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15 dicembre 2004
Il metodo di lavoro si è articolato in due fasi: il primo di ricerca storica e bibliografica, il secondo di analisi
territoriale.
3.3 I NUCLEI STORICI MINORI Si è documentato il processo di formazione delle comunità minori sul territorio, dall'epoca romana fino
alla metà del XX secolo, anche se il primo documento abbastanza esaustivo risale al 1223, e
parallelamente per ogni comunità è stata fatta una breve scheda con le notizie reperibili.
La legge regionale 20/2000 definisce come centri storici “i tessuti urbani di antica formazione che hanno Rispetto alle diverse fonti citate in bibliografia si sono privilegiate le notizie riferite da storici
mantenuto la riconoscibilità della loro struttura insediativa e della stratificazione dei processi della loro contemporanei o comunque recenti che filtrassero l’attendibilità a volte imprecisa delle corografie; per la
formazione. Essi sono costituiti da patrimonio edilizio, rete viaria, spazi inedificati e altri manufatti storici. ricerca iconografica si sono invece consultate anche opere più divulgative oltre ai fondi disponibili presso
Sono equiparati ai centri storici, gli agglomerati e nuclei non urbani di rilevante interesse storico, nonche’ la Cineteca del Comune di Bologna.
le aree che ne costituiscono l'integrazione storico ambientale e paesaggistica.” Il riferimento all'epoca romana è fondamentale, anche se le prime notizie sulle singole località sono
La definizione della Legge Regionale 20/2000 allarga notevolmente il campo di tutela ed estende il incerte, perché la strutturazione amministrativa si radica così bene da persistere durante i secoli e le
concetto di “centro storico” anche agli insediamenti minori; nel territorio di Bologna, a stretto rigore e diverse dominazioni; il limite della Seconda Guerra Mondiale è invece motivato dalla rapidissima
considerando anche che l’edificato si salda in diversi punti ai comuni contermini senza soluzione di espansione che avviene nel dopoguerra e che travolge spesso i segni degli insediamenti precedenti.
continuità, non sembrano esistere nuclei o agglomerati storici all’esterno dell’area urbana, tuttavia Relativamente alle fonti cartografiche, oltre ad aver consultato la carta del Chiesa che però è poco
all’esterno del Centro Storico propriamente detto, esistono alcuni di questi nuclei minori che si sono indicativa della reale consistenza degli insediamenti, si è preferito avere come punto di riferimento la
evoluti inizialmente in modo separato dalla crescita urbana complessiva e sono stati inglobati dalla città carta IGM di primo impianto del 1863, aggiornata al 1884, in scala 1:10.000, e la carta topografica del
solo nel secondo dopoguerra: il processo di insediamento territoriale storico, sia civile che religioso, ha territorio comunale al 1941 in scala 1:5000, costruita da base catastale, poiché in ambedue sono ben
ricalcato come tendenza l'organizzazione amministrativa dell'Impero Romano, tuttavia la fortissima riconoscibili gli edifici e fotografano la quasi totalità del territorio in due momenti cruciali dello sviluppo
attrazione di Bologna, unita ad alcune particolarità storiche ha però impedito che nelle immediate urbano: la fine dell’Antico Regime e l’inizio del nuovo Regno d’Italia per la prima, e il momento
vicinanze della città sorgessero poli di una certa rilevanza, si trattava di piccole comunità che venivano dell’entrata in guerra per la seconda, con la città ancora intatta, senza le devastazioni dei bombardamenti
considerate facenti parte del suburbio, riferite spesso come territori di pertinenza a parrocchie del centro e prima dello sviluppo postbellico.
urbano: la cosiddetta Guardia Civitatis, che gli statuti fissavano entro tre miglia dalle mura cittadine, e i Le carte storiche, successivamente rielaborate sulla cartografia odierna hanno permesso di individuare
cui abitanti godevano di alcuni privilegi tipici dei cittadini ma anche di alcuni doveri caratteristici del gli edifici ancor oggi presenti, e sfuggiti all’opera di tutela dei piani precedenti.
contado. La metodologia di lavoro ha in parte ripercorso, con le dovute proporzioni e i necessari adattamenti, il
lavoro di inventario che l’Istituto dei Beni Artistici Culturali e Naturali dell’Emilia Romagna ha effettuato
Il PTCP individua alcuni di questi come centri storici, e il PSC ne recepisce l'individuazione, il presente alla fine degli anni 70, come definito dalla Commissione scientifica presieduta da Pier Luigi Cervellati.
lavoro vuole essere un approfondimento di quanto indicato dal PTCP, cercando al contempo di definire In particolare, trattandosi di nuclei non sempre emergenti dai censimenti della popolazione per l’estrema
dei criteri per l’individuazione di tali nuclei, per le evidenti ricadute che comportano sul patrimonio edilizio contiguità alla città, si è preferito privilegiare prioritariamente la ricostruzione storica, facendo solo
e sulla città. successivamente l’operazione di classificazione in base all’analisi delle funzioni e della morfologia.
Anche il limite temporale è stato modificato, e non solo perché essendo trascorsi 30 anni da tale lavoro è
L'ipotesi è quella di tutelare la riconoscibilità, se ancora esiste, dei nuclei storici oltre ai singoli edifici che, cambiata anche la prospettiva con cui si guarda al passato, il limite prefissato dal lavoro dell’IBACN
una volta individuati, ricadono comunque nella tutela puntuale prevista dall'art. A-9; tuttavia, come riguardava gli insediamenti presenti all’Unità d’Italia, con l’intenzione di censire i “centri storici” ed avendo
anticipato in premessa, l'operazione di tutela che col PRG 85 si è estesa al di fuori della cerchia delle due presupposti: 1) “sono storici tutti gli insediamenti preesistenti all’industrializzazione” e 2) “è da
mura, ha privilegiato il tessuto della periferia storica relativo al piano del 1889, e al di fuori di tale ambito considerare centro storico ogni insediamento aggregato che abbia rappresentato luogo di attrazione o
sono stati tutelati solo quegli edifici di particolare pregio architettonico, questo ha in parte compromesso i potere rispetto al territorio e conservi testimonianze del ruolo svolto”.
tessuti di tali zone e la loro riconoscibilità, l'operazione da compiere col PSC è quindi quella di completare Il presente lavoro tuttavia ha finalità diverse, si rivolge ai nuclei e agli insediamenti, con un ruolo di potere
il lavoro dei piani precedenti per evitare ulteriori compromissioni. sicuramente molto inferiore ai centri storici propriamente detti, e che spesso solo alla fine dell’Ottocento
sono diventati poli di aggregazione dello sviluppo urbano in attesa di essere raggiunti dalla città, inoltre il
PRG del 1985 aveva già riconosciuto a Bologna la particolarità di una consistente periferia storica sorta a
seguito del piano del 1889, dunque posteriore al 1861, che ha assorbito alcuni di questi insediamenti,
infine anche se lo spartiacque dell’Unità d’Italia è convenzionale e in effetti può essere appropriato per il
Nord, Milano e Torino in primo luogo, a Bologna l’industrializzazione vera e propria comincia alla fine
della I Guerra Mondiale.
Si è scelto quindi di aver maggior attenzione anche a livelli gerarchici inferiori marcando le differenze e
cercando, in una logica comunque di tutela, di individuare quei nuclei che all’inizio della II guerra
mondiale avessero mantenuto una propria individualità.
Le circoscrizioni ecclesiastiche, che cominciarono a costituirsi dalla fine del IV secolo nelle diocesi e
3.3.1 L’INDIVIDUAZIONE DELLE LOCALITÀ STORICHE molto più tardi a suddividersi in pievi, ricalcarono l'organizzazione amministrativa romana, e in parte,
secondo il Benati, l'organizzazione castrense di difesa: bisogna infatti considerare che Bologna si trovò
vicino alla linea di confine tra il regno dei Longobardi e l'Esarcato di Ravenna, il cosiddetto Limes che
L'ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE DI BOLOGNA IN EPOCA ROMANA E andava dal Frignano al Po e su cui venne costruita una linea di fortificazioni; il successivo passaggio di
ALTOMEDIEVALE sovranità dai Longobardi ai Franchi non cambiò il confine, che separò poi in seguito il Regno d'Italia dallo
Stato della Chiesa.
In epoca romana il territorio da un punto di vista amministrativo era diviso in municipii a cui afferiva un Tendenzialmente al municipio romano corrispondeva la diocesi, ai pagi le pievi e ai vici le parrocchie,
territorio più o meno vasto denominato agro, suddiviso per l'amministrazione locale in distretti denominati tuttavia questa continuità non era così automatica, soprattutto per le pievi e le parrocchie: la
pagi, ciascuno di essi ulteriormente suddiviso in vici, come raggruppamento di un numero imprecisato di territorializzazione delle strutture ecclesiastiche è frutto di un processo lungo e complesso, le notizie certe
fundi, ma mentre pagi e vici erano entità amministrative il fundo era una semplice entità catastale. sulla diocesi di Bologna cominciano dall'VIII secolo e solo da questo momento è possibile delinearne i
Il pagus era un'unità amministrativa rurale, costituito da raggruppamenti minori con le rispettive terre, confini, in una bolla del 1074 Papa Gregorio VII confermò i possedimenti attribuiti al vescovo di Bologna:
retto da un magistrato (magister pagi) di nomina annuale con l'incarico di provvedere al buon andamento un territorio che andava dalla Muzza al Panaro a ovest, aveva il Sillaro come confine a est, lo spartiacque
della comunità, alla manutenzione delle vie e delle fonti, di curare le cose sacre e regolare le feste. appeninico a sud e una linea da Molinella a Bondeno lo chiudeva a nord.
Il termine vicus aveva due significati distinti: uno urbano ad indicare la contrada, e uno rurale come in Dal punto di vista civile Longobardi e Franchi utilizzarono la ripartizione territoriale romana per
questo caso, dove si intende un'aggregazione di case, che divenne poi borgo o borgata, e si l'organizzazione delle loro circoscrizioni giudiziarie, infatti sculdasci, scabini e gastaldi esercitavano la
caratterizzava per l'assenza di mura, dove vi erano invece le mura veniva chiamato castellum. giustizia spesso negli stessi luoghi dove un tempo erano stati insediati i magister pagi.
Nei secoli che vanno dal VIII all'XI ci fu anche la formazione della curtis, che si sostituì al fundus e al
L'agro di Bononia era limitato a ovest dal Samoggia, dove cominciava l'agro di Mutinia (Modena) che vicus di epoca romana; il sistema curtense impostò l'amministrazione degli interessi locali sull'organismo
comprendeva anche il territorio tra Panaro e Samoggia, e a est dall'Idice, dove cominciava quello di agrario romano e rimase nel contado bolognese fino al dissolvimento del sistema feudale con
Claterna. l'affermazione del libero comune anche sul contado.
Nella parte di agro modenese che ricade oggi nel territorio di Bologna, vi erano 2 pagi separati dalla via
Emilia presso il Forum Gallorum (luogo forse di convegno commerciale e giudiziario): Persiceta (S.
Giovanni in Persiceto) con i vici Tortus, Cuentius, Lucilianus, Guarciniensis e il pago di Montebellium
(Monteveglio) coi vici Frigidus, Buxetum, Badianum e Callicaria; ambedue ripartiti in fondi dai nomi
gentilizi o tecnici: Ambilianus, Grenianus, Pacatianus, Pontianus, Stenianus, Manliola, Laurentiaticus,
Centum, Ducentola…
L'agro bolognese aveva il pago suburbano Bononiensis coi vici Brittalia (Bertalia), Panicalis (Panigale),
Aruncianus (Ronzano), Romanulus e Cecorum, e due grandi pagi nella pianura settentrionale:
Saltuspanus dal Samoggia al Savena coi vici Serninus, Fraxinetum, Quinquaginta, Surisanus, Calancus,
Macariticus, Sala e Frascarium e il pago Duliolus o Minervius dal Savena all'Idice coi vici Triarium,
Urseus e Salicetum.
A sud della via Emilia il numero dei pagi sembra fosse 3: Verabulum dal Samoggia al Lavino coi vici
Cellula (Zola), Petrosa (Predosa), Collina, Crispillanus (Crespellano) e Unciola (Anzola), il pago
Petilianum alla sinistra del Reno coi vici Licianum, Rofinium (Roffeno), Cornetum e Pavana (Pavana), e il
pago Brentum (Brento) tra Reno e Idice coi vici Vertumnus e Casium (Casio).
Porta di San Pietro
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Porta di Castello
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Porta Stiera %
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U Porta Ravennate
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U Porte delle mura di Selenite
Borgo longobardo
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% Torri delle mura di Selenite
Rocca imperiale Porta di San Procolo
Mura selenite
Città romana
COMUNE DI BOLOGNA
Elaborazione: Ufficio Speciale di Piano
Fonti: Atlante storico delle città italiane - Bologna
Dicembre 2004
0 50 100 150 200 250 m
L'ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE DEL COMUNE DI BOLOGNA DAL XII SECOLO
La morte della contessa Matilde di Canossa, avvenuta nel 1115, che lasciò i propri possessi solo
nominalmente alla chiesa Cattolica, ma di fatto nelle mani dei vassalli, agevolò l'affermazione territoriale
autonoma del comune urbano, anche se nella prima metà del secolo XII la giurisdizione esterna del
Comune di Bologna è limitata alla zona suburbana, quella che nell'antichità aveva formato il pago
Bononiensis e che poi fu detta della Guardia Civitatis, rimasta sempre distinta dal resto del territorio
rurale; in prossimità della città invece la civitas antiqua rupta, cioè la parte di città romana che rimase
all’esterno delle mura di Selenite, benché abbandonata e fatiscente non cessò mai di essere considerata
facente parte della città vera e propria anche prima di essere nuovamente inglobata dalla cerchia muraria
dei Torresotti.
Il contado, termine che deriva dal latino comitatus (dominio del conte, comes), era il territorio posto
intorno alla città, corrispondente all’area della diocesi, sottoposto a diverse signorie locali, vassalli del
conte, del vescovo, che costituivano vere e proprie enclaves di potere e che in qualche caso riuscivano a
costituirsi in comunità.
L'espansione territoriale vera e propria del Comune di Bologna, a parte qualche isolato episodio di
sottomissione di alcune comunità esterne, comincia durante le guerre con Modena nel 1142 e termina nei
primi decenni del XIII secolo, quando il potere del podestà comunale si era completamente sostituito alla
feudalità rurale e all'autorità vescovile: il territorio del Comune coincise con la Diocesi vescovile e se il
nome (Comitatus Bononiae) rimandava a una continuità con il potere feudale antecedente, invece la
curtis, o corte, propria del feudalesimo, anche nominalmente diventa comunitas rurale nel nuovo sistema
comunale.
Il potere era amministrato in modo gerarchico dalla città che, nel XIII secolo aveva articolato il territorio
esterno in podesterie e capitanati, poi nel XIV secolo introducendo i vicariati; questi organismi erano stati
istituiti dai vari governi bolognesi, prima comunali poi signorili e senatoriali, con funzioni amministrative e
giudiziarie abbastanza estese per permettere agli ufficiali incaricati di garantire l’assoggettamento e
l’ordine delle comunità del contado; mutamenti di sede e rilevanza di rango furono piuttosto frequenti
all’inizio poi via via si stabilizzò una gerarchia abbastanza stabile in funzione della consistenza
demografica dei centri stessi.
Serraglio del borgo di Galliera
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Serraglio di Porta Govese
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Serraglio di Barberia %
U Serraglio di Strada Maggiore
% Serragli
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dei torresotti
Mura dei torresotti Serraglio di Sant'Agnese %
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U Serraglio di Strada Castiglione
Serraglio di San Procolo
Quartieri medievali
Quartiere di Porta Stiera Serraglio di Val d'Aposa
Quartiere di Porta Ravennate Serraglio sopra Aposa
Quartiere di Porta Porta di San Pietro
Quartiere di San Procolo
COMUNE DI BOLOGNA
Elaborazione: Ufficio Speciale di Piano
Fonti: Atlante storico delle città italiane - Bologna
Dicembre 2004
0 100 200 300 400 500 m
LA GUARDIA CIVITATIS
La costruzione della Circla, l’ultima delle strutture difensive murarie che circondarono la città alla fine del
XIII secolo, determinò una strutturazione anche delle comunità esterne: il territorio che veniva racchiuso,
oltre a ricomprendere i borghi esterni alle mura dei torresotti abbracciava un territorio molto ampio, si
deve infatti arrivare all’espansione ottocentesca perché la crescita della città oltrepassasse le nuove
mura.
Secondo gli statuti del 1250 e del 1288, la guardia civitatis, che prendeva il nome dalle speciali guardie
militari del contado, le scaraguaite (guaite = guardie), aveva uno spessore dalle 3 alle 4 miglia (5,7 – 7,6
km) dalla terza cerchia delle mura, di fatto era la pertinenza diretta della città, continuazione del pago
bononiensis che nel corso dei secoli si era ristretto o ampliato a seconda delle vicende politiche.
Fra la città, sede di ogni diritto anche politico, e il contado (comitato) relegato al ruolo di tributario, la zona
suburbana rappresentava una fascia giurisdizionale speciale, i cui abitanti godevano di diritti propri dei
cittadini - ma non quelli che permettevano di partecipare alla vita pubblica – e tenuti a imposizioni tipiche
del contado; quasi una sorta di anticamera per alcune di queste località, in particolae per i borghi, che
una volta cresciuti venivano inglobati nelle nuove cerchie di difesa.
L’espansione della città nel territorio, a seguito della terza e ultima cerchia portò l’ambiente urbano ad
esercitare una maggiore capacità attrattiva nei confronti della prima cintura di comunità del contado: i
comuni rurali, che per guerre o epidemie avevano subito un calo demografico e non erano più in grado di
sostenere gli oneri della comitatinanza cercarono di essere accorpati al suburbio, anche per i privilegi
fiscali di cui avrebbero goduto; il governo che non aveva certo interesse a trasformare i fumanti in
suburbani, non riuscì però ad evitarne che in parte questo processo di accorpamento.
Porta Galliera
%
U Pusterla del Borgo di San Pietro
%
U Porta Mascarella
Porta Lame
%
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U Pusterla del borgo di San Giacomo
cittadini 342 comunità, a cui se ne aggiunsero altre 38 a cavallo del XIV secolo, tuttavia soppressioni e Bertalia (dal 1260)
Pescarola
raggruppamenti portarono a variare sensibilmente tale cifra, per cui ad esempio nel 1303 erano 336, per
Roveretolo
poi diventare 208 nel 1608.
Mazzano
Jola
Con il termine comunità si intendeva non un centro con caratteristiche urbane ma la presenza di una Sabbiuno
parrocchia che spesso dava il nome alla comunità stessa e l'insieme dei fumanti, cioè i capi delle famiglie Roncrio
Paderno
possidenti nelle terre rurali, ammessi a partecipare alla vita pubblica della comunità e a sostenere il peso
Gaibola
delle collette (imposte erariali) e delle fazioni (prestazione di opere nei lavori pubblici e servizio militare)
Casaglia
Barbiano
Donizzola
I quartiere di porta Nova e porta Stiera San Ruffillo
A questo quartiere furono assegnate le comunità poste sulla sinistra del Reno sotto la strada Claudia (o Malavolta
Predosa che congiungeva Bologna - Zola - Bazzano - Spilamberto - Modena, dunque in parte
coincidente con l'odierna Bazzanese) a cominciare da Casalecchio, e quelle poste sopra ad ovest del III Quartiere di Porta Ravennate
Lavino, eccetto 12 ascritte al II quartiere, di queste nel territorio del Comune di Bologna ci sono: Comprendeva tutte le comunità ad est dell'Idice e, sopra alla via Emilia, quelle comprese tra Idice e
Savena, eccetto 2 che furono aggregate al 4 quartiere: essendo tutte a est del Savena non ci sono
Borgo Panigale comunità che ricadono nel territorio attuale del Comune di Bologna.
Olmetola
Panigale vecchio IV Quartiere di Porta San Cassiano (dal 1235 di San Pietro)
Rigosa
Comprendeva le comunità poste a sud della via Emilia comprese tra Idice e Savena, le 8 tra Navile e
Savena, eccetto quelle del II quartiere, più le terre della podesteria della montagna e fra l'Idice e il
Savena quelle escluse dal III quartiere, nel territorio del Comune di Bologna ci sono:
II Quartiere di Porta San Procolo
Oltre le 12 comunità alla sinistra del Lavino escluse dal I quartiere, a questo quartiere furono assegnate Pontevecchio
quelle comprese tra il Reno e il Lavino, al di sopra della strada Claudia fino al limite della podesteria della Fossolo
montagna, e tutte quelle tra Reno e Savena, eccetto 8 comunità a destra del Navile che furono aggregate San Maggiore
al IV quartiere, di queste sono nel territorio del Comune di Bologna le seguenti: San Donnino
Camurata
Quarto di sopra
Calamosco
Sanctus Johannes Paulus
Villola (dopo il 1261)
Croce del Biacco (dopo il 1293)
(
X Corticella
Roncaglio
(
X
Calamosco
Roveretolo
(
X
Pescarola (
X (
X
(
X Villola
Quarto di Sopra
Bertalia
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X Camurata
Panigale Vecchio ( Beverara
Borgo Panigale
( Rigosa
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X San Donnino
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Olmetola
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X Fossolo
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X Pontevecchio
(
X San Maggiore
CENTRI E NUCLEI STORICI
SISTEMA INSEDIATIVO STORICO
LE COMUNITA' MEDIEVALI
Casaglia (
X
Le comunità medievali (
X
Barbiano
( Malavolta
X
X
( Porta San Pietro (
X Gaibola
X
( Porta San Procolo (
X
X
( Porta Stiera San Ruffillo
( Roncrio
X
I quartieri medioevali
Quartiere di Porta Stiera
( Jola
X
Quartiere di Porta Ravennate
Quartiere di Porta Porta di San Pietro
Quartiere di San Procolo
(
X
Paderno (
X
%U Le porte della "Circla" Mazzano
La "Circla"
(
X
Donizzola
COMUNE DI BOLOGNA
Elaborazione: Ufficio Speciale di Piano
(
X
Sabbiuno
Dicembre 2004
0 1000 2000 3000 4000 5000 m
La mezzadria non lasciava spazio a ribellioni o a forme di autonomia, essendo un contratto che si basava
DAL XIV AL XVIII SECOLO
su una mediazione di interessi che legava in forme molto strette l'esistenza contadina alle forme di
proprietà signorile; anche a livello più alto la proprietà fondiaria cittadina influenzava il contado: nel
Nella prima metà del Quattrocento la pluralità delle forze in lotta sia in città che all'esterno, aveva lasciato
Cinquecento su circa 300 comunità solo una dozzina mantenevano uno statuto o rappresentanze
alle comunità la possibilità di avere una certa autonomia con ampia liberà di movimento, sfociata in certi
consiliari, sottoposte tuttavia all'approvazione dell'Assunteria di Governo.
casi in aperte ribellioni, come successe nel caso eclatante di S. Giovanni in Persiceto e, solo tentata, da
Il caso di Bologna era comunque abbastanza anomalo nel panorama del nord Italia, in quanto in diversi
Medicina, in alcuni casi anche offrendosi alla potenza straniera che sembrava meglio garantire i loro
territori milanesi e veneziani, esistevano in quel periodo forti spinte per opporsi alla pretesa della città di
interessi.
controllare capillarmente il contado; nel corso del Seicento l’eccezionalità del caso bolognese era a tal
Questi tentativi centrifughi furono placati verso la metà del Quattrocento con interventi differenziati che
punto avvertita dai contemporanei da indurli a configurare la legazione come una regione a sé stante.
avevano portato a una pacificazione del Contado promossa dai Bentivoglio, poi divenuta definitiva con la
Nella seconda metà del Settecento il governo pontificio di Pio VI predispose un Piano Economico con
conquista di Bologna del 1506 da parte di Giulio II che aveva affidato al Senato, congiuntamente al
l’intento di riformare la fiscalità in modo più equo e di aumentare le entrate dello stato, si deve pensare
Legato pontificio, tutti i poteri, esautorando e riassorbendo i resti di potere feudale.
che dal 1385 i proprietari dei terreni cittadini non pagavano alcuna imposta, a differenza dei proprietari
Nella geografia feudale di quegli anni Bologna si caratterizzava per la presenza di pochi feudi, gestiti da
del contado, dove peraltro il clero e la nobiltà fruivano di una serie di esenzioni: in pratica il carico fiscale
famiglie patrizie autoctone, che però erano situati ai margini del contado, tale marginalità era dovuta
era sopportato dallo strato meno abbiente dei piccoli possidenti; tale riforma, osteggiata in modo violento
all'azione di governo che il Comune aveva attuato fin dal XII secolo, non solo militarmente ma anche con
dal Senato Bolognese che riuscì a procrastinarla per più di 15 anni, si concretizzò poi nel cosiddetto
strumenti fiscali e amministrativi; la conflittualità con la città, anche se perdurò per tutto il corso dell'antico
Catasto Buoncompagni, dal nome del cardinal legato Ignazio Buoncompagni.
regime, rimase comunque un fenomeno marginale e del tutto sotto controllo.
In realtà il catasto, che rappresentava una grande novità perché affidava la contribuzione sula stima
Anche geograficamente si nota come l'impianto viario di quel periodo rifletta sul contado le direttrici che
peritale del terreno e sulle reali capacità produttive al posto della dichiarazione dei contribuenti, venne
dal centro partono verso le diverse porte.
utilizzata dagli occupanti francesi che sopraggiunsero nel 1796.
A metà del Cinquecento fu istituita una specifica commissione senatoria, l'Assunteria di governo delle
comunità del Contado cui venne affidata l'autorità per intervenire con l'emanazione di provisioni, si
trattava di uno strumento con cui si ribadiva l'esclusività dell'amministrazione sul contado e sull'attività di
ripartizione ed esazione delle imposte, la cosiddetta dazio imposta che gravava sui fumanti e doveva
essere pagata in base all'estimo, alle bocche e ai buoi.
La delega che fu fatta all'oligarchia bolognese, anche in termini di tassazione, era determinata anche da
motivazioni politico-militari: la legazione di Bologna era una legazione di frontiera e un territorio unificato
sotto un'unica autorità dava maggiori garanzie di difesa dei confini dello stato pontificio.
I poteri conferiti all'Assunteria di governo non permettevano che le comunità potessero intrattenere
rapporti diretti con l'autorità centrale del Papa, e tale specificità contribuiva a configurare Bologna come
uno stato territoriale, o una città-regione; anche nel riconoscimento da parte dell'autorità pontificia c’era
dunque la legittimazione delle capacità normative, esecutive e giudiziarie che venne pienamente
riconosciuta all'oligarchia bolognese fin dalla metà del Quattrocento.
Le provisiones taxarum degli anni 1450 e la loro attuazione diede modo all'oligarchia bentivolesca di
dimostrare la propria capacità politica di gestione di una realtà per diversi motivi difficilmente governabile:
per ripopolare il territorio, stremato da guerre, epidemie e carestie, erano stati trovati diverse strategie,
che avevano influito anche sui rapporti di lavoro, portando a nuove forme di contratti, come la mezzadria
bolognese, sancita dagli statuti del 1454, punto di incontro di interessi solo apparentemente o
parzialmente divergenti.
Nel Settecento risultano presenti nel suburbio le seguenti comunità e parrocchie
Alemanni
Arcoveggio
Bertalia
Beverara
Borgo Panigale
Calamosco
Casaglia
Corticella
Fossolo
Gaibola
Jola
Medola
Paderno
Quarto Di Sopra
Roncrio
San Donnino
Chiesa Nuova
San Giuseppe
Sant'Antonio Di Savena
La Comunità di Corticella nel 1774 (Ufficio Acque e Strade - campioni delle strade 1774)
Sant'Egidio Dentro
Sant'Egidio Fuori
San Ruffillo
Santa Viola
( Corticella
X
(
X
Roncaglio Calamosco
(
X
(
X Spirito Santo
Beverara
(
X
Borgo Panigale Bertalia (
X (
X Villola Quarto Superiore
(
X (
X
(
X
Arcoveggio
(
X
Rigosa
(
X San Donnino
(
X Santa Viola
(
X Sant'Egidio
Olmetola X(
(X Sant'Egidio di fuori
(
X Casteldebole
San Paolo di Ravone
(
X Sant'Antonio di Savena
(
X Croce del Biacco
(
X
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X (
X ( Fossolo
X
San Giuseppe
Alemanni di dentro
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Alemanni di fuori (
X
SISTEMA INSEDIATIVO STORICO San Maggiore
CENTRI E NUCLEI STORICI (
X
LE COMUNITA' IN EPOCA MODERNA Chiesa Nuova
Casaglia (
X Barbiano
Monte Donato
(
X Gaibola
(
X
(
X San Ruffillo
(
X
(
X
( Centro di comunità
X Roncrio Jola
(
X
( località
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X
confini di comunità Paderno (
X
Mazzano
Città
Sabbiuno di Montagna
COMUNE DI BOLOGNA
Elaborazione: Ufficio Speciale di Piano
(
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Dicembre 2004
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DAL XIX SECOLO ALLA II GUERRA MONDIALE
Il Comune di Borgo Panigale comprendeva la sezione di Spirito Santo
Il Comune di Medola aveva la sezione di Rigosa
L’invasione francese e la creazione della Repubblica Cisalpina comportarono la riorganizzazione anche
amministrativa del territorio, che infatti fu diviso in 14 dipartimenti, secondo l’uso francese; il dipartimento
Per avere un’idea della distribuzione della popolazione e del reale peso sul territorio di questi
del Reno fu suddiviso in 4 circondari, di cui quello di Bologna ulteriormente diviso in 9 distretti, il distretto
insediamenti si deve considerare che nel 1809 Bologna aveva 79.414, di cui 63.420 nel centro urbano e
in 7 cantoni, il cantone in 15 comuni, che finalmente erano divisi in sezioni, corrispondenti all’incirca alle
15.994 nelle sezioni esterne, Borgo Panigale aveva 2186 abitanti e Medola solo 659, però questi dati
antiche comunità.
considerano anche le case sparse, infatti dalla rilevazione sugli insediamenti accentrati effettuata sempre
nel 1809, Borgo Panigale aveva 216 abitanti, Spirito Santo 190, Casalecchio 186 e Castagnolo Maggiore
58.
Nel 1809 Il Comune di Bologna aveva le seguenti sezioni:
Già nel 1810 il riordino amministrativo comportò un significativo accorpamento e la riduzione a sole 10
sezioni:
Alemanni Dentro Roncaglio
Gaibola Sant'Egidio Fuori Mentre Borgo Panigale assorbì Medola con le seguenti sezioni:
Medola - Rigosa - Spirito Santo
Jola San Nicolò di Villola
Quarto Di Sopra
Nel 1828 trascorso il periodo napoleonico, con la Restaurazione furono confermate come appodiati o
frazioni del Comune di Bologna solo le seguenti:
Alemanni
Arcoveggio
Bertalia
Sant'Egidio
San Giuseppe
San Ruffillo
Le frazioni, come le antiche comunità, non consistevano solo nel nucleo, più o meno consistente, ma in
tutto il territorio del cosiddetto forese che a loro afferiva.
Con la soppressione delle barriere daziarie vennero eliminate anche le sei frazioni in cui si divideva fino
al 1933 il territorio comunale, anche se nei documenti ufficiali continuarono ad essere utilizzate a fini
toponomastici, ancor oggi è possibile vedere il riferimento ad una delle sei frazioni nei numeri civici più
antichi apposti ai portoni delle case esterne al centro storico.
Nel 1937 con R.D.L. n. 1973 del 5/11/1937 Borgo Panigale, col consenso dei suoi amministratori,
perdeva l’autonomia comunale ed entrava a far parte del Comune di Bologna, a differenza di Casalecchio
e San Lazzaro che avevano invece dato parere contrario all’annessione.
La crescita demografica e la conseguente espansione urbana del dopoguerra finirono per erodere
progressivamente la riconoscibilità di queste località fino ad inglobarle completamente nel tessuto
cittadino.
In tutte le classificazioni la prima voce (capoluogo, diocesi, insediamento murato, organismo urbano) non
3.3.2 LA METODOLOGIA DI LAVORO interessa gli insediamenti presi in esame in questo lavoro poiché nessuno di questi assume un rango
così elevato, tuttavia ci è sembrato necessario inserirla per un corretto rapporto di relazione nella scala
delle possibilità.
Come anticipato in premessa, si è preso come riferimento principale l’inventario su tutta la Regione
Emilia Romagna che l’Istituto dei Beni Artistici Culturali e Naturali dell’Emilia Romagna ha effettuato alla
fine degli anni 70, è stato consultato anche l’Atlante dei Centri storici realizzato dall’Istituto Centrale per il LA CLASSIFICAZIONE FUNZIONALE
Catalogo e la Documentazione del Ministero dei Beni Culturali e la relativa metodologia speditiva di
censimento; tuttavia il lavoro dell’IBACN, per la maggior accuratezza e livello di analisi, nonché per Per le funzioni civili si sono distinti i seguenti gradi
l’analogia territoriale è sembrato quello più adatto da applicare al caso di Bologna.
comune,
appodiato o
secolo di nessuna struttura comune frazione nel comunità comunità citato in classificazione
attestazione cattedrale pieve parrocchia chiesa oratorio religiosa storica capoluogo attuale XIX-XX sec moderna medievale corografie TOTALE funzionale
a b c d e f a b c d e f
Alemanni XVI b c bc C
Arcoveggio XIV c c cc C
Barbiano XIII d d dd D
Bertalia XI c c cc C
Beverara XII c d cd D
Borgo Panigale XIII c c cc C
Calamosco XI c d cd D
Camurata XIII e e ee E
Casaglia XIII c d cd D
Casteldebole XVIII f f ff F
Chiesa Nuova XVII c d cd D
Corticella X c d cd D
Croce Del Biacco XII c d cd D
Donizzola XII f e fe F
Fossolo XII c d cd D
Gaibola XII b d bd D
Jola XII c d cd D
Malavolta XIII f e fe F
Mazzano XIII f d fd F
Monte Donato XVII d f df F
Olmetola X c d cd D
Paderno XI c d cd D
Panigale vecchio IX f e fe F
Pescarola XII f e fe F
Pontevecchio XIII e e ee E
Quarto di sopra XIII c d cd D
Rigosa XII c d cd D
Roncaglio XI f d fd F
Roncrio XIII c d cd D
Roveretolo X f e fe F
Sabbiuno di Montagna XIII c d cd D
San Donnino XIII c d cd D
San Giuseppe XVI c c cc C
San Maggiore XIII f d fd F
San Paolo di Ravone XVI c d cd D
San Ruffillo X b c bc C
Sanctus Johannes Paulus XIII f e fe F
Sant'Antonio di Savena XVI c d cd D
Sant'Egidio XVI b c bc C
Santa Viola XVIII f d fd F
Spirito Santo XVI d d dd D
Villola XIII c d cd D
LA CLASSIFICAZIONE MORFOLOGICA
\&
CASTELDEBOLE PONTEVECCHIO
SISTEMA INSEDIATIVO STORICO 0 100 200 300 400 500 m \& Edifici storici vincolati D.Lgs. 42/04
NUCLEI STORICI art. 10 (L. 1089/39)
CLASSIFICAZIONE MORFOLOGICA COMUNE DI BOLOGNA
1a - Restauro scientifico
1b - Restauro conservativo
Edifici presenti al 1884
Edifici presenti al 1941
Elaborazione: Ufficio Speciale di Piano 2a - Risanamento e ripristino conservativo Edifici presenti al 1954
CLASSE 3 - INSEDIAMENTI A NUCLEI Dicembre 2004 2b - Ristrutturazione con vincolo parziale (zone non coperte dalla carta del 1941)
\&
\&
BEVERARA
\&
RIGOSA OLMETOLA
\&
\&
\&
&\
&\
\
& &\
&&
\\
Classificazione morfologica
La classificazione morfologica e quella funzionale sono state accorpate in una classificazione di sintesi
1 – Insediamenti murati o comunque circoscritti
che possa dare la misura del grado di “centralità” di questi insediamenti
2 – Insediamenti agglomerati
3 – Insediamenti a nuclei
I livelli individuati sono 3:
4 – Insediamenti prevalentemente sparsi
5 – Insediamenti sparsi
I - i centri storici
6 – Insediamenti isolati
II – i nuclei e gli agglomerati storici
III – gli insediamenti storici isolati
L’incrocio tra la funzione A (capoluogo) e le classi 5 e 6 è stato omesso, perché difficilmente ipotizzabile.
Nella matrice si sono evidenziati i livelli di classificazione in base al grado combinato di funzione e
Come si vede la matrice esprime una gamma di possibilità che va da un massimo (A1) a un minimo (F6)
morfologia
di centralità e morfologia combinate, considerando tutta una serie di situazioni intermedie.
Le due linee di demarcazione tra le 3 categorie non sono simmetriche, ma hanno cercato di separare in
maniera equilibrata il maggior o minor grado di centralità con le caratteristiche morfologiche, così ad
1 2 3 4 5 6 esempio le prime due classi funzionali esprimono una fortissima centralità che solo le ultime due classi
A I I I I - -
morfologiche possono mitigare, e dunque rientrano a pieno titolo tra i “centri storici”, così come la
B I I I I II II
C I II II II II III caratteristica dell’insediamento “murato” compensa il minor rango funzionale delle due classi funzionali
D I II II II III III
E
successive.
II II II III III III
F II II III III III III Negli altri casi è più corretto parlare di “nuclei o agglomerati storici”, salvo quando il carattere disperso e
non riconducibile a un tessuto con caratteristiche urbane prevale su una sempre minor centralità e allora
si rientra nella terza categoria, quella degli “insediamenti storici isolati”.
Classificazione funzionale
Questa classificazione ha portato a individuare per gli insediamenti presi in esame le classi seguenti
A – capoluoghi, sedi di legazione e sedi vescovili
come visibili in tabella:
B – comune nel XX secolo e sede di pieve
C – frazione e sede di parrocchia
D - comunità in epoca moderna e presenza almeno di una chiesa
E - comunità in epoca medievale e presenza almeno di un oratorio
F - nessuna funzione amministrativa e religiosa
IL RAPPORTO CON L’AREA URBANA
E’ stato infine preso in considerazione il rapporto dei singoli insediamenti con il centro urbano per
individuarne il grado di autonomia nei confronti della città alla data del 1941 e ad oggi, si sono individuate
4 classi significative, da un massimo grado di autonomia rappresentato da quegli insediamenti che ancor
oggi rappresentano un organismo urbano autonomo - anche se come detto in premessa non è una
eventualità ritrovata nella casistica - passando per quegli insediamenti che rimangono separati ancor oggi
pur non avendo caratteristiche urbane, quelli che avevano caratteristiche analoghe al 1941 e infine quelli
che al 1941 erano già stati assorbiti dall’espansione del primo Novecento.
1 Organismo urbano
2 Insediamento non urbano al 2004
3 Insediamento non urbano al 1941
4 Insediamento inglobato nell’espansione urbana al 1941
Sono stati considerati solo quelli che al 1941 non erano ancora raggiunti dall’espansione urbana.
CLASSIFICAZIONE DI SINTESI
La caratteristica urbana o non urbana di questi insediamenti diventa la discriminante ultima per capire in
quali categorie previste nell’allegato sui contenuti della pianificazione dalla L.R. 20/2000 ricadono i singoli
insediamenti:
Il caso dei centri storici è quello previsto dall’art. A – 7 che disciplina le zone A, tuttavia tra gli
insediamenti presi in esame nessuno ha le caratteristiche richieste per rientrare in questa tipologia.
Gli “insediamenti storici isolati” se fanno parte dell’area urbana ricadono nella tutela dei singoli edifici
prevista all’art. A – 9, altrimenti in quella dell’art. A – 8 sugli insediamenti e le infrastrutture storiche del
territorio rurale.
I nuclei e gli agglomerati storici al di fuori dell’area urbana, come previsto dal comma 1 dell’art. A – 7,
sono equiparati ai centri storici ed hanno quindi la medesima disciplina; rimane aperto il caso di quegli
insediamenti già assorbiti dall’area urbana ma che hanno una rilevanza superiore alla somma dei singoli
edifici che li compongono, la proposta di pianificazione è quella di prevedere apposite zone di
valorizzazione dei nuclei storici, che dovranno essere perimetrate in sede di formazione del PSC e con
una normativa, anche se meno rigida di quella prevista per le zone A, che tuttavia tuteli e preservi la
riconoscibilità di questi antichi insediamenti.
NO
CLASSIFICAZIONE CLASSIFICAZIONE
MORFOLOGICA FUNZIONALE
CLASSIFICAZIONE
DI SINTESI
L.R. 20/2000
art. A- 7
L.R. 20/2000
art. A- 8
I - CENTRI STORICI
NO
II - NUCLEI STORICI
NO AREA
AREA
URBANA III - INSEDIAMENTI
URBANA
AL 2004 STORICI ISOLATI
AL 2004
ZONE URBANE DI
VALORIZZAZIONE DEI
NUCLEI STORICI L.R. 20/2000 SI
SI
art. A - 9
Insediamenti non classificati per mancanza di un tessuto minimo o per completa mancanza di Insediamenti in classe III non urbani (art. A-8)
tracce fisiche sul territorio:
Barbiano
Malavolta Calamosco
Panigale vecchio Camurata
Roncaglio Casaglia
Roveretolo Donizzola
Sanctus Johannes Paulus Gaibola
Jola
Insediamenti non classificati perché assorbiti dall’espansione urbana già al 1941 Mazzano
Olmetola
Alemanni Paderno
Arcoveggio Quarto di sopra
Chiesa Nuova Rigosa
San Giuseppe Roncrio
San Paolo di Ravone Sabbiuno di Montagna
Sant'Antonio di Savena Villola
Sant'Egidio
Insediamenti in classe II in area urbana
Insediamenti classificati in classe III ma ricadenti in area urbana (art A-9) Bertalia
Beverara
Croce Del Biacco Borgo Panigale
Fossolo Casteldebole
Pescarola Corticella
San Donnino Monte Donato
San Maggiore Pontevecchio
San Ruffillo
Santa Viola
Spirito Santo
[
% Corticella
S
#
Roncaglio Calamosco
Spirito Santo %U
[
% Roveretolo
Pescarola S
#
%U Villola
%U
Quarto di Sopra
Panigale Vecchio
Bertalia
[
% %
U
S
#
[
% Borgo Panigale
[
% S
#
Arcoveggio %U Camurata
Beverara
Rigosa %U
U
% San Donnino
Olmetola [
%
U
% Santa Viola Sant'Egidio
S
#
[
% Casteldebole
Perimetro urbano
Donizzola
U
%
Pierluigi Cervellati e Mariangela Miliari Antonio Ferri e Giancarlo Roversi (a cura di)
I centri storici Storia di Bologna
Guaraldi Editore, Rimini 1977 Bologna 1978