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Il Giudizio Universale

Introduzione

Il Giudizio Universale o finale è un argomento che ha sempre affascinato, sia i


teologi sia i semplici contadini, il sapere quale sarà la nostra destinazione finale, in
piú la paura di una punizione terribile ed eterna o il godimento in un posto di riposo
dove né la morte né la malattia, né la fatica ci colpiranno più.

Infatti, la dannazione eterna il giorno del giudizio è un argomento usato dai pretti
per correggere le “pecorelle smarrite” e farli tornare al senno del signore, al
paradiso perduto, per questo c’è bisogno di convincere gli uomini di cambiare
strada e più le punizioni diventano attroci e spaventevoli, più il paradiso diventa
bello e gradevole. Bisogna anche dire però che la gente accreditasse che la fine
dei tempi non fosse molto lontana fa possibile questa proliferazione di
rappresentazioni del giudizio finale, e che le guerre e la peste contribuirono a far
credere più di una volta che il Giudizio Finale stava per arrivare o che mancasse
poco per compiersi la fine del mondo.

Così abbiamo tanti discorsi che predicano sulla fine del mondo, ma la parola
dev’essere rafforzata dall’immagine e quindi tutte le raffigurazioni sono utilizzate
per aiutare il fedele a lasciare stampato nella sua mente la dottrina e i misteri della
fede siano d’ammonimento o di riflessione introspettiva. Queste immagini servono
per mostrare l’orrore della dannazione eterna e niente di meglio che raffigurare le
torture e punizioni contemporanee, in modo che i peccatori s’identificassero col
peccato lì rappresentato e con l’anima che veniva punita cosi come il ladro o il
malfattore veniva giustiziato in piazza.

In occidente “esso appare tardivamente, nell’IX secolo, e conquista una posizione


preminente soltanto nel XIII secolo con la fioritura dell’arte gotica. Il ruolo
fondamentale che il Giudizio ricopre sulle facciate occidentali di Notre Dame a
Parigi, di Notre Dame ad Amiens, di Saint’Etienne a Bourges o della cattedrale di
Leòn, non deve far dimenticare la sua assenza nella Sainte Chapelle di Parigi,
nella Basilica di San Francesco ad Assisi, sulla facciata occidentale di Notre Dame
a Reims e nella maggior parte delle grandi basiliche di Roma. Ancora nel XII
secolo, nell’arte romanica e nella prima arte gotica, la sua presenza non veniva
giudicata indispensabile.”1

I Giudizi universali però, una volta che si diffondono e che diventano una parte
fondamentale tra i motivi iconografici delle cattedrali, ci mostrano uno spazio dove
convergono diversi tempi e diversi attori e non un unico racconto dove il tutto
appartiene allo stesso spazio temporale.

1
Christe Y., Il Giudizio Universale; nell’arte del medioevo Milano 2000, p. 7
I Giudizi Universali medioevali fanno così convivere da una parte
personaggi in movimento, spesso freneticamente agitati, con figure statiche,
e dall’altra parte una successione d’eventi inscritti in un tempo futuro con
una rappresentazione del sovrano celeste circondato dalla sua corte che,
considerato separatamente, doveva probabilmente rivestire un valore
attuale. Questi contrasti contribuiscono per una larga parte a conferire ai
Giudizi Universali medioevali una complessità e una ricchezza fuori dal
comune. La moltiplicazione dei temi iconografici all’interno di una stessa
composizione spiega ugualmente perché queste immagini si lasciano
raramente comprendere ad un primo approccio, ma richiedano al contrario
una continua circolazione dello sguardo.2

Su l’origine dell’iconografia del giudizio universale il dibattito è ancora aperto, già


che per alcuni è una creazione bizantina mentre altri, tra questi il Kunstle, lo
attribuiscono ad un ambito occidentale dal momento che le opere bizantine che
abbiamo sono più tardive, ma un’asseverazione del genere ci forza ad ignorare il
lungo periodo iconoclasta bizantino e l’enorme distruzione d’opere accaduta in
questo periodo, che fa sì che quando analizziamo il Giudizio Universale bizantino
questo sembra nato già con tutte le caratteristiche ed elementi che lo
compongono.

“la comparsa e lo sviluppo del Giudizio Universale, tra il 750 e il 950,


s’inseriscono così in un lento ma decisivo processo di mutazioni che hanno
interessato l’intero repertorio figurativo cristiano. L’apparente ritardo che si
osserva in Oriente è accidentale. Esso, infatti, non è che la conseguenza
della crisi iconoclasta che sconvolse il mondo bizantino nel periodo 762-834.
Prima che appaia e si consolidi la formula definitiva –cosa che avverrà al più
tardi nei primi anni dell’XI secolo- non si può che essere colpiti dalle affinità
riscontrabili fra i tentativi precoci, ma senza seguito rintracciati in Anatolia, e
l’intera tradizione occidentale, nella quale il Giudizio, soprattutto a partire dal
XIII secolo, gioca un ruolo decisamente più importante che a Bisanzio”.3

Si parte pero dell’idea primordiale della separazione e la divisione di quelli che


appartengono alla chiesa da quelli che si trovano all’infuori di questa, sia dei
pagani sia di tutti quelli che non riconoscono il Gesù il salvatore, e quindi c'era il
bisogno di destinare a loro un posto di punizione creando cosi un mondo parallelo
dove l’aldilà rispecchia il sistema sociale terrenale, in modo tale che così come
nella vita terrena chi rispetta la legge ottiene una ricompensa e chi è fuori legge va
in galera, ed è questa idea che ci fa trovare un’origine del giudizio nella
rappresentazione della separazione delle pecore dalle capre (fig. 1) per poi

2
Pace. V., in- Angheben M. Alfa e omega : il giudizio universale tra Oriente e
Occidente a cura di Valentino Pace ; contributi di Peter K. Klein.. [et al.] 2006, p. 9.
3
Yves Christie, 2000, p. 43.
passare a una descrizione più impegnativa e precisa della separazione e della
geografia dell’al di là, trasformando la divisione tra buoni e cattivi in un vero atto
giuridico, dove l’inizio di questo Giudizio finale è la Parusia o la seconda venuta di
Gesù alla conclusione del tempo terrenale, dove a differenza del giudizio
particolare che s’intende deve subire l’anima subito dopo la morte, questa volta la
sentenza sarà definitiva, concetto non molto chiaro che come dice Louis Réau “les
thèologiens distinguent entre jugement particulier (judicium particulare) qui aura
lieu à la mort de chaque pécheur et le Judicium generale reporté à la fin du monde.
Il y aurait donc un jugement provisoire et un jugement définitif, un tribunal de
première instance et un Cour de Cassation »4.

Così una volta stabilito nella cultura popolare il concetto di giudizio finale attraverso
le fonti scritte come nei discorsi dei cristiani, comincia pian piano la
rappresentazione di questo nelle chiese, la sistemazione di questo soggetto è nella
controfacciata nell’ambito bizantino, dove la superficie e maggiore e permette di
raffigurare i diversi attori che ne fanno parte, o in una delle lunette d’ingresso come
accadrà più tardi in occidente.

Nel caso della controfacciata il fedele si trova cosi con un doppio Cristo, trionfante
uno nell’abside e Giudice l’altro nella controfacciata, chiudendo allo stesso tempo
col racconto biblico raffigurato nella chiesa che si unisce così al tempo storico,
dalla creazione dell’uomo alla distruzione del mondo ed al ritorno al paradiso
perduto, così come alla dannazione eterna per il peccatore.

Nel caso della lunetta che si trova sopra l’ingresso della chiesa, questa ammonisce
a quelli che si trovano fuori dalla chiesa, mostrando loro la potenza divina e
l’imminente destino per chi decida di non far parte di essa, anche se ci sono
esempi dove questo e indirizzato anche ai prelati e ai chierici e quindi raffigurato in
un luogo accessibile soltanto a loro, mentre abbiamo esempi anche di Giudizi
raffigurati vicini a cimiteri o comunque con uno stretto collegamento ad un ambito
funerario come “Ad Autun, nel XII secolo, il grande portale del Giudizio, collocato
sotto il nartece della facciata occidentale, si apriva su un cimitero. In un ambiente
funerario. è dove s’inseriscono i primi Giudizi universali bizantini. In San Giovanni a
Güllü Dere, verso il 920-930, il giudizio occupa le pareti est e ovest di una cappella
funeraria nella Yilanli Kilise verso il 900, è rappresentato nel nartece di una chiesa
destinata anch’essa a contenere delle sepolture; nella valle di Göreme infine, si
trova raffigurato su una semplice tomba scavata in un tumulo.5

Questo per il collegamento del giudizio alla morte e al fatto che le persone sepolte
lì stanno sperando di essere risorti per assistere al giudizio che verrà, ma anche

4
Louis Réau. 1956, P. 270
5
Christe Y., Op Cit, p. 8
per il collegamento diretto che i Giudizi Universali hanno con la salvezza,
richiamata nei simboli della passione come nelle ferite stesse del Cristo, questo
perché tutti sperano essere risparmiati dal rogo infernale.

L’iconografia del Giudizio universale deriva direttamente delle fonti letterarie


mentre soffrono d´influenza minore delle discuzioni teologiche del tempo,
riffletendo soltanto il risultato finale di esse e non faccendo parte della
controversia, sia sulla risurrezione della carne e lo stato dei corpi nel momento che
lasciano le tombe, sia sulla destinazione finale e la divisione geografico-spaziale
dell’aldilà, concetti che tardano in affermarsi e non sono raffigurati se non una volta
che il dibattito teologico è finito e questo non sempre con una risposta
soddisfacente del cosa accadeva ai morti, come nel caso del purgatorio che viene
proposto tardivamente per le anime che non per forza devono finire direttamente
all’inferno, ed è per questo che la letteratura con descrizione dell’aldi là si fissa più
faccilmente nella mente delle persone e viene utilizzata ben volentieri dai
commitenti e dagli artisti per la raffigurazione ed elaborare le sembianze di
personaggi che d’altronde sarebbe troppo difficile descrivere senza le immagini,
come il male rappresentato da Satana e dei suoi diavoletti.

I modelli iconografici si perdono tra est e ovest e non sempre è chiaro dove nasce
l’uno o l’altro, anche se abbiamo dei particolari che potremmo segnalare come
occidentali mentre altri sono nati in ambito bizantino e difficilmente li troveremo
utilizzati altrove.
In questo lavoro tenterò di seguire un percorso iconografico attraverso i Giudizi
Universali che si trovano nella regione denominata Friuli Venezia Giulia per tentare
di ritrovarne le fonti alle quali essi si sono ispirati, questo non è tanto facile in una
regione che è considerata come periferica ma in ogni modo, mantiene i contatti
con i confini e diventa terra di scambio attraverso il quale circolano diversi modelli
e una molteplicità d’idee.

PRIMA PARTE
Il Giudizio Universale.
1- le fonti

“Allora avrà luogo il giudizio giusto, perché cosi, vuole mio padre. Egli infatti mi
ha detto: Figlio, nel giorno del giudizio finale, non confondere i ricchi, non
risparmiare i poveri, ma condanna ciascuno secondo il suo peccato al supplizio
eterno. Quanto a quelli che mi avranno amato e che avranno obbedito al mio
comandamento, li farò riposare nella vita eterna, nel regno del mio Padre celeste,
ed ecco che qui vedranno qual grande potenza mio padre mi ha dato, affinché io
compia ciò che io voglio.”
Atti degli apostoli, XXXVII

Il Giudizio Universale, anche chiamato giudizio finale, segna la fine del mondo e
l’ultima tappa prima della destinazione finale uomo e dell'umanità, ma coinvolge
anche la seconda venuta di Cristo sulla terra come giudice supremo per dettare
l’ultima e definitiva sentenza a tutti gli esseri umani che in questo giorno risorgono
e radunati per l’ultima e definitiva sentenza, le fonte letterarie che servono alla sua
iconografia sono principalmente:

-Matteo 24,30-32; 25, 31-46.


-Apocalisse di Giovanni

Il Giudizio Universale ha due scene particolari, che, anche se fanno parte di esso
in ogni modo tendono a svviluparsi all’infuori della scena principale e prendono
ispirazioni d’altre fonti e raffigurazioni, già che si possono trovare entrambi in modo
isolato. Per questo i pittori e scultori si basano anche su altre fonti letterarie e non
soltanto sui testi sopra menzionati. Queste due scene sono l’inferno e il paradiso e
queste sono le fonti letterarie per l’iconografia d’entrambi i soggetti.

- Inferno
Isaia 14,9-29
Luca 16,22
Matteo 13,41-42; 25, 41
Apocalisse apocrifa di Pietro
Apocalisse Apocrifa di san Paolo
Visione d’Efrem di Siria
Libro Etiopico d’Enoc
Onorio di Autun Elucidarium
Dante Divina Commedia

- Paradiso
IV libro di Ezra
Sant’Agostino Città di Dio
Dante Divina Commedia
C’e anche il purgatorio le cui fonti letterarie sono:

Matteo 12,31-32
Apocalisse apocrifa di San Paolo
Dante Divina Commedia

La risurrezione della carne è un altro aspetto importante del giudizio, essa si trova
in:

Daniele 12,1
Apocalisse di Giovanni 5, 28-29
Ezechiele 37, 1-14
Sant’Agostino Città di Dio
Onorio di Autun Speculum Eclesiae

Il Giudizio Finale è ampiamente trattato nell'Apocalisse di Giovanni già che ne fa


parte dell’apocalisse ed è la sua conclusione, chiudendo definitivamente con la vita
terrena e segnando appunto il giudizio e la sentenza finale dei buoni e dei cattivi.

Nel testo di Giovanni si descrive l’arrivo di questo giudizio e qui faccio un breve
riassunto degli eventi accaduti.

La parte che corrisponde propriamente al giudizio è contenuta in due capitoli, 20 e


21, nel capitolo 20:

-versetti 1 al 6 Giovanni guarda l’angelo incatenare Satana per mille anni, una
riunione del consiglio dei giudici composta per tutti quelli che credevano in Dio.

-versetti 7 al 10 Satana viene liberato per sedurre più gente e fanno la guerra ai
santi per finire sconfitti e dentro un lago di zolfo.

-versetti 11 a Dio siede sul trono, risurrezione della carne, sia da quelli morti
in mare che da quelli morti in terra ferma, si aprono i libri e comincia il giudizio
finale. Qui la morte e quello che Giovanni chiama l’Ade finiscono nell’inferno
assieme a tutti quelli che non sono nel libro dei giusti.

Poi continua nel capitolo 21:

-versetti1 al 8 apparve una nuova terra che sostituì il mondo attuale, nella
quale ci sarà la “nuova Gerusaleme”, cioè la città santa dove abiteranno gli eletti e
Dio fa la promessa all’evangelista della fine delle sofferenze tranne che per i
peccatori che finiranno nel lago di zolfo.

- versetti 9 al 27 un angelo porta l’evangelista su un monte da dove può


vedere la città, per poterla ammirare e descrivere, come una città gemmata e
ornata d’oro, con le sue dodici porte che fanno riferimento alle dodici tribù
d’Israele, mentre i dodici basamenti contengono i dodici apostoli, poi l’angelo li da
una canna d’oro per misurare meglio la città quadrata e le sue porte, città dove
Dio è il tempio e la luce e non ce nessun bisogno materiale.

Se forse in un primo momento Giovanni volesse dare a questo libro un significato


di speranza per i cristiani che in quelli anni erano perseguitati come criminali e
nemici pubblici dell’impero, diventerà poi un libro di rivelazioni esoteriche, dove
s’interpreta il contenuto come una profezia della distruzione definitiva del male e
della separazione dei beati (o dei cristiani che sarebbero divisi dai pagani) del
resto dell’umanità, diventando un messaggio universale e non più destinato a un
solo popolo, dove quelli che non sono inclusi tra gli eletti saranno condannati a
bruciare all'inferno per l’eternità mentre ai giusti sarà concesso di vivere in eterno
insieme ai santi nel Paradiso.

Questo tema divenne molto diffuso in prossimità dell'anno 1000, quando si


credeva, infatti, che sarebbe l’anno dell’inizio del regno di Cristo sulla terra, ovvero
dell’apocalisse e l’ora del Giudizio Finale, ma continua anche dopo, poiché le
carestie, le rivolte, la peste e le guerre venivano tutte interpretati come segni
apocalittici, soprattutto quando queste erano più intense.

Il Giudizio universale non è un momento in particolare come il resto dei racconti


biblici che si può raccontare da una singola scena, ma ben sì un insieme di tanti
eventi che anche se si svvilupano in cronologie diverse sono visti in
contemporaneo su un solo schermo ed essendo cosi, si trova la storia del giudizio
universale completamente raccontata attraverso un’immagine di base, più alcune
che si possono aggiungere secondo sia lo spazio a disposizione.

In questo modo troviamo diversi tempi dello stesso racconto, dalla gente che non è
ancora completamente uscita dalle tombe per essere giudicata, cosi come i
dannati che stanno già ardendo nelle fiamme dopo che il giudizio è stato compiuto,
anche se gli angeli che suonavano la tromba annunciando il principio
dell’apocalisse sono ancora lì, Dio seduto in Mandorla sembra anche lui arrivato da
poco alla scena, anche se è l’unico che può permettersi una posizione statica
durante tutto il percorso del racconto; Satana invece, sembra di non essere mai
uscito dall’inferno e siede in paziente attesa e talvolta divora già dei dannati mentre
i diavoli che dovrebbero essere legati assieme a lui si trovano fuori a litigare con gli
angeli per le anime di quelli che non sono ancora stati giudicati.

Quindi per poter leggere la sua complessità dobbiamo separare gli elementi che lo
compongono por poi fare una lettura dell’insieme.

2- Elementi

Per analizzare il Giudizio Universale, c’è bisogno di scomporlo e controllare scena


per scena. Di solito il Giudizio Universale può essere diviso in cinque (di base) o
sei scene per la sua analisi, secondo la complessità e de sì questo si trova in
occidente o in ambito bizantino.
In occidente troviamo:

A) la figura centrale è quella del Cristo giudice con, ai lati la déesis, gli apostoli e i
santi a modo di tribunale. Cristo siede in trono entro una mandorla, a volte nell'atto
di giudicare, altre volte, soprattutto nelle immagini più antiche, mostrando
semplicemente le palme della mano con le ferite e i simboli della passione, talvolta
con i gesti allude alla separazione degli eletti dai dannati.
Il cristo giudice si può confondere con il Cristo della seconda venuta, cioè quello
apocalittico descritto da Giovanni nel primo capitolo delle rivelazioni con la doppia
spada che esce della sua bocca, già che entrambi si presentano alla fine dei tempi
e si presentano entro una mandorla, siedono sul trono ad arco baleno e dietro di
essi si trovano i simboli della passione.

Il Cristo che si afferma in occidente è quello che mostra le ferite dei chiodi e della
lancia e che talvolta porta anche la corona di spine con una veste rossa che lo
scopre parzialmente o che ci permette da vedere comunque la ferita nel costato.
La posizione delle mani e anche variabile ed è un gesto tramandato dalla scena
con la separazione delle pecore dalle capre (figure 1 e 2), e quindi le mani sono
messe in modo che possano richiamare l’una all’accoglimento mentre l’altra
allontana e rifiuta. Questo messaggio viene rinforzato talvolta dei due cartigli posti
a destra e a sinistra del Cristo o che lui tiene in mano , quello di destra porta la
scritta “venite benedicti patris mei e possidete paratum vobis regnim a
constitutione mundi” e in quello di sinistra si legge “discedite a me maledicti in
ignem aeternum qui paratus est diabolo et angelis elus”.

Tuttavia questa divisione tra buoni e cattivi non è sempre ridotta alle braccia o alle
mani del Cristo sopratutto quando questi sono simmetrici e le braccia si trovano
allo stesso livello, qui invece il gesto è compiuto da altri particolari come nei piedi o
nella veste del Cristo, dove la posizione della tunica fa la differenziazione poiché la
parte del corpo del Cristo che è accessibile agli eletti è scoperta e cosi lui si mostra
a loro, mentre quella che vedono i dannati è coperta e inaccessibile al loro
sguardo.

In questa scena possiamo aggiungere anche la deesis con gli avvocati


dell’umanità: la Madonna e il Battista, che intercedono per le anime sia
inginocchiati sia in piede, elemento presente nei giudizi universali nelle
raffigurazioni del XIII secolo in poi, mentre nelle raffigurazioni più antiche gli
apostoli sono basicamente gli unici che si troveranno seduti ad entrambi i lati del
Cristo, a modo di tribunale e dopo si aggiungeranno a questi anche i vegliardi,
Patriarchi e Profeti formando un vero tribunale celeste.

Qui includerei anche le schiere angeliche e gli angeli che portano i simboli della
passione (o anche i simboli che compaiono da soli gironzolando attorno al Cristo) e
gli angeli con le trombe che annunciano l’arrivo dell’apocalisse.

B) Sotto il gruppo del Cristo si trova la risurrezione della carne, i risorti escono dai
sarcofaghi o da sepolcri scavati nella terra per venire poi giudicati e inviati verso il
loro destino finale, questi risorti a volte appaiono nudi e ad altre sono coperti dal
lenzuolo funebre mentre altri sono vestiti per facilitare la loro identificazione al ceto
sociale d’appartenenza mentre erano vivi o hanno almeno un cappello che facilita
l’identificazione con l’attività svolta sulla terra.

C) la scena con il paradiso, con i beati che ricevono le vesti bianche, anche se ci
sono delle raffigurazioni dove essi non ricevono nessuna veste ed entrano nudi
alla nuova Gerusaleme scortati da un angelo. Il paradiso viene anche identificato
come la nuova Gerusaleme e quindi come una città e un luogo fisico, dove si
riceve la ricompensa della grazia eterna, un posto di beatitudine che in teoria
sarebbe l’eden del quale era stato cacciato Adamo (Genesi 2, 8-14) e che viene
trasformato attraverso la letteratura apocalittica (specificamente l’apocalisse di
Giovanni e le apocalissi apocrife di Pietro e Paolo) in una città murata ben
custodita e risplendente d’oro, diamanti e gemme diverse e addirittura con quattro
fiumi di latte, miele, vino e olio ciascuno, pieno d’alberi di frutta o semplicemente
una porta dorata e splendente dalla cui porta s’intravede l’interno con alberi di tutti i
tipi.
Il paradiso in ambito bizantino è raffigurato anche come Abramo che tiene delle
anime in una stoffa nel suo grembo, questo per ricondurre all’idea di paradiso
come ritorno “al seno d’Abramo”, ma anche come una porta con un cherubino che
blocca l’entrata, affiancata dal buon ladro, San Pietro e l’arcangelo Michele con la
spada infuocata.

D) la zona riservata all'inferno, con Satana che divora i peccatori, circondato da


una schiera di demoni che torturano le anime dei dannati o semplificata nel
demone che tiene la catena e prende i dannati legandoli con essa verso le fauci di
un drago scena che si è diffusa in occidente assieme allo sviluppo delle punizioni
che lì si potevano trovare, in scene piene d’immaginazione ma anche di realismo
già che è probabile che alcuni di questi artisti avessero assistito personalmente
all’applicazione di alcuni delle torture che vengono raffigurate, tra l’altro i dannati
hanno anche loro un’identità che ci aiuta ad individuare sia il peccato sia il ceto
sociale

L’inferno cristiano ha il suo sviluppo soprattutto con le fonte letterarie apocalittiche,


già che in quelli dell’antico testamento il posto non è altro che soltanto un luogo
buio e dove le anime rimangono statiche. Nel libro dei numeri (16, 30) è descritto
come una regione che si trova sotto la terra dove i morti erano inerti, mentre nel
secondo libro di Samuel (22, 6) sono ombre che abitano nel buio, L’inferno è
chiamato l’abisso ( lettera ai romani 10,7) come luogo di morte o il luogo da dove
viene la bestia (apocalisse 17,9) poi diventa il luogo di punizione, che si fonde con
la Geenna, posto dei gèmiti o luogo dei dannati o “ <Gi-hinnom>, luogo maledetto,
sede di un antico culto cananaeo, dove si bruciavano un tempo le vittime offerte a
Baal, forse anche con sacrifici umani. Dopo l’Esodo diventa una gran discarica,
dove bruciano in continuazione carogne e immondizie, mangiate dai vermi e dal
fuoco.”6

La Geenna era associata ai riti di Moloch (Geremia 32, 35) e distrutto nel secondo
libro dei re 23, 10) dove in un Tofet (forse una fornace) si buttavano i figli al fuoco
in onore a Moloch, e con questa distruzione diventa discarica.

Gli apocrifi ci danno una dettagliata descrizione dell’inferno, nel vangelo di Pietro
(scritto fra il 125 e il 150), l’apostolo ha una visione del posto e dei tormenti lì inflitti,
dove c’e un po' di tutto, fango che brucia, gente appesa dalla lingua, dai capelli,
per i piedi o le mani, ci sono rettili, pozanghe dove v’immergono i peccatori, alcuni
dei quali sono divorati da diverse bestie e vermi, bruciati, mutilati e tormentati.
Pietro menziona anche il fiume di fuoco che trascina tutti i peccatori fino al luogo
del giudizio e che è citato anche nel paso di Daniele 7, 10, dove questo fiume inizia
nel trono di Dio e scende verso il lago di fuoco.

L’apocalisse di Paolo ( tra 240 e 250), parla di come l’evangelista discende


all’inferno (che in realtà secondo il racconto si trova di là dall’ oceano)
accompagnato da un angelo che lo guida e li mostra il fiume di fuoco con tutti
supplizi che lì si applicano mentre Enoc nella sua visione contenuta nel libro
etiopico, vede il posto dove sono buttati gli angeli caduti, e anche nella regione
d’occidente dove in luoghi cavernosi destinate al raduno dei morti nell’attesa del
Giudizio Finale, Qui però Satana o Semjasa capo degli angeli ribelli con i suoi
duecento alleati sarà legato dentro il fuoco, come un prigioniero in più.

Dopo questi ci saranno altri viaggi e visioni dell’inferno di tipo didattico e


ammonimento ai peccatori, fino a Dante che nella sua Divina Commedia (scritta tra
il 1308 e il 1320), riprende questa tradizione dei viaggi all’al di là e né da una più
dettagliata e vivace descrizione.
Di tutte queste fonti vediamo che il risultato finale è una miscela di tutti questi
racconti che trasformano l’inferno in luogo diviso per le diverse punizioni che
dovranno subire i peccatori.

Per quanto riguarda la natura e forma del diavolo, questa è difficile di definire, visto
che non ha una forma fissa iconograficamente e può prendere diversi aspetti, ha
anche tanti nomi, alcuni dei quali appartenevano agli Dei comparsi nella bibbia e
adorati dai popoli nemici d’Israele, cosi viene identificato con Belzebub principe
dei demoni (Matteo 12,24) signore delle mosche (2 libro dei re 1, 2) e anche il

6
-Minois G., “ Piccola storia dell’inferno”, Bologna 1995, p. 47.
maligno, associato a Belial padre degli empi, Nergal dio babilonese della guerra e
pestilenze e signore del mondo sotterraneo (2 libro dei re 17,30) e con tutto quello
che è malvagio o porta con se la sfortuna e l’eccesso.

Ma la figura concettuale del diavolo cristiano sorge in un ambiente greco-romano,


da qui che la stessa parola Diavolo deriva dal greco diabolos (accusatore), mentre
Satana vuol dire avversario, anche se dopo ne saranno aggiunti altri nomi che in
origine facevano riferimento a spiriti, dei pagani o geni, come ad esempio la
trasformazione dei Deimon greci (genio o Spirito) in alleati di Satana, o con
l’interpretazione di S. Agostino d’un paso d’Isaia dove il diavolo diventa lucifero
(portatore di luce), dovuto al fatto che lì si parla di una stella lucente caduta in
disgrazia davanti a Dio e la relazione con Luca 10, 12, dove cristo vede cadere
satana “come un Fulgore”.

Cosi nel V secolo si afferma il concetto di diavolo creato da Dio e che per una sua
scelta diventa nemico dal suo creatore e di tutto quello che da Dio sia stato fatto,
uno spirito ribelle e superbo, essendo questo ultimo il suo peccato maggiore (
primiera lettera a Timoteo 3, 6) che dichiara guerra a Dio, ognuno a capo dei
rispettivi eserciti, perché satana ha portato con se una schiera di seguaci.

Per il giudaismo primitivo non esistevano i demoni, nel loro pensiero sia il bene che
il male provenivano da una sola fonte: Dio. Così negli scritti che compongono la
Torah e che dopo raccolgono i cristiano chiamandolo “antico testamento”,
Jehovah dopo creare l’uomo e porlo sul paradiso, subito comparve qualcuno che
vuole alterare l’ordine su quel giardino dove l’uomo padroneggiava.

Quest’avversario è un nemico dell’uomo più che di Dio e s’identifica in quel


serpente che ha consigliato ad Eva di mangiare il frutto dell’albero della
conoscenza del ben e del male (Genesi 3,1-7), poi verrà ricondotto a quegli angeli
ribelli che vinti in cielo caddero a terra e presserò moglie tra le figlie dell’uomo e
fecero dei figli (Genesi 6, 2-5), o nel drago adorato dai babilonesi nel libro di
Daniele (14, 23-26), personaggio che gioca diversi ruoli e che tenta allo stesso Dio
nel libro di Giobbe (1,6-12), mentendolo alla prova e facendolo dubitare di quanto
Giobbe lo sia gratto e con acuta ironia rivela che lo stato di benessere rende la
religione facile ed il dialogo di fede scontato e “razionale”, qui Satana,
“l’Avversario”, diventa una sorta di pubblico ministero che ha il compito di verificare
l’autenticità dell’obbedienza dei sudditi ( i credenti e la loro fede), qui è soprattutto
interessante il dialogo che si stabilisce fra Dio è Satana, perché non sembra che
siano veramente nemici, ma un altro figlio di Dio che informa dei peccati commessi
dagli uomini e gli accusa anche davanti a Lui; o come nel libro Etiopico di Enoc, il
capo degli angeli ribelli che scesero in terra ed insegnarono agli uomini la guerra e
le arti magiche.

Con l’arrivo dei vangeli che conformano il nuovo testamento, la natura di Satana si
modifica, non è più un aiutante di Dio ma agisce per propria volontà contro il volere
divino, può impossessarsi delle persone e farli attuare come vuole (Marco 1, 34) si
può anche impossessare degli animali (Matteo 8, 28-33), (Marco 5,11-14), e
responsabile delle malattie che colpiscono la carne tra cui l’epilessia o la follia
(Marco 9, 18-29), tenta a Cristo mentre si trova nel deserto e cosi può tentare
anche all’umanità (Luca 4, 2-13), diventa anche il re degli spiriti cattivi (Matteo 12,
26) e Lui usa questi per indurre gli uomini al peccato (Luca 22,31). Questo fa che,
per i cristiani il male prenda una forma fisica e se ben questa non è ancora chiara,
al meno per loro, agisce ed è una forza attiva tanto quanto Dio e contra la quale
bisogna lottare.

Da qui che una volta sposta la natura del male, la sua presenza e il fatto che non
sia un concetto astratto ma un essere ben preciso, con un nome e anche con una
storia, sorge il problema della rappresentazione plastica di questo essere.

I primi demoni o diavoli cristiani, sono in sostanza simili agli angeli, ma a differenza
di questi sono di colore blu, rosso o nero, poi perdono la somiglianza con gli angeli
e diventano macchie nere o figure nude o con gonnellino, esseri senza
un’immagine prestabilita, semplici figure alate nere che si muovono nell’aria.

Conforme avanza la mostruosità della figura fisica del diavolo, i modelli usati
saranno quelli greci del dio Pan e dei satiri (forse la sua natura caprina è stata
decisiva nel far si, che diventassero l'immagine del diavolo, anche per la
connotazione cattiva che prendono capre in collegamento all'idea della
separazione delle pecore dalle capre) e d’alcune divinità pagane che sono
diventate dei diavoli o simbolo del peccato, cosi è il caso dei demoni etruschi.

Per alcuni studiosi la prima rappresentazione del Diavolo, avversario di Dio,


potrebbe essere l’angelo azzurro alla destra del Cristo nella Separazione delle
pecore dai capri del mosaico di Sant’Apollinare Nuovo del VI secolo (fig. 2),
basata sia per il colore blu dell’angelo come perché si trova dalla parte delle capre
e che è l’unico i cui piedi si trovano a terra, anche se alcuni considerano
quest’ipotesi un po’ forzata.

Più tardi il diavolo perde questa somiglianza con gli angeli e diventa un’ombra
scura o un uomo nero di capelli rizzati, così lo si trova nel “Descensus ad inferos”
(fig. 3) dall’Apocalisse di Beatus da Liebana, approssimativamente 975-978 d.C.,
dove è circondato di serpenti che puniscono i dannati, ma anche lui è morso dei
serpenti come quello del Giudizio Universale di Manchester nel quale si raffigura
Satana morso da un serpente a due teste, o nel Satana dell’apocalisse di
Bamberga incatenato e buttato nel lago di zolfo, giacché iconograficamente la sua
figura non è molto diversa da quella degli altri dannati e si distingue solo per il suo
colore e la capellatura, inoltre l’unico che sembra avere un po’ d’autonomia è un
diavoleto che prende un’anima.

Questi demoni diventano pian piano zoomorfi e mostruosi, qui diversi artisti
mischieranno gli attributi di diversi animali; pesci, uccelli e insetti assieme a parti
umane che gli renderanno più terribili e allo stesso tempo gli allontanano dalla
bellezza divina.

Per la figura del diavolo col bastone uncinato si deve prendere in considerazione
“l’ampia diffusione dell’impegno del bastone uncinato per torturare o dell’uncino
forcuto, per torturare gli eretici e i criminali. Al diavolo fu dato un bastone uncinato
per suggerire la sua collaborazione con dio nel torturare i dannati”7

Satana non è inattivo, già dal vangelo apocrifo di Pietro divora i peccatori che le
stanno vicino, un esempio di Satana che divora i dannati lo si trova a Torcello (fig.
12 ), dove sono le braccia del suo trono ad aiutarlo a divorare le anime, Satana
tiene un dannato in bocca mentre dalle orecchie gli escono dei serpenti e
anch’esse mangiano la carne dei dannati. Giotto nella cappella degli Scrovegni
prende come modello questo Satana fiorentino, ma aggiunge l’atto della
defecazione, già presente nel giudizio universale di Sant’Angelo in Formis. Da
Buffalmacco in poi al diavolo li sarà aggiunto un quarto volto nell’addome che si
fonderà con l’ano o per dirla meglio con il pube e le gambe, da dove spunteranno i
denti trasformando l’azione del defecare al mangiare.

C’e anche la sua figura come anticristo. In genere è rappresentato come un


guerriero, un sacerdote o falso profeta, un re o semplicemente un mostro
demoniaco, nella bibbia si parla di falsi cristi (Matteo 24,23-24), quindi d’emissari di
Satana e qui la sua raffigurazione come figlio di satana. Come un bambino si
trova nel mosaico di Torcello del XII secolo (fig. 13 ), siede sopra le gambe di
Satana ( come nella madonna col bambino), anche se per alcuni studiosi è l’anima
di Giuda, forse questa interpretazione che io non condivido nel caso di Torcello è
dovuta al Giudizio Universale della cappella a Santa Maria dei Bisognosi a Pereto
(Baschet 2000, fig. 24) dove il Satana copia lo stesso modello di quello di Torcello
e porta la scritta col nome IVDA dietro di lui e davanti INVIDIA, ma qui è nudo
come gli altri peccatori, l’atteggiamento è più disperato e Satana sembra stare per
strapparle una gamba.

A Torcello invece, comparve l’anticristo siede tranquillamente sopra le gambe di


Satana e imita tanto il suo gesto del braccio destro come dei piedi, senza dubbio
l’artista ha ricreato la scena della madonna col bimbo nella sua specchiale scena
infernale; anche un altro anticristo nel grembo di Satana si trova nella miniatura
dell’Hortus Deliciarum (reconstitution du manuscrit) dove l’anticristo reca la scritta
ANTI XPC sopra la testa, mentre si copre il petto con le braccia incrociate ed è
anche lui nudo come alcuni dannati. Dobbiamo ricordare che la figura dell’anticristo
è alquanto problematica, già che mentre il figlio di Dio è incarnato tramite lo spirito

7
Luther Link , Il diavolo nell’arte: una maschera senza volto, traduzione di Maria Letizia
Magini, Milano, Bruno Mondadori, 2001; op. orig.: The devil: a mask without a face,
London, Reaktion books, 1995, p. 10.
santo, nel caso del diavolo non si sa di preciso come si possa riprodurre già che
alcuni teologi dicono che sia addirittura infertile.

Nello stesso giudizio di Torcello satana compare anche come Re degli inferi nella
stessa postura che ha Dio seduto in trono al paradiso, ma questo nuovo Ade che
ha anche lui un posto da governare ha anche ai suoi servizio dei diavoleti incaricati
di seviziare e torturare le anime dei peccatori, dando una versione del tutto diversa
dell’nferos di quella che avevano i romani.

Per quanto riguarda le porte dell’inferno queste sono la bocca mostruosa del
Leviatano che spalanca le fauci per divorare tutto. Il fatto che sia chiamato
Leviatano si può trovare nell’analogia con l’ippopotamo che spalanca le fauci o nel
coccodrillo che mantiene le mascelle aperte quando si trova nella riva nel Nilo, un
elemento presso forse dall’Egitto e rintracciabile chi lo sa, al mostro che apparve
accanto al Dio Toth e che divorava i cuori dei morti nei giudizi.

Cosi una metafora è diventata un doppio simbolo, e raffigurata sia come porta che
come fauci la si trova nel timpano di Sainte-Foy in Conques (fig. 15), dove una
porta vene aperta e di questa esce la bestia pronta a divorare i peccatori.

In oriente e soprattutto in Italia dopo Buffalmacco, l’inferno verrà raffigurato come


lago di fuoco o grotte infuocate, grotte che permettono di dividere lo spazio
pittorico e nelle quali si svolgono le diverse punizioni, anche se non manca la
bocca del Leviatano messa sopra o situata accanto all’intera scena infernale.

Per quanto riguarda ai dannati, essi quando escono dei sepolcri sono denudati e
portati verso l’inferno, ma ci sono anche esempi di dannati vestiti spinti verso il
rogo, sia in ambito bizantino o d’influenza bizantina, del quale in occidente
abbiamo l’esempio di Torcello, o in quell’occidentale come nel portale di Notre
Dame a Parigi (fig. 17), dove i dannati uniti da una catena vengono trascinati verso
la bocca infernale, questi dannati sono divisi e radunati in diversi cerchi o grotte
ognuna con una punizione specifica. Questa divisione dei peccatori secondo la
natura dei suoi peccati fino ad arrivare a sintetizzarsi nei sette Peccati capitali che
dopo saranno impersonati nei dannati, trasformandosi in veri simboli iconografici:
-Superbia: è condannata alla ruota per raffigurare la continua volta della fortuna o
messi ai piedi di satana come denigrazione.

- Invidia: sono buttati in pozzanghe chiuse, laghi ghiacciati, allontanati dagli altri e
isolati.

-Ira: rappresentata dai dannati squartati, impiccati che rappresentano anche i


suicidi già che commettere suicidio e fare un atto di violenza contro se stessi, o
trovati in questo buco a litigare tra loro senza sosta, nella forma più sanguinosa e
violenta possibile.

-l’accidia: trova posto in un pozzo pieno da serpenti che morsicano i dannati senza
lasciarli stare fermi, analoga missione svolgono in altre raffigurazioni i demoni, che
cavalcano o disturbano i dannati senza lasciarli riposo.

-Avarizia: l’avaro è buttato in una pentola d’olio bollente o di minerali che sono fusi,
a volte lo stesso oro fuso li viene fatto inghiottire.

-Gola: i golosi devono vedere una tavola piena di pietanze alle quali è vietato e
impossibile avvicinarsi, ma c’e anche la versione di farli mangiare rospi, bisce,
millepiedi e schifezze varie fino scoppiare.

-Lussuria: è la più varia è la più anticamente raffigurata, sia come una semplice
donna nuda alla quale viene morsa da serpenti le parti del suo corpo che sono
l’origine del suo peccato, impiccati dai genitali o evirati, ma anche messi al fuoco
legati a coppie o allo spiedo alludendo ai sodomiti.

Tra i peccatori si trovano non solo i cristiani che hanno peccato ma anche degli
eretici o nemici della fede ben riconoscibili come Maometo raffigurato da Giovanni
da Modena, nel giudizio Universale della Cappella Bolognini (circa 1410) a S.
Petronio in Bologna (fig. 23), e dove il profeta dei musulmani viene presso da un
diavolo per la testa e trascinato all’inferno.

Altro esempio si trova nella chiesa Deir Mar Musa vicino a Nebek (Siria) dove e
raffigurato un giudizio universale(1192/93 o 1208) di un pittore che ha firmato
come Sarkis nel terzo registro degli affreschi. Il lato destro della pittura murale
mostra l’inferno (figure 10 e 11). L’artista ha dipinto gli alleati del diavolo (il quale
non ha faccia perché è rovinata) o quelli che lui considerava fossero i loro alleati
come i musulmani (con delle vesti in arancione e turbanti) ebrei (vestiti di nero e
barbuti), mandeisti (sotto i musulmani con vestiti uguali ma con la barba rasata),
pagani (vestiti di nero e con capelli conici), e anche dei cristiani che appartenevano
ad altre tradizioni teologiche. I cristiani vestono di bianco y sembrano dei pretti
ortodossi greci, mentre quelli in grigio forse rappresentano dei teologi cattolici
romani, i teologi Copti non sono inclusi nella lista dei cristiani cattivi perché erano
alleati degli ortodossi siriani. mentre per i capelli pagani sembrano quello dei
sacerdoti pagani dipinti del tempio degli dei Palymrene a Dura Europos8.

Quindi la rappresentazione dell´inferno non è solo per ammonire i credenti, ma


serve anche come strumento di propaganda per colpire i nemici, che cosi finiscono
tra le fiamme infernali condannandosi due volte, una volta sulla terra e anche
nell’aldilà.

E) la psicostasi o pesatura delle anime, con l'arcangelo Michele che porta la


bilancia per la pesatura delle anime rappresentate da figurine umane ignude.

8
specificamente il murale che mostra il sacrificio di Konon, del Syrian National Museum
in Damacus e illustrato en Syrie: Memoire et Civilization, 1993, p. 291.
Le rappresentazioni iconografiche del giudizio dell'anima compaiono in Occidente
nel X secolo e si sviluppano soprattutto a partire dal XII, ma in un giudizio
particolare che non tiene luogo nel racconto apocalittico dove si procedeva
leggendo le azioni del dannato e cercando il suo nome nel libro della vita ma
sintetizzato e ispirato nelle raffigurazioni del giudizio dei morti egiziani, dove
l’anima veniva posta nella bilancia e come contrappeso la penna di Mat (Dea della
purezza in contrasto con l’anima mondana e peccatrice).

Nel mondo occidentale la bilancia è sorretta dall’arcangelo Michele, anche se ci


sono esempi in oriente dove è la mano di Dio a sostenerla o come nel caso della
pala d’altare di Soriguerola (Museu Nacional d’Art de Cataluña, Barcelona) (fig. 16)
dipinta nell’ultimo quarto del XIII secolo, dove la bilancia pende dall’architettura.
L’anima del dannato è messa in uno dei piatti e nell’altro una personificazione delle
sue azioni cattive nella forma del proprio dannato, ma c’e un nuovo elemento che
non c’è nell’arte egizia e questo è il diavolo che tenta in tutti i modi di sbilanciare il
peso a suo favore per poter prendersi l’anima del dannato, mentre Michele o altri
angeli con le lance tentano di allontanarlo.

Questa scena non è mai menzionata né nel vecchio né nel nuovo testamento e
non è rappresentata in alcuna chiesa prima del 1100, e la descrizione di un
giudizio particolare se ritrova in un apocrifo veterotestamentario conosciuto come
Testamento d’Abramo, composto di un giudeo cristiano in Egitto nel II secolo: un
angelo risplendente di nome Dokiel sostiene una bilancia da cui si decide il destino
di un’anima, come da questo Dokiel passe la bilancia nelle mani dell'arcangelo
Michele non si sa, la risposta si trova forse nel fatto che Michele è l’angelo che è in
diretto conflitto con satana, perché in apocalisse 12, 7, e Lui che butta il drago nel
lago di zolfo, e da qui viene identificato come il generale delle milizie celesti.

In Occidente, una delle prime psicostasi si rappresenta al principio del X secolo sul
lato est della croce irlandese in pietra di Muiredach, nel cimitero del monastero di
Monasterboice, nella contea di Louth. In questo caso il diavolo (fig. 7),
assolutamente contorto al suolo, tenta di tirare verso il basso il piatto della bilancia,
dove si troverebbero le azioni cattive, che qui è vuoto. La scultura è molto
consumata, ma sembra che San Michele tenga, in qualche modo, con un bastone
o una spada, schiacciata a terra la testa del diavolo.

Altre immagini che possiamo considerare secondarie per l’ambito occidentale (non
per che siano meno importanti ma perché quando lo spazio è ridotto, si fa a meno
di loro e non alterano il messaggio dell’immagine) ma che non mancano in quelli
bizantini:

-l’arrotolamento dei cieli: più diffusa in ambito bizantino, ma presente anche in


occidente come nell’affresco della cappella Scrovegni, opera di Giotto, che deriva
di apocalisse 6, 14.
- Il trono preparato con la croce gemmata, tanto raffigurata in ambiente bizantino
ma poco usato e poi scomparso in occidente.

- Il fiume di fuoco che si fonde con l’inferno, il quale non è sempre presente in tutte
le raffigurazioni, anche se sarà proposto da Giotto nella cappella degli Scrovegni.

- La risurrezione della carne dove quelli morti a terra escono dei sepolcri e delle
bocche delle bestie mentre quelli morti in mare escono dalle bocche dei pesci, di
solito affianco a loro si trova una personificazione del mare in una donna seduta su
un mostro marino.

- L’esercito angelico; talvolta gli angeli si limitano soltanto a cherubini e serafini con
le trombe, senza la presenza d’angeli armati o di vere schiere militari sopra la
mandorla del Cristo.

C’e anche una scena che si trova soltanto in ambito occidentale e solo nei giudizi
più tardivi, quella del purgatorio, nato come concetto verso il XII secolo, questo
rappresenta una vera "riorganizzazione della geografia dell'aldilà". La sua assenza
e la sua presenza tarda nei giudizi si spiega col fatto che quel che importa nel
giudizio è mostrare la sorte finale dell’umanità e non la situazione dei morti
nell’attesa di questo, e quindi le rappresentazioni del Giudizio finale fino al 1400
non s’interessano di mostrare i differenti luoghi in cui soggiornano i morti. Il fatto
che il Purgatorio sia rappresentato tardivamente è dovuto all’enfasi dato a
quest’argomento dalla Chiesa.

Il purgatorio è nato come una sala d’attesa mentre arriva il giorno del giudizio e sì
dà la sentenza finale; questo per dare più possibilità all’uomo di pentirsi e dare
ulteriori speranze anche ai morti i quali hanno bisogno delle preghiere dei vivi e
delle loro donazioni alla Chiesa per guadagnare la beatitudine.

Nel Giudizo Universale pertanto la raffigurazione di questo è un luogo di fiamme,


fiamme che purificano le anime dei peccati che esse hanno commesso, e da qui
saranno portati dagli angeli verso la zona dove si svolgerà l’ultimo giudizio e
riceveranno la sentenza finale.

3-Sviluppo storico

Il problema per l’analisi del Giudizio è radicato nella sua natura contaminata, giá
che certe parti che lo compongono non si basano soltanto su una fonte, “i diversi
testi biblici nominati, e altri ancora, gli scritti apocrifi e i commentari teologici,
facilitano dunque la comprensione di gran parte dei temi sviluppati nelle
raffigurazioni del Giudizio Universale. Queste non sono tuttavia quasi mai
trascrizioni letterali di una visione in particolare. Le rappresentazioni che
accompagnano frequentemente il capitolo ventesimo dell’apocalisse compaiono
solo eccezionalmente come semplici trasposizioni in immagini al testo adiacente.
La maggior parte dei Giudizi Universali, al contrario, è il risultato di raccolte di temi
generati da fonti scritte diverse, a cui si possono aggiungere temi presi in prestito
dal repertorio iconografico dell’arte medioevale o dall’esperienza quotidiana.”9

Le raffigurazioni di questo soggetto non compaiono se non agli inizi del X secolo,
anche se un antecedente del Giudizio Universale (almeno come idea di divisione
tra buoni e cattivi), si può identificare nelle scene della separazione dei capri dalle
pecore, e cosi le troviamo sia su un coperchio di Sarcofago al Metropolitan
Museum del IV secolo (fig. I) che nel mosaico di S. Apollinare Nuovo a Ravenna
datato VI secolo (fig. 2), anche se dopo sia nei manoscritti come in altre opere,
nessuna raffigurazione è una vera e propria raffigurazione del Giudizio Universale,
e tante fanno riferimento ad una seconda venuta di Cristo o ad una sconfitta di
Satana, ma sono opere da collegare all’apocalisse più che al Giudizio Universale,
anche perché come segnala Christie “l’arte cristiana della tarda antichità non è
interessata al Giudizio universale. L’altissimo medioevo ne ha prodotto qualche
incerto esempio. Nessuna opera può essere però propriamente letta come
Giudizio universale prima del IX secolo.”10

Sull’origine delle raffigurazioni del Giudizio universale si sa poco anche perché


pochi sono i giudizi Universali nell’arte bizantina giunti fino prima del XII secolo.
Nella Cappadocia la raffigurazione del giudizio è stata datata tra il 913 e il 920
grazie ad un’iscrizione votiva, come si trova nella volta e i timpani di san Giovanni
a Güllü Dere dove decora la parete nord che era una cappella funeraria, mentre
sopra la volta c’è una seconda venuta e una pentecoste, nel timpano invece, si
trova il Cristo in trono tra la Vergine e un altro personaggio (sicuramente San
Giovanni Battista) e qui non ci sono gli angeli ad affiancare il cristo nel trono, ma ci
sono gli angeli sulla volta con il phylactero o rotolo con i fatti degli uomini che
varranno giudicati, accanto alla scritta d’Apocalisse 20, 12-15.

A Goreme si trova un giudizio con la deesis nella Yilanli kilise si trova un serpente
di tre teste cavalcato da un diavolo e sotto di loro si vedono delle donne tormentate
dai serpenti e una scena della pesatura delle anime. Queste due chiese ci danno
un’idea dell’evoluzione di questo soggetto in ambito orientale.

Poi cronologicamente segue l’illustrazione del Vangelo Sinottico di Marco,


manoscritto greco n. 74 (fig. 6) che si trova alla Biblothèque Nationale de Parigi è
dove sono presenti gli elementi che troveremo anche a Torcello, com’è la
risurrezione della carne, il fiume di fuoco, l’arrotolamento del cielo e la divisione
dell’inferno in un lago di fuoco, cosi come il Cristo in trono entro una mandorla,
affiancato dalla deesis poi in basso la raffigurazione dell’inferno diviso in sei spazzi
diversi con altre tante punizioni.

9
Valentino Pace in Angheben, 2006, p. 17
10
Christie, Op. Cit., 2000, p. 19.
In Torcello nella controfacciata (fig. 12) troviamo un mosaico del XII secolo, del
quale è una copia fedele dell’Avorio del Victoria and Albert Museum datato metà
del XII secolo (fig. 14), ma nel caso di Torcello, il racconto comincia subito sotto la
scena della discesa di Cristo agli inferi con sopra il Cristo in mandorla con la veste
imperiale affiancato dalla deesis e dagli apostoli, sotto la mandorla del Cristo, nel
registro inferiore nasce il fiume di fuoco che finisce nell’inferno, ma in questo
registro si trova anche il trono preparato con la croce gemmata ai cui piedi si
trovano Adamo ed Eva, poi alla sinistra di questa scena si trova l’angelo che
arrotola il cielo e agli stremi di questi registri si trovano degli angeli con le trombe e
la risurrezione dei morti, da una parte quei risorti della terra con gli animali che
sputano i morti cosi come quelli che escono dei sepolcri, dall’altra parte quella coi
risorti dal mare coi pesci e mostri marini che restituiscono gli uomini che avevano
mangiato.

Sotto di questo si trovano gli ultimi due registri divisi in parte dalla porta
d’ingresso, alla destra del Cristo i beati e sotto di essi il paradiso con Abramo, la
Madonna, il buon ladrone, la porta del paradiso con un angelo che la custodisce e
San Pietro.

Sopra la porta si trova un angelo con la bilancia la quale due diavoli che cercano di
sbilanciare sia con le lance che essi hanno sia con i pesi che portano con loro,
dietro di questi demoni si trova l’inferno con degli angeli avvolti dal fuoco che
spingono i dannati dei quali si vedono soltanto le teste, mentre Satana siede come
signore del luogo su un trono le cui teste animalesche divorano i dannati, sul suo
grembo siede l’anticristo, sotto questa raffigurazione si trovano sei riquadri dove i
dannati vengono sottoposti a diverse punizioni, nella prima si trovano dentro il
fuoco, nel secondo si trovano al buio, mentre gli ultimi sono sommersi in un lago
ghiacciato, sotto di essi nel quarto riquadro le anime sono mangiate dai vermi, poi
nel sesto si vedono sommersi nel fuoco e nell’ultimo y corpi squarciati marciscono
nel buio, “queste due opere celano, sotto un aspetto squisitamente bizantino,
alcune particolarità che non possono non essere che occidentali, testimoniando
l’impatto in Italia nella regione della Venezia, dell’iconografia bizantina” 11.

Arrotolamento del cielo


Apostoli Dio apostoli
deesis fi
angeli con trombe ume angeli con le trombe
risurrezione nella terra trono di risurrezione nel mare
paradiso psicostasi fuoco inferno

Il Giudizio Universale di Chora nella Kariye Cami datato 1321 (fig. 21) mostra in
pratica lo stesso schema di Torcello, anche se ignora l’innovazione di questo

11
Christie op cit p. 28
ultimo della visione dell’inferno con i dannati legati per il collo.

Questa struttura del Giudizio Universale e della sua iconografia viene spiegata da
Andrè Grabar riguardo all’influenza dell’iconografia imperiale antica, che trova un
parallelo sulle immagini che ornavano la colonna d’Arcadio, infatti, se paragoniamo
il Giudizio Universale con le immagine trionfali del monumento, dove il Cristo
stesso è l’imperatore, la Madonna e Giovanni il Battista sono i suoi consiglieri,
Adamo ed Eva che rendono omaggio al trono imperiale e alla croce, le milizie
celesti sono presenti dietro agli apostoli come un’armata in parata.

I prigionieri diventano i dannati, legati e portati verso la punizione, il paradiso


seguendo una struttura gerarchica che dovrebbe trovarsi in alto e non in basso, ma
si preferisce metterlo allo stesso livello dell’inferno, l’unica spiegazione si potrebbe
trovare nel fatto di rilevare sia le due scelte che potrebbe avere l’uomo o sia per
avere un confronto ancora più umiliante per i dannati, che vedono il paradiso e la
gioia dei beati mentre loro sono trascinati dal fiume di fuoco verso l’inferno.
Quindi in genere le scene seguono l’ordine descritto nell’apocalisse di Giovanni e
si possono leggere da sopra in giù:

La venuta di Cristo e dei giusti davanti al trono preparato, l’annuncio della fine dei
tempi dalle trombe angeliche, la resurrezione della carne sia di quelli morti in mare
come in terra, la pesatura delle anime e la sentenza finale con l’inferno e il
paradiso, il tutto si legge come in un fumetto dove il filo connettore è il fiume di
fuoco che scende dalla mandorla del Cristo in gloria.

In Occidente il Giudizio comparve con gli elementi che lo identificano verso l’800 a
Müster in svizzera (fig. 4) dove il cristo siede in trono e ai lati si trovano gli apostoli,
sopra un angelo arrotola il cielo, il resto dell’affresco e poco visibile.

Più tardi troviamo dei Giudizi Universali sia nell’affresco della chiesa di Richeneau
(fig. 8) sia nell’apocalisse di Bamberga datate XI (fig. 5) secolo o in Sant’Angelo in
Formis datato 1072-1087 (fig. 9), nel primo si vede il Cristo in gloria affiancato alla
sua destra dalla Madonna e alla sinistra dalla croce gemmata portata da un
angelo, poi gli apostoli seduti e sotto di questi i risorti. In quello di Bamberga si
vede il Cristo Giudice in trono accompagnato da cori angelici, gli apostoli seduti e
sotto il Cristo ci sono due angeli con i filatteri e sotto di essi la resurrezione della
carne con i corpi che escono dalle tombe, si trova anche una serie di personaggi
che aspettano il giudizio mentre due angeli con le trombe li stanno convocando, a
sinistra i beati e a destra i peccatori ad uno dei quali un diavolo ha già preso,
mentre Satana giace a destra, sconfitto e incatenato.

A Sant’Angelo pero, l’inferno diventa più dinamico, i demoni buttano e picchiano i


dannati che Satana mangia e defeca, queste tre raffigurazioni seguono il testo di
Giovanni e il Vangelo di Matteo, mostrando gli angeli con le trombe, la risurrezione
dei morti, la parusia ed il tribunale celeste anche se è scomparso l’arrotolamento
dei cieli, il fiume di fuoco e il trono preparato con la croce gemmata.

Verso la metta del XII secolo sì da una proliferazione di Giudizi Universali che
seguono più o meno lo stesso schema, queste raffigurazioni vengono fatte
soprattutto nei timpani delle chiese francesi come a Conques, Chartres, Moissac e
Notre Dame, e divisi in tre registri adattati alla forma del timpano. Troviamo cosi
nella parte più alta, in centro, Cristo che si trova in gloria seduto su un trono entro
la mandorla con i simboli della passione dietro, tra la deesis e gli angeli con le
trombe, sotto un secondo registro con la risurrezione della carne e la pesatura
delle anime sotto il quale si trova il terzo spazio con le raffigurazioni del
Paradiso/beati alla destra e dell’Inferno/dannati alla sinistra, anche se talvolta è la
risurrezione della carne a trovarsi al di sotto dell’intera raffigurazione.

Dio
Deesis
Risurrezione della carne
Paradiso piscostasi Inferno

Queste raffigurazioni preferiscono in generale il Cristo risorto al Cristo imperatore,


il quale non ha la veste imperiale ma il mantello rosso che li era stato buttato
addosso durante la derisione e mostra le ferite dei chiodi e quella della lancia.

La struttura del giudizio è anche un affermarsi della gerarchia terrena, dove Cristo
e quelli che lo servono si trovano nella parte più alta, e da qui si comincia a
scendere fino all’inferno, dove quelli i peccatori sono messi assieme, anche lì c’e
una gerarchia è quelli che commettono le azioni più spregevoli si trovano più in
fondo accanto a Satana, certamente quando il cristianesimo si afferma come
religione unica c’e bisogno di specificare che il fatto di appartenere alla chiesa non
vuol dire essere già salvi, e quindi lì troviamo anche dei cattivi preti e chierici d’alta
gerarchia assieme a re e signori ma anche assieme a peccatori comuni.
Questo schema si mantiene anche nel mosaico del battistero di Firenze datato
verso il 1270 (fig. 18) dove le innovazioni avvengono nella parte che riguarda
all’inferno con il trono di satana che mangia i dannati, cosi come un aumento de la
mostruosità del satana e una diversificazione delle pene lì inflitte.

Con il Giudizio Universale dipinto da Giotto nella cappella degli Scrovegni (fig. 19-
20) l’inferno ispirato ad altri fonti oltre a quelle bibliche e apocrife diventa un punto
di riferimento, già che la rappresentazione giottesca con le più svariate punizioni
diventa una delle scene principali mostrandoci tutto quanto li accade, già che prima
era rappresentato in maniera più schematica e si riduceva alle penne più
conosciute dei sette peccati, ma Giotto riprende elementi bizantini come
l’arrotolamento del cielo che il fiume di fuoco e anche se nel suo Giudizio non
apparve il trono preparato, c’è invece una croce di legno portata da due angeli.

Buffalmacco nel Giudizio Universale del Camposanto di Pisa, porta invece


l’innovazione al Paradiso, dove non è soltanto il Cristo Giudice l’unico entro una
mandorla ma anche la Madonna (fig. 22), cosi come i Santi il cui numero aumenta
tornandosi una stratificazione che imita quella terrena, ma anche il suo inferno
diventa una montagna piena di grotte entro le quali vengono divisi i diversi supplizi
da applicare.

Arrotolamento dei cieli


Schiere angeliche
D
apostoli i apostoli
Madonna o Battista
Beatti fiume
Paradiso psicostasi di luss. Inv. gola
Fuoco acc. inferno
risurrezione della carne (o corteo dei av. sup. ira
dannati)

I Giudizi da qui in poi seguiranno più meno questi schemi, sia quello di Giotto o
quello di Buffalmacco, prendendo talvolta elementi sia dell’uno che dell’altro e
talvolta scomponendo la scena in due parti contrapposte, sia su e giù (Giotto) o
destra sinistra (buffalmacco).

Giotto Buffalmacco
Dio Dio | Satana
Satana Beatti | Dannati

Alcuni di questi elementi li troveremo anche in alcuni Giudizi del Friuli realizzati da
pittori che hanno studiato o hanno avuto modo di conoscere queste novità
figurative, sia che questi artisti venissero d’oltralpe o che fossero pittori locali che
hanno avuto la possibilità di conoscere queste novità, grazie a trovarsi proprio in
una terra di confine.
Immagini parte prima

1.-coperchio di sarcofago, Metropolitan Museum, New York, separazione delle


pecore dalle capre.

2- Sant’Apollinare Nuovo, Mosaico, separazione delle pecore dalle capre


3.- Beatus da Liebana (975-78), dicesa di Cristo all’inferno.
4.- Münstar, Diocesi di Coira, giudizio universale, 800 circa

5-apocalisse di Bamberga, IX secolo, giudizio Universale.


6-Vangelo Sinottico di Marco, metà IX secolo, Bibliothèque Nationale di Parigi
7.-Croce irlandese de Muiredach, X secolo, pesatura delle anime e probabile
giudizio Universale.

8.- Saint- Georges. Richenau-Overzell, XI secolo, Giudizio universale


9.- Sant’ Angelo in Formis, controfacciata, Giudizio Universale, 1072-1087 circa.
10.-Deir Mar Musa; Siria, giudizio Universale. 1192-1208 circa.

11.-Deir Mar Musa, Siria, Giudizio Universale, particolare dell’inferno e


psiconostasi
12.- Torcello, Giudizio Universale, XII secolo, mosaico della controfacciata.
13.- Torcello, giudizio Universale, Inferno, particolare.

14. Avorio, XII secolo, Victoria and Albert Museum, Londra.


15.-Conques, Sainte Foy, 1100,

16.-Pala di Soriguerola, Cataluña, XIII psiconostasi.


17.- Notre Dame, Parigi, Giudizio Universale, 1230, Particolare, psiconostasi e
corteo dei dannati

18.-Battistero, Firenze, mosaico, 1270 circa, particolare dell’inferno


19.- Giotto, cappella degli Scrovegni, Padova, 1303-1304

.
20.- Giotto, Cappella degli Scrovegni, Inferno, particolare

21.-Kariye Cami, Chora, Istambul, Giudizio Universale , 1315.


22.- Buffalmacco, camposanto di Pisa, 1340, Giudizio Universale.

23. S. Petronio, Bologna. 1410, Giudizio universale, inferno


24. S. Petronio, Bologna. 1410, Giudizio universale, inferno, particolare con
Maometo

Immagini presse da :

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