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che port via con se. - Meno male!

- esclam Beethoven tutto consolato - me, lo sono finalmente levato d i torno! E si rimise a un lavoro che gli premeva di pi. Se non che, non era trascorsa anco ra mezz'ora, che sent bussare all'uscio e riconobbe dalla voce il solito tenore. Fu tanto lo spavento di doversi ritrovare alle prese con lui, che Beethoven schi zz via dal tavolo in preda a un gran furore, inciamp e cadde a terra. Quando si ri alz, si accorse d'esser diventato sordo. (BRAUN, Beethoven intimo). 995. Il grande musicista conversava un giorno col padre di Czerny, che era sordo anche lui. Ambedue indicavano la finestra, ma ognuno parlava di cose assolutame nte diverse da quelle che l'altro credeva. Fu primo Beethoven ad accorgersene, p rese il cappello e scapp via, ridendo e dicendo: - Ma guarda che pretesa! Due sordi vogliono raccontarsi qualcosa a vicenda! E anche per le scale si sentiva ancora l'eco della sua risata sinistra. (BRAUN, Beethoven intimo). 996. Era gi celebre in tutto il mondo, quando un giorno; conversando con il suo s colaro Czerny, gli disse: - Da ragazzo ero molto negligente e ho avuta un'educazione musicale pessima. Per per la musica avevo un certo ingegnaccio! E lo diceva con tanta seriet (quasi che volesse persuadere il suo scolaro d'esser e un discreto musicista) che' questi non pot trattenersi dal sorridere. Czerny gl i fece poi notare che ormai s'era acquistata una gloria immensa in tutto il mond o, e Beethoven: - Sciocchezze! Non mi passato mai, per il capo di scrivere per la fama e per l'onore. Ci che ho nel cuore deve trovare il suo sfogo, e perci scrivo. (BRAUN , Beethoven intimo). 997. A Bettina Brentano, che era andata a trovarlo, disse: La musica una rivelazione ben pi alta della filosofia. t un vino che inebria. Io non ho amici, devo vivere solo; ma so che Dio, nella mia arte, mi assai pi vicino che agli altri. Chi riesce ad afferrare il significato della mia musica deve pe r forza sentirsi abbandonare da ogni miseria che gli altri si trascinano addosso ! Poi volle accompagnare a casa sua la signora, e in mezzo alla strada continu a pa rlare con commozione cos intensa e in maniera tanto sorprendente, che Bettina dim entic affatto di essere in mezzo a una strada e con tanta gente attorno che si fe rmava a guardarli, incuriosita. (BRAUN, Beethoven intimo). 998. Una delle grandi preoccupazioni della vita di Beethoven era quella della go vernante: ne cambiava continuamente senza esser mai, contento di nessuna. Un gio rno, insieme col nipote Carlo, tram tutta una congiura contro una governante, a c ui essi volevano dare una buona lezione. Beethoven voleva schiaffeggiarla; ma po i, dopo averci pensato a lungo, concluse: - Tuttavia temo che, grossa e forte com', finirebbe per darcele lei, invece di pr enderne da noi! la cosa fin l. (Mercure de France, 15 giugno 1905). 999. Beethoven era amico della famiglia del pittore Cramolini. Il figlio di cost ui si chiamava anche lui Lodovico, e Beethoven gli si era affezionato. La madre di Lodovico Cramolini vantava la bella voce del ragazzo. - Un giorno potr forse diventare anche lui un musicista - disse. - Per amor del cielo, no! - esclam Beethoven. - Lodovico deve diventar un pittore come suo padre: potr cos infinocchiare tutto il mondo facendone di tutti i colori . Ma un musicista non pu che crepar di fame! (BRAUN, Beethoven intimo). 1000. Un giorno il piccolo Lodovico Cramolini aveva riportato a Beethoven un lib retto d'appunti che costui aveva perduto, e il maestro voleva in riconoscenza re galargli un soldo, ma il ragazzo non lo permise. - Sei un piccolo testardo anche tu, come tutti i Lodovichi. Pi tardi, il Cramolini divenne un cantante celebre e domand d'esser ricevuto dal g rande maestro. Questi lo accolse affettuosamente:Questo dunque - disse, vedendolo insieme con la fidanzata il piccolo testardo L odovico d'un tempo? Ed anche fidanzato? Bravo, bravo! Cantami qualche cosa. Lodovico Cramolini voleva cantare l'Adelaide di Beethoven; e Schindler si mise a

l piano; ma, al pensiero di cantare davanti al grande musicista, Cramolini non r iusc a mandar fuori la voce e chiese all'accompagnatore che gli desse il tempo di rimettersi. Beethoven domand che cosa accadesse e, quando Schindler glielo spieg, ridendo disse: - Ma canta, canta pure senza soggezione, mio caro Lodovico: io tanto non sento n ulla, e voglio solo vederti cantare. (BRAUN, Beethoven intimo). 1001. Il poeta Grillparzer era stato a trovarlo a Hetzendorf nel corso dell'esta te. Beethoven aveva idea di musicare un suo dramma. Grillparzer rest suo ospite t utto il giorno, e verso sera, volendosene tornare in citt, chiam un vetturino e s'accord sul prezzo del viaggio. Beethoven volle accompagnarlo pe r un tratto di strada in carrozza. Poi si accomiat e discese, Grillparzer si acco rse solo allora di un cartoccio ch'era sul posto che il maestro aveva occupato. Credendo che Beethoven lo avesse dimenticato, gli mostr il cartoccio e gli fece c enno di tornare indietro; ma Beethoven scosse il capo e ridendo, come se gli fos se riuscito un bel tiro, si allontan con pi fretta. Grillparzer apr allora il carto ccio: conteneva l'esatto importo del nolo della carrozza quale il poeta aveva co mbinato col vetturino. Beethoven era cos estraneo a tutti gli usi della buona societ, che non gli era nem meno passato per la mente che il suo atto potesse passare per offensivo; e Grill parzer infatti prese la cosa in buona parte e, ridendo, pass il denaro al vetturi no. (BRAUN, Beethoven intimo). 1002. Il conte Franz Pocci narra questo grazioso aneddoto. Stanco della festa a cui era stato invitato da un principe in una sua villa vicino a Vienna, non aven do trovato una carrozza che lo riportasse in citt, il conte and a un modesto alber go del luogo per passarvi la notte. C'era l un altro signore, che evidentemente a veva anche lui partecipato alla festa e aveva avuto la sua stessa idea. Ma nell' albergo era restata libera una camera sola con due letti: i due signori furono d unque messi insieme. Il conte si svest rapidamente e si cacci nel suo letto, racco mandando al compagno di spegnere subito il lume. - Sar fatto! - rispose seccamente costui. Con lentezza, lo sconosciuto cominci a spogliarsi, prendendo tratto tratto appunt i in un libretto e borbottando alcunch tra i denti. Ed ecco che, poco dopo essers i messo a letto, balz su irrequieto, e al debole lume dell'alba (la festa era fin ita assai tardi) si rivest adagio adagio e finalmente, preso il cappello, stava p er andarsene. - Ma, signore, torni a letto e stia tranquillo - disse il conte. - Non vede l'alba? - Va bene, ma lasciamola pure spuntare e dormiamo! - Che dormire! Non sente ella gli accordi ad oriente? Io, per me, bisogna che me , ne vada ad attingere idee. - E lo strano ospite, detto questo, se ne and. Il conte si riaddorment subito, con la convinzione che per compagno di stanza gli era toccato un pazzo. La mattina dopo, mentre faceva colazione, il conte prese informazioni dall'oste sul conto d el suo originale compagno. - Ma come? - rispose l'oste. - Non conosce il signor Beethoven? Il conte Pocci a veva dormito con il grande maestro! (BRAUN, Beethoven intimo). 1003. Un giorno and a trovarlo il conte Montecuccoli, che passava per virtuoso di oboe. Beethoven era di pessimo umore e lo ricevette in giardino. Il conte gli f ece osservare che, in un pezzo musicale del grande maestro c'era una battuta che non si poteva eseguire con l'oboe e gli consigli una modificazione. Beethoven gl i rispose seccamente: - Non sapr sonarla lei, perch un somaro. Dia retta a me, prenda delle lezioni. E o ra vada, che non ho tempo da perdere con lei! Il conte se ne and indignato. Era stata presente alla scena, da una finestra che dava sul giardino, la signora Cramolini, che, essendo in confidenza col Beethove n, gli fece osservare che col conte Montecuccoli era stato addirittura brutale. - Ah, s? - esclam Beethoven, ridendo i- sono stato dunque molto sgarbato con quel broccolo? Ne ho piacere, cos d'ora innanzi mi lascer in pace. (BRAUN, Beethoven in timo). ' 1004. Beethoven, pregato un giorno di un competente giudizio su Giovanni Sebas

tiano Bach, rispose: - Non un ruscello (ruscello, in tedesco: Bach) un mare! (BRING, Das goldene Buch der Anekdoten). ' 1005. Un giorno lo Spohr lo incontr al caff, dopo una lunga assenza, e gli chiese se fosse stato indisposto. - Non io - rispose Beethoven - ma le mie scarpe. Siccome ne ho un paio solo, ho dovuto restare a casa. (BARBIERA, Nella citt dell'amore). 1006. Beethoven entr un giorno, a Vienna, in una trattoria, ma, distraendosi nei suoi pensieri, non si accorse neppure che il cameriere ripetutamente gli chiedev a che cosa desiderasse. Dopo un'ora circa di quella meditazione, Beethoven doman d il conto: - Quanto devo? - Ma non ha ordinato nulla! - disse il cameriere. - Che cosa devo portarle? - Porta quel che vuoi! - esclam Beethoven - ma lasciami in pace una buona volta! (BRING, Das goldene Buch der Anekdoten). 1007. In una festa in casa di una contessa, a Vienna, in onore del principe Luig i Ferdinando, per Beethoven e altri ospiti non nobili era stato apparecchiato a parte. Quando Beethoven se ne accorse, se ne risent grandemente. Luigi Ferdinando , che era egli stesso un eccellente musicista, volle procurargli una rivincita: diede anch'egli, subito dopo, un pranzo nel quale Beethoven sedeva alla sua dest ra, e la contessa a sinistra. (BRING, Das goldene Buch der Anekdoten). 1008. Beethoven era generosissimo. Avaro per s, era prodigo del suo in favore deg li altri. Era instancabile nel darsi attorno per imprese benefiche. Cedeva spess o i suoi diritti d'autore per sovvenire i poveri. Si adirava quando qualche amic o, caduto in bisogno, non ricorresse a lui. Avendo inteso che la figlia di Sebas tiano Bach era in indigenza, non ebbe pace fin che non ebbe dato una somma per l ei. A beneficio della vedova di Mozart, caduta in miseria, diede parecchi concer ti. E mand denari persino alla vedova di suo fratello, che conduceva una vita rip rovevole e che tra l'altro era sua nemica e l'aveva in tutti i modi danneggiato e addolorato. (SPECHT, Beethoven). 1009. I forestieri che arrivavano a Vienna nei primi dell'Ottocento restavano mo lto maravigliati vedendo passar per le vie del centro un tipo singolarmente sudi cio, con le scarpe male abbottonate, che si faceva largo nella ressa a gomitate ed era tanto distratto da dar l'impressione che venisse da chi sa dove e che non vedesse nulla di ci che gli stava sotto gli occhi. Costui borbottava ogni tanto tra s; spesso anche si metteva a cantar forte con una voce roca e sgradevole; poi agitava le mani tozze, come per battere il tempo a una invisibile orchestra. Ep pure i buoni Viennesi se lo additavano con gran rispetto e, facendogli ala, quan do si accorgevano di lui, bisbigliavano tra loro: - Guarda Beethoven! (SPECHT, Beethoven). 1010. Se Beethoven aveva avuto un'accoglienza fredda da Mozart, quando fu celebr e e ormai vecchio tratt nello stesso modo un giovane, dodicenne che gli aveva por tato il suo scolaro Czerny, perch volesse ascoltarlo. Invano il giovinetto diede prova di un'abilit al piano davvero prodigiosa per la sua et; invano improvvis dell a buona musica ed esegu un Concerto beethoveniano con sicurezza incredibile e sec ondo la precisa intenzione dell'autore. Non credendo ai ragazzi- prodigio, Beeth oven se ne stette accigliato e in diffidenza. .Per intromissione del Czerny e di altri, tuttavia, per rimediare a quella glaciale accoglienza, il maestro si las ci piegare ad assistere a un concerto pubblico che dava il giovinetto. Qui finalm ente cap che il piccolo esecutore era una rivelazione, e precipitatosi sul palcos cenico lo abbracci e baci in cospetto di tutti. Il piccolo pianista prodigioso era Liszt. (SPECHT, Beethoven). 1011. Assolutamente incapace nelle cose pratiche della vita, ebbe una volta la b izzarra idea di occuparsi personalmente delle compere dal macellaio e dall'ortol ano, che naturalmente lo imbrogliarono allegramente. Non basta. Si mise in testa persino di cucinare e invit due suoi amici a un pranzo preparato da lui. Che raz za di pranzo fosse mai, possiamo a stento immaginare, pensando che i due amici n on toccarono altro che le frutta e il pane e, appena usciti dalla sua casa, si p recipitarono a mangiare alla prima trattoria che trovarono. Fu tuttavia l'unica volta che il maestro fece il cuoco: la cosa gli venne subito a noia. (SPECHT, Be

ethoven). 1012. In una delle sue tante serate musicali a Vienna, terminata una delle sue g randiose improvvisazioni, si alz e, siccome vide intorno a se gli ascoltatori com mossi, turbati e con le lagrime agli occhi, proruppe in un'indomabile risata, es clamando: - Siete matti. Le lagrime sono da femmine. Gli artisti sono di fuoco, non piango no. (SPECHT, Beethoven). 1013. Nel 1807 o 1808, Beethoven e Goethe s'incontrarono a Karlsbad. Fecero la r eciproca conoscenza e concertarono una passeggiata in carrozza. Al passaggio del la carrozza coi due grandi uomini, molta gente accorreva, e tutti salutavano con reverenza l'uno e l'altro. - noioso per - disse Goethe - essere cos celebri: tutti mi salutano. - Vostra Eccellenza non ci faccia caso - osserv Beethoven; - forse salutano me, ( BRING, Das goldene Buch der Anekdoten). 1014. In famiglia, Beethoven era originale all'estremo, persino tiranno. Egli av eva una predilezione per la zuppa di pane con le uova, che si faceva portare cru de e rompeva egli stesso nella zuppa. Un giorno si trovava da lui un maestro, me mbro di un quartetto, certo Holz. Fu servita per ambedue una zuppa di pane con d odici uova. Beethoven ne ruppe uno e, nonostante Holz assicurasse il contrario, trovandolo guasto, chiam la donna, e, quando gli fu vicina abbastanza, le tir nell a schiena, una dopo l'altra, tutte le dodici uova. (BRING, Das goldene Buch der A nekdoten).. 1015. Non era bello, Beethoven, ma al piano era grandioso ed affascinante. Impro vvisava su temi datigli, strappando le lacrime agli ascoltatori; ma poi, d'un tr atto, scoppiava a ridere e, burlandosi dei presenti, gridava: L'arte, dov' l'arte? Non siete che dei pazzi. (La Stampa, luglio 1923). 1016. Mentre stava sonando a un ricevimento principesco, Beethoven si accorge ch e un invitato conversava, complimentosamente, con una bella dama. Allora si alza di scatto, strappa la musica, ed esce precipitosamente, lasciando i presenti al libiti per lo scandalo. (La Stampa, luglio 1923). 1017. Beethoven, discutendo con un amico su due quinte sfuggitegli in una sua co mposizione, non voleva capacitarsi di aver torto. - Chi le ha proibite? - esclam. - Esse sono proscritte dai primi rudimenti dell'arte; tutti i teorici non le per mettono. - Ebbene, le permetto io! (La Stampa, luglio 1923). 1018. Una sera Beethoven, in casa d'amici, fu pregato perch sonasse. Comincia inf atti a sonare; e i convitati ascoltano immobili. Dopo un'ora e mezzo, come alluc inato, si alza, entra bruscamente nella sala da pranzo, e rovescia una tavola, m andando in frantumi un servizio. Quali folate di tempesta passavano nel suo spir ito? (La Stampa, luglio 1923). 1019. Sul finir dell'estate del 1812, a Teplitz, Beethoven son dinanzi a Goethe, in modo naturalmente magnifico. Se non che, quando ebbe finito, s'accorse che Go ethe era l innanzi a lui, muto e commosso. Allora Beethoven si indispett e, rivolt osi al poeta, lo rimprover aspramente. - Signore, non mi sarei aspettato mai, questo da voi. Una volta a Berlino, dopo aver sonato, mentre mi aspettavo un applauso rincoratore, sentii che tutto il pu bblico taceva. Voltandomi per sapere che cosa era successo, vidi che il pubblico mi sveniva davanti coi moccichini bagnati dalla gran commozione. Roba di cui io non so che farmi. Compresi di aver avuto degli ascoltatori ro mantici, ma che n on capiscono niente dell'arte. Ma da voi, Goethe; non posso tollerarlo. Se voi n on mi volete stimar vostro eguale, chi lo far? Da che poveraglia andr mai, a farmi capire? (SPECHT, Beethoven). 1020. Quando dirigeva l'orchestra era buffissimo. Gesticolava come un energumeno , dimenticava tutto, non si accorgeva di nulla, tutto sprofondato com'era nella propria musica. Una volta, allargando le braccia pi del solito, fa cadere i candelieri che gli st avano vicini. La gente ride, e lui s'adira e fa ricominciare il pezzo. Perch non avvengano altri guai, gli mettono vicino due ragazzi del coro per reggere a mano i candelieri. Ma, nel gesticolare, egli appioppa a uno dei due un involontario

ma solenne schiaffo, tanto che il ragazzo fa cadere il candeliere. E l'altro, am maestrato dall'esempio del compagno, sbircia con la coda dell'occhio la musica e a ogni sforzato s'accoccola lesto come un lampo, in mezzo alla matta allegria del pubblico. (SPECHT, Beethoven). 1021. Beethoven non era un simpatico inquilino, volendo farei propri comodi e no n permettendo agli altri di farli. Cos dovette cambiar spesso di casa. Ma la cosa pi curiosa che gli capit fu quando un padrone di casa lo licenzi per schiamazzi no tturni che faceva, da solo, nella sua stanza. Fu riaccettato, ma a patto che fac esse fare a sue spese le imposte alle finestre. Infatti le imposte che c'erano p rima erano misteriosamente scomparse. Beethoven accett il patto, per poter rientr are in quella casa; ma volle indagare su quelle imposte sparite, e allora seppe che, siccome egli era solito scrivere i pensieri che gli venivano in mente sulle imposte delle finestre, i padroni di casa avevano venduto a caro prezzo a degli Inglesi quegli autografi. Beethoven rise molto di questa, scoperta, e scrisse ancora sulle imposte... ma scrisse cose da far rizza re i capelli ai pudibondi Inglesi... s che questa, volta le imposte rimasero a lu ngo al loro posto. (SPECHT, Beethoven). 1022. Quando Beethoven diresse per la prima volta la sua Nona Sinfonia, i maestr i di musica non si mostrarono molto benevoli. Zelter disse: t un genio che infio cca e infronzola un porco. Felice Mendelssohn: - Musica da marted grasso di un ubriaco! Invece il pubblico and in visibilio e fece al maestro una caldissima ovazione. Ma il maestro, muto, volge le spalle al pubblico, e gi questo crede che si tratti d i superbo disdegno. Se non che la sua amica, la cantante Carolina Unger, capisce subito che il maestro sordo non ode le acclamazioni. Si avvicina al maestro, lo prende per le spalle e lo volta verso il pubblico. Solo allora Beethoven, veden do tutto il delirio e il gesticolare del pubblico, ebbe un'idea del suo trionfo e si commosse. (SPECHT Beethoven). 1023. La Nona Sinfonia ebbe grande successo, ma, quando si fecero i conti, al ma estro toccarono come suoi diritti sole trecento lire! E sin dal giorno' dopo la critica cominci a bersagliare Beethoven con ingiuste recriminazioni. Il povero ma estro, disgustato di tutto ci e irritato per non aver nemmeno potuto sentire l'op era sua per colpa della sua sordit, rest due settimane tappato in casa. Alla fine il suo amico Schindler riusc a trascinarlo fuori e lo port, per distrarlo, in una fattoria. E l Beethoven, eccitato dal vino, diede in escandescenze, cacciando via il suo amico e gridando: - V'ingannate... Mi offendete... Io sono Lodovico Beethoven, ho scritto la Nona Sinfonia! Lasciatemi solo. Io non parlo con gli uomini. Parlo solo con Dio. (Cor riere musicale, 26 settembre 1935). 1024. Quando Beethoven mor, c'era ad assisterlo il piccolo suo amico Gherardo von Breuning, il quale, per poter comunicare col maestro malato e sordo, doveva scr ivere ci che voleva dirgli in un quaderno. Fa impressione. leggere una di queste comunicazioni: Oggi ho sentito che le cimici ti tormentavano, al punto che a ogni momento ti svegliavi. E siccome invece ti fa bene dormire, ti porter io qualcosa che mandi via le cimici. (SPECHT, Beethoven). 1025. Quando Beethoven mor, migliaia di persone s'accalcavano in rno al corteo fu nebre e i soldati marciavano dietro il feretro, accanto ai pi eminenti uomini del la citt. Uno straniero, maravigliandosi di una folla cos numerosa e della solennit del fune rale, domand a una vecchiettina che passava chi fosse mai, quel generale defunto per cui s'era scomodata tanta gente. La vecchia lo guard sconcertata, poi sorrise e rispose:Lei deve venir da molto lontano per non saperlo. t morto il generale di tutti i musicisti! (SPECHT, Beethoven). BELGIOIOSO (Cristina principessa di) n. 1808 - m. 1871; eroina politica e letterata milanese; una delle pi spiccate fi gure del Risorgimento italiano. 1026. La principessa Cristiana Trivulzio Belgioioso era alta, sottile, bella, pa llidissima; cos pallida, che Enrico Heine vedendola aveva detto di lei: - La prin

cipessa ha dimenticato di farsi seppellire. (Secolo XX). 1027. Alfredo De Musset s'era follemente innamorato della principessa Cristina T rivulzio Belgioioso, che aveva magnifici e grandissimi occhi. Egli soleva dirle: - Voi avete occhi cos grandi, che mi ci sono perduto e non mi ritrovo pi. (C. PADO VANI, Passeggiata romantica sul Lario). 1028. La principessa Belgioioso aveva per amante lo storico Mignet. Un giorno su o marito, il principe Belgioioso, conversando con alcuni amici in un salotto, eb be a dire: - Signori miei, credete a me, tutte le celebrit intellettuali e sociali s'inchina no dinanzi a noi nobili. Soltanto noi nobili sappiamo le buone maniere- ed abbia mo la disinvoltura necessaria nel mondo. Vedete Mignet: certamente una gran bell a intelligenza, uno degli uomini pi ragguardevoli che esistano. Eppure neanche lu i ha il tratto superiore che abbiamo noi nobili. Per esempio, quando lui se ne e sce dalla camera da letto di mia moglie e m'incontra nel corridoio, ci crederest e? resta l imbarazzato come uno sciocco! (Les nouvelles littraires, 7 luglio 1928) . BELISARIO n. 490 - m. 565; generale dell'imperatore Giustiniano. 1029. Belisario aveva vinto e ridotto in fuga Riccimero re dei Vandali. Il pover o re s'era rifugiato tra le montagne, inseguito sempre dalle truppe vittoriose, ed era stato abbandonato dai suoi. Egli mand a dire al suo vincitore che avesse p iet di lui e gli mandasse tre cose: un pezzo di pane, per non morire di fame; una spugna, per asciugare le lagrime; e uno strumento musicale, per potersi consola re di tanta miseria. Belisario lo accontent. (Encyclopdiana). 1030. Questo gran generale aveva sposato Antonina, donna bellissima ma impudica, che copr il marito di vergogna, abbandonandosi a una vita dissoluta. Ma Belisari o l'amava troppo per accorgersi dei suoi falli e non credeva agli amici che cerc avano di aprirgli gli occhi. C'era riuscito una volta Costantino, un distinto ufficiale che voleva un bene si ncero a Belisario. Costui gli aveva svelato la cattiva condotta della moglie, e aveva concluso: - Io per me, perdonerei piuttosto a un'amante che mi oltraggia che non a una mog lie che mi disonora. Belisario rimprover allora aspramente Antonina; ma poi fin per riconciliarsi con l ei, e per dirle che era stato Costantino a denunciarla. La perfida donna, come p rezzo della riconciliazione, volle che Belisario facesse condannare a morte Cost antino. Il che egli fece. (Dictionnaire de l'Amour). BELLAVITIS Giulio n. 1803 - m. 1880; illustre matematico italiano. 1031- Il professor Bellavitis dell'Universit di Padova, aveva la poco simpatica ab itudine di burlarsi degli studenti. t celebre il finale di un esame disastroso. Visto che il candidato nulla sapeva, il Bellavitis gli chiese se almeno, sapeva tracciare una retta. Lo studente naturalmente rispose di s. - Ebbene - disse il professore - tracci almeno una retta sulla lavagna. Lo stude nte la tracci. - La prolunghi - riprese il professore. E lo studente la prolung. - Ancora, ancora! - insisteva l'inesorabile esaminatore. La retta, sotto la mano tremante del candidato, raggiunse la cornice della lavag na, l'oltrepass, continu sulla parete. Quando lo studente fu cos, con la sua retta, arrivato alla' porta, il Bellavitis concluse: - E ora si accomodi pure. E arrivederci a ottobre. (VINASSA, Aneddoti universita ri). BELLEFONDS (Bernardino Gigault, marchese di) n. 1630 - m. 1694; maresciallo di F rancia, diplomatico. 1032. Il maresciallo di Bellefonds aveva fatto qualche cosa che dispiacque a un ministro molto suo amico. - Io - disse il ministro - continuer a stimarti, ma non sarai pi d'ora innanzi mio amico.

- E io - rispose pronto il maresciallo - continuer invece ad essere tuo amico, ma non ti stimer pi, perch il torto tuo e non vuoi riconoscerlo. (PANCKOUCKE). BELLERIO Carlo nato a Milano il 28 gennaio 1800; morto nel 1885; patriota italiano, fratello di Giuditta Sidoli. 1033. Tempra di poeta gentile, cavaliere romanzesco, eroe byroniano, spesso anch e bizzarro: tale fu il Bellerio. Giovinetto, salva un compagno, che sta per affogare nel Ticino. Un giorno, veden do un poverello che trema pel freddo, si toglie il mantello di dosso e glielo re gala senza dirgli una parola. A Parigi profuse il suo per soccorrere i profughi italiani meno ricchi. Cospir e combatt per l'unit italiana. Tali gli eroismi e gli slanci di carit. E le stranezze? Un giorno a Zurigo, rompe il ghiaccio del lago per nuotarvi. Un altro - giorno s fida un suo avversario a duello e pretende che il duello alla pistola avvenga in una barca, in cui i due duellanti stiano uno a prua e l'altro a poppa, perch il caduto abbia immediato sepolcro nell'acqua. (BARBIERA, Figure e figurine). 1034. Condannato in contumacia dall'Austria per delitto politico, il Bellerio av eva esulato in Francia. Se non che, nel 1850, lo ripiglia la nostalgia del paese e del cospirare, e se ne viene sotto falso nome a Milano. Sebbene ricercato dal la polizia, va ad abitare temerariamente nella propria casa. La polizia viene a saperlo, sa che non ostante la condanna cospira ancora, e va a ,casa sua per arr estarlo. Le guardie circondano la casa. Egli le vede: brucia le carte pericolose , si rade poi tranquillamente la barba, e con un paio di occhiali neri sul viso passa irriconoscibile in mezzo alle guardie, sorridendo e cantando. (BARBIERA, F igure e figurine). BELLINCIONI Gemma nata a Monza nel 1864; morta nel 1950; celebre cantante italiana. 1035. Il padre era un basso comico fiorentino, tra i pi noti e briosi. Gemma nacq ue in alto mare, a bordo di una nave. Poco dopo la nascita della bambina, un ful mine cadde sull'albero maestro. Il capitano, uomo ruvido, alludendo alla nascita della bambina e al fulmine, esc lam: - Quante disgrazie in un giorno solo! (BARRO, Attori, cantanti, ecc.). 1036. La piccola Gemma cominci a recitare e a cantare a sei anni, nel Richelieu a sei anni, scherzo comico di Alessandro Savini, rappresentato a Milano, al Teatr o dei Filodrammatici dalla Compagnia Papadopoli. Poco tempo dopo, essendosi ammalata improvvisamente la prima donna durante le pr ove della Sonnambula, la piccola Gemma ne sostenne la parte alle prove, e a un c erto momento, volgendosi al tenore (che era un tenore famoso), gli mormor: - Imbecille, strappami l'anello, altrimenti non posso svenire. (JARRO, Attori, c antanti, ecc.). 1037. Si present al famoso tenore Tamberlick per cantare con lui nel suo repertor io come prima donna. - Come potete sapere tutte le opere che sono nel mio repertorio? - le domand il t enore. - Badate che esse sono molte, molte... La giovinetta non permetteva si dubitasse del suo sapere, e alla domanda diffide nte del Tamberlick rispose: - Per sua regola, io so tutto! Il tenore rise molto di questa, orgogliosa risposta e scrittur la giovanetta. (JA RRO, Attori, cantanti, ecc.). 1038. La Bellincioni si era affezionata a una sua donna di servizio, e questa, o gni tanto le raccomandava di. non tener sempre i cassetti aperti. - Vedr che una volta o l'altra la deruberanno - diceva la domestica. Infatti un b el giorno il furto avvenne; e la giovane, cantante, nel denunciarlo alla poliziGS PLIT:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26 AC}sm%

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