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Approfondimenti

Gradiente, rotore, divergenza

In questa sezione vogliamo sottolineare alcuni aspetti riguardanti gli operatori di gra-
diente, rotore e divergenza.

` un operatore che trasforma una


Gradiente. Si indica talvolta con il simbolo . E
funzione reale di n 1 variabili in un campo vettoriale di Rn . Infatti, se Rn `e
un aperto non vuoto e f : R `e una funzione differenziabile, allora il gradiente
di f `e il campo vettoriale f : Rn definito da

f f
 
f = ,, .
x1 xn

` un operatore che trasforma un campo


Rotore. Si indica talvolta con il simbolo rot. E
vettoriale di R3 in un campo vettoriale di R3 . Infatti, se R3 `e un aperto non
vuoto e F : R3 `e campo vettoriale di classe C 1 , F = (f1 , f2 , f3 ), allora il
rotore di F `e il campo vettoriale rotF : R3 definito da

f3 f2 f1 f3 f2 f1
 
rotF = , , .
y z z x x y

` un operatore che trasforma un


Divergenza. Si indica talvolta con il simbolo div. E
campo vettoriale di Rn in una funzione di n 1 variabili. Infatti, se Rn `e un
aperto non vuoto e F : Rn `e campo vettoriale di classe C 1 , F = (f1 , , fn ),
allora la divergenza di F `e la funzione divF : R definita da

f1 fn
divF = + + .
x1 xn

Quindi se f indica una funzione e F un campo vettoriale, ha senso calcolare

rotf, divf, div rotF, divF.

1
2 S. Lancelotti, Lezioni di Analisi Matematica II

Non ha senso calcolare


rot divF, rotF.

Infine, si osserva che se f e F sono di classe C 2 , allora

rotf = 0, div rotF = 0.

Loperatore div `e detto Laplaciano (o operatore di Laplace) e si indica con il


simbolo . Quindi se f : R `e di classe C 2 ,

2f 2f
f = divf = + + .
x21 x2n

Significato fisico del rotore (Tratto dal testo A. Bacciotti, CALCOLO DIFFEREN-
ZIALE E INTEGRALE II. Seconda parte: Vettori, funzioni reali di pi`
u variabili reali,
serie, Celid).
Il termine rotore rimanda inevitabilmente alla rotazione. In effetti, dato il campo
vettoriale F di R3 , si osserva che il vettore rotF `e in qualche modo legato alla rotazione.
Per renderci conto di ci`
o, consideriamo un caso molto semplice di un corpo rigido. Ogni
movimento del corpo rigido si pu`
o immaginare come una combinazione di un moto
traslatorio e di un moto rotatorio intorno al baricentro. Supponiamo per semplicit`
a che
in ogni punto P (x, y, z) del corpo rigido la velocit`
a ~v (P ) dipenda solo dalla posizione del
punto P e che la velocit`
a angolare
~ sia costante. Allora
~
i ~j ~k


~v (P ) =
~ P O = (1 , 2 , 3 ) (x, y, z) = 1 2 3 =

x y z

= (2 z 3 y)~i + (3 x 1 z)~j + (1 y 2 x)~k.

Ne segue che

~i ~j ~k




rot ~v (P ) = x y z
= (21 , 22 , 23 ) = 2~
.

z y 3 x 1 z 1 y 2 x
2 3

Quindi il rotore del campo di velocit`a `e multiplo del vettore velocit`


a angolare, che `e
chiaramente legato alla rotazione. In particolare in questo semplice esempio si ha che

rot ~v = ~0 ~ = ~0.

Appendice Gradiente, rotore, divergenza 3

Per questo motivo si dice che un campo `e irrotazionale quando il suo rotore `e nullo.
Questa terminologia si utilizza anche nei casi pi`
u generali. Quando si considera ad
esempio il moto di un fluido, rot ~v = ~0 indica assenza di vorticosit`
a.

Significato fisico della divergenza (Tratto dal testo A. Bacciotti, CALCOLO DIF-
FERENZIALE E INTEGRALE II. Seconda parte: Vettori, funzioni reali di pi`
u variabili
reali, serie, Celid).
Consideriamo un fluido e supponiamo che in ogni punto la velocit`
a dipenda solo
dalla posizione del punto. Studiamo il moto del fluido attraverso un cubo di lato h con
spigoli paralleli agli assi cartesiani e con un vertice in un punto P . Vogliamo calcolare
la variazione di flusso del fluido nel cubo nellunit`
a di tempo.

P
h
h y
x

Supponiamo per semplicit`


a che la densit`
a del fluido sia 1. Il flusso del fluido at-
traverso una superficie `e proporzionale alla densit`
a del fluido, allarea di e al prodotto
scalare fra il campo di velocit`
a ~v e il versore normale n a . Consideriamo il contributo
di ogni coppia di facce parallele del cubo. In tal caso `e una faccia del cubo e la sua
area `e h2 .
Partiamo da quelle ortogonali allasse x. La variazione di flusso (uscente - entrante)
`e
h i h i
h2 ~v (x + h, y, z) ~v (x, y, z) ~i =
x h2 v1 (x + h, y, z) v1 (x, y, z) .

v=(v1 ,v2 ,v3 )

Dividendo per il volume h3 del cubo, in modo da ricondurci al cubo unitario, otteniamo

v1 (x + h, y, z) v1 (x, y, z)
h
4 S. Lancelotti, Lezioni di Analisi Matematica II

e passando al limite per h 0 otteniamo

v1 (x + h, y, z) v1 (x, y, z) v1
lim = (x, y, z).
h0 h x

Analogamente la variazione di flusso (uscente - entrante) relativa alle altre coppie di


v2 v3
facce parallele agli assi y e z `e rispettivamente y (x, y, z) e z (x, y, z). Sommando
questi tre contributi si ottiene che la variazione totale di flusso `e

v1 v2 v3
(x, y, z) + (x, y, z) + (x, y, z) = div ~v (x, y, z).
x y z

Quindi la divergenza del campo di velocit`


a tiene conto della variazione del flusso del
fluido. In particolare div ~v = 0 significa che il fluido si muove senza dilatarsi e senza com-
primersi. In generale, quando la divergenza `e nulla, si dice che il campo `e solenoidale.

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