de Rome
Guarducci Margherita. Le acclamazioni a Cristo e alla Croce e la visione di Costantino. In: Mlanges de philosophie, de
littrature et d'histoire ancienne offerts Pierre Boyanc. Rome : cole Franaise de Rome, 1974. pp. 375-386. (Publications
de l'cole franaise de Rome, 22);
http://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1974_ant_22_1_1687
al 315 poco dopo, ne risulta per logica necessit che i graffiti incisi in
un muro che fu incorporato nel monumento stesso sono anteriori a quella
data. Si dunque costretti a riconoscere che il motto della vittoria di
Costantino era noto a Eoma nella versione latina (questa pu anche essere
stata quella originale) gi subito dopo il celebre avvenimento.
In secondo luogo, il segno miracoloso che sarebbe apparso a
Costantino non deve essere inteso come la Croce. Anche qui non sar inutile
precisare. Poich anzi si tratta di un argomento di particolare importanza,
vorrei fermarmi su di esso con particolare attenzione.
Eusebio riteneva vero che quel segno fosse la Croce. Nella
Vita di Costantino, scritta, come ho detto, poco dopo il 330, egli afferma
che il segno apparso all'imperatore insieme al motto sarebbe
stato un luminoso trofeo di Croce ( -
) (*). Lo stesso, in sostanza, egli aveva gi detto nel 315, nella sua
Storia ecclesiastica (2). Parlando infatti della statua di Costantino eretta
nel Foro romano (per essere pi esatti, nella Basilica di Massenzio)
all'indomani della vittoria, egli era venuto a parlare anche del famoso segno.
Questo egli asseriva fu aggiunto alla statua per volont
dell'imperatore, insieme ad un'epigrafe da lui stesso dettata in latino. Mentre nel
testo dell'epigrafe latina, tradotta in greco da Eusebio, si parla
genericamente di un segno salutare ( , donde si pu
risalire a un salutare signum dell'originale perduto), Eusebio precisa per
conto suo che il segno era il trofeo della salutare passione (
), cio, evidentemente, la Croce (3).
Contro l'interpretazione di Eusebio si leva per una grave
difficolt. Il graffito del Vaticano, inciso a brevissima distanza
dall'avvenimento, presenta il suo hoc / vn[ce] non gi vicino ad una Croce ma
presso un monogramma cristiano (^J (Fig. 1); e, d'altra parte, l'identico
monogramma figura sull'elmo di Costantino nei medaglioni argentei
i1) Eusebius, loc. cit. Lo stesso Eusebio {op. cit., 3, 2) tramanda che Costantino
soleva farsi apertamente il segno della Croce. Per questo passo, cfr. F. J. Dolger,
in Jahrb. fr Antike und Christentum, 8-9, 1965-1966, pp. 47 s.
(2) Eusebius, Eist, eccl, 9, 9, 10.
(3) Traducendo in latino il passo di Eusebio, Rufino usa l'espressione veHllum
doviinicae crucis. Per la statua di Costantino, cfr. J. Gag, in Revue cVhist. et de philos,
religieuses, 1933, pp. 384-386 (il quale mette in dubbio, e non a torto, che il segno
della statua sia stato la Croce [v. sotto, p. 378, nota 2]).
378 MARGHERITA GUARDUCCI
e della salute degli uomini, non abbia potuto concepire se non come
Croce anche il segno della vittoria costantiniana, ed abbia perci
commesso una facile confusione fra la Croce e il ^ (l).
Sempre rispetto ad Eusebio, un altro dubbio potrebbe sorgere. Anche
ammettendo che nel 315, quando parlava della statua di Costantino a
Eoma, egli non conoscesse esattamente il segno miracoloso e potesse
perci confonderlo con la Croce, come si spiega che dopo il 330, quando aveva
ricevuto dall'imperatore stesso (cos egli assicura) la conferma giurata
del racconto concernente il prodigio, come si spiega dicevo che nella
Vita di Costantino, scritta appunto dopo quell'incontro, egli abbia
seguitato a definire Croce il segno miracoloso? ]S"on doveva avergli detto
Costantino che il segno era il )^, e non gi la Croce?
L'ostacolo pu essere, a mio giudizio, facilmente superato. Eusebio
era fisso nell'idea della Croce. D'altra parte, non necessario credere
che Costantino gli abbia parlato in termini molto espliciti. Egli pu
benissimo avere alluso, come gi parecchi anni prima dettando l'epigrafe
per la propria statua, soltanto ad un segno salutare . anzi probabile
che, trattandosi di un argomento cos personale e delicato quale una
sua propria visione, avvenuta per di pi non pochi anni prima, egli abbia
voluto restare un po' nel vago. Eusebio avr cos potuto seguitare a
credere che quel segno fosse una Croce, e tanto pi facilmente perch questa
convinzione doveva gi aver fatto presa, come vedremo, su altri.
Ma, poi, che anche dopo il colloquio con Costantino il vescovo di
Cesarea seguitasse ad avere idee piuttosto confuse circa il segno
miracoloso e le vicende del prodigio risulta da ci che lo stesso Eusebio scrive
nella Vita di Costantino dopo aver parlato della visione. Egli continua
infatti a narrare (2) che Costantino, ancora sbigottito dal miracolo, ebbe
nella notte seguente una seconda visione. Cristo stesso gli apparve
recando il segno famoso e gli ordin di farne fare un'imitazione e di usarlo
come difesa contro gli attacchi dei nemici (
-). Costantino, svegliatosi, chiama i suoi orafi,
descrive loro l'immagine del segno ( ) e comanda
ch'essa sia riprodotta in oro e gemme. E qui Eusebio viene a descrivere
(x) Per Costanzo II, cfr. H. Cohen, Mdailles impriales, VII, Paris 1888, p. 461,
. 142. Per Vetranione, Id., op. cit., VIII, Paris 1892, p. 4, nn. 4-6; A. Alfoldi, op.
cit., p. 7, tav. 1, 1; M. Guarducci, op. cit., pp. 23 s., fig. 2.
(2) Cfr. M. Guarducci, op. cit., pp. 91 s.
(3) Esempio pagano: J. R. Sitlington Sterre tt, The Wolfe Expedition to Asia
Minor, Boston 1888 (= Papers of the Amer. School of Class. Stud, at Athens, III),
p. 90, n. 150. Esempi cristiani: W. M. Calder, Mon. Asiae Min. ant., I, Manchester
1928? n. 176 (Laodicea Combusta); M. Cagiano de Azevedo, in Not. Scavi, 1952, p. 254,
fig. 2 (Roma). Un altro esempio (inedito) si trova a Roma tra i graffiti cristiani sotto
la chiesa di Santa Prisca sull'Aventino. La parentela fra X e -f- indicata, ma senza
commento, da M. Sulzberger, in Byzantion 2, 1925, p. 383, nota 1. Non si pu escludere
che nella formazione del -f abbia avuto parte il segno egizio -f- (ankh), simbolo di salute.
LE ACCLAMAZIONI A CRISTO E ALLA CROCE 383
[segno] vince (*). D'altra parte, il segno (o ^ ~f~ -j- ""j"") enunciato
per esteso (, ), pot determinare rispettivamente le
formule () .
L'acclamazione cristiana mette dunque capo alla visione di
Costantino e al suo . Viene perci ad essere infirmata l'idea, del
Frolow, dei Coniugi Robert e di altri, che il dei Cristiani sia
direttamente derivato dal dei pagani. Fra i due c' infatti di mezzo,
come ho detto, il della visione costantiniana, il quale col
dei pagani non ha la minima attinenza. Si potr dire pertanto, al massimo,
che il cristiano venne a coincidere col pagano.
Da ultimo, vorrei fermarmi un istante sull'epigrafe siriaca di cui
sopra ho parlato. un'epigrafe di Ba'albek, tracciata a minio sulla parete
del cosiddetto tempio rotondo (2). Essa gravita intorno ad una Croce latina
compresa in un cerchio. Ecco come, schematicamente, la riporta l'ultimo
editore, Jean-Paul Rey-Coquais: