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UN LUNEDI CON PAOLO, per conformarsi a Cristo

CONFORMAZIONE A CRISTO di Don Giulio Cirignano per il “Lunedì con San Paolo”
Conformazione a Cristo: cosa significa? È necessaria una precisazione. Nel
parlare della conformità a Cristo occorre pensare ad essa prima come dono che come
impegno morale. L’esperienza cristiana è in primo luogo dono. Solo successivamente è
appello. La conformità a Cristo, al suo modo si pensare e agire è successiva alla
conformità che è donata al cristiano come grazia, come situazione “redenta”.
È importante riaffermare questo ordine non sempre adeguatamente compreso
al punto che anche il famoso brano della lettera ai Galati “ non sono più io che vivo è
Cristo che vive in me” viene talvolta frainteso quasi fosse espressivo di un buon
proposito dell’Apostolo piuttosto che la descrizione del suo statuto ontologico di
redento.
Allora, in quanto dono, cosa significa la conformità a Cristo? Possiamo formulare
una definizione complessiva: la vita di Cristo risorto, vincitore della morte, diventa
base, principio di vita del credente. Siamo davanti ad una prospettiva di tipo mistico
nel senso che realmente anche se misteriosamente l’umanità benedetta del Signore
risorto diventa il paradigma esistenziale del credente: per lo Spirito del Risorto, il
cristiano è sottratto alla tirannia del Peccato, reso capace di amare, collocato in un
destino di resurrezione. La persona di Cristo risorto è portatrice di destino per l’uomo:
il credente e in potenza ogni uomo, non è più uomo secondo Adamo ma, appunto,
secondo Cristo. Può essere utile al riguardo una breve sosta su un primo passo
dell’epistolario: Rm. 5,12-21 (Contesto; confronto Adamo-Cristo; significato di questo
confronto; due situazioni umane, quella nel segno della morte e quella nel segno della
vita).
Possiamo ora, dopo questa descrizione complessiva, articolare il percorso della
riflessione in quattro tappe.
1. Due brani di partenza: 1 Cor. 15,8-10 : da “aborto” a “sono quello che
sono”; una grazia incisiva che ha trasformato la vita dell’Apostolo; 1Cor. 4,
8-11 : conformità della vita apostolica con la vita del Signore; una
descrizione fortemente emotiva ma con una grande verità: l’incontro con
Cristo ci consegna ad una condizione evangelica antiegoistica.
2. La conformità come riproduzione, nella vita, dei tratti caratteristici della
persona di Gesù: possiamo rifarci a tre passi della seconda lettera ai
Corinti: 4,7-12; 5,14-17; 12,7-10. Con il primo ci riallacciamo
direttamente al passo precedente, per andare con gli altri due più in
profondità. Con Cristo tutti possono morire alla esistenza auto referenziata,
al vivere per se stessi. A tutti è offerta la possibilità di una vita nuova
caratterizzata dall’amore. Con il secondo si proclama che se “uno è in Cristo
è una creatura nuova. Le cose vecchie sono passate!”. Il terzo: “Ti basta la
mia grazia”: il discorso è riferito allo spendimento apostolico ma può essere
esteso alla vita cristiana in quanto tale. È la grazia che consente una
impostazione di vita nuova, evangelica.
3. Due passi della lettera ai Galati ci consentono di andare ancora più in
profondità nel percorso della conformità a Cristo intesa come dono: 2,19-21;
3,27-28 . Nel primo Paolo afferma di essere morto alla Legge, cioè al
dinamismo mortifero della Legge che indica un valore da realizzare senza dare
la forza per perseguirlo, per vivere, ormai, nell’orizzonte di Dio. È il famoso
passo che abbiamo citato all’inizio e che dobbiamo leggere come il manifesto
dell’antropologia nuova in Cristo: “Non sono più io che vivo è Cristo che vive in
me”. Nel secondo brano Paolo riporta una splendida sintesi del cristianesimo
primitivo in cui si riafferma il legame profondo che si viene a stabilire tra il
cristiano ed il suo Signore. Con il battesimo si è uniti a Cristo e si è come
rivestiti di lui per cui tutte le distinzioni create dall’uomo perdono significato.
Non ha più i portanza essere ebreo o pagano, schiavo o libero, maschio o
femmina perché tutti siamo uno in Cristo.
4. Per l’ultima tappa ci affidiamo alla lettera ai Romani. Possiamo leggere e
rapidamente commentare i seguenti brani: 1,1; 5,1-11; 6,4; 8,1.14-17;
8,28-30. Paolo si definisce schiavo di Cristo, subito, all’inizio della lettera,
ancor prima di affermare la sua connotazione apostolica. Schiavo nel senso
della totale appartenenza ad un altro (1,1). Poi, quasi a conclusione della
esposizione sulla giustizia evangelica di Dio mette in evidenza le
conseguenze, sul piano antropologico, della auto donazione di Gesù: siamo
in pace con Dio, nell’orizzonte della sua grazia, capaci di speranza per lo
Spirito che ci è stato donato, riconciliati (5,1-11).
All’inizio della seconda grande unità della parte dommatica della lettera, Paolo
afferma l’unione profonda che si viene a stabilire tra il credente e Cristo in virtù del
battesimo(6,4).
All’inizio del capitolo ottavo si afferma la esclusione della condanna(8,1) e,
soprattutto nei versetti centrali del capitolo Paolo proclama che per virtù dello Spirito
di Cristo si diventa figli di Dio a titolo specialissimo (8,14-17).
Infine, quasi alla conclusione del capitolo ottavo, prima della perorazione finale
l’Apostolo dichiara, insieme ad altri gesti della premura di Dio nei confronti dell’uomo
e del suo destino, quello della conformità a Cristo: “Da sempre li ha destinati ad
essere conformi al Figlio suo” (8,28-30).

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