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(READ ONLY IN ENGLISH)

In My Suitcase

Sono Sabrina e la sola cosa


che amo più di viaggiare è
raccontare i viaggi.
In questo blog parlo con te
Destinations Europe di viaggi, blogging e

Misteri di Catania: leggende consigli per chi vive da


freelance.

e curiosità della città Vegetariana, femminista,


con 800 grami di capelli da
all’ombra dell’Etna. gestire ogni giorno.

 Aprile 19, 2018  9 min read


Collaborazioni:
sabrina.barbante[at]virgilio
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.it
Leggende di Catania: les amis, questo sì che è un post
adatto a In My Suicase, dal momento che amiamo i viaggi, *** ***

la Sicilia e la magia. I’m Sabrina and the only


thing I love more than
Soprattutto quando le tre cose vengono raccontate
traveling is travel
insieme. 
storytelling.
Post di Maurizio Grasso (scopri di più su di lui a fine pagina) 
about
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In this blog I talk with you
travelling, blogging
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Si dice che, nel corso dei suoi 27 secoli di storia, Catania sia & freelance life.
stata distrutta e poi ricostruita ben 9 volte. Se eruzioni Vegetarian, feminist,
vulcaniche e catastrofici terremoti hanno talvolta cancellato (dramatically) big haired.

ogni traccia tangibile di intere civiltà, a sopravvivere sono


Collab:
state invece le leggende popolari, testimoni di una storia sabrina.barbante[at]virgilio
tanto ricca quanto travagliata. In questo articolo voglio .it
proprio raccontarvi alcune di queste misteriose leggende e
svelarvi qualche curiosità sul glorioso passato di Catania.
Maiorca
La leggenda del Cavallo Senza Testa

Tuscany – video
by Riccardo
Tropea

Arco di San Benedetto …


ph. Maurizio Grasso

Uno dei luoghi più affascinanti di Catania è senza dubbio la


celebre via Crociferi, che in virtù delle sue chiese barocche è
considerata fra le più belle strade del nostro Paese.

Vi si accede, da via Vittorio Emanuele II, attraverso lo 6 curiosità su


splendido Arco di San Benedetto, che secondo la tradizione Edimburgo
fu edificato, nel 1704, in una sola notte.

La via Crociferi e l’Arco di San Benedetto sono anche i luoghi …


nei quali è ambientata una delle più note leggende di
Catania. Nel Settecento, si sparse la voce che in questa zona,
in piena notte, si aggirasse un mostruoso Cavallo Senza
Testa, pronto ad aggredire i passanti.

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In verità, ad inventare questa storia e ad alimentarla furono Vilnius in 30 sec
gli stessi frequentatori abituali della zona, perlopiù
appartenenti alla nobiltà catanese, col chiaro intento di
allontanare i curiosi dall’area. Sembra infatti che qui essi si …
incontrassero nottetempo per portare a termine loschi affari
di varia natura e che necessitassero (comprensibilmente) di
una certa “privacy”.

Lo stratagemma funzionò alla perfezione e tenne alla larga la


gente dalla via Crociferi dal calare del sole fino alle prime
luci dell’alba. Talvolta, qualcuno affermava di aver sentito il
rumore degli zoccoli del temibile Cavallo Senza Testa Sofia in 30 sec
provenire dalla via Crociferi, mentre altri giuravano persino
di averlo visto coi propri occhi.

Un giovane, per dimostrare il proprio coraggio, volle
scommettere con gli amici che, allo scoccare della
mezzanotte, si sarebbe recato proprio in via Crociferi,
incurante del mostruoso Cavallo Senza Testa. Per fornire una
prova del proprio passaggio, il ragazzo avrebbe piantato un
chiodo proprio sotto l’Arco di San Benedetto.

Gli amici accettarono la scommessa e così, quella stessa


notte, il giovane si avventurò fra i vicoli “infestati”, portando
con sé un grosso chiodo, un martello, ed una scala.

Poggiata la scala al muro, il giovane (che a dispetto della


sicurezza ostentata con gli amici era terrorizzato) piantò il
chiodo alla volta dell’Arco di San Benedetto, come pattuito. Il
lavoro era stato portato a termine: adesso non restava che
allontanarsi quanto più rapidamente possibile da quella
strada maledetta!

Complice l’oscurità, però, il giovane non si accorse che un


lembo del suo mantello fosse rimasto impigliato proprio nel
chiodo appena piantato. Mentre si accingeva quindi a
scendere dalla scala, si sentì afferrato alle spalle, come “da
una mano invisibile”.

“Oh, no! Il Cavallo senza Testa!”: questo deve essere stato il


suo ultimo pensiero, prima che un infarto causato dal forte
spavento ne causasse la morte!
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Nel corso degli anni, in molti tentarono nuovamente
l’impresa: ancora oggi, sotto l’Arco di San Benedetto, potrete
notare i solchi dei tanti chiodi piantati da altrettanti
“coraggiosi” giovani.

Polifemo, Ulisse e… gli elefanti nani

Faraglioni di Aci Trezza – ph di Maurizio Grasso

A pochi chilometri da Catania sorge il piccolo borgo di Aci


Trezza che, per la sua bellezza, vi invito assolutamente a
visitare se vi trovaste in zona! Aci Trezza è famosa per la
presenza dei suoi Faraglioni, una moltitudine di scogli, alcuni
davvero enormi, che giacciono a pochi metri dalla spiaggia.

Questi scogli, originatisi centinaia di migliaia di anni fa


dall’attività vulcanica dell’Etna, sono legati al mito di
Polifemo ed Ulisse, dal quale traggono anche il nome di
“Isole Ciclopi”.

Omero sosteneva infatti che la Sicilia fosse abitata dai


Ciclopi, mostruosi giganti che vivevano nelle grotte, la cui
peculiarità era quella di possedere un solo occhio posto al
centro del viso.

Secondo la leggenda, i Faraglioni di Aci Trezza


costituirebbero i massi che il ciclope Polifemo, al culmine
della sua rabbia, scagliò contro la nave di Ulisse mentre
quest’ultimo, dopo averlo accecato, fuggiva dall’isola.
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Ma le leggende, si sa, hanno spesso un fondo di verità, e
quella dei Ciclopi siciliani non fa eccezione.

In effetti, sembra che un tempo la Sicilia fosse popolata da


elefanti nani, scomparsi però ben prima della colonizzazione
greca dell’isola. Il grosso cranio di questi elefanti presenta un
foro centrale che corrisponde semplicemente alla sede della
loro proboscide.

Rinvenendo i resti di questi animali, gli antichi li hanno


verosimilmente attribuiti ad esseri umani dalla statura
enorme, ed il foro al centro del loro cranio è stato
identificato come l’orbita di un unico gigantesco occhio!

La presenza di questi animali in Sicilia spiega fra l’altro la


curiosa circostanza che il simbolo di Catania sia proprio un
elefante (che qui noi chiamiamo “u Liotru”).

I fratelli Pii

derek-owens-285959-unsplash

Un’altra fra le leggende catanesi più celebri è quella che


riguarda i due fratelli Anfinomo e Anapia, ribattezzati
“Fratelli Pii” o, in latino, “Pii Fratres”.
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I due fratelli vivevano in antichità nelle campagne attorno a
Catania, assieme agli anziani genitori paralitici. Un giorno,
mentre erano intenti a lavorare nei campi, furono sorpresi da
una fortissima eruzione dell’Etna.

La lava scendeva velocemente verso valle e l’unica possibilità


di salvezza era rappresentata da una rapida fuga. Tutti gli
abitanti della zona lasciarono così in fretta e furia le proprie
abitazioni, portando con sé, al più, pochi oggetti preziosi.

Anfinomo e Anapia, però, non vollero abbandonare gli


anziani genitori, che non si sarebbero potuti salvare da soli.
Li caricarono dunque sulle proprie spalle, pur consapevoli
che il loro peso avrebbe notevolmente rallentato la fuga,
condannandoli con tutta probabilità ad essere travolti dalla
furia del vulcano.

Quando il fronte di lava era ormai giunto a pochi metri da


loro, si verificò il prodigio: il fiume incandescente si divise in
due tronconi, risparmiando i due fratelli ed i loro genitori.

L’episodio è stato collocato storicamente durante l’eruzione


del 693 a.C. che distrusse la allora giovanissima città di
Catania e che oggi viene talvolta indicata come “la colata dei
Fratelli Pii”.

Tuttavia, la leggenda si diffuse soprattutto in età romana,


giungendo fino alle orecchie di Virgilio. Il poeta si ispirò
infatti proprio a questo racconto narrando di Enea che porta
in salvo l’anziano padre Anchise, durante l’incendio di Troia.

La notorietà di questa leggenda durante il periodo romano è


inoltre testimoniata dalle tante monete sulle quali vengono
raffigurati i due giovani nell’atto di trasportare i genitori. In
piazza Università, nel centro storico di Catania, una scultura
in bronzo che funge da basamento di un lampione
rappresenta proprio i due leggendari fratelli catanesi.

L’Amenano: il fiume sotterraneo di


Catania

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Fontana Amenano; ph Maurizio Grasso

Non tutti sanno che nel sottosuolo di Catania, a pochi metri


di profondità, scorre un fiume chiamato Amenano, dal nome
della divinità greca per metà uomo e per metà toro. Per un
lungo periodo, il fiume fu in verità chiamato “Judicello”,
poiché attraversava la zona ebraica della città: la Giudecca,
appunto.

La cosa più curiosa è però che, fino a pochi secoli fa,


l’Amenano scorreva “normalmente” in superficie,
attraversando il centro storico di Catania ed alimentando
anche il piccolo Lago di Nicito, situato ai margini della città.

La terribile colata lavica del 1669, che raggiunse e distrusse


la parte meridionale di Catania, ha però sepolto sia il lago
Nicito che il fiume Amenano, che oggi riaffiora soltanto in
alcuni punti della città.
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Sul lato sud-occidentale di Piazza Duomo, il fiume alimenta
la splendida fontana ottocentesca che porta proprio il suo
nome. Dietro la Fontana dell’Amenano, il fiume fa
nuovamente capolino nella piazzetta presso la quale si tiene
il mercato del pesce (la famosa “Piscarìa” di Catania).

Un altro tratto dell’Amenano appare all’interno del piccolo


Giardino Pacini, che potrete raggiungere dal Duomo
oltrepassando la Porta Uzeda. Un tempo, la foce del fiume
era situata proprio in questo punto.

Tuttavia, il luogo più insolito nel quale potrete vedere lo


scorrere del fiume è l’Ostello della Gioventù di Catania. No,
non intendo “vicino l’ostello” né “di fronte” ad esso, ma
proprio al suo interno!

Dal wine bar della struttura (peraltro molto popolare in


città), si accede infatti ad una grotta lavica attraversata dalle
acque dell’Amenano.

Il Pozzo di Gammazita

La breve dominazione angioina in Sicilia non fu ben vista dal


popolo che difatti, nel 1282, diede vita alla rivolta nota come
“Vespri Siciliani”, durante la quale gli invasori francesi furono
cacciati (o meglio, sterminati).

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In questo contesto nacque la leggenda di Gammazita e del
pozzo che porta oggi il suo nome.

Gammazita era una bellissima giovane catanese, oggetto


delle attenzioni di un soldato francese senza scrupoli. Ogni
giorno, Gammazita andava a prendere l’acqua presso un
pozzo situato vicino la cinta muraria cittadina.

Gammazita, già fidanzata, ignorava le avances del malvagio


soldato francese, che si facevano però col passare del tempo
sempre più insistenti.

Nel giorno delle nozze di Gammazita, il soldato francese


aggredì la giovane, proprio mentre era intenta a prelevare
l’acqua. Vedendosi preclusa ogni possibilità di fuga, la
giovane preferì gettarsi nel pozzo piuttosto che cedere al
soldato, trovando così la morte.

Sembra che questa leggenda sia nata semplicemente per


giustificare le macchie rosse presenti sul fondo del pozzo
ma, come dicevo all’inizio, è significativa se inquadrata
all’interno del periodo storico al quale risale. Durante la
dominazione angioina, le angherie ad opera dei francesi nei
confronti della popolazione erano infatti all’ordine del
giorno.

Anche la leggenda della sfortunata Gammazita è stata


raffigurata con una statua alla base di uno dei quattro
lampioni che sorgono oggi in Piazza Università, proprio di
fronte a quello dedicato ai Fratelli Pii, dei quali ho parlato
prima.

Alcune leggende “alternative” spiegano diversamente


l’origine del toponimo “Gammazita”. Esso potrebbe derivare
dal difetto fisico di un personaggio vissuto in quella zona,
ossia la rigidità di una sua gamba (in siciliano “jamma zita”).

Un’ulteriore ipotesi è quella secondo la quale, sulle pareti del


pozzo, fossero un tempo incise le due lettere dell’alfabeto
greco “Gamma” e “Zeta”.

Noi troviamo però molto più affascinante la storia della


fanciulla catanese che, col suo gesto, sembra voler
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rappresentare un intero popolo non disposto a cedere ai
soprusi degli invasori stranieri!

La terribile colata lavica del 1669, la stessa che sotterrò il


fiume Amenano, coprì anche il pozzo di Gammazita.
Tuttavia, esso fu recuperato già negli anni immediatamente
successivi ed è tutt’ora esistente a Catania.

Con la triste storia della sfortunata Gammazita si chiude


questo articolo dedicato alle leggende ed alle curiosità di
Catania. Spero che abbiate trovato il racconto interessante e
che queste storie vi abbiano incuriosito! Se voleste saperne
di più su questa città (o se voleste visitarla), vi invito anche a
dare un’occhiata all’articolo nel quale suggerisco le cose da
vedere a Catania.  

Maurizio, 29 anni, di Catania. Da sempre appassionato di


viaggi e di fotografia.
Non sono ancora un blogger (ci sto lavorando! ) ma… la
mia casa vacanze in Sicilia orientale ha un suo blog scritti da
me, in cui parlo di questa bellissima terra.  

Trovi Maurizio su:

https://www.facebook.com/SicilySeaShell/

https://www.instagram.com/sicily.seashell/

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