ridurre il rischio di recidive? Progetto dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, Ospedale di Urbino e Università di Urbino Carlo Bo: 180 pazienti arruolati per verificare quanto il movimento costante possa incidere sulla qualità della vita e sulla sopravvivenza dopo un carcinoma mammario. Scheda 1 di 8 Quello al seno è il tumore invasivo più comune nelle donne di tutte le età. Nel 2018 il numero di nuovi casi nel mondo ha superato i 2 milioni e si prevede che nel 2050 si arriverà a 3,2 milioni. Può colpire anche gli uomini, seppure più raramente: si stima che ogni anno in Italia circa 500 uomini ricevono una diagnosi di tumore della mammella. Se da un lato l'incidenza tende a salire, dall'altro la diagnosi precoce e le terapie più mirate hanno determinato un aumento notevole del tasso di sopravvivenza. In Italia, nel 2018, sono stati stimati circa 52.800 nuovi casi, con un tasso medio di sopravvivenza a 5 anni dell'87%, valore superiore alla media europea (82%). Ma bisogna anche valutare la qualità di vita di chi ha superato la malattia: intervento chirurgico, radioterapia, chemioterapia e terapia ormonale possono causare effetti a lungo termine anche molto pesanti. Scheda 1 di 8
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3 ottobre 2019 - 15:52 > Versione online
Tumore al seno, l'attività fisica può davvero
ridurre il rischio di recidive? Progetto dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, Ospedale di Urbino e Università di Urbino Carlo Bo: 180 pazienti arruolati per verificare quanto il movimento costante possa incidere sulla qualità della vita e sulla sopravvivenza dopo un carcinoma mammario. Scheda 2 di 8 Comportamenti salutari Nausea, insonnia, depressione, ansia, affaticamento e fatigue (stanchezza che non si risolve con il riposo) sono tra i principali sintomi avversi lamentati dai pazienti nella fase post-trattamento. Diversi studi hanno mostrato che l'esercizio fisico può essere un aiuto efficace dopo il tumore al seno, in quanto migliora la salute psicofisica, riduce la mortalità e il rischio di recidive. Inoltre favorisce l'adozione di comportamenti salutari, facilita il miglioramento e il recupero dell'autonomia, favorisce la socializzazione, riduce gli stati di ansia e la depressione. Praticare regolarmente attività fisica modula positivamente il sistema immunitario, riduce l'aumento di peso e la massa grassa, migliora flessibilità, forza e resistenza e la capacità cardiovascolare. Scheda 2 di 8
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Tumore al seno, l'attività fisica può davvero
ridurre il rischio di recidive? Progetto dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, Ospedale di Urbino e Università di Urbino Carlo Bo: 180 pazienti arruolati per verificare quanto il movimento costante possa incidere sulla qualità della vita e sulla sopravvivenza dopo un carcinoma mammario. Scheda 3 di 8 I rischi della sedentarietà Dopo l'intervento chirurgico e le terapie che seguono è importante motivare i pazienti a riprendere (o adottare) uno stile di vita attivo, per evitare la sedentarietà che spesso invece caratterizza le diverse fasi della malattia. È stato dimostrato che il rischio di recidiva può essere prevenuto con una dieta corretta, il controllo del peso corporeo e l'attività fisica. La più forte evidenza riguarda l'obesità; ci sono comunque evidenze significative che l'inattività fisica incrementa di per sé il rischio di cancro e di recidiva, indipendentemente dal peso corporeo. Una consapevolezza che manca a molti pazienti oncologici: circa il 70% non pratica l'esercizio raccomandato dalle linee guida. Scheda 3 di 8
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Tumore al seno, l'attività fisica può davvero
ridurre il rischio di recidive? Progetto dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, Ospedale di Urbino e Università di Urbino Carlo Bo: 180 pazienti arruolati per verificare quanto il movimento costante possa incidere sulla qualità della vita e sulla sopravvivenza dopo un carcinoma mammario. Scheda 4 di 8 Il progetto «MoviS» Su queste basi è nato il progetto «Movimento e salute oltre la cura - MoviS» , il cui obiettivo è migliorare la qualità di vita dei pazienti con pregresso tumore al seno. È il risultato della collaborazione fra la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, l'U.O.C. di Oncologia, di Cardiologia, di Patologia Clinica, di Fisiatria, Radiologia e Chirurgia senologica dell'Ospedale «Santa Maria della Misericordia» di Urbino, del Dipartimento Prevenzione Av1, del Dipartimento Salute Mentale Av1 e della Scuola di Scienze Motorie dell'Università di Urbino Carlo Bo. Partecipano anche due associazioni culturali non profit: «Le Contrade di Urbino» e «Golden Brain». Il progetto, che partirà a novembre, dura 3 anni ed è composto da: fase di reclutamento (2 mesi), fase di intervento (3 mesi attività fisica supervisionata + 3 mesi non supervisionata), analisi ad interim (ogni 3 mesi fino a 1 anno) e follow-up (dopo il primo anno, ogni 6 mesi, fino a 3 anni). Ne fanno parte medici oncologi, senologi chirurghi, cardiologi, medici dello sport, medici e biologi di laboratorio, fisiatri, fisioterapisti, psicologi, psichiatri, dietisti, nutrizionisti, coach motivazionali ed esperti dell'esercizio e ricercatori. Nella foto, da sinistra a destra: Roberto Cioppi, vicesindaco di Urbino; Roberta Piergiovanni, Associazione Donne delle Contrade di Urbino; Elena Barbieri, professoressa associata DISB UNIURB; prof. Giorgio Brandi, presidente Scuola Scienze Motorie UNIURB; Eugenio Carlotti, Dipartimento di Prevenzione AV1; prof. VilbertoStocchi, rettore Università di Urbino; Rita Emili, dirigente medico Oncologia Urbino; Silvia Massaccesi, vicepresidente Associazione culturale Golden Brain Scheda 4 di 8
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Tumore al seno, l'attività fisica può davvero
ridurre il rischio di recidive? Progetto dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, Ospedale di Urbino e Università di Urbino Carlo Bo: 180 pazienti arruolati per verificare quanto il movimento costante possa incidere sulla qualità della vita e sulla sopravvivenza dopo un carcinoma mammario. Scheda 5 di 8 Diario dell'attività fisica Saranno reclutati 180 pazienti, randomizzati in due gruppi: uno sperimentale e uno di controllo (per informazioni: ws-movis@uniurb.it - 339.4075110). Entrambi i gruppi seguiranno un percorso educativo, con supporto psicologico e nutrizionale, e il gruppo intervento anche di esercizio fisico supervisionato. Tra i criteri per l'arruolamento: nuova diagnosi di tumore della mammella (stadio I-II-III, no metastasi o recidive) che abbiano effettuato il trattamento chirurgico da non più di un anno, senza patologia attiva, e che abbiano terminato il trattamento chemioterapico e/o radioterapico; minimo 6 mesi dal termine della chemioterapia adiuvante, età tra i 30 e i 70 anni. Sono invece esclusi i pazienti non idonei all'attività fisica non agonistica, quelli con malattie pneumologiche, cardiologiche, neurologiche, e ortopediche disabilitanti o con handicap mentali; le persone in corso di trattamento con farmaci che alterano la normale risposta della frequenza cardiaca all'esercizio e quelle in trattamento con antidepressivi. A tutti i partecipanti verrà consegnato un Diario dell'attività fisica. Scheda 5 di 8
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Tumore al seno, l'attività fisica può davvero
ridurre il rischio di recidive? Progetto dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, Ospedale di Urbino e Università di Urbino Carlo Bo: 180 pazienti arruolati per verificare quanto il movimento costante possa incidere sulla qualità della vita e sulla sopravvivenza dopo un carcinoma mammario. Scheda 6 di 8 Il programma di esercizio aerobico Al gruppo sperimentale saranno proposti colloqui motivazionali, supporto emotivo, intervento alimentare, intervento di attività fisica (percorso seguito da uno specialista dell'esercizio per i primi 3 mesi a cui seguiranno 3 mesi di esercizio non supervisionato). Al gruppo di controllo saranno proposti colloqui motivazionali, supporto emotivo, intervento alimentare. I pazienti arruolati nel gruppo sperimentale effettueranno esercizio aerobico 3 volte la settimana, in giorni non consecutivi, per un totale di 3 mesi. Il programma di esercizio, supervisionato da personale qualificato due volte la settimana, comprende: fase di riscaldamento (5'-15'); fase centrale (20'-60'+15'), con esercizio aerobico a intensità costante; fase di defaticamento (15'), con esercizi di flessibilità, ovvero stretching dei principali gruppi muscolari allenati nella fase centrale. Scheda 6 di 8
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3 ottobre 2019 - 15:52 > Versione online
Tumore al seno, l'attività fisica può davvero
ridurre il rischio di recidive? Progetto dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, Ospedale di Urbino e Università di Urbino Carlo Bo: 180 pazienti arruolati per verificare quanto il movimento costante possa incidere sulla qualità della vita e sulla sopravvivenza dopo un carcinoma mammario. Scheda 7 di 8 La proposta nutrizionale Durante tutto il periodo di sperimentazione, ai pazienti verrà proposto un piano alimentare messo a punto dai nutrizionisti dell'Istituto Tumori di Milano, secondo le linee indicate nel progetto «DianaWeb», con 3 pasti e 2 spuntini al giorno. I 5 pasti conterranno principalmente cereali integrali, legumi, verdura e frutta di stagione, il pesce sarà la proteina animale più frequente, le altre proteine animali saranno inserite in maniera moderata nella dieta. Verrà sconsigliato il consumo di carni conservate, bevande zuccherate, cibi con ingredienti raffinati e alimenti ultra processati. «Ci aspettiamo una grande partecipazione dei pazienti a questo progetto che coinvolge diverse figure professionali e pone una particolare attenzione non solo agli aspetti nutrizionali e di attività fisica, ma anche alla sfera emotiva e motivazionale - chiarisce Rita Emili , dirigente medico all'Unità di Oncologia dell'Ospedale di Urbino -. Un progetto non solo per i pazienti ma anche per le loro famiglie per un'aderenza ad uno stile di vita salutare nel tempo. La realizzazione del progetto avverrà grazie all'accordo tra la Scuola di Scienze Motorie e l'Oncologia di Urbino siglato dal professor VilbertoStocchi e dalla dottoressa Enrica Testa». Scheda 7 di 8