?
perché non lo ha mai picchiato. ' presuppone 'Hai picchiato Paolo'; e ancora
In certe costruzioni, dunque, le presupposizioni sembrano es- (93) Smetti di fare la vittima! · rJI , r, 111 ?, i
~ I

ser~ cancell~bili, nel senso di Grice. Queste osservazioni sug- presuppone 'Stai facendo la vittima'. Questo rende le pre-
gen~cono ~ r.i:attare le presupposizioni come condizioni d'u- su po izioni un arma subJola di persuasione più o meno oc-
s~ ?i enunciati,~ ~est;r~ oni sul contesto - che però non mo- culta). Supponiamo che in un'aula di tribunale il pubblico
dificano le condizioru di verità letterali di un enunciata. (87)
ministero ponga all'imputata Bea le seguenti domande:
letteralmente non "dice" che il Colosseo è stato venduto - ma
appunto lo presuppone. La presupposizione che il Colosseo (94) Da quanto tempo conosceva la vittima?
sia stato venduto è la condizione che un contesto deve soddi- (95) Perché ha smesso di spacciare eroina?
sfare perché (87) possa essere usato in modo appropriato. Usando (94) il pubblico ministero presuppone 'Bea conosce-
.. S1 e dett~ che quando un par~ante presuppone una propo- va la vittima', e usando (95) presuppone 'Bea ha smesso di
smone ~ed~ per scontata la ventà, e assume che i suoi inter- spacciare eroina', che a sua volta presuppone 'Bea spacciava
locutonfacc1ano lo stesso; in altri termini, si suppone general- eroina': ricordiamo che presupporre una proposizione signi-
mente c~e le presupposizioni siano credute vere dai parlanti. fica dame per scontata la verità e, cosa ancor più gravida di
~ tutt~VJ.~ questo non avviene in casi particolari. Innanzitutto conseguenze, assumere che gli altri facciano lo stesso. Analo-
m c~~1 di menzogn~ ..un parlante può presupporre una pro- gamente le presupposizioni sono un'arma subdola in pubbli-
posizione ~be non nuene vera per meglio ingannare i suoi in-
cità: l'enunciato
terlocuton, come quando Bea proferisce (86 neg) per far cre-
dere che Francesca tradisca Paolo, e che questo sia un fatto no- (96) Il segreto deìl' efficacia di X è la sua formula speciale
to. Op~~e ~ pa.rlante può non mettere in discussione pre- presuppone 'X è efficace'; e
s~ppos1z1om a cw pure non crede per facilitare la comunica- (97) Prova Z, il metodo per dimagrire in una settimana
z10ne - come quan~o, discutendo della capigliatura di Chirac mangiando di tutto
con quale.uno .conVlilto che la Francia sia una monarchia al
presuppone 'Esiste un metodo per dimagrire in una settima-
s,uo. (90) ribatuam~ (90 neg), senza per questo impegnarci al-
1esistenza del re di Francia. E infine un parlante può presup- na mangiando di tutto'.

88 89
4.3. Presupposizioni; implicature, conseguenze logiche 5. La cortesia

Non è ~~m~re facile tracciare una distinzione netta fra pre- A: Buongiorno. Mi scusi se la disturbo.
su~p?s121?m, conseguenze logiche, implicature convenzio- B: Ma si figuri.
n~ ~plicar~e con ersazionali. La distinzione può essere A: Grazie mille. Arrivederci.
chjanta esammando i tipi diversi di sanzione che viene ap- (Morecambe & W'ùe)
plicata quando la proposizione legata a un dato enunciato (e Nel corso di questo capitolo si è mostrato che le nostre inte-
d.a questo presupposta o implicata logicamente o conven" razioni verbali hanno una dimensione sociale essenziale: il
z1on~~te o conversazionalmente) è falsa. Vediamo i di- linguaggio ci permette di/are delle cose, in particolare di tra-
versi casi.
sferire informazione, di indurre i nostri interlocutori a intrat-
• Se A implica logicamente Be B è falsa - allora A è falsa. tenere certe credenze. Allo stesso tempo, però, il linguaggio
(98) Bea ha venduto il Colosseo ai giapponesi ci consente di identificare, esibire, modificare le relazioni che
implica l?gicamente (fra gli altri enunciati) B: 'Qualcuno ha ci legano ai nostri interlocutori. Con cortesia si intende guel-
venduto il Colosseo ai giapponesi'. Se B è falsa, allora (98) è l'i sieme di srrategie che mirano aP. unto a stabilite, conser-
falsa. vare o aluerare relazioni fra imterlocutori - che esse rivestano
~ Se A presuppone B e B è falsa - allora A è deviante o pri- carattere interpersonale, o sociale, quando non istituzionale.
va di valore di verità. Nel primo capitolo abbiamo fatto notare che, accanto a
(87) È stata Bea a vendere il Colosseo ai giapponesi una competenza sintattica e semantica - che ci consente di
esprimere giudizi di accettabilità sintattica e semantica a pro-
pr~suppone B:, 'Il ~olo~seo è stato venduto ai giapponesi'. Se
Be falsa, (87) e priva d1 valore di verità. posito degli enunciati della nostra lingua - esiste una compe-
, • Se~ implica conversazionalmente B e B è falsa - allora tenza pragmatìca - che ci pennette di stabilire se un dato
A e fuorviante. enunciato è pragmaticamente ben formato, cioè appropriato
Torniamo a Paolo che chiede "Dov'è il latte?" e France- a un particolare contesto. Abbiamo proposco svariati esempi
sca che risponde in questo senso: per tornare a
(72) Guarda nel frigo! (32) Hai una sigaretta?
~72) implica conversazionalmente B: 'Il latte è in frigo'. Se B la risposta "Sì", se non seguita dall'offerta di una sigaretta,
e falsa, allora (72) è fuorviante. verrebbe considerata non collaborativa o, appunto, scortese.
, • Se A implica convenzionalmente B e B è falsa - allora A Più in generale, siamo in grado di giudicare se un certo enun-
e mal formulata o addirittura falsa. ciato è più cortese di un altro, e questo a prescindere dalla
(47) Francesca è povera ma onesta semplice forma grammaticale. La forma interrogativa in
impli~~ conv~nzionalmente B: 'C'è un contrasto fra povertà e (99) Ti dispiace buttare quell'orrore?,
onesta . Se Be falsa, allora (47) è quantomeno mal formulata ad esempio, ci sembra più cortese di un imperativo come
(da Lycan 2000).
(100) Butta quell'orrore!
pur esprimendo il medesimo contenuto "sgradevole"; e tut-
tavia non sempre l'imperativo viene percepito come scortese,
come accade per

90 91
(101) Prendi un'altra fetta di torta! l'espressione di solidarietà o sentimenti an:ichevoli. La_ faccia
generalmente sentito come più cortese rispetto a ha due aspetti: la faccia negativn, che cornsponde al b1s~gno
(102) Puoi prendere un'altra fetta di torta. di essere indipendenti e di avere libertà di agire, e la.facc~a ~u­
sitiva che corrisponde al bisogno di esseri accettau, e di pia-
In questo paragrafo diventerà chiaro, fra l'altro, perché cere. Di conseouenza un atto comunicativo può essere di cor-
tesia negati va~ può cioè essere val to a preservare la lib~rtà d ' a-
spesso un parlante sceglie strategie comunicative indirette,
come 1'implicatura io (32), che pure richiedono un maggior
zione deU 'altro - o di cortesia positiva - finalizzato a mcorag-
sforzo ~omunica~vo (da parre del parlante) e un maggior
giare i sentimenti di amicizia e solid~rietà. u~ parlante ha ~er­
sforzo rmerpretauvo (da parte del destinatario) rispetto a
strategie dirette come ciò dinanzi a sé un ampio spettro d1 alternative per comp1~re
un atto comunicativo. Vediamone alcune grazie a un esempio:
(103) Dammi una sigaretta! supponiamo che, mentre Paolo sta guarda~do u~ emozi?nan-
te episodio di Beautiful alla tv, Francesca s1 fer:ni propno d~­
5.1.Faccia vanti al televisore. Paolo può intraprendere diverse strategie
per comunicare a Francesca il prop~io desiderio che lei si ~po­
Le dispiace se non fumo? (Achille Campanile) sti. Tanto per cominciare può non due nulla, ma fare sforzi pe.r
cercare di vedere, sporgendosi dalla poltrona e allungando il
La valutazione dell'accettabilità pragmatica di un enunciato
collo, per manifestare l'intenzione di comunica~e a Francese~
deve prendere in considerazione tre gruppi di fattori:
il proprio desiderio di farla spostar~ da lì davanu. Oppure puo
i) le assunzioni del parlante sui suoi rapporti con il desti-
natario; dire qualcosa e anche qui le possibilità sono molte. Può sce-
ii) la situazione concreta di discorso; gliere di usare un ordine diretto come
iii) i tentativi di modificare i) e ii). (104) Spostati!
Fa parte di i) lo status relativo dei partecipanti all'intera- che ha il vantaggio della chiarezza, ma è una se~ia mi:iaccia
zione verbale come l'età, il potere, la condizione sociale e (in per la faccia di Francesca, e può essere usato solo ~n casr estr~­
cene culture) il sesso (o il genere) tutti fattori esterni alla re- mi; si noti che è sempre possibile mitigare un ordme, come m
lazione, e fattori stabili; ma ne fanno parte anche fatrori in- (105) Per favore, spostati.
terni, come il grado di intimità o di amicizia, che invece pos-
Paolo può scegliere di intraprendere una strategia di cortesia
sono mutare rapidamente nel corso dell'interazione.
positiva, come in
Ogni interazione rappresenta un potenziale rischio per
quella che viene definita la "faccia" (o "reputazione"), e cioè (106) Ti sarei grato se ti spostassi;
l'immagine di sé pubblica, emotiva e sociale di una persona o una strategia di cortesia negativa, espressa tipicamente con
(cfr. Goffman 1967, Brown e Levinson 1987). In questa pro- la forma interrogativa come in
spettiva, allora, la cortesia viene definita come quell'insieme O.i (107) Ti dispiacerèbbe spostarti?;
mezzi im iegati da un parlante per mostrare consapevolezza
o ancora usare un'implicatura, come
della faccia dell'altro . Bisogna chiarire subito che tali mezzi so-
no impiegati in situazioni di distanza sociale - con l' espressio- (108) Non riesco a vedere nulla,
ne di rispetto (e questa è l'accezione comune, non tecnica, di o infine un'implicatura ironica (diventata convenzionale) come
"cortesia ") - ma anche in situazioni di vicinanza sociale- con (109) Sei bella ma non sei trasparente.

92 93
5.2. Regole della conversazione e regole della cortesia me il sesso, i bisogni corporali, il denaro, la morte - o, se li si
Nell~ questioni di massima importanza, essenziale è affronta, chiedere il permesso, come in
lo stile, non la sincerità. (Oscar Wilde) ( 112) Posso chiederle quanto ha pagato quel fuoristrada?
Ro~yn Lakoff (1973) individua due gruppi di regole prag- o usare termini tecnici come "copulare", "defecare", "condi-
matiche: qu~lle che regolano la conversazione - che possono zioni disagiate", "deceduto".
essere smtet1zzate nella massima "Sii chiaro" e che corri- B. La massima "Offri delle alternative", che regola il di-
spondono sostanzialmente alle massime griceane _ e le re- scorso fra partecipanti di pari status e potere ma senza parti-
g.ole ~el!.a cortesi~ - che possono .essere riassunte nella mas- colare intimità, impone di lasciare che sia l'interlocutore a de-
sima Su cortese . Come le massime conversazionali anche cidere come reagire. La massima si concretizza nell'uso di
l~ re.gole de~a cortesia sono applicabili non solo alle' intera- espressioni attenuative, come in
z1om verbali,.ma a ~utte le transazioni cooperative umane. E (113) Bush è in qualche misura un conservatore;
come le massi.me gn~eane, anche le regole della cortesia pos- nella scelta di esprimere opinioni e richieste in modo tale che
s?no essere violate: m altri termini è possibile essere inten-
possano essere ignorate, senza perdere la faccia, come in
z10nalment~ scortesi, ma la trasgressione viene resa possibi-
le dalla tacita aspettativa del rispetto di regole come quelle (114) Suppongo sia ora di andare,
che vedremo. o con l'uso massiccio di implicature; nella scelta, per gli ar-
Le r~gole della cortesia devono essere suddivise in tre sot- gomenti tabù, di eufemismi come "andare a letto'', "andare
togruppi ~be reg?lano i rapporti in situazioni di diversa di- in bagno", "essere in ristrettezze", "scomparso" .
stanza sociale e c10è: C. La regola "Sii amichevole", infine, si applica al discor-
A) nel d.iscorso formale: "Non ti imporre"; so informale, fra partecipanti di pari status legati da relazio-
B) nel discorso fra pari: "Offri delle alternative'" ni di amicizia o intimità. La regola impone di far sentire l'in-
C) .n:l d~s~?rso. informale: "Metti il tuo interl~cutore a terlocutore a proprio agio, e di mostrare interesse nei suoi
suo agio o Su amichevole". confronti; essa si concretizza nel dare e domandare opinioni
Vediamo più in dettaglio i tre sottogruppi. personali; nel dare del tu e usare nomi propri e soprannomi;
nell'intercalare con espressioni che dimostrano partecipazio-
· A.· Le h· regole
" · "Non . ti imporre" ' "Sta sulle tue" , "N on u·
1mm1sc iar~ s1 applic~no al disc~rso formale, in cui si sup- ne attiva come "se ti va", "sai", "voglio dire", nell'uso di un
pone una d1ffe~en.za di statu.s o d1 potere fra i partecipanti. linguaggio diretto, e anche crudo, per gli argomenti tabù.
Qu~s~e ~~gole mgmngono di non chiedere quella che viene È interessante notare che, se ci aspettiamo le regole e, l'u-
~~fln1ta merce non franca" (azioni o parole che costano al- so di regole più formali (come A) viene interpretato come se-
1mterl~cutore~ o ~uantomeno di chiedere il permesso, 0 di gnale di distanza, o di ironia (si rileggano gli esempi (106) e
scusarsi se la. s~ ch~ede. Questo significa evitare di domanda- (107)) o addirittura come un venir meno della cortesia. Que-
re ~ dare op1?1o?i pe~sonali; utilizzare espressioni imperso- sto significa due cose. Da un lato, C, quando è applicabile
nali o costruz1om passive come (quando gli interlocutori sono in rapporti di amicizia o inti-
(110) Il pranzo è servito mità), ha la precedenza su ogni altra regola. Dall'altro, le mas-
(111) È vietato fumare· sime griceane della conversazione possono essere reinterpre-
' tate come sottocasi delle regole A della cortesia: la cortesia,
astenersi da tutta una serie di argomenti di conversazione, co-
nel discorso formale, si manifesta nel trasmettere il messag-
94 95
gio in poco tempo e imponendo il minimo sforzo al destina- cipanti alla conversazione non parlano tutti ass~err:e,_ ma :ino
tario. Ecco perché la violazione delle massime griceane (la alla volta, senza lasciare momenti imbarazzanti d1 silenzio e
violazione di A) preserva la cortesia nel discorso fra pari, sia- senza controversie troppo accese su a chi di volta in volta toc-
no essi intimi o meno (preserva Be C). ca parlare. È solo quando la conversazione non scorre i~ ~o­
A, B e C costituiscono, per Lakoff, regole pragmatiche do fluido che diventano evidenti - o devono essere esplicita-
universali, che ammettono però diversi ordini di priorità a se- te - le regole che gestiscono la con ersazione, e che stabili:
conda degli scopi che il parlante persegue. La domanda di scono, ad esempio a chi cocca parlare per quanto tempo, chi
Paolo a Bea può intervenire, e in che modo, quali espressioni segnala~o la
( 115) Quanto hai pagato quel fuoristrada? fine di un turno nella conversazione o della conversazione
stessa e così via. Si è detto che oonversare è come ballarej l
è sì una violazione di A (Paolo sta chiedendo merce non fran-
tango ' o preparar un <lolce con yualc~no - (U n ' at~ività coo-
ca) ma rispetta C (Paolo fa sentire Bea importante, mostra un
p~rativa che richiede oordinaziunc fra i pa n r. Bisogna or~
interesse attivo nei suoi confronti). In modo analogo l'uso di
aggiungere che conversare comporta anche _u na lotta per il
rafforzativi o di performativi espliciti, come in
controllo della parola: presa, possesso e cessione della paro-
(116) Ti dico che Paolo è un imbroglione la sono regolati da convenzioni e consuetudini anche nelle
(117) Giovanotto, ti sto chiedendo di uscire conversazioni più disinteressate e quotidiane. In genere dun-
(118) Ti ripeto per l'ultima volta di smetterla
que, in una conversazione ci sono due o più p~rtecipant~ , eh~
rappresentano violazioni di Be C (che abbiamo visto essere parlano uno alla volta, senza sovrapposizi?m e ~en~a sil~nz~
le regole della cortesia vera e propria) in favore di A, la rego- troppo lunghi. Sovrapposizioni, fraintendim~n sw _rn_rru_ ~
la della chiarezza. È inoltre evidente che i parlanti possono presa di parola e silenzi prolungati sono cons1derau ~1-~:
avere una diversa percezione della situazione comunicativa, cativi - generalmente di imbarazzo, disaccordo, ostilna: ~1
o del loro rispettivo status, nonché un diverso stile conversa- tratta di casi in cui il parlante comunica più di quanto non eli -
zionale - che privilegia il rispetto e la deferenza a rischio del- ca. Naturalmente l'esempio più evidente è il silenzio: suppo-
l'impersonalità, o piuttosto il coinvolgimento e l'interesse, a niamo che Paolo dica, rivolto a Francesca,
rischio dell'indiscrezione e della sciatteria.
( 119) Cosa hai fatto oggi?
e che Francesca resti in silenzio; o che, al
5 .3. Analisi della conversazione (120) Ciao!
"Che cos'è un Carosello elettorale?" disse Alice: di Paolo, Bea non risponda nulla. Nei due esempi, Francesca
non che ci tenesse molto a saperlo, ma il Dodo ave- e Bea comunicano un contenuto che può essere anche molto
va lasciato cadere una pausa come se qualcuno do- ricco, anche senza dire nulla. E questo perché una domanda
vesse prendere la parola, ma nessuno si era sognato - come (119) - è un'esplicita cessione del proprio turno di pa-
di farlo. (Lewis Carrol[)
rola all'interlocutore selezionato (cui è rivolta la domanda) .
È piuttosto comune l'impressione che le nostre conversazio- (120), invece, è la prima parte di una coppia adiacente, come
ni quotidiane fluiscano senza difficoltà, senza particolare "Ciao!" I "Ciao!" (saluto/saluto);
sforzo da parte dei partecipanti, e con quello che sembra un "Grazie" I "Prego" (ringraziamento/minimizzazione);
sostanziale accordo sul modo di procedere: in genere i parte- "Come stai?" I "Bene grazie"; ·

96 97
"C ome var"'"I "N on ml. posso 1amentare "; Capitolo quarto
"Che ore sono?" I "Sono le ... ".
Si tratta di schemi automatici che rappresentano veri e pro-
Ricerche in corso
pri atti sociali: se il destinatario della prima parte di una cop-
pia adiacente non fornisce la seconda parte, o ne fornisce una
inattesa, tale mancanza verrà considerata significativa, e co-
municherà più di quanto non dica (per fare un esempio, si im-
magini che al (120) di Paolo, Bea risponda con (119)). Richie-
ste, offerte e affermazioni sono atti sociali compiuti tipica-
mente con l'aspettativa di un'accettazione e un accordo piut-
tosto che di un rifiuto o un disaccordo; accettazione e accordo
occorrono più spesso come seconda parte di una coppia adia-
cente (li si definisce con il termine tecnico di preferenza). Il si- 1. La dimensione cognitiva del linguaggio
lenzio è in genere il segnale che i1l destinatario non può pro- My brain? lt's my second favourite organ.
durn un accordo o un'accettazione- ma anche in questo ca- (Woody Allen)
so sono molte le strategie che un parlante può intraprendere
per evitare di esprimere in modo diretto un rifiuto o un disac- In questo capitolo conclusivo verranno indica~e_le direzioni
cordo: da esitazioni e pause all'uso di mitigatori o introdutto- di ricerca più stimolanti e originali verso le quali s1 muove una
ri ("davvero", "beh"), dall'espressione di dubbio o scuse disciplina che intreccia sempre più il proprio cammino co~ la
("non so"," che peccato", "mi dispiace") all'offerta di spiega- psicologia, le scienze cognitive e i modelli di rappresentaZJ.o-
zioni ("devo fare ... ", "non ho tempo"), dalla richiesta di com- ne e di elaborazione dell'informazione. Più volte si è sottoli-
prensione ("capisci'', "vedi") all'impersonalità ("tutti fan- neato come la questione dell'interpretazione del comporta-
no ... ", "è necessario fare ... ") (cfr. Yule 1996). mento linguistico dei nostri interlocutori si leghi indissolu-
Come si vede, compiere un atto sociale in situazioni di di- bilmente a quella dell'interpretazione del loro comporta-
stanza sociale o interpersonale comporta un gran dispiego di mento in generale, allo studio dei modi in cui otteniamo, pr?-
parole e quindi un maggior sforzo comunicativo, special- cessiamo, organizziamo e trasmettiamo l'informazione, e m
mente se si sta esprimendo un rifiuto o un disaccordo. Nel ultima analisi alla riflessione sui modi in cui costruiamo e mo-
quarto capitolo verrà approfondita l'analisi dei rapporti tra difichiamo la nostra rappresentazione del mondo. Ne segue
sforzo comunicativo e interpretativo, da un lato, ed effetti co- che crli esiti più interessanti e promettenti della pragmatica
gnitivi, dall'altro (in questo caso tra cortesia e chiarezza, ma privllegiano una prospettiva cognitiva, che rende. a ~~entifica­
gli effetti cognitivi possono essere i più svariati). Su questo re modelli di interpretazione linguistica modelli di mterpre-
punto analizzeremo in particolare la teoria più all' avanguar- cazione tout court e moddli della mente. All'interno di que-
dia in pragmatica cognitiva, la teoria della pertinenza. sta prospettiva si sottolinea il carattere rivoluzionario della
teoria griceana che, al modello tradizionale del codic~ , op-
pone un modello della comunicazione di tipo inferenziale.

99
2. Dal modello del codice al modello inferenziale modo solo incompleto ciò che P vuole dire. Si supponga che,
A: Ciao cara, da dove vieni? alla domanda di Francesca "Hai fame?", Paolo risponda
B: Dall'istituto di bellezza. (1) Ho pranzato da Bea.
A: Ah, era chiuso? Il significato convenzionale delle espressioni che compaiono
(Achille Campanile) in (1) - che pure è perfettamente trasparente a Francesca, da
La comunicazione è un processo che mette in gioco due di- lei completamente decodificato - non le permette tuttavia di
spositivi di trattamento dell'informazione. Un meccanismo di ricostruire il messaggio che Paolo le vuole comunicare, non
emissione modifica l'ambiente fisico del meccanismo di rice- le permette di identificare (1) come una risposta pertinente
zione per far sì che quest'ultimo costruisca rappresentazioni alla sua domanda. In molti casi la comunicazione deve fare
simili a quelle immagazzinate dal primo meccanismo. In par- appello a processi inferenziali che permettono a D di ricono-
ticolare, nella comunicazione orale, il parlante P apporta del- scere le intenzioni di P; tali p riocessi devono integrare il mo-
le modifiche all'ambiente acustico del destinatario D tali che dello del codice.
D formi pensieri o rappresentazioni mentali simili a quelli di Ma di che tipo di inferenze si servono i parlanti?
P. Ma in che modo uno stimolo fisico, che non ha alcuna so-
miglianza con la rappresentazione mentale di P, può provo-
care la somiglianza delle rappresentazioni di P e D? 3. Inferenze
La risposta tradizionale - da Aristotele (che la concepiva Either he's dead, or my watch has stopped.
per la comunicazione orale) ai semiotici contemporanei (che (Groucho Marx)
l'hanno estesa a ogni forma di comunicazione) - è il modello
del codice: la comunicazione consiste nella codifica e decoeli- In logica, un'inferenza è un processo deduttivo che da un cer-
fica di messaggi. Un codice è un sistema che permette a due to numero di premesse consente di derivare conseguenze lo-
dispositivi di trattamento dell'informazione di comunicare giche. Quando uno schema d'inferenza è valido ("valid"), es-
stabilendo una corrispondenza fra messaggi interni al dispo- so preserva la verità: questo significa che se le premesse sono
sitivo e segnali esterni. Gli enunciati di una lingua corrispon- vere anche la conclusione che ne viene derivata sarà vera.
dono ai segnali esterni: le parole permettono a P di rendere il Esaminiamo un esempio classico di inferenza valida:
proprio pensiero accessibile agli altri. Il modello del codice è (2) Tutti gli uomini sono mortali (premessa)
allora caratterizzato da tre tesi:
Socrate è un uomo (premessa)
1) Un codice permette di associare a ogni senso o pensie-
ro un'espressione, e viceversa. Socrate è mortale (conclusione)
2) Le lingue naturali sono codici. Se uno schema d'inferenza è valido - come quello istan-
3) P codifica il senso che vuole comunicare a D con un' e- ziato in (2) - esso lo è in tutti i contesti, per ogni sua istan-
spressione che D decodifica, identificando in questo modo il ziazione. Un'inferenza logica pur valida non è però fondata
senso, o pensiero, comunicato da P. ("sound"), non permette cioè di derivare una conseguenza
Nel corso della nostra analisi, a questo modello abbiamo vera, quando almeno una delle premesse è falsa, come in:
più volte opposto che la rappresentazione semantica di una
frase (la sua codifica) spesso non coincide affatto ton i pensie- (3) Tutti gli uomini odiano la violenza (premessa)
ri che possono essere espressi proferendo quella frase: il signi- Attila è un uomo (premessa)
ficato convenzionale delle frasi utilizzate da P determina in Attila odia la violenza (conclusione)

100 101
Le inferenze di cui si parla in psicologia sono processi men- (5) i) Paolo ha proferito (1)
tali all'opera nei più svariati compiti cognitivi, come la perce- ii) il contesto contiene le seguenti informazioni: quan-
zione, la pianificazione di azioni, o la comprensione. Simili ai do si ha appena pranzato non si ha fame
ragionamenti logici, sono tuttavia processi molto informali e iii) Paolo rispetta le massime
spesso ellittici, che si producono in modo spontaneo, automa- iv) Se i) Paolo ha proferito (1), ii) il contesto contiene
tico e in larga parte inconscio. Le implicature griceane, più che le informazioni citate, e iii) Paolo rispetta le massime,
inferenze logiche vere e proprie, possono essere viste come Paolo deve voler dire che f19_~ ha fame
meccanismi di formazione e conferma di ipotesi. Un proferi-
mento è un'azione dotata di senso: a partire dal dato di un pro- Paolo vuol dire che non ha fame
ferimento, D può ricostruire, in contesto, l'intenzione comu- Nei casi di implicatura, tuttavia, a differenza dei casi di in-
nicativa di P- avanzando ipotesi che gli permettono di passa- ferenza logica, non tutte le premesse sono esplicitate: è allo-
re, attraverso inferenze, da ciò che P ha detto a ciò che P vuole ra facile immaginare contesti in cui Paolo e Francesca non
dire, a ciò che P ha l'intenzione di comunicare. Le premesse so- condividono tutte le premesse. Questo è particolarmente
no di tre tipi: i) innanzitutto D deve prendere in considerazio- plausibile per la premessa ii): la non condivisione di ii) con-
ne l'enunciato stesso, il suo contenuto esplicito, e convenzio- durrebbe Francesca a trarre l'implicatura sbagliata. Si imma-
nale; ii) D deve poi tenere in conto le informazioni derivate dal gini che, mentre Francesca trae l'implicatura in (5), Paolo -
contesto in cui l'enunciato è stato proferito; iii) e infine D de- fondandosi su una diversa premessa ii) che erroneamente cre-
ve fare l'ipotesi che P rispetti il principio di cooperazione e le de condivisa - si aspetti in realtà la seguente inferenza:
massime. Un'implicatura avrà dunque la seguente forma:
(6) i) Paolo ha proferito (1)
(4) i) P ha detto p ii) il contesto contiene le seguenti informazioni: Bea è
ii) il contesto contiene le seguenti informazioni: ... una pessima cuoca, e quando è invitato a casa sua,
iii) P rispetta le massime Paolo mangia sempre pochissimo
iv) Se i) P ha detto p, ii) il contesto contiene le infor- iii) Paolo rispetta le massime
mazioni citate, e iii) P rispetta le massime - P deve vo- iv) Se i) Paolo ha proferito (1), ii) il contesto contiene
ler dire q
le informazioni citate, e iii) Paolo rispetta le massime,
Pvuol dire q Paolo deve voler dire che ha fame
Naturalmente (4) non pretende di essere un processo lo- Paolo vuol dire che ha fame
gicamente valido, ma piuttosto riuscito, o meno, efficace, o
Come si ricorderà, secondo Grice il parlante non si impe-
meno: si invocano processi inferenziali di questo tipo per ren-
gna sulla verità delle implicature che D inferisce. Si tratta di
der conto tanto del successo quanto del fallimento della co-
municazione, per spiegare tanto la comprensione quanto gli implicature non verocondizionali - che cioè non fanno parte
errori e i malintesi. Se nel caso delle inferenze logiche un'in- delle condizioni di verità degli enunciati da cui sono tratte: la
ferenza fallisce quando una delle premesse non è vera, nel ca- proposizione "Non ho fame" non fa parte del significato di
so delle implicature si verifica un fallimento comunicativo (1), non fa parte di ciò che è detto da (1). Ne è prova il fatto
quando una delle premesse non è condivisa. Si torni al dialo- che un'implicatura è sempre cancellabile senza contraddizio-
go tra Paolo e Francesca, e si consideri il tipo di inferenza che ne, come m
Paolo si attende che Francesca tragga da (1): (1') Ho pranzato da Bea, ma ho ancora fame;

102 103
e ne è prova il fatto che implicature reciprocamente incom- cognitiva della pragmatica, la teoria della pertinenza, destina-
patibili possono essere tratte dal medesimo enunciato, in ta a un successo notevolissimo: si tratta della teoria della co-
contesti diversi - come in (5) e (6). municazione che più ha influenzato le recenti ricerche prag-
Le teorie pragmatiche più recenti, che mirano a integrarsi matiche.
alle scienze cognitive, hanno fatto proprio il modello inferen- Si è detto che il modello del codice concepisce la comu-
ziale della teoria griceana, il quale postula un sistema di mani- nicazione come una sorta di "duplicazione" di pensieri dal
polazione di rappresentazioni. E tuttavia contro il modello di parlante P al destinatario De, di conseguenza, presuppone la
Grice vengono ora sollevate obiezioni decisive: in primo luo- possibilità di giungere a una perfetta simmetria fra mecca~i­
go le regole d'inferenza utilizzate dai parlanti non vengono smo di emissione e meccanismo di ricezione del messaggio.
mai veramente esplicitate; in secondo luogo non viene propo- All'interno di questa prospettiva, un processo inferenziale è
sto nessun criterio di selezione all'interno dell'insieme poten- ammissibile solo se P e D condividono le premesse dell'infe-
zialmente infinito di premesse di un'inferenza; e infine non renza ossia se condividono il contesto. Con contesto si inten-
viene fornita nessuna indicazione di quando il sistema infe- de u~ sottoinsieme di ipotesi sul mondo: l'informazione sul-
renziale si deve fermare - in altri termini di quando un'inter- l'ambiente fisico immediato dei soggetti; l'informazione sugli
pretazione è ritenuta soddisfacente. In sintesi, la teoria gticea- enunciati precedenti; la conoscenza enciclopedica che i sog-
na sembra essere in grado di tornire soJo spiegazi_oni ex ost getti hanno in memoria (ipotesi scientifiche, credenze reli-
/ar,:to. In una prospettiva cognitiva, allora, una teoria pragma- giose, previsioni, ricordi, pregiudizi culturali, ipotesi sulle
tica deve cercare di ovviare a tali obiezioni, e dunque deve: credenze degli interlocutori, e così via).
a) indicare in che modo l'informazione viene rappresen- L'idea che due soggetti condividano il contesto suscita due
tata; ordini di problemi. In primo luogo, è estremamente improba-
b) indicare in che modo viene acquisita nuova informa- bile che P e D condividano integralmente quantomeno la co-
z10ne; noscenza enciclopedica: lo mostrano esempi come (5) e (6). In
c) esplicitare i processi di interpretazione, e in particolare: secondo luogo, la nozione di contesto condiviso ("P e D con-
c.1) le regole d'inferenza; dividono l'assunzione q") ammette almeno due letture: nella
c.2) il criterio di selezione delle premesse; lettura debole significa semplicemente che P crede q e D cre-
c.3) il criterio d'arresto del sistema. de q; nella lettura forte significa che P crede q, D crede q, P cre-
Nel paragrafo successivo vedremo che la teoria della per- de che D creda q, D crede che P creda q, P crede che D creda
tinenza soddisfa le condizioni citate e si propone come riu- che P creda q ecc. (sulla nozione di contesto condiviso o cono-
scita iotegirazione di prngmati.ca e scienze cognitive. scenza mutua si vedano Lewis 1969 e Schiffer 1972). Sembra
allora che P, per selezionare le ipotesi condivise - quelle che
entrano effettivamente nel processo inferenziale-, debba fare
4. La teoria della pertinenza
ipotesi di secondo grado, sulle ipotesi di D, e che D debba fa-
4.1. Critica al modello del codice re ipotesi su quelle di P- e così via all'infinito. Così intesa, l'i-
potesi di un sapere condiviso fra P e D non ha evidentemente
Cred'io ch'ei credette ch'io credesse plausibilità psicologica. In una prospettiva cognitiva, dunque,
(Dante Alighieri) il modello del codice deve essere abbandonato.
All'inizio degli anni Ottanta lantropologo Dan Sperber e la
linguista Deirdre Wilson danno le coordinate di una teoria

104 105
4.2. Codice e inferenze non che i cinema non hanno in programmazione nessun
Se alzi gli occhi e vedi il sole, vuol dire che non pioverà. film). Sia nel caso non verbale (il gesto), sia nel caso del pro-
Se alzi gli occhi e vedi le nuvole, vuol dire che pioverà. ferimento di un enunciato (come (7)), Paolo si fonda sulla
Se alzi gli occhi e non vedi niente, vuol dire che sta pio- propria conoscenza del contesto per interpretare l'indizio
vendo. (proverbio inglese) fornitogli da Francesca. Lo sresso indizio avrà tutt'altro si-
gnificato in un contesto diverso: potrebbe essere usato per
L'importanza di Grice è di aver sottolineato come il successo comunicare che i cinema sono ancora in sciopero o chiusi
della comunicazione consista non nel t;iconoscimento, da per il riposo settimanale.
parre di D, de l si mifi ca t convenzion ale delle espressioni uti- Quando siamo in presenza di un indizio verbale - di un
lizzate da P (e quindi non nella "decodifica" del messaggio enunciato - l' interpretazione avviene in due fasi , grazie a due
inviato da P), ma nell'identificazione del voler di·e di P del- tipi di J?rocessi: .
le sue internzioni comunicative - anche in assenza di un codi- a da un lato abbiamo i processi linguisLici o semantici di
ce. Sulla scia di Grice, Sperber e Wilson si propongono di decodifica, che trattano la rappresentazione semantica degli
spiegare la comunicazione in modo indipendente dai proces- enunciati;
si di codifica (anche se processi di codifica e decodifica con- b) dall'altro abbiamo i p rocessi pragmatià d'inferenza,
tinuano a svolgere un ruolo, pur ausiliario), secondo un mo- che forniscono l'interpretazione vera e propria 1 .
dello di tipo inferenziale. Il modulo linguistico a ha come input dati percettivi (pro-
In un modello inferenziale la comunicazione è produzio- ferimenti di enunciati) e come output una prima interpreta-
ne e interpretazione di indizi:·.P produce un indizio del senso zione dell'enunciato presentata come una forma logica: si
che intende comunicare, un indizio che può essere non ver- tratta di una sequenza ordinata di concetti, che costituiscono
bale (come un gesto, una smorfia, un silenzio, un sorriso, e gli indirizzi delle entrate enciclopediche. Esaminiamo nuova-
così via) oppure verbale. Il modello inferenziale si caratteriz-
za come segue: 1
L"articolazione di processi linguistici a e processi generali b si arrua ar-
1) P produce un indizio del senso che intende comunicare. uaverso una reoria della menre di tipo modularista. Secondo Fodor L983 la
2) D inferisce il senso inteso da P a partire dall'indizio e mente ha un funzionamento gerarchico, per tappe successive che corrispon-
dal contesto - e questo in ogni caso. dono a diversi componenti, o moduli - e in pani colare a un sistema periferi-
co costituito da moduli specializzati nel trattamento dei dati percettivi prove-
3) Un enunciato linguistico è un indizio complesso del nienti dai vari canali (da ci visivi, acusrici, olfarrivi, e di decodifica del linguag-
senso inteso da P (e non una sua codifica). gio) e un sistema centrale che tratta i dati concettuali che provengono da un
L'indizio - linguistico o meno - può essere molto scarno. modulo periferico, completandoli e imegrandoli con dati in memoria o pro-
venienti da altri moduli periferici. Mentre il sistema centrale ha un carattere
A una festa Francesca può comunicare a Paolo, seduto dal- complesso e non specializzare i diversi moduli periferici sono caranerizzati
l'altra parte della stanza, il suo desiderio di andarsene sem- dal farro di essere isolati e "incapsulati" (cioè ciascuno impermeabile alle
plicemente facendo il gesto di guidare. E alla domanda di infonnazioni provenienti dagli altri moduli), di effettuare operazioni in modo
rapido, automatico e obbligarorio. ella prima edizione di Relevance ( per·
Paolo "Che cosa c'è al cinema stasera?" Francesca può ri- ber e \'\1ilsQn 1986) , il modulo linguistico è parte del sistema periferico, men-
spondere rre il modulo pragmatico è parte del sistema centrale. L'elaborazione più re-
cente della teoria della perrinenza (nclla seconda ed1z ione.diBe/euance, 1995)
(7) Nulla
fa leva su una tesi modulare generalizzata, in cui non esiste un sistema centra-
per còmunicare che non c'è nulla di interessante, o nulla che le, ma solo moduli percettivi, specializzati cioè nel trattamento dei dati per-
cettivi - come a - e moduli concettuali - come b- che trattano i dari concet-
non abbia già visto, o magari nulla nei cinema vicino a casa (e tuali provenienti da moduli percettivi o da altri moduli concettuali.

106 107
mente un es~mpio proposto nel terzo capitolo: si immagini (10) Vuoi venire lo stesso?
che Paolo chieda a Francesca: "Andiamo al cinema?" e che È sull'interpretazione di (9) che Paolo si fonderà per inferi-
Francesca risponda:
re da (10) la proposizione 'Dal momento che a Genova pio-
(8) Sono stanca. ve, vuoi ancora venire a Genova come avevamo previsto?'.
Francesca sta dicendo letteralmente di essere stanca ~a è Abbiamo in secondo luogo le informazioni a,cqMisite tram~te
plausibile assumere che stia comunicando a Paolo din~n vo- la p<5rcezione della situazione di p oferimento, l'ambiente fi-
ler ~dare al cinema. Il modulo linguistico permette di far sico immediato, accessibile a P e D. Supponiamo che Paolo
cornspondere a ogni termine di (8) un concetto che dà ac- e Francesca debbano prendere il treno per Genova; arrivati
cesso alla conoscenza enciclopedica, e cioè alle informazioni in stazione vedono il treno che si sta allontanando, e France-
che verranno usate come premesse nei processi inferenziali sca dice:
d inr rpretazione b. Il concetto ESSERE STANCO attiva una se- (11) E ora?
rie di informazioni- come 'si è stanchi quando si lavora mol-
In questo caso Paolo si fonderà sull'informazione percettiva
r? , 'si è stanchi quando si è malati 'quando si è stanchi non accessibile a lui e a Francesca per inferire da (11) la proposi-
si_ ha voglia di u.scire' - che possono entrare come premesse
zione 'Cosa facciamo ora che il treno è partito?'. Ci sono, in
~1 u~ processo mferenziale. Tale processo conduce Paolo a
terzo luogo, 1 informa:ziioni che fan o parte della eonoscenza
inferire da (8) la pr:oposizione 'Francesca non vuole andare al
en;ciclopedica, rese accessibili dai concetti presenti nella for-
cinema'. Si noti che ·processi ragmatici d'itiferenea no)l so-
ma logica dell'enunciato. Supponiamo che Bea chieda a Fran-
o pra~css~ specifici al linguaggio ma si applicano anche alla
cesca se le piace la focaccia, e che Francesca risponda
comuntcaztonc non verbale, all'interpretazione cli oesti e sì-
~enzi: ~i _tratta cli processi generali (che vengono attivati cioè (12) Sono di Genova.
~ tuttl i comp!ti cognitivi, siano essi tipici della vita quori- In quest'ultimo esempio Francesca fa leva sulla conoscenza
diana, o della ricerca scientifica o dell'espressione artistica) e enciclopedica che suppone Bea possegga, e che viene attiva-
universali, nel senso di non culturalmente determinati eco- ta dal concetto GENOVA ('La miglior focaccia viene fatta a Ge-
muni anche ai mammiferi superiori. nova', 'Tutti i genovesi amano la focaccia') per comunicare
. .L'interpretazione vera e propria è costituita dunque da un una risposta affermativa alla domanda.
insieme di processi inferenziali b che hanno come premesse
da ~-lato_ I~ ~oI?1a logica dell'enunciato (l'output dei pro-
cessi lingmstia di decodifica - a) e dall 'altro il contesto (una 4.3. La capacità di metarappresentazione
parte dell'ambiente cognitivo dell'individuo - ciò che l'indi-
viduo sa o può sapere ciò cui ha o può avere accesso). Più in Ma come awengono le inferenze? Secondo la teoria della
p~colare, il ~onresto è costituito da tre ripi distinti di infor- pertinenza, la comprensione inferenziale è resa possibile da
mazione. In pnrno luogo esso comprende le informazioni de- una capacità cognitiva propria agli esseri umani, la capacità
r:i_v~te dall 'interpretazione de li enuncia[i precedenti Imma- di attribuire stati mentali ai nostri simili, il fatto cioè che ve-
grn1amo, ad esempio, che Francesca, a Genova, telefonando diamo gli altri come mossi da credenze, desideri, speranze,
a Paolo, a Milano, dica paure, ipotesi, convinzioni. La comunicazione umana costi-
(9) Piove tuirebbe solo un effetto secondario di tale capacità, detta di
metarappresentazione (la capacità di rappresentarsi mental-
e aggiunga
mente gli stati mentali altrui), che costituisce il vero tratto di-

108 109
stintivo degli umani e consente loro un'interazione ricca e nando, l'essere umano è un dispositivo di trattamento del-
complessa. E allora comunicare non consiste nel codificare l'informazione: la selezione dell'informazione sarà pertanto
un pensiero, o nel duplicare i pensieri di P in D, o ancora nel dettata da un criterio che massimizza l'efficacia nel trattamen-
modificare i pensieri di D: comunicare vuol dire modificare to dell'informazione, e in particolare massimizza la pertinen-
in modo intenzionale il contesto dei nostni interlocutori il lo- za dell'informazione trattata. L'interpretazione pragmatica è
ro ambiente cognitivo e, in particolare, l'insieme di i~otesi qui un processo psicologico governato da un solo principio co-
che sono manifeste a noi e a loro, ossia le ipotesi che noi e lo- gnitivo, il prineipio di pertinenza: è questo principio a deter-
ro siamo in grado di accettare come vere o probabilmente ve- minare quale informazione particolare attirerà l'attenzione di
re. Non si ricade però nel regresso all'infinito tipico della no- un individuo. Come si ricorderà, già per Grice l'atto di comu-
zione di conoscenza mutua o sapere condiviso adottata dal nicare qualcosa suscita delle attese che l'atto stesso sfrutta: se
modello del codice. Non bisogna pensare che P e D vedano D riconosce un comportamento comunicativo, allora si aspet-
o sappiano le stesse cose, e facciano le stesse ipotesi: l' am- ta che P rispetti certe regole. Si precisa ora che l'aspettativa del
biente fisico di P e D sarà necessariamente sempre diverso, destinatario riguarda la pertinenza del proferimento di P: un
così come le loro capacità cognitive, in quanto influenzate comportamento comunicativo è in generale nna garanzia taci-
dalle loro diverse esperienze e conoscenze precedenti. P e D, ta di pertinenza. In un esempio di comunicazione non verba-
tuttavia, sono in grado di vedere e sapere le stesse cose, e so- le proposto da Sperber e Wilson, Maria si trova in paese esoti-
no in grado di fare le stesse ipotesi. La comunicazione non si co e decide di andare a fare una passeggiata; il portiere dell' al-
basa allora su un sapere mutuo (che dovrebbe essere neces- bergo, per avvertirla del pericolo di improvvisi violenti tem-
sariamente condiviso) e non consiste in un algoritmo infalli- porali, le indica delle nuvole dall'aspetto minaccioso. Il gesto
bile: come per Grice, la comunicazione è piuttosto un'attività del portiere ha la funzione di attirare l'attenzione di Maria e di
di coordim.azione. rendere pertinenti le nuvole, che pure facevano già parte del
contesto percettivo di Maria: Maria cerca quindi di attribuire
loro un significato, andando a cercare nella sua conoscenza en-
4.4. Criterio di selezione delle premesse: la pertinenza ciclopedica attivata dal concetto NUVOLA ('Nuvole dall' aspet-
to minaccioso preannunciano temporali').
"Ciò è invero rilevante" disse il Re, rivolgendosi al-
la giuria ... il Coniglio Bianco intervenne "Irrilevan- Anche il principio di pertinenza - come le massime con-
te vorrà certo dire sua Maestà" ... "Irrilevante, vole- versazionali - non costituisce una norma cui i soggetti deb-
vo dire, certo" disse il Re prontamente, e fra sé e sé bano sottostare, ma un principio generale d'interpretazione
continuò a bassa voce "rilevante... irrilevante ... irri- all'opera per il linguaggio e per il comportamento in genera-
levante ... rilevante" come per provare quale suona- le. utte le massime grieeane sono impia2zate dalla massima
va meglio. (Lewis Carro![) di pertinenza: in questa prospettiva, infatti, essere pertinenti
consiste nel fornire l'informazione richiesta e solo l'informa-
L'ambiente cognitivo di un individuo è lo sterminato insieme zione richiesta (la massima di quantità), nel fornire informa-
di ipotesi a sua disposizione: quali ipotesi usare per l'interpre- zioni veritiere (la massima di qualità), nel fornire informazio-
tazione di un enunciato? In altri termini, come possono i sog- ni in modo chiaro (la massima di modo). Naturalmente l'a-
getti scegliere all'interno di un insieme potenzialmente infini- spettativa di pertinenza di tanto in tanto può essere delusa:
to il sottoinsieme di assunzioni che costituirà le premesse di un tutti sappiamo che esistono parlanti inaffidabili, prolissi,
processo inferenziale? Nella prospettiva che stiamo esami- noiosi, o confusi.

110 111
4.5. Criterio d'arresto del sistema: effetti e sforzo Vediamo un semplice esempio per chiarire la relazione fra
Da quando l'ho vista, signora, ho invano cercato di costi ed effetti cognitivi. Si supponga che alla domanda di
stare lontano da lei, ma qualcosa in me echeggiava Paolo: "Compreresti unaJaguar?", Francesca risponda:
ininterrottamente, come un tam tam nella giungla. (13) Non comprerei mai una macchina di lusso.
C'è qualcosa che vorrei chiederle, signora: mi può L'interpretazione della risposta di_Francesca richiede a Pao-
lavare un paio di calzini? (Groucho Marx)
lo uno sforzo superiore rispetto a una semplice risposta ne-
Lo scopo di un sistema cognitivo è quello di costruire e modi- gativa, co;ne:
ficare la propria rappresentazione del mondo, per migliorare (14) Non comprerei mai unaJaguar.
la propria capacità di azione e per moltiplicare le inferenze che
Lo sforzo viene però equilibrato dal maggior numero di ef-
tale rappresentazione rende possibili. E evidente che ogni ra-
fetti cognitivi, dal maggior numero di informazioni che Pao-
gionamento inferenziale ha un costo cognitivo, richiede cioè aJ
lo può aggiungere alla propria rappresentazione del mondo,
soggetto tempo e fatica per costruire il contesto pertinente e
per computare l'inferenza. Lo sforzo deve essere giustificato come
dagli effetti cognitivi ottenuti grazie al processo inferenziale. (15) Francesca non comprerebbe mai una Rolls Royce
Tali effetti consistono in modifiche della rappresentazione del (16) Francesca non comprerebbe mai una BMW
mondo del soggetto: l'individuo può aggiungere nuova infor- (17) Francesca non comprerebbe mai una Mercedes.
mazione alla propria rappresentazione del mondo (puo cioè (15)-(17) rappresentano inferenze che Paolo potrebbe trarre
giungere a credere gualcosa); oppure rinforzare o indebolire da (13 ): si tratta di proposizioni "implicitate" da Francesca -
l'informazione presente nella rappresentazione del mondo pur se più debolmente rispetto a (14).
(può cioè mutare la forza con cui crede qualcosa); o ancora L'analisi nei termini di costi ed effetti permette di fornire
sopprimere un'informazione (ad esempio perché una creden- non solo una descrizione dei fenomeni di implicatura che se-
za èin contrasto conla nuova informazione che ha aggiunto). gnalava già Grice, ma anche una loro spiega'l;ione. La teoria
TI principio di rendimento che regola il sistema è sempli- griceana non chiarisce mai cosa spinga un parlante a preferi-
ce: gli sforzi devono e ere equilibrati dagli effetti ottenuti. Il re una risposta indiretta come (13) a una risposta diretta co-
sistema ha come base la ricerca e l'ottimizzazione della perti- me (14), che intuitivamente sembra essere più collaborativa
nenza: maggiori sono gli effetti ottenuti maggiore sarà la per- in quanto non costringe il destinatario a complesse opera-
tinenza dell'inferenza· maggiore è lo sforzo per calcolare l'in- zioni inferenziali. I teorici della pertinenza danno una rispo-
ferenza minore sarà la sua pertinenza. Il principio di rendi- sta: il proferimento di risposte indirette e di eQ..unciati com-
mento ci dà anche un criterio intuitivo di arresto del sistema plessi viene considerato accettabile ("pertinente") quando
an criterio per stabilire quando un 'interpretazione deve es-' consente al destinatario di ottenere maggior· effefti cogniti-
sere considerata soddisfacente: il sistema si ferma non appe- vi - quando cioè gli permette di arricchire, a un costo ragio-
na gL effetti ottenmi eguilibrano li sforzi fatti. Un sistema nevole, la propria rappresentazione del mondo. Allo stesso
cognitivo reale, in altre parole, visto che le sue capacità com- modo, nell'esempio della focaccia, (12) - che pure richiede
purazjonali sono limitate non tende a ottimizzare o massi- un maggior sforzo interpretativo rispetto a un semplice "Sì"
mizzare l'utilità attesa, bensì interrompe la sua ricerca di al- - viene considerato pertinente in quanto comunica non solo
ternative interpretative non appena trova un'interpretazione una risposta affermativa, ma anche la ragione di tale rispo-
che oltrepassa una certa soglia di accettabilità. sta, e permette quindi al D di trarre inferenze supplementa-
112 113
ri. La teoria della pertinenza fornisce così anche una spiega- sala, per comunicare a noi quanto veicolato da (20), dovreb-
zione naturale del perché i parlanti utilizzino strategie indi- be produrre un enunciato come
rette che preservano la cortesia - estremamente costose sul (21) Il fiume era in secca da molto tempo. 9uando un fo~­
piano dello tempo e della fatica che domandano al parlante me è in secca da molto tempo vuol dire che uno spi-
per formularle, e al destinatario per interpretarle: tali strate- rito è morto, e che si deve fargli il funerale. Tutti an-
gie hanno l'effetto cognitivo aggiuntivo, di grandissimo va- darono al funerale
loi::e sociale, di preservare o rinsaldan~ le relazioni sociali fra (l'esempio è in Blass 1990) . La maggior complessità di (l~)
interlocutori. e di (21) è il prezzo da pagare per il successo della comum-
Il parlante ha dunque modi diversi di comunicare il mede-
caz10ne.
simo contenuto - (13) e (14), ad esempio - modi che però ri-
chiedono al destinatario uno sforzo cognitivo differente.
Adattiamo un esempio che abbiamo già proposto nel terzo ca- 5. La distinzione fra semantica e pragmatica
pitolo, e consideriamo la differenza fra i seguenti enunciati: Con l'aiuto delle parole non si è mai potuto espri-
(18) Sono andato al bar. Ho bevuto un caffè mere tutto quello che le parole nascondono. (Eugè-
(19) Sono entrato in un luogo pubblico in cui si servono ne Ionesco)
bevande calde e fredde e cibi pronti; ho chiesto al ca-
Molte delle controversie di cui si è dato conto in questo libro
meriere di farmi un caffè; il cameriere mi ha prepa-
hanno in modo più o meno esplicito, la loro origine in con-
rato il caffè; ho sorseggiato il caffè, sono andato alla
cezioni diverse del confine fra i due ambiti disciplinari di se-
cassa, ho pagato e sono uscito.
mantica e pragmatica: una domanda ricorren~e riguar?av~
Qualunque soggetto considererebbe irragionevole la quan- quanto, nell'interpretazione di un enunciato, sia da attnbm-
tità di tempo e fatica necessarie per interpretare (19) rispetto re alla nostra conoscenza del linguaggio e quanto alla nostra
a (18). Ma si consideri ora un altro enunciato: conoscenza del mondo. In questi paragrafi conclusivi daremo
(20) Il fiume era in secca da molto tempo. Tutti andarono un'idea dei dibattiti più recenti su una questione che anim~
al funerale. filosofi del linguaggio, linguisti, psicologi cog~itivi, .st.ud~o.s1
(20) ci sembra di difficile interpretazione perché facciamo fa- di intelligenza artificiale. La rassegna delle van~ P?s1z1om m
tica a stabilire il legame fra le due parti dell'enunciato: a dif- gioco costituirà fra l'altro l'occasione per. ur: nepilog? e u~
approfondimento delle diverse concez1om d1 pragmatica cui
ferenza di quello che avviene per (18), l'interpretazione della
prima parte non ci fornisce informazioni pertinenti che pos- si è fatto cenno.
sano essere usate come premesse di un processo inferenziale.
E tuttavia (20) è un enunciato di interpretazione immediata 5.1. La prospettiva semantica tradizionale: livelli di senso
per un parlante del Sissala (una lingua parlata in Ghana e in
Burkina Faso) - che probabilmente avrebbe difficoltà a in- Il paragrafo conclusivo del seco?~o capito~o. era dedicato a~­
terpretare (18). Per comunicargli con successo quanto veico- la distinzione fra usi pre-semanuc1, semantici e post-semanti-
lato da (18) dovremmo probabilmente esplicitare le assun- ci del contesto tracciata all'interno della tradizione della se-
zioni contestuali in esso implicite - ad esempio proferendo mantica modellistica. In quell'occasione avevamo individua-
qualcosa di simile a (19); allo stesso modo il parlante del Sis- to due nozioni di contesto:

114 115
• il contesto semamico (all'opera negli usi semantici del 5.2. La prospettiva semantica tradizionale: processi
contesto) che fissa l'identità di parlante e interlocutori il tem-
Annuncio economico: "Vendo cane pastore ma-
po e il luogo del proferimento ecc. · '
remmano; mangia tutto; gli piacciono i bambini".
• il contesto pragmatico (mobilitato negli usi pre e post- (Achille Campanile)
s~antici del contesto) che è costiruito dall'insieme di ipote-
si sul
. mondo avanzate dai soggetti dalle loro credenze , desi- È ora tempo di riepilogare ed esaminare in maggior dettaglio
den intenzioni, attività. i processi interpretativi che consentono il passaggio da un li-
. Alla distinzione fra contesto semantico e pragmatico cor- vello di senso all'altro. Abbiamo innanzitutto i processi se-
nsponde quella tra compe.renza semantica in senso stretto, mantici che, a partire dal livello del significato convenzionale
che determina ciò che è detto da un enunciato (il senso se- di un enunciato (il livello 1), permettono di determinarne la
mantico) e una competenza comunicativa generale, che de- proposizione espressa (il livello 2). Si tratta del meccanismo
termina ciò che il parlante comunica con quell'enunciato (il detto di saturazione, che consente di individuare il riferimen-
senso comunicato); e corrisponde in definitiva la distinzione to delle espressioni indicali, dimostrative e contestuali. Il de-
tradizionale fra semantica e pragmatica. stinatario deve applicare il processo di saturazione ogni volta
La prospettiva tradizionale individua allora tre livelli di che nell'enunciato proferito dal parlante compaiono partico-
senso di un enunciato. lari espressioni linguistiche (pronomi, avverbi di luogo o di
1) Il significato convenzionale dell'enunciato: questo livel- tempo, tempi verbali, possessivi, certi aggettivi, costruzioni
lo di senso corrisponde alla regola semantica associata alle possessive): la saturazione è pertanto un processo obbligato-
espressioni indicali, al loro "carattere"; viene concepito come rio, necessario per ottenere una proposizione completa, che
una funzione da elementi del contesto semantico di proferi- sia valutabile come vera o falsa. Ad esempio, nella frase
mento al valore semantico dell 'espressione (il 'contenuto ") .
(22) Bea ha bruciato il libro di Silvio
~) La proposizione espressa dall'e;nunciato (o contenuto):
corrisponde a ciò che è detto dall'enunciato, alle sue condi- la costruzione possessiva "il libro di Silvio" può esprimere un
zioni di verità; si tratta del livello più propriamente semantico. numero indefinito di sensi: l'espressione potrebbe riferirsi al
3) Il senso impliàto veicolato dall'enunciato: corrisponde libro che appartiene a Silvio, di cui Silvio ci ha parlato, che
a ciò che è comunicato dal parlante tramite I enunciato; si narra la vita di Silvio, che Silvio ha scritto, o visto, oppure so-
tratta de! livello tradizionalmente considerato pragmatico. gnato, o ancora spedito ai suoi concittadini, e così via. (22)
Questo livello rende conro dei fenomeni di senso fiourato o esprime una proposizione definita (e non più un semplice
comunicato implicitamente - i fenomeni detti di "si~c~to schema di proposizione da completare) solo dopo che sia sta-
del parlante": il parlante riesce a comunicare qualcosa di di- ta specificata la relazione pertinente fra Silvio e il libro nel
verso o di aggiuntivo rispetto al significato letterale delle contesto di proferimento.
espressioni di cui si serve, sfruttando il contesto pragmatico Ci sono poi i processi pragmatici - arricchimento libero,
che egli condivide con i suoi interlocutori. Esempi standard transfert e implicature conversazionali - che permettono di
di .senso implicito sono gli usi fiourati
b
o metaforici ' e e im- passare dalla proposizione espressa (il livello 2) al senso co-
p11cature conver azionaligriceane. municato implicitamente (il livello 3 ). A differenza della sa-
turazione, questi processi hanno come input una proposizio-
ne che è già completa e valutabile, e forniscono come output
un'altra proposizione, diversa o più dettagliata rispetto alla

116 117
proposizione d'origine. Vediamo in primo luogo l'arricchi- tabile come vera o falsa, e permette semplicemente di otte-
mento libero. Si consideri l'enunciato nere una proposizione che corrisponde in modo più comple-
(23) Bea ha fermato l'auto. to alle intenzioni comunicative del parlante.
Altro processo pragmatico è il transfert, che sostituisce va-
Esso esprime una proposizione completa, una proposizione
lori metaforici o metonimici al valore semantico letterale di
di cui conosciamo le condizioni di verità: (23) sarà vera se e
un'espressione. Si consideri l'enunciato
solo se Bea ha fermato l'auto, e falsa altrimenti. Secondo la
semantica tradizionale, la specificazione del modo in cui Bea (26) Il panino al prosciutto se ne è andato senza pagare
ha fermato l'auto non fa parte delle condizioni di verità di proferito dal cameriere di un ristorante con l'intenzione di ri-
(23), anche se il più delle volte "arricchiamo" del tutto na- ferirsi al cliente che aveva ordinato il panino (cfr. Nunberg
turalmente le condizioni di verità dell'enunciato, immagi- 1979). L'interpretazione letterale (prima dell'applicazione
nando modi ben differenti di fermare l'auto, a seconda che del processo di transfert) fornisce al destinatario dell'enun-
Bea sia il conducente o un vigile urbano, Catwoman o Lara ciato una proposizione completa, anche se falsa (i panini non
Croft, una passante investita dall'auto in corsa o una mucca escono dai locali senza pagare). Il meccanismo di transfert
che attraversa una strada di campagna (cfr. Rumelhart consente di ricostruire l'interpretazione metonimica dell' e-
1979). Si tratta dell'arricchimento del senso di una proposi- spressione "panino al prosciutto" - che ha come riferimento
J.f ~, c.."':st,,,: vu ~ zione d' pet sé completa, che avviene sfruttando infoqna- il cliente che ha ordinato il panino - e di inferire da (26) la
tc~To
nt.\:.. "" s1.1 ~.t...
""J.t~ zioni enciclopediche che sono parte del contesto pragmati- proposizione vera 'Il cliente che aveva ordinato il panino al
co, grazie cioè alla nostra conoscenza di come è fatto il mon- prosciutto se ne è andato senza pagare'.
do, e in particolare le auto, il codice str~~perer;r o Ci sono infine i meccanismi a noi ormai noti di implicatu-
gli animali al pascolo. L'arricchimento è alla base anche dei ra conversazionale, che permettono al destinatario di inferire,
fenomeni detti di bridging, come quelli esemplificati dagli da quanto il parlante dice letteralmente, proposizioni che il
enunciati parlante si limita a comunicare in modo implicito. Supponia-
(24) Bea prese la chiave e aprì la porta mo, ad esempio, che Paolo chieda a Francesca, dopo cena,
(25) Paolo è andato alla festa e ha incontrato Francesca. "Vuoi un caffè?", e che Francesca risponda
Non sono parti delle proposizioni letteralmente espresse da (27) Il caffè non mi fa dormire.
(24) e (25) le interpretazioni secondo le quali, nel caso di (24), La risposta negativa (la proposizione 'Non voglio un caffè')
Bea ha aperto la porta 'con la chiave', o, nel caso di (25), Pao- non viene letteralmente espressa da (27), ma solo comunicata
lo ha incontrato Francesca 'alla festa': (25), ad esempio, è un implicitamente; si noti fra l'altro che (27) può comunicare una
enunciato perfettamente accettabile come mero elenco delle risposta affermativa (la proposizione di segno opposto 'Voglio
attività della serata di Paolo. Tali interpretazioni, per quanto un caffè') in diverso contesto (se, ad esempio, immaginiamo
molto naturali, non devono essere necessariamente generate, che Paolo e Francesca stiano preparando un esame per il gior-
in quanto non fanno parte del significato delle espressioni no dopo e abbiano previsto di passare la notte a studiare) .
contenute nei due enunciati (esse sono fra l'altro cancellabili Come si vede, il quadro tradizionale traccia una distin-
o ritrattabili senza contraddizione). Mentre la saturazione è z.ione fra processi obbligatori o semantici (la saturazione), che
un processo obbligatorio, dunque, l'arricchimento conte- consentono di determinare il livello della proposizione lette-
stuale è un processo facottativo: esso non è indispensabile in ralmente espressa dal parlante, e p,rocessi facoltativi o prag-
vista dell'ottenimento di una proposizione completa e valu- matici (l'arricchimento, il transfert e le implicature), che con-

118 119
sentono di individuare un livello di senso addizionale e im- in particolare, dall'interpretazione del comportamento (che è
plicito. Lo schema tradizionale di livelli di senso e meccani- di tipo inferenziale e non regimentata da regole o stipulazio-
smi interpretativi sarà pertanto: ni basate sul significato).
1) Significato con1!Jenzionale (ciò che è proferito);
in seguito all'applicazione del processo semantico di satura-
zione: 5.3. La prospettiva pragmatica: alcuni esempi
2) 'Eroposizione espressa (ciò che è detto); Queste regole sono semplicissime! Le capirebbe un
in seguito all'applicazione dei processi pragmatici di arric- bambino di quattro anni. Chico, vammi a trovare un
chimento, transfert e implicatura conversazionale: bambino di quattro anni, perché io non ci capisco
3) Senso implicito (ciò che è comunicato) . niente! (Groucho Marx)
Riassumiamo. Secondo la prospettiva tradizionale, la pro- Molti studiosi si oppongono a questo modo di concepire il
posizione espressa (il livello 2) differisce in modo minimo dal ruolo di semantica e . pragmatica (fra gli altri Kent Bach,
significato convenzionale dell'enunciato (il livello 1), dal mo- Robyn Carston, François Récanati, Dan Sperber e Deirdre
mento che incorpora elementi contestuali solo in presenza di Wilson): la semantica di un enunciato del linguaggio natu-
un numero limitato di espressioni - indicali, dimostrativi, rale (significato convenzionale dell'enunciato, più un nume-
espressioni contestuali. Ogni effetto del contesto sulle condi- ro limitato di fattori contestuali) il più delle volte non sa-
zioni di verità di un enunciato deve essere riconducibile a un ' rebbe sufficiente a fissare le sue condizioni di verità. Ogni
elemento presente nella forma logica della frase (nella sua enunciato esprime una proposizione solo una volta che gli
struttura sintattica profonda) ed è pertanto governato e regi- siano aggiunti, grazie al contesto inteso in senso pragmatico,
mentato da convenzi_oni lmguistiche. Tale tesi è conseguenza elementi che non corrispondono ad alcun costituente sin-
diretta di un principio di correlazione o isomorfismo tra sin- tattico (costituente esplicito o indicale nascosto, presente
tassi e semantica, secondo il quale l'enunciato E significa 'p' solo al livello della forma logica) dell'enunciato e che pure
in virtù dei particolari significati degli elementi di E, del loro ' devono entrare a far parte dell'interpretazione semantica
ordine, e del loro carattere sintattico (cfr. Grice 1989, p. 87, dell'enunciato.
e F odor e Lepore 1991, p. 333). Il passaggio dal livello 1 al li- Esaminiamo il tipo di esempi che motiva questa tesi di sot-
vello 2 è limitato ai fenomeni di indicalità in senso lato: l'in- toaeterminazione semantica. Cominciamo con quelle che ven-
tervento del contesto deve essere innescato dalla presenza di gono chiamate "impliciture conversazionali" ("conversatio-
un indicale, di un dimostrativo, di un pronome, o di un'e- nal impliciture" - contrapposte alle implicature griceane: cfr.
spressione indicale celata nella forma logica dell'enunciato. Bach 1994):
La proposizione espressa letteralmente - il livello semantico (28) Paolo e Francesca sono sposati [l'uno all'altro]
- è risultato del solo processo di saturazione: si tratta del- (29) Bea ha [esattamente] tre macchine
1'entità linguistica minima passibile di valutazione, di quella (30) Ada non ha mangiato [oggi]
che viene chiamata la proposizione in senso minimale (Réca- (31) Non morirai [a causa di questo taglio] (detto da una
nati 1993, cap. 13). In questa prospettiva, e contrariamente a madre per consolare il figlio che si è tagliato)
quanto abbiamo visto esplicitamente sostenuto ad esempio (32) Tutte le bottiglie [che ho comprato] sono vuote
dai teorici della pertinenza, l'interpretazione linguistica è (33) Solo due studenti [in questa classe] conoscono la ca-
crucialmente differente da ogni altro tipo d'interpretazione e, pitale della Lituania

120 121
(34) Imelda non ha scarpe [appropriate all'occasione] da tico o semantico dell'enunciato (o costituenti inarticolati, cfr.
mettersi Perry 1986, sez. 1, e 1998, e Récanati 1993, p. 260). La pro-
(35) Nessuno [famoso] va più in quel locale, perché c'è posizione espressa (il livello 2) viene pertanto identificato
troppa gente. non con la proposizione in senso minimale, ma con la pro-
Del medesimo tenore sono gli esempi di "loose talk" (cfr. posizione arricchita o completata attraverso processi di ar-
Sperber e Wilson 1985/6): ricchimento e transfert - e, pertanto, con quella che viene
(36) La conferenza comincia alle cinque [o poco dopo] chiamata la proposizione in senso massimale. Anche lo sche-
(37) L'Olanda è piatta [non ha montagne e poche colline] ma proposto nelle prospettive pragmatiche è in tre livelli: la
(38) Devo correre [andare rapidamente] in banca prima differenza significativa rispetto al modello tradizionale ri-
che chiuda guarda il livello 2, e i processi che contribuiscono a determi-
(39) Ho il raffreddore: mi serve un Kleenex [o un qual- narlo. Avremo infatti:
siasi fazzoletto di carta]. 1) Significato convenzionale (ciò che è proferito);
in seguito ali' applicazione in parallelo dei processi di satura-
Secondo gli oppositori della prospettiva tradizionale, l'in- zione, arricchimento e transfert:
terpretazione semantica degli enunciati (28)-(39) - in altri
2) Proposizione espressa (in senso massimale) (ciò che è
termini le proposizioni che essi esprimono, il loro insieme di
detto);
condizioni di verità letterali - viene ottenuta solo in seguito a
in seguito ali' applicazione delle implicature conversazionali:
espansioni e arricchimenti contestuali (rappresentati qui dal
3) Senso implicito (ciò che è comunicato).
materiale linguistico posto fra parentesi quadre). Gli autori
pragmatici fanno infatti notare che il ricorso a processi di
espansione e arricchimento come quelli esemplificati in (28)- 5.4. La prospettiva pragmatica: intuizioni
(39) è un fenomeno estremamente diffuso nel linguaggio na-
turale, che non pone particolari problemi di interpretazione, Nel modello tradizionale, si è detto, ogni apporto del conte-
e che passa generalmente inosservato. In particolare esso non sto deve essere innescato da un costituente dell'enunciato -
è percepito come violazione di norme conversazionali, nem- sia esso esplicito oppure implicito (tacito, non pronunciato)
meno nel caso di enunciati letteralmente falsi come (30)-(35) ma nondimeno presente sotto forma di variabili nella strut-
e (37) . Nessuno interpreta il parlante come se, con (30), stes- tura sintattica dell'enunciato: tale tesi è conforme al princi-
se dicendo che Ada non ha mai mangiato nel corso della sua pio, estremamente plausibile, che stipula un isomorfismo tra
esistenza, o la madre come se, con (31), stesse dicendo al pro~ struttura sintattica e interpretazione semantica. Postulando
prio figlio di essere immortale: le condizioni di verità di (30) l'esistenza di costituenti taciti o non articolati di un enuncia-
e (31) vengono integrate in modo del tutto naturale e incon- to (come quelli fra parentesi quadre negli esempi (28)-(39)),
scio con quanto messo fra parentesi quadre. si attaoca di fatto il prirn;ipio di isomorfismo tra sintassi e se-
Nella prospettiva che possiamo definire "pragmatica" (in mantica, che costituisce uno dei capisaldi della semantica tra-
opposizione alla prospettiva tradizionale, "semantica") si ar- dizionale. iL'attacco viene giustificato con l'obiettivo di salva-
gomenta a favore dell'esistenza di costituenti pragmatici del- guardare le intuizioni semantiche dei parlanti su quello che
la proposizione espressa: non è mai possibile esprimere una costituisce le condizioni di verità di un enunciato. Viene
proposizione senza che il contesto vi aggiunga dei costituenti adottata, a questo scopo, una nozione di condizioni di verità
pragmatici che non corrispondono ad alcun elemento sintat- intuitive: la proposizione espressa non è quella che corri-

122 123
sponde strettamente alla forma logica dell'enunciato, ma la mento che gli interlocutori non hanno coscienza della pro-
proposizione individuata da1Ie intuizioni verocondizionali posizione espressa in senso minimale, semamico (dopo la so-
dei partecipanti allo scambio conversazionale2 . Chi com- la saturazione di indicali e dimostrativi) essa resta un ogget-
prende un enunciato dichiarativo sa quali stati di cose rende- to puramente teorico. Dal punto di vista pragmatico tale li-
rebbero vero quell'enunciato, sa in quali circostanze concrete vello di senso costituisce allora solo un'astrazione, che non
esso sarebbe vero. Alla base c'è l'idea di matrice griceana se- vienenecessariamente calcolata dal destinatario e non ha per-
condo la quale dù-e è una varietà di significato non naturale, tinenza psicologica.
e deve di conseguenza essere riconoscibile da parte dell'in- Bisogna osservare tuttavia, che a nozione di condizioni
terlocutore: il significato non naturale è una questione di ri- di verità intuitive, e di cos.a affiori alla c_osci_enza dei arlami,
conoscimento di intenzioni. è conrrm•ersa a!J 1interno stesso della prospettiva praomatica.
Le critiche contro i modelli tradizionali traggono pertan- È infatti possibile esprimere dubbi sulla pertinenza, per una
to la loro forza da intuizioni pre-teoriche riguardanti ciò che teoria semantica, di ossen azioni concernenti i processi co-
è realmente accessibile alla coscienza dei parlanti: quando gnitivi dei parlanti, e anche su un appello talvolta disinvolto
proferisce un enunciato, il parlante è responsabile e coscien- alle intuizioni semantiche dei parlanti, spesso condizionate
te della proposizione espressa in senso massimale dall'enun- da fattori non semantici dalla nostra conoscenza del mondo
ciato, e non della proposizione espressa in senso minimale. (dr. Bach 2001, pp. 24-25 e Taylor 2001, pp. 50-52). Si con-
Immaginiamo che Paolo proferisca sideri nuovamente l'enunciato
(40) Ho fatto colazione (28) Paolo e Francesca sono sposati.
in risposta ali' offerta di un cappuccino: è plausibile suppor- Si è detto che, in una prospettiva pragmatica 1 interpretazio-
re che Paolo non sia cosciente di aver letteralmente detto 'Ho ne secondo la quale Paolo e Francesca sono sposati 'luno al-
fatto colazione una volta nel passato' o 'Ho fatto colazione al- l'altro' è parte delle condizioni di veptà letterali di (28) - par-
meno una volta nella vita'; in modo analogo se, guardando te di ciò che è detto da (28) - così come verrebbe conferma-
fuori dalla finestra, Paolo dice a Francesca to dai parlanti. Questa tesi contrasta però con alcune osser-
vazioni: da un lato non ci sarebbe alcuna contraddizione nel
(41) Piove
proferire
sembra naturale pensare che egli non sia cosciente di aver (42) Paolo e Francesca sono sposati, ma non l'uno all'al-
detto 'Piove in qualche luogo dell'universo'. In entrambi i ca- tro;
si, non è così che lo interpreta il destinatario del proferimen-
to: non sembra ad esempio plausibile supporre che France- e non sembra ridondante proferire
sca debba operare un complesso computo inferenziale per in- (43) Paolo e Francesca sono sposati l'uno all'altro.
ferire da (41) la proposizione 'Piove qui a Milano'. Dal mo- D'altro lato, l'interpretazione 'sono sposati l'uno ali' altro' ge-
neralmente non sorge in
2
~éc~ati adotta I"' Availability Principle ', il principio di accessibilità, il (44) Paolo e sua sorella Francesca sono sposati;
q_ual_ench1ede che «quando dobbiamo decidere se un aspetto pragmatico del e neppure in
s1gmficat~ dell'enunciaro è parte di ciò che è detto [ ... ] dovremmo sempre
cerc~e di preservare le nostre intuizioni pre-teoricbe sulla questione»: Ré- (45) Pietro e Paolo sono sposati.
canau 1989, p. J 10, e 1993 , p . 248. John Searle e Charles Travis difendono
una c~ncezione an:aloga delle condizioni di verità degli enunciati dcl lin-
E tuttavia le osservazioni concernenti gli esempi (42)-(45) si
guaggio naturale: s1 vedano ad esempio Searle 1992 e Travis 1985 e 1997 . limitano a indurre dubbi ragionevoli sul carattere indubita-

124 125
bile delle intuizioni semantiche dei parlanti, ma non sembra- Epilogo
no essere argomenti conclusivi contro i pragmatici. In una
prospettiva pragmatica, che l'interpretazione 'sono sposati
l'uno all'altro' sia cancellabile (in senso griceano) come in
(42), o non compaia, come in (44) e (45), non implica in al- Ogni cosa ha la sua morale, basta trovarla.
cun modo che essa non faccia pane delle condizioni di verità (Lewis Carro/{)
letterali di (28) quando proferito in contesti appropriati: è tesi
fondante della prospettiva pragmatica che gli enunciari non
abbiano c_ondizioni di vema determinate in astratto, una vol-
ta pernme al di fuori di ogni contesto. Anzi, in contesti ap-
propriati, l'interpretazione 'sono sposati l'uno all'altro' fa-
rebbe parte delle condizioni di verità anche di (44)-ad esem-
pio se proferito a proposito' di faraoni nell'antico Egitto - o
Il dibattito su quale considerare il Uvello semantico, il livello
delle condizioni di verità di (45) - ad esempio se proferito in
che corrisponde alle condizioni di verità -di un enunciato - se
Olanda o Danimarca. la proposizione in senso minimale o la proposizione in senso
massimale - è parso ad alcuni puramente terminologico. Ep-
pure la contrapposizione fra prospettiva semantica e prag-
matica su questo punto va oltre la questione meramente tec-
nica. Al cuore del dibattito c'è il problema di determinare ciò
che è implicito e ciò che è esplicito in quello che diciamo, i
contenuti proposizionali di cui siamo responsabili quando di-
ciamo qualcosa; in sostanza li impegni che contraiamo n ·
confronti <lei no tri interlocutori per il fatto di aver proferito
certe parol i. determinati comesti. Secondo la prospettiva
tradizionale la semantica ha il compito di assegnare agli
enunciati del linguaggio naturale condizioni di verita a parti-
re dal loro significato conve02ionale, dopo aver dererminato
contestualmente il riferimento · · ndicali e dimo tr1iti.v'. e-
condo la prospettiva pragmatica - che prende anche il nome
di "contestualismo radicale" - invece, per ottenere, a partire
dal significato convenzionale di una frase, il livello corrispon-
dente alle condizioni di verità, o alla proposizione espressa
dalla frase, è ogni volta necessario ricorrere a proces i prag-
l1JJ}tici: a semantica fornisce interpretazioni per lo più in-
complete, che normalmente non affiorano alla coscienza dei
paclanci. Non è più compito della semantica attribuire con-
dizioni di verità agli enunciati del linguaggio naturale ma
della pragmatica - o della pragmatic , mco11di::.iona/e.

127
Lobiettivo polemico di questo secondo modo di conce- sieme di condizioni di verità. In _questa prospettiva, il signifi-
pire la distinzione fra semantica e pragmatica è sempre quel- cato di un espressione costituisce esclusi amente un insieme
l'immagine del linguaggio secondo cui le espressioni lingui- di restrizioni su ciò che è possibile dire con esse: ono le cir-
stiche hanno sensi stabili e condizioni di verità fissate dalle costanze d'uso delJ'espre ione a permetterci d" determinare
convenzioni semantiche, e la comprensione è un tipo di com- l'inte retazione appr priara alle irco. ranze stes e. Le
puto che segue regole completamente determinate. Contro espressioni linguistiche hanno solo sensi occasionali appro-
questa immagine si erano già rivolti i filosofi del linguaggio priati a un ' ccasione specifica. _
ordinar:io delle origini: Ausrin, Wai mann, Wlì: lTeostein. Il Certo, le prospettive contestualiste devono confrontarsi
contesrualismo argomenta allora in favore di un 'immagine di con la difficoltà di indicare i modi in cui le circostanze d uso
linguaggio in senso lato wittgehsteiniana, sostenendo che la di un'espressione ci consentono di fissarne l'interpretazione
semantica delle espressioni del linguaggio naturale dipende appropriata. Se non esiste un algoritmo che generi condizio-
dal loro uso. Le condizioni di verità di un enunciato del tut- ni di verità complete, non ci resta che affidarci a quella stes-
to inoffensivo come sa ragionevolezza e a quella capacità cli stare al mondo che
( 1) L'abito di Paolo è blu guidano tanta parte delle nostre azioni. Il legame [ra lin uag-
gio e azione rappresema Jungue il fulcro teorico d Ua stra-
variano in dipendenza dell'occasione d'uso. Assumiamo che tegia pragmatica. Classificando abiti come blu (e decidendo
(1) sia privo di indicali (il tempo verbale non è qui rilevante) se gli abiti a righe blu contino o meno come blu) noi pren-
e che la sua semantica sia completamente determinata da re- diamo decisioni e adottiamo linee di condotta: "è blu sarà
gole convenzionali: (1) sarà vero se e solo se l'abito (quell'a- usato correttamente in un'occasione solo per descrivere ciò
bito determinato) è blu. E tuttavia, (1) può essere usato per che conta come blu in quell'occasione. Molte rispeste saran-
dire una varietà di cose distinte, a seconda della particolare no pos ibili in ciascuna circosta nza ma rutte d vranoo esse-
situazione e del particolare scopo per cui esso viene proferì- : re compatibili con le r strizroni cb il significato convenzio-
to: per certi scopi, ad esempio, solo un abito a tinta unita blu · nale di "è blu" impone (ad esempio che il blu sia un colore in
conterà come blu, e (1) detto di un abito a righe blu sarà fal- · un sistema di colori, e che se un oggetto è blu esso non è con-
so; per altri scopi, un abito a righe blu conterà come blu, e (1) temporaneamente giallo o nero): il che saiva dall'obiezione
detto di quell'abito sarà vero. Dal momento che la porzione tradizionale secondo cui le prospettive contestualiste per-
del mondo (lo stato di cose) cui si fa riferimento resta co- mettono di dire ualungue cosa con qualunque espressione,
stante - abito e colore dell'abito non mutano nei due casi - e vanificano la distinzione stessa fra usi corretti e usi scorret-
ma il valore di verità dell'enunciato cambia, ciò significa che , ti. In certi contesti, tuttavia, certe interpretazioni saranno più
le condizioni di verità dell'enunciato sono diverse nei due di- ragionevoli di altre e, dato uno scopo, costituiranno informa-
versi casi. La semantica di (1) non varia - il suo significato . zioni di maggior valore per le azioni che si stanno conducen-
convenzionale è il medesimo - e tuttavia la sua interpretazio- do. Saranno allora le nostre necessità del momento a creare
ne è radicalmente diversa da occasione in occasione: in altre le linee di condotta - pur nel rispetto di massima delle linee
circostanze ancora abiti bianchi verniciati di blu, o macchia- adottate nella comunità fino a quel momento. Facendo que-
ti di blu, o chiusi in porta-abiti blu, o con una spilletta blu, e sto, non facciamo nulla di diverso, o di più, di quando, ad
così via, conteranno come blu. Ne segue che le espressioni esempio, scegliamo un abito per una circostanza in cui sia ri-
linguistiche non hanno una semantica intrinseca - o che, se chiesto un abbigliamento formale: se giacca e cravatta sono
ce l'hanno, essa non è sufficiente a determinare un unico in- una buona descrizione di cosa si intenda (per Paolo) con "ab-

128 129
bigliamento formale ", certo non saremmo disposti ad accet- Cos'altro leggere
tare come appropriato l'abbigliamento di Paolo se si presen-
tasse vestito solo con una giacca e una cravatta (e senza cami-
cia, o senza pantaloni) oppure con una giacca verde a pois
Dal momento in cui ho preso in mano il libro fino a
rossi , o una cravatta ricoperta di fango, o lunga otto metri.
quando l'ho rimesso a posto, non ho smesso di ride-
re per un solo momento. Un giorno ho intenzione di
leggerlo. (Groucho Marx)

INTRODUZIONE

Le origini

La pragmatica è una disciplina relativamente recente; e tut-


tavia la riflessione su quello che ora è diventato il dominio
della pragmatica ha precursori in campi di ricerca diversi e
. tradizioni anche molto lontane. Per un'archeologia della
pragmatica si consiglia il capitolo introduttivo di Récanati
1981 , l'articolo di Nerlich e Clarke 1994 , ricchissimo di rife-
rimenti, e il volume che ne costituisce un'espansione, Nerli-
ch e Clarke 1996. Nerlich e Clarkè individuano quattro di-
versi approcci alla pragmatica. L'approccio più influente è
quello anglosassone o della filosofia del linguaggio ordinario
-con Ludwig Wittgenstein (1889-1951 ), John Austin (1910-
1960) e Peter Strawson (1919) -, corrente che abbiamo pri-
vilegiato in questo libro. A questo filone si lega la riflessione
in filosofia del diritto, da Thomas Reid (1710-1796) fino allo
stesso Austin; e la scuola inglese del contestualismo, con l' e-
gittologo Alan Gardiner (1879-1963 ), che fornisce una prima
analisi degli atti linguistici, l'antropologo Bronislaw Mali-
nowski (1884-1942), che studia l"'uso pragmatico delle pa-
role" nelle società "primitive" e il linguista John Firth (1890-
1960). Un secondo approccio è quello francese. In ambito
strutturalista (fondatore dello strutturalismo è Ferdinand de
Saussure, 1857-1913) si studia la lingua come sistema, senza

131
prendere in considerazione il parlante: si veda Saussure 1916. di più complessi rituali (o micro-rituali) sociali: si vedano
Nello stesso ambiro si sviluppa però la teoria dell'enuncia- Goffman 1967 e Sacks, Schegloff eJefferson 1974. Una cor-
zione, elaborata da Charles Bally (1865-1947) ed Emile Ben- rente della microsociologia è la cicerca etnolinguistica o di et-
venisre (1902-1976): Benveniste in modo particolare, si oc- nometodologia, per cui si rimanda a Duranti 1992 e 1997. Sul-
cupa di come la "langue" (il sistema della lingua) diventi 'pa- le relazioni fra lingue si vedano le raccolte di saggi di Blum-
role" (discorso). Terzo approccio è quello tedesco , che studia Kulka, House e Kasper 1989 e Kasper e Blum-Kulka 1993.
la pragmatica come una parte della teoria dell'azione, la
"pragmatica universale" o "trascendentale": rappresentanti
di questo filone sono fenomenologi come Anton Marty La tradizione analitica: introduzioni e raccolte di classici
(1847 -1914) e Adolf Reinach (1883-1917), e psicologi come
Karl Biihler (1879-1963), che distingue le diverse funzioni del In questo libro abbiamo privilegiato la tradizione · osofica e
linruaggio (espressione rappre:enrazione appello). Quarto !in uisrica cl riflessione sul linguaggio di ambirn analitico
e ultimo approccio è quello americano legato alla semiotica e (per una panoramica accurata ed esauriente della .filosofia
al pragmatismo di Charles Peirce (1839-1914) e Charles Mor- analitica si consiglia D'Agostini e Vassallo 2002). All interno
ris (1901-1979); sulle corrispondenze fra Peirce e la pragma- di questa tradizione sono poche le introduzioni alla pragma-
tica si veda Feldman 1986. tica tradotte in lingua ùaliana. Levinson 1983 è il testo più no-
to e complero di non facilissima lettura e ormai un po' data-
to: nel primo capitolo fornisce un'interessante storia del ter-
La tradizione linguistt"ca mine ' pragmatica" . P iù accessibile Green 89, che vede la
pragmatica come studio della comprensione dell'azione in-
La tradizione linguistica ha un ambito di ricerca più vasto ri· tenzionale umana, e rivolge un'attenzione particolare a que-
spetto a quello della tradizione analitica e comprende lingui· stioni grammaticali e più in generale al rapporto fra sintassi e
stica testuale, sociolinguistica, psicolinguistica analisi della pragmatica. I testi di autori italiani - Bertuccelli Papi 1993 e
conversazione. Mey 1993 e 1998 costituiscono ottime intro- Caffi 2002 - escono dall'ambito propriamente analitico. In
duzioni alla pragmatica all'interno di questa tradizione; le ri- lingua inglese la scelta è invece ampia. Leech 1983 presenta
viste più rappresentative sono il «Journal of Pragmatics» un approccio socio-culturale, con un accento su retorica e
(North-Holland-Elsevier, Amsterdam) e «Pragmatics», che è cortesia; anche il già citato Mey 1993 sottolinea l'aspetto so-
l'organo dell'Imernational Association for Pragmatic Studies ciale nell'uso del linguaggio; Blakemore 1992 è una piacevo-
(IPrA). Per una breve introduzione alla pragmatica linguistt"ca le introduzione alla pragmatica dal punto di vista della teoria
si veda Conte 1983; per una rassegna di studi italiani in questo l: della pertinenza; Yule 1996 è un testo accessibile e stringato,
campo, si rimanda a Caffi e Holker 2002 e sulla linguistica te- r che però tocca tutti i temi essenziali; Peccei 1999 è un'intro- ·
stuale alla raccolta di Conte 1977. Sulla pragmatica linguistica t\ duzione adatta anche alle scuole superiori, con esercizi e mol-
in ambito strutturalista si vedaBenveniste 1966. Ducrot (1972, , ti esempi; buone introduzioni ai singoli argomenti si trovano
1980 e 1984) sviluppa la pragmatica integrata. P e r la psicopa- nella collezione Pragmatics and Beyond. In lingua francese
tologia della comunicazione il riferimento classico è a Watz- due introduzioni alle scienze del linguaggio in guisa di dizio-
lawick et al 967. Molte analisi pragmatiche sono state svi- nario sono Moeschler e Reboul 1994 (dal punto di vista del-
luppate nell 'ambito della microsociologia che si occupa delle la teoria della pertinenza) e Ducrot e Schaeffer 1995 (dal pun-
interazioni quotidiane e degli eventi comunicativi come parte to di vista della linguistica testuale e della pragmatica inte-

132 133
grata); Reboul e Moeschler 1998 costituisce una breve intro- mali); Quine 1960 (un altro esempio di una porzione dilin-
duzione alla pragmatica e alla teoria della pertinenza. guaggio naturale emendato" - con 1eliminazione di tutti i
In italiano i testi classici di pragmatica si trovano sparpa- termini singolari che non siano variabili individuali). Moma-
gliati in raccolte di testi di filosofia del linguaggio, come Bo- gue 1974 e Davidson 1984 costituiscono l evoluzione più ma-
nomi 1973, Bottani e Peoco 1991 e Pence 2001 · Sbisà 1978 tura del paradigma della semantica formale. Per un'ùitrodu-
raccoglie saggi dedicati agli atti linguistici. In inglese si tro- zione e un primo approfondimento del paradigma tradizio-
vano testi classici in Bar-Hillel 1971, Cole 1981, Parret, Sbi- nale, si vedano, in italiano, Santambrogio 1992 Picardi 1994
sà e Verschueren 1981 e nel più recente Davis 1991. Nuyts e Casalegno 1997 e Marconi 1999.
Verschueren 1987 costituisce una vastissìma fonte di riferi-
menti e una mappa del variegato campo di ricerche coperto
dalla pragmatica. La filosofia del linguaggio ordinario

1 testi fondatori della filosofia del linguaggio ordinario sono


COME FUNZIONA IL LINGUAGGIO? Austin 1961 (che raccoglie gli articoli filosofici pubblicati in
vita da Austin), 1962a (che raccoglie le lezioni di filosofia del-
La filosofia del linguaggio ideale la mente ed epistemologia) e 1962b (che raccoglie le lezioni
dedicare agli atti linguiscici)· Wittgenste.in 1953 in cui viene
Sulla distinzione fra sintassi, semantica e pragmatica si veda- esposta la teoria del significato come uso) e 1969 (un lavoro
no L ons 1977 (il secondo volume contiene tre capitoli su degli anni Trenta pubblicato postwno); Waismann 1940 (in
questioni pragmatiche), Lycan 1984 (incentrato sui rapporti cui viene sottolineata la "tessitura aperta' del linguaggio na-
fra linguaggi formali e linguaggi naturali), Chierchia 1997 (un turale rispetto ai linguaggi formali, tecnici o scientifici) e
manuale di semantica che riserva grande attenzione alla prag- Strawson 1964; la distinzione tra frase ed enunciato viene
matica) e Lycan 2000 (un ottimo manuale di filosofia del lin- proposta in Austin 1950 e Strawsoo 1950. La concezione prag-
guaggio) . matica del linguaggio-filiazione diretta della filosofia del lin-
Fra i testi classici della filosofia del linguaggio ideale sono guàggio ordinario delle origini - viene esplicitata da John
pertinenti alle considerazioni svolte nel primo capitolo cli Searle e Chatles Travis in una grande quantità di libri e arti-
questo libro ege 1879 (l'Introduzione contiene passi cele- coli: fra gli altri si vedano Searle 1979, 1980 e 1992, e Travis
bri sui difetti e sui pericoli del linguaggio naturale), Frege 1975, 1981, 1997 e 2000; per un'analisi si vedano Récanati
1884 (il testo che è ali origine della svolta linguistica) e Frege 1993 e, in italiano, Bianchi 2001a.
1892 (che introduce la nozione di senso e riferimento, e una
riflessione più generale fra egno, pensiero e realtà extrnlio-
guisrica); Russell 1905 (la teoria delle descrizioni qui esposta FARE PAROLE CON LE COSE
rappresenta un esempio paradigmatico di atteggiamento
normativo ed eliminarivista verso il linguaggio naturale): Ambiguità
Wittgenstein 1921 (in cui compaiono le tesi secondo cui il si·
goificato di una frase è dato dalle condizioni di verità della Un'introduzione al tema dell'ambiguità si trova in Chierchia
frase, e le proposizioni sono immagini di stati di cose); Tarski 1997; sulla distinzione fra omonimia e polisemia rimandiamo
1944 (l'articolo di Tarski più accessibile e divulgativo, in cui a Fuchs 1996 e Victorri e Fuchs 1996; nella sterminata lette-
viene formalizzata la definizione di verità per i linguaggi far- ratura sulla polisemia si vedano Lyons 1977 (per un'introdu-

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zione), Nunberg 1979 (per un punto di vista pragmatico) Ra- tivi sono esposte in Kaplan 1977 e 1989; Reimer 1991 pro-
stier 1987 (per una prospettiva di semantica interpretativa) e pone una difesa di Kaplan 1977; Bach 1992 e Récanati 1993
Pustejovsky 1995 (per un 'esposizione della [eo.ria del lessico una difesa di Xaplan 1989; per una posizione di conciliazio-
generativo). ne si vedano Roberts 1997 e Bianchi 2003 a. Per una critica al-
la distinzione fra indicali e dimostrativi rimandiamo a Pre-
delli 1998; per un'estensione degli argomenti di Predelli al-
Deissi l'indicale "io" si veda Bianchi 2001b.
Le espressioni contestuali vengono introdotte in Clark e
Levinson 1983 contiene un bel capitolo inrroduttivo sul tema
Clark 1979 e Clark 1992; sui nomi composti si veda Green
della deissi; una buona antologia di resti è Yourgrau 1990; in
1989.
Bonom! e Zucchi 2001 si trova un analisi· dei concetti essen-
ziali alla riflessione sulla rappresentazione linguistica del tem-
po. Uno dei testi precursori del modo di concepire la deissi Linguaggio figurato
contemporaneo è Reichenbach 1947: nel capitolo 7 compare
la definizione degli indicali come token-riflessivi; su questo Testi classici sulla metafora sono Black 1954 e Davidson 197 8;
punto si veda Garcia-Carpintero 1998. In Burks 1949 si tro- il capitolo 4 di Thornborrow e Wareing 1998 presenta un' ac-
va la concezione dei deittici come simboli indicali, e la criti- curata analisi della metafora letteraria; sulla distinzione fra si-
ca della distinzione di Peirce fra icona, indice e simbolo. Pur. gmfi'cato letterale e senso figurato si vedano Searle 1979, Sper-
discepolo di Carnap, Bar-Hillel (1954), in polemica con il ber e Wilson 1985/6, Récanati 1995 e la ricchissima collezio-
maestro, sottolinea che l'indicalità è una proprietà essenziale ne di saggi raccolti in Ortony 1993.
del linguaggio.
Fra i trattamenti formali delle espressioni indicali, il me-
todo delle coordinate multiple viene esposto in Monrague FARE COSE CON LE PAROLE
1968: la pragmatica viene qui definita come la semantica for-
male dei linQUaggi indicali. Lewis 1970 e Cresswell 1973 esa- Atti linguistici
minano il problema di quali coordinate contestuali inserire
nell'indice; per una critica si veda Travis 1981. All'inizio de- La teoria della forza illocutoria ha numerosi precursori. F rege
gli anni Settanta, Robert Stalnaker (1970), David Kaplan 1879 distingue fra senso (il pensiero espresso da un enunciato)
(1977 e 1979) eJohn Perry (1993 e 1997) propongono un'al- e forza assertoria (il riconoscimento della verità del pensiero
ternativa al metodo montagoviano in tre teorie indipendenti espresso da un enunciato). Gardiner 1932 anticipa la teoria
- ma per molti versi equivalenti-in cui il senso fregeano vie- degli atti linguistici con la distinzione fra cosa significata' (il
ne concepito come strutturato e comporta carattere e conte- contenuto proposizionale) e ' qualità discorsiva " (la forza illo-
nuto. Sulla questione dell'essenzialità degli indicali e in ge- cutoria); anche in Biihler 1934 compare la nozione di atto lin-
nere per una posizione neo-russelliana si rimanda alla raccol- guistico; e Benveniste 1958 propone un'analisi dei performa-
ta di articoli di Perry 1993; per una posizione neo-fregeana si tivi contemporanea ma indipendente rispetto a quella austi-
veda Evans 1981. Kaplan 1977 contiene la distinzione fra niana. Lo stesso Wittgenstein, in cesti degli anni Trenta e poi
contesto di proferimento e mondo; sulla nozione di validità nelle Ricerche Filosofiche (pubblicate postume nel 1953 ) sot-
pragmatica (verità in tutti i contesti) si veda Chierchia e Mc tolinea !'"infinità" degli usi del linguaggio.
Connell-Ginet 1990. Le due teorie kaplaniane dei dimostra- In Austin 1962b si trovano raccolte le William James Lec-

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tures, tenute da Austin all'Università di Harvard nel 1955, e dano Strawson 1952, pp. 81-82, Gazdar 1979, Ducrot 1980,
pubblicate postume nel 1962. Sulla teoria austiniana cfr. Cornulier 1985 e Récanati 1993. Cohen 1971 propone di at-
Searle 1969, 1973 e 1979 (che contiene una classificazione al- tribuire alle costanti logiche del linguaggio naturale un ricco
ternativa degli atti linguistici); Strawson 197 3, gli articoli rac- bagaglio di significato soggetto ad annullamento; anche per
colti in Berlin et al. 1973, Bach e Harnish 1979 e, in italiano, Carston 1988, 1993 e 2002 le connotazioni temporali e cau-
Sbisà 1989. Per una critica della teoria degli atti linguistici e sali della congiunzione 'e" sono da mettere nel livello della
una proposta alternativa si consiglia Récanati 1981 (che illu- proposizione espressa - risultato di come la nostra mente or-
srra il dibattito fra cqnvenziooalisti - Austin e Searle - e in- ganizza l'informazione in sceneggiamre o scripts. Sulle impli-
tenzionalisti - Grice e Strawson) e Searle 1989: i due autori cature convenzionali si vedano Ducrot 1972 e il capitolo 5 di
ripropongono la distinzione tra performativi e constativi; si Lycan 1984; contro 1esistenza stessa del fenomeno, Bach
veda anche Sbisà 2003. Infine, sugli atti linguistici indiretti si 1999b. Sulla distinzione fra implicature convenzionali e coo-
vedano Cole e Morgan 1975 e Lycan 1984. versazionali dr. Cole e Motgan 1975· per una critica alla no-
zione di implicatura conversazionale si veda Davis 1998· sulle
ùnplìcature conversazionali generalizzate cfr. Levinson 2000;
La conversazione Sbisà 2003 e Penco 2003 costituiscono utili discussioni sulla
negoziazione degli scopi conversazionali.
Le William]ames Lectures, tenute da Paul Grice (1913-1988) La letteratura sulle presupposizioni semantiche e pragma-
all'Università di Harvard nel 1967, e circolate per anni solo co- tiche è assai vasta: si vedano, fra gli altri, Strawson 1950, Du-
me ciclostilati o fotocopie vengono pubblicate per la prima crot 1972 Stalnaker 1974 Wilson 1975, Gazdar 1979, Sbisa
volta in Grice 1975, e poi, in edizione riveduta nella raccolta 1999; per un'introduzione chiara e completa si consiglia Ly-
di saggi di Grice 1989. Nel volume si trovano anche vari saggi can 2000. Sul linguaggio dei politici e della pubblicità dr.
su percezione, razionalità, certezza, scetticismo, e l'articolo Simpson 1993.
Meaning (Grice 1957) che costituisce il testo classico sulla te-
si del significato come riconoscimento di intenzioni. Su que-
sto tema si veda Searle 1969 e 1983, i cui capitoli 5 e 6 sono de- La cortesia
dicati alle intenzioni del parlante; i saggi raccolti in Cohen et al.
1990 costituiscono un utile approfondimento della questione. Una discussione delle regole della cortesia si trova in Lakoff
Grice 2001 è invece il volume che raccoglie le John Locke Lec- 1973 e Brown e Levinson 1987. Sulla nozione di faccia cfr.
tures tenute a Oxford alla fine degli anni Settanta sul concetto Goffman 1967 e 1981; sulla componente rituale della comu-
di essere razionale - legato in modo indissolubile a temi cen- nicazione in ambito terapeutico si veda anche Bercelli, Leo-
trali delle teorie pragmatiche griceane. Introduzioni generali nardi e Viaro 1999. Il capitolo 6 di Gleasou 1997 offre un'u-
all'opera di Grice si trovano in Bennett 1976, Travis 1985, tile introduzione allo studio dell'apwendimentio infantile dei
Avramides 1989, Neale 1992, Sperber e Wilson 1986, e nella princÌQÌ pragmatici (]'alternanza di domanda e risposta i
raccolta di saggi di Grandy e Warner 1986· in italiano sugge- meccanismi di indicalità, anafora e prospettiva, la coesione
riamo Sbisà 1989 Leonardi 1992 e Cosenza 1997. Schiffer testuale); Bishop 1997 analizza lo sviluppo e i disordini della
1972 e Bach e Harnish 1979 espongono prosecuzioni del pro· comprensione dei bambini.
gramma griceano che hanno avuto grande influenza. Lo studio della conversazione si divide tradizionalmente
Sulle difficoltà dell'equivalenza fra simboli logici dei lin- in analisi del discorso e analisi della conversazione - diverse
guaggi formali e costanti logiche dei linguaggi naturali, si ve- soprattutto per il metodo. I} analisi del discorso utilizza i prin-

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cipi e i metodi della linguistica, estendendola al di là della fra- di articoli, fra cui Wilson e Sperber 1988 e 1993, Carston
se, al testo; nozione centrale è la coerenza - o l'incoerenza - 1988, 1993, 1996 e 2002; Blakemore 1992 è un'introduzione
del discorso: si vedano il manuale di Brown e Yule 1983, accessibile alla teoria. In «Behavioural and Brain Sciences»,
Coulthard 1985 e Ellis e Beattie 1986. L'analisi della conver- 10, pp. 697-754, si trovano commenti a Sperber e Wilson
sazione è invece una parte dell' etnometodologia e utilizza 1986 (fra gli altri di Clark, Levinson, Bach e Harnish).
metodi empirici: studia le proprietà sistematiche dell' orga- Molto vasta è anche la letteratura sulla conoscenza mutua:
nizzazione del discorso e i modi in cui gli enunciati si di- Lewis 1969 introduce la nozione di "common knowledge";
spongono per formare sequenze. Testi di utile consultazione Schiffer 1972 quella di "mutual knowledge"; Grice 1989 usa
sono Geis 1995 e, in italiano, Sbisà 1992, Bazzanella 1994 e il termine di "common ground" - ripreso dallo psicologo
Caffi 2001 (che contiene anche un interessate studio di cor- Herbert Clark e dai suoi collaboratori in Clark 1992 e 1996,
pus di colloqui tra medico e paziente). e da Stalnaker 1999 e 2002; si veda anche la raccolta di arti-
Sugli stili di conversazione, anche da un punto di vista et- coli in Smith 1982. I modi in cui la conoscenza enciclopedi-
nografico, si veda Coulthard 1985. ca viene immagazzinata vengono esaminati in Fillmore 1975
e 1982, Langacker 1987, Dunbar 1991, Barsalou 1992. Réca-
nati 2000 è un testo esauriente sulle metarappresentazioni.
RICERCHE IN CORSO
Sulla modularità della mente il riferimento classico è Fodor
La dimensione cognitiva e inferenziale del linguaggio 1983; per un'analisi dei rapporti delle tesi modulari con la
pragmatica si veda Kasher 1984.
Sulla pragmatica cognitiva si veda Bara 1999, che analizza i
processi mentali della comunicazione, le patologie della co-
La distinzione fra semantica e pragmatica
municazione e la pragmatica clinica, con studi di interazioni
tra medico e paziente e tra psicoterapeuta e utente. Il confine fra semantica e pragmatica è stato tracciato in vari
Testo classico del modello comunicativo del codice o del
modi: le proposte più interessanti si trovano in Gazdar 1979,
messaggio è Shannon e Weaver 1949, ispirato dalle tecnolo-
Récanati 1989, Sperbe e Wilson 1985/6, Bach 1994 e 1999a.
gie di telecomunicazione. Reddy 1979 critica il modello, che
Il numero 128 di «Synthese», 2001, è tutto dedicato alla que-
vede come una forma della metafora del condotto: le parole
stione (si vedano soprattutto Bach 2001eRécanati2001), CO·
sono "veicolo" per il senso, recipienti o tubi in cui i sensi, o i
sì come le raccolte di saggi di Turner 1999, Szabo 2003 e
pensieri, vengono depositati o fatti transitare e che ne per-
Bianchi 2003b.
mettono la trasmissione agli altri; per una critica del modello
del codice e un'esposizione del modello inferenziale, si veda- Sui processi di interpretazione cfr. Nunberg 1995 (per il
no Bach e Harnish 1979 e il capitolo introduttivo di Sperber processo di transfert) e Clark 1992 (per il processo di brid-
ging). La rilevanza delle intuizioni dei parlanti in semantica
e Wilson 1986.
viene analizzata da Récanati 1989 e 1993, Bach 2001 e 2002
e Taylor 2001. Sui processi cognitivi ali' opera nell'interpreta-
La teoria della pertinenza zione pragmatica si rimanda a una serie di articoli di psico-
linguisti - che sottolineano come gli stessi processi siano al-
La teoria della pertinenza viene esposta in Sperber e Wilson 1'opera nell'interpretazione del significato letterale e non let-
1986 (seconda edizione riveduta 1995) e in una gran quantità terale: Gibbs e Gerrig 1989, Clark 1992, Gibbs 1993 e 1994,

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Gibbs e Moise 1997; per un'interpretazione più filosofica si
consiglia Récanati 1995. Sui costituenti inarticolati cfr. Perry
Bibliografia
1998 e Récanati 2001.

Ma dove troverò mai il tempo per non leggere tan-


EPILOGO te cose? (Karl Kraus)

Su impegni e inferenze si vedano i testi che si richiamano al-


la semantica del ruolo concettuale, e in particolare Brandom
1994. Travis 2000 contiene un'articolata e matura proposta
wittgensteiniana sul linguaggio. Sull'impossibilità di distin-
guere conoscenza semantica e conoscenza enciclopedica cfr.
Rumelhart 1979 e Langacker 1987; quest'ultimo rigetta in to-
to la distinzione fra sintassi e semantica, e quella fra semanti- Almog]., Perry J . e Wettstein H. (1989) (a cura di), Themes /rom
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154
L'autrice

Il mio unico rimpianto è quello di non essere un altro.


(Woody Allen)

Claudia Bianchi ( 1963) si è specializzata in pragmatica, filosofia del


linguaggio e filosofia della scienza presso l'Eco!~ Polytechnique di
Parigi, e i Dipartimenti di Filosofia delle Università di Ginevra, Ver-
celli e Padova. Ha pubblicato vari articoli in italiano, francese e in-
glese; è co-curatrice di Filosofia (Milano 1996) e Significato e onto-
logia (Milano 2003 ), curatrice di The Semantics/ Pragmatics Distinc-
tion (Stanford 2003 ) e autrice del volume La dipendenza contestua-
le: per una teoria pragmatica del significato (Napoli 2001) . Svolge at -
tività di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia dell 'Università di
Genova e insegna Epistemologia e Teorie della comunicazione pres-
so la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di
Milano.
Indice dei nomi

Aristotele, 100. Caffi, C., 132-133, 140.


Austin, J., 13-18, 58-59, 64, 66- Campanile, A., 3 , 142 .
68, 128, 131, 135, 137-138. Carnap, R., 136.
vramides , A., 138. Carston, R., 121 , 139, 141.
Casalegno, P., 135.
ach, K., 121 , 125, 137 -141. Chierchia, G., 134-136.
ally, Ch ., 132. Clark, E., 137.
ara, B., 140. Clark, H., 46, 137, 141.
ar-Hillel, Y., 134, 136. Clarke, D. , 131.
arsalou, L., 141. Cohen, J., 13 9.
azzanella , C. , 140. Cohen, P., 138.
Beattie, G., 140. Cole, P., 134, 138-139.
Bennett,J., 138. Conte, M.E., 132.
Benveniste, E., 132, 137.
Cornulier, B., 139.
Bercelli, F., 13 9.
Cosenza, G., 138.
Berlin, I., 138.
Coulthard, M., 140.
Bertuccelli Papi, M., 133.
Bianchi, C., 135, 137, 141-142. Cresswell, M., 39, 136.
Bishop, D.V.M., 139.
D'Agostini, F., 133.
Black, M., 137.
Davidson, D., 13, 75, 135, 137.
Blakemore, D., 133, 141.
Blass, R., 115. Davis, S., 134.
Blum-Kulka, S., 133. Davis, W., 139.
Bonomi, A., 134, 136. Ducrot, O., 132-133, 139.
Bottani, A., 134. Dunbar, G. , 141.
Brandom, R., 142. Duranti, A., 133.
Brown, G., 92 , 140.
Brown, P., 139. Ellis, A., 140.
Biihler, K., 132, 137. Evans, G., 136.
Burks, A.W., 136.
Busi, A., 142. Feldman, C., 132.

161
Fillmore, Ch., 141. Malinowski, B., 131. Sacks, H., 133. Travis, Ch., 18-19, 124n, 135-
Firth, J., 131. Marconi, D., 135. Santambrogio, M., 135. 136, 138, 142.
Flaiano, E., 142. Marty, A., 132. Saussure, F. de, 131-132. Turner K., 141.
Fodor,J.A., 107n, 120, 141. Mc Connell-Ginet, S., 136. Sbisà, M., 67, 134, 138-140.
Schaeffer, J.-M., 133. Vassallo, N., 133.
Frege, G., 12, 14, 134, 137. Mey,J.L., 132-133 .
Schegloff, E., 133. Verschueren, J., 134.
Fuchs, C., 135. Moeschler,J., 133-134.
Schiffer, S., 105, 138, 141. Viaro, M., 139.
Moise, J., 142. Victorri, B., 135.
Garcia-Carpintero, M., 136. Searle, J., 18-19, 65, 68, 124n,
Montague,R., 13,29,32, 135-136. 135, 137-138, 142. .
Gardiner, A.H., 131, 137. Morgan,J., 138-139. Shannon, C., 140. Waismann, F., 13-14, 16, 128, 135.
Gazdar, G., 139, 141. Morris, Ch., 4, 132. Simpson, P., 139. Wareing, S., 137.
Geis, M., 140.
Smith, N., 141. Warner, R., 138.
Gerrig, R., 141. Neale, S., 138. Watzlawick, P., 132.
Gibbs, R.W., 141-142. Sperber, D., 70, 104, 106, 107n,
Nerlich, B., 131. 111 , 121-122, 137-138, 140- Weaver, W., 140.
Gino e Michele (Gino Vignali e Nunberg, G., 39, 119, 136, 141. Wilde, O., 28.
Michele Mozzati), 142. 141.
Nuyts, J., 134. Stalnaker, R., 31, 33, 89, 136, Wilson, D., 70, 104, 106, 107n,
Gleason, J., 139. 111, 121-122, 137-141.
Goffman, E., 92, 133, 139. 139, 141.
Ortony, A., 137. Strawson, P., 13, 62n, 67, 131, Wittgenstein, L., 12-14, 128,
Grandy, R., 138. 131, 134-135, 137.
Green, G., 133, 137. 135, 138-139.
Parret, H., 134.
Grice, H.P., 13, 67-69, 71-73, 75, Szabo, Z.G., 141.
Peccei J.S., 133. Yourgrau, P., 136.
77, 80, 88, 103-104, 106, 110- Peirce, Ch., 132, 136. Yule, G., 98, 133, 140.
Tarski, A., 12-13, 134.
111, 113, 120, 138, 141-142. Penco, C., 134, 139, 142. Taylor, K., 125, 141.
Perry, J., 31, 33, 35, 39, 43, 50, Thornborrow, J., 13 7. Zucchi, A., 136.
Harnish, R.M., 138, 140-141. 123, 136, 142.
Holker, K., 132.
Picardi, E., 135.
House,J., 133.
Predelli, S., 137.
Jefferson, G., 133. Pustejovsky, J., 136.

Kaplan, D., 31, 33, 37, 39, 41-42, Quine, W.V.O., 12, 75, 135.
44, 136-137.
Kasher, A., 141. Rastier,_F., 136.
Kasper, G., 133. Reboul, A., 133-134.
Récanati, F., 67, 120-121, 123,
Lakoff, R., 94, 96, 139. 124n, 131, 135, 137-139, 141-
Langacker, R., 141-142. 142.
Leech, G., 133. Reddy, M., 140.
Leibniz, G.W., 13. Reichenbach, H., 46, 136.
Leonardi, P., 138-139. Reid, T., 131.
Lepore, E., 120. Reimer, M., 137.
Levinson, S., 10, 29, 92, 133, 136, Reinach, A., 132.
139, 141. Roberts, L., 137.
Lewis, D., 32, 71, 105, 136, 141. Ross, A., 142.
Lycan, W., 90, 134, 138-139. Rumelhart, D., 118, 142.
Lyons,J., 134-135. Russell, B., 12-13, 62n, 134.

162
Indice del volume

I. Come funziona il linguaggio? 3


Introduzione p. 3
1. Sintassi, semantica e pragmatica 4
1.1. La distinzione 4 - 1.2. La "pattumiera" del-
la semantica 7
2. I due sensi di pragmatica: effetto delle parole
sul mondo, effetto del mondo sulle parole 1O
3. Le origini filosofiche della pragmatica 12
3 .1 . La filosofia del linguaggio ideale 13 - 3 .2. La
filosofia del linguaggio ordinario 14 - 3 .3. La
concezione pragmatica del linguaggio 15

Il. Fare parole con le cose 21


Introduzione 21
1. Contesti: ambiguità, deissi e linguaggio figu-
rato 23
2. Ambiguità 24
2.1. Che cosa si intende per ambiguità? 24 - 2.2.
Il trattamento dell'ambiguità 2 7
3. Deissi 28
3.1. Che cos'è la deissi? 28 - 3.2. A) Il metodo
delle coordinate multiple 31 - 3 .3. B) Caratte-
re e contenuto 33 - 3.4. Essenzialità degli indi-
cali 35 - 3.5. Contesto di proferimento e mon-
do 37 - 3.6. Semantica o pragmatica? 38 - 3.7.
Dimostrativi 40 - 3 .8. Indicali e dimostrativi:

165
J. La a1stmz1one tra semantica e pragmatica 11)
5 .1. La prospettiva semantica tradizionale: livel-
III. Fare cose con le parole 55 li di senso 115 - 5.2. La prospettiva semantica
1. Parole come atti: la dimensione sociale del lin- tradizionale: processi 117 - 5 .3 . La prospettiva
guaggio 55 pragmatica: alcuni esempi 121 - 5.4. La pro-
2 . Atti linguistici 56 spettiva pragmatica: intuizioni 123
2.1. Enunciati constativi ed enunciati performa-
tivi 56 - 2.2. Fallimenti e infelicità 59 - 2.3. Cri- Epilogo 127
tica alla distinzione fra constativi e performativi
61 - 2.4. La forza illocutoria 64 - 2.5. Classifi-
cazione delle forze illocutorie 65 - 2.6. Da Au- Cos'altro leggere 131
stin a Grice 66 Introduzione 131 .
3. La conversazione 68 Le origini 131 - La tradizione linguistica 13 2 -
3 .1. Significato e intenzioni ·68 - 3 .2. Linguag- La tradizione analitica: introduzioni e raccolte di
gio naturale e linguaggio formale 71 - 3.3. Im- classici 13 3
plicature: il principio di cooperazione 73 - 3 .4. Come funziona il linguaggio 134
Le massime conversazionali 75 - 3.5. Atteggia- La filosofia del linguaggio ideale 134 - La filo-
menti di fronte alle massime 78 - 3.6. Varietà di sofia del linguaggio ordinario 13 5
implicature 82 Fare parole con le cose 135
4. Presupposizioni 85 Ambiguità 135 - Deissi 136 - Linguaggio fi-
4.1. Che cos'è una presupposizione? 85 - 4.2. gurato 137
Uso e abuso delle presupposizioni 87 - 4.3. Pre- Fare cose con le parole 13 7
supposizioni, implicature, conseguenze logiche Atti linguistici 13 7 - La conversazione 138 -
90 La cortesia 13 9
5. La cortesia 91 Ricerche in corso 140
5.1. Faccia 92 - 5.2 . Regole della conversazione La dimensione cognitiva e inferenziale del lin-
e regole della cortesia 94 - 5 .3. Analisi della con- guaggio 140 - La teoria della pertinenza 141
versazione 96 - La distinzione fra semantica e pragmatica 141
Epilogo 142
IV. Ricerche in corso 99
1. La dimensione cognitiva del linguaggio 99 Bibliografia 143
2. Dal modello del codice al modello inferenzia-
le 100 L'autrice 157
3. Inferenze 1O1
4 . La teoria della pertinenza 104 Indice dei nomi 161

166

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