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FLAVIO FAGNAMGIOVANNI TORTI

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VOLUME SECONDO

Le chiese, i monasteri gli ospedali

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PREFAZIONE

Multa renascerentur, quae jam cecidere. cadentque Qaae nanc sunt in honore. Horatius

A tre anni di distanza~dal primo, siamo lieti di presentare al pub blico questo, secondo volume del Profilo storico di Bassignana , cui far seguito un terzo pe~ il quale gi stiamo lavorando. Il presente volume dedicato alla storia delle istituzioni religiose e assistenziali delpaese: l chiese, i monasteri e gli ospedali sono le par tizioni in cui sarticola la trattazione. La sua preparazione ha richiesto un impegno tutto pa~ticolare perch, contrariamente a quanto si sarebbe indotti a credere, il materiale documentario raccolto nel corso delle in dagini si rivelato talmente cospicuo da costringerci a scelte precise o, se si vuole, drastiche esclusioni. Compiuto questo lavoro preliminare, abbiamo dovuto affrontare. altre difficolt: collegare e mettere a fuoco, in opportuna misura, eventi di grande e di minore rilievo, dare unit ed equilibri alla esposizione, infine rendere con la necessaria spedi tezza di forma il quadro che si veniva tracciando. Quanto ai criteri he hanno ispirato il nostro lavoro, ci siamo sfor zati di attenerci a qu~lli che abbiamo gi indicato nella prefazione al primo volum. Afiche questa volta, infatti, ci siamo limitati a ricostruire la trama degli eventi senza preconcetti e disegni precostituiti, ripudiando la storia-dottrina e recuperando soltanto il recuperabile di vicende e notizie spesso fraihmentarie, pi spesso occasionali e impreviste. Quali sino i risultati di questo lungo lavoro di ricerca e di sin tesi, il lettore potr agevolmente giudicare da s. Abbiamo tuttavia la consapevolezza di aver speso non inutilmente tanta parte del nostro tempo, e ci ritertemo~ contenti della_fatica se essa avr contribuito a di radare la nebbia che avvolgeva tanti, aspetti della storia anche recente del paese, agevolando cos la conoscenza del lungo travaglio onde nacque la realt storica che ci circonda.

Copyright

1973 Dr. Flavio Fagnani - Pavia - Italy Propriet letteraria riservata - Printed in Italy

FLAvI0 FAGNANI GIovANNI ToRTI

RINGRAZIAMENTO
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Anche per questo secondo volume, riteniamo doveroso rivolgere un pensiero di viva gratitudine a tutti coloro che in qualsiasi forma hanno collaborato alla realizzazione del nostro intento. In particolare, additiamo alla: riconoscenza dei bassignanesi le se guenti persone: Dott. Vittorio Biotti, dellArchivio di Stato di Milano Geom. Pietro Boveri, di Bassignana Sig: Angelino Fabbi, di Bassignana Maestro Sandrino Freschi, di Bassignana Sig. Paolo Manini,. di Bassignana Mons. Vixicenzo Massobrio, gi Prevost6 V.F. di Bassignana Don Egidio Melchiorri, Parroco di Torre Garofoli Avv. Piero Moretta; di Bassignana Dott. Antonio Panizza, Direttore della Pinacoteca Civica di Alessandria Ing; giuseppe Sampietro, di Genova. Mons. ~Mario Tavazzani, cancelliere vescovile di Pavia Sig. Attilio Teppati, di Torino Don Raffaello Volpini, di Roma Geom. Guido Zanaboni, di Pavia..
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Un ringraziamento particolare desideriamo rivolgere anche ai se guenti enti e persone che si sono distinti nellacquisto e nella divulga zione del I e TI volume del Profilo storico di Bassignana : Amministrazione Provinciale di Alessandria Ente Provinciale per il Turismo di Alessandria Cassa di Risparmio di Alessandria Banca Popolare di Novara Unione Industriali di Alessandria Dott.a Lia Barbieri~ Dott. Francesco Barzizza e Sorelle, Torino Maestra Giulietta Barzizza Sig. Giuseppe Barzizza Sig.na Carolina Boveri Sig.na Lina Caviglio Sig.ra Natalina Cei in Vescovo Sig.na Anna Coda Mortta, U.S.A. Sig. Angelino Fabbio Prof. Rosalba Fraccari-Omodeo Sig.na Elena Freschi Maestro. Sandrino Freschi Sig. Francesco Garrone Dott. Pierino Lenti, Roma Sig.ra Vincenzina Migliara, U.S.A. Avv. Piero Moretta Rag. Sandrino Omodeo Geom. Pietro Pagella Sig.na Coi~inna Rampa Geom. Luigi Scaparra Sig. Carlo Tavella e Figlio, Valenza Sig. Francesco Torri.

Questo volume particolarmente dedicata alla memoria di: Pro!. Bernardo Barbieri Sig. Ernesto Barzizza Sig. na Giuseppina Faccaro in Omodeo Sig.ra Fiorntina Oltrabella in caviglio Sigg.. Carmina e Marietta Ravarino Sigg. Edoardo e Luisa Taella.
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PARTE PRIMA
Le chiese

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Nel corso del primo volume sono gi state passate in rassegna le memorie concernenti lantica pieve di S. Giovanni Battista di Bassignana. Non qui il caso di ripetere quanto stato detto in quella sede, ma si ritiene opportuno richiamare brevemente le principali testimonianze ri guardanti la chiesa, integrate da ulteriori notizie raccolte nel corso di successive ricerche. La piii antica menzione della. pieve locale risale al diploma del 22 novembre 977 con il quale limperatore Ottone Il conferma a Pietro, vescoyo di Pavia, il possesso della piev~ di Bassignana. Analoga conferma contenuta nella bolla del .maggio 1217 indirizzata dal pontefice Ono rio III a Folco Scotti vescovo di Pavia.2 La pieve di B~ssignana inoltre ricordata in un docmento redatto attorno al sec. X. Si tratta di una lettera indirizzata dal vescovo di Pavia a un. abate, al quale viene affidato lincarico di invitare al sinodo che si sarebbe svolto a Pavia la. domenica successiva, prima di Quaresima, i monaci soggetti alla sua obbedienza nonch i sacerdoti addetti ad alcune chiese della diocesi pavese.3 La inhimatio vesco~iile, il cui testo trascritt nel Cod. Vat. Lat. 1343, viene estesa a una pieve il cui nome stato letto erroneamente Basseruin omnia, che non ha senso, ma che viene da tutti interpretato Bassiniana. Lerrnea lettura, come avverte giustamente il Gianani che studi queI codice, dovuta a una piega della pergamena proprio in corrispondenza di quella parola per noipreziosa, che il Gianani inter-. pret, per quel che si poteva, Bass[... Janam, certo pi aderente al vero. P~r quanto riguarda la datazione del documento, che in ogni caso deve considerarsi anteriore al. sec. X, sarebbe interessante poter iden tificare il vescovo intimante, il cui nome purtroppo, come spesso~ avve-.
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F. FAGNANI-G. TORTI, Profilo storico di Bassignana, I, Le linee generali di svol gimento, Varese 1970, 65. 2 lvi, 67. Ivi, 39-40.

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niva in quei tempi, indicato dalla sola lettera iniziale: L. E cosf possiamo scegliere fra i seguenti vescovi pavesi vissuti prima del-Mille: Liutardo (841-864), Liutfredo I (865-875), Leone (924-944) -Liutfre do 11(944-972). Ma probabile che si trattasse propriodi questultimo. Il piii antico arciprete di cui si abbia notizia Berardo de Valide, ricordato in una iscrizione che consta di due versi leonini, cio con la rima nel mezzo, esprimenti il nome del prevosto e la data 1266.~ Liscrizione indubbiamente interessante, perch allarciprete attri buito il titolo di praepositus, con il quale si designava la sua supremazia su tutti i membri della canonica collegiata, vale a dire su tutti i canonici che officiavano la pieve. Ma liscrizione doppiamente preziosa, perch accenna anche alla costruzione del portale della chiesa di S. Giovanni, ertto appunt6- in quellan.no stesso 1266 e oggi miseramente scomparso. Il complesso edilizio della pieve di S. Givanni doveva -essere cer tamente cospicuo: accanto alla chiesa matrice, di cui rimangono notevoli avanzLgi illustrati nel primo volume, dovevano sorgere il battistero, la canonica e probabilmente anche il chiostro, di cui possiamo supporre lesistenza per il. fatto che la pieve era officiata da canonici i quali, nor malmerfite, in quei tempi praticavano la vita in comune. Di tutti gli edifici accennati; ad .eccezione degli avanzi dlla chiesa pievana, oggi -non rimane traccia visibile, ma tutta la zna a mezzodf della chiesa, per unestensione di una ventina di metri, -fittamente co spafsa di frammenti di materiale edilizio antico (tavelloni manubriati e tegoloni), cer-to provenienti da quegli antichi edifici. Anche nel sottosuolo sono numerose le tracce di murature antiche, periodicamente afflorant-i nel corso dei lavori agricoli. Nel dicembre 1 970~, -nel campo a mezzodf della chiesa, venuta alla luce una tomba in muratura con copertura a due spioventi formati da tavelloni manubriati in cotto di cm. 40 x 27 x 7, muniti nei lati minori di appositi incavi o riseghe per lincastro reciproco dei tavelloni. Le pareti della tomba, im postate su fondazioni in ciottoli fluviali, erano formate da maftoni di vario modulo, evidntemente reimpiegati, legati- fra loro -da calce molto povera e collocata irregolarmente. Linterno conteneva avanzi- ossei appartener~ti ad almeno due individui adulti, frammisti ad alcuni chiodi alquanto arrgginiti. ~ molto difficile azzardare una datazione della tomba; ma in ogni caso essa non -doveva essere posteriore al sec. XIII. ~ inoltre interessante
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rilevare che la tomba ri~u1tava addossat lle fondazioni di un muro perpendicolare al fianco della chiesa, di cui si sono potute seguire le tracce p~r una ventina. di metri. A levante di. q&esto muro, e a una quin dic-ina di metri da esso, gli scavi hano posto in luce gli avanzi cli un pilastro in muratura di sezione quadrata. Nel corso del sec. XIII troviamo un altra arciprete di Bassignana, Corrado, il quale risulta p~esente al testagiento del 31 gennaio 1296 in cui Muzio Cortese istituisce a Bassignana un ospedale per i poveri del luogo.5 Agli inizi del sec. XIV la pieve di BassigLiana viene elencata fra le chiese della diocesi di Pavia che erano tenute a versare le decime alla sede apostolica. Le inedite Rationes decimaram relative allanno 1323 6 recano la seguente indicazione: Plebes Bassignane Moreschus Furmentus canonicus dicte plebis. solvit die. XIJ decembris pro sua parte decime dicte plebis pro primo termino dicti anni sol. V Dicta plebes pro ipsa dictus canonicus solvit die ve neris. XXIIJ.junij.pro decima dicte plebis pro secundo termino dicti anni sol. XXX
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Per il successivo anno 1324 zione, evidentemente incompleta:

troviamo invece la seguente annota

Plebes Bassignane [in bianco] Moreschus Furmentus canonicus dicte plebis

[in bianco]

La documentazione subis~e a questo punto una grossa lacuna, e per trovare altre notizie sulla chiesa pievana bisogn4 scendere si-no al 1390., al quale anno appartiene un atto 8 contenente un processo apostolico per lesecuzione di una bolla del pontefice Bonifacio IX relativa a un. bene ficio da conferire al chierico Martino Persona di Bassignana. La bolla, ri~
Cfr. Appendice al presente volume, doc. I. Archivio Segreto Vaticano, Rationes decimarum, Collect. 173, fol. 21v. lvi, fol. %v. $ Archivio di Stato di Pavia Rogiti del notaio Albertolo Grifii (in deposito dalla Biblioteca Universitaria, ove recavano la segnatura Ms. Ticinesi 763 ), cart. 1388-90, atto n. 82.
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Ivi, 44.

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salente al 2 marzo 1390 ~ e trascritta per ex~enso nl corpo dellatto citato, affida a Enrico de Dimis, prevosto della cattedrale di Pavia, lin carico di esaminare il chierico Martino Persona di Bassignana, figlio di Giovanni~ ~e di conferire a questo,. purch trovato idoneo, un ben~ficio ecclesiastico senza cura danime, del reddito di 40 formi, previo accordo con il prevosto e il capitolo della chiesa di S. Giovanni di Bassignana. Con successivo atto del 12 dicembre 1390 ~ il prevosto Enrico de Dimis immise il chierico Martino Persona nel possesso di una prebenda istituita nella chiesa di S. Giovanni di Bassignana, prebenda che in passa to apparteneva al defunto prete Lanfranco Gambarana. Lanno seguente risulta prevosto della chiesa.di S. Giovanni di Bassi gnana il prete Uberto de Guaziis .11 quale,, con atto del 16 ottobre 1321,11 investf per 18 anni i fratelli guglielmo e Tomaino Bellingeri del fu Ago stino di due parti di alcune terre di propriet della chiesa site in territorio di Bassignana,u e per la rimanente part~ Pietro dei conti di Nicorvo, abitante a Bassignana. Si torna a parlare della chiesa in iinatto del 4 novembre 139613 in cui Guglielmo Centuario, vescovo di Pavia, annuendo alle suppliche del suddiacono Stefano de Presbiteris, cappellano della cappellania di S. Lorenzo eretta nella chiesa di S. Giovanni di Bassignana, gli acco~da una dispensa canonica. A qualche anno pM tardi risale lelezione di Toinaino de Zaganis, dottore in dirit~o canonico, alla carica di prevosto della cffies~ di S. Giovanni. Ce n~ informa un atto del 1 novembre 1400 14 in cui detto che Tomaino de Zaganis ottenne dal pontefice Bonifacio IX di poter avere lassegnazione di un arcipresbiterato o di una prepositura nella diocesi
La bolla pontificia reca la notazione cronologica VJ Non. Martij. Pontificatus nostri anno primo , che corrisponde appunto al 2 marzo 1390. Il testo della bolla, a dif ferenza dellatto notarile in cui essa inserita, trascritto in elegante e chiara grafia, probabilmente da mano diversa. 10 Archivio di Stato di Pavia, Rogiti cii., cart. 1388-90, atto n. 94. Allatto risulta presente come teste Romanino de Pomo di Bassignana, chierico della diocesi pavese. Ivi, cart. 1391, atto n. 67. Figurano presenti come testi Simonino de Pomo di Bassignana e Antonino de Guaziis de Burgo prope Bassignana . Si pu quindi pen sare che anche il prevosto Guazzi fosse originario di Borgofranco. 12 La maggior parte degli appezzamenti di terreno giaceva nelle seguenti regioni: in valle sancti Iohannis , in Octomazio , ad Sgaratolam de Poffisello , ad Ui mum , ad stratam Vallenzanam , in Fellengaria , in prato Piopere parve , in prato Piopere magne , in pitio prati Piopere . Queste tre ultime regioni erano ultra Ta nagrum . 13 Archivio di Stato di Pavia, Rogiti cii., cart. 1396-7, atto n. 92. 14 Ivi, cart. 1398-1400, atto n. 43.

di Pavia, quando ve ne fosse stata la disponibilit. Resosi vacante larcj presbiterato della chiesa di S. Giovanni di Bassignana per la morte del titolare Guglielmo dei conti di Nicorvo, deceduto presso la curia romana, lo Zagani, trovandosi momentaneamente occupato in altri negozi, pre sent formale richiesta di ass~gnazione tramite il fratello Pietro de Za ganis, de Burgo prope Bassignanam , nominato, suo procuratore. Lar cidiacono della cattedrale di Pavia,~ esaminati i titoli e la domanda del linteressato, procedette alla nomina. E~ue giprni dopo, e precisamente il 3 novembre,~ a Bellone Strada furono assegnate le due prebende che il defunto prevosto Guglielmo dei conti di Nicorvo possedeva nella cattedrale di Pavia e nella chiesa .di S. @iovanni di Bassignana. Il che significa che a Tomaino de Zaganis fu assegnato un beneficio diverso rispetto a quello posseduto dal suo pre decessore. Lo Zagani era prevosto. di Bassignana ancora nel~ 14~1 2. Ci -risulta da un atto del 18 gennaio di quell~nno 16 in cui, alla presenza di Pktro Grassi vescovo di Pavia, il prete Giuseppe Brippio, canonico preben dato della chiesa di S. Giovanni di Bassignana, e il prete Antonio de Andreis, cappellano e rettore della cappella di S. Ambrogio di Morinasio eretta~ nella stessa chiesa, nellintento di. addivenire a una permuta dlle rispettive prebende, ne fecero la cohsegna nelle mani del vescovo e di Tomaino de Zaganis prevosto di Bassignana.~7 Il-giorno stsso, il vescovo e~ettu a favore degli interessati la collazione delle prebende permu tate.8 Per tutto il corso del sec. XV non abbiamo altri documenti che possano fornire qualche lume sulla chiesa di S. Giovanni. ILn tanta penu ria di notizie risultano veramente preziosi i dati contenuti negli atti della visita pastorale alle chiese della diocesi pavese compiuta nel 1460 dal c~nonico Amico de Fossuianis, in nome e per conto del vescovo di Pavia Iacop~ Ammannati Piccolomini.9 Il visitatore, giunto a Bassignana il 26 settembre 1460, trov la
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15 Ivi. Allatto risulta presente come teste Pietro de Zaganis di Borgofranco. da rilevare che anche lo Strada aveva ottenuto da Bonifacio IX lassegnazione di una pre benda che si fosse resa vacante nella diocesi di Pavia. Ivi, cart. 1407-1412, atto n. 93. 17 Nellatto, il prete Giuseppe de Brippio (Brivio) era rappresentato dal suo pro curatore Ruffino Quaglia, canonico della chiesa di 5. Invenzio di Pavia. Archivio di Stato di Pavia, Rogiti cit., cart. 1407-1412, atti n. 93 (bis) e 94. 19 Gli atti della visita sono stati pubblicati da X. ToscANI, Aspetti di vita religiosa a Pavia nel secolo XV, Milano 1969.

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chiesa di S. Giovanni rovinata negli edifici, per cui la cura danime veniva esercitata nella chiesa di S. Stefano, costruita allinterno del paese per comodit degli abitanti del luogo. Di conseguenza, lantica chiesa pievana giaceva pressoch abbandonata a tutto vantaggio dellaltra: vi si ce lebrava raramente, e i morti venivano sepolti in parte a S. Giovanni e in parte a S. Stefano.~ Il prevosto Giovanni Antonio Bellingeri, interrogato dal visitatore, rispose che nella chiesa di S. Giovanni esistevano due cappellanie. La prima, intitolata ai SS. .Giorgio e Lorenzo, era di collazione del prevosto ed aveva un reddito annuo di 25 formi: il prete Massimo Beretta, che ne era titolare, vi celebrava quattro messe (settimanali?) ed era tenuto a presenziare alle funzioni di culto che si svolgevano nella chiesa. La seconda cappellania, intitolata ai SS. Bartolomeo e Siro, era anchessa di collazione del prevosto ed aveva un reddito di 25 formi: il titolare, Bartolomeo de Festis, vi celebrava quattro messe ed era pure tenuto a partecipare alle sacre funzioni.2 La visita pastorale del 1460 pure interessante per altri aspetti, perch pone in evidenza i legami che ancora esistevano poco dopo la met del sec. XV tra la chiesa pievana di Bassignana e alcune chiese e cappelle ubicate nel territorio limitrofo. Gli atti della visita ~ registrano ch~ la collazione della chiesa di S. Maria Vetere di Pecetto, allora officiata dal prete Ruffino Baronceffi di Piovera, spettava al prevosto di Bassignana. Cosf pure la conferma del titolare di una cappellania eretta nella stessa chiesa,~ e di unaltra cap pellania esistente nella chiesa dei SS. Antonio e Agata, sempre di Pe cetto.24- Inoltre, il prevosto di Bassigiiana aveva il diritto di confermare lelezione del rettore della chiesa.di 5. Maria di Mugarone?~ Analogo diritto, infine, doveva certamente spettare al prevosto anche per la chiesa campestre di S. Ambi~ogio de Molenasio, che gli atti della visita ~ regi strano in territorio di Montecastello ma che, come abbiamo gi detto in precedenza, sin dalla fine del sec. XIV risulta canonicamente unita alla chiesa di S. Stefano di Bassignana.
X. Tosc~.r~, op. cit., 168. Ivi, 169. ~ Ivi, 166. ~ Ivi, 167. lvi, 167. ~ lvi, 171. ~ Ivi, 158.
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Il complesso di queste circostanze dimostra che, quando ormai era in pieno svolginiento il processo di rottura del primitivo schema circo scrizionale ecclsiastico, che ~provoc il distacco dalla pieve dorigine di chiese che miravano a rendersi indipendenti, il prevosto di. Bassignana conservava ancora alcu~ii lin~itati diritti su chiese perikriche, le quali in origine dovevano certamente pparten~re al proprio distretto pievano. A questo, punto si apre nuovamente una vistosa lacuna nella do cumentazione; e per trovare altre notizie bisogna scendere al 18 settem bre 1565,~ ai tenipi della vi,~ita pastorale compiuta, quanto pare, dal vesco~&o di Pavia Ippolito Rossi. Gli atti di qpesta visita si limitano a registrare che la chiesa era in aperta campagna, e che e~sa era diruta ita quod supersunt nonnullae parietes Ma qualch,e tempo dopo, in occasione della visita, apostolica com piuta il 4 settembre 1576 da mons. Angelo Peruzzi, sembra ch~ le condizioni della, chiesa fbs~ero meno drammatiche .di quelle descritt dal vescovo Ippolito Rossi. i veybali della: visita infatti registrano che ledificio era in condizioni discr~te~ ad eccezione della ,paret~ a lato della p6r.ta maggiore, in condizioni talmente precarie che, se non sifosse prov veduto per tempo, sarebbe facilmente caduta. Allinterno, il Peruzzi trov tre altari abbastanza decenti ma spogli di tutto, ~ causa dello stato di relativo abbandono. Lingresso era tenuto chiu~o per impedire che gli animali vi entrassero. Una parte della chiesa era priva della copertura di tegole, onde il visitatore prescrisse al prevosto Giacomo Antonio Mar coni di rimediarvi entro lottobre prossimo, riparando nel contempo la parete che minacciava rovina e collocax~do sullaltare maggiore la croce, due candelieri, la tovaglia e il palio. Allesterno, la chiesa ~ra circondata, dal cimitero, abbastanza ampio e c-intato da, un muro alto circa c-inque piedi,. 111 prevosto. ~p~ofitt del loccasione per chiedere al Peruzzi licenza di poter abba~tere una parte di quel, muro, per ricavarne i materiali da adibire al completamento della fabbrica della ruova chiesa parrocchiale e della sacrestia annessa. Listan. za fu acc1t~, e si pu pensare che una parte del muro sia s,tata effettiva mente demolita. Leggermente migliorate ,sembrano le condizioni della chiesa alla fine del Cinquecento, al tempo della visita conipiuta dal vescovo S. Alessan
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~ Archivio della Curia Vescovile di Pavia (dora in poi citato: A.C.V.P.), Parroc chie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. Gli atti originali di questa visita si conservano in A.C.V.P. Lo stralcio riguar dante Bassignana si trova in copia autentica nellarchivio parrocchiale del luogo.

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dro Sauli il 19 settembre 1592 Il santo trov un altare in muratura con un paffio di tela recante limmagine del titolare, pi due candelieri, la croce e la predella. La chiesa misurava circa 30 braccia di lunghezza e otto di larghezza: aveva due finestre per lato con inferriate ma senza ante, e due grandi finestre prive di vetri sopra la porta dingresso. Ledi ficio per met era in volta e pavimentato in pietra, e per laltra met era coperto da travature lignee. Le pareti erano intonacate e tinteggiate di bianco, mentre nella parte in volta erano rivestite di affeschi, certa mente gli stessi che ancora oggi vediamo. Linterno era privo di ogni altro arredo: vi si celebrava raramente, ma sempre nella festivit del titolare. I verbali della visita infine registrano che il tetto della chiesa era guasto in molte parti, e lacqua filtrava allinterno. Ben poco diverse erano le condizioni della chiesa quali risultano dagli atti della visita pastorale dellil ottobre 16i9.~ Il visitatore trov la chiesa in discrete condizioni, e si limit a emanare alcune prescrizioni liturgiche, ordinando di chiudere le finestre con gli appositi telai e la tela cerata. Anche il vescovo di Pavia Fabrizio Landriani, che visit la chiesa il 29 maggio 1635, non ebbe alcun rilievo da muovere, e si rimise alle prescrizioni emanate nel corso della precedente visita del l6l9.~ Nella seconda met del secolo, tuttavia, le condizioni delledificio erano nuovamente divenute precarie, tanto che nella relazione stesa nel 1688 dal prevosto Piazza detto che la chiesa si trovava mal in ordine alla peggio .~ Si pu pensare che nei decenni seguenti ledificio sia stato oggetto di qualche restauro, rivolto pi che altro a impedirne la totale rovina. Questa ipotesi trova conforto nelle risultanze della visita pastor~le compiuta il 18 aprile 1765 da mons. Pio Bellingeri, vicario generale della diocesi di Pavia?~ Egli trov la chiesa sufficientemente ampia, con un mii co altare che presentava un quadro c~n la V~ergine, S. Giuseppe, S. Gio vanni Battista, S. Sebastino e Rocco. Le ~areti dellabside e del presbi terio erano tutie imbiancate, ma questo ~concio, perpetrato certamente in
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s:

3 A.C.V.P., Visita pastorale del vescovo S. Alessandro Sauli. Gli atti (fol. 93r.) registrano fra laltro la dichiarazione del sac. Cesare Bellingeri, canonico della chiesa, se condo cui i beni costituenti la dotazione dellantica pieve furono divisi in sei parti, di cui due di spettanza del prevosto, e le rimanenti quattro di altrettanti canonici. 3 A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. 31 Ivi. 32 Ivi. Ivi.

occasione di qualche pestilenza, permise di conservare pressoch intatti i preziosi affreschi romanici della conca absidale. Iii Bellinger-i distingue nettamente tra la parte della navata prossi ma al presbite4o, ricoperta dalla volta, e la rimanente parte della na vata, con travature a vista. Dopo aver riscontrato la capienza delledi fic-io, evidentemente sproporzionata alle effettive necessit del culto, il visitatore autor-izz il Comune a demolire la porzione di navata che era priva di volta, conservando il resto. Accord quindi al Comune la fa colt di impiegare i materiali risultanti dalla demolizione nella ripara zione di quella parte delledificio che era destinata a sopravvivere. Per il momento comunque il Comune non ne fece niente ma, poco prima che spirasse il sec. XVIII, fu attuata la demolizione dellantica facciata e della parte di navata che era coperta da travature a vista. A questi lavori allude, con ogni probabilit, la lapide datata 1794 che fu collocata sullattuale facciata. Agli inizi dellOttocento, dopo la bufera napoleonica, la chiesa giaceva pressoch abbandonata, tanto che nello stato della parrocchia di Bassignana, relativo agli anni 1.812-13,- fr le chiese aperte al .cuio non menzidnata quella di S. Givanni. Nel 1817, tuttavia, alcuni be nefattori la fecero restaurare alla meglio e riuscirono a farla restit~jire al culto dopo aver ottenuto le prescritte autorizzazioni da/parte della Curia Vescovile di Casale Monfei~rato. Dallt-tocento ad oggi, purtroppo, nulla stato fatto per rg~nare in qualche modo la ~ro~ressiva decadenza delledfficio, ridotto in condi zioni talmente. precarie che da un momento allaltro potrebbe cadere in rovina. Sappiamo che una simile eventualit contraria ai voti della popolazione bassignanese, per molte ragioni legata alla chiesa di S. Gio vanni. For.muliamo quindi lauspicio che, di fronte alla gravit della situazione, i responsabili della cosa pubblica avvertano lurgenza di re staurare quanto rimane dellantico edificio, che conserva ancora tracce significative del suo splendore. I provvedimenti auspicat-i sono ora resi pi urgenti dal fatto che nellautiinno del 1972 la Soprintendenza alle Gallerie del Piemonte, diretta dal prof. Franco Mazzini, ha provveduto al ,restauro degli affreschi conservati nellinterno, restituiti al loro originario aspetto dopo es sere stati liberati dal velo dintonaco che li ricopriva. I lavori, eseguiti dai restauratori Giuliano Scalvini e Giovanni Casella di Brescia, hanno confermato che la decorazione absidale rappresentava i dodic-i apostoli, ma due delle figure, probabilmente guaste dal tempo, furono r-ifatte nel
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sec. XIV e sostituite con le immagini ~di S. Giovanni Battista e di tina santa non identificata, che tiene fra le ,mani la palma del martirio. Quanto agli affreschi della p~rete destra, il restauro ha consentito di ac-, certare che essi erano palinsesti, cio furono sovrapposti ad altri pi~an tichi. In via precauzionale, questi ultimi furono staccati e trasferiti~ a Torino, in attesa di decidere sulla loro collocazione definitiva: Uguale sorte, purtroppo, subiranno gli affreschi della conca absidale se le autorit re~sponsabili non provvederanho al.piiipresto al rifacimento del tetto e alle opere di consolidamento imposte dalle precarie ~ondizioni delledificio. Vorranno i bassignanesi privarsi di un tesoro artistic,o di tale irriportanza, che merita di essere conservato nel luogo stesso per cui fu creato? Non vogliamo credere a una simile eventualit, che non fareb be certo, onore. al paese e alle sue nobili tradizioni. Qualcosa dunqi~ie bisogner fare, e subito. Ma chi ~i porr mano? La risposta ci sembra ovvia. In tutti gli atti delle visite pastorali, viene sottolineato he la manutenzione delledificio a carico, del Comune di Bassignana, e a questo ente indubbiamente compete tuttora, la respon sabilit della conservazione della chiesa: Sia dunque il Comune, nelle persone dei suoi attuali amministratori,, a prendersi cura delle sorti del-, l~dificio, riscattandolo dallattuale stato di abbandono. Non mancher il plauso dellintera popolazione, e delle generazioni future: la storia, un giorno, sapr giudicare secondo i meriti di ciascuno.

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Ent.ro la cerchia dejle mura che un tempo cingevano il borgo di Bassignana, gli abitanti del luogo eressero una chiesa dedicata a S. St&~ fano, che sorgeva sullarea dellattuale parrocchiale. Non , possibile sta bilire a quale epoca risalga la costruzione della chiesa,ma sipu pensare che essa sia sorta verso la seconda met del sec. XIII. La, sua dedica zione al santo protoniar~ire comunque rivela la sua figliazione spirituale dalla diocesi pavese, che annoverava appunto tra i suoi protettori anche S. Stefano, al quale Pavia, che ne conservava la reliquia del capo, aveva. dedicato la cattedrale estiva. Sembra certo che la chiesa di S. Stefano esistesse gi nel 132 1~ per ch il Cor.io ~ attesta che in quellanno nella chiesa fu pubblicata la sen tenza di scomunica contro Matteo Visconti. Pu sembrare strano che la chiesa non sia citata nelle Rationes decimariim.del 1323-24, ma pro babile che le registrazioni del codice vaticano si r.iferissero alla pieve di Bassignana considerata nel suo complesso, senza tener conto delle cap pelle che da essa dipendevan, nessuna delle quali, appunto, viene nominata. La chiesa di S. Stefano in ogni caso esisteva certamente nella se conda met del Trecento, come risulta da un atto del 7 ottobre 1395 in cui Giacomo de Nebiis, titolare della cappellania dei SS. Siro e Bar tolomeo eretta nella chiesa di 5. Stefano di Bassignana e chier.ico be neficiato della chiesa di S. Maria di Montecastello, confessa di aver ri cevuto dai suoi fratelli Giorgio e Stefano la somma di 10 formi doro, che rappresentava il reddito annuo dei beni della cappellania.2 probabile che gi alla fine del Trecento la cura danime fosse stata trasferita in S. Stefano per comodit dei fedeli i quali, per recarsi allantica pieve di S. Giovanni, dovevano percorrere circa un quarto di
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B, CoRIo, Storia di Milano, Milano 1855, 11, 33-5. Archivio di Stato di Pavia, Rogiti del notaio Albertolo Grifii, cart. 1394-95, atto

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miglio. Tale trasferimento comunque era gi considerato un fatto relati vamente antico al tempo della visita pastorale del 1460, che ci fornisce ottime indicazioni sullo stato della chiesa nel sec. XV.3 In quel period era prevosto di Bassignana Giovanni Antonio Bellingeri, mentre i canonici erano Michele da Ferrera, Giovanni An tonio de Zaganis, Francesco Torti e Giorgio Castiglioni. Ciascuno di essi godeva un beneficio del reddito annuo di 40 formi ma, contrariamente a quanto stabilito dagli statuti che regolavano la vita in comune dei canoni&, nessuno faceva stabile residenza presso la chiesa. Venivano quindi sostituiti da alcuni cappellani che per le loro prestazioni ricevevano un compenso. Onde, il visitatre ordin al prevosto di pre sentargli entro, quindici giolni la sentenza che era stata emanata nella vertenza sorta fra il precedente prevosto e i canonici circa lobbligo della residenza, in modo da imporre ai canonici unindennit per la -mancata celebrazione dl culto cui erano tenuti in base agli statuti. Gli atti della visita segnalano ch. la chiesa era satis ornata , con tre cappellanie: quella di S. Ambrogio, cui era unita canonicamente la chiesa campestre di S. Ambrogio de Morinasio,4 di collazione del pre vosto, di cui era investito il prete Stefano Patarini, che godeva un be neficio del reddito annuo di 20 formi; quella di S. Maria ovvero di S. Michele, di patronato dei nobili Bellingeri, la quale sorgeva anticamente nel castello di S. Michele,. ma dopo la distruzione di questo fu trasferita in S. Stefano: ne era investito il prete Filippo Beffingeri, che ricavava dal beneficio un reddito annuo di 20 formi; infine quella di S. Giovanni Battista, di patronato dei nobili (non detto quali), la cui conferma spettava allordinario diocesano, ed aveva un reddito di 14 formi. Il prevosto e i canonici avevano in comune alcuni beni che frutta vano circa 10 formi allanno,.che venivano impiegati per le necessit della chiesa. Esisteva ppre una sacrestia con relativo sacrestano ma, es sendo essa pri~a di redditi, vi provvedeva il. prevosto. Le entrate della chiesa comunque dovevano essere piuttosto limitate, tanto pi~t che a quel tempo non vigeva piii lusanza, praticata anticamente, di riScuotere dalla popolazione locale le decime e le primizie. Si era quindi inaridito un cespite che avrebbe potuto fruttare un g~ttito tuttaltro che trascurabile, se teniamo presente che nel 1460 la parrocchia contava circa 200 abitaPer il testo della visita a Bassignana cfr. X. TOscANI, 0%,. cit., p. 168-70. Di questa chiesa campestre, che certamente era gi scomparsa nel 1460, non purtroppo possibile fissare lubicazione.

zioni, e quindi un migliaio di abitanti, cifra notevole per quei tempi. Ad aggravare la situazione si aggiungeva il fatto che un certo mae stro Antonio de Mananelis deteneva indebitamente alcuni beni di pro priet della chiesa e, nonostante avesse riconosciuto che tali beni non erano suoi, rifiutava di pagare laffitto. Lesempio era imitato da altre persone che r~icusavano di pagare alcuni legati, per quanto fossero di modesta entit. E poich la chiesa non aveva un inventano dei beni mobili e immobili, il visitatore ordin al prevosto di compilarlo e di presentarlo alla- cancelleria vescovile entro due mesi. (~uanto alle condizioni spirituali della parrocchia, il prevosto affer m che alcuni fedeli non si confessavano, ma la maggior parte si acco stava regolarmente ai sacramenti. Il visitatore ordin allora al prevosto di intimare ai fedch che trascuravano le pratiche religiose di confessarsi e di accostarsi alla comunione entro il termine di venti giorni, in man canza di che sarebbero stati allontanati dalla chiesa e colpiti dalle censure ecclesiastiche. Per trovare altre notizie sulla chiesa di S. Stefano bisogna scendere alla met del Cinquecento, epoca cui risale il testamento di una certa Tomina de Pomo, di Bassignana, che lasci i suoi beni alla compagnia del SS. Corpo di Cristo eretta nella chiesa.5 Il testamento, rogato dal notaio pavese Bartolomeo di Lugo, del i aprile 1552, e in esso detto che l7omina lasci tutti i suoi beni mobili e immobili alla compagnia, a condizione che le rendite fossero impiegate per abbellire la cappella della stessa compagnia, e inaltre opere pie ed elemosine.6 rn questo periodo era prevosto di Bassignana MarcAntonio Isim bardi, di cui sappiamo soltanto che lasci alla chiesa di 5. Stefano una pianeta di sargia di colore turchino, recante lo stemma della sua famiglia.7 Lisimbardi rinunci alla sua carica nel 1559, e fu sostituito dal pia centino Giacomo Antoni Marconi. Limpronta da lui lasciata nel go verno della parrocchia fu duratura: tra i suoi meriti principali possiamo
Un ampio estratto del testamento, trascritto negli atti della visita apostolica del 4 settembre 1576, conservato nellarchivio parrocchiale di Bassignana, in copia autenti cata da Pietro Nabona, notaio e cancelliere della curia vescovile di Pavia. 6 La compagnia del SS. Corpo di Cristo amministr i beni lasciati da Tomina de Pomo sino alla fine del sec. XVIII. Vedi infra, nota 19, inventano del 25 marzo 1582: Item pianeta una anticha de sarza turchina con larma de Isimbardi . Lo stesso inventano elenca pure un palio di raso rosso con lo stemma dei Visconti, verosimilmente donato alla chiesa da qualche membro di quella famiglia, che fu prevosto di Bassignana: Item palio uno di raso rosso con larma della bissa .

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indicare la ricostruzione della chiesa di S. Stefano e lattuazione di un vasto programma di riforme ispirate ai principii sanciti dal Concilio di Trento. Da poco insediato nella carica il Marconi, obbedendo alle istruzioni ricevute da Ippolito Rossi,8 compil una dettagliata relazione sullo stato della sua parrocchia.9 Dato il rilevante interesse del documento, si ri tiene opportuno riprodurlo qui di seguito integralmente: 1561, 13 luglio In exequtione delle litere editale inthimate a mi Jacobo Antonio Marcono preposito dila chiesa collegiata parochial di Santo Giovan Bat tista di Bassignana per le guerre transportata et nominata Santo Stephano exhibisco in mane di monsignor vicario episcpale di Pavia tutto ci per mia inteligenza et inquisitione ho scrutato per adimplire et fare la ubedienza di quanto per esse si contiene como mente di monsignor reverendissimo Epi scopo di Pavia et sua diocesi. Primoio prefato preposito ho:et posedo gi doy anni passati detta prepositura et circa li redditi ne cavo a massaritio ogni anno ut jnfra. Primo ho doi massari che lavorano dette terre uno nominato Martino Burtio et laltro Badono quali lavorano caduno la mit delle terre di detta prepositura e mi dafio la mit dl grano et il terzo di marE...] da sappa coss~ ne cavo in parte mia dominicale da ambi doi massari sachi sesanta de for mento et sachi tre di segale fra tuti doi et sachi doi de marzaschi fra tuti doi. I.tem gli do a suprascripti massari per detto lavorerio boiche 4 di prato per cadauno massaro a tuto suo et cadauno di br mi dano torta una e mezza de lino. Circa il resto delle prate ne cavo al pari in tuti li doi feni carra quatro di feno per mio uso. Item ho un campo a Mugarone qual lavora Bertoloto Piacentino a massaritio et ne cavo sachi tre de formento ogni anno. item ho un fittabile nominato Jacbino Galia qual ha una pezza di terra che lui ha avignato et mi paga in perpetuo il terzo delle uve nasieno sopra detta ~terra Ct la mitt della segala.circa delle uve ne cavo brente sey vino in mia parte et in segala sachi quatro ogni anno.
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Item ho un fittabile nominato Ambrosio Candiano quab tiene ut supra una pezza di terra avignata a fitto perpetuo ut supra et ne cavo in vino brente quatro et in segala sachi doi ma tuta piena perch un anno piena et laltro vacu~. Item ho un campo quab lavora Michei Poma et ne cavo in mia parte in segala sachi doi ogni anno et cli presente gli pianta tre fiere de vitte in detta terra. Item ho altri fitti minuti quali pagano in perpetuo ut infra alla misura di Bassignana che gli vano stara 9 a fare un sacco Francescp Bover in formento Giovan Maria Nisoia in formento ]i~. Margarita Belingeri in formento ]~amiano Cavigiola in formento Giuliano Cavigiola in formento Dominico M.r Galino :in formento Ber.nardino Ricio in formento Maest~o Battista Giarola in formento D. Julia Persona in formento Giovan Necho in formento Agnese di Olivi in formento Martino Burtio in formento ~ominico Barbero iii formento D. Vincentio Gerardo in formento i. Gio.Pietro et fratelli de Provera in formento li). Barbara et sorele de Caneto in formento Jacobino Salamone de Peceto in segala
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Item un campo a Piovera qual ho affitato et ne cavo lanno sachi doi di avena da uno nominato Ludovico. Et del sopradetto redito io pago ogni anno alli aratri sachi doi di formento et sacco uno di formento ai sacrista. Itm ho -obbligo di mantenere un curato qual faccia la cura di detta terra et la cera et il vino ala chiesa alla cellebratione delle messe. Alla mia venuta in Bassignana ho ritrovato la sacristia senza aichuno paramento et solo ho trovato ut infra: Primo un calice de argen~to sopradoro di valsente ducati 6 Item il tabernacubo dii Corpus Domini di valsente ducati 6 Item uno scatolino doro di valsente ducati 6 Item cameso uno strazato Item pianeta una di sargia frusta Item altre due pianete antique una di pano rosso debolissimo et una di sargia zaneta qual ambe doi io ho fato rifare a mie spese ala moderna Item io gli ho fato fare di novo doe pianete di panno turchino con la
Le abbreviazioni si. e sc., usate nellelenco che segue, stanno rispettivamente per strara e scupelli, unit di misura che un tempo erano molto diffuse nella campagna pavese, e che si usano tuttora in determinate circostanze.

In quel tempo era amministratore apostolico di Pavia Gian Gerolamo dei conti Rossi di S. Secondo. Del tutto privo cli vocazione e persino deilordinazione sacerdotale, egli nella sua diocesi non si fece vedere mai, preferendo godersi le sue pingui rendite e recarsi a caccia nelle terre della sua famiglia, nel parmense. Fu talmente una buona lana che fu persino chiuso in Castel S. Angelo, a Roma, a far compagnia al Cellini. Dopo lemanazione della costituzione apostolica cli Paolo IV del 1557, che impose ai vescovi di risiedere nelle rispettive sedi, nel 1560 egli fu costretto a nominare suo coadiutore nella diocesi di Pavia il nipote Ippolito Rossi. La scelta non poteva essere piii felice per ch il nipote, divenuto nel 1564 vescovo di Pavia, fu per questa citt ci che fu S. Carlo Borromeo per Milano. Circa la vasta e incisiva azione pastorale di Ippolito Rossi cfr. la recente monografia di V. L. BEIu~~oRIo, La Chiesa di Pavia nel secolo XVI e lazione pa storale del cardinale Ippolito de Rossi (1560-1591), Pavia 1972. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Inventari della prevostura e chiesa.
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croce di mochaiato una rossa et una pianeta con stolla et manipulo di valsente di ducati 7 Item doi amiti et uno cameso novo fato a mie spese di vaisente de ducati 3 Item gli sono misal uno dila chiesa et uno chio gli ho comprato Item gli sono uno antiphonario et un libro per cantare le messe de tutto lanno assay buoni Item gli ho fato fare una sbara per morti et un cataleto Item gli una croce indorata ma di lotone di valsente ducati 3 Item gli sono doi leturini uno [...j vechio con la naviseta Item un ferro da fare hostie di valsente ducati 3. Sotto la prefata prepositura ih detta chiesa sono quatro canonicati la cui colazione speta a1 preposito et ai capitolo.qu~.lli signori canonici sono tenuti di fare la residentia ale feste comandate o vero farla fare et son tenuti a pagare un sacrista come apare per una ordinatione gi fata et confirmata da mons. vicario il signor Hieronimo Scaruffo.quali sono tenuti fare cantare le messe et li vesperi in df di festa tuto lanno. E li rediti deli suprascripti canonici sono ut jnfra con il nome et cogno me di signori canonici et fitabii:

Primo, il canonicato del signor Carolo di Corte cantore dela chiesa mag giore di Pavia.et ha affitato a nove anni il suo canonicato a Pelegrino de Per gamo et Olivero Molla quali pagano ognj anno in formento sachi 22 et meggia torta di lino. Il sprascripto canonicato tenuto a pagare un residente in la chiesa di S. Stephano di Bassignan~ et darli ogni anno lire 20 et dar ai sacri s~a sacco meggio di formento et brenta meggia di vino. 2. Il canonicato dii signor Julio Cesare Inviciato citadino et habita tore di Alexandria qual tiene a fito ut supra Hieronimo da Cayro et paga ogni anno in formento sachi 30 et torta una meggia di lino. Il suprascripto canonicato ha lobbligo dil suprascripto canonicato. 3. Ti canonicato dii signor Augustino Scarampo qual tiene a fitto ut supra Pcilio Olivo et Giovani Olivo et pagano ogni anno in formento sachi 26 et torta una di lino. Il presente canonicato ha lobbligo dii suprascripto canonicato. 4. Il canonicato dii signor Giovan Francesco Gentile nepote dii Rev.mo Episcopo di Gentili et come se dice con regreso qual tiene a fito ut supra il signor Jacoppo et il signor Jacomo fratelli di Ultrabelli et ne pagano in for mento sachi 28. Il presente canonicato ha lobligo di suprascripto canonicato.
A presso questo nela sprascripta chiesa parochial si troveno le infra scripte capelle qual posedeno li infrascripti con li oblighi infrascripti: Primo la capella grande nominata Santo Ambrosio et Siro qual dii ven. m.s prete Francesco Ultrabelio canonico dela chiesa maggiore di Pavia et ha obligo de due messe feriate la setimana qual celebra m.s prete Stephano Molla del loco di Bassignana. Alla suprascripta capelia per legati sono obligati fare dire due messe feriate la setimana m.s Pietro Paulo dal Pero et m.s Angello

Matheo Sacho qual messe fano celebrare una dali Rev.di Padri del Carmine laltra da m.s prete Angelo da Rivarone. Lancona di suprascripta capella di legno intersiato et indorata fatta a figure ma vecchia.11 Il suprascripto altare ha la sua pietra sacra.quatro candelieri di legno.4 tovaglie assay buone.doi palij uno de seda verde et uno di coramo sopradorato et ha la sua tiia avanti alla anchona. 2. La capella di S. Sergio et Bacco qual dii signor Giovan Piubel Bocca di Valenza ma curial et ha obbligo di due messe feriate qual celebra m.s prete Stephano Molla. suprascripto. Avanti la capella vi unassa semplice depinta.una pietra sacra.due tovaglie fruste.un candeliere di ferro senza para mento et paglio alchuno avanti laltare. La presente capella lha a fitto Alberto Laborante qual paga ogni anno in formento sachi 17. 3. La capella di Santa Maria et Michel jus patronato dei Belingieri qual viene in Frahcesco Belingero et ha obligo quatro messe et due ne celebra la setimana il deto m.s prete Stephano .et due li Rev.di Padri dei Carmine. Avanti la suprascripta capella vi unassa semplice depinta.una pietra sacra.tre tovaglie vecchie.un candeliere di ferro. niuno paglio n paramento. 4. La capella de Santo Bartholome qual di prete Gio.Battista Doria et ha obligo come se dice 4 messe feriate ma ne fa dire due dali Rev.di Padri del Carmine Ct le altre due le nega che dice non essere obligato perh mi remeto ala veritade. Avanti la presente capella vi una assa semplice depinta.due tovaglie .con uno tovagliolo frusto.una pietra sacra.et niuno paramento n paglio. 5. La capella di Santo Giovanni Battista qual tiene prete Hieronimo Ultrabello et ha obligo due messela setimana qual celebra il prefato preposito. Avanti la presente capella vi una croce grande depinta et ha una pietra sacra et due tovaglie et una tovagliola fruste n ha paglio n paramento al cuno. 6. La capella di Santa Catherina jus patronato deli Fioni qual viene gli deti Fioni et ha obligo due messe qual non se dicono. Avanti la supra scripta capella vi una nchona intersiata et ha la pietra sacra.due tovaglie fruste.niuno paramento n paglio. 7. i~ nela suprascripta chiesa uno altare di bat.udi di Santo Laurentio con obligo di una messa, al mese et non la fano dire et questo altare non ha pietra sacra n paramenti n paglio.solum tiene una tovaglia per coprire il detto altare. Circa li rediti delle suprascripte capelle sopra nominate io non so n posso sapere ci che se ne cavi per essere lavorati dali proprij patroni in sieme con terre de patrimonio n sono may state affitate a persona aichuna chio habi inteso per mi remetto in questo. In quorum omnium fidem Ct testimonium ego presbiter Jacobus Anto nius Marconus prepositus ut supra me subscripsi.
~ Veramente prezioso risulta questo accenno allantica icona intagliata a figure e dorata, che fungeva da pala allaltare maggiore di S. Stefano. Ma quanto amara la scomparsa di questa opera darte, che possimo facilmente immaginare un prodotto della scuola lombarda o piemontese! Altra ancona simile era nella cappella di S. Caterina, come detto nella relazione del prevosto Marconi.

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Lanno stesso in cui il prevosto Marconi stese la. sua relazione~, il vescovo coadiutore Ippolito Rossi inizi la visita pastorale della vastis sima diocesi di Pavia, nella prspettiva di iniziarne la conoscenza e di impostare il vasto programma di riforme che gi aveva in animo di realizzare. La visita, iniziat nel luglio 1561, fu interrotta dal vescovo per tutto il periodo in cui egli partecip alle sessioni : del Concilio di Trento, vale a dire fra il gennaio 1562 e il dicembre 1563 12, La visita tuttavia fu continuata durante la sua assenza dal vicario generale della diocesi, il quale fu a Bassignana il 13 aprile 1562 e ne fece stendere una breve relazione.3 In essa si. dice che il vicario si rec a visitare la chiesa di 5. Stefano e vi trov il prevosto Giacomo Antonio Marconi, che esercitava la cura danime su circa 250 famiglie, e ottenne linvestitura della parrocchia per autorit apostolica, in segito alle dimissioni del precedente prevosto MarcAntonio isimbardi. Nella chiesa di 5. Stefano si conservava il SS. Sacramento nella cap pella omonima, in un tabernacolo di legno dorato e dipinto, entro un vaso con coperchio dargento, davanti al quale ardevano le lampade man tenute a spese della confraternita del Sacramento. Anticamente per lEucarestia veniva conservata in una nicchia a lato, dellaltare maggiore, nella quale ora si custodivano lolio santo e lacqua battesimale, assieme a un vaso dargento dorato contenente numerose reliquie. Il fonte bat tesimale era collocato presso la porta maggiore, presso il pilastro a mano sinistra, ed era senza coperchio. La seconda visita pastorale, compiuta p~robabilmente dallo stesso
V.L. BERNORIO, op: cii,, 243. noto che i verbali della visita di Ipp6lito Rossi e dei suoi delegati furono scritti parte in registri, parte in 1lire di fogli. In occasicine del riordino dellarchivio della Curia Vescovile, compiuto nel secolo scorso dal canonico Pietro Terenzio, le filze furono divise per parrocchie e rilegate in miscellanee assieme ad altro materiale archivistico, col: locandole in cartelle intestate alle singole parrocchie. quindi oltremodo difficile, attual mente, ricostruire lordine e la cronologia delle visite pastorali del. Rossi, i cui verbali sono ora dispersi in centinaia di cartelle. Sulla questione cfr. V.L. BERNORIO, op. cit., 244, nota 6. Per quanto riguarda, Bassignana, i verbali della visita, alquanto frammentarj e scompaginati, ,sono collocati nella sede Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pa storali. Il frammento consta solamente dei ff. 23, 25, 27, 28, e riprende ai ff. 147 e segg., con scrittura della stessa mano. Mentre i primi quattro, fgli recano la data del 13 aprile 1562, i ff. 147 e segg:, recano lindicazione die , martis decima octava mensis septembris . Poich il martedf 18 settembre cadeva nel 1565, , evidente che le visite pastorali a Bassignana furono almeno due: la. prima, piuttosto sommaria, si svolse il 13 aprile 1562, la seconda invece, compiuta probabilmente dallo stesso Rossi, ebbe luogo il 18 settembre 1565. .
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Rossi divenuto nel frattempo vescovo titolare di Pavia, ebbe luogo il 18 settembre 1565 14 La relazione inizia ricalcando i verbali della visita pre cedente, e continua rilevando che nella chiesa esistevano quattro cano nicati posseduti dai sacerdoti Carlo de Curte, Ago~tino Scarampi, Ge rolamo Oltrabella (investito per ,autorit apostolica in seguito a ri nuncia di Gio. Francesco Gentile) e Timoteo Inviziati di Alessandria, che possedeva il canonicato per autorit apostolica in seguito a rinuncia di Giulio Cesare Inviziati. Tutti i canonici erano assenti, ma ciascuno di essi versava la somtna;di .20 lire annue al prevosto, il ~quale stipendiava tre sacerdoti residenti che. celebravano in sostituzione dei. canonici as senti.5 La chiesa sorgeva al centro dellabitato e aveva la cappella maggiore e met della navata in volta, mentre la rimanente parte della navata era coperta da tegole e quindi, possiamo immaginare, con copertura a tra vature lignee. Il pavimento era lastricato, ma in cattive condizioni: ovunque erano disseminati sepolcri di famiglia malamente coperti da assi spezzate, in condizioni tali che non era sicuro camminarvi sopra. LEucarestia era conservata, in una cappella.costruita in volta in angulo ecclesie versus portam maiorem a manu sinistra : essa era chiusa da una cancellata in ferro ed era provvista di un altare con una bella an cona dipinta e dorata. Una ancona simile era sullaltare mggiore, sul quale erano pure quattro candelieri di legno, una pace di legno, un paffio di cuoio dorato e altri arredi. A sinistra dellaltare, in una nicchia, si conservava il crismae lolio santo in,un recipiente di stagno, assieme ad alcune reliquie munite di autentica. Sul lato destro dellaltare viene segna lato quoddam depositum super terram , che forse era il monumento funerario di qualche personaggio. Allaltare maggiore- er~ un,ita la cappellania di S. Ambrogio, di cui er titolare Gio. Francesco Oltrabella, che laveva ottenuto nel 1554 dietro presentazione del Comune di Bassignana e per conferma dellordi nario diocesano. Nella chiesa esistevano sei cappelle costruite in volta, in merito alle quali gli atti della visita forniscono le seguenti notizie:
. . .

cappella dei SS. Giorgio e Bacca: aveva un reddito annuo di 24 sacchi di frumento e ne era titolare il prete Gio. Michele de Buchis,

~ Circa la datazione dei verbali di questa visita cfr. la nota precedente. 15 Ogni canonico, inoltre, era tenuto a dare mezzo sacco di frumento e mezza brenta di vino a titolo di mercede per il sacrestano della chiesa.

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che vi faceva celebrare due messe settimanali; laltare era privo di an cona ed ,ave~a due candelieri in ferro, una tovaglia e la predella. cappella di S. Maria e S. Michele: dal 1555 ne era titolare il prete Francesco Bellingeri figlio di Nicola, cui era stata conferita per diritto di patronato della sua famiglia e per conferma dellordinario, faendovi celebrare quattro messe settimanali da un frate carmelitano; laltare aveva un affresco in luogo dellancona, ed era privo di ogni arredo. cappella di S. Caterina: il prete Francesco Fioni vi faceva ce lebrare una messa settimanale; laltare aveva tre statue in legno, due can delieri in ferro e una predella rotta. cappella di S. Bartolomeo: in seguito alla rinuncia di Gio. Bat tist~ Doria, ne era investito il prete Giovanni Scarpaccini, che vi faceva c~elebrare tre messe settimanali; laltare aveva una parete affrescata in luogo dellancona, un palio, una croce di legn dipinta, due candelieri in legno dipinto, due candelieri in ferro, la predella e tre tovaglie. cappella di S. Giovanni Battista: era di patronato della famiglia Calvi dei Beffingeri; vi si celebravdno due messe feriali a cura del tito lare Saccino Provera figlio di ~rancesco, che ne aveva ottenuto la colla zione in seguito alla rinuncia fatta da Gugl~ielmo Oltrabella; aveva una parete affrescata, una grande croce di legno e la predella. cappella di S. Lorenzo.: sorgeva a mano sinistra presso la porta maggiore della chiesa e apparteneva ai disciplini di S. Lorenzo, i quali vi facevano celebrare una messa ogni 15 giorni; laltare aveva un affre sco in luogo dellancoi~a, il palli~, la predella e niente altro;

in consequirli cosa che ha bisogno. di provision salvo che il capellano de San Bartolomeo che ancora per il mio tempo sia sempre solito fare celebrare tre messe si dice essere obligato a quatro et la capella de Santa Catherina alla quale rev. Francesco Fioni fa dire una messa sola pare fosse solita darsi in titolo et dirmi due messe. Quanto alla gesa ha bisogno di qualche reparatione ancora chio vi abbia fatto, molta spesa cosf circa la gesa come fare ordinare le case atalch mi pareria che dovesse la Comunit essere obligata a tal repara tione tanto pi che dicono che sua et vuoleno essere sepulti per niente et vi sono ancora i monumenti quali hanno i coperti de asse rotti per quali ne esce il putore et non si sicuro andare per la gesa et vi si usano tante banche da dona et cos alte che impediscono la gesa et la veduta. Mi pareva ancora che dovesse~o i capellani provedersi de paramenti per dire le messe per ci che io trovai la ges sf sfornita che ancora ne habbia fatto qualchuno non bastano et fra essi capellani almeno sia tutti- comprassero un calice. Quanto lhospitale non suo i suoi obblighi ma suo bene ~he vi si serva hospitalit et che fa il ministro delle ellemosin et di pane et vino et altre cose cosf a forestieri come persone povere della terra et infermi che questo lho veduto fare io molte volte et -vi ho mandato molti infermi .quali sono sta accettati et trattati amorevol mente. Vi ancora la compagnia dl Corpus -Domini qual ha bona entrata et non fa alcuna spesa salvo che della lampada; vero che hanno dell para menti honorevoli ma non se ne fa niente et non, si adoperano percioch haven doli io talvolta richiesti in passato me lhanno sempre recusati et non scio quello facciano de lentrata et se vi si renda conto, alcuno et prout me pareva si dovessero renderne i conti et esservi anche io presente Ct il medesimo do vesse fare il ministro. Quanto poi ali regolri fuori de chiostri et preti seco lari viveno honestamente et non danno alcun malo esempio et il medemo i disciplinati et delli laici da che vi sono molti maldicenti in fuori, non vi sono ne concubinarij ne ~isurarij ne maritati in grado prohibito ma questanno per dio gratia sono tutti confessati et comunicati. La fonte di maggiore interesse per cohoscere lo stato- &lla chiesa locale di Bassignana negli anni immediatamente successivi al Concffio di Trento costituita dagli at-ti della visita apostolica compita da mons. Angelo Peruzzi il 4 e 5 settembre 1576.16 Il visitatore giunse a Bassignana la sera del giorno 3 e, data lora tarda, si -limit ad esaminare le bolle apostoliche di collazione presen tategli dal prevosto Ma~coni. Il giorno seguente, dopo aver celebrato la messa in S. Stefano, il Peruzzi cominci ad ispezionare la chiesa e vide che lEucarestia si conservava in un taber-naclo di legno collocato sullaltare maggiore, che era lunico e~istente. Linter.no delledificio era completament spoglio, privo di copertra, di altari e di cappelle, quasi senza fofma di ~hiesa. Il. .visitatore si stupf grandemente per questo
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Il giorno seguente, riiercoledf 19 settembre, il visitatore. convoc il prevosto Giacomo Antonio Marconi e, premesse le ammoniioni di rito, gli chiese se riteneva utile qualche -provvedimento riguardo le chiese, i luoghi pii, i titolari dei benefici, i religiosi e i laici di Bassignana. Ed ecco la risposta del prevosto Marconi, registrata fedelmente in lingua italiana, che la pi antica voce di un parroco dei luogo pervenuta di rettamente sino a noi:
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Quanto all canonici pagano come ho detto le lire vinti pr -cadauno con le quali si tieneno i tre ressidenti~ quali fanno quello a chi sono obligati i canonici salvo che sono pochi che voriano essere in maggior numero; quanto all capellani si fanno ben dire le messe quale loro sono obligati et soliti fare dire ma non posso poi scuodere i denari per pagare quelli, le diccono che ogni anno bisogna procedere a sequestri et exequimenti et che mi spenda dil proprio

A.C.V.P., Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, 11, foil. 545r.-548v.

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stato di cose, e volle parlarne al popolo raccolto in chiesa per ascoltare il suo sermone. Assunte le informazioni del caso, il Peruzzi apprese che la popola zione del paese era sotto linterdetto perch si rffiutava di contribuire alle spese di ricostruzione della nuova chiesa, che si stava appunto eri gendo in sostituzione di quella precedente, demolita perch ormai ca dente. Qualche, tempo ,prima il. vescovo di Pavia aveva ordinato di eri gere la nuova chiesa di S.. Stefalio, e si era fatt, promettere dai rap presentanti del Comune la somma di 100 scudi, mentre il prevosto e i canonici avrebbero dovuto sborsare 50 scudi. Pareva in un primo tempo che questi fondi fossero sufficienti per portare a termine i lavori ma, poich la fabbrica era appena a met e non esistevano .altri mezzi per portarla a compimento, il Comune promise di staiziare altri fondi, rila sciando al prevosto una lettera impegnativa. In segi~iito per cambi pa rere e, poich si rffiutava di dare altri soldi, il vescovo di Pavia fulmin l~interdetto colltro la popolazione del paese. Il Peruzzi, informato a fondo della situazine, rim~rover aspra mente il popolo presente nella chiesa, sottolineando quanto fosse ripro vevole promette~e e non mantenere, fare un voto a Dio e mancar di fede. A queste parole, il popolo insorse con grande fermezz, facendo rilevare che i rappresentanti dl .Comune non potevano assumere im pegni tant onersi senza pi~eventiva consultazione. Di fronte a questa decisa presa di posizione, il Peruzzi, nel timore che nascessero scandali ita quod Christus non capiet fiscus r~apiet ~, esort jl ppoio alla calma e lo lkenzi con la sua benedizione, promettendo che avrebbe studiato il modo di risolvere la questione.7 Il giorno seguente, 5 settembre, il Peruzzi radun nuovamente gli uomini di Bassignana i quali, dopo aver dibattuto a lung la questione, decisero di rimettersi alle decisioni rbitrali del Peruzzi; a mezzo di istrumento rogato dal notaio Gian Giacomo Oltrabeffi. Il Peruzzi emise la sua sentenza, rogata dallo stesso notaio, che fu accolta con manife stazioni di giubilo e col subno -delle campane, che da tempo tacevano a causa dellinterdetto. La decisione fu la Seguente.: .11 Comune avrebbe ancra dovuto sborsare nelle mani del prevosto la somma di 100 scudi entro Natale, e altri 100 scudi entro la Pasqua dellanno seguente. Lin terdetto fu levato, ma a condizione che entro~ il mese di settembre il prevost provvedesse a ricostruire la chiesa secondo il primitivo pro~<

getto, che in parte era gi stato attuato. Iii Peruzzi poi ordin che, allo stesso fine, la confraternita del Corpo di Cristo 4ovesse sborsare subito la somma di 200 lire, e altre 100 entro sei mesi.8 Gli atti della visita forniscono inoltre alcune informazioni circa lo stato della parroc~hia, formata d circa ~00 anime da ~om~iniohe. Tutti si erano c6municati ad eccezione di sei, i. cui nomi furono resi noti al visitatore. In paese comunque non esistevano eretici, maghi, concubinari o adulteri. I confini della parrocchia si estendevano per circa un miglio: se qualcuno si amnialava ed era lontano dalla parrocchia, il prevosto non si curava di recargli lEucarestia, per cui moriva senza aver ricevuto questo estremo con~qrto. A Pasqua, e in occasione delle comunioni generali, gli uomini e le donne si accostavano separatament~ allEucarestia che,, secondo una tradiziqne certamente molto antica, a Bassignana veniva distribuita sotto le due specie: il vino veniva offerto. in un vaso di vetro. In una chiesa distinta dalla parrocchiale ,si impartiva ai fanciuffi linsegnamento della dottrina cristiana, ma il. prevosto non attendeva personalmente a questa incombenz perch, disse, era occupato in altre faccende. Il Peruzzi lo rimprover aspramente per questa man- canza, e .prese lo spunto per rinfacciargli anche la r~ancata assistenza agli infermi che abitavano lontano dalla parrocchia: Il prevosto percepiva un reddito annuo di oltr 100 scudi e faceva residenza. nella casa prepositurale, che distava circa -100 passi dalla ~chie sa. Desiderando apprfondire il c~mportamento e i costumi del prevosto, il visitatore interrog alcuni parrocchiani, i quali risposero che il Marconi era diligente e sollecito nello svolgimento di suoi dov~ri e nellmmi nistrazione dei sacramenti. In occasione dei funerali tuttavia era piut- tosto intransigente e. non arrossiva di chiedere ai poveri un compenso superiore alle loro possibilit, e per questo motivo nascevano sovente alterchi e discussioni che rano motivo di scandalo. Inoltre, il prevosto non rifuggiva dai giochi, nemmeno da quelli proibiti, e piii di una volta fu ~visto giocare ai dadi alle carte, con scandalo per i parrocchiani. Da alcuni mesi tuttavia il prevosto n,pn giocaya phi. Per il resto i parroc chiani si dichiararono soddisfatti. Ci udito, il visftatore chiam a s il prevosto e lo ammonf di astenersi dal gioco e di mostrarsi. pii~1 cari- tatevole in occasione dei funerali, speialmente con i poveri. Aggiunse poi altre raccomandazioni che per brevit ~tralasciarno. Come si pu desumere da queste testimonianze, la personalit ael
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lvi, fo!. 545r e v.

Ivi, fo!. 548r.

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prevosto Marconi era piuttosto contraddittoria, ma tipica del tempo -in cui viveva: accanto ad alcuni lati decisamente positivi ne coesistono altri

c~he gettano una luce non sempre favorevole sulla sua dirittura morale e sul suo zeld -sacerdotale. Dobbiamo tuttavia. rapportarci allambiente in cui egli nacque e matur la sua formazione, ed anche al modo in cui veniva concepita la .missione del sacerdote prima della riforma cattolica. Egli tuttavia ebbe la fortuna di imbattersi in un vesovo, Ippolito Rossi, che fu uno dei pM intelligenti e fattivi interpreti dello spirito innoyatore del Concilio trideniino. I .continui rapporti con il vescovo di Pavia, che visit numerose volte Bassignana nel, corso del suo episcopato, riu scirono a modificare sostanzialmente lattggiamen,to del prevosto Marconi, reso sempre pi~i consapevole della missione spirituale di cui era investito. Ne una riprova il fafto che il Marconi, nel 1579, sia stato scelto da Ippolito Rossi quale vicario foraneo di una vasta circoscrizione che comprendeva, oltre a Bassignana, Rivarone, Piovera, Sale, Mnteca stelo, Pietra Marazzi, Pavone e Pecetto. ~ daltra parte signfficativo, nella nuova dimensione spirituale da lui acquisita, lo: zelo con il quale il prevosto Marconi svolse il delicatissimo incarico, affidatogli dal -ve scovo, di delegato ed esecutore del visitatore apostolico Peruzzi nelle localit della sua circoscrizione foranea.9
19 Gli atti della visita del prevosto Marconi, che citeremo piii volte nel corso del presente lavoro, risalgono al 1580 e sono in A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. Nella stessa sede archivistica si conserva un inventano dei beni mo bili della parrocchiale, redatto certamente dal prevosto Marconi, di cui diamo qui di se guito la trascrizione: 1582 die 25 martij. Inventano delle robbe mobili della sacristia dela giesa parochiale di Santo Stefano o sii di santo Giovanni Battista della Terra de Bassignana. videlizet Croce una sopradorata Item calici doy uno con la patena et coppa argento sopradorata, et Calici uno dauricalco sopradorato con la sua patena Item pianeta una di raso rosso con la croce turchina figurata Item pianeta una di raso nero con la croce de color doro figurata Item pianeta una di cangianze con stola et manipulo con croce biancha Item pianeta una ut supra con stolla ut supra con croce biancha de seda Item pianeta una de gorgorano de napolli paialdo con croce da seda morella Item pianeta una ut supra paialda con croce de seda beretina Item pianeta una de raso negro con la croce da mocaiada biancha de seda Item pianeta una de panno turchino con croce de mocaiada rossa Item pianeta una de panno ut supra con croce de mocaiada paialda Item stolla una et manipoli doy de panno ut supra Item stolla una biancha de bombace Item pianeta una de sarza tanella con la croce varia Item pianeta una antica de sarza turchina con larma de Isimbardi

Nellultimo decennio del Cinquecento, le condizioni di salute del Marconi cominciarono a declinare, tanto che in occasione della visita pastorale di S. Alessandro Sauli del 19 settembre 1592 20 egli giaceva ammalato e fu costretto a farsi sostituire dal curato. Qualche mese prima per egli aveva usato la diligenza di compilare un accuratissimo inven tario dei beni mobili della parrocchia 21 che riteniamo utile riprodurre
Item stolla una et tnanpulo uno de zambelloto negro Item manipulo uno de raso negro Item pallio uno di raso rosso con larma della bissa Item pallio uno de raso payaldo jnzagliato Item pallio uno de panno rosso con la croce paialda de seda Item pallio uno de mocaliada de colore doro con la croce negra Item pallio uno di coramo indorato con larma della bissa Item camesi tre de tella de lino con li suoy amiti Item cordoni tre vechij Item tovalie per altare doe vechie Item tovaioli per altare doe vechie Item preda una sacra secondo la forma Item tavoleta una Item corporali doy novi Item corporali quatro vechij Item borsa una rossa de raso colorato per portare il Santissimo Saramento al collo Item borse tre de vario colore per li corporali Item borsa una de seda colorata de rosso per li corporali novi Item borsa una de seda morella per corporali Item campanino uno per uso della messa, et per li infermi Item ferro uno per fare le hostie Item ferro uno per fare li communichini Item candellieri doy de ferro alti per fare le esequie Item messali nuovi numero doy Item antiphonario novo numro uno Item graduale novo numero uno Item manuale nuovo numero uno Item libro uno per battezare Item libro uno per li matrimonii Item li vasi de stanno per battizare et la estrema unzione Item borsa una de raso negro per uso del vaso de lestrema unzione Item brandoni doy vecchij -per le torze Io Jacopo Antonio Marcone prevosto et curatore de Bassignana affermo utsupra. 20 A.C.V.P., Atti della visita di S. Alessandro Sauli, ff. 86r.-89v. Gli atti non con tengono nulla di nuovo per quanto riguarda Bassignana. La visita infatti fu molto breve e affrettata, perch S. Alessandro Sauli era in malferme condizioni di salute. Egli infatti, dopo aver lasciato Bassignana, si rec a Pietra Marazzi (ove guati miracolosamente un paralitico) e quindi a Calosso. Aggravatesi le sue condizioni, il santo morf in questo luogo lil ottobre 1592. 21 lvi, Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali.

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integralmente, perch fornisce dati preziosi sulle condizioni della chiesa di 5. Stefano dopo la ricostruzione ultimata nel 1576:
1592 die 24 martij in Bassignana Inventarij delli paramenti ~et altri beni mobili della sacristia della chiesa par

Pallio uno di coramo indorato Pallio dormesino verde uno


Palio uno de reffe con la fodra sangalla rossa Tovalie tre Preda sacra Cussini quatro dormesino verde Puviale uno de damasco morello Turribulo con la naveta de lottono uno Tella una rossa cerrata Carta una de Gloria in excelsis, con un confalono per la processione S. Giovanni Battista de Don Severino Capellano Palio de gorgorano rosso Incona depinta con il Nostro Signore e S. Giovanni Battista Palio di sarza argentina Croce una de legno depinta

rocchiale collegiata di Santo Stefano di detta terra


Primo pianeta una de setta gialda Pianete doe de raso rosso
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Pianete doe de ormesino rosa secca con stolle et manipuli Pianeta una de seda negra con stolla et manipulo de raso nero
Pianeta una de pano nero con stolla et manipulo Pianeta una de -panno argentino con stolla et manipulo Camisi dij forniti Palio uno de corame indorato posto sopra laltare maggiore Tovaglie quatro per altare dlla sacrestia Palio uno gialdo di raso piccato Palio uno di raso rosso vecchio Palio uno de setta, nera per il funerale de morti Pace doe, calice uno, crucifisso uno sopra la custodia de valore de ducati 12 Asperges uno recamato et doij altri Messali numero tre Manuale uno, uno graduale, uno antiphonario Libri battisrhali.sacerdotale uno.del battesmo.delli matrimonij.de capacibus.et de crismatjs in forma in folio
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Candellieri doy lottono


Carta una de la gloria vecchia Tovalie tre Preda sacra in forma Pianeta una de gorgorano rossa servita Camese uno servito Bardella in forma

Santa Maria de Tre Magij del Ven. Don Gio. Battista de Magij
Incona depinta con la Gloriosa Vergine.Santo Joseph.et tre Magij Croce de legno dipinta Pallio uno de sarza verde Tovaglia una con doe tovaiolle Preda sacra in forma La tella cerrata morella Carta de Gloria in eccelsis Bardella in forma Cameso uno servito Pianeta una biancha fatta a opera con stolla et manipulo

Altare maius
Custodia una di legno indorato fodrata dormesino rosso con le colonne dala bastro, con le chiave sopradorata, e tuti acomprati da li frateffi dela Compa gnia del Sacramento Pisside. una per communkare li parrochiani

Tabernacolo uno vechio dauricalco, con la luneta dargento


Tabernaculo uno parte della compagnia del Santissimo Sacramento parte della compagnia del Santissimo Rosario dauricalco sopradorato con la luneta de argento da portare in le processione Vasetto uno dargento per portare il viatico alli infermi con la borsa de seda

Corporali para tre


Candeglieri seij de lottono Croce una de lottono Carta de Gloria in exclsis Tovalie tre on altre doe tovagliole Pietra sacra una jn. forma con la tella cerrata sopra laltare
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5. Zorzo capella de Don N. Gorrino Alessandrino


Incona depinta con Santo Georgio Croce de legno depinta

Candeffieri doy lottono


Pallio uno de tovalia bianca Tovalia una con doe tovaiolle Tella cerrata una rossa Preda sacra in forma Pianeta una de varij colori con stolla et manipulo Cameso uno servito Bardella in forma

Santissimo Rosario
Incona del Santissimo Rosario depinta con li misterij Croce una de lottono Candellieri doy de lotono

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Santi Syro el Bartholomeo del Rev.Don Francesco Ferrari Capellano Incona depinta coi Santi Syro e Bartholomeo Croce de legno depinta Candellieri de lottono doy Pallio uno de coramo indorato Palio uno de sarza rossa Tovalia una et una tovaiolla Carta una della Gloria Preda sacra in forma Pianeta una di sarza rossa Calice con la coppa dargento et patena sopradorati in compagnia del Cap pellano Don Francesco Bellingeri cappellano de la cappella de Santa Maria et Michele Missale uno de nuovi Bardella in forma Tella cerrata turchina Santa Maria et Michele capella del Rev.do Don Francesco Bellingeri Incona con la Madona et Santo Michele Croce de legno depinta Candellieri doy lottono Palio de gorgorano morello vechio Tovalia una con una tovaliola Preda sacra in forma Carta in gloria Tilla cerrata turchina Pianeta una de raso biancho con stolla et manipulo Cameso uno fornito Santissimo Sacramento Paramenti con pianete et tonicelle stolle doe, et tre manipoli di raso rosso Pallio daltare di raso rosso Puvial rosso vechio con oro Palio uno de veluto negro vechio Pallio uno panno nero per li defonti Cossini sey di raso rosso Balducchino de damasco rosso Balduchino de raso morello per portare il santissimo sacramento alli infermi. Capuzelli doy per coprire la custodia uno de cendalo rosso et uno de tella sangalla rosa Balduchino di coramo doro da coprire la detta custodia Cameso uno fornito Pallio uno de lutterino, et lanternoni doy Thuribulo uno con la naveta de lottono Cardenzono uno di noce per li paramenti di detta compagnia Calice uno con la sua patena di argento.

Il prevosto Marconi venne a morte nel 1595, e il 23 maggio di quellanno fu sostitujto da Stefano Maletta il quale, appena insediato nella carica, f~ce ~tendere un diligente inventano dei beni immobili della prepositura?2 Sembra che al tempo del prevosto. Maletta sia stata attuata la disposizione di ultima volont del bassignanese Cesare Fione il quale, nel suo testamento del 9 febbraio 1619,~ ordin agli eredi di vendere a Guglielmo Bellingeni, per il prezzo da convenirsi, una vigna della su perficie di 5 staia,. in modo che con il ricavato della vendita si construa et bonifichi il muro o sii la facciata di detta chiesa di 5. Stefano di detta sua patria con gli infrascnitti miglioramenti ed opere, cio si imbianchi la facciata di detta chiesa, vi si faccia tre campanili sopia; si faccia un cornicione, si faccia la porta et vi si dipinghi Santo. Stefano . Nel 1621, al prevosto Maletta successe Antonio Simone Molla. Durante il suo ministero, Bassignana fu colpita dallepidemia di peste del 1630 che, preceduta da due anni di carestia, fu la pli violenta tra quelle dellet moderna, e lultima ricordata dalla storia. Purtroppo, le fonti locali non offrono alcuna notizia sullincidenza del morbo, che pure devessere stata notevole. Lo stesso prevosto Molla, morto nel 1630, sembra sia deceduto a causa dellepidemia. Anche a Bassignana comun que, come del resto in tutto il ducato di Milano, la ni~resa deves~ere sta ta rapidissima. Sintomo di tale ripresa si pu considerare il fatto che gi agli inizi del 1631 sia stato nominato il nuovo prevosto Camillo Gerardi, appartenente alla nota casa bassignanese.24
~ Ivi, fasc. Inventari della prevostura e chiesa: Inventano de beni immobili della prepositura di Bassignana fatto secondo una misura di m.s Cosmo Mazzotti publico agnimensore pavese subito tolto il possesso di quella da me prete Gio. Stefano Maleta lanno 1595 a df 23 maggio . Nella stessa sede si conserva un atto del 15 ottobre 1595 contenente la Propalatione o sia notificatione de beni et altri redditi, et entrate della prepositura di Santo Giovanni Battista reportata in Santo Stefano di Bassignana diocesi pavese fatta per me Gio. Stefano Maletta moderno prevosto di detta prepositura e fatti misurar da Cosmo Mazzotti di Cergnago agnimensore publico nel modo, et forma come a basso conforme ali ordini et, decreti di Mons. Ill.mi Visitatore Apostolico, et de altri Rev.mi Vesco.~i de Pavia . , , ~ Per la fonte del documento vedasi piii avanti, a proposito della chiesa di S. Lo renzo. ~ In data 1 ottobre 1632 il prevosto Gerardi compil una Notta de mobili, et utensilij della chiesa parochiale et colleggiata di Santo Stefano del luoco di Bassignana . Fra i beni stabili, il documento elenca la casa parrocchiale, costituita da una casa da nobile con luoghi inferiori, Ct superiori, caneva, pozzo, luoghi de braccianti, corte, stalle, et portici, et altre sue raggioni construtta in Bassignana nella contrada de Bellingeni a quale coherenza a mattina gli heredi del quondam signor Domenico Rizzo, a mezzo giorno la strada publica, a sera il rev. Francesco Girardi, et a nullhora il sig. Stefano, et fratelli Molla .

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Nel- gir di pochi anni, persino il ricordo della peste semb~ can-~ cellato del tutto. Non ne troviamo parola neppure negli atti della visita past~or~le. compiuta dal vescovo Fabrizio Landriani il 28 e 29 maggio 1635,~ dai quali traspare una situazione pressoch normale.26 Lasera del 28 maggio, dopo aver varcato il Po, il vescovo giunse a Bassignana, ac-. colto dalla poplazione locale con spari di fucile in segno di- giubio. -Preceduto dalle confraternite e dal clero, egli si rec processionalmente alla chiesa di 5. Stefano, ove sost in preghiera. Poi, data lora tarda, fu ospite dl prevosto Gerardi nella .casa parrocchiale. Il giorno seguente, il prevosto mostr al visitatore la bolla papale dinvestitura -data a Roma il 1-5 febbraio 1630, e latto di possesso del 3 giugno. dello, stesso anno. 11 Gerardi espose poi in sintesi -lo. stato della parrocchia, elencando i redditi, i canonicati e via dicendo. I canonici era--. no: Paolo Inviziati di Alessandria, con un reddit di 100 scudi; Barnaba Origia di Tortona, on un reddito di 100 scudi; Giacint Sacco di Bassignana, con lo stesso reddito; Paolo Ghisiieri di Roma, con lo stesso reddito. I cappellani residenti erano: Lorenzo Molla di Bassignana, cn un reddito di 100 scudi; Carlo Bellingeri di Pavia; con un reddito di- 300 lire; Alberto Bellinger-i di Rivaroi~e, con un. reddit6 di 34 scudi; Ago stino Doria di Bassignana, con un reddito di 40 scudi; Didaco Torre di Bassignana, con un reddito di 90 scudi.. In Bassignana risulta che avessero la residenza numerosi sacerdti, di cui gli at-ti della visita riportano lelenco completo: prevosto Camillo Gerardi, canonico Giacinto Sacco, cappellano Didaco Torre, cappellano Lorenzo -Molla, sac. Anton Simone Molla, sac. Bartolomeo Durando, sac. Matteo Fabario, sac. Luigi Bellingeri, sac. Gian Francesco Riario, chierico Domenic Cavigiola, Gian Marco Oltrabelli, Benedetto Bellingeri, Fran cesco Gerardi, Carlo Polidoro Bellingeri, Gio. Ambrgio Oltrabelli, Pietro Agostino Bellingeri, Paolo Mazzoni, Pier Giovanni Mazzoni. Gli ultimi in elenco, senza qualifica, erano probabilment~ chierici shidenti, non ancora ammessi agli ordini superiori. Nellelenco compreso anche il sacrista Gio. Battista Guaita, e non si capisce bene perch. Sono infine
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indicati come residenti a Pavia, causa studij litteraturae , Gerolamo Molla, Carlo Francesco Doria, Michele Angeleri e Giacomo Stefano Du rando. 1~opo aver enumerato le chiese e le confraternite esistenti in paese, il prevosto riferf che la parrocchia contava 1.000 anime da comunione, e 1.500 anime in tutto. Maestro elementare era il rev. Matteo Fabario, bar.bitonsori e chirurghi Bernardo Valle, Gio. Antonio Maletta, Bernardo Fasolo e Gerolamo Doria. Ostetriche erano Maria Rocca, Giovanna Ca terina Burzio e Anastasia Anselmini. Quanto alle persone di miserabile condizione, il ibro numero era infinito: certo, questa doveva essere la conseguenza pM pesante della peste e della carestia che inflerirono negli anni precedenti.21 Lanno stesso aella visita pastorale il prevosto Gerardi morf, e gli successero Matteo Fabario (1635-1642) e Camillo Gerardi (1642-1656). Questultimo prese possesso della parrocchia nel giugno del 1631 28 e decedette nel dicembre 1656?~ Provvisoriamente, la parrocchia fu affi data alle cure delleconomo spirituale Gio. Battista Stefanone, rettore del la chiesa di Mugarone. Di lui si conserva una lettera del 21 gennaio 16~56,~ indirizzta al vescovo di Pavia, contenente una breve relazione sullo stato della parrocchi~. Si dice fra laltro che la chiesa aveva 4 canonicati con obbligo di residenza, ma con facolt di sostituzione me diante versamento della somma di 10 scudi pro capite. Al presente la chiesa era del tutto abbandonata, ma lo Stefanone afferma di essere riu scito a indurre -tre- religiosi e un prete secolare ad officiarla. Essi erano Giacinto Maino, -Pier .Fraficesco Molla, Pier Francesco Angeleri e il se colare Rocco Dofia, tutti di Bassignana. Nella chiesa era eretta la com
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A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. ~ Lunico accenno alla peste si trova nella parte finale degli atti della visita. Il prevosto lamenta che al tempo dellultima peste il Comune di Bassignana requisf un campo di propriet della prepositura allo scopo di seppellirvi i cadaveri. Cessata la peste, il prevosto non riuscf pM a cavare un soldo da quel terreno, perch nessuno voleva piil coltivano a causa dei morti che vi erano sepolti. Il prevosto preg il vescovo Landriani di adottare gli opportuni provvedimenti, ma quello si riserv di esaminare meglio la cosa e di decidere.
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Gli atti della visita contengono altre notizie piii minute che, per esigenze di spazio, non possibile riferire. Ci limiteremo a ricordare che il visitatore trov la sacrestia in condizioni rovinose, per cui ordin di costruirne una nuova a spese del Comune. pure interessante la notizia che la chiesa possedeva un organo installato su un palco di legno dalbera. Questa data risulta da un inventano dei canonicati e dei benefici della chiesa, compilato dallo stesso prevosto Gerardi il 18 aprile 1652. Cfr. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Inventari della prevostura e chiesa. Nella stessa sede si conserva un secondo inventano compilato dal prevosto il 20 aprile 1652. 29 Questa circostanza risulta da un atto del 19 dicembre 1656 in cui leconomo dei benefici vacanti del ducato di Milano, attesa la morte del Gerardi, procede alla nomina delleconomo spirituale nella persona del rev. Gio. Battista Stefanone, rettore della chiesa di Mugarone. Cfr. Archivio di Stato di Milano, Culto, pa., cart. 610, Bassignana. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Inventari della prevostura e chiesa.

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.pagnia del Santissimo che avrebbe dovuto provvedere alla manutenzine dellaltare maggiore, ma i confratelli sostenevano che tale obbligo, spet tava al rev. Lorenzo Molla, cappellano di detto altare, il quale a sua volta negava di esservi tenuto. Nella sua relazione, infine, lo Stefanone lamentava che Alessandro Gerardi,~ nipote del defunto. prevosto, fece asportare tutte le scritture della chiesa, sf che non esisteva piii traccia degli obblighi dei livellari e di qualsivoglia altra documentazione neces saria per lamministrazione dei beni, con grave danno e pregiudizio della chiesa. Supplicava quindi lintervento dei superiori al fine di ottenere la restituzione delle scritture. Nel. 1656 fu nominato prevosto Bartolomeo Durando al quale, tre anni dopo, subentr Angelo Gabriele Leardi. In quellanno stesso 1659 in cui egli prese possesso della parrocchia, Bassignana fu gravemente devastata dalle truppe francesi che avevano occupato il Piemonte.31 Im mensi furono i danni recati dalle truppe; che non risparmiarono neppure l chiese. Qualche tempo dopo, compilando linventano dei beni della parrocchia, il Leardi elencava anche la casa parrocchiale, descritta come una casa dissipata, et distrutta sino a fondamenti nella contrada det ta de Bellingeri alla cjuale coerente a mattina li heredi del signor Do-~ menico Rizzo, a mezzogiorno la strada publica, a sera li sign6ri Me nocha, et a nullhora gli eredi del signor Stefano Molla .32 Il Leardi. morf nel 1669, e il 10 maggio di quellanno i beni della parrocchia furono presi in carico dal rev. Cristoforo Fabbario; a nome del subeconomo dei benefici vacanti.33
. ... . .

32

Su questi fatti cfr. F.

FAGNANI-G. ToRTI, Op.

cit., I, 193.

A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Inventari della prevostura e chiesa. Linventano senza data, ma certamente posteriore al 1659. Durante il ministero del
Leardi, il 24 settembre 1667 Bassignana fu visitata dal prevosto della cattedrale di Pavia Ippolito Visconti, delegato vescovile. Dagli atti di questa visita, fra laltro, si apprende che il titolare della cappellania dei SS. Siro e Bartolomeo nella chiesa di S. Stefano era labate milanese Antonio Maria Fagnani. Questo era tenuto a celebrare tre messe feriali ogni settimana ma, non facendo egli residenza, le messe venivano celebrate da altri. Labate Fagnani tenne il beneficio sin verso il 1697, come risulta dalla seguente annota zione, redatta appunto il 7 luglio di quellanno: Il beneficio vacante nella collegiata e parochiale chiesa del luogo di Bassignana diocesi di Pavia sotto il titolo di capellania de SS. Siro et Bartolomeo che possedeva il fu S.r Abbate Antonio Maria Fagnano, dannuo reddito di scuti venti romani, et in oltre il fittabile che paga detto reddito ha obbliga tione di far celebrare tre messe la settimana che il peso di detta cappellania, ma hora a causa dellinvasione fatta da francesi vogliono passare deglanni prima che sarrivi a detto reddito essendo stato devastato, e rovinato il tutto particolarmente in quel luogo che ha patito pisi danno deglaltri . Cfr. Archivio Fagnani di Gerenzano, Pavia, Carte di fa miglia. ~ Archivio di Stato di Milano, Culto, p.a., cart. 610, Bassignana. Va qui osservato

Nel 1672 veniva nonilnato prevosto Carlo Antonio Piazza. Durante il suo ministero, nel 1682, il Comune fece collocare sui campanile della chiesa due nuove campane ch troviamo diligentemente descritte nellin ventar~io steso dal prevosto nei 1688: ~ Sopra dei campanile, qual resta ai corno dell.~evangelio dellaitar maggiore, et dal detto campanile si va nel cemeterio, che resta dietro ai coro di detta chiesa, vi sono due cam pane una grossa d rubbi 70 et laltra, mezzana de rubbi 31 quali sono fatte, et mantenute a spese della Comunit; sopra della grossa vi sono le seguenti parole: Ad honorem Beate Marie Virginis Immaculateque Conceptionis ac Sanctorum Io. Baptiste, Stefani et Ioseph. Comunitas Bassignane fieri fecit 1682. Io. Marie Balabeni opus; sopra laltra piccola vi sono le infrascritte parole cio: Ad honorem Sponsorum Virginis Ma ne et Ioseph, ac Sancorum Sebastiani, etRochi Comunitas Bassignane fieri fecit 1682. Io. Marie Balabeni opus. Et dette campane sono state batezate dallIli.mo Mons. Vescovo dAlessandria, quali si mandarono a detta citt . Ai prevosto Piazza successero Bartolomeo Durandi (1710-1733); Giuseppe Antonio Zucchelli (1733-1749), Bernardino Laboranti (1749.1766), Francesco Tartara (1767-1794) e Giuseppe Tartara (1795-1798). I prevosti Piazza e Laboranti, rispettivamente nel 1733 e nel 1765,~~ compilarono un accuratissimo inventano dei beni mobili e immobili della c-hisa. Da un raffronto .dei due inventari, che sove~nte sono reciproca mente complementari, si pu ricavare un quadro preciso dello stato della chiesa di 5. Stefano alla met del Settecento, prima, delle turbinose vicende della fine del secolo e prima della ricostruzion~ della chiesa av venuta nei primi de~enni dellOttocento. Dai due documenti si ricava che nella chiesa esistevano otto altari, ma solo due di essi erano incavati; cio costitui~i da vere e proprie cap pelle che sporgevano dai muri perimetraii della chiesa: ~,ueila del SS.
. .. . .

che in questa sede archivistica si conservano numerosi documenti concernenti il confe rimento di canonicati nella chiesa di 5. Stefano di Bassignana. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Inventari della prevostura e chie sa: Questo linventano di tutti gli beni mobili, stabili, redditi, raggioni, et ationi spettanti alla Chiesa Parochiale et Collegiata di S. Stefano della terra di Bassignana Dio cesi di Pavia fatto il giorno dhoggi gli 21 del mese dagosto lanno 1688 per me Carlo Antonio Piazza Prevosto di detta Chiesa alla presenza dcli infrascritti Signori Offitiali della Comunit di detta Terra cio del Signor Gb. Battista Fabbio e del Signor Giacomo Francesco Angeleri ... . Dallo stesso inventano risulta che il prevosto Piazza fece restau rare la casa parrocchiale, devastata qualche tempo prima dai francesi. ~ I due documenti sono in A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Inven tari della prevostura e chiesa.

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Rosario e quella del Suffragio. Gli altri, come abbiamo accennato, erano semplici altari appoggiati alle pareti della chiesa, che era. formata da una sola navata con ampio presbiterio e. coro. Sotto larco sovrastante laltare maggiore, dedicato ai SS. Sirp e Ambrogio, era unarchitrave ornata dazzurro e fregi dorati sulla quale si leggeva a lettere doro la dicitura: Inspice, et /ac secundum exemplar. Exod. 25-. Sopra larchitrave; cstruito a spese della comunit, era uil cfocffisso ai lati del quale sta vano due angeli reggenti il sudano di Cristo. Laltar maggiore era .tutto di marmo, e fu eretto a ~pese della compagfiia del SS. Sacramento: Gli altari della chies erano i seguenti: cappella del SS. Rosario: fu eretta dalla omonima compagnia ove prima sorgeva laltare di 5. Michele. Presentava una nicchia ornata di stucco entro la quale era collocata la statua della Vergine con il Bam bino in braccio, attorniata ~1a angioletti che recavano rose fra le mani. La statua era dotata di un ricchissimo corredo di vesti, tappezzerie, mo nili doro e pietre preziose, di cui gli inven~ar-i offrono il lunghissimo elenco. Ai lati della nicchia erano due quadri in lofigo con cornice dorata rappresentanti, rispettivamente, 5. Domenico e S. Caterina da Siena. Sotto i due quadri erano affrescate le figure di parecchie per~one genufiesse, uomini da una parte e donne dallaltra, in atto di pregare la Vergine. Attorno alla cappella, entro cornici di stucco lavorato, si snodavano 13 ovali rappresentanti i misteri del rosario. .Laltare e la balaustra erano di marmo, e furono eretti a~ spese della ~ompagnia, la quale possedeva cospicui beni inimobili e numerosi paramenti e arredi.~ cappella del Suffragid:-. fu costruita a spese della omonima com pagnia~aggregata a quella che esisteva nella cattdrale di Pavia. L~altare era in stucco lavorato- a figure,. e presentava una bella ancona con la Vergine e le anime .purganti. Dietro laltare era un piccolo coro con tre finestre che formavano un mezzovato. Anche la compagnia del Suffragio possedeva un ricco patrimonio di immobili, arredi e -paramenti, minu ziosamente elencati negli inventari. altare dei SS. Sergio e Bacco, gi sotto il titolo di S. Giorgio.37

Laltare era incornidto da una decorazione barocca in stucco con due angeli nella zona inferiore, e altri due superiormente. Questi ultimi reg gevano un medaglione- con liscrizione Virescunt sanguine palmae . Lancona rappresentava lImmacolata e i SS. Sergio e Bacco. altare dei SS. Maria e Michele. Era di patronato della famiglia Bellingeri; ed aveva unancona del pittore pavese Bernardino Ciceri rap presentante le nozze mistiche tra 5. Caterina e il Bambino Ges(i in brac do alla Vergine, presenti i ~anti Giuseppe, Michele e Giovanni Evan gelista.38 Nell~inventario del 1765 si dice che la cappella era stata affre scata di recente. altare di 5. Giovanni Battista: era di patronato delle famiglie Lonati e Fracchia. Era fornito di unancona con limmagine di Gesii che riceve il battesimo da S. Giovanni Battista, con due angeli spettatori. Laltare era sovrastato da un cartiglio ligneo con la -scritta Ecce vir oriens nomen eius. Zaccar. . -altare, dei, tre Re Magi: presentava unancona con i Magi che adorano il Bambino in grembo alla Vergine. Era di patronato della fa miglia Doria e la relativa cappellania fu fondata on atto del 13 apri le 1585. altare dei SS. Siro e Bartolomeo: lancdna rappresentava la Ver gine e i.santi titolari; con ogni probabilit -da identificare con la grande tela che ancor oggi vediamo appesa alla parete destra della chiesa attuale.
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La sacrestia aveva accesso dalla cappella e coro del Suffragio, con un andito dietro la cappella del Rosari che si estendeva sino al muro di cinta del cimitero, ed aveva una porta- che immetteva nel coro della chiesa. Essa conteneva 9 quadri di grandi dimensior4 con relativa cor nice, altri 7 quadri simili senza cornice, 8 quadri pM piccoli pure senza cornice, molti mobffi e armadi per i paramenti e le suppellettili, fra cui una grande croce dargento del valore di 50 scudi contenente le reliquie della S. Croce. Il campanile era a cornu evangeli dellaltare maggiore, ed aveva una porticina che immetteva nel cimitero sito dietro il coro della chiesa,
esatta ubicazione, anche perch i dati forniti al riguardo dagli atti delle visite pastorali sono del tutto insufficienti. 38 F. BARTOLI, op. cit,, 11, 60: Nel terzo Altare alla destra, la Tavola collo Spo salizio del Signorino con S. Caterina presenti S. Giuseppe, S. Michele, e S. Gio. Evange lista, di Bernardino Ciceri Pavese . La tela del Ciceri ora appesa alla parete sinistra della chiesa attuale.

La compagnia, aggregata a quella omonima di Roma, faceva celebrare alcune messe nel corso dellanno con il reddito dei beni lasciati da pii offerenti fra i quali, parti colarmente benemerito, fu Giacomo Fabbio il quale, con il suo testamento rogato nel 1676 dal notaio Gb. Pietro Stefanone, lasci alla compagnia la met del reddito di un immobile. ~ Giova qui avvertire che alcuni altari furono spostati piii volte dalla seconda met del Cinquecento in avanti, e per questa ragione oggi molto difficile stabilire la loro

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con un piccolo portichetto che serviva da ossario. Sul campanile erano tre campane che pesavano, rispettivamente, rubbi 82, 45 e 32. Non si trattava certamente di quelle collocate nel 1682 perch, a parte il peso che non corrisponde, la pi6 grande recava la data di fusione 1732, e quella mezzana la data 1716.
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Nel 1799 venne eletto alla prevostura di Bassignana Pietro An geleri. Durante il suo ministero, nel 1803 la parrocchia fu definitivamente staccata dalla diocesi di Pavia e assegnata a quella di Casale, passando pii~t tardi alla diocesi di Alessandria, cui appartien tuttora.39 Agli inizi dellOttcento, anche a Bassignana trovarono applicazione i decreti napoleonici di soppressione di chiese- e conventi, i cui beni furono incamerati dal governo francese e venduti allincanto. I frati stanziati nei due monasteri dei francescani e -dei domenicani furono costretti a secolarizzarsi, e se ne aiidarono ~er ~ogni dove, per sempre. Un mondo antico di secoli crollava definitivamente, e un nubvo ordine di cose prendeva il sopravvento. Interessanti, notizi~ sullo stato della parrocchia nel 1810 si ricavano da una relazione ~ stesa dal prevos~o Domenico Canni, subentrato nel 180-9 allAngeleri. Da quella relazione si ricava che gli ecclesiastici, re sidenti a Bassignana erano i seguenti:
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Pagella Don Elia, di Bassignana, danni 45 ex Carmelitano Calzato semplice sacerdote Pagella Don Gio. Francesco, di Bassignana, danni 38 ex Riformato Quargneflti Don Francesco Maria, di Pietra Marazzi semplice sacerdote Stafferio Doti Francesco, di Bassignana, danni 53 semplice sacerdote Tartara Don Antonio, di Bassignana, danni 61 semplice sacerdote Tartara Don Pietro, di Bassignana, danni 60 cx Domenicano 9,lartara Don Giuseppe, di Bassignana, danni 45 prete confessore Tosino Don Francesco, di Bassignana, danni 58 prete confessore Angeleri Don Francesco, di Bassignana, danni 34.

La popolazione del paese era ripartita come segue:41


maschi ammessi alla comunione maschi non ammessi femmine ammesse alla comunione femmine non ammesse totale anime

N.

702 334 718 318

N. 2.092

Canti~ Don Dmenico, di Carbonara,.di anni31 Prevosto Bergamasco Don Antonio, di Bassignana, danni 56 prete semplice Bolgeo Don Egidio, di Bassignana, danni 71 cx Riformato semplice sacerdote Bolgeo Don Angelo, di Bassignana, danni 36 ex Riformato, semplice sacerdote Fracchia Don Alessio, di Bassignana, danni 32 ex Riformato sem plice sacerdote Freschi Don Ludovico, di Bassignana, danni 73 ex -Riformato sem plice sacerdote Lenti Don Carlo, di Bassignana, danni 66 ei Riformato semplice sacerdote Lunati Don [.:.J, di Bassignana, danni 45 ex Carmelitano Calzato semplice sacerdote
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Per quanto riguarda le chiese, quelle rimaste aperte dopo le sop pressioni.napoleoniche erano 5, e precisamente: S. Stefano, S. Lorenzo, 5. Giovanni Battista, S. Maria Piccola, S. Giuseppe. Dato il continuo aumento della popolazione, che attorno al 1835 sfiorava le 2.400 anime,42 il prevosto Cantii aveva da tempo ideato di sostituire la vecchia chiesa con un nuov edificio piil ampi e di migliore architettura.43 Sin dal 1828 il Canni aveva fatto redigere un progetto dallarchitetto Valizzone di Alessandria, il quale propose di demolire il vecchio edificio e di allargare larea per il nuov tempid mediante la sop pressione della contrada dei Morti, che correva a lato. della chiesa da demolire. Ma per avere a disposizione tutta larea prevista dal progetto si rendeva necessario abbattere anche una casa rustica, appartenente al marchese Ignazio Alessandro Pllavicini, che era separata dalla chiesa dalla contrada dei Morti. Generosamente, il Pallavicini acconsentf a do nare la casa e unarea atti~ua, ma a condizione 4i -tenere in perpetuo due panche nella nuova chiesa, con lobbligo da parte del prevosto di ce
41 Negli anni seguenti i dati relativi alla popolazione si pnisono riassumere come segue: 1812-13 = 2.221; 1814 = 2.227; 1815 = 2.306. Nel 1826 gli abitanti della par rocchia ascendevano a 2.300 ed erano in continuo aumento, come registrano gli atti della visita di mons. dAngennes. . ~ E. CHENNA, op. cit., III, 1, 8: ... le anime, che prima della separazione di Grava ascendevano a 3.200, ora sono ridotte a 2.400 . ~ Gi nella visita di mons. dAngennes del 6 agosto 1826 si sottolineava che la chiesa di 5. Stefano, ad una sola navata, era insufficiente ad accogliere i fedeli.

Sugli smembramenti della diocesi pavese agli inizi dellOttocento cfr. P. TERENZIO, Notizie della diocesi di Pavia e degli smembramenti che ne furono fatti dal 1799 al 1819, Pavia 1860. Archivio Parrocchiale di Bassignana.

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lebrare il 18 febbraio di ogni anno una messa in canto a suffragio del fu Paolo Gerolamo Pallavicini, padre del donatore.~ Per la contrada dei morti invece la cosa era pi complessa in quanto, trattandosi di unarea pubblica, per la sua soppressione si richiedeva una speciale autorizzazione da parte delle autorit superiori. Onde, il prefetto di Alessandria indirizz al Primo Segretario di Stato per gli affari dellInterno la seguente richiesta ufficiale:45 Alessandria il 16 aprile 1833. Eccellenza, da gran tempo nel comune di Bassignana il bisogno di ingrandire la chiesa parrocchiale fatta troppo angusta per laumento della popolazione si fa viva mente sentire. Nellassoluta mancanza di mezzi onde sopperire, alla spesa che assai, rilevante quel signor Parroco mosso da ardente zelo per la religione e dal desiderio di contribuire al bene del gregge alle sue cure commesso, pens di aver ricorso alla piet dei fedeli ~e tanto fece e cosf bene si, adopr presso a quella popolazione che radunati i materiali ed i fondi necessari alla costruzione ormai altro pi non resta che di mettere mano allopera. Ma la chiesa trovandosi a destra flancheggiata dalla contrada pubblica cosf detta dei morti, il progettato ingrandimento non potrebbe aver luogo da quella parte forch colloccupare intieramente la detta contrada per cui il signor Parroco implorerebbe la necessaria autorizzazione sottoponendoli a so stituire alla contrada occupando un altra da formarsi cori la demolizioi~e di porzione delle contigue case parrocchiali e del sig. marchese Pallavicini s~ e come meglio si scorge dallunito tipo dimostrativo. Trattasi come ben vede lE.V. di semplice trasporto di contrada che non pu riuscire di danno alcuno agli abitanti stato daltronde gi consentito dal Consiglio comunale con suo ordinato del 3 corrente e per cui nessuna spesa cadrebbe a carico della cassa comunale. In vista di tuttci ci e molto di pi ancora del maggior decoro per la religione e del .vantaggio per la popolazione che risulteranno dalleseguimento dellideata ampliazioiie oso pregare 1E.V. a voler permettere il trasporto di contrada di cui si tratta. E nel rassegnarle tutte le carte relative a questa pratica cio:
.

ho lonore di proferirmi coi sensi della pi alta stima e profondo rispetto Di Vostra Eccellenza, um.mo dev.mo ed obb.mo servitore, Bianchi A S.E. il signor Primo Segretario di Stato per gli Affari Interni Torino. Il Segretario di Stato si dichiar favorevole allaccoglimento della domanda, ma prescrisse losservanza di alcune formalit, adempiute le quali, il prefetto di Alessandria rinnov la richiesta nei seguenti termini: Alessandria 14 giugno 1833. Eccellenza, essendosi esauriti glincumbenti pre~critti da V.E. in ossequio al dispac cio del 20 aprile p.p. ho lonore di riprodurle le carte relative al progetto di trasporto duna porzione di contrada pubblica nel comune di Bassignana per lingrandimento di quella chiesa parrocchiale e di unirvi gli atti di ce~sione passati dal sig. marcl?ese Pallavicini e dal Rev.do Parroco questi con decreto dautorizzazione della Curia Vescovile: Prego lE.V. di voler permettere lanzidetto trasporto di porzione di strada siccome trovasi indicato nel quivi unitd piano da effettuarsi in tutto e per tutto a spese dellAmministrazione della Chiesa Parrocchiale senza che la comunit abbia a soccombere alla bench me noma spesa giusta il convenuto. Ho lonore di riaffermarmi col pi pro fondo rispetto; di V.E. umilissimo divotissimo obbedientissimo servitore Bianchi
, , -

1) Lettera del signor Prevosto di Bassignana del 2 aprile corrente. 2) Progetto delle opere dingrandimento della chiesa. 3) Ordinato di adesione del Consiglio, comunale di Bassignana 3 aprile corrente,
~ Latto di donazione, conservato nellarchivio parrocchiale di Bassignana, reca la data del 29 maggio 1833. ~ Archivio di Stato di Torino, Paesi fra A e B, fasc. 16.

A questo punto, ottenuta lautrizzazione ministeriale, fu dato lini zio ai lavori, app~ltati ai capimastri fratelli ,Giuseppe e Paolo Lucca di Bassignana. I fondi necessari per finanziare Veseuzione delle imponenti oper furono assicurati mediante cntributi versati dalle confraternite della SS. Trinit, di S. Maria Piccola, di S. Giovanni Battista, e dalle compagnie del SS. Sacramento, della B.V. delCarmine e del Suffragio. Ai fondi citati si aggiunsero generose. oblazioni dei fedeli, fra le quali, assai cospicua, quella dei frateffi Don Giuseppe e Don Baista Lunati, i quali offrirono tutto il loro avere. Chi poco o nulla poteva dare, volle contri buire trasportando gratuitamente, con il. sistema del passamano , i mattoni dalla fornace al cantiere. I lavori iniziarono nel giugno 1833, ma il prevosto Cant non pot vederli ultimati, perch morf nellanno seguente e i fedeli ne deposero la venerata salma in un sepolcro apprestato per lui davanti allaltare
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maggiore della nuova chiesa.47 Il prevosto Fffippo Garibaldi, che assunse la carica nel 1834, port avanti i lavori con molta alacrit, tanto che ledificio era ormai ultimato nel 1837. A compimento della grandiosa opera, voluta dal cuore e dalla fede della popolazione bassignanese, il prevosto Garibaldi scrisse una breve relazione nella quale, richiamati i precedenti storici della parrocchia, accennava alla modesta chiesa par rocchiale .gi diroccata dalla vecchiaia, e gi da gran tempo troppo angusta alla moltitudine; tutti erano presi dal desiderio di ampliarla e di restaurarla, ma impediva la cosa, la troppa povert della chiesa, privata dei suoi redditi, strappati dal gallico furore; e cosi passarono molti anni in cui i maggiorenti ed i nullatenenti, lamentavano le angustie del tempio che portano, non alla religione, ma alla confusione; mentre il lutto della cristianit porta reddito alla Patria, si sospirava la riedffica zione del Tempio. Finalmente, sia lode a Dio, il nostro Principe e Re Carlo Felice, per la concordia col Sommo Pontefice, restituf i redditi della chiesa con le sue reliquie; le confraternite, liberamente si recarono presso la Madre, liete della mmoria di Giovanni Battista Lunati; sollecitando il Parroco Don Domenico Cant, piamente ed onestamente, istituf la Chiesa erede. del suo erario in modo che fosse compiuta la sua edifica zione. Domenico Cant .subito volse lo sguardo alla costruzione: riunisce i maggiorenti, tratta gli affari, c-hiama gli arGhitetti, d in appalto, fa accendere la fo~nace, raduna i materiali, il cemento, con lunico scopo di sddisfare il voto del popolo. Ma la calunnia, le contraddizioni, le perplessit, i lavori, i viaggi, le fatiche estenuarono le forze delle mem bra; cosf dovette lasciare il lavoro intrappreso, e nel mezzo del corso della vita di appena 55 anni chiuse lestremo di. Dio esaudisca le nostre preghiere! Le funzioni parrocchiali frattanto si svolgevano nelloratorio di S. Lorenzo. Si era impadronita di tutti la paura che per la morte di si granduomo, la edificazione della hiesa cessasse. cosa mirabile tut
..

~ Lusanza di inumare i parroci in un sepolcro distinto, collocato davanti ai gradini del presbiterio o dellaltar maggiore, era molto antica e generalmente diffusa. Nel 1760 il prevosto Bernardino Laboranti fece costruire per s e i sacerdoti deceduti in paese un sepolcro davanti ai gradini del presbiterio, con una iscrizione marmorea oggi perduta. Ne gli atti della visita di mons. dAngennes del 6 agosto 1826 si dice che nel 1813 tutti i sepolcri che esistevano nella chiesa furono otturati, ad eccezione di quello riservato al clero. Anche il cimitero che sorgeva dietro il coro della chiesa, in seguito al noto editto napoleonico, fu spostato allesterno del paese, ove esiste tuttora. Nel 1826 era circondato da un semplice muro di cinta, con una croce piantata nel mezzo. Siccome non esisteva un affossatore stipendiato, i defunti venivano sepolti senza un ordine preciso, come meglio veniva a chi scavava la fossa.

tavia, con quanta sollecitazione e con quanta cura si lavorasse al compi mento di questa opera; si affaticarono affinch fosse gi pronta alle fun zioni nellanno 1836, e che in quel giorno, per una delega benignamente concessa dallamatissimo vescovo Andrea Pasio, fosse consacrata e bene detta secondo i sacri usi. Questa chiesa magnificamente composta e de centemente ornata, piacque al lodato Vescovo in occasione della visita pastorale, che fosse insignita del beneficio di congregazione, nel mese di ottobre dellanno 1837. E cosi circa allra quarta dpo mezzogiorno del giorno 23 del mese di ottobre dellanno suddetto, apparve la beni gnit del nstro vescovo alle, porte del paese, a cui si fecero incontro gli amministratori della nostra Comunit: da una parte aspettavano il Clero e le Congregazioni laiche con i crocefissi eretti; dallaltra parte della st.rada, il popolo acclamante per la gioia. Rivestito delle insegne ponti ficali nelloratorio del Divin Giovanni Battista, processionalmente e sotto il baldacchino che i maggiorenti reggevano, si port al Tempi del Divino Stefano, recitando e cantando le litanie dei Santi Martiri. A giorno inoltrato chiam per consacrare la chiesa, il qual esito assolse cantando una messa pontificale, ed imparti la benedizione papale; n mancarono musici valentissimi che melodiosamente con gli strumenti, accompagna vano i canti e le sue preghiere ~ Larchitettura generale della chiesa di S. Stefano improntata al gu sto neoclassico imperante nella prima met dellOttocento. La pianta a, croce latina, con tre navate dordine ionico. La copertura della navata centrale formata da una volta a botte con spicchi nella prima e nella terza campata, mentre la campata di mezzo ha una volta a vela. Nel tran setto, la copertura a calotta circolare, e le due testate presentano, con trapposti, due grandiosi altari barocchi che provengono certamente dalla vecchia chiesa demolita~ Originariamente linterno non recava alcuna decorazione, ad ecce zione dei sottarchi in cui fu dipinto a chiaroscuro un motivo di cassetto ni a rosette. In seguito, il presbiterio fu rivestito daffreschi di gusto barocco che non armonizzano gran che con larchitettura neoclassica delledificio. Nel 1930 la facciata fu restaurata a caura delling. France sco Moretta. Nel timpano, i pittori Gambini e Atzori eseguirono un affresco rappres~ntante la Creazione e, nelle due specchiature sottostan ti, le figure degli apostoli Pietro e Paolo. Anche linterno delledificio fu rivestito di nuove decorazioni. I
~

Archivio Parrocchiale di Bassignana.

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panneffi decorativi della volta della navata centrale, come pure il ca tino del transetto, furono affrescati con episodi della vita di S. Stefano, titolare della chiesa.49

S. SPIRITO, poi 5. GIOVANNI BATTISTA

ELENCO DEI PREVOSTI PARROCI DI BASSIGNANA

(1266) (1296) (1391) 139....- 1400 1400 -(1412) (1460) 15 1559


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BERARDO DE VALIDE CORRADO UBERTO GUAZZI GUGLIELMO DI NICORVO TOMAINO ZAGANI GIOVANNI ANTONIO BELLINGERI 1559
1582 1621 1630 1635 1642 1656

1595
1621 1631 1635 1642 1636 1659 1672 1710 1733 1749 1767 1795 1799 1809 1834 1842 1876 1877 1928 1968

1659
1669 1710 1733 1749 1766 1794 1798 1808 1834 1841 1876 1877 1927 1967

MARCANTONI ISIMBARDI GIACOMO ANTONIO MARCONI GIOVANNI STEFANO MALETTA ANTONIO SIMONE MOLLA CAMILLO GERARDI MATTEO FABARIO CAMILLO GERARDI BARTOLOMEO DURANDO ANGELO GABRIELE- LEARDI CARLO ANTONIO PIAZZA BARTOLOMEO DURANDI GIUSEPPE ANTONIO ZUCCHELLI BERNARDINO LABORANTI. FRANCESCO TARTARA GIUSEPPE TARTARA PIETRO ANGELERI DOMENICO CANT FILIPPO GARIBALDI PIO VINCENZO GALLINA GIUSEPPE MALVICINI FELICE ARGENTIERI VINCENZO MASSOBRIO GIOVANNI SEMINO

Come diremo pi~i diffusamente a suo luogo, agli inizi del sec. XIV a Bassignana fu eretto un ospedale dedicato a 5. Spirito, che aveva annessa una chiesa dallo stesso titolo. In epoca imprecisata, ma proba bilmente nella prima met del Cinquecento, fu fondata una compagnia didisciplini, sotto il titolo di 5. Giovanni Battista, che aveva sede in un locale costruito sulle volte della chiesa di 5. Spirito. Piii tardi, quando i disciplini riuscirono ad assicurarsi il possesso della chiesa, questa assunse il nuov titolo di 5. Giovanni Battista. Nella visita pasto,rale del 15 aprile 1562 si riferisce che il locale della confraternita, pavimentato in legno, conteneva le panchette su cui sedevano i disciplini, ufi altare con una grande e bella statua di 5. Giovanni Battista, un grnde crocffisso, due grandi angeli dipinti di bianco, una pace. Tutte queste suppellettffi erano di legno lavorato, ad eccezione di due piccoli candelieri di ferro. I disciplini erano in tutto 29, e il loro priore era Gio. Stefano Gallini. I beni che essi possedevano era no quasi nulla: una sola biolca di terra con il ricavato della quale i confratelli avevano fatto eseguire il pavimento, laltare e le panchette, rffatti dopo che negli anni precedenti erano stati distrutti o asportati dal le soldatesche che avevano occupato il paese. Nei giorni festivi i discipli ni recitavano lufficio e nella quarta domenica di ogni mese sfilavano in processione. Qualche altra notizia si ricava dagli atti della visita apostolica del 5 settembre 1576,2 da cui risulta che il locale di riunione dei disciplini aveva un solo altare piuttosto indecente al quale si celebrava due o tre volte allanno. E poich il locale era stato costruito sul solaio della chiesa di 5. Spirito, e laccesso dava luogo a qualche inconveniente, il Peruzzi viet che vi si celebrasse ulteriormente. I redditi della confra
A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali.
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~ Tutte le decorazioni interne della chiesa e il pavimento marmoreo, come pure il restauro della facciata, furono eseguiti durante il ministero del parroco mons. Vincenzo Massobrio.

Ivi, Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, 11, fol. 551v.

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ternita erano modestissimi, ma nonostante questo i registri contabili erano in ordine. Pressapoco analoghe erano le condizioni della confraternita in oc casione della visita compiuta dal prevosto Marconi il 24 febbraio 1580,~ quando ne era priore il maestro Battista Lingua. I disciplini tenevano una condotta regolare, e tutti si erano confessati nel corso dellanno pre cedente. La chiesa, che in un certo angolo minacciava rovina, qualche tempo prima era stata restaurata e inchiavardata con dodici chiavi di ferro a spese dei clisciplini, i quali aggiunsero alledificio un campa nile. Il Marconi poi rilev che i redditi di alcuni legati, per un valore di circa 100 lire imperiali, non erano ancora stati riscossi, e se ne la ment con il priore. Questi tuttavia si scus dicendo di avere assunto la carica da poco tempo, e comunque promise che avrebbe fatto il do ver suo. Agli inizi del Seicento, i disciplini avevano gi assunto il possesso della chiesa, la quaie pertanto cominci ad assumere il doppio titolo di S. Spirito e di 5. Giovanni Battista. Ci risulta chiaramente dagli atti della visita pastorale del 10 ottobre 1619,~ nei quali detto che la chiesa. era ornata in modo decoroso, ed era munita di pavimento e di acqua santiera in marmo. Dietro laltare era .il coro, formato da stalli lignei, ove nei giorni festivi si raccoglievano i disciplini, vestiti di bianco, per recitare i vespri e lufficio della B.V. Gli aderenti, una cinquantina in tutto, non erano in grado di precisare quando fu fondata la confra te~.nita. La chiesa aveva un reddito annuo di 10 scudi, ricavati da due ap pezzamenti di terra della superficie di 14 staia, che venivano erogati in elemosine e spese di culto. Gli ufficiali della confraternita venivano ambiati ogni anno, e. in quel momento ne era priore Bernardino Bur zio, il quale mostr ,al visitatore il libro contabile.. Fatti i conti, risult che il priore aveva in cassa la somma di lire 52 e soldi 7. Fra i confra telli regnava perfetta concordia, e il. loro comportamento era lodevole: osservavano le regole dettate dal card. Ippolito Rossi e si comunicavano parecchie volte nel corso dellanno. Se venivano invitati, si recavano alle processioni e accompagnavano i defunti alla sepoltura senza patteggia-. re compensi, pur accettando le 6fferte spontanee., Non molto diverse erano le cndizioni delloratorio in occasione
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della visita pastorale compiuta dal vescovo Fabrizio Landriani il 29 mag gio 1635.~ Rispetto alla visita prcedente c di nuovo un affresco rap presentante la discesa dello Spirito Santo sopra Maria Vergine e gli apo~toli. Ma si. registra pure il fatto che le volte della chiesa, soprattutto in corrispondenza dellaltare, minacciavano rovina, tanto che il vescovo ordin di effettuare i restauri sotto pena di interdire ledificio. In quel: lanno era priore della confrte~nita Gio. Battista Montestino, il quale present i conti damministrazione, riscontrati esatti. Nel 1642, in occasione dei movimenti di truppe durante, il rinno vato dissidio tra Francia e Spa~h~, Bassignana fu invasa dalle truppe francesi, che danneggiarono e spogliarono le chiese del paese, fra cui appnto quella di .S. Spirito. Il prevosto di Bassignana Matteo Fabario indirizz allora una supplica al vicario generale della diocesi allo scopo di ottenere la facolt di raccogliere elemosine da convertire nellacquisto di nuoyi paramehti ed arredi, in sostituzione di quelli depredati da soldati francesi, mentre assediavano Valenza . In data 24 luglio 1642 il vicario accolse la supplica, che era stata presentata a nome delle compagnie del Sacramento e del Rosario, e delle confraternite di S. Spi rito e della 5. Trinit, che forse erano quelle maggiormente danneg- giate dalle rapine dei soldati francesi.6 Agli inizi del Settecento la chiesa subf importanti lavori di ripri stino che intressarono in modo particolare, la facciata, caratterizzata dal portale dingresso dal finestrone sovrastante, di belle linee barocche ispirate al gusto del empo. Allo stesso periodo apparteneva lo slan-, ciatissimo campaniletto, esile come una. ~uglia, sovrastato da un cu rioso lanternino. In occasione dellavisita del 17 aprile 1765,~ mons. Pio Bellingeri trov che la chiesa aveva un unico altare dietro il quale era il coro ligneo. Priore della confraternita era Antonio Oltrabelli, vicepriore lavv. Giu seppe Molla, tesoriere, Angelo Maria Pagella. La confraternita possedeva alcuni beni stabili, di cui fu presentato l,inventario. Essa inoltre, quale esecutrice testamentaria di Anna Lucia Gerardi, era tenuta a far cele brare nella chiesa dei,frati minori di S. Paolo tante messe corrisponden ti ai redditi dei beni lasciati dalla testatrice. interessante, la notazione che lospdale di 5. Spirito era tenuto

lvi, Parrocchie, cart. lvi.

10, Bassignana, fasc. Visite pastorali.

Ivi. lvi, fasc. Con/raternite e indulgenze. Ivi, fasc. Visite pastorali.

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a corrispondere ogni anno alloratorio la somma di lire 15 per la ce lebrazione di uffici e messe nel giorno di Pentecoste, mentre nella stessa ricorrenza loratorio doveva dare alla comunit due libbre di cera. Questultima prestazione, probabilmente, costituiva il canone annuale dovuto dai disciplini in ricognizione degli antichi diritti del Comune lo cale sulloratorio, che in origine fungeva da cappella dellospedale eretto appunto dalla comunit. La chiesa di S. Spirito (o di 5. Gio. Battista) rimase aperta al culto sino al 1952 quando, con un provvedimento a dir poco discutibile, fu sciaguratamente atterrata nellintento di allargare la Piazza del Mer cato. Ne rimane tuttavia ancora qualche traccia, come si dir in altro luogo.

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Le origini di questa chiesa sono piuttosto antiche, ma non possi bile dire nulla di piii preciso. Di certo sappiamo soltanto che esisteva nel 1460,1 quando figura gi sede della omonima confraternita di disciplini, forse la piii antica del paese.2 Dalla visita pastorale del 14 aprile 1562,~ compiuta dal vicario ge nerale della diocesi, risulta che la chiesa sorgeva versus teracium ver sus locum Rivaroni , vale a dire verso il terraggio che anticamente cir condava labitato, e precisamente dalla parte di mezzogiorno, che guar dava verso Rivarone, e quindi nella stessa posizione in cui sorge at tualmente. Gli atti della visita riferiscono inoltre che la sede della confrater nita, umidissima, era un edificio in volte a due campate, preceduto da un locale non ancora finito. Linterno presentava un altare, munito di un pallio di cuoio dorato e di una pace di legno, dietro il quale era un affresco rappresentante la Passione di Cristo. Tra gli arredi sono elencati tre angeli antichi intagliati nel legno, una statua antichissima di S. Lo renzo pure di legno, due candelieri di ferro, due torcere dipinte e dorate, un grande crocifisso di legno dipinto e un gonfalone con la figura di 5. Lorenzo. Attorno allaltare erano numerose panche di legno costruite da poco, in quanto quelle precedenti furono bruciate dai francesi nel corso delloccupazione avvenuta qualche anno prima. I disciplini erano una ventina e il loro priore era Galeazzo Maria Gallini. La confraternita non aveva alcun reddito, ad eccezione di 2 sacchi di frumento ricavati da 8 pertiche di terra legate da un certo Giovanni Bilegni per testamento a rogito del notaio bassignanese Gian
TOSCANI, op. cit., 169: adest ... ecdesia Sancti Laurentii verberatorum . Nella visita pastorale del 14 aprile 1562 (per la fonte, vedi la nota seguente), parlando dei disciplini di S. Lorenzo, si afferma che mentre un tempo esisteva in paese una sola confraternita, attualmente ne esistevano tre. Ci induce a credere che la con fraternita di S. Lorenzo fosse in effetti la phi antica. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali.

X.

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Francesco Provera. Il modestissimo reddito veniva amministrato da Pietro Gerardi e Ubertino Torti, tesorieri della confraternita, i quali erogavano il ricavato in elemosine, nella celebrazione di messe nella fe stivit di S. Lorenzo e nellacquisto di cera, olio e altre cose necessarie al culto. Data la grande povert della confraternita, nella chiesa si ce lebrava soltanto nella ricorrenza del patrono, ma i disciplini si riunivano tutti i giorni festivi per recitare lufficio, e ogni tre settimane svolgeva no una processione penitenziale. Sembra che loratorio abbia subfto qualche miglioramento negli anni seguenti, dal momento che nella visita apostolica del 5 settembre 1576 ~ si afferma che ledificio era in buone condizioni: il Peruzzi si limit a prescrivere che tutte le finestre fossero chiuse con gli appositi telai e la tela cerata. Per il resto, le cose stavano come prima, ad eccezione dei libri con tabili che erano in disordine. Accertato che a partire dal 1574 non era piii stata effettuata alcuna registrazione, il visitatore rimprover il priore e lo esort ad essere piil preciso per lavvenire. Ma qui viene il bello. Ispezionando loratorio, il Peruzzi vide che a lato dellaltare era stato collocato un armadio pieno di ffument, frutto del fazzoletto di terra che apparteneva alla conf.ratrnita. Scandalizzato, egli ordin che lar madio fosse immediatamente rimosso dal luogo sacro; e che il grano fos se misurato e registrato nei libri contabili. I disciplini, candidamente, obiettarono che larmadio era stato messo li apposta, in seguito ai con tinui litigi sorti fra i disciplini, ciascuno dei quali reclamava la custodia del grano: La diffidenza per era reciproca perch, in quei tempi di ca restia, la fame poteva essere cattiva consigliera. Ecco perch fu deciso di collocare il grano in ludgo siuro e... neutrale. Ascoltate le ragioni degli uni e degli altri, il Peruzzi nomin depositano del grano il disci plino Galeazzo Gallina, che- gi in passato aveva svolto analogo inca rico aveva sempre dato conto della ~ua integerrima amministrazione. Passando alloratorio, il visitatore trov che laltare era indecoroso e privo di ornamenti, e apprese he vi si-celebrava soltanto nella ricor renza di 5. Lorenzo: Ordin quindi che laltare fosse ornato e dotato di una bella ancona con limmagine del titolare, aggiungendo la croce, i candelieri e il pallio di cuoio dorato. Dispose inoltre che fosse restaurata un antichissima ancona di legno intagliata a figure in rilievo, ormai guaste dal tempo. Le -pratiche religiose dei disciplini non avevano nulla
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di superstizioso:- ess,i recitavano lufficio della Vergine nei giorni fe stivi e si comnicavano quattro volte allanno, ma non- sempre vesti vano il sacco, per cui il visitatore impose loro di portarlo sempre. Quattro anno dopo, il 28 febbraio 1580,~ loratorio fu visitato dal prevosto Marconi, il quale pot constatare che i disciplini avevano ot temperato soltanto in parte alle prescrizioni del Peruzzi, limitandosi ad acquistare i candelieri e a collocare la tela cerata alle finestre e il paffio di cuoio doratd allaltare. Per il resto, i confrateffi si scusarono -allegando la loro povert, e le spese che nel frattempo avevano sostenuto per la esecuzione di due lasti~e di marmo da collocare sopra le sepolture della confraternita esistenti nella chiesa parrocchiale. Promisero comunque di rimediare quanto prima a quanto era stato om,esso. In effetti, i disciplini mantennero la promessa, perch S. Alessandro Sauli, nel corso della sua breve visita del 20 settembre 1592,6 vide sullaltare unancona dorata con limmagine di 5. -Lorenzo. Era certamente la stssa di cui parla il Peruzzi, restaurata e ricollocata ,sullaltare. Una preci~a descrizione dello stato della chiesa e della confraternita agli inizi del Seicento si ricava dagli atti della visita pastorale del 10 ot tobre 1619.~ Vi si dice che la chiesa di 5. Lorenzo era un edificio ben costruito e pavimentato, ma non chiuso, e dietfo laltire era il coro con stalli lignei ove si raccoglievano i disciplini nei giorni festivi per re citare lufficio della B. Vergine. Laltare era fornito di ogni requisito e vi celebrava il sacerdote Francesco Cardones, che veniva compensato con unofferta. I confratelli erano 65, e vestivano un sacco di colore bianco, ma questultima notizia certamente errata, perch, da tutte le visite posteriori risulta che in realt il sacco era di colore -rosso, intonato liturgicamente al culto del santo ~nartire titolare della chiesa. Il tesoriere Gio. Battista Valle mostr al visitatore il libro dam ministrazione, nel quale erano registrate le offerte stanziate, dalla con- fraternita per ornar laltare, fae clebrare le messe e provvedere quan to necessario per il ~ulto. La confraternita aveva-un leg~to.di 24.messe ogni anno, che venivano celebrate con i redditi di alcuni beni legati da Gian Domenico Armellini. I disciplini poi mostrarono al visitatore le letter& e le bolle di aggregazion allarciconfraternita della SS. Trinit di
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Ivi, Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, TI, fol. 551v.-552r.

Ivi, Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali, Ivi, Visita pastorale di S. Alessandro Sauli, fol. 95v. I verbali precisano che la chiesa, in volta, era in buone condizioni, e che i disciplini erano circa 18, lvi, Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali.
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Roma,8 debitamente approvate, dallordinario. Gli atti della visita inol tre precisano che i disciplini di S. Lorenzo osservavano le regole emanate a suo tempo dal card. Ippolito Rossi vescovo di Pavia. Tra i confrateffi nofi esistevano discordie, e su invito del prevosto partecipavano alle processioni e accompagnavano i defunti alla sepoltura senza chiedere al cun compenso, accontentandosi delle offerte spontanee. Il priore Gio. Battista Riario domand al visitatore che il taberna colo ligneo si potesse tenere sullaltare anche quando non cont~eneva il Santissimo. La richiesta fu accolta, ma a condizione che in quel caso il tabernacolo foss tenuto apert, adeffectum ne idolatria committatur . Dal canto so, il viceprire Cristoforo Torre chiese ottenne dal visi tatore la licenza di erigere a sue spese nelloratorio un altare dedicato a S. Carlo, in sostituzione di un altarino provvisorio costruito con assi di legno. Qualche ulteriore notizia si ricava dagli atti della visita compiuta il 29 maggio 1635 dal vescovo Fabrizi Landriani. in. quellanno era priore della confraternita Giulio Ber~olotti, e tesoriere Gerolamo Fonta na. Iii vescovo rilev che davanti allaltare maggiore era stata collocata da poco tempo una balaustra di marmo. La copertura delledificio presso la porta dingresso minacciava rovina, onde il visitatore ordin che si facessero le necessarie riparazioni, sotto pena di interdire la chiesa. Anche la sacrestia annessa, scarsamente dotata di arredi sacri e para menti, minacciava imminente rovina. Il vescovo quindi ordin che entro thie mesi, sotto pena da stabilire a suo arbitrio, la sacrestia fosse riparata a spese della comunit e provvista di arredi in misura adeguata al decoro del culto. Sembra che i disciplini non abbiano ttemperato agli ordini del ve scovo Landriani perch il deldgato vescovile Ippolito Visconti, prevosto della cattedrale di Pavia, in occasione .della sua visita del. 25 settembre 1667,10 riferisce ch in quel tempo loratorio di. S. Lorenzo era interdet t, il che prova che gli ordini precedenti non erano stati osservati. .11 visitatore prescrisse allora che, revocato linterdetto, si eseg~uisse quanto era stato ordinato e si riprendesse la celebrazione di una messa setti manale e di mi ufficio annuale di cui la confraternita era gravata per le gato lasciato da Cesare Fione. Il legato comprendeva pure lbbligo di
Laggregazione della confraternita avvenne nel 1611. Cfr. E. CHENNA, III, 1, 8. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, cart. Visite pastorali. Ivi.
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assegnare ogni anno le doti a qI~attro fanciulle povere del paese ma, poich i redditi dei beni assegnati dal Fione non erano sufficienti ad assi curare losservanza di tutte le obbligazioni, il Visconti ordin che tre parti dei redditi fossero assegnate alla chiesa di S. Lorenzo per il soddi sfacimento dei legati spirituali, e la rimanente part& fosse distribuita alle fanciulle povere che intendevano sposarsi. ~ qui opportuno preci~are che lorigine del legato accennato risale al testamento dettato il 9 febbraio 1619 dal bassignanese Cesare Fione il quale, dimorando a Roma e trovandosi infermo, volle disporre dei suoi beni nel caso fosse passato a miglior vita. Del citato testamento, il cui originale ~ra rogato dal notaio Tranquillo Pizzato di Roma, si conserva un apografo, di cui diamo qui di seguito la trascrizione parziale: Lanno della nativit di nostro Sign6re Gesti Cristo del 1619, nella indicione seconda di 9 febraro sotto il pontificato del S.mo in Cristo Padre S.S; Paulo pr la Divina Provvidenza Papa Quinto dellanno Xliii in presenza di me nottaro pubblico infrascritto e de testimoni infrascritti pre~ente et personal- mente constitut il signor Giulio Cesare Fione fillio del signor Guicciardo di Bassignana, diocesi di Pavia, conosciuto da me nottaro; sano pdr lIddio grazia, di mente senso, parlare, ed intelletto, abench infermo di corpo prostratto in letto, e temendo della morte, et, niente piii incerto della morte istessa e pronto di quella, non volendo perci morire senza testamento, ma piii tosto con testamento acci dopo la sua morte tra suoi successori non, nasca litte e discordia, per spontaneamente ha procurato di fare et fa questa presnte suo ultimo testamento nuncpativo, che per raggione civile si dice senza scritto vi et modo e forma, che siegue, cio. Primo con humilt e divocione ha racco mandato lanima sua come pi~i nobile del corpo, allAltissimo Creatore et alla Gloriosissima Sempre Vergine Madre Maria, e seguita che quafido sar la sua morte vole essere sepolto nella chiesa di Santa ,Maria del Popolo, alla quale chiesa ha lasciato le :raggioni di sua sepoltura, et ha lasciatp alla Veneranda Archiconfraternita di San Lorenzo della detta sua Patria; scuti sei di. moneta per la celebrazione di Sante Messe da morto alla di lui anima da celebrarsi quanto prima, doppo M sua morte e questo de beni, etdnari, che sono, e che. a lui saspettano nella detta sua Patria. Item ha comandatto che gli. infra scritti suoi heredi vendano, et alienano una, vigna dellistesso testamento posta nel territorio di Bassignana, di staia cinque, allIll.mo Signor Guglielmo Bellingeri di Bassignana per il prezzo da convenirsi e dal detto prezzo che si construa t bonifichi il muro o sii la facciata di detta chiesa di Santo Stephano di detta sua Patria con gli infrascritti miglioramenti et opere ci si imbianchi la facciata di detta chiesa, vi si faccia tre campanili sopra,, si faccia un corni
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cit.,
~ Archivio della confraternita di S. Lorenzo di Bassignana (dora in poi citato: A.C.S.L.). La copia del testamento, in lingua italiana, fu redatta dal notaio A. Bini di Roma.

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cione, si faccia la porta et vi si dipinghi Santo Stephano. Item per raggione di prelegato ha lasciato allinfrascritta Signora Minerva de Ricci sua moglie, ogni e qualunque denaro, entrata et uscita de beni dellistesso testatore, che sono nel territorio istesso di Bassignana in qualunque modo scossi sinhora da suoi Procuratori, et che si troveranno nelle mani de detti suoi Procuratori quali denari vole detto testatore, che si rimettino alla sua moglie in questa Citt, e ci sha incaricato allin,frascritto Rev. Signor Pietro Oltrabello, et in tutti gli altri, e particolari beni mobili, raggioni, crediti et ationi universali presenti e futuri del medesimo testatore, che sono in quel territorio della detta sua Patria di Bassignana. Solamente ha instituito, fatto, e vole che sia come per sua bocca propria, ha nominato suo herede universale usufruttuario il detto Magnifico et Rev.mo Sacerdote Pietro Paulo Oltrabello, suo zio, del quondam Phisico Colleggiato Bernardo di Pavia con gli infrascritti carichi cio che sia tenuto il medesimo Rev. Signor Pitro Paulo ogni anno durante la sua vita, e sin che viver, maritare tre povere fanciulle vergini di bona et honorata fama, conditione e famiglia, il giorno della festa della Nativit della Beatissima Vergine Maria del mese di settembre di qualsivoglia anno con dote di lire cento di moneta della detta sua Patria per ciascheduna quali fanciulle doppo che saranno statte fatte le solite visite et diligenze che si troveranno essere nel caso come sopra, vole e commanda che sieno poste in una bussola e che si cavano alla, fortuna e di pi sia obbligato il medesimo Rev. Signor Pietro Paulo, cellebrare, o far cellebrare una messa da morto ogni settimana, ed un ufficio ogni anno sin tanto che viver come sopra nella predetta chiesa di San, Lorenzo per lanima sua, et una volta che morir detto Signor Pietro Paulo, e doppo la sua morte come anche vivente listesso, e mancando di maritare dette fanciulle e della cellebrazione della detta messa ed offitio come s detto di sopra dnco per una volta sola, nella detta heredit tanto nellusu frutto, quanto in propriet tanto nelluno quanto nellaltro caso sopradetto ha instituito e vole che succeda, e di bocca propria parimenti ha non~inato la sopradetta Veneranda Confraternita di San Lorenzo della detta sua Patria di Bassignana con li medesimi carichi et obligationi di maritare le dette tre fanciulle ogni anno nel modo, e tempo che s detto di sopra di maritarsi in perpetuo, e similmente di cellebrare o di far cellebrare la detta messa ogni settimana et officio ogni anno in perpetuo, nella detta chiesa di San Lorenzo per lanima sua come si detto di sopra. Item ha lasciato una delle dette doti da darsi come sopra cio la prima volta a V. Julia di Boniforti Necchi e di Laura moglie. Item ha cncesso licenza e facolt al detto Rev. Signor Pietro Paulo per una volta tanto di maritare una figlia con una delle sopradette dotti della detta sua Patria ad arbitrio dllistesso Rev. Signor Pietro Paulo et in tufti gli altri, e particolari beni mobili et immobili, raggioni, crediti, et ationi universali presenti e futuri dellistess testatore, che sono- qui in Citt, et in altro luogo esclusi per li sopranominati in qualsivoglia modo spettanil e pertinenti allistesso testatore ha instituito fatto sua herede universale, e vole che sia come parimenti ha nominato di sua propria bocc la sopradetta Mi nerva de Ricci de Collona sua moglie, et questo ha detto essere, e vuole che sia il suo ultimo testamento et ultima volont perch~, et quale ha voluto

vaglia per raggione di testamento o di codicillo o di donatione per causa di morte, et in qual si voglia altro miglior modo lassandole sopra le quali cose. Verso il 1727, utilizzando probabilmente qualche disponibilit ac cumulata con i proventi del legato Fione, i disciplini iniziarono alcuni importanti lavori di ristrutturazione della chiesa di S. Lorenzo, al termine dei quali ledificio assunse laspetto attuale. A questi lavori, con ogni probabilit, si riferiscono gli atti di una controversia sorta nel 1734 fra la confraternita e i padri carmelitani del lattiguo convento a proposito di alcune aperture praticate nel muro absidale della chiesa di 5. Lorenzo. I carmelitani giudicarono arbitrarie quelle aperture, e il 6 maggio 1734 inoltrarono al Senato di Torino la se guente protesta: 12 Ill.mi et ecc.mi Signori del Senato di S.M. sedente in Torino. Esponeno li MM.RR. Padri del convento del Carmine di Bassignana, trovarsi il giardino di detto loro convento in vicinanza ed attiguo alla chiesa della confraternita sotto il titolo di San Lorenzo di detto luogo, detta della SS.ma Trinit; ed esso giardino libero da ogni sogezione massime di finestre, et per tale da anni 10, 20, 30, 40, 50, e pi, e da tempo immemorabile in qua pos seduto alla riserva di un piccolo occhio nel choro di detta chiesa permesso a detta confraternita precario nomine. Ora occorre che detta confraternita per mezzo dei suoi officiali si jatta di voler ampliare detto occhio di finestra ornata, anzi di far aprire altre finestre in detta loro chiesa sul motivo di dare maggiore luce alla medesima, e come tali finestre sarebbero troppo pregiudi zievoli e di sogezione a detto loro giardino e convento sempre stato libero da tale servit, perci allaffetto dovviare ad ogni pregiudizio di detto loro con vento se ne raccorreno alle LL.EE., supplicandole si degnino mandar citarsi avanti Loro, et al banco dellattuaro deputando, la confraternita suddetta, in persona dei suoi officiali, e direttori a far fede delle loro notificate ragioni con quali si jattano di voler ampliare detto occhio del coro di detta loro chiesa e fare altre aperture riguardanti il detto loro giardino e convento. La confraternita di 5. Lorenzo, a sua volta, si accinse a far valere le proprie ragioni e present al Senato le deposizioni di alcuni testimoni 13
A.C.S.L. Ivi. Fra le deposizioni particolarmente interessante quella di un certo Ber tolero, il quale nella sua comparsa asserisce leccessiva umidit della chiesa di San Lo renzo viene in buona parte da un fosso molto profondo, reso tale da poco tempo in qua, e che detti Padri hanno di presente nel detto loro giardino attiguo alla muraglia su cui si pretende di impedire lampliazione et apertura delle finestre, senza che vi sia la doverosa legaI distanza da essa muraglia al detto fosso, il quale ricevendo tutte le acque del convento, corte del massaro, et giardino di detti Padri, n dandosi allacqua
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favorevoli alle sue tesi. Dopo repliche e controrepliche, alla fine le parti decisero di addivenire a una transazione, che reca la data del 18 dicem bre 1734.14 In base allaccordo, i carmelitani autorizzarono i disciplini a ridurre ad una finestra locchio, che di presente si trova nel choro di detta chiesa di San Lorenzo, in modo per che detta finestra non sabbas si pi dellocchio presentaneo, che oncie due milanesi e non si dilati pi di quello, che si trovi al presente la finestra di detta chiesa corrispon dente dallaltra parte del choro. E perch con ingrandimento di detto occhio non sar bastantemente provveduto il choro di San Lorenzo del lume necessario per leggere in detto choro, il sudetto Padre Priore, ed altri PP. del Carmine, permettono a detti scolari di San Lorenzo unaltra finestra consimile a quella, che si far nel sito dellocchio allargato, e questa a titolo di pegno precario, e non altrimenti, e sino che piacer a stessi PP. e non pi; in niodo tale che rinnovato il detto precario, ed annontiata la rivocatione a sudetti confratelli, debbano questi senzaltra replica, far chiudere la detta seconda, finestra che sar la pi vicina al laltare di detta chiesa di, S. Lorenzo e poi in appresso addurre le loro ragioni, le quali in tal caso restaranno intatte vicendevolmente come erano avanti la presente. Si cautelleranno ambe le finestre con la ferrata, et ramata per reciproca cautione delle parti, e questo a spese della confraternita di San Lorenzo . I lavori cui abbiamo accennato furon portati avanti negli anni seguenti, e si conclusero con la costruzione dellattuale facciata, che co st~ituisce certamente la prte pi interessante delledificio. Improntata a un barocchetto vivace e armonioso, la facciata leggermente concava e presenta due ordini sovrapposti culminanti in un? estrosa cimasa a cappello. Ciascuno dei ,due ordini scompartito da quattro lesene che
di detto fosso il dovuto esito e scaricamento, si ferma ,,i~1 esso stagnante danneggiando la muraglia della chiesa. Li medesimi Padri hanno preteso di far costriiire attigua alla deta muraglia, una latrina, e fatto piantare alberi in vicinanza di :detta mui!aglia senza essersi lasciatci il dovuto spazio legale . ~ A.C.S.L., Latto fu rogato dal notaio Giuseppe Burzio di Torino nella saletta priorale del convento di 8. Maria del Carmine di Bassignana, sito al Capo Sottano e coerent a mattina con la chiesa di S. Lorenzo, in parte, e in parte con mastro Antonio Tosino; a mezzogiorno con la contrada del Carmine e S. Lorenzo; a sera con la con trada del Carmine e il palazzo pretorio; a mezzanotte. con l Quintana, ossia strada vicinale. Rappresntanti del convento erano il padre bacceffiere Giuseppe Maria Rutta, priore; il padre Giovanni Francesco Conti, vicario; il padre Carlo Felice Bessone, pro curatore; il padre Angelo Maria Lavezzari; il padre Aurelio Maggi. Rappresntanti della confraternita invece erano il dottore in utroque Gio. Battista Cortese, priore della con fraternita, e mastro Antonio Tosino, vicepriore.

delimitano tre specchiature: le due laterali ~i ristrette e quella centrale pi ampia. Allinterno delledificio sono degni di nota laltare maggiore e la balaustra, forniati da marmi pregiati di diverso colore che compongono un assieme piacevole e armonioso. Da un dcumento del 175O~~ risulta che lesecuzione di questeopere fu affidata nel 1745 a un certo Agostino Somaino di Viggi, ma la posa in opera dei materiali avvenne soltanto nel 1747, in seguito ad alcune difficolt insorte nel fr4ttempo. Dal citato documento del 1750 risulta infatti che sin dal novem bre 1744 i d~sciplini avevano commesso al Sornaino lesecuzione dellal tare in ,marmo con i relativi gradini e delle porticine laterali che im mettevano nel coro. Lartista a sua volta assumeva lobbligo di condurre a proprie spese i marmi lavorati sino alla sponda del Tanaro, entro il mese di giugno o al principio di luglio 1745, in modo che per la festi-. vit di S: Lorenzo di quellaniio i marmi fossero collocati in opera. Alla stipulazione del contratto il Sornaino ricevette tre quarti della somma pattuita, mentre il saldo gli sarebbero stato versato al termine dei lavo ri. Le cose per andarono diversamente, perch nei mesi di giugno e lu glio 1745 le truppe piemntesi si accamparono a Bassignana e la chiesa di S. Lorenzo, come quasi tutte le altri del paese, fu adibita a deposito di farine, grani e biade della~mata. Di conseguenza, i. disiplini della confraternita ritennero prudente differire .il trasporto dei marmi gi pronti, per non esporli alla licenza delle truppe. Cessata loccupazione militare, nel 1746 fu eletto priore della con fraternita Francesco Tosino, il quale si mise in capo di far collocare ii~ opera il nuovo altare. Nel mese di ottobre di quellanno, accompa gnato dal cugino Domenico Tosino tesoriere della confraternita, egli si presetit al notaid Fabario, originario di Bassignana ma residente a Mi lano. Con il pretesto di aver s~iitito dire he .il Somaino ra fallito, fa cendo perdere alla confraternita lanticipazione sborsata~ alla stipulazione del contratto, il Tosino preg il notaio di interporre i puoi buoni uffici per indurre lartista a consegnare i marmi lavorati. Il Fabario riuscf a convincere il Somaino ad effettuare la consegna entro lottobft 1747, ina dovette sborsargli di tasca propria la somma di 38 z,ecchini gigliati che quello pretendeva a saldo delle proprie spettanze. Nel novembre 1747 i marmi furono finalment collocati in opeia,

A.C.S.L. Si tratta di un esposto indirizzato dal causidico milanese Fabario al tribunale di Alessandria circa la questione cui si accenner tra breve nel testo.

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e~il priore firm una convenzione in base alla quale veniva riconosciuta al Somaino la differenza di prezzo ~5rovocata dal rincaro dei marmi e delle spese di trasporto verfficatosi nel fra~tempo. Tale differenza fu effetti vamente saldata, ma dal totale fu dedotta la somma di 38 zecchini che il Somaino aveva gi ricevuto dal Fabario. Questo, a un certo punto, chiese alla coi~ifraternita la restituzione della somma anticipata, ma gli furono presentati soltanto 10 zecchini, che linteressato ricus di ac cettare. Anzi, vista la piega della situazione, oltre alla restituzione del suo. chiese anche la rifusione dei danni, interessi e spese per il ritardato pagamento. E poich la controparte faceva orecchie da mercante, invi una supplica al tribunale perch fosse emessa citazione contro Francesco e Domenico Tosino. Quale esito abbia avuto la supplica non sappiamo, n ci preme saperlo. Quel Francesco Tosino comunque doveva essere un tipo piuttosto litigioso, perch il suo nome viene nuovamente in luce a proposito di una controversia che egli, unitamente al fratello Gio. Battista, ebbe con la confraternita di S. Lorenzo per moivi di confine. I due frateffi infatti abitavano in una casa attigua al coro della chiesa, e negli anni 1730-31 fecero co~trufre una stalla che era separata dal coro della chiesa da una rittana , cio da una strettissima, strada vicinale. Nel 1766 i Tosini ampliarono la stalla occupando il sedime del vicolo, addossandosi al coro di s Lorenzo. Poich i disciplini fecero opposizione, le parti iniziarono una causa nel corso della quale raccolsero numerose prove testimoniali a sostegno delle rispett.ive tesi. Fra le testimonianze che si conservano 16 riproduciamo le seguenti, che per il loro carattere cli immediatezza ci offrono qualche spunto gustoso sulla vita interna del paese nella seconda met del Settecento: Deposizione di Carlo Boveri del fu Pietro, danni 78: Nellanno 1696, in tempo che ero ancora ragazzo, andando a scuola in questo luogo, e specialmente nella casa dellor fu Antonio Tosino, essendo in tal tempo il maestro certo Padre Sachi carmelitano, era situata detta casa dietro
lvi. Larchivio raccoglie una nutrita documentazione riguardante altre liti che, per brevit, non sono ricordate in questa sede. La piii curiosa di tutte riguarda un olmo di diametro eccezionale, di antichissimo possesso della confraternita, che sorgeva proprio davanti alla facciata della chiesa di S. Lorenzo. Il 10 novembre 1760 un certo Giuseppe Laboranti di Bassignana pens bene di abbattere lolmo, lasciandone il tronco abbando nato sulla piazza. Ne nacque un tale vespaio che Giovanni Garrone, priore della con fraternita, si affrett a presentare al tribunale di Alessandria una citazione nei confronti del Laboranti.

loratQriO di San .Loreiizo eretto in questa terra in capo della corte che era intermedia fra detta c~sa e la fabbrica del coro di detto oratorio, ritrovandosi questo esposto a detta casa lateralmente alla quale esisteva lorto o sia giar dino del convento de RR. Padri del Carmine, e proseguiva detto giardino anche lateralmente allo stesso oratorio con un muro di cinta che divideva la corte dal medesimo giardino. Restava detto muro di cinta da una parte attac cato allangolo a detta casa di Antonio Tosino e dallaltra parte allangolo di detto oratorio, o sia choro desso, ed al pi desso choro verso detta corte vi erano per terra dellerbaggi e dei pastocchi, ossia immondizie come, ho pi volte veduto ed osservato...
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J~eposizion di Pietro Giaroli del- fu Gio. Battista, danni 74: ]~icq che anni 60 circa ero di et giovanile e di, compagnia dllor fu Giu seppe Boveri, e con lui sono andato in cerca di lumache nellorto di questi RR. Padri del Carmine, e per entrare siamo .passati nella rittana che esisteva
fra la fabbrica esteriore del choro delloratorio di San Lorenzo e la fabbrica del fu Antonio To,sino. La rittana essendo chiusa nel fondo verso, lorto dei Padri Carmelitani, da un muretto, noi l scavalcammo e scendemmo nellorto. per mezzo di un albero che era vicino al muretto. Cercammo e trovammo ,le lumache che poi regalammo a certo signor D. Sartirana in tale tempo maestro di scola in questa terra di Bassignana, come entrambi suoi scolari...

E~eposizione di Gio. Battista Calvi di Rivarone danni 57: In tempo di mia giovent(I, e che ero dellet:di 16 anni, andavo ogni giorno da Rivarone a Bassignana, alla scuola in Bassignana; e mi sovengo che in quel tempo, sendo solito di portarmi alla asa di Gian Battista Lavezzari mio zio, fratello del mio avo paterno, il quale abitava in. vicinanza della casa dei fratelli Tosini, e passavo per andarvi, per la strada vicinale et accanto alla porta della casa dei detti Tosini, ed in tal tempo la chiesa di San Lorenzo aveva il suo choro con lo spiovente che capitava in una rittana che vi era fra esso choro e la stalla della casa dei fratelli Tosin,i, mentre oggi detta stalla si trova appog giata al muro di detto choro. Quando avevo 18, anni e andavo a scuola ancora a Bassignana, la confraternita aveva deliberato di fare allargare il coro della chiesa verso la rittana, .ed occupare parte della medesima, facendo cadere il, piovente del coro verso la strada e dallaltra parte verso il giardino dei Padri del Carmine, e vi rimase, come ho veduto in quel tempo ancora una piccola rittana tra il detto coro et la stalla di detti Tosini, i quali cambiavano il co perto e lo stillicidio di detta loro stalla, facendolo capitare parte sulla strada e parte in detto giardino, mentre prima capitava in detta rittana... La deposizione del Calvi si conclude con laffermazione che nel 1730-31 la stalla dei Tosini fu trasportata contro il coro della chiesa ad opera del maestro muratore Carlo Nosetti, il quale era ancora vivente nel 1765, e <c ha travagliato in Bassignana in casa Provera, e in casa del Monsignor Bellingeri . Questultimo inciso importante, perch

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prova che il palazzo Bellingeri, tuttora esistente in Bassignana, fu eretto nella prima met del Settecento su commissione di mons. Pio Bellingeri, nativo del luogo e illustre personaggio della. chiesa pavese. Come abbiamo gi detto e ancoi~a diremo altrove, nella sua qualit di vic,ario generale il Beffingeri fu incaricato di svolgere la visita pasto rale della diocesi. 1117 aprile 1765 17 egli visit la chiesa di S. Lorenzo di Bassignan e ri1e~ che linterno conteneva un altare di marmo di forme eleganti, dietro il quale era il coro che accoglieva gli stalli lignei dei di sciplini. Il loro priore era Giulio Cesare Nobili, e vicepriore Pietro An tonio Pagella. Loratorio aveva un sblo legato lasciato da Cesare Fione. Con i suoi proventi, ogni anno i disciplini assegnavano la dote a tre ragazze del luogo, di buona e onesta famiglia, per una.somma complessiva di 100 lire imperiali. Il Bellingeri volle informarsi delle modalit di assegna zione delle doti, e gli fu precisato che i confratelli, vagliate le domande presentate dalle interssate e assunte le debit~e informazioni sulleffettivo stato di povert e sullonest della famiglia, ponevano le domande in una bussola. Tre di esse venivano estratte a sorte da un ragazzo, e le doti venivano quindi asseghate alle ragazze favorite dalla fortuna. Il Bellinger.i apprese per che qualche volta venivano imbussolati i nomi di ragazze ch non avevano ancora compiuto dieci o undici anni, ma la dote veniva loro assegnata ugualmente, in attesa che le interessate rag giungessero let da marito. Ad evitare questo. ~abuso, il visitatore ordin che per lavvenire le domande fossero vistate dal parroco, e che fossero ammesse soltanto le ragazze che av~ssero compiuto il quindicesimo anno. Questa raccomandazione fu scrupolosamente osservata per molti anni, ma nel 1788 la confraternita si trov ad affrontare la richiesta di incameramento dei :beni del legato Fione nel patrimonio dellospedale di S. Spirito. La richiesta era stata avanzata dagli organi comunali, i quali avevano fatto presente che da ventanni in qua la popolazione del paese si era pressoch raddoppiata, e altrettanto ra aumentato il numero dei poveri e degli infermi, per soccorrere i quali si rendevano necessari mezzi straordinari. Di qui la richiesta, indirizzata ai disciplini di 5. Lorenzo, di rilasciare allospedale i beni del legato Fione. Il 2 marzo 1788 i disciplini si congregarono ~ con lassistenza del rev. Francesco Tosini e, dopo aver esaminato le istanze presentate dagli
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organi comunali, affidarono al priore Pietro Antonio Pagella i pieni po ter.i per concordare le modaJit di assegnazione del legato che, dedotti gli obblighi imposti dal testatore, consisteva nella somma annua di circa 300 lire. Il 6 marzo seguente si riunf il consiglio damministrazione dellospe dale,9. sotto la presidenza del prevosto Francesco Tartara. I deputati Pie tro Antonio Pgella e Antonio Lenti presero la parola e riferirono che questa Comunit con suo atto consular~ del primo andante e la ve neranda Confraternita della SS. Trinit con suo~ atto pure delli due an dante hanno lodevolmente proposta laggregazione de redditi della ~redetta Confraternita eccedenti. le cause pie instituite, a favore dei red diti e beni di questo Ospedale per cosf in qualche maniera sollevare li poveri ed infermi di qesto luogo che al giorno doggi e .da.venti anni circa a questa .parte si sono raddoppiati; onde quanto sopra rapportano a questa Amministrazione e Congregazione per avere i di lei sentimenti . I congregati, all~unaniriiit, deliberarono di prendere accordi con il Co mune per ottenere dalle superiori autorit lapprovazione dellincamra mento dei beni del legato, considerando che la proposta aggregazione ella opera lodevolissima e necessaria alle grandi miserie che per mala sorte in questo Luogo si trovanq, per cosf sollevare lUmanit massime che li redditi di ques~to Ospedale al di doggi sono assai tenui n ba stanti neppure al terzo di questi miserabili per dar ricetto e .portar cura ali quali abbisognerebbe che lOspedale fuosse dilatato ed ampliato, il fabbricato per cui importa non indiH~rente dispendio... . Ecco ora il verbale ,della riunione dl 9 marzo 1788,20 nel corso della quale i disciplini stabilirono i capitoli per la cessione dei beni del legato Fione allospedale di S. Spirito:
. . -

Lanno del Signore 1788, ed alli nove di ~marzo in Bassignana nel coro della Veneranda Confraternita della chiesa della SS.ma Trinit. Convocata, e con gregata la Ven. Congregazione di questa Cnfraternita prevj li verbali avvisi signori componenti la medesima e suono di campana, sono in una interve nuti, ed intervengono il moltoRev. Signor Don Francesco Tosino Capellano, e Presside, il Signor Priore Pietro Antonio Pagella, il Signor Vice Priore To maso Pavese, il Signor Reggio Assistente Giuseppe Campo Fregoso, li Signori Consiglieri Gio. Francesco Arbutto, Giusppe Fabio, Gio. Battista Nosetti, Giu seppe Antonio Arzenati, Francesco Dannovi, Angelo Domenico Torri, Giu seppe Gallini, Gio. Maria Torti, Domenico Boveri, Giuseppe Allegro, Giulio

A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fase. Visite pastorali. Il verbale di riunione in A.C.S.L., Convocati.

Archivio dellospedale di 5. Spirito di Bassignana. A.C.S.L., Convocati.

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Cesare Nobile e Gio. Battista Tosini componnti lintero corpo. Pi sono intervenuti li seguenti confrateffi: Francesco Rizzi, Carlo Brzi, Francesco Antonio Cervetti, Giuseppe Arbutto, Angelo Domenico Omodeo, Massimo Pelizzari, Antonio Cattaneo, Domenico Arzenati, Angelo Maria Rizzi, Fran~ cesco Antonio Freschi e Gio. Battista: Arsano. Precedenti le solite preci, riflet tendo questa Veneranda Congregazione avere con di lei atto delli due cor rente mese progettata lagregazione de rediti di questa Confraternita a favore dellospedale di questo luogo per sollievo de poveri infermi di questo luogo, che in oggi si sono moltiplicati, per la stipulazione di detta cessione forma perci questa Congregazione li seguenti capitoli co quali dovr detta agrega zione seguir. I. Il detto Ven. Ospedale sar obbligato di adempiere tutti li legati, ed oblighi portati dal testamento del Signor Cesare Fioni del nove Febraro 1619, rogato Pizzati, e sono di pagare le tre annue doti alle tre figlie da estrarsi a sorte nella chiesa di questa confraternita, nel cli della B.V. secondo il sin qui prati-~. cato, di far celebrare una messa in caduna settimana, ed un officio con mssa da requie ogni anno. Il. Dovr detto Ospedale corrispondere annualmente il solito onorario al Rev. Signor Cappellano di questa Confraternita da ellegersi in perpetuo dalla stessa Confraternita in lire settanta di Piemonte oltre allelemosina della detta messa ebdomadaria che si celebrer dallo stesso Signor Capellan. III. Dovr l~Ospedale corrispondere lelemosina per lofficio e messa cantata tanto al Molto Rev. Signor Paroc~o, che alli Signori Preti Ressidenti. IV. In caso di riparazione meramente necessaria della chiesa di questa Con fraternita sar tenuto detto Ospedale di farvi provvedere allavviso da darseli dal Signor Priore che sai pro tempore. V. Sar pure tenuto detto Ven. Ospedale corrispondere al Signor Cancelliere della detta Ven. Confraternita quella tenue ricognizione annua che li verr dalla medesima accordata, e lire dodici di salario annuale al Sagrestano. VI. Sar pure tenuto detto Ospedale provvedere la cera bisognevole per le funzioni di detta chiesa della Confraternita secondo il consueto, e loglio ad uso della laiapada, calcolata detta spesa allannualit di lire cinquanta. VII. Che il Signor Priore pro tempore in perpeto, o quellaltra persona che verr da questa Congregazione deputata possa intervenire a tutte le congreghe che si faranno in detto Ospedale in aggiuntaa quattro Signori Deputati senza nuocere allintervento, ed assistenza del Molto Rev. Signor Parroco. VIII. Che nella cessione da farsi, e stipularsi vi rimangano compresi tutti li debiti, e crediti di questa Confraternita secondo lo stato che verr formato. Per quanto la cosa possa sembrare strana, non risulta che la pro gettata fusione dei beni in realt sia mai avvenuta: probabilmente, quan do tutti gli ostacoli sembravano ormai superati, venne a mancare lap provazione delle superiori autorit, e il progetto and in fumo. E fu davvero peccato, perch non pass molto tempo che i beni del legato, costituiti da 26 moggi di terra, furono incamerati dal governo nei tur

binosi anni della rivoluzione francese. Nei verbali della visita pastorale di mons. Alssandro dAngennes d~l 6 agosto 1826 21 si ricorda: appunto che i beni furono venduti dal Governo nel 1797, dietro Regie Pat tenti IO Luglio 1795, pel prezzo di lire 20.000 in oro garantito sui Monti di Torino al tre e, me~zo per cento, e cosf allanno lire 700 state esatte dalla confraternita soltanto sino al 1807 come dal libro dentrata; ed in oggi dal 1820 in poi, per interesse derivante da interessi non; stati esatti dai suddetti Monti nel 1800: lire otto e centesimi 33 allanno, per cui non possibile alla Confraternita di fedelmente adempire ai pesi di una messa da morti ogni settimana, dun ufficio ogni anno per lanima dl detto Testatore, di lire 100 a tre povere figlie cadauna per una volta tanto, da estrarsi a sorte il dI della Nativit di M.V., cosf avendo legato il detto Signor Fione. Le messe, ed ufficio sono stati adempiuti sinoL al 1810, e le 3,00 lire di dote alle maritande sino i5endente lesazione delle lire 700, cio sino al 1806 inclusivamente. Nella seconda met dellOttocento, quando a Bassignana fu costi tuito il primo nucleo della comunit evangelica, sorse il problema se alle doti del lascito Fioni potesseroconcorrer,e anche le fanciulle di culto diverso da quello cattolico. La confraternita, naturalmnte, negava reci samente questa possibilit e, in data 8 aprile 1894, provvide a redigere un nuovo statuto organico nel quale, agli art. 6 e 11, si ribadiva il principio che requisito essenziale per concorrere allassegnazione delle doti fosse lappartenenza alla confessione cattolica., Il consiglio comunale del paese, riunitosi in seduta straordinaria il 4 agosto 1894, esamin lo. schema di statuto e accord la sua approvazione ma, su proposta, del consigliere Giuseppe Fracchia, chiese la revisione dei due articoli. citati, sostenendo che il Fioni nel suo. testamento non aveva inteso operare
2L Ivi. I verbali citati contengono altre notizie di qualche interesse, che qui per brevit vengono omesse. Si ritiene tuttavia opportuno riportare la seguente annotazione relativa allo stato patrimoniale della confraternita al tempo della visita pastorale del 1826: Per essere stati venduti dal Governo dietro le RR. Patenti citate nella vendita dei beni del legato Fioni anche i beni della Confraternita, questa tiene il capitale di lire 15210:13:4, garantito sui mentovati Monti di Torino al 3,10 per cento, che forma lannuo interesse di lire 182:7:4; che ridotto in capitale produce allanno, dal 1820 in poi, lire 2 e centesimi 17; ond, che unendo le due rendite dei beni Fioni e Confra ternita, formano il capitale di lire 25210:13:4 collannuo interesse di lire 882:7:4, che ridotto in capitale come col promemoria di codesto nostro Signor Prevosto e Vicario Foraneo appare, produce soltanto lannuo interesse di lire 10 e centesimi 62, cio lire una, centesimi 1/5 per 100 quando il 3 e 1/2 per 100 dovrebbe produrre lire 30:17: 4:4/5. Il Governo per invece delle lire 882:7:4, pagava allanno soltanto lire 765:11 come dal libro dentrata, e ci per diminuzione di lire 4201 .

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alcuna discriminazione in merito alla cohfessione religiosa delle fan ciulle aspiranti alle doti?~ La giunta provinciale amministrativa di Ales sandria, a.sua volta, diede parere favorevole allapprovazione dello sta tuto, ma sollev le medesime eccezioni a proposito degli art. .6 e 11 n Di fronte a queste prese di posizione, la confraternita si riuni in data 25 novembre 1894 e stese un ricorso al Consiglio di Stato; allo scopo di dimostrare ch il Fioni in realt intendeva beneficiare soltanto le fanciulle appaftenenti alla confessione cattolica.24 Questo principio fu ,sostanzialmente accolto dal Consiglio di Stato, pur con qualch pr.oposta di modifica per altri articoli dello statuto.~ Il nuovo testo, contenente le modifiche richieste, fu redatto in data 26 marzo 1899, e fu approvato con decreto di Umberto I del 16. agosto dello stess anno.26

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A.C.S.L. Ivi. Con sua nota del 10 settembre 1894, il prefetto di Alessandria marchese Garrone invit la giunta provinciale a comunicare allamministrazione della confraternita lavvenuta approvazione dello statuto, consigliando alla stessa di chiedere il riconosci mento legale dellistituto per quanto ha riguardo alla beneficenza, cio al conferimento di doti (ivi). ~ Ivi. 25 lvi. ~ lvi.
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Questo oratorio fu eretto allestrema periferia del paese, presso lantica Porta Pavese dalla quale usciva la strada diretta verso il Po. Per questo, la chiesa ra anche chiamata 5. Maria versus Padum, mentre lagg&tivo unito al titolo si riferiva alle modeste dimensioni delledfficio. Dagli atti della Visitatio apostolica del 6 settembre 1576 risulta che loratorio fu eretto da Fffippo Maria Sforza, feudatario del luogo, ma non conosciamo la dat precisa. Sapendo per che lo Sforza fu inve stito del feudo. di Bassignana il 27 dicembre 1473 2 e che il 7 luglio 14~9 1, com diremo tra poco, egli don loratorio ai carmelitani, la co struzione delledificio si pu collocare fra questi due estremi crono logici. Allultimo quarto del Qattrocento del resto sono chiaramente rife ribili le prime due campate della chiesa, che presentano una copertura in volte a croc~iera con nervature di sezione poligonale, sorrette lateralmen te da arconi gotici,.mentre gli archi trasversali, in epoca imprecisabile, fu rono arrotondati. Purtroppo, le incredibili raffazzonature subfte dalledi ficio, soprattutto allesterno, ne hanno quasi interamente eclissato lori ginaria fisionomia architettonica. Tuttavia, nonostante questi pesanti in terventi, le linee rigiparie delle prime due campate si possono ancora riconoscere sotto lo spesso strato di intonaco che le ricopre. E i deboli ap pigli visivi, attraverso un confronto con edifici coevi della regione, con sentono appunto di attribuire la costruzione allultimo quarto del Quat trocento. Si ha notizia che Filippo Maria Sforza, il bizzarro feudatario del luogo, fu indotto a cedere la propriet delloratorio ai frati carmelitani di Bassignana, mediante atto di donazione che reca la data del 7 luglio 1491.~ Listrumento di presa di possesso da parte dei carmelitani reca la
A.C.V.P., Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, TI, fol. 554r. F. FAGNANI-G. ToRTI, op. cit., I, 153. A.C.V.P., Visitatio apostolica cit., TI, fol. 554r. Listrumento di donazione fu rogato da Antonio Beffingeri, notaio e cancelliere di Bassignana.
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data del 7 febbraio 1492,~ mentre latto di unione delloratorio al mona stero del Carmine risale al 7 settembre 1491.~ Verso la met del secolo seguente, loratorio divenne sede di una confraternita cli disciplini che assunsero il titolo di S. Maria Piccola. Essi trovarono modo di installarsi in un locale appollaiato sulle volte del loratorio: un curioso esempio di simbiosi edilizia che si verific anche per lantica cappella dellospedale di S. Spirito. 1113 aprile 1562 6 la sede dei disciplini fu visitata dal vicario ge nerale della diocesi, il quale riferisce nella sua relazione che la confra ternita fu fondata nellanno 1557. In quel momento ne era priore Gia como Ferrari, e vice priore Antonio Casali. I disciplini erano in tutto 34 e non possedevano beni di sorta: avevano tuttavia due massari che si curavano della raccolta delle elemosine. Data la loro grande povert, i disciplini non fcevano celebrare alcuna messa se non saltuariamente, ma di rado; nei giorni festivi tuttavia caI~tavano assieme lufficio nella loro casa di riunione, che si trovava sopra la chiesa di S. Maria Piccola. Nel locale si trovavano numerose casse e panchette costruite da poco, una ancona nuova con le figure intagliate e dipinte della Vergine e S. Giuseppe con il Bambino nel presepio, due piccoli angeli di legno, un crocifissQ di legno, due candelieri di ferro, una pace di legno, la pietra sacra, due tovaglie e un~ tovagliet.ta, un palio di panno rossb e un frontale di raso giallo, un grande crocifisso di legno, un gonfalone da pr cessi6ne, due torcere, un calice e una patena dargento ddrato, e qualche paramento. Ogni quattro domeniche i disciplini si flagellavano e sfilavano in processione. Quando qualcuno di loro veniva a morte, i confratelli fa cevano celebrare una messa di suffragio e, associati a tutti gli altri di sciplini del paese, accompagnavano il defunto alla sepoltura con quattro torce accese. Le poche messe celebrate nelloratorio erano autorizzate di volta in volta dal prevosto di Bassignana, per cui i disciplini chiesero e ottennero dal vicario di poter celebrare liberamente, ma a condizione che la messa fosse celebrata allalba. Praticamente analogo il tenore del verbale della visita pastorale del 18 settembre 1565,~ nel quale si precisa che i disciplini erano privi di beni, tranne un legato di 4 scudi per una messa settimanale, somma
Ivi. Listrumento fu rogato da Beltramo Pomi, notaio di Bassignana. Ivi. Listrumento fu rogato da Gian Matteo Paltronieri, notaio di Pavia. 6 A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. ~ Ivi.

alla quale i confratelli aggiungevano altri 2 scudi per la celebrazione di una messa domenicale. Dopo aver ispezionato loratorio ch~ stava sopra la chiesa, il visitatore constat che esso era piuttosto indecoroso ma, ci che era pit~i grave, nel locale si svolgevano le riunioni dei disciplini, fra i quali sover~te nascevano animate discussioni con grida e alterchi. Per questa e altre ragioni di opportunit, il Peruzzi ordin che per lavvenire si celebrasse nella chiesa sottostante. A part~ le dispute, il comporiamento dei disciplini non dava luogo a rilievi. Essi erano 22 e si comunicavano regolarmente a Pasqua: non avevano una regola propria, ma non segui vano credenze strane o superstiziose. Della chiesetta di 5. Maria gli atti della Vi.~itatio apostolica 8 riferi scono che aveva sopra le volte loratorio dei disciplini, e nelle sue linee architettoniche era abbastanza decorosa. Essa tuttavia, era priva di .dgni decorazione, senza pa~yimento e con le pareti annerite dal fumo delle candele. Inoltre, laltare era spoglio, e la chiesa era piena. di legna e di attrezzi profani. Ispezionata la documentazione che gli fu presentata, il Peruzzi riconobbe che la propriet della chiesa spettava ai carmelitani del convent9 di Bassignana, tuttavia preg il priore e i. frati ivi presenti di concederla in uso ai disciplini, perch questi potessero farvi celebrare le messe e tenere le loro devozioni. I frati acconsentirono alla richiesta, e il visitatre ordin allora che, prima di svolgere nella chiesa le fun zioni di culto, fossero rimossi gli attrezzi che la ingombra~iano. Impose inoltre la condizione che laltare fosse munito di ancona o almeno di buo ne pitture, che il pavimento fosse lastrica~to, che l pareti fossero into nacate e .sbiancate, e che le finestre fossero munite di telai e tela cerata. Qualche anno dopo, l8 marzo 1~58O,~ la chiesa fu visitata anche dal prevosto Marconi, per incaric, del vescovo Ippolito Rossi. Le notizie ricavate dagli atti di questa visita non aggiungono nulla di nuovo a quanto gi sappiamo, ma accennano a screzi insorti tra i frati e i disci plini a proposito della chiesa, die questi ultimi avevano gi incomin ciato a intonacare, ma furono costretti a sqspendere il lavoro per lop posizione di quelli, reclamanti i loro diritti sulla chiesa. La conseguenza fu che i disciplini sspesero la celebrazione delle messe cui erano tenuti per legato. Sembra tuttavia che la controversia sia stata accomodata in segui to, e che i disciplini abbiano proseguito lesecuzione dei lavori prescritti
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lvi, Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, Il, fol. 554r. e v. Ivi, Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali.

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5. MARIA PICCOLA

S MARIA PICCOLA

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dal Peruzzi nel 1576. Nel corso della sua breve visita compiuta il 20
ottobre 1592,10 S. Alessandro Sauli accenna infatti che loratorio era pavimentato ed aveva un quadro rappresentante la Nativit della Ver gine. Ledificio era coperto da volte e misurava, compreso il locale di adunanza dei disciplini, 16 braccia di lunghezza e circa 6 di larghez za. I confratelli erano in tutto 43, e il loro priore era Gio. Battista Ferrari. Qualche ulteriore notizia si ricava dagli atti della visita pastorale dellil ottobre 1619,11 nei quali dett che la chiesa presentava un solo altare, dietro il quale era il coro ove i disciplini si radunavano.nei giorni festivi per recitare lufficio dellaB. Vergine e- i vespri. I confratelli erano 61, e vestivanq un sacco di color turchino che fu loro assegnato dal vescovo Ippolito Rossi, del quale osservavano le regole da lui emanate nel 1577. Essi inoltre non erano aggregati ad alcuna arciconfraternita, ma potevano lucrare lindulgenza perpetua in base a un privilegio datum Romae apud S. Mariam Maiorem 19 decembris 1593 . Nella chiesa si celebrava la messa nei -giorni festivi, e lincarico era stato assegnato al prete Anton Simone Molla, che veniva cmpensato con la somma annua di 18 scudi. Pressoch nuffi tuttavia erano red diti della confrate~.nita, che riscuoteva ogni anno 2 staia di frumento ad mensuram Basignane , ed era tenut~ a dare annualmente ai frati carmelitani due libbre di cera per la concessione in uso dellora~oiio. Gli ufficiali della confraternita venivano sostituiti ogni anno e lammini strazione delle elemosine spettava al priore, che era allora Vincenzo Doria. Questi mostr al visitatore i registri con~abii, dai quali risult che il priore stesso era debitore di lire 12 e soldi 16, mentre il camerario doveva la somma di lire 6.12.6. Fra i confratelli regnava piena concor dia: essi intervenivano alle -processioni su invito del prevosto e accom pagnavano i defunti alla sepoltura senza pretendere alcuna mercede, ac contentandosi, delle offerte spontanee. Nella visita pastorale compiuta il 29 maggio 1635,12 il vescovo Fa brizio Landriani constat che laltare delloratorio aveva un quadro ab bastanza decoroso rappresentante la Nativit di Maria. Vide inoltre che un certo arco che si trovava dietro il coro era crollato. Ad evitar~ danni anche maggiori all fondamenta stesse delloratoti; il visitatore ordin
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che larco fosse riparato, e che. sulla facciata si dipingesse limmagine della Vergine. Loratorio era tuttora tenuto dai disciplini, i quali vestivano un sacco di colore celeste. Priore della confrat~ernita er~ Ludovico Inve rardi, e sottopriore Giovanni Oltrabeffi. A poca distanza dalloratorio i disciplini possedevano una casetta in stato rovinoso: il tetto era rotto e privo di .tegole, e la bicocca minacciava di sfasciarsi da un momento allaltro, tanto che il costo dei restauri sarebbe stato superiore al valore stesso delledfficio. Il visitatore accord. quindi ai disciplini la facolt di vendere la casetta, in modo che potessero impiegare il ricavato nel re stauro delloratorio, che era anchesso in cattive condizi6ni. probabile che negli anni seguenti loratorio sia stato oggetto di massicci restauri, rivolti soprattutto a rafforzare la statica delledificio che, trovandosi ai margini del terrazzo affacciato sul Po, presentava pe ricolose lesioni prvocate dallo smottamento del terreno circostante. A questi lavori sono prbabilmente da imputare gli incredibili raffazzo namenti subfti dalloratorio soprattutto allesterno, ove le linee originarie furono pressoch c~ncellate da uno spesso strato di intonaco. Qualche altro lavqro si fece nel Settecento,13 epoca alla quale risalgono laltare di marmi policromi e la balaustra barocca. NellOttocento, le cndizioni statiche delledificio, situato proprio sullorlo del Fossone, diventarono nuovamnte precarie. Il 31 dicembre 1871 i membri della confraternita si riunirono per deliberare intorno ai lavori da farsi al coro della chiesa, che presentava da tempo vistose e allarmanti crepe. Fu allora deciso di rivolgere unistanza al sindaco del paese perch mandi n idoneo Perito Legale il quale indicasse il modo di riparare questa fabbrica da sf fatale rovina .14 Il sindaco si affretta mandare sul posto il geometra Tomaso Salio di Sale il quale, dopo aver ispezionato la chiesa e il campanile, concluse che questo per la sua pendenza sarebbe cagione della rovina dello stesso fabbricato ed .ivi in ispecie del coro, per cui consiglia che i mezzi pi-ti adatti a riparare siffatto disastro sarebbero i seguenti: i. Abbassamento
Alquanto scarsa risulta la documentazione relativa alloratorio nel corso del Set tecento. Al 1714 risale una bella pergamena con qualche miniatura a colori contenente latto di aggregazione della confraternita di S. Maria Piccola di Bassignana allarciconfra ternita romana del SS. Nome di Maria, di cui era protettore il cardinale Sebastiano An tonio Tanario. Il 17 aprile 1765 loratorio fu visitato dal vicario generale Pio Bellingeri, ma gli atti della visita non presentano particolari novit. In quellanno erano ufficiali della confraternita Pietro Tartara, priore; Matteo Lonati, vicepriore; Giovanni Campofre goso, tesoriere. 14 Archivio della confraternita di S. Maria Piccola di Bassignana.

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Ivi, Visita pastorale di S. Alessandro Sauli, fol. 96r. Ivi, Parrocchie, cart. 10, Bassignana, cart. Visite pastorali. Ivi.

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S. MARIA PICCOLA

del campanile sino al piano delle mura del tetto di detta cl~iesa; 2. Ri parare con lo stesso .materiale le fondamenta del coro Esaminata la perizia del Salio, la confraternita decise di abbattere il vecchio campanile, che si trvava accanto al coro, e di erigerne uno nuovo, su disegno dello stesso Saio, pii~i spostato in avanti verso la facciata. Ci che in effetti avvenne. I lavori eseguiti allora hanno confe rito alla chiesa laspetto definitivo che noi oggi vediamo, ma ledificio richiederebbe altre cure rivolte a restituire laspetto primitivo alla fac ciata e alle prime due campate, appartenenti. alla costruzione eretta da Filippo Maria Sforza nellultimo quarto del Quattrocento. Confidiamo che gli abitanti del paese, particoiarmente affezionati alla chiesetta di S. Maria Piccola, non mancheranno di compiere il voto che qui formuliamo.

S. BERNARDO

Questo oratrio sorgva in mezzo ai campi, a mezzo miglio di di stanza dallabitato e ai margini Jel terrazzo affacciato sul Po.1 Non conosciamo le sue origini, ma doveva certamente trattarsi di una costru zione piuttosto antica se il Peruzzi, visitando loratorio il 5 settembre 1576,2 vide affrescate ~ulle pareti interne alcune immagini di santi che egli giudic satis vetustae : Gi allora le figure apparivano guaste dal tempo e dagli uomini, il che induce a credere che si trattasse di quelle ingenue pitture votive che, specialmente nei secc. XIV e XV, i fedeli ave vano la consuetudine di far affrescare sulle pareti delle nostre chiese: Lantichit della costruzione rivelata anche dal fatto che, ai tempi della visita del Peruzzi, essa versava in stato indecente, e nonaveva alcuna forma di oratorio, ma piuttosto di una stalla. Poich~ non era possibile trovare qualcuno che fsse disposto ad accollarsi loiiere di un completo restauro, il visitatore apostolico ne ordin la demolizione; Tuttavia, avendo saputo che esso, poteva tornare utile alle persone che, sorprese dal temporale in mezzo ai campi, vi trovavano riparo contro la pioggia, accord che ledificio fosse conservato, a condizione che si cancellassero completamente le figure dei santi, si demolisse laltare, e si facesse in somma quanto si poteva per eliminare qualsiasi traccia delloriginaria destinazione delledificio.3 Gli ordini del Peruzzi non furono affatto rispettati e, in occasione della visita pastorale dellli ottobre 1619 ~ la situazione era identica a quella precedente: la costruzione era piii. simile a una stalla che a un ora torio. Di conseguenza, il visitatore ordin che, se gli amministratori del
Archivio Comunale di Bassignana, Catasto del 1602, tavola A: la chiesa di 5. Bernardo viene indicata nella Segunda Matricola o sia Squadra del Piano . Nel cata sto del 1774 (e in quello attuale) registrata la Regione di S. Bernardo ai numeri 60 e 73 di mappa. 2 A.C.V.P., Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, 11, fol. 553v. Ivi. Ivi, Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali.

Ivi.

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S. BERNARDO

Comune non avessero provveduto al restauro, si procedesse alla de molizione. Non sapendo che pesci pigliare, il Comune, privo comera di mez zi per affrontare i lavri, trov una- scappatoia che gli consentf di eludere il problema. Decise infatti di, affidare il governo delloratorio ai frati carmelitani i quali, sembra, sborsarono i soldi necessari per eseguire i lavori. Ci risulta dai verbali della visita compiuta il 30 maggio 1635 dal vescovo Fabrizio Lndriani ~ il quale, recatosi in visita alloratorio, vi trov ad attenderlo,il frate -Francesco Sacchino, in rappresentanza del priore Franco Bersani, che lo accompagn nellispezione. Linterno con teneva un solo altare, al quale si celebrava una messa in canto nel giorno di S. Bernardo. Il .vescovo eman alcune prescrizioni, ordinando fra laltro che loratorio fosse provvisto di una vasca di marmo per lacqua benedetta, che ,si riparasse il tetto, il quale faceva acqua da tutte le parti, e infine che si apponesse 1infe~riata e la relativa tela cerata alla finestra che si apriva sopra la porta d1ingresso, di fronte allaltare. Qualche decennio pi tardi le condizioni generali delledificio erano nuovamente peggiorate: nella relazione del prevosto CarlAntonio Piaz za del 1688 6 esso viene definito mal in ordine . Nel secolo seguente invece la situazione s~mbra ritornata normale. Mons. Pio Bellingeri, vi cario generale della diocesi, il 19 ~prile 1765 visit loratorio,7 accolto allingresso dal priore e dai fratf del convento del Carmine. Anche allora loratorio era in mezzo ai campi, e nei suoi pressi non sorgeva alcuna abitazione. Nel complesso, ledificio era in stato soddisfacente. Linterno aveva un solo altare fornito degli arredi prescritti, e sulle mura peri metrali si aprivano alcune finestre munite di idonei ripari. Sulla facciata era dipinta limmagine della Vergine e di alcuni santi. Loratorio tuttavia era pochissimo officiato: per antica consuetudine i carmelitani vi cele bravano una sol messa nella ricorrenza di 5. Bernardo. Non abbiamo altre notizie: certamente loratorio scomparve dopo il 1802, quando fu soppresso unitamente al convento dei padre carme litani.
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S. SEBASTIANO

Loratorio sorgeva sulle rive del Po, a un quarto di miglio dallabi tato, e fu probabilmente eretto per pubblico voto in seguito a qualche pestilenza. 5. Sebastiano, infatti, era anticamente, invocato quale protet tore contro il contagio della peste. La relativa antichit delledificio del resto attestata dal fatto che, al tempo della visita apostolica del 5 settembre 1576,2 nellinterno si potevano vedere numerose immagini di santi, che in molti punti erano cancellate e guaste: Questepittufe fanno certamente pensare a quegli ingenui affreschi votivi che i fedeli usavano fare eseguire sulle pareti delle chiese. Il Peruzzi trov ~he loratorio eraaperto ,e senza pavimento: per colmo, nellinterno giacevan9 alcune b6tti che il ,visitatore ordin di rimuovere al pi presto. E poich ledificio non era in condizioni di sicurezza data la vicinanza del Po che minacciava, di crroderne le fonda menta, ordin di demolirlo. verosimile che il pericolo di un crollo fosse pi apparente che reale, perch nonostante lingiunzione del Peruzzi esso continu a sussi stere ancora per molto tempo. Nel 1592 il vescovo S. Alessandro Sauli rilev che esso ospitava allinterno un altare con unancona abbastanza decorosa, custodita da ante in legno dipinte, con qualche arredo e pa ramenti di colore rosso, intonati liturgicamente al culto del santo martire titolare. Loratorio non aveva alcun reddito e vi si celebrava di rado, ma sempre nella ricorrenza di 5. Sebastiano.3 Nella visita pastorale dellil ottobre 1619 la situazione appare pressoch immutata. Si aggiunge che ledificio ben costruito e pavi
Archivio Comunale cli Bassignana, Catasto del 1602, tavola A: la chiesa viene indicata nella Prima e Terza Matricola delle vigne . Nel catasto del 1774 registrata nella regione Alle Viazine , ai numeri 49-50-52 di mappa. Attualmente, nella zona esiste una Cascina S. Sebastiano che rappresenta certamente lunica traccia topogra fica della chiesa scomparsa. 2 A.C.V.P., Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, 11, fol. 553v. Ivi, Visita pastorale del vescovo S. Alessandro Sauli, fol. 93v. Ivi, Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali.

Ivi. Ivi, fasc. Inventari della prevostura e chiesa. Ivi, fasc. Visite pastorali.

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S. SEBASTIANO

mentato, con il cancello privo di serratura e ununica finestra munita di inferriate, ma senza il telaio di tela cerata. Dato che loratorio era~ privo di arredi liturgici,, il visitatore ordin che il Comune, se intendeva farvi celebrare; dovesse procurare il necessario, facendo accomodare il cancello e tenendo linterno ben lindo e pulito. Questi ordini peraltro non furono eseguiti, tanto che il vescovo Fabrizio Landriani, nella sua visita del 29 maggio 1619.,~ si dolse della cosa e rinnov gli ordini precedenti, pre scrivendo che loratorio fosse tenuto chiuso sino a quando non fosse stato restaurato ad unguem . Anche questa volta il Comune fece orecchio da mercante e la situa zione peggior ulteriormente: nella relazione del prevosto Piazza del 1688 6 si dice addirittura che loratorio era ormai diroccato. Questa si tuazione indusse il Comune ad affrbntare una radicale ricostruzione, at iuata verosimilmente alla fine del Seicento. Dalla relazione del prevosto Zucchelli del 17.3 ~ risulta infatti che loratorio campestre di S. Seba stiano era in buone condizioni e che l sua manutenzione era a carico del Comune. La ste~sa fonte precisa che la chiesetta sorgeva fuori la porta del borgo, in coerenza con la clasura dei padri minori riformati,, il che dimostra che essa era stata rico~truita da tuttaltra parte, e precisamnte nei pressi del monastero di S. Paolo. Analoga la descrizione del vicario generale Pio Bellingeri il quale, visitando loratorio il 18 aprile 1765,8 lo trov in buono stato e di fabbri ca decorosa, aggiungendo che ai suoi tempi, nella ricorrenza di S. Se bastiano, si praticava ancora una processione penitenziale che partiva da S. Stefano. Loratorio sopravvisse sino agli inizi dellOttocento, quando esso fu atterrato, e il suo materiale fu impiegato nella erezione del locale cimitero, che risale appunto a quel periodo.9

S. ROCCO

Ivi. Ivi, fasc. Inventari della prevostura e chiesa. ~ Ivi. e Ivi, fasc. Visite pastorali. ~ E. Ciizr~A, op. cit., III, 1, 8.

A Bassignana esisteva pure un pubblico oratorio dedicato a 5. Rocco, altro protettore contro la peste, eretto con ogni probabilit in occasione di qualche epidemia. Esso sorgeva in fondo allattuale via 5. Rocco, nel luogo ove ogni anno veniva collocato un. altare davanti ai quale sostava la processione dei Corpus Domini, pallido ricordo dellan tica processione penitenzialeche ogni anno, nella ricorrenza di 5. Rocco, vi si svolgeva partndo da 5. Stefano. I verbali dlla visita apostolica del, 5 settembre. 1376 riferiscono che esso era in stato indecoroso e senza .ornamenti: da tempo non si celebrava pi la messa nella ricorren~a del santo titolare. Il Peruzzi ordin allora che, entr sei mesi, si facesse collocare un portale di legno, si, intonacassero e sbiancassero le pareti, si lastricasse il pavimento, si collocassero le tavelle in cotto al tetto ligneo e infine si demolisse lal tare, facendo dipingere sulla parete retrostante limmagine di S. Rocco. In caso di inadempienza, loratorio avrebbe dovuto, essere demolito. Sembra che ffettivamente qualcosa sia stato fatto. La visita pa storale. dellil ottobre 1619 2.registra infatti che loratorio era chiuso sui davanti da un cancello in legno sgangherato e privo di serratura. Linterno era coperto da volte e pavimentato, con due finestre senza serramenti: aveva un unico altare laterizio privo di qualsiasi .requisit liturgico, tran ne lancona. Il visitatore fu costretto a imporre al prevosto di celebrare nelloratorio soltanto nella ricorrenza di S. Rocco, a condizione che por tasse con s il calice, la patena e i paramenti. Anzi, viste le misere con dizioni, delloratorio, viet ai prevosto di celebrarvi prima che il Comune avesse provveduto a fornire gli arredi necessari al culto, riparando il cancello.. Ma non s ne fece nulla. Il vescovo Fabrizio Landriani, nella sua visita del 29 maggio i635,~ trov loratorio del tutto abbandonato e
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A.C.V.P., Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, 11, fol. 553v. Ivi, Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. lvi.

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S. ROCCO

senza tegole, laltare infranto e pieno di ogni rovina, il cancello spalan cato. Lancona era lacerata e, ad evitare che le intemperie la sciupassero del tutto, era stata ricoverata per ordine del Comune in casa di Ago stino Lingua. Contristato per questa situazione, il vescovo ordin che entro un mese il Comune provvedesse a riparare loratorio e ad acqui stare i relativi paramenti, facendo restaurare lancona. In caso contrario, ledificio avrebbe dovuto essere demolito, erigendo a suo ricordo una colonna sullarea risultante. Appreso poi che alcune suppellettili erano custodite presso una certa Laura Molla, prescrisse che esse fossero im mediatamente consegnate al prevosto, ad evitare che rimanessero in mani laiche, e p~r giunta muliebri. Questa volta il Comune obbedli allingiunzione e restar loratorio, ma .questo continu a presentare un aspetto piuttosto squallido:~ nella relaziofie del prevosto Piazza del 1688 ~ la chiesetta viene definita redi ficata, ma mal in, ordine . Nel secolo seguente la situazione era presso ch invariata: il vicario generale Pio Belliger.i, il 18 aprile 1765 ~ si limi ta a dire che ledificio, dotato di un solo ingresso, era di aspetto decoroso, e ospitava all~interno un solo altare. Loratorio fu atterrato in epoca imprecisata, ma verosimilmente agli inizi dellOttocento: ai tempi del Chenna,6 comunque, esso non esi~ steva pi.

5. GIUSEPPE

Loratorio fu eretto per voto pubblico, in epoca impre~isata, presso e fuori le mura del. paese. Esso nominato per la prima volta negli atti. della visita apostolica del 5 settembre 1576,1 nei quali detto che lora torio era stafo ricostruito recentemente a cura del. Comune. Era abba stanza decoroso nelle linee architettoniche, ma era privo di ogni orna mento. Il Peruzzi ordin quindi di intonacare e sbiancare le pareti, col locare le tavelle in cotto al sffitto ligneo, eseguire il pavimehto e di-. pingere limmagine di 5. Giuseppe, aggiungendo qualche decorazione. Poich il popolo desiderava che si celebrasse nelloratorio, il visitatore accol& la richiesta, ma a condizione che entro otto mesi si costruisse un altare laterizio fornit di ancona, croce, candelieri, toyaglie e .predella. Negli atti della visita pastorale dell 11 ottobre 1619 2 detto che loratorio era senza volte e aveva un unico altare laterizio mezzo rovi nato: nella parete dietro laltare era un dipinto con limmagine della Vergine: Date le se pessime condizioni, il visitatore ordin ch ledificio fosse distrutto. Lordine peraltro non fu osservato. Il vescovo Fabrizio Landriani, visitando loratorio il 29 maggio .1635,~ trov che lingrsso era senza battenti ma, ci che pi lo fece inorridir, fu la constatazione che il quadro, rappresentante la Vergine con il Bambino in braccio e S. Giu seppe, era stato barbaramente deturpato con lasportazione degli occhi delle figure dipinte. Chiestone il; motivo, gli fu detto che la sacrilega bravata era opera delle soldateshe che passarono qualche tempo prima per Bassignana. Ad evitare che questo triste spettacolo avesse a protrarsi ulteriormente, il visitatoi~e ordin di restaurare il quadro e di de molire loratorio qualora, entro il termine di sei mesi, il Comune non avesse provveduto a ricostrirlci e dotarlo di paramenti liturgici. Affid
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lvi, fasc. Inventari della prevostura e chiesa. lvi, fasc. Visite pastorali. E. CHENNA, op. cit., III, 1, 8.

A.C.V.P., Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, 11, fol. 553v. lvi, Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. lvi.

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S. GIUSEPPE

quindi al prevosto lincarico di vigilare perch lordine fosse eseguito. Non a credersi che il Comune avesse molta fretta di provvedere. Soltanto nel 1683, demolito lantico oratorio, ne fu ricostruito uno nuovo a spese del Comune, che si accoll anche lonere di provvedere alla sua manutenzione. I lavori iniziarono nella primavera del 1683, e qualche mese dopo la costruzione era ormai ultimata, perch risulta che il nuovo edificio fu benedetto lli settembre.4 In tale occasione, il bassignanese Giovanni Candia, per la salute dellanima sua, don un sedime vicino alloratorio, probabilmente per consentire di ampliare larea per la nuova costruzione. La donazione era condizionata al fatto che ogni anno, nella festivit di S. Giuseppe, nelloratorio si celebrasse una messa e si svol gesse una processione penitenziale. Risulta in effetti che tale processione, durante1a quale si recitava il salmo De profundis , si teneva regolar mente ogni anno, con partenza dalla chiesa di S. Stfano.5 La tradizionale processione si tiene ancora oggi. Verso la met dellOttocento le condizioni statiche delloratorio erano divenute precarie, e per misura precauzional~ esso fu chiuso al pubblico, con vivo rammarico della popolazione local. Il consiglio co munale di Bassignana, nella seduta del 2 luglio 1851, decise di affrontare la questione e, nellintento di restituire al culto loratorio, chiso da qualcl~ie anno perch dirccante, deliber di promuovere una pubblica sottdscrizione destinata a raccogliere i fondi necessari per il restauro. A tale effetto fu nominata una commissione, presieduta dal prevosto Pio Gaffina, di cui facevano parte Giuseppe Pagella, notaio Giuseppe Coppa Molla, don Giuseppe Pagella, Stefano Molla, Carlo Robutti, Pie tro Durandi, ~medico Giuseppe Tosini.6 Sembra per che le cose siano andate piuttosto a rilento perch soltanto in data 26 novembre 1862, alla fine delle campagne dindipen denza, il consiglio comunale deiber di procedere con urgenza ai lavori di restauro della chiesetta.7 Attualmente, essa si presenta cme una pic cola rotonda preceduta da un atrio, con una sacrestia dietro laltare. Qui, a volte,, sostano ancora in preghiera gli abitanti di. Bassignana, nel ricord degli antenai che fecero voto di erigere loratorio.
E. CHENNA, op. cit., II, 1, 8. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali, atti della visita del vicario generale mons. Pio Bell.ingeri del 18 aprile 1765. In occasione della ricostru zione, sullaltare fu collocata una nuova tela rappresentante S. Simeone che benedice le nozze della Vergine con S. Giuseppe. 6 Archivio Comunale di Bassignana. ~ Ivi.

LA CHIESA EVANGELICA

Per chiudere la rassegna delle chiese di Bassignana, rimane da ac cennare al luogo di culto della :locale comunit evangelica che, costitui tasi nel secolo scorso, conta tuttora aderenti fra la popolazione del paese. ~ certamente interessante rilevare che seguaci di movimenti acatto 11cl, non sappiamo bene se di ispirazione valdese o di tendenze pi spiccatamente eterodosse, dovevano esist~re a Bassignana gi in et me dioevale, per quanto sul piano storico o dottrinale non esista alcuna relazione fra lattale comunit evangelica e le varie sette religiose che troviamo diffuse nella regione nei secoli XIII-XIV. Fra i due movimenti non esiste alcuna continuit, neppure di carattere ideale: entrambi, tut tavia, affondano le loro radici in un contesto sociale ed economico che per alcuni aspetti era ad essi comune. Sotto questo profilo, riteniamo opportuno accennare brevemente alle principali correnti di pensiero re ligioso documentate nella regione nel corso dei secoli XIII e XIV. Il nucleo pi attivo e compatto delle innumerevoli sette medioevali diffuse tra noi sembra quello dei valdesi, che in origine erano detti anche poveri di Cristo e poveri di Lione . Sorto nel sec. XII dalla pre dicazione del m~rcante lionese Pietro Valdo, il movimento non si pro poneva inizialmente, alcun esplicito atteggiamento di rivolta contro la Chiesa costituita, n aspirava, in perfetto parallelismo con il movimento francesdano, alla fondazione di una setta organizzata. In sostanza, si trat tava di un movimento laico di liberi predicatori che intendeva portare il messaggio evangelico a diretto cntatto delle classi pi povere e pi umili. Parallelamente ad altri movimenti contemporanei, compreso quello francescano, i nuclei valdesi primitivi proclamavano anzitutto la rinuncia ad ogni personale forma di ricchezza attraverso il voto di povert. In un mondo le cui strutture economiche e sociali stavano attraversando un radicale processo di trasformazione, era un richiamo ai valori pi ge nuini del Cristianesimo e soprattutto al principio della povert evangeli ca, attraverso la predicazione diretta dei laici. Questo specffico carattere

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della predicazione valdese contribuf a far s~iluppare le tendenze antiec clesiastiche implicite nel movimento, che fin per assumere quellatteg giamento polemico nei confronti della Chiesa che port i seguaci del movimento a contatto con le correnti ideologiche dominate dalleresia catara, dalla quale peraltro i valdesi si distinguevano nettamente. Nonostante la condanna ufficiale del movimento, esso si diffuse ra pidamente anche in Lombardia e specialmetite a Milano, ove trov largo credito fra qui nuclei ereticali che, nella prima met del Duecento, erano noti con il nome di poveri lombardi . Costoro si consideravano inesattamente come una figliazione del movimento valdese: in realt, stato dimostratci da tempo che, discesi dalla grande fiumana delleresia ca tara ed organizzati con proprie regole sulla base della lavorazione della lana e della predicazione della parola di Dio, quei nuclei ereticali si era no accostati ai seguaci di Valdo accogliendone alcuni princfpi, ma senza rinunciare del tutto alle antiche creden~ze e c~ostumafi~e di chiara ispira zione catara. In un secondo moment alcuni di quei gruppi si trasfor marono nellordine degli Umiliati, confluito nellalveo dellortodossia cattolica. Altri gruppi invece conservarono la propria impronta erticale e furono pii~I tardi chiamati anche patari o patarini, con la quale deno~ minazione finirono per essere indicati i seguaci delleresia catara e, ge nericamente, i seguaci delle correni~i eterodosse. Il vasto movimento evangelico ed ereticale, che trovava facile presa nella coscienza popolare per.meata di una religiosit semplice e ingenua, si diffuse con tale rapidit che la Chiesa cerc di porvi riparo attraverso listituto dellInquisizione, affidata a1lo~dine domenicano. Dai registri contabili 2 di frate Lanfranco da Bergamo, inquisitore a Pavia negli anni
Nonostante la cospicua bibliografia posteriore, rimane tuttora fondamentale in ar gomento il saggio di L. Zanoni, Gli Umiliati nei loro rapporti con leresia, Milano 1911, al quale si rimanda per una piii approfondita conoscenza dellargomento. 2 Tali registri, conservati nellArchivio Segreto Vaticano, Collettorie, n. 133, furono pubblicati da G. BIscARo, Inquisitori ed eretici lombardi (1292-1318), in Miscellanea di Storia Italiana , XIX (1922), 447 sgg. Le registrazioni sono di rilevante interesse non solo in relazione allo specifico argomento cui si riferiscono, ma anche per le notizie di prima mano che, direttamente o indirettamente, riguardano gli avvenimenti del tempo, so prattutto nella regione pavese. Ad esempio, sotto lanno 1299, registrata una spesa di lire 1.10 per un viaggio compiuto dallinquisitore Lanfranco de Terdona ... veniendo Basinianam et deinde Garlascum ubi erat exercitus et deinde Papiam propter guerram, quia non poteram ire (ivi, p. 520), notizia che viene a completare quanto gi esposto nel volume I della presente opera a proposito degli scontri fra i guelfi pavesi, esuli a Bas signana, e i ghibellini. Pure interessante lannotazione di una spesa, registrata sotto lanno 1301, per un viaggio a Garlasco dum esset ibi comes cum exercitu (ivi, p. 523), ove si allude evidentemente a una spedizione militare del conte Filippone Langosco.

12-92-13 18, e del suo collega frate Tommaso da Gorzano, inquisitore ad Alessandria e Genova nel periodo 1292-1305, risulta che alla fine del 1~uecento e agli inizi del secolo seguente nel territorio pavese esIstevano num~erosi gruppi di valdenses , pauperes de Lugduno , pauperes lom~rdi e catari che sovente incorrevano nei rigor-i dellI;nquisi zione, condannati a severissime pene pecuniarie corporali; e talvolta anche al rogo. Seguaci dei vari movimenti etrodossi sono segnalati particolar mente .a Voghera, Medassino, Cecima, Monte~egale, Rocca de Giorgi, Oliva, Monti~i Beccaria e altri centri dellOltrep Pavese. Anche a Bas ~ignana esistevano certamente seguaci di tali movimenti: il cognome della farhiglia Patarini, una delle pii~i antiche del luogo, rivela forse i suoi antichi addehtellati con i pauperes lombafdi che troviamo diffusi anche a Valnza e nellalessandrino. Le registrazioiui confabili dellInquisitore Tommaso da Gorzatio recano sotto lanno 1300 una spesa di 4 soldi per una andata ad Ales sandria, ove erano custoditi tre eretici di Lu e un certo Megino di Bassi- gnana, catturato sotto laccusa di essere un patarino. Non sappiamo quale sorte sia toccata al Megino ma, poich i registri non fanno pii~i menzione di lui, si pu pensare che egli avesse abiurato le proprie cre denze, oppure fosse stato prosciolto per mancanza di prove decisive. LInquisizione fu talmente attiva nellopera di repressione delle sette eterodosse che, gi nella prima met del Trecento, nella hostra regione non esisteva piii traccia di ideologie acattoliche. Neppure la gran-~ de ventata della Rifrma riuscf a suscitare proseliti fra noi, e per trovare qualche traccia del movimento evangelico bisogna arrivare alla met dellOttocento. Nel fervido e appassionato clima del Ri~orgimento italiano, soprat tutto in seguito al fallimento della grande illusione suscitata da Pio IX agli inizi del suo pontificato, cominci a svilupparsi in Italia un vivace movimento evangelico, parzialmente confluito nellalveo della secolare tradizione valdese: Una frazione notevole del movimnto. peraltro preferf conservare la propria autonomia dottrinale e organizzativa; dando vita a nuclei auto nomi che assunsero la denominazione di Chiese Cristiane Libere . Allindomani dellnit nazionale, il loro numero era gi salito, tanto che.
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G. BIscARo, op. cit., 529: Item in Alexandria pro duobus hereticis captis cum una heretica de Lu et alio qui vocatur Meginus de burgo Basignane, nescio quia, credo patarinum, circa IlIlor s. Item exploratoribus qui fecerunt eos capere VI s. .

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esse si riunirono in assemblea a Bologna il 17 maggio 1865, nellintento di trovare una comune piattaforma ideologica e strutturale.4 Superate le prime incertezze, il movimento evangelico si diffuse rapidamente ad opera di un nucleo di fervidi aderenti che portavano ovunque il loro messaggio, facendo proseliti soprattutto fra quelle masse di poveri e di analfabeti di cui era costituita lenorme maggioranza della popolazione italiana di allora. In Piemonte e. in Liguria il movimento evangelico cominci a svi lupparsi, fra durissime difficolt, nel decennio che va dal 1850 al 1860. Una delle piii antiche comunit evangeliche fu quella di Bassignana, ove il nucleo primitivo si organizz in seguito alla efficace predicazione di Secondo Musso. -Nato a Montechiaro nel 1828, il Musso entr a 19 anni nellordine dei Domenicani, che lasci tre anni dopo. Conseguito il diploma di mae stro, nel 1855 divenne evangelico e cre una piccola comunit a S. Mauro Torinese; fu poi assunto come maestro evangelista dal Comitato di Evan geliz~azione Valdese.5 Nel 1860 cominci- la sua azione missionaria a Pietra Marazzi, ma il 5 settembre di quellanno venne a Bassignana, ove si diede a svolgere la sua predicazione di casa in casa, trovando ospitalit presso G. Stafferio, in vicolo Cantarana. Cresciuto il numero dei proseliti, si and svi luppando una piccola comunit evangelica, di tipo presbiteriano valdese, che teneva le sue riunioni in un vasto locale messo a disposizione da Giovanni Battista Balossini, fra i primi e pi1~i entusiasti aderenti al mo vimento evangelico.6 La maggioranza cattolica del paese, naturalmente, non vedeva di buon occhio i successi della predicazione del Musso, e mise in atto vari tentativi per arginare i crescenti sviluppi della comunit evangelica. Si ha addirittura notizia che nel 1865 il Musso fu aggredito da un prete di Bassignana, che lo colpi al capo con una spranga di ferro lasciandolo semivivo con :la frattura del cranio. ~ da rilevare peraltro che i Verbali
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G. SPINI, LEvangelo e il berretto frigio. Storia della Chiesa Cristiana Libera in Italia. 1870-1904, Torino 1971, 7 sgg. Ivi, 52, nota 5. 6 Queste notizie, e la maggior parte di quelle che seguono, sono state ricavate da un dattioscritto gentilmente fornito dal Sig. Paolo Manini di Bassignana, che qui si rin grazia. Il dattioscritto, di cui autore lo stesso Manini, reca il titolo Cenni storici sulla Chiesa Evangelica di Bassignana ; esso stato in gran parte redatto sulla base di testi monianze orali raccolte nellambito della locale comunit evangelica, e dei personali ricordi dello stesso estensore.

del Comitato di Evangelizzazione Valdese non fanno menzione dellepi sodio, la cui veridicit quindi piuttosto dubbia.7 In ogni caso, atti di intemperanza reciproca non dovettero certamente mancare fra i due schieramenti confessionali. Nel 1866, non sappiamo bene per quali ragioni, il Musso rassegn le dimissioni, e parrebbe che i membri stessi della comunit evangelica di Bassignana ne sollecitassero lallontanamento.8 La sua missione comun que fu continuata da Antidoro Beria (1866-67) e da Giovanni Piana (1868-70). Dopo aver lasciato Bassignana, il Musso si rec negli Stati Uniti, ma nel 1870 aveva gi fatto ritorno in Italia, perch in quellanno figura nuovamente come evangelista a Bassignana, ma per la Chiesa Libera, e non pM quale predicatore valdese. Ne abbiamo conferma nei Verbali citati, relativi alla seduta del 10-11 dicembre 1872, nei quali si deplo rano le mene settarie e i raggiri del Musso, seclicente evangelista della Chiesa Libera di Bassignana . Questo dimostra che il Musso aveva fatto distaccare dalla Chiesa Valdese i suoi seguaci di Bassignana, facendoli aderire alla Chiesa Libera.9 In effetti,.ladesione della comunit locale alla Chiesa Libera risale proprio al 1870. Alla III Assemblea Generale della Chisa Cristiana Libera dItalia, svoltasi a Firenze dal 31 ottobre al 4 novembre 1871, la comunit di Bassignana era ufficialmente rappresentata. Gi allora, essa contava una cinquantina di membri, con incoraggianti prospettive di ulteriore espan sione. In base a un rapporto del :1873, risulta addirittura che a Bassi gnana almeno due terzi dei contadini si sarebb~ro dichiarati subito evan gelici, se fossero stati indip~ndenti; ma la maggior parte della popola zione dipendeva da alcuni proprietari terrieri che esercitavano pressioni per frenare le conversioni al movimento evangelico.10 La situazione di Bassignana non deve meravigliare, perch sappia mo che le colline attorno ad Alessandria erano appunto una delle zone in cui la predicazione evangelica trovava maggiore seguito popolare, come dimostrava il pullulare nei suoi paesetti di nuclei di fratelli radicalisti o di valdesi .~
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G. SPINI, op. cit., 52, nota 5. Ivi. Ivi. Da Bassignana il Musso pass a Treviso, ma nel 1884 raggiunse i suoi quattro figli emigrati negli Stati Uniti e qui, ad Auburn, egli si spense nel 1897. ~ Ivi, 83. ~ lvi, 53.
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Verso la met di sttembre del 1873, la comunit di Bassignana fu visitata da Alessandro Gavazzi, cx barnabita e cappellano di Garibaldi, che fu il primo presidente dlla Chiesa Libera dItalia. La sua visita pro babilmente da mettere in relazione con un grave dissidio sorto fra i membri della locale comunit evangelica. Non tutti infatti avevano accettato pacfficamente il passaggio della comunit alla Chiesa Libera, e qualcuno aveva preferito conservare una posizione di indipendenza rispetto alla nuova denominazion evangelica. Da testimonianze orali risulta che in quella occasione il Gavazzi parl al pubblico da una finestra a pianterreno della casa di Giovanni Battista Balossini, casa tuttora esistente in Via S. Lorenzo n. 6 e sino al limmediato dopoguerra abitata dagli eredi dello stesso Balossini. Nel suo sermone, rivolto a un~ pubblico fittissimo cmposto in maggioranza da cattolici, egli esordf tenendo la Bibbia chiusa sul cuore, esclamando: Questo libro- si chiama la Bibbia! . Parl poi per due ore esaltando limportanza religiosa e civile dellantica e nuova testimonianza, e com mentando alcuni brani del testo -sacro.2 Nonostante lautorevole intervento del Gavazzi, il dissidio fra i membri. della comunit si agg~av ,a tal punto che nel 1873 alcuni fratelli si separarono dalla comunit presieduta dal Musso e organizzarono un gruppo indipendente che si riuniva in casa di. Giovanni Battista Balossini, divenuto ben presto anziano del gruppo. Sembra che il governo spirituale della frazione separat.ist si stato assunto da Giovanni Piana, che troviamo appunto operante a Bassignana attorno al 1875.13 Gli evangelici rimasti legati al Musso, che erano la maggioranza, dopo essere stati sfrattati dal Balossini furono ospitati provvisoriamente in casa del frat~llo Pietro Garavelli, ove rimasero per due anni. Si trattava per di una sistemazione precaria, tanto che i membri della comunit decisero di rivolgersi alle altre comunit consorelle per chie dere il finanziamento necessario ad acquistare alcuni locali da adibire a sede del culto. Il progetto era certamente ambizioso e richiedeva una somma in-

gente, che fu raccolta mediante una colletta straordinar.ia fra le comunit evangeliche italiane. I locali- da acquistare, siti in Via dellspedale (oggi G. Verdi), appartenevano a Franesco Staffer.i, il quale. ne fece cessione con atto del 7 maggio 1876 a John Richardson McE~ougall, tesoriere della Chiesa Libera dItalia.4 Lli dicembre 1875 Secondo Musso lasci la chiesa evangelica di Bassignana e si trasfer~ a Treviso; fu allora sostituito da Angelo Girola, sotto la cui amministrazione la comunit fece notevoli progressi.5 Dopo i necessari lavori di restauro e di adattamento alledfficio acquistato due anni prima, la sera del 18 aprile 1877 la comunit di Bassignana inaugur il nuovo locale destinato al culto evangelico, alla presenza di numerose personalit fra le quali il McDougall, tesoriere della Chiesa Libera, e Da miano Borgia, ministro della chiesa evangelica di Milar~o. A due mesi ~li distanza dallinagurazione del nuovo locale di culto, la comunit di Bassignana fu ~isitata per la seconda voltai dal Gavazzi. Anche in questa occasione egli prese la parola da un balcone dellex casa Stafferi e pronunci. ui~i sermone di infiammata eloquenza : egli aveva una yoce che sembrava un tuono . Secondo la tradizione orale, tuttora viva, loratore si sforz di dimostrare che nel corso dei secoli filosofi e teologi con le loro, sottigliezze avevano finito per occultare la purezza della parola di. Dio . Paragon quindi la religione cristiana ad una biana colonna-sulla quale erano stati sospesi stracci , conclu dendo con il grido: Via quegli stracci! Via quei chiodi! Lasciate ve dere la- colonna bianca e pura! .16 Il 31 ottobre 1881, quando il Girola fu sostituito da Olimpio Ma nenti, la comunit evangelica di Bassignana contava, fra adulti e ragazzi,
~ Il palazzo, segnato al n. di mappa 4330 del catasto antico, comprendente anche un sedime con orto e giardino di cui al. n, di mappa 4329, apparteneva in rigine ai marchesi Bellingeri Provera, i quali ne fecero cessione; assieme ad altri beni, allavv. Pa squale Cordara Antona con atto del 2 maggio 17-92 -a rogito notaio Robba di Alessandria. Per successione ereditaria, il palinzo pass alla signora Matilde Cordara Antona, figlia dellavv. Pasquale e sposa di Giuseppe Maria Stafferi. Nel -1833, dai coniugi predetti nacque il - figlio Francesco ch, divenuto erede della madre deceduta durante il parto, conserv la propriet del palazzo sin al 1876, quando lo vendette al McDougall. li Angelo Girola, nato a Milano nel 1840, era un giovane operaio tessitore .quando nel 1859 fu convertito al movimento evangelico. l~lel 1867 si rec a Udine, dove costimi una chiesa evangelica libera . Fu successivamente, evangelista a Poggio Mirteto, a Brescia, a Verona, a Bassignana, a Milano, poi ancora a Bassignana e infine a S. Gio vanni di Luserna. Mori a Torino il 17 lugli 1898. Cfr. G. SPINI, op. cit., 37, nota 5. P. MANINI, dattil. cit., p. 3. Le espressioni fra virgolette, attribuite al Gavazzi, sono attinte direttamente dalla tradizione locale, tuttora viva.

P. MANINI, dattil. cit., p. 1-2; E. ZANZI, Vita avventurosa di Alessandro Gavazzi, in Il Corriere del Popolo del 7-IX-1949. Lautore di questultimo articolo rivela gravi incertezze circa le date delle tre visite del Gavazzi a Bassignana, ma non dubbio che le visite abbiano avuto luogo alle date indicate nel presente testo, 13 Il Piana era uno dei predicatori italiani che ricevevano regolare stipendio dalla American & Foreign Christian Union, una organizzazione interdenominazionale statunitense che aveva lo scopo di aiutare gli evangelici nei paesi ove essi erano in minoranza. Cfr. G. SPINI, op. Cit., 60.
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di anime, e continuava ad aumentare di numero. Se teniamo conto della realt demgrafica del paese, la cui popolazione si aggirava allora sulle 3.500 anime, si pu affermare che landamento delle con versioni fu certamente notevolev Lo Spini ~ si domanda giustamente se a questi progressi evangelici non avesse contribuito anche un sensibile miglioramento della situazione ecoi~omica del paese. La risposta sen zaltro affermativa, perch sappiamo che proprio in questo periodo numerosi nuclei familiari provenienti dal proletariato agricolo si tra sformarono in piccoli proprietari terrieri, affrancandosi dalla immediata soggezione della classe dominante, saldamente ancorata alla confessione cattolica. Non quindi inverosimile che~ un maggior numero di agricoltori di Bassi~nana abbia trovato il coraggio di aderire al movimento evan gelico, perch si era ormai comperato un pezzo di terra o quanto meno lo aveva preso in affitto a condizioni meno juglatorie, e quindi era in condizine di maggiore indipendenza rispetto .allantica consorteria do
un centinaio minante
~

Manin,21 che rimase a Bassignana sino al 15 novembre 1885, e quindi


da Giovanni Battista Biasi (1885-1888). Durante il ministero del Blasi1 la comunit di Bassignana fu visitata per la terza, volta dal Gavazzi, che giunse in paese il 1 giugno 1887, ed anche in questa circostanza egli tenne un discorso alla folla riunita allesterno dellex palazzo, Stafferi. Il sermone, pronunciato con la con sueta foga oratoria, lasci un durevole ricordo fra il pubblico,, tanto vero che in un verbale di assemble,a di chiesa,n datato i luglio 1-887, la comunit deliber di esternare al Gavazzi la propria riconoscenza per la visita da lui effettuata: La chiesa approva la proposta di mandare saluti e ringraziamenti al presidente signor Gavazzi per la sua visita e conferenza tenuta fra noi il giugno scofso .. ~ probabile che lo scopo della visita fosse quello di llacciare piii intimi rapporti con la comunit di Bassignana, una delle piti antiche e autorevoli della Chiesa Libera dItalia. Sintomatico, a questo proposito, un documento iconografico risalente a questo periodo, costituito da una fotografia nella quale sono effigiati il Gavazzi e i suoi principali col laboratori in Roma, tra i quali il bassignanese Carlo Torti. Negli anni seguenti, la vita della comunit continu abbastanza tranquilla, senza fatti degni di particolare rilievo. Il 21 dicembre 1888 ritorn a Bassignana per la seconda volta il pastore Angelo Girola, che il 16 settembre 1893 fu sostituito da Innocenzo Contini, rimasto a Bas signana sino al 1902. Durante il ministero del Contini, in seguito a sopravvenute diffi colt di natura economica che colpirono del resto anche le altre comunit italiane, lattivit della scuola evangelica fu sospesa, con vivo rammarico della popolazione locale. Probabilmente cominciavano a farsi sentire le conseguenze della massiccia emigrazione verso gli Stati Uniti, che pro voc una drastica contrazione del numero dei membri della comunit, alla
21 Fabio Manin nacque a Verona nel 1844. Appena quindicenne, n~l 1859, tent di passare il Mincio a nuoto per sottrarsi alloppressione austriaca, ma fu catturato e impri gionato nella fortezza di Peschiera. Due anni dopo ritent la fuga e, raggiunta Brescia, si arruol nellesercito italiano. Inviato in Calabria durante la campagna di repressione del brigantaggio, vi rimase per quattro anni e si converd alla fede evangelica. Dedicatosi alla predicazione, oper per alcuni anni a Belluno e Treviso; nel 1876 fu trasferito a Lu serna S. Giovanni e quindi esercit il suo ministero in altre localit fra cui Pisa, Bassi gnana e Udine, ove nel 1891 fu consacrato pastore. Nel 1897 fu trasferito a Savona, piol tardi a Bologna e, nel 1906, a Modena, ove morf il 28 aprile 1907. Cfr. G. SPINI, OP. cii., 37-8. ~ Il verbale conservato nellarchivio della locale comunit evangelica. Cfr. tav. 17.

Sintomo di questo nuovo atteggiamento di sicurezza e di indipen denza lo sforzo compiuto .dalla comunit evangelica per costruire, ac canto al proprio luogp -di~culto, anche una propria scuola evangelica. Quasi tutti i membri della comunit erapo in origine analfabeti o quasi, e avevano dovuto imparare a leggere per capire la Bibbia: Per facilitare questo obiettivo, e per diffondere i rudimenti essenziali delleducazione civile, gli evangelici riuscirono con i loro modesti m~zzi ad aprire una scuola che ben presto fu frequentata da un centinaio di affievi ~fra ra gazzi e aduhi.19 Questa impresa fu realizzata al tempo del pastore Luigi Angelii, succeduto al -Mannti nel 1882. Dopo due anni di permanenza a Bassi gnana, nel 1884 egli cndusse a termine il restauro del luogo di culto e inaugr le scuole primarie e lasilo. Quale fosse laspetto del complesso ediizio dopo i lavori effettuati ip questo -periodo possibile desumere da una incisione dellepoca riprodoita in appendice al presente volume. Dati i suoi rapporti piuttosto tesi con il Comitato della Chiesa Liber~,~ nel 1884 lAngelini fu inviato negli Stati Uniti, e in sua vece fu nominato il pastore Davide Destri, sostituito a sua vha da Fabio
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G. SPINI, op. cii., 123. Ivi, 123. Ivi, 124. Su questo punto cfr. G. SPINI, op. cii., 136 sgg.

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quale daltra parte veniva a mancare un proporzionale sostegno eco nomico. Nellultimo decennio dellOttocento, almeno una ventina di mem bri della Chiesa Libera di Bassignana emigr a Memphis, nel Tennessee. Allombfa della Third Presbyterian Church della citt, si and allora costituendo una chiesa evangelica di lingua italiana, di cui i bassignanesi formarono il primo nucleo. Lannuncio della costituzione della nuva chiesa fu dato da Luigi Angelini in una corrispondenza del 14 novembre 1892 al Piccolo Messaggere , periodico della Chiesa Libera dItalia, con la precisazione che la comunit contava 1 anziano, 6 diaconi, 36 membri e 83 catecumeni. In seguito, lAngelini fu sostituito da Davide Acquarone. Frattanto, la Chiesa Libera dItalia cominci ad attraversare un periodo .di crisi gravissima, dalla quale non si sarebbe pi sollevata: an cora qualche anno di malinconico declino, e assisteremo al suo completo sfacelo. Non si trattava sltanto di na crisi finanziaria ~particolarmente acuta, ma anche diuna crisi di metodi e soprattuttodi omini. Nel 1895, infine, molti aderenti al movimento si decisero ad abbandonare la Chie sa Libera dItalia, capeggiata da quello sconcertante personaggio che fu Francesco Saverio Fera, e passarono ad altre denominazioni. In un primo tempo, a quanto sembra, le ripercussioni della crisi non furono avvertite dalla~ comunit evangelica di Bassignan~, la qual anzi nel 1895 aderf ufficialmente alla Chiesa Evange,lica Italiana, nuova denominazione, assunta dalla Chiesa Libera dItalia a partire dal 1890. Nel 1900, addir.ittura, fu indetto Bassighana un convegno dei ministri della Chiesa Evangelica Italiana~ presieduta dal Fera. Ma anche a Bassi gnana, la crisi era ormai alle porte, parallelamente alla crisi. genrale della Chiesa ~vangelica. 1119 giugno 1903 il pastore It~noc~nzo Contini comunicava al lassemblea di chiesa la sua ferma intenzione di ritirarsi dal ministero per motivi di salute. Lasser~iblea prendeva atto delle sue decisioni e no minava al posto del dimissionario il figlio Daniele Contini; che da circa due mesi coadiuvava il padre nellesercizio delle sue funzioni. Lassemblea notific le proprie decisioni al Cohuitato di Evangelizzazione, ma questo si rifiut di ratificare lqperato della chiesa di Bassi gnana e in~pose ai due pastori Contini di stabilirsi nei luoghi ove erano stati trasferifi dal Comitato, in mancanza di che sarebbero ~tati dichia rati dimessi~ Il pastore Daniele Contini, nellassemblea di chisa del 16 novem
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bre dello stesso anno,, ~comnic che il Comitato aveva rifiutato la rati fica dellordine del giorno approvato nel corso dellassemblea prece dente, considerandolo decaduto unitamente al padre. Inoltre, il Co mitato aveva~ revocato luso del luogo di culto e degli anhessi locali di abitazione, imponendo di consegnarli al nuovo pastore Giovanni Bat tista Collosi, nominato dal Comitato stesso. Dopo aver preso atto di queste comunicazioni, la maggioranza del lassemblea deliber, di rigettare le decisioni del Comitato, rendendosi indipendente dalla Chiesa ~vangelica Italiana. Questa delibera peraltro suscit vivaci polemiche in seno alla comunit, una frazione della quale non accett le decisioni della maggioranza. Di conseguenza, le divisioni~ gi esistenti si moltiplicarono e nel paese si ebbero tre chiese distinte, corrispondenti ad altrettante tendei~ze o correnti:

Chiesa Evangelica Metodista, con a capo il pastore Giovanni Bat tista Collosi; Chiesa Lib~ra, con a capo il pastore Daniele Contini; Chiesa dei Fratelli, con a capo lanziano Giuseppe Freschi; succe duto nel 1896 a Giovanni Battista Balossini.
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La precaria situazione di Bassignana non era che un: rifl~ss~ della crisi generale che invdtiVa lintera Chiesa Evangelica Italiana, che or mai faceva acqua da tutte le parti. Nel ter~tativo di risolvere la crisi e di salvare il ~alvabile, il Fero non trov di meglio. che riv,olgersi alle due missioni metodiste operanti, in Italia (metodo,sti~ episcopali e wesleya ni), accordandosi per una operazione che stata acutamente definita la liquidazione in blocco della Chiesa Evangelica Italiana Le spoglie delle, travagliate comunit evangeliche furono ~llora d~ivi~e fra le due missioni metodiste, per cui le single chiese locali diventarono alcune metodiste di obbedienza inglese e altre di obbedienza american~a. A Bassignana, gi travagliata da una grave crisi interna, la frettolosa liquidazioi~ie della Chiesa Evangelica Italiana gett ancor pi scompiglio fra le file degli evanglici, disorientati e incerti sulla strada da seguire. J~a~fr,azione pinumerosa della comunit peraltro ader~ alla denominazio ne metodista episcopale, che aveva rilevato in blocco gli edifici gi ap partenenti alla Chiesa Evangelica. Il Collosi, pastore della Chiesa Metodista, compf molti sforzi per ricondurre allunit i grppi dissidenti, ma non riusd nellintento. Anzi,
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24

G.

SPINI, O~D. Cii.,

217 sgg.

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proprio in quellanno 1904 in cui egli giunse in paese, il gruppo rimasto fedele al pastore Contini inaugurava un nuovo e vasto locale di culto. Da parte sua, il gruppo aderente alla Chiesa dei Fratelli fece sapere che non intendeva riunirsi n agli uni n agli altri. Nel 1905 fu destinato a Bassignana, quale nuovo ministro della Chiesa Metodista, il pastore Risorgi Carrari. Dopo tenaci sforzi, egli riuscf a recuperare alla propria denominazione la comunit evangelica dis sidente, che faceva capo al pastore Daniele Contini. Il gruppo plymouthi sta (Chiesa dei Fratelli) rimase invece separato dalla nuova comunit che si era venuta a creare con la fusione dei metodisti con gli aderenti alla Chiesa Libera.. Lintensa attivit di propaganda svolta in paese dal Carrari e lad sione alla Chiesa Metodista di alcuni cattolici suscitarono la reazione del parrocb cattolico del paese, Don Felice Argentieri, il quale inizi una violenta caihpagna attraverso alcuni articoli apparsi nellorgano diocesa no LOrdine , seguiti dalla predicazione di grandiose missioni. La polemica finf per scavare un solco profondo fra gli aderenti alle due confessioni religiose, rinfocolando antichi risentimenti, mai sopiti del tutto, che risalivano ancora ai tempi della prima predicazione evangelica in Bassignana. Nonostante le intemperanze reciproche, il numero degli aderenti alla Chiesa Metodista continu ad aumentare, tanto che attorno al 1908 la comunit contava circa 300 membri adulti pi~ un centinaio di bam bini e ragazzi. La vecchia cappella costruita nel 1877 era oimai insuffi ciente a contenere i fedeli, e si pens allora di erigere un nuoyo e pi~i vasto edificio di culto. Ottenuti i finanziamenti necessari per realizzare il progetto, nel 1908 si demoli l~ vecchia cappella e si diede, inizio alla costruzione del nuovo tempio, ispirato alle linee dellarchitettura gotica. Lanno se guent i lavori erano ultimati, e il 25 .luglio ebbe luogo la cerimonia di inaugurazione, alla quale parteciparon numerose personalit fra le quali il presidente del distretto di Torino, pastore Walling Plark. Nel 1911 il Carrari fu trasferito ad Alessandria, e fu sostituito dal pastore Augusto Manini, che giunse a Bassignana il 5 agosto di quel lanno. Il suo ministero dur sette anni durante i quali, temperando latteggiament polemico del suo predecessore, riuscf a impostare su basi di maggic~re moderazione e di. rispetto reciproco i rapporti con la maggioranza cattolica del paese. In tal senso deve considerar~i signifi cativo il fatto che egli sia stato chiamato a presiedere la locale sezione
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della Croce Verde, che aveva sede nei locali della missione metodista. Nellagosto 1918, quando fu trasferito a Bari, egli lasciava a Bassignana un cumulo di realizzazioni e di iniziative legate al suo nome, ricordato tuttora con rispetto anche dalla popolazione cattolica. A sostituire il Manini furono chiamati i pastori Giuseppe Chiara (1918-22), Aurelio Cappello (1922-24), Bartolomeo Cassano (1924-29), Alfredo Scorsonelli (1929-39) ed altri ancora, sino al pastore Giuseppe Anziani che resse l~ comunit di Bassignana dal 1958 al 1971. Di cia scuno di essi si sarebbe dovuto tracciare un rapido profilo ma, trattandosi di persone in gran parte viventi, per ovvi motivi di discrezione si ritiene opportuno rinunciare al proposito, che potr essere realizzato da chi, fra cento o mille anni, ~iorr. rifare e continuare il presente profilo storico di Bassignana?5

Spunti preziosi per la storia della comunit metodista di Bassignana nel corso de gli ultimi decenni sono contenuti nel citato dattioscritto di P. Manini.

PASTORI DELLA CHIESA EVANGELICA DI BASSIGNANA 1860-18 66 1866-1867 1868-1870 1870-1875 1875-1881 1881-1882. 1882-1884 1884 1884-1885 1885-1888 1888-1893 1893-1902 1902-1904 1904-1906 1906-1911 1911-1918 1918-1922 1922-1924 1924-1929 1929-1939 1939-1947 1947-1948 1948-1952 1952-1956 1956-1958 1958-1971 1971
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SECONDO ~MUSSO ANTIDORO BERIA GIOVANNI PIANA: SECONDO MUSSO ANGELO GIROLA OLIMPI MANENTI LUIGI ANGELINI .DANIEJ~ DESTRI FABIO MANIN GIOVAN BTTISTA BLASI ANGELO GIROLA INNOCENZO CONTINI DANIELE CONTINI GIOVAN BATTISTA COLLOSI .RISORGI CARRARI AUQUSTO MANINI GIUSEPPE CHIARA AURELIO CAPPELLO BARTOLQMEO CASSANO ALFREDO SCORSONELLI SALVATORE GRASSI GIAMBATTISTA NICOLINI WGO BAZOLI TULLIO DI MURO RODOLFO ANTONELLI GIUSEPPE ANZIANI GIORGIO RESINI

I monasteri

LA DOMUS OSPEDALIERA DEGLI ANTONIANI DI VIENNE

Il pi(i antico centro monastico di Bassignana senza dubbio quello di S. Antonio, nel quale erano stabiliti i frati dellomonimo ordine ospe daliero fondato a Vienne, nel Deffinato di Francia, nellanno 1093. Com noto, le domus dellordine antoniano erano diffuse in ogni parte dEuropa ed erano generalmente collocate allesterno delle citt e dei borghi, ma sempre nelle adiacenze dellingresso occidentale, con un caratteristico parallelismo con le analoghe istituzioni ospedaliere dellor dine di S. Lazzaro, col quale avevano in comune la esclusivit della cura di un morbo particolare.1 Si pu pensare che anche a Bassignana lospedale di S. Antonio fosse ubicato fuori le mura occidentali del borgo, lungo la strada per Valenza, ma nulla di preciso risulta al riguardo. certo tuttavia che lospedale e la chiesa annessa costituivano una delle numerose figliazioni della precettoria pavese di S. Antonio, governata dai frati del medesimo or dine.2 Listituzione era ancora in piena efficienza nel 1460, quando il vi sitatore, registrandone lesistenza, fu informato che i frati addetti al lospedale amministravano i sacramenti della penitenza e delleucarestia a certi laici del luogo seguaci dellordine antoniano. Onde, il visitatore
Come quello aveva cura dei lebbrosi, cosf lordine di S. Antonio aveva cura dei malati del cosiddetto fuoco sacro o, come anche si disse, del morbo di S. Antonio, affe zione della pelle cliflusa in tutto loccidente cristiano in seguito al contagio importato dai reduci delle Crociate. La particolare collocazione delle domus ospitaliere di S. Antonio rispondeva soprattutto allesigenza di allontanare il pericolo del contagio dallinterno degli abitati, ma era anche in funzione delle pi importanti arterie di transito frequen tate dai pellegrini. 2 Lospedale pavese di S. Antonio, ubicato presso e fuori lattuale Porta Milano, fu eretto attorno al 1262, ma soltanto nel 1328 pass, unitamente alla chiesa annessa, allordine degli antoniani di Vienne. Nel 1360 chiesa e ospedale furono demoliti in se guito alla costruzione del castello visconteo, e ricostruiti qualche tempo dopo oltre il Ticino, a lato della chiesa di S. Maria in Betlem. Agli inizi del Quattrocento lospedale fu eretto in commenda, e pi tardi fu abbandonato dai monaci. Numeroso materiale rela tivo allistituzione trovasi raccolto presso lArchivio Fagnani di Pavia.

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intim di interrogare i frati perch avessero a precisare con quale diritto essi amministravano i sacramenti.3 Sembra comunque che listituzione fosse gi in piena decadenza nella prima met del Cinquecento, con un chiaro parallelismo con le vi cende della precettoria pavese di S. Antonio, dalla quale essa dipendeva. Un quadro preciso della situazione delineato nei verbali della visita apostolica compiuta dal Peruzzi il 6 settembre 1576.~ Egli visit loratorio e lo trov senza facciata e co~ una piccola campana sul tetto, mentre linterno presentava ancora le tracce dellaltare al quale (se condo la testimonianza di Cristoforo Moll, ,affittuario dei beni della chiesa) un tempo si celebrava la messa: La celebrazione fu sospesa a par tire dal 1557, quando i francesi acquartierati a Bassignana incendiarono numerosi edifici devastando gravemente i rimanenti, fra i quali appunto la chiesa di S. Antonio; In seguito a questi avvenimenti la chiesa non fu pi restaurata e, ad evitare che essa potesse diventare ricettacolo di animali, il Peruzzi ordin che lo sconnesso edificio fosse chiuso anteriormente con un muro, prescrivendo inoltre di riattare la porta, intonacare e sbiancare le pareti, lastricare il pavimento, sistemare lalfare, dotarlo di arredi, e infine fin novare laffresco che teneva luogo dellancona, in modo che loratorio fosse restituito in condizioni abbastanza deceti per celebrarvi ancora la messa. Dellospedale non si parla neppure, segno che esso aveva ces sato di esistere da un pezzo. Il patrimonio terriero della chiesa comprendeva pertiche 26,5 in territorio di Bassignana e Mugarone, altro terreno in territorio di Sale e alcuni edifici in Bassignana. Per questi beni laffittuario pagava ogni anno al commendatario dellospedale di S. Antonio di Pavia la somma di 50 lire pi 6 capponi.5
X. TOSCANI, Op. cii., 170: ... qui fratres [Sancii Antonii] audiunt confession~s et ininistrant Corpus Domini Iehsu Christi certis laycis deditis ordini suo . .11 visitatore impose: Interrogentur fratres quo iure conferunt Sacramenta . A.C.V.P., Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, fol.:554r. Ivi: Locus ipse habet in bonis petiam unam terrae ~ultae super via Sancti Michaeis perticarum trium cum dimidio, aliam petiam terrae perticarum trium curn di midio in villa Pezzetti, aliam petiam terrae perticarum trium cum dimidio positam super posse Bassignanae, aliam petiam terrae vineatae super casale .Mugaroni perticarum octo, item habet unam domum in terra. Bassignanae cum cassina, orto, et alijs superextantibus pro quibus omnibus (ut dixit conductor) slvit libras quinquaginta et paria sex capono rum, item alias terras habet dictus locus in territorio Sallarum, quae idem conduct6r sublocavit, et pro quibus percipit singulo anno libras vigintiquatuor et sunt de bonis dicti

Tre anni dopo la visita del- Peruzzi, quanto rimaneva dellantica istituzione ospedaliera di 5. Antonio era de.stiiiato a cambiare propiie tario, seguendo anche in questo le sorti dllomonima precettoria pave se. Nel maggio del 1579, infatti, S. Carlo Borromeo aveva dato inizio alla costruzione del Collegio Elvetico di Milano, sede di un istituto edu cativo per il clero ticinese e grigiones, e nellintento di accrescere il patrimonio della nuova fondazione egli chiese ed ottenne da Gregorio XIII che la precettoria pavese di S. Antonio, con la pingue possessione annessa, fdsse concentrata nel Collegio.6 Anche. i beni che facevano capo allantico ospedale antoniano di Bassignana seguirono la stessa sorte, e cominci ben presto la completa rovina delloratorio di S. Antonio. S. Alssandro Sauli, -che lo~ visit il 20 settembre. i592,~ vide. che esso era aperto nella parte anteriore, segno che non erano stati eseguiti i lavori ordinati dal. Peruzzi. Linterno misurava circa 5 braccia di larghezza e circa 6 di lunghezza, ed era senza altare: in molti punti lintonaco cadeva dalle pareti, e n~ancava, il pavi mento. Interessante la notazione che loratorio era sotto il tetto, cio era privo. di volte ~in muratura. In occasione della visita pastorale dellli. ottobr 1619 8 loratorio era ancora nelle stesse condizioni: mancando di idonea chiusura nella parte anteriore, la pioggia penetrava allinterno, ridotto in stato inde cente: Il visitatore ordin allora di inviare opportune lettere al rettore del Collegio Borromeo di Pavia perch esso, a sua volta, notificasse una ammonizione agli amministratori del Collegio Elvetico di Milano per indurli restaurare ledificio entro otto mesi, in mancanzadi che es~o avrebbe dovuto essere demolito.9 superfluo dire che tale prescrizione rimase lettera morta, tanto vero che il vescovd Fabrizio Landriani; in occasione della visita pa storale da lui compiuta il 29 maggio 1635,10 fu costretto a ribadire lor
, , . . .

~.

bei, de quo supra sub titulo Sancti Antonij, quod (ut dictum fuit) est membrum hosti talis sive commendae Sancti Antonij de Papia in burgo Ticini . 6 R. GHISONI, Flavia Papia Sacra, Pavia, Magri, 1699, III, 6-7. La possessione della precettoria pavese ascendeva a 6.389 pertiche, e fruttava annualmente un reddito di circa 12.000 lire. A.C.V.P., Visita pastorale di S. Alessandro Sauli, fol. 96v. 8 Ivi, Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fase. Visite pastorali. Gli atti della visita registrano che i beni delloratorio erano affittati a certo Pietro Mazzone. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. Il Landriani trov loratorio del tutto spoglio, ma dotato di una campana. I beni erano affittati a Giulio Cesare Mazzone, e producevano un reddito netto di 25 scudi allanno.

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dine di demolizione della chiesa, prescrivendo che sulla sua area fosse eretta a ricordo una colonna di sasso. Ma era tutto fiato sprecato: il delegato vescovile Ippolito Visconti, nella sua visita pastorale del 24 settembre 1667,hl trov le cose al punto di prima. Soltanto il tempo riuscf a rimediare alla cattiva volont degli uomini: nel 1688 12 la chiesa viene definita distrutta e nel 1733 13 si dice che essa ormai tutta rovinata. In seguito non abbiamo altre notizie: segno che il tempo aveva ormai compiuto lopera sua.

MONASTERO DI S. MARIA DEL CARMINE

~ Ivi. Ivi, fasc. Inventari della prevostura e chiesa, relazione del prevosto CarlAntonio Piazza del 1688. l~ Ivi.
12

,A Bassignana esisteva anticamente un monastero di carmelitani scal~i la cui origine,, secondo il Chenna,1 risale alla bolla Sacrae vestrae religidnis di Urbario VI, data in Genova il 2 dicembre 1379 e indi rizzata al generale dei carmelitani e al Comune di Bassignana. La bolla deve purtroppo considerarsi perduta, ma il Chenna ce ne ha tramandato un frammento del testo che, probabilmente, veniva subito dopo larenga: Exhibita si quidem Nobis pro parte vestra.et dilectorum fihiorum Universitatis.et incolarum terrae Bassignanae papiensis diocesis de provincia Lombardiae~.. cui faceva seguito la condizione: ...jure tamen parochialis ecclesiae.et cujuslibet alterius in omnibus semper sal vis... proviso quod per praefatos Universitatem.et incolas locus ipse suf ficienter edificetur.et omnibus necessariis muniatur... . Dal contesto della bolla, o meglio dal frammento che ci pervenuto, si ricava dunque che, il generale- dei carmelitani e il Comune di Bassi gnana si erano rivolti al Pontefice per chiedere la licenza di istituire a Bassignana un convento dei frati dellordine carmelitano. In data 2 di cembre 1379 Urbano VI accolse la richiesta, subordinandola alla condi zione che fossero salvi i diritti della chiesa parrocchiale, e che gli abi tanti del ludgo provvedessero. a costruire il convento a loro spese, dotan dolo di mezzi sufficienti. Sappiam che il convento fu effettivamente costruito allinterno del borgo, su unarea, adiacente allattuale chiesa di 5. Lorenzo, ove sussi stono tuttora cospicue tracce delledificio conventuale ricostruito nel Seicento. Con la dispersione dellarchivio monastico, conseguente alla soppressione avvenuta nel 1802, non siamo assolutamente in grado di ricostruire le vicende dellistituzione nel corso dei sec. XIV e XV. Gli atti della visita pastorale del 1460 2 contengono soltanto un fuggevole accenno, limitandosi a registrare lesistenza della ecclesia conventualis
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E. X.

CHENNA, TOSCANI,

op. cii., III, 1, 9. op. cii., 169.

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Sancte Marie Carffiel.tarum , che evidentemente era la cappella interna. del monastero. Per quanto manchi una qualsiasi documentazion, si pu pens~re che il monastero dei carmelitani sia, divenuto in breve tempo un focolaio di autentica spiritalit religiosa. ~ significativo al riguardo il fatto che Filippo Maria Sforza, feudatario del paese, il 7 luglio 1491 abbia vo luto donare alla comunit religiosa loratrio di 5. Maria Piccola. Ma su questo argomento ci siamo gi intrattefluti a suo luogo. Si pu anche congetturare che, gi alla fine del Quattrocento, il con vento di Bassignana fosse un centro culturale di qualche rilie~io, -anti cipando in un certo senso quella che nel Settecento sar la sua specffica funzione educativa dei giovani ospiti dellannesso collegio. Lipotesi avvalorata dal fatto che nel convento di Bassignana comp~ la propria fdrmazione il teologo carmelitano Stefano Gorgonio- da Bassignana, il quale noto per aver curato ledizione del Dialogus contra detractores di fraCome abbiamo Spagnoli, stampata a Lione aveva1516.~chiesa propria Giambattista gi accennato, il monastero nel una
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visitatore ordin che lEucarestia fosse conservata in un tabernacolo di legno dorato da collocare sullaltare maggiore. E poich questo era di legno, prescrisse che fosse sostituito da un altro di marmo o laterizio, e che la volta della cappella maggiore fosse sbiancata. Ai lati dellaltar maggiore erano gli altari di 5. Antonio e di 5. Alberto; trovandosi troppo vicini allaltro, e per di pi in stato indecente e senza ornamenti, il Pe ruzzi ordin che fossero rimossi. La chiesa inoltre conteneva i seguenti altari: altare o cappella di 5. Giovanni Battista e di 5. Caterina, di patronato della famiglia Manuelli; fu trovato piuttosto spoglio, con laltare he aveva il ripiano di legno: fu ordinato di sostituirlo con un altare portatile, collocando su di esso la croce, i candelieri e la tovaglia, riparando nel confempo la finestra della cappella;5 altare di S. Biagio., di patronato della famiglia Gerardi; fu t.rovato anchesso ~< inorn~atum e privo di ancona, tovaglia e candelieri; altare di 5. Gerolamo, di patronato di Angelo Matteo Sacchi; viene definito satis tolerabile , ma privo di croce e candelieri; aveva invece lancona, ma fu ordinato di rinnovarla; altare di S. Stefano: essendo privo di qualsiasi ornamento, tran ne lancona, il visitatore ordin che fosse sistemato entro 4 mesi, pena la rimozione e la distruzione; altare di. 5. Bovo: i frati vi celebravano una messa al mese per legato; era nelle medesime condizioni del precedente, per cui fu ema nato lo stesso ordine, con laggiunta di provvederlo di unancona de cente; altare della Yi~itazione, di patronato di Stefano Cornaggia e frateffi: vi si celebrava una messa alla settimana per legato; fu ordi nato che fosse provvisto di ancona, riparando laltare di legno; altare della Concezione, di patronato di Tornino de Putetis: es sendo inornatum et vacuum fu ordinato di sistemarlo convenien temente; altare dellAnnunciata, detto della Consortia : aveva un bel quadro ed era dotato di buoni redditi; vi si celebrava una messa set timanale e nella prima domenica del mese la messa era in canto, mentre ogni sabato i frati vi cantavano la Salve Regina; laltare era di legno,

dedicata a 5. Maria del Carmine, sulla cui ubicazione peraltro nulla ci possibile dire. Sappiamo tuttavia che doveva trattar~i di un edificio di notevoli .proporzini, dato che nella seconda met del Cinquecento esso ospitava allinterno ben 14 altari oltre al maggiore. Una minuta desc-rizione della chiesa si trova nei verbali della visita apostolica di mons. Peruzzi, del 5 settembre 1576.~ Dopo aver, rilevato che nl monastero erano stanziati tre saceTdoti e altrettanti conversi, il
X. ToscANI, Indice dei libri impiessi nel sec. XVI della Biblioteca Civica Bonetta , Pavia, 1969, 223-4. Ecco lesatta descrizione dellopera: SPAGNOLI GIAMBATTISTA: Dialogus contra dectractores. Lione, Bernard Lescuyer, ed. Stefano di Bassignana, 1316. Fratris Baptistae Mantvani / Carmelitae Theologi ad / Ptolomevm Gonza. vi/rum magnificum / eqvitemqve av / ratvrn con= /tradetra / ctores / clialo / gus. / Cum gratia et privile / gio vsque ad qvat / tvorannos. / [Sopra il. titolo una silografia rappresen tante lA., in tondo, e la scritta:.] Baptista . Mantvanvs Carrnelitta. [sic] Ter . Maximvs. / [In fine~] Vitima pars ope= /ris -Babtistae Ma= /ntvani Carmeitae . / Impressum . in Florentis~ima Lugdunensi Ciuitate . / Solertia . Stephani de -Basignana . Gorgoni Car / melite . Doctoris . Theologi . In officina. / Bernardi Lescuyer . Regnante . victo / riosissimo Francisco Francorum / Rege . Christianum orbem . / Moderante Leone . deci=/mo . Ani marum tu /tissimo Me / dico . / Anno Domini Millesimo quingentesi~/mo Decimo sexto Die vero vigesima=/prima mensis. Iulij . / 1516 / Cvm grana et privilegio . vsqve. / ad qvattvor annos. / [Sul v. di questa c., silografia con linseg~a di Sigismondo Gonzaga, e la scritta:] Stephanvs . B . Gorgonivs- Carmeli / ta Benefico Patrono Posvit. [Sul v. della c. seguente ed ultima, linsegna di Stefano Gorgonio da Bassignana] A.C.V.P., Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, Il, fol: 549v.-550r:

Onde evitare inutili ripetizioni, si avverte che per tutti gli altari privi degli arredi citati nel testo, il visitatore ordin che fosse provveduto in modo analogo.

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per cui il visitatore ordin che fosse ricostruito in mattoni, assegnando una settimana di tempo per rimuovere altri due altari che erano ai lati del precedente, e versavano in condizioni di- somma indecenza; altare della Nativit della Vergine, cli patronato della famiglia Pomi; i fiati vi celebravano due messe settimanali, ed era privo di an cona, roce e candlieri; altare di S. Michele, di patronato della famiglia Calvi: era ap poggiato a una colonna quasi sotto lorgano, e recando parecchio in tralcio, fu ordinato il su:trasferirnento nella cappella di S. Bovo, che da quel momento avrebbe dovuto intitolarsi a S. Michele; alla stessa cap pella avrebbe dovuto essere trasferita unancona di legno intagliata a nu merose figure, che il visitatore prescrisse di dipingere a colori; aliare appoggiato a una colonna sul lato opposto della chiesa: dto che era- dintrakio e occupava moho spazio senza necessit, fu de cretata la sua distruzione; cappella senza altare, senza piiture e senza altro ornamento, di patronato di Gaspare Visconti; costui aveva manifestato lintenzione di decoraria e di erigervi un altare, onde il Peruzzi ordin che essa fosse intonacata e sbiancata, nonch munita di un altare con un bel quadro raf figurante S. Maria Maddalena, alla quale avrebbe dovuto intitolarsi la cappella; se entro 1ottobre prossimo i lavori non fossero stati eseguiti, la cappella avrebbe dovuto essere assegnata a chiunque fosse disposto ad effettuare i lavori decretati dal visitatore.

bali della visita non contengono alcuna indicazione, limitandosi a regi strare che i frati osservavano strettamente la clausura. Non siamo quindi in grado di farci unidea approssimativa della struttura e della estensione delledificio. Sappiamo comunque che il convento fu interamente ricostruito nel 1610. Questa data si legge su una targa in cotto murata sulla facciata dellantico convento verso via S. Lorenzo, ove si apriva lingresso prin cipale. La targa reca incisa la seguente iscrizione: FIEGFJ PFF
1610
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Nella chiesa esistevano numerosissimi sepolcri di famiglie bassi gnanesi, ma tutti erano pressoch scoperchiati e privi della relativa lapide, tanto che il visitatore fu costretto a emanare~prescrizioni severissime per ovviare allinconveniente, minacciando di far chiudere e interrare le tombe di quelle famiglie che non avessero adottato i necessari provve dimenti. La chiesa era senza sacrestia, per cui i paramenti venivano riposti dietro laltar maggiore. La .suppellettile liturgica era in condizioni soddi sfacenti, ma esisteva un solo calice piuttosto ind&ente, che il visitatore ordin di far dorare assieme alla patena. I verbali della visita accenna rono pure allesistenza di alcuni libri di carattere prevalentemente litur gico e religioso, ma la menzione risulta troppo generica per ricavarne qualche indicazione: Habent ipsi fratres missalia, breviaria, et alios par vulos libros iuxta eorurn regulam, et secundurn morem carmelitarum . Quanto al monastero, che il Peruzzi probabilmente non vide, i ver

Linterpretazione delle lettere che figurano nella prima riga oltremodo difficile, e ogni tentativo ha- dato sinora risultati insoddisfacenti. Le lettere della seconda riga invece possono facilmente interpretarsi: P[atres] F[ierii F[eceruntj, con lindicazione dellanno in cui ledificio monastico fu ricostruito dai padri carmelitani. Per quanto si pu: capire dalle tracce esistenti, il complesso con ventuale era assai vasto, -occupando gran parte dellisolato compreso fra vicolo S. Lorenzo, via S. Lorenzo (gi del Carmine),, via Cavour e vicolo del Roveto. Nel catasto del 1773,6 quando il complesso aveva raggiunto la massima espansione, troviamo la seguente descrizione: Complesso di hedifitij, posto nel Quartiere denominato il Capo Sottano, consistente nel Convento et attiguo Collegio, Cappella del Carmine, giardino, horto, casa rustica et corte con tutte l ragioni attinenti, contenute nelle cohe rentie: a mattina la Chiesa della SS. Trinit o diS. Lrenzo, Carlo La vezzari e suoi heredi, i marchesi Bellingeri-Provera; a mezzodf la strada del Carmine o di S. Lorenzo; a sir~. la via del Ca~tello; a nulla hora Giacomo -Filippo Cortese et fratelli .~ Dopo la soppressione decretata nel periodo napdleonico, il con vento subf radicali trasformazioni che ne hanno in gran parte eclissata loriginaria fisionomia architettonica. Possiamo tuttavia stbilire, in base alle tracce superstiti, che il grande chiostro era ubicato allangolo ~ra le vie S. Lorenzo e Cavour. Di forma quadrilatera, esso presenta~ia al piano terreno un quadriportico formato da altissime rnarcate a tutto sesto, e al piano superiore un loggiato con lunghi corriddi che davano accesso alle celle dei frati.
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Archivio Comunale di Bassignana, Catasto dellanno 1773.

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Attualmente, del chiostro si conserva soltanto lala di levante, ca ratterizzata da una serie di grandi arconi otturati al piano terra, e al piano superiore da graziose loggette di struttura e sapore ancora rina scimentali. Allestremit meridionale di questo corpo di fabbrica, verso via S. Lorenzo, si apre tuttora lantico ingresso del convento, mentre allestremit opposta uno scenografico scalone ch irnrnett~ ai locali su periQri. Degno di nota pure il grand portale bugnai~o, di linee semplici ma eleganti, che serviva come comunicazione fra il portiato terreno e il giardino dei frati,. confinante con la chiesa di S. Lorenzo. Allinterno dellala superstite, al piano terreno, ufi ampio salone rettangolare che la tradizione orale indica tuttora come lantico refetto rio dei monaci. Il soffitt del refettorio presenta un ricchissima decora zione in stcco, di forme ormai volgenti al barocco, con specchiture e cornici nelle quali erano originariamente collocate tele ad olio; di ignoto soggetto, ormai scomparse da tempo. La parete meridionale del refetto rio in gran. parte occupata da un vasto ffresco del sec. XVII con lepisodio evangelic dellUltima Cena, perfettamente intonato allori- ginaria destinazione dellambiente. Laffresc, ora in precarie condizioni di conservazione, di buona mano, e mei-iterebbe ceriarnente un radi cale restauro. Come abbiamo gi accennato, non abbiamo ~lemenfi per stabilire ove fosse ubicata la, chiesa del. Carmine: non siamo neppure in grado di stabilire se essa sia stata ricostruita nel 1610, assieme allannesso convento. Possiamo comunque supporre che, con il trascorrere del tempo, essa sia stata arricchita da pregevoli opere darte. Risulta ad esem~ pio che la chiesa ospitava una tela.di Guglielmo Caccia detto, il Moncai~io, rappresentante la Vergine, S. Giuseppe e S. Maria Maddalena dei Pazzi.7 Lopera, purtroppo, attualmente dispersa. In epoca imprecisat, nella .chiesa fu eretta la confraternita di S. Maria del Carmine, cui si deve probabilmente la costruzione dellaltare dellAnhunciata dett della Consortia menzionato nei verbali della visita del 1,576. La confraternita citata per la prima volta in un atto del 22 giugno 1587 8 in cui Giovanni de Olivis del fu Pietro, di Bassi. . .

gnana, testa a favore della stss~, i~tituendola erede universale dei propri beni, a condizione che la loro amminiStrazione fosse affidata a Bernardo Molla, a Gio. Stefano Cofn~ggia e al frate Gio. Battista Sacchi, allor priore del Carmine, e in seguito a tutti i priori pro tempore. Da un atto del 10 settembre 1633,~ riguardante lamministrazione dei beni di cui sopra, risulta che in ~uel periodo era priore del convento il frate Alessandro Molo. Nel 1635 era priore il frate Franco Bersani,1 sostituito nell stesso anno da fra Alfonso da Pavia, al, secolo nobile Giovanni Antonio Corti, tristemente noto per il suo bizzoso carattere e lo scandaloso tenore di vita, tale da non rendere onore al saio che egli indossava.1 Nato a Pavia da nobile famiglia, il Corti ra certamente pii~i in clinato a maneggiare le armi che non a vivere laustera vita del crne litano. Nominato priore del convento di Bassignana, si diede a vivere in modo sconcertante, rivelando il suo pessim caratter: Il suo nome viene fuori a proposito di un attentanto subfto dal enente generale Bartolo meo Corti, proditoriamente assalito e preso a bastonate in un locale pubblico di Pavia. Quale istigatore dellattentato fu sbito indicato il padre Alfonso Corti, onde contro di lui fu istituito un processo nel corso del quale furono raccolte numerose testimonianze he consentono di delineare cofi una certa precisione il suo profilo morale. Il chierico Benedetto Reina, figliastro di .Bartolomeo Corti, inter rogato dal podest di Pavia circa il carattere del frate, rispose nei se guenti termini:12
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noto che il detto Padre sempre stato ed di umore sensitivo, facile allira et forsi piii dato alle cose del mondo che alla religione, in modo che non si accontentava di vivere nei chiostri della sua religione, ma teneva casa parti colare ad affitto nella parrocchia di S. Gervasio ove habitava quando li piaceva ed ivi manteneva li suoi cavalli et servitori diletandosi di viaggiare per la citt et per lo Stato piii presto che frequentare li chiostri et il choro conforme alla sua obligatione.
A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Coniraternite e indulgenze. Ivi, fasc. Visite pastorali, verbali della visita alloratorio di S. Bernardo, effettuata il 30 maggio 1635. Sulla figura di questo frate avventuroso cfr. G. PONTE, Triste decadenza della di sciplina in un convento dellAlessandrino nel primo Seicento, in Spigolature storiche ri guardanti lAlessandrino e il Monferrato, Mede 1938, 97 sgg. G. PONTE, op. cit,, 102 sgg.

F. BARTOLI, op. cit,, lI, 39: Nel secondo Altare alla destra, la tavola con M.V., che pone un monile al collo di S. Maria Maddalena de Pazzi, con S. Giuseppe, e tre Angeletti in aria, opera di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo . 8 Il testamento, rogato dal notaio pavese Sebastiano Callegari, non ci pervenuto, ma viene nominato nellatto cli cui alla nota seguente.

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MONASTERO DI S. MARIA DEL CARMINE

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Il teste Gio. Battista Cortese di Bassignana, previo il giuramento di rito, rispose:


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pur troppo vero, Signore, che detto Padre Alf6nso sempre stato ed buomo che va facilmente in collera et che ha la pelle sottile, che pi tosto adopra le mani che la linga et che pi tosto secolare che religioso, poich qui in Pavia teneva, casa piantata nella parrocchia di S. Gervasio, dove per il pi habitava et in quella teneva li suoi servitori et anco li suoi cavalli; man giando et bevendo in detta casa et qualche volta anche al convento, ma per nella sua stanza, et non nel refettorio, et so che andato sempre a spasso in qua e~ in l~

questo Salmaza a Genova, a Cremona in visita col Padre Provinciale et puoi and in Asti col medesimo Salmaza, ove si ritrovavano quando Asti fu ricu perato da Francesi et puoi il medesimo Padre Priore stava ancora in casa del Saimaza in Valenza per il spatio di molti giorni al tempo del sospetto de Francesi et mangiaya~in casa sua et il medemo Padre ,Priore tolse una casa qui in Pavia et per segno mi diceva M. Bernardino se vi verr occasione di venir a Pavia, venerete a casa mia, perch ho messo casa et compr gran quantit di vino in Bassignana ,et lo fece condurre nellistessa casa dicendo Io tengo cavalli et genti et non voglio dar fastidio al convento . Interrogato perch ,.avesse detto che il padre Alfonso era iroso, il teste rispose:
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Richiesto di informazioni pi dettagliate sulle qualit del Padre Alfonso, lo stesso teste rispose~

Che detto Padre sia collerico et piuttdsto secolare che rligioso lo so perch stato a Bassignana per nove anni priore, nella qual terxa io pure habito et ho sempre visto che andava facilmente in colera et che dava delle., botte a della gente et che attendeva poco al monasterio andando sempre a spasso. Interrogatorio di Giuseppe Gallina di Bassignana il quale risponde: Io so che il Padre Alfonso teneva liberissimamente una casa a fitto in parochia di 5. Gervasio, qual credo fosse del signor Agostino Campeggi, ove sono stato pi volte in compagnia di detto Padre Alfonso a vedere li suoi cavaffi Ct lho visto portar delle armi, cio delle pistole et qualche volta ancora per Bassi gnana che andava con una schiopeta dazalino, et una v9lta fece tirare unar chibbugiata ad un figliolo del signor Gio. Battista Cortese, qual morto et una volta sappigli con il signor Francesco Provera, quale li spar unarchibbu giata prima a lui, et detto Padre caci a mano una pistola che la spar contro il detto signor Francesco, quale era andato in terra sebene non lo colpi perch io li trateni un poco la mano et sopra questo capitolo non posso dir altro. Interrogatorio di Bernardino Cassolo di Bassigiiana: Il Padre Alfonso stato nove anni Priore in Bassignana et pi presto viveva quasi al secolo, che alla religione et rare volte diceva ressa et andava per la terra con armi cio pistole et puoi teneva genti in casa, quali andavano con lui con le armi, et tra li altri vi era un Attilio Salmaza che io ho cognosciuto et li altri io non li cognoscevo perch erano di l del Tanero, cio verso Pozzolo et Novi et questi tutti et anco il detto Salmaza portavano~ armi longhe et curt et era il Padre Priore iroso et bisognava pi presto guardarli alle mani che alla bocha et fece dare delle bastonate a uno della terra chiamato Mattheo Ruffin et non so ,se in ci adoprasse lopera del servitore o del Sai maza, et si servi anco del medesimo Salmaza a far dare una coltellata sopra a una mano a Cari Antonio Doria da Bassignana et ha sempre condotto seco

rnico che detto Padre era~ iroso perch per ogni puoca cosa menava le mani et so, che molte volte ha datto a della gente, ma adesso non mi raccordo de particolari et an~o si tirrarono dellarchibu~ggiate col signor Francesco Provera che saranno circa a quattro anni ma nessuno rest offeso et ci successe per contese di parole, perch luno diceva matto allaltro, ne io so altro,. Interrogato se conoscess lAttilio Salmazza rispose: Signor si che cognosco detto Attilio perch praticava sempre in Bassignana col suddetto Padre Alfonso et lui prima era un chiericone et faceva da zano et il Padre Priore, per star allegro, lo teneva seco et cognosco anche il servitore di detto Padre che si chiamava Antonino, del quale non so la parentella, ma oltre il detto servitore e il Salmaza non cognosco altri perch erano forestieri. Interrogatorio di Antonio Sacco di Bassignax~a: Io dico che il Padre Alfonso persona sensitiva e~ colerica et lho provato in due occasioni nella terra, di Bassignana mentre burlava con molte persone, et se alcuna di esse li ,avesse detto qualche cosa in burla subito saltava .in furore et colera, bench quelle parole non li potevano nu6cere, et subito meteva mano alle pistole delle quali era armato et li voleva dare se non~ sinter mettevano di mezzo, et listesso segui contro un Commissario perch li disse che non haveva che fare col detto Padre Alfonso, et per questa parola li tir uno schiaffo, il nome del quale Commissario io. noti lo so che lui teneva casa qui in Pavia nella parochia di S. Gervasio et molte volte ho incontrato per viaggio detto Padre Alfonso, et sempre haveva di sua compagnia due o tre huomini armati di schioppi longhi, et per il pi, mentre mi sono fermato in Bassignana, lho veduto poriar una schioppeta longha dazalino, et lho visto irritarsi pi volte col dottor Provera et per il temp, che ~tato in Bassignana, non lho mai veduto a dir mssa. Interrogato se il Padre Alfonso fosse suo amico rispose: Signor si che detto Padre mio amico, et molte volte ho parlato seco delle

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cose che succedevano in Bassignana et qualche volta ho giocato al tempo delle vendemmie seco al giuoco dellasino, ed ho visto che detto Padre in casa sua teneva due o tre persone, ma io in conscienza mia non so chi fossero, ne meno lho sentito a dire, et detti huomini mangiavano et bevevano in casa sua, et lo servivano quando andava a volto, et detto Padre non stava sempre in sua casa in Pavia, ma molte volte lho visto nel Carmine et lho visto nella detta sua casa dottobre e destate al tempo dei fieni e credo sia dellanno 1643. Interrogato quali persone tenesse il Padre Alfonso nella sua casa di Pavia rispose: Detto Padre in Pavia teneva duoi o tre huomini, ma chi fossero io non lo so et l nella casa io ho veduto che detto Padre teneva duoi cavalli morelli et un altro che non mi racordo se fosse rosso o bianco. Interrogato sulle contese che il Padre Alfonso ebbe con gente di Bassignana rispose: Detto Padre and in colera con occasione di burla col signor Giacomo Filippo Cortese in Bassignana, ma non mi racordo del tempo; ne meno se la contesa che nacque fra detto Padre et il Provera, solo ho inteso a dire che fu per negotij di Communit. Interrogatorio di Guido Broda armaiolo in Pavia: Circa alla casa in Pavia so che lhaveva et ivi stava con servitori e cavalli, doppo che non pi Prire in Bassignana che pu essere circa a doi anni fa, et io lo vedevo ttte le volte che mi ha mandato a dimandare per occasione dellarmi sue et de servitori, essendo io armarolo, etle armi che li accomo davo erano schioppi da ruota, schiopete lunghe dazalino et anco delle terzette et una volta che io andai in Alessandria, passando per Bassignana, mi fece star molti giorni nel suo Convento, dove esso era Priore, et ivi stava allegramente in compagnia di molta gente; che sia puoi collerico et bestiale io la posso dire perch, venendo alla mia bottega per far accomodar le ai~mi soddette, dicendo io che non havevo tempo daccomodarle cosf presto, esso commenciava a bestemmiare, dicendo al corpo et al sangue bestemiando, et dicendo che mi haverebbe rotto la testa et veneva tutto rosso, et che haverebbe fatto et detto, et questo mi successo due o tre volte. Interrogato chi fossero coloro coi quali detto Padre stava allegro nel convento di Bassignana rispose: Quelli coi quali detto Padre stava allegro in Bassignana hora erano quatro, hora cinque, et alle volte uni, et alle volte altri, et io non cognoscevo alcuno, se non il signor Attilio Salmaza ed era di vendemmia, in quellanno, che li fiumi venero tanto grossi et non mi racordo che anno fosse.

Interrogatorio del fisico Ludovico Stanchi cli Valenza, medico a Bassignafla: So che il Padre Alfonso huomo sdegnoso, che si fa temere et che pi volte ha aggiustato delle differenze con mettere paura alle parti, et che attendeva a spassi et a festini; et andava solo, et senza compagni allincontrano di quello che fanno tutti li religiosi; cognosco che detto Padre sdegnoso et vendicativo perch di presente io habito in Bassignana come medico ed- ivi ho sentito a dire che essendo .ivi Priore e~so ha datto et fatto dare delle botte a diverse persone e particolarmente ad uno delli Dori et se non si salvava che restava morto, et di pi, che ha tirato delle archibbuggiate al signor Francesco Provera et questo lho sentito a dire da tutti quelli della terra di Bassignana questestate passata, et cio cosa~ pubblica, et particolarmente lho sentito a dire dalli parenti di detto Doria ma non so li loro nomi et solo la parentella. I~nterrogato quali, fossero le differenze ~he il Padre Alfonso com pose con il sup intervento rispose: Le differenze che ha aggiustate detto Padre sono tra il signor C~rlo Cayro et un altro che non so il suo nome: venne differenza per alloggio, de soldati ed esso Padre li fece aggiustare per forza et questo lho inteso dal detto Cayro, cio che non volendosi esso aggiustare, lui li messe paura et 1i fece aggiustare. Interrogato se il padre partecipasse a spassi e a festini rispose: Che detto Padre attendesse a spassi et a festini lo so perch io sovente lho visto in Valenza a festini in casa dellAttiio Salmaza, quale tutta cosa di detto Padre et ci con occasione di festa, et che era di carnevale lho visto in casa di detto Salmaza a festa perch vi andavo ancor io. Venne nuovamente chiamato a deporre Gio. Battista Cortese di Bassignana il quale, a proposito del Salmazza, afferm: vero signore che Attiio Salmaza ha sempre avuto la maggior amicizia col Padre Alfonso et so quanto ho deposto nella precedente risposta perch detto Attillo del luogho di Valenza, luogho discosto poco da Bassignana, et so che era Prete et messe poi gi la veste Ct per opera del Padre Alfonso si fece huomo darmi. Larmaiolo Guido Broda, interrogato nuovamente a proposito del Salmazza, rispose: Il detto Attilio Salmaza io lho veduto pi et pi volte col detto Padre Al fonso et ho veduto che trattavano insieme come se fossero stati fratelli, et quando ho veduto detto Attilio a trattare col Padre, lho veduto in Bassignana

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et Pavia et da per tutto, dove ho veduto et trovato il Padre Alfonso vi era anche il detto Attilio et se ne andava a cavallo, andavano sempre di compa gnia et ci ho veduto tre o quattro anni continui, doppo che il Padre Alfonso si serve alla mia bottega. Nuovamente chiamato a deporre, il fisico Ludovico Stanchi afferm: Sul Salmaza io non posso dir altro se non che, venendo detto Padre Alfonso a Valenza, bench fosse invitato da molti gentilluomini, nondimeno voleva sempre andare a smontare a casa del detto Attffio Salmaza, non volendo accettare linviti ne andare a casa dalcuno, et che detto Padre donasse vestiti al Salmaza lo so perch listesso Salmaza diceva che li riceveva in dono dallistesso Padre col quale haveva intrinsichezza grande. Con linterrogatorio del fisico Stanchi, si concluse lescussione dei testi., Il fascicolo proce~suale termina bruscamente con una grave lacuna, ma dalle deposizioni sin qui riportate emerge chiaramente la struttura patologica della personalit di Padre Alfonso che, forse in conseguenza della sua pessima condotta, nel 1654 fu costretto a lasciare il priorato del convento di Bassignana. Si sarebbe indotti a credere che, giunto alle soglie della vecchiaia, il Corti cominciasse a dar segni di ravvedimento, ma non fu cosf. Gi avanti negli anni, nellagosto 1675 egli dava ancora un saggio delle sue pessime inclinazioni -sparando un colpo darchibugio al podest di Bas signana.4 Nonqstante la deposizione del Corti dalla carica priorale, la deca denza del convento di Bassignana doveva essere considerata talmente gra- ve da far dubitare della possibilit di ripristinarvi losservanza della severa regola carmelitana. Fu probabilmente, questa considerazione a indurre le supreme gerarchie ecclesiastiche a includre il convento nella soppressione decretata con la bolla Instaurandae,5 in seguito alla quale i
Fu dapprima sostituito quale procuratore da fra Bonifacio da Giussago, e quindi dal nuovo priore fra Evangelista da Mede. Cfr. G. PONTE, op. cit., 106, nota 1. 14 lvi, 109. E. CHENNA, op. cit., III, 1, 9: ... siccome non aveva che uno scarso numero di religiosi, era stato visitato dal vescovo nel 1677, e prima era stato compreso nella soppressione decretata dalla bolla Insturandae, come da lettera del prefetto della congre gazione deputata allesecuzione della medesima al procuratore generale dellordine; ma poi con altra lettera dello stesso del 26 febbraio anno seguente, fu eccettuato con quello di Vinovo diocesi di Torino. Debbono per questo essersi maneggiati i religiosi degli altri conventi dello stesso ordine, perch nella recente storia dIncisa del Molinari (tit. 2, cap. 9, pag. 172) si legge che il convento di essa terra, come risultava dai suoi libri, aveva speso venticinque ducati per conservare in quelloccasione quello di Bassignana .

redditi del soppresso convento furono assegnati alla chiesa parrocchiale di Bassignana.16 Nel 1662, tuttavia, i religiosi degli altri conventi carmelitani fecero in modo di ottenere la revoca del provvedimento di soppressione da parte della Congregazione dei Vescovi e dei Regolari la quale, nellema nare il decreto di restituzione, impose al convento di S. Maria del Car mine di pagare ogni anno la somma di 40 lire alla sacrestia della chiesa parrocc-hia.le di S. S~efaiib di Bas~ignana.~ ~ probabile che in seguito lla ricostituzione del convento, avve nuta nel 1662, accanto ad esso sia stato fondato il collegio destinato alla educazione dei gioyani, infituzione che, ebbe un notevole sviluppo nel corso del Settecento.8 Purtroppo, la dispersion,e dellarchivio monastico ci ha privato del materiale che avrebl~e potuto giovare alla ricostruzione dellattivit del collegio e dei criteri didattici cui essa si ispirava. Lattivit del collegio fu puroppo interrotta per sempre in seguito alle soppressioni napoleoniche decretate nel 1802, quando ia chiesa, il convento, il collegio e tutti i beni mobili e immobili furono incamerati e quindi venduti.9
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Vedi.infra, nota iL . A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, .fasc.~ Inventari della prevostura e chiesa, inventano della chiesa di S. Stefano compilato-nel 1688 dal prevosto CarlAntonio Piazza: La detta sagristia parchiale non ha altrentrata che di lire quaranta lanno. dico L. 40. quali gli dev paghare il Convento del Carmine per ordine della Sagra Con gregatione di Roma attesa la restituzione del Cnvento qual era soppresso et applicato alla detta sagristia fatta affi RR.PP. del Carmine, come ne const nelli atti di Pavia sotto il d 31. del mese di luglio dellanno 1662 rogato dal Sig. Camia Cancelliere del Vesco vato . La notizia ripetuta nella relazione del prevosto Zuccheffi del 1733 (ivi). Abbiamo gi visto, a proposito di un controversia sorta con la confraternita di S. Lorenzo, che fiel 1745 era priore del convento il padre Giuseppe Maria Rutta, cui attribuita la qualifica di baciliere. Ci induce a credere che il priore Rutta fosse anche rettore del collegio. . E. CHENNA, op. cit., III, 1, 9. Questo autore ricorda che, in seguito al breve pontificio del 21 marzo 1783, il convento di Bassignana era passato dalla provincia di Lombardia a quella di Piemonte. 16 17

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Questo monastero di minori osservanti riformati, detti anche zoc colanti, sorgeva fuori le mura meridionali del borgo, verso la strada che porta a Valenza, ove ancora oggi sorge unedicola sacra eretta a ricordo della scomparsa chiesa di 5. Paolo.1
La zona circostante reca tuttora la denominazione di S. Paolo, cosf come la strada vicinale che la costeggia. ji)ata la relativa distanza del monastero dallabitato, tradizione che sui gradini della chiesa di 5. Paolo venissero bbandonati i neonati frutto di illecite relazioni. Tale tradizione trova positiva conferma nelle registrazioni del Liber Baptiza torum della parrocchia di Bassignana. Tra le numerose annotazioni, ci limitiamo a tra scrivere le seguenti: 1641, 24 gennaio: ... baptizavi infantem cuius parentes ignorantur circa heri natam, et -expositam ad januam Conv~nrus Sancti Pauli eiusdem - oppidi, ... cui impositum est nomen Paula Mria ; 1643, novembre: ... infantem dierum trium in drca ad Divini Pauli Conventum expositum cuius parentes ignorantur, cui impositum est nomen Vincentius. Patrini fuere Vincentius Albinus de Praga fllius alterius Vincentij et Dorothea Catharina uxot Sebastiani Saccaeroschi de Polonia, milites hospitati hic ambo catholici ... ; 1647: ,Die 3 martis repertus est infans prope Ecclesiam Sancti Paull cuius ignoti parentes, cum schedula collo appensa vulgaris sermone ... cui nomen impo situm est Antonius ; 1654: ... infantem sub conditione hodie expositum ad ianuam Conventus Sancti Paull absque baptismatis signo et a fratribus delatus, et est dierum duorum in circa, cui impositum est nomen Stephanus ; 1721: Anno Domini 1721, die vigesima prima junii fuit delatus ad ecclesiam S.ti Pauli Bassignane infans cuius parentes ignoranrur, um schedula ad collum pendente in baprismi restimonium cum nomine scripto Antonii, et die vigesima secunda eiusdem a P. Secundo, Vicario, et a Fratre Michaele S.ti Pauli ad ecclesiam parochialem delatus fuit predictus infans ; 1794: Die 14 decembris delatus est ad ecclesiam infaiis hodie inventus prop~ cenobium 5. Pauli PR Reformat. 5. Francisci cum quodam scheda incerti autoris ... cui est impositum nomen Yoseph Fortuna tus . Piii tardi, soppressa la chiesa di 5. Paolo, i neonati venivano esposti sotto il poiticher to della pesa pubblica, che sorgeva fuori labitato, ove ora il parco della rimeii~branza. Vi allude la seguente annotazione tratta sempre dal libro dei battezzati: 1825, 5 luglio: Alle ore tre mattutine, nanti il peso pubblico Thingresso del paese. Linfante era involto in pannolini bianhi alquanto logori, aveva al collo un cordoncino di filo bianco e bleu cui stava appesa una medaglia dottone, collimpressione a rilievo della Madonna della Con cezione, ed al rovescio du cuori con una croce attorniata da 12 stelle in rffievo. Per ordine del Sindaco, assistito dal Segretario Comunale, il Serviente Comunale ha traspor tato linfante in casa della levatrice del paese (Villa Domenic) che- ha provvisto pd momentaneo allattamento. stato presentato al fonte battesimale e~ gli stato imposto il nome di Domenico Pesce~. -

Il monastero k costruito nellanno 1490 a spese della comunit di Bassignana, e nello, stesso anno fu canon~,icamente eretto con bolla aposto lica di Innocenzo VII. In o4gine, esso accoglieva Otto frati e apparteneva alla provincia religiosa di Qenova. Quando per fu eretta la provincia di 5. Diego, di cui ra capoluogo Alessandria, venne a quesa assegnata, e nel 1568 vi si tenne il capitolo provinciale.2 Il che dimostra che doveva trattarsi di un edificio di ra~guardevol proporzioni, capace quindi di accogliere un bu,on numero di religiosi. La deprecata dispersione dellarchivio,,. conventuale non consente purtroppo di ricostruire le vicende del convento lungo il corso dei secoli. Tuttavia, a colmare soltanto in piccola parte la lacuna, sono veramente preziosi i dati desunti dagli atti~ della- visita apostolka ~ompiuta il 5 settembre 1576.~ Da essi risulta che la chies, ubicata nelle vicinanze del paese e officiata dai frati di 5. Francesco dellsservanza, era satis competentem et pulchram ?Da quanto si pu capife, doveva trattarsi di un edificio darchitettura rinascimentale, con copeftura in volte, rin fiancato da cappelle, quatfro .per lato; che prendevano luce da fine~tre circolari chiuse da ~et1ate.4 Laltare maggiore era abbastanza ornato e munito di ancoita, che da identificare con il polittico di Gandolfino da Roreto di cui diremo pi avanti. Oltre alle cappelle laterali, nella chiesaesisfevano quattro altari di cui due erario dedicati rispettivament a 5. Antonio e alla B.V. Maria, mentre gli, altri due, collocati lun di fronte all~altro, erano senza titolo. Questi ultimi erano di legho e privi: di ancona, croce e candelieri, per cui il Pruzzi drdin che si provvedess,e, pena la disftuzione.. E nel caso che si fosse deciso di fare qualcosa, prescrisse che sopra gli altari fosse collocato un capocielo o baldacchino. Le cppelle laterali della chiesa erano le seguenti:
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cappella di S. Francesco, di patronato della famiglia Calvi: poi ch era priva di arredi, il Peruzzi ordin di procurarne, riparando nel contempo i vetri delle due finestre a spese dei patroni. cappella dellAnnunciata, di patronato della famiglia Gerardi: essendo priva di ancona e di arredi, fu ripetuto lordine precedente, con

Tutte queste notizie si ricavano da E. CHENNA, op. cit,, III, 1, 9. A.C.V.P., Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, TI, fol. 549r. Il visitatore osserv che la maggior parte di queste vetrate era infranta, proba bilmente a causa delle recenti vicende militari. Il padre guardiano comunque promise di restaurarle quanto prima.
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laggiunta di riparare lintonaco e munire di vetri le finestre; opere tutte da eseguire entro quattro mesi, in mancanza di che il gu~rdiano avrebb avuto la facolt di privare. i patroni della cappella, .assegnandola a chiun que ltro fosse disposto ad esegire i .lavori. cappella della Pit, di patronato della famiglia Visconti: lul timo patrono lasci eredi i frati della cappella e dei suoi beni personali, che furond poi venduti; lordine di provvedere come sopra. cappella di S. Gibvanni, di patronato dlla famiglia Pomi:. furo no ripetuti gli stessi ordini, con laggiunta di sostituire laltare di legno con uno laterizio. cappella di S. Giuseppe, di patronato della omonima confrater nita: questa non possedeva beni di ~orta, ma con le elemosine racclte fece decorare la cappella; aveva anche propri statuti che il visitatore volle esaminare, senza trovarvi nulla di superstizioso o sconveniente. cappella di cui si ignora il titolo, di patronato di Antonio Ca nesi: presentava una bella ancona a tre scom~3ar.ti raffigurante al centro la Vergine col Bambino, e ai lati S. Francesco e S. Bernardin.5 cappella senza titolo di patronato di Vincenzo e Michele Gerar di: era priva di ancona, croce e candelieri, e la finestra circolare era tutta devastata; lordine di provvedere a spese dei patroni. cappella sehz~ titolo di patronato di MarcAntonio dei conti di Gambarana: poich e~a priva di qualsia~i decorazione, il visitatore ordin di erigere un altare munito di ancona, cro~e e candelieri, riparando a spese del patrono, la finestra circolare e la volta in cui si aprivano peri colose fessure.
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veniva strettamente osservata, cosa non sempre frequente in quel tempo. Nel corso del Seicento, la. chiesa di .S. Paolo si and arricchendo di numerose opere darte, oggi purtroppo disperse, fra le quali da citare una tavola di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo raffigurante S. Fran cesco che riceve da Cristo e dalla Vergine lindulgenza del perdono di Assisi .6 Quali fossero gli altari migliori della chiesa verso la met del secol, risulta dalla seguente supplica indirizzata il 17 gennaio 1643 dai rati del convento al vescovo di Pavia:7
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Molto IlLmo et Rev.mo Sig.re, Li Padri Minori Osseryanti Riformati di S. Francesco habitanti nel convento di S. Paolo nella terra di Bassignana hanno ottenuto da N.S. Urbano VIII per quelli che nella loro chiesa visitaranno li sette altari da deputarsi dallOrdina rio, quella iiiedema Indulgenza, che si acquista da chi visita li 7 altari nella Basilica di Santo Pietr di Roma, come appare dal breve di 5. S.t, Dat. Romae apud S. Mariam maiorem sub annulo Piscatoris die 29~ Julij 1642. Pertanto essendo che fra tutti li altari, quali si rittrovano nella sodetta chiesa di 5. Paolo, li piul belli, li piii ornati, et li piii ben tenuti sono li infrascritti, cio: laltare del Crocifisso laltare dellAnnonciata laltare dellAssontione di M.V. lltare della Purificatione dellistessa V. Madre laltare di. S. Anna e di S. Gioseffo laltare di S. Francesco, detto del cordone, et laltare di 5. Diego humilmente, e nelle viscere di Giesi~i Cristo N.S. supplicano V.S.M.Ill.a, et Reverendissima a deputarli, et approvarli, et insieme concedere facolt e licen za di poter publicare la sodetta indulgenza, il che sperando, ecc.
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Nella chiesa esistevano numerosissimi sepolcri, ma la gran parte di essi era priva di lastra marmorea. Il Peruzzi ordin allora che entro sei mesi i sepolcri fossero muniti di botola con i relativi incastri. In caso di inadempienza, il guardiano del convento avrebbe dovuto riempire di terra i sepolcri, sino a livello del pavimento. Gli atti della visita si chiudono con losservazione che la clausura
Il Bartoli, che vide questa ancona nella seconda met del Settecento, ne d la seguente descrizione: Nel secondo Altare alla destra, la Tavola in tre Partimenti con in quello di mezzo M.V., e il Bambino; e ne laterali S. Bernardino, e 5. Francesco, ha il nome del suo Pittore scritto cosf: Jeronimus Bargensis Nitiae Palearum Pinxit . Cfr. F. BARTOLI, op. cii., Il, 59. Purtroppo, questa capolavoro del Borghesi attualmente disperso. Si salvato invece il polittico di Gandoffino da Roreto, come diremo fra poco.

A questo punto le ntizie riguardanti il monastero e la chiesa ven gono a cessare quasi del tutto: sappiamo soltanto che attorno al 165Q, quando la riforma fu ,accettata da tutti,i conventi degli osservanti della diocesi di Pavia, essa fu introdotta anche nel convento di Bassignana.8 Risulta poi che nel 1765 era priore del monastero di S. Paolo il padre Cleto da Bassignana?
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6 F. BARTOLI, op. cii., Il, 59. La tavola del Caccia era nel quinto altare, ma non chiaro se questo fosse a destra o a sinistra. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Confraternite e indulgenze. Il documento reca il rescritto di approvazione del 17 gennaio 1643. E. CHENNA, op. cii., III, 1, 9. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali, Visita di mons. Pio Bellingeri del 17 aprile 1765.

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Il monastero fu soppresso nel settembre 1802 e i suoi beni furono venduti allasta. Pi tardi, la chiesae lannesso convento furono atterrati, e cli essi attualmente non rimane pi traccia, ad eccezione dellala setteci trionale del chiostro, adibita a sede della casa di ricovero Muzio Cortese Dalla rovina ben poco pot sfuggire: tre campane della chiesa passarono alla parrocchiale di S. Stefano, ma soprattutto si salv il pre zioso polittico di Gandoffino da Roreto che oggi conservat nella Pi nacoteca Civica di Alessandria. Che il plittico si trovasse in origine nella chiesa di 5. Paolo di Bassignana non sembra dubbio. Gi abbiamo riferito che gli atti della visita apostolica del 1576 segnalano lesistenza di una ancona sullaltare maggiore, pur senza fornire particolari pi precisi. Ora, il termine ico na che ricorre frequentemente negli atti della visita noia viene usato soltanto per indicare un quadro ma, genericamente, qualsiasi tipo di rap presentazione pittorica, compresi i polittici formati da pi scomparti. Ne abbiamo -una -riprova proprio a proposito della chiesa stessa di S. Paolo, ove il trittico.- di Antonio Borghesi viene indicato semplicemente con il termine icona . Esiste poi un precisa testimonianza costituita dagli atti della visita pastorale compiuta nella parrocchia di Rivarone dal vescovo dAngennes, il 7 agosto 1826.11 ljYa questa fonte apprendiamo che il polittico si tro vava originariamente nella chiesa di 5. Francesco di Bassignana, poi ab bandonata e diroccata. Ora, poich a Bassignana non mai esistita una chiesa dedicata al santo dAssisi, evidente che in realt doveva trattarsi della chiesa di 5. Paolo, officiata dai minori osservanti riformati di S. Francesco. Lequiv&o contenuto nei verbali della visita del vescovo dAngennes quindi facilmente spiegabile. Ma c di pi: se osserviamo attentamente il polittico, notiamo che i santi effigiati a sinistra e a destra dello scomparto centrale sono S. Paolo e S. Francesco e cio, rispettivamente, il santo titolare della chie~a e il fondatore dellordine religioso che lofficiava. Inoltre, tutti i
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santi effigiati, ad eccezione di 5. Paolo, app~rtehevario a~llordine france

scano. Ques~i particolari dunque confermano, in modo definitivo, la provenienza del polittico dall chiesa di 5. Paolo di Bassignana. Dopo la soppressione della chiesa, il polittico fu trasferito pr in teressarner~to del rettore Giuseppe Coppa Molla nella parrocchiale di Rivarone, ove fu notato dal vescovo dAngennes nel corsb della sua -visita pastorale del 1826. Il ve~covo, che nort doveva essere affatto di giuno di cultura artistica, rilev subito limportanza dellopera e ne raccomand la pi scrupolosa conservazione,2 suggerendo di farla re staurare soltanto -da pittore eccellentissimo che a(resse gi lavorato presso qualche Pinacoteca regia . Le sagge esortazioni del dAngennes non furono purtroppo asse condate dai successivi rettori di Rivarone. Addirittura, quando nel 1893 il rettore Baglianiricostruf il coro della chiesa per collocarvi la sta tua della Madonna del Rosario, il polittico fu rimosso e collocato in luogo talmente inadatto e malsano che si ridusse in breve tempo in con dizioni rovinQse. Verso il. 1915 si tent di effettuare qualche riparazione alle cornici e agli ornati, ma per affrontare un radicale restauro occorre va una somma sproporzionata alle entrate della chiesa. Nel 1926 infine, accogliendo il ccinsiglio del canonico Gasparolo di Alessandri, la fabbriceria della chiesa decise di vendere il polittico al Comune di quella citt. Collocato nella Pinacoteca Civica, esso subf importanti interventi conservati~i nel 1931 ma, poich le sue condi zioni lasciavano parecchio a desiderare, nel 1971 fu oggetto di un ra dicale restauro che liber il capolavoro dagli imbratti- e dalle ridipintur~. RitornatQ splendido di colori e di luce, chiari e trasparenti come in un pittore pierfrancescano, il polittko fu esposto alla Mostra Restauri in Piemonte 1.968-1971 .~
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10 Lala superstite del chiostro, nonostante gli adattamenti subiti al principio del secolo in seguito alla sua nuova destinazione, presenta tuttora al piano superiore una loggetta a dodici arcate, a gruppi di due, che formano delle bifore separate luna dal laltra da una lesena dordine toscano. Al piano terreno invece si apriva un porticato con archi a tutto sesto, attualmente murato. Nellinsieme, le caratteristiche architettoniche delledificio sono estremamente affini a quelle dellala superstite del chiostro cli S. Maria del Carmine. Si pu quindi pensare che le due costruzioni, di sapore ancora rinasci mentale, siano coeve e progettate dal medesimo architetto. ~ Archivio Parrocchiale di Rivarone.

12 mandatum est, ut omni qua fieri potest diligentiori custodia asservetur, commendando potissimum Reverendo D. Rectori, ne scalas aut alias res admoveri eidem sinar, cx quo maxinium sequeretur detrimentum . 13 Cfr. Restauri in Piemonte 1968-1971 , Torino 1971, catalogo della mostra a cura di F. Mazzini e G. Romano. Dalle pp. 45-6 del catalogo citato trascriviamo la seguente scheda di restauro: Gi nel 1826 il polittico di Bassignana, poi di Rivarone e ora ad Alessandria, risultava in cattive condizioni e se ne auspicava un restauro ac curato; nulla sappiamo di un lavoro a quella data, mentre documentato un ampio intervento conservativo nel 1931 e altri minori in anni successivi. Tutte le operazioni qui ricordate avevano per ottenuto solo risultati parziali e momentanei~ talvolta non del tutto positivi: il polittico mostrava colori anche troppo brillanti e acidi a causa di vecchie spuliture; le lacune erano state sempre integrate simulando lo stile del pit

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MONASTERO DI 5. PAOLO

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Ecco ora una brevissima descrizione dellopera. La tavola cehtrale rappresenta lir~coronazione della Vergine, al cospetto di uno- stuolo di angeli e di santi: ullo sfondo la veduta di un paese resa con rara efficacia, degna certamente dei migliori maestri del rinascimento. Ai lati dello. scomparto centrale si notano a sinistra la figura di 5. Paolo, e a destra quella di 5. Francesco. Sopra queste figure sono due scomparti pi piccoli rappresentanti, rispettivamente, 5. Bernardino da Siena e 5. Bonaventura da Bagnoregio. Nella cimasa, entro il tondo centrale rap presentata. la cfocefissione e, nelle due volute laterali, la scena deWan nunciazicine. Nella predella, infine, entro eleganti girari si notano le figure a me~zo busto di cinque santi martiri francescani. Nel prinorama pittorico manieristico piemontese, il polittico di Bas ~ignai4a bccupa un posto di primordine. Prtroppo, manca per ora uno studjo esauriente su Gandoffino, tale da fornire una cnvincente pro gressione cronblgic~ delle sue opere, problema reso ancor pi comples so dal fatio che lartista risulta documentato soltahto dal 14~3 al 1510. Si pu tuttavia affermare che il polittico rappresenti il capolavoro di Gandoffino da Roreto nel suo momento migliore, vale a dire intorno al 1510 poco dopo, e quindi al di l del polittico astigiano del 1501
tore confondendo cosf pafti sane e rifacimenti; le armature di fissaggio sul retro delle tavole non avevano che accentuato le diverse tensioni del -legno favorendo numerosis simi sollevamenti del colore, seguiti in breve tempo da cadute irrimediabili. Peggiorava ancora la situazione il fatto che la preparazione si era indebolita e sfarinata per effetto dei movimenti del supporto e per lazione di colonie di microrganismi installatisi nelle zone dove erano state iniettate in antico colle organiche per fissare il colore. Le tavole in pioppo, ormal sfibrate dai tarli e sostanzialmente fradice, non erano pi sufficiente mente solide e si ricorsi pertanto al trasporto del dipinto dopo. averne armato e pro tetto convenientemente la superficie. Asportata lintera parte lignea si raschiata via con delicatezza la vecchia preparazione sostituendola con altra analoga a base di gesso e colla trattata con antiparassitari. Il sottile strato di colore e preparazione, rinforzato ancora con lapplicazione di una telina di percalle, stato infine fissato a un nuovo supporto ligneo a pi strati trattato cori formaldeide per evitare laggressione dei tarli e con poliesteri per renderlo impermeabile. Per il procedimentd di fissatura al supporto si ricorso a una colla facilmente rimovibile~ in modo da rendere reversibile lope razione. La pulitura generale stata condotta con miste particolarmente dolci data la deli catezza della tempera e ricorrendo spesso al bisturi per asportare le ridipinture; i vec chi stucchi debordanti sono stati ammorbiditi con semplice acqua tiepida e in seguito ridimensionati o asportati e rifatti secondo la necessit. Le lacune sono state integrate a minuto tratteggio quando un danno troppo scoperto avrebbe potuto ostacolare una piana lettura del dipinto; nelle zone di minor importanza, come ad esempio nel cielo, gi appiattito da vecchie spuliture, si adottato un tratteggio meno sottile o semplici cam piture uniformi facilmente isolabili a un esame ravvicinato.

e di quello conservato a Savigliano. Stilisticamente, esso si rivela affine a quello di 5. Antonio a Casale e alla Adorazione del Bambino del Semi nario di Asti, opere per le quali si potrebbe suggerire una datazione at torno al isio.~

Cfr. il catalogo cit., p. 45-6, scheda a cura di G. Romano. Per la bibliografia, oltre al catalogo, cfr. anche F. GA5PAROLO, Il polittico della chiesa di Rivarone, in Ri vista di Storia, Arte, Archeologia per la provincia di Alessandria , 1923, pp. 234-36; A. MENsr, Il polittico di Rivarone nella Pinacoteca Civica di Alessandria, in a Alezan dria , aprile 1934, p. 117; A.M. Biuzxo, La pittura in Piemonte dallet romanica al Cinquecento, Torino 1942, pp. 74, 216; G. ROMANO, Casalesi del Cinquecento, Torino 1969, p. 21 nota.

PARTETR A
Gli ospedali

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I~l precetto evangelico della carit, specialmente verso il prossimo


bisognoso e sofferente, sempre stato concepito dallelemento piii con sapevole delle comunit cristiane come manifestazione concreta ed es senziale della propria fede religiosa. Si deve per osservare che, meiitre in un primo tempo lassistenza obbediva piii a un istintivo impulso di generosit individuale, sia pure anco1~ato a un precetto che tocca le radici stesse del Cristianesimo, sol tanto pM tardi le iniziative benefiche, pur continuando ad essere una manifestazione di carit spontanea ed individuale, diventarono un fe nomeno pM complesso che and articolandosi in organizzazioni e isti tuzioni dotate di a~petti tipici e particolari forme giuridiche. Le fondazioni benefiche che si proponevano come obiettivo im mediato lassistenza dei malati e dei poveri, ma soprattutto dei pelle gr.ini, assunsero-il nome di bospitalia, hospitia, enti destinati istituzio nalmente allassistenza generica o specifica. Nei primi secoli dopo il Mille si verific una vera e propria fioritura di tali enti, sorti per lascito testamentario o per atto di fondazione vero e proprio, ad opera di privati soprattutto laici che, per motivi religiosi, dest.inavano una somma o una parte dei propri beni ai poveri, quasi sempre riservando a s e ai propri discendenti il diritto di nomina del capo dellente d~pedaliero, variamente chiamato minister, magister, pa tronus. Anche a Bassignana, data la particolare ubicazione del luogo su vie f:requentate e, almeno per un certo petiodo, abituale ricettacolo di esuli politici, dove~te a un certo- punto manifestarsi lesigenza. di una idonea attrezzatura ospitaliera, sia in funzione delle necessit locali sia di quelle dei forestieri in transito, massime i pellegrini. Abbianio gi visto che un documento del 9 agosto 12Q7 menziona una mansio de Rivo Pulverio sita in territorio de Bassignana. Il docu
~ F.
FAGNANI-G. TORTI,

op. cit., I, 75.

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mento non fornisce altri particolari, m non sembra dubbio che si trat~ tasse di un ospedale nel senso di ospizio , cio di un edificio nel quale i pellegrini e i viandanti potevano trovare un giaciglio dove ripararsi dalle intemperie e riposarsi durante la notte. La mansio cbveva sorgere nei pressi di Bassignana, ac~anto a un piccolo corso dacqua che scendeva da Pulveria, antico nome di Piovera.2 ~ assai verosil e che l mansio in q~es~iqne sia da identificare con lospedale di S. Giacomo, di patronato della famiglia Beffingeri, che sorgeva appunto nella valle di S. Giacomo, nella pianura tra Pecetto e Rivarone. La piii antica menzione ditale ospedale contenuta in un atto del 3 settembre 1391 ~ in cui il dottore in utroque Guglielmo Beffingeri di Bassignan, patrono ecclesie et hospitalis sanc~i Jacobi de Porveria prope Bassignanam diocesis papiensis , a nome suo proprio e di altri della famiglia Bellingeri, tutti patroni della chiesa e dellospedale, dei quali egli .procurator per atto del 26 dicembre 1390 a rogito del notaio Antonio Cristiani di Bassignana, presenta per la conferma ca nonica il prete Giacomo de Nebiis quale nuo~o rettore dellospedale, in sostituzione del prete milanese Antonino Trivulzio, .che poco prima aveva contratto matrimonio (!) lasciando vacante lufficio.. Alla fine del Trecento, quindi, lospedale e la chiesi annessa erano ancora efficenti, e la famiglia dei Beffingeri vi esercitava ancora i propri diritti, fra cui quello di presentare il nuovo rettore alla conferma del lordinario diocesano o del vicario di questi. Non sappiamo per quanto tempo ancora listituzione abbia conti nuato a funzionare, ma risulta per certo che alla met del Quattrocento lospedale aveva cessato di esistere, probabilmente distrutto in seguito a qualche fatto militare di cui non ci . pervenuta notizia. Gli soprav visse per, per molto tempo ancora, la chiesa dedicata a S. Giacomo, sulla quale i Bellingeri continuarono ad esercitar~ il diritto di patronato.
2 In un inventano dei beni di propriet della chiesa di 5. Stefano di Bassignana, compilato il 23 maggio 1595 dal prevosto Gio. Stefano Maletta, viene elencata una vigna sita al Riario di Provera , vale a dire nella regione in cui sorgeva anticamente la mansio citata nel testo. Cfr. A.C.V.P., cart. 10, Bassignana, fasc. Inventari della prevo stufa e chiesa. Nel catasto del 1602 la chiesa di Santo Jacomo ne Ronchi viene indicata nella prima e seconda matricola delle Vigne (Archivio Comunale di Bas signana, Catasto del 1602). Nel catasto del 1774 la Valle di S. Giacomo e il Riale de Proveri sono indicati ai numeri di mappa 54-55-76-77-78-80-84-89 (ivi). Archivio di Stato di Pavia, Rogiti del notaio Albertolo Grifii, cart. 1391, atto n. 14.

Nella visita pastorale del 1460 ~ viene appunto menzionata la chiesa campestre di S. Giacomo, ,di patronato dei nobili [Bellingeri], la cui conferma era di spettanza dellordinario diocesano. In quel periodo ne era investito il prevostq di Bassignana, il quale ricavava un reddito di 40 fior.ini dai beni che costituivano il beneficio della chiesa. Nel secolo seguente; ai tempi della visita apostolica di mons. An gelo Peruzzi del 5 ~ettembre 1576,~ troviamo nuovamente citata la chiesa di S. Giacmo, ma non si fa piii parola del patronato che. un tempo vi esercitavano i Beffingeri; segno che nel frattempo tale dhitto era ormai cessato per rinuncia o per altri motivi che noi non conosciamo. In quel tempo loratorio costituiva un chiericato di cui era investito il sacerdote Gian GiicomoAic~rdi, prevosto di Lomello. Il beneficio pro duceva i,in reddito annuo di 40 scudi, ma era gravato da ,una pensione vitalizia di 16 scudi allanno a favore del prete Gerolamo Oltrabella, che evidentemente aveva rinunciato alla prebenda riservandosi il vitalizio. Loratorio era oltremodo indecente, del tu~to aperto e abbandonato, circondato di spine e arbusti. Onde, il Pe~uzzi ordin che esso fosse de molito, assegnandone i materiali alla chiesa parrocchiale. Rilevato inoltre che i redditi del pingue b~neficiq nn eran gravati da oneri di sorta, il visitatore apostolico prescrisse che il titolare dl beneficio dovesse versare ogni anfio al prevosto di Bassignana la, somma di 25 lire, con la quale sovvenzionare un chierico incaricato di officiare nella parrocchiale del luogo. La situazione peggior ulte~iormente agli inizi del Seicento. Negli atti della visita pastorale dellil ottobre 1619 6 detto che il visitatore si rec alla ~hiesa di S. Giacomo niei Ronchi, ma non trov ~resente il ti tolare del chiericato: Loratorio era quasi del tutto atterrato e circondato di spine, per cui il visitatore ribadf lordine che i resti delledificio fos sero distrutti, assegnando i materiali di r-isi4lta alla chiesa par.rocc-hiale. E poich la persona che era stata investita del chier-icato godeva le rendite ~enza mai fiietter piede a Bassignana, fu rinnovata la prescri zione che il titolare del beneficio dovesse versare ogni annio al prevosto 25 scudi per ,il. mantenimento di un chierico.
X. TOSCANI, op. cit., 170: Adest alia ecclesia campestris sub vocabulo Sancti lacobi iunis patronatus i~obiium, confirmatio spectat ordinario, est provisum prefato Domino Preposito, habet redditus florenorum XL . A.C.V.P.; Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, TI, fol. 553v. 6 Ivi, Parrocchie, cart.4 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. Non conosciamo lidentit della persona: gli atti della visita hanno uno spazio bianco al posto del nome. .

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Tale prescrizione rimase purtroppo lettera morta anche in seguito, nonostante le ripetute conferme emanate in occasione delle periodiche visite pastorali. Il 30 maggio 1635 il vscovo di Pavia Fabrizio Landriani si rec a visitare loratorio, che si trovava in mezzo alle vigne verso Pecetto, alla distanza di un miglio da Bassignana. Ledificio era tutto aperto e pieno di erbacce: laltare, laterizio, era spoglio di qualsiasi arredo. Il vescovo ordin allora che loratorio fosse tenuto chiuso e ornato in modo decente entro il termine di tre mesi, in mancanza di che avrebbe dovuto essere atterrato, assegnandone i materiali alla fabbrica della parrocchiale. Il vescovo Landriani rilev poi che, in base alle prescrizioni ema nate dal Peruzzi nel 1576, fu ordinato che il titolare del chiericato dovesse versare al prevostO la somma di 25 lire annue, che per non furono ~mai pagate, nonostante che il i~eddito del benefiio raggiungesse la cospicua cifradi 500 lire. Di conseguenza, il visitatore ordin al pre vosto di Bassignana di procedere al sequestro dei redditi del beneficio presso il fittabile Cristoforo Torre, sino alla concorrenza delle annualit arretrate dovute a pa~tire dal 1576.8 Ma era tutto fiato sprecato: per analogia, vengoI~o in mente le grida dei governatori spagnoli, di manzoniana memoria. Lunico risul tato, se cosf possiamo chiama~lo, fu quello di trasferire nominalmente il chiericato in S. Stefano, poich loratorio di 5. Giacomo era ormai tutto dirotto~ aperto nelle vigne .~ La.situazione appare immutata nella relazione del.prevosto Giuseppe Antonio Zucchelli, del 14 aprile 1733,10 dalla quale emerge che in questo periodo era ~titolare del beneficio il milanese abate Ambrogio Fagnani dei marchesi di Gerenzano. Il quale, inutile dirlo, al pari dei suoi predecessori non pagava il becco dun quattrino al prevosto di. Bassignana. Loratorio, intanto, continuava a presentare lo spettacol6 della, sua desolante rovin~. Lultimo documento riguarda~ite il chiericato di S. Giacomo co
. .

stituito dalla relazione ~ del prevosto Bernardino Laboranti (1749-1772), nella quale troviamo ripetuto che loratorio era tutto destrutto, aperto, e profanato . Ne era tuttora titolare labate Ambrogio Fagnani di Mi lano, che ne ricavava un reddito di 500 lire e oltre, senza pagare le 25 lire prescritte in occasione di tutte le visite pastorali succedutesi a Bas signana a partire dal 1576. La relazione per aggiunge che per questa questione era stata iniziata una lite presso la Curia di Roma, ma a quanto pare senza esito, per cui fu chiesto lintervento del giudice civile. Come poi sia andata a finire la questione non sappiamo, ma facile sup porre che il prevosto di Bassignana non abbia mai potuto avere una sola lira di quanto legittimamente gli spettava.2

A Bassignana esisteva anticamente un secondo ospedale, dedicato anchsso a s: Giacomo, che non aveva nulla a che vedere con quello omonimo e ben pi antico, di patronato dei Bellingeri, di cui abbiamo detto prima. Lospedale fu fondato per effetto delle disposizioni di ultima volont del bassignanese Giacomo Cani il quale,, giacendo infermo, test in data 10 febbraio 1439 per atto a rogito del notaio Domenico Previde di Bassignana.3 Nel testamento, il Cani dispose perch alla chiesa di S.
. . .

A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fase. Visite pastorali. lvi, fasc. Inventari della prevostura e chiesa, relazione del prevosto Carlo An tonio Piazza, del 1688. Nella relazione si precisa che il chiericato aveva circa 400 perti che di terreno tutto livellato a fitto perpetuo, a soldi 30 la pertica, per un reddito com plessivo di 100 scudi. Titolaredel beneficio ea labate Pietro Cipriano Denti, di Milano, che si godeva le rendite senza onere alcuno, nemmeno quello di versare al prevosto le 25 lire prescritte dal Peruzzi nel 1576. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Inventari della prevstura e chiesa. Vengono ripetute le medesime notizie di~ cui alla nota precedente.

Ivi. Non sappiamo neppure~ quando siano definitivamente scomparsi i ruderi della chiesa di S. Giacomo, ma certo che ai tempi del Chenna non esistevano pM. Cfr. E. CHENNA, op. cit., III, 1, 9. Loriginale del documento andato purtroppo perduto. Tuttavia, gli atti della Visitatio apostolica di mons. Peruzzi del 1576 (1.1, fol. 552r. e v.) ci hanno conservato il seguente ampio framniento: Item idem Jacobus tnitatr legavit ecdesie sancti Jacobi edificate ~per ipsum testatorem in dicta terra Bassignane domum unam parvam muratam cuppatam.et iolariatam cum pena una sediminis.que est deversus stratam publicam se tenentem cum domo .mgna ipsius testatoris in qua habitat et residet.et cubit ipse testator . quibus domui parve ac sediinini coheret idem testator ah una parte. ah alia heredes quondam Georgij Vermi.ab alia via comunis.ab alla dicta ecclesia Sancti Jacobi edificata per ipsum testatorem accipiendo ah angulo muri, . quod est inter dictam domum parvam.et dictam magnam.in qua habitat ipse testator eundo per rectam lineam usque ad angulum dicte ecclesie.et etiam eundo per rectam lineam in confinibus heredum Georgij Vermi.in qua domo ipse testator ordinavit.et iussit.ac voluit.et vult quod fiat hospitale dicte: ecclesie Sancti Jacobi ubi albergari.et hospitari possint pauperes Christi.ibidem descendentes pro mercede anime sue.cum hac conditione quod heredes.et successores ipsius testatoris habeant.et habere debeant anditum.et viam intrandi.et exeundi super dicto sedimine legato t supra cum carris.et bobus.et alijs necessarijs pro usu domus.et sedimjnis in quibus habitat ipse testator.et que legare intendit Bertole Cani
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da lui Costruita accanto alla propria abitazione fosse legato un piccolo edificio, situato nelle immediate vicinanze, nel quale istituire un ospedale destinato ad ospitare i poveri. Per assicurare il funziona mento dellistituzione, il Cani leg alcuni appezzamenti di terreno della superficie complessiva di 48 staia. La disposizione era sottoposta alla condizione che Bertola Cani, nipote del testatore, e i successori di quello,
infrascripto eius nepoti.et hoc pro mercede anime sue et defunctorum suorum. Item idem Jacobus testator legavit dicte ecclesie.et hospitali ordinatis per ipsum testatorem pro manutentione dicte ecclesie.et hospitalis starios decem.et octo terre culle allodialis iacentis supra dicto posse Bassignane ubi dicitur ad muros.quibus coheret ab una parte Gaspar Galia.ab alia ecclesia S. Johannis. ah alla Perinus.de Burcio.et ab alia heredes Johannis de Pomo. Item starios quindecim terre culte allodialis iacentis supra dicto ;posse Bassignane ubi dicitur ad ulmum.quibus coheret ab una parte heredes Johannis de Pomoib alla dominus Petrus Longus. et ab alla heredes Petti Sachi.et ah alia Johan nes Mangiapira. Item starios quindecim terre culle allodialls iacentis supra dicto posse Bassi~nane ubi dicitur ad Gabolam.quibus coheret a duahus partibus Dominicus de Ghirardis.et ab alla via vicinalis.ab alla Johannes Patarinus. Quas ornnes proprietates legavit ipse testator dicte ecclesie.et bospitali pro dodbus ipsorum ecclesie et hospitalis cum hac conditjon quod infrascriptus Bertola Canis nepos ipsius testatoris.et heredes.et successores ipsius Bertole laborare debeant dictas possessiones~et proprietates.et de fructibus.redditibus.et proventibus.qui exient.et percipient. de ipsis proprietatibus expen di.et converti debeant per infrascriptum Bertolam.et heredes.et successores sud in uti litate et augmentatione ac necessarijs dicte etclesie . et hospitalis . ut pauperes Christi ibidem descendentes possint commode in ipso hospitali [hospitarii pro mercede anime ipsius testatoris.et defunctorum suorum. Item idem Jacobus testator statuit.et oidinavit quod Bertola Canis infrascriptus eius nq5os sit t esse: debeat minister.et rector dicte ecclesie Sancti Jacobi et dicti hospitalis.et successive heredes suos.et successores ipsius Bertole videllcet in ministrando.et regendo.ac disponendo bona dicte ecclesi~.et hospitalls. et hospitando pauperes Christi descendentes:et quod ipse Bertola.heredes.et successres sui teneantin.et debeant bospitati pauperes descendentes, in dicta ecclesia.et bospitali iuxta posse dicte ecclesie.et hospitalis et in quantum ipse Bertola.et hereds.et succes sores sui predicta non facerent in hospitando ut supra.eo casu ipse testator concedit.dat.et tribuit plenam.et amplam potestatem.et bayllam consifio Commuis Bassignane poscendi compellere.et .cogere. ipsum Bertolam.et heredes~et successores. suos.ad fieri faciendum circa predicta et debitum. Item idem Jacobus testator statuit . et ordlnavit ac iussit quod casu quo Summus Pontifex seu Reverendissimus in Christo Dominus Dominus Episcopus Papiensis seu aliquis .alius religiosus.vel rector dicte ecclesie Sancti Jacobi et hospitalis edificatum per ipsum tstatorem unire.et unionem facer vellent cum, aliqua alla ecclesia et hospitall.quod dicta unio locum non habeat.nec babere possit.et quod ipso iure dicta ecclesia Sancti Jacobi.et domus hospitalis ipsius ecclesi~.ac ali~ bona legata ut ~upra soprascripte ecclesie. et hospitali per ipsum .testatorem remaneant.et remanere debeant libere infrascripto Bertole et heredibus suis.Item, idern testator statuit.et ofdinavit quod casu qu infrascriptus Bertola Canis.et suprascriptus Martihus filius Bertole decederint ah intestato4uod Antonia uxor ipsius Bertole et mater ipsius Martini succedere non possint ipsos aliqualiter in suprascriptis et infrascriptis bonis legatis per ipsum testa torem.ipsis Bertole et Martino ... . Gli atti della Visitatio ~recano quindi lannotazione: In omnibus autem et de quo quidem testamento ut videre licuit rogatus fuit D. Do minlcus de Previde de Bassignan de anno 1439.die.X.februarii . .

dovessero lavorare ,le terre ass~gn~t~ allospedale, impiegando i redditi nel funzionamento della nuova fondazione. Dispo~e inoltre che Bertola Cani e i suoi successori, fossero ministri dellospedale con lobbligo di esercitare lospitalit a favore dei .pov~ri: in caso di inosservanza di questa presc-rizidne il Comune. di Bassignana avrebbe avuto il diritto di dimettere Bertola Cani e i suoi successori, assumendo la gestione diretta dellente. Qualora poi il Pontefice o altra autorit religiosa avessero im posto lunione dellospedale di S. Giacomo ad altro ente analogo, i beni legati come sopra avrebbero dovuto essere iilasciati immediatamente a Bettola Cani e ai suoi eredi.. ~erificandosi questa ipotesi, e qualora B& tela o il figlio di lui Martino fossero morti senza dettare testamento, dalla succeione dei. beni in questione veniva esplicitamente esclusa Antonia itioglie di detto Bertola. legitmo pensare he Gicomo Cani sia passato a miglior vita in quellanno stesso 1439, e cht subito dopo sia diventata operante la volont espre,ssa dal t~statore in merito ~allistituzione dellospedale. certo comunque che qesto era gi in condizio,ni di piena efficienza alla met del secolo. Dalla visita pastorale del 1460 14 ri~ulta infatti che dsso era governato da Bartolbmeo Cani (certamente il nipote del fondtore, citato nel testamento) e avva un reddito annuo con il quale si mante nevano due letti che il visitatore trov in buono stato: lectos duos bene ornatos . Verso la met del secolo seguente peraltro il pattimonio legato dal fondatore; asottigliatosi in seguito alle continue usurpazioni, divent del tutto insufficiente ai funzionamento dellistituzione: i discendenti di Giacomo Cani si trovarono quindi nellimpossibilit di arrestare la progressiva decadenza dellospedale, trasformato ben presto inuna sor dida spelonca. ~li stessi patroni finirono pr trovarsi in gravi ristrettez ze, per cui si trovarono costr~tti ad appropriarsi delle esigue rendite dellistituzione per mantenere la numerosa famiglia. La ,gravit della situazione si trova gi accennata nella visita pa storale del 18 settembre 1565, compiuta dal vica~io generale della diocesi.5 Questi trov che lospedale era governato da Martino Cani, successo al padr suo nellamministrazione, il quale conduceva diretta. .

~ X. ToscANI, op. cii., 170: Etiam visitavit bospitale Sancti Jacobi; gubernatur per Bartolomeum de Canibus, habet reditus fiorenorum [in bianco) et tenet lectos duos bene ornatos . ~ A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali.

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mente le terre che costituivano il patrimonio dellente, ridotto a sole 16 pertiche cli terra vignata e coltivata. Il Cani dichiar candidamente che, a causa della propria povert, non faceva nulla per mantenere decorosamente lospedale, limitandosi di quando in quando a fare qualche elemosina. Aggiunse di avere le scritture riguardanti listituzione, attestanti i diritti della sua famiglia, nei breviari del fu Alessandro Bellingeri (certamente un notaio di Bas signana), dichiarandosi disposto a mostrarle. Accanto allospedale, il vi sitatore vide un oratorio allinterno del quale era un altare con la to vaglia, una predella e una piccola campana: vi si celebrava la messa nella vigilia e nella festivit di S. Giacomo. Di gran lunga peggiore il quadro che risulta dagli atti della visita apostolica del 5 settembre 1576.16 Mons. Peruzzi vide anzitutto un lo cale che ospitava un solo altare, ma in condizioni talmente indecorose che, per quanto gli dicessero che si trattava della chiesa di S. Giacomo, in realt dovette concludere che non aveva laspetto di una chiesa, ma piuttosto di una stalla. Ledificio minacciava rovina in molte parti, e una parete aveva gi cominciato a cadere. Il visitatore volle anzitutto informarsi delle circostanze che porta rono alla fondazione dellospedale, e chiese che gli fosse mostrata la relativa documentazione. Dopo aiquante tergiversazioni, il ministro in carica gli present il testamento di Giacomo Cani, di cui il Peruzzi ebbe cura di trascrivere la parte sostanziale. Dopo aver preso visione delle tavole di fondazione, il ~visitatore volle sincerarsi, del modo in cui erano amministrati i beni dellospedale, come venivano impiegati i~ redditi relativi e come si rispettavano gli ob blighi dellospitalit. Le cose andavano malissimo: la chiesa era abban donata e il luogo .dellospedale non era quello scelto dal fondatore, ma una casa bassa, umida e intollerabile, senza intonaco e senza pavimento (se non di terra), tantc ~he sembrava pli adatta non al. ricovero degli uomini, ma appena degli animali; conteneva tuttavia due lettucci molto miserabili, in uno dei quali giaceva inferma una donna. Quanto ai beni e ai redditi dellospedale, il ministro, che era un vecchio inabile chiamato Matteo Cani, disse che i beni stessi furono in molti modi usurpatie occupati da terzi, soprattutto al tempo delle guerre che imperversarono qualche tempo prima nello Stato di Milano. Onde, del primitivo patrimonio erano rimaste appena 16 pertiche di terra, dalle
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quali da molti anni in qua si ricavavano soltanto un sacco e mezzo di frument e tre brente di vino, allanno, che venivano dispensati ai poveri che si presentavano allospedale. Aggiunse il ministro che qualche volta si trov costretto a spendere del suo per recuperare e difendere il pa trimonio dellente. Per quanto le tavole di fondazione prevedessero che in casi speciali il ministro fosse tenuto .a rendere conto del suo operato ai membri del consiglio comunale di Bassignana, tuttavia lobbligo non fu mai osser vato. Lo stesso ministro versava in stato di povert, ma nonostante que sto il Peruzzi lo richiam severamente allosservanza dei. suoi doveri. Ordin anzitutto che, si procurasse una casa piil decente, e precisamente quella indicata dal fondatore. Il visitatore la vide e~ la trov sufficien temente adatta, e quindi prescrisse .che in essa fossero collocati letti decenti, e che gli uomini ivi ricoverati fossero tenuti distinti dalle donne. Ordin quindi che il ministro, congiuntamente ai consiglieri del Cmune, provvedesse al recupero dei beni usurpati, secondo la promessa che gli Stessi .consiglieri, ivi presenti, avevano fatto. Ordin infine che, appena recuperata una parte dei beni, si provvedesse a restaurare e a ridurre in forma di chiesa ,quella che veniva chiamata la chiesa di S; Giacomo, prescrivendo che fosse soffittata, pavimentata, sbiancata e munita di altare ,con ancona, tovaglia, croce e candelieri. Quattro anni dopo, in occasione della visita compiuta il 6 marzo 1580 17 dal prevosto Marconi per incarico del vescovo tppolito Rossi, la situazione si era ulteriormente aggravata. Ministro dellospedale era ancora Martino Cani, che ave~a ormai pas~ato la settantina. Nonostante le prescrizioni manate da mons. Peruzzi nel 1576, la chiesa ndn era ancora stata riparata. Il ministro si giustific adducendo la tenuit dei redditi: lanno precedente egli aveva ricavato dalle terre dellospedale un sacco e mezzo di frumento e quattJ~o brente di vino, e con il suo misero patrimonio peisonale non avrebbe mai potuto fare alcunch, dal momento che egli doveva mantenere otto familiari, ridotti quasi a mo rire di fame. Il Marconi pass poi a visitare le case dellospedale, che erano in pessime condizioni. In una di esse, prima della peste del 1577-8, si teneva un letto munito di lenzuola e piumini, ma al tempo dellepide mia citata i conservatori della sanit di Bassignana, contro il volere del ministro, vollero alloggiarvi i monatti, per cui alla fine fecero gettare

Ivi, Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, 11, fol. 552r.-553r.

Ivi, Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali.

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I DUE OSPEDALI DI S. GIACOMO i DUE OSPEDALI DI S. GIACOMO

alle fiamme il letto e ogni~: altra cos~. Di conseguenza, da quel momento non fu pi posibile accogliere fiellospedale i poveri ammalati, perch il ministro era in condizioni di t~le povei~t da n9n avere i mezzi per attrezzare i locali in modo idoneo. In considerazione della violenza subita da parte dei ~onservatori della sanit, il prevosto Marconi ordin allora che il Comune di Bassi gnana fosse tenuto a procurare un nuovo letto con tutti i relativi accs sori andati distrutti. Al mini~tro invece impose di riparare ledificio, ed anche la casa vicina, in modo he gli uomini, e le donne potessro trovare ricovero separatamente, secondo i decreti emanatidal Concilio. di Trento. Per lesecuzione dei nece~sari provvedimenti; il visitatore fiss un ter mine di 4 mesi per il Comune, e di un anno per Martino Cani. Quanto ai beni dellospedale, che il Comune si era impegnato a recuperare in oc casione della visita del 1576, nulla era ancorastto fatto, per cui il pa trimonio si era ridotto quasi a nulla. Nonostante i buoni propositi conclamati e ribaditi in occasione delle periodiche visite pastorali, il destino dellospedali era ormai de~nitiv~ mente segnato. In occasione della visita dellil ott~obre 1619,18 il visi~ tatore trov che la ,chiesa di S. Giacomo era ormai scomparsa, ma ~ussi stevano ancora le due case destinate al servizio dellspedale, con i locali al piano terreno invasi dalluniidit: in una, di esse era un solo letto in stato miserevole. : Amministratori dellospedale erano Cristoforo, Domenico, Martino e gli eredi di Francesco, tutti della famiglia~ Cani. Cristoforo prese la parola e, allegando lo stato di estrema miseria della famiglia, gravata da numerosa prole, avanz la richiesta di essere esonerato dallobbligo della ospitalit, in modo che il reddito dei beni assegnati dal fondatore fosse ripartito fra s, Martino e gli eredi di Francesco. Il visitatore, certamente commosso dallo ,stato di miseria dei ri chiedenti, e tenuto conto della ienuit del reddito prodotto da sole i 5. pertiche di terra, li esent dallobbligo dellospitalit e assegn loro il reddito del. patrimonio, riservando lo stesso diritto a Domenico Cani qualora avesse dimostrato.. di trovarsi lui pure in stato di bisogno.
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Con questo provvedimento, dettato da un istintivo impulso di ca rit verso i discendenti del fondatore, lospedale di S. Giacomo cessava ufficialmente di esistere. Di fatto, per, esso aveva cessato da un pezzo di svolgere la sua pur limitata attivit assistenziale.

Ivi. ~ opportuno rilevare che lospedale, il 20 settembre 1592, fu visitato anche dal vescovo di Pavia S. Alessandro Sauli. Nel corso della sua breve visita, egli ebbe modo di registrare che lospedale, di cui erano ministri Andrea e Cristoforo Cani, pos sedeva 20 pertiche di terra, ed era costituito da un edfficio in cui si trovava un letto in disordine. Cfr. A.C.V.P., Visita pastorale di S. Alessandro Sauli, fol. 97r.

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LOSPEDALE DI S. SPIRITO DALLE ORIGINI ALLA CONTRORIFORMA

Lospedale pi(i noto di Bassignana, autentico vanto del luogo, quello intitolato a S. Spirito, tuttora fiorente dopo secoli di tormentate ma anche gioriose vicende attraverso le quali listituto venutd ad as sumere lattuale configurazione. Lospedale fu fondato alla fine del sec. XIII, p~r effetto delle dis~io sizioni testamentarie di Muzio Cortese il quale, giacendo infermo e quasi presago della sua prossima fine, il 31 gennaio 1296, in Mugarne,- dett il suo testamento al notaio Nicola Manuelli. Per prima cosa, il testatore nomin eredi universali dei suoi beni i figli Franceschino e Coranghino, mentre lasci alla figlia Alessina la somma di 300 lire imperiali, a titolo didote, nel caso costei fosse pas,sata a nozze. Il testamento contiene una clausola alla quale, giuridicamente, risale l fondazione dellospedale., Muzio Crtese infatti dispose perch, nel caso in cui i suoi figli fossero morti senza discendenti diretti, tutti i suoi beni fossero attribuiti al Comune, e agli uomini di Bassignana; alla espli cita condizipne che costoro avessero a costruire un ospedale per i poveri, eleggendo pn ministro idoned e capace da scegliersi fra gli abitanti del luogo o, in mancanza, forestiero. Il testatore peraltro subordin la no mina del ministro, spettante di diritto alla comunit, al consenso del prevosto della pieve di 5. GiOvanni di Bassignana. A sua volta, il mi nistro avrebb dovuto amministrare i beni dellospedale distribuendo le rendite del patrimonio a favore delle persone povere ricoverate nel lospedale. Il testamento infine contiene la clausola che nessun altro, allinfuori del Cornune e degli uomini di Bassignana, potesse considerarsi erede, fondatore e patrono dellospedale. Questa disposizione, che attribuiva alla comunit locale lorganizzazione e lamministrazione dellente, fu, vera mente provvida e lungimirante. Sappiamo infatti che, nei secoli seguenti, negli amministratori degli enti ospedalieri di f ndazione privata invalse
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la tendenza a considerare lbospitale o piuttosto i redditi di esso come un beneficio per s e i membri della propria famiglia, trascurando o ad dirittura annullando loriginaria destinazione del patrimonio a scopi di beneficenza. Da un punto di vista strettamente giuridico, come s accennato, la fondazione dellospedale risale al 1296, ma evidente che, di fatto, lente ospedaliero fu eretto soltanto qualche decennio piii tardi. Difatti, se par tiamo dallipotesi che Muzio Cortese fosse gi in et avanzata quando fece testamento, passando a miglior vita, secondo tutte le apparenze, nello stesso anno 1296, i figli di lui devono essere deceduti a loro volta trentanni circa dopo la morte del genitore, vale a dire attorno al 1330 2 Piil o meno, quindi, a questo torno di tempo deve risalire la fondazione materiale dell?ospedale. E poich lospedale fu effettivamente eretto e cominci a fun zionare nel pieno rispetto delle disposizioni testamentarie di Muzio Cortese, si deve concludere che i figli di lui morirono senza lasciare eredi diretti. Divent allora operante la sostituzione fidecommissaria stabilita nel testamento di Muzio, Cortese a favore del Comune e degli uomini di Bassignana, i cui lontani discendenti possoho tuttora considerarsi a buon diritto eredi di li.3
2 Nel 1323-24, in ogni caso, lospedale non esisteva ancora, perch non viene citato nelle Rationes decimarj~m relative a quegli anni. Com noto, la sostituzione fidecommissaria ha luogo quando il testatore, dopo aver nominato un o piii eredi, impone loro di conservare leredit e ,di trasmetterla alla loro morte ad altre persone indicate dal testatore stesso. Si verifica quindi una doppia vocazione, nel senso che il testatore dispone due volte dei beni ereditari, luna con la chiamata diretta, laltra con la chiamata indiretta od obliqua. Chiamati diretti, nel testamento di Muzio Cortese, sono i suoi stessi figli, indiretti invece, per sostituzione fidecommissaria, il Comune e gli uomini di Bassignana. Altra caratteristica fondamentale del fedecommesso lordine successivo di chiamata: il sostituito acquisisce, leredit al momento della morte del primo chiamato, il quale ha quindi lobbligo di conservare i beni ereditari sino alla propria morte. Verificandosi questa circostanza, i beni passano automaticamente nel fidecommissario per successione mortis causa, perch egli appunto un successore diretto dellistituito, ma non del testatore. Nel testamento di Muzio Cor tese, invece, le cose stanno un po diversamente, nel senso che la sostituzione fldecom missaria a favore della comunit di Bassignana non esplicita, ma celata sotto la clausola si ... decesserint sine heredibus ab eis descendentibus , da valere come con dizione al verificarsi della quale la comunit di Bassignana avrebbe acquisito il possesso dei beni ereditari, assumendo automaticamente la qualifica di erede del de cuius. (~uesto accorgimento giuridico, evidentemente, deve essere stato suggerito al testatore dal timore che una esplicita sostituzione fldecommissaria, guardata sovente con sospetto dalle pub bliche autorit, potesse, essere in qualche modo invalidata, con lovvia conseguenza che Pospedale non sarebbe mai stato costruito.

Per il testo del documento cfr .Appendice, doc. I.

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LOSPEDALE DI S. SPIRITO DALLE ORIGINI ALLA CONTRORIFORMA

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Tutta la docmentazione posteriore sta a dimostrare che- le disposi zioni testamentarie di Muzio Cortese relative al funzibnamento dellente ospedaliero furono scrupolosamente osservate in ogni tempo. In primo luog, il Comune provvedeva alla nomina di un amministratore scelto fra, i cittadini stessi di Ba~signana; in mancanza di un elemento idoneo, la scelta cadeva su una persona estranea alla comunit locale. In secondo luogo, la nomina dellamministratore avveniva col consenso esplicito del prevosto pro-tempore di Bassignana. Infine, lamministratore prescelto impiegaya le rendite del patrimonio ospedaliero nellassistenza delle persone indigenti ricoverate nellospedale. Spesso, gli aiuti venivano for niti in natura, sotto forma di somministrazione di pane e vino. Non abbiamo elementi per stabilire quale fosse la consistenza ini ziale del patrimonio ospedaliero. Si deve ritenere tuttavia, che la dota zione consistesse in alcuni appezzamenti di terreno ubicati in territorio di Bassignan, e da. alcuni edifici siti allinterno del borgo,. quelli stessi che furono sede ininterrotta dellospedale sino al 1901. Sin dalle origini il complesso--ospedaliero ra integra~to da una cap pella che pii~i tardi troviamo dedicata a 5. Spirito,-cos~ che anche lospe dal, per lunga serie di secoli, ebb l& stesso titolo. In tale specifica dedicazione da ravvisai~e un richiam allomonimo ospedale di Roma, eretto dai frati dellordine ospedaliero di 5.. Spirito. Questo ordine, fondato da Guido di Montpellier nel sec. XIII, si estese -rapidamente in tutta lItalia, a~cehtrandosi soprattutto nellospedale romano di 5. Spirito, divenuto presto noto e caro a tutto il mondo cristiano. In tutta lEuropa, compresi i paesi scandinavi, vi fu una vera e propria fioritura di opere consimffi, con uguale denominazione e sovente governate dai frati dellordine: ovunque, la dedicazione allo Spirito Santo ebbe. risonanze particolari, cosf da essere, spessd assunta a sinonimo di case ospedaliere. Anche la dedicazione a 5. Spirito dellospedale e della chiesa di Bassignana si inquadra dunque benissimo nella generale atmo sfera di rispetto che il mondo cristiano nutriva per la grandiosa istitu zioneassistenziale romana, assunta sovente a modelld per oper analoghe. Dagli, indizi in nos,tro possesso risulta che la chiesa di 5. Spirito di Bassignana fu fondata auctoritate episcopi, cio con la partecipazione e la tutela diretta -dellordinario diocesano. Ci risulta chiaramente da un atto senza data,4 ma che risale con certezza alla ~met del sec. XV, rela tivo a una -controversia ~sorta, a quanto sembra, tra il vescovo di Pavia
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e il prevosto di Bassignana circa la nomina del ministro o amministra tore dellospedale. Il documento, redatto verosimilmente da un ufficiale della curia vescovile di Pavia, esordisce affermando che la chiesa fu fondata e do tata, unitamente allospedale, auctoritate ordinaria, e nella fondazione fu stabilito un censo annuo a favore della mensa vescovile di Pavia. Il censo fu pagato regolarmente ogni anno, adeccezione dei quindici anni trascorsi, durante i quali una persona di gra~ve. et fu scomunicata per debito, perch si era appropriata dei beni dellospedale e nonostante la grave censura persev~er nella scomunica.5 Questa circostanza viene ~ddotta a riprova che la commissio sullospedale spettava al vescovo di Pavia, il quale pr6vvide sempre alla istituzione canonica dei ministri, sino allulti mo che cess dalla carica per rinuncia. noto che, in base allordinamento giuridico canoni~o medioevale, esisteva una differenza istituzionale tra gli ospedali ,fondati a~ctoritate episcopi e queffi eretti absque aucloritate episcopi. Nel primo caso il vescovo inter-veniva a regolare la vita interna degli ospedali, sia per riaffermare i ~suoi diritti di patronato morale sia l5er assicurare il pii~i facile esercizio dellattf~~it ospedaliera nei confionti delle ingerenze ester ne, soprattutto laiche;Lospedale di Bassigana rientrava proprio nel novero di quelli fondati auctoritate episcopi, cio. cori la partecipazione. del vescovo dio cesano, per cui la electio del ministro spettava di pieno diritto al Comune previo il consen,so del prevosto, ma la collati~ della carica di ministro (cio ,listitzione canonica di esso) era, di .pertinenza ve~covile. Una simile situazione giuridica traspare con una c~r-ta evidenza dal documento dtato, il quale si addentra poi nelle,same delle norme cano nistiche e delle fo,nti dottrinarie per trovare un appoggio alla tesi del vescovo pavese, citahdo testualmente le opinioni di autorevoli canonisti quali la Zambarella, lIffiolese e Giovanni dAndrea. Senza indugiare su un esame dettagliato delle citazioni riportate nel documento, ci li mitiamo a rilevare che il memoriale conclude sottolineando che Muzio Cortese non manifest la volont che il ministro fosse istituito o rimosso dal prevosto di Bassignan~, ma ~emplicemente, che fosse eletto con il consenso di quello, e :quindi non v ragione alcuna per sollevare que
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Archivio di Stato cli Milano, Comuni, cart. 5, Bassignana.

probabile che il documento si riferisca qui al ministro dellospedale, il quale dunque doveva essere un cattivo soggetto.

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stioni, dal momento ,che il prevosto on fu mai presente allistituzione canonica del ministro da parte del vescovo. Pare che la questione cui il documento si riferisce avesse sollevato ripercussioni anche in alto loco. Non sembra dubbio infatti che a tale contrversia faccia riferimento una lettera del 3 febbraio 1456 6 indiriz zata dalla cancelleria sforzesca al vicario dellarcivescovo di Milano e al causidico Antonio Grassi, ai quali il duca Francesco Sforza avev affidat la definizione della lite. Nella lettera, il funzionario della sorte ducale si rivolge a nome della duchessa Bianca Maria ai du~ arbitri citati, racco mandando la causa nei termini seguenti:
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Dominis vicario domini Archiepiscopi ~t Antonio de Grassis causidico. Domini Vicarie et Antoni. Mi ha commisso la illustrissima nostra Madonna che una certa causa de. lhospitale di Sancto Spirito in Baignana qualle, lo illustrissimo Segnore nostro vi ha commisso ve la debia pei parte di sua segnoria recomandare unde che. per questa per parte de la prefata nostra Madonna. ve recomando dicta causa inrasne. Ex Cancellaria die IIJ februarij MCCCCLVJ. Come poi sia andata a finire la questione non risulta, e forse non lo sapremo mai. Sappiamo per che, chiusa la controversia, fu nominato un nuovo ministro, di cui conosciamo anche il nome: Domenico Gi rardi, appartenente alla nota casa bassignanese. La circostanza risulta dagli atti della visita pastorale del 1460,~ dai quali apprendiamo che il visitatore si rec allospedale di 5. Spirito e vi trov appunto come ministro Domenico Girardi, dal quale apprese che lospedale aveva un reddito di 30 sacchi di frumento e di 5 bigonce di vino. Il visitatore inoltre registr lesistenza di edifici molto decorosi costruiti di recente: lospedale ospitava complessivamente 5 letti molto ben apparecchiati per il ricovero dei poveri. Le notizie fornite dagli atti della visita pastorale sono molto im portanti, soprattutto perch dimostrano che, dopo il ritorno di Bassi gnana alla dominazione sforzesca, lospedale fu ricostruito in nuove ed
Archivio di Stato di Milano, Luoghi Pii, p.a., cart. 56. X. ToscAi, op. cit., 170: Etiam prefatus D. Vicarius visitavit hospitale Sancti Spiritus Bassignane quod gubernatur per laycum Ct reperit ad ipsum hospitale pro Ministro Dominichum de Girardis; et habuit informacionem quod habet redditus sachorum XXX furmenti et becondiarum quinque vini et de novo facta sunt puicra hedificia et retinentur lecti quinque bene parati pro pauperibus .
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eleganti forme, che possiamo supporre ispirate allo stile gotico lombardo. Siamo anche in grado di precisare gli anni in cui avvenne la ricostruzione dellospedale: certamente nel periodo 1454-1460. Frse, gli stessi duchi di Milano contribuirono con una generosa offerta al rinnovamento edi lizio dellistituzione. Nello stesso giro di ar~i~i, o poco dopo, si pose mano anche alla ricostruzione dlla chiesa di 5. Spirito, di cui abbiamo kotuto rintrac-. ciare un prezios frammento della fiancata sinistra verso il cortile del lattuale casa Garrone, gi cortile dellantico ospedale. La compagine del la fiancata costituita -da un elegante paramento in cotto, con accurata stilatura del filo di calce fra un corso e lali~ro di mattoni. La muratura, impostata su un alto zoccolo .che descrive una risega con profilo smus-. sato, intervallata da. esili contrafforti che scandiscono la superfice in campiture al centro delle quali si scorgono le tracce di finestroni molto allungati, ora murati, che. in origine dovevano terminare con un arco gotico. Mancano completamente le tracce del coronamento in cotto ch doveva fregia~e la zona terminale della fiancata, sotto la linea di grnda. Ci dovuto al fatto che, verso il sec. XVIII, ledificio fu quasi inte gralmen~e ricostruito, riutjlizzando soltanto in parte la flancata sinistra della precedente costruzione. Ad ogni modo, le tracce superstiti consentono di inquadrare ledi ficio fra le costruziQni di stile gotico lombardo della seconda met del sec. XV. Alla stessa tipologia stilistica dovevano appartehere anche gli edifici dellospedale, il cui complesso doveva essere articolato nel modo seguente:
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infermeria, il cui fronte principale prospettava verso lattuale via G. Verdi (gi via dellOspedale, gi via Mezzana); corrisponde per una parte allattuale sede della Banca Popolare di Novara, e per la rimanente parte alla propriet Ravarino. abitazione del ministro, costituita da una magna domus che prospettava verso la piazza della Libert e verso la via G. Garibaldi; corrisponde pressa poco allattuale casa Garrone. masseria, comprendente labitazione del custode, costituita da un locale terreno e uno superiore, e dalla parte rustica dellospedale, con un cortile grande, una cascina e una stalla; corrisponde in parte allattuale casa Garrone e in parte alla sede del calzaturificio Pastore.
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Tra la visita pastorale del 1460 e quellacompiuta il 15 aprile 1362 8 dal vicario generale Mario Antonio Cavaffi, esiste una lacuna di oltre un secolo che non stato possibile colmare mediante altre fonti archivi stiche. Particolarmente preziosi quindi risultano gli atti della visita del 1362, compiuta a qualche anno di distanza dalle devastazioni compiute a Bassignana dalle.truppe spagnole e. francesi. Apprendiarpo dalla visita che in quellanno era ministro dellospe dale il notaio Gian. Francesco Beffingeri .Provera di Bassignana, il quale era stato nominato a quella carica dal Comune con atto del 15 giugno 1561 a rogito. del notaio Fran~esco Fioni, cancelliere del Comune di Bassignana.9 Nellospedale rise4eva un certo Giuseppe de Nemora che comunemente veniva anchesso chiamato ministro, ma che in realt svol geva le funzioni di custode e di dispensiere. Il de Nemora era assente, ma nelle case dellospedale il visitatore simbatt nella moglie, la quale gli mostr un locale a piano terra con un letto apparecchiato, dicendo che in esso trovavano ricovero i poveri che si presentavano allospedale, ai quali il ministro distribuiva talvolta anche pane e vino, sia che i poveri si rivolgessero al custode, sia direttamente a lui. Ad ogni modo, il locale era privo di pavimento e finestre, in luogo delle quali era unapertura praticata nel n~uro, ma senza ante. Del complesso ospedaliero faceva parte anche una casa grande adi bita ad abitazione del min,istro, comprendente pure un vasto cortile, una cascina e una stalla, pii~i un locale superiore, peraltro privo di scala per accedervi, nel quale era collocato un altro letto in disordine. A questi edifici era uniti labitazione del custode, con un locale a piano terra e uno superiore, e un portico allingresso. La chiesa presentava un solo altare spoglio di ogni arredo, ma con la predella~ Al ~visitatore fu, riferito che tutta la suppellettile fu distrutta e asportata dai francesi che pa~srono per Bassignana qualche tempo pri ma, probabilmente nel 1557. Sopra le volte della chiesa, che minaccia vano rovina, vera un locale nel quale si adunavano i disciplini di 5. Giovanni Battista i quali, in prosieguo di tempo, presero possesso della chiesa e la tennero sino alla loro soppressione, avvenuta alla fine del Settecento. Ma di ci abbiamo~gi parlato altrove. Il -dato .pni interessar~te, almeno stt il profilo morale, che emerge
A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. Gli atti della visita si limitano a riferire che il Bellingeri era ministro dellospe dale a modico tempore citra . Gli altri dati invece sono desunti dalla Visitatio apo stolica del 1376, 11, f. 550v.
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dalla visita del 1-561 la constatazione che, nonostante le devastazioni e le spogliazioni operate attorno al 1557 -dalle truppe francesi. ,e spagnole, lospedale. di Bassignana continuava a svolgere la sua benefica attivit assistenzial~. Certo, l~attrez~tura ricettiva, las~iava alquanto a desiderare, ma dobbiamo rapportarci alla eccezionale situazione in cui Bassignana ven ne a trovarsi in seguito agli avvenimenti bellici cui si accennato. Ci che conta, ad ogni mod6, il fatto che il ministro svolgeva il suo incarico con scrupol,o e oculatezza, sovvenendo alle necessit dei poveri secondo le. possibilit del momento. Ne troviamo del resto. con ferma in un documento posteriore di qualche anno; vale a dire negli atti della ~visita del 19 settembre 1565,10 in cui il prevosto Marconi, rispondendo. alle~ doi~ande che gli furono rjvolte dal visitatore, afferm testualmente: Quanto lhospitale non so i suoi oblighi ma so bene che vi si serva hospitalit et che fa il mini~tro delle elemosine et di pane et vino et altre cose cosf a forestieri come persone povere della terra et infermi che questo lho veduto fare io molte volte et vi ho mndato molti infermi quali sono stati accettati et trattati amorevolmente Anche mons. Peruzzi; in occasione della visita apostolica compiuta il 5 settembre 1576,11 trov lospedale in -buone condizioni, ma dotato di due letti solt~nto, nei quali trovavano promiscuamente ricovero gli uomini .e le donne. Onde, il visitatore prescris~e di aggiungere un aliro letto riservato alle donne, mentre gli altri due dovevano essere destinati soltanto agli uomini. Minacci poi pene s~verissime qualora tale ~re sc-rizione non fosse stata osservata,, dal momento che nellospedale esi stevano edifici, separati, e quindi lincnveniente d~lla ~promiscuit po teva essere facilmente eliminato. Il Peruzzi ordin inoltre che nellospe dale fosse ~ostruito un pozzo ad uso dei poveri e delle persone addette allistituto, ~ he i1 locale inferiore destinato ad infermeria fosse pavi mentato. Dopo aver esaminato le tavole di f~ndazione dellospedale,, il vi-,. sitatore as~unse le debite informazjoni~cjrca il suo funzionamento, e cosf apprese che i. poveri venivano accolti con di1igen~a e carit,, ed erano soccorsi in~ mod ~onforme alla volont del fondatore. Tuttavia negli ultimi anni i ~bvri accolti nell~p~dale furono pochissimi per cui il ministro, che era~ ancora Gian Francesco Bellingeri Progera, riuscf ad accantonare una parte dei redditi patrimoniali, come risult dallispe

A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. Ivi, Visitatio apostolica di mons. Peruzzi, 11, ff. 350v.-531v.

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LOSPEDALE DI S. SPIRITO DALLE ORIGINI ALLA CONTRORIFOR~ LOSPEDALE DI 5. SPIRITO DALLE ORIGINI ALLA CONTRORIFORMA

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zione dei libri contabili.- Nel timore che le disponibilit liquide venissero distratte per scopi diversi, il Peruzzi viet al ministro di destinare la somma accantonata ad attivit estranee agli scopi istituzionali dellente, neanche a titolo di mutuo. Ordin invece che la somma fosse custodita presso il ministro e, nel caso in cui a fine anno : avess superato le 50 lire imperiali, detratte le spese e le elemosine, essa fosse distribuita ai poveri di Bassignana dopo aver sentito il parere del prevosto e di un consigliere del Comune. Dalle registrazioni contabili risult che, in media, il reddito annuo dellospedale era di circa 24 sacchi di frumento, ricavati da 113 pertiche di terra aratoria, e di circa 50 brente di vino, che costituivano il prodotto cli 142 pertiche di vigna. Dalle terre dellospedale inoltre si ricavavano circa 80 libbre di lino, e alcune libbre di biade o legumi. Come si vede, quindi, ne,lla seconda met del Cinquecento il patrimonio dellospedale era tuttaltro che trascurabile, assommando a circa 255 pertiche di terre no agricolo. Il Peruzzi pass quindi a visitare ledificio in cui abitava il mini stro e lo trov in buone condizioni: era stato restaurato ,di recnte a cura del nfinistro in carica, il quale aveva apportato parecchi miglioramenti. Quanto allratorio, riscontr che linterno cnteneva un solo altare spoglio di tutto, al quale si celebrava di rado, ma immancabilmente ogni anno nella festivit di Pentecoste, quando vi aifluiva una gran folla. Il visitatore ordin, che la cappella dellaltar maggiore fosse intonacata, tinteggiata e pavimentata; che laltare fosse munito di tovaglia, di un paffio di cuoio dorato e di opportuni arredi; e infine che le finestre delle pareti laterali fosser munite di vetri. Loratorio era tagliato trasversalmente da un. muro che formava un andito dal quale si poteva salire alloratorio superiore dei disciplini. Il Peruzzi ordin che il muro fosse intonacato e tinteggiato, e che loratorio fosse tenuto costantemente chiuso, praticando nello spessore della fac data alcune aperture, protette da grate, in modo che i passanti potessero vedere laltare e indirizzare ad esso le loro preghiere. Ad evitare qual siasi abuso, infine, ordin che la porta di comunicazione tra la chiesa e landito fosse tenuta chiusa e si aprisse, soltanto di domenica o per particolari esigenze dellospedale o dei disciplini. Non v dubbio che le prescrizini emanate nel corso della visita apostolica di mons. Peruzzi aveSsero, si pu dire, valore di legge papale. Ci spiega come le visite pastorali compiute successivamente dai vescovi di Pavia risultino, costantemente ispirate alla preoccupazione di dare pra

tica attuazidne agli ordini del visitatore apostolico. Il ves~ovo Ippolito Rossi fu particolarmente sensibile a questo problema e, cdn quella par ticolare sollecitudine che inform tutti la sua azione pastorale, in occa sione delle visite alle chiese della diocesi raccomand sen~ipre la piii ri gorosa osse~vanza delle prescrizioni emanate dal Peruzzi. Nellagosto. 1579 il Ro~si fu in visita a Bassignana2 e fra le altre cose compf unaccurata ispezione dellospedale di S. Spirito, constatando che non erano state osservate le disposi~ioni dei Peruzzi circa loratorio. rdin quindi al ministro che, entro il termine di sette mesi, dovesse stanziare met. della smma ch custodiva a sue mani nei restauro del loratorio e nellacquisto degli arredi per laltare, metre laltra met della somma, secondo le consuetudini dellspdale, avrebbe dovuto essere ero gata per lacquisto cli frumento e altre granaglie da distribuire ai poveri di Bassignana, che versavano ih stato di particolare bisgno data la care stia dellannata.. Sappiam che il Rossi esplic una inflessibile tenacia nellimporre losservanza delle sue disposizioni. Non desta quindi meraviglia il fatto che lanno stesso egli incaricsse il prevosto Marconi di com~iere una ispezione nelle localit dipendenti dai distretio ecclesiastico di Bassi gnana, allo scopo di contrllare se gli ordini manati nel corso della sua visita pastorale erano stati esegiti.13 Il 24 febbraio 1580 il Marconi si rec a visitare lospedale di 5. Spir.it&, di cui era ancora ministro il Bellingeri. Entrato nelloratorio, vide che nessuna delle prescrizioni emanate dal Peruzzi e dal Rossi aveva trovato applicazione. In assenza del ministro, il fratello di questo Giovan Pietrc~fornf le pi(~ ampie giustificazioni, asserendo che tutto era gi stato predisposto per iniziare i lavori di restauro, quando alcuni periti fecero rilevare che non era possibile eseguire le opere in progetto senza pericolo di far crollare la volta: suggerirono quindi di ricostruire la volta assi curandola con chiavi di legno e di ferro. Il parere dei periti indusse il ministro a sospendere lesecuzione dei lvo~i ordinati dal Rossi, in pre visione di ricostruire la volta pericolante. A tale scopo erano gi stati predisposti alcuni materiali, in attesa che le condizioni climatiche consen tissei-o linizio dei lavori. Morale della favola: la somma che il ministro

12 Gli atti di questa visita sono andati perduti, ma ne abbiamo- positiva notizia nella relazione del prevosto Marconi, di cui alla nota seguente. 13 La relazione della visita compiuta dal Marconi alle localit dipendenti dal di stretto di Bassignana sono in A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pa storali.

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aveva messo da parte era appena sufficiente per ricostruire la volta, e non vera modo cli spendere altri quattrini per eseguire le altre opere pre sc-ritte dal Rossi. Registrata questa risposta, il prevosto Marconi visit lospedale e constat che, cessata la peste che qualche tempo prima era scoppiata in paese, era stato eseguito lordine emanato dal Peruzzi circa listituzione cli un terzo letto destinato alle donne, collocato in un locale di nuova costruzione tenuto distinto dallinfernieria degli uomini~ Per la costru zione del nuovo locale il ministro aveva speso oltre cinquanta scudi doro, e una cifra analoga era stata spesa nei mesi di agosto e seguenti dellanno precedente per lacquisto di frumento da distribuire ai poveri. Il Beffingeri infine, a nome del fratello, prmise he non appena le circo stanze lo avessero consentito, sarebb~ro .stati adottati gli altri provvedi menti prescritti d~l Rossi nel corso della sua ultima visita. Abbiamo-le prove che sia il ministro, sia il fratello di lui Gio. Pietro, erano sinceramente affezionati allospedale: risulta anzi che il secondo test a favore dellospedale,- al qi~iale lasci alcune propriet~ agricole in te,rritorio di Bassign4na.4 Si pu~ quindi ritenere che la prdmessa di ese guire i lavori accenanti sopra sia stata effettivamente mantenuta. Ne abbiamo del resto una confrma negli atti della visita pastorale compiuta da S. Alessandro Sauli, vescovo di Pavia,- il 20 settembre 1592.~ Il visitatore ispezion la cappella e rilev che essa era -in volta, lunga circa 10 braccia e larga altrettanto, intonacata e tinteggiata di bian co, con due finestre munite di inferriate ma senza vetri. Laltare avva una bella ancona dorata, e un pallio di cuoio pure dorato.6 Sul davanti, la cappella era chiusa da una transenna formata da sbarre di legno: era preceduta da un andito dal quale si potva acceder allciratorio superiore dei disciplini. 5. Alessandro pa~s poi a visitare lospedale e trov che labitazione del ministro era bene aomodata . In un altro local~ vide due, letti ben forniti nei quali venivano ricoverati i. pellegrini, i qu~ali potevano trovare alloggi, cibo e bevanda per tre giorni. In un locale- distinto vera, un altro letto riservato alle donne. Le rendite patrimoniali dellente, dedotte
-. -

le spese per il mantenimento dei ricoverati e il salario del ministro, veni vano distribuite in elemosina ai poveri di Bassignana.17 In definitiva, quindi, si pu affermare che i numerosi anni in cui Gian Francesco Bellingeri rivestf la carica di ministro furono particolar mente proficui per lospedale. Assunta la carica nel 1561, poco dopo i fatti bellici verificatisi attorno alla met del secolo, il Beffingeri riuscf a c,ompiere una somma notevole. di, opere, tra le quali da ricordare il restauro dellabitazione del ministro, la sistemazione dellinfermeria de gli uomini, la costruziofie dellinfermeria per le donne e il restauro della cappella di S. Spirit9. Se teniamo presente che queste opere furono rea lizzate poco dopo la peste che infierf in paese nel 1577-78, possiamo far ci unidea abbastanza precisa del suo zelo e del suo sincero attaccamento allistituzione. E non senza significato che il fratello di lui abbia lasciato un segno tangibile della sua generosit, contribuendo a incrementare sen sibilmente il patrimonio terriero dllospedale.

A.C.V.P., Visita pastorale del vescovo S. Alessandro Sauli, fol. 94r. Il testa mento, di cui non ci pervenuta la data, era rogato dal notaio Giacomo Ultrabelli di Bassignana. 15 lvi, fol. 94r. 16 Da questa descrizione risulta evidente che i lavori ordinati dal Peruzzi e dal Rossi furono puntualmente eseguiti prima della visita del Sauli.
~

17

Ivi, fol. 94v.

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Oltra Resecco (bosco)

3 i
5
4 7

2 delle Vigne 30 delle Vigne Prati di Mugarone


In Zuccarello In Corbetta In Graffagno


i 17 16
4

8 i 4
5

7
4 5

17 9
23

1 2
5

Nel Seicento, la documentazione riguardante lospedale si apre con un dato di particolare interesse, costituito dallelenco completo del patri monio terriero quale risulta dal catasto compilato dal Comune nel 1602 Trattandosi del pii~t antico elenco delle terre dellospedale, si ritiene op portuno riportare in appresso le relative registrazioni:
.~

A Nulla Hora lo Insulono Al Olmetto Al Morto NeI Morto Nel Guado Q.ro del Pero

Oltra Tanaro

17

6 10 8
7

14 15 22 3 7 21

1 2 8
3 5

11
5

1 Matricula

matricula

regione o quartero

pertiche
4

tra bucch~

2
7 7

16
4

piedi

Oltra Tanaro

Prima

Mora Soprana

2
4

Q.ro di S. Martino Q.ro del Remutto Q.ro del Pero et Valle del Pozzo

i
5

4
7

Seconda

Q.ro della Lapolla de Lavezzari Scoriggio di S. Giovanni Alla strada del Policello Q.ro del Tomasso 6 Quartero Q.ro della Gabetta Al Resecco Sopra la strada di Mugarone Valle de Brusati Alle Sgarattole

10 2 3 5 2
4 7

6 22 2 17 22 18 19 19 4
4

11
i

11
5 9

2 delle Vigne 4 Matricula Matricula 3 di Mugarone


50

13 11
4

Quinta Quarta

2 5 11 14 31 12 2 16
4

6 21 12 23 11 13
5

2 8 11 11 8 2 11 11 10 4 6 5 4 2
7 7

10

delle Vigne

Al Rachetto Scoriggio di S. Giovanni o Lappola dei Lavezzari In Zuccarello Alle Sgaratole Strada di Peceto In Graffagno Q.ro della Gabetta Q.ro del Angelei Q.ro cli Giambianco Q.ro del Casale Castel di Matteo

4 17

14 4 17

42 3 2
3

11 17
3

7
9

7 14 1

22 13 1

6 3 2

10 3

3 11 21 6 11

Dalle registrazioni che precedono risuka che il patrimonio terriero dellospedale misurava 418 pertiche, 6 trabucchi e 7 tavole.2 E poich lantica pertica pavese corrisponde a m.2 769,7918, la superfieie com plessiva di quelle terre era di m.2 321.773,97, pari a circa ettari 32,17. Come si vede, il patrimonio ospedaliero aveva raggiunto unentit piut tosto ragguardevole, con un sensibile incremento rispetto alla seconda met del Cinquecento, quando la superficie dei terreni si aggirava at torno alle 255 pertiche. Lincremento del patrimonio terriero, e la conseguente espansione del reddito, comport certamente un corrispondente aumento delle ero2

9
Lantica pertica pavese era composta da 12 trabucchi, e il trabucco da 24 piedi.

Archivio Comunale di Bassignana, Cattastro delli 1602, voi. 11.

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gazioni a carattere elemosiniero, ma non sembra abbia influito sensi bilmente sulle condizioni generaji dellente. In occasione della visita pastorale. dellil ttobre 1619 ~ nellospedale vi erano alcune case, e nelle migliori abitava il ministro Giuseppe Antonio Pomi, mentre una era affittata a certo Bartolomeo Monferrino, e unaltra a una donna che si prendeva cura dei po~veri. e dei pellegrini che si presentavano a chiedere assistenza. In un locale terreno il visitatore vide un lettuccio poco decente, rise~vatb ai pellegrini. Al piano di sppra invece erano due locali, in uno dei quali verano due letti, ,e nellaltro un letto soltanto, ma tutti e tre erano in stato parecchio pietoso. Bench fosse presente in paese, il ministro si guard bene dal presentarsi al visitatore, per ~ui non fu possibile avere da lui il rendiconto della sua gestione. Evidentemente, egli non doveva sentirsi ~roppo tranquillo al riguardo. .Qualche tempo dopo era ministro dellospedale Giacomo G~llii, del qual si conserva il rendiconto di gestione relativo agli anni 163(1 e 1631.~ Il documento di notevole interesse non solo, perch di poco posteriore alla famosa peste del 1630 descritta dal Manzoni, ma anche perch ci offre unidea precisa dei criteri seguiti dal ministro nella registrazione dei redditi patrimoniali dellospedale e nella distribuzione dgli aiuti agli assistiti. Eccone il testo:
.

Debito del ministro


-

1630

deve dare il detto ministro per la mitt di detto anno, diviso con Gasparo Lavezaro mas saro, qual in tutto sachi cinquanta seij, e staia 8, come in detto libro maestro a fol. 5 a

piano appare, per la mitt spettante ad esso ven. hosptiale sono Avezzada di detto anno in tutto sachi tre e staia 3. la mitt spettante a detto hospitale sacho uno e staia 6 1631 item per il raccolto di detto anno, diviso con il suddetto Lavezaro massaro, qual in tutto stato sachi settanta seij e staia 8. per la mitt spettante al ven. hospitale

sachi 28 staia

sachi 38 staia sachi 66 staia

4 8

Formento del 1630, 1631

Ct

1631 in tutto

Item avezzada in parte dominica per esser morta allinvernata solo stara 3. Item fasoli raccolti detto anno 1631 in tutto un sacho et un staro. Per la mitt ad esso hospitale staTa cinque. Quali stara 5 fasoli insieme ad altre stara due si suono consegnate per somenza a Beltramo Burzo novo massaro. Crediti di detto ministro per il formento et leghumi come segue ci deve bayer detto ministro per formento di spensato detto anno a poveri, et venduto come appare al libro maestro dal fol. 50 a tergo per tutto il 31 a tergo in partite n. 18 sf che avanza in detto anno un sacho di formento. Lavezzada di detto anno si venduta et posta in debito al ministro nel conto delli danari a fol. 54, et 58, in partite n. 3.
1631 deve haver il ministro per formento dispen sato come in detto libro maestro a fol. 60 a tergo, et fol. 61 a plano appare in partite n. 13 formento ti che resta dar il ministro sachi i stara 8. lavezzada di detto anno venduta, et posta in debito al ministro nel conto delli danari in detto libro maestro fol. 62 a tergo.

1631 adi 20 luglio in Bassignana Sommario de conti dellamministratione del venerando hospitale di Santo Spirito, juspatronato della Communit di Bassignana, per glnni 1630, et 1631, dati da Giacomo Gaffini ministro di detto ven. hospitale, alla presenza dellillustre signor prevosto et viccario foraneo Camillo Gerardi dlegato dal liil.mo et rev.mo signor Fabricio Landriani vescovo di Pavia, dati al signor Matheo Sacho uno de consoli del maggior estimo di detta terra, et al signor Gio. Jacomo Frachia, et signor Domenico Burzi ambi doij consoli del minor estimo di detta terra, e fatti dal signor Gio. Battista Mazzone notaro, et cancelliere de suddetta Communit; quali conti cominciano dal df 7 maggio 1630 avanti, per esser stati datti dal detto giorno exdusi~e retro es~i conti a glaltri consoli, alla presenza dellillustre signore provicario generale pre vosto di Santo Invenzio allhora dellegato dal detto monsignore illustrissimo vescovo cli Pavia.
. -

1630

sachi 29 staia

sachi 37 staia

A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali.


lvi, fasc. Inventari della prevostura e chiesa.

1631

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Raccolto di formento per detti doij anni Item dispensato in detto tempo come sopra sf che resta debitore il ministro Segue il conto del vino de detti doij anni. Vino in debito al ministro Deve dar detto ministro per vino puro rac colto detto anno, et fatto delle uve de livellarij, et delle vigne quali lavorano alja mett come in detto libro maestro a fol. 53 ap~are.vino puro brente trentacinque dico Discarico del retroscritto vino Receputo a conto della mia dispensa, la quale brente 18 vino ogni anno; receputono a bon conto brente dodeci Vendutone brente 17, poste in mio debito al conto de danar.i, al libro maestro a fol. 54 in tre partite dico Consumatone brente 4 da una compagnia di cavalleria mandata ad alloggiar. in detto hospitale alle 3 hore di notte alla sprovista; come in detto libro a fol. 53 a tergo Item una brenta datta a Pietro Georgio Boverd con sole allhora de minoii estimi, dordine del consiglio, da compensarsi sopra le taglie di detto ven. hospital, et questo lli 25 novem bre 1630 dico Item un brenta di calo
. -

sachi 66 staia sachi 66 staia sachi

8 4 4

staia

Item affi Rev. Padri di 5. Paolo per leliemosina so lita darsi una brenta dico Vendutone brente 27, et parte in mio debito al libro maestro a fol. 63 a tergo nel conto delli danari in partite n. 4 dico Item una brenta di calo In tutto suono 1631 Vino meschio di detto anno brente 10. Qual si distribuito affi poveri di detta terra per mano di Gio. Battista Garda, qual serve in detto ven. hospitale. Seguono li danari. Deve haver il ven. hospitale per danari perve nuti in mia mano detto anno come in detto li bro maestro a fol. 58 a tergo in due partite appare

brente

brente 27 brente 1 brente 47

1630

brente 35

1630 brente 12 brente 17

1. 1.

574 s. 16 497 s. 7 d. 3 d. 6 6

brente

brente brente

i i

Danari pervenuti in mia mano come in detto libro a fol. 60 a tergo in partite n. 8 appare Si che li danari pervenuti in mia mano detti doij anni suono in tutto Item deve dar detto ministro per tanti che restava debitore nel sommario conti datti alla pre senza del sig. pro vicario prevosto di 5. inven zio dellegato come sopra lire cento undeci soldi otto et denari 10 dico Tutti li danari in detti doij anni compresa la suddetta partita delle 1. 111 s. 8 d. 10 in tutto Item pei~ tanti scossi per il ministro dalli massari, per fitti de prati, non compresinel conto datto alla presenza di detto sig. prevosto di 5. In venzio, per esser scossi dopo dati essi conti, et questi posti in debito aL medesimo ministro in detto libro maestrQ a fol: 33 a t~rgo le tre ultime partite, lik cento quaranta ~uatro Item deve dare detto ministro il prezzo di stara qiatro frumento del quale resto debitore al venhospi tale in questi doij anni 1630, et 1631, a ragio ne de 1. 16 s. 10 il sacho, come valso comu nemente lanno 1631 in detta terra, importa Tutto il debito del ministro

1631

1. 1072 s.

1.

llls.

8d. 10

Suono in tutto Et resta il ministro per compita sodisfatione della sua dispensa di detto anno 1630 brente seij vino. 1630 Il vino meschio fatto detto anno, statto brente dieci. Qual s lasciato in libert a po veri della terra, come in detto libro maestro a fol. 53 resta annotato. Vino 1631 segue Vino raccolto da livellarij, et vigne come so pra in detto anno, vino puro come in libro a fol. 61 a piano

brente 35

1. 1183 s. 12 d.

144s.d.

1631

brente 47 brente 18

1.

7s.

6d.

Per la mia dispensa di detto anno 1631

1. 1334 s. 18 d.

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Credito del ministro come segue 1630 Deve haver il ministro per tanti per lui spesi a servitio di detto ven. hospitale, come in detto libro a fol. 59 a tergo, et a piano in par tite n. 15 appare Deve haver detto ministro per tanti per lui spesi in detto anno, come al detto libro a fol. 63 a plano per tutto il fol. 65 a tergo in partite n. 66 appare

1.

748 s. 16 d.

1631

gio 1635 dal vescovo Fabrizio Landriani.5 In tale occasione, gli ammi nistratori presentarono ai visitatore il rendiconto relativo agli anni 1630 e 1631, consegnato il 25 luglio 1632 al prevosto Gerardi quale delegato vescovile. Ad esso aggiunsero il rendiconto relativo agli anni 1632, 1633 e 1634, di cui gli atti della visita riportano il seguente stralcio della parte finale: 1635. adi 30. Maggio. in Bassignana. Visto li conti da Noi infrascritti Con- soli della terra di Bassignana et Consiglieri del manegio del Ven. Hospitale di detta terra nostro juspatronato dattici dal signor lacomo Gallino a~mministra tore di detto Ven. Hospitale alla presentia dei molto Ill.re e R.mo Provicario di Mons. Ill.mo Fabritio Landriano Vescovo di Pa~ia nella visita fatta, quali conti sono per lanni t632. 1633. et 1634. s~ di formento, vino, legna, denari, et altro come nel, libro del presete folio 84,, si trovato detto ministro esser debitore in tutto, e per tutto del detto maneggio della somma di lire centoqua rantasette soldi nove denari dieci. . 147.9.10. Di pi resta debitore de~ pezzi di legna n. 818 quali deve essere appresso di lui obligandosi darne conto a ogni richiesta, e per fede habbiamo admesso et sqttoscritto li sodetti conti. Dum Ill.mus et R.rnus D.D. Fabritius Landrianus Episcopus Papiensis esset in visitatione dicti loci Bassignane, ego infrascriptus cx eius mandato recepi predicta computa et approbavi. Subscriptus L. Som.s Praepositus Sancti inventij Provicarius. Io Francesco Bazzo a nome e di commissione di messer Gasparo Carelano console del maggior estimo di detta terra di Bassignana, e ancor di messer Paolo Careta consle del minor estimo, per non saper loro scriver accetto et approvo li soddetti conti. Io lacomo Domenico Fabaro consigliero di detta terra fui presente a detti conti, et approvo come sopra. Io Carlo Lborante .consiglier di detta terra fui presente et approvo come sopra. Purtroppo, la documentazi~ne relativa alla seconda met dl Sei cento manca quasi del tutto, per cui non siamo in grado di ~icostruire un quadro sufficientemehte attendibile delle ~~icenc1e dellospedale in tale periodo. A colmare in qualche modo la lacuna abbiamo gli atti della visita ~a~torale del 24 settembre 1667,6 nei quali detto che il delegato vescovile ordin agli amministratori di renderSi conti nel termine di un mese e, nel caso essi fossero stati trovati debitori, ne sarebbe stato in formato il vicario, che avrebbe adottato i provvedimenti ritenuti oppor
Ivi, fasc. Visite pastorali. Ivi. La visita fu compiuta dal delegato vescovile Ippolito Visconti, prevosto della cattedrale di Pavia.
6

1.

499 s.

6 d.

Item deve haver il prezzo di brente seij vino, qual avanza della sua dispensa dellanno 1630 a ra gione de 1. 6 s. 10 la brenta, come comune mente valso il vino detto anno Credito del ministro Ristretto generale In ristretto per detti doij anni 1630, et 1631 il ven. hospitale deve bayer lire mille trecento trenta quatro s. 18 d. 4 dico Dalle quali dedotte dette lire mille duecento ottanta sette s. 2 d. 6 di credito del ministro dico Resta dar esso ministro per detto tempo, in tutto solo lire quaranta sette s. 15 d. 10 dico

1.

39

~.

d. 2 d. 6

1. 1287 s.

1. 1334 s. 18 d. 1. 1287 s. 1. 47
~.

4 6

2 d.

15 d. 10

Prova Debito Credito del ministro


Resta

1. 1334 s. 18 d. 1. 1287 s. 2 d. 1.

4 6

47 s. 15 d. 10

Io Camillo Girardi pretore di Bassignana ho ricevuto li soprascritti conti, ed admessi. Io Angelo Mateo Sacho console del magior estimo fui presente a deti conti quali aprobo come sopra. Io Gio. Giacomo Frachia uno de consoli del minor estimo fuij presente a detti conti quali aprobo come sopra. Io Dominico Burcio uno de consolli del minor estimo fui presente a deti conti qualli aprobo come sopra. Io. Baptista Molla notaio cancelliere. Del rendiconto riportato sopra, e di quelli degli anni successivi, ri corre pure menzione negli atti della visita pastorale compiuta il 30 mag

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DAL SECOLO DELLA PESTE A QUELLO DELLA RIVOLUZIONE

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tuni. Qualora invece gli amministratori avessero ricusato di rendere i conti, sarebbero incorsi nella pena dellinterdizione. Sembra comunque che, nella seconda met del secolo, la situazione dellospedale fosse notevolmente migliorata perch il canonico Giacomo Antonio Friggi, delegato vescovile, nella sua visita del 16 agosto 1677 ~ trov che lospedale aveva otto letti, numero mai raggiunto prima di quel momento.
***

Per quanto il fatto possa sembrare stra~io, a diffe,ren~a di altre analoghe istituzioni lospedale di S. Spirito di Bassignana non ebbe mai propri statuti destinati a regolare lattivit dellistituto e i molteplici rapporti giuridici derivanti dal suo funzionamento. Per secoli, lunica norma vigente fu quella dettata dal fondatore Muzio Cortese, il quale volle che il ministro fosse eletto dal Comune di consenso col prevosto pro-tempore di Bassignana, demandando al ministro il compito di am ministrare il patrimonio e destinare le rendite a favore dei poveri del luogo. ovvio che questa norma, di per s sola, non era sufficiente ad assicurare il buon funzionamento dellistituto e, soprattutto, a garantire un adeguato controllo delloperato amministrativo~ del ministro. Agli inizi del Settecento il prevosto Carlo Antonio Piazza, probabilmente a seguito di qualche episodio, che non conosciamo, fu indotto a sollevare gravi obiezioni circa il modo in cui venivano effettuati i controlli sul loperato del ministro. Il Piazza, laureat in diritto civile e canohico, con la sua particolare sensibilit giuridica aveva rilevato il punto debole del sistema, e pretese quindi di. porvi rimedio. Incontr peraltro una tenace opposizione da parte dei rappresentanti del Comune, i quali considera vano la sua presa di posizione come unindebita ingerenza ih una questio ne di esclusiva competenza degli organi comunali. Comera da prevedere, le parti si irrigidirono, e ci~scuna di esse present le proprie istanze in sede opportuna: il,, Comune al Senato di Milano, e il prevosto ai propri superiori ecclesiastici. Le cose erano a questo punto quando il conte Uberto Stampa, membro del Consiglip
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segreto di Stato e feudatario di Montecastello, venuto a conoscenza della controversia, offrf alle parti i suoi buoni uffici per una amichevole com posizione della vertenza. Abbandonati i ricorsi giudiziali, le parti ac cettarono la proposta e gi lo Stampa stava occupandosi della questione quando, richiamato a Milano da urgenti impegni di governo, fu costretto ad affidare la cosa al nipote, abate Gaetano Stampa. Questi fu talmente abile nel districare, la matassa che, in breve, riuscf a riconciliare le parti e, ad evitare che i~t futuro sorgessero altre divergenze, suggeri di mettere per iscritto alcune norme fondamentali per il buon governo dellospe dale.8 Ed ecco, in sintesi, quanto prevedono i capitoli concordati nel 1701 tra i rappresentanti del Comune,e il prevosto Piazza:
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si ribadisce che il Comune, previo consenso del prevosto, deve procedere alla-nomina del ministro, il quale ha il compito-di amministrare il patrimonio e di assistere i poveri con la maggiore economia possibile, fissando stabile residenza nei locali dellospedale;- ogni anno, inoltre, egli deve dare i rendiconti della sua gestione e, in caso di loro appro~.rizione, ha diritto a ricevere per le sue prestazioni un compenso di 25 scudi, sem prec-h egli abbia prestato. idonea c~uzine allatto di assumere la carica; il Comune deve eleggere ogni anno quattro rappresentanti con il compito di invigilare non dolo sulla gestione economica del ministro, ma anche sullassistenza dei pov~ri e, dei pellegrini; almeno una volta al mese, i quattro rappfesentanti del Comune e il prevosto si devono radu nare per esaminare il buon funzionamento dellistituto, sollecitare lesa zione dei crediti e vigilare ~he. non insorgano situazioni pregiudizievoli agli interessi dellospedale, adottando in tal caso i necessari provve dimerti; ogni -anno, la commissione tenuta ad esaminare i rendiconti del ministro, e suggerirgli le direttive per .gli anni seguenti; in caso di grave mancanza, cui non sia possibile ovviare mediante semplice ammo nizion, il ministro dovr essere rimosso dalla carica e la Commissione, dopo aver assunto le necessarie informazioni, dovr proporre, il ,nuovo ministro al Comune per la nomina; la ornmissione deve tenere le proprie riunioni presso lospedale, nel quale si istituir un archivio destinato a raccogliere tutte l~ scritture

Ivi. Il visitatore, fra laltro, eman alcune prescrizioni circa la festivit dello Spi rito Santo (Pentecoste), cui erano dedicati lospedale e la chiesa, ormai trasformata da tempo in oratorio dei disciplini di S. Giovanni Battista.

Queste notizie si ricavano dal preambolo dei Capitoli, il cui testo riportato in Appendice, doc. III.

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riguardanti i diritti dellospedale, le misurazioni e le descrizioni dei beni patrimoniali, gli istrumenti e i registri contabili, raccogliendo a tale effetto le carte che eventualmente si trovassero presso privati; di tutte le scritture dovr essere redatto un diligente inventano, copia del quale sar depositata presso lo stesso archivio, e altra copia presso il cancelliere del Comune; ogni volta che si dovr procedere allelezione del ministro do vranno essere esposti i pubblici avvisi, contenenti lindicazione dei re quisiti necessari per concorrere alla carica; laccettazione degli infermi e dei pellegrini sar subordinata alla presentazione di un certfficato di povert rilasciato dal prevosto o dal curato, semprech i richiedenti non siano incurabili; la commissione avr per la facolt di dispensare a suo arbitrio qualche elemosina; nellintento di fornire un concreto aiuto allospedale, il Comune si impegna ad assicurare alle persone ricoverate lassistenza gratuita da parte dei medici comunali, pur lasciando facolt al ministro di corri spondere ai medici qualche compenso simbolico; prima di procedere alla nomina annuale dei membri della com missione, si dovr accertare che essi non abbiano alcuna incompatibilit di interessi con lospedale; i locali e i mobili dellospedale dovranno essere restaurati, in modo che essi risultino rispondenti alle necessit dellistituto; la commissione, dopo aver accantonato un fondo di riserva di almeno 50 scudi, che dovr essere sempre disponibile presso il ministro, potr utffizzare gli avanzi di gestione pr erogare: qualche elemosina a favore di famiglie nobili, ridotte in stto di povert ma che si vergo gnano di chiedere aiuti allospedale; la commissione tenuta a redigere uno stato patrimoniale del lospedale, con lindicazione delle liquidit e dei credi~i; di questi ultimi dovr essere curata la riscossione con la massima sollecitudine, pre stando a tale effetto ogni possibile assistenza, nello ~pinito della volont espressa dal fondatore dellistituzione; qualora dovesse sorgere qualche dubbio sullinterpretazione di questi capitoli, o si dovesse manifestare qualch nuova situazione che richieda opportuni provvedimenti, ogni decisione sar rimessa al conte Stampa.

parti il 14 novembre e ratfficati dal Coniune il 15 novembre. Il giorno seguente, essi furono ridotti a forma di pubblico istrumento dal notaio Stefano Gerolamo Molla di Bassignana. Pareva che tutte le questioni fssero ormai appianate con buona pace di tutti quando, al tempo del prevosto Zuccheffi, i rapporti tra le autorit comunali e il nuovo prevosto, insediato nel 1733, entrarono nuovamente in crisi. Da qualche tempo, infatti, le autorit comunali usavano scegliere i quattro deputati al governo dellospedale fra per sone del tutto illetterate -le quali;, non essendo neppure in grado di stendere per iscritto le delibere del consiglio damministrazione, si fa cevano assistere da un cancelliere, che per giunta non era neppure di
Archivio di Stato di Torino, Luoghi pii di q~a de Monti, mazzo 4, n. 2. Latto senza data, ma risale certaffiente alla fine del 1744 o agli inizi del 1745, come si pu desumere dalla seguente lettera che il prevosto Zucchelli indirizz in data 25 maggio 1745 alla Congregazione di Governo: Il motivo per cui sebbe il noto raccorso a codesta Congregaz~ione Generale fu per toglier elabuso in oggi introdotto da questa- Comunit nellelezione a lei spettante de. deputati al governo di questo spedale quale di totalmente ommettere le persone pii~ accreditate. e civili del luogo ed a queste pre/erirne le rustiche e di minor stima e di pochissima leteratura lo che non solo contro il disposto del 20 de capitoli stabiliti pr il buon governo di detto, pio luogo ma anche contro la pratica sempre sservata dalla formazione dessi capitoli a questa parte. Dal che ne succede che trovandosi composta la congregazione -di simili soggetti insufficienti ed incapaci da loro a trattare e ben risolvere gli interessi di detto pio luogo sintroduce in essa un Cancelliere forastiere che a guisa di un tutore con suoi pupilli disponidella loro volont a suo piacimento onde li voti di tutta la congregazione si riducono ad un solo cosicch il Preposito della collegiata e parochiale che come capo. vi assiste non in libert di proporre ed opporre per il van taggio del pio luogo e quindi ne scade, ogni bon zel ed opportunaprovvidenza. - Pria per di tal raccorso a codesta Generalissima non avendo io per la delicatezza ,di giu. risdizione voluto fidarmi sullistruzione di Roma, cap. 5, col farne listanza al mio Vescovo ne fatta parola col signor Intendente Generale di questa Provincia a cui mi parve per esser lellezione di detti deputati un affare communitativo poter spettare in tale proposito qualche cognizione ma d~zllo stesso fui indirizzato a codesta Generalissima. Per altro posso assicurare V.S. Ill.ma non esser mai detto ospedale stato considerato ne considerarsi come parte della Congregazione di Carit di detto luogo quale stata separatamente eretta e tuttavia si conserva totalmente distinta non avendo alcuna. com municazione con gli interessi di detto pio luogo, che sin dal principio della fondazione li beni del medemo nno sempre servito al mantenimento degli infermi come tutta via servono meramente a tal effetto. Epper non esser intenzione deraccorrentz che il mede simo sunisca alla Congre~azione di Carit, ma solo che vengha provvisto allabuso sovra narrato; su di che. nuovamente u?izilio a codesta Generalissima le mie pia vive suppliche acci si degni o dirmi se ad essa spetta lopportuno provvedimento & veramente indi care a chi si debba ancor raccorso dovendo alla fine querta causa aver il suo Giudice competente. Oltre ci non rimanendovi che ansiosamente sperarne dal gentilissimo mezzo di V.S. Ill.ma il benigno riscontro unito a di lei stirnatissimi commandamenti mi d in tanto con pienisiimo rispetto lonore di costituirmi di V.S. Ill.ma.

Questi capitoli furono redatti il 26 ottobre 1701, sottoscritti dalle

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Bassignana. Costui seppe intrigare in modo talmente accorto che in breve tempo riuscf a farla da padrone, costringendo quei poveri deputati analfabeti a seguire i suoi voleri. Di qui il disappunto del prevosto Zuc chelli il quale, nellintento di eliminare un pericoloso concorrente e di mettere un po dordine nellamministrazione dellente, decise di indiriz zare alla Congregazione Generale di Governo la seguente supplica: Ill.mi Signori, nella terra di Bassignana fu erretto un Ospedale per lascito del fu S.r Mutio Cortese sotto il regolamento, e sovraintendenza della Comunit, e del S.r Prevosto della Colleggiata, e Parochiale di detto luogo. Nellanno 1701 sendo insorte alcune diferenze fra detta Comunit et il S.r Prevosto in quel tempo circa allamniinistratione di detto Pio Luogo, furono quelle sedate per mezzo dalcuni capitoli concordati fra le parti da osservarsi per il buon rego lamento del medesimo come da instrumento 16 novembre 1701 rogato Molla, che si presenta. E fra laltre cose fu stabilito al secondo di detti capitoli, che la Comunit dovesse: ognanno elegere quattro persone delle pi accreditate, quali con il S.r Prevosto pro tempore, formando un corpo di Congregatione di detto Pio Luogo dovessero invigilare s~ al maneggio ec9nomico dellammi nistratore, e cura delli infermi, che al sostenimento delle giurisdizioni, fondi, e frutti della medesima Opera Pia. In vinai, ed in esecuzione di tale stabili mento la Comunit predetta ha fin qui annualmente elleto li quattro Depu tati, curndo sempre di nominare persone delle pi civili, e letterate, e di maggior credito per ladempimento di detti stabilimenti, e per la maggior sicu rezza d~l bon governo della detta Pia Opera quali unicamente con il predetto S.r Prevosto, e non altri hanno sempre composta lintefa Congregatione col venirne ,compillate le ordinanze da qualchuno dessi Deputati senzopera daltra persona estera, e cosf il tutto regolato con soddisfatione reciproca tra,il, Parocho, e Deputati, e con vafitaggio di detto Pio Luogo. In oggi accade, che non ostante sianvi in detta terra molte persone civili, leterate; e di credito, e tra queste vanij laureati, e per avventi li requisiti portati da detti capitoli, il Conseglio ordinario di detta- terra -ha fatta cadere lelezione dei Deputati al governo di detto Luogo Pio in persone tutte rustiche, et illeterate, di ma- niera che non solo per compillare li ordinati, ma eziandio per risolvere conve nientemente glaffari. di detto Pio Luogo vengano astrette a servirsi di persona non deputata, ed eziandio estera, che non.ha raggione alcuna dessere intro dotta nel corpo dessa Congregatione, massime per collusione de sovradetti capitoli, e delle persone del luogo, che hanno :la ragione di non esserne escluse. Una tale deputatione sembra a raccorenti non solamente contraria allo stabilito in detti capitoli; ed.affin ora praticat~ con quiete, e ,publica sodi sfatione, ed utile. del Pio Luogo, ma anche preghidiciale a tutte le succenate persone civili, leterate, e di maggior credito di detto luogo, quali in tal forma contro il disposto da capitoli sodetti vengano -dal conseglio posposte, ed escluse in confronto d~altre del tutto rustiche, ileterate; e di minor,,stima, dalle quali perci con illegitimo abuso viene introdotta nella Congregatione colla suposta

veste di Canceliere una persona non del luogo per supplire alla loro imperitia. ]~i modo che nel detto Cancelliere come Direttore di detti Deputati da loro stessi incapaci al regolamento sta tutta la volont de medesimi, e cosf dalla voce dun solo estraneo viene regolata tutta la predetta Congregatione, con esserne da ci sovente nati dissidij tra il Parocho, e li detti Deptati, onde resti per ogni parte, diminuito, il zelo, e dovuta assistenza allinteressi di detto Pio Luogo; ad effetto per tanto di troncare simili abusi,e pregiudicij, hanno creduto indispensabile aver raccorso alle Signorie Loro Ill.me supplicandole degnarsi, atteso che vi sono nel luogo di Bassignana ben pi di citto, o dieci sogetti ciyili, leterati, e di superior credito, e non avventi interesse col Luogo Pio, mandare alla Comunit supplicata di dovere li medesimi eleggere nella carica supplicata, ad esclusione delle persone rustiche; illeterate, e di minor credito, e capacit, e per bisognevoli .daltrui direzione, sf e come da detti capitoli vien stabilito, e per ladietr in virt dessi fu praticato, e la ragione stessa del jus publico richiede con commetterne lesecuzione chi sar alle medesime Signorie Loro Illustrissime pi benviso, e provedergli cme meglio. Giuseppe Antonio Zucchelli Preposto, e Capo della sodetta Congregatione Avv. Pietro Gaffini Gio. Battista Cortese Ludovico Inverardj. Nulla sappiamo dellesito di questa supplica, ma facile immaginare che le ragioni addotte dal pr~vosto Zucchelli abbiano trovato favorevle accoglimento. Lo possiamo arguire del resto, dalla documentazione po steriore, ove la composizione del consiglio damministrazione risulta for.mata in prevalenza da persone destrazione sociale elevata o addirittura fornite di titolo di studio superiore. Non ~ neppure un caso, daltra parte, che proprio a partire da questo periodo i verbali di riunione del consi glio diventino sempre pi frequenti, rivelando una pi corretta impo stazione tecnica, soprattutto sul piano giuridico. Non possibile- in qiie sta sede riferire, neppure per brevi accenni, il co1~itenuto delle numerose delibere che datano dalla seconda :met del Settecento.1 Riteniamo tut
Questo prevosto, che svolie il suo ministero con grande zelo, rivela le sue singolari attitudini anche nella precisione cn la quale compil linventano di tutti i beni della parrocchia. Tale inventano, redatto in data 14 aprile 1733, accenna anche allospedale di 5. Spirito, e riferisce che esso aveva quattro letti per gli uomini, e due per le donne, in stanze separate. I redditi dellospedale consistevano ~in 174 sacchi di grano che venivano versati dal fittabile delle terre, pi 300 lire circa che si ricavavano da fitti di vigne, prati. e case. Fra le numerose delibere, tutte conservate nellarchivio dellente, ricordiamo soltanto le seguenti: 18 ottobre 1757: nomina del chirurgo dellospedale nella persona di Gio. Battista Corti, con uno stipendio annuo di lire 50 (non contento deliemolu mento, il Cort rassegn le dimissioni il 16 luglio 1759); 6 febbraio 1760: nomina del chirurgo Egidio Curti; 2 maggio 1765: nomina del chirurgo Giuseppe Maria Ve-

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tavia opportuno riprodurre, a titolo esemplificativo, la seguente delibera risalente al 2 dicembre 1757:12 Lanno del Signore mille sette cento cinquanta sette, et alli due del mese di decembre in Bassignana, ciov in una sala inferiore della casa dellOspedale di S. Spirito di questa Terra. Convocata, iinita~ e congreg~ta la Congregazione delVen. Ospedale cli detto luogo previo avviso detto a Sig. Congregati della medesima ed il solito suono della campana sono intervenuti ed interven gono ciov il Molto Rev.do Sig. Prevosto D. Bernardino Laboranti Il Nobile Sig. D. Christoforo Torri IL Sig. Dr. Fisico Francesco Giuseppe Durando Il Sig. Domenico Stella Deputati di questa Ven.a Congregazione componenti tre delle quattro parti dellintiero corpo delta medesima, oltra il Sig. MichellAngelo Campo Fregoso~ Amministratore della medesima, nella quale stato per parte del predetto Nob. Sig. Christoforo Torri presentato un raccorso, o sij.supplica de RR.PP. Riformati di S. Paolo di questo luogo, colla quale implorano da questo Pio Luogo qualche soccorso, e carit, slita anche annualmente distribbirseli da codesto Pio Luogo. Il che udito detti Sig. Congregati unanimi, e cncordi hanno ordinato, com ordinano doverseli somministrare sachi due formento a titolo di carit come sopra, mandando a tal effetto, come rnanda,no al sodetto Sig. Amministratore il farglielo corrispondere. moltre hanno pure ordinato di corrispondere, e pagare a Carlo Doria. di questo luogo a titolo di carit la somma di lire due soldi tredeci denari quatro pie montesi per essersi il medsimo colla sua famiglia ridotti in Stato di povert atteso che siasi reso cieco, ed incapace a procacciarsi il necessario quotidia no vitto. Di pi siccome in oggi si reso troppo facile lintrodursi poveri in codesto Ospedale, quali veramente si riconosqe essre buona-parte. di questi pi tosto benestanti, e non gi nel numero di quelli veramente bisognosi giusta la mente del Test~tore, sf che in tal guisa viene codesto Pio Luogo a soffrire aggravio, ed a pregiudicio poscia di quelli che poi in fatti sono affatto poveri, cosf detti Sig.ri Deputati hanno ordinato, come ordinano, che dora in. avvenire non debba pi accettarsi alcun povero ammalato, se pria non consta con sicurezza essere li medesimi in stato povero e miserabile, per il che non possino con le proprie sostanz mantenersi, e ci allesempio ed inconveniente successo col. . . .

laccettazione seguita del fu Sig. Gio. Battista Germa, quale non era tale al che stato al caso di far testamento come pur anche si sa dallInventaro de suoi mobili, e semoventi era benestante. Come altresf resta ordinato che li poveri ammalati quali ricorreranno per essere ammessi a questo Pio Luogo, essendo il luoro male di chirurgia, cosf non debbino n possino esser ammessi se non presenteranno pria la fede del Sig. Gio. Battista Corti, chirurgo conve nuto con questo Pio Luogo. tnoltre detti Sig.ri Congregati hanno pure ordinato; come ordinano, che si debbano pubblicare le restanti investiture per me sottoscritto notaro gi di stese originalrnnte e che da questo Pio Luogo erasi sospesa la stipulazione desse per mancanza di fondo, come pure se ne debba,far le copie di tutte le sodette investiture gi ricevute, e da stipularsi, per il qualeffetto hanno depu tato, e deputano per la stipulazione ,sodetta anor da farsi li~ Sig.ri Dr. Fisico Francesco Giuseppe Durandi, Domenico Stella purch assistino ed inter venghino alle medesime, ed intanto mandano al ..sodetto. Sig. MichellAngelo Campo Fregoso Amministratore di far avvertire le persone particolari che devono ancor essere investite, e di far provvedere anche la carta bollata per, potere far seguire lestrazione o sij. copia di dette investiture.3 Di pi hanno similmente ordinato 4i corrispondere a titolo di carit a Maddalena Cappelli, Giovanni Pasetti, alla-vedova Remotta, alla vedova Sesta; alla vedova Batta gliera, alla Giuliana Bona, et alla vedva Fresca la somma di lire una piemon tese cadauna, da darsegli, e pagarsegli dal Sig. Amministratore sodetto per conto di codesto ~Pio Luogo. E ~on ci si sciolta la pres~nte Congregazione incaricando similmente come incarica il Sig. MichellAngelo Campo Fregoso Amministratore perch agisca ziandio giuridicamente contro li eredi del detto fu Gio. Battista Germa per ripettere le spese al del mantenimento, che medi cinali sovvenutisi nel tempo della sua malatia, colla quale ha dovuto soccom bere in questo Pio Luogo, atteso che sonci stati li. Sig.ri E~eputati ingannati nellaccettazione del detto Germa in codesto Ospedale che si fatto supporre veramente povero e riconosciuto in oggi bnestante dallasse suo ereditario. Prevosto Bernardino Laboranti Cristoforo Torre Francesco Giuseppe Durandi F~omenico Stella, Deputato Fracesco Antonio Cortese Cancelliere richiesto.
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gb; 8 marzo 1766: nomina del chirurgo Carlo Robutti; 17 maggio 1757: concessione ai padri del Carmine di Bassignana di fare le zeppe e i trosi rimasti dagli alberi abbat tuti, a met cori lospedale; 17 dicembre 1757: elemosina di lire una di MUano a favore di varie persone indigenti. Sono infine numerose, negli anni dal 1757 in poi, le deibere di elemosine a favore dei padri del convento di S. Paolo i quali, a mezzo di loro me moriali, avevano fatto presente il loro stato di miseria e la mancanza di pane per sfa marsi. 12 Archivio della Casa di Ricovero Muzio Cortese cli Bassignana (dora in poi cit. A.C.R.).

I criteri di rigida oculatezza che improntano il documento riportato sopra contribuirono certamente al miglioramento delle condizioni del lospedale, soprattutto dal punto di vista patrimoniale. Unulteriore con ferma del relativo stato di floridezza dellente contenuta negli atti della
13 Numerosi atti cli investitura rogati nel 1757, e di cui cenno nel documento riportato sopra, sono elencati in un Inventaro de titoli dello Spedale di Bassignana redatto il 20 aprile 1837 in esecuzione del R. Editto del 24 dicembre 1836. Cfr. A.C.R.

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visita pastoral~ compiuta da mons. Pio Bellingeri il 18 aprile 1765, in nome :del vescovo di Pavia card. Durini.14 Dopo una breve sosta nel palazzo che egli aveva, costruito in Bas signana il Bellingeri, accompagnato da numerose persone, si rec allospe dale di S. Spirito, accolto dallamministratore e dai deputati, i quali gli mostrarono la~tto di fondazione costituito dal testamento di Muzio Cor ~tese. Iniziata la visita, il Bellingeri rilev che lospedale aveva una porta grande verso mezzogiorno, e una pi1~i piccola a settentrione. Linfermeria era costituita da tre locali superiori, nel primo dei quali erano quattro letti per le donne, nel secondo altri quattro letti per gli uomini, mentre il terzo locale era adibito a ripostiglio di varie attrezzatre. I letti riser vati agli uimini erano tutti occupati, mentre una sola donna era rico verata. Al piano inferiore veran numerose stanze, in una delle quali era collocato larchivio dellente: in essa soleva riunirsi il cnsiglio di amministrazione. In generale, il complesso edilizio era in condizioni sod disfacenti, anche perch era stato restaurato da poco. Gli atti della visita accennano poi alla..controversia sorta tra il pre vosto e la com3init del luogo e alla transazione siglata tra le parti nel 1701, rilevando che lamministratore veniva nominato dal Comune con il consenso del pr.evosto. Lattuale amministratore del pio luogo era Carlo Tartara, il quale percepiva una retribuzione annua di 100 lire piemontesi. Egli present al Bellingeri.i libri contabili, dai quali risult ch le entrate ammontavano a lire piemontesi 2.228. 2. 2, contro lire 2.061. 11. 10 di uscite, con un saldo attivo, quindi, di lire 166.10.4. Ogni ann lam ministratore presentava il rendiconto ai deputati; che attalmente erano Gio. Alberto Campofregoso, Gio. Battista Stafferi, Francesco Tosino e Giacomo Filippo Lonati. Il ,Bellingeri pass quindi a esaminare gli inventari dei beni stabili dellospedale; rilevando che essi fruttavano ~in reddito annuo di oltre 800 lire piemontesi. Esamin pure lelenco dei beni mobili e la nota dei debitori dellospedale, e siccome i debitori erano parecchi, il visitatore esort lai ministratoree i deputati presenti a impegnarsi con gni sforzo per ottenere il recupero dei crediti, in mancanza di che lospedale ne sarebbe stato parecchio danneggiato. Raccomand infine che i deputati non fossero costretti a riunirsi con maggiore frequenza per trattare gli affari dellente, e lod il loro operato. il giudizio del Bellingeri sullo ~tato dellospedale risulta quindi so,

stanzialmente favorevole, e la circostanza acquista valore se teniamo presente che, egli era un bassignanese, e quindi era naturalmente incline a giudicare le cose con maggiore severit. Del resto, il relativo stato di floridezza dellospedale trova confrma anche nei documenti allegati agli atti della visita, dai quali possibile rilevare che lente era creditore nei confronti di ,varie persone della somma di lire piemontesi 1021.19.6, cosf ripartite: crediti diversi lire 660.1.8; crediti di livelli lire 361.17.10. (~uanto alla superfice delle terre di propriet dellospedale abbiamo sol tanto i dati relativi ai beni di pieno dominio, ammontanti a pertiche
5~5.45. 10.15

Assai interessante risulta lelenco dei beni mobili, redatto dallam ministratore Carlo Tartara in quellanno stesso 1765,16 in occasione della visita pastorale del Bellingri. Trattandosi del piii antico inventano delle suppellettili dellospedale, riteniamo utile riprodurlo integralmente: Nota o sia inventano de mobili del ven.do ospedaledi San Spirito, o sia degli Amalati di questo luogo di Bassignana descritti nellanno 1765. 1. Lenzuoli di canepa da due tele e mezza ,quasi no~i n. venti dico N.20 2. Lenzuoli di canepa pure da due tele e mezza molto usati n. 4 N.4 dico N.1 3. Lenzuoli di lino da due tele e mezza n. 1 dico N.15 4. Fodrette di canepa n. quindeci dico, N.12 5. Mantini di canepa n. dodeci dico N.3 6. Sugamani n. tre dico N.1 7. Una cassa dalbera con sua seratura e chiave u~ata bona 8. Una cassettina di noce con tre chiavi e sue seratture usata N.1 bona 9. Quadri n. tre rapresentanti limmagine della B. Vergine, e lal N.3 tro S. Carlo N.2 10. Cadreghe da brazzo usate n. due 11. Un tavolino dalbera novo con suo tapeto di bambace stampato N.1 molto usato 12. Un archivio di noce con tre chiavi, e sue serrature quasi novo N.1 N.1 13. Un tavolino di noce usato bono
Nella cucina
14. Un scaldaletto

di rame di mediocre grandezza usato

N.

A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali.

Ivi: Nota de beni di pieno dominio del Ven.o Spedale degli Ammalati di Bas signana . Il documento, a firma dellamministratore Carlo Tartara, senza data, nia risale certamente al 1765, perch unito agli atti della visita pastorale compiuta da mons. Pio Bellingeri in quellanno stesso. 16 lvi,

172 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50.

DAL SECOLO DELLA PESTE A QUELLO DELLA RIVOLUZIONE

DAL SECOLO DELLA PESTE A QUELLO DELLA RIVOLUZIONE

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Altro scaldaletto quasi novo grande un scaldino di ferro Otto coppe di stagno nove Otto ,tondi di stagno novi Otto cuc~hiari dottne Una ~azzullera molto usata Due bronzi usati ciov uno della tenuta duna sechia e laltro di quatro scudelle circ Una pignata di rame usata bona della tenuta duna sechia Due pignattine di rame una della tenuta di due scudelle, e laltra duna usate Un lavezzino bono della tenuta duna scudella Otto boccali di maiolica Una credenza dalbera quasi nova Un quadro con sua cornice rpresentante Ges che porta la Croce Una cattena da fuoco di ferro Una paletta da fuoco di ferro Due lumi dacciaio Quatro mezze candelle di cera Due sechie cerchiate di ferro una bona e laltra usata Un calder-ino di rame usato bono della tenuta di quatro sechie Un cattino di rame da sallazzare della tenuta duna sechia usato bono Due cadreghe di lisca molto usate Una gratterina di ferro Sette scagni dolmo o sia di noce Cinque pestoni di vetro due della tenuta dun boccale due dun mezzo ed uno di sei boccali, e di pi uno di due boccali N. 4uindeci pezzi di terra tra padellini, pigna~te e pignattini N. due cazzuli di legno Una tazza di ferro Un calamaio con suo sabbiarino di tola
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N.1 N.1 N.8 N.8 N.8 N.1 N.2 N.1

N.2
N.1 N.8

N.1
N.1

Nella stanza degli uomini 51. Quatro pagliaricci, quatro matarazzi di lana fra quali uno novo co SUOi capezzali e quatro cossini tutti di lana 52. Quatro coperte di canepa stampate 53. Cinque coperte di lana una nova, tre usate, ed una logora 54. Banche per detti letti n. sedici dico 55. Quatro cadreghe da camera con quatro vasi 56. Due tavolini uno di noce, e laltro dalbera usati 57. Una caminera 58. Due cristini 59. Due acquasantini 60. Quatro orinarij di maiolica 61. Un navazotto 62. Un cebro 63. Unemma di ferro da misurare il formento o altre granaglie

N.4 N.4

N.5 N.16
N.4 N. 2

N.1 N.2
N. 2 N.4 N.1

N.1
N.1

N.1 N.1 Carlo Tartara Amministratore di detto Spedale.


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N.2
N.4

N.2
N.1 N.1

N.2
N.1 N.7

N.5
N.15

N.2
N.1 N.1

Altri dati interessanti sulla consistenza patrimoniale dellente poco prima della fine del secolo XVIII si ricavano dal Cattastro di Bassi gnana del 1773 ~ nel quale son registrate diverse partite per un totale di giornate 54 e tavole 74. ~ pes da osservare che dal computo sono esclusi i beni livellari, per cui il patrimonio terriero del pio luogo in realt era di gran lunga superiore. Nonostante la favrevole situazione economica, nellultimo quarto del Settecento lospedale entr in un grave stato di crisi, causato dal progressivo aumento del numero degli infermi che chiedevano di essere ricoverati o comunque assistiti. Laumento massiccio delle richieste di ricovero era dovuto in parte a ri~orrenti fenomeni epidemici, partico larmente acuti attorn6 al 1775,18 ma soprattutto. al vertiginoso incremeii
~ Archivio Comunale di Bassignana. Nel citato catasto pure :registrato un com plesso di hedifitij posto nel Quartero denominato Capo Soprano, consistente nello Spe dale, cortile et masseria, il tutto contenuto nelle coherentie: a mattina Angelino Pagella et heredi; a mezzod la strada pubblica di sopra il fosso della Villa; a sira la via Larga e la chiesa di San Giovanni . 18 In data .9 novembre 1775, in considerazione del ~notevole numero di ammalati colpiti dallepidemia nel corso dellanno, il consiglic damministrazione deliber di stan ziare a favore -dellinfermiere Cleto Burzi una indennit aggiuntiva di lire 30 milanesi, ed altre lire 30. a favore del chirurgo Carlo Robutti, i quali vevano dovuto sobbarcarsi a un lavoro phi intenso a causa dellepidemia (A.C.R.). Ma evidentemente i compensi straordinari una tantum non erano adeguati ille maggiori prestazioni richieste. Infatti, lil settembre 1785 il chirurgo Carlo Robutti invi allamministrazione dellospedale un esposto con il quale, dopo aver fatto presente che gli ammalati ricoverati, nellospedale e da lui curati gratuitamente erano un buon terzo di questo luogo , avanz la richiesta dun

Nella stanza delle donne Quatro pagliaricci con quatro materazzi con suoi capezzali, fra quali materazzi uno di piumini e gli altri due usati ed uno novo, N.4 con quatro cussini Cinque coperte di lana una nova, tre usate ed una molto logora N.5 N.4 Quatro copertine di canepa stampate usate N.16 Banche da letto n. sedeci N.2 Due tavolini dalbera usati Quatro cadreghe da camera due nove e due usate con quatro N.4 vasi e quatro orinarij di maiolica N.2 Due acquasantini N.2 Due cristini

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to demografico della popolazione del paese, praticamente raddoppiata nel ventennio fra il 1765 e il 1785. Gi abbiamo detto, a proposito della chiesa di S. Lorenzo, che il i marzo 1788 gli organi comunali avevano rivolto un pressante appello ai disciplini di quella chiesa perch il legato Fione fosse incamerato nellasse patrimoniale dellospedale di S. Spirito, nellintento di risolvere almeno in parte la crisi dellistituto. Il 6 marzo dello stesso anno, il problema fu ampiamente dibattuto anche dal consi glio damministrazione dellospedale. I deputati Pietro Antonio Pagella e Antonio Lenti fecero presente che gli abitanti di Bassignana al giorno doggi e da venti anni circa a questa parte si sono raddoppiati , onde si rendevano necessari provvedimenti straordinari per sovvenire alle ac cresciute necessit dei poveri infermi, massime che li redditi di questo Ospedale al dl doggi sono assai tenui n bastanti neppure al terzo di questi miserabili per dar r.icetto e portar cura alli quali abbisognerebbe che lOspedale-fuosse dilatato ed ampliato il fabbricato per cuiimporta non indifferente dispendio... ~ A raddrizzar~e almeno in parte la precaria situazione dellente. iii tervenne, verso la fine del secolo, la generosa doii~i~one di Pio Vincenzo Campo Fregoso, nativo di Bassignana ma residente a Torino, il quale mise a disposizine dellospedale la somma di lire 10.000, a determinate con dizioni. 111 luglio 1794 fu siglato a Torino la relativa convenzione fra. il donatore e il rev. Francesco Stafferi, amministratore dellospedale, in vestito di speciale mandato con delibera.~del 22 luglio precedente.~ R4- .produciamo il testo di tale delibera, nella quale sono esattamente indi cate le condizioni imposte dal Campo Fregoso: Lanno del Signore 1794 ed ali 22 di luglio circa lore quindici in Bassignana e nella sala dellOspedale di questo Luogo. Convocata e congregata la Depu tazione di questo Venerando Ospedale di Santo Spirito precedenti li soliti avvisi recati alli Signori Deputati dallInfermiere Givanni Barzizza e suono di campana, sono in essa intervenuti ~d intervengono il M.o Rev.do Signor Preposito Don Francesco Tartara Vicari Foraneo e li Signori Deputati~ Avvo
aumento di stipendio (A.C.R.). Che il numero degli infermi fosse ancora cospicuo verso la fine del secolo risulta indirettamente da una deibera del 2 luglio 1791, nella quale stabili . Siccome dalluso introdotto di somministrare agli infermi a casa, li medicinali a carico di questo Pio Luogo, ne nascerebbero abusi di qualche conseguenza, dettermina perci la presente Congregazione, di togliersi una tale somministranza, incaricando il Si gnor Amministratore davvisare il Signor Medico Chirurgo dastenersi di spedire ricette a carico di questo Pio Luogo, a favore di infermi che non siano in esso (A.C.R.). ~ A.C.R. 20 lvi.

cato Francesco Cordara Antona; Giuseppe Castiglione; Carlo Domenico Lenti; Giovanni Maria Freschi; componenti lintera Deputazione. Ad ognuno sia ma nifesto che trovandosi il Venerando Ospedale di Santo Spirito di questo luogo, in positura di fare un vantaggios~. acquisto a favore dei poveri di questo luogo, n avendo il denaro bisognevole, per esso siasi offerto il Signor Avvo cato Pio Vincenz9 Campo Fregoso, del fu Signor Giuseppe, nativo di questo luogo e da anni sessanta circa. abitante nella citt di Torino, di sborsarli la. somma di, lire dieci mille Piemonte mediante che il medesimo si obblighi di pagare annualmente lire trecento cinquanta allo stesso Signor Avvocato Campo Fregoso od a di lui disposizion vita sua naturale durante, e non disponendon, di convertirlo nella sussistenza degli ammalati e convalescenti, ovvero in soc corso de poveri di questo luogo sf e come si stimer meglio da esso Sighor Avvocato Campo Fregoso e dai Signori Deputati di questo Luogo Pio e dal M.o Rev.do Signor Preposto pro tempore, e dopo la morte del medesimo Signor Avvocato Campo Fregoso- debbono le dette lire trecento cinquanta convertirsi come segue: Primo: Debba questo Ospedale pagare annualmente in perpetuo a RR. Padri del Carmine di questo Luogo, lire quindici di Piemonte per la novena di Santa leresa da farsi o prima o dopo detta festa colla celebrazione della Santa Messa ne giorni di essa e colla Messa cantata nel giorno della festa di essa Santa. Secondo: Debba questo Ospedale e per esso li Signori Deputati ed Ammini stratori pagare a~-inualmente alla Signora Anni Teresa Campo Fregoso, vedova Coeffi, di lui sorella, quasi sempre inferma, lire cento a semesire, ed ali Fran cesco &rra e Giovanni. Sacco che da lungo tempo soffo al suo servizio, lire cinquanta annue .per caduno, vita rispettiva loro naturale durante, mediante. che detti Berra e Sacco siano al suo servizio al tempo di sua morte o della sua Signora Consorte. Terzo: Ogni somma sovravanzante debba convertirsi nella sussistenza dei poveri ammalati e convalescenti di questo luogo ed in caso di carestia per la sussistenza dei poveri a favore dei quali dovr convertirsi la somma fissata vitalizia della suddetta Signora Anna Teresa ed affi due domestici Berra e Sacco dopo la loro morte. Quarto: Sar facoltativ agli eredi e successori del detto Signor Avvocato Campo Fregoso, cessate che saranno le dette pensioni vitalizie di disporre della somma di lire cento cinquanta annue per la dotazione di povere figlie maritande o per soccorrere qualche povera famiglia a loro benvisa, e ci di concerto de Signori Preposto e Deputati pro tempore.21
. -

21 Dalla documentazione posteriore risulta in effetti che, alla morte dei beneficiari, la rendita di 130 lire annue fu convertita in tre doti da assegnare ad altrettante ragazze del paese. In data 30 ottobre 1836, nel corso della riunione del consiglio damministrazione dellospedale, il presidente rese noto che lavv. Giacinto Campo Fregoso, figlio del benefattore, aveva lintenzione di convertire la somme giacenti a sua disposizione presso lospedale in aiuti destinati ai poveri del paese. Il presidente avanz la proposta che anche lospedale concorresse con i propri mezzi ad incrementare la somma da distribuire in elemosina, tanto piil che i bisogni del momento erano aumentati a causa della generale

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Quale graziosa~offei~ta del detto Signor Avvocato Pio Vincenzo Campo Fregoso, fatta unitamente alle sovrascritte condizioni sendo riescita gradita daffi pre detti Signori Preposto e Deptati di questo Ospedale, n potefido per altra parte esso Signor Avvocato Campo Fregoso trasferirsi in, questo luogo hanno li predetti Signori Congregati, nel tempo stesso che accettano lofferta suddetta e che si obbligano ad osservare in nome. di questo Ospedale le condizioni sovra appost~ in tutto e per ttto, tutti unanimi e concordi per leffetto della stipulazione dellopportuno instromento e prch per un tal fiuie si tra sferisca nella citt di Torino per esiggere detta somma di lire diecimila ~e si obblighi a nome di questo Ospedale e suoi beni, hanno eletto come in vigore del presente ordinato.da inserirsi nel predetto instromento da stipularsi, cile gono deputato o deputano il M.o Rev.do Signor Don Francesco Stafferi fu Bartolomeo qui nattivo ed abitante, Economo Amministratore di questo Luogo Pio, qui presente ed accettante il carico di questo mandato con ampia facolt ed. atorit al medesimo Signor Don Stafferi .che li detti Sigrfori Pre posto e Deput~ti li conferiscono di portarsi nella predetta citt di Torino a stipulare lopportun instromento per tutto quanto sovra e per la di loro pontoale esecuzione ed oss,ervanz obbligare e sottomettere tutti i singoli li beni di questo Ospedale come sin dora detti Signori Preposto e Deputati hanno li medesimi ,beni obbligati, ipotecati e sottomessi promettendo di aveie tutto ci e quanto verr dal detto loro Signor Procuratore come sovra consti tuito fatto, operato ed agito per rato e fermo senza mai contrafarsi o contro dirsi, ma bensf il tutto ratificare come sin dora rattificano ed. il tutto eziandio colla, clausola come libera a pena dessere tenut questo Ospedale a tutti .li danni interessi e, spese che ne potesse esso Signor. Avvocato Campo Fregoso in qualsivoglia caso soffrire e cn tutte le altre clausole e cautele necessarie ed opportune.
, .

profonde mutazioni politiche verificatesi in quel periodo. Nel 1799 lam ministrazione dellospedale pass da Francesco Stafferi ad Angelo Do menico Pagella, di cui si conserva il seguente rendiconto relativo al pe riodo che va dallli settembre 1799 al 29 luglio 1802:~ entrate
uscite

5054. 2.
4942. 7. 111.19.7

utile

Riteniamo opportuno, infine, riportare i seguenti rendiconti relativi agli anni 1811 e 1812, redatti in francese dopo che questa lingua era diventata ufficiale in seguito allincorporazione del Piemonte nella Fran cia: Compte renda par lEconome Pagella de lHospice civil de la Commane de Bassignana, par lesercice de lan 1811 total revanse de lan 1811 totale depenses de lan 1811 eccedant de la Recette sur les depenses Francs 2426 1963 463 Centimes 37 37

Scarse e frammentarie sono le notizie sullospedale nel periodo che intercorre tra loccupazione francese del Piemonte (1796) e la caduta di Napoleone (1815). facile immaginare comunque che anche lospedale abbia subfto le conseguenze del generale sconvolgimento provocato dalle
scarsit dei raccolti. Il ~consiglio, dopo aver accertato che la somma a disposizione del Campo Fregoso ammontava a lire 647.50, deiber di acquistare un sacco di melica a favore del povero Giacomo Lenti; e pel rimanente sia provvisto il formento e ridotto in pane a distribuirsi settimanalmente alla casa del detto Signor Campo Fregso dal suo Agente, e dalVOspedaliere, secondo lintenzione del donatore ~ Da parte sua, lospedale deliber dimpiegare la somma di lire 240 e in provviste di grano a convertirsi parimenti in pane, e distribuirsi ai poveri in questo medesimo Ospedale dallOspedaliere, e da quel deputato che stimer lEconomo di unirvi na volta per settimana e che possa con tinuarsi fino alla met circa delprossimo .mese di marzo .(A.C.R.). Negli anni seguenti, migliorate un poco le condizioni generali delleconomia locale, riprese regolarmente la distribuzione delle doti da parte del nob. Giacinto Campo_Fregoso, divenut nel frat tempo tenente. capitano del battaglione. Real Novi di stanza a Genova. Le tre doti assegnate il 22 febbraio 1854 ascendevano a lire 82,50 ciascuna (A.C.R.).

Etat de mouvement constatani les entres, les sorties, le nombre des Journes de sjoar dans lHopital de la Commune de Bassignana en lan 1811 depuis le 9 fanvier 1811 jasqaa 5 Janvier 1812 giornate cli soggiorno: 2.388 numero dei ricoverati: 84

A.C.R. Nellaprile 1803 era chirurgo dellospedale Giulio Corti. Il 15 novembre 1805 fu assunto il medico Giacomo Beccaria, con un assegno annuo di lire 75 (ivi). ~ A.C.R. Osserviamo qui, per incidenza, che da oltre mezzo secolo lospedale aveva cessato di assistere i pellegrini in transito per Bassignana. Lultima registrazione di spese erogate a loro favore risale al 1740. Per quanto riguarda la prima met del Settecento, dalle registrazioni darchivio risulta che il numero dei pellegrini assistiti fu di 60 nel 1715, 90 nel 1716, 309 nel 1717, 160 nel 1720. Negli anni seguenti invece si registra un netto calo delle presenze dei pellegrini, che scompaiono del tutto a partire dal 1740.

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Compte randu par lEconome de lHospice Civil de la Commune de Bassignana par lesercice de lan 1812 total montant de la Recette de lan 1812 fonds devenus libres sur lesercice prcdent de lan 1811 total de Revance total Depense fond en caisse Francs 1873 463 2336 2278 58 Centimes
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______________________________ Nel 1814, alla caduta del governo napoleonico, si pens per tempo a rinnovare la precedente amministrazione. dellospedale, che agli occhi della popolazione doveva apparire compromessa con il cessato regime. Iii 31 dicembre di quellanno il Comune di Bassignana, daccordo con il prevosto Pietro Angeleri, nomin amministratore dellente Maria Giu seppe Antonio Pagella, chiaraando a far parte del ~onsiglio dammini strazione Angelo. Maria Pagella, .Gio. Battista Robutti, il rev. Gio. Batti sta Tosini e il rev. Francesco Tosini. La nuova amministrazione si riunf il 3 gennaio 1815 e, tenuto conto del fatto che le.funzioni di segretario furono sempre svolte dal segretario stesso del Comune, decise di promuovere a quellincarico Angelo Dome nico Lenti, il qual~ appunto in quegli anni ricopriva aflalogo incarico pres so il Comune di Bassignana. Il 9 gennaio seguente il nuovo amministrato re, che d~ fatto aveva assunto lincarico sin dal i aprile 1814, p~esent il rendicnto della sua gestione per il periodo dal 1 aprile al .31 dicem bre 1814. Risul~ che le entrate ammontavano a franchi 2209.07, e le uscite a franchi 1351.75, con un avanzo quindi di franchi 857.32.1. Negli an~i seguenti, la vita dellospedale cohtinu a svolgersi re golarm~nte, senza fatti degni di particolare rilievo. C soltanto da. se gnalare, nel 1823, la deisione di cedere, in enfiteusi quella parte del lospedale ove anticamente aveva sede la masseria, e cio tutta la zona a mzzogiorno dellinfermeria, attorno al vasto cortile centrale. Evidente mente, dopo che la maggior parte delle terre dllosped~le era stata con cessa a livello, lala rusiica del complesso ospedaliero giaceva pressoch inutilizzata, in quanto i redditi in natura erano ormai ridotti a poca cosa, e per il loro stivaggio bastava uno spazio esiguo. Lamministrazione del tempo pens quindi di ricavar qualche util~ dalla masseria concedendola in enfiteusi al bassignanese Stefano Garrone. Il relativo atto, a rogito del notaio Filippo Tartara di Bassignana, reca la data del 21. novembre
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1823. Ad esso allegato un. tipo regolare, ossia una piantina degli edi fici concessi al Garrone a fitto perpetuo, con. lesatta descrizione dei singoli locali? Sono abbastanza frequenti, negli anni seguenti, le donazioni a fa vore dellospedale. Anche se di modesta entit, esse, consentirono di incrementare il. patrimonio dellente. e, conseguentmente, di allargare la sua benefica opera assistenziale., Fra le donazionidNriaggiore rilievo sono da segnalare quella dei fratelli. Pietro e Filippo Tartara di Bassi gnana i quali,, con att del: 29 aprile. 1825 donarono circa 4 bioiche di terreno coltivato;3~e quella del.~rev. .Gi. Battista Lunati, che nel suo testamento del 5 aprile 1.827 leg allospedale di 5. Spirito numerosi appezzamenti di terreno siti in Mntecastello e in Bassignana, per un totale di circa 1.9 biolche.4 In seguito a queste donazioni, la situazine economica dellospe dale miglior ~ensibilmente. Dal rendicont& presentato al consiglio di amministrazione in data 12 maggio 1839 dlleconomo Giuseppe Pa gella risulta che nel 1837 le entrate furono di lire 7207.01 contro lire 5335.84 di uscite.5 Alla fii~e del 1837 quindi lospedale disponeva della cospicua somma di lire 187 1.12, parte della quale fu concessa a mutuo a privati al tasso annuo del 5 %
. .~ -

Verso la. met del. secolo sono da segnalare altre generose dona zioni a favore dellospedal. Ci limiteremo a ricordare quella del rev. Gio. Francesco Pagella, che nel suo testamento del 29 aprile 1841 leg la somma di. lire 2000;~ e soprattutto quella del notaio Paolo Degiorgis, che con testamento del 24. marzo 1846 8 leg una cascina e i terreni attigui, ubicati sulle rive del Po, per un totale di giornate 46,86 e un valore di lire 8975,30.~ Purtroppo, trattandosi in massima parte di ter reni soggetti alle corrosioni del Po, il pio luogo dovette subire una lunga controversia con il demanio, il quale accampava diritti su un iso lone formatosi in mezzo -al fiume. Ne nacque una lite annosa sfociata poi in una transazione in base alla quale lospedale fu costretto a ce dere al demanio un terzo della superficie dellisolone.
da un minimo di 4 anni a un massimo di 20. Il tasso dinteresse annuo era sempre del 5%. A.C.R. 8 Ivi. Il tenore della disposizione il seguente: Lego, e lascio al Pio Ospedale di Bassignana la Cassina, e beni tutti esistenti in quel territorio di Bassignana niente escluso, salvo della pezza di bosco ora imita al territorio di Borgo Franco, ed alle Re gioni di San Martino, e Gnecca, intendendo, e volendo esso testatore abbiano a posse dersi, ed usufruirsi le indicate propriet come sopra lasciate, da detto Pio Ospedale per convertirsi le rendite in elemosine pubbliche ai poveri di Bassignana, incaricando gli Amministratori pro-tempore del medesimo, per la regolare distribuzione, con conferta agli stessi di tutte le autorit di amministrare esse rendite e fare tutti gli incombenti a tal uopo necessari, sperando che avranno la carit per il piii pronto, e retto eseguimento, dichiarando il testatario stesso, che per le pki pronte occorrende spese potranno gli Am ministratori stessi servirsene delle scorte di bestiami, e grano allo stesso competenti sulla Cassina stessa, e che non possano ci stante avere ulteriori pretese per qualunque diritto di successione contro il nominando erede. Ivi. La misura dei terreni e la relativa perizia furono effettuate dal misuratore Carlo Robutti di Bassignana. Nella riunione del 15 maggio 1851 il consiglio damministrazione dellospedale decise di resistere in giudizio alle pretese del demanio, il quale aveva citato lospedale davanti al tribunale di Alessandria per ottenere una sentenza declaratoria circa lappar tenenza dellisola in mezzo al Po, gi in possesso del notaio Paolo Degiorgis e da lui legata allospedale con testamento del 24 marzo 1846 (A.C.R.). La causa dur dal 1851 al 1856, anno in cui il tribunale di Alessandria decise di affidare una perizia agli ingegneri Alessandro Desteffani, Giovanni Gnone e Giovanni Pericetti. I risultati della perizia peral tro lasciarono le cose nellincertezza, perch non fu possibile stabilire se lisola era nata naturalmente nel fiume, e in epoca in cui fosse gi in vigore il codice civile vigente (tesi sostenuta dal demanio), oppure se lisola si era formata staccandosi da altri beni del notaio Degiorgis, per nuova diramazione del Po apertasi nei beni stessi (tesi sostenuta dallospedale). Nellimpossibilit di stabilire esattamente lorigine dellisola, le parti deci sero di addivenire a mia transazione che prevedeva la cessione al demanio di un terzo dei terreni in contestazione. Lospedale mantenne quindi il possesso della cascina Degiorgis e dei terreni attigui, ma verso il 1860 le corrosioni del fiume giunsero a minacciare diret tamente limmobile, onde fu deciso di venderlo allasta. Poich non si trov nessuno di-

Il tipo fu rilevato in data 8 novembre 1823 dal misuratore Lorenzo Molla. Va qui ricordato che in data 7 marzo 1900, su domanda di Stefano Garrone del fu Francesco (rispettivamente nipote e figlio del concessionario) e cli Luigia Omodeo vedova di Luigi Garrone, quale tutrice dei figli minori Giovannina, Giuseppe e Mario, lamministrazione .dellospedal deliber di acconsentire. allaffrancazione del canone enfiteutico mediante il versamento della somma capitalizzata cli lire 1736.50, da investire nellacquisto di una car tella nominativa del debito pubblico dello Stato intestata allospedale. Lantica masseria dellospedale, che ha subto nel frattempo parecchi adattamenti, appartiene tuttora alla famiglia Garrone.. A.C~R. La superficie del terreno donato corrisponde a bioiche 4,13. Anche Pie tro Savrio Tartara, con testamento del 9 aprile 1833 a rogito Coppa Molla, legava al lospedale la somma di lire 350 (ivi.). A.C.R. Il Lunati mor il 29 ottobre 1833, e i beni passarono allospedale in quel lanno stesso. . . Ivi. Nella riunione del consiglio daniministrazione dellli novembre 1837, in ossequio allart. 13 del regio editto del 24 dicembre 1836, fu deciso di sdoppiare la carica di tesoriere da quella. di econorno; Fu quindi nominato tesoriere Antonio Fracchia, con il compito di riscuotre le rendite dogni natura dellospedale, per un totale di lire 3172,59 (ivi). Le entrate erano frmat dalle seguenti voci: livelli annu perpetui lire 307; interessi di mutui lire 535,41; fitti temporanei lire 1838; rendite sul debito pubblico lire 457,18; entrate straordinarie preventivate lire .35. 6 Negli anni fra il 1822 e il 1837 i mutui accordati con iscrizione ipotecaria furono almeno una decina, per un importo globale di lire 4.600. La durata dei mutui variava
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Non fu questo lunica motivo di. contrasto fra lospedale e le su periori autorit amministrative dello Stato. Sin dal 1841,~, con lettera dellil novembre indirizzata allintendente generale di Alessandria,11 il p1~imo segretario di Stato per gli affari interni e le finaiize notific daver appreso che lamministrazione economica ed il gverno dellospedale di Bassignana non procedon con le norme che sono da desiderarsi in qualunque istituto destinato al soffievo dellumanit, forse per man canza di appropriato regolamento . Aggiungeva inoltre che lantico re golamento del 1701 provvedendo nei suoi dodici articoli a pochissimi oggetti lasciando amplissime facolt al ministro od economo in alcune cose non essendo conciliabile pi cogli attuali ordinamenti in altre forse caduto in desuetudine facile credere che dia luogo a molte disposizioni darbitrio e quindi non sempre lodevoli ; Rilevato infine che nella stes sa relazibne.forrnata lanno 1837 si avverte che lospedale mal fornito delloccorrente , il primo segretario invitava lintendente ad assumere le opportune informazioni circa il modo pi opportuno per correggere eventuali abusi, studiando a tale effetto un nuovo tipo di regolamento pi rispondente alle mutate esigenze dei tempi. Con sue lettera del 21 gennaio 1842,12 lintendente conferm di aver assunto le informazioni richieste; affermando che se realmente per lo addietro avevasi a deplorare qualche abuso nel goyerno .interno, in ora per il regime di detto stabilimento trovasi, merc il zelo del nuovo presidente ed alcuni membri di quellamministrazione, condotto in modo assai lodevole e soddisfacente sia in- ordine al vitto che alla pulizia ed assistenza degli infermi; infatti si gi provveduto per la rinnovazione e formazione di dieci letti in ferro forniti del necessario corredo non meno che a tutte quelle altre provviste e riparazioni che si avvisarono necessarie . Lintendente cncludeva quindi la sua esposizione espri mendo il parere che fosse per il momento inopportuno introdurre va riazioni nel regolamento particolare di detto istituto , assicurando tut tavia che avrebbe continuato a seguire attentamente la sua attivit. Per il momento, quindi; la questione fu accantonata, ma di li a qualche anno si torn a parlare nuovamente della necessit di dare allospedale un nuovo regolamento destinato a sostituire quello, ormai
sposto ad offrire una somma anche minima, e il pericolo di crollo si aggravava di giorno in giorno, il 15 settembre 1860 il consiglio damministrazione decise di atterrare la ca scina. IL Archivio di Stato di Torino, cart. Opere Pie, Bassignana. 12 Ivi.

del tutto inadeguato, che era in vigore dal 1701. Nel 1853 fu nominata una commissione incaricata di studiare uno schema di regolamento, e qualche tempo dopo essa presentava la seguente relazione:3 Per meglio chiarire li Capitoli di transazione delli 26 Ottobre 1701 di questOspedale sotto il titolo di Santo Spirito, stabiliti tra il Comune di Bassignana, ed il Parroco lasciati in vigore dalle Istruzioni 4 Aprile 1837 del R. Editto 24 Dicembre 1836, e dal Regolamento 22 Dicembre 1850 prescritto dalla Legge 1 Marzo stesso anno, e combinare li detti Capitoli colle citate Leggi, ed Istruzioni, lAmministrazione Comunale con suo Verbale dellj 2 Novembre 1852 avrebbe nominato una Commissione composta dei tre Mem bri sottoscritti dandoli la traccia per la compilazione dun Regolamento adat tato ai tempi, ed alle circostanze presenti dellOspedal, il quale sia basato sulli Capitoli nominati, sui Regolamenti speciali di altri Spedali superiori per amministrazione a questo, non che pelle Leggi, ed Istruzioni emanate dal 18~37 in poi. Di buon grado la commissione bench immeritevole di tanto onore co noscendo la scarsezza de suoi numeri, si accinge allopera e colla scorta della citata deliberazione, delle Leggi, ed Istruzioni in proposito, letti, ed attenta mente esaminati: il testamento di Muzio Cortese portante la data 31 gennaio 1296, col- quale ha lasciato erede di tutte le di lui sostanze il Comune di Bassignana, mediante, lerezione dun Ospedale, nonch li precitati Capitoli, i quali sono stati formati, dietro differenze insorte tra il Comune ed il Par roco, pel buon regime del detto Ospedale; quali differenze non si capisce come abbiano potuto nascere, e di quale natura esse siano state tra un Comune Erede, ed un Parroco, che centrava per nulla, come si evince dal testamento medesimo; ha procurato di formulare li Capitoli, per adattarli alle Leggi, ed Istruzioni in vigore, metterli in pi chiara luce, semplificarli per essere troppo prolissi, dividerli in Capi, ed Articoli affinch tanto gli Amministratori, che gli I:mpiegati abbiano ciascuno le loro attribuzioni. Epperci al Capo 1 dove parla della congregazione, composizione, ed obblighi la Commissione lascia la nomina dei quattro Amministratori come al paragrafo 2 dei citati Capitoli colla differenza, che in questi vengono no minati annualmente, col presente per cinque anni ed il Parroco Pro-Tempore, che possa esserne Presidente, ma dietro nomina come gli altri Amministratori a senso dellArt. 27 del citato Reg.to 21 Dicembre 1850; ha poi aggiunto due membri nati, che sono sempre il Sindaco, ed il Parroco a senso del preci tato Articolo, e cosf per maggior latitudine sia nel personale che nel maggior disbrigo degli, affari, e. conoscenza dei medesimi. Quanto alle riunioni si lascia ad arbitrio del Presidente onde non ritardare i bisogni continui occor renti allOpera, ed agli infermi, in quanto agli obblighi si uniforma al detto paragrafo 2 non ch a quelli, che non discordano colle citate- Leggi, ed Istruzioni. Il Capo 2 parta del Sovraintendente, od Amministratore mensile, il
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quale deve sorvegliare su tutti gli impiegati al servizio dellOspedale, sulle provviste, e sul trattamento tanto degli infermi, che dei convalescenti; perso nale questo necessario al buon andamento dellOpera, e non di grave peso essendo per turno, e le visite a suo arbitrio: non prescritto dai succitati Capi toli, ma preso da altri .Regolame.nti. Il Capo 3 parla del Segretario, impiegato. indispensabile, e previsto dalle Istruzioni, e Regolamenti in vigore.. Il Capo 4 parla del Tesoriere, e siccome questi tutto dipendente dal Governo salvo che nella proposizione di nomina, la Commissione si dovuta attenere totalmente alle gi pi volte citate Leggi, ed Istruzioni tanto emanate, che da ernanarsi. Il Capo 5 parla dellEconomo, impiego voluto dai citati Regolamenti, e particolarmente dal Capitolato di questOspedale; ma siccome in questo vi era la facolt di maneggiare tutti i redditi del detto Ospedale mediante rendi conto allAmministrazione; nel presente Regolamento si dovuto amalga mare gli obblighi portati tanto dal Capitolato, che dalle Leggi, ed Istruzioni vigenti per non dargli degli attributi contrari alle medesime. Il Capo 6 parla dei Medici, e -dei Chirurghi, capo necessario tanto massime che nel Capitolato questi dovrebbero venir mandati dal Comune, e trovandosi li medesimi nominati, e stipendiati dallAmministrazione dellO spedale, piiI che stare ai sopracitati Regolamenti, la Commissione ha creduto di stabilirne in questo le attribuzioni dei medesimi. Come pure il Capo 7, che riguarda li Infermieri, e Serventi per lassistenza, che devono prestare agli ammalati, la pulizia dellOspedale, ed altre consimili attribuzioni. Le poche riflessioni, che la Commissione venne adducendo in questa Rela~ione a .sostegno dei citati ~5unti trattati sulla formazione del presente Regolamento, vennero tratte dalle Leggi, Istruzioni e Regolamenti emanati dal Gov,rno dal 1835 a questa parte, nonch da Regolamenti speciali di vari Ospedali Superiori, ed a livello del nostro, per cui la Commissione sudetta porta fondata speranza, che li Membri componenti questa savia Amministra zione Municipale alla quale li prsenta vorr addottarlo in ogni sua parte avendo procurato di metterlo nei pi1~ chiari termini possibili, ed adattati ai bisogni di questo Istituto, e mantenuto al Comune i diritti voluti dal te stamento. Bassignana li 19 Maggio 1853. La Commissione Sacerdote Lunati, Consigliere Medico Lenti, Consigliere Geom.tra Lenti Franc.Maria, Consigliere

Ed ecco ora il testo del regolamento redatto dalla commissione:4 REGOLAMENTO

dellOspedale sotto il titolo di Santo Spirito in Bassignana


1. La Congregazione Amministrativa dellOspedale sotto il titolo di Santo Spirito eretto in questo luogo di Bassignana, sar composta di un Pre sidente, quattro Amministratori, e due Membri nati, che avranno tutti voce deliberativa: I Membri nati saranno il Sindaco ed il Parroco del Luogo. Tanto il Presidente, che gli Amministratori verranno nominati esclu sivamente dal Consiglio Comunale nella tornata dAutunno, a maggio ranza assoluta dei voti; a parit il pi anziano. Il Consiglio Comunale nominer lEconomo, con intervento e consenso del Parroco; Fatte le nomine, il Municipio ne trasmetter copia al Presidente dellO spedale, onde possa farle conoscere lamministrazione, dovendo entrare in carica alla prima adunanza. La qualit di Presidente personale, cosicch il Sindaco e il Parroco Presidente non potranno farsi surrogare dal Vice Sindaco o dal Vice Parroco. In caso di vacanza o di legittimo impedimento del Presidente, la con gregazione sar presieduta dal Membro elettivo pi anziano. Il Sindaco -sar sempre Membro nato, ed avr facolt di delegare uno dei Vice Sindaci ~per farsi rappresentare. Il Presidente e gli Amministratori dureranno in carica cinque anni, e ne scadr uno per anno, cosicch nei primi tre anni la rinnovazione sar determinata dlla, sorte, nel quarto anno dallanzianit, nel quinto scadr naturalmente il Presidente. Qualora il Presidente venghi nominato fra i Membri elettivi si passer alla nomina di altro Membro elettivo secondo le nomine di cui allart. 3. Tanto il Presidente che gli Amministratori sono tutti rieleggibili. Per, essere eletti ad Amministratori e Presidente dellOspedale, occorre ranno le qualit volute per essere eletti a Consigliere Comunale. Nel caso di vacanze straordinarie per morte od altre cause, lAmmi nistrazione Comunale in una delle due tornate passer alla surrogazione nel modo espress,o dallart. 3. I Membri cosf nominati staranno solo in Ufficio il termine che rimaner ancora a compiere a quegli che verranno surrogati. Le adunanze dellAmministrazione dovranno tenersi nella fabbrica stessa dellOspedale, e nella sala a tale oggetto destinata, alle quali interverr sempre il Segretario, ~che non avr voce deliberativa ma consultiva. Le adunanze saranno fissate dal Presidente, previo avviso iscritto a

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cadun Membro, ventiquattro ore prinia, indicandone prima gli oggetti che si dovranno trattare. LAmministrazione avr libera facolt di trattare e risolvere a pluralit di voti qualunque affare e qualunque. interesse appartenente allOspedale. Per deliberare occorrer che vintervengano quattro Amministratori. In caso di seconda seduta perlo stesso oggetto baster qualunque numero. La votazione si far per alzata e seduta e nominativamente, e sulla ri chiesta di qualunque de Membri, si far segreta. In caso di parit di voti, quello del Presidente sar preponderante. Nei verbali delle deliberazioni .si dovr, far constare dei Membri pre senti ed assenti alle congreghe. Nel verbale istesso verranno inserte quelle osservazioni\ che saranno fatte da qualsiasi de Membri, allorch io richiedono. I verbali saranno. sottoscritti d~l Presidente e dai Membri che interver ranno, nonch dal Segretario, il quale riunir li verbali in apposito registro, che sar mnito dindice regolare, ed indi depositato nellar chivi dellOspedale dopo la scadenza dogni anno. La nomina degli Impiegati dellOspedale verr fatta dallAmministra zione stessa, la quale stabilir le analoghe Capitolazioni. Non piii tardi del mese di settembre dogni anno lAmministrazione sta bilir il Bilancio, ossia il Conto Consuntivo di tutte le entrate e spese dello Spedale. Nel mese di Aprile dogni annolAmministrazione discuter il Conto del Tesoriere, quello dellEconomo, e di chi altro avesse contabilit col lOspedale. LAmministrazione non potr mai pren~dere alcuna determinazione ver baie per affari di qualche riguardo ma dovranno sempre risolversi per ordinato. Li Mandati di pagamento non verranno rilasciati, che a seguito di appo sita deliberazione dellAmministrazione, copia della quale sar sempre posta a. cori~edo dei mandati relativi. Si. eccettuano li mandati per far luogo al pagamento degli stipendiati o salariati. Li beni stabili dogni natura appartenenti allOspedale non potranno farsi valere ad economia, e -tutti dovrano essere dati in affitto col mezzo dellAsta pubblica, a tempo non maggiore danni nove, n minore di tre, mediante lopportuna consegna degli stabili; e li deliberatari dovranno prestare atto di sottomissione con cauzione, a garanzia del lOspedale. Le provviste di commestibili, combustibili, vino, ed altre grosse provvi ste si faranno col mezzo deglincanti come allart. precedente. Sono eccet tuate le minute spese demandate a farsi dallEconomo. Saranno ammessi allOspedale tutti gli infermi poveri domiciliati nel Comune, dietro fede di uno dei Sigg. Medici o Chirurghi del luogo, fino alla concorrenza delle piazze disponibili. Potranno essere ammessi nellOspedale quelli che per accidentalit ca
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dessero infermi nel Comune, e ci sempre dietro la dichiarazione del Medico o Chirurgo come sopra. 31. Non saranno ammessi allOspedale gli infermi incurabili, quegli affetti da malattie contaggiose, croniche, od epidermiche e maniaci. 32. Tutte le somministranze verranno fatte nellOspedale. LAmministra zione potr per qualche caso speciale accordare qualche sussidio ad in fermi poveri vergognosi, semprech ci sia compatibile ai mezzi appa renti del Bilancio. 33. LEconomo ed il Segretario, non che ogni altro Membro dellAmministra zione, non avranno diritto a compenso, nel caso siano delegati dallAm ministrazione per oggetti di lite od altro, nellinteresse dellOspedale, ancorch dovessero assentarsi dal paese, salvo il rimborso delle forzose. 34. LAmministrazione dellOspedale dovr stabffire il Regolamento per lAmministrazione interna, entro lanno. 35. Il Consiglio Comunale potr fare quelle aggiunte o variazioni, che in progresso del tempo ravvisasse necessarie al presente Regolamento. Bassignana, dalla Sala Municipale, il tre Novembre 1855 Stafferi Giuseppe, Sindaco Molla Stefano, Vice Sindaco Lenti Medico Giuseppe Antonio, Consigliere Geometra Lenti Francesco Maria, Consigliere Durandi Pietro, Consigliere Antonio Fracchia, Consigliere Lenti Giovanni Angelo, Consigliere Castiglione Giuseppe Antonio, Consigliere Coppa Molla, Segretario. ~ fuori dubbio che una nuova regolamentazione della vita ammi nistrativa dellospedale fosse una necessit inderogabile, ma altrettan to certo che, sotto sotto, lautorit comunale mirasse a colpire linge renza del prevosto nel governo dellente, ridimensionanclo alquanto quella posizione di preminenza riconosciutagli dai capitoli del 1701, ma non prevista dal testamento di Muzio Cortese. Le intenzioni delle autorit comunali del resto traspaiono chiaramente dal seguente verbale del con siglio comunale, riunitosi in data 3 novembre 1855 per approvare il nuovo regolamento: Lanno del Signore 1855, li tre del mese di Novembre, in Bassignana, e nella solita Sala delle Congreghe Municipali. Regolarmente convocato e congregato questo Consiglio Comunale nel periodo di tornata prolungata con autorizzaCopia del verbale esiste in A.C.R.

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zione dellIll.mo Signor Intendente Generale, come da Decreto,. in data 30 Ottobre ora finito. Sonvi presenti li Signori Stafferi Giuseppe. Maria Sindaco; Molla Stefano, Campo Fregoso Avv.to Luigi; Lenti Medico Giuseppe Antonio; Lenti Misuratore Francesco Maria; Fracchia Notaio Antonio; Castiglioni Giu seppe Antonio; Durandi Pietro; Lenti Giovanni Angelo; Consiglieri compo nenti numero deliberativo. Si premette: che riconoscendosi meno atti al buon regime dellamministrazione del lOspedale per gli Infermi sotto il titolo di Santo Spirito, li primitivi Capitoli stabiliti nellanno 1701, questo Consiglio Comunale avvis doversi li medesimi riformare, riducendoli a forma piil esplicita e rego lare, e conforme al disposto delle Leggi emanate relativamente alle am ministrazioni delle Opere Pie, e per vieppiii soddisfare al prescritto, delle Tavole Testamentarie in data 31 Gennaio 1296; che nellanno in cui si inatui~ava il progetto ditale Regolamento compi latosi per una Commissione creatasi nel seno di questo Municipio con verbale delli 2 No~,embre 1851, nasceva dubbio sulla legalit deWatto, poich gli accennati Capitoli del 26 Ottobre 1701, venivano stabiliti in concorso del Signor Prevosto, in quella epoca Parroco diquesto Luogo, quasicch avesse diritto di prendere parte nello stabilimento di detti Capitoli; premendo a questo Municipio di conservare integri i diritti conferiti alla Comunale Amministrazione. dal Pio Fondatore di questOspedale Muzio Cortese, come da suo Testamento 31 gennaio 1296, rogato Ni cola Manuelli, avrebbe rivolto al Chiarissimo Signor Avvocato Seba stiano Tecchio in Torino, detto Testamento e Capitoli, richiedendo il suo avviso legale circa la faccolt a questo Municipio, di poter ritenere come di niun effetto gli antichi Capitoli, e stabilire un nuovo Regolamento per lamministrazione dellOspedale; che lencomiato Signor Avvocato Tecchio, coii suo elaborato parere legale del 6 Giugno ultimo,6 avrebbe ampiamente dimostrato e provato compe

tere lesclusivo diritto allAmministrazione Comunale di stabilire a nor ma del ripetto Testamento Crtese, li Capitoli o Regolamento pel buon regime dellOspedale;
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si perci come sovra congregato que,sto~ Municipio, che seguendo lordine del giorno stabilito in precedente seduta, ha preso a discutere il. progetto del nuovo Regolamento per lamministrazione dellOspedale di ,questo luogo, e:ben ragione dapprendere di prpria autorit il possesso e tenuta de bni di esso testatore; ed ha soggiunto: . 1) de. quibus meis bonis idem Commune et homines de Bassignana lacere fieri teneantur hospitale~ unum in dicto ~loco Bassignanae prout dicto Communi et hominibus dicti loci videbitur pro meliori; 2) et dictum Commune et homines ad dictum hbspitale eligere debeant et stare facere unum ministrum idneum legalem efsafJlcientem de dicto loco, et si non reperitur idoneus fiat aliunde et eligatur; 3) qui minister eligatur dkto mod per consensum Prepositi Sancti Joannis Ple bis Bassignanae; 4) et qui minister omnia mea bona predicta habeat, teneat, gaudeat et possi deat, de ipsisque meis bonis distribuat pauperibus e! miserabilibus personis in ipso hospitali allogiandis; 5) et quod nulli alii sint, nec esse possint mei heredes, fundatores, nec advo cati, praeterquam dictum Crnmune et homines Bassignanae. Dal complesso delle rappresentate disposizioni emerge, che il vero ed unico erede il Comune; che al Comune. fu delerita e la erezione dellOspedale e la nomina del lAmministratore, e che il Comune e lOspedale era affatto indipendente dal Parroco, salvo solamente il consenso del Parroco alla scelta (da farsi dal Comune) della persona dellAmministratore. Senonch il proemio del Capitolato 26 Ottobre 1701 annuncia che tra il Comune ed il Parroco erano insorte differenze a causa dellamministrazione e dire zione dellOspedale eretto in esecuzione del testamento 1296; e che, a definizione di quella differenza, fu determinato che per lavvenire si debba la direzione e lammini strazione dellOpera Pia praticare nella forma con esso Capitolato tracciata. Non si po trebbe negare che il Capitolato, il quale vedesi sottoscritto e dai rappresentanti il Comune e dal Parroco, ha conceduta al Parroco una ingerenza che a lui non aspettava pel testa mento. Gi sappiamo che pel testamento il Comune e lo Spedale non avevano veruna dipendenza dal Parroco, trannech occorreva il consenso del Parroco alla scelta dellAm ministratore. Invece pel Capitlato fu stabilito che, oltre allAmministratore da eleggersi col consenso del Parroco, il Comune elegger ogni anno quattro persone le quali abbiano a invigilare iull~imministrazine; che queste si dovranno congregare almeno una volta al mese col Parroco per esaminare landamento dellIstituto; e che tutti unitamente (cio anche il Parroco) dovranno riconoscere i mancamenti ed applicarvi quel rimedio che sar opportuno. Ma perch di cotal guisa si stabiliva nel 1701 sar egli da inferire che il Capitolato perpetuo e irrevocbile, e, che il Comune non pu pii~ risalire al titolo di origine, vale a dire al testamento 1296, e restringere il Parroco ne limiti a lui dal testa mento prefiniti? Il sottoscritto crededi no. principio costante che le deliberazioni dei rappresentanti di un Corpo Morale, quali sono i Consiglieri o Deputati Comunali per ci che riguarda i beni o gli instituti del Comune, non obbligano il Corpo Morale se non temporaneamente, pel periodo nel quale durano le loro funzioni. A questa regola generale non si fa eccezione se non nei casi espressamente articolati nella Legge (come per esempio nei casi di locazione), o

16 Dato linteresse del documento, conservato in A.C.R., ne diamo qui di seguito la trascrizione: . . Torino li 6 Giugno .1855. Il Consiglio Comunuale di .Bassignana proponeva il quesito: se invocando le di sposizi9ni del testamento 1296 di Muzio Cortese possa esso Consiglio modificare il Capi tolato per lamministrazione dellospedale stabilito nellanno 1701 in concorso del Par roco, e quindi dettare per lamministrazione interna di quellIstituto un nuovo regola mento. Quantunque il Consiglio Comunale, proponendo il quesito, non accenni che il Parroco gli contenda il diritto di piocedere a modificazioni del Capitolato, torna chiaro che la soluzione del dubbio , vuol essere data per la ipotesi che il Parroco intenda di muovere opposizione al nuovo Regolamento che venisse dal Consiglio Comunale deli berato.. Il problema adunque si riduce ai seguenti termini: al Consiglio Comunale com pete e ha la facolt di modificare il Capitolato 1701 e dettare un nuovo Regolamento in onta al dissenso del Parroco? Muzio Cortese, testatore 1296, ha ordinato, che il Comune e gli Uomini di Bassignana sieno suoi eredi; ha dichiarato che instituiva eredi universali il detto Comune ed Uomini, e che al detto Comune ed Uomini spetter

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ponderano in ogni sua parte, ebbe a riconoscere, come riconosce il medesimo sufficiente ai bisogni dellOpera, bastando a tutelare ogni propriet dellOspe dale, ed a regolarne lamministrazione, a vantaggio dellOpera e dei Ricove rati. Ha il medesimo Regolamento distinto in 35 Articoli, in oggi datato e sottoscritto, quello adottando come adotta in ogni sua parte, e stabilisce doversi esattamente osservare da chi spetta, ritenendo, che cesseranno quindi di avere effetto, e si avranno come non avvenuti li primitivi Capitoli stabiliti
quando intervenga il voto e il decreto dellAutorit superiore tutoria la quale abiliti i rappresentanti pro-tempore a vincolare il Comune anche per lavvenire. Ora: nessuna Legge ha permesso che i rappresentanti pro-tempore di un Comune cedano a perpetuit, o per un tempo maggiore di quello a cui limitato lOfficio loro, tutti o parte i diritti che al Comune appartengono circa la direzione e lamministrazione di unOpera Pia. E daltro canto, non consta che i. Deputati del Comune sieno stati da veruna Auto rit superiore o tutoria abilitati a stipular~ col Parroco un Atto che deroghi (come dero gherebbe il Capitolato. 1701) ai diritti del Comune. QuellAtto pertanto non vincolava le successive Amministrazioni Comunali; e per conseguente non aitribuisce ai Parrochi pro tmpore, a rimpetto. allattuale Amministrazione Comunale, diritti che loro non compe tevano pel .~estamento di Muzio Cortese. N importa che a quellAtto 1701 sia stato dato colore di Transazione merc le proemiali, pa?ole: per le differenze vertenti tra la Co munit di Bassignana ed il Signor Prevost della medesima a causa dellAmministrazione e Direzione dellOspedal eretto in detto luogo in esecuzione, della disposizione testa mentaria del fu Muzio Cortese seguita lanno 1296, si sono li medesimi Signori compia ciuti rimettere ogni differenza ~al,Signor Conte Tiberio Stampa, che dopo intese le ragioni dambe le parti possa con piena autorit prescrivere quelle nrme che per lavvenire do vranno praticarsi per lamministrazione e direzione di detto Ospedal fuori dogni lite ed impegno . facile rispondere: , . . . 1) che non esisteva oggetto o soggetto di transazione. La transazione (qualun que siasi la. definizione datane dallAri. 2083 del Codice Civile Patrio), non poteva a que tempi cadere se non sopra cose dubbie e litigiose: qui transigit, quasi, de re dubia et lite incerta neque finita transigit (1. I, ff. ,de transat.). Nella sj,ecie, i diritti del Comune da un canto, e quelli del Parroco dallaltro lato, erano si chiaramente precisati nel Testa mento 1296 che nessun dubbio, nessuna lite, nessuna incertezza, era possibile a conce pirsi: attalch, se nellatto 1701 si parl di differenze vertenti tra il Comune e il Parroco in, esecuzione del Testamento, e se le differenze si rimisero nel Conte - Tiberto Stampa, riesce chiaro che cosi si parlava e i agiva. ker esagerazione di deferenza verso il Parroco piuttosto che per un qualsiasi bisogno di sciogliere dubbi, o di ovviare a litigi, 2) che in fatto non vebbe transazione. Alla transazione era necessario che luna e laltra parte reciproamente concedessero e smettessero alcunch: aliquo dato, vel retento , Nella specie, il Comunue avrebbe conceduto molto al Parroco; il Parroco non avrebbe smessb nulla in faccia al Comune. 3) che ad ogni modo, nessuna transazione di CorpoMorale era efficace quando le mancava lapprovazione dellAutorit tutoria, o pia propriamente il Regio Decreto. Molto meno avremmo a temere lobbietto della Prescrizione,. quasich i vizi origi nari del titolo pel lasco di oltre un secolo e mezzo avessero potuto :svanire. Appunto perch si chiede a quellAtto colore di transazione, cio alla ~costi1uzione allora vigente di Emanuel Filiberto 1577. Per quella Costituzione, ogni. transazione (quandanche non cin tervenisse un Corpo Morale), non autorizzata da Decreto del Senato, ammetteva libera mente il recesso in caso di lesione. Veggasi il N. 3 del Titlo 20 Lib.o 5 dlle Regie

nellanno 1701. Manda unirsi al presente siccome parte integrale di questatto, e spedirsene copia autentica allIll.mo Signor Intendente Generale dAlessan dria, pella voluta sua approvazione, ed indi nimetterne copia pure autentica al molto Rev.do Prevosto Parroco di questo Luogo. Chiuso e letto il presente Verbale, viene da tutti quali sopra approvato e confermato. Staffeni Sindaco Coppa Molla Segretario.
Costituzioni. Nella specie, nessun, Decreto del Senato intervenut ad autorizzare lAtto 1701. Nella specie, la lesione pia che flagrante, giacch si notava pocanzi che il Par roco nulla diede in compenso del molto che a lui cedette il Comune. Lesercizio del diritto di accesso, siccome Jus merae facultatis, non era limitato ad alcun temp. La prescrizione di quesl diritto non sarebbe cominciata se non dal giorno che il Comune avesse voluto esercitano e il Parroco si fosse opposto e il Comune a tale opposizione si fosse acquietato. Ci emerge da quelle Leggi Romane dalle quali furono tratti ,gli Arti coli 2232 del Codice Francese e 2367 del Codice Patrio. Non riiulta che prima dora il Comune abbia voluto recedere dallAtto 17Q1; che il Parroco abbia fatto opposizione allesercizio del diritto e che tale opposizione sia stata susseguita dallacquiescenza del Comune. Dunque non corsa n pot correre Prescri zione. Del resto: supponendo pure che non regga il test addotto argomento, il Comune troverebbe in un altro ordine di idee la sua difesa delle pretensioni del Parroco. Leggesi nellultima parte dellAtto 1701: e per maggiore intelligenza del tutto concordato, quando nascesse qualche equivoco o dubbio dinerpretazione di detta scrittura, o qualche accidente che richiedesse, nuova provvisione dovr il medesimo Signor Conte (Uberto Stampa) valendosi dellautorit gi da detti Signori conieritagli risolvere quello stimer proprio. Questa clausola ci persuade che le Parti non miravano a dare al loro Capitolato una vita pi lunga di quella che fosse per godere il Conte Uberto Stampa, il quale sostan zialmente rimaneva il , moderatore dellistituto. Dunque il vigore del Capitolato sarebbe cessato colla morte dellTiberio Stampa; colla morte di lui al quale sarebbe spettato di accomodarlo ai nuovi accidenti, alle nuove esigenze dei tempi. Che se le successive Am ministrazioni Comunali tuttavia continuarono a seguire le norme del Capitolato 1701; ci non importa ,che il Consiglio Comunale attuale sia vincolato a quelle norme, e a quella pratica. Ad ogni modo le Amministrazioni delle Opere Pie soggiacciono alle Leggi di Ordine Pubblico alle quali con private convenzioni non sipu derogare. Fra le nuove Leggi in subjecta materia vhanno quelle del 24 Dicembre 1836, e 1 Marzo 1850, e il relativo regolamento 21 Dicembre 1850. LArt, 26 di questultimo Regolamento cs conci~pito: LAmministrazione dei Pii Istituti che non entrano nella categoria delle Congregazioni di Carit affidata ai Corpi Morali,, Cnsigli, Direzioni od individui stabiliti dalle ri spettive Tavole di Fondazione, o dai loro speciali regolamenti in vigore a norma de quali se ne faranno pure le nomine e le rinnovazioni ad epoche determinate . Da tale Articolo emerge che prcipuamente e innanzitutto devesi aver ricorso alle Tavole di Fon dazione. Solo allora che le Tavole di Fondazione non aflidassero lamministrazione ad un Corpo Morale o ad individui determinati, lamministrazione sptterebbe alle persone sta bilite negli speciali regolamenti in vigore. Nella specie le Tavole di Fondaziohe, cio il testamento 1296, affidano la amministrazione agli, uomini e Comune di Bassignana, e in altri termini al Consiglio comunale (Legge Comunale 7 Ottobre 1848, Art.lo 116, N. 5-9). E perci il Capitolato o Regolamento 1 701;che surrogherebbe al Consiglio Comunale una Congregazione di. Cinque Membri compreso il Parroco, non pu prevalere al Testamento. Non pu prevalere, perch (come vedemmo) lamministrazione non compete agli indivi

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Il testo del- nuovo regolament.o fu sottoposto allsate del consi glio dintendenza di Alessandria il quale, -nella riunione dl 26 maggio i 856, decise di rifiutarne lapprovazidne, sosten~endo che. il regolamento proposto non era idon~o a conseguire lo scopo che, erasi prefisso, vale a dire di ridurre lamministrazione dellOspedale a forma pi regolare ed inarmoniacolle Leggi sulla materia onde vieppi soddisfare al pre scritto dalle, disposizioni testamentarie del pi volte nominato Muzio CQrtese, in quanto che detto Regolamento sostituirebbe alla preesistente una nuova amministrazione pur eisa non conforme alle- intenzioni del Testatore le quali giusta il .gi citato Articlo 26 del Regolamento 21 novembre. 1850, vogliono essere in tal parte fedelmente osse~vate . Il documento conclude~ sostenendo che lamministrazione dellOspedale suddetto debba essere affidata ad un Economo eletto dal Cmune l consens del Parroco, il quale.dovr attenersi alle norme generali di buon governo e ,di contabilit prescritte dai Regolamenti generali in. vigore, salvo al Comune medesimo il diritto di sorveglianza entro i limiti stati sovra indicati .~ Nel 185~9, con legge n. 37,79 del 20 novembre di quellanno, f istituito in ogni Comune la congregazione di carit, ente autarchico con personalit gir.idica avente lo scopo di amministrarele opere pie, rap presentare gli interes~i dei poveri davanti a qualsisi altro ente,. pro,muovere lassistenza e la tutela dei poveri~in generale, e particolarmente degli orfani, dei minori abbandonati,dei ciechi e dei sordomuti poveri. In applicaziQne della legge citata, in data 5dicembre 1861 fu ama
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nato il seguente decreto reale 18 che ordinava lo scioglimento dellam ministrazione dellospedale e il passaggio della gestione alla locale con gregazione di carit: VITTORIO EMANUELE Il per grazia di Dio e per volont della Nazione RE DITALIA

Sulla proposizione del Nostro Ministro Segretario di Stato per gli affari dellInterno; Vedto il Testamento 31 Gennaio 1296 col quale Muzio Cortese ha fondato uno Spedale pei poveri infermi del Comune di Bassignana, e lccordo seguito il 26 Ottobre 1701 tra il Parroco ed il Consiglio Co munale dello stesso Luogo; Vedute la Deliberazione 7 Febbraio 1861 del Consiglio Comunale ora detto, e quelle emesse dalla Deputazione Provinciale di Alessandria in adunanza primo Aprile stesso anno; Veduta la Legge 20 Novembre 1839 N. 2779, ed il Regolamento ap provato con Reale Decreto 18 Agosto 1860; Avuto il parere del Consiglio di Stato, ABBIAMO DECRETATO E DECRETIAMO

dui o Consigli designati nei regolamenti se non, quando le Tavole di Fondazione non determinano esse stesse il Corpo Morale o gli individui a cui laffidano. Non pu preva lere, perch (come del pari vedemmo) quel Capitolato e per vizi di sostanza e, di forma, e per difetto damministrazione, non ha il carattere di Regolamento osservato, per semplice tolleranza. Riesce. poi superfluo il notare che nella specie non applicabile lArt.lo IO del Regolamento 21 Dicembre 1850. QuellArticolo in genere parla dei Consigli Comunali ai quali spetta la sorveglianza sugli istituti di Carit e Beneficenza a senso dellArticolo 2 alinea della Legge Comunale; ma non parla di que Consigli Comunali ai.quali, siccome nella specie, per le Tavole di Fondazione non spetta soltanto la sorveglianza -ma sibbene lamministrazione del Pio Istituto. . Per queste ragioni il sottoscritto davviso ~che il Consiglio Comunale possa da s, indipendentemente dal Parroco, dettare un nuvo Regolamento per la Direzione ed Amministrazione dellOspedale, salvo sempre il consenso del Parroc alla nomina del lAmministratore, giusta il testamento 1296. il nuovo Regolamento sar assogettato al lintendente Generale, secondo lArt. 122 della Legge 7 Ottobre 1848. Sebastiano Tecchio A.C.R.

Art. 1. Lattuale Amministrazione dello Spedale dei poveri infermi in Bassi gnana (Circondano di Alessandria) sciolta. La gestione relativa affi data alla Congregazione locale di Carit. Art. 2. Il Parroo Pro-Tempore di Bassignana ammesso a far parte della Congregazione di Carit per la gestione dello Spedale medesimo a ter mine dellArticolo 31 della citata Legge. Art. 3. Gli Amministratori attuali dovranno fare consegna alla nuova Am ministrazione di tutti i beni mobili ed immobili e titoli riflettenti la stessa Opera Pia, facendo risultare detta consegna da analogo processo verbale. Il Ministro predetto incaricato dellesecuzione del presente Decreto. ]~ato a Torino li 5 Dicembre 1861. firmato VITTORIO EMANUELE Il firmato Ricasoli Nel corso della seduta del 5 gennaio 1861, il consiglio comunale di Bassignana provvedeva alla nomina dei quattro membri della congre gazione di carit, affidandone la presidenza a Giuseppe Pagella. Ma poich questi rinunci alla carica, fu sostituito dal medico Giuseppe Tosini, sin daco del Comune. In data 14 gennaio 1862 avvenne linsediamento

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della congregazione di carit per il governo deflospedale. Della con gregazione, presieduta appunto dal Tosini, facevano parte il rev. Pio Gal lina, il cav. Giuseppe Stafferi, Stefano Molla e Pietro Pagella. I consiglieri della congregazione di carit, nella seduta del 22 agosto 1866, manifestarono il proposito di redigere un nuovo regola mento interno dellospedale, dopo aver constatato che lattuale interno regolamento dello Spedale si mantiene piuttosto in. modo tradizionale, che per disposizione di scritto , e che dor innanzi mal si potrebbe continuare, senza una regola certa, sia al riguardo allamministra~ione a cui spetta la sorveglianza e il mantenimento dellordine, sia ai vani im piegati e personali che vi abbisognano .19 Il nuovo regolamento fu re datto. in data 22 novembre 1866 e, dopo aver ottento lapprovazione della deputazione provinciale di Alessandria, entr in vigore il~ 1 gen naio 1868.~ Con delibera del i novembre 1866 la congregazione di carit, am ministratrice dellospedale, decise pure di redigere un ~regolamento or ganico dellente. ~Il testo definitivo, modificato su richiesta della pre fettura di Alessandria, fu appiovato con decreto reale del 19 marzo

portuno effettuare giornalmente la distribuzione del pane~ Nel 1848 la somma stanziata fu di 400 Jire: ai poveri ammessi a godere del be neficio veniva consegnata una medaglia che linteressato presentava poi allincaricato della distribuzione, la quale veniva effettuata alla, porta dellospedale presenti, a turno, i membri del consiglio?~ Tale era lo spirito di carit che animava le p~rsone preposte al governo dellospedale che, nel 1854, fu addirittura deciso di rinunciare al progetto di ampliamento delledfficio per impiegare i mezzi finanziari, gi accantonati, nellacquisto di pane per i poveri. Non possiamo esi merci dal riportare il relativo verbale delladunanza di consiglio del 10 gennaio 1854,24 che meriterebbe di essere inciso nel bronzo: Il Presidente rappresenta che stante lelevato prezzo de cereali e la mancanza de medesimi alla classe povera sarebbe mestieri provvedere per un soccorso affi poveri con ~ue mezzi che ravviser conveniente, avuto rignzrdo alla stato finanziario dellOspedale. LAmministrazione cosf congregata intsa la rap presentanza del Signor Presidente, e conoscendo come la scarsezza de raccolti sia caggione che alcuni poveri mancano affatto. di che campare la vita siccom privi di mezzi di sussistenza. Considerato pure che stante il rigore dellinverno non possono li poveri valetudinari, e tanto menp quelli di caggionevole salute guadagnarsi il vitt. Considerando che loggetto principale di questopera quello di soccorrere li poveri, entra nellunanime avviso di sovvenire li me desimi con fornire ne giorni designandi una razione ~di pane lli poveri biso gnosi, dalla met di questo mese sino alla met di aprile. Visto che allArti colo i~, Categoria seconda spese straordinarie del bilancio trovasi disponibile la somma di lire Duemila destinata per ampliazione di questa fabbrica dell spedale, e siccom tale spesa non sarebbe del tutto urgente e potrebbe sospen dersi, vede giusto di disporre, come intende disporre, di tale somma fino alla concorrenza di lire 1.500 per provvedere del pane a distribuirsi ai poveri, che per quanto consta rileverebbero al numero di trecento e .potrebbero cosf es sere soccorsi pendente li tre mesi avanti accennati.

1868.21,

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Mentre al vertice avvenivano questi importanti mutamenti nellas setto giuridico, lospedale continuava a svolgere la sua nobile missione assistenziale a favore degli ammalati, ed anche dei poveri del paese. Ne gli anni a cavallo della met del secolo sono numerosi gli stanziamenti di somme per lacquisto di pane da distribuire alle categorie pii~i bi sognose. Tanto per fare un esempio, nella seduta dellil dicembre 1846 fu iscritto a bilancio per il 1847 uno stanziamento di lire 1.000 da impiegare nellacquisto di pani da once Otto pavesi ciascuno, mediante asta a ribasso. Fu stabilito che i pani avrebbero dovuto essere di prima qualit e di frumento puro, ed in numero di 10.000: al prezzo di 10 centesimi cadauno, si raggiungeva appunto la cifra di 1.000 lire. E poich i poveri meritevoli di aiuto erano molto numerosi, si ritenne op
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lil progettato ampliamento dei locali dell~spedale; cui abbiamo ac cennato, fu discuss nella, seduta del 26 febbraio .1852, nel corso della quale si riconobbe che lospedale abbisogha non solo dellaggiunta dalcuni locali alla fabbrica ma anche della totale sistemazione, ond~ ren
~ Ivi. Ivi. ~ Ivi. Anche i medici dellospedale dimostrarono spesso le loro eccezionali doti di umanit. Nel 1852, ad esempio, il medico chirurgo Giuseppe Tosini accett di curare gratuitamente i poveri ricoverati nellospedale, disponendo che il compenso annuo di lire 500 fosse accantonato dal Comune, in modo che con il capitale accumulato ogni anno si provvedesse a istituire un asilo infantile.

Ivi. Ivi. Per il testo del regolamento interno cfr. Appendice al presente volume, lvi. Per il testo cfr. Appendice cit., doc. V.

doc. IV.
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dere meglio atto ai bisogni dellospedale massime migliorando la condi zione delle infermerie perch troppo basse e poco salubri in dipendenza delle dannose esalazioni allorch i~ letti sono tutti occupati da infermi . Fu pure riconosciuta la necessit di sistemare la sala delle adunanze, e di aggiungere una infermeria, oltre ad altri locali indispensabili al landamento della famiglia, come sarebbero portici per ricoverare la legna abbisognevole e la camera pel bucato.. Apertasi la discussione, fu in fine deciso di affidare allarchitetto Leopoldo Valizzone lincarico di prov vedere. alla compilazion dun regolare progetto e perizia delle opere avanti indicate oltre ti quelle, che valgono a~ stabilire un ordine regolare in tutta la fabbrica non disgiunto da quella savia economia che larte pu dettare e non gettare lOspedale in una spesa troppo eccessiva. E sicco me trattasi di urgente bisogno lAmministrazione porta fiducia che il signor Perito come sovra eletto user della massima solerzia, e d in carico al Signor Presidente di presentare la. perizia a questAmministra zione tosto. che gli verr rimessa onde si possa prontamente provvedere per lappalto di quella parte di opere sucitate, o di tutte, giusta li mezzi finanziari dellOspedale Il Valizzone peraltro, non sappiamo per quale ragione, non port a compimento il progetto, onde lincarico fu affidato allingegnere archi tetto Antonio Rosselli, con la raccomandazione di studiare anche la co struzione di un .serbatoio per il ghiaccio .e di un locale da adibire ad obitorio e alle sezioni anatomiche. Due anni dopo il Rosselli present il suo progetto e il consiglio ~damministrazione, nella seduta del 24 marzo 1854, svolse in proposito le seguenti osservazioni:26
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zione, vede per altro ineseguibile il medesimo per parte di questOpera a fronte della mancanza de necessari diritti pella elevazione de muri indicati, ed occu pazione della parte della corte del Signor Garrone. Visto poi, che la spesa per simile opera rileverebbe alla somma di lire Ventimilasettecentottantatre, non sarebbe compatibile allo stato delle finanze dellOspedale tanto massime, che a tale somma ne conseguirebbero altre vistose sia in rapporto alla acco munanza de muri quanto per quelle impreviste nellesecuzione del progetto, non che pelle maggiori provviste in dipendenza dellampliazione della fabbrica con aumento dei locali. Considerato che tale progetto non sarebbe consentaneo a strettezze dellOspedale perch troppo ampio e dispendioso, delibera una nime non essere eseguibile e conseguentemente inutile allOspedale a provve dere e pertanto ai bisogni dellOpera circa il miglioramento delle infermerie. Interessa il Presidente di pregare detto Ingegnere Rosselli a voler intervenire in una congrega a determinarsi per prendere gli opportuni concerti tanto mas sime che il medesimo pu valersi del piano e rilievo dellattuale fabbrica per fare la perizia delle opere occorrenti onde sistemare dette infermerie e qualche locale di qualche urgenza. Per il momento il problema fu accantonato, ma in data 29 agosto 1856 E fu deciso di accettare in sostituzione del precedente il progetto offerto dal Signor Misuratore Gerolamo Molla, perch si presenta con veniente per questOpera, sia in rapporto alla spesa che alla capacit de locali tanto per le infermerie quanto pelle scale necessarie allanda mento del servizio . Con successiva delibera del 28 ottobre 1857, pe raltro, anche il progetto del Molla fu messo in disparte per mancanza di fondi,~ e il problema torn al punto di partenza. Negli anni successivi, in coincidenza con la campagna militare del 1859, altri pensieri distolsero lattenzione dei responsabili dellospedale, il quale fu adibito al ricovero degli ammalati dellarmata sarda e fran cese di passaggio per Bassignana?~ Ma, ritornata la normalit, si tor
Ivi. Ivi. La somma disponibile copriva soltanto un terzo della spesa preventivata, per cui fu deciso di rinunciare ai lavori sino a quando fosse disponibile la met della somma occorrente. ~ Nella seduta di consiglio del 29 settembre 1859 fu data lettura di una nota del lintendente generale di Alessandria in cui si chiedeva se esistesse una convenzione ver bale o scritta per il ricovero di militari francesi nellospedale. Lamministrazione dellente dichiar che lunica convenzione esistente riguardava i militari infermi dellarmata sarda. Partite le truppe sarde che avevano preso stanza a Bassignana, vi subentrarono quelle dellarmata francese e gli infermi furono accolti nellospedale senza che si parlasse n di trattamento n cii convenzione. Lamministrazione si illuse che, avendo riservato agli alleati lo stesso trattamento usato ai sardi, avrebbe ricevuto un uguale compenso, cio 80 cen tesimi per ogni militare degente. Ma dato il continuo passaggio delle truppe francesi, comandate da ufficiali sempre diversi, non fu materialmente possibile stabilire una for
~

Poich detto progetto prescrive la costruzione di due grossi fabbricati, uno verso levante con accomunanza del muro dividente la casa deffi signori Pagella Don Giuseppe e fratelli; il secondo verso ponente con accomunanza del muro della chiesa sotto linvocazione di San Giovanni Battista che si estenderebbe nella corte di Garrone Francesco, e mediante occupazione di parte della corte dello stesso Garrone onde far luogo al giardino e boschetto ad uso de vale tudinari, cosicch non avendo questOspedale alcun diritto di elevare il muro verso li frateffi Pagella, n di accomunicarsi il muro della chiesa tanto massi me, che occorrerebbe a chiudersi le tre finestre della chiesa stessa, che non avrebbe diritto di occuparne parte della corte del Signor Garrone Francesco, che a seguito duna lite costosa ed ancora di incerto esito; mentre dice rego lare e bello simile progetto per quanto pu conoscersi da questa Amministra
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lvi. Ivi.

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n a pensare con insistenza al ve~chio progetto, di cui troviamo cenno nel conto morale per lanno finanziario 18,64.~ Poco dopo, anzi, si matur il proposito pi ambizioso di trasferire lospedale in una nuova sede fuori labitato. Nella seduta di consiglio del 12 aprile 1866 31 il presidente della congregazione df carit riferf che il signor Giuseppe Pagella era disposto a cedere un edificio rustico, con ~vasta area annessa, posta a mezzogiorno del paese, ma fece presente che il Pagella chiedeva in cambio un rustico attiguo alla propria casa dabitazione, .di propriet del marchese Pallavicini. Questi, interpellato, si dichiar disposto a cedere limmobile al prezzo di 4.500 lire. Ma quando tutto sembrava ormai bene avviato, la proposta fu lasciata cadere. Nel frattempo, infatti, le qutazioni delle cartelle del debito pubblico avevano subito un forte ribasso, e lospedale avrebbe riportato un sensibile danno qualora avesse alienato le sue cartelle per ricavarne la somma necessaria allacquisto dellimmobile di propriet del Pallavicini.32
male convenzione. Onde, fu rivolta istanza allintendente generale di adoperarsi per otte nere il quod interest dallamministrazione dellesercito francese. Dai verbali delle se dute del 7 febbraio e 9 marzo 1860 si apprende che il medico Giuseppe Antonio Lenti, addetto allospedale, present un ricorso rivolto a ottenere un compenso straordinario per le cure prestate a 55 soldati italiani e francesi infermi, per un totale di 115 giornate lavorative e 1364 visite mediche. Dato che lospedale aveva dieci letti soltanto, fu adibita provvisoriamente ad infermeria lattigua chiesa di S. Giovanni Battista, appartenente al lomonima confraternita (ivi). 30 lvi: Scopo della Congregazione di carit, un saggia economia che, non nuo cendo allordinario trattamento degli infermi, valga nel giro di non molti anni a procu rare i mezzi per fabbricare un nuovo ospedale, nel quale proporzionatamente alla rendita vi sia comodit di camere, e servizio interno preciso, e sufficiente. A comprova il conto finanziario dello scorso 1864 d una economia di L. 2.409,75. Lamministrazione ha sta bilito che L. 1.000 siano convertite nellacquisto di un buono del tesoro. A diligenza del signor Economo, le alluvioni ai fondi attigui al Po vennero imboschite, e popolate di pianticelle, locch costituisce un reddito avvenire. Non si risparmiano le spese a vantag gio dello stabilimento, e si sono praticati spiragli nella scala, a maggiore sfogo della stret tezza dei balconi; si sono rinnovati i pagliericci, si cura il cambiamento della lingeria e biancheria, si riscaldano le camere dinverno. Ma il benessere degli infermi sar vieppi sentito quando sia messo in vigore il Regolamento Interno, che con solerzia lAmmini strazione va compilando, e con esso: Infermi, Inservienti, e visitandi, siano infrenati da certe norme ragionate che reggono quante Opere Pie la Sapienza ide, lOpulenza eresse, la Carit sorveglia. Bassignana, 27 Luglio 1863 . ~ lvi. 32 Il conto morale relativo allanno 1867 accenna esplicitamente a questo muta mento di rotta: LAmministrazione dellOspedale, sempre intenta a migliorare le con dizioni dellOpera Pia, ma penetrata dal principio che una saggia economia la base dogni buona amministrazione, che conseguenza di tale principio si la moderazione anche nei pi giusti desideri, dopo aver fatto le pratiche opportune onde vedere se fosse pos sibile dampliare non solo, ma di trasportare la fabbrica dellOspedale in luogo pi sano,

Si ripieg, allora sul plii modesto proposito di riadattare i locali del vecchio ospedale mediante lesecuzione dei seguenti lavori:

demolizione della scala e-ricostruzione della stessa a pi rampanti; demolizione sino al tetto del fabbricato al piano terreno ~adib1to ad uso di latrina e ad obitorio; demolizione dell tettoia che copriva il vno della vecchia scala; prolungamento del crpo di fabbrica dellospedale sino allincontro della casa Pagella in senso rettilineo con i due prospetti, luno verso la strada, laltro verso il cortile; abbassamento, mediante sterro, del piano del nuovo fabbricato, eguagliandolo al livello dl vecchio fabbricato; demolizione di tutti i solai del piano superior e sostituzibne degli stessi con volte reali aventi lintradosso a m. 3,34 sopra il piano terreno, ed il mattonato nuovo a m.- 3,54 allesterno sopra il piano terreno stesso; separazione, degli ambienti al piano superiore per mezzo di un corridoio con muro a tutta altezza, fino cio allintradosso della volta; ampliamento delle infermerie al piano superiore per mezzo di nuo ve aruazioni attraverso i muri divisori che separavano i vari ambienti; prolungamento in linea retta del ballatoio a pontile sino allincon tro della nuova latrina presso il confine Pagella; plafonatra del piano superiore mediante volte piane di centine a due strati e canniccio disteso al disotto; costruzione di un camerino sopra il penultimo rampante della scala; costruzione di due latrine alle.due estremit della facciata verso il cortile e dei rispettivi pozzi neri;~
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e pi adato, si accorse che troppo grave sarebbe stata la spesa, e sproporzionata alle forze delliopera, quindi deliberava limitarsi a quelle~ riparazioni parziali del fabbricato, che si crederanno necessarie. E fu provvidenziale lo spirito di economia invalso nel seno del l1Amministrazione, giacch spese ingenti, .avuto .riguardo ai mezzi dellopera, occorsero nello scorso anno per linvasione del Cholera, per cui si dovette spendere lire 1.200 e pi in concorso per terzo col Comune, senza contare il consumo degli oggetti di biancheria, coperte a cui dovette soggia~ere lOpera. Aggiungasi a ci,, che le imposte arretrate a tutto il 1866 ammontarono a lire 1.500, alle quali si dovette far fronte con le somme esistenti in buoni del Tesoro e collo storno di altre somme. Ed perci che suo mal grado, lAmministrazione non pot nellanno scorso uniformarsi alle, norme prescritte dalla Deputazione Provinciale, di non stornare fondi, e di non spedire mandati sui fondi in massa, ed alle quali norme non mancher in avvenire di attenersi (ivi).

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ripassatura generale del sistema di copertura; decorazione della facciata per mezzo di fascie a zoccolo orizzontali e bracchettoni attorno alle finestre ed alla porta dingresso, previa demolizione dellornato della porta stessa; provvista e posa in opera di tubi caloriferi nei due piani, terreno e superiore; demolizione e ricostruzione di tubi fumivori; apertura e chiusura in parte o totalmente di vani per porte e fine stre, munendo di nuovi stipiti, piattabande e bancali le luci nuo vamente aperte; costruzione di imposte di porte e finestre, telai e cristalli per por te e finestre; riduzione e riparazione, levata dopera e ricollocazione di vecchie imposte di porte e finestre, telai e inferriate; nuova copertura a due spioventi ed a semplice asinare, correnti, ca tene e tegole sulla parte del nuovo fabbricato.

dover pagare opere addizionali che sommarono a Lire 2258,92 dicendole arbi trarie, ed eseguite senza il consenso di lei, e vi rispondeva con un rifiuto. Ma la Deputazione Provinciale per motivi da essa svolti in seduta del 24 Lu glio 1878 faceva diritti a quellImpresario, certo Cavallero Gaspare, e si do vette pagare. Per questAmministrazione far il meglio per riempire quel vuoto nellordinaria gestione, mediante compassata parsimonia, e memore di quel Patriota che per vincere i nemici diceva: vuolsi audacia epoi audacia , anche lAmministrazione ad imitazione avr di mira leconomia, e sempre eco nomia, ma non fino allosso, come diceva un Ministro dItalia, perch ci non permesso in una Opera Pia in ciii l Carit deve andare di conserva con leconomia. Giova adesso riflettere che pendente laccennata ricost~u zione della fabbrica gli infermi ricevevano sussidi in casa, ed ora sebbene i locali siano bene adatti, tuttavia particchi ~infermi sono restii nellentrare nello Spedale, e vorrebbero continuato luso, dei. .sussidi a domicilio; ma losserva zione ci dice, che un simile procedimento nuoce allinteresse e lAmministra zione potr portarVi il suo giudizio.
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La perizia cli stima delle opere da eseguire, redatta il 22 maggio 1870 dallingegnere Domenico Abbove di Suardi,33 prevedeva una spesa di lire 8.500, mentre per la costruzione del nuovo corpo di fabbrica la spesa era di lire 5.544,70. Lamministrazione ospedaliera, sempre ocula tissima e parsimoniosa sino alla lesina, trov eccessiva la spesa pre ventivata per il progetto Abbove, e nel 1874 affid al geometra Nicola Raselli di Valenza lincarico di stendere una nuova perizia, che fu pre sentata il 17 novembre 1874.~ I lavori, comportanti la spesa di lire 3.710, furono appaltati con delibera del 6 aprile 1875 ~ e in seguito ad essi ledificio assunse laspetto che ancor oggi presentano la casa Ravarino e la sede della Banca Popolare di Novara. I lavori furono ultimati nel 1877, e diedero luogo a qualche con troversia con limpresario, come si rileva dal conto morale relativo agli anni 1878-79:~ Non riuscir spiacente il ricordare che nella ricostruzione di parte di questo fabbricato, avvenuta nel 1877, giungeva inaspettato allAmministrazione di
Ivi, cart. 17. La pianta, allegata alla relazione delling. Abbove, riporta lo stato del vecchio fabbricato e lindicazione delle nuove opere da eseguire. Ivi, cart. 17: <~ Ospedale di Santo Spirito di Bassignana. Progetto per il riat tamento di una parte del suo fabbricato ospedale . Ivi. 36 Ivi.

Il cospicuo impegno finanziario affrontato dallospedale incise sen sibilmente sulle finanze dellente ma (le vie della Provvidenza sono davvero infinite) nel 1886 giunse a proposito un notevole aiuto costituito da un censo annuale di lire 203,18 conferito allospedale dalla mar chesa Giovanna Campo Fregoso.37
Le origini del censo risalgono a un atto del 20 febbraio 1819 in base al quale lavv. Giacinto Campo Fregoso acquistava dal rev. Guglielmo Cambiano un censo di lire 203,18 costituito sopra il Comune di Grugliasco. Il Campo Fregoso morf ab intestato il 31 maggio 1842 e la sua eredit fu raccolta dai nipoti Giacinto e Camillo, figli dellunico fratello Giuseppe premorto nel 1838. Il marchese Giacinto test il 26 luglio 1859 e, non avendo figli, lasci le sue sostanze al fratello Camillo, luogotenente di vascello della marina militare sarda. Il marchese Camillo, a sua volta, test il 27 aprile 1881 a favore della cognata Giovanna Albini, vedova del fratello Giacinto. Fra laltro, egli dispose perch il censo sul Comune di Grugliasco fosse assegnato a un ospedale bisognoso da designare dalla cognata, la quale appunto nomin quello di 5. Spirito di Bassignana. Que sto entr in possesso del censo nel 1886, e lo godette sino al 1914. Giova qui ricordare che i Campo Fregoso lasciarono allospedale anche un censo di lire 300, sempre sul Co mune di Grugliasco, le cui origini sono piii antiche del precedente. Ne abbiamo notizia in una lettera della marchesa Giovanna Albini, che in data 24 febbraio 1904 cosf rispon deva alla richiesta di chiarimenti a lei indirizzata dal presidente dellamministrazione del lospedale di Bassignana: Pregiatissimo Signor Presidente, come gi dissi altre volte, io non saprei darle gli schiarimenti che desidera per mancanza di documenti. Sar piz~ facile trovare qualche notizia nellarchivio di codesto Ospedale, se per ha un archivio. Rovistando fra le carte vecchie, trovai un estratto richiesto dal fu mio marito e che unito alla presente le tra smetto assieme ad una decisione dellAvvocato Generale. Da questi documenti vedr che

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Qualche anno pii:i tardi lospedale fu costretto a rinunciare alla propria autonomia amministrativa, in seguito allemanazione della legge 17 luglio 1890 n. 6972, la quale prevedeva il concentramento delle ope re pie nella locale congregazione di carit. Anche a Bassignana vi fu chi ritenne opportuno applicare alla lettera la legge in parola, concentrando nella congregazione di carit lospedale di S. Spirito e le confraternite di S. Lorenzo, di S. Giovanni Battista, di S. Maria Piccola e del SS. Sacramento in Mugarone, nonch i cespiti destinati alla pubblica bene ficenza che facevano parte dei benefici parrocchiali di Bassignana e Mu garone. Nella seduta del 28 maggio 1893 la congregazione amministratrice dellospedale affront il problema, su proposta del presidente. Si alz allora a parlare il consigliere avv. Gio. Battista Robutti, il quale fece presente che lo scopo della legge era quello di economizzare le spese di amministrazione, sottoporre loperato degli enti di beneficenza al con trollo dellautorit tutoria e far convergere a fini di beneficenza quelle istituzioni e quei lasciti che pM non rispondevano allo scopo. Partendo da queste premesse, cosf proseguiva il Robutti: Ora col concentramen~to dellOspedale di Santo Spirito nella Congregazioni di Carit, nqn si ottiene n semplificazione, n economia di amministrazione, perch allattuale Amministrazione che nominata da questo Comunale Con siglio, si sostituisce la Congregazione di Carit, la quale al presente nulla ha da amministrare, e che pure nominata da questo Consiglio. LAmministra zione.dellOspedale di Santo Spirito on abl~isogna di essere sottoposta ~l con trollo dellAutorit tutoria, poich lo di fatto, avendo le proprie tavole di fondazione; nonch relativo statuto e conseguente regolamento, superir mente :approvato, in forza dei quali i conti e i bilanci ,suoi, sono sottoposti
il pio lascito delle doti molto antico, e rimonta al 1794, /atto dl nostro bisnonno Dottore Pio Vincenzo, il quale fece unimprestito a codesto Ospedale e poi invece di ri tirare in danaro, istitui due doti. Mio cognato Camillo poi con suo testamento lasciava ad un ospedale qualunque, da designarsi da me, un cens che aveva sulla citt di Gru gliasco, ed io lo destinai allOspedale di Santo Spirito di Bassignana, che ciedo bbia realizzato circa quattro mila lire, e di ci~sono diciotto anni. Il nostro nonno Avvocato Giacinto, figlio del Dottore Pio suddetto, era uomo burlone e poeta; nel dare avviso della conclusione dellAvvocato Generale; al Parroco dallora, che voleva contendergli il diritto di nomina delle doti, glielo diede in versi, ed anche di questo le :mando copia che la terranno per memoria ai Posteri. Unisco la nomina per le due petenti, scartando quelle che gi ebbero il sussidio dalla Confraternita, perch tanti benefizii non si possono avere, e sarebbe una ingiustizia dare a chi troppo e a chi niente. Altro nonmi resta ~he salu tarla distintamente nel mentre mi affermo Della SV. . Dev,ma Giovanna Albini, vedova Campo Fregoso

allapprovazione della Giunta Provinciale Amministrativa. Non il caso che i cespiti dentrata dellOspedale non siano 5levoluti alla pubblica beneficenia cui furono destinati, poich nellOspedale stesso vengono ricoverati e curati gli infermi poveri di questo Comune; e per cura della sua amministrazione si di stribuiscono sussidi di medicinali, di generi alimentari, ed anche pcuniari, a seconda dei bisogni e delle condizioni degli infermi poveri. Quindi il propinante ritiene fermamente che non concorre alcuna delle ragio ni fondamentali per le quali il Legislatore del 1890 fu indotto a portare una grande riforma nelle Opere Pie; e che quindi non sia il caso del concentra mento del locale Ospedale nella Congregazione di Carit. Ritiene che il con centramento non sia in modo assoluto imposto dallArticolo 56 letiera b) della citata Legge, come vorrebbe la Congregazione di Carit, poich lArticolo stesso non dice che tutte indistintamente debbono essere concentrate le Isti tuzioni Pubbliche di Beneficenza, di qualunque specie, a beneficio degli abi tanti di un Comune che abbia meno di diecimila abitanti; ma dice di regola, lasciando poi collArticolo 60, piii ampiamente spiegato nel Regolamento, ai Consigli Comunali, di determinare se e quali delle Opere Pie contemplate nel lArticolo 56, convenga concentr~.re nella Congregazione di Carit, o mante nerle autononie: e qui dimostra che appunto, avuto riguardo alle speciali con dizioni locali in cui lOspedale esercita la beneficehza, rendesi conveniente di conservarlo Ente Autonomo e distinto dalla Congregazione di Carit. Ri tiene inoltre che non possa invocarsi il disposto dellArticolo 54 della preisata Legge per effettuare il concntramento. del lascito Degiorgis destinato ad ele mosine, poich lArticolo, 54 dice bensf che devono e~sere amministrati dalla Congregazione di Carit i fondi delle Istituzioni che siano destinate ad ele mosina; ma fa eccezione per quelli che servono a,d integrare o completare altra forma di beneficenza esercitata da Istituzioni non ~ottoposta a concentra mento; e nel caso nostro il lascito Degiorgis serve appunto a completare ed integrare la forma di beneficenza esercitata dallAmministrazione dellOspe dale, in seguito al lascito Muzio Cortese che non soggetto a concentramento. Riassumendo adunque dicesi intiniamente convinto che nel caso nostr,o non trattasi di concentramento obbligatorio ai sensi dellArticolo 54, bensi solo di concentramento facoltativo a senso dellArticolo 56; ma che ragioni di alta convenienza suggeriscono di non farvi luogo, come lo consente lArti colo 60; e perci esprime francamente lavviso suo che lOspedale di Santo Spirito non debbasi concentrare nella Congregazione di Carit; spera che il, Consiglio vorr condividere tale sua opinione per i motivi sopra espo,sti,, ed anche perch noi tutti sappiamo che latiuale Amministrazione di questOspe dale, dal Consiglio Comunale hominata, funziona benissimo, curando cofi ragionata ed intelligente econmia il patrirnoni dellOspedale, e non trala sciando di ricoverare, di curare e di sussidiare per quanto pu, gli ammalati poveri di questo Comune. Si augura da ultimo che la maggioranza del Consiglio divida le sue opinioni, perch cosi. verr conservato in vita questOspe dale di Santo Spirito che da sette Secoli legalmente e lodevolmente funziona, a sollievo degli infermi poveri di questo Comune, e la ci antica e benefica esistenza torna di onore e di vanto al nostr paese.

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lle assennate argomentazioni dellavv. Robutti, la maggioranza dei consiglieri decise di respingere la proposta di concentiEamento del lospedale. Il presidente invit ~lora i presenti a deliberare sulla con centrazione dei cespiti appartenenti alle compagiiie laicali e ai benefici parrocchiali, ma anche questa proposta fu respinta, con la motivazione che i consiglieri non potevano ~ allo stato attuale delle cose, con scienza e coscienza dliberare in merito alla proposta fatta dalla Congregazione di Carit . Fu quindi deciso di rinviare ogni provvedimento in materia, invitando nel contempo la congregazione di carit a produrre documenti o dati precisi i quali l~gittimino -la fatta proposta di concentramnto ~38 evidente che-la coraggiosa presa di posizione del consiglio, preoc cupato soltanto di salvaguardare gli interessi dellospedale, non poteva che urtare la suscettibilit di chi aveva sostenuto la necessit di effettuare la concentrazione. Se ne videro ben presto gli effetti, perch con nota del 12 maggio 1894 il prefetto di Alessandria invit i membri della congregazione amministratrice dellospedale a rassegnare le dimissioni, in modo che si potesse procedere a regolarizzare lamministrazione del lente. Linvito fu ribadito con altra nota del 12 giugno nella quale il prefetto, pur dichiarandosi spiacente, si diceva costretto a insistere nel precedente invito, in quanto lart. 4 dello statuto dellospedale prevede va che lamministrazione dellente fosse devoluta alla locale congrega zione di carit. La questione f affrontata nella seduta del 22 giugno 1894, nel corso della quale il presidente espresse lopinine che lamministrazione in carica fosse legalmente costituita, con le seguenti parole: ~
-

QuestOspedale che con una vita di sette Secoli vanto e testimonio dei senti menti di piet e di beneficenza che gi albergavano nella barbarie di quei tempi, ebbe sempre esistenza autonoma ed amministrazione propria affidata allausilio di un Economo. Il progredire dei tempi, laumento del patrimonio, ed i mag giori bisogni hanno consigliato in seguito di accrescere il numero degli Ammini stratori, -mantenendo per sernpre allIstituto il suo carattere di autonomia. Promulgate le Leggi degli anni 1859 e 1860 colle quali il Legislatore mir a dare un migliore assetto alla pubblica Beneficenza, in entrmbe fu stabffito di regola e tassativamente che lAmministrazione, delle Opere Pie affidata ai Corpi Morali, di ragione od individui istituiti dalle rispettive tavole di fonda zione o dagli .speciali regolamenti in vigore, o da .antiche lro consuetudini . Ed alle Congregazioni di Carit venne affidata lAmministrazione dei beni

destinati in modo generico alla Beneficenza o mancanti di una Amministra zione propria. Niun dubbio pertanto che fin che dur limpero delle accennate due Leggi, era legale una Amministrazione propria e speciale dellOspedale, e indipendentemente da qualsiasi ingerenza della Congregazione di Carit; in altri termini per tutto quel tempo fu sempre legale lattuale Amministrazione, come era in allora, come lo in oggi composta ed eletta. Lodierna questione sorta dal fatto che lArt. 4 del Regolamento Orga nico recita, che lOpera Pia amministrata dalla Congregazione di Carit. facile per altro il convincersi che quella dicitura non fu che leffetto di una minore chiarezza di idee in chi compilava lOrganico, e di una inesatta cono scenza della Legge, la quale, se permetteva ed anche ordinava a quelle Opere Pie che tuttora ne fossero prive, di compilare i propri regolamenti interni, non permetteva di portare alterazioni nel sistema di amministrazione, che era stabilito da essa Legge. Laffidare lAmministrazione dellOspedale alla Con gregazion di Carit sarebbe stato nullaltro che una violazione della Legge e quindi il citato Art. 4 non ha il significato che gli si vuole attribuire, o se lo avesse dovrebbe~ indubbiamente, ritenersi come nullo di giuridici effetti, e come non scritt nel Regolamento. E che tale dovesse considerarsi, se ne ha la prova col fatto costante cheil Consiglio Comunale negli atti di nomina dei Componenti questa Amministrazione, e la stessa Autorit Tutoria nei molteplici rapporti che ebbe con questa Amministrazione, la chiamarono sem pre Amministrazione dellOspedale e non mai Congregazione di Carit, operando cosf in tutto come se il Regolamento del 1866 non esistesse. Ma per ultimo, dato pure che un dubbio esistesse, dato che per un errore la Amministrazione, sia stata per un brevissimo tempo affidata apparentemente, come di fatto, alla Congregazione di Carit, ritornando subito ancora e di nome e di fatto allAmministrazione precedente, ora quellerrore non pu pi esercitare influenza di sorta, perch la Superiore Autorit, risolvendo il con ffitto che era insorto per il concentramento dellOspedale nella Congregazione di Carit, ha creduto di mantenerlo autonomo, approvando anche di conse guente necessit la sua Amministrazione, la quale perci funziona in oggi regolarmente e legalmente. Facendo. proprie le argomentazioni del presidente, il consiglio deliber allunanimit di sottoporre le proprie ragioni allesame del pre fetto, confidando nella loro accettazione. Ma fu un tentativo inutile. Il prefetto insistette nel proprio atteggiamento, e il 31 dicembre 1894 lamministrazione presieduta da Giuseppe Cassini rassegn le dimissioni e pass le ~onsegne alla congregazione di carit, presieduta dallavv. Carlo Fracchia. Sopite-le polemiche suscitate da queste vicende, la nuova ammini strazione torn ~ad occuparsi del problema, ormai indilazionabile, di tro vare una nuova sede per listituto. Nel 1899 il tribunale civile di Ales sandria mise in vendita allasta pubblica la casa del clott. Giuseppe To-.

A.C.R.
Ivi.

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sini, sita in via

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Madonnina, e il consiglio damministrazione dellospe dale, nella seduta del 24 dicembre di quellanno, decise di chiedere alla autorit tutoria lautorizzazione a concorrere allasta per acquistare lim mobile da adibire a nuova sede dellospedale, sottolineando che la vec chia sede era del tutto inadatta per le seguenti ragioni:4
1~. 2.

3. 4.
5.

6.

La mancanza dalloggio al piano superiore per linfermiere assoluta mente indispensabile. Ladiacenza del caseggiato alla localit dove si tiene il mercato setti manale e ad una chiesache sono di non: grave e non indifferente continuo disturbo ai poveri infermi. La ristrettezza della corte, soli m. 7,60 di larghezza, dove gli infermi convalescenti non possono fare le necessarie ore di passeggio a ristoro della loro salute. La vicinanza della stessa a due case di negozianti in cavalli dalle cui rispettive stalle e letamai esalano miasmi che certo non possono essere di giovamento alla salute degli infermi. La vicinanza degli stessi letamai al pozzo dacqua viva dellOspedale le cui infiltrazioni ne rendono lacqua assolu3amente inservibile a qualsiasi uso. Che infine oltre allinsufficienza della corte, per la poco altezza del muro divisorio, solo di m. 2,50 circa, gli infermi non possono nemmeno pren dere aria sul ballatoio come pure non possono esporre gli oggetti di bian cheria, materassi ed altro sulla ringhiera perch i vicini, non a torto, si lagnano continuamente per tali fatii.

Nel corso dellasta, peraltro, limmobile fu aggiudicato ad altri, per cui si dovette ripiegare, su ui~ialtra soluzione. Proprio in quei giorni fu posta in vndlita la casa del sig. Stefano Lenti, sitaa circa 200 metri dallabitato e dotata di giardino e ampio terreno allintorno. Dopo aver accertato che limmobile prese1~tava le caratteristiche desiderate, in data 8 luglio 1900 ne fu deciso lacquisto per la somma di lire ii.OOO.~ Lantica aspirazioni dei bassignanesi di trovare una nuova sede per lospedale fu cosf realizzata: Quanto alla vecchia sede, fu deciso di ven derla allincanto. Il 25 agosto 1901, nel corso di unasta pubblica, essa fu assegnata al sig. Giuseppe Ravelli per la somma di lire 7.705.42 Il ricavato della vendita tornava opportuno per lesecuzione dei
4 4L

lavori di adattamento della nuova sede, che comportavano una spesa prevista di lire 2.00v. Nel 1901, e negli anni successivi sino al 1909, tutto un fervore di opere rivolte a trasformare lassetto generale delledi ficio e renderlo adatto alla. sua nova destinazione. Altri importanti lavori furono effettuati nel 1932, quando al piano terreno furono costruiti due nuovi locali destinati a gabinetto radiologico e ambulatorio, e altridue al piano s~periore ad uso infermeria. Due anni prima, nel 1930, era stato installato limpianto di riscaldamento a ter mosifone. Nel 1935, resosi vacante il posto di infermier, lamministrazione dovette affrontare il problema, della assistenza agli infermi ricoverati. Riconosciuta l necessit di assumere personale capace, di specchiata, probit e munito di molta carit ~ristiana, a cui affidare non sol il com pito di infermiere ma la direzione di tutti i servizi dellospedale , il pre sidente ing. Francesco Moretta deliber di assumere tre suore francescane angeline, a datare dal 1 ottobre 1935.~~ Le umili suore iiiiziarono cos~ la loro silenziosa missione, che viene continuata anche oggi dalle conso relle che le hanno sostituite. Non ricordiamo qui i loro nomi perch, come afferma il testo sacro, essi sono gi scritti altrove, nel libro della vit eterna. Nel 1936 si verific un fatto destinato a incidere profondamente sulle finalit istituzionali dellente: la sua trasformazione da ospedale in ricovero per le persone anziane e bisognose di assistenza. La trasformane avvenne in seguito al~ suggerimento espresso dal prefetto di Ales sandria. il quale, dopo aver compiuto una visita allistituto, in data 2 febbraio 1936 ~indirizz al presidei~te avv. Luigi Pagella la seguente nota:~
. . . . .

Ivi. Ivi. Gi s detto a suo luogo che ledificio non altro che lala settentrionale

Da unis~ezio~e recentemente eseguita nei riguar.ti di codesta Opera Pia risultato ch lOspedle di Santo.Spirito si di fatto trasformato in un rico vero di vecchi e poveri, non avendo gli idonei mezzi per conseguire lo scopo proprio. in tali sensi, sembra opportuno che venga regolarizzata tale sistemazione di cose e quella che stata la trasformazione naturale dellEnte trovi in pari tempo l~ propria forma giuridica. In tali sensi la S.V. vorr provvedere per la trasformazione del fine inerente al patrimonio forniulando a norma dellArt. 70 della Legge 17 Luglio 1890
.

del chiostro del monastero di S. Paolo, e quindi lunica parte del monastero scampata alla distruzione.

~ Ivi.

~ Ivi, 4 lvi.

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N. 6972 il ~ne specifico di beneficenza (nel caso: Ricovero di Mendicit) fra quelli previsti dallArt. 55 della Legge predetta. Sulla proposta di trasformazione dovr essere inteso lavviso dei Corpi locali ai sensi dellArt. 9 della Legge 17 giugno 1926, N. 1187. Il Prefetto In seguito a un ulteriore sollecito del 26 marzo, il presidente avv. Pagella, dopo aver esaminato le prescrizioni contenute nelle tavole di fondazione, e riconosciuto che da parecchio tempo ormai lospedale ri coverava quasi esclusivamente vecchi incurabili, perch gli ammalati ve nivano avviati agli ospedali di Alessandria e di Valenza, in data 12 apri le 1936 propose di procedere alla trasformazione richiesta dalle autorit superiori. Il 2 dicembre dello stesso anno, inoltre, approv un nuovo regolamento organico per la Casa di Ricovero, intitolata al fondatore Muzio Cortese.45 La trasformazione degli scopi istituzionali dellente fu definitiva mente approvata con delibera del 23 gennaio 1937, ratfficata con decre to reale del 25 giugno 1937, che qui di seguito riproduciamo integral mente: ~ VITTORIO EMANUELE III per grazia di Dio e per volont della Nazione Re dItalia Imperatore dEtiopia:

Udito il parere del Consiglio di Stato, del quale si adottano i motivi da ritenersi qui integralmente riprodotti; Sulla proposta del Capo del Governo, Primo Ministro Segretario di Stato, Ministro Segretario di Stato per gli affari dellInterno; ABBIAMO DECRETATO E DECRETIAMO:

Articolo I Il fine inerente al patrimonio dellOspedale di Santo Spirito, con sede nel Comune di Bassignana trasformato nel senso suindicato. Articolo Il approvato lo Statuto Organico della nuova Istituzione, che assume la deno minazione di Casa di Ricovero Muzio Cortese , in data 15 Gennaio 1937, composto di quindici articoli. Detto Statuto sar munito di visto e sottoscritto, dordine Nostro dal Ministro proponente. Ordiniamo che il presente Decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno dItalia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare. Dato a San Rossore addi 25 Giugno 1937 (Anno XV~ f.to VITTORIO EMANUELE c.to MUSSOLINI Mentre diventava operante questo decreto, il governo del tempo eman la legge 3 giugno 1937 n. 847 in base alla quale venivano sop presse le locali congregazioni di carit, sostituite dagli enti comunali di assistenza. La stessa legge inoltre prevedeva il decentramento degli isti tuti di beneficenza gi amministrati dalle congregazioni di carit. Approfittando della facolt prevista dalla legge, il podest cli Bas signana Giuseppe Camillo Costa ritenne conveniente restituire al rico vero Muzio Cortese la sua antica forma di amministrazione, ripri stinando un organismo collegiale, nominato dal Comune, incaricato della amministrazione dellente. La relativa delibera fu adottata il i dicembre 1937, ed del se guente tenore: IL PODEST Signor Costa Cav. Giuseppe Camillo, col concorso del Segretario sottoscritto, a) Visto lArt. 8 della Legge 3 Giugno 1937 N. 847, il quale prevede la facolt di promuovere il decentramento delle Istituzioni Pubbliche di assistenza e beneficenza gi amministrate dalle Congregazioni di Carit, aventi fini diversi dallassistenza generica, immediata e temporanea;

Vista la deliberazione in data 23 Gennaio 1937, con la quale la Con gregazione di Carit di Bassignana, Amministratrice del locale Ospedale di Santo Spirito, ha proposto la trasformazione del fine inerente al patri monio di detta Istituzione nel senso di provvedere al ricovero, anzich di malati poveri in forma acuta, di poveri di ambo i sessi inabili al lavoro proficuo con domicilio di soccorso nel Comune di Bassignana; Visto il nuovo Statuto Organico presentato per il governo della nuova Istituzione, la cui denominazione viene mutata in quella di Casa di Ricovero Muzio Cortese ; Visti i pareri espressi dal Podest del Comune predetto nonch dalla Giunta Provinciale Amministrativa di Alessandria; Vedute le leggi 17 Luglio 1890, N. 6972; 21 Giugno 1896, N. 218; 18 Luglio 1904, N. 399; e i relativi Regolamenti, nonch i Regi De creti 4 Febbraio e 30 Dicembre 1923, N. 214 e 2841, e la Legge 17 Giugno 1926, N. 1187;
~ Ivi. ~ Ivi.

210 b)

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211

c)

d) e) f)

Considerato che il locale Ospedl di Santo Spirito, ora trasformato in virt del R.D. 25 Giugno 1937XV, N~ 1855, nella Casa di Ricovero Muzio, Cortese , ha .per iscopo di provvedere gratuitamente, nel limite dei propri mezzi, al ricovero, al mantenimento e allassistenza dei poveri dambo i sessi inabili al lavoro; Dato atto che, pur essendo il Ricovero, amministrato dallEnte Comu nale di Assistenza istituito con la Legge 3 Giugno 1937 N. 847, la gestione e lamministrazione dellIstituto si mantennero sempre separate dallEnte Amministratore, per cui vengono esclusi, sin dora, eventuali aggravi di spesa in dipendenza del proposto decentramento; Vista la circolare prefettizia N. 32562 Div. 2-2 del 17 Novembre u.s.; Visti gli Articoli 102 e 103 del Regolamento Amministrativo approvato con R.D: 5Febbraio 1891 N. 99; Dato atto che nel Comne la Consulta r~ori venne icostituita;.
-

DELIBERA 1. Di disporre affinch sia .fatto luogo al, decentramen~o con amministra zione autonoma delPlstituzione locale di assistenza ,e beneficenza deno minata Casa di Ricovero Muzio Cortese , attualmente .amrninistrata da questo Ente Comunale di As~istenza; 2. Di proporre affinch lAmministrazione ~lella citata Istituzione sia com posta di un Presidente, noniinato da S.E. il Prefetto, e di due Compo nenti, rispettivamente nominati: uno dal Podest e laltro dal Segretario del Fascio del Capoluogo. Si allegano: I A) Copia dello Statuto-Regolamento Organico del Ricovero; B) Copia. del testamento del fondatore; C) Tabella Organica del personale; D) Copia dellultimo Conto Consuntivo approvato; E) Prospetto riassuntivo della situazione patrimoniale al 25.11 u.s. ,j.~etto, approvato e sottoscritto.
, .

in tutto adeguato alle rnderne esigenze della comunit che vi ospitata. Nella medesima prospettiva, lamministrazione dellospedale, coadiuvata dalle religiose addette allassistenza dei ricoverati, decise di dotare la casa di una cappella. I lavori iniziarono nel 1956 e furono condotti a termine nel 1958, con il generoso contributo di un gran numero di bassignanesi, compresi gli emigrati in U.S.A. A questo punto, vorremmo soltanto accennare alle pi recenti iniziative attuate e ai propositi per la~venire ma, secfid6 il nostro co stume, preferiamo non occuparci di fatti che appartengono ancora alla cronaca contemp,9rafl~a~, Al,fiitu~o, ~torico ~ Bassignana, chiunqe esso sar, affidiamo il. compito di scrivere altre ,belle pagine accanto alle nostre, che hanno wes~p in evidenza lamq~e e, la generosit di cui, per oltre sei secoli, i bassignanesi hanno sapuio cir~onda,re la loro pi nobile istituzione. E altre pagine ancora vorremmo dedicare a tutti i benefattpri an tic-hi e recenti i quali, sulPesempip di Muzio Cortese, con la loro ge nerosit hanno consentito allistituto .di adeguarsi sempre meglio alle sue finalit facendo di esso, pi che una casa di ricovero, un co~fortevole luogo di riposo. Ma i nomi dei buoni; conie.~bbinio gi detto, sono gi stati scritti altrove, e ben altro premio li attehde.
.. . . . . ,, ..

Recuprata la sua antia autonomia ammini~trati~ra, la casa di ric~ vero riprese con rinnovato slancio la propria~ benfica attivit, atuando negli anni 1937-38 importanti lavori di riasset~o. Negli stessi anni fu ristrutturata lala destra delledificio, che era stata costruita nel 1915 quale lazzaretto per i colerosi. Dato che il- locale, fortunatamente, non fu mai adibito a tale uso, fu deciso di ricavarne tre camere per il custode al piano terreno, e al piano superiore uninfermeria capace di 8 letti. Dopo la parentesi bellica, che caus i~ibn lievi difficolt al normale funzinamento dellis~itut&, fronoattuate. altre importanti opere rivolte soprattutto ad accrescere la funzion~lit delledificio, che attualmente

213 MINISTRI, AMMINISTRATORI, ECONOMI, TESORIERI, PRESI DENTI, CONSIGLIERI E SEGRETARI DELLOSPEDALE DI 5. SPIRITO DI BASSIGNANA, OGGI CASA DI RICOVERO MU ZIO CORTESE Tesorieri
1886-1892

Ministri (1460) 1561-( 1592) (1619) (1630-35) Amministratori


(1701)

DOMENICO GERARDI GIAN FRANCESCO BELLINGERI GIUSEPPE ANTONIO POMI GIACOMO GALLINI

1837-1838 1838-1839 1839-1843 1843-1886 1886-1896 1897-1900 1901-1913 1913-1923 1923-1927 1927-1965 1966 Presidenti 170 1-17 10 1710-1733 1733-1749

MARCELLO GARAVELLI ANTONIO FRACCHIA AMEDEO VIGLIANI CARLO CONTA CARLO ROBUTTI GIUSEPPE FONTANA GIUSEPPE PAGELLA GIUSEPPE FONTANA ANGELO TASCHERI ANTONIO GIANELLO PIO GIANELLO BANCA POPOLARE DI NOVARA

1702-1703
1704-1712

1713-1719 1720-1726 1727-1740 1741-1754 1755-1757 1757-1761 1761-1762 1762-1791 1791-1799 1799-1814 1814-1832 Economi 1832-1886 1886

GIO. BATTISTA MAZZONE ANTONIO CANDIA Gb. BATTISTA MAZZONE ANTONIO VITALE GIUSEPPE MARIA CAMPO FREGOSO GIUSEPPE STELLA GIUSEPPE MARIA STELLA DOMENICO STELLA MICHELANGELO CAMPO FREGOSO EGIDIO CORTI CARLO TARTARA FRANCESCO STAFFERI ANGELO DOMENICO PAGELLA GIUSEPPE ANTONIO PAGELLA

1749-1766

1767-1794
179~5-1798

1799-1800 1801-1804 180~-1806 18&1-1809 1810-1814 1814-1834 1834-1841 1842-1862 1862-1875 1875-1880 1881-1883
18834887

GIUSEPPE PAGELLA PIETRO PAGELLA

In seguito al regio editto del 14 dicembre 1836 e al regio brevetto del 4 aprile 1837, la carica di amministratore fu soppressa e sostituita da quelle di economo e di teso riere. Nel 1892 fu soppressa la carica di economo e la verifica dei conti fu affidata, a turno, a due membri dellEnte Comunale di Assistenza, nominati di volta in volta. Attualmente, la verifica di cassa viene effettuata ogni bimestre dal sindaco e dal segretario comunale.

1887-1891 1892-1893 1893-1894 1894-1902 1902-1903 1903-1907


1907-19~15

CARLO ANTONIO PIAZZA BARTOLOMEO DURANDI GIUSEPPE ANTONIO ZUCCHELLI BERNARDINO LABORANTI FRANCESCO ARTRA GIUSEPPE TARTARA PIETRO ANGELERI ANTONIO FRANCESCO .TOSINO LAZZARO PAGELLA FRANCESCO TOSINO CARLO BOLGEO DOMENICO CANT FILIPPO GARThALD~. PIO VINCENZO GALLINA GIUSEPPE TOSINI GIUSEPPE MARIA STAFFERI PIETRO PAGELLA GIUSEPPE ANTONIO LENTI GIUSEPPE TOSINI PIETRO PAGELLA GIUSEPPE CASSINI CARLO FRACCHIA STEFANO FRESCHI AGOSTINO BASSI ALESSANDRO FRESCHI

214 1915-1916 1916-1920 1920-1921 1921-1924 1924-1927


1927-1932 1936-1937 1937-1940 1940-1951 1951-1958 1959-1965

215 FRANCESCO VESCOVO ROMEO FONTANA FRANCESCO LENTI ALESSANDRO SORO LUIGI BRACCO STEFANO FRESCHI LUIGI PAGELLA GIUSEPPE CAMILLO COSTA LUIGI PAGELLA LORENZO BURZI DOMENICO PAVESE GIOVANNI TORTI periodo 1764-1783: Gb. BATTISTA TOSINO PIETRO Gb. DURANDI GIACOMO FILIPPO LUNATI MASSIMO STEFANO GARRONE CARLO CAROVINO GIUSEPPE ANTONIO CORONA REMIGIO GARRONE CARLO BURZI. MATTEO LUNATI. FRANCESCO ANTONIO TORTI Gb. BATTIStA LABRANTI MATTEO FRANCESCO TORTI GIUSEPPE FONTANA GIORGIO OLTRABELLA Gb. ANTONIO GALLINI FRANCESCO ANTONIO CAMPO FREGOSO PIETRO ANTONIO PAGELLA ANTONIO LENTI Gb. ANTONIO ~FRACdHIA DIEGO PAGELLA. FRANCESCO CORDARA ANTONA TOMMASO DURANDI Gb. SIMONE BARZIZZA Gb. ANTONIO LIBRARIO GIUSEPPE CAST~GLIONE. CARLO DOMENICO LENTI GIOVANNI MARIA FRESCHI ANGELO CASTIGLIONE GIACINTO CAMPO FREGOSO ANTONIO TARTARA CARLO BOLGEO LAZZARO PAGELLA FRANCESCO TOSINO PASQUALE CORDARA ANTONA FRANCESCO STAFFERI VITTORIO VALDATA GIUSEPPE TARTARA ANGELO MARIA PAGELLA Gb. BATTISTA ROBUTTI Gb. BATTISTA TOSI

1966
Consiglieri 2

periodo 1701-1740:

periodo 1741-1763:

CARLO DORIA GEROLAMO MOLLA PIETRO ANTONIO TORRE GIACOMO FILIPPO CORTESE CARLO ANGELERI GIUSE~PPE BURZIO. PIETRO GALLINI Gb. BATTISTA CAMPO FREGOSO EGIDIO CORTI CARLO LAVEZZARI Gb. BATTISTA CORTESE. GIO. LUIGi L~NTI GIUSEPPE COPPA MOLLA MAURIZIO OLTRABELLA Gb. BATTISTA STAFFER GIO. ALBERTO CAMPO FREGOSO PIO CAMPO FRGOSO

periodo 1784-1800:

periodo 1801-1822:

In origine, lamministrazione dellospedale era di esclusiva competenza del mini stro, sotto il diretto controllo degli organi comunali. A partire dal 1701 lamministratore fu affiancato da quattro consiglieri eletti annualmente dal Comune. In seguito a decreto reale del Y dicembre 1861, lamministrazione dellospedale fu,devoluta alla locale congre gazione di carit, ma di fatto lente conserv una amministrazione autonoma. Nel 1894, questa fu in effetti sostituita dalla congregazione di carit, ma nel 1937 fu ripristinata la amministrazione autonoma. Attualmente, i componenti del consiglio sono quattro, di cui due nominati dal Comune e due dalla Prefettura. Lelenco dei consiglieri che viene qui riportato deve considerarsi parziale per quanto rig~iarda i secoli XVIII e XIX. Nellimpos sibilit di determinare per ogni soggetto la data della nomina, si ~ preferito raggruppare i nomi dei consiglieri, indicando il periodo in cui essi risultano in carica.

216 GIUSEPPE CAMPO FREGOSO PIETRO ANTONIO GALLINI GIUSEPPE LENTI GIOVANNI ANGELERI GIUSEPPE ANTONIO VITALE FILIPPO TARTARA Gb. BATTISTA PAGELLA GIUSEPPE PAGELLA GIUSEPPE MARIA STAFFERI LORENZO MOLLA PIETRO DURANDI FRANCESCO LUNATI ANTONIO TOSINI ANTONIO FRACGHIA FRANCESCO MARIA LENTI GIOVANNI CAMPO FREGOSO STEFANO MOLLA PIETRO PAGELLA GIUSEPPE TOSINI GIOVANNI GALLINA GIUSEPPE MARIA STAFFERI STEFANO MOLLA PIETRO PAGELLA GIUSEPPE CASSINI LORENZO BARZIZZA FRANCESCO COPPA MOLLA GIUSEPPE ANTONIO LENTI ANTONIO DOMENICO TORTI MARCELLO GARAVELLI GIUSEPPE TOSINI FRANCESCO PAGELLA PIETRO GALLINI AGOSTINO BASSI MARCELLO FONTANA GIOVANNI BASSI CARLO BOLGEO STEFANO FRESCHI FELICE ARGENTIERI GIUSEPPE BASSI ALESSANDRO FRESCHI FRANCESCO RAD1SONE ALESSANDRO SORO FRANCESCO FRACCHIA ROMEO FONTANA FRANCESCO VESCOVO FRANCESCO LENTI FRANC~ESCO -PASETTI GIOVANNI SAMPIETRO GIULIO OMODEO LUIGI .CANEPARI PIETRO CANEPARI TULLIO GALLO GIUSEPPE LENTI LUIGI CASTELLOTTI S~EFANO FRESCHI GIOVANNI BASSI LBERTO FACCARO GIUSEPPE CANEPARI GIOVANNI FRESCHI LUIGI RADISONE FRANCESCO MORETTA MARIO BOVERI ERCOLE CORTELLA PIETRO BASSI REMO~ GALLO LUIGI PAGELLA MARIA PASINO GIUSEPPE CASSINI PIETRO BOVERI ELIO FINATO ALESSANDRO CAVIGGIOLA GIOVANNI OLTRABELLA ANGELO GIAROLI GIOVANNI FONTANA ALESSANDRO TORRI GIUSEPPE LENTI ALESSANDRO BASSI DOMENICO PAVESE GIOVANNI GARAVELLI

217

periodo 1823-1860:

periodo 1914-193 1:

periodo 1861-1876:

periodo 1932-1937:

periodo 1938-1972:

periodo 1877-1894:

periodo 1895-1913:

218 AMELIO LAGUZZI LORENZO RAVARINO PIETRO VESCOVO


Cancellieri e Segretari (1630-31)

GIO. BATTISTA MOLLA FRANCESCO ANTONIO CORTESE GIUSEPPE COPPA MOLIA CARLO TARTARA. ANGEL DOMENICO LENTI CARLO LAVEZZARI ANTON FRANCESCO CPPA MOLLA ANTONIO FRACCHIA CARLO PAGELLA LUIGI ROBUTTI CARL FRACCHIA CAMILLO COSTA GIUSEPPE TROIANI CARLO LENTI GIUSEPPE FRESCHI SERGIO VERZOLET9~O DANTE SORO ENRICO MARCHETTI PIETRO BURZI MARIA ROSA FRESCHI EDOARDO ORSI

APPENDICE

(1757) (1762-6) (1792) 1815-1818 1818-1827 1827-1861 1861-1881 188 1-1889 1889-1920
1920-1925

1925-1931 193 1-1932


1932-1957

1957-1961 1961-1962 1962-1964 1964-1965 1965-1966 1966-1968 1968

Muzio Cortese, di Mugarone, testa a favore dei figli Franceschino, Co ranghino e Alessina e, nel caso che costoro non dovessero lasciare discendenti, dispone che i suoi beni siano devoluti al Comune di Bassignana con lonere di erigere un ospedale destinato ai poveri del luogo (Mugarone, 1296 gennaio 31).
FONTI. A. Loriginale manca. B. Copia autentica parziale del 5 settembre 1576 in Archivio della Curia Vescovile di Pavia, Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, TI, fol. 551r. C. Copia autentica del 14 novembre 1701 rogata dal notaio pavese Ste fano Gerolamo Molla, inserta nei capitoli redatti per il regolamento dellospedale di 5. Spirito di Bassignana, pure manca. D. Copia autentica del 15 giugno 1738 rogata dal notaio pavese Stefano Gerolamo Molla, inserta c.s., in Archivio di Stato di Torino, Luoghi Pii di qua da Monti, mazzo 4, n. 1. E. Copja autentica del 15 marzo 1780 rogata dal notaio Giuseppe Coppa Molla, inserta c.s., in Archivio della Casa di Ricovero Muzio Cortese di Bassignana, cart. 17. F. Copia autentica del 18 ottobre 1867, rogata dal notaio Antonio Fracchia, ivi, cart. Statuti, in cassaforte. OssEvAz. D e E dipendono da C; F da E. METODO DI PUEBL. Si riproduce D, tenendo conto di B.

(S.T.) In nomine domii:ii amen. Anno natiyitatis~ domini millesimo du centesimo nonagesimo sexto. indictione nona die martis ultimo mensis januarii. in Mugarono. Cum sepe mortales varijs sint infirmitatibus occupati quod op pressa loquela nequeant condere testamentum. ideo ego Mutius Cortesius iacens infirmitate sentiens me sane mentis volo facere testamentum per non cupationem. Primo instituo mihi heredes Francischinum. et Coranghinum. filios meos. in omnibus meis bonis mobilibus. et immobilibus. et semoventibus. Item instituo mihj heredem Alexinam filiam meam in libris tercentum imperia libus pro nubendo s. et si predicti filij mei. et filia mea decesserint sine heredibus ab eis descendentibus. volo. et ordino. quod Cdmmune. et homines Bassignane sint mei heredes. et dictum Cqmmune. et homines sint ex nunc prout ex tunc. in dicto casu. instituo n~iihi beredes in omnibus meis bonis mcibilibus. et immQbilibus. corporalibus. et incorporalibus. et semoventibus. et tali modo quod post decessum filiorum, meorum. lideat dicto Communi. et hominibus Bassignane apprebendere possessionem. et tenutam sua auctoritate ipsorum bonorum meorum. et de quibus meN bonii dictum Commune. et homines Bssignane facere fieri teneantur hospitale unum in dicto loco Bassi gnane prout dicto Communi. et hominibus dicii loci ad- dictum bospitale

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eligere debeant. Ct stare facere unum ministrum idoneum. legalem. et suffi cientem de dicto loco. si reperietur idoneus. et si non reperietur idoneus fiat aliunde. et effigatur. Qui minister eligatur dicto modo per consensum prepo siti Sancti Johannis plebis Bassignan. et qui minister omnia mea bona predicta habeat. teneat. gaudeat. et possideat de ipsisqu~ meis bonis distribuat paupe ribus. et miserabilibus personis in ipso hospitali allogiandis. et quod nulli alii sint. nec esse possint mei heredes.- fundatores. nec advocati preterquam dictum Commune. et homines. Bassignane. Et est hec mea ultima voluntas. quod volo. precipio. et ordino. quod valeat jure testamenti nuncupativi. si valere potest. et si valere non potest jure testamenti~ nuncupativi volo precipio. et ordino. quod valeat jure codicillorum. et si. valere non potest jdre codicillrum. volo. precipio. et ordino. quod valeat quocumque alio jure. et causa qua melius valere potest. Et iride ego Mutius Cortesius hoc publicum instrumen~um fieri et plura eiusdem tenoris fieri rogo. Interfuerunt dominus Conradus .prepositus Sancti Johannis plebis Bassignane. presbiter Bernardus cappelanus ecclesie Sancte Marie de Mugarono. Blancus Bulgnolus. Ansaldus Regalis. presbiter Ubaldus de Pomo.. Nicola de Viginti Guazalla. presbiter Jacomus Bastus de Valentia. Egondius de dicto loco. Ipolitus eius fihius. Ruffinus qui stat cum dicto presbitero. t~estes inde rogati ore meo proprio. (S.T.) E~o Nicola Manuelli notarius sacri palatii hanc cartam : tradidi. et scripsi.
. . . .

rione patroni: libro VI.. Et qui allegare. ~voluerit.. quod aliud in- benefitio ecclesiastico. aliud in ho~pitali: det canonem aut doctorem cui credatur. hoc dicentem. Nec. est verum quod Zambarela nec Imolensis. dicant hospitalia non devolvi patronis. quia Imolensis. clarius quam Zambarela. quesivit quid si hospitale fondtr per laycm. .cum hoc quod minister. instituatur ac .amovea tur-. per aliquem prelatum non dioces~anuni t diocessanus episcopus. non attenta voluntate testatoris. dotaverit hospitale. et statuerit ad eis commis sionem pertinere. et quesivit: ad quem pertineret commissi scilicet an ad prelaturn secundum voluntatem testatoris an ad diocessanum set dicit. I:moler~ sis. sibi videri. quod ad prelatum. quamvis Johannes,Andreae consluerit prout ipse reffert contrarium. Jn testamento autem non appret quod testator volue :rit ministrurn jnstitui nec amoveri. per prepositum Bassignane sed d.ligi de consensu ipsius prepositi. Et; sic nichil ad rem. quin ~mo apparet prepo situm presentem fuisse jnstitutioni episcopi.

III

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Capitoli concordati fra il Comuie e il Prevosto di Basignana per il buon governo dellospedale di S. Spirito eretto in detto luogo (Bassignana, 1701 novembre 1416).
FdNTI. A Lori~inal manca: B. Copia auteniica, anteriore al l5giugno 1738, pure manc~. . C. Copia autentica di B, ~corredata dallannotazione Concorda ~cdn copia authentica esebitanii et~ allesebitore immediatamente 1:estituita. Bassignana quindeci giugno mille sette cento trentotto , in Archivio di Stato di Torino, Luoghi :pii di qua de Monti, mazzo 4, n. 1: D. Copia autentica di A del. 15 marzo 1780 in Archivio -Casa di Ricovero Muzio Cortese di Bassignana, seguita dalla seguente autentica: Li sottoscritti Capitoli concordati per il bon reggimento dellOspitale eretto in questo Luogo ro gati dal fu Sig.r Nottaro Coleggiato di Pavia Steffano Gerolamo Molla, io Reggio Nottaro infrascrifto li ho fari levare dalloriginale, esistente ne - protocolli del, suddetto a me per venuti in eredit per mezzo del Sig.r Nottaro di Pecceto Gio. Battista Mata mio confi dente ad oppera della parte, e colaiionato concorda, in ~fede mi sono qui manualmente sotoscritto. Bassignana qindici marzo mille settecento ottanta. Giuseppe Coppa Moll Nottaro . . . METODO DI PUBBL. Si riproduce C con le indispensabili correzicni, tenendo conto di D.

I Memoriale redatto dalla curia vescovile di Pavia sulla controversia sorta in merito allelezione del ministro dellospedale di S. Spirito di Bassignana (senza data, ma della met del sec. XV).
FoNTI.

A. Originale in Archivio di Stato di Milano, Comuni, cart. 5. Inedito.


-

Jn facto de Bassignana. Etsi pitissimorum virorum supposition~s allegationes et argiirnenta sub incertitudine militare viderentur. nunc qud apparet ecclesiam cum hospitale insimul fondatam et dotatam auctoritate ordinaria ~fuisse. t in fondatione ac dote certum annuum censum mense episcopali constitu~um et reservatrnh fuisse. et semper solitm pfeter quod annis quindecim. quibus inveterats senes. excommunicatus fuit pro debito eo quod tenebat bona hospitalis. et publicatus jnde citra in excomunicatione perseveravit. animo jndurato. Sileant ergo allegationes facte quoci ad dio~essanum non spectat commissio cum appareant institutiones continuo facte per diocessarium episcopum seu eius auctoritate usqu ad illum qui cessit seu renuntiavit. Est etiam in- jure clarissimum quod patronus laycus habet tempus quadrimestre ad presentandum. ut est. texto. IIIJ. capitulo unico de jnstitu

Capitula concordata pro bono regimine hospitalis Bassignanae. In nomine domini amen. Anno nativitatis eiusdem millesimo septin gentesimo primo, indictione nona, die vero mercurij decima sexta mensis novembris hora vesperarum in circa in oppido Bassignanae videlicet in sala inferiori domus infrascripti J.C. Domini Antonij Fabarij testis sitae in dicto oppido ad caput supranum sub suis etc. Cum sit, quod in presenti oppido Bassignanae reperiatur hospitale erectum per Communitatem ipsius oppidi pro

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executione testamentariae dispositionis nunc quondam Mutij de Cortesijs, qui usqu~ de arino 1296 substituit heredem eamdem Communitatem Bassignanae cum onere erigendi dictum hospitale prout constat ex testamento dlicti nunc quondam Mutij Cortesij quod est exernpli sequentis videlicet. Cumque sit, quod plres exortae fuerint differentiae inter admodum Rev.dum Dominum Carolum Antonium. Piazzam ,praeposiqiin Bassignanae et Communitatem ipsius oppidi non tam super electionem ministri, verum etiam super form~m administationis reddituum, ac redditione rationum ministri eiusdem hospitalis, hisque de causis novissin~ habiti fuerint recursus pro parte dicti admodum Rev.di Praepositi superioribus ecclesiasticis, et pro parte ipsius Commnitatis Senatui Excellentissimo, quibus adhuc pendentibus cum Ill.mus Dominus Comes Don Ubertus Stampa ex Consilio Secreto Suae Catholicae Maiestatis et ex sexaginta Decurionibus civitatis Mediolani intellexisset hujusmodi dissidia pro summa ejus benignitate hortatus fuit dictas partes, ut omissa via judiciali onines differentias amice satagerent componere exhibens ad id omnia ejus summa tum .auctoritatis tum prudentiae officia, in quem Ill.muni Dminum Comitem dictae partes renuntiata via iuridica plenissime consenserunt. Cumque~ etiam sit, quod dum superioribus diebus praefatus Ill.mus Dominus Comes commoraretur in vicino suo Montis castri feudo, auditis prius pluries partibu~ tam simul, quam divisim visisque documentis hinc inde eiden exhibitis ordinare ceperit capitula in posterum observanda pro bono regimine dicti hospitalis. Sed quia re vix incepta, et adhuc infecta praefatus Ill.mus Dominus Comes accersi-tus fuit Mediolanum pro negotijs summi ponderis rem hanc terminandam, et finaliter componendam demandavit Ill.mo et Rev.mo Do mino Comiti et Abbati Don Gaetano Stampa~ ejusdem Domini Comitis Don Uberti ex quondam Ill.mo Domino Comite Don Christierno fratre nepotis~ qui quidem Ill.mus et Rev.mus Dominus Comes et Abbas summa dexteritte dictas partes tandem redegit ad concordiam,- inter quas perfecit, conciliavit, et con cordavit capitula in p~sterum observanda in regimine ipsius hospitalis, quae cum fuerint acceptata tam a Consilio dictae Cpmmuhitatis, quam ab eodm admodum Rev.mo Domino Praeposito, volentes ut de eis perpetuo appareat. Hinc est, quod in mei Stephani Hyeronimi Mollae publici Collegiati Papiae Notarii testiuitque~ infrascriptorum praesentia admodum Rev.dus Dominiis Carolus Antonius Piazza J.U.D., et Praepositus Collegiatae Ecclesiae Sancti Stephani Parochialis huius oppidi Bassignanae parte una, et Dominus Jos~ph Burtius fflius quondam Domini Antonij, ac Johanne~ Baptista de Vitalibus fihius quondam Bartholomej consules dicte Communitatis Bassignanae, et spe cialiter deputati a consilio ejusedm Comttunitatis a ex ordinatione inferius rgistranda, parte altera omnes praesentes, sponte et alias omni iure et nomi nibus respective et supra inter sese vicissim, et ad invicem stipulantes promise runt, et promittunt,, ac convenerunt, et conveniunt ab hodie -in antea in elec tione ministri hospitalis Bassignanae administratione bonorum, et regi~ine ipsius pii loci observare capitula laudabffi opere tum praefati Ill.mi Domini Comitis Don Uberti tum Ill.mi Domini Comitis et Abbatis Don Gaetani de
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Segue il tenore del testamento, riportato sotto il n. i delli presente Appendice.

Stampis concordata, et stabilita, et ut supra acceptta, quae capitula sunt tenoris sequentis. videlicet. Bassignana li 26. ottobrd 1701. Per le differenze vertenti tra la Commu nit di Bassignana,. ed il. Signor. Prevosto della medema a causa delladmini strazione, e direzione dellospitale eretto in detto luogo, in esecuzione della disposizione testamentaria del fu Ill.mo Signor Muzio Cortese seguita lanno 1296 si sono li medemi Signori compiaciuti rimettere ogni differenza allIll.mo Signor Conte Don Uberto Stampa, che doppo intese le ragioni dambe le parti possa con piena autorit :prescrivere quella norma, che per lavvenire dovr pratticarsi per ladministrazione, e direzione di detto ospitale fuori dogni lite, et impegno alla maggior gloria di Dio e beneficio de poveri. Quindi , che riconosciuta la detta disposizione testamentaria di questopera Pia, e la prattica tenutasi per laddietro per il maneggio della medema stima che per meglior intelligenza si debba in~ avvenire pratticare nella forma seguente cio. Che debba la Communit con il consenso del Signor Prevosto per tem pora elegger,e ad administratore, che secondo la mente del testatore maneggi questa entrata, invigili allassistenza de poveri con la maggior economia possibile, e che abiti in detto luogo, e che ogni anno sii obligato dare esatti li cnti del suo maneggio, e portamenti, al quale si dover dare pef sua ricognizione scuti venticinque ogni anno, quando abbi dato li sudi conti, e giusti ficazione del suo maneggi, al di cui effetto dovr dare idonei sigurt. Che la detta Commuflit elegga ogni anno quattro persone delle pi accreditate, acci invigilino non solo al maneggio economico del detto ammi nistratore, ma anche alla buona cura degli infermi, e pellegrini, che queste con il Signor Prevosto per tempora si debbano congregare almeno una volta al mese per esaminare li portamenti, e maneggio di detto sopr.inten&nte come per sollecitare la scossa, et esaminare se vi sia qualche pregiudizio nella giuri sdizione, fondi, e frutti della med~ma opera Pia, e tutti unitamente dovranno riconoscere il mancamento, ed applicarvi quel rimedio sar opportuno. La medema Congregazione dovr ogni anno far li conti al medemo administratore, e suggerirli quello dovr pratticare li anni susseguenti, e quando trovasse al medemo qualche diktto considerabile, e con semplice am monizione non si potesse correggere potr rimuoverlo a suo arbitrio, e per lelezione da farsi del successore la Cogregazione piglier le informazioni, e ricever le oblazioni, e presentarle alla Communit per eleggersi da essa uno de concorrenti operando poscia in tutto la Congregazione per quello stimer proprio al mantenimento del detto ospitale. Detta Congregazione si potr unire in detto luogo Pio, dove disporr un archivio per ripotvi tutte le scritture attinenti alle ragioni dellospitale, misura, e descrizione di tutti li beni del medemo e suoi instrumenti, e libri, raccogliendo quelli si trovassero dispersi in mano de particolari, facendone di tutto diligente -inventano, una copia del quale rester nel medemo archivio presso il medemo adminisiatore, e laltra al Cancelliere della Communit. Che per lelezione. dovr farsi dellamministratore si debbano esporre le cedole con mtt~ le circostanze, che devono concorrere, e con obbligo de sopradetti capitoli, e le oblazioni si dovrann vedere nella Congregazione.
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Che sia proviso nellaccettazione deffi infermi, o pellegrini la loro fede di povert del signor Prevosto, o Curato per poter operare con maggior soddisfazione con che per detti infermi non sijno incurabili, lasciando allar bitrio della Congregazione il dispensare qualche elemosina. Che la Communit per maggiormente cooperare a questa opera Pia obligher li suoi medici alla cura di detti infermi senzaltro stipendio, lasciando per larbitrio di qualche gratitudine o ricognizione alladministratore. Nellelezione da farsi ogni anno deffi quatro assistenti come sopra, dovr accertarsi, che non abbino alcun bench minimo interesse con detto luogo Pio. Che si debbano fare agiustare le stanze di detto ospitale, e ridurre li mobili del medemo in stato conveniente, perch il tutto possi servire secondo il bisogno. Che sij lecito alla medema Congregazione di quello sopravvanzer dal detto alloggio, e provisioni sopra nominate oltre la scorta almeno di scuti cinquanta, che fissamente dovr sempre restare presso ladministratore il poter disporre di quella elemosina che stimer convenire a favore delle povere fami glie nobili, e vergognose, che non devono alloggiare in detto ospitale. Dovr la detta Congregazione fare uno stato fisso del stato presente del detto ospitale de denari, mobili, e crediti, e. procurarne di questi con la mag giore pontualit possibile la scoss, e contribuire ogni loro opera affin resti adempita la volont del testatore e conservato il detto Pio logo. E per meglior intelligenza del tutto .il. concordato, quando nascesse qualche equivoco, o dubio dinterpretazione di detta scrittura, o qualche acci dente, che richiedesse nuova provisione, dovr il medemo Ill.mo Signor Conte valendosi dellautorit gi da detti Signori confertagli risolvere quello stimer proprio. Sottoscritti Io Giacomo Filippo Cortese deputato affirmo quanto sopra; Io Dottor Giorgio Torre, deputato affirmo quanto sopra; Io Giuseppe Burzo console affirmo quanto sopra; Io Sebastiano Homodeo console; Io Carlo Francesco Steffanone affermo; Io Francesco Vitale consegliere affermo; Io Carlo Antonio Piazza Prevosto affermo, e prometto quanto sopra. Suprascripta Capitula fuisse acceptata, et subscripta a predictis J.C. Domino Georgio a Turre, Domino Jacobo Philippo Cortesio, Domino Josepho Burtio, Sebastiano Homodeo, Domino Francisco Steffanono, Francisco de Vitalibus, consulibus et deputatis respective, ac nomine Communitatis Bassignanae, ac ab admodum Rev.do Doihino Carolo Antonio Piazza J.U.D., et Praeposito Bassignanae praesente Ill.mo Domino Comite, et Abbate Don Gaetano Stam pa arbitro, et compromissario a dictis partibus electo, loco ,Ill.mi Domini Co mitis Don Uberti Stampae me presente, et vidente attestor. [(S.T.)] Ego Stephanus Hieronimus Molla publicus Collegiatus Papiae Notarius et pro fide subscripsi hoc cile 14 novembris 1701. Quibus stantibus dicte partes renunciaverunt et renunciant quibuscui~ique liti;- et litibus instan tijs recursibus his de causa factis pndentibus, tarn in foro.ecclesiastico, quam saeculari convenientes immo, quod pro maiori valitudine dictae partes respec tive reportare debeant apprbationes eorumdem capitulorum a dictis resliective superioribus et prout ita etc. Quae quidem .capitula, ~romissiones, et quae

omnia dictaepartes invicem stipulantes promiserunt, et promittunt rata, et rataffi etc. habere etc. sub credentes etc; obligantes etc. et dicti domini con sules bona Communitatis non propria, quae bona etc. constituentes etc. et cum constituto locorum etc. renunciantes etc. jurant respective etc. sciicet M.Rev. Dominus Praepositus tacto pectore more etc. et dicti domini deputa ti tactis etc. ita iamen etc. et extendatur etc. et inde etc. Acceptatio vero capitulorum factorum per consilium ordinarium dicte Communitatis Bassi gnanae, et deputatio dlictorum dominorum Burtij, et de Vitalibus consulum ad praedicta facienda habentur ex ordinatione Consilij cile 15 novembris 1701 tenoris sequentis videlicet. Reperitur in libro provisionum Consiij Commu nitatis Bassignanae,inter cetera scriptum prout sequitur. 1701. die martis 15 novembris hora tertiarum. Ibique etc. convocato, collecto, et congregato consiio ordinario Communitatis Bassignanae sono campanae premisso, ut mor.is etc. de mandato J.C. Domini Antonij Balbi Praetoris, in quo Consilio interfuerunt, et ,intersunt primo praefatus J.C. Dominus Praetor sedens etc. et cum eo Dominus Joseph Burtius, et Jacobus Franciscus Burtius Consules extimi majoris, J.C. Dominus Georgius a Turre, E~ominus Carolus Stefanonus Consffiarij extimi maioris, Johannes Baptista de Vitalibus consul, Franciscus de Vitalibus, Dominicus Burtius, Bernardus Caviggiola consiiarij extimi mi noris inter quos supervenerunt etiam Dominus Jacobus Phiippus Cortesius et 1~ominus Carolus Lavezzarius Consiiarij dicti extimi maioris omnes de dicto Consilio ordinario facientes majorem partem, et plus quam duas partes ex tribus dicti Consiij, et per quos etc. In quo Consilio ut supra congregato fuit propositum et ordinatum ut infra videlicet. Esser stati dallIll.mo Signor Conte Abbate- Don Gaetano Stampa arbitro eletto, et acettato da signori deputat.i di quest~a Communit in luogo dellIll.mo Signor Conte E~on Uberto Stampa, che per gravi affari ha dovuto portarsi a Milano stabiliti li capitoli, quali da qui in avanti si doveranno da qesta Communit, e Signor Prevosto osservare per il buon gverno del nostro Ospitale, ~t essendo parsi ai medemi Deputati molto acertati sono stati alla presenza del detto Ill.mo Signor Conte Abbate jeri acettati eome pure sono stati acettati dal Signor Prevosto con tutto ci si propongono per maggior sodisfazione a questo Conseglio, nel quale sesibiscono ad effetto etc. Quali capitoli lettisi a parola per parola sono stati da detti signori congregati accettati, ed approvati, promettendo che per parte della Communit saranno inviolabilmente osservati, et acci perpe tuamente consti del consenso pieno, con il quale la Communit concorre a detti capitoli hanno ordinato, che quando per parte del Signor Prevosto nostrp si voglino detti capitoli ridurre a pubblic,o instrumento, che anche per parte della Communit si venghi alla stipulazione del medemo; deputando in tal caso il Signor Giuseppe Burzio, e Gio. Battista Vitale ambi Consoli, luno del maggiore, laltro delminore estimo per leffetto di detto instromento. Quibus omnibus etc. et inde etc. Signatum Balbus Praetor, subscriptum. Molla Nota rius Cancellarius. ha prout supra reperivi in dicto libro provisionum Consillj Bassignanae attestor. Subscriptum ego Stephanus Hieronimus Molla publicus Collegiatus Papiae Notarius et pro fide etc. Praesentibus J.C. Domino Anto nio Fabario filio quondam Domini Johannis Bapti~tae habitatore Mediolaril

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Parochia Sanctae Babilae intus, Domino Carolo Stephanono Notano Collegiato Papiae filio quondam Hiacinti habitatoris Bassignanae testibus notis etc. inde testibus. [(S.T.)] Ego Stephanus Hyeronimus Molla nunc quondam Domini Laurentij Alberti genitus publicus Collegiatus Papiae Notarius suprascriptum instrumentum, de quo sicut supra rogatus extiti, scripsi, ac pro fide sub scripsi etc.

IV Regolamento interno dellospedale di S. Spirito di Bassignana (Bassigna na, 1866 novembre 22).
FONTI.

A. Originale in Archivio della Casa di Ricovero Muzio Cortese di

Bassignana.

CAPO I Personale dellAmministrazione, nomine, congreghe e deliberazioni Art. 1. Le Adunanze della Congregazione di Carit avranno luogo tut tavlta che ne occorre il bisogno nella solita Sala delle Congreghe. dellanzidetto Ospedale, sullinvito del Presidente della Congregazione, o dietro istanza di due Membri della medesima; ed in caso dimpedimento, le Congreghe si faranno nel locale, che verr fissato dallo stesso Presidente. Art. 2. Nelle Adunanze non avranno luogo alcune preminenze, o distin-. zioni di posto fra gli Amministratori Nati, quanto Elettivi; potr soltanto osservarsi lordine di anzianit, cominciando dal Presidente.nella sottoscrizione dei relativi verbali. Le deliberazioni dovranno essere fatte a maggioranza assoluta di voti. Art. 3. Spetter alla Congregazi6ne la nomina del Segretario, e teso riere, Medici, Chirurghi, ed Infermieri dellOspedale, e di qualsivoglia inser viente, i quali tutti dovranno dipendere dalla stessa Congregazione, cui spetta pure la nomina dellEconomo unitamente al Parroco Pro-tempore. Art. 4. Non si potr effettuare alcuna spesa straordinaria, senza che sia appositamente deliberata dalla Congregazione, ad eccezione per di qulle necessarie pel pagamento dei Tributi dogni specie, ove ne sia il caso, cui potr provvedere direttamente il Presidente dellAmministrazione. CAPO TI DellAmministrazione Settimanale Art. 5. La settimanale sovrintendenza del Govei~no Interno dellOspe dale sar ripartita fra gli Amministratori, tanto nati, che elettivi, cominciando dal Presidente, e successivamente secondo lordine di loro elezi6ne.

Art. 6. LAmministratore di settimana procurer di recarsi ogni giorno a visitare lOpera e glinfermi; ddvr esaminare le fedi di povert e di malat t-ia, che si spediranno dai, Medici e Chirurghi rispettivamente per lammes-. sione degli ammalati nellOspedale, decretarne laccettazione, depellendo quelle, che fossero a favore dirtfermi incurabili, pei quali non fondata questOpera Pia, od a vantaggio di persone non bisognose. Dette fedi dovranno portare la firma del Medico o Chirurg6, indicare la malattia, la condizione, ed il luogo di nascita degli infermi, e saranno controfirmate dal Presidente e dal Settimanale. Art. 7. LAmministratore nionoscer se tanto gli infermi, che i conva lescenti sieno ben trattati, ed assistiti dagli Infermieni e se da questi venga ai medesimi dato secondo lordine del Medico o Chirurgo il nutrimento che sar dalla Congregazione stabilito. Art. 8. Licenzier i risanati dopo la relativa dichiarazione del Medico o Chirurgo di cui allArt. 52 del presente Regolamento. Art. 9. Provveder ai giornalieri incidenti impensati che accorressero, e li riferif poi nella prima adunanza della Congregazione. An. 10.. Veglier insomma allesatto adempimento dei rispettivi doveri, tanto degli Infermieri, ed altri Servienti, che dogni altro Impiegato a servizio dellOpera, e nel caso che essi vi mancassero, o negligentassero, dopo averli ammoniti, lo parteciper alla Congregazione pei relativi provvedimenti. An. 11. Nei casi impensati di forti cadute, o simili incidenti degli esteri bisognsi, che venissero ad essere sorpresi da. qualche infortunio; lAm ministratore provveder provvisoriamente al loro ricovero nellOspedale se condo le frze, e stato finanziario dellOpera Pia, e poscia ne rifer.ir alla Congregazione: Ari. 12. Tale facolt sempre accordata ai E~ottor.i addetti allOspedale, collobbligo per di farne tosto avvertito lo stesso Amministratore. Art. 13. In caso di malattia, od impedimento dellAmministratore Set timanale, cui spetta il servizio, supplir quello, che gli dovrebbe succedere, salvoch piacesse al medesimo di richiedere un altro collega per tale ufficio.
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CAPO III Del Segretario

An. 14. Quando la Congregazione non fosse per trovare chi voglia esercitare gratuitmente le funzioni di Segretario dellOspedale, potr nomi nare a maggiorafiza di voti un Segretario Stipendiato. Art. 15. Il Segretario adempir scrupolosamente al prescfitto del lArt. 9 del Regolamento 3 Agosto 1862, e si uniformer inoltre, alle norme particolari che venissero fissate dallAmministrazione circa le ~ttribuzioni del suo Uffizio. Art. 16. li Segretario essndo anche Archivista secondo il disposto dello anzidetto Regolamento riterr presso di s una chiave dellArchivio, ed unaltra si terr dal Presidente della Congregazione.
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Art, 17. Non potr estrarsi dallArchivio veruna carta senza apposita aniiotazione in un particolare Registro, indicandosi il giorno, mese, ed anno dellestrazione, il nome della persona cui fu rimessa, non che il motivo. Ari. 18. Riporr nellArchivio gli Instromenti, scritture, i conti del Tesoriere ed Economo, i Registri, Giornali, ed altre carte, onde potervi ricor rere tuttavolta che ne occorra il bisogno, e custodendo gelosamente gli ori ginali, i quali non si potranno trasportare se non per indispensabilenecessit; per la qual cosa tanto il Presidente, quanto il Segretario ne saranno re sponsabili. Ari. 19. Nellinventano dei mobili, lingeria, ed utensili dello Spedale, il Segretario far annualmente risultare delle aggiunte, e diminuzioni per con sumazioni, acci la Congregazione possa in qualunque tempo conoscere la consistenza, e delibrare sulle occorrenti provviste. Art. 20. Il suddetto inventano sar alla fine di ciascun anno diligente mente esaminato dalla Congregazione per mezzo di due Amministratori e sottoscritto da tutti, previo regolare rapporto dei primi. Ari. 21. Trovandosi il Segretario rivestito della qualit di. Notaio, ro gher tutti gli atti notarii a spese dellOpera; quanto agli affittamenti e censi saranno a carico delli rispettivi Fittabii e Censuarj, a cui carico dovranno essere le occorrenti spese ipotecarie, estensibilmente alle successive rinnova zioni, a termine di legge, a delle copie da riporsi nellArchivio.
CAPO IV

Del Tesoriere Art. 22. Verr scelto per Tesoriere persona proba, idonea, e risponsabile. Art. 23. La mallevenia da prestarsi dal Tesoriere in beni stabili od in
Cedole del Debito Pubblico, non potr mai essere minore del terzo della rendita annuale. Art. 24. LAggio, o Stipendio verr stabilito dallAmministrazione nel modo pi conveniente allOpera Pia, e ci con apposita Capitolazione da stabilirsi col Tesoriere. CAPO V~

DellEconomo Ari. ~5. Avverandosi i casi previsti nel Capo TI del Regolamento 18 Agosto 1860, lEconomo dovr puntualmente attenersi alle norme ed ordi nanze in detto Capo contenute. Art. 26. Spetter al medesimo di fare ogni provvista per lOspedale nei limiti e modi che verranno stabiliti dallAmministrazione; sia per. viveri di ogni sorta ad uso degli infermi, sia pella legna, mobili, lingerie, stoviglie di cucina, ed a tale oggetto avr il suo libro giornale in ciii rapporter cigni spesa. Art. 27. Veglier lEconomo alla tenuta degli stabiliti dellOpera,. per riferire allAmministrazione se gli affittavoli adempiono ai loro doveri, parti
.

colarmente alle piantaggioni dei gelsi, pioppi, viti e bozzolate di acacie, e boschi, e nella prescritta concimazione delle terre dai medesimi tenute in affitto. Art. 28. Invigiler giornalmente, acci venga dallInfermiere distri buita agli infermi quella quantit di pane, vino, ed ogni altro commestibile, che sar necessario, sempre in relazione colle ordinazioni mediche. Ari. 29. Veglier sopra gli Infermieri e Servinti, affinch questi adempiano ai loro obblighi e fedelmente. Art 30. Riconoscendo qualche disordine, ed abuso, lEcdnomo ne par tec-iper allAmministrazione acci vi provveda, o vi faccia provvedere secondo le circostanze. Art. 31. Oltre il libro sovraccennato, lEconomo ne terr un altro, in cui descriver il nome, cognome, e patrii degli infermi, che verranno ammessi nellOspedale, annotando il giorno preciso della loro ammessione, quello del licenziamento, o della morte, e porgendo in questo caso avviso al Sindaco del lavvenuto decesso.. Art. 32. Accuder lEconomo alle spedizioni delle liti, che si d~vessero sostenere pel conseguimento o difesa dei diritti o ragioni dellOpera Pia. Art. 33. Alla fine di ciascun semestre lEconomo presenter il suo librb contabile allAmministratore settimanale, il quale esaminatolo con esattezza, ne informer la Congregazione. Ari. 34. In fitie dellanno lEconomo render alla Congregazione il Conto Generale delle spese nella forma stessa prescritta per quella del Tesoriere. Ari. 35. Dovr lEconomo conservare presso di s lInventano di tutte le lingenie, letti, coperte, stagni, utensili ed ogni altro mobile esistente nel lspedale e ne suoi fabbricati, e provvedere alle occorrenti riparazioni e sur rogazioni, onde lOpera Pia non manchi di una discreta scorta, pel buon andamento del servizio, rendendoi~te sul fine di ogni anno ragguagliata la Congregazione. Ari. 36. Qualora la Congregazione non fosse per trovare chi voglia esercitare tal uffici gratuitamente, potr fissare una speciale retribuzione anche allEconomo, avuto riguardo ai mezzi dellOpera Pia; esso dovr assog gettarsi a quanto dispone il Regolamento vigente sulle Opere Pie.
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CAPO VI

Personale Sanitario Ari. 37. I Dottori nellarte salutare destinati al servizio dellOspedale, visiteranno due volte al giorno le Infermerie dellOspedale non omessa una maggiore frequenza, qualora il bisogno, e gravezza delle malattie lo richie dessero, e qualunque volta dallInfermiere venissero avvisati in occasione di qualche particolare urgenza. Art. 38. A tali visite assisteranno sempre glinfermieri per poter con

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APPENDICE

p.pPENDICE

233

maggiore precisione eseguire le ordinazioni dei medesimi Dottori, sia rispetto al modo di regolare glinfermi, che al nutrimento da somministrarsi loro ed anche per essere i medesimi in grado di avvisare il Parroco del pericplo della vita, in cui i Dottori avessero ritrovato alcuno degli infermi. Ari. 39. I Dottori addetti a iale servizio, scriveranno le ricette al letto degli infermi ricoverati nellO~pedale in un sol libro, attenendosi rigorosa mente alle norme sancite dal Consiglio Superiore. di Sanit, giusto lelenco stampato, e diretto alle esclusoni delle sostanze medicinali, che devono essere eliminate dalla prescrizione ordinaria negli Ospedali dei Poveri, perch facil mente surrdgabili con altri medicinali d eguale efficacia e notabilmente meno costosi. Ari. 40. A questo fine sar appeso allInfermeria una copia desso elen CO stampato per norma dei Dottori ricettanti, ed altro si terr presso il Far macista dellOspedale, acci ricusi salvo che preceda apposita deliberazione della Congregazione, la spedizione di quelle ricette in Cui 5i .comprendssero i medicinali vietati cn detto elenco, reso esecutorio cogli ordini ministeriali espressi nella. circolare dellIntendente Generale della Provincia in data 8 No vembre 1853, di cui copia autentica verr annessa ai prementovati elenchi per regola dei Dottori e Farmacisti, onde se ne curi la rigorosa osservanza, do vendo prevalere nel servizio medico, il principio delleconomia a~ quello del lusso. Ari. 41. Muniranno tali rirette ~iella data, e del numero del letto per cui saranno destinate, acci non segua sbaglio nella distribuzione dei rimedi. Ari. 42. I Dottori predetti spediranno la fede dello stato di malttia dei poveri aspiranti al ricovero nellOspedale, per poterla poscia presentare allAmministratore settimanale, ed esservi ricevuti. Prima di spedire la fede dovranno visitare personalmente glinferrni, avvertendo per, che saranno di niun effetto quelle che venissero rilasciate a pr di individui poveri affetti da malattie cr6niChe,, o di lunga durata, non dovendo lOspedale accettare glinfermi per malattie acte, seguendo le norme presritte nellArt. 7 del pre-. sente Regolamento. Art. 43. Non potranno gli stessi Dottori rilasciare fedi dammessione nellOspedale a fayore di Poveri Foi~estieri, salvo che, non siano gi domicffiati da cinque anni in questo Borgo o Borgate dipendenti dal Comune. Ari. 44. Spetter ai medesimi di regolare il prescritto termine della convalescenza dogni infermo, e tosto che lo ravviseranno in istato duscire dall Spedale senza pericolo dalcuna ricaduta, ordineranno allInfermiere di avvisare tosto lAmministrator settimanale perch venga licenziato. Ari. 45. I Dottori addetti allOspedale saranno tenuii eziandio di ac correre con prestanza alla vista degli infermi, tostoch riceveranno lavviso. Ari. 46. Saranno tenuti, gli Ufficiali di Sanit, e ciascuno pr quelli Sotto la sua cura, di innotare giornalmente sul libro apposito il movimento degli, ammalati, ed il regime dietetico da osservarsi da ciascuno, ed in caso do vessero assentarsi, ne avvertiranno tosto lAmministratore settimanale sotto pena di licenziamento.
. . . . .

Ari. 47. Qualora si trattasse doperazioni pericolose per linfermo, i Dot tori di servizio, ne faranno avvisato il Parroco onde lammalato possa ricevere i conforti di Religione.
CAPO VII

Dellinfermiere Ari. 48. La Congregazione sceglier quel numero di Infermieri, dInfer miere, e servienti che stimer convenienti al bisogno, e procurer che la scelta riesca sopra persone capaci, e di specchiata probit. Ari. 49. La Congregazione fisser loro annua retribuzione proporzionata ai servizi che dovranno prestare. Ari. 50. Useranno glInfermieni una particolare attenzione, affinch vengano ben prepargti i brodi e le minestre che con tutta Carit. dovranno somministrare agli ammalati, ed avvertiranno di dare ai convalescenti quelle porzioni di pane, carne, vino ed altro ch secondo lordine dei Medici e Chi rurghi, verranno di tempo in tempo accordaii ai medesimi dalla Congregazione. Ari. 51. GlInfermleri, ed Infermiere dor~niranno nelle rispettive in fermerie, od in quelle camere pi attigue alla Infermeria, che loro, saranno assegnate dalla Congregazione, per esser pronti a qualsivoglia bisogno degli ammalati, e non pofranno m~i allontanarsi dallOspedale senza il permesso dellAmministratore. settimanale, e dovranno indicare dove si recheranno per fafli chiamare alloccorrenza. Ari. 52. Sar loro stretto obbligo di servire con tutta la Carit, pazienza, e pontualit, e senza veruna parzialit glinfermi, e di ubbidire esattamente allAmministratore settimanale, allEconomo, Medici e Chirurghi, in ci che riguarda i servizi dllo Spedale e degli infermi: Ari. 53. Terranno con particolare polizia i vasi destinati al servizio degli infermi, e sar loro obbligo di tenere i letti ben fatti e puliti, di scopare giornalmente le Infermerie, profumandole in caso di bisogno. Ari. 54. Non lascieranno intrddurre persona alcuna~ nelle infermerie, fuorch. si trattasse di persone .Congiunte aglinfermi, o civili che bramassero di confortarli, e visitarli, e nernmno permetteranno Che nessuno porti agli infermi commesiibili, invigilndo altresf a che i convalescenti non diano ad altri il loro pane, vino e pietanza. Ari. 55. Useranno convenientemente silenzio nelle infermerie, e si aster ranno dal maltrattire gli infermi n in parole, n in fatti, sotto pena di essere llCenziaii dallo Spedale; ed eziandio castigati secondo le circostanze. Ari. 56. E finalmente non sai mai lecito ai medesimi di chiamare e rice vere dagli infermi cosa alcuna per qualsivoglia pretesto, sotto pena di desti tuzioire, ed essere senzaltro esjulsi dallOspedale. Ari. 57. Il libro contenente la ricettazione per gli infermi sar gelosamente custodito nella Infermeria, e dopo che il Farmacista lavr letto per le opportune spedizioni, verr tosto dallInfertuiere portato allOspedale, dove Costantemente dovr rimanere.
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234

APPENDICE

APPENDICE

235 VI

v
Statuto organico per lospedale degli infermi sotto il titolo di Santo Spirito eretto in Bassignana (Bassignana, 1866 novembre 22).
FONTI.

Regolamento Organico per la Casa di Ricovero Muzio Cortese , eret ta in Bassignana (Bassignana, 1937 gennaio 15).
FONTI.

A. Originale in Archivio della Casa di Ricovero Muzio Cortese di

Bassignana.

A. Originale in Archivio della Casa di Ricovero Muzio Cortese di

Bassignana.

Ari. 1. LOspedale degli infermi in Bassignana, sotto il titolo di Santo Spirito, ha origine dal legato Cortese Muzio instituito con testamento in data 31 gennaio 1296 rogato Nicola .Manuelli. Art. 2. Lo scopo dellOpera consiste nel .dare ricovero gratuito ai poveri infermi nati nel Comune, e quivi domiciliati, ,purch affetti da malattie acute. Saranno pure ricoverati gratuitamente i forestieri poveri che ammalassero tr~nsitando pel Comune, convinta lAmministrazione che i poveri di questo Comune avranno uguale trattamento presso le altre Opere Pie. Art. 3. I mezzi dellOpera consistono in fondi coltivi affittati, e boschi cedui, in cedole del Debito Pubblico, ed altri capitali fruttiferi, portanti la somma annuale fluttuante di lire 5.543/94, che si erogano alla cura e mante nimento dei poveri ricoverati nello Spedale. Ari. 4. LOpera Pia amministrata dalla Congregazione di Carit, in conformit del proprio, e del presente Statuto Organico, non che del Regola mento di Amministrazione, Servizio Interno, approvato dalla Deputazione Provinciale. Il Parroco Protempore di Bassignana, per Regio Decreto 5 Dicembre
.

CAPO I Origine e scopo dellIstituto e mezzi dei quali esso dispone Art. 1. La Casa di Ricovero di inabili al lavoro eretta in Bassignana sotto il titolo Ricovero Muzio .Cortese ha la sua origine dalla trasforma zione in essa dellOspedale di Santo Spirito di Bassignana, istituito da Cortese Muzio con suo testamento in data 31 gennaio 1296, rogito Manuelli Nicola ed eretto in Ente Morale il 5 Settembre 1871. Mezzi dellOpera consistono in terreni a coltivo ed a bosco ed in titoli del Debito Pubblico portanti la somma annua di Lire 32.014,51 (Trentadue milaquattoMici e cinquantuno centesimi). Art. 2. LIstituzione ha per iscopo di provvedere gratuitamente, se condo i propri mezzi, al ricovero, al mantenimento ed allassistenza dei poveri di ambo i sessi inabili al lavoro proficuo, in conformit allArt. 2 del Decreto Legislativo 19 Novembre 1889, N. 6535 Serie 3~, aventi il domicilio di soc corso nel Comune di Bassignana e che non abbiano parenti tenuti, per legge, a provvedere alla loro sorte ed in grado di farlo. Possono essere ammessi al beneficio del ricovero gratuito anche gli inabili, i quali, essend sprovvisti .di altri mezzi, abbiano ottenuto una pen sione di invalidit dalla Cassa Nazionale delle Assicurazioni Sociali, purch versino alla cassa del Ricovero non meno dei due terzi della pensione goduta, salvo, in ogni caso, eccedersi la misura della retta stabilita per i ricoverati abbienti non provvisti di pensione. Art. 3. Entro il limite dei posti disponibili possono essere ricoverati, a pagamento, anche inabili non aventi titolo al ricovero gratuito. vietata qualunque diversit di trattamento tra i ricoverati. Ari. 4. Non .possono essere ricoverate persone affette da malattie conta giose e mentali. Ari. 5. Le norm per il ricovero degli inabili e la garanzia pel paga mento delle rette dei non accolti gratuitamente sono determinate nel Regola mento. La misura delle rette a carico di pubbliche Amministrazioni deliberata dal Presidente della Congregazione di Carit sentito il parere dei Patroni ed approvata dal Prefetto. Art. 6. LIstituzione provvede ai propri bisogni con le rendite del pa trimonio, col ricavo delle rette e con ogni altro introito non destinato ad au
mentare il patrimonio. Art. 7. Nel caso di insufficienza dei posti gratuiti, sono preferiti gli

1865 fa parte della Congregazione di Carit per la gestione dellOpera. La medesima perci si compone di un Presidente, di quattro Membri elettivi, e di un Membro nato nella persona del Parroco locale. In caso di assenza. del Presidente, il Mmbro elettivo pi anziano ne far le veci. An. 5. La elezione, la durata in carica, e la rielezione dei Membri determinata dalla Legge. Le attribuzioni loro sono determinate dal Regola mento Interno. Art. 6. Per la regolarit delle adunanze si richiede, che la convoca zione sia fatta per iscritto dal Presidente, colla indicazione degli oggetti da trattarsi, e spedito almeno ventiquattro ore prima a ciascun Membro. Nei casi durgenza lAmministrazione potr essere convocata anche con semplice avviso verbale da comunicarsi con intervallo sufficiente, perch i Membri possano intervenire alladunanza. An. 7. Sono valide le deliberazioni se alladunanza intervenga pi della met dei Membri componenti lAmministrazione. Le deliberazioni si prendono a maggioranza assoluta di voti.

236

APPENDICE

inabffi i quali versino in pi grave niiseria ed in maggior abbandono, salvo le preferenze stabilite dalla Legge a favore degli invalidi e mutilati di guerra.
Il numero dei posti gratuiti sar sfabilito dal Presidente la Congregazione di Carit in relazione ai mezzi di cui dispone la Istituzione. Art. 8. Qualora risulti Che una persona sia stata ricoverata indebita mente o per avere congiunti tenuti a provvedere alla sua sorte, ed in grado di farlo, o per altra Causa, il Presidente deve ripetere a Chi di diritto il pagamento della retta. Art. 9. I ricoverati sono dimessi dallIstituzione quando cessi per loro la necessit di stare a~ carico della pubblica beneficenza. Possono essere licenziati anche per cattiva condotta, nei casi da determinarsi nel Regolamento. Art. 10. Quando un ricoverato, pel quale sussista tuttora il bisogno della pubblica assistenza, abbandoni volontariamente lIstituto o ne sia co munque licenziato, devesi informare la Congregazione di Carit del Comune di appartenenza e la. societ di Patronato che eserciti nel Comune medesimo lopera propria a favofe degli inabili al lavor. CAPOII Art. 11. LIstituzione- retta dalla Congregazione di Carit del Comune di Bassignana in forza del R.D. 5 Dicembre 1861, con gestione separata. Si applica il presente Statuto per ci che riguarda lo scopo e la partico lare indole dellEnte, e quello della Congregazione di Carit per il resto. CAPO III Avvertenze e norme generali damminiitrazione Art. 12. I mandati di pagamenti non costituiscono titolo di scarico legale del Tesoriere, se non muniti della firma del Presidente e del Segretario. An. 13. La pianta organica, i modi di nomina, i doveri, i diritti, le attribuzioni e le mansioni del personale sono fissati nel Regolamehto Interno. Art. 14. Il servizio di esazione e di cassa fatto dallEsattore Comunale. CAPO IV Art. 15. Per le materie non contemplate nel presente Statuto, si osser veranno disposizioni legislative e regolamenti vigenti e quelle che in avvenire saranno emanate in materia di assistenza e beneficenza pubblica.

INDICE

Prefazione Parte prima

S. Giovanni Battista 5. Stefano 5. Spirito, poi 5. Giovanni Battista 5. Lorenzo 5. Maria Piccola S. Bernardo 5. Sebastiano 5. Rocco 5. Giuseppe Chiesa Evangelica
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Parte seconda La domus ospedaliera degli antoniani di Vienne Monastero di 5. Maria del Carmine Monastero di S. Paolo
. . . . . . . . . . . . . . .

103 107 120

Parte terza I due ospedali di 5. Giacomo Lospedale di S. Spirito dalle origini alla Controriforma Dal secolo della peste a quello della rivoluzione. Dal 1815 ai giorni nostri.
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131 142 134 179 221

Appendice

Finito di stampare nel ,1973 d La Varesina Grafica

Azzate (Varese)

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Per eventuali ordinazioni del I e TI volume dellopera, o per la prenotazione dei volumi successivi, rivolgersi direttamente al seguente indirizzo: Dott. Tng. GIovA~rq TORTI Corso Italia, 8 13042 BASSIGNANA (Alessandria)
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1. Particolare degli affreschi dellabside della pieve di S. Giovanni Battista, dopo i restaari del 1972 (per gentile concessione della Soprintendenza alle Gallerie del Piemonte).

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2. Facciata attuale e fianco destro della pieve di S. Giovanni Battista. In primo piano si nota lo scavo praticato per rimettere in luce la tomba romanica.

3. Linterno della tomba romanica scoperta nel 1970.

4. Facciata della chiesa parroc chiale di S. Stefano.

5. Interno della chiesa chiale di 5. Stefano.

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(Foto Ghislieri, Valenza)

6. B. CICERI (1650-1719): La Vergine in trono e Santi Giuseppe, Michele, Giovanni e Caterina. La tela, proveniente dallantica chiesa di 5. Stefano, ora collocata sulla parete Sinistra della chiesa attuale,

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7. Facciata, fianco destro e campa nile della chiesa di S. Giovanni Bat tista. La riproduzione tratta da una cartolina del 1943.
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8, Il campanile della chiesa di S. Giovanni Battista durante i lavori di demolizione (1952). 9. Facciata settecentesca della chiesa di S. Lorenzo. Il grande corpo di fabbrica che si nota a sinistra della facciata corrisponde allala orientale del monastero di S. Maria del Carmine,

10. Laltare maggiore della chiesa di S. Lorenzo, esegaito dallo scultore Agostino Somaino di Viggi.

11 Lorgano settecentesco della chiesa di S. Lorenzo, uno dei di Alessandria.

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antichi della provincia (Foto Ghislieri)

12. PIER FRANCESCO MAZZUCCHELLI detto il Morazzone (1571-1626): La Vergine Imma colata. Lattribuzione di questa tela, conservata nella chiesa di S. Lorenzo, non ha sinora trovato conferma nelle fonti archivistiche locali. La paternit dellopera, qui presentata per la prima volta, sembra tuttavia risultare chiaramente da un raffronto con altre opere del Morazzone, (Foto Ghislieri)

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13. Tela seicentesca conservata in 5. Lorenzo, rappresentante la Ver gine e alcuni Santi.

(Foto Ghislieri)

14. Prospetto della chiesa votiva di 5. Giuseppe, ricostruita nel 1683.

(Foto Ghislieri)

15. La chiesa di 5. Maria Piccola, eretta da Filippo Maria Sforza nella seconda met del sec. XV, e rafjazzonata nei secoli seguenti.

(Foto Ghislieri)

16. Schizzo dellepoca riproducente la vecchia chiesa evangelica di Bassignana e le scuole annesse. I 7. Alessandro Gavazzi fra i suoi collaboratori in Roma. Da sinistra a destra, e dallalto in basso, si distinguono: E. Jahier, D. Borgia, F. Lagomarsino, C. Torti, W. Haskard, J. McDougall, A. Gavazzi, I. Henderson, L. Conti.

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18. La chiesa evangelica di Bassignana, inaugurata nel 1909.

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~ 19. La volta del re!ettorio dellex monastero di S. Maria del Carmine, ricostruito nel 1610. 20. Altro particolare del la volta del re/ettorio, con lelegantissima deco razione in stucco.

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21. A/Jresco di ignoto, rappresentante lUltima Cena, nella parete meridionale del refettorio. (Foto Ghislieri)

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22. Frammento superstite dellala orientale del chiostro di S. Maria del Carmine (Foto Ghislieri)
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24. GANDOLFINO DA RORETO (notizie dal 1493 al 1510): La Vergine in trono tra i SS. Paolo e Francesco, e altri Santi (circa 1501). Il polittico, proveniente dalla chiesa di S. Paolo dei francescani, ora conservato nella Pinacoteca Civica di Alessandria.

25. Il polittico di Gandolfino da Roreto dopo i restauri eseguiti nel 1971 a cura della Soprintendenza alle Gallerie del Piemonte. Lillustrazione precedente riproduce lo stato del polittico prima dei restauri del 1931. (Foto Chomon-Perino, Torino)

26. Bassorilievo marmoreo quattrocentesco murato nel pilastro di una cascina che sorge nei pressi dellantico monastero di S. Paolo. Data la vicinanza, assai verosimile che il bassorilievo provenga dal distrutto monastero francescano. Esso rappresenta S. Bernardjno da Siena che regge il monogramma raggiante del Redentore (IHS), da lui diffuso ovunque. E pure verosimile che il bassorilievo sia stato collocato a ricordo di un soggiorno del santo a Bassignana, nel corso delle sue visite a Valenza, Vigevano e Pavia.

27. Frammento della ffancata sinistra delloratorio quattrocentesco di 5. Spirito, annesso all antica sede dellomonimo ospedale. Il frammento attualmente visibile dal cortile della casa Garrone.

(Foto Ghislieri)

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28. Planimetria del corpo meridionale dellospedale di 5. Spirito, ceduto in enfiteusi a Ste /ano Garrone nel 1823.

29. Ala settentrionale dellospedale di S. Spirito allo Stato attuale. 30. Prospetto meridionale della Casa di Ricovero Muzio Cortese . La zona centrale, cor rispondente alle loggette del piano superiore, lunico avanzo del chiostro del monastero di 5. Paolo.

(Foto Ghislieri)

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31. Laltare della cappella della Casa di Ricovero, inaugurata nel 1958.
(Foto Ghislieri)

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