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Struttura
Analisi dei carichi
Analisi dei carichi orizzontali
Analisi dei carichi verticali
Giunti sismici
Azione sismica
Azione della neve
Azione del vento
Dimensionamento solaio
Solaio interpiano
Solaio di copertura
Dimensionamento trave
Trave centrata interpiano
Trave di copertura
Pilastro centrato
Pilastro di bordo
Controvento
Calcolo della spinta sul muro controterra
Capitolo 5
Introduzione
Localizzazione dell’area
Il sito di progetto è l’area delle Caviate nel comune di Lecco, posto in Lombardia
ad una quota di 214 m. s.l.m. Zona 1 secondo il DM 14.01.2008.
Il contesto urbano è caratterizzato da edifici di media atezza con densità abitativa
media,
tale contesto ci porta a scegliere una classe di rugosità del terreno di tipo B con
categoria di esposizione IV.
In ambito strutturale questa collocazione influenzerà l’analisi dei carichi agenti
dovuti a: sisma, neve e vento.
Normativa di riferimento
Le normative di riferimento utilizzate per il calcolo delle strutture, sono il DM
14/01/2008 “Norme tecniche per le costruzioni” e la Circolare del 2009 integrativa.
Le presenti Norme tecniche per le costruzioni definiscono i principi per il progetto,
l’esecuzione e il collaudo delle costruzioni, nei riguardi delle prestazioni loro
richieste in termini di requisiti essenziali di resistenza meccanica e stabilità,
anche in caso di incendio, e di durabilità.
Esse forniscono quindi i criteri generali di sicurezza, precisano le azioni che
devono essere utilizzate nel progetto, definiscono le caratteristiche dei materiali e
dei prodotti e, più in generale, trattano gli aspetti attinenti alla sicurezza strutturale
delle opere.
192
Struttura
193
Capitolo 5
194
Struttura
195
Capitolo 5
Giunti sismici
Visto la pianta del nostro edificio, caratterizzato da differenze importanti tra le
due dimensioni ortogonali, creiamo un interruzione volontaria della continuità
dell’opera.
L’interruzione è necessaria per evitare un danneggiamento sismico, in quanto
due zone adiacenti della stessa struttura, con un comportamento sismico
sensibilmente diverso, rischiano di rompersi nella zona di collegamento ed urtare
fra loro, creando il fenomeno del martellamento.
Il martellamento avviene nel momento in cui un edificio non presenta le
caratteristiche che la rendono regolare in altezza e in pianta.
La regolarità della pianta è espressamente richiesta nelle N.T.C. 2008 nel
paragrafo 7.2.2. Questo paragrafo indica le caratteristiche che i nuovi edifici
devono possedere per potersi definire a pianta regolare, citiamo:
196
Struttura
“Per quanto riguarda gli edifici, una costruzione è regolare in pianta se tutte le
seguenti condizioni sono rispettate:
a) la configurazione in pianta è compatta e approssimativamente simmetrica
rispetto a due direzioni ortogonali, in relazione alla distribuzione di masse e
rigidezze;
b) il rapporto tra i lati di un rettangolo in cui la costruzione risulta inscritta è inferiore
a 4;
c) nessuna dimensione di eventuali rientri o sporgenze supera il 25 % della
dimensione totale della costruzione nella corrispondente direzione;
d) gli orizzontamenti possono essere considerati infinitamente rigidi nel loro piano
rispetto agli elementi verticali e sufficientemente resistenti.
Sempre riferendosi agli edifici, una costruzione è regolare in altezza se tutte le
seguenti condizioni sono rispettate:
e) tutti i sistemi resistenti verticali (quali telai e pareti) si estendono per tutta
l’altezza della costruzione;
f) massa e rigidezza rimangono costanti o variano gradualmente, senza bruschi
cambiamenti, dalla base alla sommità della costruzione (le variazioni di massa da
un orizzontamento all’altro non superano il 25 %, la rigidezza non si riduce da un
orizzontamento a quello sovrastante più del 30% e non aumenta più del 10%); ai
fini della rigidezza si possono considerare regolari in altezza strutture dotate di
pareti o nuclei in c.a. o pareti e nuclei in muratura di sezione costante sull’altezza
o di telai controventati in acciaio, ai quali sia affidato almeno il 50% dell’azione
sismica alla base;
g) nelle strutture intelaiate progettate in CD “B” il rapporto tra resistenza effettiva e
resistenza richiesta dal calcolo non è significativamente diverso per orizzontamenti
diversi (il rapporto fra la resistenza effettiva e quella richiesta, calcolata ad
un generico orizzontamento, non deve differire più del 20% dall’analogo
rapporto determinato per un altro orizzontamento); può fare eccezione l’ultimo
orizzontamento di strutture intelaiate di almeno tre orizzontamenti;
h) eventuali restringimenti della sezione orizzontale della costruzione avvengono
in modo graduale da un orizzontamento al successivo, rispettando i seguenti
limiti: ad ogni orizzontamento il rientro non supera il 30% della dimensione
197
Capitolo 5
198
Struttura
Azione sismica
VR = VN * CU
Dove VN con riferimento al capitolo 2.4.1 della NTC 2008 è la vita nominale di
un’opera strutturale definita come il numero di anni nel quale la struttura, purché
soggetta alla manutenzione ordinaria, deve potere essere usata per lo scopo al
quale è destinata. La vita nominale dei diversi tipi di opere è quella riportata nella
Tab. 2.4.I della NTC riportata sotto.
199
Capitolo 5
Riassumendo:
VR = VN * CU
200
Struttura
201
Capitolo 5
202
Struttura
203
Capitolo 5
S = SS * ST
n=(10/(5+ξ))1/2>0,55
204
Struttura
TD=4,0*(ag/g)+1,6
205
Capitolo 5
206
Struttura
Tab.5.22 - Calcolo S.
207
Capitolo 5
n=(10/(5+ξ))1/2>0,55
Allo SLD nel software di calcolo per lo spettro di risposta inseriremo ξ e η presi
da normativa allo spettro di progettazione elastico.
Tab.5.23 - Calcolo di n.
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Struttura
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Capitolo 5
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Struttura
211
Capitolo 5
Tab.5.31 - Calcolo SS e CC
S = SS*ST
q = q0 * Kr
212
Struttura
Per strutture regolari in pianta con struttura a telaio con più piani e più campate
si adottano i seguenti valori:
α11/α1 = 1,3
213
Capitolo 5
η=1/q
Tab.5.35 - Calcolo di n.
214
Struttura
215
Capitolo 5
T1 = C1 * H3/4
216
Struttura
Dove:
217
Capitolo 5
TC < T1 <TD
Fh = Sd (T1) * W * λ / g
Dove:
218
Struttura
Fi = Fh * Zi * Wi / ∑j Zj Wj
Dove:
Si calcola la quota a partire dal livello 0 del terreno, non dal livello del magrone,
perché si considera che tutto ciò che è interrato si muova in maniera solidale col
terreno.
219
Capitolo 5
Per lo stesso motivo non ha senso calcolare il peso della soletta che non grava
sulla struttura e in più si muove col terreno.
220
Struttura
qs = μi * qsk * Ce * Ct
Fig.5.06 - Estratto normativa, calcolo carico provocato dalla neve sulla copertura.
221
Capitolo 5
Si osserva che il nostro sito si trova all’interno della zona 1 con una a0 pari a
1000m.
Essendo as<a0 la velocità di riferimento vb è pari vb0 ( 25 m/s ) calcolata ad una
altezza di 10m dal suolo in funzione della categoria di esposizione del terreno,
mediata su 10 min e riferita ad un periodici ritorno di 50 anni.
222
Struttura
223
Capitolo 5
Al fine di determinare l’azione del vento agente sui controventi valutiamo la forza
del vento ad una quota z pari all’interpiano e considerando un’area pari a metà
del piano superiore più metà dell’inferiore.
224
Struttura
Azioni Ovest:
Azioni Est:
225
Capitolo 5
Dimensionamento solaio
Solaio interpiano
Il calcolo della sollecitazione del solaio viene condotto facendo riferimento a una
superficie di 1m2.
Su questa superficie vengono applicati i carichi strutturali G0 e i carichi non
strutturali G1, ricavati dall’analisi dei pesi pacchetti.
Vengono sommati i carichi variabili uniformemente distribuiti (q), dati dalla tabella
3.1. II della NTC, secondo la categoria di utilizzo dell’edificio C3.
226
Struttura
227
Capitolo 5
Dal carico su unità di solaio allo SLU e dalla luce massima di progetto, ricaviamo
tabularmente lo spessore del solaio alveolare.
In base ai calcoli effettuati, e alla tabella tecnica riportata sopra, per il solaio
interpiano utiliziamo un solaio tipo “Alveox 300 A3-30” con luce massima di 11m.
Solaio di copertura
Il calcolo delle sollecitazioni al solaio di copertura avviene come nel solaio
interpiano, ma alle forze in gioco si sommano quelle della neve e quelle della
diversa stratigrafia, tra i diversi pacchetti non strutturali, scegliamo quello più
pesante, quindi quello composto dal tetto giardino.
228
Struttura
229
Capitolo 5
Dal carico su unità di solaio allo SLU e dalla luce massima di progetto, ricaviamo
tabularmente lo spessore del solaio alveolare.
In base ai calcoli effettuati, e alla tabella tecnica riportata sopra, per il solaio
interpiano utiliziamo un solaio tipo “Alveox 300 A4-30” con luce massima di 11m.
230
Struttura
Dimensionamento trave
231
Capitolo 5
Come riportato al paragrafo 2.5.1.3 del DM 14.2008 i carichi agenti sulla trave
vengono divisi in strutturali (G0), non strutturali (G1) e variabili (Q). Nei carichi
strutturali dovrò considerare il peso strutturale del solaio, in quelli non strutturali
il peso non strutturale del solai e delle partizioni interne mentre i variabili sono
legati alla destinazione d’uso dell’edificio.
232
Struttura
233
Capitolo 5
Combinazione di carico
Abbiamo studiato la trave variando le condizioni di carico, lasciando fissi i soli
carichi strutturali G0, quindi simulando ogni tipo di utilizzo, al fine di andare a
considererare l’invilupo dei momenti più gravoso. Un ulteriore studio è stato
quello di considerare il carico completo su ogni singola campata, vincolata con
l’incastro sulle estremità.
234
Struttura
Come risulta chiaro dai grafici, le zone più sollecitate sono in prossimità dei
pilastri e della mezzeria, vediamo di seguito lo studio della zona a momento
maggiore positivo e negativo.
Sezione B-B’
La sezione B-B è il punto a momento massimo nella prima campata, situato ad
5,25 m, si riportano nella tabelle sottostante i momenti massimi agenti allo SLE
e allo SLU ottenuti dai diagrammi di inviluppo calcolati al paragrafo precedente.
235
Capitolo 5
Verifica SLU
Per la verifica allo SLU è necessario calcolare il momento resistente di progetto
Mrd per il quale sono necessarie le seguenti grandezze:
• area armatura;
• base della sezione compressa b;
• altezza utile di sezione d pari alla distanza tra il lembo compresso e il
baricentro del lembo teso;
• tensione snervamento di progetto fyd ;
• resistenza del calcestruzzo di progetto a compressione fcd;
236
Struttura
Mrd = As * fyd * z
237
Capitolo 5
Si ottiene:
½ * b * x2 + m * As * x – m * As * d = 0
238
Struttura
σc = 2 * Mak / [b * x * ( d – x / 3)]
σc < σ c adm
Si ottiene:
239
Capitolo 5
Verifica a fessurazione
Con riferimento al paragrafo 4.1.2 della NTC 2008 per il calcolo della verifica
indiretta della fessurazione in funzione di:
• gruppo di esigenza;
• condizione ambientale;
• combinazione d’azioni;
• sensibilità armatura;
Fig.5.21 - Immagine XXX Tabelle 4.1.III e 4.1.IV della NTC 2008 per il calcolo del valore limite di apertura della fessura
Nel caso in esame si assume per w il valore di w3= 0,4. Confrontando i dati
relativi allo sforzo nell’acciaio σs con il valore w3 si ricava il diametro massimo
dell’armatura come riportato nella tabella sottostante:
240
Struttura
Sezione C-C’
La sezione C-C’ si trova su un pilastro, si riportano nella tabelle sottostante i
momenti massimi agenti allo SLE e allo SLU ottenuti dai diagrammi di inviluppo
calcolati al paragrafo precedente.
241
Capitolo 5
• area armatura;
• base della sezione compressa b;
• altezza utile di sezione d pari alla distanza tra il lembo compresso e il
baricentro del lembo teso;
• tensione snervamento di progetto fyd ;
• resistenza del calcestruzzo di progetto a compressione fcd;
• rapporto meccanico armatura ωs ottenuta da: ωs = (As * fsd) / (b * d * fcd)
• posizione dell’asse neutro x;
• campo delle armature ξ.
242
Struttura
Mrd = As * fyd * z
243
Capitolo 5
Verifica SLE
Per la verifica allo SLE è necessario calcolare la tensione a compressione per la
quale sono necessarie le seguenti grandezze:
• resistenza caratteristica a compressione fck;
• tensione massima di compressione σc adm;
• rapporti moduli elastici;
• area armatura utilizzata As;
• base della sezione compressa b;
• altezza utile di sezione d pari alla distanza tra il lembo compresso e il
baricentro del lembo teso;
• posizione asse neutro X ottenuta dall’equazione:
½ * b * x2 + m * As * x – m * As * d = 0
σc = 2 * Mak / [b * x * ( d – x / 3)]
σc < σ c adm
244
Struttura
Si ottiene:
Verifica a fessurazione
Con riferimento al paragrafo 4.1.2 della NTC 2008 per il calcolo della verifica
indiretta della fessurazione in funzione di:
• gruppo di esigenza;
• condizione ambientale;
• combinazione d’azioni;
• sensibilità armatura.
245
Capitolo 5
Nel caso in esame si assume per w il valore di w3= 0,4. Confrontando i dati
relativi allo sforzo nell’acciaio σs con il valore w3 si ricava il diametro massimo
dell’armatura come riportato nella tabella sottostante:
246
Struttura
Conclusioni
Dallo studio delle sezioni di trave, si viene a notare che per resistere alle elevate
sollecitazioni indotte dai carichi, bisognerebbe adottare delle barre d’armatura
dall’elevato diametro e dalle notevoli dimensionidi base e altezza, con il rischio
connesso di eventuali fessurazioni. Per questo preferiamo adottare la tecnologia
della precompressione, in soluzione prefabbricata.
247
Capitolo 5
248
Struttura
Come riportato al paragrafo 2.5.1.3 del DM 14.2008 i carichi agenti sulla trave
vengono divisi in strutturali (G0), non strutturali (G1) e variabili (Q). Nei carichi
strutturali dovrò considerare il peso strutturale del solaio, in quelli non strutturali
il peso non strutturale del solai e delle partizioni interne mentre i variabili sono
legati alla destinazione d’uso dell’edificio.
249
Capitolo 5
250
Struttura
Combinazioni di carico
Abbiamo studiato la trave variando le condizioni di carico, lasciando fissi i soli
carichi strutturali G0, quindi simulando ogni tipo di utilizzo, al fine di andare a
considererare l’invilupo dei momenti più gravoso. Un ulteriore studio è stato
quello di considerare il carico completo su ogni singola campata, vincolata con
l’incastro sulle estremità.
251
Capitolo 5
Come risulta chiaro dai grafici, le zone più sollecitate sono in prossimità dei
pilastri e della mezzeria, vediamo di seguito lo studio della zona a momento
maggiore positivo e negativo.
Sezione B-B’
La sezione B-B’ è il punto a momento massimo nella prima campata, situato ad
5,25 m, si riportano nella tabelle sottostante i momenti massimi agenti allo SLE
e allo SLU ottenuti dai diagrammi di inviluppo calcolati al paragrafo precedente.
252
Struttura
Verifica SLU
Per la verifica allo SLU è necessario calcolare il momento resistente di progetto
Mrd per il quale sono necessarie le seguenti grandezze:
• area armatura;
• base della sezione compressa b;
• altezza utile di sezione d pari alla distanza tra il lembo compresso e il
baricentro del lembo teso;
• tensione snervamento di progetto fyd ;
• resistenza del calcestruzzo di progetto a compressione fcd;
• rapporto meccanico armatura ωs ottenuta da: ωs = (As * fsd) / (b * d * fcd)
• posizione dell’asse neutro x;
• campo delle armature ξ.
253
Capitolo 5
Mrd = As * fyd * z
254
Struttura
Verifica SLE
Per la verifica allo SLE è necessario calcolare la tensione a
compressione per la quale sono necessarie le seguenti grandezze:
½ * b * x2 + m * As * x – m * As * d = 0
σc = 2 * Mak / [b * x * ( d – x / 3)]
σc < σ c adm
255
Capitolo 5
Verifica fessurazione
Con riferimento al paragrafo 4.1.2 della NTC 2008 per il calcolo della verifica
indiretta della fessurazione in funzione di:
• gruppo di esigenza;
• condizione ambientale;
• combinazione d’azioni;
• sensibilità armatura.
Nel caso in esame si assume per w il valore di w3= 0,4. Confrontando i dati
relativi allo sforzo nell’acciaio σs con il valore w3 si ricava il diametro massimo
dell’armatura come riportato nella tabella sottostante:
256
Struttura
Sezione C-C’
La sezione C-C’ si trova su un pilastro, si riportano nella tabelle sottostante i
momenti massimi agenti allo SLE e allo SLU ottenuti dai diagrammi di inviluppo
calcolati al paragrafo precedente.
257
Capitolo 5
Verifica SLU
Per la verifica allo SLU è necessario calcolare il momento resistente di progetto
Mrd per il quale sono necessarie le seguenti grandezze:
• area armatura;
• base della sezione compressa b;
• altezza utile di sezione d pari alla distanza tra il lembo compresso e il
baricentro del lembo teso;
• tensione snervamento di progetto fyd ;
• resistenza del calcestruzzo di progetto a compressione fcd;
• rapporto meccanico armatura ωs ottenuta da: ωs = (As * fsd) / (b * d * fcd)
• posizione dell’asse neutro x;
• campo delle armature ξ.
258
Struttura
Mrd = As * fyd * z
Si ottiene:
259
Capitolo 5
Verifica SLE
Per la verifica allo SLE è necessario calcolare la tensione a compressione per la
quale sono necessarie le seguenti grandezze:
½ * b * x2 + m * As * x – m * As * d = 0
σc = 2 * Mak / [b * x * ( d – x / 3)]
σc < σ c adm
260
Struttura
Si ottiene:
Verifica fessurazione
Con riferimento al paragrafo 4.1.2 della NTC 2008 per il calcolo della verifica
indiretta della fessurazione in funzione di:
• gruppo di esigenza;
• condizione ambientale;
• combinazione d’azioni;
• sensibilità armatura.
261
Capitolo 5
Nel caso in esame si assume per w il valore di w3= 0,4. Confrontando i dati
relativi allo sforzo nell’acciaio σs con il valore w3 si ricava il diametro massimo
dell’armatura come riportato nella tabella sottostante:
262
Struttura
Conclusioni
Dallo studio delle sezioni di trave, si viene a notare che per resistere alle elevate
sollecitazioni indotte dai carichi, bisognerebbe adottare delle barre d’armatura
dall’elevato diametro e dalle notevoli dimensionidi base e altezza, senza con
il rischio connesso di eventuali fessurazioni. Per questo preferiamo adottare la
tecnologia del precompresso, in soluzione prefabbricata.
263
Capitolo 5
Pilastro centrato
Tab.5.115 - Tabella 4.1.II. della NTC 2008 riportante l’impiego delle diverse classi di resistenza
Al capitolo 7.4.2.1 della NTC 2008 si specifica che non è ammesso l’uso di
conglomerati di classe inferiore a C20/25 si utilizzerà pertanto una classe di
resistenza pari a C25/30.
Per la verifica agli stati limite come riportato nella NTC 2008 al paragrafo 4.1.2 si
assumono i seguenti valori in funzione della classe di resistenza scelta:
264
Struttura
265
Capitolo 5
266
Struttura
Si ottiene:
267
Capitolo 5
Il peso complessivo dei carichi permanenti dato dalla sommatoria della parte
strutturale e non del solaio interpiano e dal peso anima trave è:
Nella tabella sottostante vengono riassunti i carichi agenti sul pilastro centrale
dovuti al peso della parte non strutturale delle partizioni verticali calcolate al
capitolo 2.
268
Struttura
Il peso complessivo dei carichi permanenti dato dalla sommatoria del peso
dell’anima della trave con il peso della parte strutturale e non della copertura è:
Carichi variabili
I carichi variabili legati all’uso dell’edificio sono pari a qK = 2 kN/m2 come riportato
nella tabella 3.1.II della NTC 2008. I carichi variabili agenti sul pilastro centrale
sono:
Per il calcolo dei carichi variabili qs dovuti alla neve si fa riferimento al paragrafo
3.5 della relazione sull’acciaio.
Nella tabella sottostante riportiamo il carico verticale da neve agente sulla trave:
269
Capitolo 5
Dove:
270
Struttura
271
Capitolo 5
Si ottiene:
Tab.5.129 - Verifica AC
272
Struttura
sforzo precedente;
• la resistenza di progetto a compressione fcd ricavata dalla NTC 2008 al
paragrafo 4.1.2;
• l’area teorica minima Ac0 = NEd/fcd di calcestruzzo necessaria per resistere da
sola all’azione di carico.
Dalla verifica possiamo affermare che le dimensioni ipotizzate per i pilastri erano
corrette.
273
Capitolo 5
Predimensionamento armatura
Per il predimensionamento dell’armatura con riferimento al capitolo 4.1.6.1.2 del
D.M. del 14/01/2008, nel caso di elementi sottoposti a sforzo prevalentemente
normale le barre parallele all’asse devono avere Ø ≥ 12 mm (limite tecnologico);
inoltre la loro area (limite meccanico) non deve essere inferiore a:
Fig.5.38 - AS min
274
Struttura
275
Capitolo 5
276
Struttura
277
Capitolo 5
In tutti i casi risulta σc < σcadm pertanto tutti i pilastri sono verificati.
278
Struttura
Per la verifica allo SLU il rapporto tra l’azione assiale resistente Nrd e l’azione
assiale agente NEd dev’essere maggiore di 1:
279
Capitolo 5
Il passo delle staffe nella zona critica è calcolato secondo il procedimento riportato
al paragrafo 7.4.6.2.2 delle NTC 2008.
Il diametro delle staffe di contenimento e legature deve essere non inferiore a
6 mm. Il loro passo essendo nella condizione di alta duttilità deve essere non
superiore alla più piccola delle quantità seguenti:
280
Struttura
• dimensione copriferro d;
• distanza bracci più esterni staffe bst ottenuta individuando il massimo valore
tra b e h del pilastro in esame e applicando: bst = (b x h) – 2 * d;
• diametro delle staffe ø;
• area bracci staffe Ast data da: Ast = π (ø/2)2 * 2
• passo delle staffe scelto s;
• resistenza di progetto a compressione fcd;
• tensione di snervamento di progetto fyd.
281
Capitolo 5
Si ottiene:
282
Struttura
Pilastro di bordo
Per dimensionare il pilastro di bordo si considerano i carichi agenti sull’area
d’influenza del pilastro in esame provenienti dai vari piani e dalla copertura.
Per la scelta della classe di resistenza si considera una struttura semplicemente
armata. Facendo riferimento al capitolo 4.1 del D.M. del 14/01/2008 in funzione
della struttura adottata si utilizzerà una classe di resistenza minima C16/20 come
riportato nella tabella 4.1.II della NTC, al capitolo 7.4.2.1 della NTC 2008 si
specifica che non è ammesso l’uso di conglomerati di classe inferiore a C20/25
si utilizzerà pertanto una classe di resistenza pari a C25/30.
Per la verifica agli stati limite come riportato nella NTC 2008 al paragrafo 4.1.2 si
assumono i seguenti valori in funzione della classe di resistenza scelta:
283
Capitolo 5
284
Struttura
285
Capitolo 5
Il peso complessivo dei carichi permanenti (P1) dato dalla sommatoria della parte
strutturale e non del solaio interpiano e dal peso anima trave è:
Nella tabella sottostante vengono riassunti i carichi agenti sul pilastro di bordo
dovuti al peso della parte non strutturale delle partizioni verticali.
Carichi variabili
I carichi variabili legati all’uso dell’edificio sono pari a qK = 5 kN/m2 come riportato
nella tabella 3.1.II della NTC 2008. I carichi variabili agenti sul pilastro di bordo
sono:
286
Struttura
Per il calcolo dei carichi variabili qs dovuti alla neve si fa riferimento al paragrafo
3.5 della relazione sull’acciaio.
Nella tabella sottostante riportiamo il carico verticale da neve agente sulla trave:
287
Capitolo 5
288
Struttura
Tab.5.159 - Elenco dati di calcolo per verifica del pilastro con peso proprio
289
Capitolo 5
Predimensionamento armatura
Per il predimensionamento dell’armatura con riferimento al capitolo 4.1.6.1.2 del
D.M. del 14/01/2008, nel caso di elementi sottoposti a sforzo prevalentemente
normale le barre parallele all’asse devono avere Ø ≥ 12 mm (limite tecnologico);
inoltre la loro area (limite meccanico) non deve essere inferiore a:
Tab.5.161 - Riepiligo dati per calcolo area minima dei ferri d’armatura
290
Struttura
Rigidezza pilastro
Essendo il pilastro di sezione rettangolare calcoliamo la sua inerzia Ip mediante
la seguente formula:
Ip = b * h3 / 12 [mm4]
291
Capitolo 5
292
Struttura
293
Capitolo 5
294
Struttura
• dimensione pilastro b ed a;
• distanza bordo compresso armatura lato teso d;
• distanza bordo compresso armatura lato compresso d’;
• armatura inferiore As;
• armatura superiore As’;
• rapporto tra i moduli elastici m.
295
Capitolo 5
296
Struttura
297
Capitolo 5
• dimensioni pilastro h e b;
• distanza bordo compresso armatura lato teso d;
• distanza bordo compresso armatura lato compresso d’;
• sforzo nell’armatura lato compresso σs’.
Per la verifica allo SLU è necessario calcolare il momento resistente Mrd con
l’equilibrio alla rotazione rispetto al baricentro della sezione di solo calcestruzzo.
298
Struttura
Ai fini della verifica il rapporto tra momento resistente e momento agente deve
essere maggiore di uno. Nella seguente tabella si riportano le verifiche:
299
Capitolo 5
Il passo delle staffe nella zona critica è calcolato secondo il procedimento riportato
al paragrafo 7.4.6.2.2 delle NTC 2008.
Il diametro delle staffe di contenimento e legature deve essere non inferiore a
6 mm. Il loro passo essendo nella condizione di alta duttilità deve essere non
superiore alla più piccola delle quantità seguenti:
300
Struttura
• dimensione copriferro d;
• distanza bracci più esterni staffe bst ottenuta individuando il massimo valore
tra b e h del pilastro in esame e applicando: bst = (b o h) – 2 * d;
• diametro delle staffe ø;
• area bracci staffe Ast data da: Ast = π (ø/2)2 * 2
• passo delle staffe scelto s;
• resistenza di progetto a compressione fcd;
• tensione di snervamento di progetto fyd.
301
Capitolo 5
Si ottiene:
Plinto di fondazione
Il dimensionamento del plinto di fondazione e delle relative armature, riportato
nelle pagine seguenti, viene effettuato considerando il carico assiale proveniente
dal pilastro centrato allo SLU;
Le dimensioni in pianta del plinto sono ipotizzate sulla base dello sforzo
ammissibile del terreno assunto pari a 0,3 MPa. Successivamente le verifiche
sono valutate sia per la rottura lato calcestruzzo che per quella lato acciaio.
302
Struttura
Una volta verificata l’esattezza della dimensione in pianta, sempre sulla base
dell’esperienza, stimiamo un corretto dimensionamento dell’altezza del plinto.
303
Capitolo 5
Fig.5.49 - Dimensione da e db
Si valuta la distanza tra l’estremità del pilastro e l’asse del puntone in cls
attraservo le espressioni sotto riportate, e successivamente si calcola la
proiezione sull’orizzantale attraverso la formula la=(a-a’)/4+ca; in seguito si
calcola la cotangente dell’angolo di inclinazione del puntone dividendo la per
l’altezza utile da e db.
304
Struttura
305
Capitolo 5
Verifica al punzonamento
306
Struttura
Controvento
Passo fondamentale per dimensionare il sistema di controvento è determinare
le spinte orizzontali che agiscono sulla costruzione, scegliendo tra esse quelle
di maggior rilievo. Si riportano quindi le forze del sisma e del vento agenti ai vari
piani.
Facciata est/ovest
Sui setti oltre alle forze orizzontali, gravano anche i carichi verticali trasferiti da
travi e solai relativamente alla loro posizione nella struttura ed il peso proprio del
setto.
Identificate le aree di influenza si calcolano i pesi che gravano sulla struttura.
307
Capitolo 5
308
Struttura
Predimensionamento armatura
Le armature, sia orizzontali che verticali, devono avere diametro non superiore
ad 1/10 dello spessore della parete, devono essere disposte su entrambe le
facce della parete, ad un passo non superiore a 30 cm, devono essere collegate
con legature, almeno nove ogni metro quadrato.
Nella zona critica si individuano alle estremità della parete due zone confinate
aventi per lati lo spessore della parete e una lunghezza “confinata” lc pari al 20%
della lunghezza in pianta l della parete stessa e comunque non inferiore a 1,5
volte lo spessore della parete.
In tale zona il rapporto geometrico , dell’armatura totale verticale, riferito all’area
confinata, deve essere compreso 1% ≤ ρ ≤ 4%.
Calcolo della lunghezza confinata lc:
309
Capitolo 5
310
Struttura
311
Capitolo 5
Ved ≤ y
con:
312
Struttura
VEd ≤ VRd,s
dove VRd,s è ilvalore di progetto della resistenza a taglio nei confronti dello
scorrimento:
313
Capitolo 5
Si effettua la verifica:
Armatura trasversale
Il diametro delle staffe di contenimento e legature deve essere non inferiore a
6 mm ed il loro passo deve essere non superiore alla più piccola delle quantità
seguenti:
• 1/3 e 1’2 del lato minore della sezione trasversale, rispettivamente per CD”A”
e CD”B”;
• 125 mm e 175 mm, rispettivamente per CD”A” e CD”B”;
• 6 e 8 volte il diametro delle barre longitudinali che collegano, rispettivamente
per CD”A” e CD”B”.
314
Struttura
315
Capitolo 5
316
Struttura
317
Capitolo 5
Per calcolare la spinta sul muro, sarebbero da realizzare prove geologiche in loco,
ma essendo proprietà privata e non avendo modo di realizzarle, ci rifacciamo alla
relazione geologica e ricaviamo dei valori tabellati di terreni con caratteristiche
simili, quindi limo argillosi.
Una volta che abbiamo tutti i dati, possiamo ricavare lo sforzo attuale, e rapportarlo
con il massimo mai avuto (che sarà quello che prevede la compattazione dello
stato più superficiale) al fine di ricavare l’OCR.
318
Struttura
319
Capitolo 6
Impianti
Concept impiantistico
Scelta impiantistica
Studio del contesto
Calcolo dispersioni termiche invernali
Calcolo carichi termiche periodo estivo
Calcolo del carico termico per irraggiamento
Calcolo del carico termico per trasmissione
Calcolo del carico termico interno
Valore del carico termico totale estivo totale
Progettazione unità trattamento aria
Dimensionamento macchina estiva
Dimensionamento macchina invernale
Distribuzione dell’aria attraverso impianto di canalizzazione
Sistema radiante a soffitto
Pompa di calore
Impianto fotovoltaico
Scelta progettuale
Dimensionamento
Capitolo 6
Concept impiantistico
La definizione di un concept è il primo passo verso la definizione del sistema in
tutte le sue componenti.
Va però detto che in primo luogo sono state definite delle soluzioni passive,
garantendo una corretta progettazione planimetrica, e tecnologica, sia per quanto
riguarda l’isolamento termico e le schermature solari.
Dal punto di vista puramente impiantistico, la vicinanza al lago ci ha fatto optare
per una pompa di calore acqua-acqua, in grado di produrre acqua calda in inverno
ed acqua fredda e calda in estate. Questa pompa di calore è collegata ad un
serbatoio di accumulo riscaldato, in modo da poter garantire sempre la giusta
quantità di acqua calda a tutti gli ospiti dell’hotel, anche nelle ore di maggior
utilizzo. Le operazioni di riscaldamento e di raffrescamento degli ambienti, sono
affidati all’UTA per quanto riguarda le camere ed ai panelli radianti per i corridoi.
Si è optato per l’utilizzo dell’impianto UTA per il riscaldamento ed il raffrescamento,
innanzitutto per garantire i ricambi ora dell’aria delle camere, e inoltre per dissipare
il calore latente che viene a crearsi nei vari ambienti, visto la presenza costante
di persone.
Per quanto riguarda il fabbisogno elettrico, si è optato per dei pannelli fotovoltaici,
che garantiscono il 50% di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Le acque reflue saranno raccolte in serbatori d’accumulo per acqua piovana, ed
utilizzate per scopo di irrigazione e WC.
321
Impianti
Scelta impiantistica
La progettazione impiantistica è stata effettuata sulla parte dell’edificio destinata
all’uso alberghiero.
La geometria è regolare sia nei vani che nei prospetti, sono presenti ventisei
camere a piano (nello specifico ventidue doppie e due triple) tutte di elevate
dimensioni e un ampio corridoio.
In allegato è presentata una tavola con progetto architettonico e nomenclatura
ripresa nelle tabelle di calcolo.
322
Capitolo 6
Gli impianti per la regolazione del comfort termico interno, vengono classificati in
base al fluido impiegato per annullare il carico termico sensibile e latente.
Sono disponibili impianti a:
• acqua: Impiega come vettore, sia per il freddo che per il caldo l‘acqua, che
viene opportunamente portata a temperatura in centrale e ridistribuita nei
vari ambienti mediante le pompe. Negli ambienti da riscaldare/raffreddare
vengono installati dei fan-coil (ventilconvettori) o mobiletti ad induzione.
Pregi: impianto poco costoso, spazi contenuti, facilità di regolazione e gestione.
Difetti: non è possibile avere un controllo accurato dell’umidità e della qualità
dell’aria (rende questa soluzione non adatta a delle camere d’albergo);
• impianto ad aria: il compito di trasferire il caldo o il freddo prodotto
da un apposita centrale, è affidato all’aria, questa viene immessa
nei singoli locali tramite una specifica rete di distribuzione.
Pregi: controllo della temperatura, umidità e qualità dell’aria.
Difetti: progettazione impegnativa e necessità di spazi importanti;
• impianto misto: con questo impianto si ottiene una regolazione di tutte le
variabili ambientali (impossibile solo con l’acqua), senza avere la necessità
degli spazi di un impianto ad aria.
323
Impianti
324
Capitolo 6
325
Impianti
I seguenti dati climatici sono stati calcolati con le procedure dettate dalla norma
UNI EN ISO 15927-4 con l’aggiornamento della metodologia.
326
Capitolo 6
327
Impianti
328
Capitolo 6
Qtot = Qi + Qd + Qc
329
Impianti
Qi=Sv*I*C*F
330
Capitolo 6
Per calcolare gli apporti solari si determina l’orientamento più critico, ambiente per
ambiente e in base al mese e all’ora si eseguono i calcoli sugli altri orientamenti,
l’ora critica è stata scelta anche in base a periodi di effettivo utilizzo dei locali,
quindi non ci siamo affidati solo ad elementi tabulari ma anche a ragionamenti
logici.
Qd=U* S*ΔTe
331
Impianti
332
Capitolo 6
Come è possibile notare nella tabella sovrastante, la maggior parte del carico
termico è dato dal calore sensibile, in quanto sono stanze d’albergo e quindi
presentano un basso indice di affollamento, le proporzioni sarebbero state
diverse se fosse stata dimensionata una sala conferenza o un locale molto più
affollato.
I carichi termici sono molto simili nelle varie stanze, in quanto hanno geometria,
tecnologia costruttiva, esposizione e carichi interni molto simili tra loro.
333
Impianti
334
Capitolo 6
335
Impianti
EQ:1 Kgaria/h*0,24*(26-Timm)=Qcsensibile
EQ:2 Kgaria/h*0,6*(11,17-Umidità assolutaimm)=Qclatente
336
Capitolo 6
337
Impianti
Ora si calcola il carico aggiuntivo per portare l’aria esterna al giusto grado di
temperatura e umidità:
338
Capitolo 6
339
Impianti
340
Capitolo 6
341
Impianti
PI=(QI/QT)*PT [m3/h]
Una volta calcolata la quantità d’aria di cui necessita ogni singola stanza, attraverso
la formula della portata, si ricavano le aree degli elementi di canalizzazione;
importante è notare come la velocità è decisa in modo tabulare, dovendo
sottostare a dei limiti necessari per non creare situazione di non comfort dati
da rumori nelle condotte e eccessivi spifferi d’aria, è importante anche evitare
di creare turbolenze nelle tubazione, situazione che potrebbe compromettere
342
Capitolo 6
S=2,78(P/V) [cm2]
343
Impianti
344
Capitolo 6
CR=CS-CA [W]
dove:
Una volta calcolato il calore residuo, lo si divide per la resa frigorifera nominale di
ogni singolo elemento, in modo da quantificare il numero di elementi da installare.
345
Impianti
Pompa di calore
All’interno dello schema impiantistico si è deciso di applicare una pompa di calore
acqua-acqua al fine di regolare la temperatura dell’acqua sia nel periodo estivo
che nel periodo invernale. Per assolvere a questo compito si è scelto un’unità
reversibile con smaltimento ad acqua da interno con recupero totale del calore
di condensazione per la produzione simultanea di acqua refrigerata/riscaldata.
Data la favorevole localizzazione dell’edificio vicino al lago, si può godere dopo
un adeguata profondità della minima variazione di temperatura del bacino idrico.
Tramite schede tecniche, abbiamo scelto una pompa che più si avvicina alle
nostre caratteristiche.
Da scheda tecnica vediamo che la nostra pompa è in grado di riscaldare e
raffreddare l’acqua fino alle temperature richieste dagli impianti, anche se
comunque lo metteremo sempre in comunicazione con una caldaia al fine di
tenere l’acqua in temperatura.
346
Capitolo 6
La pompa è in grado di portare acqua all’utenza a 7°C partendo dal lato sorgente
a35°C, e di portare acqua all’utenza a 55°C partendo da 7°C, quindi con valori
largamente ammissibili.
347
Impianti
Impianto fotovoltaico
Al 2015 l’energia rinnovabili in Italia sono presenti nel 100% dei Comuni italiani,
con il primo posto mondiale per quanto riguarda il solare. Il contributo dell’energia
rinnovabile ai consumi elettrici è assestato al 38% del fabbisogno totale, con più di
800000 istallazioni presenti sul territorio. Attraverso il contributo di questi impianti,
e il calo dei consumi energetici, l’Italia ha ridotto le importazioni dall’estero di fonti
fossili e la produzione dagli impianti più inquinanti e dannosi per il clima (nel
termoelettrico -34,2% dal 2005).
Da questi dati appena evidenziati si nota che il fotovoltaico è entrato in una
fase diversa della propria esistenza, una fase matura, tale da portare ad un
importante riduzione degli incentivi che erano presenti fino a qualche anno fa;
si è passati di fatto dalle grandi installazioni, atte a commercializzare energia, a
numerose piccole e medie installazioni al servizio di case e aziende che lavorano
prevalentemente in autoconsumo.
Il fotovoltaico, se ben sfruttato, può portare interessanti benefici, anche senza alcun
tipo di agevolazione statale o incentivo, come vedremo una volta dimensionato.
348
Capitolo 6
Scelta progettuale
Non avendo più i numerosi incentivi disponibili fino a qualche anno fa, oggi
le installazioni vanno ponderate e studiate in modo attento, mai andando a
sovradimensionare limpianto, ma ponendosi degli obiettivi realistici, con tempi di
rientro dall’investimento ragionevoli.
I nostri obiettivi saranno quelli di coprire circa il 50% dei fabbisogni elettrici con
energia rinnovabili, e rientrare dall’investimento in meno di dieci anni.
Per poter meglio affrontare la sfida progettuale, studiamo la composizione del
prezzo dell’energia, che oggi è di circa 0,18 €/KWh.
349
Impianti
Fig.6.09 - Localizzazione dei pannelli fotovoltaici sulla diga frangiflutti del porto.
350
Capitolo 6
Dimensionamento
Il dimensionamento dell’impianto a pannelli fotovoltaici ha avuto inizio con una
ricerca accurata del modulo da installare, la scelta è ricaduta su un modulo in
silicio monocristallino, andando a favorire l’efficienza del sistema, il modulo è un
modello tipo “JASolar JAM6”, dalle seguenti caratteristiche:
351
Impianti
352
Capitolo 6
EPV=AC*A*h
353
Impianti
economico.
La procedura appena descritta è stata eseguita per tutti i mesi dell’anno, con i
354
Capitolo 6
sul posto, come si può notare sono minimi e con l’attuale tariffazione non
giustificano più un ulteriore investimento per ampliare la superficie da destinare
a pannelli.
L’instalazione dei pannelli rende possibile alimentare la struttura alberghiera con
un’esborso annuo di circa 36490 euro, risparmiando il 49%.
Per valutare a fondo la bontà dell’investimento, bisogna analizzare quanto bisogna
355
Impianti
investire per avere un risparmio annuo di questa portata, e infine sulla base del
periodo di ammortamento valutare la convenienza o meno dell’operazione.
Per stimare il costo dell’installazione, valutiamo dall’esperienza pregressa
quanto incide il costo del pannello sul lavoro finito, in modo da poter stimare
l’esborso finale. La ripartizione percentuale dei costi, è differente a seconda delle
dimensioni e dei pannelli installati, quindi adremo a illustrare la divisione per
impianti simili al nostro.
Non potendo più godere degli incentivi e di quote di sconto, il costo è tutto a
carico dell’acquirente, però comparandolo con la cifra risparmiata annualmente
direttamente dall’acquisto di energia, ricaviamo un rientro dall’investimento
stimato in sette anni.
356
Capitolo 6
357
Capitolo 7
Illuminotecnica
Introduzione all’illuminotecnica
I parametri
Le leggi fisiche
Luce naturale e risparmio energetico
La normativa
Gli strumenti dell’illuminotecnica
Radiance e Groundhod
Dialux
Analisi illuminotecniche
Luce naturale: piscina
Luce naturale: camera d’hotel
Luce artificiale
Capitolo 7
“Luce è la parola che più di ogni altra contiene significati fisici, simbolici,
evocativi. Chiunque si occupi di luce non può prescindere da questa ricchezza
di accezioni e, nel contempo, non deve mai perdere il contatto con la sua natura
fisica, né dimenticare le sue relazioni con l’uomo e con l’ambiente”[*]
Introduzione all’illuminotecnica
Con il termine “illuminotecnica” s’intende la disciplina tecnico-scientifica che
studia la diffusione, il controllo e gli effetti della luce negli ambienti dell’uomo,
sia interni che esterni. L’ambito di studio prende in considerazione ogni tipo di
fonte luminosa, sia artificiale che naturale. L’illuminotecnica è, però, solo una
piccola parte del panorama ben più vasto noto come studio della visione. Sotto
questo nome si ritrova il più ampio gruppo di discipline: architetti, ingegneri,
illuminotecnici, fisici, oculisti, psicologi, ed altri ancora.
L’illuminotecnica ha avuto il suo boom a seguito dell’invenzione della lampada
ad incandescenza (nei primi decenni del Novecento), ma le sue origini sono ben
più antiche, ed iniziano con il desiderio dell’uomo di conoscere e comprendere il
fenomeno ed i meccanismi della visione. Per citare alcuni tra gli illustri scienziati,
coinvolti in questo lungo percorso di ricerca, ricordiamo: Thomas Young
(1773-1829), James Clerk Maxwell[**] (1831-1879) ed Hermann von Helmholtz
(1821-1894) che tra il 1850 ed il 1860 redigeva “l’Handbuch”[***], ovvero il testo
359
Illuminotecnica
principe, per molti anni a venire, in materia di visione. Negli anni successivi la
materia venne comunque approfondita, ed ancora numerosi furono i contributi
nell’ampliarla, e per rendere più precisi i modelli di analisi.
I diversi studi erano però condotti localmente, cosicché lo scambio ed anche
l’uniformità di terminologie ed unità di misura risultava complesso, se non
addirittura impraticabile.
Nel 1913 nasce a Vienna il C.I.E., Commission Internationale de l’Eclairage
(Commissione internazionale sull’Illuminazione), l’organizzazione internazionale
non-profit per la ricerca, la divulgazione scientifica e la cooperazione
internazionale (su base volontaria) nel campo dell’illuminotecnica, diventando
rapidamente l’organizzazione di riferimento nel campo della luce, e di tutti i settori
annessi. Nel 1950 si prese la decisione di ufficializzare la materia di studio su
scala internazionale, portando così ogni nazione a fondare centri per lo studio,
la ricerca, la formazione e la didattica. In Italia l’istituto investito da tale incarico
fu l’Istituto Nazionale di Ottica di Firenze (oggi I.N.O.). Seguirono anni di grandi
scoperte. L’Illuminotecnica, dapprima, raccolse le numerose esperienze di
laboratorio (esperimenti, su osservatori ben addestrati, di carattere psicofisico
ed elettrofisiologico) in diversi handbook, al fine di fornire guide pratiche per la
corretta illuminazione di ambienti con varie destinazioni d’uso. Tutto questo, però,
non soddisfò a lungo gli illuminotecnici e gli architetti che chiedevano risposte di
tipo quantitativo relativamente alla visione del secondo ordine[*], al comfort, alla
gradevolezza, al gloom[**], ecc.
Nel 1987 il Prof. Julian Warren G., Shepherd A.J. e Purcell A.T., ricordando Le
Corbusier[***], sottolinearono la necessità di un maggiore approfondimento nelle
relazioni architettura - illuminazione; nel 1989 proseguirono con una vera e
propria denuncia contro l’illuminotecnica tradizionale. Si riportano alcune frasi:
“[...] Gli ingegneri si sono concentrati solo su fatti basati su criteri numerici,
trattabili con procedure di calcolo (preferibilmente semplici). [...]”
* La visione del secondo ordine è relativa all’elaborazione del cervello del segnale visivo (funzioni superiori). La visione del primo ordine si riferisce all’elaborazione
nell’occhio.
** Il termine gloom si riferisce ad ambienti in cui i parametri illuminotecnici sono rispettati, ma in cui l’illuminamento non è adeguato. Tipicamente è il locale in cui la
nostra capacità visiva inizia ad essere compromessa.
*** “[...] l’architettura è un gioco di volumi rivelati dalla luce.”
360
Capitolo 7
I parametri
Ma quali sono questi parametri illuminotecnici? Ancora una volta è necessario
definire alcuni termini: radiometria, fotometria e spettrometria. La prima è la
scienza della misura della radiazione fuori dallo spettro del visibile, la seconda
della luce (spettro visibile), e la terza misura l’energia luminosa di una precisa
lunghezza d’onda. Ricordiamo infatti che ciò che indichiamo con il termine luce
è un intervallo ben preciso
dell’onda elettromagnetica,
dotata di una struttura
corpuscolare (il fotone).
L’intervallo in cui si concentra
lo spettro visibile è compreso
tra i 380 nm ed i 780 nm. La
Fig.7.01 - Schema delle radiazioni, con evidenziata la radiazione sovrapposizione di queste
visibile.
361
Illuminotecnica
onde produce luce bianca, ovvero la luce del sole; lo spettro dei colori spazia
dal viola (prima troviamo lo spettro ultra-violetto) al rosso (e seguendo ricadiamo
nel campo dello spettro infrarosso). Altro fattore importante per la valutazione di
qualsiasi fonte luminosa è la temperatura di colore, espressa in gradi Kelvin [°K].
Tale parametro confronta il colore della
luce, emesso da una qualsiasi sorgente
luminosa, con quello emesso da un corpo
nero[*]; la temperatura a cui il corpo nero
produce la medesima tonalità di colore
corrisponde alla temperatura di colore di
quella specifica sorgente luminosa. Come
mostrato nella figura qui riportata, la luce a
basse temperature di colore è definita luce
calda (con sfumature di rosso), mentre ad
alte temperature di colore abbiamo luce
Fig.7.02 - Valori di temperatura di colore. fredda (tendente all’azzurro).
Possiamo ora meglio addentrarci all’interno della materia. Per prima cosa
definiamo l’unità di misura base dell’illuminotecnica: la candela [cd]. Dal nome è
di facile intuizione l’origine di questa unità. Oggigiorno si usano però attrezzature
ben più sofisticate per determinare qual è la quantità di riferimento per tutte le
misurazioni.
Senza voler addentrarci troppo nelle spiegazioni, ma per dovere d’informazione,
la candela [cd] è oggi realizzata
tramite un radiometro assoluto di
tipo criogenico, custodito presso
l’INRiM[**]. La candela è l’unità di
misura dell’intesità luminosa [I] ,ed è
Fig.7.03 - Esemplificazione geometrica dell’intensità definita da Federico M. Butera come:
luminosa.
* Per corpo nero s’intende un oggetto ideale che assorbe tutta l’energia radiante (di ogni tipo e proveniente da ogni direzione) e che emette in modo uniforme in
ogni direzione.
** Istituto Nazione di Ricerca Metrologica con sede a Torino.
362
Capitolo 7
1 lm = 1 cd*sr
L=dI/(dA*cosθ)
* Butera , Federico M. Architettura e ambiente manuale per il controllo della qualità termica, luminosa e acustica degli edifici. Milano: ETAS libri; 1995.
** Frascarolo , Marco. Manuale di progettazione illuminotecnica. Roma: Mancosu; 2010.
363
Illuminotecnica
E=dΦ/dA
C=(L0-Lb)/Lb
dove:
364
Capitolo 7
365
Illuminotecnica
Le leggi fisiche
Luminanza ed illuminamento hanno anche alcune caratteristiche peculiari:
E=I/d2
dω=(dS*cosα)/d2
E=dΦ/dS=(Iα*dω)/dS=(Iα*dScosα/d2 )/dS=(Iα/d2)*cosα;
366
Capitolo 7
367
Illuminotecnica
Fig.7.07 - Grafico rappresentante il bilancio energetico italiano dal 1971 al 2015. Fonte: Istat.
368
Capitolo 7
* Rizzo G. Analisi dello stato dell’arte nazionale ed internazionale dei sistemi integrati di illuminazione naturale/artificiale in relazione all’involucro edilizio nel caso di
edifici del terziario e abitativi, ai fini di un loro impiego nell’ambito della certificazione energetica degli edifici ENEA 2009;RSE/2009/14.
369
Illuminotecnica
* Dati contenuti nel rapporto “La rivoluzione dell’efficienza, il potenziale di efficienza energetica negli usi finali di energia elettrica in Italia al 2020 e i benefici
connessi”, citati dal Prof. Rizzo G. nel suo report.
** Il Prof. Rizzo G., per il solo comparto residenziale, ipotizza una probabilità di penetrazione delle lampade FLC (lampade fluorescenti compatte con alimentatore
integrato in grado di poter immediatamente sostituire le classiche lampade ad incandescenza) del 25%.
370
Capitolo 7
dell’illuminazione interna degli edifici abbia effetti molto importanti sull’uomo che
vive tali ambienti, e sulle attività che vi svolge all’interno. La rinnovata passione
per la luce naturale, favorita sempre più all’interno delle architetture, e la sua
integrazione fisiologica con la luce artificiale (la luce naturale non può, purtroppo,
assolvere appieno all’intera gamma di necessità dell’uomo, in particolare
lavorative, e non può nemmeno raggiungere ogni ambiente interno all’edificio)
permettono migliori condizioni di vita e di lavoro. Come già detto da illustri
studiosi prima di noi, ambienti migliori permettono di svolgere vite più sane, e, in
ambito produttivo, permettono ai lavoratori di svolgere le proprie mansioni con
maggiore efficienza e produttività. Il beneficio economico indotto non è mai stato
calcolato (almeno per quanto risulta dalle nostre ricerche) ma, facciamo qualche
considerazione. Sovente in un unico ambiente produttivo si trovano più persone
contemporaneamente al lavoro; ottimizzando quindi quel solo ambiente dal
punto di vista illuminotecnico, migliorando la qualità della luce e quindi la capacità
visiva degli occupanti, se ne migliorerà il lavoro e la produzione. Una produzione
maggiore e migliore porterà a profitti maggiori, connessi anche al risparmio
economico ottenuto dal miglioramento impiantistico, e dalla razionalizzazione
delle risorse (uso luce naturale integrata al bisogno dalla luce artificiale). Il nostro
auspicio è che la ricerca volga la propria attenzione anche, ed in particolar modo,
alla “misurazione” quantitativa e qualitativa del miglioramento illuminotecnico dei
luoghi per l’uomo, mettendo anche a disposizione dei progettisti strumenti più
agevoli per meglio stimare come la luce si diffonda all’interno dei progetti, così da
rendere le architetture ancora più a misura di uomo.
371
Illuminotecnica
La normativa
La normativa italiana, relativamente all’illuminotecnica, non offre molti spunti
di analisi. Da nostre ricerche, sebbene risultino essere numerose, sono ben
poche le norme che si arrischiano a dare delle prescrizioni sull’argomento. Ma
procediamo con ordine: per prima cosa definiamo la gerarchia con la quale vanno
redatte le norme; queste sono strutturate in livelli che procedono dal nazionale
(norme di livello generale), regionale ed infine locale (norme di maggior dettaglio
e relazionate al particolare territorio in cui vengono emanate), ed oltre a queste
esistono norme redatte da terzi organi (sia a livello nazionale che europeo)
che contribuiscono ad arricchire e precisare un panorama altrimenti piuttosto
desolante[*]. Segnaliamo come molte delle normative derivano da studi, ricerche,
direttive o guide realizzate dal C.I.E., che, come già detto, è l’organizzazione
internazionale di riferimento nel settore della luce, ed in tutti i settori collegati.
Detto questo addentriamoci meglio nella materia. In Italia non c’è una
legislazione ad hoc sull’illuminotecnica, ma a seconda del settore per cui la
norma viene redatta vengono date delle indicazioni. Per questo motivo sono
rintracciabili numerose norme che danno (o per lo meno ci provano) indicazioni
sull’argomento. Esistono norme che parlano di illuminazione (sia naturale, sia
artificiale) i cui campi d’intervento spaziano dalla nautica (imbarcazioni, norme
per la guardia costiera), passando per le camere mortuarie, accordi internazionali
per la veterinaria e/o il commercio di carni (in questo caso si danno indicazioni
sulla progettazione per i locali di macellazione ad esempio), arrivando poi
alla progettazione di strade ed edifici di ogni tipo (dall’industriale al civile). Il
legislatore, riguardo all’illuminotecnica, ha inteso l’argomento di interesse per la
sicurezza (sul posto di lavoro) e la salubrità degli ambienti, e, più recentemente,
sul tema dell’inquinamento luminoso. Nella maggior parte dei casi si legge:
“si devono garantire adeguati livelli di illuminamento”, frase che lascia molta
discrezione al “responsabile” di turno, che sia il progettista od il datore di lavoro
(per citarne alcuni), ovvero persone che, in larga parte, non hanno le conoscenze
* Tra gli enti nazionali ricordiamo l’U.N.I. (Ente Nazionale di Unificazione) ed il C.E.I. (Comitato Elettrotecnico Italiano); a livello europeo troviamo il C.E.N.
(Comitato Europeo di Normazione) ed il C.E.N.E.L.E.C. (Comitato Europeo di Normazione Elettrotecnica). Per completezza citiamo anche l’I.S.O. (Organizzazione
Internazionale per le Standardizzazioni) e lo I.E.C. (International Electrotechnical Commission) che operano a livello mondiale.
372
Capitolo 7
* Per citarne alcuni: Termini generali e criteri di qualità, Illuminazione degli ambienti di lavoro e dei locali scolastici, Inquinamento luminoso, Progetto
illuminotecnico.
373
Illuminotecnica
Si sottolinea come l’elenco sopra riportato non sia esaustivo dell’intera legislatura
italiana in fatto di luce ed illuminotecnica.
A livello regionale la situazione non migliora, in quanto, mancando la cultura
legislativa a livello nazionale, si osserva un numero di norme ancora più esiguo.
Per praticità, ed inerenza con il tema della tesi, si andranno a considerare
solo le norme di Regione Lombardia. Anche qui rintracciamo norme che
parlano dell’illuminotecnica in relazione al risparmio energetico in edilizia ed
all’inquinamento luminoso. Rispetto a quest’ultimo tema, Regione Lombardia (e
come lei molte altre regioni) è più progredita rispetto al livello nazionale dove
esistono soltanto disegni di legge non ancora approvati. Le uniche leggi degne
di nota sono:
* Fattore di Luce Diurna esprime, in valore percentuale, quanta luce entra in un locale in condizioni di cielo nuvoloso (CIE Overcast Sky) a prescindere dall’ora o
dal giorno in cui viene calcolato. Il valore è il rapporto tra l’illuminamento interno al locale e l’illuminamento medio sul piano orizzontale esterno.
374
Capitolo 7
• L.R. 5 ottobre 2015, n. 31, che si incentra sul risparmio energetico per
dispositivi esterni e contrasto all’inquinamento luminoso, dando indicazioni
per la tutela di zone protette (osservatori astronomici, S.I.C.[*], ecc.). La
legge inoltre stabilisce che ogni comune deve redigere il Documento di
Analisi dell’Illuminazione Esterna (D.A.I.E., che sostituisce il P.R.I.C., Piano
Regolatore dell’Illuminazione Comunale instaurato[**]);
• L.R. 21 dicembre 2004, n. 39, norme per il risparmio energetico in cui
(come per le leggi nazionali) s’individua il settore dell’illuminazione come
campo d’intervento;
• D.G.R. 11 dicembre 2000, n. 7/2611 che stabilisce le fasce di rispetto per
gli osservatori astronomici.
In base ai dati di quest’ultima norma osserviamo che il comune di Lecco ricade sotto
il raggio d’influenza di due osservatori astronomici: l’Osservatorio Astronomico
Brera di Merate (LC), con una fascia di rispetto di 25km, e l’Osservatorio
Astronomico di Sormano (CO), con una fascia di rispetto di 15km. Tali fasce di
rispetto comportano importanti limitazioni delle emissioni luminose verso l’alto.
Oltre a questo i comuni che ricadono in queste fasce di rispetto devono sottoporre
ai rispettivi osservatori di competenza il D.A.I.E.
In base a quanto detto sopra, ogni comune deve dotarsi entro due anni dalla
data di approvazione della L.R. 5 ottobre 2015, n. 31 del D.A.I.E. (od al più del
P.R.I.C.[***]). Purtroppo ad oggi il comune di Lecco non risulta dotato del D.A.I.E. o
del P.R.I.C.
Le lacune finora dimostrate, a più livelli, dalla normativa italiana sono compensate
dalle norme emanate da organismi quali l’U.N.I. La produzione legislativa in
questo senso è molto ampia, e spaziano su diversi argomenti. Effettuando una
ricerca sul sito dell’U.N.I.[****]risultano 48 norme attualmente vigenti afferenti tutte
alla Commissione Luce e Illuminazione. Citiamo le norme principali:
375
Illuminotecnica
• metodo dei punti per mezzo del quale è possibile calcolare l’illuminamento,
punto per punto, di ogni singolo apparecchio (sia questo puntiforme, lineare
od esteso);
• metodo del flusso totale con il quale si possono valutare, a seconda
dell’apparecchio e della lampada scelti, il numero di punti luce da inserire
all’interno della stanza.
376
Capitolo 7
Questi sono solo alcuni dei procedimenti. I metodi di calcolo, in particolare, sono
molti e vari, ma in questa sede non verranno presentati essendo decisamente
complessi. Precisiamo inoltre che questi metodi sono attualmente poco usati poiché
esistono strumenti software, facilmente reperibili in rete, in grado di restituire gli
stessi risultati in tempi brevi e con maggior accuratezza; il procedimento grafico
ancora più usato è il grafico solare per la valutazione degli ombreggiamenti,
poiché risulta essere relativamente semplice nella realizzazione e di immediata e
facile valutazione. Per quanto concerne il metodo del flusso totale, sebbene risulti
essere molto facile nel procedimento di calcolo, osserviamo come oggigiorno
sia poco fruibile a causa dell’incompletezza, o anche della mancanza, della
documentazione messa a disposizione dalle aziende produttrici di apparecchi
luminosi.
Per chiarezza spieghiamo nel seguito il relativo procedimento di calcolo:
k=ab/(h(a+b))
dove:
i. h è l’altezza utile, ovvero la distanza delle sorgenti luminose dal
piano di lavoro;
ii. a è la prima dimensione del locale (la larghezza ad esempio);
iii. b è la seconda dimensione del locale.
k’=1,5*ab/(h’(a+b))
dove:
i. h’ è l’altezza del soffitto rispetto al piano di lavoro;
377
Illuminotecnica
η=Φapparecchio luminoso/Φlampada
n=(EV S)/ΦηUM
Abbiamo così riassunto il procedimento di calcolo del metodo del flusso totale
in cinque punti. Molti dei dati coefficienti richiesti nel calcolo sono difficilmente
reperibili; il fattore di utilizzazione U, ad esempio, è presente in letteratura[*]
in forma tabellare, ma i valori riportati risultano riferiti a pochissimi modelli di
apparecchi luminosi (per lo più destinati all’uso in uffici od industrie) e non tengono
conto della mutata tecnologia delle lampade, facendo ancora a riferimento a
quelle ad incandescenza, mentre oggigiorno esistono differenti, e più efficienti,
* Butera , Federico. Architettura e ambiente manuale per il controllo della qualità termica, luminosa e acustica degli edifici. Milano: ETAS libri; 1995.
378
Capitolo 7
lampade (FLC, LED ecc.). Tale mancanza di dati è influenzata, come già
anticipato, dall’enorme diffusione di software che, recependo i dati direttamente
dai produttori (sia di lampade, sia di apparecchi), svolgono già al loro interno i
calcoli necessari per restituire al progettista il numero minimo di apparecchi da
installare all’interno dell’ambiente oggetto di studio.
Radiance e Groundhod
Radiance è un software freeware in ambiente UNIX[*] sviluppato, principalmente
da Greg Ward, a scopo di ricerca dal Lighting System Research Group del
Lawrence Berkeley National Laboratories[**] nella seconda metà degli anni ottanta.
Il continuo sviluppo del software fino ai giorni nostri (la versione 5.0 è stata
rilasciata il 18 settembre 2015) ha reso Radiance il software per la simulazione
illuminotecnica più usato e preciso[***]. La particolarità di Radiance sta nel fatto
che, come UNIX, è composto da più di cento programmi diversi, ognuno dei
quali svolge un compito ben preciso (per la generazione delle geometrie, analisi
e manipolazione, rendering ecc.), rendendolo di fatto una suite[****]; l’utente è quindi
l’unico limite a se stesso. La possibilità
di concatenare tali programmi in
maniera diversa, di poter manipolare
direttamente numerose opzioni per
l’analisi o la resa dei dati, di poter
ottenere le informazioni desiderate in
Fig.7.08 - Rappresentazione del processo di ray tracing.
diversi formati, tutto questo consente
all’utente (sia esso un architetto,
un ingegnere, od un ricercatore) di poter ottenere funzioni personalizzate e
più potenti, permettendo di poter gestire geometrie complesse ed ogni tipo di
materiale.
Il processo di calcolo implementato in Radiance è un misto tra il ray tracing ed il
Monte Carlo sampling:
* Ufficialmento nato il 1 gennaio 1970 presso i Lawrence Berkeley National Laboratories, senza troppo scendere in dettaglio, è un sistema operativo di tipo aperto
composto da più programmi espandibili e combinabili per ottenere funzioni nuove e più potenti.
** Laboratorio di ricerca del Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti d’America, con sede a Berkley, in gestione all’Università della California.
*** Gugliermetti F, Bisegna F. Integrazione Luce Naturale/Luce Artificiale in ambito terziario ed abitativo. ENEA 2009;Report RSE/2009/13.
**** Termine informatico per indicare un insieme di più programmi in grado di lavorare singolarmente od insieme.
379
Illuminotecnica
* Effetto che si produce quando la luce è riflessa da una superficie curva, e l’inviluppo dei raggi riflessi si definisce caustica per rifrazione o diacaustica.
** GUI: Grafic User Interface è l’interfaccia con cui i maggiori software per PC e MAC sono equipaggiati per facilitare il compito dell’utente. In sostanza ad ogni
comando corrisponde l’attivazione di un icona o di un menù. Non è il caso di Radiance.
380
Capitolo 7
vuole raggiungere. Con i software dotati di G.U.I., invece, capita spesso che si
proceda in maniera iterativa aggiungendo o togliendo, in maniera indiscriminata,
elementi fino a che non si visualizza la corretta soluzione. Ad ogni modo vien
da sé la difficoltà, per chi si approccia alla suite, di non avere a disposizione i
consueti comandi per la modellizzazione degli ambienti. Ovviamente sono previsti
programmi per la definizioni geometrica dei locali (od anche di ambienti esterni),
ma questi operano per primitive (parallelepidi, cilindri, sfere) ed è difficile poter
rendere la complessità degli ambienti che spesso accompagna la progettazione
architettonica. La quantità di dati necessari per poter iniziare a svolgere le analisi
è anche considerevole. Per una scena base bisogna definire, per ogni elemento
richiesto, diversi file:
381
Illuminotecnica
382
Capitolo 7
Dialux
Dialux[*] è un software freeware, per ambiente Windows, sviluppato dalla tedesca
Dial, società attiva nella ricerca e sviluppo illuminotecnico. Il software ha molte
differenze con Radiance. In primis è un software dotato di G.U.I., dotato quindi
di un interfaccia che richiede la semplice conoscenza di icone e menù, guidando
l’utente attraverso l’uso e le impostazioni. Altre differenze sono:
383
Illuminotecnica
più accurata possibile singoli locali, interi piani o edifici al fine di poter poi
svolgere le simulazione. Infatti il software è impostato in modo tale che l’utente
svolga le azioni in una successione ben precisa (ma non rigida), completando
ogni step con le informazioni utili alla definizione del tipo di ambiente e delle
prestazioni richieste. Il grande pregio di Dialux è la libreria espandibile delle
lampade e degli apparecchi luminosi. E’ possibile scaricare da internet un
impressionante catalogo di marchi, che permette di inserire il corretto modello in
3D dell’apparecchio desiderato, corredato di tutte le informazioni sulle lampade
utilizzate e sul consumo di energia. Il programma, al termine delle simulazioni,
permette anche di poter esportare un report esaustivo di tutte le informazioni
tecniche e di simulazione necessarie al progettista.
384
Capitolo 7
Analisi illuminotecniche
Quanto detto in precedenza ci porta alle analisi illuminotecniche svolte all’interno
della nostra tesi. Il nostro interesse si è concentrato sulla luce naturale,
introducendo le nostre considerazioni a riguardo fin dalle prime fasi di progetto.
La luce non è per noi solo un parametro, ma un elemento progettuale intrinseco,
capace di modellare e definire gli spazi, e donare a questi ultimi maggior
qualità per l’uomo e le sue attività. Tutto questo senza trascurare il pericolo del
surriscaldamento interno dovuto ad un eccessivo irraggiamento, e ritardando il
più possibile lo sfruttamento dell’illuminazione artificiale.
385
Illuminotecnica
senβ=cosφcosδcosω+senφsenδ
dove:
386
Capitolo 7
387
Illuminotecnica
388
Capitolo 7
Definita così la geometria dei brise-soleil, resta ora da comprendere come la luce
si diffonda all’interno dell’ambiente in oggetto.
I brise-soleil sono distribuiti su sette campate, e disposti secondo una matrice
di 3 x 29 elementi. Il modello, realizzato con SketchUp, è stato poi esportato in
Radiance, dove si è provveduto a definire in maniera corretta:
1. i materiali:
a. cemento a vista per i pilastri;
b. lamelle in legno con superficie inferiore e superiore riflettente (al fine di
sfruttare gli effetti di riflessione della luce);
c. pavimento in piastrelle ceramiche;
d. muri e soffitto intonacato e verniciato bianco;
e. spalti rivestiti con superficie calpestabile in legno, e finitura lucida
all’intradosso ed il bordo;
2. la posizione del sole:
a. per il calcolo dell’illuminamento diretto si è impostato un cielo di tipo
CIE Clear Sky[*];
b. per il calcolo dell’FLD si è invece imposto, come modello di cielo, il CIE
Overcast Sky[**].
Occorre a questo punto fare una puntualizzazione. Mentre per il modello CIE
Clear Sky Radiance è in grado di calcolare autonomamente le impostazioni
corrette (a partire da dati noti quali latitudine, longitudine, ed ora del giorno), non
è lo stesso per il CIE Overcast Sky per il quale si richiede il calcolo e l’immissione
dell’irradianza Rhoriz [Watt/m2] per la località di progetto, ricavato dalla seguente
equazione:
389
Illuminotecnica
Rhoriz=Ehoriz/(179 lm/W)
dove:
Ed0=(7/9)*πLz
390
Capitolo 7
in cui:
• Lz è il valore di luminanza allo zenit del modello di cielo CIE Overcast Sky,
calcolato con la formula di Kittler[*]: Lz=3990*(1+1,5senβ).
Appare chiaro come tali formule restituiscono dei valori univoci per ogni giorno
dell’anno e per ogni ora del giorno. E’ quindi giusto chiedersi: quale valore
considerare? La norma ci dice che il valore di riferimento per l’illuminamento
sul piano orizzontale Ed0 è tale da rappresentare la condizione peggiore valida
per l’85% dell’orario lavorativo considerato. Possiamo anche dire che il valore
da noi ricercato è il percentile del 15% della serie statistica su base oraria. E’
ovvio che, a discrezione del progettista, si può considerare una percentuale
maggiore o minore. Valori maggiori, per esempio, indicano la volontà di ritardare
il più possibile l’uso di luce artificiale, e portano a considerare valori di Ed0 minori
(viceversa se si considerano percentuali minori).
In letteratura si fa riferimento anche ad un metodo di calcolo per l’illuminamento
al suolo dovuto alla luce solare diretta; la formula che permette questo è:
dove:
m=1/(senβ+0,50572*(β+6,07995°)-1,6364)
* La formula di Kittler è valida per l’Europa. Per completezza informiamo che per gli Stati Uniti d’America si segue la formula di Krochmann: Lz=123+8600senβ.
391
Illuminotecnica
Nel 1986 Tregenza propose un modello di calcolo per la Design Sky Illuminance
Edesign,sky, basato sull’analisi statistica dell’illuminamento orizzontale non
ostruito (considerando un intervallo temporale 9.00 - 17.00, ed il percentile del
15%). La formula proposta è:
Edesign,sky=48,8sen(πβ/180)1,105
5°< β ≤ 60°
I valori ottenuti, come si vede, sono alquanto diversi. Iniziamo col dire che
andremo ad escludere subito i valori di Eb0 e di Satel-light. Il primo perché si
riferisce ad una condizione di luce diretta (mentre per lo scopo prefisso, ovvero
il calcolo dell’FLD, si parte da una condizione di cielo coperto, privo quindi di
luce diretta), il secondo perché non allineato agli altri valori, sebbene si possa
* http://www.satel-light.com/.
392
Capitolo 7
pensare essere più preciso, in quanto derivato da misurazioni reali. Si precisa che,
purtroppo, i dati forniti dal database sono relativi ad un limitato periodo di tempo
(1996 - 2000), e caratterizzati da un analisi dall’alto (le misurazioni vengono
effettuate per mezzo di satelliti), analizzando la condizione a terra per mezzo di
algoritmi che desumo il valore plausibile di illuminamento orizzontale. Tra i valori
rimanenti si è scelto di seguire la regola pratica presentata da Butera nel suo
manuale[*], rispettando la pratica, consolidata negli anni, dell’illuminotecnica.
Implementando così il calcolo dell’irradianza Rhoriz si ricava il valore da inserire
in Radiance, al fine di modellare il CIE Overcast Sky. A questo punto possiamo
iniziare a svolgere le necessarie analisi:
Fig.7.18 - Rappresentazione del modello della piscina, per lo studio della luce naturale.
Nel seguito sono descritti i quattro casi di studio, attraverso i quali abbiamo
analizzato la variazione di luce naturale in ingresso al variare del numero di
brise-soleil eliminati dalla facciata:
* Butera , Federico. Architettura e ambiente manuale per il controllo della qualità termica, luminosa e acustica degli edifici. Milano: ETAS libri; 1995.
393
Illuminotecnica
Caso 0
Il primo modello, realizzato per
lo svolgimento delle analisi
illuminotecniche, prevede una
facciata interamente ricoperta da
brise-soleil.
Fig.7.20 - Immagine falsi colori dell’illuminamento, caso 0, Fig.7.21 - Immagine falsi colori dell’illuminamento, caso 0,
dovuto alla luce naturale il 21 giugno alle 16:00. dovuto alla luce naturale il 21 dicembre alle 16:00.
Qui sopra sono mostrate le immagini, in falsi colori, che mostrano l’ingresso della
luce rispettivamente al 21 Giugno ed al 21 Dicembre. Per meglio comprendere
come, e quanto, la luce arrivi in profondità andiamo ad analizzare i dati riportati
sul piano di lavoro:
394
Capitolo 7
Fig.7.24 - Immagine falsi colori della luminanza, caso 0, il Fig.7.25 - Immagine falsi colori della luminanza, caso 0, il
21 giugno alle 16:00. 21 dicembre alle 16:00.
La valutazione della luminanza purtroppo non è cosa facile; per lo più si basa
sulla sensibilità e sull’esperienza del progettista. Possiamo dire che la luminanza
del mese di dicembre è facilmente valutabile, osservando come la variazione
sia decisamente minima, e limitata entro un range minimo (150 - 50 cd/m2).
Non è così (forse) per la luminanza del 21 giugno, dove le numerose sfumature
di colore possono far preoccupare. L’intera gamma di colori della palette è sì
presente, ma questa degrada lentamente verso il fondo; inoltre all’interno della
singola vista sono presenti tutte le sfumature, garantendo così un adattamento
progressivo dell’occhio alle mutevoli condizioni visive interne.
395
Illuminotecnica
Caso 1
Nel caso 1, a seguito di quanto
visto prima, iniziamo ad eliminare
parte dei brise-soleil, al fine di
migliorare la qualità visiva interna.
Questa prima operazione si svolge
in una fascia di 1,50m partendo
dall’intradosso. La logica, con
Fig.7.26 - Modello del locale piscina per il caso 1 (facciata cui abbiamo diminuito le lamelle,
“piena”).
prevede di aumentare le aperture
procedendo da sinistra (campata più a nord) verso destra. Questo per garantire
un maggiore ingresso di luce nell’area “a sud” della piscina, dove (come si evince
dall’immagine dell’illuminamento al 21 giugno del Caso 0) è minore l’ingresso di
luce naturale.
Fig.7.27 - Immagine falsi colori dell’illuminamento, caso 1, Fig.7.28 - Immagine falsi colori dell’illuminamento, caso 1,
dovuto alla luce naturale il 21 giugno alle 16:00. dovuto alla luce naturale il 21 dicembre alle 16:00.
396
Capitolo 7
Fig.7.31 - Immagine falsi colori della luminanza, caso 1, il Fig.7.32 - Immagine falsi colori della luminanza, caso 1, il
21 giugno alle 16:00. 21 dicembre alle 16:00.
397
Illuminotecnica
Caso 2
Proseguiamo con il processo
di selezione delle lamelle da
sottrarre. La fascia succesiva
in cui operiamo è di 3,40m. Il
metodo è lo stesso: si aumentano
le aperture procedendo verso le
campate più a sud.
Fig.7.33 - Modello del locale piscina per il caso 0 (facciata
“piena”).
Fig.7.34 - Immagine falsi colori dell’illuminamento, caso 1, Fig.7.35 - Immagine falsi colori dell’illuminamento, caso 1,
dovuto alla luce naturale il 21 giugno alle 16:00. dovuto alla luce naturale il 21 dicembre alle 16:00.
Dalle immagini qui riportate risulta ancora più evidente come la quantità di
luce sia aumentata considerevolmente; al 21 giugno l’ambiente si apre verso
l’esterno, mentre al 21 dicembre la situazione è decisamente migliorata.
398
Capitolo 7
Fig.7.38 - Immagine falsi colori della luminanza, caso 2, il Fig.7.39 - Immagine falsi colori della luminanza, caso 2, il
21 giugno alle 16:00. 21 dicembre alle 16:00.
399
Illuminotecnica
Caso 3
Il Caso 3 è l’ultimo caso di studio
per la piscina. L’ultima fascia
in cui andiamo ad operare è di
appena 1m. Questo al fine di
garantire 2,50m di brise-soleil per
mascherare la vista della strada
dall’interno.
Fig.7.40 - Modello del locale piscina per il caso 3 (facciata Vediamo quindi i risultati a cui
“piena”).
siamo giunti.
Fig.7.41 - Immagine falsi colori dell’illuminamento, caso 3, Fig.7.42 - Immagine falsi colori dell’illuminamento, caso 3,
dovuto alla luce naturale il 21 giugno alle 16:00. dovuto alla luce naturale il 21 dicembre alle 16:00.
400
Capitolo 7
Dall’osservazione dei dati riportati sul piano lavoro, appare invece chiaro come
i dati del Caso 2 siano sostanzialmente confermati. Questo probabilmente è
dovuto alla dimensione ridotta della fascia in cui operiamo la sottrazione di brise-
soleil.
Fig.7.45 - Immagine falsi colori della luminanza, caso 3, il Fig.7.46 - Immagine falsi colori della luminanza, caso 3, il
21 giugno alle 16:00. 21 dicembre alle 16:00.
Lo stesso si può dire per la luminanza; qui vediamo lievemente migliorati (quasi
identici) i valori del Caso 2, andando a confermare quanto detto in precedenza:
l’ambiente, in entrambe le date esaminate, appare idoneo alla vista per un
uomo “normale”, senza affaticare il sistema visivo con disagi dovuti a variazioni
repentine di luminanza (ed i conseguenti effetti di abbagliamento).
401
Illuminotecnica
Risultati
Abbiamo fin qui esposto i dati qualitativi, dai quali abbiamo potuto desumere
il miglioramento dell’illuminazione interna, e come questa si sia distribuita
nell’ambiente. Ricordiamo che i dati proposti sono relativi alla condizioni più
favorevole (il 21 giugno), ed alla condizione peggiore (il 21 dicembre). Nonostante
l’esposizione ad ovest, la facciata permette fino alle ore 15:00 (mediamente)
ingresso di luce fredda, ovvero una luce omogenea capace di trasmettere
pochissima radiazione termica (praticamente nulla!); successivamente, all’interno
della piscina, l’ingresso di luce naturale è garantito, e regolato dai brise-soleil,
soprattutto nel periodo più intenso del 21 giugno.
Purtroppo, a causa delle condizioni
geografiche e di contesto del progetto,
il periodo invernale risulta invece essere
scarso come illuminamento.
La diminuzione dei brise-soleil, rispetto
alla condizione di partenza (Caso
0) ha comunque portato un grande
giovamento all’ambiente interno. Questo
è dimostrabile attraverso l’analisi dei
Fig.7.47 - Modello di riferimento per la misurazione grafici che qui di seguito riportiamo.
del’FLD.
Tali dati sono stati calcolati sulla linea
mediana del piano di lavoro, con passo 0,50m:
402
Capitolo 7
Fig.7.48 - Grafico che mostra l’andamento dell’illuminamento interno alla piscina, dovuto alla sola luce naturale, al 21
giugno, confrontando i quattro casi prima descritti.
Fig.7.49 - Grafico che mostra l’andamento dell’illuminamento interno alla piscina, dovuto alla sola luce naturale, al 21
dicembre, confrontando i quattro casi prima descritti.
403
Illuminotecnica
iniziano a 9,31m) di profondità, per terminare a 33m (il piano termina alla
profondità di 32,73m). Lungo tutta la profondità possiamo anche osservare come
i valori di illuminamento si attestino al di sopra dei 100lux, livello di illuminamento
minimo per le aree di passaggio in ambienti pubblici (per la vasca si richiede un
illuminamento medio pari a 500lux). I valori ascendenti sul fondo della piscina
sono da attribuire all’opportuna scelta dei materiali e di colori, tali da permettere
la riflessione dei raggi luminosi. Quindi, la luce che giunge fino al fondo della
piscina viene poi riflessa dal pavimento sulle pareti, e di nuovo sul pavimento
grazie alla presenza dell’intradosso degli spalti.
Però, per meglio valutare quantitativamente la luce naturale che entra
nell’ambiente della piscina, è necessario analizzare i dati dell’analisi F.L.D.
(ricordiamo che questo tipo di valutazione è fatta considerando la condizione
peggiore, ovvero cielo nuvoloso con assenza di radiazione diretta):
Fig.7.50 - Grafico che mostra l’andamento dell’FLD interno alla piscina, confrontando i quattro casi prima descritti.
Anche in questo caso è visibile un aumento delle prestazioni interne; dal confronto
tra il Caso 0 ed il Caso 3 risulta un miglioramento medio del 78%. Il grafico è
strutturato in modo che l’asse delle ascisse (la profondità) intersechi le ordinate
(l’F.L.D.) al valore 2. Questo è il minimo ammesso in ambienti interni. Possiamo
404
Capitolo 7
405
Illuminotecnica
406
Capitolo 7
Il sistema di controllo della luce naturale per le camere è affidato a tende esterne
di colore bianco, regolabili dall’ospite, installate sulla struttura esterna del balcone,
che sporge dalla facciata di 2m e contribuisce ulteriormente all’ombreggiamento
della facciata; non abbiamo quindi definito casi studio come per la piscina (i brise-
soleil sono elementi fissi che richiedono, quindi, uno studio a priori in modo da
non permettere condizioni di discomfort). L’uso di tende di colore bianco permette,
inoltre, di lasciare entrare luce nell’ambiente, ma di tipo diffuso, e di ridurre la
radiazione termica in ingresso. Le richieste prestazionali per le camere d’albergo
sono piuttosto articolate, e differenziate in funzione della zona:
Il modello di studio è stato sviluppato con le stesse indicazioni già sviluppate per
la piscina. Realizzata la camera ad ovest, il modello per la camera est è stato
semplicemente specchiato.
407
Illuminotecnica
Camera Ovest
Fig.7.54 - Immagine falsi colori dell’illuminamento della Fig.7.55 - Immagine falsi colori della luminanza della
camera ad ovest, il 21 giugno ore 16:00. camera ad ovest, il 21 giugno ore 16:00.
Fig.7.56 - Immagine falsi colori dell’illuminamento della Fig.7.57 - Immagine falsi colori della luminanza della
camera ad ovest, il 21 dicembre ore 16:00. camera ad ovest, il 21 dicembre ore 16:00.
408
Capitolo 7
L’analisi del piano di lavoro mostra come entri la luce nelle due date studiate, e
come sul fondo della stanza, profonda 9,80m, si riesca a garantire un livello di
illuminamento minimo pari a 100lux (in quest’area sono localizzati l’ingresso ed il
bagno, per i quali risulta rispettato l’illuminamento medio, pari a 100lux).
Camera Est
La camera affacciata ad est risulta, come geometria, semplicemente specchiata,
ma non è così per i risultati:
Fig.7.60 - Immagine falsi colori dell’illuminamento della Fig.7.63 - Immagine falsi colori della luminanza della
camera ad est, il 21 giugno ore 16:00. camera ad est, il 21 giugno ore 16:00.
Fig.7.61 - Immagine falsi colori dell’illuminamento della Fig.7.62 - Immagine falsi colori della luminanza della
camera ad est, il 21 dicembre ore 16:00. camera ad est, il 21 dicembre ore 16:00.
409
Illuminotecnica
La vista in pianta, dell’illuminamento sul piano di lavoro, risulta essere ancora più
problematica. I valori, anche vicino alla finestra, appaiono essere molto bassi (di
poco superiori ai 100lux).
Risultati
I dati quantitavi, come per la piscina,
sono stati rilevati sulla linea di mezzeria
del piano di lavoro, e rappresentati
graficamente. Le differenti condizioni
al contorno non permettono di fare
Fig.7.66 - Rappresentazione del modello della camera per un opportuno confronto tra le due
l’analisi dell’FLD.
situazioni, ma vanno analizzate
singolarmente.
410
Capitolo 7
Fig.7.67 - Grafico che mostra l’andamento dell’illuminamento interno alla camera ad ovest, dovuto alla sola luce
naturale, durante l’anno.
Fig.7.68 - Grafico che mostra l’andamento dell’illuminamento interno alla camera ad est, dovuto alla sola luce naturale,
durante l’anno.
411
Illuminotecnica
I dati della camera con affaccio ad est mostrano un qualcosa che, forse, non ci si
aspettava. Iniziamo col dire che anche per questa situazione abbiamo scelto di
operare le simulazioni impostando l’orario alle ore 16:00; questo perché l’orario in
cui avremmo potuto avere luce diretta risulta essere tra le 5:00 e le 6:00, orari in
cui, presumiamo, l’ospite abbia la finestra ancora oscurata per la notte. Si presume
che le 16:00 siano, al contrario, un orario in cui l’ospite possa “vivere” la camera.
Dal grafico appare, così, che i giorni con la quantità maggiore di illuminamento
siano il 21 marzo ed il 21 settembre, mentre è il 21 giugno il giorno con i valori più
bassi. In questa data, sappiamo bene, l’altezza solare β è maggiore portando ad
avere un ombreggiamento più marcato sulle superfici finestrate ad est.
Osserviamo come, per entrambi i grafici, i valori sul fondo della stanza tendono
a zero:
Fig.7.69 - Grafico che mostra l’andamento dell’FLD interno alla camera ad ovest.
412
Capitolo 7
Fig.7.70 - Grafico che mostra l’andamento dell’FLD interno alla camera ad est.
Come per la piscina i grafici sono strutturati per mostrare fino a che profondità
è possibile illuminare la stanza con la sola luce naturale. Per l’orientamento ad
ovest tale profondità corrisponde a 3,70m, mentre per l’affaccio ad est si riduce
a 2,40m.
Sarà preferibile dotare (anche) le stanze di un illuminazione artificiale regolabile
dall’ospite e, vista la diversificazione delle zone, differenziare la tipologia degli
apparecchi luminosi e fornendo altrettanti punti di controllo.
413
Illuminotecnica
Luce artificiale
Gli ambienti appena decritti ed analizzati sono stati anche valutati per quanto
concerne la luce artificiale. Come già anticipato, a tale scopo è stato usato il
software di progettazione Dialux. Ci siamo però posti il quesito: quanto è affidabile
l’uso di questo software? Sappiamo che il programma utilizza il metodo dei flussi
totali, già descritto, per poter ricavare il numero di lampade da inserire. Abbiamo
quindi implementato l’algoritmo di calcolo con l’aiuto di un foglio di calcolo, e
calcolato il numero di lampade da inserire all’interno della camera d’albergo (è
ovviamente indifferente che si tratti della camera ad ovest o ad est), limitandoci
alla zona in cui si trova il letto. Il piano di lavoro è stato fissato a 0,10m dal
pavimento. Seguiamo i cinque punti prima descritti:
CAMERA
Zona
Letto
E v
[lux=lm/m2 ] 100
otteniamo così il coefficiente di
a
[m] 6,32
b
[m] 4,20
S
[m ]
2 26,54 forma, imponendo l’altezza dal piano
h
[m] 3,00 k
[-‐] 0,84
h'
[m] -‐ k'
[-‐] -‐ di lavoro a 3,00m ed un fattore di
M
[-‐] 0,80
Tab.7.03 - Tabella che riassume le dimensioni ed i manutenzione pari a 0,80; possiamo
parametri di calcolo della camera per il metodo dei flussi
totali. così ricercare le lampade ed i relativi
apparecchi. Ai fini del confronto
consideriamo gli apparecchi tabellati da Butera all’interno del suo testo, e di
conseguenza scegliamo lampade a tubo con tecnologia fluorescente. Tale scelta
è dettata dall’odierna difficoltà di rintracciare (sui siti dei produttori) apparecchi
per lampade ad incandescenza, ricavando così l’opportuno valore del fattore di
utilizzazione. Il calcolo del numero di apparecchi fornisce i seguenti risultati:
LAMPADE
FLUO._01 FLUO._02 FLUO._03 FLUO._04
L.O.R.
[-‐] 0,67 0,82 0,74 0,56
U
[-‐] 0,45 0,44 0,39 0,4
ɸ lampadina
[lm] 2700 515 3350 4450
W lampadina
[Watt] 32 32 36 56
n calcolo 4,08 17,86 3,43 3,33
n 5,00 18,00 4,00 4,00
WATT
TOTALI 160 576 144 224
Tab.7.04 - Tabella che riassume i calcoli per la determinazione del numero di apparecchi
interni alla camera, usando il metodo dei flussi totali.
414
Capitolo 7
Piscina
Il locale piscina risulta formalmente diviso in due piani strutturati come segue:
• piano terra:
a. vasca (500 lux);
b. area pedonale a doppia altezza (300 lux);
c. area pedonale al di sotto degli spalti (300 lux);
• piano primo
a. spalti (200 lux).
Per ogni zona individuata abbiamo così definito il piano di lavoro ed i rispettivi
requisiti d’illuminamento (come riportati sopra). Una volta modellato l’ambiente,
assegnati i materiali alle superfici, e definiti i parametri di calcolo, procediamo
alla selezione degli apparecchi illuminanti. Precisiamo che è necessario
selezionare elementi adatti ad ambienti umidi, , trattandosi per l’appunto di una
piscina pubblica. Dobbiamo quindi verificare il codice IP, presente sulle etichette
di prodotti elettrici. Tale sigla indica il grado di protezione degli involucri, come
stabilito dalla norma CEI EN 60529/1997; la sigla è seguita da un codice a due
cifre ed, eventualmente, due lettere addizionali, ad esempio:
IP 12 AB
dove:
415
Illuminotecnica
Alla luce di quanto descritto per l’area a doppia altezza si sono scelti degli
apparecchi a sospensione posti ad una altezza di 8,00m dal piano di lavoro, le
cui caratteristiche sono:
• L.O.R. 0,8;
• lampada tipo ALOGENA:
a. temperatura di colore 3000 °K;
b. potenza 445 Watt;
• resistenza IP 65.
Nell’area sotto gli spalti si è invece optato per la tipologia a faretti fissi LED ad
incasso, posti ad un’altezza di 4,00m dal piano di lavoro:
• L.O.R. 1;
• lampada tipo LED:
a. temperatura di colore 3000 °K;
b. potenza 20 Watt;
• resistenza IP 54.
Il software permette di inserire punti di luce singoli o per serie lineare, rettangolare
o circolare. L’opzione d’inserimento in serie calcola automaticamente il numero
necessario di apparecchi, distribuendoli uniformemente. Potrebbe accadere che
Dialux inserisca più lampade del necessario (dipende dal metodo d’inserimento
scelto e dalla dimensione dell’ambiente); si precisa quindi di porre attenzione a
questa eventualità, e di verificare i risultati ottenuti rimaneggiando la posizione
degli apparecchi od il loro numero. Il numero di elementi inseriti è:
416
Capitolo 7
Fig.7.73 - Immagine falsi colori dell’illuminamento sulla Fig.7.72 - Immagine falsi colori dell’illuminamento al piano
vasca prodotto dalla luce artificiale. della vasca prodotto dalla luce artificiale.
417
Illuminotecnica
Camera
Abbiamo considerato una camera tipo per la valutazione della luce artificiale. La
struttura dell’ambiente è la seguente:
Possiamo così procedere alla definizione della geometria della stanza, dei
materiali, e dei piani di lavoro; fatto ciò selezioniamo gli apparecchi illuminanti
da inserire nella scena. La prima scelta riguarda l’uso di tecnologia LED, al fine
di conferire all’ambiente la miglior qualità di luce e, allo stesso tempo, di ridurre
l’impatto energetico. La tipologia prevalente è di tipo ad incasso, al fine di “non
abbassare” l’altezza utile interna.
Gli apparecchi scelti sono (in funzione della zona):
• ingresso:
a. faretti LED ad incasso:
i. L.O.R. 1;
ii. lampada tipo LED:
◦ temperatura di colore 3000 °K;
◦ potenza 10,3 Watt;
418
Capitolo 7
• bagno:
a. illuminamento generale:
i. L.O.R. 0,99;
ii. lampada tipo LED:
◦ temperatura di colore 3000 °K;
◦ potenza 28 Watt;
◦ resistenza IP 54;
b. zona specchio:
i. L.O.R. 1;
ii. lampada tipo LED:
◦ temperatura di colore 3000 °K;
◦ potenza 20 Watt;
◦ resistenza IP 54;
• camera:
a. zona di passaggio:
i. L.O.R. 1;
ii. lampada tipo LED:
◦ temperatura di colore 3000 °K;
◦ potenza 10,3 Watt;
• letto:
a. L.O.R. 1;
b. lampada tipo LED:
i. temperatura di colore 3000 °K;
ii. potenza 44 Watt.
Oltre agli elementi sopra descritti, nella zona della camera abbiamo inserito
altri punti luce: due vicino al letto (uno per lato), ed una lampada con piantana
nell’angolo del “salottino”.
Definiti tutti gli elementi il programma elabora per ogni zona il numero minimo di
lampade:
419
Illuminotecnica
• ingresso 4;
• bagno:
a. zona specchio 2;
b. illuminamento generale 4;
• camera:
a. letto 2;
b. zona di passaggio 8.
420
Capitolo 7
Per la camera si sono svolte però ulteriori simulazioni per comprendere come le
diverse zone interagiscono tra di loro; per fare questo si sono impostate diverse
scene di luce, e per ognuna, in maniera alternata, abbiamo lasciato acceso un
solo gruppo di apparecchi. Tutto questo per comprendere quanta luce arriva
all’interno della camera dall’ingresso dal bagno, e se questa può produrre
disturbo ad un utente che resta a letto.
Come vediamo dalle immagini queste interferenze sono minime, e non generano
disturbi tali da dover ulteriormente modificare la posizione od il numero degli
apparecchi.
421
Capitolo 8
Ergotecnica
Ergotecnica
Analisi area di progetto
Organizzazione
Fasi di cantiere
Capitolo 8
Ergotecnica
L’ergotecnica è lo studio dei mezzi tecnici, organizzativi e psicologici diretti a
realizzare le condizioni per una migliore efficienza del lavoro. In questo capitolo
tratteremo come organizzare il cantiere, l’approvvigionamento e le lavorazioni al
suo interno al fine di migliorarne la sicurezza e il rendimento.
I ragionamenti e le tematiche affrontate in questo capitolo seguiranno quanto
scritto nel D.Lgs. 81/2008, decreto che sancisce le principali tematiche in materia
di sicurezza sul lavoro.
424
Ergotecnica
geometria del lotto e dalla geometria del progetto, il terreno verrà completamente
edificato in adiacenza alla strada per i primi due piani che saranno parzialmente
interrati, mentre verrà lasciato un importante spazio libero verso l’interno dell’area,
lo spazio libero è dovuto alla presenza della ferrovia e del conseguente vincolo
di inedificabilità, questa zona ricoprirà un importante ruolo strategico durante il
cantiere.
Caratteristiche geomorfologiche
Uno studio accurato è stato eseguito nel capitolo delle analisi, valutando che
l’opera si imposterà su un suolo con caratteristiche ragionevolmente omogenee.
La zona in caso di terremoto non è soggetta a cedimenti permanenti causati da
fenomeni di eccessivo addensamento o di liquefazione.
La falda è posta a buona profondità e l’opera in progetto non determina rischi
particolari per la contaminazione. La permeabilità del terreno è medio- alta. La
dispersione di acque meteoriche nel sottosuolo è fattibile, pertanto potranno
essere realizzati pozzi perdenti per le acque meteoriche da dimensionare sulla
scorta di prove geotecniche.
Prima delle esecuzioni delle opere dovranno essere comunque eseguite
prove geotecniche finalizzate a determinare le caratteristiche stratigrafiche e
geotecniche del sottosuolo.
Il numero e la necessità delle prove, nonché la necessità di differenti indagini,
sarà in funzione dell’omogeneità dei risultati ottenuti, nonché delle interrelazioni
opere/terreno previste nel progetto delle strutture.
425
Capitolo 8
Vincoli
Lo studio dei vincoli è un procedimento fondamentale prima dell’inizio dei lavori,
in quanto può prevenire gravi errori che potrebbero compromettere la riuscita
dell’opera o far lievitare i costi.
I vincoli si studiano valutando i vincoli sotterranei, i vincoli superficiali e quelli
aerei.
Nell’area di progetto non sono presenti vincoli sotterranei in quanto l’area è
praticamente vergine ed inedificata; per quanto riguarda vincoli superficiali,
dobbiamo prestare molta attenzione alla distanza e a non turbare il normale
funzionamento della ferrovia, è presente anche una scalinata realizzata in muratura,
la quale però sarà rimossa e successivamente ricostruita ammodernandola e
uniformandola al progetto, per quanto riguarda i vincoli aerei bisogna prestare
molta attenzione alla linea elettrica che confina con la strada, questi piccoli
tralicci saranno spostati dalla loro sede e sistemati in luoghi più idonei. Altri vincoli
aerei ma inamovibili sono quelli dati dalle abitazioni vicine che vincolano l’altezza
dell’edificio ma anche eventuali fasi di lavoro.
426
Ergotecnica
Interazione cantiere
Essendo il cantiere prevalentemente realizzato al di sopra del piano di campagna,
è praticamente escluso il rischio di caduta masse all’interno delle aree di lavoro,
tale rischio potrebbe essere presente in parte durante la fase di realizzazione
delle fondazioni, si provvederà a realizzare dei dispositivi di protezione collettiva
al fine di ridurre il pericolo. Dalla geometria dell’opera da costruire e dal progetto
di cantierizzazione è evidente che c’è un effettivo rischio di caduta di masse sulla
intera fascia confinante con Lungolario Piave. Sarà quindi necessario allestire dei
Dispositivi di sicurezza collettiva al fine di minimizzare il pericolo. Considerando la
vicinanza del cantiere a degli edifici residenziali, è da considerare con attenzione
l’inquinamento acustico del cantiere verso l’ambiente esterno e i ricettori sensibili.
Si dovrà quindi stendere una relazione in cui si cerca di prevedere l’impatto
acustico, riferendosi al D.P.C.M. 14/11/1997 fissando limiti e valori di esposizione
tollerabili.
Le fasi di lavorazione a più alto impatto acustico, saranno da limitare in determinate
fasce orarie.
Altro elemento di interazione con il vicinato sono le polveri che si creano in alcune
lavorazioni, nel momento che la distanza dalle preesistenze e le recinzione del
cantiere non sono sufficienti a limitare la loro diffusione, bisognerà attuare un
intervento di mitigazione o una modifica delle procedure operative, quali bagnare
spesso gli oggetti da lavorare o coprire i mucchi di inerti con appositi teli.
427
Capitolo 8
Analisi viabilità
Dal punto di vista viabilistico il lotto si trova in una zona particolarmente favorevole,
difatti è localizzato a margine della ex SS36,di cui la strada conserva la dimensione
generosa della carreggiata. Per quanto riguarda l’approvvigionamento, le forniture
possono arrivare sia da centro Lecco per i furgoni di piccole dimensioni e autocarri,
che dalla SS 36 per gli autoarticolati e i trasporti eccezionali, per questi ultimi
l’arrivo sarà concentrato tra le ore 24:00 e le ore 06:00 del mattino. Il passaggio
in Via Capo d’Istria lo sconsigliamo per le ristrette dimensioni di carreggiata
e per la presenza del
sottopassaggio dalle
dimensioni ristrette.
428
Ergotecnica
Organizzazione
In questa fase si cerca di riportare le principali fasi operative della vita di cantiere,
simulando la situazione più reale possibile, facendo riferimento alla normativa in
materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e al D.Lgs. 81/2008.
La gestione dello spazio è di fondamentale importanza, in quanto rende possibile
la realizzazione di più fasi lavorative, modificando il meno possibile il layout di
cantiere, quindi andando a stabilire la collocazione ottimale dei servizi e della
logistica, ottimizzando il lavoro e rendendolo più sicuro.
Vista la geometria del progetto abbiamo tre Layout di massima, uno per le
operazioni di sterro e di realizzazione delle fondazioni, uno per la realizzazione
del basamento, quindi dal piano campagna all’altezza di +9 m e uno per la
realizzazione dell’edificio destinato alle camere dell’hotel, spazio velico e zona
portuale.
La gestione dello spazio è alquanto semplificata dalla fascia inedificabile posta a
est del lotto e dall’uso del prefabbricato, che riduce notevolmente l’ingombro per
le lavorazioni di cantiere; la prefabbricazione richiede però più aree di magazzino,
anche se l’economia di cantiere ci porta verso un processo just in time.
Delimitazioni cantiere
Le recinzioni di cantiere devono avere opportune caratteristihe, come indica il
D.Lg. 81/2008, “il cantiere deve essere dotato di recinzione avente caratteristiche
idonee ad impedire l’accesso agli estranei alle lavorazioni”. Le tipologie di recinzioni
sarà studiata per ogni caratteristica e per ogni layout, a seconda delle esigenze.
Una recinzione metallica sarà opportuna per schrmare da polveri ed eventuali
masse in entrata e in uscita, una recinzione in legno è l’ideale per schermare da
rumori e polveri ma più impenativa nella posa in opera, una recinzione classica in
materiale plastico per delimitare fisicamente l’area. Le delimitazioni, necessitano
di una sottostruttura, di controvento e di eventuali luci di segnalazione.
Nelle tavole dei layout si trovano le delimitazioni utilizzate e dove vengono posate
in opera.
429
Capitolo 8
430
Ergotecnica
431
Capitolo 8
Movimentazioni aeree
Il massiccio utilizzo della prefabbricazione in cantiere rende indispensabile la
movimentazione tramite gru, questo tipo di movimentazione deve porre attenzione
ai vincoli aerei e alle preesistenze della zona, visto la dimensione del cantiere è
da prevedere l’installazione di una gru di dimensioni generose e in posizione
baricentrica, le zone più appetibili sono quelle dove verranno posizionati i vani
scala nel centro del basamento, in modo da poter sfruttare il vuoto centrale e la
presenza dei setti in calcestruzzo armato.
Il decreto legislativo impone il rispetto delle seguenti misure per l’utilizzo della
gru:
Fasi di cantiere
Allestimento di cantiere
L’allestimento dell’area di cantiere è la prima fase lavorativa sul lotto, la prima
procedura da eseguire è la posa delle segnalazioni per la viabilità pubblica,
successivamente si passa alla rimozione di tutto lo strato superficiale del terreno,
degli arbusti e delle preesistenze al fine di creare uno strato regolare ed agibile,
in fine viene realizzata la recinzione ed installate le baracche di cantiere, aspetto
fondamentale è la realizzazione dell’impianto elettrico.
432
Ergotecnica
Movimentazione terra
L’edificio si sviluppa sotto l’altezza del fronte stradale solo per quanto riguarda le
opere di fondazione , la gran parte del lavoro di movimentazione terra si ha nella
fascia est, quella destinata ad accogliere le zone di parcheggio delle vetture, in
quest’area dovremo sterrare il terreno attualmente presente per un altezza di 9
m. Non saranno presenti sull’area elementi di consolidamento del fronte scavo,
visto la notevole area retrostante lo sterro, lasceremo il terreno libero di adagiarsi
sul proprio angolo di naturale declivio, riducendo notevolmente i costi e i rischi
di un eventuale consolidamento, ci limiteremo quindi a garantire una adeguata
distanza dalla pendenza. Oltre al lavoro di scolturamento e sbancamento, l’ultimo
lavoro di movimentazione terra, sarà quello di riempimento e compattazione del
terreno una volta realizzato il basamento, questa lavorazione avverrà tramite
riempimento in più riprese, con successiva compattazione.
Muro controterra
Dopo aver sbancato la zona destinata a parcheggio, si può proseguire con la
costruzione del muro controterra. La realizzazione di questo muro avviene su
tutto il perimetro est del basamento, ha un altezza di 9m dal piano di fondazione
già realizzato, sarà costruito in calcestruzzo armato.
La lavorazione prevede la preparazione e la posa dell’armatura, la preparazione
dei casseri a piè d’opera con disarmante per quelli interni al futuro edificio e
433
Capitolo 8
casseri isolati a perdere per quelli che saranno a contatto con il terreno, una volta
casserato si procede con il getto tramite autopompa e il conseguente disarmo
dopo il tempo ritenuto adeguato.
434
Ergotecnica
Trave in acciaio
La trave Virendeel, elemento caratterizzante l’edificio adibito a camere
d’albergo, è costruita assemblando le varie singoli travi in cantiere. I profilati che
comporranno la Virendeel vengono consegnati in cantiere tramite autoarticolati,
i mezzi vengono fatti sostare nelle specifiche aree e vengono scaricati tramite
gru. I profilati vengono poi posizionati sopra la struttura di sostegno temporaneo
allestita per consentire le lavorazioni atte a formare la trave. La movimentazione
avviene tramite un gruista aiutato da due uomini che posizionano con precisione
la trave sulla sottostruttura. Una volta posizionata si procede alle saldature e
imbullonature.
435
CONCLUSIONI
Capitolo 4
438
Il Progetto
stessi come limite nei confronti di una cattiva progettazione, producendo così un
elemento consono e su misura per il paesaggio lecchese, che sembra essere
sempre stato lì. Durante l’intera fase di elaborazione le scelte sono state guidate
tanto da necessità tecniche e tecnologiche, quanto dalle necessità del singolo e
della comunità, entrambe tematiche fondamentali per la futura professione.
Riteniamo che questo elaborato sia una risposta esaustiva all’ATU 19, una
proposta che evidenzia come una nuova idea di edificazione in sintonia con
l’esistente, possa rivelarsi un’opportunità per l’intera area, rafforzando l’idea di
comunità e di turismo sostenibile in un contesto dal forte carattere paesistico.
439